Comune di SANT'AMBROGIO DI VALPOLICELLA

Provincia di

PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI FRANTUMAZIONE E SELEZIONE GRANULOMETRICA DI RIFIUTI

SPECIALI NON PERICOLOSI PROVENIENTI DA SCAVI E DEMOLIZIONI (CON CONTESTUALE SMANTELLAMENTO DELL’IMPIANTO PRESENTE ENTRO L’AREA DI CAVA DENOMINATA “CAVA PREOSA”)

RELAZIONE GEOLOGICA, GEOTECNICA, SISMICA ED IDROGEOLOGICA D.M. 17.01.2018: Norme tecniche per le costruzioni

Verona, maggio 2020

dott. Paolo De Rossi geologo via Bombardi, 23 37131 V E R O N A tel. 045‐8408069 340‐4501373 e‐mail:[email protected][email protected][email protected]

PROGETTO: PROGETTO PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO DI FRANTUMAZIONE E SELEZIONE GRANULOMETRICA DI RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI PROVENIENTI DA SCAVI E DEMOLIZIONI (CON CONTESTUALE SMANTELLAMENTO DELL’IMPIANTO PRESENTE ENTRO L’AREA DI CAVA DENOMINATA “CAVA PREOSA”)

COMMITTENTE: AMBROSI ANGELO SCAVI

RESPONSABILE: Dott. Geol. PAOLO DE ROSSI

COLLABORATORI: Dott. Geol. Michele De Rossi

LOCALITA’: Via La Bella ‐ Domegliara

DATA EMISSIONE: 11 maggio 2020

Questo documento non può essere copiato o riprodotto senza autorizzazione, ogni violazione verrà perseguita a norma di legge.

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INDICE

1 ‐ PREMESSA 4

2 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO 6

2.1 – Situazione geomorfologica e geologica 6

2.2 ‐ Idrografia superficiale e idrogeologia 16

3 – SITUAZIONE GEOTECNICA E SISMICA 26

3.1 – Indagini geognostiche 26

3.2 – Caratterizzazione geotecnica 30

3.3 – Caratterizzazione sismica 34

4 ‐ CAPACITA' PORTANTE DELLE FONDAZIONI 39

5 ‐ CONCLUSIONI 44

Allegato 1: individuazione catastale dell’area 45

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1 – PREMESSA

La ditta Ambrosi Angelo Scavi S.r.l. gestisce un impianto di frantumazione e selezione di rifiuti inerti in loc.

Cava Preosa del di Sant'Ambrogio di Valpolicella. La ditta intende spostarlo in un altro sito che si trova in via La Bella nel medesimo comune. Sono stato incaricato di eseguire uno studio geologico, geotecnico ed idrogeologico dell’area ai sensi della normativa vigente.

L’area della ricerca è indicata nella allegata cartografia alla scala di 1:5.000 (carta tecnica regionale). Mentre la cava Preosa è una cava di calcare, l’area di nuovo posizionamento si trova nella pianura alluvionale atesina a sottosuolo ghiaioso.

Fig. 1: l’area di intervento (stralcio C.T.R. scala 1:5.000)

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2 – INQUADRAMENTO GEOLOGICO

2.1 – Situazione geomorfologica e geologica

QUADRO GENERALE

L’area della ricerca appartiene all’alta pianura alluvionale del fiume Adige. Essa si posiziona in prossimità dello sbocco in pianura del fiume, e quindi quasi al vertice del conoide che il fiume ha formato nel recente passato geologico.

I lineamenti morfologici salienti sono costituiti da tre elementi principali:

1 – i monti Lessini a nord;

2 – i rilievi morenici dell’anfiteatro del Garda ad ovest;

3 – il conoide dell’Adige su cui ricade il sito;

I MONTI LESSINI sono un tavolato calcareo a forma triangolare che immerge verso sud. Essi sono solcati da una serie di valli subparallele a direzione prevalente nord‐sud che isolano una sequenza di dorsali collinari allineate parallelamente agli assi vallivi. Tali dorsali proseguono al di sotto del materasso alluvionale, come si osserva anche nella zona di ricerca.

I monti Lessini costituiscono un blocco dalla forma grossolanamente triangolare con il vertice a nord, lungo la val d’Adige, e la base in corrispondenza del limite con la pianura. Dal punto di vista strutturale quest’area si situa nelle Alpi Meridionali centrali, ed è limitata ad ovest dalla fascia di deformazione delle Giudicarie

(NNE‐SSW), mentre a nord e ad est è limitata dal sistema della faglia Schio‐Vicenza (NW‐SE). Verso sud il tavolato lessineo immerge sotto la coltre alluvionale padana verso l’avanfossa della catena appenninica. I

Lessini sono formati da una serie di rocce sedimentarie che poggiano sullo zoccolo della dolomia principale sovrastante le filladi quarzifere paleozoiche. Localmente sono presenti rocce vulcaniche e vulcanoclastiche.

Le analisi strutturali mostrano che questo settore delle Alpi Meridionali è stato deformato in vari momenti.

Le rocce affioranti mostrano evidenze di deformazione del Lias‐Cretacico, quando era attivo il vicino margine occidentale della piattaforma carbonatica veneta, controllato da tettonica sinsedimentaria distensiva

(Castellarin, 1972). Le strutture di tale fase hanno generalmente una direzione tra N e NNE.

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La successiva deformazione, del Paleogene, è ancora del tipo distensivo ed è connessa col magmatismo basico e ultrabasico del occidentale (Piccoli, 1966). Le strutture hanno prevalentemente una direzione NNW‐SSE (Zampieri, 1995), ma in alcuni settori sono state riattivate anche le precedenti strutture

(Zampieri, 2000).

La prima evidente deformazione di tipo compressivo è di età Serravalliano‐Tortoniana (Fase Valsuganese). Le strutture di raccorciamento, faglie e pieghe, hanno una direzione tra E‐W e ENE‐WSW (Castellarin e Cantelli,

2000).

Nel Messiniano la deformazione transpressiva della fascia delle Giudicarie ha interessato marginalmente anche il versante sinistro della val d’Adige (Faglia del Pastelletto) con sviluppo di strutture orientate NNE‐

SSW, che derivano dall’inversione di strutture distensive Liassico‐Cretaciche ereditate (Castellarin e Cantelli,

2000).

