A.A. R 1

Febbraio 2013

Comune di – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 1

INDICE 1. Premessa...... 3 2. Le tavole ...... 4 2.1 Copertura suolo agricolo...... 4 2.1.1 Le finalità del progetto Corine...... 4 2.1.2 Codici della carta di copertura del suolo Corine "Land-Cover" (secondo specifiche tecniche Regione - QC ver.05)...... 5 2.2 Paesaggio – invarianti paesaggistiche...... 7 2.3 La rete ecologica...... 8 2.3.1 Le connessioni fra le componenti della rete ecologica ...... 8 2.3.2 Le specie target individuate...... 9 2.3.3 Gli elementi della rete considerati ...... 9 2.3.4 La struttura “tipo” di una rete ...... 10 2.4 Calcolo della SAU – Superficie Agricola Utilizzata ...... 12 2.5 Tecniche GIS ...... 13 3. Analisi agronomiche-ambientali...... 14 4. Risultati derivanti dalla cartografia predisposta ...... 15 4.1 Uso del Suolo...... 15 4.1.1 Inquadramento litologico...... 15 4.1.2 Classificazione agronomica dei suoli ...... 19 4.2 Carta della Copertura del Suolo agricolo...... 21 4.2.1 Le formazioni forestali ...... 24 4.3 Carta della rete ecologica...... 25 4.3.1 Sito di Importanza Comunitaria...... 27 4.4 I Caratteri del Paesaggio...... 29 4.4.1 Patrimonio architettonico ...... 32 4.4.2 Patrimonio archeologico...... 36 4.4.3 L’approccio paesaggistico per la definizione degli ATO ...... 37 4.4.4 Invarianti paesaggistiche ...... 39 4.5 Sistema idraulico e irrigazione ...... 41 4.6 Quantificazione della superficie agraria utilizzabile e la Carta della SAU...... 43 4.7 Economia e società ...... 44 4.8 Produzioni agricole...... 46 4.9 Utilizzazioni del territorio e numero di aziende (censimento agricoltura 2010 – Regione Veneto). 47 4.10 Classificazioni degli allevamenti zootecnici...... 50 5. ALLEGATO 1 – METODOLOGIA DI CALCOLO DELLA S.A.U...... 52

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1. PREMESSA

La presente relazione ha lo scopo di delineare brevemente le metodologie adottate e le tecniche sviluppate per la realizzazione del materiale relativo alle analisi agronomiche ed ambientali del PAT di Cavaion Veronese. Si è data particolare rilevanza alle metodologie impiegate, in quanto si ritiene che la lettura della tavole sia sufficientemente immediata e consenta ai progettisti di avere chiara comprensione delle problematiche del territorio in esame. La seconda parte della relazione invece illustra le risultanze delle analisi condotte sottolineando tutti gli aspetti del territorio che saranno oggetto di specifiche azioni da parte del PAT.

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2. LE TAVOLE

2.1 Copertura suolo agricolo

Tale tavola costituisce lo stato di fatto. Ossia mediante GIS è stata fatta la lettura delle foto aeree riportando le tipologie di copertura del suolo secondo la metodologia Corine Land Cover. Successivamente è stato condotta una verifica sulla base dell’aggiormamento della CTR e di sopralluoghi.

2.1.1 Le finalità del progetto Corine Il programma CORINE ( Coordination of Information on the Enviroment ) è un programma varato dalla Comunità Europea nel 1985 con la finalità di verificare lo stato generale dell’ambiente all’interno della CE e orientare di conseguenza le politiche comuni, controllarne gli effetti e proporre miglioramenti. All’interno del programma si inserisce il progetto CORINE Land Cover costituisce il livello di indagine sull’occupazione del suolo finalizzato alla conoscenza e al monitoraggio delle caratteristiche del territorio con una particolare attenzione verso le necessità di tutela. Il progetto prevede la realizzazione di una cartografia della copertura del suolo alla scala di 1:10.000, con una legenda di 44 voci su 3 livelli gerarchici con riferimento ad unità spaziali omogenee o composte da zone elementari appartenenti ad una stessa classe, di superficie significativa rispetto alla scala, nettamente distinte dalle unità che le circondano e sufficientemente stabili per essere destinate al rilevamento di informazioni più dettagliate. La superficie minima cartografabile è di 25 ettari, che corrispondono sulla carta ad un quadrato di mm di lato o ad un cerchio di 2,8 mm di raggio. Nel quadro del progetto l'unità spaziale da cartografare è stata definita in modo da soddisfare tre esigenze fondamentali: a) Garantire la leggibilità della restituzione cartacea e agevolare il processo di digitalizzazione a partire dai lucidi di interpretazione; b) Permettere di rappresentare quegli elementi della realtà al suolo essenziali per coprire le esigenze tematiche del progetto; c) Raggiungere un rapporto costi/benefici, in termini di soddisfazione delle esigenze conoscitive sulla copertura del suolo, compatibile con le disponibilità finanziarie complessive. Ciò premesso, la presente indagine è stata condotta in scala 1:500 , ossia di molto superiore a quella satellitare (superficie minima cartografabile indicata in 25 ettari, e corrispondente ad un quadrato di 5 mm di lato o ad un cerchio di 2,8 mm di raggio). La carta finale risultante, costituisce la base di riferimento geografico e tematico per il calcolo della SAU e per le successive interpretazioni dell’ambiente paesaggistico..

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2.1.2 Codici della carta di copertura del suolo Corine "Land-Cover " (secondo specifiche tecniche Regione Veneto - QC ver.05)

2. Territori agricoli. 21110 Seminativi (1) 21132 Tare ed Incolti (terreno abbandonato) 21141 Colture orticole in pieno campo 21142 Colture orticole in serra o sotto plastica 21300 Risaie 22100 Vigneti 22200 Frutteti e frutti minori (2) 22300 Oliveti 22410 Arboricoltura da legno 22420 Pioppeti in coltura 23100 Prati stabili 24100 Colture temporanee associate a colture permanenti 24200 Sistemi colturali e particellari complessi 24300 Territori agrari con vegetazione naturale 24400 Territori agro-forestali

3. Territori boscati e ambienti semi-naturali. 31110 Aceri-frassineti e aceri-tiglieti 31120 Alnete e betuleti 31130 Castagneti e rovereti 31140 Faggete 31150 Formazioni antropogene di latifoglie 31160 Formazioni costiere o fluviali 31170 Formazioni euganee con elementi mediterranei 31180 Orno-ostrieti e ostrio-querceti 31190 Querco-carpineti e carpineti 31210 Abieteti 31220 Formazioni antropogene di conifere 31230 Lariceti e larici-cembreti 31240 Peccete 31250 Pinete di pino silvestre 31310 Piceo-faggeti

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32100 Pascolo naturale, esclusi malghe e annessi 32200 Lande e cespuglieti 32300 Vegetazione sclerofilla 32400 Vegetazione in evoluzione 33100 Spiagge, dune e sabbie 33200 Rocce nude, piste da sci e linee di impianti di risalita 33300 Aree con vegetazione rada 33400 Aree percorse da incendi 33500 Ghiacciai e nevi perenni

4. Zone umide. 41100 Ambienti umidi fluviali 41120 Ambienti umidi lacuali 41300 Torbiere 42100 Paludi salmastre 42200 Saline 42300 Zone intertidali

5. Corpi idrici. 51100 Corsi d'acqua, canali e idrovie 51200 Bacini d'acqua 52100 Lagune litoranee 52200 Estuari 52300 Mari e oceani

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2.2 Paesaggio – invarianti paesaggistiche

Per quanto concerne la definizione delle invarianti del paesaggio si sono considerati: - tra i molteplici fattori che informano l’assetto del territorio e che interagiscono tra loro, devono essere considerati in primo luogo quelli che strutturano il paesaggio. Tali fattori sono essenzialmente rappresentati dai caratteri morfologici, litologici e di copertura del suolo, valutati nella loro composizione e configurazione spaziale ( pattern ). - inoltre, un determinato paesaggio risulta identificabile e riconoscibile sulla base della sua fisionomia caratteristica, che è la sintesi “percettibile” dell’interazione di tutte le componenti (fisiche, biotiche, antropiche) che lo determinano. Tali componenti sono considerate, in questa ottica sistemica, come un unico oggetto di studio sintetico, che può essere realizzato considerando un numero relativamente limitato di caratteri diagnostici, che è possibile definire come “caratteri fisionomico-strutturali del paesaggio” (morfologia, litologia, copertura del suolo). - La forma che assume il territorio è frutto, in larga misura, dell’azione antropica: nel corso del tempo l’uomo ha dato nuova forma all’ambiente attraverso la modificazione della copertura vegetale, la regimazione idraulica, la modellazione della morfologia superficiale allo scopo di rendere l’ambiente stesso più adatto ad ospitare le funzioni connesse all’insediamento ed alla produzione (ex: maglia poderale orientata). - Un ulteriore strato percettivo, in genere facilmente soggetto a modificazioni, è rappresentato dalla copertura del suolo. Rispetto alla copertura del suolo possono essere individuate le due grandi categorie della copertura vegetale e dell’assenza di vegetazione. Nel primo caso si tratta più frequentemente di coltivazioni legate all’attività agricola e quindi soggette a mutamenti causati dalle rotazioni agrarie o a variazioni degli indirizzi produttivi. - Maggiore stabilità deve essere attribuita a parte della copertura vegetale: i boschi e in genere gli ambiti dove fenomeni di abbandono hanno lasciato sviluppare la vegetazione spontanea, che nel caso specifico si rinviene quasi esclusivamente lungo qualche lembo di territorio sopravvissuto ai processi di inteso sfruttamento agricolo che lascia uno spazio esiguo allo sviluppo della vegetazione spontanea. Il paesaggio agricolo di queste aree di pianura è principalmente caratterizzato dalla suddivisione delle unità colturali mediante corsi d’acqua superficiali, canali e fossi, un tempo caratterizzati dalla presenza di siepi e filari alberati utili non solo sotto il profilo ecologico, ma anche dal punto di vista estetico e che oggi sono praticamente scomparsi.

