DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LADI REPUBBLICA DOMENICANUMERO 380 CULT

All’interno

La copertina Così internet ha creato il mito della mente “collettiva” Falkland ODIFREDDI e ZELLINI

La recensione RAPPORTO Il diario della bella vita di Isherwood TOP SECRET e Auden 14 giugno 1982: finisce la guerra-lampo PAOLO MAURI Ma per cosa si è davvero combattuto? Nei dossier riservati torna una parola: petrolio

L’intervista David Eagleman “Il mio al di là storie ironiche dopo la morte” ANTONIO MONDA

Opera Miller alla Scala così il Verdi L’inedito ATTILIO BOLZONI JOHN LLOYD firmato Martone combattimentidurarono meno di un mese. Ma era da un se- elleFalkland dobbiamo tenere bene a mente tre co- Ortese e Morante colo e mezzo che gli inglesi non ne volevano sapere di chia- se, perché gli scherzi che il tempo gioca con la me- sfiducia la famiglia storia di un’amicizia mare “Malvinas” quelle isole sperdute nell’Atlantico meri- moria del passato ci rendono indifferenti al presen- ANGELO FOLETTO dionale. Così, il 21 maggio 1982, sbarcarono dall’altra parte te. La prima è che queste isole, denominate anche attraverso le lettere del mondo. E le riconquistarono dopo che i generali golpi- Malvinas, sono de facto isole britanniche. La parte ENZO GOLINO sti argentini, piantata lì la loro bandiera, avevano costretto più importante di questa affermazione è “de facto”: e ANNA MARIA ORTESE Ialla resa i marines della guarnigione britannica. Il 14 giugno di Dnon vi è infatti alcun trattato ufficiale a livello di comunità interna- trent’anni fa le isole ripresero il nome che avevano fin dal 1833: zionale che stabilisca con chiarezza la proprietà legale di questo ar- Il libro Falkland. cipelago. Gli stati pertanto tendono a assumere una posizione in Spettacoli È stata una guerra brevissima e apparentemente assurda, sem- merito sulla base dei loro rapporti con l’Argentina e il Regno Uni- Una certa pre raccontata poco e male, uno dei tanti conflitti dimenticati del to: gli Stati Uniti — intimi alleati del Regno Unito, ma al contempo Da Seattle al mondo Ventesimo secolo: 649 i morti argentini e 255 quelli inglesi. Una anche membri dell’Organizzazione degli Stati americani, e inte- idea di mondo: guerra finita e mai finita. Senza bombe e senza assalti, una guerra ressati a instaurare buone relazioni con i paesi dell’America Lati- il raccontato che continua ancora. A colpi di manovre aeronavali e denunce le- na — hanno ripetutamente chiesto ai due paesi di firmare un’inte- “Vivere e ridere gali per mettere le mani su quello che c’è intorno all’arcipelago di- sa, e nel frattempo riconoscono la sovranità britannica de facto, ma da quelli che c’erano stante appena 450 chilometri dalla Patagonia: il petrolio. non come un diritto acquisito. con Eggers” GIUSEPPE VIDETTI (segue nelle pagine successive) (segue nelle pagine successive) ALESSANDRO BARICCO la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LA DOMENICA ■ 28

La copertina Esattamente trent’anni fa, il 14 giugno 1982, la bandiera britannica tornava a sventolare sulle Isole Falkland. La guerra era durata meno di un mese da quando l’Argentina dei militari aveva cercato di “riprendersi” quelle che chiama tuttora Malvinas. Ma dietro la questione coloniale ce n’era un’altra più importante e segreta. Come rivelano i rapporti mai visti del Foreign Office che pubblichiamo in esclusiva Per la Regina e per il petrolio

RICOGNIZIONE ATTILIO BOLZONI a 2.700 metri di profondità. Si comincerà a estrarlo MAPPE nos Aires si danno da fare. E alla fine degli Anni Set- Il primo foglio nel 2016, produzione stimata in 120mila barili al gior- In basso, tanta, al ministero degli Esteri inglese arriva un rap- in basso (segue dalla copertina) no già dal 2018. È una frenetica corsa al petrolio co- tre delle cartine porto confidenziale (19 luglio 1979, Fco 96/919) sul- è un documento minciata, come rivelano ora le carte conservate a geografiche le strategie intorno a quelle isole popolate da pochi segreto uesta storia lontana, rimasta quasi die- Kew Gardens, oltre quarant’anni fa. Il primo docu- e strategiche uomini e tante pecore: «È probabile che gli argentini del 1978 tro le quinte, oggi possiamo ricostruir- mento risale al 1968 (6 dicembre, fascicolo Powe ritrovate insieme prendano l’iniziativa di esplorare i fondali sottoma- in cui si parla la attraverso decine di fascicoli ritrova- 63/408) e circola riservatamente tra i funzionari del ai documenti rini delle Falkland [...] Le aree di ricerca più promet- della nave ti negli Archivi britannici di Kew Gar- ministero dell’Energia britannico: «H. L. Falcon, un che mostrano tenti si trovano al largo della Terra del Fuoco». Lo scri- inglese Hms dens, alle porte di Londra. Documenti capo geologo della Bp negli anni 1955-1965, ora in le suddivisioni ve anche il Times, a dicembre: «Le Falkland gioche- Endurance Q“confidential” e “secret” rintracciati in pensione, ci ha allertati sulla possibilità che vi sia del territoriali ranno un ruolo cruciale nei futuri sviluppi della ri- e dei suoi futuri Inghilterra proprio mentre nelle Falkland — in que- greggio nella piattaforma continentale delle Falk- e le diverse cerca petrolifera. I giacimenti di greggio potrebbero utilizzi al largo sti mesi — sono acquartierati milletrecento uomini land». giurisdizioni essere nove volte superiori a quelli del Mare del delle coste delle forze armate di Sua Maestà, tutti difesi da navi, Così, neanche due anni dopo, il governo inglese delle Isole Nord». argentine sottomarini e cacciabombardieri di ultima genera- decide di avviare ufficialmente un’indagine «sul po- Falkland È solo a quel punto, dopo tante indecisioni, che gli zione. È un avamposto coloniale che il governo con- tenziale petrolifero delle aree sottomarine attorno inglesi decidono d’intervenire. E in fretta. Un altro re- servatore di David Cameron non vuole mollare, lo alle isole». Al ministero dell’Energia sono scettici. port di Londra (Fco 7/3806), nel marzo del 1980 pas- protegge a qualunque costo e malgrado le violente Scrivono in un dispaccio interno del 13 marzo 1970: sa da una scrivania all’altra: «Il dicastero dell’Energia proteste di Buenos Aires alle Nazioni Unite. Da «È improbabile che si trovi del greggio, lo indicano reputa importante l’accesso del nostro paese al pe- Southamtpon, poche settimane fa, è salpata anche la tutti i dati in nostro possesso». Nel gennaio del 1976, trolio o al gas che fossero eventualmente individuati Dauntless, una fregata costata un miliardo di sterline però, a Londra cambiano idea (Fco 7/3234) e inizia- nelle acque delle Falkland». Ma ormai è troppo tardi e destinata a presidiare un arcipelago che Londra no a coltivare il progetto: «Vi è la possibilità che la per iniziare a trivellare al largo delle coste del sub- considera da sempre suo. L’obiettivo è uno solo: ga- Gran Bretagna ottenga benefici diretti dagli sviluppi continente sudamericano. Il generale Leopoldo rantirsi le straordinarie risorse minerarie dell’Antar- petroliferi nelle Falkland». Anche il Foreign Office, a Gualtieri, nell’aprile del 1982, ha già ordinato l’inva- tide e degli abissi circostanti. Ormai è ufficiale: a nord luglio (Fco 46/1397), è in fibrillazione: «Potremmo sione delle Malvinas «perché sono parte integrante delle isole, la multinazionale petrolifera Rockhopper avere vantaggi sul lungo periodo». del territorio nazionale argentino». Exploration ha scoperto enormi quantità di greggio Mentre Londra riflette su come muoversi, a Bue- La reazione degli inglesi è immediata. Il primo mi-

OBIETTIVO A destra, dispaccio I DOCUMENTI confidenziale Consultabili in copia digitale presso sui primi l’Archivio Casarrubea di Partinico sopralluoghi (www.casarrubea.wordpress.com) dei fondali i documenti pubblicati in queste pagine Trovare nuovi sono stati selezionati giacimenti da Mario J. Cereghino petroliferi viene negli Archivi nazionali britannici definita di Kew Gardens (Surrey) “questione di sopravvivenza” la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 ■ 29

CAMPAGNA A sinistra, manifestanti argentini a Buenos Aires sostengono l’operazione nelle Malvinas A destra, l’esplosione della nave inglese Hms Antelope il 23 maggio; militari britannici issano la Union Jack a Port Howard

