Leggi, Scrivi E Condividi Le Tue 10 Righe Dai Libri
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leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri http://www.10righedailibri.it I edizione Arcana: 2011 © 2011 Arcana Edizioni Srl Via Isonzo 34, Roma Tutti i diritti riservati Cover: Laura Oliva La presente opera di saggistica è rivolta all’analisi e alla promozione di autori e opere di ingegno. Si avvale dell’articolo 70, 1° e 3° comma, del Codice Civile circa le utilizzazioni libere, nonché dell’articolo 10 della Convenzione di Berna. ISBN: 978-88-6231-141-0 www.arcanaedizioni.com GIOVANNI POLLASTRI THE POLICE & STING SHAPE OF MY HEART TESTI COMMENTATI Prefazione di Diego De Silva arcana STING [Newcastle, 1951] “Non ho mai detto grazie a Sting per aver scritto tutte quelle fantasti- che canzoni”. – STEWART COPELAND “Sting ha un talento naturale nello scrivere armonia e melodia”. – ANDY SUMMERS “Quando ho visto i Police dal vivo a Los Angeles nel 1983, è stata un’e- sperienza che mi ha cambiato la vita”. – GWEN STEFANI “Non capisco proprio questa passione per la musica country da parte di Sting”. – DOMINIC MILLER “Sono rimasto colpito dalla sua sorprendente umiltà. Sting è proprio una bella persona”. – PUFF DADDY “Puoi suggerire qualsiasi cosa a Sting, ma alla fine decide lui cosa fare”. – IAN COPELAND “Chiunque si faccia chiamare Sting a sessant’anni è un idiota!”. – SIMON COWELL “Fields Of Gold sembra proprio una canzone irlandese”. – BOB GELDOF “È una persona molto più tranquilla e serena da quando ha lasciato i Police”. – TRUDIE STYLER 7 “Un altro esempio di come la cultura delle api sia stata saccheggiata per nulla più di un nome per darsi delle arie sul palco, vero, Mr. Gordon Sumner?”. – BEE MOVIE SOMMARIO. “Stewart aveva creato veramente una grandissima band, poi qualcuno gliel’ha portata via”. – STAN RIDGWAY All this time with Sting di Diego De Silva 11 Introduzione 19 OUTLANDOS D’AMOUR 23 REGGATTA DE BLANC 53 ZENYATTA MONDATTA 81 GHOST IN THE MACHINE 105 SYNCHRONICITY 133 THE DREAM OF THE BLUE TURTLES 163 ...NOTHING LIKE THE SUN 187 THE SOUL CAGES 223 TEN SUMMONER’S TALES 253 MERCURY FALLING 285 BRAND NEW DAY 317 SACRED LOVE 349 Extra 381 Epilogo 403 Ghost Track 409 Bibliografia 417 Keyword 421 Ringraziamenti 423 8 ALL THIS TIME WITH STING. di Diego De Silva ALL THIS TIME WITH STING chiare, del resto, non sembra preoccuparlo: non nasconde le ru- ghe, non si trapianta i capelli né si trucca come certi personaggi agghiaccianti di casa nostra neanche appartenenti al mondo del- lo spettacolo; non indossa abiti giovanilistici, non guarda solo avanti ma anche indietro, fino a scovare anche nei secoli scorsi della buona musica da riproporre. Stiamo parlando, alla fine, di eleganza: quell’indefinibile atti- tudine nel muoversi, vestirsi, rapportarsi al mondo, che dà pia- cere allo sguardo e lo intriga, affinando il gusto. Nel caso di Sting, questa capacità innata di conferire eleganza alle canzoni che pe- raltro scrive (“Pure!”, avrebbe detto mia nonna), è tutt’uno con la sua presenza scenica. Ascoltando un suo pezzo, è difficile non immaginarselo all’opera. Non pensare al suo volto scavato, al suo taglio moicano, agli improvvisi sbocchi di humour che ogni tanto gli scappano (in una strizzata d’occhi, una smorfia, una ri- sata che non riesce a contenere), quasi che a un tratto, nel bel mez- zo di un’esecuzione, la sua attenzione si concentrasse su un det- taglio che gli appare piacevolmente ridicolo, e condivisibile con Da qualche anno a questa parte, quando Sting prende la chitarra e il pubblico. Le sue canzoni hanno la singolare capacità di trasmet- intona un pezzo (usa spesso delle Martin di piccola misura, che tie- terti un mood, la suggestione di uno stile definito. Sting è un ne in braccio come bambini), hai l’impressione che suoni appena e sound, ma soprattutto una categoria musicale estetica, al pari di quasi sussurri, come ti volesse cantare la canzone nell’orecchio. una Les Paul del ’58 o di una Telecaster del ’63. Tiene la voce un po’ in dentro, al volume che chiunque di Fin da ragazzo – Message In A Bottle mi apparve come la Ma- noi userebbe canticchiando facendosi la barba con la radio in donna all’età di quindici anni, e da allora ancora la prego (Message sottofondo, e la porge con una nonchalance che sa tanto di di- In A Bottle, non la Madonna), – mi ha sempre colpito il partico- sinteresse verso la categoria dell’esibizione. Appoggia degli ac- lare che suonasse il basso. cordi semplici (spesso ridotti a una linea di basso, che del resto è Nel senso che mi sembrava strano, o quantomeno un po’ ano- il suo strumento principale), che gli servono a tracciare una rot- malo, che il leader di una band che stava conquistando il mondo ta