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2.3 La rete ecologica

Le reti ecologiche sono uno strumento concettuale di estrema importanza per la conservazione della natura e per un assetto sostenibile di uso del territorio. Le loro fondamenta teoriche sono ben salde nella biologia della conservazione e derivano dalla constatazione che tutte le specie, vegetali ed animali, sono distribuite disomogeneamente sul territorio e che questa disomogeneità è dovuta innanzitutto a fattori naturali intrinseci sui quali si inseriscono fattori storici e antropici. L’areale di distribuzione di ogni specie è infatti costituito da un insieme di aree dove la specie si trova a variare densità. In condizioni ottimali queste aree sono collegate tra loro da connessioni (spesso chiamate corridoi) a formare una maglia interconnessa. Nella pratica, la trasformazione di questo “inviluppo di reti” in uno strumento operativo di gestione del territorio può avvenire solo attraverso una aggregazione di aree più simili tra loro fino ad arrivare ad un grado di dettaglio gestibile con strumenti classici della organizzazione e pianificazione territoriale. La lettura delle ortofoto, la disponibilità di data base naturalistici, la carta della naturalità hanno permesso, anche attraverso una loro stratificazione (GIS), l’individuazione sul territorio delle unità ecosistemiche, del loro grado di isolamento e frammentazione, delle connessioni e discontinuità. Tale carta recepisce le definizioni e le direttive relative alla Rete ecologica e individua sul territorio le singole unità di rete ecologica individuate strutturalmente e funzionalmente in modo convenzionale nella Pan- European Strategy for Conservation of Landscape and Biodiversity e nella Pan_european ecological Network : Core areas .

2.3.1 Le connessioni fra le componenti della rete ecologica Secondo l’IUCN tra le funzioni che una rete ecologica deve assolvere vi sono “la conservazione degli ambienti naturali e la protezione delle specie di interesse conservazionistico, anche attraverso il mantenimento dei processi di dispersione e lo scambio genetico fra le popolazioni”. L’approccio metodologico risulta pertanto fondamentale: le relazioni spaziali fra gli elementi del paesaggio influenzano i flussi di energia e materia, nonché la dispersione. Tuttavia la mera individuazione cartografica di una continuità ambientale può non essere funzionale agli obiettivi di conservazione. Alcune specie possono mostrare, infatti, difficoltà a disperdersi lungo fasce di apparente continuità, effettiva ad una preliminare analisi territoriale, ma solo presunta a livello funzionale (ad es., per problemi legati all’effetto margine: v. le interior species). L’individuazione delle aree idonee per la strutturazione della rete ecologica al fine di garantire la connettività tra le specie è determinata non solo da una componente strutturale, ma deve essere funzionale ai dinamismi dei target di conservazione individuati al fine di garantire la salvaguardia dei valori di diversità di un’area. La connettività è allora determinata non solo da una componente strutturale, legata al contesto territoriale, ma anche da una funzionale eco–etologica, specie–specifica legata alle differenti caratteristiche ecologiche delle specie target di volta in volta individuate.

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È evidente che la rete ecologica rappresenta un sistema “aperto” di relazioni tra i vari elementi biologici e paesaggistici che la costituiscono e, come tale, non può essere circoscritta all’interno dei confini amministrativi del comune. Al fine di giungere alla progettazione di linee di azione rivolte alla salvaguardia della biodiversità ed alla gestione sostenibile degli ecosistemi è opportuno che i soggetti amministrativi e sociali coinvolti operino in sinergia e con una strategia comune. In questa ottica, oltre ad una indispensabile sinergia e adeguamento tra i diversi strumenti di pianificazione e gestione del territorio, è necessario che l’obiettivo cardine della rete ecologica coinvolga anche altri piani settoriali come il piano rifiuti, il piano delle attività estrattive ect., incentivando azioni mirate alla costruzione della rete ecologica e disincentivando azioni di destrutturazione della stessa.

2.3.2 Le specie target individuate La scelta delle specie è stata condotta considerando i seguenti aspetti: - poiché risulta impossibile conoscere l’autoecologia (quel ramo dell’ecologia che studia i rapporti ecologici intrattenuti da una specie vivente con il suo ambiente) di ciascuna specie, soprattutto per ciò che concerne la risposta alla frammentazione, è opportuno scegliere quelle specie che possano servire da modello per un largo seguito di specie affini ecologicamente, in grado di dirigere le scelte tecnico-progettuali. - le specie target individuate devono essere differenti in relazione alle diverse categorie ambientali presenti nel contesto studiato, ciascuna rappresentativa di un gruppo affine ecologicamente, prescindendo da scelte emotive e soggettive. - le specie target con particolare valore conservazionistico (dalle Liste rosse nazionali e locali) sono state individuate sulla base delle diverse categorie di minaccia e per singole tipologie CORINE. Poiché inoltre attualmente sono disponibili più “facilmente” dati faunistici ed ecologici su vertebrati o specie vegetali arboree–arbustive, rispetto ad invertebrati e specie vegetali erbacee, si è ritenuto opportuno, per semplicità e uniformità di approccio, utilizzare questi gruppi di organismi tra i quali selezionare le specie target. Ad esempio, l’uso dei dati distributivi ed ecologici della vertebratofauna, in parte disponibili e informatizzati su scala nazionale, è stato finalizzato ad analisi complessive in grado di fornire indicazioni per la pianificazione (individuazione di pattern di ricchezza specifica e di aree critiche, valutazione del grado di efficacia delle aree protette rispetto agli obiettivi di conservazione e Gap analysis ).

2.3.3 Gli elementi della rete considerati Le unità di rete ecologica individuate strutturalmente e funzionalmente così come convenzionalmente adottate nella Pan–European Strategy for Conservation of Landscape and Biodiversity e nella Pan–European Ecological Network sono: a) Core areas ( Aree centrali; dette anche nuclei, gangli o nodi ): Aree naturali di grande dimensione, di alto valore funzionale e qualitativo ai fini del mantenimento della vitalità delle popolazioni target: aree naturali protette di interesse nazionale o regionale e i siti della Rete Natura 2000. Comune di Cavaion Veronese – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 9

b) Buffer zones (Aree di connessione naturalistica ): Settori territoriali limitrofi alle core areas . Hanno funzione protettiva nei confronti di queste ultime riguardo agli effetti deleteri della matrice antropica (effetto margine). c) Wildlife ( ecological ) corridors ( Corridoi ecologici ): Collegamenti lineari e diffusi fra core areas e fra esse e gli altri componenti della rete. d) Stepping stones (“ Pietre da guado ”): non sempre i corridoi ecologici hanno una continuità completa; spesso il collegamento può avvenire anche attraverso aree naturali minori poste lungo linee ideali di passaggio, che funzionino come punto di appoggio e rifugio per gli organismi mobili. e) Restoration areas ( Aree di restauro ambientale ): non necessariamente gli elementi precedenti del sistema di rete sono esistenti al momento del progetto. Pertanto, le aree di restauro ambientale vengono create appositamente al momento del progetto per garantire il buon funzionamento del sistema di rete.

2.3.4 La struttura “tipo” di una rete La rete ecologica in genere si presenta strutturata in nodi, corridoi, aree di connessione naturalistica e ambiti di restauro ambientale. Gli elementi fondanti la struttura di una rete ecologica sono i nodi o aree nucleo ( core areas ) e i corridoi ecologici principali. Gli altri elementi sono posti a supporto di questi due, con la funzione di potenziarne le capacità di salvaguardia e di incremento della biodiversità complessiva del sistema in cui si inseriscono. Di seguito infatti viene brevemente illustrato per singolo elemento della rete ecologica la sua funzione nell’ambito della rete medesima.

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2.3.4.1 NODI O GANGLI I nodi, che sono rappresentati spesso da aree boscate (non solo aree protette come i Siti Natura 2000 ma anche altri ambienti naturali e seminaturali) costituiscono l’ossatura della rete ecologica. Si tratta di aree con caratteristiche di “centralità”, tendenzialmente di dimensioni tali da sostenere popolamenti (animali e vegetali) a discreta biodiversità e numericamente rilevanti, costituendo al contempo un’importante sorgente di diffusione per individui mobili in grado di colonizzare (o ricolonizzare) nuovi habitat esterni sia della matrice agraria che urbane circostante. Le aree protette costituiscono per vocazione delle “ Core Areas ”.

2.3.4.2 AREE DI CONNESSIONE NATURALISTICA Le Aree di connessione naturalistica individuate hanno la funzione di evitare situazioni critiche che possono crearsi fra i nodi, i corridoi ecologici in caso di contatto diretto con fattori significativi di pressione antropica quali i centri abitati. Nello specifico costituiscono delle fasce esterne di protezione ove siano attenuate ad un livello sufficiente le cause di impatto potenzialmente critiche.

2.3.4.3 CORRIDOI ECOLOGICI I corridoi ecologici si suddividono in corridoi principali e secondari. La loro funzione di corridoi preferenziali è esaltata dal fatto di favorire le dinamiche di dispersione delle popolazioni biologiche fra aree naturali (nodi), zone cuscinetto e zone di restauro ambientale assicurando uno scambio tra popolazioni e impedendo così le conseguenze negative dell’isolamento. L’individuazione dei corridoi ecologici richiede un’attenta analisi ed uno studio dettagliato tenendo conto che non sempre la continuità corrisponde necessariamente ad una efficacia funzionale.

2.3.4.4 RESTORATION AREAS (A REE DI RESTAURO AMBIENTALE ) Le Restoration areas (Aree di restauro ambientale) si suddividono Ambiti di tutela degli elementi di naturalità nella matrice agraria che sono localizzati nelle aree a destinazione agricola. Nelle aree agricole svolgono una azione importante per il consolidamento della Rete ecologica la valorizzazione mediante conservazione e/o ripristino degli elementi di naturalità quali canali, macchie boscate, filari alberati, incolti di piccole dimensioni… che nell’ insieme contribuiscono a conservare un discreto livello di biodiversità. Esse rappresentano un utile strumento qualora i processi di trasformazione e frammentazione del territorio abbiano raggiunto livelli elevati.

