Enrico Fuselli (a cura di)

Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Dieci anni del Museo Storico Scientifico del Tabacco di

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Museo Storico Scientifico del Tabacco San Giustino, 2014

Uno dei cippi di confine tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa sistemati in occasione della spartizione del territorio di Cospaia nel 1826 (fotografia di Enrico Fuselli) Enrico Fuselli (a cura di)

Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Dieci anni del Museo Storico Scientifico del Tabacco di San Giustino

Museo Storico Scientifico del Tabacco San Giustino, 2014 Presentazione del Presidente del Museo Storico Scientifico del Tabacco

Dieci anni di vita per un museo di nicchia, quale può essere quello “Storico Scientifico del Tabacco”, non sono pochi, soprattutto tenendo conto delle notevoli difficoltà di carattere economico e finanziario nelle quali si dibatte l’intero sistema Italia negli ultimi anni. Dal 2004 numerose sono state le iniziative assunte dal Museo Storico Scientifico del Tabacco di San Giustino; tra di esse – tutte importanti – vorrei ricordarne due: la pubblicazione del volume di Cristina Saccia, Il lavoro della memoria. Storia del Consorzio Tabacchicoltori di San Giustino, del 2008, e di quello di Enrico Fuselli, I picchetti della Truppa di Finanza della «sezione» di Cospaia. La lotta al contrabbando al confine con il Granducato di Toscana nel XIX sec., del 2012. I due testi esemplificano magistralmente le finalità della Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco: sottolineare l’importanza che il tabacco ha avuto nel corso dei secoli in quest’area di confine tra e Toscana, dove per la prima volta la pianta è stata coltivata. Il presente opuscolo segna un altro momento importante della storia del tabacco e del nostro museo di San Giustino; celebrando il primo decennale del museo, inaugurato il 14 febbraio 2004, esso si pone come auspicio per altri anni di intensa e proficua attività della Fondazione e del Museo che ho l’onore di presiedere. Il Museo si riconferma, quindi, non solo significativa testimonianza di archeologia industriale – rivolta a ricordare anni di produzione e di duro lavoro per le nostre “tabacchine” – ma anche promotore di interessanti studi storici di carattere scientifico, che si propongono di mantenere vivo il senso e il significato di un’attività produttiva tuttora importante.

Stefania Ceccarini Presidente della Fondazione per il Museo Storico Scientifico di San Giustino ! Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Introduzione

Veduta della Valtiberina da Cospaia (fotografia di Enrico Fuselli)

Per quasi quattro secoli Cospaia rappresentò un unicum nel mon- do; un piccolo gruppo di contadini si resse autonomamente grazie all’aiuto del parroco locale1 - l’unico capace di leggere e scrivere - dedicandosi, dal XVII sec. in poi, alla libera coltivazione del tabacco.2 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 1 Lo stupore per il particolarissimo status di Cospaia è ben reso nelle Lettere di Antonio Benci al suo amico Pietro Vieusseux intorno alle cose notabili del Casentino e della Valle Tiberina, «An- tologia», I (1821), fasc. XI, novembre 1821, p. 202: “Infatti la strada del Borgo fino a [Città di] Castello è sempre amenissima, traversata da cinque fiumi, per continue vigne. E piana ed ottima è per due miglia dal Borgo. Quindi si passa per un territorio, lungo quasi mezzo miglio e largo tre, che pertiene a tutti e non pertiene ad alcuno. Lo chiamano Cospaia. Chi vi possiede, non paga dazio. Chi vi abita, non è soggetto ad alcun magistrato. Ed ognuno può rimanervi con libera condizione. Ma per queste medesime qualità niuno vi ha governo assoluto; e la facoltà di domi- nare in Cospaia rimane indecisa tra romani e toscani. Gli abitanti son buoni, perché sono tutti agricoltori. E nel piccolissimo villaggio, quantunque vi sieno molti magazzini, si commettono rari delitti; perché non vi è la frequenza de’ mercanti, e le merci si tengono ivi in deposito per mandarle ove sia maggiore guadagno”. 2 Sulla storia della “Repubblica di Cospaia” si vedano A. ASCANI, Cospaia. Storia inedita della

! 5 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Nel XVIII sec. era coltivata a Cospaia la varietà Brasile, su una super- ficie di 25 ettari, e le foglie di tabacco venivano lavorate direttamente dagli stessi produttori, che si occupavano anche dell’esportazione – in contrabbando – del prodotto finito.3 L’opuscolo non pretende di lumeggiare degli aspetti della storia di Cospaia, mirando invece a pubblicare documenti di difficile reperi- bilità, tutti riguardanti la vita concreta della sua piccola comunità. La presenza del primo testo, un capitolo del celeberrimo trattato “Dei delitti e delle pene” dell’illuminista lombardo Cesare Beccaria, può suscitare qualche perplessità; in realtà il testo permette di coglie- re, al di là delle singole testimonianze, il sentire – popolare e non – riguardo al contrabbando, fenomeno assai diffuso nel nostro paese, favorito, in passato, dalla presenza di numerosi stati e di legi- slazioni doganali estremamente differenti tra loro. Il secondo documento, la notificazione del 28 giugno 1826 del delegato apostolico di , chiarisce la condizione di Cospaia su- bito dopo il ritorno del paese allo Stato della Chiesa, con la concessio- ne ai suoi abitanti del privilegio di coltivare il tabacco, che rappresen- tava un genere di regalìa4 (come tale, sottoposto a diverse limitazioni). Il successivo, una notificazione dell’I.R. Consulta del Granducato datata 22 giugno 1826, illustra le norme che regolarono la vita delle popolazioni del territorio spartito, nelle aree prossime alla frontiera, per le quali vennero dettate delle norme miranti ad impedire danni ai possessori di terreni e a rendere più difficile a consumarsi il contrab- bando.5 Ci vuol poco ad immaginare quanto siano state gradite ai bra- vi cospaiesi simili disposizioni, che limitavano una libertà da gran tempo goduta in assoluta tranquillità… !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! singolare repubblica, Città di Castello, Tip. Sabbioni, 1973, e F. NATALI, Lo stato libero di Cospaia nell’alta Valle del Tevere (1440-1826), Umbertide, Stabilimento Tipografico Tiberino, 1892. 3 Cfr. l’opuscolo del Consorzio Tabacchicoltori di S. Giustino, San Giustino, s.e., 1955. 4 Con il termine “regalìa” si indicavano nel passato i vari diritti pertinenti al re e all’imperatore, consistenti in prerogative amministrative e giurisdizionali e nella facoltà di riscuotere dai sudditi alcuni tributi in danaro o in natura; cfr. T. DE MAURO, Grande dizionario italiano dell’uso, Torino, UTET, 2000, vol. V, p. 450.! 5 Sul contrabbando (e sulla presenza della Truppa di Finanza pontificia, incaricata di contrastarlo) nella zona di Cospaia nel corso dell’Ottocento, vedasi E. FUSELLI, I picchetti della Truppa di Finanza della “sezione” di Cospaia. La lotta al contrabbando al confine con il Gran- ducato di Toscana nel XIX sec., San Giustino, Fondazione per il Museo Storico Scientifico del Tabacco, 2012.

