digital magazine maggio 2011 N.79

Tune-Yards

Cold Cave musica come riccioli Geddes Papercuts

Wombats, Speciale James Pants Live Report Battles p. 4 Turn On Cold Cave, Geddes, Papercuts, 79 p. 10 Tune IN Wombats, James Pants, Battles sentireascoltare.com p. 22 Drop Out Tune-Yards

p. 30 Recensioni .

p. 86 Speciale Live Report

Rubriche p. 92 Gimme some inches p. 94 Reboot p. 96 China Files SentireAscoltare online music magazine Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05 p. 100 Campi Magnetici Editore: Edoardo Bridda Direttore responsabile: Antonello Comunale p. 101 Classic Provider NGI S.p.A. Copyright © 2009 Edoardo Bridda. Tutti i diritti riservati.La riproduzione totale o parziale, in qualsiasi forma, su qualsiasi supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza autorizzazione scritta di SentireAscoltare

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Progetto Grafico e Impaginazione: Nicolas Campagnari

Redazione: Andrea Simonetto, Antonello Comunale, Edoardo Bridda, Gabriele Marino, Gaspare Caliri, Nicolas Campagnari, Stefano Pifferi, Stefano Solventi, Teresa Greco

Staff: Marco Boscolo, Edoardo Bridda, , Luca Barachetti, Marco Braggion, Gabriele Marino, Stefano Pifferi, Stefano Solventi, Teresa Greco, Fabrizio Zampighi, Luca Barachetti, Andrea Napoli, Diego Ballani, Mauro Crocenzi, Fabrizio Zampighi, Giulia Cavaliere, Giancarlo Turra

Copertina: Aucan (foto di Giordano Garosio)

Guida spirituale: Adriano Trauber (1966-2004) Sentireascoltare n. Sentireascoltare È vero, anche se tutto sommato quella canzone è Per cui non ci sono artisti che ammiri o con cui ti un’eccezione all’interno dell’album. Per come la vedo piacerebbe collaborare? io, c’è sempre stata emotività nella mia musica ma for- Si, ma in questo momento sono più attento ad altre Cold Cave se ora è venuta allo scoperto. Volevo che quella can- forme di espressione artistica, come certo design d’a- zone fungesse da cerniera fra quello che ho fatto in vanguardia per l’abbigliamento. In particolare c’è un Turn O n Turn passato e quello che sta per accadere. Essendo poi il designer italiano a cui sono molto legato, si chiama primo estratto dall’album, volevo che fosse chiaro che Maurizio Amadei. le cose sono cambiate rispetto al passato. So che avete un programma serrato di date per Il tuo modo di cantare, in alcuni brani del disco mi promuovere l’album, vi troverete anche di fronte ricorda quello di Phil Oakey degli Human League. alle grandi platee dei festival estivi. E’ corretto dire —Goth pop orchestra— Quanto sono state importanti per te band le elec- che le performance live stanno diventando impor- tro pop band degli anni 80, come gli stessi League tanti per voi? o i New Order? Si, è così. Saremo in tour dalla fine di Marzo fino, alme- Certamente quelle band per me sono importanti, ma no, a Settembre. È un ottimo momento, dopo molto non più di altre. Da Gary Numan agli Absolute Body tempo mi sento pronto ad uscire da New York. Per me, La cura del rigore ha dato i suoi Control, fino ai Sisters Of Mercy, sono cresciuto con poi, non è mai stato un problema di piccole o grandi frutti e ora l’electro minimale può lasciare spazio a grandiosi anthem questa musica ed è quella che ascolto ancora oggi. platee. Ho avuto esperienze positive e negative in en- post punk. I nuovi Cold Cave raccontati da Wesley Eisold Tornando al discorso della voce, la musica elettronica, trambe le situazioni. soprattutto quella dalle sonorità più fredde, ha sem- Immagino che sul palco, questa volta, ci sarà una pre avuto parti vocali impassibili. Bisogna però essere vera e propria band. Alla luce di questo consideri molto naturali per suonare credibili. sempre I Cold Cave come un tuo progetto solista? Gli artisti che hai citato hanno portato una buona Continuo a scrivere e dirigere la band in prima per- dose di sperimentazione nella pop music dell’epo- sona. Poi, naturalmente, ci sono amici che suonano ca. Pensi che sia una cosa che può essere fatta an- insieme a me, ma in generale l’input esterno è mol- che oggi? to ridotto. L’intenzione, dal vivo, è di sembrare di più In verità non sono interessato a qualcosa di simile. una band tradizionale. Fino all’anno scorso eravamo Sono più interessato a fare musica in cui credo, man- io, Dominick Fernow, Jennifer Clavin e un batterista. tenendo una certa onestà intellettuale. Non so se ci sia Ora abbiamo anche un chitarrista. L’aspetto visuale in spazio per questo. Personalmente sono attratto dagli realtà è cambiato molte volte da quando la band ha un Wesley Eisold diverso, più maturo (ma verrebbe da dire più sgamato), quello che abbiamo contattato aspetti più sperimentali della musica popolare. In fon- cominciato a suonare dal vivo. Èin occasione dell’uscita del nuovo album Cherish The Light Years. Solo un paio di anni fa, il trentaduenne do mi piace il conforto della familiarità ma adoro go- So che non ti occupi solo di musica, ci sono altri agitatore culturale della New York più underground, era un ex punk prestato all’elettronica DIY; con i Cold Cave si dere degli errori umani. progetti in cui sei coinvolto al momento? ispirava ai primi, minimali esperimenti synth pop, mentre la sua misantropia andava di pari passo ad un suono Per essere un artista che fa un ampio utilizzo di tec- Sto lavorando su alcuni libri ma i Cold Cave occupano algido e alieno. Oggi i Cold Cave sembrano ben più di uno dei tanti progetti estemporanei. L’uscita dell’album ha nologia nuova e vintage, so che hai sempre avuto la maggior parte del mio tempo. È la cosa che preferi- coinciso con una voglia di assaporare il responso di nuove platee e di lasciarsi andare ai riti del pop, senza tuttavia opinioni piuttosto negative sul modo in cui questa sco fare in questo momento. tradire l’impronta artsy originaria. influenza l’uomo. Questo significa che stanno diventando una specie Mi sembra evidente che siano cambiate parecchie cose rispetto a Love Comes Close, in cui bassa fedeltà Quello che penso è che facciamo affidamento sulla di lavoro per te? e minimalismo digitale rappresentavano i segni distintivi del vostro sound. Cos’è successo in questi due tecnologia per esprimere quello che non si può dire o Li considero più una scelta estetica, non un progetto o anni? che non ci sentiamo sicuri di dire con quelle cose ap- un lavoro. Meglio dire uno stile di vita. Diciamo che gli aspetti che hai elencato per me erano importanti, ma il motivo era che non c’era altra scelta. Prima parentemente insignificanti che sono il nostro cuore e Cosa dobbiamo aspettarci dai Cold Cave nell’immi- di allora non avevo mai scritto e registrato musica. Naturalmente apprezzo il minimalismo e penso che il lo-fi si il nostro cervello. In musica, ad esempio, non potremo nente futuro? adatti particolarmente a certe situazioni musicali. Le canzoni che ho scritto per quest’album, però, non avrebbero mai fare a meno di sintetizzatori e chitarre. Come dicevo saremo parecchio in tour nei prossimi funzionato con quel tipo di sonorità; quando le ho scritte le immaginavo anthemiche e grandiose. La differenza è I Cold Cave sono un frutto della scena DIY newyor- mesi. Sto anche scrivendo e registrando nuovo mate- che il tempo è passato e non avevo intenzione di rimanere fermo al suono dell’album precedente. kese. Hai mai sentito di avere qualcosa in comune riale, in generale sto cercando di migliorare quello che Dunque si è trattato di una naturale maturazione musicale? con quegli artisti? ho fatto fino ad ora. Aspiro ad essere un esempio per Beh, avendo preso confidenza con tutto il mio equipaggiamento, è stato naturale iniziare a scrivere canzoni più A New York ci sono band interessanti ovunque, ma non le persone a cui è stato detto che non sono in grado strutturate. Quello che volevo fare era un disco pop che però suonasse ancora chiaramente Cold Cave. Sono molto sono sicuro di avere qualcosa in comune con qualcu- di fare quello che desiderano. Il tempo che abbiamo è contento del risultato. Ci sono voluti due anni per realizzarlo e sicuramente viaggiare nei quartieri in cui sono nato na di esse. In generale non mi sento ispirato da band troppo prezioso per essere sprecato. ha contribuito a darmi l’ispirazione giusta. che hanno un suono simile al mio. Preferisco ispirarmi Diego Ballani The Great Pan Is Dead , il singolo che ha anticipato l’album, ha un approccio rock molto potente. Mi pare alla gente in cui credo, indipendentemente da quale che nella tua musica ora ci sia più fisicità e più partecipazione emotiva rispetto a prima. sia il mezzo con cui scelgono di esprimersi.

4 5 sciamo per un attimo dal continuum UK in com- Nicolas è diverso, suona con gente che non viene dai Upagnia di Stuart Geddes. L’uomo produce e club. La sua musica sta inglobando nel suono house suona house a Londra, organizza i party Mulletover sonorità jazz e probabilmente potrebbe diventare la Geddes nella migliore tradizione danzereccia della capitale. contemporanea per il 21-mo secolo. Il mese scorso ci ha allietato con una compilation per Pensi che questo cambiamento sposterà un po’ i Turn O n Turn la sua etichetta murmur. L’abbiamo sentito per capire gusti della gente che frequenta i club? dova va il suono londinese al di fuori delle atmosfe- La musica che propongono ha ancora un audience re fumose del dubstep, sempre e comunque under- piccolo in confronto a quello dei club house. La loro ground. La chiacchierata in esclusiva per noi. proposta è molto interessante e funziona bene, ma Ciao! Ti puoi presentare al pubblico italiano? credimi, se vuoi raggiungere le folle non puoi suonare —No Fit States— Ciao! Sono Geddes e vivo nell’East London, la parte a 120bpm... più cool della città, dove girano le ragazze più carine. Suoni spesso in Inghilterra ma anche negli States. Sono il responsabile di due party underground (Mul- Pensi che si sia una differenza nei clubbers di que- letover e Nofitstate) che si svolgono in piccoli scanti- sti due paesi? nati e in capannoni fuori dalla città. Ho iniziato sette Puoi dirlo forte. Gli europei sono più cosmopoliti e anni fa a suonare al Mulletover, perché era impossibile sono aperti a sonorità e gusti nuovi. Gli States sono Intervista a Stuart Geddes per parlare di house londinese al di fuori entrare nel circuito dei club. Così ho proposto questa un po’ retrò, guardano di più al passato, non hanno la dei circuiti mainstream... nuova serata tutta mia, per suonare quello che mi pia- cultura musicale sufficiente per apprezzare le novità. ceva di più. Suoni anche in Italia? Conosci artisti italiani? Dopo anni di LP e tracce sparse, hai deciso di pub- Ho suonato solo una volta in Italia per la crew The Fla- blicare una compilation. Cosa avevi in mente quan- me; mi ha invitato Luciano Esse. Penso che sia italiano, do hai iniziato il progetto? no? L’ho registrata perché non ne avevo mai fatta una. An- Ho visto che nella compilation hai usato una trac- che se il mercato non tira molto, la nostra nofitstate cia di Marco Passarani. Lo conosci? Ti piace il suo sta andando a ruba. Siamo molto contenti solo a livel- lavoro? lo di prevendite del disco. Prima registravo dei demo Conosco poco del lavoro di Marco. Le sue produzioni mix che regalavo alla gente che veniva al Mulletover. I su Running Back è strana forte però! ragazzi però non apprezzano molto i dischi gratuiti, e Quali sono i DJ che ti piacciono di più? soprattutto non credono che un prodotto possa esse- Ricardo Villalobos, Danny Tenaglia, Jay Hannan, Craig re di buona qualità se non lo pagano, quindi ho deciso Richards, Giles Smith. di passare al commerciale. I tuoi prossimi progetti? Perché hai scelto Tom Demac per il secondo disco? Ho qualche traccia che esce a breve e qualche remix Tom è l’artista che rispetto di più e in cui credo vera- (Kruse & Nurenberg feat. Nathalie Claude ‘More and mente. Ha molti pro e idee che sono diverse dalle mie. More’)... Anche se il suo stile è più vario la nostra matrice è co- Cosa stai ascoltando ora? mune. Il podcast di Roman Flugel su Beats In Space. Nel CD hai usato tracce di Deniz Kurtel, Maceo Plex Quali sono le prossime uscite su murmur? e altri artisti che suonano ‘soft’ house. Ti piace suo- Un sampler in vinile con tracce esclusive di James nare calmo, senza sparare il solito basso four-on- What e un remix di Glimpse. Poi escono gli EP di Marc the-floor? Ashken con un remix di Annoym, l’EP di Hugo Barritt Dipende dalla serata. Qualche volta serve suonare feat Robert Owens and qualcosa Hamid che è resident soft, qualche volta serve spingere. Quando suono nel- all’Half Baked. le location più piccole posso essere un po’ più creativo Perché hai chiamato la compilation nofitstate? e raccontare una storia. Nel grandi club tutto ciò non Alla fine delle serate siamo sempre in un ‘no fit state’ e è permesso. poi il party si chiama proprio così. L’idea era di richia- Negli ultimi mesi c’è stato un grosso hype intorno mare l’atmosfera notturna... ai nomi di Wolf + Lamb e Nicolas Jaar. Ti piacciono Marco Braggion pensi che stiano proponendo qualcosa di nuovo? Conosco molto bene il loro lavoro [W+L]. Penso che suonino freschi e nuovi. La stampa infatti si è buttata subito su di loro, ma non so quanto possano durare.

6 7 a scena è un po’ sempre la stessa: una spiaggia al tra- almeno la metà delle canzoni che sono finite sul disco. Lmonto e un setting sun che tutto dori e illumini di Tutti insieme”. barbagli arancioni, sfumature tardo-adolescenziali asso- Con la compartecipazione della live band o meno, Fa- Papercuts lute ma pudiche, nostalgia per un attimo che fugace ci ha ding Parade è il risultato di una ricerca iniziata molti anni riempito il cuore, l’anima e le orecchie, e poi se n’è andato fa e giunta a un primo passo importante e maturo. “Ogni Turn O n Turn per sempre, tuffandosi nell’oceano, infilandosi tra le stel- volta che fai un disco dovresti sentirti come se stessi cre- le che stanno apparendo sulla volta celeste mentre il sole scendo e migliorando. Questo ti permette di dire quello si accomiata. E’ un momento che sfiora più che toccare, che vuoi in modo migliore. E’ una questione di esperienza come una brezza che annuncia l’estate: effimera muove che si accumula”. Nonostante questi discorsi da bambino appena i capelli impregnandoli di bittersweetness. grande, Jason Quever rimane un ragazzo che ha trovato —Loveless Parade— Sarebbero sentimenti da noi che abbiamo scoperto il modo per far uscire le proprie canzoni dalla cameretta Siddartha tra i banchi di scuola, di nascosto tra un Dante (letteralmente, visto che finora aveva fatto praticamen- o un Boccaccio, che ci pareva avessero un odore troppo te tutto da solo) e approdare a un’etichetta importante. forte, e le equazioni di secondo grado o la trigonometria, “Lavorare con i ragazzi della Sub Pop è fantastico, perché che – invece – di odore sembravano proprio non averne hanno dimostrato un grande entusiasmo nei miei con- Sulla spiaggia del cosmic dream pop alcuno. Ma sono invece alcuni dei colori che riempiono fronti e credo che questo si senta nel disco. Sono stati de- prende posto Jason Quever: Van Dyke Parks incontra il paradiso dei da qualche anno le tele musicali di alcuni act che si sono terminanti per permettere a me e alla band di poter fare My Bloody Valentine via via guadagnati rispetto e audience fuori dal ristretto esattamente il disco che volevamo”. Aiuto che deve esse- giro delle camerette. E’ il suono dei Morning Benders re arrivato anche dalla co-intestazione della produzione, dei vari Grizzly Bears e Beach House che hanno riem- che oltre al solito Quever, vede in console anche Thom pito le playlist delle ultime stagioni, e dove ritroviamo Monahan, già al lavoro per Vetiver e Devendra Banhart. anche il (mezzo) nostrano Jonathan Clancy, sponda His A proposito di produzione, già dalle note stampa, vie- Clancyness. Una scena, e una spiaggia, che sembrereb- ne citato Phil Spector come uno dei fari a cui si è voluto be da tutto esaurito, e sulla quale, invece, trova posto guardare. L’accostamento è più che mai azzeccato se si Jason Quever con il suo progetto Papercuts, che con il presta attenzione agli strati di suono che sono stati de- quarto atto della sua discografia ufficiale, si iscrive defini- positati uno a uno sulle canzoni per dar loro un impatto tivamente al club. quasi fisico, ma senza snaturare la natura eterea e dream Nato in una comune della West Coast, Jason Quever delle composizioni. “Mi piacciono molto le produzioni di vive a San Francisco dove ha avuto l’occasione di siste- Spector, ma non posso dire di ascoltarle molto ultima- mare un vecchio hangar per trasformarlo in uno studio mente”. Il punto è che, produzione importante o meno, di registrazione e chissà che la struttura industriale non è necessario che sia buona la materia di partenza. “Pen- abbia avuto un qualche ruolo nel fargli nascere un inte- sa alle Ronettes, una delle mie band preferite di sempre: resse per i riverberi e i delay. Da una parte all’altra della loro sono state eccezionali, sicuramente anche grazie baia collabora, tra gli altri, con Cass McCombs, Vetiver, al lavoro di Spector, ma la qualità c’era già in partenza. Casiotone for the Painfully Alone. Nei ritagli di tempi si Quando penso al concetto di wall of sound, però, non dedica a un folk-pop solare che diventa materia dei primi penso a Spector, ma ai My Bloody Valentine: una vera due dischi, Mokingbird e Can’t Go Back. pietra miliare per me”. Già dal penultimo You Can Have What You Want, in- Ecco un altro illuminato sulla via di Loveless, del pa- vece, si registra un cambio di rotta, che fa guardare Ja- radiso in terra e del sogno ad occhi aperti. Eppure, no- son a quella spiaggia con occhi diversi. Non più quelli del nostante di noise qui ce ne sia poco, l’idea è sensata. E’ folkster, ma quelli del drempopper. “Alcuni anni fa Spin la band di Kevin Shields ad aver sparso sul pianeta una Magazine definì la mia musica”, ci racconta, “come la per- polvere angelica che ha aperto le porte del sogno per fetta colonna sonora per un giro in macchina senza meta molti musicisti della generazione di Quever. La capacità lungo la Pacific Coast Highway. Sì, è vero, adoro guidare di quest’ultimo, il suo vero talento, è quello di far convi- lungo quella strada e perdermi nel paesaggio, ma questo vere questa materia con Van Dyke Parks, i Beach Boys e era il sound di Can’t Go Back, con un sacco di chitarre gli Zombies in una macchina del tempo che li fa ritrovare acustiche. Oggi il nostro suono è diverso, anche se non tutti sulla stessa spiaggia. Ma oramai è scesa la notte ed è riesco a fare a meno di tornare – senza accorgermene – tempo di guardare le stelle mentre si accendono i falò e al sound dei Sixites”. Il nostro suono, già. Perché non solo ci mettiamo una coperta sulla spalle. Quever ha firmato per la Sub Pop, ma Papercuts è diven- Marco Boscolo tato un po’ più una band che ha suonato “per mettere giù

8 9 Tune-In

Il perché e il per come Let’s Dance To Joy Division, tre anni dopo, si è vestita di synth pop e non di grunge. Ne abbiamo parlato con il bassista Tord Øverland- Wombats Knudsen...