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2.4 Calcolo della SAU – Superficie Agricola Utilizzata

La L.R. 23 aprile 2004, n. 11 (Norme per il governo del territorio) prevede che gli obiettivi e le condizioni di sostenibilità degli interventi e delle trasformazioni ammissibili siano definiti, in ambito comunale, mediante la redazione del Piano di Assetto del Territorio (PAT). Il Piano di Assetto del Territorio (Art. 13, comma 1, lettera f) ha il compito, tra l’altro, di determinare “… il limite quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa da quella agricola, avendo riguardo al rapporto tra la superficie agricola utilizzata (SAU) e la superficie territoriale comunale (STC)…”. Risultano già noti sia il parametro dell’indice di trasformabilità caratteristico di ciascun contesto geografico, sia la percentuale di SAU trasformata a livello regionale nell’ultimo decennio; restano invece da determinare la specifica area geografica di appartenenza, la superficie territoriale e la superficie agricola utilizzata. Per quanto concerne la superficie agricola utilizzata, si è invece proceduto alla determinazione di questa attraverso la lettura dettagliata di una serie recente (anno 2006) di fotografie aeree messe a disposizione dall’Amministrazione comunale. Il trattamento delle immagini è stato effettuato utilizzando il supporto informatico, con l’ausilio di uno specifico software GIS ( Geographic Information System ). Il programma (si tratta del software “GCarto” – prodotto dalla GeoSoft di Pordenone) ha consentito di individuare e disegnare le singole aree distinte in funzione della destinazione d’uso, e di associare a ciascuna di queste una base dati contenente le informazioni relative all’identificativo ed all’estensione territoriale. Il risultato di tali elaborazioni ha portato alla produzione di una cartografia tematica del territorio comunale, redatta sulla base della Carta Tecnica Regionale (CTR) in formato vettoriale, alla scala 1:10.000 (Allegato). Sotto il profilo operativo, nell’impostazione del lavoro sono state adottate le definizioni di superfici agricole proposte dall’ISTAT: − Superficie Totale: area complessiva dei terreni dell'azienda formata dalla superficie agricola utilizzata, da quella coperta da arboricoltura da legno, da boschi, dalla superficie agraria non utilizzata, nonché dall'area occupata da parchi e giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, cortili situati entro il perimetro dei terreni che costituiscono l'azienda. − Superficie agricola utilizzata (SAU): insieme dei terreni investiti a seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da frutto. Essa costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole. E' esclusa la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei ed appositi edifici. − Superficie agraria non utilizzata: nel calcolo della SAU non vengono computate le superfici trasformate, dal 1990 ad oggi, per la realizzazione di opere pubbliche di interesse regionale e statale; le superfici destinate alla realizzazione di opere pubbliche statali o di competenza regionale; le superfici destinate alla realizzazione di opere di interesse collettivo (ricreative, sportive, protezione civile, boschi di pianura, ecc.). Sono assimilate alla SAU, anche se tecnicamente non ne fanno parte:

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− i pioppeti; − altre colture legnose specializzate; − i terreni abbandonati; − i terreni destinati ad attività diverse (miglioramenti fondiari, cave, ecc.) per i quali è prevista la restituzione all’attività agricola; − i bacini idrici destinati ad acquicoltura, laminazione delle piene, tesaurizzazione della risorsa idrica. Le analisi effettuate hanno consentito di calcolare l’estensione della superficie agricola utilizzata per ogni singolo comune, secondo lo schema seguente che prevede l’individuazione della superficie trasformabile in m 2 la quale si andrà a sommare a quanto già previsto dall’attuale PRG e non ancora attuato 1.

La Regione ha apportato modifiche per il calcolo della Superficie Trasformabile con Parere alla Giunta Regionale n. 533 “Atti di indirizzo ai sensi dell’art. 50 della legge regionale 23 aprile 2004 n.11: “Norme per il governo del territorio” (Dgr n. 3178 dell’8 ottobre 2004). Sostituzione della lettera c) – Sau – metodologia per il calcolo, nel Piano di Assetto del territorio (PAT) del limite quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazioni diverse da quella agricola definendo, con riferimento ai singoli contesti territoriali, la media regionale del rapporto tra la superficie utilizzata (SAU) e la superficie territoriale comunale (STC).

2.5 Tecniche GIS

A completamento del presente programma, si precisa inoltre che le elaborazioni cartografiche sono state sviluppate utilizzando: a) software GIS GCarto ( Geosoft ) e Geomedia ( Intergraph ) e fornite nel formato SHP, al professionista incaricato dell’informatizzazione del piano; b) Ortofoto 2006; c) Copia completa dello strumento urbanistico in vigore. d) Fabbricati e strade aggiornati all’anno dicembre 2010

1 Per tale aspetto è opportuno far riferimento in modo specifico alle indicazioni del progettista che nella definizione del progetto del PAT considererà sia la superficie trasformabile “nuova”, ossia quella calcolata nell’ambito del PAT, sia quella residua del piano vigente . Comune di Cavaion Veronese – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 13

3. ANALISI AGRONOMICHE-AMBIENTALI

Nell’ambito del territorio del comuni oggetto del PAT, le analisi svolte assumono un ruolo importante perché rappresentano il territorio sia sotto l’aspetto prettamente agricolo, ma anche e soprattutto sotto il profilo ambientale. La conoscenza di questi elementi è di fondamentale importanza nell’ottica della “tutela” del territorio che è alla base dello sviluppo urbanistico così come previsto dalla L.R. 11/04 (vedi gli atti di indirizzo della legge stessa). L’ambito territoriale comunale è stato esaminato in modo approfondito e per esso è stata predisposta la seguente cartografia: − la carta della copertura del suolo agricolo (scala 1:10.000); − la carta della rete ecologica (scala 1:10.000); − la carta del paesaggio ( scala 1:10.000). La carta della Copertura del suolo agricolo è stata predisposta mediante la lettura delle foto aeree (anno 2006) riportando la metodologia Corine Land Cover. La carta delle invarianti paesaggistiche e agricolo produttive definisce delle unità di paesaggio in relazione ai fattori che uniformano l’assetto del territorio e che interagiscono fra di loro e che sono essenzialmente rappresentate dai caratteri morfologici, litologici e di copertura del suolo. La carta della rete ecologica è stata predisposta mediante la lettura foto aree (anno 2006) congiuntamente ad alcuni sopralluoghi e utilizzando la disponibilità di data base naturalistici e di diverse fonti bibliografiche. Ciò ha permesso anche l’individuazione delle unità ecosistematiche, del loro grado di isolamento e frammentazione, delle connessioni e discontinuità. Tale rappresentazione cartografica recepisce le definizioni e le direttive relative alla Rete ecologica e individua sul territorio le singole unità di rete ecologica individuate strutturalmente e funzionalmente in modo convenzionale nella PAN-EUROPEAN STRATEGY FOR CONSERVATION OF LANDSCAPE AND BIODIVERSITY e nella PAN EUROPEAN ECOLOGICAL NETWORK: CORE AREAS .

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4. RISULTATI DERIVANTI DALLA CARTOGRAFIA PREDISPOSTA

4.1 Uso del Suolo

4.1.1 Inquadramento litologico Il territorio di Cavaion Veronese è ascrivibile al sistema dei rilievi collinari e anfiteatri morenici. È altresì presente una porzione della f ascia collinare sub-alpina dei depositi terrigeni neogenici. Gli elementi morfologici principali all'origine delle particolarità che si riscontrano in quest'ambito, sono rappresentati dal complesso montuoso della catena del Monte Baldo, massiccio isolato situato tra il lago di Garda e la valle dell’Adige, dallo stesso Lago di Garda e dalle colline moreniche a cui si raccorda l’alta pianura veronese. Le passate fasi glaciali e periglaciali hanno lasciato numerose testimonianze dei loro effetti, come i depositi morenici e fluvioglaciali. Il paesaggio morenico del Garda è caratterizzato da un dolce susseguirsi di colline arrotondate e da valli che nell'insieme danno luogo ad una struttura morfologica ad anfiteatro, compresa tra Torri del Benaco e Valeggio sul . I paleoalvei degli antichi scaricatori fluvioglaciali disposti tra i cordoni morenici testimoniano le fasi di deglaciazione dove si aveva la deposizione dei sedimenti fluvioglaciali, la cui struttura presenta una certa stratificazione e una più o meno pronunciata selezione dei materiali secondo la granulometria.

Carta geomorfologica PTRC 2005

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I suoli del Comune di Cavaion Veronese presentano una notevole diversificazione in ragione dell’articolata morfologia che caratterizza il territorio comunale, perlopiù caratterizzato da suoli su conoidi fluvioglaciali dell’Adige formati da ghiaie e sabbie molto calcaree intercalati da suoli su cordoni morenici con materiale calcareo. La parte dell’alta pianura costituita da conoidi fluvioglaciali che ricade all’interno del comune è caratterizzata dunque da ghiaie e sabbie molto calcaree (AA1.1). Si tratta di suoli coltivabili con capacità d’uso medio-alte (classe IIsc e IIIs), dove prevalgono i seminativi ed i vigneti ed è presente anche un certo grado di urbanizzazione (circa 20%). Sono suoli con limitazioni moderate che riducono parzialmente la produttività o richiedono alcune pratiche conservative; la sottoclasse “s” è una tipologia pedologica che presenta limitazioni nella zona di approfondimento degli apparati radicali, come la scarsa profondità utile, la pietrosità eccessiva o la bassa fertilità difficile da correggere. I suoli della sottoclasse “c” presentano invece delle limitazioni dovute al clima. L’altra parte del territorio è occupata da cordoni morenici con superfici da ondulate a molto pendenti, intensamente terrazzate, su suoli di tipo calcareo (GG1.1). La loro capacità d’uso è media (classe III e IV); vi si coltivano seminativi, vigneti e in misura minore prati stabili. La sottoclasse “e” è concepita per suoli sui quali la suscettibilità all’erosione e i danni pregressi da erosione sono i principali fattori limitanti. La sottoclasse “w” riguarda i suoli in cui il drenaggio del suolo è scarso e l’elevata saturazione idrica o la falda superficiale sono i principali fattori limitanti. Una porzione di territorio più a nord, in corrispondenza della Fascia collinare subalpina dei depositi terrigeni-neogenici, presenta tipici suoli su versanti e dossi modellati dall’azione glaciale a substrato calcarenitico con copertura glaciali di varie entità; il materiale parentale è di tipo calcareo-arenaceo (GA2.6). Si tratta di suoli da media a scarsa capacità d’uso (classe III, VI) e dove

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troviamo quasi esclusivamente formazioni forestali ad ostrio-querceto e pochi seminativi. Una piccolissima porzione occidentale di territorio, che presentano caratteristiche distintive: si tratta di cerchie moreniche più interne caratterizzate da depositi glaciali fini sovra consolidati sui rilievi e prevalentemente colluviali nelle depressioni e ampie conche con colmature colluviali o torrentizie (GG1.2). La capacità d’uso è scarsa (classe VI ). Si coltivano seminativi e vigneti.

