PERCORSO ARTISTICO BUONARROTI, UN ARTISTA TOTALE SCOPRI E IMPARA 8-13 anni

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PERCORSO ARTISTICO MICHELANGELO BUONARROTI, UN ARTISTA TOTALE SCOPRI E IMPARA IN QUESTO CAPITOLO

CONOSCIAMO 1 MICHELANGELO

LE ORIGINI E LA 2 FORMAZIONE

3 MICHELANGELO PITTORE

4 MICHELANGELO SCULTORE

5 MICHELANGELO ARCHITETTO

6 MICHELANGELO POETA

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Giudizio Universale, Michelangelo and the secrets of the 2 MICHELANGELO BUONARROTI, UN ARTISTA TOTALE | SCOPRI E IMPARA

Dallo show - Visual | © BWS

Io cerco la bellezza, la bellezza è tutto, è la mia ossessione. “ ”

Queste le parole dell’artista in Giudizio Universale, Michelangelo e i segreti della Cappella Sistina. Sta parlando della scultura, l’arte che prediligeva. Ma seppe trovare ed esprimere il suo genio anche nella pittura, nell’architettura e nella poesia, perché era un artista eclettico, impulsivo: un artista totale.

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1 CONOSCIAMO MICHELANGELO

Michelangelo era un uomo di media statura con spalle larghe e fisico energico; la testa grossa, la fronte alta, i capelli neri e ricci, gli occhi piccoli e sporgenti. Lo sguardo tagliente rispecchiava la sua anima tormentata. E tutto il suo tormento interiore riusciva a trasferirlo nelle opere che come spugne assorbivano colori e sfumature di Michelangelo. Fu scultore, pittore, architetto e persino poeta. Un artista totale, un genio che, grazie

Daniele da Volterra, Ritratto di alla sua forza di volontà, Michelangelo | riusciva a indirizzare la sua energia e la sua rabbia verso un unico fine: l’arte, la ricerca della bellezza e della perfezione.

UN BRUTTO CARATTERE, UNA VITA SOLITARIA E TORMENTATA Rabbioso, scontroso e tormentato. Così era Michelangelo: lingua tagliente e risposta offensiva che non risparmiava nessuno. Non ebbe molti amici, anzi condusse una vita solitaria, anche perché proprio a causa del “caratteraccio” risultava antipatico a molti. Portava vestiti vecchi, con cui spesso dormiva. Mangiava poco e quel che gli capitava, a volte gli bastava una crosta di pane. Il suo essere “geniale” e il suo brutto carattere lo fecero trovare spesso in situazioni spiacevoli.

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Il Vasari, nelle Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, racconta l’aneddoto in cui il Torrigiano con un pugno gli ruppe il naso. Il collega, infatti era geloso di Michelangelo, non solo per la sua eccezionale bravura, ma anche perché stava diventando sempre più amico di Lorenzo de Medici, signore di Firenze.

Il caratteraccio di Michelangelo fornì al Torrigiano la scusa per sfogare la sua gelosia: i due stavano infatti lavorando insieme quando Michelangelo fece all’amico una delle sue critiche dai toni offensivi, alla quale il Torrigiano rispose dandogli un pugno e rompendogli il setto nasale.

Il naso segnato rimarrà una caratteristica che Michelangelo si porterà dietro tutta la vita. Lo si può notare anche in alcuni suoi autoritratti, come quello molto speciale che appare nell’affresco del Giudizio Universale in cui Michelangelo dipinge se stesso come una pelle che pende dalle mani di San Bartolomeo: si raffigura come figura quasi informe che lascia comunque percepire le sembianze dell’artista, compreso il naso rotto.