nistro Margaret Thatcher, la “Lady di ferro”, invia na- MANOVRE la guerra lampo della Thatcher nell’Atlantico meri- GEOLOGI vi da guerra, sottomarini nucleari, aerei e truppe che Nella foto dionale, i sondaggi riprendono. Negli Anni Novanta In basso, in ventitré giorni si riprendono le isole. È l’inizio del- grande, militari è la Shell, su mandato del governo britannico, ad an- telegramma la fine per il regime dei generali. E per la Gran Breta- argentini L’ultima missione dare a caccia del greggio. Poi però getta la spugna. del 1969 gna si apre una frontiera nuova. Le operazioni mili- si addestrano Troppi i soldi da investire dall’altro capo della Terra. con l’elenco tari sono ancora in corso quando al ministero degli per la missione Bisogna aspettare il 2010 per cominciare a fare sul se- di esperti Esteri britannico circola un documento datato mag- In copertina, dell’Impero rio, quando arriva la Rockhopper Exploration con le che hanno gio 1982 (Fo 973/240) sulla ricchezza ormai certa se- la folla saluta sue piattaforme galleggianti offshore dotate di pode- esplorato la portaerei le isole, senza polta sotto quel mare. Il titolo è tutto un programma: JOHN LLOYD rose e moderne attrezzature. Poi, altre cinque impre- «Il potenziale economico delle Falkland e del Conti- Hms Hermes se petrolifere iniziano a scandagliare i fondali atlan- riscontrare nente antartico». Così scrivono le teste d’uovo del Fo- che lascia (segue dalla copertina) tici anche a est e a sud delle Falkland, tutte autorizza- possibili reign Office: «L’invasione delle Falkland e dei territo- il porto te dal governo di Londra. Sono la Desire Petroleum, interessi ri circostanti da parte dell’Argentina ha focalizzato diretta a controversia è complessa. In epoche la Bhp Billiton, la Falkland Oil & Gas Ltd, la Borders & economici l’interesse sul potenziale economico (petrolio e gas) alle Falkland diverse, tra il Diciassettesimo e il Di- Southern Petroleum, la Argos Resources Limited. per gli inglesi di quelle aree e dei territori britannici nel Continen- Lciannovesimo secolo, tutte le quattro Tutte denunciate due mesi fa dal ministero degli te antartico. Sono terre molto distanti dalle Falkland grandi potenze marinare — Olanda, Francia, Esteri argentino dinanzi alla Borsa di New York «per- e non esiste al momento alcuna tecnologia in grado Spagna e Regno Unito — hanno rivendicato ché operano in maniera illegittima nella piattaforma di sfruttare gli idrocarburi in Antartide, sebbene sia la loro sovranità su queste isole. Ora è rimasta sottomarina argentina, nell’ambito della ricerca di già in fase di sviluppo». E ancora: «Un accordo sarà l’Argentina a sostenere che nel 1816 la Spagna idrocarburi». presto discusso dai paesi firmatari del Trattato An- cedette i propri diritti di proprietà delle isole È un conflitto senza fine quello iniziato quasi due tartico. Ma anche in caso di intesa, l’estrazione di pe- al nuovo stato dell’America Latina. Secondo secoli fa, quando gli inglesi s’impadronirono per la trolio, gas e minerali avrebbe verosimilmente inizio il Regno Unito, invece, sin dal 1833 è Londra prima volta di quelle terre desolate e battute dai venti soltanto nel Ventunesimo secolo». la potenza che regna su quelle isole, e la po- polari. Con Buenos Aires che le ha sempre rivendica- Non sono solo le isole il luogo della contesa. C’è an- polazione di circa tremila abitanti, formata te come una legittima eredità dell’impero spagnolo. che il Polo Sud. E le fortune nascoste sotto migliaia di per lo più da discendenti dei coloni gallesi e In nome del petrolio, laggiù la pace non si trova mai. chilometri quadrati di ghiaccio millenario. Conclusa scozzesi, vuole che le isole restino britanni- © RIPRODUZIONE RISERVATA che. La seconda cosa da tenere a mente è che la guerra combattuta nel 1982 fu vinta dai bri- tannici e indirettamente arrecò vantaggi al- l’Argentina. L’attacco era stato lanciato dalla dittatura militare di allora, guidata dal gene- rale Leopoldo Galtieri. Sottoposto a forti pres- sioni a causa della grave crisi economica, Gal- tieri decise di invadere le isole, convinto che i britannici non avrebbero mandato oltre Atlantico le loro truppe e che gli Stati Uniti lo avrebbero appoggiato. Entrambe queste supposizioni si rivelarono errate: con l’ap- poggio pressoché unanime del Parlamento inglese, Margaret Thatcher inviò nell’arcipe- lago una task force navale e anche se sembrò che gli Stati Uniti rivestissero il ruolo di arbi- tro tra i due paesi, in realtà appoggiarono il primo ministro britannico. I commandos e i marines conquistarono le isole con una guer- ra lampo che provocò centinaia di morti (per lo più argentini) e ne riprese il controllo. A Buenos Aires Galtieri rassegnò le dimissioni. La giunta militare fu sostituita da un governo civile ed ebbe inizio la disgregazione di un re- gime che aveva fatto migliaia di morti e ne aveva torturati altrettanti. La terza cosa da rammentare è che se e quando gli abitanti delle Falkland decidesse- ro di diventare argentini, la Gran Bretagna se ne andrebbe. Le molteplici piccole comunità che in tutto il mondo sono ancora oggi bri- tanniche testimoniano quello che fu un tem- po un immenso impero: tuttavia, quando le vecchie colonie hanno scelto l’indipendenza a partire dall’ultima Guerra mondiale, in nes- sun caso Londra ha respinto tale opzione. Quando per esempio la Gran Bretagna pro- pose alla Spagna di condividere la sovranità su Gibilterra — che Madrid rivendica — gli abitanti protestarono così a gran voce che Londra ritirò immediatamente l’offerta. Quest’anno ricorre il trentesimo anniver- sario della guerra e la presidente dell’Argenti- na Cristina Fernandez ha voluto dare nuova- mente grande rilievo alla questione, tornan- do a sostenere che le isole appartengono di di- ritto all’Argentina. Ciò accade perché come la maggioranza degli argentini la presidente è veramente convinta che le cose stiano così, perché il paese vive di nuovo una recessione RESA economica e perché nelle acque circostanti Accanto, l’arcipelago vi sono vasti giacimenti di petro- la firma lio e di gas. Il tempo porterà forse una solu- che segna zione: una sovranità congiunta, il disinteres- la sconfitta se da parte dell’Argentina, o ancora un cam- argentina biamento di idee da parte degli abitanti delle Sono le 23.59 isole. In ogni caso, però, ciò richiederà molto del 14 giugno tempo. 1982: Traduzione Anna Bissanti le Isole

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L’attualità Il ciliegio all’ombra del quale amava leggere è ancora là Come pure uno dei suoi due figli, Kim, e i compagni di corso Ritorni Attendono di riabbracciarla da donna finalmente libera, dopo ventiquattro anni passati a dedicare tutta se stessa alla Birmania Ma per l’eroina che lasciò Oxford e la sua famiglia quello dei prossimi giorni sarà il viaggio più difficile

LE TAPPE I GENITORI L’ARRESTO IL NOBEL LA LIBERAZIONE Figlia del generale Nel 1988 si trasferisce Tutto il mondo Il 13 novembre 2010 comunista Aung San, a Rangoon ne chiede il regime militare (ucciso nel 1947, e fonda la Lega la liberazione la rimette in libertà quando lei aveva per la democrazia Nel 1991 le viene Aung ottiene due anni), segue Rifiutandosi di lasciare assegnato il Nobel un seggio la madre ambasciatrice la Birmania subisce per la pace al parlamento birmano in India. In seguito gli arresti domiciliari Il maggiore dei figli e la possibilità si laureerà a Oxford fino al 2010 ritira il premio di tornare a viaggiare La prima vita di Aung San Suu Kyi

ENRICO FRANCESCHINI torno a casa: un eroe che torna vincitore, dopo una se e non ammettercela più. Lei, proclamavano, era I figli sembravano altrettanto uniti nei confron- lunga guerra. Ma la sua odissea è ben più mesta di libera di partire, ma al marito e ai figli non conce- ti della madre. «Mia madre viene spesso descritta OXFORD quella di Ulisse. «Sapevo che ci sarebbero stati devano il visto d’ingresso in Birmania. Aung ha come una dissidente politica», osservò Alexander, problemi», disse una volta riguardo al suo atroce preferito restare agli arresti domiciliari, in patria, il più grande, nel discorso con cui accettò per con- a chiatta è ormeggiata su un canale dubbio. «Ma una volta che decidi di entrare in po- da sola, piuttosto che ritrovarsi al fianco della fa- to di lei il premio Nobel per la pace nel 1991, «ma del Tamigi, non lontano dalla citta- litica devi essere disposto ad accettarne le conse- miglia, ma in esilio. faremmo bene a comprendere che la sua è innan- della universitaria. Sul ponte ci sono guenze». E lei, in un luogo in cui la politica è un’at- La dittatura insinuava che nella sua ostinazio- zi tutto una lotta spirituale. La rivoluzione supre- due biciclette, vasi di gerani, seggio- tività nobile e coraggiosa, le ha accettate. ne ci fosse crudeltà, il tradimento dell’amore filia- ma, come ci ha insegnato lei stessa, avviene den- Lle spaiate, un tavolino zoppicante, attrezzi da la- Il sacrificio, del resto, ce l’ha nel sangue. Suo pa- le e coniugale. «Non era così, naturalmente», af- tro di noi, e per vivere pienamente occorre avere il voro alla rinfusa, vecchie canne da pesca, un tu- dre fu assassinato poco dopo essere stato l’artefi- ferma Ann Pasternak, altra sua compagna di studi coraggio di assumersi anche la responsabilità dei bo di gomma per innaffiare. Un ponticello di le- ce dell’indipendenza della Birmania dall’Impero a Oxford e nipote dell’autore del Dottor Zivago bisogni degli altri». Si riferiva alla scelta di restare gno collega l’houseboat alla terraferma. I piedi di britannico, alla fine della Seconda guerra mon- (pure quella una storia di amori divisi dalla guerra separata dai familiari più stretti, di portare dentro Aung San Suu Kyi lo percorreranno tra poco più diale e al tramonto del colonialismo. Rimasta ve- e dal destino). «Quando ho potuto farle visita a di sé il proprio e l’altrui dolore? Nell’aula del No- di una settimana: una madre vuole sempre vede- dova, sua madre ha raccolto l’eredità paterna e Rangoon, ho visto che sforzo faceva per non com- bel, a Oslo, scese il silenzio. «Ascoltando Alexan- re dove abita il figlio. Specie se non gli ha fatto vi- gliel’ha trasmessa. La sua vita è stata quella di una muoversi, per non sciogliersi, al ricordo della fa- der, mi venne in mente il giorno in cui Suu mi rac- sita per ventiquattro anni. Tenuta agli arresti do- girovaga, in una fuga senza fine che l’ha portata a miglia». Il marito ebbe il permesso di andare da lei contò di quando cuciva il nome dei due figli sulle miciliari in patria quasi ininterrottamente dal Delhi, in Inghilterra, negli Stati Uniti e poi di nuo- una volta soltanto: «I pochi giorni che ho trascor- camice dell’uniforme scolastica, a Oxford, e poi gli 1988 al 2010, la dissidente premio Nobel per la vo a Oxford. Dove conobbe il suo futuro marito, so con lei in quella occasione», scriverà prima di occhi le si riempirono di lacrime», racconta Ma pace ha dovuto affrontare il più doloroso dei di- Michael Aris, insigne accademico di cultura tibe- morire, «sono i ricordi più felici del nostro matri- Thanagi, la sua assistente di fiducia. Eppure poi lemmi: il proprio Paese o la propria famiglia. Re- tana e buddista, e dove sono nati i suoi figli, monio, sebbene allora non potessi immaginare Alexander se n’è andato negli Usa, ha preso la cit- stare prigioniera a Rangoon per portare la demo- Alexander e Kim. Finché la breve visita alla madre che non l’avrei più rivista». Si amavano tenera- tadinanza americana, è sparito: neppure in que- crazia in Birmania o emigrare per sempre per malata, nel 1988, è diventata l’inizio di una lotta mente, risolutamente, assicura la nipote di Pa- st’ultimo anno, in cui la madre ha riacquistato la raggiungere i suoi cari. Ha scelto di dare la prece- non-violenta, all’insegna del suo modello, il paci- sternak, ma resta che Michael morì solo, ucciso dal libertà e si è avvicinata a coronare il suo sogno lui denza al proprio Paese e ha vinto, o almeno sta fismo di Gandhi, per liberare la Birmania dalla ti- cancro in tre mesi: le sue ceneri sono in un’urna in si è mostrato in pubblico. vincendo la battaglia politica: un trionfo per il rannia. I generali di Rangoon hanno usato la sua un tempio tibetano in Scozia, chissà se San Suu Kyi Sono ferite difficili da rimarginare. Kim, il figlio suo partito alle ultime elezioni, un seggio da de- famiglia come un’esca, per attirarla fuori dal Pae- vorrà fare una tappa anche lì. minore, è andato dalla madre a Rangoon e ora l’a- “Riempì la borsa “Muoveremmo il cielo di poche cose. Ci vediamo e la terra per averla presto, disse un minuto, questa Ma non fu così” è la sua università”

