Il puritanesimo scandalizzato della Salerno bene

Niente clamori e proteste per Fa’afafine in un massimo cittadino blindato

Di OLGA CHIEFFI In un teatro Verdi blindato, con carabinieri a sorvegliarne l’entrata è andato in scena lo spettacolo Fa’ afafine “Mi chiamo Alex e sono un dinosauro” inserito nella stagione dedicata ai giovanissimi studenti delle scuole primarie, che tanto clamore ha suscitato in città. I pensieri belli sono come gli uccelli migratori… Si muovono tutti insieme, così non si perdono”. Questa è solo una delle immagini poetiche ed emozionanti evocate da Alex, il protagonista dello spettacolo “Fa’afafine – Mi chiamo Alex e sono un dinosauro. La pièce che non mancano di sorprendere e commuovere, sono incentrati sul dibattutissimo e spesso frainteso tema del “gender”. Alex, interpretato dal bravo attore Michele Degirolamo, è un bambino curioso, brillante e pieno di inventiva che condivide il suo mondo fantastico coi pupazzi suoi amici, ma non ha ancora deciso se e quando essere maschio o femmina. Il bambino molto speciale infatti sogna di trasferirsi a Samoa per poter vivere da Fa’afafine. La parola composta (fa’a-= alla maniera di; “fafine” =donna) definisce un vero e proprio terzo sesso, coloro che, sin da bambini, non amano identificarsi e a cui la società samoana non impone una scelta. I fa’afafine godono di massimo rispetto. Sono maschi alla nascita, ed esplicitamente incarnano entrambi i caratteri, variando nel comportamento dal femminile stravagante al prosaicamente maschile. La scelta dell’abbigliamento è uno dei momenti più difficili per Alex: maschera del supereroe o scarpe da donna? Vestito da principessa o felpa con cappuccio? La scena tutta (firmata da Caterina Guia) è la sua stanzetta, animata in modo vincente e fantasioso dal video mapping di Daniele Salaris – Videostille, in grado di trasformarsi, in un soffio, in acquario, astronave, cielo stellato, luogo dei sogni. I due genitori Susan e Bob – presenti virtualmente dal buco della serratura, proiettato sull’enorme parete – si trovano ad affrontare le difficoltà del figlio, che nel pieno della sua fase evolutiva si infatua – peraltro senza esser ricambiato – del compagno di scuola Elliot, al quale Alex vuole dichiarare il proprio affetto: il padre, scienziato (lo stesso Giuliano Scarpinato), e la madre (Gioia Salvatori), nervosetta professionista in carriera, restano a dir poco spiazzati dall’apprendere il “problema“ e scoprire quanto il figlio sia “speciale”. “Il mondo non può andare come vuoi tu” – balbetta il padre prima di svenire, inizialmente inconsapevole e preoccupato per la reputazione della famiglia. Il tempo si ferma improvvisamente e tutto sembra essere possibile. Un viaggio sotto forma di suoni, immagini e fantasia cambia lo stato delle cose. Quando Alex, soffrendo del fatto di essere continuamente deriso e vittima di bullismo da parte dei compagni, chiede afflitto e al di là della porta: “Era meglio se non nascevo?”, un illuminante pensiero d’amore viene espresso dai genitori, finalmente divenuti comprensivi: “Troverai qualcuno che ti amerà così come sei…”. Lo spettacolo si chiude simpaticamente con una divertente danzetta, e uno scambio di vestiti, prospettando una rassicurante verità: il primato dell’amore; l’immensa energia in grado di superare ogni limite e giudizio. Lo spettacolo ha suscitato diverse proteste in città, tanto che è stato presentato di pomeriggio, e non di mattina come tutti gli altri, lasciando scegliere i genitori se permettere ai propri figli di avvicinarsi a tematiche come il bullismo di stampo omofobo, o non lottare contro gli stereotipi alla base di muri di esclusione sociale attraverso la magia e la semplicità del teatro e di uno spettacolo pluripremiato e splendidamente allestito. Salerno, purtroppo, che intende essere una piccola Salisburgo e una pari Edimburgo non è nuova ad atti di tal puritanesimo scandalizzato. Non dimentichiamo l’improvviso voltafaccia al prestigioso regista argentino, Hugo de Ana, per il del 2009, a causa di alcuni nudi in scena, con buffetteria sado-maso, ma non possiamo non meravigliarci di docenti e genitori, non è meglio che i ragazzi affrontino simili temi in teatro, sotto la guida della scuola che smanettando su internet o guardando certi cartoon (ricordiamo Ramna, ad esempio). Un’occasione importante, questa per quanti hanno comunque partecipato (e tra il pubblico abbiamo intravisto anche la maestra di danza Antonella Iannone e il direttore artistico Vincenzo Albano) per stimolare una discussione sulla differenza di genere in ambito educativo e formativo e per contribuire a sfatare luoghi comuni ed equivoci, innescati da una certa disinformazione.