Dal Pliocene i Lessini appaiono coinvolti in un basculamento verso sud che interessa tutta l’area tra il lago di

Iseo e i Colli Euganei, interpretato come una progressiva incorporazione nell’avanfossa appenninica, in avanzamento verso NE (Doglioni, 1993). Secondo Picotti et al. (1977) quest’area mostra attualmente strutture distensive orientate NW‐SE legate al ruolo di rialzo periferico della catena appenninica.

Nel corso di questi eventi si è formata la situazione tettonica che consente a acque termali a bassa entalpia di risalire lungo linee di fratturazione e essere captabili a profondità relativamente basse nella zona circostante il sito di interesse.

L’ANFITEATRO MORENICO FRONTALE DEL GARDA è una grande e complessa struttura formata da cerchie collinari subparallele che bordano la porzione meridionale del lago. Esse si incontrano oltre la sponda destra del fiume Adige ad oltre 2 Km dall’area di ricerca. La zona dell’anfiteatro morenico è caratterizzata dalla presenza di materiali clastici trasportati, prima, dal grande ghiacciaio del Garda e poi ripresi dai torrenti scaricatori glaciali. La morfologia dell’anfiteatro è contraddistinta dalla presenza di cerchie collinari intercalate a zone pianeggianti poste in corrispondenza del corso dei vecchi torrenti scaricatori. Le zone collinari testimoniano le posizioni assunte nel passato dalla fronte glaciale. In queste posizioni per effetto dello scioglimento del ghiaccio, si depositavano in maniera caotica e senza selezione granulometrica, i

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materiali solidi inclusi nel ghiaccio. Tali materiali, costituiti da rocce, terra, sabbia, erano stati raccolti e trasportati dal ghiacciaio nel suo cammino attraverso le Alpi.

Essi provenivano dalle montagne che fiancheggiavano la valle glaciale, per effetto delle periodiche frane e della costante caduta di frammenti rocciosi. La conseguenza di questa dinamica deposizionale è la natura litologica delle colline moreniche: esse sono costituite infatti da una mescolanza caotica di ciottoli, anche di grandi dimensioni, sabbia e ghiaia, immersi in una matrice limoso argillosa.

I ciottoli ghiaiosi appartengono ai litotipi meno degradabili che costituiscono il bacino montano del ghiacciaio e sono di natura calcarea o dolomitica, o silicea.

Le zone pianeggianti, presenti fra le cerchie collinari, si sono formate ad opera dei torrenti scaricatori glaciali che hanno ripreso i materiali ghiaiosi e sabbiosi depositandoli.

Il CONOIDE DELL’ADIGE, sui cui giace l’area di interesse, è una zona subpianeggiante con pendenza verso sud‐est. I lineamenti morfologici più evidenti sono i terrazzi fluviali che talora sono molto marcati, come si osserva per esempio tra le località di Domegliara, Montindon, Balconi, a nord e a sud‐est dell’area di studio e anche nella fascia di territorio compresa tra il sito di studio e il corso attuale del fiume. Il conoide digrada da N‐O a S‐E con pendenza media dello 0,04 %. La porzione superficiale del terreno è costituita da un suolo agrario di color bruno, commisto a ghiaie e sabbie, generalmente dello spessore di 50‐70 cm. Ad esso soggiacciono alluvioni fluvio‐glaciali prevalentemente ghiaioso‐sabbiose, talora limose.

Tali alluvioni ghiaioso‐sabbiose presentano uno spessore di oltre 100 metri, come si può desumere dalle stratigrafie dei pozzi per acqua della zona.

Il sottosuolo dell’area di progetto è di origine alluvionale ed è dovuto alla deposizione di sedimenti da parte del fiume Adige. Nella zona sono note numerose stratigrafie di pozzi e sondaggi che evidenziano un sottosuolo di natura esclusivamente ghiaioso‐sabbiosa con presenza di livelli cementati e di grossi ciottoli.

Le ghiaie del sottosuolo sono ad elementi poligenici arrotondati costituiti dai litotipi meno degradabili e più stabili delle formazioni rocciose presenti nel bacino del fiume. Si osserva la presenza di elementi calcareo‐ dolomitici, di porfidi, gneiss e altre rocce silicee.

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MORFOLOGIA

L’Adige ha deposto le alluvioni della pianura e le ha poi reincise, venendosi così a trovare in una fascia depressa che costeggia il suo corso attuale. La quota della zona di progetto è di circa 115 m s.l.m. mentre quella del fiume è di circa 85 metri s.l.m. Le attività umane hanno sovrapposto ai connotati morfologici naturali una serie di strutture e di interventi che si sono sovrapposti ai lineamenti morfologici naturali. Si tratta di arterie viarie, linee ferroviarie, cave, discariche, insediamenti abitativi e agricoli, sistemazioni agrarie, canali ecc.. Ma, in generale si può affermare che non si rilevano particolari lineamenti morfologici nella zona dell’intervento e che comunque nessuno di essi, nemmeno nell’area vasta che la contiene, risulta attivo ed in evoluzione. La tendenza evolutiva dell'area non indica infatti fenomeni di modellamento in atto e può definirsi in situazione statica. Non è infatti prevedibile che fenomeni naturali, sia continui che eccezionali o disastrosi, possano alterare la morfologia e l'assetto dell'area. Mancano infatti i motori naturali di questa evoluzione come i corsi d'acqua non regimati, le elevate pendenze, le frane, i ghiacciai ecc.. L'unico potente motore delle modificazioni morfologiche è l'uomo che continuamente agisce sul territorio per costruirvi strutture di vario tipo. In questa situazione l’assetto morfologico dell’area è consolidato e la sua evoluzione non è legata a fattori naturali, la cui azione si esplica in tempi estremamente lunghi e tali da non avere alcuna influenza pratica sulle opere da realizzare, oppure riguarda aree lontane, come ad esempio l’alveo fluviale atesino.

Non si rilevano dissesti, nè situazioni preparatorie o pericoli e l’esposizione al rischio geologico idraulico è praticamente nulla. Il drenaggio del terreno è ottimo, sia per la pendenza che per la permeabilità del suolo‐ sottosuolo e non ci sono problemi di ristagni d’acqua nemmeno in occasione di lunghi periodi piovosi.