putato per sé in attesa di quello di premier o pre- spetta nella casa galleggiante sul Tamigi. Ma non sidente, la prospettiva di potere strappare defini- parla. Come se avesse fatto il voto del silenzio, co- tivamente il potere alla dittatura militare e di re- me se in lui aleggiasse la determinazione dei mo- stituire piena libertà al suo popolo. naci tibetani di cui sapeva tutto suo padre. Kim ta- Ma l’esito della battaglia personale, privata, è ce, dopo un’esistenza raminga che lo ha visto tira- stato pesante. Suo marito è morto di tumore sen- re avanti con lavoretti da carpentiere, dopo un za poterla rivedere. Il figlio maggiore è fuggito lon- matrimonio e un divorzio con una ragazza porto- tano, in America, e non sembra per ora intenzio- ghese che gli ha dato due figli e poi se li è portati in nato a rivederla. Resta solo l’altro, il minore, quel- Portogallo («Suu non ha mai visto i suoi nipotini, lo che vive come un bohémien nella casa galleg- sarebbe bello se fossero anche loro a Oxford per in- giante ormeggiata su un canale del Tamigi, a contrarla», si augura la sua vecchia amica Kar- Oxford. Il 21 giugno sua madre terrà un discorso al lekar). Non passa più davanti alla casa di Park parlamento di Westminster, onore mai riservato Town, dove vissero tutti insieme, lei, il marito, i prima a qualcuno che non è (almeno non ancora) due figli e il cane, che esiste ancora ed è anzi fonte capo di stato, vedrà il primo ministro e la regina, di pellegrinaggio di militanti birmani: ora vale due visiterà la Borsa e la Banca d’Inghilterra, ma il clou milioni e mezzo di sterline e appartiene a un ban- del suo viaggio sarà attraversare quel ponticello di chiere russo, «suonano il campanello, chiedono di legno e salire sulla chiatta del figlio. fare una foto, gentili e carini», commenta il nuovo «Sarà un incontro profondamente emozionan- proprietario. Lì di fronte c’è St. Hugh College, l’u- te», predice Malavika Karlekar, amica del cuore ed niversità in cui il Nobel si laureò in filosofia e poli- ex-compagna di studi di Aung al St. Hugh College. tica, e che adesso sarebbe ben lieta di offrirle una «Nell’estate del 1988 lei riempì una borsa con po- cattedra o almeno di ricevere una visitina: «Muo- chi indumenti per recarsi brevemente dalla ma- veremmo il cielo e la terra, per averla un minuto dre malata a Rangoon, diede un bacio al marito e qui da noi», s’accalora il rettore Andrew Dilnot. ai figli, fece una carezza al cane, disse “ci vediamo Davanti alla casa è rimasto in piedi anche l’al- presto”, e non è mai più tornata indietro. Oxford bero di ciliegie sotto la cui ombra Aung San Suu sarà piena di ricordi per lei. L’ho sentita al telefo- Kyi sedeva a leggere, un quarto di secolo fa, prima no qualche giorno fa, ma non ho avuto il coraggio di essere costretta a fare la scelta che ha segnato di chiederle cosa provasse. Parlarne la fa stare la sua vita. troppo male». C’è qualcosa di omerico nel suo ri- © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 ■ 31

IL PRIMOGENITO. Aung San Suu Kyi con il marito Michael Aris e il loro primo figlio, Alexander, che da tempo vive in America e non sembra intenzionato a rivedere la madre

IL MATRIMONIO. Aung col marito e i figli a Oxford negli anni ’80. Accanto, il giorno delle nozze A RANGOON. 1995, Aung saluta la folla insieme al secondo figlio, Kim, che da allora non l’ha più rivista

IL PICNIC. Insieme alla famiglia della sorella a Grantown-on-Spey, nel 1979 IL PARTY. L’anno è il ’75: la festa nella casa dei suoceri nell’elegante quartiere londinese di Belgravia la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LA DOMENICA ■ 32

L’inedito La prima volta che si incontrano la giovane autrice di “Angelici dolori” non ha il coraggio di parlarle: Affinità elettive troppo grande la soggezione per quella donna accanto a Moravia. Ma in seguito, pur continuando a darsi del Lei, nascerà un’amicizia che durerà tutta la vita Come testimoniano le lettere ritrovate

LA STORIA A destra, il frontespizio Lo stesso destino della lettera inviata da Anna Maria Ortese dopo aver letto non saper vivere La Storia nel maggio del 1975 ENZO GOLINO rala Regina degli incantamenti, funesti o amorevoli, orgo- gliosi o pudichi, assoluti o contraddittori, veementi o som- Emessi, imposti o subiti, timorosi o sprezzanti: un groviglio esistenziale non solo autobiografico documentato in alcune pa- gine memorabili e che fin dal titolo dell’opera prima — Angelici dolori — sembra indicare le spine del suo carattere e della sua scrittura. «È il mio gastigo, quando mi metto a vivere: non so vi- vere», confessa Anna Maria Ortese (Roma 1914 — Rapallo 1998). Un cruccio che la opprime, ma resiste così: «Ogni volta che vo- glio vivere scrivo». Oltre alle opere strettamente letterarie e al la- voro giornalistico, la corrispondenza è un altro percorso — for- se il più immediato e istintivo, privo di filtri professionali — do- ve la Ortese si apre all’esercizio pratico e faticoso della vita, par- lando di sé, tessendo il filo di rapporti che magari non durano molto. E dalla sparsa esistenza di presumibili epistolari inediti emergono le lettere a Elsa Morante (Roma 1912-1985) pubblica- te in queste pagine insieme a quella — già nota — a Pietro Citati che in gran parte la riguarda, scritta dopo la morte di lei e con me- no enfasi rispetto a quando era in vita. Nella nota che presenta i materiali morantiani sulla rivista Il Giannone da lui diretta, Antonio Motta ricostruisce gli esordi di una conoscenza fra le due scrittrici. Sono entrambe a Roma nel AL LAVORO giugno 1937 alla Festa del libro, ed è la Ortese che da lontano ve- A sinistra, Elsa de la Morante, accanto a Moravia, nello stand allestito da Bom- Morante mentre scrive piani, ma non ha il coraggio di avvicinarsi (racconta a Stefano nel 1950. A destra, Malatesta in una intervista per Repubblica, 16 settembre 1986). la Ortese in un disegno Si seguono più o meno, da lontano, la stanziale Elsa e la nomade di Tullio Pericoli Anna Maria: ma quando nel 1965 da Vallecchi esce L’iguanal’ac- coglienza di pubblico e critica è deludente, e vende appena mil- le copie. Nelle successive edizioni quella Adelphi 1986 è forse la più fortunata e suscita la rivalutazione del romanzo — effetto Adelphi? — persino da parte di alcuni sodali del Gruppo 63 la cui idea di avanguardia letteraria non contemplava la scrittrice. Ma l’occhiuta Morante, fin dall’anno della pubblicazione, era stata molto decisa nel definire L’iguana un capolavoro segna- landone qualche «stridore» nel finale. Se ne accorgono in pochi, ammette la Ortese, che però ne terrà conto — precisa Motta — quando Rizzoli ristamperà il testo. D’altronde, altre occasioni non solo epistolari rivelano quanto alta e appassionata fosse l’ammirazione di Anna Maria che nuovamente si manifesta per La Storia, il di- scusso romanzo del 1974, let- to l’anno successivo. Calore e partecipazione di- Ortese stinguono la lettera del 16 maggio 1975 interamente de- dicata al libro, oggetto di ade- sioni favorevoli e di polemi- che violente, tra le quali l’in- tervento di Nanni Balestrini, Elisabetta Rasy, Letizia Pao- & lozzi, Umberto Silva sul Ma- nifesto (18 luglio 1984). Le parole chiave adoperate dalla Ortese nell’interpretazione della vicendaMorante e dei personaggi di La Storia sono «stima umana», «persona umana», «dolore più vicino», «VI- VENTE libro», «emozione», «vita»: un apparato di sentimenti e un impianto lessicale che le sono congeniali. Trascurato invece, “Cara Elsa Le scrivo” e lo afferma con forza, dai lettori di professione ai quali riserva la botta finale: «E solo la vita — a umiliazione dei critici — è forma». Nella sua estetica incombe il dolore, scolpito in frasi lapidarie co- ANNA MARIA ORTESE me slogan: «la musica funebre della gioia che finì». Nelle tre righe del Post Scriptum riesce persino a disegnare un miniautoritrat- to psicologico: esaltazione e negazione del proprio narcisismo. Roma, 16.5.75 grazia e purezza del bambino! Ma Nino, Ancora il dolore: muore Carina, secondogenita di Aracoeli, poi, quando torna — morto nel pensie- protagonista dell’omonimo romanzo morantiano. Il forsenna- ara Elsa Morante, ro della madre — e non vuole morire, è to dolore materno attira l’interesse della Ortese, in sintonia con un mese fa ho letto La Storia. Ho esita- immenso. Qui tornava quella prima quel dolorismo — l’ideologia del dolore — che in misura diver- to a scriverLe, non sapendo se Lei ha di sensazione «è stata resa giustizia». sa accomuna le due scrittrici. Ma non sa quando le scrive il suo me stima umana. Penso che una lode Voglio ricordare qua e là, di questo «giudizio penetrante», così definito da Motta, che pochi giorni C possa valere solo in questo caso. La sti- VIVENTE libro, la luce in cui si muove prima dell’invio epistolare la destinataria ha tentato il suicidio. ma che io ho di Lei, persona umana, è — colorando le strade, la gioia di Usep- Informata del triste episodio, qualche settimana dopo le man- molto alta. Come scrittore, solo poche pe. I piccoli interni familiari. La polvere da una letterina, ultimo atto di una amicizia che non l’ha schio- Sue pagine di scura bellezza mi erano povera, tutta voci. I rossi orrori che ac- data dalla consuetudine di darle del Lei, ovviamente con l’enfa- note. Alla fine ho letto La Storia, e sono cadono all’uomo, di epoca in epoca. tica maiuscola. andata avanti tutta la notte, e poi il gior- Quando il libro è finito, resta il senso E proprio in questa lettera affiora il ricordo della visita di Anna no dopo, e poi un altro giorno. Ero sba- dell’epoca. Siamo un po’ cambiati. Del- Maria a Elsa nella casa di via dell’Oca, a Roma, attigua a Piazza lordita. Si aprivano dovunque i cieli la letteratura non ci ricordiamo, e que- del Popolo, probabilmente nel 1965 come arguisce Motta sotto- della più grande tradizione italiana. sto è bene. Ma sì del dolore umano. E lineando l’aura leggendaria che già circondava l’autrice di Men- Con un dolore più vicino. Dopo il primo questo dolore, che è intramontabile, zogna e sortilegio (Premio Viareggio 1948), L’isola di Arturo giorno mi è accaduto questo: non ave- diviene l’ombra che va avanti, la musi- (1957), per di più ritenuta da uno studioso di rilevanza interna- vo più memoria di tutte le cose — anche ca funebre della gioia che finì, ma in zionale come György Lukács «uno dei massimi talenti di scritto- immense — finora lette. Ancor meno eterno porrà quesiti alla ragione. re che io conosca». Spicca in quell’incontro l’accenno a un par- mi ricordavo di me. Pensavo — seguen- Non so di strutture e di altro. So di ticolare gastronomico piuttosto ardito: «arance con la panna». do la disperazione senza luce di soccor- emozioni. Queste sole dicono che in un Anna Maria le avrà gradite? so della madre di Ida: qui siamo tutti — racconto, o in una letteratura, è passa- è detto tutto. È resa giustizia a tutti noi ta la vita. E solo la vita — a umiliazione © RIPRODUZIONE RISERVATA che fuggiamo. — Quando dico noi, di- dei critici — è forma. co un’umanità, semplicemente. La Mille auguri per il domani! DISEGNO DI TULLIO PERICOLI la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 ■ 33