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Una serie di documenti riguarda invece la dogana di Cospaia, istituita dalle autorità pontificie lungo la strada tra e Città di Castello, dopo la spartizione del territorio della vecchia “Repubbli- ca”; la sua vita fu breve, ma segnò, in qualche modo, la vita della po- polazione del luogo e, in occasione del passaggio delle truppe garibal- dine nell’alto Tevere, fu muta testimone di un piccolo episodio del Risorgimento. Le relazioni dell’ispettore superiore Leopoldo Petrai – datate 1877 e relative ad un progetto (abortito) di riforma della Guardia Do- ganale (l’antenata dell’odierna Guardia di Finanza) – sottolineano la grande importanza a livello economico della coltivazione del tabacco nell’alta valle del Tevere e la minaccia, sempre incombente, del con- trabbando, operato – a quanto pare – soprattutto dagli stessi produtto- ri.6 I testi confermano anche i legami con i contrabbandieri di Chiti- gnano, paese dell’Aretino in cui, non a caso, esiste un “Museo del contrabbando”. Dalla documentazione emerge un quadro complessivo interessan- te, sebbene esso sia relativo ad una piccola realtà, nel quale la vita di tutti i giorni, sonnolenta come è solita essere nei centri di ridotte di- mensioni, finisce con il venire scossa, in maniera inopinata, dall’imprevedibilità della Storia, che portò, nel nostro caso, i garibal- dini in fuga dopo la caduta della Repubblica Romana nel 1849 a pas- sare per l’alta valle del Tevere e qualcuno di essi addirittura a presen- tarsi ai “ministri” della dogana di Cospaia, seminando in alcuni abi- tanti del luogo paura e terrore, comprensione e quasi simpatia in altri (come nel caso di don Giuseppe Donnini, di Citerna).7 Enrico Fuselli

http://www.enricofuselli.it

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6 Si ringraziano il presidente e il direttore del Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma, gen. c.a. Luciano Luciani e cap. Gerardo Severino, per cortesia e disponibilità. 7 G. MAGHERINI-GRAZIANI, Aneddoti e memorie sul passaggio di Giuseppe Garibaldi per l’alta valle del Tevere nel luglio 1849, Città di Castello, s.e., 1896, pp. 26-27.

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Una ricostruzione della fine del XIX secolo - con tutti i personaggi rigorosamente in posa - di un “fermo" di contrabbandieri (immagine tratta dal sito http://www.lombardiabeniculturali.it/ fotografie/schede/IMM-LOM60-0005376/)

Doc. n. 1 – “Contrabbandi”8 (da C. BECCARIA, Dei delitti e delle pene)

Il contrabbando è un vero delitto che offende il sovrano e la na- zione; ma la pena di lui non dev’essere infamante, perché commesso, non produce infamia nella pubblica opinione. 9 Chiunque dà pene in- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 8 Beccaria si era già occupato del tema in Tentativo analitico su i contrabbandi, in Il Caffè o sia brevi e varj discorsi già distribuiti in fogli periodici, II edizione, t. I, Venezia, Pietro Pizzolato, 1766, pp. 207-210 (precedentemente comparso nella rivista «Il Caffè»). 9 Si leggano le interessanti osservazioni del gen. Giuliano Oliva, allorché, occupandosi del fe- nomeno, affermò: “Infine non va sottaciuto che alcuni magistrati locali spesso assumono un blando e accomodante atteggiamento nella persecuzione e nella condanna dei responsabili del contrabbando, i quali sono considerati come gli artefici non di una attività criminosa prevista e punita dalla legge, ma come i naturali protagonisti di un traffico e di un commercio che, più che illecito, viene ritenuto un tipico fenomeno sociale e tradizionale, che affonda le sue radici nel tempo e che riguarda tutta la fascia confinaria con il territorio elvetico” (G. OLIVA, Il contrab- bando. Aspetti del fenomeno e misure di contrasto, Roma, Guido Pastena Editore, 1977, p. 20).

! 8 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane famanti a’ delitti che non sono reputati tali dagli uomini, scema il sen- timento d’infamia per quelli che lo sono. Chiunque vedrà stabilita la medesima pena di morte, per esempio, a chi uccide un fagiano ed a chi assassina un uomo e falsifica uno scritto importante, non farà alcuna differenza tra questi delitti, distruggendosi in questa maniera i senti- menti morali, opera di molti secoli e di molto sangue, lentissimi a prodursi nell’animo umano, per far nascere i quali fu creduto necessa- rio l’aiuto dei più sublimi motivi e un tanto apparato di gravi formali- tà. Questo delitto nasce dalla legge medesima poiché, crescendo la gabella, cresce sempre il vantaggio, e però la tentazione di fare il con- trabbando e la facilità di commercio cresce colla circonferenza da cu- stodirsi e colla diminuzione del volume della merce medesima. La pena di perdere e la merce bandita [s’intenda: sottratta al dazio] e la roba che l’accompagna è giustissima, ma sarà tanto più efficace quan- to più piccola sarà la gabella, perché gli uomini non rischiano che a proporzione del vantaggio che l’esito felice dell’impresa produrrebbe. Ma perché mai questo delitto non cagiona infamia all’autore, es- sendo un furto fatto al principe [s’intenda: il sovrano], e per conse- guenza alla nazione medesima? Rispondo che le offese che gli uomini credono non poter esser loro fatte, non gl’interessano tanto che basti a produrre la pubblica indignazione contro di chi le commette. Tale è il contrabbando. Gli uomini, sui quali le conseguenze rimote fanno de- bolissime impressioni, non veggono il danno che può loro accadere pel contrabbando; anzi sovente ne godono i vantaggi presenti.10 Essi non veggono che il danno fatto al principe: non sono dunque interes- sati a privare dei loro suffragi chi fa un contrabbando, quanto lo sono contro chi commette un furto privato, contro chi falsifica un carattere, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 10 Ecco cosa rispose un giovane contrabbandiere ad un giornalista che gli ricordava che il con- trabbando era un reato: “Come vuole ella che mi sconsigli dal contrabbando? Il contrabbando non è rubare. Se rubassi o uccidessi allora meriterei i suoi rimproveri; ma per contrabbandare io non faccio male a nessuno: anzi faccio del bene. Chi va in prigione per cotesti [sic] fatti non perde il suo onore: tutt’altro. È un disgraziato che è compianto da tutti e che tutti cercano di aiutare come possono, soccorrendo la sua famiglia finché sta in carcere e dandogli lavoro appena che ne è uscito. Ah! No, signor mio, il contrabbando è represso, ma non è un reato: io non so perché si debba proibire a me di andar a comperare dello zucchero, del caffè, del tabacco in quel paese lassù oltre il confine che è così vicino a noi e dove quei generi costano così poco, per obbligarmi invece ad andar lontano e a pagare il doppio, il triplo e talvolta anche il quadruplo del prezzo…” (Pel contrabbando, «Il Monitore delle Regie Guardie di Finanza», anno XIII, n. 2, 9/1/1899).

! 9 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane ed altri mali che possono loro accadere. Principio evidente che ogni essere sensibile non s’interessa che per i mali che conosce. Ma dovrassi lasciare impunito un tal delitto contro chi non ha ro- ba da perdere? No: vi sono dei contrabbandi che interessano talmente la natura del tributo, parte così essenziale e così difficile in una buona legislazione, che un tal delitto merita una pena considerabile fino alla prigione medesima, fino alla servitù, ma prigione e servitù conforme alla natura del delitto medesimo. Per esempio la prigionia di un con- trabbandiere di tabacco non dev’essere comune con quella del sicario e del ladro, e i lavori del primo, limitati al travaglio e servigio della regalìa medesima che ha voluto defraudare,11 saranno i più conformi alla natura delle pene.12

Doc. n. 2 - Notificazione del delegato apostolico di Perugia del 28 giugno 1826

Adriano Fieschi de’ conti di Lavagna e di S. Valentino, patrizio genovese, cavaliere del reale ordine militare dei Ss. Maurizio e Lazza- ro, prelato domestico della santità di nostro Signore, referendario dell’una e l’altra segnatura, protonotario e delegato apostolico della città, e provincia di Perugia. Colla notificazione dell’eminentissimo signor cardinal Segretario di Stato del dì 15. maggio scaduto si pubblicò la transazione felice- mente conclusa fra i governi pontificio, e toscano, e la divisione fatta fra i medesimi di questo territorio di Cospaja, mediante una linea pro- gressiva di confinazione, indicata dai termini appostivi.13 Desiderosa oltremodo la santità di nostro Signore Leone papa XII felicemente regnante di assicurare fra gli abitanti di Cospaja il mante- nimento dell’ordine pubblico, e volendo dar loro insieme un saggio della sua paterna beneficenza ci ha ordinato con dispaccio della su- prema Segreteria di Stato di far noto nel suo sovrano nome ciò che segue. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 11 In parole povere, il condannato per contrabbando avrebbe dovuto risarcire l’amministrazione pubblica da lui danneggiata con il proprio lavoro (una sorta di contrappasso dal sapore dantesco). 12 C. BECCARIA, Dei delitti e delle pene, in IDEM, Opere, Milano, Società Tipografica dei Classi- ci Italiani, 1821, vol. I, pp. 93-94. 13 Furono in tutto 80, sistemati dal Tevere fino alla parte più elevata del territorio di Cospaia; cfr. NATALI, Lo stato libero…, cit., p. 110.!