—Party da ritardatari— ono insospettabilmente dimessi, gli Wombats. e che noi avevamo già lavorato con Rich per l’album SCortesi nei modi, sorridenti, parlano poco al di precedente, sapevamo di essere comunque in ottime fuori delle interviste, forse un po’ spaesati, forse un po’ mani. Testo: Simone Madrau stanchi tra apparizioni promozionali e concerti. Una Non sorprende che Jacknife Lee sia tra i produttori. pacatezza che stride con il loro profilo di indie-band Perfect Disease è prodotto da lui? Perchè mi ha ri- giovanile attesissima in UK per This Modern Glitch, un cordato molto il sound del secondo Bloc Party. secondo album particolarmente difficile vista la rapidi- No, quella è prodotta da Rich Costey che comunque tà con cui il mercato inglese di oggi mastica e rigetta aveva mixato quel disco. Quindi diciamo che ci sei an- giovani band e hit radiofoniche. dato vicino. E’ una frenesia in cui il gruppo sembra non saper- Il disco suona meno post-punk e più vicino al synth si inserire. Se il precedente A Guide To Love, Loss And pop o alle cose più ballabili degli anni 80. Voi per Desperation si abbeverava dai primi anni ‘80 dopo primi lo dichiarate apertamente in Techno Fan di- che un intero filone di gruppi li aveva già abbondante- cendo ‘we are in the 1980s’. E’ una cosa voluta o è mente riesumati, i nuovi brani subiscono le medesime il tocco dei produttori che ha portato le cose verso conseguenze rispetto al ritorno del synth pop che ha questo risultato? dominato nella seconda metà degli ‘00. Revival per re- Il fatto è che dopo aver passato tre anni a suonare le vival, un disco in odore di ‘90 come quello che il trio di canzoni del nostro primo disco, eravamo talmente stu- Liverpool prospettava avrebbe potuto rappresentare a fi che volevamo suonare in maniera ribelle, andando conti fatti una mossa più saggia. letteralmente contro quanto avevamo prodotto fino a Ecco quindi che i retroscena su questa seconda rele- quel momento. Pensa che il primo gruppo di canzoni ase, svelati a tu per tu con il bassista, il norvegese Tord nuove che avevamo registrato era praticamente roba Øverland-Knudsen, finiscono con l’essere un trampoli- grunge, molto heavy. Al punto che quando la nostra no per una serie di divagazioni in cui cerchiamo di ca- etichetta le ha sentite la reazione è stata tipo ‘what the pire come certi meccanismi musicali vengono percepi- fuck?!’. Andava bene cambiare, ma secondo loro quelli ti da qualcuno che li vive sulla propria pelle. non erano gli Wombats, erano proprio un altro proget- Iniziamo parlando del nuovo album. Quando e to. Così abbiamo deciso di riprovare sul versante oppo- dove è stato registrato? sto, mettendoci a sperimentare con l’elettronica. L’uti- Per lo più lo abbiamo registrato a Los Angeles, per tre lizzo dei synth non è quindi un’idea della produzione, mesi durante l’estate, facendo avanti e indietro da Li- siamo semplicemente noi che ci siamo messi a giocarci verpool. La prima session è stata prodotta da Jacknife perchè quel piglio post-punk scanzonato sul primo al- Lee, con cui abbiamo registrato tre canzoni. Poi qual- bum ci era venuto a noia. Avevamo voglia di spingerci che settimana dopo con Eric Valentine abbiamo re- il più lontano possibile da quello che avevamo fatto. gistrato altre due canzoni, e ancora siamo tornati per In verità ti ho chiesto questa cosa perchè sto no- registrare il grosso dell’album con Rich Costey. E poi, tando che molte band inglesi tra quelle uscite ne- siccome lui era impegnato per finire le ultime canzoni gli ultimi anni stanno prendendo questa direzione, dell’album, siamo andati a Santa Monica per registrare meno basata sui riff di chitarra e più tesa a riscopri- le ultime due canzoni con Butch Walker. Quindi quat- re certi suoni di matrice 80’s. tro produttori diversi. Avremmo voluto registrate tutto In effetti hai ragione, per quanto percepisca ugual- con Eric ma considerando che lui era molto impegnato mente molte sfumature tra questi gruppi. Gli anni 80

10 11 sono un buon denominatore comune probabilmente, mettono ad ascoltare: sarà banale dirlo, ma è un modo grunge americano. E più recentemente si sono messi sorta di ritorno agli anni 70, ora come abbiamo detto ma sarebbe semplicistico ridurre tutto a questo. Credo di reagire che mi piace davvero molto. ad ascoltare folk. siamo dentro agli anni 80. E’ lecito quindi pensare a un che ciò che descrivi tu dipenda da due fattori differenti: Cosa succede nell’underground di Liverpool in que- C’è qualcuno tra voi che ascolta davvero i Joy Divi- ritorno degli anni 90. Non solo in ambito rock, ma an- da una parte le possibilità che offre la tecnologia oggi sto momento? Tu vieni dalla Norvegia ma vivete sion? che in ambito di dance music. E poi, certo, una rinascita rendono molto più facile evolvere e farsi influenzare da tutti e tre lì, giusto? Certo che sì, semplicemente non sono stati un ascolto del grunge! altre cose - forse anche troppe, devo dire - modifican- Il paradosso è che pur essendo io l’unico membro del- così formativo come la gente immagina. Tornando agli Wombats cosa c’è invece nel vostro, do il proprio suono nell’arco di poco tempo. Dall’altro la band non originario di Liverpool, sono anche l’uni- Cosa ti aspetti invece degli anni ‘10, a livello di suoni di futuro? lato le tendenze musicali di oggi cambiano in maniera co a vivere a Liverpool al momento. Matt vive a Lon- e di musiche? Dieci anni fa la ruota è girata sensi- Abbiamo iniziato il tour lo scorso mese e lo porteremo molto più rapida, e così anche le esigenze di consumo dra e Dan si è trasferito a Parigi. Quanto alla scena di bilmente con gruppi come gli Strokes che hanno un avanti per tutto il prossimo anno, forse anche un anno e i gusti di chi consuma musica. La gente ascolta molta Liverpool, per essere onesti non la sto frequentando po’ cambiato attitudini e profili visti fino a quel mo- e mezzo. Dipende da come saremo accolti in America. più musica, escono almeno quattro gruppi nuovi ogni molto perchè tra il tour, le registrazioni del disco che mento, una sensibilità che ha dominato poi su tutto Non abbiamo speso molto tempo lì in occasione del giorno. come ti dicevo sono state piuttosto impegnative e la il decennio. primo album ma al contrario questo, come ti dicevo, Parlando di testi, vecchi e nuovi, penso che la pa- promozione, ho passato davvero poco tempo a casa. In realtà credo che queste siano percezioni amplificate ha comportato un sacco di lavoro da quelle parti. Sia- rola ‘ironia’ sia la parola chiave dietro i vostri testi. Quando ci sono, tendo ad andare a vedere i miei amici da media tipo NME, che appunto portano alla ribalta un mo interessati a tornarci per registrare nuove cose con La cosa era già esemplare ai tempi di Let’s Dance To che suonano. Posso dirti che in questo momento c’è certo stile creando un mercato intorno. Per certo, però, i produttori americani e chissà quindi che non ci scappi Joy Division, dove dichiaravate che ballavate i Joy una discreta attività in ambito hardcore, soprattutto di qualcosa avverrà. Gli Strokes rappresentavano una anche un tour di supporto per altre band. Division per celebrare l’ironia del fatto che tutto stampo At The Drive In e Blood Brothers. Quel gene- andava storto ma voi eravate felici. Una sindrome re di cose. generazionale, si direbbe. Non proprio la prima cosa che ci si aspetta quando Indubbiamente, e indubbiamente in questo disco si pensa a Liverpool. Già voi siete molto lontani da siamo sempre noi da quel punto di vista. Ma come ti quell’immaginario, ma l’hardcore è praticamente dicevo prima non abbiamo molto in simpatia quanto opposto. abbiamo prodotto in precedenza, compreso quel sin- Bè, se ti riferisci ai Beatles che io sappia gli unici nomi golo. Considera che Tokyo (Vampires And Wolves) parla in città con un’attitudine simile sono i Coral e Miles proprio di Let’s Dance To Joy Division. E ne parla come Kane (ex The Rascals, metà dei Last Shadow Puppets se fosse un qualcosa da abbattere. E’ una canzone sui e di prossima uscita con un album solista tra i cui ospiti meccanismi dell’industria musicale, su come sia facile figura Noel Gallagher, NdR). Ma sono cose abbastanza finirne intrappolati con una sola canzone e sulla neces- sorpassate, almeno per ora. sità di fuggire prima che sia troppo tardi. Siamo a cavallo tra un decennio e l’altro. Qual è la Bè, effettivamente Let’s Dance To Joy Division è sta- tua band preferita degli anni 00? to un vero e proprio club anthem qualche anno fa. Bè, una sola è davvero difficile. Posso scegliere un disco Ti confesso tuttavia che personalmente preferisco in particolare? questa nuova Jump In The Fog: molto più matura in Certo, come meglio credi termini di composizione, magari meno melodica Allora ti dico Kid A dei Radiohead. Mi ha cambiato un ma per molti versi sintomatica di una certa evolu- sacco. Mi piacevano anche prima di allora ma quel di- zione. sco è stato così di ispirazione: è musica elettronica ma è Penso in effetti che sia il brano che anche a livello di pieno di chitarre al tempo stesso. E’ stupefacente come liriche suona come il più distante dal disco precedente. sia riuscito ad aprirmi la mente. Dopo di loro ho iniziato Poi certo ci sono cose che suonano più vicine ai Wom- ad ascoltare gli Air, per esempio, e altri gruppi simili bats che la gente conosce. Ma pure aperture folk ed che non avevo mai considerato. esplosioni grunge. Guardando ai vostri esordi pensavo aveste un’e- In passato avete già presentato alcuni brani di que- strazione post-punk sto nuovo disco dal vivo. Come ha reagito la gente? Personalmente più che dal post-punk provengo dall’in- Dipende. Nel caso di Tokyo hanno per lo più continuato die-rock degli anni 90. Conosci un gruppo genovese a ballare, nonostante serpeggiasse una certa curiosità. chiamato Motorpsycho? Ma mentre eseguivamo Jump In The Fog, prima dello Certo... scorso Natale, ho visto la gente fermarsi e mettersi ad Ecco, quello è il gruppo che mi ha fatto desiderare di ascoltare con attenzione. Non è che non apprezzas- avere un gruppo. Avevo 13 o 14 anni. sero, anzi: sembravano sinceramente curiosi di capire E gli altri due? Hanno gusti più giovanili? cosa stessimo facendo, piuttosto che intenti a balla- Non direi, anzi, anche loro vengono da ascolti come re come scalmanati. Smettono di saltare e ballare e si Smashing Pumpkins, Weezer, tutto il periodo post-

12 13 Tune-In Chiacchierata d’obbligo con questo ragazzone schivo e strampalato che è un vero misconosciuto talento. Chiuso nel proprio guscio...

ames Singleton, classe 1982, è un ragazzone dallo storia, che fa tanto “Sogno Americano”? Mi sembra James Jsguardo un po’ svagato e dai modi timidi, avvolto la migliore delle autopresentazioni possibili… come da un alone di eccentricità naïf. James è James Certo! Era il 1998-1999 e io ero un grande fan delle Pants, uno dei talenti meno noti del roster non-speci- produzioni Stones Throw. I dischi che pubblicavano ficamente-hip hop di casa Stones Throw. Un artista che in quel periodo erano soprattutto di rap underground è prima di tutto un appassionato e che trova le ragioni ed erano tra le cose migliori che si potessero trovare in Pants di una umiltà, di una disponibilità e una simpatia dav- giro. Cose come Homeliss Derelix, Peanut Butter Wolf, vero rare nell’aver cominciato come stagista negli uffi- Lootpack [il gruppo rap di Madlib; ndr], Rasco. Venni —I Live Inside an Egg— ci della casa discografica che lo ha poi pubblicato. Un a sapere che Peanut Butter Wolf aveva programmato musicista e un producer tuttofare a cui piace lavorare un dj set a Austin, Texas (dove all’epoca vivevo). Volevo in solitudine e con tutta la calma del mondo, chiuso nel andarci a tutti i costi, ma era del ballo del liceo e proprio studio e in quello stesso splendido paradossa- inoltre avevo un appuntamento con una ragazza (Cin- le guscio che è la tranquilla vita da provincia americana dy Huckabay). Così, da nulla, presi e mandai una mail a Testo: Gabriele Marino che ha partorito le stranezze, l’assurdo e il surreale di PBW in cui gli chiedevo se gli andava di andare a com- un David Lynch. E se sicuramente - lo sappiamo per prare dischi assieme a me. Ovviamente io non cono- certo - Pants conosce e ama Twin Peaks, allora è anche scevo l’indirizzo: ho provato a indovinare quello giusto cresciuto a pane, burro d’arachidi e Residents e si dà la (credo di avere provato un milione di combinazioni). buona notte con i Pussy Galore di Jon Spencer e così Assurdamente, PBW mi rispose e soprattutto mi rispo- via, riferimenti scontati e perfettamente assimilati dalla se che gli andava bene. Ero tesissimo, eccitato come e nella sua musica. Pensiamo noi. Ma James dei primi un bambino. Così, dopo il ballo, portai la ragazza allo conosce molto poco (“li devo approfondire”) e del se- show di Peanut, che era già finito da un pezzo. Lo rico- condo addirittura nulla. Mentre dichiara tutto il proprio nobbi, lo fermai, ci scambiammo i numeri di telefono sconfinato amore per il “più grande genio musicale della e qualche giorno dopo andammo davvero per negozi nostra epoca”: Gary Wilson. Ovviamente qualcosa non di dischi. Era un sogno che diventava realtà. Abbiamo quadra e quindi quadra perfettamente tutto. continuato a sentirci e io sono andato a trovarlo ad al- Eccolo James, ennesimo splendido esponente di una tri show nel corso degli anni. Una volta finita l’univer- weirdness tutta americana - ad un tempo casuale, ar- sità, gli chiesi se potevo essere preso alla Stones Throw tigianale, seriale, metodica, casinista; borghesissima come stagista e, di nuovo, assurdamente, mi disse di sì. e quindi davvero rivoluzionaria - che si nutre (oltre Così per un certo periodo mi sono trasferito a Los An- che delle fondamentali crostate di ciliegia messe a geles e ho lavorato negli uffici della ST. Non ricordo as- raffreddare sul davanzale) delle canzoni di Frankie solutamente quello che facevo, perché per me non era Avalon, del soul della Motown e delle song di Tin reale, era un sogno. Inoltre, non gli ho mai fatto sentire Pan Alley, e che restituisce poi giocattolini deformi le mie cose. Credo che sia stato uno dei grafici con cui e grotteschi in forma di incubi pop. Sempre in bili- avevo fatto amicizia, e a cui avevo passato qualcosa, a co tra umorismo e umori sinistri, dopo la new-wave parlargli delle mie registrazioni. Sta di fatto che circa un psichedelica, malata e maltrattata di Seven Seals, anno dopo la mia assunzione come stagista, mi propo- il terzo omonimo album di James - che è però il suo se di fare un disco. Fu il giorno più bello della mia vita. quinto long playing - sembra segnare una più de- cisa apertura al pop e al rock’n’roll. Declinati, ovvia- Il tuo immaginario è fatto di elementi pop grotte- mente, sempre alla sua maniera. La nostra intervista. schi. La provincia americana, l’American lifestyle, la musica anni Cinquanta e la musica anni Ottanta James, puoi raccontarci ancora – ma per il pubblico (c’è qualcosa di Lynch-iano in questo miscuglio…), italiano sarà forse la prima volta – la tua incredibile kitscherie, giocattoli, ecc. Unisci una sensibilità pop