La Musica è Donna: Maria Agresta

Dalle asperità del nostro Cilento il velluto della voce del soprano è giunto sul palcoscenico del Teatro alla Scala. L’abbiamo raggiunta a Londra ove è Violetta nel cartellone della Royal Opera House Di OLGA CHIEFFI “La musica è Donna” amava dire uno dei compositori che ha lasciato la sua firma sul secolo breve, Duke Ellington, e per onorare questo giorno e l’arte dei suoni abbiamo deciso di affidarci ad una delle voci più fascinose e intense della lirica internazionale, quella del soprano made in Salerno Maria Agresta, talento cilentano di Vallo della Lucania, formatasi al Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, nella classe di Marilena Laurenza, la quale ha spiegato le ali nel 2006 dopo la vittoria della LX edizione del Concorso per giovani cantanti lirici della Comunità Europea, indetto dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. o.c. “Che ricordi ha del suo apprendistato salernitano e del nostro Conservatorio?” m.a. “E’ stato uno splendido periodo. Ho vissuto dieci anni a Salerno e intrattengo affettuosi rapporti con la mia insegnante Marilena Laurenza e in particolare con i miei compagni di corso, che mi seguono il più delle volte molto da vicino, nelle mie performance” o.c. “L’amore per la musica e per l’arte è una tradizione di famiglia?” m.a. “No, nessuno nella mia famiglia è musicista, ma la mia è una terra che ha prodotto e continua a sfornare numerosi talenti musicali, che spesso rimangono anche nascosti. La mia famiglia non credeva alla mia scelta, ma non mi ha mai ostacolato, tenendomi, però, sempre con i piedi per terra. Poi, quando una persona competente ha annunciato ai miei genitori che avevo i numeri per poter guardare al futuro, d’incanto ogni ombra si è dileguata”. o.c. “Come è iniziata la sua carriera e cosa significa oggi calcare le tavole dei massimi teatri del mondo?” m.a “Mi sono diplomata nel 2002 al conservatorio di Salerno ma come mezzosoprano e in questo registro ho vinto diversi concorsi, cantando sino al 2005 anche nel coro del teatro Verdi di Salerno. La svolta è avvenuta nel 2006 con la vittoria Concorso per giovani cantanti lirici della Comunità Europea, indetto dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, che mi ha portato a debuttare nel ruolo di Rosina ne’ Il Barbiere di Siviglia, quindi sempre come mezzosoprano, a Spoleto con seguente tournèe in Giappone. Sono stata ammessa alla scuola della grande con la quale a Modena mi sono perfezionata e ho conseguito il diploma specialistico di secondo livello. E’ sotto la supervisione della Kabaivanska e di Renato Bruson che sono divenuta un soprano lirico, allargando, così, notevolmente il mio repertorio. Quindi ho potuto affrontare sempre a Spoleto il ruolo di Mimì in Bohème e Leonora in Trovatore e ancora Desdemona in , Odabella in . Oggi sono Violetta alla Royal Opera House di Londra, diretta da Nicola Luisotti, poi sarò Mimì al Metropolitan in aprile, e ancora Traviata a Parigi, ma porto sempre Salerno nel cuore e sono felice quando riesco a ritornare nel mio Verdi. o.c. “Le sue muse ispiratrici?” m.a “Bhè, sono tante. Ascolto molto e da tutte cerco di rubare il meglio, una scintilla. Devo dire, però, che non posso non guardare alla Callas e in particolare a Raina Kabaivanska. Confesso che il primo disco di musica lirica che ho acquistato fu la sua eccezionale Tosca e immagini l’emozione di ritrovarla prima maestra e ora una seconda madre”. o.c. “Come vive il rapporto con il pubblico?” m.a. Senza il pubblico non c'è spettacolo. L'affetto e la stima della gente sono molto importanti per me, e non faccio retorica. o.c. “Come vede questo momento di crisi che attraversa il settore della musica lirica?” m.a. “Come una profonda ingiustizia. Non si può trattare così un'arte che ci ha resi grandi agli occhi del mondo e che tutti ci invidiano. Io sono sicura che la musica può davvero renderci migliori”. o.c. “Cosa ne pensa dei giovani artisti e delle difficoltà che devono superare per arrivare al successo?” m.a. “ E’ in primo luogo facilissimo intraprendere una strada sbagliata, finire in mani cui non interessa la vera musica, ma ben altro. La strada è impervia e la si può percorrere solo attraverso sacrificio e studio. Viviamo per di più tempi duri per la cultura tutta: in tutti i teatri ormai si lesina sulle prove, i conti delle fondazioni sono in rosso, ma il futuro è nelle mani dei giovani, nelle nostre mani e non dobbiamo, non possiamo mollare.”