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Il frontespizio di un antico testo per la coltivazione del tabacco

I. La Terra14 di Cospaja farà parte del Governo Distrettuale di Città di Castello, Delegazione di Perugia,15 e verrà eretta in università appodiata16 a Città di Castello suddetta, ed alla pubblicazione del nuo- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 14 “Terra” ha in questo caso il significato di “luogo abitato, borgata” (DE MAURO, Grande dizio- nario italiano…, cit., vol. VI, p. 634). 15 Sull’organizzazione amministrativa dello Stato Pontificio vedasi Moto proprio della santità di nostro Signore papa Pio VII in data de’ 6 luglio 1816 sulla organizzazione dell’amministrazione pubblica esibito negli atti del Nardi Segretario di Stato, Milano, Ferdinando Baruc Stampatore- librajo, 1816. 16 Gli “appodiati”, secondo la legge pontificia, erano dei centri autonomi, amministrati da un sindaco e da due aggiunti, che venivano tratti dalla sua popolazione; si riscuotevano le imposte e si regolavano le spese del centro “appodiato” indipendentemente dal comune principale, al quale

! 11 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane vo ripartimento territoriale dello Stato Pontificio sarà controdistinta con tale qualifica. II. Avrà un sindaco, e nella rinnovazione de’ consigli comunali, sarà prescelto fra i cittadini del luogo un numero di persone propor- zionato alla propria popolazione, che sarà portato sull’albo di Città di Castello, e farà parte del Consiglio Municipale di detta città. III. Il popolo di Cospaja godrà di tutti quei diritti, e privilegj tanto per 1’assunzione dei professori sanitarj, ed altri, quanto per l’amministrazione sua singola, che sono accordati a tutte le altre uni- versità appodiate; dovrà pertanto andar soggetta alla rata delle sole spese d’utilità comune verso la comunità principale da ripartirsi sul numero delle anime rispettive in confronto, e proporzione della totali- tà delle anime della comune principale, e delle altre università alla stessa appodiate. IV. Sarà accordato alla Terra di Cospaja il privilegio di più mer- cati, e di una fiera annuale da celebrarsi nel luogo, che dal governo verrà stabilito. V. Fino all’attivazione del nuovo censimento i beni rustici, ed ur- bani compresi nella Terra di Cospaja, e nella parte del territorio appar- tenente allo Stato Pontificio saranno esenti dalle tasse fondiarie, e nell’attivazione suddetta saranno gratuitamente eseguite le prime vol- ture di proprietà de’ beni anzidetti, che saranno allibrati al catasto di Città di Castello, ma in una mappa distinta per comodo maggiore dei possidenti.17 VI. Da ora in avanti tutte le cause civili degli abitanti di Cospaja saranno portate al tribunale del governo distrettuale di Città di Castel- lo per le somme di sua competenza, e le altre ai respettivi tribunali stabiliti dal moto-proprio di s. santità del dì 5. ottobre 1824.,18 il quale

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! si versava invece quanto dovuto per le spese comuni e per quella parte di servizio della quale si fruiva grazie all’amministrazione centrale; cfr. G. BALLA-V. FERNÈ, Gli antichi appodiati ed una questione pratica in questa materia esposta dai deputati dell’appodiato di Filo, Bologna, Regia Tipografia, 1862, p. 3. 17 Con la Notificazione del Prefetto degli Archivi del 30 giugno 1827, fu disposto l’obbligo del “trasporto” (ovvero della trascrizione) delle iscrizioni ipotecarie all’ufficio di Perugia, da effettuarsi entro il volgere di sei mesi; cfr. P. MAGRI, Raccolta delle leggi, decreti e regolamenti relativi al sistema ipotecario pubblicati dall’anno 1806 al 1854, Bologna, Società Tipografica Bolognese e Ditta Sassi, 1855, vol. II, pp. 247-249. 18 Per il dettato del documento, vedasi Moto proprio della Santità di nostro Signore papa Leone XII in data dei 5. ottobre 1824. sulla riforma dell’amministrazione pubblica della procedura

! 12 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane sarà pubblicato in essa Terra nel modo in appresso indicato ad ecce- zione delle cause, ovvero controversie che non eccedano la somma di scudi cinque, le quali, fino a nuov’ordine saranno economicamente decise, o composte dal Sindaco di Cospaja a termini dell’articolo 79 di riforma del sistema dell’amministrazione pubblica esposta, e compre- sa nel detto moto-proprio. VII. La santità di nostro Signore per un tratto di sua sovrana cle- menza abolisce quanto alla pena, non però quanto all’azione civile, o privata, competente alla parte lesa, tutte le querele, ed inquisizioni promosse, ed intraprese, o che potrebbero promuoversi, ed intrapren- dersi fino al presente giorno contro gli abitanti della villa di Cospaja, e di quella parte di territorio, che appartiene allo Stato Pontificio, esclu- si però i delitti realmente capitali, se ve ne ha di commessi. VIII. Dal presente giorno in poi le cause criminali, non eccedenti la pena di un anno di opera, saranno giudicate dal governatore distret- tuale di Città di Castello in prima istanza e le stesse cause in seconda istanza, e le altre importanti maggior pena, dal Tribunale Criminale di Perugia, il tutto a tenore del lodato moto-proprio. IX. Si abilita la popolazione di Cospaja a proseguire la intrapresa coltivazione delle foglie di tabacco,19 e si accorda pel corrente anno ai coltivatori di esse, il benefìcio considerabile, con fare che sia loro pa- gata la foglia, da recarsi al magazzeno camerale, al doppio del prezzo rispettivamente assegnato per gli altri coltivatori dello Stato Pontifi- cio,20 a ciascuna delle tre qualità designate nella notificazione di Sua Eccellenza reverendissima monsignor Tesoriere Generale del dì 12. gennaio dell’anno corrente, che si ha per pubblicata in Cospaja, nel modo da esprimersi in appresso, unitamente all’editto dell’eminentissimo signor Camerlengo del 17. gennaio 1823 ed alle !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! civile e delle tasse dei giudizj, esibito negl’atti del Farinetti segretario di camera il giorno 30 del mese ed anno suddetto, Roma, Vincenzo Poggioli, 1824. 19 Fu concessa la coltivazione, nel territorio di Cospaia, di mezzo milione di piante di tabacco; cfr. A. ASCANI, San Giustino. La pieve, il castello, il comune, Città di Castello, s.e., 1965, p. 144, nota n. 2, e G. ROSSI, Il tabacco nell’alta valle del Tevere. Dai contrabbandieri di Co- spaia… ai moderni stabilimenti industriali, «Umbria Agricola», n.s., XI, luglio-agosto 1966, p. 182, nota n. 5.! 20 La concessione di un prezzo superiore a quello usualmente praticato durò pochi anni, se è vero che il 21 maggio 1830 i rappresentanti del Comune di San Giustino (e quindi anche il sindaco di Cospaia) indirizzarono una supplica a papa Pio VIII, nella quale lamentavano la diminuzione del prezzo del tabacco (C. SACCIA, Il lavoro della memoria. Storia del Consorzio tabacchicoltori di San Giustino, San Giustino, Museo Storico Scientifico del Tabacco, 2008, p. 17).!