14 15 a un gusto e a una ispirazione weird. Quali sono i e tutte quelle cose lì: molti dei dischi che mi facevano tuoi interessi, le tue passioni extra-musicali? schifo quando ero un b-boy e un crate-digger [il pro- Grazie! Mi hai proprio inquadrato per bene (ride)! Al- ducer che cerca vecchi vinili per cavarne fuori loop e lora… interessi al di là della musica… Vediamo… Mi beat; ndr] sono quelli che adesso mi piacciono di più. piace molto andare in bici. Mi piace andare per negozi e comprare dischi. Mi piace molto cucinare (pensa che Dicci di più su questo cosiddetto “fresh beat”. Sem- c’è stato un momento in cui ho pensato di mollare la bra una coloratissima miscela lo-fi di vecchi beat hip musica e diventare cuoco). Sono un grande fan dei li- hop, dance anni Ottanta, influenze caraibiche, new- bri e dei film horror e thriller degli anni Sessanta. Che wave malata… altro… Mi piace stare con mia moglie e con la mia Io non faccio “fresh beat”. Mi sa che è stato qualche esper- bambina di 2 anni: le piace un sacco ballare, non im- tone di marketing a tirarlo fuori (ride). Io faccio semplice- porta se si tratta di un boogie anni Ottanta o di una mente quello che mi va di fare in quel preciso momento, filastrocca. Alla fine, principalmente, mi piace stare non mi importa se è new age, rap, jazz, soul, pop o altro. in giro senza fare niente di particolare. E bere caffè. Facciamo un gioco. Io ti dico il nome di un artista o Hai davvero letto l’Apocalisse di S. Giovanni per rea- di un gruppo e tu mi dici quello che ti viene in testa, lizzare a Seven Seals? quello che pensi, quello che vuoi. Assolutamente no! Ma tutta quella roba mi affasci- Residents: Gli uomini talpa! Adoro The Making Of A na molto. Mio padre è un ministro presbiteriano. Sia Soul da Not Available. Il sax mi fa pensare a una qualche chiaro, non è assolutamente il tipo fissato con l’A- band exotica da incubo. E’ quello il sound che voglio. pocalisse, il fuoco eterno, lo snake handiling [un rito Suicide: Facile. L’esempio perfetto di come le canzone Baron Zen: Il prof. di scienze delle medie più fico che Esatto. Lavoro molto meglio da solo. Mi viene difficile praticato da alcune chiese pentecostali americane ul- più semplici e più stupide sono le migliori. E’ come se conosco. collaborare con gli altri. Non so perché. Forse semplice- traconservatrici che prevede di maneggiare un vero Frankie Avalon uscisse fuori dagli anni Cinquanta e can- Peanut Butter Wolf: La seconda più grande mente mu- mente perché con gli altri mi stresso e divento nervoso, serpente velenoso; ndr] e il mandare-i-tuoi-soldi-a- tasse sopra una drum machine scassata e una bassline sicale della nostra epoca. Deve solo riuscire a fare un mentre quando sono solo non ho nessuno stress e non Gesù-Cristo. Anzi, è abbastanza fico. Ma ovviamente il fatte di due note. Il mio pezzo preferito è I Surrender. altro disco adesso (ride)! sono in tensione. Sul nuovo disco c’è Lucrecia Dalt – che lato “deviato” del Cristianesimo (e dell’Inferno) è deci- Jon Spencer: Non l’ho mai ascoltato. Dam-Funk: Un professionista al 100%. Gli ho visto ho conosciuto alla Redbull Music Academy – che can- samente molto più eccitante per l’immaginazione (e Devo: Mi piacciono solo le loro primissime cose tipo fare una canzone dall’inizio alla fine – in cui suona- ta su un paio di canzoni. Tutte le voci femminili in sot- per i telegiornali) della semplice realtà di tutti i giorni. Booji Boy e Are We Not Men… va tutti gli strumenti in sequenza – in tipo 10 minu- tofondo invece sono di mia moglie. Quanto alla band, Half Japanese: Mai ascoltati. ti: ed era bella! Inoltre, è una delle persone più ca- ne ho una con cui suono regolarmente quando sono a Puoi descriverci la tua formazione musicale, come Animal Collective: Sopravvalutati. Quando uscì Sung rine che si possano incontrare nello showbusiness. Spokane, Washington. Sono eccezionali, tutti miei vec- musicista (e polistrumentista) e come ascoltatore Tongs mi piacque molto. Non c’era niente del genere chi amici, e mi diverto un mondo con loro. In ogni caso, di dischi? Quando e come hai cominciato; che roba in giro. Ma andando avanti, devo dire che hanno finito Approfondiamo il discorso sui Residents. Secon- adesso io sono in tour in Germania, e ho trovato solo ra- ascoltavi; hai studiato musica? con l’annoiarmi. Sono comunque stati importantissimi, do me nei tuo dischi si sente molto l’influenza dei gazzini di 13 anni da far suonare nella mia band (ride)... Sono sempre stato malato per la musica. Pensa che perché è stato davvero incoraggiante vedere che anche loro suoni, delle loro voci deformate e, soprattutto, mio padre mi comprò un set di batteria, di quelli super- una band che suona una musica come la loro può ven- dell’atmosfera generale della loro musica. Soprat- Ci sono artisti contemporanei che ti piacciono parti- cheap, tipo di cartone, quando avevo tre anni. Me ne dere dischi. Sono ancora fichi, sicuro. Il disco di Panda tutto del loro capolavoro pop-grottesco Commer- colarmente? Non so, gente come Flying Lotus, Toro stavo tutto il giorno a pestare sopra i dischi di Whitney Bear era fico [probabilmente si riferisce a Person Pitch; cial Album (vedi anche formato e intenti del tuo All Y Moi, Tune-Yards? Houston. Per un paio d’anni ho suonato la viola, ma poi ndr]. The Hits: brevi canzoni-schizzo simili a jingle pubbli- Certo! Mi piacciono molto Flying Lotus e Toro y Moi, sono ritornato alla batteria. Ho suonato la batteria in Ween: Mi ricordo solo la loro Push The Little Daisies. Ho citari). E’ vero? Cosa mi dici? e poi Sunn 0))), Mark Pritchard, Memoryhouse, Ariel contesti jazz e in contesti orchestrali per tutto il periodo anche un sacco di amici che sono fan dei Ween… forse Mah.. forse è vero. Anche se io possiedo due, for- Pink, Daedelus, Teen Inc, Broadcast, Bubonic Plague, delle scuole. Ho anche fatto parte di una marching band. è arrivato il momento di approfondire la faccenda (ride). se tre dischi dei Residents. Sicuramente è una band le cose della Ghost Box [la fucina dell’hauntology Due- Allo stesso tempo, suonavo anche in gruppetti garage. They Might Be Giants: Mai ascoltati. che devo approfondire. Mi piace moltissimo il modo mila; ndr], Ghostface, Build an Ark, Nissenenmondai, Poi una volta, al liceo, ho visto suonare Dj QBert e ho su- Frank Zappa: Per me è un po’… a come capita. Mi che hanno di trattare la materia musicale. Mentre Anika, Beak, Lil B, Felix Kubin, Oneohtrix Point Never, bito deciso che sarei diventato un super-dj da battaglia piacciono un sacco le sue prime cose tipo The Duke of non sempre mi piace il modo in cui effettano le voci. Weedeater, Addison Groove, Kaval, Freddie Gibbs e mil- [nel senso del turntablista virtuoso; ndr], come lui. Così Prunes e Help, I’m a Rock, ma alcune sue cose successi- le altri. Hey, sto solo scorrendo il mio iTunes (ride)! ho messo per un po’ da parte la batteria. Ma non ero ve sono troppo “proggy” per me. Del resto, devo dire Dai l’impressione di essere un solitario, un autarchi- portato per essere un bravo battle dj. Poi ho scoperto che mi piacciono anche alcune cose del suo repertorio co, uno che suona, registra e produce tutto da solo. il sampling e il beat making e questo mi ha portato a prog, come Florentine Pogen. Insomma: la giuria deve La voce femminile sul nuovo album è campionata scoprire tutta la musica più pazza che si può trovare in ancora deliberare (ride). oppure si tratta di un feat vero e proprio? E, soprat- giro. Alla fine il cerchio si è chiuso, perché sono tornato Gary Wilson: La più grande mente musicale della no- tutto, hai una band con cui portare in giro dal vivo ai miei primi amori, il buon vecchio garage rock, il pop stra epoca. la tua musica?

16 17 Tune-In A colloquio con Ian Williams, chitarrista della band di New York, nuovamente sulle scene con Gloss Drop: uno degli album più attesi del 2011.

n’isterica fusione di math-rock ed elettronica mo fatto quella dichiarazione, ma non era niente più di Battles Uglaciale, l’indie-rock passato al vaglio dell’IDM una dichiarazione di intenti. Al punto in cui eravamo in e quindi traslato nel futuro: era questa la formula alla quel momento non credo che nessuno avrebbe potuto —Back to the battle field— base di Mirrored, fulminante biglietto da visita con cui prevedere cosa esattamente sarebbe cambiato. Senza quattro anni or sono Warp Records presentò quello contare che la registrazione di ogni brano di questo di- Testo: Simone Madrau che sarebbe poi divenuto uno degli acts più brillanti sco ci ha condotto a risultati spesso molto diversi: dif- degli anni 00. Dietro ai misteriosi Battles si celava un ficile quindi parlare di un cambiamento ben definito. Il supergruppo formato da math-rockers vecchio stam- nostro modo di comporre consiste semplicemente nel po diretti e coadiuvati da una mente tanto fresca quan- registrare i ritmi, le melodie, le dinamiche, e metterli to schizofrenica come quella di Tyondai Braxton. Poi, insieme. Mi piace molto, in particolare, ritrovarmi ad qualche mese fa, la separazione a sorpresa di quest’ul- ascoltare due tracce che suonano quasi in opposizione timo dal resto del gruppo; e poco dopo ecco i membri l’una con l’altra, inserirle nello stesso brano e ascoltar- superstiti sul sito della Warp, a promettere un ritorno in ne l’effetto. La visione completa di ciò che hai creato, in una nuova veste. Un vero e proprio terremoto avvenu- ogni caso, arriva sempre per ultima: il sound di un de- to nell’arco di pochissimi giorni, che minava in parten- terminato brano è qualcosa che crei inconsciamente, za le aspettative future di quanti, conquistati da Mirro- non qualcosa che puoi pianificare. O almeno, noi non red e dal successivo tour, credevano di aver trovato nei ci riusciamo. Battles una nuova band di riferimento. Una linea comune tra i brani comunque la si ritrova: Alla prova del secondo disco, l’oggi trio di New York sembrate più positivi in questi nuovi brani, meno sembra effettivamente cambiato. Il nuovo Gloss Drop Warp nel senso elettronico-futuristico e molto più si muove in un colorato amalgama di math elettronico solari e divertiti e variopinte influenze esterne: colonne sonore, dub, e Penso che questa sensazione di maggior positività in molto altro. Gli esiti a nostro giudizio non sembrano Gloss Drop sia dovuta al fatto che rispetto a Mirrored all’altezza della prova precedente, ma siamo in ogni abbiamo preso ulteriormente confidenza con questo caso di fronte a un’uscita importante, che farà discute- progetto, e non parlo solo di strumenti ma anche di re e che non potevamo evitare di approfondire. interazione tra i membri del gruppo. Con questo disco Da parte sua Ian Williams, raggiunto al telefono, non ci siamo resi conto che non avevamo più paura di fare vede l’ora di aprire il libro. Il tono di voce è quello di una queste cose e di farle in questo modo. A parte questo persona alla mano, giunta al termine di un lavoro di- abbiamo sempre avuto un certo senso dell’umorismo. chiaratamente realizzato con maggiore sicurezza, ma Ho il sospetto che la gente in generale ci prenda trop- che pure non deve essere stato facile portare a com- po sul serio rispetto alle persone che siamo oltre la mu- pimento; e nondimeno, una fatica per cui l’ex Don Ca- sica. ballero vuole sentirsi ripagato, e di cui ci parla quindi Probabilmente questo è anche dovuto al tipo di con grande spontaneità. L’unico tasto dolente sembra immagine che avete reso con l’album precedente. proprio quello che riguarda Tyondai: per quanto Ian e Se ripensi al video di Atlas, devi ammettere che era compagni abbiano già girato pagina, trapela un po’ di davvero claustrofobico con questa specie di cubo amarezza nel guardarsi indietro. L’intervista. trasparente immerso nel nulla. Tutt’altra cosa ri- Quando Tyondai se ne è andato, avete dichiara- spetto a un singolo come Ice Cream to che i Battles sarebbero stati una band diversa. E’ vero, Ice Cream è una canzone molto stupida. Ma ha Ascoltando Gloss Drop direi che è proprio così uno sfondo di serietà. Quando l’abbiamo registrata Sapevamo che qualcosa sarebbe cambiato, un po’ per- eravamo in studio a Providence, Rhodes Island, e c’era- chè era inevitabile e un po’ perchè noi per primi desi- no questi video di Bollywood alla televisione: football, deravamo evolverci in qualche misura. Quindi abbia- gente che ballava, ecc. Abbiamo pensato che quelle

18 19 sarebbero state le immagini giuste per Ice Cream: uno passano per radio, come reggaeton e cose così: di base strano ascolto legato a un’atmosfera allegra, come se non ci dispiacerebbero, ma sono in larga parte di qua- qualcuno ti dicesse che dietro quella felicità apparen- lità scadente. Così quando ci ritroviamo in studio pren- te tutto stava andando nel senso sbagliato: e abbiamo diamo in considerazione solo noi stessi, con la massima giocato su questo aspetto. L’apporto di Matias Aguayo serietà, e cerchiamo di costruire da soli il nostro sfondo nel brano è in equilibrio perfetto su tutto questo, con- lasciando tutte le altre influenze contemporanee a ruo- centrato sul modo in cui questa trappola omicida ame- tare intorno a noi, ispirandoci magari sul piano dei con- ricana ti uccide mentre ci stai seduto davanti. Ha porta- tenuti ma non su quello prettamente tecnico. to lo spirito giusto nel pezzo. Hai accennato agli ospiti del disco. Di Matias Agua- Parlando in senso strettamente musicale, invece, ri- yo abbiamo già parlato. Raccontaci qualcosa su- tieni che ci sia anche un po’ di influenza glo-psiche- gli altri, a partire da quella leggenda vivente che è delica a rendere Ice Cream così ‘solare’ e ‘diversa’? Gary Numan Non saprei. Penso che in generale ciò che ci piace fare Gary aveva una data del suo tour a Boston lo scorso au- sia sovvertire determinati meccanismi, e non essere tunno, e casualmente in quel momento noi eravamo prevedibili nè tra un brano e un altro, nè all’interno del- a Providence a registrare il disco. Siccome siamo tutti lo stesso brano: penso ad esempio a White Electric, che suoi fans e siccome Boston dista solo 45 minuti da Pro- procede ‘seria’ per poi esplodere in quel divertente fina- vidence, siamo andati a vederlo dal vivo. Siamo rimasti le con la tastiera. Credo che questo punto sia per certi impressionati dal suo live e gli abbiamo chiesto di par- versi la sintesi di ciò che vogliono essere i Battles: por- tecipare al disco. Lui ha accettato con grande entusia- tare l’ascoltatore a credere che la nostra musica segua smo. E’ venuto in studio e ha registrato il suo intervento un determinato schema per poi di colpo stravolgere in My Machines tra una data e l’altra, quindi un po’ di contesti e aspettative. Nel caso di Ice Cream l’interven- fretta, ma il risultato ci ha comunque convinto. Quando to di un artista personale come Matias ha certamente hai a che fare con un artista del genere non hai bisogno giocato un ruolo decisivo nell’economia del brano. Du- di tempi particolarmente lunghi per produrre qualcosa bito che la gente si aspettasse un singolo del genere dai che ti soddisfi. Battles, e questa cosa ci conferma che il ragionamento Kazu Makino di cui sopra ha senso. La sfida in questo caso era metterci alla prova con una Ci sono brani come Africastle che hanno un’atmo- voce femminile. Quella di Kazu è molto particolare, così sfera cinematografica, in particolare nella seconda pensavamo sarebbe stato ancora più difficile nel caso parte sembra di ascoltare la colonna sonora di qual- specifico. In realtà, invece, tutto è stato molto più facile che pulp-movie del previsto perchè a dispetto della sua timbrica Kazu E’ vero, ci siamo fatti un po’ prendere la mano. Il fatto è ha uno stile molto naturale, e suonare intorno alla sua che adoriamo le colonne sonore in generale, soprattut- voce è venuto spontaneo anche a noi. to quelle dei vecchi film. E’ una sorta di nostalgia ver- E per finire, Yamantaka Eye so un tempo antico che sembra impossibile riprodurre Non lo conoscevamo personalmente ma conoscevamo oggi: da un lato soffriamo questo aspetto, ma al tempo gente che lo conosce e che ci ha messo in contatto con stesso questa impossibilità rende tutto molto romanti- lui. E’ una sorta di leggenda vivente, ci piacciono molto co. i Boredoms e ci piaceva ancora di più l’idea di avere una Ci sono dischi, magari anche recenti, che vi hanno voce giapponese sul disco: un po’ perchè siamo stati in influenzato nella creazione di alcuni brani, anche tour in Giappone e abbiamo ricevuto forse la miglior solo sul piano degli arrangiamenti o di certe scelte accoglienza di sempre in termini di pubblico, e un po’ di suono? perchè ci piaceva l’idea di avere un album ‘poliglotta’, Non saprei. Ascoltiamo musica di ogni genere ma non con gli ospiti che cantano ciascuno nel proprio idioma. sapremmo dire cosa precisamente ci influenzi. Ci sono Non ci siamo propriamente riusciti, a dire il vero, ma ci tanti gruppi che ci piacciono, a cominciare da quelli abbiamo provato. che abbiamo coinvolto nel nostro disco ma, per quanto Avete mai considerato la possibilità di trovare un possano piacerci, loro hanno il loro percorso e noi il no- sostituto per Tyondai, ovvero un nuovo cantante stro e non credo, al di là della reciproca stima, che ci in- fisso? così caratteristico, trovare un nuovo membro fisso per cose avanti rispetto al disco precedente. Ed era qualco- fluenzino più di quanto noi possiamo influenzare loro. Sì, ci abbiamo pensato lì per lì ma poi abbiamo rinun- un progetto già avviato non era una cosa che ci alletta- sa che sentivamo di dover risolvere tra di noi. A parte questo ci capita spesso di ritrovarci ad ascoltare ciato. Tyondai era parte del gruppo fin dall’inizio e, a va. Inoltre come ho detto prima era prioritario per noi Cosa ti manca di più di Tyondai? cose molto distanti da noi, essenzialmente quelle che parte il fatto che non è facile sostituire un elemento guardarci in faccia e capire come potevamo portare le (lungo silenzio, NdR) E’ un ottimo musicista.