Il livello della falda è profondo ed essa non fa sentire la sua influenza in superficie nemmeno nella fase di piena stagionale.

Non sussistono in sintesi elementi di criticità o sensibilità di carattere morfologico o in merito ad eventi che possano alterare l'area e esercitando influenza sulle opere previste.

Le seguenti figure mostrano la situazione geologica e morfologica del sito, dove si notano i principali lineamenti del territorio: i rilievi rocciosi, il lago di Garda, l’anfiteatro morenico, e l’alta pianura ghiaiosa fluvioglaciale dove si trova il sito di progetto.

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Fig. 2: Stralcio della Carta Geologica d’Italia alla scala 1:100.000 – F° 48 . Si possono osservare a sinistra le strutture dell’anfiteatro morenico del Garda, a destra i sedimenti della pianura (rissiani in giallo chiaro e wurmiani in celeste) e in alto le colline dell’estremità sud‐occidentale dei Lessini con i vari colori che indicano le diverse formazioni rocciose

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Fig. 3: Stralcio della Carta Geomorfologica della Regione Veneto d’Italia alla scala 1:250.000.

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Fig. 4: rilievo di dettaglio dell’area di intervento (Venzo, 1961 ‐ scala 1:25.000)

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Fig. 5: serie stratigrafica della Lessinia (Zampieri e Zorzin, 1993)

MORFOLOGIA E LITOLOGIA DEL SITO DI PROGETTO

Dal punto di vista morfologico il sito è pianeggiante e privo di connotazioni particolari. Esse si rilevano soltanto all’esterno dell’area di proprietà e anche a breve distanza. Si tratta di scarpate di erosione fluviale,

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comunemente denominate terrazzi fluviali, corrispondenti a diversi livelli erosivi del fiume. Esso progressivamente si scavava un alveo sempre più depresso e ai lati, a varie distanze, si rilevano le scarpate corrispondenti appunto ai diversi livelli erosivi del passato geologico recente. Le scarpate sono talora erte ed evidenti e talora a morfologia più dolce. La prima di esse si rileva immediatamente a valle della strada che trovandosi a sud‐ovest del sito collega le località di Ponton e di Santa Lucia. Molti lineamenti morfologici sono così evidenti che risultano anche dall’esame dell’altimetria riportata dalle carte topografiche non tematiche.

Non è rilevante ai fini del progetto analizzare nel dettaglio questi lineamenti perchè si tratta di forme stabili che non sono correlate a forme di dissesto in atto o potenziale del sito. Esso va considerato assolutamente stabile dal punto di vista morfologico e non soggetto a frane, subsidenze, soliflussi o altri fenomeni morfologici e quindi adatto, dal punto di vista morfologico, alla installazione dell'impianto.

Il sito di progetto si trova, come già detto sulla struttura morfologica denominata conoide dell’Adige. Si tratta di un potente materasso alluvionale costituito da sedimenti in larga prevalenza ghiaiosi e sabbiosi, che poggia sulla roccia calcarea dei monti Lessini che si immergono nella pianura posta a sud di essi. La profondità della roccia è variabile e passa da pochi metri a ridosso delle propaggini collinari a molte centinaia di metri procedendo verso sud verso il centro della pianura padana. Nella zona di interesse, che non è molto lontana dai rilievi lessinei, la profondità è dell’ordine di un centinaio di metri, come è stato rilevato con la trivellazione dei pozzi termali circa 1 chilometro a sud est del sito di studio.

La roccia rinvenuta appartiene alla normale serie stratigrafica della Lessinia e mostra un disturbo tettonico che è probabilmente all’origine della risalita di acque termali nella zona. La roccia è dapprima sovrastata da alcuni metri di sedimenti argillosi di probabile origine residuale, ma la parte predominante dei sedimenti fino al piano di campagna è costituita da ghiaia e sabbia atesina. La stratigrafia della seconda e più profonda trivellazione eseguita nel sito termale (circa 1 km a sud‐est) illustra bene la situazione del sottosuolo. Si riporta anche una stratigrafia estratta dal database di ISPRA e relativa ad un pozzo sito a circa 200 m a sud‐ ovest del sito di progetto. Anche questa segnala ghiaia fino quasi 100 m di profondità.

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da m 0 a m 88 ghiaia e sabbia con livelli di conglomerato molto duro da m 88 a m 108 argilla plastica da m 108 a 117 alternanze di argilla e calcare da m 117 a m 145 Biancone con cavità da m 145 a m 179 Rosso Ammonitico fratturato con argilla residuale rossiccia da m 179 a m 234 Calcari Oolitici compatti del complesso di San Vigilio da m 234 a m 371 Calcari grigi di Noriglio

Tabella 1: stratigrafia del pozzo termale presente circa 1 km a sud‐est del sito (stratigrafia n. 1)

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Fig. 6: posizione delle colonne stratigrafiche e del sito di progetto

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Fig. 7: scheda della stratigrafia n. 2 (fonte: ISPRA)

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Dalla successione stratigrafica presente nel sito risulta evidente che gli sforzi indotti nel sottosuolo dalle fondazioni delle opere da eseguire si esauriscono nel materasso alluvionale ghiaioso superficiale, che è l’unico ad avere rilevanza dal punto di vista geotecnico e sul quale quindi si sono svolte le principali valutazioni per la definizione delle caratteristiche geotecniche.

Il sito di progetto, nella porzione superficiale del sottosuolo, mostra la presenza di materiali di riporto quasi esclusivamente naturali (si rinvengono occasionalmente residui di laterizio o di calcestruzzo). Per meglio comprendere la situazione va ricordato che gran parte del sito è stata oggetto del riporto di terreno di coltivo per lo spessore di circa 1 metro. Tale area è invasa da erbacee infestanti ma vi erano state poste a dimora piante di vite per costituire un vigneto. Questa area occupa la maggior parte della superficie del sito di progetto. Solo la fascia nord‐ovest e nord‐est risultano a quota più bassa, mancando appunto il riporto predetto. Anche in queste aree però, gli scavi eseguiti hanno rilevato che il primo strato di terreno fino a circa

0,4‐0,8 m di profondità è costituito da riporti naturali. Tutti i riporti poggiano sul terreno ferrettizzato di alterazione della ghiaia che sovrasta la ghiaia naturale autoctona inalterata. Essa si trova quindi ad una profondità variabile da 0,8 a 1,4 metri, a seconda della posizione considerata.