! 13 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane prescrizioni, regole, discipline, alle quali dovranno pienamente uni- formarsi li coltivatori di Cospaia, per non incorrere nelle multe com- minate nelle leggi indicate contro i contraventori.21

CARL SPITZWEG, “Ispezione doganale della guardia papalina” (1880) - copia della tela conservata presso il Museo “Städtische Galerie Lenbachhaus” di Monaco di Baviera (Archivio fotografico del Museo Storico della Guardia di Finanza di Roma) !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 21 La coltivazione del tabacco nello Stato della Chiesa non era libera; essa era disciplinata, nel periodo in cui avvenne il ritorno di Cospaia al Papato, dall’Editto del Camerlengo del 17 gennaio 1823 - “Discipline sulla coltivazione delle piante di tabacco”, in Raccolta delle leggi e disposi- zioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio, vol. III, Roma, Stamperia della Reve- renda Camera Apostolica, 1834, pp. 411-415.!

! 14 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

X. Sarà inviato sul luogo un ministro delle dogane pontificie,22 al quale gli abitanti di Cospaja, e della parte del territorio appartenente allo Stato Ecclesiastico daranno l’assegna23 di tutti i generi esteri, e soggetti a dazio doganale, che esistono presso di loro, e segnatamente dei tessuti, e delle derrate coloniali di qualunque specie. Potranno essi liberamente estrarre questi generi, quando loro non piaccia sdaziarli, onde porli in commercio nello stato, e volendoli sdaziare, sarà usata loro l’agevolezza di esigerne il dazio allora soltanto, quando li mette- ranno in circolazione o per mezzo di contratto, o per mezzo di specu- lazione. XI. Al ministro doganale sopraenunciato, quando non venga pre- cedentemente spedito un particolare ministro dell’amministrazione generale de’ sali, e tabacchi, potranno gli abitanti suddetti dare l’assegna anche del tabacco, che possono avere, sia in foglia, sia in polvere, che, portato al magazzeno camerale sarà pagato loro, in quan- to alla foglia, allo stesso vantaggioso saggio enunciato di sopra, ed in quanto al tabacco in polvere ad un equo prezzo proporzionato a quello della foglia, come si è praticato con sod[d]isfazione degli abitanti del Principato, e Territorio di Farnese recentemente aggiunto allo Stato Pontificio. Quei che non volessero venderlo dovranno averlo estratto nel perentorio termine di un mese per non soggiacere alle pene com- minate a chi possiede, e vende tabacchi di contra[b]bando dall’altro editto del dì 7. luglio 1814. promulgato dal medesimo sig. cardinal Camerlengo, il quale altresì si ha per contemporaneamente pubblicato nel modo suindicato. XII. Finalmente per un contrasegno di speciale affezione di sua santità si accorda una dote di provincia a tutte le zitelle di Cospaja della parte del territorio appartenente alla Santa Sede, le quali si mari- teranno nel decorso tanto del presente, quanto dell’anno venturo. Il moto-proprio sovrano sopraindicato, come pure gli editti, e la notificazione, che si richiamano nella presente, saranno, a comune !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 22 “Ministro” era il termine, invero pomposo, con il quale si indicavano gli impiegati delle doga- ne pontificie; cfr. Manuale pratico per gl’impiegati delle dogane pontificie, Perugia, Tip. di Vincenzo Santucci, 1853, p. 22. 23 In pratica, si doveva denunciare la detenzione delle merci estere nella più vicina dogana, che rilasciava la ricevuta della dichiarazione, chiamata “bolletta d’assegna”; cfr. Manuale pratico per…, cit., pp. 109-110.

! 15 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane istruzione, depositati presso il sindaco del luogo, da cui si renderanno ostensibili a chiunque ne faccia richiesta. Perugia dalla nostra residenza, li 28. giugno 1826. (firmato) Il Delegato Apostolico A. Fieschi. e per il Segretario Generale assente (firmato) A. Berti ff.

In Perugia 1826. Nella Tipografia Camerale e Vescovile di Giulio Garbinesi, e Vincenzo Santucci.24

Doc. n. 3 – Notificazione dell’I. e R. Consulta del 22 giugno 1826

Cessate le antiche differenze fra la Corte di Toscana, e quella di Roma sulla pertinenza della villa e territorio di Cospaja, e diviso que- sto fra i due governi, mediante una linea progressiva di confinazione tracciata da termini, l’I. e R. Consulta, in esecuzione degli ordini con- tenuti nel biglietto dell’I. e R. Segreteria di Stato de’ 17. stante, rende note le seguenti convenzioni, che sono state stabilite dai due sovrani per la conservazione della reciproca quiete, che saranno dai respettivi sudditi esattamente osservate. I. Gli abitanti e possidenti nelle respettive porzioni di quell’ora diviso territorio, sono dal giorno presente soggetti alle leggi del sovra- no al quale appartengono le respettive porzioni suddette, e dovranno essi allibrare ai respettivi catasti le loro possidenze, nel modo e forma che sarà dal respettivo loro governo indicato. II. In tutto il tratto della nuova demarcata linea giurisdizionale per l’oggetto di evitare ogni questione e differenza a motivo di sconfi- ne del bestiame, si dovrà reciprocamente attendere un buon confine rispetto al bestiame di qualsivoglia specie si sia, il qual buon confine si estenda a canne romane 100. di palmi 10. l’una di architetto, pari a canne fiorentine 72. sol. 2.8. (di braccia 5. l’una a panno), di modo che per lo sconfine entro la suddetta distanza non si possa domandare e pretendere pena di specie veruna, quale s’intenderà sempre rimessa, ma solamente possa dai possessori dannificati esigersi l’emenda del danno, secondo la stima da farsene ai termini delle leggi del territorio entro il quale il danno sarà stato recato. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 24 San Giustino, Archivio del Museo Storico Scientifico del Tabacco (manifesto a stampa).

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Finanziere pontificio, anno 1830 (immagine tratta da I finanzieri nell’opera di Alessandro Degai, Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 1995)

III. In tutti gli altri casi, fuori dello sconfine del bestiame, si do- vranno osservare le leggi che veglieranno nel territorio, nel quale si commettessero altre trasgressioni. IV. Rimarrà ai sudditi respettivi la facoltà di abbeverare e lavare il bestiame di qualunque specie, come pure di lavare i panni ed istru- menti rusticali, ed altri simili, nelle acque del rio denominato Gorgac- cio, come nell’altre acque dei fossi e canali che servono di confine, nelle quali acque inoltre, ogni qualvolta possano essere suscettibili, il