20 21 Tune-Yards Drop Out

—Musica come riccioli—

Il DIY di saper cogliere tutte le opportunità dai propri mezzi. L’intervista a Merrill Garbus aka Tune-Yards Testo: Gaspare Caliri

usica come riccioli. Riassumiamo così un’indole: in essi c’è la Mnatura – e la sua potenza – e l’elettricità – e la sua energia. Il talento è la caratteristica che più descrive le peculiarità di Tune-Yards, al secolo Merrill Garbus. Eppure il talento è nullo se non si trova di fronte all’occasione che trasforma. Trasformazione. Parola chiave imprescindibile. Merrill è un mo- vimento continuo, sotto una molteplicità di punti di vista. Una giovane mamma che diventa musicista. La stanzetta che diventa studio. La voglia di esprimersi che diventa produzione sofisticata. La competenza, acquisita con il fare, dell’arte del layering che crea le condizioni di possibilità per applicarsi sulla musica di qualcun altro. E, quindi, l’esperienza della co-produzione in Thao & Mirah, con la folkster di K Recs e Thao Nguyen della Kill Rock Stars. E ancora, una esperienza “professionale” che non può che fare da

22 23 Oltre alla capacità e alla presenza scenica unica della voce, calda e soul ma anche venata di altri continenti, la prima evidenza che saltava agli occhi era il lo-fi, ma non quello perseguito come fine che si emancipa dallo status di mezzo. Altrettanto semplicemente, la “bassa fedeltà” dei cervelli-uccello era, come un ritorno alle origini, la conseguenza dell’economia dei mezzi. Momentanea eppure già stato dell’arte. Rimasero a bocca aperta anche gli scout della 4AD, che decisero all’istante di mettere il proprio marchio sul disco appena uscito e ripubblicarlo. Il mondo scoprì Merrill Garbus e tutti cercarono di andarla a vedere dal vivo. Quel sound di riciclaggio world- tuned si rivelò molto più sofisticato del previsto, fatto com’era – com’è – di sovrapposizioni di ragionamenti, toni, elementi di una composizione che trascende il mero effetto pop, pur non perdendolo di vista come outcome.

Occasioni mai mancate Certo la storia di Tune-Yards non nasce nel 2009, e oggi che la freschez- za è più matura vi riconosciamo una collezione di esigenze che diventano scelte brillanti, altro modo per esprimere la formula “necessità che diventa virtù” saturata di creatività. Il primo passo della vicenda è piuttosto il traslo- co dal nativo New England alla raggiante Montreal, dove la Garbus, figlia d’arte, entra nei Sister Suvi dell’amico Patrick Gregoire. Nascono occasioni di scambio ma anche piccole frustrazioni originate dalla disparità di investi- mento nel progetto. Merrill non ha ancora trovato quello che cerca. E non le serve molto tempo, a dire il vero, per accorgersi che il percorso migliore è quello personale: la rielaborazione di un cervello che contiene tradizio- ni vicine e lontane, insegnamenti famigliari e i frutti delle proprie indagini musicali. I primi passi sono “open mics” nei locali di Montreal, ma anche performance di strada. “La regola era, come sempre, cogli l’attenzione della gente, o muori. Fallo entro i primi cinque minuti, o meglio ancora entro i primi trenta secondi, oppure non avrai più orecchie che ti stanno a sentire”. “ Sentiti parte del contesto, oppure vattene”, si diceva in quelle circostanze. anticamera per un rapporto amicale. Non è un caso. Già dietro a Bird-Brains c’erano tanto studio e tanta de- Il tutto esemplificato, tangibilmente, dallo spostamento fisico e di con- dizione - verso le tecniche teatrali, ma soprattutto nei confronti della Ma- testo che è scelta di movimento completo. La provincia canadese, il New dre Africa come origine della musica nera che sboccia in ogni angolo del England, che diventa metropoli (Montreal) e poi California. Il tema del viag- mondo, leggi anche alla voce Giamaica. Merill conosce per frequentazione gio e della ricerca di mondi è un bagaglio che le iarde di toni condividono il Kenya, ma non solo. “Ho ascoltato molto la musica di Nairobi degli anni Set- con tante altre esperienze. C’è tutta un’infanzia e un percorso formativo, tanta e Ottanta – quella roba che facevano con le chitarre ha influenzato mol- nella Garbus, che parla di tradizione locale, di rotonde radici anglosassoni. tissimo il modo in cui suono l’ukulele. Lì ci trovo tutto il mio lo-fi”, dichiarava un Dato il presupposto, la voglia di sperimentare è risultante di una continua paio di anni fa. “Quando ascolti registrazioni di posti come quelli, dove non vai scoperta, che si ripercuote nell’ascoltatore. Le canzoni di Tune-Yards sono molto spesso, ti viene da pensare ‘Oh my God, thi is real music’. C’è qualcosa di chiaramente il massimo indizio dei mondi toccati dall’autrice. Come si dice profondo, che scava. Una performance di gruppo a cui mi sento estremamente a volte, la filogenesi dei brani prospetta a volte l’ontogenesi della persona, vicina”. Imitando l’Africa Merrill, da autodidatta, impara a far deflagare la delle note che dal cervello finiscono con l’essere incise. voce, e a credere nel flusso. La sua investigazione trova la massima sazietà Per questo e altro, Merrill Garbus è personaggio che portiamo a esem- quando scopre la musica di una tribù della Tanzania chiamata Wagogo. È pio sempre più spesso, e sempre come best practice dei quartieri musi- come un fulmine sulla strada di Damasco. In quella tribù Tune-Yards si sco- cali che frequentiamo. Ci siamo entusiasmati quando nel 2009 uscì Bird- pre come tale, capisce una volta per tutte la propria sensibilità musicale. Brains, inizialmente per la portlandina (guarda caso) Marriage Records. Lo Il travaso non è facile, quando le idee e le melodie non hanno una con- chiamammo pop globale, ma inteso in un modo diverso rispetto alle ma- troparte tecnica che garantisca la corretta esternalizzazione. Uno dei tratti nifestazioni di intenti e istanze di M.I.A., così come da universi di collage che più ci convince in Bird-Brains è la genialità estremamente talentuosa etnomusicologico. Ci sentimmo, semplicemente, il mondo chiuso in una del tramutare una mancanza in motivo di progettazione musicale. Valgano stanza, e la quintessenza degli ’00. Un riassunto perfetto del glocal di fine da esempio quelle sofisticazioni che ovviarono alla mancanza di un basso millennio, scollegato da riverberi politico-economici. con layer di percussioni da bedroom e pedale. Il DIY di Tune-Yards non è

24 25 fuoco la direzione che sta percorrendo. Il focus delle energie che ha mette a disposizione si è dimostrato tutto teso a non perdere di vista la ricchezza della sovrapposizione di layer, meta-strumento che si perde per origine nei decenni passati, pur essendo materia da scommesse sicure anche per il fu- turo. Ancora una volta, Merrill si distingue per essere figura rappresentativa di un tempo specifico (il nostro) e produttrice di una qualità musicale che resisterà probabilmente al corso degli anni. Passando dal tempo (orizzontale) alla dinamica verticale, non si può non parlare, a proposito della Garbus, dell’efficienza trasversale di quello che propone. Basta cercare Tune-Yards sui motori di ricerca per rendersi conto della sfaccettatura di mondi che la citano, la guardano, la ascolta- no. Non è il solo Pitchfork ad averla lanciata. O meglio, le riviste di settore hanno fatto il loro corso e hanno prodotto inviti come quello al Primavera Sound di quest’anno, arena di proclamazione ideale per l’autrice di Who- kill. Eppure c’è tutto un altro sistema di mondi di diversa estrazione – in materia di cultura musicale – che si affezionano a Tune-Yards e a canzoni come Bizness o Hatari. Non sarà l’unico motivo, ma di certo la quotidianità ha contribuito alla fidelizzazione dell’ascoltatore “medio”, inteso come media di una somma- toria di target molto diversi tra loro. È Merrill che introduce sé stessa al prin- cipio di Whokill. È la sua bimba a intervenire per la madre nel primo brano di Bird-Brains. Testimonianze del privato che si confonde col pubblico. Altro elemento di ancoraggio trasversale è la comunicazione. 4AD è una grossa etichetta e conosce i tempi e i modi giusti per promuovere un prodotto. I scelta estetica ma nasce come messa a sistema di quello che si ha. “Non videoclip dei brani di Bird-Brains funzionano, ma forse ancor più ha funzio- avevo un basso”, dichiara sorridendo Merrill, “letteralmente non ne possede- nato la finta tattica (in realtà componente di una strategia di promozione) vo uno, per l’appunto, e le percussioni dovevano essere poderose ed evidenti, di mostrare la Garbus al lavoro nel suo nuovo studio di registrazione cali- per nasconderne l’assenza”. Un tratto distintivo come questo, un elemento forniano. Il volto dell’ex-lo-fi-er che si mette in gioco con un’apparecchia- così esplicito da poter diventare subito elemento caratteriale, cui aggrap- tura professionale. In questo caso, a cascarci sono tutti i fan e i curiosi del parsi per garantire riconoscibilità a lungo termine, è stato superato quando settore, che intravedono il segnale – ponderatissimo – di una svolta, senza si è ovviata alla mancanza. Quando si guarda oltre, con l’innocenza e la de- tener presente la gradualità con cui Tune-Yards affronta la trasformazione, terminazione della curiosità, la penna supera le forme statiche. Il live, come giorno per giorno. Tutti appigli intelligenti per tener lì attaccato il cervel- si accennava, non è motivo di replica ma di “improvement”. Non appena lo, in attesa che sia l’orecchio il protagonista vero dell’esperienza. Anche giunti gli apprezzamenti per lo splendido esordio, Garbus inizia a girare il questo è talento. Del resto, come Merrill stessa ci confessa, il mestiere della Nord America per mostrare i tunes effervescenti di cui è capace. musica vuol dire saper fare un raccolto mirato in ettari di melodie che sa- Approda persino alla Music Hall di Williamsburg, come opener per i rebbero a disposizione di tutti, se solo le sapessero riconoscere e cogliere. Dirty Projectors. Ad accompagnarla, un nuovo compagno di avventure, il Se Tune-Yards le raccoglie e confeziona così bene, viene da dire, è meglio bassista Nate Brenner, oggi di fatto altra colonna di Tune-Yards (forse una continuare a osservare e aspettare il risultato. band, ormai?). La musica non può che assorbire gli effetti del nuovo in- Com’è nata la trasformazione da Merrill a Tune-Yards? gresso in formazione, e così il secondo album, tagliato non a caso con riff È stato molto semplice. Ho iniziato suonando l’ukulele nella mia stanza da post-punk in bella vista, frullati nel pentolone di loop ma pur sempre de- letto. Subito dopo ho sentito l’esigenza di avere del ritmo e mi sono fatta terminanti nel far cogliere un’evoluzione. Terza parola chiave. Variante del prestare da un amico un pedale per loop e ho iniziato a battere sull’ukulele movimento e della capacità di quello stesso talento di proseguire la strada per ottenere dei beat. Il tutto è stato testato grazie a open mics e perfor- intrapresa con la giusta passione verso il nuovo. mance nei caffè di Montreal. Bird-Brains è frutto del lavoro nella mia camera e del suo effetto in piccoli live. Layer colorati Se non sbaglio, sei figlia d’arte e hai avuto una formazione musicale… Di questo e altro abbiamo parlato direttamente con Merrill Garbus, in una In effetti entrambi i miei genitori erano musicisti. Entrambi dediti al folk. sequenza di domanda risposta che non ha deluso le nostre aspettative, Mia madre mi ha insegnato a suonare il pianoforte quanto avevo tredici così come il sophomore non ha fatto che accrescere la curiosità con cui anni. Mio padre suonava il banjo e il violino in molte band diverse, e mi in- rivolgeremo l’attenzione al prossimo album di Tune-Yards. Abbiamo tro- segnò a trattare con le melodie tipiche del fiddle (violino usato nella musi- vato una persona inevitabilmente colorata, ma anche capace di mettere a ca country, ndt.). Non ho mai avuto formalmente un’educazione musicale,

26 27 non almeno quella standard dei conservatori, ma la musica è sempre stata Domanda secca: le differenze principali tra Bird-Brains e Whokill? dentro e attorno a casa mia. Le due maggiori differenze a mio parere sono state, come detto, registra- Mi incuriosisce molto la tua maniera di comporre. Usi un metodo stan- re in uno studio con un ingegnere di talento come Eli e aver suonato per dard nel fare musica? un anno, subito prima, con un bassista vero, cioè Nate Brenner. Nate ha In realtà no, o meglio, non succede mai nello stesso modo; in genere le can- aggiunto elementi cruciali nella maggior parte delle canzoni, e la nostra zoni nascono con frammenti di melodie o idee ritmiche. Il passo successivo esperienza di suonare di fronte a migliaia di persone ha avuto un impatto è l’improvvisazione di looping pedal che rielabora quei primi elementi. È decisivo sul nostro modo di suonare, e ci ha fatto sentire una band. momento essenziale del mio approccio. Lì vengono fuori tante cose: gio- Oggi lavori anche come produttrice, alludo all’esperienza con il self- care con loop e sovrapposizioni mi aiuta molto. Ora che ci penso è una titled di Thao&Mirah. pratica abbastanza assodata nel mio modo di fare musica: inizio con un È stato meraviglioso approcciarsi a un progetto dall’esterno. Dal momen- beat improvvisato e poi vedo come funziona con sopra una linea di ukulele to che non mi sentivo così emotivamente coinvolta dalle canzoni, le ho o una melodia vocale. potute vedere e affrontare da un punto di vista squisitamente musicale. Il In generale: la musica è una pratica o una mera espressione di senti- risultato? L’amicizia con Thao e Mirah, e tanto divertimento. menti e delle proprie sensazioni? Per tirare le somme: è evidente che ti piace lavorare con altre perso- Decisamente una pratica. Le sensazioni vengono sempre fuori, ma è la pra- ne… tica che dà loro una forma e una cittadinanza. Assolutamente sì. Whokill non ci sarebbe senza la collaborazione di Nate Quando penso al nome Tune-Yards penso a una cascata di melodie ed Eli. Tune-Yards non è mai stato un progetto che ho voluto tenere per soul che si sovrappongono. Come i “mattoni” delle composizioni mini- me, ma la mia insicurezza ha sempre evitato che lo condividessi con altre maliste. Ti ci ritrovi? È più centrale una melodia o il layer di cui essa fa persone, per paura che non capissero le mie esigenze. Con Nate ed Eli è parte, nella tua musica? andato tutto a meraviglia, e, al contrario, mi hanno aiutato a esprimermi. È una questione interessante. Ogni melodia è un frammento con la sua im- C’è chi dice che la relazione tra live e studio in Whokill sia più stretta. portanza. O meglio, è frammento ma in quanto melodia porta con sé una Abbiamo registrato molti live e poi li abbiamo riascoltati e trattati in studio. storia, la racconta, per così dire. Ma il mio obiettivo, ciò su cui mi concentro È inevitabile che un po’ di effetto dal vivo finisse nel nuovo disco. Ma il live di più, è l’effetto complessivo del layering. È questo che mi appassiona, il show e un album sono due bestie differenti. risultato finale della sovrapposizione. Che musica ascolti? O cosa ti piace di più in questo periodo? Le “tune-yards”, per me, sono lande dove si possono trovare canzoni. È un La maggior parte delle cose che ascolto sono band di amici e parenti, come pensiero che mi rilassa molto: quelle melodie, quelle canzoni, esistono già, quella di mia sorella, Ruth Garbus. Oppure Chris e Kurt Weisman. Mi piac- basta trovarle, e il ruolo del musicista è propriamente il loro disvelamento, ciono molto i Dirty Projectors, per esempio. Potrei fare mille nomi, ma forse come una mietitura, un raccolto. la risposta più sensata è che apprezzo il silenzio, nei rari momenti in cui non Per realizzare Whokill hai avuto a disposizione uno studio vero. Cos’è sto creando musica. cambiato? Ti ci sei sentita a tuo agio? Cambiare città cos’ha comportato? Hai trovato una scena musicale ac- Abbiamo avuto una piccola sala prove, più che uno studio, dove ho scritto cogliente? la musica di Whokill, e poi uno studio di registrazione dove tutto ciò ha Mi sono trasferita a Oakland l’anno scorso, e questo ha avuto sicuramente preso vita. La sala prove è come il mio ufficio. Funziona come un posto di una grande influenza sulla mia musica. Amo questa città. mi dà una fortissi- lavoro normale. Ci sto tutto il giorno e mi causa pure stress, perché so che ma energia creativa. C’è confronto, fibrillazione. E credo che questa energia quando ci entro mi aspetta un sacco di lavoro! si senta nelle nuove canzoni. Lo studio è un po’ un’estensione della bedroom? Oppure un non-luogo Credi nell’arte? che si anima a intermittenza? Certo che sì! Dopo tutto, le ho dedicato la mia vita! Per la mia esperienza, è difficile che uno studio di registrazione possa esse- Cosa ci dobbiamo aspettare da Tune-Yards? re personale come un luogo privato. Eppure, i benefici che ti dà sono molti. Attualmente sto provando a lungo per i tour che sta per iniziare. Dal vivo Non solo: consente di passare ore gioiose, specie se lo condividi con perso- saremo io, Nate al basso, Matt Nelson e Kasey Knudsen ai sassofoni. Suona ne con cui si lavora bene. Nel mio caso, questo è successo con Eli Crews, il già meravigliosamente, ma vi prometto che suonerà sempre meglio! nostro ingegnere del suono, che mi ha dato un grosso aiuto con Whokill… con lui abbiamo lavorato sodo, suonato moltissimo, ci siamo sentiti “creati- vi” e realizzati. In qualche modo quei momenti sono irripetibili, e credo che questo dà un’anima a un luogo. La più grossa sfida cui ho fatto fronte nello studio è stata liberarsi del “sound da studio”. Il rischio è sempre tangibile, quando si viene da contesti più infor- mali e si ha a che fare con un posto così professionale. Ma io avevo l’obiettivo chiaro in mente: essere certa che le mie canzoni non finissero col suonare asciutte o statiche, ma sempre vitali, e capaci di rimbalzare sui muri.