melodica appena sufficiente a tenere il timone dell’intonazio- non avesse scelto uno strumento da frontman per ricordare a ne. Canta dando per scontato di saperlo fare, senza svolazzi, am- tutti chi comanda, vale a dire la chitarra elettrica, che in un grup- miccamenti o gorgheggi, convincendoti subito, anche se è la pri- po rock equivale al martello di Thor, e conferisce la massima au- ma volta che lo senti, che non ha bisogno di dimostrarti niente. torità a chi detiene l’immagine pubblica, il sex appeal nonché i di- La sua priorità è la musica: vuole che ascolti la canzone, punto. ritti d’autore delle canzoni che poi fanno vendere milioni di di- È come se, andando avanti negli anni, tendesse naturalmente schi e riempiono i palasport del globo. alla scarnificazione artistica; alla definizione di un codice sempre Il chitarrista, almeno nel rock, è e resta il componente più fi- più sintetico, che ha bisogno di poco per dare il meglio. Invec- go, l’attrazione, la Wanda Osiris del gruppo, quello a cui le ra- 12 13 SHAPE OF MY HEART ALL THIS TIME WITH STING gazzine lanciano i reggiseni, di cui si resta in attesa dell’assolo vecchie hit. Un modo, fondamentalmente disperato, per raschia- che dovrà lasciare il pubblico a bocca aperta come davanti a un’a- re il fondo del barile e vendere qualche disco (o qualche vagona- crobazia (non è mica un caso che, da che mondo è mondo, s’ini- ta di dischi, nel caso dei veramente famosi) prima che avvenga il zi a suonare la chitarra per rimorchiare). definitivo prosciugamento del pubblico pagante e portare gli ul- Sting, invece, deteneva la leadership dei Police (così come dei timi soldi a casa. gruppi che successivamente ha formato a nome proprio, tranne A me, confesso, hanno sempre fatto un po’ ridere quei dischi qualche breve parentesi, tipo BLUE TURTLES, il primo disco da spacciati per novità che contengono, tipo, uno o due brani ine- solista, in cui prestava lo strumento al prodigioso e allora giova- diti (generalmente anche abbastanza modesti) e otto vecchi co- nissimo Darryl Jones, già bassista di Miles, che peraltro in molti me il cucco, magari rimasterizzati (come se poi la rimasterizza- pezzi – Fortress Around Your Heart in particolare, – suona esatta- zione valesse il prezzo di un disco nuovo), unpluggati (ma ve la mente come lui) accompagnandosi al basso, lo strumento antie- ricordate l’era dell’unplugged? Dio, quant’è durata) o riarrangia- sibizionista per eccellenza, da sempre rivolto a un target di ascol- ti con qualche sonorità o effettuccio al passo con i tempi. tatori competenti, scelto da musicisti d’indole filosofica e talen- Provate a pensare anche soltanto all’Italia: quanti ve ne ven- to operaio, che amano lavorare alle fondamenta dei brani e poco gono in mente, di cantanti che campano pubblicando GREATEST gli frega se gli applausi se li beccano gli altri, pur sapendo benis- HITS a manetta (magari live), da una ventina d’anni a questa par- simo che senza di loro la baracca non reggerebbe un minuto. te? Quanti che non ne avrebbero neanche bisogno (avendo alle Per di più, Sting suonava poco: le sue parti erano (e sono anco- spalle carriere brillantissime e patrimoni cospicui), eppure si lan- ra) molto essenziali, piuttosto semplici da riprodurre (benché poi, ciano in quel tipo di mischia con una fretta quasi emergenziale se uno ci si mette, e soprattutto prova a cantarci sopra, porta a casa (della serie: “Ma se l’ha fatto quello là che è meno famoso di me, dei risultati vergognosi, e capisce perché quello è Sting e lui no), ben- perché io no?”); e allora li rivedi alla tv, ospitati quasi obbligato- ché proprio in questa essenzialità stesse la loro completezza. riamente nei programmi di maggiore ascolto, ridotti alla versio- Quando ascolti, mettiamo, il basso di Walking On The Moon ne pensionistica, che tentano di occultare come possono i segni o di Tea In The Sahara, capisci, con un’ineccepibilità quasi mate- evidenti di vecchiaia e ripropongono canzoni risalenti alla tua pri- matica, che non c’è un modo migliore di suonarle; che qualsiasi ma comunione, che ti fanno scappare anche la lacrimuccia al pen- esecuzione alternativa non reggerebbe il confronto. Le parti di siero di com’eri carino allora. basso di Sting è come se ti dicessero: “È tutto qui. Non c’è biso- E va bene, i Best Of esistono da che mondo è mondo. Si sono gno d’altro”. Hanno una causticità, e insieme una raffinatezza, sempre fatti, si continueranno a fare finché ci sarà un pubblico di- che non ammette obiezioni. sposto a comprarli, e perché no. Ma la prassi di pubblicarne di- Non è solo stile, questo: è un atteggiamento, un modo di pen- ciotto in sette anni è abbastanza imbarazzante, per un artista che ab- sare, d’intendere il proprio lavoro.