Alfonso Gatto è tornato al Catalogo

Grande partecipazione di pubblico all’inaugurazione della mostra allestita da lelio Schiavone in collaborazione con la Fondazione dedicata al poeta Di Aristide Fiore «Mi piace alla fine, dirmi e dirvi che vivo ancora, che ogni segno, ogni parola detta, scritta o dipinta, affidata all'amore altrui, mi dà vita». Difficile trovare una sintesi migliore delle stesse parole del poeta, nel dar conto dell'omaggio che gli è stato reso attraverso la mostra fotografica Alfonso Gatto e il Catalogo 1968-1976, allestita con la collaborazione della Fondazione Gatto dal 6 al 13 marzo presso la galleria Il Catalogo di Lelio Schiavone e Antonio Adiletta, nel quarantennale della morte: quarantacinque foto di Michele Adinolfi, Benito Siano e Antonio Tateo, scattate a Salerno tra il 1963 e l'anno della scomparsa, il 1976. L'attenta selezione curata da Adiletta è presentata da un testo di Paola Capone, docente di Storia dell'arte dell'ateneo salernitano. Alla carrellata di esponenti del mondo dell'arte e della cultura, ma anche della politica e dello sport, come Josè Altafini, fanno da cornice ideale un bel ritratto del poeta risalente al 1937 e le immagini dell'addio: le partecipatissime esequie e la tomba del poeta nel cimitero di Salerno, sormontata da un macigno, incombente in primo piano, che, con la sua mole, sembra evocare la grandezza del personaggio e al tempo stesso il peso di una perdita irrimediabile, che solo la memoria, tenuta viva in città proprio tra le pareti bianche di quella sala, oltre che attraverso le iniziative della fondazione a lui intitolata, può alleviare. Due i punti salienti della storia rievocata dalle immagini esposte: il primo è quello che potremmo definire il momento iniziale della "seconda vita" di Gatto a Salerno, quando cioè, in seguito a un appello a mezzo stampa di Bruno Fontana, Antonio Castaldi e dello stesso Schiavone, fu insignito della medaglia d'oro dal sindaco Alfonso Menna, ottenendo così il giusto riconoscimento dei suoi ragguardevoli meriti artistici; il secondo, in quanto lo vide protagonista nella doppia veste di poeta e pittore, rappresenta il momento forse più importante di quella breve ma densa vicenda, ovvero la personale di Gatto tenutasi nell'aprile del 1970 in occasione della presentazione del volume Rime di viaggio per la terra dipinta (Arnoldo Mondadori, 1969), corredato di cento tempere: un'opera che riuniva le due principali forme di espressione di un artista e letterato poliedrico, poeta in tutto, oltre che nella poesia, come ha sottolineato lo scrittore e giornalista Francesco De Core nel suo intervento all'inaugurazione della mostra, cui ha partecipato anche il Sindaco Enzo Napoli, l’ Assessore Eva Avossa e l’amico di sempre il senatore Alfonso Andria. Negli anni che seguirono quel simbolico ricongiungimento tra il "poeta con la valigia" e la sua città, già legata per sempre a lui per aver ispirato molti dei suoi versi fin dagli esordi, oltre che attraverso i ricordi e gli affetti familiari, si determinarono le premesse del suo contributo concreto e continuo alla vita culturale salernitana, tramite il sodalizio umano e culturale con Lelio Schiavone. La consapevolezza della validità del suo proposito di aprire una galleria destinata a divenire un luogo d'elezione per generazioni di studiosi e estimatori d'arte, spinse Gatto, dopo aver tenuto a battesimo, nel 1968, la nuova iniziativa culturale e imprenditoriale (a lui si deve, tra l'altro, la scelta del nome), a rendere meglio partecipe il pubblico salernitano di quanto di meglio si andava allora proponendo in Italia e non solo, attraverso i testi critici che accompagnavano le mostre, oltre che assicurando la sua assidua presenza ai vernissages e nella vita di quel cenacolo di intellettuali noti come "Gli Amici del Catalogo". Non a caso il poeta volle paragonarli a un manipolo di cavalieri, votati all'amore e alla custodia di opere d'arte «belle come le donne».