! 17 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane diritto della pesca sarà comune tra i sudditi dei respettivi governi; sal- va a favore dei possessori che rimanessero dannificati l’emenda di qualunque danno che venisse nell’esercizio degli usi sopraccennati recato; fermo sempre peraltro rimanendo quanto si è precedentemente stabilito riguardo allo sconfine del bestiame che potesse seguire a mo- tivo di pascolo. V. Succedendo qualche rottura o variazione del rio Gorgaccio, potrà ciascuno dei respettivi sovrani in qualsivoglia tempo rimettere il corso del rio sunnominato nel suo alveo stabilito dai termini appostivi nell’enunciata confinazione, per avere l’effetto che le acque si man- tengano nell’attuale loro andamento. VI. Non potrà impedirsi mai per parte del governo toscano e dei proprietarj nella porzione della villa di Cospaja, attribuita stante la prescritta divisione al governo prelodato, la pronta riparazione di quei danni che nascessero dalle piene naturali del Riascolo, debordanti dall’argine sinistro compreso nello stato toscano, le quali investissero i possessori limitrofi dello Stato Pontificio; con che la riparazione debba farsi a spese dei proprietarj interessati alla medesima, e con la- vori di tal natura da non pregiudicare alla ripa e all’arginazione del lato destro. VII. In conformità delle leggi de’ 2. e 24. Marzo 1793., respetti- vamente pubblicate dai due governi, non potranno i sudditi né dell’uno né dell’altro, in qualunque parte della linea confinaria di cui si tratta, fabbricare o costruire case, capanne, stalle, forni, seccatoj, o altri edifizj stabili ec. di qualsivoglia natura, o ampliare in verun modo alcuna fabbrica già esistente, se non alla distanza di canne 40. di brac- cia 5. l’una fiorentina, pari a canne romane 52. palmi 1. once 8. e mi- nuti 4 8/23 dalla linea suddetta di confine; come pure rimane vietato il traversare con i così detti cavalcavia, o altro edifizio qualunque d’interna comunicazione, la mentovata linea, e di ampliare in minimo modo quelli che attualmente vi esistessero, quali dovranno rimanere nel preciso stato in cui trovansi al presente, fino a nuovo concorde provvedimento dei due governi: dovendo i contravventori rimanere soggetti alle pene comminate dalle leggi antecedenti.25 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 25 Prescrizioni quasi identiche si trovano negli accordi per la confinazione tra Stato della Chiesa e Regno di Napoli del 1840, ratificati nel 1852; cfr. Notificazione del Segretario di Stato del 1° luglio 1852 - “Convenzione addizionale al Trattato di confinazione fra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli, contenente le norme legislative di privato e pubblico interesse in ordine ai

! 18 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

VIII. Si dichiara estinto e perento qualunque credito, che per tito- lo di pubbliche imposte e gravezze, o per diritti di regalìe esista e tro- visi notato e imposto fino al presente giorno nei catasti, registri, libri di regalìe, aziende, e finanza di uno dei due suddetti governi, verso fondi o persone della villa e territorio di Cospaja, passate in seguito dell’enunciata divisione sotto il supremo dominio dell’altro. IX. Restano dichiarate perente ed ineseguibili tutte le condanne che fossero proferite finora da ambedue i governi a causa e in dipen- denza di turbata giurisdizione in Cospaja e suo territorio contro qual- siasi persona o corpo morale. X. Finalmente, essendo preceduta l’apposizione dei termini, ese- guita dagl’ingegneri dei respettivi governi, e dai governi suddetti ap- provata, questi stessi termini saranno di norma alle respettive popola- zioni, onde conoscere la pertinenza delle porzioni di Cospaja e suo territorio divise ed attribuite al governo toscano, ed a pontificio respet- tivo.26

Doc. n. 4 - Descrizione della dogana di Cospaia nel 1832

Cospaja

La dogana è posta in pianura nella campagna in aria salubre, di- stante dalla Soprintendenza27 miglia 8, da Roma 163, dall’estremo confine circa mezzo miglio, in vicinanza della città di S. Sepolcro to- scana. La dogana per i molti rapporti colla medesima è di somma im- portanza, e maggiormente lo diverrà, quando sarà ultimata la nuova strada.28

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! confini medesimi”, in Raccolta delle leggi e disposizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio emanate nel pontificato della santità di nostro Signore papa Pio IX felicemente re- gnante, Roma, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1852, vol. VI, p. II, pp. 1-15. 26 Voce Roma e Toscana, in Repertorio del dritto patrio toscano vigente ossia spoglio alfabetico e letterale delle più interessanti disposizioni legislative veglianti nel Granducato, vol. VII, Fi- renze, Aureliano Giuliani, 1838, pp. 315-317. 27 È quella di Città di Castello; vedasi G. MONTI, Manuale di legge organica ossia istruzione elementare ad uso degl’impiegati delle dogane dello Stato Ecclesiastico, Perugia, Tip. di Vin- cenzo Santucci, 1832, p. 95. 28 Ivi, p. 97.

! 19 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

La rievocazione di un incontro tra contrabbandieri durante la festa di Cospaia (fotografia di Enrico Fuselli)

Doc. n. 5 - Lettera del ministro doganale Campi

Cospaia 29 luglio 1849 Mio caro avvocato,29 Il segretario Castellucci mi ha comunicato una vostra lettera, da cui ho appreso che avete desiderio di conoscere tutto ciò che è avve- nuto in S. Giustino durante la permanenza di Garibaldi, con la sua banda. E siccome ho rilevato pure aver voi anche noi ministri impe- gnato per ottenere delle informazioni in proposito, così non manco io di appagarvi per ciò che ci riguardò direttamente al nostro posto di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 29 È l’avv. Giustino Roti, di Città di Castello (MAGHERINI-GRAZIANI, Aneddoti e memorie sul…, cit., p. 30), al quale fu indirizzata anche la lettera successiva di Natale Calvori. Sul professionista tifernate vedasi A. TACCHINI-A. LIGNANI, Il Risorgimento a Città di Castello, Città di Castello, Petruzzi Editore, 2011, pp. 22, 30, 32, 34, 44, 48, 50, 52, 57-59, 68, 74, 86, 88, 107; per il necro- logio, G. BIANCONI, Cenni biografici dell’avv. Giustino Roti di Città di Castello, «L’Album», XXV, n. 8, 10/4/1858, pp. 62-64; n. 9, 17/4/1858, pp. 73-74; n. 10, 24/4/1858, p. 78.

! 20 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Cospaia, lasciando al Castellucci di chiarirla sul resto dei fatti di S. Giustino come più apportato a conoscerli. Sappiate adunque che il giorno 26 del cadente, verso l’una pom., si disse qui giunta al Borgo la [a]vanguardia di Garibaldi composta di 60 uomini a cavallo. Appena sparsa una tal nuova s’incominciò tosto a temere della loro venuta anche fra noi. Di fatti il dopo pranzo verso le 5 pom. una prima scorreria composta di un grosso maggiore, e quattro altri graduati d’infima classe, transitò per questa dogana nel momento che io era in S. Giustino, e Calvori30 in casa del contadino che abita il locale medesimo. Quando furono in faccia alla dogana mi si dice che si fermassero alquanto per raccogliere le notizie del luogo, e quindi proseguirono la loro veloce avanzata verso S. Giustino, dove giunsero quando io mi ero diretto per venire in dogana per cui mi incontrai con essi di faccia. In quel momento però non potetti che osservarli da lun- gi mentre appena presi dei zigari nello spaccio, continuarono la loro veloce scorreria secondo il costume beduino, che tale è pure il loro vestiario, verso la strada di Castello. In questo frattempo io continuai il mio viaggio per la dogana dove non appena vi ero giunto, che li vidi ritornare verso me di tutta carriera. Arrivati alla presenza di noi im- piegati e delle guardie che eravamo sulla strada, si fermarono. E poi- ché io mi ero ritirato solo sulla porta dell’ufficio mentre gli altri si tro- vavano da me divisi per il movimento dei cavalli, dovetti per conse- guenza dar nell’occhio del maggiore che dopo salutato diresse a me la parola così: - È lei il capo della dogana? Al che risposi. - Ne sono il ministro. - Bene, proseguì: Io sono stato molto contento dei finanzieri che hanno militato sotto di me in Roma.31 Quando ero con essi al Va- scello, potevo dormire qualche ora di più giacché ero sicuro della loro fedele vigilanza, lo che non era così quando mi trovavo coi sol-

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 30 Un Natale Calvori, commesso di dogana, risulta essere stato nominato “ricevitore doganale” con decreto n. 628 del 24 dicembre 1860 del R. Commissario Generale Straordinario per le Mar- che, (Raccolta ufficiali degli atti del R. Commissario Generale Straordinario nelle provincie delle Marche, Ancona, Gustavo Sartorj Cherubini, 1860-1861, p. II, p. 117). Nel 1870 lo stesso nominativo figura tra gli ufficiali addetti alle visite di 1a classe della dogana principale di Anco- na; cfr. Annuario del Ministero delle Finanze del Regno d’Italia pel 1870, Firenze, Stamperia Reale, 1870, p. 174. 31 Sul contributo dei finanzieri alla causa italiana, vedasi AA. VV., I finanzieri per il Risorgimen- to e l’Unità d’Italia. Atti del convegno. Roma, 20 maggio 2011, Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 2011 (in particolar modo, B. BURATTI, I finanzieri nei moti insurrezionali e nella difesa della Repubblica Romana (1848-1849, in Ivi, pp. 89-112).!