Così il Vasari racconta: “Dicesi che il Torrigiano, contratta

Michelangelo, Giudizio seco amicizia e scherzando, mosso Universale | © Governatorato da invidia di vederlo più onorato S.C.V. – Direzione dei Musei di lui e più valente nell’arte, con tanta fierezza gli percosse d’un pugno il naso, che rotto e stiacciatolo di mala sorte lo segnò per sempre”

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2 LE ORIGINI E LA FORMAZIONE

Michelangelo Buonarroti nasce il 6 marzo 1475. I suoi genitori (Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni e Francesca di Neri del Miniato del Sera) si erano trasferiti da poco a Caprese (in provincia di Arezzo) perché il padre era stato nominato podestà dei castelli di Chiusi (nel Casentino) e Caprese (nella Val Tiberina). Non si trattava di un incarico prestigioso, ma Ludovico lo aveva accettato perché si trovava economicamente in difficoltà e aveva bisogno di arrotondare le scarse rendite di alcuni poderi che possedeva nei dintorni di Firenze.

Non molto tempo dopo tutta la famiglia fece ritorno a Firenze, dove Michelangelo viene incoraggiato fin da giovanissimo a disegnare (dal pittore Francesco Granacci). Nel 1487 riesce a entrare come apprendista nella bottega di un artista fiorentino molto affermato: Domenico Ghirlandaio.

Due anni dopo Michelangelo comincia a frequentare un’accademia di scultura (il giardino di San Marco) finanziata dal signore di Firenze Lorenzo il Magnifico, che poco dopo lo accoglie come un figlio nella sua Lapide del Giardino di San Marco | by Sailko residenza.

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Il periodo trascorso alla Corte medicea (1490-1492) influenza profondamente il giovane artista. Ha occasione di conoscere i maggiori intellettuali dell’epoca, come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Poliziano, si appassiona allo studio dell’antichità greca e alla fede nella bellezza esteriore come espressione di quella interiore. Per la corte medicea realizza le prime sculture (la Battaglia dei Centauri e la Madonna Michelangelo, Madonna della scala | della Scala), e conosce i giovani della famiglia Medici che diventeranno suoi committenti, come Giovanni (poi Papa Leone X) e Giulio (poi Papa Clemente VII).

Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico Michelangelo lascia la famiglia Medici e, ben presto, anche Firenze. Lorenzo il Magnifico era stato, oltre che un uomo di cultura protettore degli artisti, un abilissimo uomo politico, ed era riuscito a garantire un lungo periodo di pace ininterrotta in tutta la pensiola italiana. Dopo la sua morte questo equilibrio si spezzò e i vari stati tornarono a scontrarsi. A Firenze il figlio di Lorenzo, Piero de’ Medici, fu cacciato dai fiorentini che proclamarono la Repubblica. È in questo contesto che Michelangelo lascia Firenze e va prima a Venezia e poi a .

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3 MICHELANGELO SCULTORE

Michelangelo per tutta la vita si considerò prima di tutto uno scultore, che scopre la forma già presente nel marmo, e che lavora “per via del levare” e non per “via del porre”, come accade, invece, nella pittura o nella modellazione dell’argilla e del bronzo. È lavorando per sottrazione che il marmo rivela la bellezza che in esso si cela.

LE OPERE GIOVANILI Mettendo a frutto lo studio delle

Dallo show - Bozzetto di sculture antiche fatte nel Giardino Michelangelo | © Giovanna Buzzi di San Marco, che gli aveva fatto acquisire un’ottima conoscenza dell’arte classica, Michelangelo a Bologna realizza alcune opere (San Petronio, San Pro­colo e un Angelo per l’Arca di San Domenico), e nel 1496, tornato a Firenze, scolpisce un Cupido dormiente. La statua viene venduta a un cardinale romano (Raffaele Riario) come se fosse un reperto dell’antichità, a un prezzo molto più alto di quello pagato dall’intermediario a Michelangelo. Quando l’acquirente si accorge dell’inganno va su tutte le furie, ma è talmente incantato dalla fattura perfetta che invita Michelangelo a Michelangelo, Angelo reggicandelabro | Roma per conoscerlo di persona.