PAGINE Sotto, gli originali delle lettere della scrittrice tra il 1975 e il 1983 ritrovate da Antonio Motta

LA RIVISTA Le lettere inedite di Anna Maria Ortese a Elsa Morante che pubblichiamo in queste pagine sono una breve anticipazione tratta dal numero in uscita domani de Il Giannone La rivista è pubblicata dal Centro documentazione Leonardo Sciascia di San Marco in Lamis in collaborazione col liceo Pietro Giannone

Stia bene! l’oro di sogno di Las Meninas. La Sua Anna Maria Ortese breve quiete — nel vivere — di Ca- rina, la sua infinita preziosità e dolcez- [P. S.] za — sono davvero cosa immortale. Non ho letto prima, Sia contenta, dunque, cara Elsa Mo- perché volevo essere sola rante, di quanto ha avuto in dono — e col mio giudizio. Non le do ancora cerchi, nel suo giardino, quanto il mio indirizzo, perché è nascosto. Pazienza, col proprio cor- spero che non mi ringrazi. po, e anche con la propria anima. Vi sa- Siamo già tanto umiliati da ranno “risposte”, sulla pagina; vi saran- immagine false e scambi di no altri doni, per cui Lei non potrà dire grazie o inchini. Il mio omag- grazie, agli Dei o al Dio della Bellezza, gio a Lei, almeno, sia libero. che ricordando le proprie catene. Allo- ra le saranno meno pesanti. Rapallo 12.4.83 E poi, non è detto che non possano allentarsi da sole. Il mondo non è che Cara Elsa Morante, un grande prodigio. Non vedere che sia In Aracoeli, la breve vita di Carina è prodigio, non muta la sua natura di fia- una delle pagine più alte della lettera- ba. tura italiana di ogni tempo. Dissi, ad Un abbraccio. Un grazie. Un augurio amici, quanto questo libro, per me, fos- di gioia se importante — coraggio e tristezza Sua A. Maria Ortese così rari in questi anni di nulla — ma dissi soprattutto di quel ritratto: che per © 2012 Il Giannone

sapienza ricorda — e non a me sola — © RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LA DOMENICA ■ 34

Spettacoli Nacque per riscattare il rock Ma prima cambiò la moda, dal conformismo americano contribuì alla new economy Riscoperte Crebbe con i Nirvana e trasformò una città. Ecco Morì insieme a Kurt Cobain le parole dei protagonisti

GIUSEPPE VIDETTI iugno 1992: il regista Cameron Crowe termina il montaggio di Singles, il film ambientato nella Seattle del grunge che esce il 18 settembre di quell’anno. Gli attori principali sono Bridget Fonda e Matt Dillon, ma intorno a loro ruotano molti dei protagonisti della nuova scena rock della città: , Alice in Chains, Soundgarden, Tad. Alcune scene del film sono state addirittura girate quando Jeff Ament e Eddie Ved-

Gder, che ancora non avevano formato i Pearl Jam, suonavano nei Mookie Blaylock. Ch- AGAR ris Cornell, il cantante dei Soundgarden, ha una particina e sul finale del film canta Birth Ritual, che in città è un piccolo classico. Gli Alice in Chains, band venerata prima H ancora di Pearl Jam e Nirvana, eseguono It Ain’t Like That e Would?. Crowe è un fanatico del rock, giornalista del quindicinale Rolling Stonee ora regista