E’ rilevante osservare che in nessuna posizione di scavo né in superficie sono stati rinvenuti rifiuti di alcun genere, nemmeno rifiuti inerti.

2.2 ‐ Idrografia superficiale e idrogeologia

IDROGRAFIA SUPERFICIALE

Nell'area di intervento non esistono corpi idrici superficiali di origine naturale. L'area studiata è sprovvista di corsi d'acqua ad eccezione delle canalette irrigue consortili, saltuariamente attive in funzione delle esigenze dei fondi agricoli e della stagione. Il fiume Adige scorre circa 1 chilometro a sud‐ovest e in posizione depressa di circa una trentina di metri. Nonostante si tratti di un fiume importante e localmente in grado anche di esercitare un serio pericolo idraulico, la zona di interesse non appare minimamente esposta a rischi. Tale condizione risulta evidente se si analizza l’altimetria della zona in relazione alle quote del fiume ma è anche documentata nelle tavole tematiche del rischio idraulico e del pericolo idraulico allegate al Piano di Assetto

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idrogeologico dell’Adige, nonché da quelle del Piano di Gestione del rischio alluvioni 2015‐2021. Si tratta di studi recenti e ben documentati elaborati dall’Autorità di Bacino Nazionale dell’Adige, ora Distretto Alpi

Orientali, con sede a Trento. Stralcio di tale cartografia è riportato a seguire e vi si rileva come le aree di pericolosità idraulica non interessino il sito di progetto, ma siano disposte lungo il corso attuale del fiume, dove le condizioni altimetriche consentono, seppure in particolari condizioni idrauliche, l’esondazione del corso d’acqua.

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Fig. 8: stralcio del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Adige

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Fig.9: Piano di Gestione del Rischio di Alluvioni 2015‐2021. A sx lo scenario con tempo di ritorno di 300 anni, al centro con Tr = 100 anni e a destra con Tr = 30 anni

IDROGEOLOGIA

Il sottosuolo della zona di studio è ghiaioso e permeabile. Esso è saturo d’acqua a partire dalla profondità di circa 50 m dal piano di campagna.

La falda acquifera è di tipo freatico dato che il materasso alluvionale che la ospita è di tipo indifferenziato ghiaioso. Essa viene alimentata sia dalle correnti di subalveo del fiume Adige al suo sbocco in pianura, sia da correnti freatiche provenienti dalla valle del Tasso, che separa le strutture moreniche del Garda e di Rivoli

Veronese.

La idrogeologia della pianura Veronese è stata studiata da Dal Prà e De Rossi (1989) e la zona di ricerca è stata oggetto di una ricerca di dettaglio più recente da parte di Antonelli ed Altri (1994). Tale ricerca, con uno studio interdisciplinare basato anche su foto da satellite e su rilievi geofisici ha verificato la continuità idraulica tra la falda di subalveo e l’acquifero profondo che ha sede nei depositi glaciali e fluvioglaciali dell’anfiteatro morenico di Rivoli. La determinazione dei gradienti idraulici ha permesso di evidenziare un flusso idrico che va dalla valle dell’Adige verso i rilievi morenici. Le direttrici preferenziali di deflusso, sia nelle aree moreniche, sia in pianura, seguono le forme fluviali relitte.

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Nella zona della ricerca le direzioni del deflusso sotterraneo si orientano con direzione predominante da nord a sud.

Il regime della falda è caratterizzato da una unica fase di piena e da una unica fase di magra nell’anno, rispettivamente in agosto‐settembre e in marzo‐aprile. L’escursione stagionale è di circa 4‐5 metri (Dal Prà e

De Rossi, 1989 – pozzo F5 Pompea, vedi stralcio cartografico allegato).

Nella zona le acque freatiche si mescolano con le acque termali che risalgono dal substrato roccioso. Il fatto che il loro grado di termalità sia più elevato in questa zona che in altre dei dintorni è legato al fatto che il substrato roccioso è a moderata profondità (100‐150 metri) per la presenza di una dorsale collinare sepolta sotto le alluvioni. In tali condizioni il mescolamento con le acque freatiche fredde è limitato e il termalismo delle acque profonde viene solo parzialmente ridotto.

Circa 1 km a sude est del sito di progetto esiste un grande complesso termale che attinge acqua che dal punto di vista idrochimico e fisico risulta ipertermale e medio minerale clorurata‐sodica salso‐bromo‐iodica. La temperatura dell’acqua è di circa 44° C.

La tettonica locale assume una particolare rilevanza in quanto è strettamente legata al termalismo delle acque sotterranee. Nonostante non vi siano evidenze dirette si ritiene che al piede dei rilievi corra un disturbo tettonico che favorisce la risalita di acque dalle profondità. Tali acque, per il normale gradiente geotermico, sono calde. Sebbene il fenomeno non sia ancora compiutamente studiato, da analisi isotopiche si ricava che tali acque provengano dai massicci montuosi Lessinei e delle Piccole Dolomiti .

Si osserva una fzona di acque sotterranee con diversi gradi di termalità che si sviluppa lungo una fascia che parte da Sirmione e passa per , Domegliara, , Caldiero, Sossano e Barbarano

Vicentino e via fino ad Abano Terme. In tutte queste località le acque di falda, che normalmente hanno temperature di 12 gradi circa, risultano più calde. Si va dagli 80° di Sirmione ai 40° circa della zona della ricerca e a temperature più basse tra 24 e 28 gradi a Caldiero e San Martino Buon Albergo.

Il sottosuolo ghiaioso è molto permeabile. I valori di permeabilità della ghiaia ottenuti con misure entro trincee disperdenti superficiali sono compresi tra 1.6 x 10‐2 e 1 x 10‐1 cm/s (Dal Prà e Antonelli, 1974) corrispondenti a 1.6 x 10‐4 e 1 x 10‐3 cm/s . La Carta Regionale delle Acque contiene una carta idrogeologica dove sono riportati i risultati di prove di pompaggio ad alcuni pozzi per ricavare la permeabilità degli acquiferi. 20

I punti riportati sono lontani dal sito di interesse ma i dati ad essi riferiti sono riconducibili alla situazione del sito perché esso è caratterizzato da un sottosuolo di similare granulometria.

