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ARTYPE | aperture sul contemporaneo collana diretta da Silvia Grandi volume sei ARTYPE | aperture sul contemporaneo collana diretta da Silvia Grandi Comitato scientifico Pierpaolo Antonello (University of Cambridge), Elisa Baldini (Università di Bologna), Renato Barilli (Università di Bologna), Guido Bartorelli (Università degli Studi di Padova), Lucia Corrain (Università di Bologna), Sandra Costa (Università di Bologna), Pasquale Fameli (Università di Bologna), Paolo Granata (University of Toronto), Silvia Grandi (Università di Bologna), Clau- dio Marra (Università di Bologna), Anna Rosellini (Università di Bologna), Gian Luca Tusini (Università di Bologna), Giuseppe Virelli (Università di Bo- logna) Politiche editoriali Referaggio double blind http://creativecommons.org/licenses/by-nc/3.0/it/ 2018 ARTYPE | Aperture sul contemporaneo collana AMS Acta Alma DL diretta da Silvia Grandi volume sei 2018 ISBN 9788898010837 ISSN 2465-2369 Le culture dell’Espressionismo Astratto Lisa Basili Dipartimento delle Arti visive, performative, mediali Via Barberia, 4, 40121 Bologna Il presente volume è stato realizzato a scopo didattico. L’editore si dichia- ra disponibile ad assolvere eventuali obblighi nei confronti degli aventi diritto per l’utilizzo delle immagini riportate nel volume. In copertina: Jackson Pollock, The She Wolf, 1943, MoMA, New York. Indice Prefazione, di Pasquale Fameli 5 L’America nella prima metà del XX secolo e la nascita dell’Espressionismo Astratto 9 La situazione artistica e politica americana tra le due Guerre 9 La nascita dell’Espressionismo Astratto 18 L’Espressionismo Astratto e la cultura nativo americana 35 Il Bureau of Indian Affair e le prime mostre d’arte nativo americana 36 La psicologia analitica junghiana 44 Influenze ed esiti nel campo artistico 50 Mimetismo passivo 57 Mimetismo attivo 73 L’Espressionismo Astratto e il Buddhismo Zen 91 Il Buddhismo Zen in America 92 Caratteri delle arti Zen 100 Esiti del contatto culturale nell’Espressionismo Astratto 108 L’arte calligrafica 112 L’arte del campo vuoto 120 Living art 125 Casi limite 133 Considerazioni e sviluppi 157 Bibliografia 165 Le culture dell’Espressionismo Astratto Prefazione PASQUALE FAMELI È ampiamente assodato che l’arte sia specchio del contesto culturale in cui nasce. In un noto saggio del 1936 Luciano An- ceschi aveva teorizzato l’oscillare dell’arte tra “autonomia” ed “eteronomia”, un dialogo aperto tra fattori interni, stretta- mente formativi, e fattori esterni, dettati da rapporti di affinità con correnti di pensiero, filosofie, schemi estetici, ma anche mode, tendenze e attitudini culturali. Fattori, questi, che pos- sono letteralmente fare la differenza nel tentativo di com- prendere e motivare le stimolanti irregolarità di una realtà este- tica complessa e sfaccettata come quella contemporanea. Proprio in questo orizzonte di riflessione si inserisce lo studio di Lisa Basili, che ha deciso di riesaminare le poetiche dell’Es- pressionismo Astratto americano per comprenderne gli influssi “eteronomi”, rintracciando, non senza dovizia filologica, i mo- tivi alla base di scelte formative così peculiari. Lo studio di Basili parte da una sintetica ma accurata ricostru- zione del contesto politico dell’America tra le due Guerre utile a inquadrare storicamente il fenomeno dell’Espressionismo Astratto e le ragioni della sua emersione. La pittura della Scuo- la di New York nasce infatti in netta opposizione alle varie for- me di realismo che nel corso del New Deal avevano verdeg- giato, sostenute dal presidente Roosvelt perché fedeli a un lin- guaggio figurativo diretto e immediato, e quindi adatto a vei- colare chiaramente messaggi di fiducia nel progresso e nella civilizzazione verso tutta la popolazione. In reazione allo sco- raggiamento di ogni altra alternativa in pittura dettato dal “nuovo contratto sociale”, gli artisti della Scuola di New York scelgono un linguaggio pittorico all’estremo opposto, aniconi- co e soggettivo, con evidenti derive di matrice surrealista. La figurazione viene così rimpiazzata dall’astrazione e la coscien- za sociale dalle turbe dell’inconscio. La discendenza verso ARTYPE | aperture sul contemporaneo 5 Lisa Basili l’antro più buio e profondo della psiche umana non si è però ridotta a uno psicologismo ingenuo, limitato alla raffigurazione di mostri ed entità oniriche, appoggiandosi piuttosto alle teorie psicoanalitiche di Carl Gustav Jung sugli archetipi collettivi e sui “simboli della trasformazione”. È stato questo il fulcro per una fertile riscoperta delle origini della civiltà americana, nel tentativo di riattivare più sane e incontaminate energie psichi- che. In risposta alla disillusione e allo sconforto nei riguardi del progresso emersi dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Espressionisti