rispettato, nessuno ha osato dir- ENAN

gli di no. Ma Singlesè una com- R media sentimentale poco in sintonia con il furore primiti- batterista di , Brad e Satchel vo del grunge, la sua uscita scatena un putiferio tra gli in- tegralisti dell’hardcore punk. Persino Kurt Cobain, il leader dei Nirvana, la band di punta Un sacco di gente della scena di Seattle, vomita im- properi contro i Pearl Jam, «venduti» a una major discografi- si fece un’overdose ca e all’establishment. È un film piacevole, non un capolavoro — durante quel fine Cameron Crowe è il primo a prendere atto che Seattle è la città che sta strappando il primato del rock a New York, Los Angeles e San Francisco; settimana — non più piovoso e negletto avamposto del Pacific Northwest, ma polo d’at- in quel periodo trazione di tutto il Midwest. girava eroina poco Nel nichilismo del grunge trovano un’identità migliaia di ragazzi che cercano il ri- scatto dal tedio e dal conformismo dell’America profonda; è violento, liberatorio, dis- buona a Seattle sacrante, totalmente libero dai condizionamenti dell’industria. Come il punk, è rock Andrew Wood nudo e crudo nato per restare nell’underground, nei garage e nelle cantine, nei vecchi non morì subito, magazzini di Pioneer Square, nei club di Capitol Hill frequentati dalla popolazione uni- versitaria. Nessuno pensa che finirà in classifica, tantomeno che cambierà le sorti, il ma rimase attaccato look e la visibilità di una città che fino ad allora veniva citata negli annali del rock solo alle macchine per aver dato i natali a Jimi Hendrix. Singles è il primo tradimento, ma non l’ultimo. per un paio Quella musica è nata con un dispositivo di autodistruzione innescato. Troppo poten- di giorni, dissero che aveva avuto un aneurisma indotto dalla droga Vorrei non averlo visto là conciato in quel modo, così GRUNGE pallido e gonfio È un ricordo Quando Seattle tremendo salvò il mondo te per rimanere fenomeno regionale, troppo contagiosa per non essere notata dalle major, troppo caratteristica per non influenzare mode e costumi (come già il flower RETURN TO OLYMPUS Malfunkshun, power e il punk). È questa la realtà che emerge da Grunge Is Dead — Storia orale del Loosegroove, 1995 grunge, il libro di Greg Prato che esce ora in Italia per Odoya, che attraverso le parole di chi c’era (artisti, giornalisti rock, discografici indipendenti, pubblicisti, fotografi, gra- fici, tour manager) racconta la consapevolezza di aver rinnovato la scena con un’e- nergia che il rock non conosceva da decenni e l’angoscia di aver tradito la nuova Bib- bia nel momento stesso in cui il grunge da musica underground diventa fenomeno di massa («Prima di accettare il contratto con una major, decidemmo di incidere un al- tro album con la Sub Pop, la nostra etichetta indipendente», dice Kim Thayil, il chitar- rista dei Soundgarden, che suona quasi come: «Prima di suicidarci, decidiamo di pro- lungare il sogno»). La comunione tra i fan e i nuovi eroi è totale. Per un’anima fragile come Kurt Cobain, ogni accusa è una coltellata. Eddie Vedder e gli altri Pearl Jam discutono per ore e gior- ni sulla linea da seguire per non... tradire. Di quel disordine creativo che sfocia in crisi esistenziale qualcuno inevitabilmente paga — complice l’eroina — un prezzo altissi- mo. Andrew Wood, cantante dei , muore di overdose a 24 anni il 19 marzo del 1990 — prima ancora che il grunge diventi fenomeno planetario grazie a Ne- vermind dei Nirvana e Ten dei Pearl Jam. Mark Arm dei Mudhoney entra e esce dalle comunità terapeutiche. Kurt Cobain diventa il martire del grunge quando il 5 aprile 1994, a 27 anni, si spara in faccia con un fucile nel garage della sua villa di Seattle; lascia un biglietto dove, parafrasando una canzone di Neil Young, scrive: «Meglio bruciare che spegnersi lentamente». Layne Staley, la voce degli Alice in Chains, prolunga l’ago- nia, e dopo una battaglia con l’eroina durata dieci anni viene trovato morto a casa sua il 19 aprile del 2002; ha 34 anni. «È la scena più eccitante prodotta da una singola città, come non accadeva dai tem- pi della Londra punk», dice Everett True, il giornalista che ha coniato il termine grunge. Nel ’92, dopo l’uscita di Singles, i rocker hanno una nuova divisa: camicie di flanella a scacchi e pantaloni di velluto a coste. Marc Jacobs (oggi stilista di culto e direttore crea- tivo di Louis Vuitton), che allora lavorava per Perry Ellis, ci si ispira una collezione. Altra coltellata al movimento. Ci guadagna la città, che in pochi anni, e grazie a un radicale restyling, risorge. Seattle, che un tempo aveva solo le officine della Boeing a salvarla dal- la depressione, diventa meta turistica e con l’esplosione di Internet (la Microsoft ha se- de nella vicina Redmont) diventa la città simbolo della new economy: vanta un prima- to nei vari settori delle telecomunicazioni — Amazon.com, RealNetworks, AT&T Wi- ANIMA FRAGILE reless e T-Mobile Usa — ed è la sede di tre prosperose multinazionali del caffè: Star- In alto, Kurt Cobain bucks, Seattle’s Best Coffee e Tully’s. Paul Allen investe parte dei ricavi della Microsoft durante un concerto dei Nirvana nella costruzione dell’Experience Music Project, un museo del rock, il più suggestivo e a Seattle il 22 settembre 1990 spaziale del mondo, affidato all’estro dell’architetto Frank Gehry. Seattle diventa la città più vivibile degli Stati Uniti, tollerante roccaforte democratica (per i gay è la nuova Fri- sco), con un’attenzione particolare per l’ambiente. Trendy al punto che molte serie te- levisive (Dark Angel, Grey’s Anatomy, The Killing) vengono ambientate in città. Prima del punk, Londra era Londra. Prima del grunge, Seattle era soltanto Seattle.

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IL LIBRO Esce ora anche in Italia Grunge Is Dead — Storia orale del grunge di Greg Prato, traduzione di Stefano Focacci (Odoya, 530 pagine, 24 euro) Qui accanto, alcuni oggetti diventati simbolo dello stile grunge

TEMPLE OF THE DOG SUPERUNKNOWN TEN Temple Of The Dog, Soundgarden, Pearl Jam, A&M, 1990 A&M,1994 Columbia, 1991 URNER EDDER T V ANTRELL cantante dei Pearl Jam

Le major C Quando andammo Ricordo che dopo ci corteggiavano, in tour con i Guns l’uscita del primo TEVE DDIE ma noi decidemmo chitarrista degli Alice In Chains N’Roses, disco dei Pearl Jam S E ERRY

che volevamo fare J ci alienammo tornai nel mio un altro disco un po’ del favore appartamento con un’etichetta dei nostri fan nei pressi del Seattle indipendente SubPop/punk Center, in un quartiere chitarrista di Thrown-Ups, Green River e Mudhoney Registrammo Dal vivo eravamo rock/indie Chiunque abbia dove c’era una piccola I Nirvana fecero qualcosa qui a Seattle, una gran bella band Dicevano: ormai un problema di droga caffetteria degli show all’OK in un magazzino Avevamo un sacco sono passati dall’altra è fatalmente fuori Improvvisamente Hotel — che era abbandonato, di energia, e Layne parte del confine di testa, chiuso tutto era diverso proprio nella stessa con un’unità mobile, era un frontman Ma non era vero in se stesso e strano Ero stato via strada della cantina poi andammo eccezionale In quell’epoca, La mia posizione per qualche mese dove andavo a Newberg, Io, Mike e Sean con chi saremmo in materia è sempre e ricordo che andai a dormire — nell’Oregon, eravamo come diavoli dovuti andare in tour? stata che se uno vuole a prendere un caffé; e in qualche modo in una specie della Tasmania — I Nirvana non erano drogarsi ha tutto mentre me ne stavo là riuscii a entrare di studiofatto in casa facevamo ancora diventati il diritto di farlo; seduto e bere al primo. Mi pare Avevamo un paio headbanging più famosi di noi non gli facevamo e a leggere il giornale, che quella fu di settimane e piroettavamo pressione perché mi resi conto che tutti la prima volta per finire tutto per tutto il cazzo smettesse, davvero mi stavano fissando che suonarono di palco. Avevamo In tour Mark Arm “Smells Like Teen un atteggiamento era a posto, solo Spirit”. La gente alla “chi cazzo se ne i primi giorni erano si passava le lacche frega”, nel senso un disastro, perché del loro disco AMERON che accettavamo stava male; Tutti ne avevano una C anche gli ingaggi HAYIL il problema sorgeva In qualsiasi ufficio che nessuno voleva T quando stavamo sentivi quel disco — ATT IM

Non ci fregava niente a Seattle, perché EFF AMENT tutti erano entusiasti bassista di Mother Love Bone, Green River, Temple Of The Dog e Pearl Jam M K J batterista di Soundgarden, Temple Of The Dog e Pearl Jam di che stile musicale chitarrista dei Soundgarden lui spariva. Una volta delle canzoni fosse il nostro: gli dicemmo che o si Ed era mesi prima se c’era da suonare, disintossicava o non che l’album venisse noi c’eravamo avremmo finito il tour pubblicato

DIRT COME ON DOWN NEVERMIND Alice In Chains, Green Rover, Nirvana, Columbia, 1992 Positive Music, 1985 Geffen, 1991 la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LA DOMENICA ■ 36

Next Esiste una formula per trovare l’invenzione Eureka che cambierà il mondo. La scoprirono cent’anni fa i Bell Labs, l’ha adottata oggi la Apple. E domani? Il primo che riuscirà a copiarla...

1920 1930 1940 1950 1960

1951 SENZA OPERATORE 1962 SEGNALI VOCALI 1932 RADIO ASTRONOMY Chiamate interurbane Trasmissione digitale 1925 REGISTRAZIONE Prima rilevazione fatte senza operatore di segnali vocali multipli DEL SUONO delle onde radio emesse dalla Via Lattea Viene estesa la gamma di frequenze 1943 SIGSALY audio che possono 1960-62 COMUNICAZIONI 1932 RIPRODUZIONI AUDIO Primo sistema 1954 CELLE SOLARI essere riprodotte di comunicazione radio SATELLITARI I segnali furono trasmessi Realizzata la prima Echo e Telstar sono cifrata usata dagli alleati in tre direzioni cellula fotovoltaica i primi satelliti artificiali durante la Seconda 1925 FACSIMILE Prima le antenne che converte energia Poi utilizzati per la tv Effettuata la prima erano bidirezionali guerra mondiale solare in elettrica dimostrazione negli Stati Uniti di trasmissione di un fax

1956 CAVO TELEFONICO 1933 TRASMISSIONE 1946 TELEFONIA MOBILE 1927 AMPLIFICATORE TRANSATLANTIC0 (TAT-1) DI UN SUONO STEREO Per la prima volta Collegò la Scozia 1963 TELEFONO A TONI CON RETROAZIONE Un concerto sinfonico una chiamata da un telefono a Terranova, aveva Codifica numeri sotto NEGATIVA viene trasmesso senza fili. L’apparecchio trentasei canali forma di suoni. Da qui Riduce le distorsioni su linee telefoniche pesa 36 chili si arriverà alla segreteria e aumenta in diretta telefonica e ai call center la larghezza di banda da Philadelphia 1957 MUSIC 1947 CELLE ESAGONALI Primo programma a Washington Modulo matematico 1965 RADIAZIONE COSMICA per computer a suonare Scoperta la radiazione per rendere rintracciabile musica elettronica 1927 SEGNALE TV un dispositivo telefonico prodotta dal Big Bang A LUNGA DISTANZA L’immagine di Herbert Hoover fu trasmessa tramite linee telefoniche da Washington 1937 SINTETIZZATORE VOCALE 1958 LASER 1969 CHARGE-COUPLED a New York Riproduce il linguaggio umano In un articolo Schawlow DEVICE e Townes descrivono Circuito di semiconduttori il laser per la prima che accumulano carica 1939 PRIMO CALCOLATORE 1947 TRANSISTOR volta. Tra gli usi: elettrica. Importante Eseguite operazioni L’invenzione più comunicazione, per le fotocamere digitali, matematiche in forma binaria importante, premiata medicina e tecnologia le televisioni hd In 30 secondi si riesce nel 1956 con e in medicina. Nobel nel 2009 a determinare il quoziente il premio Nobel di due numeri di otto cifre per la Fisica