28 29 Recensioni — cd&lp

highlight 2562 - Fever (When In Doubt, Marzo 2011) poco) che personali, vista la verve con la quale affron- Genere: Steps, Funk tano ogni esperienza discografica. Cosa quest’ultima Cinque anni di carriera e una strada tutta in salita per che li spinge avanti incoscienti e menefreghisti al pun- Arrington De Dionyso - Suara Naga (K Records, Aprile 2011) Dave Huismans, music maker dal doppio alias, 2562 to da metter su l’ennesimo album strambo, spigoloso, Genere: eartherngarage (Tectonic, 3024) e A Made Up Sound (Delsin, Clone), coraggioso e, diciamolo, completamente “fuori moda”, Capita a volte che un album diventi tanto importante nella carriera di un musicista da diventare il mo- che si era avvicinato progressivamente al 4/4 e a una se la definizione ha un senso. niker di un nuovo progetto. Non sempre i risultati pagano - vedi le alterne vicende del moniker Mount visione sempre più autarchica in sede di produzione. Cosa quest’ultima da considerarsi un grandissimo Eerie di Phil Elvrum. Proprio a proposito di Old Time Relijun, l’ex collega, la mistica e sanguigna voce Lo scorso anno ben cinque delle sue produzioni risulta- complimento poichè evita la standardizzazione della che risponde al nome Arrington De Dionyso, sceglie una strada simile. Dopo Malaikat Dan Singa, vano self released: è quindi naturale oggi vederlo pub- proposta e sta a significare che il chitarrista Joe Hae- album dove Arrington celebrava un felicissimo sposalizio tra l’indonesia- blicare per una label personale, la When In Doubt (per ge (sfaccettato leader visto ultimamente coi fantastici no e il garage occidentale, oggi Suara Naga (“la voce del dragone”) esce a quest'ultima l’olandese ha già pubblicato alcuni 12’’ tra Tu Fawning, coi Menomena, autore di soundtrack e nome Arrington De Dionyso’s Malaikat Dan Singa (ovvero “gli angeli e cui il buon Aquatic Family Affair). Ora è la volta dell’al- anche attore in film indipendenti), il bassista Jay Wine- i leoni di ADD”). bum lungo che risponde, almeno nelle intenzioni, a un brenner e il batterista Jay Pellicci hanno un progetto Arrington è un virtuoso di quelli che vorremmo calcassero più strade pos- concept. Tutti i sample infatti, dovrebbero provenire ben chiaro in mente e sono pronti a seguirlo fino in sibili. Le virtù, per lui, sono sempre funzionali a un valore musicale, a una dalla disco music tra i Settanta e gli Ottanta con par- fondo e a qualsiasi costo. ricerca. Non accade mai viceversa. Da etnomusicologo, per analizzare la ticolare attenzione al 1979, sua data di nascita. Condi- Su pentagramma, ciò si traduce nei 10 brani di Trump voce e l’anima ha inciso a fondo l’essenza delle proprie corde vocali, le ha zionale più che mai d'obbligo perché nell’album non Harm, dall’appeal avanguardisticamente pop per portate alle estreme conseguenze; allo stesso modo, ha appreso l’indone- vi è traccia del tipico immaginario 70s se non in senso come sono sospesi tra sperimentazione “rock” e ac- siano, da autodidatta, e ha iniettato il turbamento e l’assalto strumentale occidentale nella lingua di molto (ma molto) aleatorio. condiscendenza popular. Roba in grado di solleticare quell’estremo Oriente, rendendolo apocalittico, mischiando quell’incrocio di vitalità e esotismo erotico Huismans è sempre stato dominato dal tipico rigore 'a- i palati degli indie-kids meno dozzinali e attenti alle con le bruciature che vengono dal centro della terra (Iblis Atas Ibis). rischio-freddezza' di tanti producer continental-step e evoluzioni sperimentali del trittico rock chitarra-bas- In realtà, non ha fatto altro che sviluppare un canovaccio, come nelle musiche popolari. Un modello Fever non fa eccezione se non per un decisivo arricchi- so-batteria: che siano i cambi di tempo scavezzacollo di composizione, strumentazione ibrida, campanelli e riff, fiati paraindiani e gutturalismi. Questo non mento e bilanciamento della formula. Se disco dev'es- dell’iniziale Onanist’s Vacation o l’indie-rock umorale vuol dire che manchi accuratezza. Quel canovaccio è Arrigton stesso. Non rappresenta una cultura ma il sere, Dave l'aggiorna intelligentemente con spezie UK di Middle Ages, le aperture teatrali post-wave di Egg sostrato del repertorio di De Dionyso portato in superficie, così com’è, e ripetuto in Malaikat Dan Singa Funk, rompendo gli schemi bidimensionali techno / On My Face o lo stranito e weird horror-show di Love quanto in Suara Niga. La voce, il modo di comporre, il mondo sanguigno e pronto a zoppicare come un dubstep (alle volte in triangolazione house) e apren- In The Mean Of Heat, i 31Knots vanno costruendo un appestato: c’è tutto Arrington, tanto nel boogie surreale di Madu Mahadahsyat quanto nel rock steady dosi al (2 step) garage. Gli smalti dubstep (Flavour Park suono che è suggestione e originalità. Alla faccia del di Biangala. Il giudizio va all’uomo, al percorso di ricerca, più che alla veste effettiva dell’album. È vuole Jam), trance e techno (i già accarezzati ricordi belga di fuori moda. essere un incoraggiamento ad andare avanti così, senza fermarsi, complicando il canovaccio (verso Brasil Deadwalker) ne risultano rinvigoriti e se anche (7.2/10) l’Africa in Susu Naga) anziché asciugarlo al sole. quest'album si avvale del citazionismo primi 90s tipi- Stefano Pifferi (7.3/10) co di questi anni, Huismans è sicuramente il producer Gaspare Caliri meno infatuato del retrò. Ed è soltanto un bene. AA. VV. - Let The Children Techno (Ed (7.1/10) Banger Records, Febbraio 2011) Edoardo Bridda Genere: french touch Monsieur Pedro Winter chiama a raccolta i purosan- gli innumerevoli Buddha Bar). una nuova conferma, ma chi non conoscesse l'offerta 31Knots - Trump Harm (Polyvinyl Records, gue della propria scuderia per una compilation che A spiccare non è una tendenza in particolare, ma una di casa Ed Banger è un'occasione d'oro per recuperare. Maggio 2011) vuol far divertire più che scatenare, come l'artwork del generale sregolatezza che va dalle mosse più hardcore Don't lose your time. Genere: art-pop disco lascia intendere. Tra i nominati, personaggi im- di Brodinski e Bobmo a quelle più french style di Bre- (6.5/10) È una carriera lunga e purtroppo sottovalutata quella portanti di oggi e di ieri, come Mr. Oizo, Discodeine, akbot. Tra gli additivi funk di Duke Dumont, la fidget Carlo Affatigato dei 31Knots. Giunti al settimo album, senza contare Cassius, Siriusmo, persino Skream e Flying Lotus, ad dello stesso boss Busy P (Procrastinator), tech-step di mini ed ep, i tre da Portland sembrano tutto tranne che offrire un affresco ad ampio raggio delle possibilità lusso (Boat Party), glam-disco (Shades Of Black) e aper- appagati dal fare musica. Sia in termini generali (di suc- techno dell’etichetta francese più nota del pubblico ture pop/electro (Infinity Riser) la proposta si fa apprez- cesso e/o riconoscimento, oltre la nicchia, se ne è visto mainstream (insieme solo a Kitsuné e alla barbarie de- zare tenendo lontana la noia. Per gli estimatori sarà solo

30 31 Adam Haworth Stephens - We Live On del produttore, fatta di rigorosi giochetti minimaltech- Hug And Pint, sui cui solchi Wells fece tintinnare il piano), Alexander - Alexander (Rough Trade, Cliffs (Saddle Creek, Aprile 2011) videogame (Our Luv è un lunghissimo showcase di so- ma davanti a piccole gemme di melodia come A Short Marzo 2011) Genere: indie folk luzioni mutuate dagli arcade di metà anni Ottanta) e di Song To The Moon e il cinematico singolo (If You) Keep Genere: lo-fi folk Metà dei Two Gallants, dopo che dal 2002 ad oggi il duo acquerelli che declinano l'africanismo della ragione so- Me In Your Heart, il rap sordido a su base acid di Glasgow In libera uscita dai due act più noti in cui è coinvolto si è guadagnato la propria visibilità gettando litri di sudo- ciale secondo modi e toni praticamente latin (non lon- Jubilee o una Ballad Of The Bastard che echeggia addi- (Edward Sharpe & the Magnetic Zeros e Ima Robot), re sui palchi di mezzo mondo (e un pugno di buoni dischi, tanissimi da certa ambient-house Cobblestone Jazz, rittura Neil Young (quello coi tasti d’ebano e d’avorio, Alexander Ebert si concentra su un cantautorato di ma- va detto), Adam Haworth Stephens fa il suo debutto soli- solo che Mark parte dalla minimal e non dalla deep; non con la sei corde), sembrerebbe sia trascorso proprio trice lo-fi che affonda le proprie radici nel folk. sta con lo sguardo fisso sull'orizzonte del genere America- Cyclic Sun è una superbo lounge-jazz suonato dal ta- il tempo giusto, non un secondo in meno. Un disco di Per questo esordio tutto sommato relativo, e comun- na, coniugandolo con un'aspirazione all'airplay. glio cameristico e dal respiro epico). quelli in cui non ti imbatti tanto spesso, no. que per un'etichetta dal peso specifico non piccolo, Non ci sarebbe nulla di male nel cercare di bucare an- 93 Million Miles doveva viaggiare avanti anni luce, (7.1/10) Alexander abbandona il cognome e come in tutti i di- che nel mainstream se si tenta, per farlo, la strada della come prometteva sulla carta la formula del progetto Antonio Puglia schi eponimi ci si aspetta una specie di album-mani- personalità, dell'originalità e della creatività declinan- e come promettevano all'ascolto le produzioni dell'EP festo. Sul talento di comporre melodie degne di nota dola in sussulti pop. Qui, invece, tutto suona un po' già 2010. Ma la componente afrofuturista è stata quasi del Alain Johannes - Spark (Domino, Maggio c'è poco da discutere, basti l'efficace folk-stomp col fi- sentito, come una versione minore della band maggio- tutto diluita, messa tra parentesi anzi, a favore di un 2011) schietto di Truth o il saliscendi in salsa country di In The re, come un ripercorrere stereotipi country/folk/rock elegante esibizionismo produttivo di certo invidiabile Genere: post-grunge Twilight. Il problema, semmai, è una certa in-finitezza. che vanno bene, quando sono ben riusciti, per fare ma che non riesce a scavalcare la supermaniera. C'erano una volta gli Eleven, band di Los Angeles in Nel senso proprio classico del termine di qualcosa di da sottofondo a un viaggio in auto, quando va male ti (7/10) cui militavano Alain Johannes, la di lui moglie Natasha non finito. Che non riguarda l'estetica lo-fi complessi- spingono a cercare il tasto "skip". Gabriele Marino Shneider ed il batterista Jack Irons, già apprezzato nei va, ma l'impressione generale che se Ebert avesse vo- Succede così per Heights of Diamond che ti ricorda Red Hot Chili Peppers e in procinto di raggiungere i luto avrebbe potuto levigare ulteriormente le sua com- qualcosa di già sentito, e precisamente quella Second Aidan Moffat/Bill Wells - Everything's Pearl Jam. Non eclatante il successo, ma neanche tra- posizioni e fare un esordio davvero coi fiocchi. Mind ascoltata due tracce prima e che segnala un'ispi- Getting Older (Chemikal Underground scurabile. Quanto al resto, se la passavano bene scam- Questo discorso vale per il mezzo sberleffo dylaniano razione non proprio al suo massimo. Elderwoods è AOR Records, Maggio 2011) biandosi prestazioni sonore e amicizia con simpaticoni di Let Make a Deal to Not Make a Deal che poteva essere indeciso tra l'uptempo e la ballad, Sounthern Lights un Genere: Jazz-Pop Poetry quali Queens Of The Stone Age, Mark Lanegan, No asciugato nell'arrangiamento, per i cori eccessivi di Bad compitino folk senz'anima e il tentativo di premere il Ok, Aidan lo conosciamo già, e pure bene: non ne per- Doubt, Pearl Jam e Chris Cornell. Poi, la tragedia: il Bad Love e in generale per le indecisioni su cosa davve- piede sull'acceleratore country-rock con Praises in Your diamo una mossa, dacché lui e Malcolm hanno im- cancro si porta via la Shneider nel 2008, lasciando il ro si voglia dire. Ecco, tra un'allusione ai Fleet Foxes, Name non colpisce del tutto nel segno, soffocato com'è boccato strade separate, spezzando non pochi cuori marito comprensibilmente distrutto. Lo ricordiamo una al Neil Young da corsa all'oro, forse Alexander non da troppi spigoli per poter scorrere fluidamente. svezzati a pane e Philophobia. Su Bill Wells, compagno fiero e commosso al concerto-tributo organizzato da ha ancora del tutto chiaro cosa vuol fare da grande. (5.5/10) della nuova tappa di un errabondo percorso solitario Homme, ospiti i QOTSA al completo più altri calibri Di certo sa cosa gli piace, ma una poetica personale è Marco Boscolo che finora ha portato il barbuto di Falkirk alla poesia come Jack Black (l'attore) e PJ Harvey. Una bella per- qualcosa di più del buon gusto. porno (I Can Hear Your Heart) e al cantautorato folk-pop sona, Alain. Non si è arreso. Ha continuato a lavorare (6.4/10) Africa Hitech - 93 Million Miles (Warp (How To Get To Heaven From Scotland, coi Best Ofs), val come ingegnere del suono per Gutter Twins e Arctic Marco Boscolo Records, Maggio 2011) decisamente la pena di spendere due parole. Stiamo Monkeys, ad esempio, poi nell'ottobre dello scorso Genere: ambient minimaltech parlando di un signore che da diversi annetti è prota- anno ha sfornato questo Sparks, commercializzato Anne-James Chaton - Événements 09 Mark raffredda i bollori street, urban, tribal - in definiti- gonista assoluto del sottobosco scozzese, che produce solo oggi dalle nostre parti. (Raster Noton DE, Aprile 2011) va, ragga - che lo avevano spinto a dare vita al proget- ma soprattutto suona (basso, chitarra, piano), che ma- Tema dell'album, indovinate un po', l'adorata Natasha, Genere: poesia trance to, frena le pulsioni che avevano animato le sue cose stica jazz e avanguardia (con il suo Bill Wells Trio) ma ovvero anche un'occasione per riflettere sulla persi- Associare techno e poesia non è da tutti. Chaton rie- migliori realizzate sotto questo moniker (a partire dal non disdegna collaborazioni e contaminazioni varie e stenza della memoria, sulla morte, sull'amore, sulla sce nell'intento in modo apocalittico e diaristico, com- singolone d'assalto Out In The Streets), fa emergere il assortite (Isobel Campbell, Pastels, Telstar Ponies, BMX persistenza dell'amore malgrado la morte attraverso binando in un patchwork folle e pesantissimo parole suo lato più cerebrale, calcolatore, scacchistico, freddo, Bandits, Future Pilot A.K.A., Maher Shalal Hash Baz), che la memoria. Bene. Anzi, non troppo bene. Ok, male. che apparentemente sono un frullato dada di scontri- ambient (e perde la partita a distanza con Kode9). Spa- va da Gil Evans a Burt Bacharach passando per Mingus Piuttosto male. Perché - fermo restando il rispetto per ni, biglietti, numeri, titoli di giornali e altre diavolerie cek relegato in un angolino, si impongono per quantità con una sensibilità che non è proprio da tutti. i sentimenti che hanno mosso l'operazione - questo ipnotiche con gli avvenimenti che hanno colpito il suo le produzioni dei brani strumentali, una vera goduria “A change is just a new routine” canta Moffat in Cages, ed disco è quasi inascoltabile. Pervaso del lirismo aulico e personalissimo diario nel 2009: l'investitura di Barack per i tecnicisti e gli specialisti, vero cuore senza cuore è proprio questa l’idea su cui si regge Everything's Getting pettoruto del Cornell solista, saturo di misticismo muf- Obama, la morte di Michael Jackson ('The king of pop di un disco lavoratissimo ma tutto tranne che potente, Older, appena venticinque minuti in cui la formula Arab foso Jimmy Page (Make God Jealous è praticamente is dead'), la morte della coreografa Pina Bausch e altre laboratoriale ma non sperimentale, una sequenza di Strap rivive di nuova linfa, diversa eppur ancora ugua- un plagio di Black Mountain Side), costruisce un taber- notizie più o meno popolari. cesellatissimi esercizi ritmici e timbrici. le, con quei versi sbilenchi in bilico tra canto e spoken nacolo più tronfio che affranto, così ottusamente post- L'intento ricorda in eco l'esperimento del nostro Lindo Le diverse componenti di cui Pritch speravamo potesse word rovesciati (a mo’ di pinta sul bancone, ovviamen- grunge, così impegnato a definire eterei barocchismi e Ferretti (nell'album Co.Dex) con Eraldo Bernocchi, ma fare sintesi vengono invece esposte in separata sede: ci te) su tappeti sonori mai prevedibili e scontati, pur nella tormentose profondità da sembrarne - ohibò - compia- qui i tagli non ammiccano a nulla di ideologico o di sto- sono i pezzi urban (pochissime cose, Out In The Streets, loro matrice classica e jazzy. Ci sono voluti la bellezza di ciuto. In poche parole, è un ascolto imbarazzante. rico, qui si esce direttamente dalla storia e con il solo appunto, e il vocoder liquido ma denso come mercurio otto anni per completare queste poche tracce (l’avvici- (4.8/10) ausilio della voce e di pochi editing e sovrapposizioni di Do U Wanna Fight) e c'è la sfaccettata anima ambient namento tra i due è avvenuto all’epoca di Monday At The Stefano Solventi si crea un mostro sonico che per la sta bene in casa Ra-