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È così che il giovane scultore si trova per la prima volta nella città meta di tutti gli artisti dell’epoca. Michelangelo, libero da ogni incarico, può continuare il suo Michelangelo, Pietà | studio dell’arte ed esercitarsi con lo scalpello a superare, in bellezza e perfezione, gli antichi reperti di Michelangelo, Bacco | cui Roma è ricchissima. È in quel periodo che scolpisce un Bacco e che la sua fama si fa strada alla corte Papale. Così, nel 1498, Michelangelo ottiene la sua prima importante commissione da un cardinale per decorare una cappella della Basilica di San Pietro: si tratta della Pietà (1498-99), un gruppo scultoreo che rappresenta la Madonna con in grembo Cristo morto. IL La Pietà aumenta la fama dell’artista, che nel 1501 viene richiamato a Firenze dpve l’Opera del Duomo, un’associazione formata da amministratori, artisti e operai che si occupava della costruzione della cattedrale di Santa Maria del Fiore, gli commissiona una statua di David, l’eroe che nella Bibbia affronta il gigante Golia. Si trattava di un’impresa già tentata due volte (prima da Agostino di Duccio nel 1463-1464 e poi da Antonio Rossellino nel 1476) ma poi abbandonata, perché l’enorme blocco di marmo era fragile e di scarsa qualità. Per Michelangelo l’incarico rappresenta una vera e propria sfida.

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DALLO SHOW - LA FORMA NASCOSTA NELLA FORMA

Rompere, cavare ciò che si nasconde all’interno. La forma nascosta nella forma visibile solo agli occhi interiori. “È facile vederla, se non si usano gli occhi di fuori ”

Dallo show - Studio video design | © Luke Halls Studio Così si apre Giudizio Universale, con le parole di Michelangelo in cerca della “bellezza” che si nasconde nelle cose, nel marmo, la bellezza che solo chi usa gli occhi dell’anima può cogliere e trasformare in un’opera che tutti possono vedere.

Dallo show - Test Video Design - David | © Luke Halls Studio

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Michelangelo impiega 18 mesi a terminare l’opera, lavorando senza aiuti e nascosto dietro delle assi di legno. Raffigura David come un giovane con i muscoli contratti e l’espressione intensa, completamente nudo e armato solo di fionda e sasso. La statua imponente (è alta 5,17 metri incluso il basamento) rappresenta un prototipo di bellezza assoluta.

Nei primi mesi del 1504 l’opera era praticamente terminata: secondo il progetto iniziale, esso avrebbe dovuto essere collocato in un contrafforte della cattedrale. Ma l’opera finale era un capolavoro tale da meritare di più: fu così che per decidere una degna collocazione venne istituita una David, Michelangelo | by MCAD commissione, di cui faceva parte Library via Flickr anche Leonardo da Vinci. Il luogo prescelto fu davanti al Palazzo della Signoria, anche detto , sede del potere civile. Qui il David poteva esprimere al meglio il suo valore simbolico di emblema della Repubblica. Oggi in Piazza della Signoria si può ammirare una copia realizzata nel 1910 da Luigi Arrighetti: l’originale venne trasferito nel 1873 all’interno della Galleria dell’Accademia. Ancora oggi il David è un emblema nel mondo non solo del

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Rinascimento, ma dell’Italia tutta.

LE OPERE DELLA MATURITÀ Michelangelo continuò per tutta la vita a pensare a se stesso come a uno scultore, scolpendo blocchi di marmo, girandogli intorno, insistendo su alcune parti fino a svelarne la forma finita ma lasciandone altre scabre, a volte del tutto inglobate nel marmo. Gli anni della maturità sono caratterizzati proprio dal “non finito” che esprime la tensione dello spirito a liberarsi dalla materia. Questo modo di lavorare è testimoniato dai Prigioni, un gruppo di sei statue che vennero eseguite dall’artista per il secondo progetto della tomba di Giulio II. Quattro di esse, datate 1525-1530, sono vistosamente “non finite” e sono conservate presso la Galleria dell’Accademia di Firenze,

Michelangelo, Prigioni |

Schiavo che si Schiavo detto Atlante Schiavo barbuto Schiavo giovane ridesta accanto al David.

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4 MICHELANGELO PITTORE

Michelangelo, Tondo Doni |

Dopo la realizzazione del David la fama di Michelangelo si amplia e riceve nuove richieste da vari committenti. Dipinge anche un tondo per un ricco banchiere fiorentino, Agnolo Doni (tra il 1506 e il 1508). Il Tondo Doni rappresenta una Sacra famiglia, i colori sono squillanti e i corpi dei personaggi sembrano quasi scolpiti nel colore: per Michelangelo la migliore pittura è quella che si avvicina di più al linguaggio della scultura.