Dal transistor alla nanomacchina

FEDERICO RAMPINI costruire la prima linea telefonica interconti- tersi incontrare spesso». smascherato alla fine degli anni Novanta per nentale per collegare New York a San Francisco. I Bell Labs prendono forma in modo definiti- aver falsificato dei dati sui transistor di dimen- NEW YORK Occorrono dei prodigi di ingegneria, ma anche vo, a partire dal 1925, nella loro prima sede sul- sione molecolare. Ma nell’insieme il bilancio è dei progressi sul piano della scienza pura: degli la West Street a Manhattan. Tra i gruppi di ricer- impressionante, e si riassume nell’elenco dei merica significa Inno- amplificatori del segnale elettrico che gli impe- ca che si formano lì dentro, uno si occupa degli premi Nobel vinti da scienziati che lavorarono vazione», ha detto Ba- discano di indebolirsi dopo pochi chilometri. È studi sulla conduttività dei diversi materiali in nei Bell Labs: nel 1937 il riconoscimento va a rack Obama nel suo così che AT&T si convince a costituire un’orga- base alle rispettive strutture atomiche. Così na- Clinton Davisson per aver dimostrato che la ultimo discorso sullo nizzazione di ricerca interdisciplinare, riunen- sce il primo transistor, nel 1947, tassello di base materia «ha la natura di onde»; nel 1956 il Nobel Stato dell’Unione. È dovi dei fisici teorici, degli esperti di materiali, per un’ondata di applicazioni che segneranno premia i tre inventori del transistor William difficile dargli torto degli ingegneri, e infine i propri tecnici del te- l’era della televisione, poi attraverso il salto nei Shockley, John Bardeen e Walter Brattain; nel «Aquando si vive in un mondo dominato da un lefono. È l’inizio di un esperimento che darà agli semiconduttori quella del computer. Da quel 1977 e 1978 tocca a Philip Anderson (struttura vortice di cambiamenti che provengono quasi Stati Uniti un ruolo leader per un secolo. Lo rac- momento i Bell Labs collezionano una serie im- elettronica del vetro e dei materiali magnetici) e sempre da qui: targati Apple o Google, Face- conta Jon Gertner nel saggio The Idea Factory. pressionante di invenzioni nei settori più dispa- ad Arno Penzias con Robert Wilson (radiazioni book o Amazon, germinati spesso negli stessi Bell Labs and the Great Age of American Innova- rati: la prima cella solare al silicio da cui verran- cosmiche a micro-onde). L’attuale ministro campus universitari della Silicon Valley. Ma tion. Un’altra grande firma del giornalismo tec- no tutti i dispositivi per generare energia solare; dell’Energia di Obama, Steven Chu, vinse il No- sarà così anche in futuro? La formula magica esi- nologico americano, Walter Isaacson (celebre il primo brevetto del laser; il primo satellite per bel nel 1997 per le sue ricerche ai Bell Labs sui ste, la Fabbrica delle Idee ha avuto un nome e un nel mondo per la sua biografia di Steve Jobs) telecomunicazioni; il primo sistema di telefonia metodi per “catturare atomi” con i raggi laser. indirizzo: chi volesse provare ad emularla, deve riassume così la lezione dei Bell Labs: «Queste cellulare; i primi cavi a fibre ottiche. Perfino i lin- L’anno successivo tre suoi colleghi lo vinsero nel partire da quel modello. innovazioni avvengono quando persone con guaggi elementari dei software per computer, campo della fisica quantistica. Si tratta dei laboratori di ricerca della compa- diversi talenti, diverse conoscenze, diverse Unix e C, nascono in quei laboratori. Non man- Ma torniamo alla domanda iniziale, quella gnia telefonica AT&T, i Bell Labs. La loro avven- mentalità, vengono riunite insieme possibil- cano gli incidenti di percorso, come lo scandalo che interessa il nostro futuro: la ricetta? L’uo- tura ha inizio nel 1909 quando l’AT&T decide di mente in una vicinanza fisica, in modo da po- che ha travolto il ricercatore Hendrik Schoen, mo-chiave per capire il successo dei Bell Labs la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 ■ 37

1970-1980 1990-2000 TELEFONO 1990 WAVELAN Sviluppata la prima rete senza fili

1994 LASER A CASCATA SPAZIO 1969-72 UNIX E C QUANTICA Sistema operativo portabile Nel team anche un italiano: per computer. Nel 1970 Federico Capasso viene sviluppato il linguaggio di programmazione C

INTERNET

1976 FIBRA OTTICA 1997 RAFFREDDAMENTO ATOMI Testato in Georgia il primo Steven Chu riceve il Nobel sistema in fibra ottica per la Fisica per la sua tecnica L’informazione viene che raffredda e immobilizza atomi convertita in impulsi con raggio laser luminosi 1998 MODEM 56K MUSICA 1978 RETE CELLULARE Brevettata da Dagdeviren La prima viene installata a Chicago la tecnologia dei modem 56K

1979 PROCESSORE CHIP (DSP) 2000 MACCHINA DI DNA CELLULARI A segnale digitale, essenziale Primi prototipi di nanomacchine per i cellulari, modem e videogame costruite a partire dal Dna

1980 CELLULARE DIGITALE Qualità del suono migliore a costi inferiori RADIO

1982 EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Effetti delle interazioni tra elettroni. Nobel nel 1998 TELEVISIONE

durante mezzo secolo, è il fisico Mervin Kelly fondatore di Apple nel corso delle sue interviste scoperta — spiega Gertner — e dalla scoperta difficile scorgere all’orizzonte una singola na- della University of Chicago, che dal 1925 al 1959 finali con Isaacson aveva spiegato che «la cosa nasce l’invenzione, l’innovazione è quella lun- zione in grado di replicare questa formula con lo è presidente del centro di ricerca e vi imprime la più difficile non è creare un prodotto innovati- ga trasformazione che parte dall’idea originaria stesso successo degli Stati Uniti, ma perfino la sua concezione. Kelly è convinto che un «centro vo, ma mettere in piedi una grande organizza- e arriva ad un prodotto con utilizzazioni di mas- Silicon Valley nelle gesta più recenti di Apple, di creatività tecnologica» ha bisogno di una zione che possa partorire continuamente dei sa. Per definizione non può esserci una singola Facebook e Google sembra aver imboccato una «massa critica» di persone di talento, «costrette» prodotti innovativi». Jobs aveva a modo suo re- persona, neanche un singolo gruppo, dietro strada molto più “proprietaria” rispetto al vec- a interagire fra loro. È lui che impone la prossi- plicato il modello dei Bell Labs unendo «dei ge- l’intera innovazione». Un’altra lezione dei Bell chio e deprecato monopolista AT&T. Del resto mità fisica: parlarsi al telefono non può bastare. ni creativi insieme con degli esperti di prodotto Labs riguarda il modello di capitalismo. AT&T la stessa storia dei Bell Labs dimostra che la Fab- Inventa una forma di «promiscuità dei saperi» e dei grandi ingegneri, in modo da collegare fra godette per molti decenni di un monopolio nel brica delle Idee si può anche distruggere. È quel senza precedenti: vuole che gli scienziati fisici loro la tecnologia e l’immaginazione». servizio telefonico. Ma poiché questo privilegio che è accaduto da quando Alcatel-Lucent è su- incontrino gli ingegneri; che i teorici si confron- Ma c’è qualcosa di più, che fa la grandezza dei le era accordato dalla discrezionalità dello Sta- bentrata all’AT&T nella proprietà di questo cen- tino con i tecnici della produzione. La stessa ar- Bell Labs e li distingue da tanti emuli successivi to, era parte di un patto implicito: AT&T doveva tro di ricerca. I nuovi padroni hanno deciso di ri- chitettura degli uffici è pensata in funzione di incluso lo stesso Jobs. Le squadre che inventa- restituire alla collettività dei benefici. Le inven- tirarsi dalla ricerca pura per focalizzare i Bell ciò, con lunghi corridoi stretti dove è inevitabi- rono il transistor, il laser e le celle solari non ave- zioni dei Bell Labs dovevano essere a disposi- Labs solo su «aree che hanno applicazioni di le transitare e impossibile non incontrarsi. An- vano il profitto come obiettivo. Erano spesso zione di altri, le applicazioni dovevano essere mercato». Un caso di «miopia che ridimensiona che gli operai devono essere nelle vicinanze, scienziati spinti dalla passione del sapere e del- aperte su licenza. I progressi scientifici dei Bell il potenziale d’innovazione», secondo il duro perché alla fine saranno loro a dover trasforma- la conoscenza, anche se in seguito le loro sco- Labs erano considerati «di interesse pubblico» e giudizio della rivista specializzata Wired. Che ci- re le idee in oggetti. Secondo la battuta di Gert- perte vennero sfruttate da altri e diedero la na- così li amministrava la sua proprietaria teorica. ta il precedente del Global Positioning System o ner, i Bell Labs «sono una torre d’avorio, con una scita ad interi settori industriali che prima non Senza quest’idea dell’interesse pubblico l’Ame- Gps: non sarebbe nato senza l’orologio atomi- fabbrica al pianterreno». Le officine sono incol- esistevano neppure. Il modello dei Bell Labs è rica non avrebbe avuto un capitalismo capace co, a sua volta un “sottoprodotto” della ricerca late ai laboratori. È un modello che aveva ben una straordinaria conferma dell’importanza di dare vita alla rivoluzione elettronica, poi a nella fisica pura. presente Steve Jobs. Prima della scomparsa, il della ricerca pura. «Se un’idea partorisce una quella informatica e digitale. Oggi, non solo è © RIPRODUZIONE RISERVATA

Intelligenza Cyberspazio Crowdsourcing Groupware Creative collettiva commons Condivisione Universo di reti digitali Modello di business Software utilizzati Deroghe alle leggi della conoscenza che vengono usate per cui un’azienda per rendere proficuo sul diritto d’autore tra più persone per immagazzinare affida la realizzazione ed efficace che rendono possibili che entrano informazioni e mettere di un progetto il lavoro condiviso fruizione e condivisione GLOSSARIO in relazione tra in relazione i computer a un insieme da più gruppi di un’idea o di un’opera loro e interagiscono di tutto il mondo di utenti in Rete di persone di intelletto la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LA DOMENICA ■ 38 I sapori Tropicana Tamarindo e cherimoya, guava e maracuja: ottimi per succhi e cocktail. Ma si possono utilizzare anche per cucinare piatti colorati e leggeri dal risotto con il latte di cocco al gelato di papaya. Come? Ormai non è più soltanto un segreto da grandi chef