Mario Adinolfi vuole Bernabò candidato sindaco

di Andrea Pellegrino

Mario Adinolfi presenta il suo movimento e lancia i candidati sindaco nelle varie città italiane chiamate alle urne il prossimo mese di giugno. A Roma lui stesso a scendere in campo per la corsa al Campidoglio mentre per Salerno il leader de “Il popolo della famiglia” ha indicato come possibile candidato sindaco l’attuale consigliere comunale Luigi Bernabò. Da sempre impegnato nel campo sociale e a difesa dei valori della famiglia “tradizionale”, Bernabò potrebbe essere l’uomo giusto al posto giusto per lo sviluppo i questa nuova iniziativa politica. Tra l’altro, Mario Adinolfi sarà presente sabato a Salerno, per la chiusura della manifestazione “pro famiglia”, promossa per controbilanciare lo spettacolo “gender” andato in scena ieri pomeriggio presso il teatro Verdi di Salerno. Il convegno di sabato, contrariamente alla rassegna “Primi applausi”, si è visto negare il patrocinio del Comune di Salerno. Un atto, questo, contestato dallo stesso consigliere democrat Bernabò che è riuscito, comunque, a sostenere l’iniziativa del movimento “Difendiamo i nostri figli”. L’arrivo di Adinolfi sarà l’occasione per definire il ruolo politico del nascente movimento, nella città di Vincenzo De Luca. Il consigliere Bernabò non smentisce, al momento, l’investitura giunta da partedel noto blogger: «Ho appreso la notizia e ne sono lusingato. In tanti mi hanno telefonato nelle ultime ore; naturalmente, io sono un consigliere comunale della maggioranza di governo cittadino nonché dirigente provinciale del Partito democratico ». Battipaglia, ora i deluchiani puntano su Motta di Andrea Pellegrino Il “capolavoro” politico è firmato sicuramente dal Partito democratico. A partire dalla segreteria provinciale fino a quella territoriale di Battipaglia. I democrat sono i grandi sconfitti delle primarie di domenica, ed ancor di più lo è Nicola Oddati che dalla sua avrebbe dovuto contare sulla corazzata deluchiana. Ed, invece, Oddati è stato scalzato anche da Pietro Ciotti, nome non sostenuto dai big salernitani. In pratica per i deluchiani, a Battipaglia, non resterebbe che capitolare ed agganciarsi alla loro prima scelta, ossia Gerardo Motta che dalla sua ha già opzionato gran parte dei simboli utilizzati da Vincenzo De Luca durante la scorsa campagna elettorale per le Regionali. D'altronde il vincitore delle primarie di domenica è Enrico Lanaro, tutt'altro che appartenente al Pd e che avrebbe già chiuso porte e portoni ai democrat e agli sconfitti. Insomma un civico a tutti gli effetti, sostenuto da ex amministratori di centrodestra, che si rivolge a tutti ma sbarra la strada ai “compagni di primarie”. Gli unici ad applaudire sono gli esponenti di Scelta Civica che su Lanaro hanno puntato tutte le loro attenzioni. «Abbiamo creduto sin dall'inizio – dice il segretario provinciale Giovanni D'Avenia – nella candidatura di Enrico Lanaro, un professionista di grande valore che, anche con il suo lavoro, ha saputo conquistare, nel tempo, il consenso dei cittadini ai quali – e questo risultato elettorale lo conferma – è giunta la sua passione, il suo forte e sincero desiderio di dedicarsi alla politica per mettersi al servizio della sua città, per renderla migliore, riscattarla e farla crescere». «Enrico Lanaro – prosegue D’Avenia – interpreta appieno il nostro progetto politico che vuole unire, sul