Fig. 9: carta idrogeologica (Antonelli ed altri, 1994)

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Fig. 10: carta idrogeologica dell’Alta pianura dell’Adige (Dal Pra’ e De Rossi, 1989)

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Permeabilità dei terreni da (Colleselli‐Colombo)

AFFLUSSI METEORICI EFFICACI

Tra le condizioni climatiche piu` rilevanti ai fini della valutazione delle infiltrazioni meteoriche efficaci vanno considerate innanzitutto la temperatura media annua e la piovosita`.

Il primo parametro permette di determinare la quantita` di acque meteoriche che viene diffusa per evapotraspirazione e che quindi non concorre all’alimentazione della falde.

Il valore di temperatura media annua che puo` essere attribuito a tale zona e` di 13,5 gradi e deriva dalla elaborazione dei dati riportati negli annali idrologici dell’Ufficio Idrografico di Venezia.

La piovosita` media annua puo` essere assunta in ragione di circa 850 mm

L’evapotraspirazione media, calcolata con la formula di TURC (1954) risulta pari a 579 mm.

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P

E = ______

0.9 + P2 /L2

dove E = evapotraspirazione media annua in mm

P = piovosita` media annua in mm

L = 300 + 27 T + 0.05T 3

T = temperatura media annua (13.5 gradi)

La parte di piogge efficaci all’alimentazione delle falde risulta pari quindi a 271 mm corrispondenti a 0.87 l/s per chilometro quadrato. Tale apporto è affiancato da altri fattori di alimentazione derivanti dalle irrigazioni, dalla falda di subalveo dell’Adige che si immette nel materasso della pianura e da apporti dal massiccio roccioso della Lessinia sia come acque superficiali dei vari torrenti che si disperdono pressochè interamente nel sottosuolo e sia come sorgenti sepolte. La falda con tutti questi apporti risulta molto ricca e ben alimentata. La presenza di acqua ipotermale anche nel materasso alluvionale dimostra come il massiccio roccioso introduca acque nelle falde dell’alluvionale.

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3 – SITUAZIONE GEOTECNICA E SISMICA

3.1 – Indagini geognostiche

La natura ghiaiosa del sottosuolo della zona è una condizione ben nota e verificata anche da varie indagini eseguite in passato nei dintorni, oltre che da colonne stratigrafiche di pozzi per acqua (Vedi ad esempio database ISPRA). In questa occasione si è comunque ritenuto opportuno verificare con alcuni scavi tale condizione. Sono stati eseguiti 6 scavi di saggio spinti fino ad incontrare la ghiaia naturale autoctona.

2

3

1

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Area con riporto di terreno 5 di coltivo

6

Fig. 11: posizione degli scavi di saggio eseguiti

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Scavo 1

profondità m litologia

0 – 0,8 Terreno di riporto senza rifiuti

0.8 -1,4 Terreno vegetale di alterazione della ghiaia

1,4 – 1,8 Ghiaia e sabbia atesina

Fig. 12: lo scavo n. 1 ed il materiale di risulta

Scavo 2

profondità m litologia

0 – 0,6 Terreno di riporto senza rifiuti

0,6 -1,2 Terreno vegetale di alterazione della ghiaia

1,2 – 1,6 Ghiaia e sabbia atesina

Fig. 13: lo scavo n. 2 ed il materiale di risulta

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Scavo 3

profondità m litologia

0 – 1,2 Terreno di coltivo di riporto senza rifiuti

1,2 -1,4 Terreno vegetale di alterazione della ghiaia

1,4 – 1,6 Ghiaia e sabbia atesina

Fig. 14: lo scavo n. 3 ed il materiale di risulta

Scavo 4

profondità m litologia

0 – 1,0 Terreno di coltivo di riporto senza rifiuti

1,0 -1,4 Terreno vegetale di alterazione della ghiaia

1,4 – 1,8 Ghiaia e sabbia atesina

Fig. 15: lo scavo n. 4 ed il materiale di risulta

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Scavo 5

profondità m litologia

0 – 1,2 Terreno di coltivo di riporto senza rifiuti

1,2 – 1,6 Ghiaia e sabbia atesina

Fig. 16: lo scavo n. 5 ed il materiale di risulta

Scavo 6

profondità m litologia

0 – 0,6 Terreno di riporto senza rifiuti

0,6 -1,2 Terreno vegetale di alterazione della ghiaia

1,2 – 1,6 Ghiaia e sabbia atesina

Fig. 17: lo scavo n. 6 ed il materiale di risulta

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3.2 – Caratterizzazione geotecnica

In occasione della esecuzione degli scavi è stato possibile prelevare un campione della ghiaia del sito, sottoposto ad analisi granulometrica. La granulometria ricavata è riportata a seguire.

CURVA GRANULOMETRICA

100%

90%

80%

70%

60%

50%

passante 40%

30%

20%

10%

0% 100,00 mm 10,00 mm 1,00 mm 0,10 mm 0,01 mm apertura setacci

Fig. 18: analisi granulometrica della ghiaia del sito

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CLASSIFICAZIONE DEL TERRENO GHIAIOSO

Esistono vari sistemi di classificazione delle terre, generalmente utilizzati per stabilire la loro attitudine ad essere utilizzate per usi stradali. Essi tengono in considerazione essenzialmente le caratteristiche granulometriche e i valori degli indici di plasticità riferiti alla frazione fine. Tra questi sistemi sono più rilevanti la classificazione UNI 101531‐1/2014 e il metodo USCS. Come è rilevabile dalla tabella precedente il terreno ghiaioso del sito è classificabile come A‐1‐a ai sensi della classificazione UNI 101531‐1/2014 e come GP ai sensi della USCS. Tali classificazioni indicano la buona attitudine dei materiali ad essere usati per rilevati stradali e piazzali, come desumibile dalle tabelle relative alle classificazioni suddette. Tale condizione è rilevante ai fini del progetto perchè rende più facile la realizzazione delle piste di servizio (già peraltro esistenti), parcheggi e piazzole di stoccaggio degli inerti che possono contare su un sottosuolo naturale di elevate caratteristiche geotecniche.

Tali valutazioni si riferiscono alla ghiaia naturale ma anche la coltre di copertura è di buone caratteristiche mentre il terreno di coltivo, ovviamente, è più scadente dal punto di vista della geotecnica stradale.

