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Gioachino Rossini (1792-1868) Aureliano in Palmira

Dramma serio per musica in due atti di Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 26 dicembre 1813 Revised version by Ian Schofield, Edition Peters, London

Aureliano: ...... : ...... Silvia Dalla Benetta Arsace: ...... Marina Viotti Publia: ...... Ana Victória Pitts Orsape: ...... Xiang Xu Licinio: ...... Zhiyuan Chen Gran sacerdote: ...... Baurzhan Anderzhanov Un pastore: ...... Un corista

La scena è in Palmira e nelle vicinanze.

CD 1 Coro di guerrieri Invoca te la supplice guerriera gioventù.

[1] Sinfonia Coro di vergini, di guerrieri, di sacerdoti Salvi il tremante popolo l’eterna tua virtù. ATTO PRIMO Madre di questo regno, accorda a noi sostegno, il tuo tremante popolo Gran tempio d’Iside con simulacro a destra. salva da tanto orror.

Gran sacerdote (spaventato) [2] N. 1 Introduzione Ah! l’ara si scuote, il tempio s’oscura; Scena prima la dea ci percuote Sacerdoti che fanno i sacrifici, donzelle, guerrieri con nuova sciagura; e popolo prostrati alla statua del Nume. non miro, non sento, Gran sacerdote. che pianto e lamento, che stragi e ritorte, Coro di vergini, di guerrieri, di sacerdoti che morte, che orror. Sposa del grande Osiride, madre d’Egitto e diva, Coro di vergini, di guerrieri, di sacerdoti o che ti piaccia scendere Oh diva tremenda! sovra l’inachia riva, Pietade ti prenda o in mezzo al Nil settemplice del nostro dolor. ti giovi il crin lavar, mira pietosa il popolo Scena seconda steso al tuo santo altar. Zenobia con seguito da una parte ed Arsace dall’altra. Appena escono, tutti li circondano Coro di sacerdoti spaventati; Arsace e Zenobia li rassicurano. A te devoti svenano vittime i sacerdoti. Zenobia e Arsace Coraggio oh figli... Ahi quale, Coro di vergini qual debolezza è questa! Le palpitanti vergini Zenobia ancor vi resta, t’appendon fiori e voti. vi resta Arsace ancor. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 1 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Coro di vergini, di guerrieri, di sacerdoti Coro di vergini e di sacerdoti Ah! Se per noi pugnate Chi salverà Palmira? vinti non siamo ancor. Resta: la dea m’inspira. Prostrandosi tutti a Zenobia. Arsace Se tu m’ami, oh mia regina, Coro di vergini, di guerrieri, di sacerdoti tornerò di te più degno: Difendi la città. sola in Asia avrai tu regno, come regni sul mio cor. Arsace Resta, e mi sia partendo Zenobia stringerti al sen concesso; Ah! soltanto il ciel, che invoco maggiore a questo amplesso te conservi, oh mio guerriero, il mio valor si fa. perderò corona e impero, purché a me tu resti ognor. Zenobia Resto ah! mi sia restando Zenobia e Arsace stringerti al sen concesso; Dea pietosa, oh ciel, rimira maggiore a questo amplesso così pura e bella face: il mio timor si fa. placa il fato di Palmira, rendi a noi la prima pace, Coro di guerrieri e sacerdoti, di vergini e sorridi al nostro amor. Compagni all’armi, all’armi. Guerrieri al campo, al campo; Musica guerriera. de’ nostri/vostri acciari al lampo Roma tremar dovrà. Zenobia Partono Zenobia da un lato Senti... ahimè! ed Arsace dall’altro col loro seguito.

Coro di vergini Qual suon lontano! Scena quarta Gran sacerdote. Arsace Suon di guerra... [3] Recitativo Gran sacerdote Coro di guerrieri Secondino gli dei, Oraspe arriva. principe generoso, il tuo valore! E se scritto è nel cielo Zenobia e Arsace che alla sorte di Roma Che fia mai? debba Palmira soggiacer, tua fama sarà eterna fra noi; dolce pensiero Coro di sacerdoti sempre sarai dell’Oriente intero. Ci assisti oh diva!

[4] N. 2 Aria Gran Sacerdote Scena terza Stava, dirà la terra, Oraspe frettoloso con Soldati, e detti. contro Palmira il fato: in sua difesa armato Coro di vergini, di guerrieri, di sacerdoti Arsace sol pugnò. Ah! favella... Se nella sua rovina restò l’eroe sommerso, Oraspe fu che col fato avverso Già l’insegne d’Aureliano pugnar l’eroe non può. dell’Eufrate sono in riva, Parte con tutti i Sacerdoti. e l’esercito romano già minaccia la città.

Arsace Vasto campo, tutto in disordine, dopo sanguinosa Voliamo al campo. Addio. battaglia, nella quale i Persiani sono rimasti sconfitti. Al fondo della scena si scorge l’Eufrate, Zenobia e di là dal fiume la città di Palmira. Ti seguo, oh caro, anch’io. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 2 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Scena quinta armasti contro me: fur le tue schiere Aureliano sopra una biga trionfale. Guerrieri vinti dal romano valor vinte e fugate, e prostrati. Licinio e Soldati romani. in riva dell’Oronte e dell’Eufrate.