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La cartografia seguente mostra la permeabilità dei suoli in maniera sintetica. E’ evidente che la permeabilità risulta da media ad alta per la parte dei terreni sciolti del territorio comunale, costituiti per lo più da ghiaie. Le area con suoli impermeabili sono interessati da da cordoni morenici con materiale fine. Comune di Cavaion Veronese – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 18

4.1.2 Classificazione agronomica dei suoli Il terreno agrario rappresenta un bene limitato e non riproducibile. Gli insediamenti urbani, che risultano quasi sempre un'utilizzazione del suolo irreversibile, costituiscono gli eventi che in massima misura sottraggono tale risorsa all'attività produttiva agricola e quindi interagiscono nella funzionalità del settore. Ne deriva la necessità di tutelare i suoli agricoli che presentano minori limitazioni allo svolgimento dell’attività primaria, affinché eventuali variazioni d'uso interessino aree la cui produttività potenziale dal punto di vista agricolo risulti la minore possibile. La metodologia di classificazione adottata si rifà alla "Land Capability Classification ", che più di altri criteri di studio si adatta ad esprimere una valutazione di carattere agronomico dei terreni al fine di sottoporli a diversi livelli di tutela. La lettura dei rilievi aerofotogrammetrici e l'esecuzione di alcuni rilievi di campagna hanno consentito di abbozzare a grandi linee un quadro della situazione ambientale del comune, relativo all'idrografia ed ai tipi di terreno. Su questa base si è proceduto allo studio particolareggiato degli elementi caratterizzanti il substrato pedologico dell'area studiata. Sono state anche utilizzate a tale scopo le risultanze dello studio geologico dell'area, elaborato anch’esso nell’ambito della redazione del PAT comunale. La valutazione ha interessato principalmente l'orizzonte A, che riveste maggior interesse ai fini di una valutazione agronomica del substrato. I parametri principali che hanno contribuito alla formazione del giudizio sono costituiti dalla reazione, dal contenuto in scheletro, dalla tessitura e dall'assetto morfologico del terreno. E' stata invece considerata secondaria la valutazione del contenuto in macro e microelementi, in quanto la fertilità chimica di un substrato è facilmente modificabile e legata in larga misura alle pratiche agronomiche adottate dai singoli agricoltori. I risultati dello studio volto alla classificazione agronomica dei terreni, evidenziano le diverse classi di potenzialità agronomiche del substrato. Le classi prese in considerazione sono di seguito elencate e descritte: - II Classe : suoli che presentano alcune limitazioni e richiedono accorgimenti nella scelta delle colture praticabili. Le limitazioni sono poche e d'entità non rilevante, comunque tali da non condizionare in modo eccessivo le normali pratiche colturali. Vi possono essere praticate un minor numero di colture agrarie anche in avvicendamento, necessitando per alcune il ricorso a particolari accorgimenti, specialmente con riferimento alle lavorazioni, al drenaggio, al ricorso alle irrigazioni. In linea generale sono quindi suoli con produttività nel complesso buona, anche se minore è l'ampiezza della scelta delle colture possibili e più accurate devono essere le pratiche colturali rispetto ai terreni della prima classe;

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- III Classe : suoli che presentano intense limitazioni che riducono la scelta delle coltivazioni e/o richiedono l'adozione di particolari pratiche agronomiche. In generale possono essere presenti limitazioni anche rilevanti per quanto riguarda la profondità, la tessitura, la pendenza, le caratteristiche chimiche ed idrologiche o la possibilità di erosione. In essi sono difficilmente praticabili alcune colture, e risultano ristretti i tempi per la realizzazione delle normali pratiche agronomiche (lavorazione del terreno, semina, raccolta ecc.); - IV Classe : suoli con limitazioni molto forti che restringono la scelta delle piante coltivabili a poche specie agrarie. Lo svolgimento delle pratiche agronomiche richiede l'adozione di particolari tecniche per superare i condizionamenti sfavorevoli derivanti dai caratteri idraulici, pedologici, della pendenza, dalla scarsa disponibilità idrica, ecc. - VI Classe suoli che hanno severe limitazioni che li rendono generalmente inutilizzabili per la coltivazione e limitano il loro uso principalmente al pascolo o prateria, boschi o riparo e nutrimento per la fauna selvatica. Le condizioni fisiche dei suoli in VI Classe sono tali per cui è consigliabile effettuare miglioramenti dei pascoli e delle praterie, se necessari, quali semine, calcitazioni, fertilizzazioni e regimazioni delle acque tramite fossi perimetrali, fossi drenanti, fossi trasversali o diffusori d’acqua ( water spreader ). I suoli in VI Classe hanno limitazioni durevoli che non possono essere corrette, quali pendenze ripide, severi rischi di erosione, effetti della passata erosione, pietrosità, strato radicabile sottile, eccessiva umidità o inondabilità, bassa capacità di trattenimento dell’umidità, salinità o sodicità o clima rigido. A causa di una o più di queste limitazioni questi suoli generalmente non sono usati per piante coltivate. Essi però possono essere usati per pascolo, prateria, bosco, riparo per gli animali o per qualche combinazione di questi. Alcuni suoli della VI Classe possono essere utilizzati senza rischi per le colture comuni purché venga adottata una gestione intensiva. Alcuni suoli appartenenti a questa classe sono inoltre adatti a colture particolari come frutteti inerbiti, blueberries o simili, che necessitino di condizioni diverse da quelle richieste dalle colture tradizionali. In base ai caratteri del suolo ed al clima locale, i suoli possono essere molto o poco adatti all’utilizzo a bosco. - VII Classe: i suoli hanno limitazioni molto severe che li rendono inutilizzabili per la coltivazione e restringono il loro uso principalmente al pascolo, al bosco o alla vegetazione spontanea. Le condizioni fisiche nei suoli di VII Classe sono tali per cui è sconsigliabile attuare miglioramenti dei pascoli o delle praterie quali semine, calcitazioni, fertilizzazioni, regimazione delle acque con fossi perimetrali, canali di scolo, fossi trasversali o diffusori d’acqua. Le restrizioni del suolo sono più severe di quelle della V Classe a causa di una o più limitazioni durevoli che non possono essere corrette, quali pendenze molto ripide, erosione, suoli sottili, pietre, suoli umidi, sali o sodio, clima sfavorevole o altre limitazioni che li rendono inutilizzabili per le colture più comuni. Essi possono essere utilizzati senza problemi per pascoli, boschi o riparo e nutrimento per la fauna selvatica o per alcune combinazioni di questi con una adeguata gestione. In base alle caratteristiche dei suoli ed al clima locale i suoli di questa classe possono essere molto o poco adatti all’utilizzo a bosco. Essi non sono adatti a nessuna delle colture comunemente coltivate; in casi particolari, alcuni suoli di questa classe possono essere utilizzati per colture particolari con pratiche di gestione particolari. Alcune zone di VII Classe possono necessitare di semine o piantagioni per proteggere il suolo e prevenire danni ad aree adiacenti. Si deve sottolineare che i limiti tracciati tra le diverse classi non devono essere considerati come una discontinuità netta presente nel substrato, ma rappresentano un confine indicativo, nell'intorno del quale è stata riscontrata una progressiva variazione dei parametri presi in esame.

Ciò premesso, si può osservare come il territorio comunale sia caratterizzato essenzialmente da due ambiti distinti: la parte della pianura fluvioglaciale contraddistinta da ghiaie e sabbie e una buona capacità d’uso del suolo; la parte collinare, contraddistinta da depositi morenici, con ridotta o nulla capacità d’uso.

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4.2 Carta della Copertura del Suolo agricolo

La copertura del suolo del territorio di Cavaion Veronese, ottenuta dalle elaborazioni effettuate con foto aeree del 2006, aggiornate con sopralluoghi, ha evidenziato prima di tutto, la predominanza delle colture agricole e precisamente: - la predominanza delle aree prevalentemente occupate da vigneti e secondariamente dagli oliveti: i primi occupano in totale circa il 72% della S.A.U e gli oliveti circa il 14%. - presenza di seminativi per circa l’8% della S.A.U. e di prati stabili per il 3% circa; quest’ultimi sono soprattutto localizzati in corrispondenza dei rilievi collinari; - esigua superficie occupata da vegetazione arbustiva e cespuglietti.

Copertura Suolo Agricolo - descrizione m2 %

seminativi in aree irrigue 652035 8.23

vigneti 5712856 72.13

oliveti 1088181 13.74

arboricoltura da legno 10781 0.14

corsi d'acqua 103743 1.31

bacini d'acqua 17613 0.22

vegetazione arbustiva, cespuglieti 95853 1.21

prati stabili 239632 3.03

tot 7920694 100.00

Si ricorda che la parte di superficie comunale rimanente, escludendo l’urbanizzazione, è occupata da formazioni boschive, in maggior parte rappresentate da ostrio-querceto. Le aree urbanizzate ricoprono un’estesa superficie totale comunale comprendendo le aree residenziali e produttivo-commerciali, localizzate soprattutto nella parte nord del comune. La rete stradale è piuttosto estesa e comprende assi stradali di importanza strategica soprattutto in riferimento all’Autostrada A22 e alla SR 450.