LICIA GRANELLO evila perché è tropicana, yeah!», cantava nei primi anni Ottanta il Gruppo Ita- liano. Il mito del succo eso- tico attraversava l’Italia del Nome della rosa e dei primi cd:«B la frutta tropicale raccontata e consumata come simbolo dell’estate senza pensieri, ananas e datteri inglobati nei menù quotidiani, dopo essere stati a lungo iscritti nell’elenco dei piccoli lussi gastronomi- ci. Trent’anni dopo, difficile pensare ancora alla frut- ta esotica come alla frutta degli altri, malgrado la geo- grafia agricola la collochi in molti casi ben distante dalle nostre coltivazioni. Arriva da lontano, ma la trat- tiamo come fosse roba nostra, in un crescendo di confidenza gastronomica che azzera diffidenza e ignoranza alimentare: merito dei trasporti che avvi- cinano e dell’irresistibile fascino del viaggio che — superata l’astinenza da spaghetti — stimola la curio- sità culinaria e la voglia di ritrovare quei gusti nuovi e originali una volta tornati a casa. Così, succo dopo succo, macedonia dopo mace- donia, abbiamo scoperto che il cesto virtuale del mondo è affollato di prelibatezze meravigliose, me- no inaccessibili del temuto. In alcuni casi conoscia- mo i frutti solo per certe proprietà e poco nel loro in- tero. Il tamarindo, per esempio. Lo sciroppo è tra i più amati da grandi e piccini: dissetante, lievemente astringente, molto piacevole. La sua salsa d’elezione — la celeberrima worcestershire — è la conditio sine qua non per preparare il Bloody Mary. Ma del frutto, che in India è usato per la zuppa di lenticchie e nelle Filippine cura la malaria, sappiamo poco o nulla. Op- pure il mangostano, originario delle isole Molucche, dagli spicchi piacevolmente agrodolci eppure semi- sconosciuti, mentre il succo è gettonatissimo come antiossidante e antinfiammatorio. La pacifica invasione di avocado &co. attinge ad angoli sempre più sperduti del pianeta. Da una par- te, la necessità per chi viene a vivere qui di recupera- re, lontano dalla terra d’origine e dagli affetti, almeno le proprie radici alimentari. Dall’altra, il piacere dei cuochi, soprattutto i più giovani e svegli, di allargare gli orizzonti culinari, giocando con gli ingredienti e scompigliando la tavolozza di sapori e ricette impor- tati. A loro il merito di aver disvelato il piacere setoso del risotto “tirato” col latte di cocco o dell’insalata di gamberi e mango. In bilico tra il gusto della frutta eso- La

Fruttadegli

tica, il piacere etico di aiutarealtri il sud del mondo im- portandone i prodotti (a patto che arrivino dal com- mercio equo e solidale, per evitare di alimentare sfruttamento e devastazioni ambientali) e il dispia- “Hey mango” cere per l’impronta ecologica derivata dal trasporto, oggi abbiamo una possibilità in più. Complici il ri- scaldamento climatico e le migliorate tecniche agri- cole, infatti, Sicilia e Calabria hanno avviato coltiva- Il ritmo zioni esotichea tutto tondo, dai litchi al mango, a chi- lometro zero o quasi e con ottimi risultati. Se non vi sentite ancora pronti per addentare cherimoye e al- chechengi, regalatevi un weekend gastro-ballerino a Milano, dove il 21 giugno comincia il festival Latino dell’estate Americando. Tra una lezione di merengue e un gela- to alla papaya vi sembrerà di stare a Copacabana.

© RIPRODUZIONE RISERVATA la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 ■ 39

Dove comprare

FRANCHINO EXOTIC FRUITS MERCATO MERCATO MERCATO ALIMENTARE MERCATO BALLARÒ Mercato Comunale DI PORTA PALAZZO DELLE ERBE DI PIAZZA VITTORIO Piazza Ballarò Porta Ticinese Piazza della Repubblica Via Ugo Bassi 23 Roma Palermo Piazza XXIV Maggio Torino Bologna Milano Tel. 051-230186 Tel. 389-8835644

IPER PORTELLO ORTOPAOLO MERCATO CENTRALE MERCATO MERCATO CIVICO Piazzale Accursio Via Fossata 74 DI SAN LORENZO MONTESANTO SAN BENEDETTO Milano Torino Via dell’Ariento Via Pignasecca Via Francesco Cocco Ortu Tel. 02-392591 Tel. 011-2489852 Firenze Napoli Cagliari

Kumquat Alchechengi Papaya Passion fruit Mango Il più piccolo agrume Matrice asiatica per il frutto Coltivata dall’Australia Varietà Maracuja (violetto) Si colora dal verde al rosso del mondo, coltivato in Cina della Physalis Alkekengi, al Centro America, ha polpa e Granadilla (giallo) maturo, il frutto brasiliano e Giappone, ha buccia avvolto in un ciuffo di foglie arancione, consistenza per il frutto originario dalla polpa dolce, succosa, dolce e polpa acidula secche e chiuse da girare soda, sapore dolce del Rio delle Amazzoni cedevole, compagno Ottimo crudo o cotto al forno al contrario prima di tuffarlo Fermentata, è un potente Trasformato in gelato sfizioso dell’insalata con l’anatra arrosto nel cioccolato antiossidante è vitaminico e dissetante di pollo e gamberi

I luoghi Al mercato dei nuovi italiani LUCA RASTELLO

ape, verze, cetrioli: chiamiamoli così, anche ranti marocchini importano dai mercati francesi. se non sono proprio rape, non proprio verze Qui sono coltivatori diretti, nuovi italiani che non Re neanche proprio cetrioli. Ma tanto i nomi parlano la nostra lingua, ma hanno trovato un lem- veri a ripeterli li sbagli e se provi a trascriverli ci vuo- bo di terra nella provincia e la fanno fruttare con se- le un quarto d’ora. E poi anche i colori non sono pro- mi di continenti lontani. Domina la menta magre- prio color rapa, verza o cetriolo. Ma, soprattutto, bina, a mazzi, cresciuta sulla collina torinese, frut- quello che conta non è quel che si vede, e neppure il ti di colori improbabili, foglie carnose tipo “Man- linguaggio. Quello che conta sono le istruzioni. giami prima che io mangi te”, e un intero sistema Sotto la favolosa tettoia in ferro al “Mercato dei di cetrioli slavi, almeno quaranta specie che ispira- contadini” di Porta Palazzo, Torino, conta lo no uno stupore simile a quello di quando scopri sguardo attento che ti riserva la coltivatrice cinese che gli islandesi usano ottanta parole diverse per mentre ti spiega, come a un alieno un po’ ottuso, definire la neve. Ci sono spezie e frutta secca, pro- come lavare l’ortaggio che hai appena scelto dai fumi al confine con il miasma, c’è il mondo alla so- suoi plateau, come tagliarlo, eventualmente sbuc- glia di casa. I contadini del mondo, sempre più fa- ciarlo. Se rileva in te un segno di intelligenza, pro- cili da trovare sotto la tettoia torinese, o nei merca- segue paziente, con le istruzioni sulla cottura. È il ti di periferia chiacchierano, danno appuntamen- mistero del cavolo cinese che diventa conversa- to: «Ha lo zenzero?». «Non lo prendo più a voi ita- zione la soglia di un mondo fatto di bancarelle di- liani non piace», «Ma io lo uso contro la nausea, sa sadorne, affollate di merci mai viste. Disordinato i farmaci...». È questo che conta. Il resto sono solo come un giardino spontaneo, niente a che vedere rape cinesi e cetrioli bulgari. con la variopinta arte della disposizione che i lavo-

ILLUSTRAZIONE DI CARLO STANGA © RIPRODUZIONE RISERVATA

Avocado Guava Cherimoya Tamarindo Litchi Uno scrigno di calorie Polpa bianco-rosata Il “frutto dai semi freddi” Provengono dal Madagascar Consistenza carnale, e grassi salvacuore puntinata di semi (in lingua quechua) i baccelli del dattero d’india, gusto acidulo e profumo La sua polpa — spruzzata per il frutto latino-americano è una pigna dalla buccia semi scuri e polpa giallastra, di rosa, il frutto del ciliegio di lime perché non annerisca dal gusto dolciastro vellutata e il cuore bianco, con cui si ottengono cinese, di tradizione — è alla base della salsa I succhi sono potentissimi profumato, cremoso, lo sciroppo e la salsa millenaria, è utilizzato messicana guacamole fornitori di vitamina C dall’alto contenuto zuccherino Worcester per cocktail e gelatine

Starter LA RICETTA Cocktail di frutta esotica Banana e ananas con riso al latte di cocco, gelato al curry, salsa thai con gamberetti Ingredienti per 4 persone

Per il riso Per il gelato Per la salsa thai 100 g. di riso Carnaroli 500 g. di latte 200 g. di acqua 200 g. di acqua 75 g. di panna 10 g. di lemon grass 20 g. di zucchero 15 g. di zucchero 10 g. di zenzero a fette 3 g. di sale 100 g. di glucosio 10 g.di lime Moreno Cedroni è il Peter 300 g. di latte di cocco 3 g. di sale (fettina) Pan dell’alta cucina italiana 1 pizzico di semi 75 g. di latte magro in polvere 100 gr di cocco Dalla “Madonnina di vaniglia 4 g. di curry pastorizzato del Pescatore”, affacciata sul mare di Senigallia, Cuocere il riso 15 minuti Portare panna e latte Bollire acqua, spezie

escono piatti affascinanti, e raffreddare a ebollizione, con zucchero e lime, filtrare, come la ricetta ideata e sale, sciogliendo con la frusta aggiungere il cocco ✃ per i lettori di Repubblica Fuori dal fuoco aggiungere e qualche goccia di lime il curry, poi mantecare in gelatiera la Repubblica DOMENICA 10 GIUGNO 2012 LA DOMENICA ■ 40 L’incontro Nuove Sherazade Da quasi vent’anni vive in esilio ma il successo della sua graphic novel “Persepolis” e il progetto sul “Profeta” di Gibran la ripagano della nostalgia per l’Iran. L’artista che da bambina Marjane Satrapi comprava al mercato nero i dischi degli Iron Maiden non ha smesso di lottare per la libertà, anche in Occidente: “Essere emancipate non vuol dire farsi fare delle grandi tette dal chirurgo plastico”