32 33 ster Noton (dove aveva già collaborato con Alva Noto è ora la volta dei , terzetto che vede Cassie highlight nel 2008 in Unitxt), ma che fluisce degnamente anche Ramone affiancarsi a Kevin Morby (basso per i Woods) nella mente di qualsiasi post-raver in un trip apocalitti- e Justin Sullivan (alle pelli per i Bossy, progetto minore Art Department - The Drawing Board (Crosstown Rebels, Aprile 2011) co e straniante. condiviso proprio con la chitarrista). Genere: deep house Il 'poeta sonoro' di Besançon non pensa al successo, The Babies, uscito col celebre marchio lo-fi americano I canadesi Kenny Glasgow e Jonny White (patron della label No. 19) all’esordio in combo dopo il singolo pensa a non dire nulla, quasi un ricordo del Godot di Shrimper e in concomitanza col nuovo lavoro della bomba dello scorso anno Without You (qui incluso), tonnellate di progetti in solitaria e negli ultimi mesi Beckett. La promessa di 'non dire' e di trasformare le casa madre, è il vero e proprio debutto dopo un paio una batteria di serate in accoppiata vincente dietro la consolle. tracce in un flusso technoide a bassa fedeltà che non di cassette live e una manciata di 7” per etichette car- Nel full length è inevitabile sentire tutta quell’influenza che Detroit ha portato e porta alle generazioni spieghi nulla della storia, rivelano però molto di più di bonare e non si discosta molto dalle lande usualmente di ‘cool’ house che viaggiano sulla sottile e spesso tagliente lama del successo. Basslines gonfiate al quello che un cantautorato di protesta o di testimo- toccate dalla Viviana. Undici pezzi in mezzora scarsa punto giusto, la voce imbronciata di Kenny che sa di club Novanta soul paradossalmente mescolata nianza del presente potrebbe tentare di spiegare. La che in Voice Like Thunder, Meet Me In The City, Wild 2 e con echi à la Ian Curtis, qualche appunto con bonghi e tribal che a qualcuno potrebbero anche far ve- voce dell'uomo (quest'anno sentita anche in due belle Personality si muovono tra indie-rock dei primordi vi- nire in mente il nostro beneamato Daniele Baldelli. collaborazioni con Andy Moor su Unsounds) è magne- goroso, power-pop zuccheroso, psichedelia docile e Pronti per partire con una lista della spesa da far gola ai più scafati producers: la lunghissima apertura tica, e la serie di questi événements potrebbe essere ri- garage-rock in bassa fedeltà acceso e riottoso. epic-detroit di Much Too Much, il già citato singolo con degli echi che ricordano le cupe vampe di Che- petuta più spesso (il primo disco è del 99), per regalarci Godibilissimo e catchy ma in definitiva roba che, pur lonis R. Jones tagliato con dei synth primordiali 70; i featuring da panico altri attimi di estasi sonico-ritmica indimenticabili. evidenziando l’anima più aggressiva e rock del terzetto di Osunlade e Soul Clap in We Call Love, e di Seth Troxler in Living The (7.5/10) newyorchese (la chitarra della Ramone) e le capacità Life e Vampire Nightclub (stupendo crescendo mistico e sensuale per Seth) Marco Braggion da frontman e compositore di Morby (non più solo un ci fanno capire che qualità di amicizie abbiano i due DJ di Toronto. Per comprimario), non dice nulla più del già noto. finire poi delle chicche che spiegano come sia difficile raggiungere una Atomic Bitchwax - The Local Fuzz (Tee Pee, (6.3/10) coolness così misurata e al contempo piena di feeling: il ricordo Ottanta Aprile 2011) Stefano Pifferi depechemodiano in Roberts Cry e la chiusa I C U che guarda alle baleari Genere: stoner-psych con tastierine solari. Se siete orfani dei grandi riff che hanno caratterizzato Bass Drum Of Death - GB City (Fat Possum, Deep al massimo grado che smuove l’anima, il corpo e che conferisce un la storia del rock, avete trovato di che placare la vostra Aprile 2011) senso al tracciato segnato dalla cricca del Marcy Hotel brooklyniano, aprendo a sonorità meno speri- sindrome d'abbandono. Si, perché l'unica traccia di Genere: Fuzz & noise mentali, più squadrate ma non per questo meno profonde. Il soul di due personaggi che hanno aspet- questo The Local Fuzz altro non è che un'incessante I Bass Drum Of Death sono due tangheri del Mississi- tato troppo a mandare segnali di fumo al panorama house mondiale. serie di riff macinati a tutta velocità, uno dopo l'altro, pi, proprio i due buzzurri che vedete ritratti in coperti- (7.4/10) per 40 minuti ininterrotti. na avvolti da una nube di fumo. Non fanno stoner, ma Marco Braggion A risaltare sopra a tutto è la bravura degli Atomic non di meno amano tormentare i propri strumenti (che Bitchwax: un'abilità tecnica indiscutibile e una capa- sono, appunto, chitarra e batteria) senza preoccuparsi cità di mutare a proprio piacimento melodie e tempi troppo: A) del volume a cui lo fanno B) della perizia tec- senza perdere mai le coordinate. I tre musicisti sono nica che impiegano nel farlo. e sferragliante rock'n'roll. Di certo non fanno difetto nel una delle uscite più importanti degli anni 00, era arri- in grado di creare un turbinio di hard rock, stoner, psi- Mai come in questo caso quello che conta è cacare trovare la melodia azzeccata e ad avvolgerla costante- vato come una doccia fredda l'annuncio della diparti- chedelia, heavy metal, blues e passare con disinvoltura fuori dagli ampli il più selvaggio e purulento garage mente in una fitta nube di fuzz, proprio come nei Kinks ta di quella che era considerata la mente del progetto, disarmante dall'uno all'altro. Ciò che però in definitiva punk. Chiamatela urgenza o fregola distruttiva, quel scartavertrati di Young Pros, nella filastrocca '77 di High Tyondai Braxton. Il tutto alle porte delle registrazioni ribolle in questo calderone è più un divertissement che che è certo è che nel loro caso si accompagna al gusto School Roaches. Nelle lente e allucinate trame di Spare di Gloss Drop, che esce ora anticipato dal singolo Ice Cre- una pozione incendiaria. Un disco che fila via liscio e di sminuzzare blues e mersey beat gettandoli nel trita- Room e Leaves, emerge poi la loro anima detroitiana e am con il feat. Matias Aguayo: mano sedata sul fronte godibile, cosa che nonostante la natura del lavoro, non tutto elettrico, in ponte immaginario fra le due sponde l'effetto delle droghe inizia sentirsi pesantemente. febbrile (Atlas, Tonto) e passo indietro verso strutture è così scontata, senza però risultare nulla di più che un dell'oceano che poi rappresenta la loro peculiare cifra E' con dischi come questo che la Fat Possum, dopo tipicamente math. divertente esercizio di stile. stilistica. excursus nel pop con gente come Smith Westerns e Il valore aggiunto è l'approccio giocoso e divertito: pur (6.3/10) Mente (diciamo così) del progetto è John Barrett, quel- Yuck, ritorna a giocare sul terreno che le è più conge- nel maggior rigore, tanto il suddetto singolo quanti altri Francesco Asti lo spiritato sulla sinistra, ex impiegato alla Fat Possum, niale: garage rock, blues e pattume assortito e che Dio momenti nel disco manifestano un colore e una vitalità che ha registrato l'album contando solo su un microfo- l'abbia in gloria per questo. che mancavano nel grigiore metropolitan-warpiano di Babies (The) - The Babies (Shrimper, Aprile no USB. GB City è un disco che esprime tre o quattro (7/10) Mirrored, concedendosi a tratti svisate soundtrack (Afri- 2011) concetti in modo rozzo ma con una chiarezza che non Diego Ballani castle), dub (la Sundome con Yamantaka Eye dei Bore- Genere: garage lo-fi ha rivali, proprio quello che ci si potrebbe aspettare da doms) e sul finale anche prog (White Electric); si prova, Ne parlavamo in occasione di Share The Joy e ne ab- questi Jay e Silent Bob prestati alla musica. Battles (The) - Gloss Drop (Warp Records, in pratica, a mischiare le carte seguendo strutture più biamo la conferma ora: le , attuali e passate Ecco allora che Nerve Jammin parte con un riff saturo Maggio 2011) rigide e cercando comunque di non perdere la propul- che siano, hanno più progetti paralleli che full length. e arrembante che ricorda quello di New Rose dei Dam- Genere: Electro Math-Rock sione tipicamente battlesiana (volgarmente rock). Dopo And The Outs dell’ex batterista ned, prima di aprirsi in uno sgangherato coretto surf; la Avevamo lasciato i Battles in un momento delicato: ap- Perso Tyondai, e quindi il lato melodicamente più schiz- Frankie Rose e i La Sera della bassista Katy Goodman, titletrack invece è puro 60s beat incrociato con grezzo pena finito di raccogliere i frutti diMirrored , ad oggi zato del prisma, i Battles si trovano a riflettere nuova-

34 35 mente sul math e sulle traiettorie art-pop che proprio il effetti lo-fi in Nonstop Disco Powerpack, gli slap robo- highlight wiz kid aveva cercato d'introdurre nell'ultima fase della tici di Funky Donkey) e la solita eccellenza nel rhyming line up originaria. Con i featuring la compensazione ri- confermano come i (non più) ragazzi siano ancora in esce soltanto a metà: aumentano le possibilità ma alla forma, anche se c'è un grosso ma. Burial - Street Halo (Hyperdub Records, Aprile 2011) base il gruppo si scopre monolitico e non altrettanto L'operazione di looking back per le star mainstream Genere: tech-step capace di raggiungere una nuova e convincente cifra sembra attraversare infatti un periodo apicale: vedi ad Più che andare da qualche parte, il suono Burial sembra forgiato per rimanere e impregnare le teste di stilistica. esempio i ritorni alle vecchie abitudini di R.E.M. e di chi lo ascolta; come se “l’esiguità produttiva” del nostro volesse ricordarci l’effetto di una lenta sommi- L'effetto per certi versi è quello di un disco deiChemi - Foo Fighters (questi ultimi nel video di White Limo). nistrazione narcotica. Ogni release dopo Untrue è stata infatti dosata con il contagocce: una manciata cal Brothers in salsa matematica. E Gloss Drop, passato Un'estetica passatista che non sconvolge, non propo- di singoli e remix uniti a preziose collaborazioni (Four Tet) che hanno alterato il modo stesso di perce- un primo deludente impatto, si rivela essere un buon ne singoli memorabili, ma che conferma. All'orizzonte pire le evoluzioni del suono dell'uomo più oscuro del dubstep dal 2005 ad album di transizione. non si vedono segnali di svolta, ma la calma piatta in oggi. (6.8/10) cui questo ed altri dischi prodotti da vecchi lupi pos- Street Halo mostra innanzitutto la lenta virata Techno di William Bevan; con Simone Madrau sono farci crogiolare in momenti di apprezzabile e pro- un andamento fin da subito meccanico e privo di fronzoli ritmici, la traccia fessionale divertimento. Per le rivoluzioni c'è (?) tempo. scivola su territori Basic Channel e pulsa d'ossessioni industrial tipicamen- (The) - Hot Sauce Committee (6.9/10) te sheffieldiane (Cabaret Voltaire). NYC, al contrario, mostra il Burial più Part Two (Capitol, Aprile 2011) Marco Braggion classico, fatto di cazzeggio ritmico 2-step e morbidi pad suonati dentro Genere: hip-hop una grotta. Qui e là, gli immancabili pitch vocal dal sapor mediorientale Tornano i ragazzi bestia con un degno seguito del pre- Bon Homme - Bon Homme (Motor ribadiscono un continuum estetico tutto inglese fatto di esotismi e alluci- cedente strumentale The Mix-Up (vincitore nel 2008 di Entertainment GmbH, Ottobre 2010) nogeni (Future Sound Of London e Banco De Gaia). Stolen Dog è il pezzo ibrido: cassa dritta di panna un Grammy come Best Pop Instrumental Album). Dopo Genere: electro pop e piccole sincopi, il tutto affogato in un tenue arpeggio di scuola Aphex Twin. che Adam 'MCA' Yauch ha annunciato lo scorso luglio Tomas Høffding, cantante e bassista dei Who Made Non delude Burial e nell’attesa di un ipotetico seguito di Untrue possiamo di nuovo fermare il tempo di soffrire di un cancro, i fan del gruppo non aspetta- Who, si presenta in veste solista sotto lo pseudonimo dentro questi nuovi abissi di suono. vano un'uscita così ravvicinata di questa fantomatica Bon Homme, con una voglia matta di esprimere la pro- (7.3/10) 'seconda parte', dato che la prima non è ancora stata pria individualità, ora finalmente libera dai compro- Dario Moroldo pubblicata (e forse non lo sarà mai). Invece eccoci qua messi della vita da band. Fiero narcisista, ama parlare ad ascoltare l'ottava fatica del trio newyorchese. di sé e mostra una certa coscienza intellettuale nel fare In tre quarti d'ora e in sedici tracce viene delineato un musica, collocandosi stilisticamente in un'ipotetica ritorno alle origini, a quegli anni '80 da cui il verbo del squadra con Hot Chip e Kraftwerk. E soprattutto, tira Box Codax - Hellabuster (Gomma, Maggio to (Charade, Inanimate Inamorato) e teatralità à la Tom white rap è germinato poi in tutto il mondo, a quel mix fuori una nettissima componente electro, il vero og- 2011) Waits (My Room). Tutto di buona fattura, sia chiaro, ma di mainstream blaxploitation (Make Some Noise, Mul- getto di repressione nel suo percorso di carriera. Genere: Indie difficile da apprezzare come insieme: Hellabuster è la tilateral Nuclear Disarmament) che ha fatto la fortuna Furbo, Bon Homme, concentra le mosse migliori alla Torna a far parlare di sé il progetto Box Codax, com- colonna sonora di un film che non c'è, e l'assenza del della loro proposta musicale: una sensazione che ave- partenza: se tutto l'album seguisse la scia della coppia posto da Nick McCarthy, chitarrista dei Franz Ferdi- collante dà una netta sensazione di irrisolto. Bravo re- vamo già subodorato nel già citato disco strumentale, d'apertura Ray Ban / The Battery Inside Your Arm, abili a nand, la moglie Manuela Gernedel e il poeta tedesco gista cercasi. in qualche canzone più introspettiva di To The 5 Bo- coniugare classic electronica d'essai e modernità vicine Alex Ragnew. Hellabuster arriva a 5 anni di distanza dal (5.9/10) roughs e se proprio vogliamo anche in Paul's Boutique, a Junior Boys ed Alex Gopher, ci sarebbe da esaltarsi. primo Only An Orchard Away, un esordio controverso Carlo Affatigato old-school anche quando non poteva -per definizione Nemmeno la successiva Mother delude, approcciando che risaltava per le forti sperimentazioni tra electro e - esserlo. il dance-pop con l'intenzione di sabotarlo. Non tutto lo-fi e nulla aveva a che vedere col sound della band - Ordinary Alien (Decode, Anticipato sul loro canale youtube con un singolare però ha quei livelli di personalità: a prevalere è perlo- di Glasgow. Gennaio 2011) streaming integrale al Madison Square Garden (stadio più una nu-disco ad alto tasso glam, tra infatuazioni Il nuovo album sposta la faccenda su un piano diverso, Genere: house dei Knicks, squadra simbolo per molti rappers della vintage (gli Human League di Dare! in Heaviest Flower proponendosi come concept sulle vicende private di Il 30 aprile del 2012 Boy George ha promesso di riunire grande mela) e con un cortometraggio di mezz'ora Of Europe) e orientamenti pop non troppo messi a fuo- un adolescente, tra patimenti d'amore, introspezioni e i , nel trentennale dall'esordio del gruppo (Fight For Your Right Revisited), l'album amplifica, re- co (Cards Of Love, Needle e quel caratteristico falsetto in strani incontri. Da un lato dunque i contenuti aumen- con il singolo White Boy. Prima di rispolverare la memo- cupera e scherza parodisticamente sul sentimento di odore Scissor Sisters). tano di spessore, mentre in parallelo si riduce l'audacia ria di quel mito pop Ottanta, il mutaforme vede bene nostalgia di quegli anni che ovviamente non ci sono Il tentativo di volersi distinguere è chiaro, ma riesce del profilo compositivo. Le musiche diventano accom- di tornare su disco, proponendo una raccolta di tracce più, ma che per il trio americano col passare del tempo solo in parte. Il finale con Could Be Your Daughter, scar- pagnamenti ai temi esposti, con brani di sola voce e risalenti allo scorso decennio che erano stato abboz- diventano sempre più importanti. Pochi i featuring con tata dai Who Made Who durante le sessioni di registra- chitarra country per i momenti più malinconici, alter- zate e mai finite, oggi mixate e prodotte dall'amico e qualche leggera deviazione dal suono 'basic-Beastie' (il zione di The Plot, rivela il fuoco di paglia. Attenti a non nati ad un art rock vivace per le fasi più movimentate. collaboratore Kinky Roland - come è ben riportato dal rockettino Run-DMC di Too Many Rappers con Nas, già illudervi. Tanta carne al fuoco unita da un filo conduttore solo sottotitolo: The Kinky Roland Files. nella Hot 100 di Billboard nel luglio 2009 e il bel (6.2/10) concettuale, ma un risultato di ascolto a maglie troppo Il lavoro attraversa un sentire pseudobalearico, con al- con Santigold in Don't Play No Game That I Can't Win), Carlo Affatigato larghe, che unisce sotto lo stesso tetto svago indie rock talenante positività negli arrangiamenti e nella voce qualche effetto d'epoca (le voci robotiche in OK, gli (Hellabuster, I Won't Come Back), morbido cantautora- dello stesso George. Tra le tracce che spiccano c'è