N. 3 Marcia, Coro e Cavatina Aureliano Arsace [5] Marcia Della fortuna avversa non rammentarmi in van lo sdegno estremo; Coro di romani io son tuo prigionier; lo veggo, e fremo. [6] Vivi eterno, oh grande Augusto, Che se giustizia sola all’Impero, al mondo intero; assistesse al pugnar, in lacci avvinto e rispetti i lauri tuoi oggi Aurelian vedrei ogni gente ed ogni età. al piede di Zenobia e ai piedi miei. Al tuo crine il vinto Eufrate nuove palme aggiungerà. Aureliano Aureliano sostenuto da’ suoi scende dal carro. Principe, un folle amore oh come ti cambiò! Nemico a Roma Aureliano per Zenobia ti festi... [7] Romani, a voi soltanto Dovrei punirti; ma pietà mi desti. debbo i trionfi miei, spetta a voi tutto di cotanta vittoria il pregio e il frutto. Arsace Come in battaglia prodi, La tua pietà? Conosce il mondo appieno pronti l’ire a depor, se cessan l’armi, il Tebro ed Aureliano. Fa alzare i prigionieri. Non alberga pietade in cor romano. il vinto si risparmi, e si faccia per voi noto alla terra, Aureliano che Roma è grande in pace, e grande in guerra. E se pietà non fosse, di te che fia? Cambia consiglio, fuggi la superba nemica, Cavatina torna di Roma all’amistade antica. Cara patria! il mondo trema, se coll’armi abbatti i troni, Arsace ma t’adora allor che doni Invan lo chiedi: eterno amore e fede pace ai vinti, e libertà. a Zenobia giurai, e non seppi spergiuro esser giammai. Coro di romani Sì, la terra, in pace e in guerra sempre Roma vincerà. [9] N. 4 Duetto Arsace-Aureliano Aureliano Aureliano Pensa che festi a Roma A pugnar mi accinsi, oh Roma, tal giuramento in pria, col tuo nome impresso in cor. che il Tebro lo sentia Porgi i lauri alla mia chioma, né il Tebro lo scordò. io ritorno vincitor. Arsace Coro di romani Roma rammenti ancora Porgi i lauri alla sua chioma, come l’ottenne, e quando. ei ritorna vincitor. Lo domandò col brando, col sangue lo segnò.

[8] Recitativo Aureliano Aureliano Dunque tu vuoi ... Olà. Venga, e si ascolti il prence prigionier. Arsace … serbarmi fido a Zenobia ancora. Scena sesta Arsace ed Aureliano. Aureliano Ma il tuo destin... Esce Arsace, Aureliano gli va incontro. Aureliano Arsace Stretto in catene Si mora, eccoti Arsace: invan la Persia intera dolce è per lei morir. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 3 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Aureliano legga qual sorte acerba (Il suo parlar m’offende, fra poco il Tebro punitor le serba. crudel con lui mi fa.) Parte.

Arsace (L’amor che il sen m’accende Interno d’un magnifico padiglione, costanza al cor mi dà.) che s’apre a destra e a sinistra.

Aureliano Torna, oh prence, al sen di Roma Scena ottava a punirti omai vicina, Aureliano e Publia, indi Licinio, in ultimo Oraspe. e la barbara regina abbandona al suo rigor. Aureliano Arsace Vincemmo, oh Publia; ma ci resta ancora Ah, non posso, ognor costante Palmira a soggiogar. Finché Zenobia a me fu nei dì beati, nella forte città chiusa rimane fido a lei ne’ sfortunati sfida impunita l’aquile romane. vogl’anch’io serbar il cor. Publia (con premura) Aureliano E il prince prigionier... Te saprò ... Aureliano Arsace Purché nemico … giammai cangiarmi. di Zenobia ritorni, io gli perdono, sciolgo i suoi lacci e lo ripongo in trono. Aureliano Esce Licinio. La tua morte ... Licinio Arsace De’ Palmireni il duce, Augusto, chiede … non può farmi di presentarsi a te. un istante vacillar. Aureliano Aureliano Venga. Va’, ti cela al mio cospetto, al tuo fato io t’abbandono, Publia come pronto nel perdono (Che fia?) sarò pronto in condannar. Licinio fa avanzare Oraspe.

Arsace Oraspe Ah, per lei ch’io porto in petto Zenobia ad Aurelian salute invia. il mio capo t’abbandono, Di favellarti brama, ove ti piaccia, come sprezzo il tuo perdono, che venir possa illesa l’ira tua saprò sfidar. dalle guardate mura Aureliano entra nelle tende. al tuo campo, e partir. Arsace è condotto via tra le guardie. Aureliano Venga: è sicura. Scena settima Oraspe parte. Intanto le truppe si vanno ritirando; quando parte De’ Persi prigionieri, al manco lato Licinio, la scena resta vuota. della tenda, si tragga Licinio. il numeroso stuolo, e qui si schieri il drappel de’ tribuni e de’ guerrieri. [10] Recitativo Licinio Publia Giorno di gloria è questo, Sul proprio fato incerta Roma, per te. Fu vendicato assai forse pace sospira. tanto sangue latino onde l’Asia rubella ancor rosseggia. Aureliano Nell’infedele reggia È troppo altera, tremi Zenobia, e nel destin d’Arsace onde s’esponga all’onta ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 4 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

della ripulsa mia. Pensar conviene Aureliano che alta cagion la mova. Poco, oh regina, Roma conosci, e me: dove accordassi Publia la libertà d’Arsace, Ella già viene. mi recheresti invano i doni tuoi... dona Aureliano, non vende, i servi suoi.