territorio, la società civile che intende impegnarsi per il buon governo delle proprie città con la voglia e l’entusiasmo di mettere il proprio impegno civico al servizio del bene comune». Sconfitto, invece, l'Udc di Luigi Cobellis che aveva scommesso su Oddati. Intanto, l'ex assessore comunale di Napoli, nel ringraziare i suoi elettori non manca di chiarire la propria posizione, per ora alla finestra in attesa di conoscere cosa accadrà nelle prossime ore. «Penso che Lanaro – dice Oddati – sappia che si troverà, fin da oggi , a dover combattere contro molti che in queste primarie lo hanno sostenuto e portato alla vittoria. Abbiamo visto frotte di candidati di liste e partiti di centro destra votare alle primarie del centro sinistra, di fatto scegliendosi l'avversario. Uno spettacolo avvilente, il rischio di una vittoria di Pirro. E penso che sappia, allo stesso tempo, che sarà arduo il compito di rinsaldare un'alleanza politica ed elettorale con le forze che hanno partecipato alle primarie. Per il Pd, che in queste primarie ho rappresentato con la mia candidatura, sono essenziali due cose: costruire un'alleanza di centrosinistra e tenere fede all'impegno, già domenica dichiarato, di escludere dalle liste che lo sosterranno chiunque avesse ruoli istituzionali nella precedente esperienza amministrativa. A queste condizioni siamo pronti a dare il nostro contributo. Da oggi, con la nostra forza, siamo impegnati a rifondare il Pd e costruire un laboratorio politico che guardi al futuro di Battipaglia». L’Asl cambia la “cabina di regia”: ora c’è l’ex lady De Luca di Andrea Pellegrino L’Asl di Salerno cambia la sua “cabina di regia” per il potenziamento dell’assistenza sanitaria e per la gestione dei prossimi fondi Cipe. La delibera, a firma del commissario straordinario Antonio Postiglione, modifica l’assetto della commissione che assume principalmente caratteri politici. Via Antonio Lucchetti, Walter Di Munzio e Grazia Gentile; la nuova cabina di regia vedrà la presenza,tra gli altri, Rosamaria Zampetti, ex moglie del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. La Zampetti si occupa dell’area minori e adolescenti dell’Azienda sanitaria locale di Salerno. A guidare il rinnovato coordinamento ci sarà Giulio Corrivetti, tra i principali supporter politici di Enrico Coscioni, ex consigliere regionale ed attuale consigliere politico del governatore De Luca in tema di sanità. Proprio Coscioni, tra l’altro, è uno dei papabili alla guida della struttura sanitaria di via Nizza, che per ora resta nelle mani di Antonio Postiglione che, tra l’altro, mantiene anche un prestigioso incarico in seno alla stessa Regione Campania. La nuova di cabina di regia vede anche la presenza di Angelo Salvatore Iannuzzi, neuropsichiatra infantile, ex consigliere provinciale, attuale sindaco di Valle dell’Angelo e parente del deputato Tino Iannuzzi. All’interno dell’organismo anche Luca Sorrentino, capogruppo di Progressisti per Salerno in seno al Consiglio comunale. A completare il nuovo assetto ci sono anche Bruno Atorino, Aniello Baselice, Luigi Cafiero, Umberto Scala, Francesco Colace, Antonietta De Luca, Tommaso Mansi e Maria Anna Fiocco. Il rivisitato organo avrà il compito di seguire le nuove priorità programmatiche del governo regionale a guida De Luca e gestirà fondi europei, nazionali e regionali per per finanziare progetti e servizi dell’Asl.

