Santo Stefano
Rino Salvestrini Storia di Santo Stefano Rino Salvestrini Storia di Santo Stefano Santo Stefano Premessa Quando la nebbia copre la Valdelsa, dalla terrazza del Monumento ai caduti di Montaione capoluogo, spunta sempre Santo Stefano come un'isola in un vasto mare biancastro. Da Montaione ci si arriva con una strada che si snoda sul crinale delle colline, dopo aver attraversato le aspre, nude, desolate, spettacolari crete d’argilla grigiastra, localmente detta mattaione, che si trovano alla Collinella, sul Poggio Bruscolo e nel Broto a’Leoni. Se invece si arriva da Coiano, vale a dire da nord, si resta meravigliati, perché qui il paesaggio volta pagina all'improvviso, mostrando le olivete, le vigne e i boschi di querce, lecci, pini e cipressi, giù dalla piana della valle dell'Orlo, su fino a Santo Stefano e poi tanto bosco che arriva fino alle colline di Barbialla. Questa frazione, che ora si trova nel Comune di Montaione, una volta era una Comunità autonoma, con un suo territorio compreso fra i corsi alti dei torrenti Aia e Orlo, perché nella parte bassa, prima dell’arrivo dei due torrenti nell’Evola, c’era il Comune di Barbialla. Quanta storia dagli Etruschi di duemila anni fa, al Medio Evo, ad oggi, anzi al futuro che è appena cominciato con la nuova attività del turismo che integra l'indispensabile agricoltura, che rende decoro e dignità alle antiche case coloniche, in poche parole, che riporta la vita dove sembrava essere morta. A Santo Stefano possiamo trovare la pace, l’aria buona e tanto sole in uno scenario di terra da sempre lavorata, ora marrone appena arata, ora rossa per la lupinella, ora gialla per le rape, una campagna mai corrotta, che ti dà ancora i suoi prodotti più genuini.
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