Scena nona Zenobia S’apre il padiglione a sinistra, ove si scorge Forse avverrà, che il ferro, Zenobia sopra un magnifico carro con tutto il suo più che i tesori miei, porga a lui scampo. seguito, parte del quale porta ricchi doni. Aureliano si pone sopra una sedia elevata. Aureliano Coro di guerrieri romani e di donzelle palmirene. Dunque guerra tu vuoi? Oraspe, Licinio e Publia. Zenobia T’invito al campo. [11] N. 5 Coro Coro di romani S’apre la tenda dalla parte destra Venga Zenobia, oh Cesare, e si vedono prostrati tutti i prigionieri. ed a te pace implori. Venga, e in Augusto onori Aureliano dell’Asia il domator. Pria di partir mira, e contempla in loro il tuo destin: cedi Zenobia, e tutti Coro di donzelle palmirene a te li dono, ed a te rendo Arsace. Possan Zenobia e Cesare, depor lo sdegno antico; Zenobia si stringa in nodo amico No: di viltà non è il mio cor capace. bellezza, col valor. Durante il canto del coro, Zenobia scende dal carro, ed entra nel padiglione con Oraspe. N. 6 Coro, Recitativo e Aria Zenobia Coro di prigionieri Stendendo le braccia a Zenobia. [12] Recitativo [13] Cedi, cedi: a lui t’arrendi... Zenobia Senti, oh dio, di noi pietà! Cesare, a te mi guida Ah! Regina, a noi tu rendi gratitudine e amor. De’ Persi il prence pace, patria e libertà. per me pugnò: vinto rimase, e dura nel roman campo servitù sostiene: vengo a scioglier, signor, le sue catene. Zenobia (interrompe con sdegno) [14] Ah! no: voi lo sperate invano. Publia Giacché tanto Aureliano (Ah! lo previdi.) seppe negar, che il prigioniero io veda permetta almen; per pochi istanti il chiedo. Aureliano Invan chiedi, regina, Publia la libertà d’Arsace: egli di Roma (Che pretende?) si è fatto traditor; nè invendicato Roma lasciar può mai cotanto oltraggio. Licinio (Che sembianza gentil!) (Che vuol?)

Zenobia Aureliano (Alma coraggio!) Io tel concedo. Mostra i doni che ha recato. Ti fia scorta Licinio. Ah, pensa in pria, Prezzo d’Arsace, io t’offro, che ti prepari la tua rovina estrema. quanto l’Asia produce Mira il periglio in cui travolgi e trema. di più raro per noi; se quel tesoro, che in dono a te recai Zenobia poco ti sembra, altro maggior n’avrai. Tremar Zenobia? ah! finché resta un brando, tremar degg’io? non è fecondo Oraspe il Tebro sol d’eroi: (Che risponder potrà?) si sa morir da forte anche fra noi. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 5 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Aria Aureliano [15] Là pugnai; la sorte arrise Ma se non cede e sfida a Palmira, e al braccio mio. il mio rigor, per sè, per lui paventi; Quel gran giorno non oblio, non tradirò di Roma quel gran giorno ancor verrà. la gloria mai, nè tradirò la mia: m’avrà qual più desia, Palpito insieme oh dio! generoso o crudele; o in questo giorno e di furore avvampo. chiede la mia pietade, Ai prigionieri. o coll’amante suo Zenobia cade. Voi rimanete: addio. Parte. Ai romani. Voi m’attendete al campo. Un dio mi sprona all’armi: Scena undicesima un dio mi reggerà. Publia sola. Addio. All’armi! Publia Coro di prigionieri Se Zenobia s’arrende, amante Augusto Senti oh dio! pietà d’Arsace. potrebbe divenir: potrebbe Arsace Senti oh dio! di noi pietà. amarmi forse un dì. Da voi mi viene così dolce conforto, Zenobia numi, da voi; ma per pietà non sia Non piangete, o sventurati, poscia tradita la speranza mia. in catene, è ver, gemete; Parte. ma fratelli, e figli avrete per donarvi libertà.

Coro di romani e di prigionieri Cedi, cedi; il fato istesso tutti, tutti opprimerà. Zenobia parte scortata da Licinio, indi Oraspe e seguaci.

Scena decima Aureliano e Publia.

[16] Recitativo Aureliano Chi mai creduto avria tanta costanza in lei e sì rara beltà? Quasi io cedea; e s’ella in atto umile chiesto pietà m’avesse, in quell’istante forse io poteva...

Publia (Ah! fosse Augusto amante!) Troppo Zenobia è altera, onde possa al tuo piè giammai prostrata chieder pietade e pace.

Aureliano La sventura d’Arsace e il suo stesso periglio a questo passo forse la ridurrà: potrebbe il prence in lei temprare quell’orgolio insano.

Publia Voglian gli dei che tu non speri invano! ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 6 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

CD 2 Zenobia Deh! taci... ahimè... parlar mi vieta il pianto.