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Copertura del suolo vigneti 72.13%

oliveti 13.74%

seminativi in aree irrigue arboricoltura da legno 8.23% 0.14%

corsi d'acqua prati stabili 1.31% 3.03% vegetazione arbustiva, cespuglieti bacini d'acqua 1.21% 0.22% seminativi in aree irrigue vigneti oliveti arboricoltura da legno corsi d'acqua bacini d'acqua vegetazione arbustiva, cespuglieti prati stabili

Copertura del suolo

6000000

5000000

4000000 seminativi in aree irrigue vigneti 3000000 oliveti arboricoltura da legno 2000000 corsi d'acqua bacini d'acqua 1000000 vegetazione arbustiva, cespuglieti prati stabili 0

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4.2.1 Le formazioni forestali

Le superfici forestali occupano circa 155 ha di territorio comunale, interessando in particolare le zone di versante (pendici del Monte Moscal e valle del Tasso). Si tratta per la maggior parte di ostrio querceti a scotano, che presenta le seguenti caratteristiche principali: COMPOSIZIONE ARBOREA ATTUALE specie principali: Quercus pubescens 3 (in purezza var.), Ostrya carpinifolia 2, Quercus cerris 3 (var.) specie secondarie: Fraxinus ornus, Carpinus betulus, Fagus sylvatica, Pinus nigra, Pistacia terebinthus (var.) specie accessorie: Acer campestre, Prunus mahaleb, Cercis siliquastrum, Laburnum alpinum, Laurus nobilis, Prunus avium, Pyrus communis, Robinia pseudacacia, Sorbus aucuparia, Sorbus torminalis, Celtis australis, Prunus domestica, Sorbus aria, Ulmus minor

COMPOSIZIONE DELLE SPECIE ARBOREE ECOLOGICAMENTE COERENTI Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus

ALTERAZIONI ANTROPICHE: talvolta sostituita con piantagioni soprattutto di Pinus nigra

POSSIBILI INFLUENZE DEGLI INTERVENTI COLTURALI SUL DINAMISMO NATURALE: la ceduazione favorisce il carpino nero e l’orniello

Il territorio conta esigue fasce arboree lungo i corsi d’acqua principali (Fiume Adige) occupati da saliceti (Salix sp.) e altre formazioni ripariali e formazioni di origine artificiale soprattutto di robinia (Robinia paseudoacacia ). Di seguito si riporta una mappa di sintesi con la loro localizzazione.

Categorie forestali

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4.3 Carta della rete ecologica

La rete ecologica del comune di Cavaion Veronese trova un forte elemento strutturale nella presenza di un sito della rete Natura 2000: IT3210043 – Fiume Adige tra Belluno Veronese e ovest . Importante elemento di connessione lineare è il Canale Medio Adige, che costituisce un corridoio ecologico secondario, via preferenziale per lo spostamento della fauna selvatica in particolare. La rete è incentrata sulla presenza di aree boscate e aree agricole attorno ad esse localizzate nell’ambito collinare che si estende all’estremità nord/ovest, caratterizzato dei crinali del Monte Ceriel, del Monte S. Michele e di Valquarole e sulle aree boscate della valle del Tasso. Tali ambiti di elevata valenza naturalistico ambientale fungono da aree di connesione naturalistiche e assumono importanza primaria nella valorizzazione della biodiversità. Importante è anche la presenza di alcune zone identificabili come isole ad elevata naturalità, Stepping Stone , che hanno la funzione di completare gli elementi di discontinuità della rete ecologica attraverso aree naturali minori poste in maniera strategica; queste sono in grado di offrire rifugio e nutrimento per gli organismi mobili.

Legenda

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AREE DI CONNESSIONE NATURALISTICA

CORRIDOIO ECOLOGICO Canale medio Adige

AREA NUCLEO ISOLE AD ELEVATA Sito Natura 2000 IT32100043 NATURALITÀ ( Stepping stone)

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La rete ecologica così strutturata per Cavaion Veronese sviluppa ed approfondisce quanto indicato dalla Regione Veneto con la Tavola 9 del PTRC (vedi estratto cartografico seguente). La rete ecologica disegnata dalla Regione Veneto pone come area nucleo il sito Natura 2000 IT3210043, cioè l’ambito fluviale dell’Adige, nella parte orientale del territorio comunale. Sono altresì individuabili alcuni corridoi ecologici : si tratta degli ambiti fluviali del Tasso e degli ambienti delle colline moreniche ricoperte da vegetazione forestali. La loro funzione di corridoi preferenziali è esaltata dal fatto di favorire le dinamiche di dispersione delle popolazioni biologiche fra aree naturali (nodi), aree di connessione naturalistica e zone di restauro ambientale assicurando uno scambio tra popolazioni e impedendo così le conseguenze negative dell’isolamento. L’individuazione dei corridoi ecologici richiede un’attenta analisi ed uno studio dettagliato tenendo conto che non sempre la continuità corrisponde necessariamente ad una efficacia funzionale.

Tav. 9 PTRC – Rete ecologica del Veneto

4.3.1 Sito di Importanza Comunitaria Il territorio del Comune di Cavaion Veronese è direttamente interessato dal sistema NATURA 2000: si tratta del sito IT3210043 - Fiume Adige tra Belluno veronese e Verona ovest -che lambisce il confine orientale del comune ed interessa l’ambito fluviale dell’Adige.

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La zona identificata con il codice IT3210043 si estende nella regione alpina ed è identificata tra i Siti di importanza Comunitaria (SIC). Per una descrizione delle caratteristiche generali del sito in esame si rimanda a quanto riportato nella Formulario Standard Natura 2000 dove delle schede descrittive contengono le principali informazioni relative ai Siti della Rete Natura 2000.

Estratto dalla carta regionale

Fonte: Regione Veneto 2006

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Rete Natura 2000 - Dettagli

Rete Natura 2000 - Fonte: QC Veneto

4.4 I Caratteri del Paesaggio

Il territorio di Cavaion Veronese appartiene al sistema prealpino veneto del Baldo-Garda. Gli elementi caratterizzanti tale ambito sono rappresentati dal complesso montuoso della catena del Monte Baldo, dal Lago di Garda e dalle colline moreniche a cui si raccorda l’Alta Pianura veronese. Il PTRC (Allegato B5) inserisce il territorio di Cavaion all’interno dell’Ambito paesaggistico regionale chiamato Riviera Gardasana (Ambito n. 25). Qui sono presenti superfici modali e terrazzi della piana proglaciale, prospiciente l’apparato gardesano e delle piane intermoreniche, con tracce di canali intrecciati, sub pianeggianti. Alternati a questi si trovano cordoni morenici da moderatamente a ben rilevati, costituiti da depositi glaciali, di contatto e fluvioglaciali. Tali materiali sono disposti in cordoni e dossi allungati tra i quali si individuano i paleoalvei entro i quali scorrevano gli antichi scaricatori fluvioglaciali. Dal punto di vista geolitologico nel territorio comunale di Cavion veronese affiorano Depositi inframorenici, Materiali detritici e Depositi sciolti di origine alluvionale in corrispondenza dell’Adige. La parte meridionale della Riviera Gardesana è occupata soprattutto da arbusteti, querco-carpineti collinari, saliceti ed altre formazioni riparie. Si rileva la presenza di formazioni di ostrio-querceto a scotano, soprattutto sulla vallata del Tasso. Alle formazioni vegetazionali si alternano vigneti, prati, zone coltivate a seminativo,

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oliveti, frutteti. In particolare, nella parte meridionale della riveiera, dove è presente un entroterra ampio di dolci pendenze collinari, la coltivazione prevalente è il vigneto. Il vino qui prodotto con marchio di origine controllata, è conosciuto a livello mondiale. Il territorio comunale presenta alcuni ambiti con peculiarità morfologico-ambientali e naturalistiche, che meritano una qualche forma di salvaguardia e valorizzazione. Si fa riferimento prevalentemente ai rilievi collinari che marcano il territorio a nord-ovest, in corrispondenza delle pendici meridionali del monte Moscal: il Monte San Michele e il monte Ceriel attorniato da pini e cipressi. Da queste due alture (la quota massima è proprio sul monte San Michele a 342 m slm) è possibile godere di bellissimi panorami sul lago di Garda. A nord-est il territorio è contraddistinto dalla piana sottostante il Capoluogo e dalla fascia orientale che si protrae fino al corso fluviale dell’Adige, solcata dalla Valle del Tasso, in cui ricadono rilevanti insediamenti produttivi con attività legate soprattutto alla lavorazione del marmo e granito (Montean, Camporengo e Sega). Anche la valle del Tasso , caratterizzata da estese fasce di ostrio-querceti, offre paesaggi naturali di pregio. L’area fluviale dell’Adige, con una vegetazione ripariale estremamente ridotta nell’estenzione, risulta invece piuttosto compromesso dal punto di vista ecologico. I corsi d’acqua principali sono torrente Tasso, Rio Bisavola, rio Valsorda e rio Val Quarole. Sono da menzionare il canale Medio Adige, o Biffis, ed il canale Alto Agro Veronese, opere idrauliche che seguono a quote diverse il corso dell’Adige.

Il sistema insediativo è incentrato sull’impianto urbano del Capoluogo, ubicato a nord-ovest rispetto il territorio comunale, alla base del monte Moscal, e della frazione di Sega, nell’area più bassa del territorio (c.a 85 m. s. l. m.), disposta linearmente lungo il corso dell’Adige, oltre che sui nuclei insediativi minori di Mastego, Casette, Pigno Pellizzara, Villa di Sopra, Taborro, Fontane, Pressenga, Bossema, Perzumelle e Canove. La struttura insediativa è inoltre caratterizzata da numerosi complessi di valore storico-culturale a carattere prevalentemente rurale, individuati dalla pianificazione vigente come “nuclei ed edifici” (ex art. 10 L.R. 24/85). Il Comune è interessato dall’attraversamento di importanti vie di comunicazione costituite dalla viabilità di tipo Provinciale e dalle grandi infrastrutture di scala territoriale quali l’Autostrada A22 (Modena Brennero), la Supestrada S.R. n. 450 e la S.S. n. 12 del Brennero, quindi con facile accessibilità e raccordo diretto con i principali corridoi di comunicazione con l’Europa. Il territorio è dotato di percorsi ciclabili che necessitano comunque di un maggior sviluppo soprattutto in visione di una valorizzazione a fini turistici del comune: è attraversato da un percorso ciclabile asfaltato che costeggia i canali dell’Adige partendo da Chievo arrivando ad ; sono in costruzione dei sovrapassi sulle strade più trafficate attraversate dalla pista ciclabile, inoltre la pista prosegue oltre Affi, sempre lungo il canale fino al punto in cui il canale entra in galleria. Qui la pista, sempre asfaltata e molto piacevole, supera il colle con pendenza abbordabile, e poi scende a Rivoli, da cui si può scendere a nord verso l'Adige e la via Claudia Augusta, oppure accedere ad ovest alle piste di Affi e Caprino verso il Lago di Garda.