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Tabella 2: Classificazione delle terre ai sensi della norma UNI 11531‐2014

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CARATTERISTICHE GEOTECNICHE DEL TERRENO GHIAIOSO

I sedimenti ghiaiosi della zona sono terreni di elevate caratteristiche geotecniche. Data la permeabilità molto alta consentono la rapida dissipazione delle sovrapressioni interstiziali e gli incrementi tensionali che subiscono si traducono immediatamente in pressioni effettive tra i granuli, senza aumento della pressione neutrale dovuta a eventuali fluidi interstiziali. Data la posizione della falda acquifera e la permeabilità dei sedimenti ghiaiosi, tali fluidi sono di fatto sempre assenti nella zona di sottosuolo interessata dall’incremento di carico indotto dalle fondazioni delle opere in progetto. Ne consegue che i parametri geotecnici salienti sono esprimibili in termini di tensioni totali e sono definiti dal valore dell’angolo di resistenza al taglio, oltrechè della densità relativa e del peso di volume. La coesione può essere considerata nulla nei terreni ghiaiosi.

Tali valori sono rilevabili nella seguente tabella:

PARAMETRO VALORE

angolo di resistenza al taglio 36‐37°

Peso di volume 1850 Kg/m3

Densità relativa >70%

Tabella 3: parametri geotecnici della ghiaia del sito

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3.3 – Caratterizzazione sismica

Il territorio del comune di non era classificato sismico. Successivamente la ORDINANZA DEL

PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 20 MARZO 2003: Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica lo ha inserito in classe 3, con valore di ancoraggio dell’accelerazione sismica orizzontale di 0.15g. La successiva

OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006 ha modificato il valore di ancoraggio alla accelerazione sismica orizzontale, precedentemente indicato.

Nel gennaio 2008 è stato introdotto il D.M. 14 gennaio 2008 “Nuove norme tecniche per le costruzioni” che ha nuovamente ridefinito la situazione sismica del territorio italiano su basi statistico probabilistiche collegando la accelerazione sismica di progetto alle caratteristiche della costruzione oltre che alla situazione morfologica e geologica locale e ovviamente alle condizioni sismologiche del territorio. Infatti essa dipende in primis dalla latitudine e longitudine del sito di interesse.

Il D.M. 17.1.2018 non ha sostanzialmente modificato la normativa previgente ma ha eliminato dalla definizione delle varie categorie sismiche il riferimento ai parametri geotecnici e alle prove penetrometriche.

La risposta sismica locale si valuta mediante specifiche analisi ma per tipi di terreno specificati alla tabella

3.2.II della NTC 2018 si può fare riferimento all'approccio semplificato che si basa sulla velocità di propagazione delle onde di taglio. In base a tale approccio e alle conoscenze geologiche sul sito il sottosuolo del sito di progetto appartiene presumibilmente alla categoria B.

CATEGORIA DESCRIZIONE A Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati da valori di velocità delle onde di taglio superiori agli 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie terreni caratterizzati da meccaniche più scadenti con spessore massimo di 3 m B Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto addensati o terreni a grana fine molto consistenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità compresi tra 360 m/s ed 800 m/s C Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità compresi tra 180 m/s ed 360 m/s

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D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o terreni a grana fine scarsamente consistenti, caratterizzati da un miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di velocità compresi tra 100 m/s ed 180 m/s E Terreni con caratteristiche e valori di velocità equivalente riconducibili a quelle definite per le categorie C o D, con profondità del substrato non superiore a 30 m

Visto il profilo di velocità equivalente, ex Vs30, determinato tramite l’elaborazione della prova MASW, il sito ricade in CATEGORIA B

In riferimento alla seguente tabella (D.M. 17.1.2018, tab. 3.2.III) il sito ricade nella categoria T1.

categoria Caratteristiche della superficie topografica T1 Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media i<=15° T2 Pendii con inclinazione media i>15° T3 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media 15°<=i<=30° T4 Rilievi con larghezza in cresta molto minore che alla base e inclinazione media i>30°

Effetti cinematici sul terreno di fondazione.

Nel caso di sollecitazioni indotte da un evento sismico è opportuno tenere in considerazione, nel calcolo della portanza, anche degli effetti cinematici sul terreno di fondazione, effetti che conducono ad una diminuzione della capacità portante. Vesic e Sano & Okamoto hanno proposto di quantificare il problema introducendo nel calcolo della portanza un angolo d’attrito ridotto ( dinamico).

Altri Autori suggeriscono un approccio diverso, caratterizzato dall’applicazione di coefficienti riduttivi ai fattori di portanza Nq, Nc e N. Paolucci e Pecker, per esempio, introducono i seguenti fattori:

0.35  khk  zq  z  1   tg 

zc 1 0.32khk dove khk è il coefficiente sismico orizzontale riferito al piano di posa delle fondazioni (vedi sotto). I nuovi fattori di portanza saranno quindi dati dalle seguenti espressioni:

Nq’=zq Nq

N’=z N

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Nc’=zc Nc. Per quanto riguarda la coesione (drenata e non), le osservazioni confermano che le sollecitazioni sismiche vi inducono effetti del tutto trascurabili.

Nella situazione geologica del sito non ricorrono le condizioni per la liquefazione sismica del terreno per la profondità della falda e la natura del sottosuolo, evento che quindi non viene considerato.

Le tabelle e i grafici seguenti riportano la situazione ai sensi del D. M. 17.1.2018.