Interno d’un antico castello Arsace che serve di prigione ad Arsace. Va’: m’abbandona, e serba i tuoi bei giorni, o cara. Deh! vivi, e meno amara Scena dodicesima sarà la morte a me. Arsace mestamente seduto sopra un sasso e Zenobia di dentro. Zenobia No: non ti lascio: io moro [1] N. 7 Finale Primo se a te non vivo unita. Arsace Dipende la mia vita, Eccomi, ingiusti numi, idolo mio, da te. oppresso e prigionier! Come in un sol giorno la sorte mia cangiò! Soffrir costante Arsace potrei tutto l’orror de’ mali miei... Solo rammenta almeno ma Zenobia... Zenobia!... io ti perdei. dell’amor nostro i dì. Chi sa dirmi, oh mia speranza, se mai più ti rivedrò? Zenobia Ah! la vita che m’avanza Mi strappi il cor dal seno te chiamando io perderò. nel favellar così.

Zenobia (di dentro) Arsace e Zenobia Arsace... Arsace mio... Che barbara stella mirò la mia cuna! Arsace se coppia sì bella Qual voce! divide fortuna! Ah! solo al dolore l’amore ci unì. Scena tredicesima Zenobia scortata da Licinio che parte. Scena quattordicesima Zenobia Aureliano con seguito e detti. Arsace!... Vieni, caro, al mio sen. Aureliano Arsace Eseguite. Zenobia! oh dio! Alle guardie che tolgono Sei pur tu? Ti riveggo? Ah! qual mi trovi, le catene ad Arsace. qual m’è forza lasciarti! Arsace, ascolta, sento ancor di te pietà, Zenobia ad offrirti un’altra volta Ah! tutto io sento vita io vengo e libertà. in sì fiero momento l’orror del mio destin... Zenobia Oh! gioia! Arsace Cara! io formai Arsace (a Zenobia) quest’unico desire... Ah! mia tu sei! rivederti una volta e poi morire. Aureliano Zenobia Ma la regina ... No, non morrai: tutto a versar son pronta il sangue mio pur che tu viva... ah! spera: Arsace per te combatto, avrò vittoria intera. Parla.

Arsace Aureliano Ah! non voler, mia speme, … abbandonar la dei. avventurar tuoi giorni: io ti scongiuro... salvati per pietà: l’empio nemico Zenobia di tua sconfitta aver non possa il vanto. Che sento? ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 7 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Arsace Scena quindicesima Abbandonarla! Licinio e Coro di romani; Oraspe e Coro di palmireni con tutto il seguito di Zenobia; gli uni Aureliano rivolgendosi a Zenobia, gli altri ad Aureliano. Il voglio.

Arsace Oraspe, Licinio, A questo prezzo Coro di romani e di palmireni la libertà disprezzo, Vieni all’armi: i tuoi guerrieri morte terror non ha. di novello ardor son pieni. Vieni all’armi; al campo vieni Aureliano a pugnar e a trionfar. Il beneficio mio... Zenobia (ad Arsace) Arsace Vado... addio: Io lo ricuso. Ad Aureliano. colà t’aspetto. Aureliano Indegno! Aureliano Si dividano. Zenobia (accorrendo ora all’uno ora all’altro) Son divisi. Arsace... Augusto... oh dio! Calmati. Arsace O tormento! Aureliano Mia regina! Piombi su te lo sdegno... Zenobia Zenobia Mio diletto! Io lo difendo. Oraspe, Licinio, Aureliano (rivolgendosi a Zenobia) Coro di romani e di palmireni Trema. S’appressa l’ora estrema... Vieni: corrasi: al cimento. L’audace ... Le donzelle di Zenobia Zenobia la circondano supplichevoli. Ahimè! Coro di donzelle palmirene Aureliano Va’: tu sola Arsace e il regno … morrà. puoi difendere e salvar.

Zenobia e Arsace Pausa. Aureliano li contempla con furore. Correndo di nuovo ad abbracciarsi. Arsace e Zenobia restano addolorati, Caro/Cara amante, nel lasciarti indi corrono ad abbracciarsi. io mi sento il cor gelar.

Aureliano Zenobia e Arsace Oh mio cor, per vendicarti Serena i bei rai, devi l’ira soffocar. morire mi fai. In nostra difesa Zenobia e Arsace Amor pugnerà... Ancora un addio... Quel barbaro core Mancare mi sento... orrore mi fa. Coraggio cor mio... All’armi... al cimento. Aureliano Ad Aureliano. Ah! sento che assai Tu vinto sarai. lo sdegno frenai. In ambi l’offesa Zenobia ad Arsace e Arsace a Zenobia. punita sarà... Tu spera: vivrai, Ma calma il rigore saprò/saprai di quel perfido amore e pietà. l’orgoglio domar. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 8 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Aureliano (a Zenobia e Arsace) ATTO SECONDO Quest’ultimo addio vi accresca tormento... Vendetta desìo... Vaste stanze sotterranee, dove Zenobia avrà All’armi... al cimento. riposto i suoi tesori; scala tortuosa che vi dà Ad Arsace. l’accesso e diverse altre entrate. Tu trema, morrai. A Zenobia. Tu vinta sarai. Scena prima (Saprò di quei perfidi Donzelle e grandi del regno in attitudine l’orgoglio domar.) di spavento e di estrema agitazione.