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La Tavola del Paesaggio estratta dal PTCP sintetizza i caratteri salienti del paesaggio.

Fonte: PTCP 2009

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4.4.1 Patrimonio architettonico La struttura insediativa del Veneto lascia testimonianze delle diverse strutture che si sono susseguite nel corso delle epoche: si conservano tuttora tracce dell’epoca romana fino all’esplosione urbana dell’età comunale. Abbastanza numerosi sono gli aspetti archeologici, storico-artistici ed architettonici di un certo rilievo, così come i numerosi esempi di arte ed architettura popolare. Le corti, i capitelli, le ville, i monumenti e le chiese rappresentano un patrimonio culturale che va conservato e valorizzato perché testimonianza diretta dell'uomo e di civiltà del passato.

Le ville censite nell’atlante dell’Istituto Regionale Ville Venete sono catalogate di seguito:

Denominazione Comune Secolo

Villa Lombardo, Pignolati, Saladini de Moreschi, detta XVIII "Cordevigo"

Villa Ravignani Ruggeri XVI (vincolo L.1089/1939)

Villa Frinzi, Trabucchi, detta "Torre rossa" XIX (vincolo L.1089/1939)

Villa Bonazzo XVIII

Villa Montini, Mohr, detta "Trombetta" XVIII

Si tratta di edifici, in gran parte del XVI-XVIII secolo che la nobiltà si fece costruire come dimora estiva e come centri economici di consistenti aziende agricole, arricchiti e completati da giardini, broli, parchi ed elementi decorativi di pregio (pitture, statue, fontane).

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Torre Civica e Villa Trabucchi Il complesso sorge al centro del paese, ed è caratterizzato dalla massiccia torre merlata di origine medioevale affiancata alla villa ottocentesca. La Torre rappresenta uno dei primi nuclei attorno ai quali si venne costituendo la comunità del paese; fu costruita nell'899 per concessione di Berengario I, come difesa del nucleo abitato contro le scorrerie degli Ungheri, divenne sede comunale nel 1260, fu fortificata nel 1399 dal capitano di ventura Jacopo dal Verme e dalla Serenissma e restaurata nel 1885 dopo le offese ricevute dai francesi e dagli austriaci alla fine del XVIII sec., e divenne parte integrante di villa Trabucchi.

Villa Ravignani E' una bella costruzione risalente al XVIII sec., ma modificata in modo consistente nel 1923, e si presenta con un palazzo a tre piani recante sale interne spaziose, anche se sobriamente ornate. La villa denota linee neoclassicheggianti e possiede una torretta coronata da merli ghibellini, mentre alcuni pinnacoli movimentano la gronda aggettante.

Villa Bonazzo Venne edificata ai primi del sec. XVIII in stile neoclassicheggiante. Il palazzo, snello ed elegante pur nella semplicità delle forme, presenta quattro lesene con capitelli ionici che movimentano la facciata

Villa Trombetta E' un imponente palazzo settecentesco posto sulle più alte propaggini del Monte San Michele, frutto di un'architettura minore, ma non per questo meno nobile.

Villa Cordevigo Sorge nall'antica località di Cordevigo, già insediamento romano, forse come villa-fattoria. La villa è stata costruita nel XVII-XVIII sec. in forme eleganti e sfarzose, su di un palazzo precedente del XV-XVI sec., la cui facciata era rivolta ad occidente (ove adesso è il parco), e si accorda pienamente con il paesaggio collinare circostante. Oggi è sede di una rinomata azienda agricola.

Cavaion, oltre alle due parrocchiali vanta alcuni edifici religiosi, in gran parte chiesette di origine romanico- campestre, o cappelle gentilizie, posti in diverse località del territorio.

Chiesa Parrocchiale di Cavaion: Una prima chiesetta romanica sorse al posto dell'attuale parrocchiale nel XIII sec., dedicata a San Giovanni Battista ed officiata la domenica ed in occasione di festività particolari, da un sacerdote della Pieve di Santa Maria di Cisano.Nel 1480 viene dipinta la pala della Madonna con Bambino in gloria da parte di Antonio

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Badile. Divenuta parrocchiale nel 1585, nella prima metà del XVII sec. la chiesa venne ampliata raggiungendo le dimensioni dell'attuale presbiterio. Anche il campanile venne ulteriormente innalzato nel 1749; ma l'ampliamento più consistente ed una radicale ricostruzione, la chiesa li subì tra il 1812 e il 1830 quando raggiunse le attuali proporzioni. Restaurato e riaffrescato negli ultimi decenni, l'interno della chiesa colpisce per le sue armoniche linee architettoniche, sottolineate da vari pilastri e da colonne con capitelli, archi e volte decorati.

Chiesa Parrocchiale di Sega : Si tratta di una struttura moderna, costruita a forma di tenda, su disegno dell'architetto Marcello Zamarchi, nel 1971. L'ingresso è sormontato da un alto pinnacolo con croce e vetrate verticali; quattro pilastri soreggono con trabeazioni in cemento il tetto a tre spioventi, mentre le pareti sono occupate da luminose finestre. L'altare maggiore è ricco di marmi, così come il pavimento interno, ed ai lati del presbiterio vi sono la statua dell'Immacolata e di San Gaetano Thiene, proveniente dalla chiesetta omonima.

San Michele Della Bastia : Insediamento preistorico e poi romano, il Monte San Michele fu fortificato dai longobardi ed in seguito divenne vera e propria fortezza, Bastìa, con mura che circondavano il pianoro sommitale. Ancora nel IX sec. vi sorgeva una chiesa dedicata a San Michele, patrono dei longobardi. Nella seconda metà del XIV sec. venne costruito in fianco un convento dei monaci olivetani. Dopo varie vicissitudini nei primi decenni del 1800 venne demolita in gran parte ed i suoi marmi furono utilizzati nella costruzione della nuova parrocchiale. Da qualche tempo sono in atto importanti lavori di recupero e restauro dell'area, luogo di interesse archeologico notevole.

Cappella di San Michele: Cappella gentilizia che fa parte della proprietà di palazzo Trombetta, è stata costruita nel secolo XIX. E' situata in una stupenda posizione panoramica subito sotto la cima del Monte San Michele, attorniata da cipressi e pini neri, ed è raggiungibile lungo il Sentiero della salute.

Chiesetta di San Martino : Si tratta di una chiesetta quattrocentesca sorta a Cordevigo nelle proprietà dei conti Lombardo, a servizio della comunità agricola locale. Ai primi del XVI sec. era cadente e senza tetto e quindi fu ricostruita ed ampliata nelle forme attuali nel 1543, divenendo nel XVII sec. cappella gentilizia, in quanto incorporata nella villa dei Lombardo. In varie edicole sono raccolte 3.300 reliquie appartenute alla Vergine, a Cristo e a numerosi santi, nonchè il cranio di Santa Gaudenziana. Singolari sono i fori e le grate posti nella pareti laterali e sul fondo della cappella che consentivano di assistere alla Messa alla servitù ed ai contadini del posto, in quanto la

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cappella era destinata ai nobili. Chiesetta di S. Faustino e Giovitta : Eretta anteriormente al XII sec. in aperta campagna, a sud dello stagno di Ca' Nova, la chiesetta era di forma rettangolare ed in stile romanico. E' menzionata in vari documenti dal 1197 al 1541, e nel 1630 sorse attorno ad essa un lazzaretto per i colpiti dalla peste. Nel 1707 fu danneggiata, come altre, da truppe francesi ed in seguito fu restaurata e riaperta al culto. Oggi è abbandonata: l'abside è stata asportata e si conserva intatto solo l'occhio centrale romanico della facciata e la muratura.

Chiesetta di Santa Croce: Conosciuta come 'ceseta de la léor' per la sua posizione campestre, sorge nelle vicinanze di Villa, al confine con il comune di . E' una chiesetta romanica edificata nel XV sec. e più volte trasformata nel corso dei secoli. Di originale conserva il portale d'ingresso e la bella abside, separata dalla strada soprastante da un corridoio. L'interno, che misura 6X4m (più 2m di abside), è moderno e conserva due belle tele anonime rappresentanti la 'Deposizione della Croce' e la 'Santissima Trinità'. Appartiene a privati, ed è aperta nel giorno della festività dell'Esaltazione della croce, il 14 settembre.

San Gaetano : E' l'antica chiesetta della Sega, dedicata a San Gaetano Thiene e costruita nel 1777. La facciata presenta una porta con due finestre rettangolari ed una più piccola in alto, e reca la scritta: 'PROVIDENTIAE PROPUGNATORI SACRUM', riferita al santo della 'Provvidenza'. L'interno è ad un'unica navata con tetto a botte. Sul tetto vi è un campaniletto a vela. La chiesa versa oggi nel più completo abbandono.

Il centro storico di Cavaion conserva anche numerose corti che hanno completato la trama medioevale degli insediamenti sulle pendici meridionali del San Michele. Pregevoli esempi di corti sono: Corte Quaranta, tra le più antiche di Cavaion; Piazzola, insediamento molto antico con origini quattrocentesche; Corte Torcolo, di origini cinquecentesche il cui nome deriva dal grande torchio che vi era installato per la pigiatura dell'uva; la corte in località Villa, cinque-seicentesca con linee architettoniche semplici ed essenziali, con scale esterne e stalle al pianterreno; Corte Porto a Sega, di cui resta solo l'arco d'ingresso e la prospicente casa-torre trecentesca, e altre corti lungo le strade per Campara e Pol; Le Colombare, antica corte, dotata di una tipica colombara, utilizzata come torre di difesa.