PERICOLOSITÀ SISMICA DI BASE

Vita nominale (Vn): 50 [anni] Classe d'uso: II Coefficiente d'uso (Cu): 1 Periodo di riferimento (Vr): 50 [anni]

Periodo di ritorno (Tr) SLO: 30 [anni] Periodo di ritorno (Tr) SLD: 50 [anni] Periodo di ritorno (Tr) SLV: 475 [anni] Periodo di ritorno (Tr) SLC: 975 [anni]

Tipo di interpolazione: Media ponderata

Coordinate geografiche del punto Latitudine (WGS84): 45,5096931 [°] Longitudine (WGS84): 10,8135405 [°] Latitudine (ED50): 45,5106125 [°] Longitudine (ED50): 10,8145628 [°]

Coordinate dei punti della maglia elementare del reticolo di riferimento che contiene il sito e valori della distanza rispetto al punto in esame

Punto ID Latitudine (ED50) Longitudine (ED50) Distanza [°] [°] [m] 1 12283 45,504510 10,782440 2593,58 2 12284 45,506080 10,853670 3088,84 3 12062 45,556060 10,851410 5811,70 4 12061 45,554480 10,780140 5566,25

Parametri di pericolosità sismica per TR diversi da quelli previsti nelle NTC, per i nodi della maglia elementare del reticolo di riferimento

Punto 1 Stato limite Tr ag F0 Tc* [anni] [g] [‐] [s] SLO 30 0,043 2,499 0,233 SLD 50 0,058 2,547 0,242 72 0,071 2,498 0,248 101 0,084 2,463 0,257 140 0,099 2,415 0,262 36

201 0,116 2,409 0,269 SLV 475 0,164 2,430 0,276 SLC 975 0,211 2,464 0,280 2475 0,295 2,389 0,289

Punto 2 Stato limite Tr ag F0 Tc* [anni] [g] [‐] [s] SLO 30 0,044 2,502 0,233 SLD 50 0,058 2,551 0,241 72 0,071 2,489 0,250 101 0,084 2,454 0,259 140 0,099 2,412 0,264 201 0,116 2,408 0,270 SLV 475 0,164 2,433 0,276 SLC 975 0,211 2,463 0,281 2475 0,295 2,392 0,289

Punto 3 Stato limite Tr ag F0 Tc* [anni] [g] [‐] [s] SLO 30 0,044 2,500 0,232 SLD 50 0,059 2,552 0,241 72 0,072 2,484 0,249 101 0,085 2,448 0,259 140 0,100 2,412 0,263 201 0,117 2,411 0,270 SLV 475 0,165 2,435 0,276 SLC 975 0,213 2,460 0,281 2475 0,297 2,397 0,289

Punto 4 Stato limite Tr ag F0 Tc* [anni] [g] [‐] [s] SLO 30 0,044 2,499 0,232 SLD 50 0,059 2,547 0,241 72 0,072 2,495 0,248 101 0,085 2,460 0,257 140 0,100 2,417 0,262 201 0,117 2,413 0,269 SLV 475 0,165 2,432 0,276 SLC 975 0,212 2,465 0,281 2475 0,297 2,392 0,289

Punto d'indagine Stato limite Tr ag F0 Tc* [anni] [g] [‐] [s] SLO 30 0,044 2,500 0,233 SLD 50 0,058 2,549 0,241 SLV 475 0,164 2,432 0,276 SLC 975 0,212 2,463 0,281

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PERICOLOSITÀ SISMICA DI SITO Categoria sottosuolo: B Categoria topografica: T1: Superficie pianeggiante, pendii e rilievi isolati con inclinazione media minore o uguale a 15°

Muri di sostegno NTC 2008 Coefficienti SLO SLD SLV SLC kh 0,009 0,013 0,047 0,078 kv 0,005 0,006 0,024 0,039 amax [m/s²] 0,514 0,685 1,932 2,470 Beta 0,180 0,180 0,240 0,310

Muri di sostegno che non sono in grado di subire spostamenti Coefficienti SLO SLD SLV SLC kh 0,052 0,070 0,197 0,252 kv 0,026 0,035 0,099 0,126 amax [m/s²] 0,514 0,685 1,932 2,470 Beta 1,000 1,000 1,000 1,000

Stabilità di pendii e fondazioni Coefficienti SLO SLD SLV SLC kh 0,010 0,014 0,047 0,071 kv 0,005 0,007 0,024 0,035 amax [m/s²] 0,514 0,685 1,932 2,470 Beta 0,200 0,200 0,240 0,280

Muri di sostegno NTC 2018 Coefficienti SLO SLD SLV SLC kh ‐‐ 0,033 0,075 ‐‐ kv ‐‐ 0,016 0,037 ‐‐ amax [m/s²] 0,514 0,685 1,932 2,470 Beta ‐‐ 0,470 0,380 ‐‐

Fronti di scavo e rilevati Coefficienti SLO SLD SLV SLC kh ‐‐ 0,033 0,075 ‐‐ kv ‐‐ 0,016 0,037 ‐‐ amax [m/s²] 0,514 0,685 1,932 2,470 Beta ‐‐ 0,470 0,380 ‐‐

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4 – VALUTAZIONE DELLA CAPACITÀ PORTANTE DELLE FONDAZIONI

Il terreno ghiaioso offre buone caratteristiche geotecniche, fra le più pregevoli dei suoli di pianura della provincia di Verona. Conseguentemente, salvo particolari esigenze progettuali, le fondazioni possono essere di tipo superficiale. Le strutture da allestire sono peraltro di moderata incidenza sul terreno di fondazione e non richiederebbero nemmeno una valutazione analitica della capacità portante in quanto le ghiaie del sottosuolo sono con assoluta certezza in grado di sopportare carichi molto superiori senza mai nemmeno avvicinarsi alle condizioni di stato limite ultimo. Vi è quindi certezza che le opere potranno rispettare le condizioni di sicurezza imposte dalla vigente normativa.

Si eseguono per completezza alcune verifiche di capacità portante, a dimostrazione di quanto precedentemente affermato.

La normativa vigente (D.M. 17.1.2018) prescrive che le verifiche della sicurezza nei riguardi degli stati limite ultimi di resistenza si effettua con il “metodo dei coefficienti parziali” di sicurezza rispettando per ogni stato limite la condizione:

Ed<= Rd

Dove:

Rd è la resistenza di progetto del sistema geotecnico;

Ed è il valore di progetto degli effetti delle azioni valutato in base ai valori di progetto delle azioni come indicato nel paragrafo 2.5.3 della normativa o direttamente.

Per considerare le azioni sismiche si è fatto riferimento alla accelerazione sismica relativa allo stato limite di collasso e le riduzioni dei coefficienti di portanza di cui al metodo di Paolucci e Pecker; non si è tenuto conto della inclinazione sismica dei carichi, che si intendono verticali centrati su fondazione di area efficace.

A seguire verranno quantificate le resistenze del terreno, da confrontare con gli effetti delle azioni per valutare se la relazione precedente sia verificata, per le opere di fondazione.