36 37 l'omaggio a Barack Obama (Yes We Can è un singolo librata e colorata, di certo nel 2007 vi eravate un po' tante non v'erano dubbi. Il primo è l'autore delle ac- sconnessi ed interessanti. Ecco così che Infektio si pre- dance pop che va via leggero nella miglior tradizione innamorati del lavoro di questi ragazzi romani, i Car- clamate Drumlessons, nonché protagonista lungo i due figura come un disco corposo e sfaccettato, ma in cui pop UK), la mid-trance Novanta di Amazing Grace e il pacho!, che esplodevano nel piccolo mondo indie ita- decenni passati dei progetti Fauna Flash, Trüby Trio, il potenziale del sestetto si offre in versione più free, ricordo Ottanta in Time Machine. Nostalgie a parte, il liano con La fuga dei cervelli. Si trattava di un disco Voom:Voom e, più in generale, uno dei produttori più con contaminazioni jazzy, prog, addirittura afro-beat, disco scivola in seguito su una facile commerciabilità autoprodotto eppure curatissimo, nei testi come nel influenti del panorama elettronico odierno. Il secondo che unite all’incedere psych-rock liberano i finnici da che distanzia il potenziale dell'ex Karma Chameleon sound: ironia, gusto, melodie scattanti e irresistibili, è fondatore del collettivo Jazzanova, nome imprescin- schemi e recinti. dal buon risultato, sicuramente ottenibile. parole taglienti e acute. Da allora i Carpacho! sono un dibile del nu-jazz di oggi. La musica acquisisce pertanto un respiro più ampio e Un ritorno che non stupisce, confermando la presenza po' spariti dalla circolazione fatta eccezione per un EP, I due guardano con affetto a quella glacialità scandina- libero, permettendo ai Circle di spaziare in un sentire di un drago del suono pop di sempre declinato in cen- L'oracolo e il fardello (2009) che contiene quella che va anni '90 che, filtrando la chill-out di Orb e KLF con le musicale se non originale, per lo meno personale, fat- tinaia di compilation, feste, remix, sballi, storie d'amore probabilmente è la loro canzone più riuscita: Il reale lezioni Warp IDM, fece da culla per la successiva gene- to di rielaborazioni e commistioni altamente suggesti- e lacrime. Attendiamo che trovi un manager in grado mi dà l'asma, mix dei Baustelle di una volta e intuizioni razione Röyksopp. Una nostalgia che si rivela in brani ve. Pisara, dall’incedere ipnotico e orientaleggiante, la di fare emergere ancora una volta il suo stile, intriso d'armonie lunari eccellenti. come Picture Of The Sea, che poteva benissimo stare in psichedelia jazzy di Saarnaaja, il mega-trip Salvos - 15 di soul e coolness (Mark Ronson,ce la puoi fare). Alla Esce oggi, per Pippola music - sempre capace di sce- Melody A.M., o Soweto Symphony in odore di Björk, ma minuti di bassi pulsanti e iridescenze post-kosmische - prossima, George. gliersi artisti che le donano - La futura classe dirigente. anche in Submarine Bells, attraverso i ritmi da 'liquid dicono di una band persa completamente nel suo trip (6/10) Fughe dei cervelli e future classi dirigenti, formule de- music' dell'ultimo Caribou. Nello stesso tempo, però, è ma sempre totalmente godibile e allucinatoria. Marco Braggion scrittive comunemente usate e abusate stanno qua a messa in gioco una netta attenzione verso forme dan- (7/10) designare il tentativo d'analisi sociopop costante nel cey d'annata: se Journey riprende la house classica con Stefano Pifferi Britney Spears - Femme Fatale (Sony BMG lavoro della band. A questo giro però, occorre dirlo, sia- inserti ambient e jazz, le Roland di The Barking Grizzle Music Entertainment, Marzo 2011) mo un po' sottotono e dopo svariati ascolti non è più provengono invece dalla classic techno europea ed Cornershop - Cornershop & The Double Genere: vocoder pop possibile nascondersi dietro la scusa delle aspettative Everything, col suo incedere vellutato, nasconde co- ‘O’ Groove Of (Ample Play, Aprile 2011) Settima pallottola della Spears. La reginetta (?) del pop che erano certamente piuttosto alte. munque una natalità eurodance. Genere: interracial pop torna in pista con una cosa che farà gola ai remixatori Un lavoro che non svetta mai, un sound tendente alla Chill-ambient svagata e dance liberatoria, due dimen- E’ sempre difficile ricreare la magia. Il problema è che più smaliziati (le tracce sicuramente andranno in mano reiterazione della stessa formula melodica, quella in sioni che si incrociano con grande naturalezza, tra certi dischi riescono a cogliere il significato e lo spirito a gente che comanda gli stadi, sia per quella che una cui i Carpacho! sono in effetti fortissimi. Non basta, e i versi dei gabbiani e il calore da spiaggia balearica: i di un’epoca perché se ne fanno attraversare, poi li pla- volta chiamavamo 'commerciale' oggi capitanata dal- si sente: brani che si rincorrono gli uni con gli altri in due la chiamano "earthboogie dance", come a voler smano in un duplice atto di comunicazione. Al settimo la Swedish House Mafia, sia per gli amici no problemo una costante ripetizione piuttosto stancante e senza sottolineare la voglia di ripristinare un legame con la album in carriera, Tjinder Singh e Ben Ayres provano ). particolari guizzi, nulla di più di quanto avevamo già natura, reso per certi versi anche dai diffusi inserimenti a invertire la rotta guardando ai fulgidi Woman’s Got- Il disco ci va di autotune, vocoder, bassi ultrafidgettati ascoltato, con anzi un po' di problemi nei testi. tribal (la danza propiziatoria di Dr. Jekyll And Mr. Hyde). ta Have It e When I Was Born For The 7th Time, però in e la solita vocina che ormai potrebbe anche venir fuo- Una cosa però va sottolineata: i Carpacho! stanno tra Alex And The Grizzly è un disco costruito sapientemen- modo che sia l’India a permearsi di sonorità occidentali ri direttamente dallo speaker del portatile in quanto a quella band italiane che scontano paradossalmente in te intorno all'ascoltatore moderno, che risponde alle e non viceversa. Ce n’era bisogno? Fossero riusciti a dar inventiva e complessità. La Spears punta ovviamente termini di popolarità una capacità di costruire brani im- sue esigenze di evasione e riconciliazione col mondo. corpo a una bella idea di cortocircuito culturale senza al suo avatar, la femme fatale che non è (e probabil- peccabili dal punto di vista della forma canzone, della Tenere da parte per i propositi di fuga dal mondo oc- incappare in lungaggini e in una scrittura spesso senza mente non sarà mai, cioè Madonna). Britney è anco- forma canzone pop. Insieme ai Numero 6 vanno an- cidentale. guizzi, senz’altro sì. rata ovviamente ai produttori, che in fondo qui non noverati tra quegli artisti per niente maudit con la vo- (7.1/10) Va infatti benissimo consegnare il microfono alla can- fanno nemmeno una brutta figura. Max Martin e Dr. lontà, anzi, di portare discorsi sociali e intimi quotidiani Carlo Affatigato tante Bubbly Kaur e rifarsi alla storia della black per gli Luke (Backstreet Boys, *NSYNC, Robyn, Katy Perry e al- senza scontatezze in canzoni dove la melodia impera arrangiamenti, ma - poiché è un piano “pop” quello in tri) manovrano a loro piacimento il manichino, che ha su tutto, seduce. Spiccano qua, in questi termini, brani Circle - Infektio (Conspiracy Records, cui ci si muove - occorrono canzoni che rimangano. già sbancato in America. Supersuccesso mondiale e si- come Niente che non va, Assassino seriale sensibile e La Aprile 2011) Magari non delle novelle Brimful Of Asha, ma certo è curamente per mesi in classifica. classe diligente, con consueti inserti elettronici, coretti, Genere: psych-jazz-metal che la trainante United Provinces Of India, l’ipnotica dol- L'ennesima dimostrazione del superpotere dei produt- Baustelle imperanti nelle ritmiche. Senza infamia e sen- Sin troppo facile perdersi nella sterminata discografia cezza di Topknot e il frizzante errebì tra Style Council e tori. Le tracce si fanno ballare, ma Britney non è più il za lode, insomma, consci del fatto che qua di capacità del collettivo finlandese Circle. Infektio - pur conside- Pizzicato Five The Biro Pen un po’ si perdono tra trop- personaggio di qualche tempo fa. Oggi lo stile-al-pas- ce ne sarebbero molte. rando soltanto album originali e live - dovrebbe essere pa dignitosa monotonia e qualche scivolone kitsch (il so-coi-tempi pop è tutto per Lady Gaga. Una bomba (6.7/10) grossomodo il full length numero 30 o giù di lì e mostra fondo lo tocca il terrificante clavicembalo barocco di solo per i fan. Per gli altri è già musica-da-autoscontri. Giulia Cavaliere i finnici sempre più in palla, persi nel proprio mondo Double Decker Eyelashes). Più dell’occasione mancata, (5/10) sonoro. ne deriva un impantanarsi a metà strada che, date le Marco Braggion Christian Prommer/Alexander Barck - Rispetto alle svisate hard&heavy di cui vanno fieri a tal premesse, comunque dispiace. Alex And The Grizzly (Derwin Recordings, punto da autodefinirsi “kings of the NWOFHM” (New (6.5/10) Carpacho! - La futura classe dirigente Aprile 2011) Wave Of Finnish Heavy Metal, no?) e con cui si fecero Giancarlo Turra (Pippolamusic, Aprile 2011) Genere: nu-jazz, techno notare agli albori della propria carriera, da molti al- Genere: indie, italiana Che dall'incontro in studio di Christian Prommer e bum a questa parte i Circle prediligono forme ibride Se siete amanti del pop, nella sua accezione più equi- Alexander Barck potesse nascere qualcosa di impor- e percorsi magari meno rumorosi ma sicuramente più

38 39 Current 93 - HoneySuckle AEons (Coptic il talento dietro l'estro buffonesco. Forse perché hanno highlight Cat, Marzo 2011) capito che la scena è lo spazio della creazione, e perciò Genere: gothic folk se l'apparecchiano allestendo teatrini balzani e facino- Cyclo - ID (Raster Noton DE, Marzo 2011) Aver a che fare con i Current 93, anche solo per lo spa- rosi come dei Moby Grape tarantolati (Sweet Oven), Genere: glitch zio di una recensione, non è mai facile. Troppo il cari- inventandosi un immaginario da giullari elettrificati, Germania e Giappone. Motorico e precisione, macchina e origami. Presenza e assenza. Ryoji Ikeda e sma di un personaggio come David Tibet per non la- spiriti agresti che sferzano l'indole fricchettona che al- Carsten Nicolai nuovamente in combinata doppia per il bis del progetto Cyclo.: con l'omonima uscita sciarsi sempre e comunque ammaliare, troppa l'attesa berga in ognuno (di loro, di noi). del 2001 sdoganarono la glitch music al nuovo secolo, alleggerendone l’estetica con linguaggi più ac- del nutrito nugolo di adepti al culto della sua persona- Provate ad immaginarvi un Jon Spencer colto da rap- cessibili, che sbirciavano per qualche lungo istante alla techno. lissima chiesa, troppo - va sempre sottolineato - anche tus rurale (Bake Him A Cake), paludato di vampe di otto- ID è un progetto visuale che - come il precedente - converte in suono gli il talento per riuscire agilmente a imbrigliarlo in poche ni e gracidii d'organo, una convulsione blues per ogni input video dei due guru della sperimentazione cerebral-noise: cose che righe. Rispetto a episodi recenti che hanno fatto rial- raglio d'asino, visioni lancinanti e afrore di granaio, avevamo già visto fare nei live dei Pan Sonic e che oggi ritornano con una zare le sue quotazioni, come quando nel 2006 riuniva capace altresì di misurarsi con rumbe sardoniche (Joe forza proiettata in futuri da costruire, magari per dire qualcosa che vada una pletora di amici e collaboratori per l'ottimo Black Flies To El Limon) armato di campanacci e vecchi trattori. oltre la diaspora -step. Ships Ate The Sky, qui il cantante e compositore in- La mascherata è waitsiana e dylaniana finché i demoni Nell'attesa dell’imminente uscita visual (annunciata dalla Raster Noton), glese ha lavorato per sintesi, riducendo a poco più di sono quelli colti al crocicchio blues (Where's My Fuckin' l'album parte dal suono e da lì esplode in una potenza che divora i confini mezz'ora la durata del disco e concentrando nell'aspet- Mule?), però altrove diventa mistero indolente Howe del noise con i bassi di Ikeda (id#00) in dialogo con i rimasugli apocalittico- to gotico la vena creativa che pervade le sue ballate. Gelb mischiato di fiabesca ebbrezza Panda Bear (The digitali (id#01) di Alva Noto. Oltre ai trip sperimentali (id#02), il disco scivola verso inquadrature di più Non hanno perso un grammo di forza la sua dizione Redeemer), anche se dell'attuale freak folk giocano più facile messa a fuoco, che permettono di fruire il lavoro anche da un pubblico (osiamo!) clubbistico, ieratica e il canto evocativo, e l'atmosfera è cupa, cupis- che altro a sembrare i garruli antenati, mirando sem- tanto che proprio in questi giorni viene discusso su forum di sopravvissuti alle tonnellate di MDMA sima, come già la copertina fa capire, con quelle idee di mai a cogliere il fiore della sagace follia Country Joe degli anni Novanta (fate un giro ad esempio su We are the music makers per sondare la temperatura croce in campo nero. Il legame con il folk qui è sottoli- And The Fish (Take Another Poor Gun) battuta ove oc- della faccenda). Chi ama gli Autechre e le visioni più acide di Aphex Twin, potrà trovare qui un degno neato dalla presenza di Lisa Pizzighella alla marimba e corre da garrule brezze swing (Sandy Room). compagno di viaggio verso il prossimo rave (id#03, id#06 addirittura in sentore progressivo). da Eliot Bates all'oud e al bendir, mentre il theremin af- Hanno abbastanza padronanza della materia da suo- La spocchia della cosiddetta ricerca si applica sul campo e il risultato fa intravedere una nuova via che fidato Armen Ra non fa che moltiplicare i fantasmi che nare come minimo divertenti. Se vorranno e sapranno amplifica la fruibilità del mix di suoni ad un primo ascolto ostici o per lo meno alieni da qualsiasi tipo di popolano il mondo sonoro che Mr. Tibet ha generato affondare il coltello nella piaga, capacissimi di fare il ripetitività, abilmente sottaciuta dal duo, ma in ultima analisi presente e oltremodo fondante. Un testo per questo disco. Oramai il sound dei Current 93, come botto. di looppismo spinto su cui meditare a lungo. quello di un progetto per certi versi parallelo come (7.2/10) (7.6/10) i Death In June, è oramai simile solamente a se stes- Stefano Solventi Marco Braggion so, quasi che Tibet, da buon compratore e venditore di anime morte, stia sardonicamente facendo mercimo- Daniele Silvestri - S.C.O.T.C.H. (Sony BMG nio del suo brand. Music Entertainment, Marzo 2011) Questo non toglie assolutamente nulla a HoneySuc- Genere: italiana, pop tante dell'LP, a riconferma di una passione per la narra- un'ora soltanto e una bellissima ghost track, sono spa- kle AEons, che nonostante sia da inserire tra le opere Daniele Silvestri ci aveva lasciato nel 2007 con Il lati- zione parallela dell'intimo e del sociale che da sempre zi personali, struggenti di intimità che vuole tornare minori è pur sempre un disco che mostra la stoffa di chi tante, album decisamente fuori forma, lavoro eteroge- ha accompagnato Silvestri nella stesura dei suoi testi: anch'essa a respirare bene e per farlo cerca ostinata- lo ha composto. Si potrebbe dire 'solo per completisti', neo nel peggior senso del termine: incompiuto e, un Io e il Paese ma anche Io e te, Io e tutti gli altri Io. Emble- mente un'ultima possibilità di cambiamento. Il cambia- salvo poi accorgersi che all'ennesimo ascolto la schie- po' come da titolo, latitante di contenuti. Il ritorno del matico e stupendo, in questo senso, il brano composto mento è infatti, in tutto e per tutto, l'altro tema intor- na viene ancora trapassata da un brivido. cantautore romano era atteso da molti, curiosi soprat- e realizzato a quattro mani - e due voci - con Niccolò no al quale l'album ruota, l'acqua che stagna/l'acqua (6.8/10) tutto di capire se quel disco così poco riuscito fosse Fabi, Sornione, nel quale si evidenziano le impossibilità che scorre e un singolo, Ma che discorsi, che si incentra Marco Boscolo l'inizio della fine di una brillante carriera o solo un epi- d'affermazione della verità, quasi che questa venga ri- tutto sul gusto di svoltare l'angolo per gustarsi, chissà, sodio morto e da dimenticare. fiutata in ogni sua forma, dal legame tra amici o amanti un'imprevista sorpresa. Da Hand In The Middle - Shiver Animals S.C.O.T.C.H., uscito per Sony il 29 marzo scorso, non a quello tra Stato e cittadino. L'impossibilità del dolo- S.C.O.T.C.H. è un lavoro spiccatamente annodato ai Sensations (Autoprodotto, Aprile 2011) lascia dubbi: Silvestri è tornato in grande forma e ci re- re, la falsità dilagante a partire da tutti i "come stai?" riferimenti sonori che Silvestri ha sempre riproposto, Genere: blues rock gala uno dei momenti più brillanti della suo percorso pronunciati nelle nostre giornate e tutte quelle altre dalla ballata a quel sound mediterraneo e radicalmen- Un fantasma si aggira nelle dimenticate campagne del artistico. Un album nato in poco tempo, da un'evidente domande che implicitamente non aspettano risposte te sudamericano che sta nel suo immaginario artistico Belpaese, tra fragranze ed olezzi, nel dimenticato in- esigenza di scrittura che lo rende ispirato e in grado di oneste e chiarificatrici, domande come quelle che av- fin dagli inizi. Ospiti d'eccezione Andrea Camilleri e contro tra il compiersi del ciclo naturale ed il lavoro (la riallacciarsi ad alcuni canoni propri del suo autore pur volgono il caso Borsellino e che Silvestri mette super- Gino Paoli, il primo in una lettura il secondo in una ri- vita) degli uomini. E' un fantasma turbolento e vivace, slanciandosi, al tempo stesso, verso orizzonti forte- bamente in ska ne L'appello, citando non a caso Una lettura de La gatta che per l'occasione diventa La chat- un burlone col ghigno storto e lo sguardo acidulo. Che mente contemporanei. storia disonesta di Stefano Rosso. ta, prestandosi ai consueti giochi di parola e di senso ama impossessarsi ad esempio dei Da Hand In The Una storia d'amore finita non per tuo volere e un Pa- Se pezzi come Precario il mondo, Questo paese, Monito(r) che già Silvestri ci propose in passato - si veda 1000 Middle, sei mattacchioni da Montecchio (provincia di ese sull'orlo del precipizio che sembra impossibile far sono esplicite sottolineature della nostra condizione euro al mese in Unò-duè. Terni) con l'aria da performer che amano mimetizzare tornare a splendere, queste le due facce del tema por- politica e sociale, di contro Le navi, la caposseliana In Menzione speciale va a una cover assolutamente riu-