I dati dell’immigrazione, saluti dagli Stati Uniti di…Scafati

Di Adriano Falanga A Scafati sono presenti molte nazionalità diverse. Secondo i dati Istat al 1 gennaio 2015 la comunità non italiana più nutrita è risultata quella marocchina con 916 residenti regolari, pari al 41,6% dell’intera comunità straniera. A seguire la comunità ucraina con 551 residenti pari al 25%. I rumeni sono terzi con 207 residenti mentre al quarto posto vi sono i cinesi, con 153 loro cittadini. Quest’ultima comunità è in forte crescita e contribuisce ad innalzare il dato totale che vede 2.201 cittadini di diversa nazionalità residenti sul territorio, pari al 4,3% della popolazione scafatese. Negli ultimi mesi gli shop di merce orientale sono triplicati. Rilevano attività dismesse e le trasformano in punti vendita dove è possibile trovare di tutto, dai casalinghi ai profumi, alle apparecchiature elettriche ed elettroniche, passando per la ferramenta e oggettistica, tutta rigorosamente made in China. La comunità marocchina scafatese è seconda solo a quella di Eboli (1.736) in tutta la provincia salernitana. Questa comunità è arrivata oramai alla terza generazione, ed è concentrata nel vecchio quartiere dei Vetrai, il centro storico cittadino. Presente in via Cesare Battisti anche una moschea, guidata dall’Iman di Napoli. Sempre a Scafati vi è la seconda comunità di ucraini dell’intera provincia mentre quella cinese è al primo posto. Almeno ufficialmente non vi è, in tutta la provincia, una comunità cinese residente più nutrita di quella scafatese (153 residenti). Guardando al dato complessivo i 2.201 residenti stranieri nel comune di Scafati portano la città al quinto posto in provincia, dietro alla città di Salerno, Eboli, Battipaglia e Capaccio. La comunità marocchina a Scafati è oggi alla terza generazione, in gran parte oramai pienamente integrata e radicata nel tessuto sociale scafatese.

Scafati. Quell’idea dei “volontari per la sicurezza” armati di telefonino.