Licinio, Oraspe, Coro di romani e di palmireni, [2] N. 8 Introduzione Coro di donzelle palmirene Coro di grandi Di nostra vendetta Del cielo, ahi! miseri! è giunto il momento. piombata è l’ira: Deh! vieni... t’affretta... All’armi... al cimento. Coro di donzelle Vinta è Zenobia, Licinio e Coro di romani (a Zenobia) cadde Palmira: Tu vinta sarai. Coro di grandi e di donzelle Oraspe e Coro di palmireni (ad Aureliano) Ceppi e ritorte, Tu vinto sarai. rovina e morte il fato barbaro Licinio, Oraspe e Coro ci preparò. Con noi vincerai saprem della perfida/di quel perfido Coro di grandi l’orgoglio domar. O dei! ricovero più non rimane:

Coro di donzelle Per tutto inondano l’armi romane:

Coro di grandi e di donzelle ed il furore del vincitore forse in Zenobia si consumò.

Coro di grandi Dolente popolo, chi ti mantiene!

Coro di donzelle Cadente patria, chi ti sostiene!

Coro di grandi e di donzelle Ceppi e ritorte, rovina e morte il fato barbaro ci preparò.

Scena seconda Zenobia senz’elmo, tutta dimessa, comparisce sulla sommità delle scale e discende. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 9 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

[3] Recitativo N. 9 Recitativo, Duetto e Quartetto Zenobia Aureliano Tutto è perduto. Per Augusto e Roma [4] Se udir volessi, ingrata, il ciel si dichiarò. Cadde Palmira, la maestà di Roma, in pochi istanti ed alla sua caduta invan sostegno dovrei punirti; ma per te mi parla l’Asia intera si fece: in un sol giorno un’altra voce più soave al core: l’Asia intera fu vinta... oh pena! oh scorno! puoi disarmar, regina, il mio furore. Rivolgendosi ai grandi [5] Se libertà t’è cara, e alle donzelle che la circondano. se brami regno e pace Miseri... ahimè! non resta cedi, abbandona Arsace: patria per voi... la patria è serva, e servi io t’offro gloria e amor. i figli vostri... unica speme è morte... Nulla d’amaro ha questa, Zenobia quando toglie all’infamia... ed io... ma parmi Taci: è mia gloria sola udir d’armati e d’armi d’Arsace il puro affetto: lo strepito appressar... giunge Aureliano... se vivo in quel bel petto Ove fuggo?... Ogni via sono regina ancor. chiusa al mio scampo io miro... Lassa! dove mi celo? Ove m’aggiro! Aureliano Lo fosti.

Scena terza Zenobia Esce Aureliano: tutti si affollano supplichevoli Ancor lo sono. innanzi a lui. Aureliano fa cenno a loro d’alzarsi e di partire, indi si volge a Zenobia, la quale sarà Aureliano in disparte, disdegnosa ecc. Tutto perdesti.

Aureliano Zenobia Invan, Zenobia, in queste Il trono. remote stanze il tuo rossor nascondi: ti segue in ogni lato Aureliano l’ira di Roma, e in pochi istanti fia Insana! e che t’avanza? pubblico il tuo rossor e l’ira mia. Zenobia Zenobia Gloria, virtude e cor. Vincesti Augusto; è giunta Palmira in tuo poter: l’Asia sconfitta Aureliano piega la fronte incatenata e doma; (Prima costanza mia ma per Augusto e Roma non ti partir dal cor: il maggior a domar nemico avanza... benchè crudel mi sia mi piace il suo rigor.) Aureliano Un nemico? e qual è... Zenobia (Prima costanza mia Zenobia non ti partir dal cor: La mia costanza. benchè fatal mia sia non curo il suo rigor.) Aureliano Audace! e che pretendi? Esci, e d’intorno Scena quarta mira in un breve giorno Publia e Licinio frettolosi, e detti. quanta strage de’ tuoi fece il mio brando: quando in catene, e quando Licinio e Publia strascinata sarai sul Campidoglio, [6] Corri Augusto, Arsace è sciolto. allor, superba, deporrai l’orgoglio. Aureliano Zenobia Per qual mano?... Oh ciel!... che ascolto? Lieve impresa non è! Poche finora d’Asia regine de’ romani duci Licinio e Publia il trionfo adornar: l’odio nel mondo Improvviso Oraspe armato contro il Tebro oppressor vive tutt’ora: da gran turba secondato vi son Cleopatre e Sofonisbe ancora. il suo carcere assalì. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 10 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Aureliano Ed il prence! Amena collina alle sponde dell’Eufrate: Zenobia (con gioia) al fondo varie montagne scoscese con cadute Oh dei! d’acqua che si perdono nel fiume. Varie capanne di pastori sparse qua e là. Licinio e Publia Fuggì! Scena quinta Aureliano Pastori e pastorelle a gruppi sparsi per la scena Accorrete, la fuga impedite, in festa e in gioia. non perdete, guerrieri, un istante. N. 10 Coro, Scena, Aria, Scena e Rondò Arsace Zenobia Santi dei, l’opra vostra compite, Coro di pastorelle e pastori ed in salvo guidate l’amante. [7] L’Asia in faville è volta, combattono i possenti, Aureliano, Publia e Licinio sol tra pastori e armenti Non sperarlo, fra pochi momenti discordia entrar non sa. a’ suoi lacci ritorno farà. Oh care selve, oh care stanze di libertà! Zenobia Non fia che ferro ostile Il favore degli astri clementi brillar fra noi si veda, al tuo sdegno sottrarlo saprà. che non alletta a preda Licinio parte con guerrieri. la nostra povertà. Oh care selve, oh care Aureliano stanze di libertà! Non sperar che si cangi tua sorte; Tranquilli il sol ci lascia sarà breve il tuo folle contento: allor che si ritira, quanto scende il castigo più lento, tranquilli il sol ci mira trema ingrata, più crudo sarà. quando ritorno fa. O care selve, o care Zenobia stanze di libertà! Ah! compensa l’acerba mia sorte questo nuovo improvviso contento: venga pure l’estremo momento, Si allontanano tutti, e si vedono di tempo men crudele la morte sarà. in tempo in distanza come occupati Partono. a qualche campestre lavoro.