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LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA Siamo in piena Renovatio Urbis, il progetto con cui i Papi della prima metà del 500 restituirono a Roma gli antichi splendori, riaffermando il potere della Chiesa facendo realizzare capolavori come la Cappella Sistina. A tal proposito, nel 1505 Papa Giulio II della Rovere chiama Michelangelo a Roma e lo incarica di progettare il monumento funebre del Pontefice. Michelangelo è felice dell’incarico e si reca personalmente a Carrara per scegliere il marmo. Ma il Papa interrompe il progetto senza dare spiegazioni e chiede a Michelangelo di realizzare i nuovi affreschi della volta della Cappella Sistina, dal momento che, tra l’altro, la preesistente decorazione del soffitto (un cielo stellato) ha subito danni e crepe. Michelangelo si arrabbia moltissimo con il Papa per aver cambiato idea e se ne va sdegnato da Roma. La riconciliazione tra l’artista e il Pontefice avviene a Bologna e nel maggio del 1508 Michelangelo dà il via ai lavori, nell’incertezza di riuscire in un’impresa pittorica tanto impegnativa.

Dopo circa quattro anni, il 31 ottobre 1512 la volta viene scoperta: una grandiosa composizione ha preso il posto del precedente cielo stellato: la Creazione.

Dallo show, Visual | © BWS La volta della Cappella Sistina affrescata da Michelangelo | © Governatorato S.C.V. – Direzione dei Musei

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IL GIUDIZIO UNIVERSALE Nel 1533 il Papa Clemente VII decide di modificare la Cappella Sistina e incarica il Buonarroti di affrescare l’intera parete dietro all’altare con un’immagine del Giudizio Universale. Il Papa muore poco dopo e i lavori avranno inizio sotto il suo successore Paolo III. È un avvio molto contrastato poiché Michelangelo, rifiutandosi di eseguire l’affresco a olio come era stato consigliato dal suo collega Sebastiano del Piombo, temporeggia. Dopo la morte del padre, si trasferisce definitivamente a Roma per iniziare i lavori del Giudizio nel 1536.

Giudizio Universale | © Governatorato S.C.V. – Direzione dei Musei

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5 MICHELANGELO ARCHITETTO

Nel 1534 Michelangelo torna a Roma, dove rimane fino alla sua morte, nel 1564. Ancora una volta è stato chiamato dal Vaticano per contribuire alla bellezza di Roma. Papa Paolo III Farnese lo chiama per portare a termine il Giudizio Universale e lo nomina non solo pittore e scultore, ma anche architetto del Palazzo Vaticano.

Dei disegni e progetti di Michelangelo architetto, non sono rimasti molti esempi, probabilmente perché egli, sempre alla ricerca della bellezza e della perfezione, alla fine della sua vita ne bruciò la gran parte, in modo da non non apparire se non perfetto (e forse anche per paura che i progetti venissero copiati).

Nel 1538 Paolo III incarica Michelangelo di studiare la ristrutturazione della Piazza del Campidoglio, che avrebbe poi dovuto ospitare la statua equestre di Marco Aurelio. Michelangelo la Piazza del Campidoglio, Roma Incisione di riprogetta e la rovescia, Étienne Dupérac, 1568 | in modo da orientarla non più verso il Foro Romano, bensì verso San Pietro, il centro religioso e anche politico della città. Ristruttura due palazzi esistenti e ne progetta un terzo nuovo e li orienta in modo da dare alla piazza una forma a trapezio.

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I lavori di rifacimento della piazza vanno a rilento, tanto che Michelangelo non fa in tempo a vederla finita.

Tra il 1544 e il 1555 realizza la tomba di Giulio II, progetto che anni prima lo aveva fatto discutere con lo stesso Papa. Stavolta però la tomba viene destinata a un altro luogo, non più presso la Basilica di San Pietro in Vaticano, ma a San Pietro in Vincoli.