! 21 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane dati di linea che spesso mancavano al loro dovere. Dovunque anderò, e fino a che vivrò non farò che lodare i bravi finanzieri, con che ho fatto prodigi di valore, e se tutti fossero stati attaccati alla causa della Repubblica come questi soldati, essa non sarebbe andata così perdu- ta, conseguenze solo però di chi l’ha tradita. Io per essa ho affrontato quasi una certa morte dappoiché son quello che ho ad condot- to via a sostegno della nascente Repubblica una parte della guarni- gione di quei dragoni, e disarmato le guardie che contrastavano il passo alla nostra fuga: non per questo io rispetto tutte le opinioni, poiché ognuno ha le sue proprie tendenze a cui mal si resiste, ma non potrò soffrir mai chi mi tradisce: egli diventa per me un nemico, che non ha alcun accesso alla compassione: e come tale non sono io in diritto di ucciderlo? Che ne dice lei? – Ne ha tutta la ragione, risposi a lui, non senza però un qualche sconcerto all’animo. – Sì, un tradito- re, continuò, merita di esser tolto di vita. E qui dopo breve pausa pro- seguì... ma per quel che vedo dovrebbe ella essere un mio nemico. – Potete immaginare qual fosse la mia sorpresa, il mio ghiacciacuore a questo linguaggio, che mi teneva stando a cavallo circondato dai suoi, e da altra gente curiosa di vedere, e sentire, e portando sempre la ma- no ad una pistola che teneva al fianco: ciò non pertanto io potetti, non senza però un qualche sconcerto, rispondere a lui che non potevo comprendere qual fosse il motivo ond’egli arguisse essere io suo ne- mico. – Il modo, risposemi, con cui lei si contiene meco me lo fa cre- dere. – Mio caro avvocato, egli forse avrebbe desiderato che lo avessi secondato con tutto il calore nelle sue opinioni, ma io non poteva par- lare col labbro ciò che non sentiva nel cuore; la causa della vera liber- tà italiana che io pur amo, non era più quella che si desiderava dai buoni, e che dovea sostenersi colle sane leggi, colla santità dei costu- mi, e col rispetto alla religione; essa fu violata allorché si obbligò alla fuga il sovrano riformatore che aveva diritto a tanta gratitudine; allor- ché nessuno fu più sicuro della propria vita e libero del suo pensiero, e per cui col rammarico nel cuore di veder tutto perduto e tanta ruina succedere a tanta felicità sperata, non seppi molto fingere come molti sogliono fare, e così potetti rispondere: – Sig. maggiore, se ella rileva in me una qualche freddezza, è il solo effetto della sorpresa che mi ha prodotto l’improvvisa venuta della sua persona che per la stima che le ho, le confesso che mi reca soggezione, del resto né io né il mio com- pagno sentiamo odio per lei, né per chiunque altro che gli appartiene.

! 22 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Alcune divise dei finanzieri pontifici (Roma, Archivio fotografico del Museo Storico della Guardia di Finanza)

– Io non posso persuadermene, ripigliò, poiché saranno adesso tre quarti d’ora che mi é stato riferito che voi desiderate gl’Austriaci; Queste non sono che calunnie, soggiunsi, di privati nemici che mai mancano a chi occupa impieghi pubblici, né io saprei cosa dire, e co- sa fare per persuaderla del contrario. Ed egli; datemi in prova di ciò la vostra mano. – Io fui subbito sollecito a quest’atto di fede, ma gli porsi la sinistra, invece della destra che disgraziatamente era impegna- ta con una buona presa di tabacco. – Come, allora mi disse, mi date la sinistra invece della destra? – Oh! perdoni sono troppo confuso, ecco- le la destra, eccole anche un bacio, che egli mi ripeté con tutto il fuo- co di Marte. In questo frattempo il Calvori che sebbene da me diviso per la presenza dei cavalli aveva compreso l’oggetto della discussione, che invero dire si faceva per parte di quel maggiore con tutta pacatez- za, e sentito nominarsi, era venuto in mio soccorso dicendo anche lui parole di persuasione; ma egli faceva conoscere che il vero Italiano dovea avere in odio lo straniero, giacché esso non viene qua tra noi che per dissanguarci, tutti i danari, diceva, che si spendono per i Tede- schi, per i Francesi, non potrebbero servire per incoraggiare

! 23 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane l’industria, per sovvenire l’indigenza; insomma per il vantaggio di tutti? Nel momento che si è troppo attaccati all’interesse, giacché il ricco cura solo il suo oro, e l’impiegato il proprio impiego più che la libertà italiana, non si vede il getto che si fa delle nostre sostanze allo straniero in tanta copia da lasciar ciascuno vuoto d’ogni speranza di risorsa. Il bravo italiano deve tutto sacrificare per la sua patria. – Qui io credetti di poter dar termine alla sua polemica col dire che noi semplici ministri di campagna non potevamo avere nessuna influenza sulla questione politica d’Italia; che noi quando ci eravamo fatti un dovere di obbedire fedelmente, seguendo anche le massime del vangelo, a chi ha tutta la forza di comandarci, era il tutto che si poteva praticare e pretendere da due impiegati padri di numerosa fa- miglia, in ispecie del mio compagno che conta nove figli. – Queste non sono ragioni, ripigliò, che persuadono chi ha tutto sacrificato per la patria come me, né per questo sono qui per obbligare le vostre opi- nioni che rispetto; pensate pure come volete, ma non mi tradite. – Egli riteneva forse che la carica di ministro di finanza in noi avesse tanta forza da far venire ad un nostro cenno dei Tedeschi per sorprenderli, per cui dopo avergli ripetuto ed assicurato che noi non avevamo alcu- na influenza sulla venuta dei Tedeschi, e che il desiderarli o no era la stessa cosa, se ne partì con la velocità che era venuto; non senza però concludere nel mentre che si stradava con i suoi, che noi ministri era- vamo tanti mangiapane, perché non sapevamo fare un’abnegazione di tutto per il sostegno della Repubblica Romana. Questi sono i fatti di mercoledì che ci risguardarono personal- mente, ed intorno a cui voi dovete notare a quale rischio ci avevano esposti due o tre infami della villa di S. Giustino. Alcune altre cose del venerdì ve le dirà Calvori come in appendice a questo scritto. Dopo di che altro non mi resta che salutare tutti di casa in specie il mio mae- stro, e ripetermi Aff.mo servo ed amico. Campi

P. S. Alla Pieve si dice essere giunta una banda del Garibaldi; che il paese ha suonato a stormo, e che ancora non siano potuti entrare.32

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 32 MAGHERINI-GRAZIANI, Aneddoti e memorie sul…, cit., pp. 30-37.