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CD 3 Arsace [4] Ah! non posso, al mio tesoro Scena sesta sacri sono i giorni miei, Arsace discende da una strada montuosa, e ch’io spiri appresso a lei avviandosi all’amena collina. vuole amor, il vuole onor.

Scena Arsace Scena ottava [1] Dolci silvestri orrori, amiche sponde! Oraspe con gran numero di Palmireni e Persiani. Come è soave dopo tanti affanni l’aura che da voi spira! Ahimè! lontano Oraspe e coro di guerrieri dalle umane vicende in seno a voi Vieni, oh prence, è già compita volentieri trarrei di Palmira la rovina: i pochi giorni miei; ma più possente, cadde, oh dio, la tua regina amor mi sprona all’armi, e a voi m’invola in poter del vincitor. colei che nel mio seno imperio ha sola. Arsace Aria Ah! che sento... ahimè, che pena! [2] Perché mai le luci aprimmo, Ah! si corra... oh cor, costanza! caro bene, in regia cuna, Perchè darmi, oh ciel, speranza, se ci toglie la fortuna e piombarmi in nuovo orror! quanto a noi promise amor? Più felice in mezzo ai boschi Coro di pastori al tuo fianco, oh dio! vivrei: Resta oh prence: contro il fato nel tuo core regno avrei, non ha forza uman valor. tu l’avresti nel mio cor. Coro di guerrieri Vinceremo e Roma e il fato, Scena settima se ci guida il tuo valor. I pastori che si erano dispersi entrano di nuovo in iscena. Arsace [5] Non lasciarmi in tal momento, Scena e Rondò bel pensier di gloria e amor. [3] Qual lieto suono!... Ah! son pastori... Se mi segui nel cimento lieto in sen mi balza il cor. Un pastore Volgendosi ai guerrieri. Novella di Palmira Salva Zenobia resti, o guerrier, quale ne rechi? e forse l’Asia si tolga a Roma ancor. Arsace Tutto è perduto... Coro di pastori E con Zenobia perdi Un pastore i tuoi bei giorni ancor. E Arsace? Coro di guerrieri Arsace E colla patria resti Oh ciel!... libera l’Asia ancor. Arsace parte con Oraspe e col seguito; Un pastore i pastori si ritirano e si disperdono. Tu gemi... Lo sguardo… Ohimè! di quella voce il suono... Atrio della reggia abitata dal vincitore. Arsace No, non t’inganni, Arsace io sono. Scena nona Un pastore Aureliano, Publia. Tutti a piedi tuoi ci prostriamo, Signor. [6] Recitativo Publia Coro di pastori La sicurezza tua, perdona Augusto, Resta fra noi. esser potria fatale. È manifesto ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 12 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50 al popol tutto omai, Zenobia che Arsace i vinti aduna, e tu nol sai! (Oh gioia!)

Aureliano Licinio Gli aduni pur; che fia perciò? Qual ponno Avanti forza opporre al destin le genti dome? il popolo gli corre, e freme, e seco armato entra in Palmira; all’improvviso Publia colte le tue legioni, oppor difesa Molta, oh signore: il lor coraggio. tentaro invan, volte ne andaro in fuga. Estremo è il danno, e il braccio tuo richiede. Aureliano E come? Non fugga Arsace o fugga pur: mi basta, N. 11 Recitativo e Aria Aureliano che a me resti Zenobia. Io l’amo, oh Publia, Aureliano e se consente amarmi, [7] Corrasi... Io fremo... A me rapirti ei crede? il braccio punitor fia, che disarmi. Fuggìa quel vile! Bramerà ben tosto che al mio furor nascosto Publia l’avessero per sempre Ecco Zenobia... i libici deserti. Oh! qual gli appresto supplizio atroce!... Ultimo oltraggio è questo. Aureliano Su quel core si tenti Aria l’ultimo sforzo. [8] Più non vedrà quel perfido del nuovo giorno i rai: Scena decima altro che il freddo cenere, Zenobia, indi Licinio, e detti. barbara, non vedrai il tuo dolor da pascere, Aureliano il tuo fatale amor. È tuo, Zenobia, ancora Zenobia rimane spaventata; questo trono, se vuoi. Placati e meco Aureliano la guarda e comincia ad intenerirsi. a regnar sulla terra ... Ma tu piangi! ah! sì, lo vedo, di placarmi hai tempo ancor. Licinio I suoi giorni a te concedo Piomba Arsace, signor, a nuova guerra. se mi doni il tuo bel cor. Odesi gran tumulto di dentro Publia (ad Aureliano) e voci che confusamente gridano: (Non tel dicea?) Coro Aureliano Arrestate... olà... vendetta... (Che sento!) che spavento!... che timor.