Lavora al progetto della Basilica di San Pietro dal 1546 al 1564. Il progetto della Basilica, iniziato già anni prima grazie a Giulio II, viene modificato dall’artista. Michelangelo morì prima di portare a termine il lavoro. San Pietro come la conosciamo oggi è probabilmente diversa Sezione di San Pietro in Vaticano secondo il progetto attribuito a Michelangelo da come Michelangelo avrebbe Incisione di ÉtienneDupérac | voluto. In ogni caso è evidente come egli interviene sugli spazi in modo da rendere la grande cupola il fulcro centrale del progetto.

Dallo show - Visual Piazza San Pietro | © BWS

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Tra il 1547 e il 1550 progetta il completamento della facciata del rispettando il progetto del Sangallo ma modificando alcuni elementi che gli danno un aspetto più monumentale, seppur plastico e dinamico.

Nel 1561 trasforma le Terme di Diocleziano in una Basilica Cristiana, Santa Maria degli Angeli. Michelangelo lavora rsipettando i resti archeologici delle Terme dimostrando un atteggiamento moderno e non distruttivo nei confronti Santa Maria degli Angeli, Roma | dei resti archeologici. Infatti, nonostante le consistenti modifiche successive a Michelangelo, basta entrarci per rendersi immediatamente conto delle idee geniali dell’artista nel gestire gli spazi: egli sposta l’altare sull’asse minore creando così un edificio ecclesiastico inconsueto per quegli anni, con una spazialità dilatata lateralmente anziché longitudinalmente.

Tra il 1561 e il 1565 si dedica a . Secondo quanto riferisce il Vasari, Michelangelo presentò al pontefice tre diversi progetti, «tutti stravaganti e bellissimi»; per questa ragione il papa optò più pragmaticamente per il più economico. Anche in questa occasione Michelangelo dimostra il suo carattere provocatore e pungente: egli progettò infatti una porta dove il Papa avrebbe voluto un grande arco di trionfo e se si guarda bene, si può notare che ci sono anche degli elementi ironici e irrisori, come il piatto con un cencio appoggiato che realizzò proprio per ricordare a Papa Pio IV di essere nipote di un barbiere e di avere quindi origini umili.

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6 MICHELANGELO POETA

Michelangelo ha composto anche molte poesie; anche se non sono le opere che lo hanno reso famoso in tutto, il mondo, alcune raggiungono una notevole intensità espressiva. Il sonetto 151, che viene citato nello spettacolo Giudizio Universale, esprime ciò che per Michelangelo è l’artista. Questo sonetto è dedicato a Vittoria Colonna e fu composto tra il 1538 e il Girolamo Muziano, Ritratto 1541. di Vittoria colonna |

Testo originale “Non ha l’ottimo artista alcun concetto c’un marmot solo in sè non circoscriva col suo superchio, e solo a quello arriva la man che ubbidisce all’intelletto.

Il mal ch’io fuggo, e ‘l ben ch’io mi prometto, in te, donna leggiadra, altera e diva, tal si nasconde; e perch’io più non viva, contraria ho l’arte al disiato effetto.

Amor dunque non ha, nè tua beltate odurezza o fortuna o gran disdegno del mio mal colpa, o mio destino o sorte;

se dentro del tuo cor morte e pietate porti in un tempo, e che il mio basso ingegno non sappia, ardendo, trarne altro che morte.”

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Parafrasi Lo scultore migliore non possiede nessuna idea che non sia già contenuta nel marmo insieme alla materia eccedente, e può riuscire a liberarla solo la mano che ubbidisce alla mente.

Il male da cui fuggo e il bene che mi propongo di trovare, in te, donna elegante, superba e divina, si nascondono allo stesso modo: e, per non farmi più vivere, l’arte produce un effetto contrario a quello desiderato.

Non hanno dunque l’amore, né la tua bellezza, o la durezza, o il caso o la superbia, colpa del mio male, né del mio destino o della mia sorte;

se nel tuo cuore morte o pietà porti allo stesso momento, e se le mie scarse capacità non sanno, per quanto lo desiderino, ricavarne altro che morte.

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