! 24 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Doc. n. 6 - Lettera del ministro doganale Natale Calvori

Stimatissimo sig. avvocato, Avendomi il collega sig. Campi fatto sapere il da Lei esternato desiderio, di conoscere, cioè, da parte nostra le cose per fatto della banda Garibaldi quivi accadute durante l’arrivo loro soggiorno e par- tenza, ben volentieri e prontamente mi vi presto, epperciò a quanto esso sig. Campi scrissegli, quello aggiungerò che a mia cognizione specialmente essendo, sono a portata di farle sapere. Nel giorno, adunque, posteriore all’arrivo loro al Borgo, non fu- rono praticate che tre piccole scorrerie fino a S. Giustino e con quattro o cinque individui a cavallo: una sul far del giorno, l’altra sulle 6 ant., l’ultima alle 3 pom. Intanto in questa sera seppesi che un orribile sac- cheggio fu, per parte di questi banditi, dato a Citerna,33 lo che aggiun- to a quanto manifestato eraci avanti il nostro ufficio da quel maggiore, aumentò i timori nostri; basta, a Dio piacendo, la notte si passò ba- stantemente tranquilla, ma circa le ore 5 della susseguente mattina, venne la mia servente in camera, e quasi affannosa Si alzino, disse, i Garibaldesi sono arrivati e danno da per tutto saccheggio. Ella può ben credere la pena nostra. Alzatomi vidi un affac[c]endarsi, un anda- re e venire di questi poveri abitanti di Cospaia per nascondere quello che più a cuore le stava, e noi pure lo stesso facemmo. Ma intanto viene il facchino di questa dogana. – Ebbene che c’è di nuovo? – Nulla. – I Garibaldesi sono in S. Giustino.34 – E che fan- no? – Nulla. Vogliono da mangiare ed hanno preso dei bovi, e delle vacche e del fieno. – E tu qui che vuoi? – Venga in dogana che vi è roba da daziare. – E chi è costui che si azzarda ora a girare? – Valli- ni con certe pelli di bue. – Precedimi che vengo. Sebbene a malincuo- re pure mi risolsi di andarvi. Dall’alto della mia dimora (poiché abito nel palazzino del sig. Collacchioni detto del Valenti sopra in Cospaia) vedevo un andirivieni di scorrerie garibaldesi a cavallo. Seppi che un picchetto di 7 o 8 tra cavalieri e fanti stavasi fisso al Ponte Riascolo detto del Mori, nella cui casa e scuderia pretesero alloggio, vitto e fo- raggio, ed intanto vengo assicurato esser prossimi i Tedeschi al Borgo, !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 33 Sulla permanenza dei garibaldini a Citerna, vedasi TACCHINI-LIGNANI, Il Risorgimento a…, cit., pp. 100-101. 34 Garibaldi rimase a San Giustino per tutta la giornata del 27 luglio 1849, accolto calorosamente dalla popolazione locale, per partire quindi per Bocca Trabaria (Ivi, p. 101).!

! 25 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane onde a ragione temetti una scaramuccia in luogo.

Ufficiale pontificio, anno 1854 (immagine tratta da G. OLIVA, La Guardia di Finanza pontificia, Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 1979)

Pure ripreso animo, scendo per via trasversale alla dogana; giunto però sull’aia del villano che vi abita sopra, veggo alcuni villici fisso guardare in verso al Borgo: sospettai qualche cosa, ed in fatti passaro- no tre garibaldesi a cavallo. Credendola una delle solite scorrerie pro- seguii, quando ad un tratto viddi quel maggiore già ricordato, poi que’ quattro che seco erano; favel[l]ò... alla dogana, e quindi tutta la colon- na, andavano di passo, e senza apparenza di agitazione alcuna. Onde non trovarmi di nuovo a contatto di costoro, credetti esser prudenza di ritirarmi nella casa del contadino sopra la dogana. Erano le 7 ant. cir- ca. Pensai non esser veduto, ma non so come stesse seppi che dissero in S. Giustino – I ministri si erano serrati sopra. – Furono da taluni

! 26 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane contati e mi fu detto che in tutto erano 70. Esaurito quanto occorreva in dogana, mi feci di questa sul limita- re e vidi un finanziere a me incognito, questi avea una mano fasciata ed appesa al collo, il salutai, cui poco rispose. Io: – Avete forse avuto qualche ferita? Ed egli con poco bel garbo passando: – No. – Soprag- giunti altri due che ben si vedeano della nota banda, ceffi difficili ed antipatici, guardarono questi verso il confine gridando ed imprecando anche con bestemmie, di modo che io ritiratomi non intesi quello si dicessero. Tuttavolta credetti prudente, anche per assicurare la mia famiglia, ritirarmi in casa mia, dal cui alto bene scorgeva del piano ogni movimento. Infatti appena giunto, armato del can[n]occhiale po- tei vedere benissimo, che que’ settanta nell’aja del Mori accampati erano, e qui so che pretendevano e fieno e biada, ma non essendovi il sig. Ulisse, la di lui vecchia zia mandò la servente con la scorta di uno di costoro per cercarlo. Seppi allora da persona di casa Collacchioni e venuta di poco dal Borgo, che i Tedeschi erano colà arrivati, che poco prima quel solito maggiore erasi recato dal sig. Collacchioni e detto: Mi procuri, signore, un po’ di denaro mentre io subito partir deggio. I Tedeschi a momenti arrivano. Circa alle 9 1/2, mentre seguitava a sta- re in osservazione verso il piano, viddi nell’aja Mori un affaccendarsi, montare a cavallo i pedestri e difilare ordinati, ma piano, sulla via maestra; sceso il ponte, o poco più in là, a precipitoso galoppo si det- tero fino al punto detto la Croce Santa (è quel crociato di strade una delle quali conduce alla chiesa arcipretale di S. Giustino) quivi con un colpo di pistola si fermarono tutti ad un tratto; si sentì allora alcuni tocchi di tamburo in S. Giustino e seppi che un ordine del Garibaldi obbligò a tutti a sgombrare questo paese sollecitamente e di andare al Campo. Alle ore 10 1/2 circa, una voce a casa mia vicino dice: Oh Dio sono da Valenti, è certo che saccheggiano. Osservo e vedo avanti casa di questi alcuni cavalli montati e fermi, e poi veggo che caricano fie- no. Erano tre i quali presero poco fieno dal Valenti, e certa biada dal vicino colono Guerrini, volgo Guizzi, che vollero però tutto pagare, e poi partirono. Poco stante giunsero alla dogana tre di cavalleria, uno era Polacco e conosceva la lingua ungarese, l’altro era Francese, ed il capo loro Perugino, questi chiesero al colono sopra la dogana pane, vino e prosciutto che pagarono. I due esteri mi disse quieti, ma il Pe- rugino un poco di buono. Stettero costà fino alle 5 pom., fino alla

! 27 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane qual’ora si trattenne pure il picchetto al Ponte Mori e tutti partirono poi lasciando sgombro affatto ogni posto da loro occupato. Nulla più di nuovo. La mattina susseguente sabato 28 alle ore 8 ant. si videro difilare col solito bell’ordine e facendo gradita mostra di sé i Tede- schi; i cavallieri sembravano ussari e se ben mi ricordo, del 21° Reg- gimento, ed i pedoni parvero Tirolesi; era il 23° Reggimento, e parmi dicessero fosse il Reggimento Gebesch o Cepesch. Ma chi conosce il modo di scrivere o pronunciare i loro nomi saprà far meglio, ma io non potrei nemmeno accertare se ho bene inteso. Questo so per certo che eravi un generale, ed il colonnello comandante allorché avanti fu la dogana, vista l’arma pontificia, il zigaro dalla bocca si tolse ed ab- bassollo; fece pochi passi e disse – Portata via cassa. – proseguendo suo cammino alla testa dell’armata. Al primo non bene intesi, ma poi capii che intendeva la cassa doganale, ed essendo alquanto inoltrato null’altro potei rispondere che gridando un No. Avevano due pezzi di bellissima artiglieria, ed un bell’obice, un ponte e molti cariaggi. Eccole tutte notizie, che al lungo descrissi onde a portata sia di conoscere il preciso. Ella poi deve compatire se qualche correzione si vede, ma senza attribuirlo a mancanza di rispetto; il creda piuttosto per sollecitare e rimetterle la presente sapendo gli altri averlo fatto, epperciò penso a non ricopiarla come fare dovrei. Se altro occorrer le potesse, ella non avrà che a comandarmi tanto su questo proposito, quanto su altro crede potersi servire dell’opera mia, e la prego a farlo liberamente poiché con veracissima stima me le professo Di Cospaia 30 luglio 1849. Suo dev.mo ed obb.mo servitore Natale Calvori35

Doc. n. 7 - Notificazione del 15 ottobre 1851

15 ottobre 1851 Governo Pontificio - Ministero delle Finanze Notificazione “Autorizzazione alla dogana di bollettone di Cospaja a daziare per introduzione le merci da peso fino a qualunque somma”

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 35 Ivi, pp. 37-42.