Zenobia Publia e Licinio (Io spero ancora.) Senti... Augusto... va’... ti affretta; forse Arsace è vincitor. Aureliano Senza frappor dimora Aureliano va’, Licinio, a punir la nuova offesa. Sì, vendetta! Assai d’inciampo fu l’indegna al mio valor... Licinio Trema... attendi... smanio, avvampo, Ardua è, signor, l’impresa: mille furie io sento in cor. de’ fuggitivi Persi Parte minaccioso con Licinio. adunò le falangi, e forti schiere s’accompagnar per via. Come torrente, che soverchia la sponda, Scena undicesima urta i Romani, e la cittade inonda. Publia e Zenobia.

Publia [9] Recitativo (Oh periglio!) Publia Vedesti? Oh come irato Aureliano parte Aureliano da noi; per te pavento, (Oh furor!) e tremo per Arsace. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 13 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Zenobia Scena tredicesima Avvi nel cielo Arsace, indi Zenobia ed Oraspe. un nume, che combatte degl’oppressi a favor contro Aureliano.

Publia N. 12 Scena, Duetto e Terzetto Nume non v’ha contro il destin romano. Ma!... s’appressa alla reggia Arsace d’armi fragor!... [10] Inutil ferro!... che fai meco?... Io sono un’altra volta fuggitivo e vinto. Zenobia Ah! Fossi almeno estinto, Suono guerrier s’ascolta... oh Zenobia, per te! Notte funesta Non tradirmi una volta addensa i veli tuoi: lume di giorno oh speranza fallace! mai più risplenda alla mia trista vita, se Zenobia è per sempre a me rapita. Publia Alcun s’appressa... Ah! fui scoperto... Corrasi; ah! forse è già vicino Arsace. Parte. Si ritira in disparte. Esce Zenobia con Oraspe. Scena dodicesima Zenobia, indi Oraspe. Oraspe Al mio Zenobia braccio ti reggi. Già manca il dì: numi, che imploro, ah! fate, che quest’orribil notte Zenobia l’ultima sia de’ mali miei... più presso Ove mi guidi? il tumulto si fa... che stato è il mio!... Che orror!... ma... veggo, oh dio! Oraspe sbigottiti fuggir veggo i custodi... In salvo, Un guerrier s’avvicina... se lo concede il ciel. Oraspe... Zenobia Oraspe Tremante e incerta Ah! ti ritrovo, o mia regina!... fra quest’ombre m’aggiro. Fuggi, vieni con me. Arsace Zenobia Qual voce il cor mi scosse. Dimmi! d’Arsace che fu? Zenobia (appressandosi) Ah! qual sospiro! Oraspe Combatte ancora, ma la vittoria Arsace cerca invano afferrar; io disperato Zenobia. infino a te la via m’apersi; ah vieni... pria che tutto si perda, i giorni tuoi Zenobia salva, e ti serba a miglior fato. Arsace!

Zenobia Arsace (correndo a lei con gioia) Oh pena! È dessa...

Oraspe Zenobia T’affretta... Oh gioia! Intanto Oraspe si aggira in fondo alla scena Zenobia come per esplorare e si perde. Ove fuggir?... Mi reggo appena. Partono. Arsace Alfin ti stringo a questo petto. Luogo remoto presso la reggia. Notte con luna. Zenobia Pur t’abbraccio una volta, oh mio diletto. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 14 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

[11] Mille sospiri e lagrime Arsace (per ferirsi) conforta un sol contento. Io solo... Per così bel momento si può soffrire ancor. Scena quattordicesima Aureliano, Licinio, e detti. Arsace Aureliano e Licinio sopravvengono seguiti da Cari mi sono i gemiti numeroso drappello con faci. Arsace è trattenuto. sparsi da te, lontano. Ah! che non piansi invano, Aureliano se a te mi rende amor. T’arresta. Si disarmi il traditor. Zenobia Arsace è disarmato. Dolce notte! Poca pena, indegni, è morte: voi vivrete in pianto amaro: Arsace del rossor, che vi preparo Amiche tenebre! sarà il Tebro spettator.

Zenobia Zenobia Sempre insieme! Per pietà...

Arsace Aureliano Teco ognor! Pietà non sento.

Zenobia ed Arsace Arsace Se la tua bella immagine Morte io voglio... sfidar mi fe’ la sorte, io sfiderò la morte Aureliano or, che ti stringo al cor. No: vivrai.

Si sente strepito d’armi. I due amanti corrono Arsace ansiosi a vedere, e ritornano. L’onta mia tu non vedrai.

Zenobia Zenobia [12] Giunge Augusto... Non godrai del mio rossor.