Di Adriano Falanga L’omicidio del giovane marocchino e il falso allarme bomba alla biblioteca Morlicchio riportano in prima linea l’annoso e mai risolto problema della sicurezza. Poche le forze dell’ordine impiegate in città, e un corpo di Polizia Municipale che non arriva neanche alla metà dell’organico previsto dalla legge, per una città come Scafati, che supera i 50 mila abitanti. Il movimento Noi Con Salvini ha recentemente proposto il supporto dei “volontari per la sicurezza”, gruppi di cittadini armati di telefonino comunemente chiamate ronde. Una proposta sposata dal sindaco Pasquale Aliberti, che in questi gruppi ci ha intravisto la possibilità di fare prevenzione, prima che i reati vengano consumati. Le ronde potrebbero essere adoperate come “occhio vigile” territoriale, sia a contrastare azioni vandaliche contro il bene comune, sia a segnalare per tempo eventuali situazioni sospette. Aliberti durante il convegno di presentazione del movimento leghista facente capo a Mariano Falcone, aveva espressamente citato il “quartiere Vetrai”, dove tra la comunità di immigrati regolari risultano esserci frange di clandestini poco inclini al rispetto civico. Del resto, l’omicidio di Azzam sembra essere nato proprio in queste frange, mentre la comunità regolarmente residente ha contribuito alle indagini. Nel quartiere Vetrai fu tempo addietro installata una videocamera nei pressi di piazzetta Sansone, oggi riqualificata da un’associazione del posto. Lo strumento è scomparso, e la zona resta scoperta e difficile da sorvegliare anche perché parliamo di una fitta rete di vicoli e vicoletti molto spesso impossibile da praticare con l’auto. Questa difficoltà rischia di ghettizzare il quartiere, evenienza ad oggi scongiurata solo dai residenti del posto, comprese le famiglie di origine straniera, che cercano di resistere al degrado che pure avanza. La speculazione edilizia degli ultimi trent’anni ha infatti creato nuovi e popolosi quartieri residenziali in zone un tempo considerate periferia, svuotando di fatto il centro cittadino. Oggi piazza Vittorio Veneto, via Cesare Battisti, corso Trieste e vicoli annessi si presentano come un perimetro morto commercialmente. Gli immobili, sempre più difficili da locare, hanno perso notevolmente valore arrivando a toccare canoni d’affitto ultra popolari. Lo svuotamento del quartiere e la mancata ristrutturazione hanno lasciato decine di vani abbandonati a se stessi ed è qui che molto spesso trovano riparo non solo persone disagiate, ma anche clandestini, non sempre animati da buone intenzioni. “Ancora una volta è dimostrato che i falsi profughi che arrivano in modo illegale in Italia non sono risorse ma problemi. L’immigrazione va fermata e regolamentata – così Mariano Falcone, che da consigliere comunale fu promotore di quella videocamera nel quartiere Vetrai oggi scomparsa – chiedo anche un censimento urgente degli immobili occupati” conclude il salviniano.