! 28 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane

Un momento della lavorazione del tabacco da parte delle “tabacchine” (immagine tratta da «Illustrazione popolare», XXVIII, 13/9/1891, p. 580)

Per la convenzione stipolata fra il governo di sua santità ed il Granducato di Toscana nel 29. novembre 1850,36 tolta all’estera doga- na di Monterchi la facoltà di sfogare i transiti dei generi che moveva- no da Livorno a destino dello Stato Pontificio pel confine di Città di Castello, l’importazione dei medesimi ha ripiegato sullo stradale di Cospaja, intanto che a quella nostra dogana non è permesso daziare per una somma superiore a cinque scudi. A provvedere quindi ai biso- !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 36 Si tratta della convenzione tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio per la repressione del contrabbando, che disciplinava il transito delle merci nel territorio dei due stati (che avevano in comune un lunghissimo tratto di confine), il cui testo si legge in Recueil manuel et pratique de traités, conventions et autres actes diplomatiques, vol. VI, Leipzig, F. A. Brockhaus, 1856, pp. 449-452.

! 29 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane gni del commercio, analogamente alle facoltà conferite dalla santità di nostro Signore, si dispone quanto appresso. 1.° La dogana di Cospaja, conservando il suo grado di bollettone di prima classe,37 viene autorizzata a daziare per introduzione le merci da peso fino a qualunque somma. 2.° Questa disposizione avrà effetto col giorno 20 del corrente mese. Roma dal Ministero delle Finanze li 15 ottobre 1851. Il pro-ministro delle Finanze Angelo Galli38

Doc. n. 8 - Le relazioni dell’ispettore superiore delle Gabelle, Leopoldo Petrai (anni Settanta del XIX secolo)

a) All’estremità sul confine colla provincia di Perugia, cioè nella valle bagnata dal Tevere, le coltivazioni del tabacco per conto della Regìa39 sono piuttosto estese, collegandosi con quelle del contiguo territorio di San Giustino nella provincia suddetta. [...] Il contrabbando che a preferenza preoccupa la forza doganale [della provincia di Arezzo] è quello del tabacco che dalle coltivazioni preindicate si trafuga nel restante della provincia per poi manipolarsi principalmente nel comune di Chitignano,40 i cui abitanti sono già

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 37 Le dogane di bollettone potevano sottoporre a dazio le merci da importare non soggette a bollatura, per un importo non superiore a 5 scudi, mentre per l’esportazione non esistevano limiti di sorta; cfr. Manuale pratico per…, cit., p. 4. 38 Notificazione del Ministero delle Finanze del 15 ottobre 1851, in Raccolta delle leggi e dispo- sizioni di pubblica amministrazione nello Stato Pontificio emanate nel pontificato della santità di nostro Signore papa Pio IX felicemente regnante, vol. V, Roma, Stamperia della Reverenda Camera Apostolica, 1852, pp. 372-373. 39 Si tratta della “Società Anonima per la Regìa cointeressata dei tabacchi”, costituita in seguito ad un accordo siglato il 23 giugno 1868 tra il ministro delle Finanze, Guglielmo Cambray-Digny, e il Credito Mobiliare e alcuni banchieri stranieri, che ebbe il monopolio dei tabacchi per 15 anni. La società, dopo aver suscitato furiose polemiche in occasione della costituzione, fu inte- ressata da diversi scandali; alla scadenza del contratto, lo Stato decise di riassumere la gestione del monopolio dei tabacchi. Cfr. A. CAPONE, Destra e Sinistra da Cavour a Crispi, «Storia d’Italia», vol. XX, Torino, UTET, 1981, pp. 172-173. 40 Sul contrabbando legato al paese dell’Aretino, si vedano L. FOGNANI-A. FACCIOLI, Chitigna- no: contrabbando, storia, socialità in una cultura di crocevia appenninico, [Firenze], Il Cande- laio, 1982, e L. FOGNANI, Fra nobili e contrabbandieri. Un burrascoso borgo appenninico, Città di Castello, Litosystem, 2005.

! 30 Cospaia tra tabacco, contrabbando e dogane famosi negli annali del contrabbando in Toscana, quantunque al presente tale industria sia (per quanto vuolsi) alcun poco diminuita. [...] Per quanto ho inteso non è mai intervenuta trattativa per introdurre modificazioni a questo contingente; soltanto dall’ispettore mi fu messo sott’occhio un rapporto del suo predecessore in data 30 luglio 1873 con cui proponeva di istituire una brigata volante in Rassina punto centrale e propizio per sorvegliare più da vicino la contrada del Casentino, dove sono quasi tutti i polverifici e dove più che altro si manipola e si pianta tabacco clandestinamente.41 b) Solamente pel ramo tabacchi qualche timore può concepirsi a causa delle coltivazioni autorizzate nei comuni estremi della provincia [di Perugia] posti a contatto di quella d’Arezzo, dove pure sono autorizzate e colle quali formano una sola sezione diretta da un agente della Regìa con sede in Borgo San Sepolcro. Si sa ormai che i primi autori del contrabbando sono gli stessi coltivatori, per cui vuolsi molto accorgimento per parte degli agenti della Regìa durante la coltivazione, e molta vigilanza per parte della forza doganale, dopo il raccolto. […] Nell’ultima campagna i comuni di San Giustino, Città di Castello e Citerna in provincia di Perugia, furono autorizzati a coltivare n. 1,400,000 piante di tabacco,42 quelli di Borgo San Sepolcro, Monterchi ed Anghiari in provincia d’Arezzo 900,000.43 c) Premesso che in questa provincia [di Perugia] per l’interna sua posizione, non ha la forza di vigilanza altro precipuo obiettivo che di reprimere il contrabbando che può esercitarsi trafugando il tabacco dalle coltivazioni autorizzate sull’estremo confine della provincia stessa e ad immediato contatto con quelle di Borgo San Sepolcro in Provincia d’Arezzo […];44 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 41 Roma, Archivio del Museo Storico della Guardia di Finanza (d’ora in poi AMSGDF), Divisio- ne 6a. Nuovo contingente della Guardia Doganale. Provincia di Arezzo. Relatore cav. Leopoldo Petrai, Relazione dell’ispettore superiore. 42 La coltivazione nel territorio dei comuni vicini a San Giustino fu autorizzata nel 1867 (ASCA- NI, San Giustino. La…, cit., p. 146, nota n. 2, e ROSSI, Il tabacco nell’alta…, cit., p. 182, nota n. 5).! 43 AMSGDF, Divisione 6a. Nuovo contingente della Guardia Doganale. Provincia di Perugia. Relatore cav. Leopoldo Petrai, Relazione per la riforma del servizio di vigilanza in provincia di Perugia. 44 AMSGDF, Divisione 6a. Nuovo contingente della Guardia Doganale. Provincia di Perugia. Relatore cav. Leopoldo Petrai, Verbale d’esame della relazione per la riforma del servizio di vigilanza in Provincia di Perugia.

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“Non sei mai stato nell’Umbria: e non hai goduto del silenzio dei suoi antichi paesi, e della morbidezza dell’erbe che ricoprono i suoi colli; e della varietà dei fiori delle sue valli”

(N. BORIOSI, Da un dialogo con un amico settentrionale, vv. 3-7)

Finito di stampare con i tipi della Graphic Vit di San Giustino (PG) nel mese di giugno 2014

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