Arsace (per avviarsi alla sinistra) Aureliano Un’altra via... Ah! perchè mai quell’anime nate non sono in Roma! Zenobia Cori sì grandi, intrepidi Vien Licinio... invidio all’Asia doma, e mille ignoti palpiti Arsace (disperato) calmano il mio rigor. Il brando ho ancora... Raccogliendo la spada. Zenobia e Arsace Vivi: saran nostr’anime Zenobia esempio al mondo, e a Roma; Ah! che fai? tutto non resta al barbaro l’onor dell’Asia doma, Arsace quando il mio cor non palpita, Morir in pria... quando non ha timor.

Zenobia Aureliano Teco io moro... Entro carcere distinto li traete, oh fidi miei. Arsace (per ferirla) Ebben, si mora... Arsace Ah! che tento!... Ora funesta! Infierir tu sai nel vinto, Allontanandosi precipitoso. sei romano ...

Zenobia Zenobia Vibra il colpo. … e Augusto sei. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 15 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://wwws.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

Aureliano Scena sedicesima Alme audaci! Aureliano con gran seguito, Publia, che ritorna, A Zenobia. indi Licinio. Parti, Ad Arsace. va’. [15] Recitativo Aureliano (Scacciar mi è forza alfine Zenobia e Arsace questo malnato amor... Solo si ascolti Io parto... (Oh dolore!) l’offesa maestà: della superba M’abbraccia, mio bene. si abbassi omai l’orgoglio, Deh! scemi l’orrore mi segua con Arsace al Campidoglio.) di nostre catene, l’amor, che seguace Publia d’entrambi sarà... (Coraggio, oh cor; è necessario il passo, (Il pianto s’asconda, se lo comanda amor.) A’ piedi tuoi che il seno m’inonda, Per inginocchiarsi. che freno non ha.) vedi Augusto ...

Aureliano Aureliano (trattenendola) (Cotanto valore Che fai Publia? che vuoi? sorpreso mi tiene.) Aggravi l’orrore Publia di vostre catene La tua clemenza imploro; l’idea, che la pace di Persia il prence adoro giammai v’unirà... senza speranza io pur; ma non poss’io (La nova s’asconda, soffrir, che il tuo rigore che il seno m’innonda morte o infamia l’appresti. Al mondo e a lui ingiusta pietà.) sommo di tua virtute esempio dona, ogni oltraggio ti scorda, e li perdona. Partono. Licinio Tutti, oh signore, di Palmira i grandi Atrio come sopra. sul destino tremanti della vinta città, vengon pietade ad implorar da te. Scena quindicesima Publia sola. Publia Placati, Augusto... [13] Recitativo Tu non rispondi!... E che ti costa mai Publia un atto di virtù, perchè i miei voti, È deciso il destino e d’un popolo intiero il pianto sdegni? di Zenobia e dell’Asia. Oh! Arsace! oh caro, e sventurato Arsace! Aureliano Quanto ti costa il tuo funesto amore! Son quegli audaci di perdono indegni. Zenobia il tuo bel core a me rapisce, a te la vita invola... Posso salvarti io sola, e salvarti vogl’io Scena ultima col sagrificio d’ogni affetto mio. Escono i grandi del regno: addolorati e supplichevoli si prostrano ad Aureliano, indi Arsace, Zenobia ed Oraspe fra le guardie. [14] N. 13 Aria Publia Non mi lagno, che il mio bene doni ad altra, Amor tiranno; ma soffrir non so l’affanno [16] N. 14 Coro di vederlo, oh dio! spirar. Coro di grandi Goda pur di quella pace, Nel tuo core unita sia che godere a me non lice; la clemenza col valor! pur che viva, io son felice, Siam tuoi figli. Augusto, oblìa saprò tutto sopportar. che sei nostro vincitor. ⓟ & © 2018 Naxos Rights (Europe) Ltd. Page 16 of 17 Rossini, G.: Aureliano in Palmira 8.660448-50 https://www.naxos.com/catalogue/item.asp?item_code=8.660448-50

[17] Recitativo [18] N. 15 Finale Secondo Aureliano (alle guardie, che partono) Aureliano I prigionieri a me. Copra un eterno oblìo (Che mai risolvo?) ogni passato errore: vi stringa a noi l’amore, Publia che le vostr’alme unì. (Che mi lice sperar?) Tutti i Cori, Publia, Licinio e Oraspe Aureliano Torni sereno a splendere (Onta non faccia all’Asia afflitta il dì. un estremo rigor al nome mio. Degna vendetta è un generoso oblìo.) Zenobia Escono Arsace, Zenobia ed Oraspe. Il giuramento mio Mirate; ognun per voi perdono implora: porterò sempre in core; e d’ottenerlo ancora lo custodisca amore, speme vi resta. Eterna fede a Roma che le nostr’alme unì. in faccia al vinto, e al vincitor giurate; liberi siete, ed a regnar tornate. Tutti i Cori, Publia, Licinio e Oraspe Torni sereno a splendere Zenobia all’Asia afflitta il dì. (Oh generoso!) Arsace Arsace Amico a te son io, (Oh grande!) sarò Romano in core: serbi il gran voto amore, Publia che le nostr’alme unì. (Oh magnanimo eroe!) Tutti Zenobia Torni sereno a splendere Vincesti. A Roma all’Asia afflitta il dì. giuro salda amistà.

Arsace Giuro in tua mano pace al Tebro e tributo ad Aureliano. Fine.

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