Il centro storico è caratterizzato da muri che lo delimitano e che sono costituiti di seregni, sassi calcarei, pietrisco di riempimento e poca calce, frutto di una lavorazione artigianale. I muri delimitano gran parte delle strade del centro storico di Cavaion e particolarmente significativi sono quelli che recintano le campagne, i fondi delle varie ville, o che sostengono i terrazzamenti.

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Da menzionare sono inoltre i muri che delimitano gli introi, vicoli degli stretti passaggi pedonali, che a Cavaion collegano tra loro trasversalmente le strade del paese, originariamente disposte quasi in parallelo a seguire le balze e le pendenze del Monte San Michele. iGli introi del centro di Cavaion sono di origine medioevale, ma nelle forme attuali risalgono al XVII-XVIII e XIX secolo.

Sono presenti inoltre numerose testimonianze di architettura popolare legata all'acqua: alcune fontane con vasche e lavatoi in pietra per i panni, sono presenti nei pressi di Piazzola, mentre pozzi venivano scavati un po' in tutte le corti e nelle contrade e ne sono testimonianza quello famoso del Pozzo dell'Amore, quelli di corte Torcolo e di corte Quaranta, quelli di villa Ravignani, di Bossema o di Villa e Naiano.

Sintesi degli immobili vincolati:

 Chiesa di Cavaion  Villa Torre Rossa  Corte Torcolo  Municipio  Villa Ravignani  Cordevigo

4.4.2 Patrimonio archeologico Nel comune di Cavaion Veronese è presente un sito archeologico (fonte: tavola 01 del PAT – Vincoli e Pianificazione territoriale ): si tratta del Sito archeologico presso Bastia sul Monte San Michele i cui reperti sono esposti al Museo archeologico di Cavaion. Le prime tracce della frequentazione umana nel territorio di Cavaion risalgano al Paleolitico Medio con resti di manufatti litici del periodo musteriano rinvenuti sul Monte San Michele (da 45.000 a 35.000 anni a.C.). Ma il primo insediamento, di capanne e di qualche palafitta, risalente all'età del Bronzo e di cui restano tracce e notevoli reperti archeologici conservati oggi presso il Museo Archeologico in Municipio, è quello nei pressi dello stagno di Ca’ Nova, ai piedi dell'attuale paese. Vi abitavano uomini dediti alla caccia, all'allevamento, a una modesta forma di agricoltura e ad alcune forme di scambio e di commercio con i villaggi palafitticoli del Garda e del suo entroterra. Questo insediamento venne abbandonato forse ancor prima dell'età del ferro (1000-200 a.C.), mentre castellieri retici, insediamenti recintati da muri a secco costituiti da capanne con muri in terra o sassi a secco, sorgevano sulle sommità delle colline boscose della zona. Nel VII sec. a.C. vi furono probabilmente dei contatti con gli Etruschi, mentre nel IV sec. a.C. questi villaggi furono assoggettati da popolazioni celtiche (galli Boi e Cenomani). L’occupazione romana, completata intorno al I sec. a.C., portò notevoli cambiamenti al tessuto etnico e territoriale di Cavaion. Gli insediamenti romani dapprima si localizzarono sopra i castellieri retici, in posizioni strategiche facilmente difendibili, poi Comune di Cavaion veronese – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 36

vennero costruite anche ville-fattorie che, attraverso lo sviluppo dell'agricoltura, mutarono radicalmente il paesaggio della zona. Con la caduta dell'Impero Romano, nel 476 d.C., terminò un periodo di pace e benessere, già compromesso negli ultimi tempi da invasioni e scorrerie dei barbari; intorno al 493 d.C. si insediarono gli Ostrogoti che eressero presidi militari usufruendo dei precedenti insediamenti romani, mentre nel 568 vi fu l'invasione dei longobardi che coincise con una certa riorganizzazione amministrativa del territorio gardesano e il completamento della cristianizzazione dell'entroterra lacustre iniziato da San Zeno nel IV secolo. Nel 774 d.C. iniziò la dominazione franca di Carlo Magno; le condizioni complessive di vita della popolazione migliorarono, anche se si assistette alla comparsa di grossi latifondi feudali a scapito delle piccole proprietà; nacque il commercio e si sviluppò l'artigianato. Nell'899, sotto il regno di Berengario I vengono potenziate le difese e costruita la Torre (oggi annessa a villa Trabucchi) per difendersi dalle scorrerie degli Ungheri (899-924). Il nome del borgo di Cavaion appare per la prima volta su documenti datati 1130 come 'Caput leonis' e come 'Capalionis' con il significato di 'testa di leone', forse ad indicare una località fortificata, posta in alto com'era appunto la Bastia longobarda. Nei secoli successivi Cavaion passò sotto la Signoria degli Scaligeri (1277) per oltre un secolo, poi per quasi quattro secoli, a partire dal 1405, sotto il dominio della Repubblica di Venezia; diminuì la pratica della pastorizia e aumentarono le coltivazioni di viti e olivi. Da ricordare la peste del 1630 che decimò il 49% della popolazione (268 abitanti su 545). Nel XVIII secolo il territorio di Cavaion fu interessato da ruberie e danni durante il passaggio di truppe spagnole, tedesche e francesi. Con la fine della Serenissima nel 1797 Cavaion fece parte della provincia di Verona, soggetta all'Austria, fino al 1801 quando fu inglobato nella Repubblica Cisalpina e nel 1814 tutto il territorio finì sotto il dominio austriaco. Nel 1818 Cavaion tornò ad essere singolo comune fino all'annessione all'Italia del 1866. Durante il Risorgimento, nella Prima Guerra d'Indipendenza, Cavaion fu interessato da alcune battaglie e passaggi di truppe austriache e piemontesi.

4.4.3 L’approccio paesaggistico per la definizione degli ATO Le analisi dei caratteri del paesaggio hanno contribuito alla definizione degli Ambiti Territoriali Omogenei (ATO). Il PAT suddivide infatti il territorio in parti omogenee, nelle quali perseguire obiettivi locali comuni di sviluppo e salvaguardia.

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Denominazione Superficie ATO 01 - Ceriel 1 392 645 m2 ATO 02 - Cavaion 1 644 017 m2 ATO 03 - Piana centrale 5 495 834 m2 ATO 04 - Misto Montean/Casette/Pellizzara 1 232 835 m2 2 ATO 05 - Valle del torrente Tasso 1 461 948 m ATO 06 - Camporengo 843 448 m2 ATO 07 - Sega 859 300 m2

Suddivisione in ATO del territorio comunale

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4.4.4 Invarianti paesaggistiche La Tavola delle invarianti del Paesaggio dipinge un quadro in cui si compenetrano le tessere di un mosaico paesaggistico articolato e ricco di elementi a caratterizzazione storica-architettonica-culturale, sociale- economica ma anche naturalistica-ambientale. Si tratta di un paesaggio movimentato dalle ondulazioni delle colline moreniche, quindi certamente non monotono, in cui le formazioni boschive si intervallano alle colture dei vigneti e degli uliveti. Sparsi in maniera uniforme si scorgono gli insediamenti a presidio dell’attività agricola, oltre che i centri urbani dei centri storici. In Tavola sono localizzate le ville venete , già descritte al cap. 4.4.1: Villa Lombardo, Pignolati, Saladini de Moreschi, detta "Cordevigo" (nella parte centro-orientale del comune), Villa Ravignani Ruggeri, Villa Frinzi Trabucchi detta "Torre rossa" , Villa Bonazzo, Villa Montini Mohr detta "Trombetta" (a nord-ovest del comune). Sono inoltre individuate le corti rurali individuati come “nuclei ed edifici” (ex art. 10 L.R. 24/85) ed alcuni elementi di elevato valore architettonico-culturale come le chiese. Sono innumerevoli le cantine, nonché gli oleifici e aziende per la promozione e la vendita di prodotti tipici e le strutture per l’ospitalità in campagna (bed and breakfast, agriturismi).

Il territorio comunale presenta distintivi caratteri paesaggistico-ambientali costituiti prevalentemente dai rilievi collinari connotati da aree boscate che marcano il territorio a nord-ovest (Monte San Michele e il monte Ceriel) e a nord-est (Valle del Tasso). Presso Bastia sul Monte San Michele è localizzata un’area archeologica i cui reperti sono esposti proprio al Museo archeologico di Cavaion.

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La Valle del Tasso e la Madonna del Lavel sono ambiti di elevato valore paesaggistico caratterizzati da particolari conformazioni del territorio o dal lavoro dell’uomo che si è conservato nei secoli; rappresentano iconemi del Piano d’Area del Baldo-Garda. La Madonna del Lavel è un luogo simbolo ove sono presenti paesaggi di vigneti e di alberi di cipressi ancora integri e per questo rappresenta un sito di valore ambientale- naturalistico da salvaguardare. La Valle del Taaso ha una caratteristica formazione di dolci rilievi che divide la zona pianeggiante a sud di Rivoli da quella valliva di Cavaion; alle pendici del versante orientale scorre il torrente Tasso.

In tavola sono riportate le aree collinari stadiali , Ambiti e segni naturali di elevata qualità ambientale, così come definite nel Piano d’Area Baldo Garda: esse hanno avuto origine durante un breve periodo son temperature più fredde durante un Periodo interglaciale.

Sono testimonianze simboliche delle attività umane rivolte alla coltivazione agricole e tipiche di questo paesaggio collinare anche i Taglipoggi , caratterizzati da fossi che seguono perlopiù l'andamento delle curve di livello e spesso contornati da filari di cipresso. Infine, a sud del capoluogo è segnalata un’ area umida dove è prevista la realizzazione di un centro per l’attività didattico-culturale.

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4.5 Sistema idraulico e irrigazione

Il territorio del PAT appartiene al Bacino Idrografico Nazionale del Garda-Mincio-Po per la parte collinare, a quello dell’Adige per la parte di pianura. I corsi d’acqua principali sono torrente Tasso, Rio Bisavola, rio Valsorda e rio Val Quarole. Sono da menzionare il canale Medio Adige, o Biffis, ed il canale Alto Agro Veronese, opere idrauliche che seguono a quote diverse il corso dell’Adige.