CLAUDIA MORGOGLIONE ge al ritmo di sonorità tradizionali. Nel- Quanto a lei, malgrado l’amarezza gne e Persepolis, Lizard ha pubblicato presa una e sono andata con amici a la vita reale i suoi gusti sono molto di- di non poter tornare nel luogo in cui è Il sospiro e Taglia e cuci — hanno qua- Cordoba, in Spagna: ma ho finito per ROMA versi: «Altro che sufismo, o roba simile: nata e cresciuta, evita il vittimismo: si sempre ambientazione orientale, girare lì un film low budget, in cui reci- io da bambina e da ragazza ascoltavo «Certo, ho nostalgia. Ma mi ritengo ma con forti influssi europei, nello sti- to anche. Si chiama Las Jotas, un road orrenziale. Vulcanica. gli Iron Maiden, gli Ac/Dc. Sono grup- fortunata: vivo a Parigi, il più bel posto le e nell’approccio. «È vero — ammet- movie psichedelico-poliziesco (appe- Passionale. Gli aggettivi pi come questi che mi hanno segnato. del mondo, ho preso anche la cittadi- te lei — solo a Parigi ho cominciato a na presentato al Mercato del Festival che descrivono Marjane Da noi erano vietatissimi, compravo le nanza. Tutte le sere vedo i miei amici al mettere a frutto le mie capacità. Ma è di Cannes). Mi è costato diciannove- Satrapi suonano forti, cassette al mercato nero. Ancora ades- caffè. Mio marito, Mattias Ripa, è sve- tutta la vita che disegno. Ho comincia- mila euro ma ne è valsa la pena». Non quasiT eccessivi. Sintomi di una vitalità so adoro quelle band scatenate: mi dese, e attraverso lui sono entrata in to piccolissima, come tutti i bambini. solo progetti a basso costo, però. fuori dal comune, di un entusiasmo hanno regalato un’anima rock che so- contatto con il meglio della cultura La stragrande maggioranza smette in- Marjane è un’autrice di serie A nel pa- che rischia sempre di straripare. Perfi- pravvive in me». scandinava. In qualsiasi paese, se par- torno ai dieci anni: io non ho mai smes- norama cinematografico mondiale. E no quando rivela le sue occupazioni E che ha accompagnato la sua esi- lo con la gente, mi sento in famiglia: so. Da ragazza avevo altri progetti, vo- con la candidatura all’Oscar di Perse- più ordinarie, lo fa con un’energia stenza fuori dal comune: infanzia in tutto il mondo è casa mia». levo diventare ingegnere. La svolta è polis nel 2008 è diventata celebre a spiazzante: «Adoro stare ore da sola patria, a Teheran; liceo a Vienna, dove La ferita del distacco dalle origini stata quando un conoscente mi ha Hollywood: «Ricordo quel periodo davanti al computer, a cantare le can- i suoi la spediscono per farla sfuggire ai sembra rimarginata. Anche perché so- chiesto di scrivere una storia per la ra- passato a Los Angeles prima della ceri- zoni a squarciagola col karaoke. Poi mi segnali di fondamentalismo religioso; no passati già diciotto anni da quando dio. L’ho fatto ma ascoltandola ho ca- monia per la consegna degli Academy piace fare le faccende domestiche, co- poi il ritorno in Iran; infine l’abbando- Marjane, subito dopo il fallimento del pito una cosa importante: non mi sod- Awards come un incubo. Per tre mesi me pulire la casa o stirare. Ah, dimen- no definitivo del suo Paese. Un percor- suo primo matrimonio (con un con- disfaceva, perché non c’erano imma- non ho potuto fare nulla da sola, mi ticavo: passo giornate intere su Youtu- so che ha raccontato, prima a fumetti e nazionale), si trasferisce definitiva- gini. E all’improvviso ho compreso che avevano affibbiato dodici assistenti be, a cercare filmati sugli animali buffi poi — con la potenza dell’animazione mente in Francia. Un cambio di cultu- lavorare con l’immagine per me era incollati addosso che mi toglievano e strani…». Detto dalla pittrice, fumet- — su grande schermo, nel capolavoro ra che, all’epoca, arricchisce e fa matu- qualcosa di vitale. Ho sempre proce- l’aria. Per la Notte delle stelle mi man- tista e cineasta adorata dai critici duri e Persepolis. «Mia madre era una iper- rare definitivamente il suo talento: e duto così, per tentativi ed errori. Anche darono una make-up artist che mi dis- puri, dalla regista quarantaduenne di femminista, mio nonno un comunista infatti le sue opere letterarie, le graphic il passaggio al cinema è avvenuto per se “ti farò diventare bellissima”. Ma film cult come il cartoon Persepolis, rivoluzionario. Nella mia famiglia (che novel — in Italia, oltre a Pollo alle pru- impulso. Così come il salto dal cinema dopo il suo trucco ero orrenda, sem- dall’intellettuale simbolo del suo pae- discende per parte materna da Nasser- d’animazione a quello live action, una bravo un pavone. Anzi, un incrocio tra se d’origine, l’Iran, può risultare sor- al-Din Shah, Scià di Persia nel Dician- liberazione: Pollo alle prugnel’ho gira- un pavone e una tigre. Io non voglio prendente. novesimo secolo) nulla era all’insegna “In qualsiasi Paese, to in sei settimane, contro i due-tre an- trasformarmi nell’animale di uno zoo! Lei però è una donna così poco pre- delle regole codificate. La personalità ni di preparazione di Persepolis. Ma sul E così quando sono tornata a casa, per vedibile e così sicura della propria in- dominante era mia mamma. Quando quando parlo piano generale la mia vera passione è reazione, ho preso gli stracci e ho co- telligenza da ammettere tranquilla- a quindici, sedici anni ottenevo da mio la pittura: sto organizzando una gran- minciato a pulire ovunque. E ho stira- mente questi lati da casalinga dispera- padre il permesso di andare a una fe- con la gente, de mostra dei miei dipinti». to tutti i miei vestiti». ta. Dettagli che emergono da una lun- sta, lei veniva da me e con aria dura mi mi sento Film, fumetti, quadri: prodotti arti- Ma la parentesi hollywoodiana le ha ga conversazione nel cortile di un hotel diceva: “L’autorizzazione la devi chie- stici che hanno in comune una dimen- consentito anche di stringere amicizie romano in cui Marjane — gonna a pie- dere a me”. I miei genitori non mi han- come se fossi sione ancora artigianale. La necessità interessanti. Come quella con Salma ghe, maglietta nera, cerchietto dorato no mai chiesto di essere bella o di tro- di sporcarsi in qualche modo le mani. Hayek, che le ha commissionato il suo per contenere la massa dei capelli neri varmi un marito, ma di studiare, di rag- in famiglia: «Per me l’elemento fisico del lavoro è prossimo progetto da grande scher- — fuma una sigaretta dietro l’altra, be- giungere l’indipendenza economica. fondamentale — conferma la Satrapi mo: «Una trasposizione animata del ve svariate tazze di tè, parla a ruota li- Ora il mio Paese vive una svolta con- tutto il mondo — così come la comunicazione, il con- Profeta di Gibran, a cui sto lavorando

bera di tutto ciò che le interessa, che le servatrice. Ma le donne vogliono an- tatto con gli altri. Vero contatto, non in questi mesi. Ne sono felice perché la suscita ammirazione. Ad esempio, il ci- cora le stesse cose che volevamo noi: è casa mia” come su Facebook o Twitter: non è che poesia è un aspetto fondamentale del- nema italiano anni Cinquanta: «Il mio istruzione, emancipazione». ti conosco perché vedo una foto in la mia vita». mito è Sophia Loren, simbolo di una Un cambiamento, quello del regi- bikini che hai postato, o leggo la tua da- Per dimostrarlo, conclude recitan- bellezza femminile avvolgente e piena me iraniano, che alla Satrapi è costato ta di nascita sul profilo. Ti conosco per- do i suoi versi preferiti in assoluto,

di calore». O la musica: elemento cen- un prezzo alto: l’esilio. L’impossibilità ché adesso sto parlando con te, sento composti nell’Undicesimo secolo dal- trale della sua prima pellicola con atto- di tornare in patria, dove le proteste la tua voce, vedo il tuo sorriso o i tuoi lo scrittore e matematico iraniano ri in carne e ossa, Pollo alle prugne, trat- sono represse e registi e intellettuali gesti. Certo, per i movimenti di libera- Omar Khayyam: «Bevi vino, ché non ta dalla sua omonima graphic novel, e vengono messi in carcere. Ma la parte zione in Iran o in Siria i social network sai da dove sei venuto / Sii lieto, ché uscita recentemente nelle nostre sale. femminile della società non si arrende: sono stati uno strumento di diffusione non sai dove andrai». Una storia iraniana d’epoca che si svol- «Capisco che a voi europee le donne delle informazioni; ma poi si sono ri- ‘‘ © RIPRODUZIONE RISERVATA del mio Paese sembrino particolar- torti contro chi li ha utilizzati, perché è mente forti, coraggiose. La differenza è proprio grazie alla presenza sul web che qui avete da tempo coscienza dei che i regimi hanno individuato i ribel- vostri diritti, mentre loro devono sem- li, e li hanno sbattuti in galera». pre combattere. Attenzione però al In questo mare di idee forti, l’am- concetto di indipendenza delle so- missione di una debolezza: il terrore di cietà occidentali: essere emancipate annoiarsi, che le provoca una sorta di non vuol dire farsi fare delle grandi tet- allergia al riposo. «Non posso stare te dal chirurgo plastico. E poi la libertà senza fare nulla — confessa — anche a è un valore assoluto, non ha a che fare casa devo sempre darmi da fare: dai la- col sesso a cui appartieni: che libertà vori domestici al karaoke, mi ci butto a era quella delle soldatesse americane, capofitto». Il concetto di vacanza è off andare a uccidere civili in Iraq?» limits: «Qualche mese fa me ne sono ‘‘ FOTO CONTRASTO