Astratti hanno infatti compiuto un viaggio à re- bours verso un passato mitico per recuperare forme e icone dei Nativi americani, come simboli originari di una identità col- lettiva che chiedeva ora di essere rivendicata. La ragione sto- rica di questa scelta può essere infatti individuata nella rivalu- tazione delle culture primitive autoctone promossa negli anni Trenta dal sociologo John Collier in qualità di Commissario de- gli Affari Indiani in risposta alle politiche di assimilazione delle tribù americane attuate fino ad allora. Preoccupato per la perdita dei valori sociali e spirituali che garantivano la coesio- ne dell’identità culturale americana, Collier ha creduto di tro- vare nella cultura degli Indiani Pueblo il modello ideale per una revisione della forma mentis statunitense e si è adoperato per farla rifiorire anche attraverso varie esposizioni di manufatti artistici e dell’artigianato. La più significativa di queste mostre è stata Indian Arts of the United States tenutasi presso il MoMA di New York nel 1941, che ha fornito con ogni probabilità utili spunti agli artisti dell’Espres-sionismo Astratto, e proprio in virtù di quell’interesse per le simbologie archetipiche instillato dalle letture junghiane. Analizzando gli sviluppi di questo fertile con- tatto con le forme e le dinamiche delle culture primitive ame- ricane, Basili ne individua le due modalità di rielaborazione ar- tistica attuate dagli artisti newyorkesi, vissute in entrambi i casi come tentativi di un’identificazione estetica e di una immede- simazione culturale. A quello che l’autrice definisce “mimetismo passivo”, indican- do con questo termine la ripresa delle peculiarità formali e degli stilemi dell’arte nativo-americana da parte di Adolf Gottlieb, Clifford Still o Richard Pousette-Dart, si contrappone 6 volume sei Le culture dell’Espressionismo Astratto infatti un “mimetismo attivo”, ravvisabile nell’action painting di Jackson Pollock e riconducibile ai rituali cerimoniali a carattere terapeutico praticati dagli sciamani. Rispetto alla riscoperta delle proprie radici culturali, altri artisti legati all’Espressionismo Astratto hanno però preferito sondare i suggestivi territori di un’altra primitività – o meglio, di una pri- mitività “altra” – assecondando gli influssi di una tendenza as- sai forte, l’interesse per il Buddhismo Zen che ha pervaso la vita culturale americana degli anni Cinquanta. Alla base di questa tendenza vi sono però, come rileva Basili, più storiche ragioni che risalgono addirittura al Primo Parlamento Mondiale delle Religioni, tenutosi sulle sponde del lago Michigan nel 1893, che diede una spinta decisiva per la nascita e lo sviluppo di co- munità buddhiste in America. L’attività di divulgazione cultura- le avviata già alla fine dell’Ottocento dal maestro Soyen Sha- ku è proseguita e si è estesa con quella, più ampia e fortuna- ta, del suo allievo Daisetz Teitaro Suzuki, considerato il primo vero divulgatore dello Zen in Occidente. Stabilitosi in America alla fine degli anni Quaranta, Suzuki ha tenuto lezioni, confe- renze, corsi e seminari che hanno influenzato intellettuali, musi- cisti e scrittori dell’epoca come John Cage o Jack Kerouac e artisti come Franz Kline o Ad Reinhardt. Incubatore perfetto di questo interesse è stato, per i pittori newyorkesi, proprio il loro quartier generale, The Club, dove si disquisiva su questi temi lasciando che le suggestioni dello Zen incrociassero le teorie junghiane. Si trattava invero di correlazioni sensate e attuabili, motivate dalle forti affinità riconosciute dallo stesso Jung (pro- prio nell’introduzione a un libro di Suzuki) tra lo Zen e la pratica psicoterapeutica, nel segno condiviso di un risanamento dello spirito. Una conferma, questa, dell’estrema coerenza con cui la Scuola di New York ha saputo rielaborare e condensare nel- le proprie poetiche influenze e teorie così eterogenee, proprio in virtù di quell’eteronomia che contribuisce a fare dell’arte una vera e propria forma di conoscenza. ARTYPE | aperture sul contemporaneo 7 Le culture dell’Espressionismo Astratto L’America nella prima metà del XX secolo e la nascita dell’Espressionismo Astratto La situazione artistica e politica americana tra le due Guerre La dominazione della Francia sull’America nelle arti visive è sta- ta quasi assoluta negli ultimi trent’anni e più. Se era necessario l’apprendistato presso un maestro, mi pare che l’abbiamo già svolto. Ogni altro rapporto di questo tipo può significare solo un’umiliazione per noi. Dopo tutto non siamo francesi, non lo saremo mai, e ogni tentativo di diventarlo vuol dire negare il nostro patrimonio culturale e cercare di imporci un carattere che può essere solo una verniciatura di superficie1. Scriveva così Edward Hopper nel 1933, momento cardine per l’evoluzione