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Fonte: Caratteri fisici e climatici dei comprensori di bonifica del Veneto – Veneto Agricoltura - Regione del Veneto, Giunta Regionale, 2009 – pag 38

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4.6 Quantificazione della superficie agraria utilizzabile e la Carta della SAU

Utilizzo della zona agricola Il P.A.T. determina, per il Comune, il limite quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa quella agricola. 1) Superficie Agricola Utilizzata (S.A.U.) comunale esistente*: 7,703 kmq. 2) Superficie Territoriale Comunale (S.T.C.): 12,844 kmq. 3) Rapporto S.A.U. / S.T.C.= 59,98% > 45,4% 4) Superficie boscata comunale da Carta Forestale Regionale versione 2006 – DGR n.3956 del 11.12.2007= 131,55 ha 5) S.A.U. massima = S.A.U. comunale esistente + 9,5% della superficie boscata comunale S.A.U. massima = 7.703.221 mq + 124.972 mq = 7.828.193 mq 6) Superficie massima S.A.U. trasformabile nel decennio = 7,828 kmq x 1,30% = 101.767 mq.

Disposizioni generali La quantità di Zona agricola massima trasformabile fissata (101.767 mq) subirà un incremento massimo del 10% pari a 101.767 mq + 10.177 mq = 111.944 mq Eventuali nuove disposizioni regionali in merito a nuove metodologie di calcolo per la definizione della Zona agricola massima trasformabile potranno essere recepite e modificare la superficie trasformabile sopra definita senza che ciò comporti variante al P.A.T.

* rilevata da foto aeree 2006

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4.7 Economia e società

Dopo un passato che vide un’economia locale basata soprattutto sulla coltivazione della vite e dell'olivo, oltre alle numerose cave di ghiaia e di pietra e alla gelsicoltura legata all'industria della seta, dal 1971-81 cominciò a verificarsi un flusso di immigrazione dovuto allo sviluppo industriale, proseguito anche nel 1981-91 e negli anni successivi.Con l’apertura del vicino casello autostradale di Affi nei primi anni Settanta, Cavaion da paese interamente agricolo è diventato in pochi anni un centro di piccole e medie industrie e di un artigianato qualificato. L'industria è rappresentata dai settori calzaturiero, del mobile, meccanico e della plastica, ma predominante risulta il settore del marmo che occupa molte addetti, in particolare nella frazione di Sega.

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In considerazione dei dati ricavati dalla Camera di Commercio di Verona l’economia locale, in considerazione delle imprese attive ed escludendo l’agricoltura, si basa buona parte sul settore costruzioni, commercio, manifatturiero e servizi e. Considerando l’evoluzione economica negli ultimi anni, le attività produttive sono incrementate di numero, tranne nel caso delle imprese agricole; anche il settore industriale ha registrato una situazione di stasi. La voce “Alberghi e Ristoranti” e “Servizi”, “Commercio” invece hanno rilevato nello stesso periodo un incremento importante. Il territorio di Cavaion Veronese offre alcune possibilità di visitare elementi di pregio storico-culturale, come le ville venete, le chiese e di fruire di alcuni itinerari alla scoperta della collina coltivata e degli ambiti con valenza naturalistica. Cavaion rappresenta infatti una certa attrattiva turistica grazie alla sua vicinanza al Lago di Garda. è caratterizzato da una rete di servizi e strutture alberghiere, ristoranti, residence, attrezzature sportive e ricreative (Parco acquatico Rio Valli), siti archeologici, strutture didattico-culturali (museo archeologico, complesso di corte Torcolo) che sottolineano la vocazione residenziale e turistica del territorio comunale. Il Comune sia per la sua ubicazione nell’entroterra lacustre, sia per le peculiarità storico-culturali ed ambientali del territorio, ben si presta per lo sviluppo di un turismo culturale, rurale ed enogastronomico (il territorio infatti è rinomato per la produzione di olio e vino e nel Piano Area Regionale del Garda-Baldo, nelle specializzazioni turistiche d’ambito, è indicato per il “turismo della musica”) che si sta sempre più diffondendo a livello nazionale.

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Fonte: CCIAA Verona

4.8 Produzioni agricole

L’agricoltura è un’attività centrale e di qualità, specializzata nella produzione del vino Bardolino DOC e del pregiato olio di oliva “Riviera degli Olivi”, oltre che nella frutticoltura (con la produzione di kiwi, pesche, ciliegie), cerealicoltura ed orticoltura (con la produzione del asparago violetto). Cavaion Veronese rientra dunque nella zona di produzione del Bardolino DOC e del Bardolino Classico DOC. Ma oltre al Bardolino DOC vi è anche il Bardolino Novello DOC prodotto con le stesse uve del Bardolino (Corvina, Rondinella, Molinara, Negrara e con possibili percentuali intorno al 15% di Rossetta, Sangiovese, Barbera e Garganega), ma con una macerazione carbonica, dal profumo fragrante, fruttato e tipico di Comune di Cavaion veronese – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 46

macerato, già pronto da bere ai primi di Novembre. Vi è poi il Bardolino Chiaretto DOC che si ottiene dalla vinificazione in rosa, cioè con minima macerazione delle bucce, delle stesse uve impiegate nella produzione del Bardolino. Invecchiato per un anno è il Bardolino Classico Superiore, ottenuto da uve particolarmente selezionate e di qualità, sempre comunque della zona. Infine, Cavaion è il principale centro di produzione del Bardolino Classico Chiaretto Spumante, vino raffinato, frizzante, prodotto con il metodo “champenois”. Apprezzato è anche il vino bianco locale ed il dolce “Recioto” bianco o nero. Tra le colture di pregio, una percentuale di superficie è coltivata a frutteti. Tra i frutteti sono maggiormente diffuse le pomacee come pesca, mela e ciliegia.

4.9 Utilizzazioni del territorio e numero di aziende (censimento agricoltura 2010 – Regione Veneto)

I grafici di seguito proposti forniscono un quadro generale della superficie agricola utilizzata, dando indicazioni su quali tipologie di coltivazioni interessano il territorio. Analizzando i dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura (2010), le tendenze generali osservabili per Cavion v.se mostra che la SAU, che rappresenta circa il 61% della superficie comunale totale, è per buona

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interessata da coltivazioni legnose (circa l’62% della SAU). Anche le aziende sono concentrate nel settore delle coltivazione legnose con particolare riguardo alla viticoltura e alla coltivazione di olive. Tra le coltivazioni a seminativo, che rappresentano il 30% circa della S.A.U., è soprattutto diffuso il mais. Tra i prati, che ammontano a circa l’8% della SAU, è maggiormente diffusa l’erba medica.

UTILIZZAZIONE DEL TERRITORIO

superficie superficie totale (sat) serre totale (sat) superficie superficie agricola utilizzata (sau) boschi superfici altra agricola seminati coltivazio orti prati annessi e superfici utilizzata vi ni familiari permane ad agricola e (sau) legnose nti e aziende non agrarie pascoli agricole utilizzata

798.11 654.89 193.74 404.45 2.52 54.18 54.68 24.31 64.23 22

S.A.U. Cavaion veronese

0.4% 8.3% 29.6%

61.8% seminativi coltivazioni legnose agrarie orti familiari prati permanenti e pascoli

NUMERO DI AZIENDE

numero di aziende superfici superficie totale (sat) serre e totale superfici superficie agricola utilizzata (sau) boschi superfici altra (sat) e seminativi coltivazio orti prati annessi e superfici agricola ni familiari permane ad agricola e utilizzata legnose nti e aziende non (sau) agrarie pascoli agricole utilizzata i 139 139 18 129 40 20 27 21 116 1

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La superficie occupata da vigneti rappresenta più del 62 % della superficie totale a coltivazioni legnose; mentre la superfici a olivo è quasi il 15%: si tratta esclusivamente di olive per olio.

coltivazio vite olivo olive vivai ni per la per olio fruttiferi legnose produzio agrarie ne di olive da tavola e da olio 404.45 287.67 69.02 69.02 36.28 11.48

Coltivazioni legnose agricole ha- Comune Cavaion vse

7.9%

14.9%

14.9%

vite 62.3%

olivo per la produzione di olive da tavola e da olio olive per olio

fruttiferi

Tra i fruttiferi sono prevalenti le coltivazioni di kiwi, pesco e nettarina.

Tipologia ha melo 0.01 pesco 7.28 susino 0.01 altra frutta fresca di origine temperata 0.22 nettarina (pesca noce) 5.6 Comune di Cavaion veronese – Risultanze delle analisi Agronomiche e Ambientali 49

ciliegio 0.16 actinidia (kiwi) 23

4.10 Classificazioni degli allevamenti zootecnici

In questa sezione sono stati rilevati tutti gli allevamenti zootecnici richiesti all’ASL e successivamente questi sono stati classificati ai sensi della L.R. 11/04 (vedi tabella seguente). Ad ogni allevamento intensivo è stato attribuito, ai sensi della citata L.R. 11/04, la classe di appartenenza (1°, 2°, 3°) e il relativo punteggio. Ciò ai fini di determinare la “fascia di rispetto” degli allevamenti stessi. Si precisa nella nella tabella e nella cartografia sono considerati esclusivamente gli allevamenti all’interno del territorio comunale. In sintesi, sono stati rilevati:  n. 8 allevamenti avicoli, n. 6 potenzialmente intensivi  n. 13 allevamenti di bovini da carne, nessuno di essi intensivi, ma a destinazione familiare e costituiti da meno di 10 capi potenziali.  n. 4 allevamenti di bovini da riproduzionu, nessuno di essi intensivi, ma a destinazione familiare e costituiti da meno di 10 capi potenziali.  n. 4 allevamenti di caprini e n 2 allevamenti ovini non intensivi.  n 11 equini, la maggior parte di essi sono scuderie private e in ogni caso nessuno di essi è intensivo  n. 11 allevamenti suini, nessuno di essi intensivi e costituiti mediamente da meno di 5 capi; sono infatti a destinazione familiare.

Di seguito, degli allevamenti sopra descritti sono stati classificati quelli intensivi e questi sono stati successivamente localizzati nella seguente cartografia che comprende l’intero territorio.

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Localizzazione degli allevamenti intensivi

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5. ALLEGATO 1 – METODOLOGIA DI CALCOLO DELLA S.A.U.

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