Formula di Hansen (1970) E' una ulteriore estensione della formula di Meyerhof; le estensioni consistono nell'introduzione di bi che tiene conto della eventuale inclinazione sull'orizzontale del piano di posa e un fattore gi per terreno in pendenza. La formula di Hansen vale per qualsiasi rapporto D/B, quindi sia per fondazioni superficiali che profonde, 39

ma lo stesso autore introdusse dei coefficienti per meglio interpretare il comportamento reale della fondazione, senza di essi, infatti, si avrebbe un aumento troppo forte del carico limite con la profondità.

Qlim = c x Nc x sc x dc x ic x bc x gc + sq x y1 x D x Nq x dq x iq x bq x gq + 0.5 x y2 x B x Ny x sy x dy x iy x by x gy (per  > 0);

Qlim = 5.14 x Cu x (1 + sc + dc ‐ic ‐bc ‐ gc) + y1 x D (per  = 0);

Nei fattori seguenti le espressioni con apici (') valgono quando =0.

Fattore di forma: B s'  0.2 'c L Nq B sc  1 Nc L sc  1 per fondazioni nastriformi B s  1 tan q L B s  1 0.4  L Fattore di profondità: d '  0.4k 'c dc  1 0.4k dq  1 2 tan  (1 sin  )k d  1 per qualsiasi 

D D k  se  1 B B D D k  tan 1 se  1 B B Fattori di inclinazione del carico ' H ic  0.5  0.5 1  A f ca

1  iq ic  iq  N q  1 5    0.5H  iq  1   V  A c cot    f a  5    0.7H  i  1  (  0)  V  A c cot    f a  5    (0.7   / 450)H  i  1  (  0)  V  A c cot    f a 

Con Af = area effettiva della fondazione e =inclinazione della base fondazione

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Fattori di inclinazione del terreno (fondazione su pendio):

'  gc  147  gc  1  147 5 gq  g  (1  0.5 tan  )

Fattori di inclinazione del piano di fondazione (base inclinata)

 b'  c 147  b  1 c 147 bq  exp(2 tan) bq  exp(2.7 tan)

I valori di capacità portante ricavati sono riportati nelle tabelle a seguire. I risultati sono validi solo per appoggio su ghiaia.

Il sedimento ghiaioso è poco deformabile e ai valori consigliati il cedimento sarà irrilevante e dell’ordine presumibile di 1‐2 cm al massimo ai carichi consigliati, anche in presenza di carichi variabili nel tempo, come quelli di macchinari e di cumuli di rifiuti e materie prime secondarie.

Si richiama l'attenzione sul fatto che i valori di capacità portante calcolati si riferiscono a carichi verticali su fondazione di area efficace. La dimensione fondazione va quindi corretta in funzione dell'eccentricità, determinando di fatto una riduzione dell'area effettiva, detta appunto area efficace, e conseguentemente un incremento della pressione trasmessa al terreno. La presenza di momenti o inclinazioni di carico, ivi comprese quelle sismiche, determina un valore inferiore all'unità dei fattori "i" di inclinazione del carico con incidenza, talora anche molto rilevante, sulla capacità portante che può essere correttamente valutata solo conoscendo tali inclinazioni o l'entità delle forze orizzontali e verticali del fattore "q" ecc., che possono dipendere da vari fattori. Non essendoci stati comunicati i valori di inclinazione o l'entità delle forze suddette il calcolo è stato eseguito per carichi verticali in condizioni non sismiche.

Utilizzando il software QSB2 di Programgeo, sono stati eseguiti diversi calcoli di capacità portante, considerando una fondazione nastriforme, con vari dimensionamenti e profondità di posa. L’attuale normativa richiede di eseguire calcoli con l’applicazione 2 (coefficientazione 1 per i parametri geotecnici e

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2.3 per la capacità portante calcolata). I Calcoli sono stati eseguiti però anche utilizzando l’applicazione1 combinazione 2 delle NTC2008, con coefficientazione 1.25 per angolo di attrito e coesione, 1.4 per la coesione non drenata e 1.8 per il fattore di sicurezza globale che forniscono dati utili per confronti e valutazioni seppure tale approccio non sia più previsto.

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Per la fondazione a platea i carichi di calcolo sono molto elevati e certamente quelli di esercizio saranno largamente inferiori. Va comunque precisato che la adozione dei valori calcolati richiederebbe indagini più approfondite volte a quantificare il cedimento, che potrebbe risultare tutt’altro che irrilevante.

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5 – CONCLUSIONI

La indagine effettuata ha dimostrato che il sito di progetto presenta caratteristiche molto favorevoli alla installazione dell’impianto in quanto:

1‐ Si tratta di un’area assolutamente stabile dal punto di vista morfologico, dove non sussistono

condizioni preparatorie a frane, dissesti o fenomeni morfologici a rapida evoluzione;

2‐ Parimenti il sito non risulta soggetto a rischi di natura idraulica legati in particolare all’effetto delle

periodiche piene dell’Adige che, in base agli strumenti di pianificazione (P.A.I., PGRA) non possono

interessare la zona di progetto. Non si osservano nella zona corpi idrici che possano esercitare

qualche influenza sul sito di progetto;

3‐ Il sottosuolo è costituito da sedimenti ghiaiosi di ottime caratteristiche meccaniche, con frequenti

livelli cementati a formare conglomerati consistenti. Si tratta in ogni caso di terreni che possono

sostenere il moderato peso delle opere e dei materiali nel più ampio rispetto delle norme di sicurezza

fissate dalle Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC 2018) e con deformazioni trascurabili;

4‐ La falda acquifera è profonda una cinquantina di metri ed è ospitata in un acquifero ghiaioso e

sovrastata da depositi ghiaiosi permeabili. Essa è quindi vulnerabile da parte di polluenti eventuali

che dovessero provenire dalla superficie e non fossero adeguatamente trattati. Il tipo di impianto

però ha un impatto molto lieve da questo punto di vista.

5‐ La zona presenta una moderata sismicità, compatibile con la installazione ed il funzionamento

dell’impianto, che peraltro rientra nelle strutture che sono moderatamente sensibili ad un sisma e

che non comportano assembramenti significativi di persone o rischi di diffusione incontrollata di

sostanze inquinanti o pericolose per l’ambiente.

Non sono emerse particolari criticità dal punto di vista geologico ed idrogeologico e pertanto nulla osta

alla realizzazione dell’impianto presso il sito studiato.

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ALLEGATO 1: individuazione catastale dell’area

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