Bagadur al 94′, la Salernitana espugna Cesena di Marco De Martino CESENA. Bagadur al 94': una rete a tempo scaduto del croato consente alla Salernitana di espugnare il Manuzzi battendo il Cesena dopo un'autentica battaglia. La gara si era messa malissimo dopo pochi minuti coi romagnoli avanti con Ciano su rigore inesistente fischiato per un mani fuori area diu Bagadur. Poco dopo l'episodio chiave con il rigore per i granata, poi realizzato da Coda, e l'espulsione di Caldara che consente ai granata di giocare per un'ora in superiorità numerica. Nella ripresa qualche rischio e poi nel finale la rete della vittoria e, si spera, della svolta. La Salernitana, come spesso accade, parte bene ed al 7' Coda di testa, su cross di Zito, impegna Gomis. Un minuto dopo il Cesena risponde con Ciano, ma il tiro dell'ex crotonese viene respinto da Terracciano. E come spesso accade è il direttore di gara, nello specifico il solito Baracani, a mettere la partita dei granata in salita. Bagadur, nel tentativo di anticipare Djuric, colpisce il pallone con la mano un metro fuori dall'area di rigore e l'arbitro decreta il calcio di rigore, poi trasformato da Ciano il quale piega le mani a Terracciano con la sua botta mancina. Il Cesena, ringalluzzito, ci prova due minuti dopo con Falco che dal limite impegna ancora Terracciano che devia in tuffo sulla sua sinistra. Poco dopo Menichini perde per infortunio Colombo ed è costretto ad inserire Tuia, all'esordio assoluto in stagione. Quando tutto sembra andar storto, arriva l'episodio che serve: Caldara colpisce di braccio in area su un colpo di testa di Coda, Baracani decreta il penalty per i granata ed il rosso per somma di gialli per il difensore romagnolo. Coda realizza il pareggio calciando forte e centrale. La Salernitana prende coraggio ed al 35' ancora Coda, su servizio di Zito, getta alle ortiche una opportunità clamorosa per raddoppiare, concludendo fuori in tuffo di testa nonostante fosse solo davanti a Gomis. Al 40' il Cesena, nonostante l'inferiorità numerica, prova a far male ai granata ma il sinistro di Ciano è alto di poco sulla traversa. I romagnoli chiudono all'assalto ma la prima frazione si conclude in parità. Al 48' la Salernitana va vicinissima al raddoppio: Zito crea scompiglio in area romagnola, salta un paio di avversari, vince un rimpallo, si ritrova da solo davanti a Gomis e calcia di punta, ma il portiere bianconero è bravo a respingere di piede. Il Cesena poco dopo perde anche Lucchini, subentrato a Falco, che a sua volta esce dopo uno scontro fortuito con Kessie. Al 61' i bianconeri vanno ad un passo dal raddoppio con Kessie, trovato sul secondo palo da Sensi, il cui colpo di testa però finisce fuori. La Salernitana si riaffaccia al 72' dalle parti di Gomis, ma il colpo di testa di Coda, ancora su assist di Zito, finisce largo. Ad un quarto d'ora dalla fine Menichini rompe gli indugi inserendo una punta in più, Donnarumma, al posto di Zito. All'86' Bus potrebbe capitalizzare un contropiede dei granata, ma il rumeno s'incarta e ciabatta su Gomis in uscita. Sembra tutto finito, ma non è così. al minuto 94 la Salernitana conquista una punizione dal limite e si riversa tutta in avanti. Il cross di Nalini è perfetto per la testa di Bagadur che gela Gomis, il Cesena e tutto il Manuzzi. I granata conquistano per la prima volta la vittoria in trasferta, pesantissima per continuare a inseguire il sogno salvezza. CESENA-SALERNITANA 1-2 CESENA (4-3-3): Gomis; Perico, Caldara, Capelli, Renzetti; Kessie, Sensi, Kone; Ciano (84' Dalmonte), Djuric, Falco (36' Lucchini, 52' Magnusson). A disp: Agliardi, Fontanesi, Falasco, Valzania, Severini, Rosseti. All.: Drago SALERNITANA (4-4-2): Terracciano; Colombo (24' Tuia), Bernardini, Bagadur, Rossi; Gatto (56' Nalini), Moro, Odjer, Zito (77' Donnarumma); Coda, Bus. A disp.: Strakosha, Empereur, Pollace, Bovo, Pestrin, Tounkara. All.: Menichini ARBITRO: Baracani di Firenze (Bottegoni-Prenna). IV uomo: Rossi di Rovigo MARCATORI: 18' Ciano (rig.), 28' Coda (rig.), 94' Bagadur NOTE: Spettatori seimila circa di cui 150 provenienti da Salerno. Ammoniti Bagadur, Perico, Tuia, Rossi, Zito, Sensi, Kone. Espulso al 28' Caldara per somma di ammonizioni. Recuperi 2' e 4'

Nocera Inferiore, balli di gruppo all’oratorio di S. Giovanni Battista

All’oratorio con Maria Pia per realizzare il… Sogno Latino. Per i nocerini amanti del latino americano e, soprattutto, per chi vuole apprendere i passi e divertirsi in buona compagnia, all’orizzonte c’è un’importante novità. Il 10 marzo partono i corsi di ballo sociale alla chiesa San Giovanni Battista ubicata nel quartiere Cicalesi. Un’opportunità in più per chi vuole avvicinarsi ai balli di gruppo. Lo start è fissato per le 19. Le lezioni si terranno il martedì ed il giovedì e dureranno un’ora e mezza con lo stop previsto intorno alle 20,30. La chiesa di San Giovanni Battista ha messo a disposizione il salone dell’oratorio per dare l’opportunità a giovanissimi e adulti di socializzare attraverso una delle arti più coinvolgenti: il ballo. I corsi saranno tenuti dalla signora Maria Pia Palumbo (nella foto) che cercherà di trasmettere la sua passione per il latino americano e coinvolgere chi deciderà di cimentarsi nei passi di ballo e non solo. Previsti corsi di ginnastica dolce età avanzata, zumba e balli di gruppo. Ora, anche per i più goffi, il Sogno Latino può finalmente realizzarsi grazie all’entusiasmo di Maria Pia Palumbo e la collaborazione della Chiesa di San Giovanni Battista. Non resta che fissare l’appuntamento in agenda: il 10 marzo l’attesa inaugurazione dei corsi.