40 41 scita di Io non mi sento italiano di Giorgio Gaber. Ver- Davila 666 - Tan Bajo (In The Red Records, maturazione, e magari due chiacchiere col padrone di miglior Four Tet tagliati con ecumenismi pop-nordici rebbe da consigliare di dimenticarsi de Il latitante, di Aprile 2011) casa David Byrne potrebbero essergli d’aiuto. degli anni zero, Docile Ostinatezza ripassa il bbreaking saltarlo a piè pari per ritrovarlo qua, in forma compiuta, Genere: garage-rock ispanico (6.2/10) di scuola Ninja tagliando tutto con una chitarra in asso- risultato maturo di un cantautore italiano dallo spesso- Brujerìa e spesse catene al collo, camicie sgargianti e Giancarlo Turra lo svisato e straniante, mescolando opzioni già usate in re ancora sottovalutato da troppi. dollari insanguinati, droghe e cattivo gusto a go-go. casa Broadcast, 15-4 ricalca l'epopea trip-hop puntan- (7.3/10) C’è tutto l’immaginario ispanico più trito e guasto nel Donkeys (The) - Born With Stripes (Dead do su modulazioni avant che arricchiscono la palette Giulia Cavaliere garage-pop del sestetto portoricano, sia a livello este- Oceans, Aprile 2011) e la voglia di sentire un lavoro più lungo. Elisa, ora ci tico che di immagine. Per quel che riguarda i gusti mu- Genere: SoCal pop vuole il full-length. Dark Dark Dark - Wild Go (Melodic UK, sicali invece, i finti fratelli Davila si muovono sulla falsa- Le strisce del titolo non sono - ovviamente - quelle (6.8/10) Marzo 2011) riga dell’esordio omonimo di un paio di anni fa. della bandiera americana, ma quelle che decorano la Marco Braggion Genere: chamber folk Con una mezcla di Stones meno bolliti e Jesus And pelle della psichedelica rana ritratta in copertina. Cover Come già testimoniavano l'esordio del 2008, The Snow Mary Chain più corposi e feedback oriented (il riff ini- e provenienza geografica (San Diego) e sappiamo già Encode - Core (Ghost Records, Aprile 2011) Magic, e il valido EP Bright Bright Bright (qui aggiun- ziale di Si Me Vez è preso pari pari dall’esordio dei fratel- che tipo di sound incontreremo infilato il cd nel lettore: Genere: post wave go come secondo dischetto per chi se lo fosse perso), li Reid), garage-rock d’ovvia matrice In The Red meets southern California sound e reminiscenze Sixties dal Tempi lunghi per i varesini Encode, che non solo fanno il sound degli americani Dark Dark Dark assomiglia Nuggets e vocalità sixties come ormai sembra essere vago profumo psych. passare otto anni per dare un seguito a Singing Trou- a una costellazione di molti astri, ma dei quali il cen- d’ordinanza per certi suoni, i sei dimostrano di saper Rispetto al precedente Living On The Other Side del gh The Telescope (senza contare l'ep My Shadow Is tro è un vuoto, come se il focus della ricerca musicale masticare referenti e riferimenti ad uso e consumo del- 2008, qui ci sono meno Byrds e Grateful Dead, meno Taller Than Me del 2006), ma sembrano meditare la dei due membri fondatori Nona Marie Invie e Marshall le nuove generazioni di lo-fi addicted. Rispetto al cita- chitarre twang. Chissà che l'accoglienza così e così di loro proposta in una dimensione rallentata, indifferen- LaCount non fosse nelle singole parti, ma nei sottili to Davila 666, però, la carica strumentale sembra più quel disco non sia stata la molla che ha fatto scatta- te al frenetico avvicendarsi degli stili che rende obsole- rapporti che tra essi si vengono a creare. Tra le stelle pacata, le atmosfere leggermente più oscure (ma forse re nei Donkeys la voglia di costruire una via che porti ta oggi l'eccitazione di ieri. Dal post-rock con venature di questo Wild Go, allora, ritroviamo tanto le musiche è solo una questione di produzione) e i suoni più ada- all'estetica slacker. I Pavement, i titolari assoluti dell'e- dark e psych dell'esordio non si registrano clamorosi dell'est Europa, il jazz di New Orleans, il folk da camera giati sul trend psych-sixties rock tanto di moda ultima- tichetta slacker, sono un riferimento ma qui c'è meno spostamenti, ma un aggiustare il registro dell'inquietu- e il minimalismo. Non v'è dubbio che sia spesso l'inten- mente. Cosa che sinceramente fa un po’ rimpiangere rock in senso stretto e si strizza di più l'occhiolino a ri- dine su frequenze vagamente etichettabili "emo", lem- sa e profonda voce della Invie, vicina per certi versi a l’esordio, più genuino e raw rispetto a questo pur buon tornelli facil-pop che ricordano il college rock più pi- ma di per sé abbastanza insulso per non dire equivoco, quella di Fiona Apple, a creare da sola l'atmosfera ra- esempio di garage/lo-fi for dummies. gro piuttosto che il melting pot musicale di Beck, al soprattutto se ci si prende la libertà di accoppiarlo ad refatta delle composizioni. (6.4/10) quale i Donkeys vorrebbero aspirare. un titolo allusivo come Core. Nulla o poco a che fare Ecco allora l'organetto di Celebrate a creare un corto- Stefano Pifferi Si prenda il midtempo I Like The Way You Walk. Il giro di infatti con le scorribande modello Fugazi o Hüsker circuito tra le praterie americane e la steppa ucraina, e chitarra è You Get What You Give dei New Radicals suo- Dü, semmai nel ventaglio di fragranze esalate da que- che si fa ballabile marcetta punteggiata dai fiati; il pia- Delicate Steve - Wondervisions (Luaka nato al 40% della velocità e il cantato pop-rock da clas- ste nove tracce capita di avvertire molecole brumose noforte estremamente europeo di Nobody Knows che si Bop, Aprile 2011) sifica tardi Novanta. Nelle atmosfere Seventies di Cei- For Carnation, inquietudini narcotizzate Red House declina in un intreccio vocale che fa tanto Fleet Foxes. Genere: modern freak ling Tan si nota il sound di Living On The Other Side, e il Painters, afflizioni wave-industrial Depeche Mode e Le cose vanno un po' meno bene quando il microfono Quando dici famolo strano, è a gente come Steve Ma- compitino calligrafico si sgama per quello che è, con nevrosi sintetiche dEUS. principale passa a LaCount, sebbene Right Path abbia rion che pensi. Nel senso che il ventitreenne chitarrista il missaggio del Pernice Brothers Tom Monahan a Però non prendetele come coordinate attendibili, per- un'atmosfera haunting che sembra la colonna sonora del New Jersey vanta l’amicizia dei Dirty Projectors e non convincere appieno, per non parlare del tentativo ché a dire il vero mancano appigli forti, è più un aggi- di Lemony Snicket. Il ragazzo, di sicuro, funziona come l’aver supportato gli Yeasayer dal vivo, ma soprattutto di contaminazione percussioni etno e synth Eighties rarsi senza navigatore dove porta l'estro di una scrittura paroliere, soprattutto quando nella titletrack mette in simpatia e visionarietà in dosi non comuni. Dovrebbe di Oxblood che è semplicemente pacchiano. priva di particolari colpi di genio ma sufficientemente bocca alla sodale un'utopico ritorno ai nativi dell'isola tuttavia sforzarsi di capire cosa vuole per davvero: se Malkmus e soci possono dormire sonni tranquilli: il loro densa e intensa. Ne risulta un disco più che dignitoso, il di Manhattan, comperata dai colonizzatori olandesi a tediare con pippe cosmiche e inutili siparietti rumori- primato slacker non è in discussione (e pure il Beck classico sophomore che "conferma la bravura", lascian- prezzo della libertà di una nazione. sti; oppure approfondire compositivamente una “follia di Mutations può lasciare tranquillamente riposare il doti però con la sensazione che un po' di coraggio sia A chi sostiene che le canzoni di Wild Go tendano a sfu- con metodo” che, in un contesto privo di cantato, offre proprio spettro a Tijuana). rimasto in canna. Un lavoro più composto che appas- mare l'una nell'altra, senza quasi soluzione di continu- l’interessante The Ballad Of Speck And Pebble (qualcu- (5.5/10) sionato, più di consolidamento che d'assalto, in ultima ità, forse bisognerebbe far notare che potrebbe essere no dirà Vampire Weekend: in realtà è - ma guarda che Marco Boscolo analisi piacevolmente interlocutorio: non proprio quel una scelta deliberata, di una soundtrack che cambia di caso - il Paul Simon di Graceland a spasso con gli Xtc che ci si attende da una rock band che molto ancora sfumature, ma che sempre la stessa vita è chiamata a più bucolici), una Sugar Splash di simile e più contorta Elisa Luu - IPO // 24 (Ipologica, Gennaio deve dimostrare. Ok, nessun problema, però che pec- commentare. Certo, ci sono alti momenti di pop, come vena e apprezzabili bozzetti d’elettronica agreste - tra 2011) cato: l'irrequietezza androide di Ausfhart, le invenzioni il singolo Daydreamer, e altri invece che non convinco- Brian Eno e Cluster - come Z Expression e Flyin’ High. Genere: ambient electronica soniche di Reset e il morbido turbamento di My Season no. Ma anche le vite hanno i loro periodi no? Altrove Steve pasticcia fondendo low-fi e math rock e Elisa Luu torna sullo stesso luogo dopo un anno esatto Will Still Suck dimostrano che le potenzialità ci sono. (7/10) traccheggia con l’acustica: conseguenza ne è il rifu- dalla svolta electro. Un altro EP su Ipologica per ribadi- Buone basi da cui spiccare, ci auguriamo, un balzo più Marco Boscolo giarsi dentro una title-track sardonica e riassuntiva. Dal re la sua presenza nell'arena electro-ambient italiana. deciso. quale riemerge con la slanciata ironia di Don’t Get Stuck, Tre pezzi che confermano il suo savoir faire in ambito (6.2/10) così che i conti non tornano. Forse è solo questione di sintetico: Rode 3 è un crescendo che accumula echi del Stefano Solventi

42 43 highlight con ha girovagato e con cui continua a girovagare, sa- disco che si insinua a tinte chiare e carico di un' aura rebbe prima o poi giunto. positiva, rappresentando un più che gradito ritorno; EMA - Past Life Martyred Saints (Souterrain Transmissions, Maggio 2011) Stand Before Me, Oh My Soul abbandona le atmosfere certo è un po' monocorde e non riserva sorprese, ma Genere: spectral-folk elettroacustiche che hanno caratterizzato la produzio- d'altronde non è qui che bisogna cercare la luna. Past Life Martyred Saints comincia col consueto countdown rock ma, sottoposto com’è ad un tratta- ne solista del tarantino per deviare verso un approc- (6.8/10) mento al ralenti quasi fosse sotto metadone, da la misura dell’universo dispiegato da Erika M. Ander- cio più rock. A dare il tono dell'album sono, infatti, la Stefano Gaz son per questo suo esordio ufficiale. Un universo sfatto, umorale, struggente e a tratti dolorosamente chitarra - che Orsi questa volta mette in primo piano disperato, esattamente come quello inscenato in una purtroppo breve parentesi dai Gowns, di cui la rispetto ai field recordings e alle tastiere - e il supporto Feeling Of Love (The) - Dissolve Me (Born Anderson era mezzo cuore pulsante e dal quale, volenti o nolenti, essendo della batteria di Rich Baker. Bad, Aprile 2011) stato quello una concomitanza di amore e musica, prende le mosse que- Ne esce un lavoro in grado di muoversi su più piani: Genere: Psych Garage sto suo ritorno. passando per il rock in stasi di Naked Trance e la psi- Terzo album per i weird-punks più amati di Francia, Quello a nome EMA è un disco meno arty e più intimista, personale e sof- chedelia spacey di Papa, Show Me Your Blues LPs, attra- secondi per fama solo ai parigini Cheveu. Se Ok Judge ferto (si ascoltino attentamente i testi al proposito) rispetto alla breve e verso il trip krauto My Awesome Drugs Propaganda e Revival aveva imposto una nuova sonorità a forte tinte acclamata epopea di coppia, ma fa brillare l’astro della sua autrice nel fir- l'ambient al rumor bianco di Please Could You Hide That Velvet Underground, Dissolve Me continua sulle me- mamento delle migliori chanteuse underground di sempre. Disillusione e Ghost, per far ritorno, infine, ai territori più conosciuti desime coordinate, ammorbidendo forse la tensione disperazione, aggressività e furore, distorsioni e chitarra acustica, strutture di Soon, I'll Be At Home. Un lavoro che riconferma il di- dei brani della precedente raccolta. rock che spaziano dal grunge alle efferatezze da riot grrls passando per namismo di Fabio Orsi e la sua volontà di rimanere in Massici dosaggi di garage-rock imbevuto di psichedelia struggenti a-cappella (Coda) e ballate voce e chitarra da pelle d’oca (Breakfast), unite ad un senso di movimento, contro qualunque staticità. Confermando, sixties e ciclicità kraut, in cui alle pesanti influenze del malinconia e un mood darkish che veleggiano sul tutto, fanno di Past Life Martyred Saints uno degli insomma, la bontà della sua produzione. già citato gruppo di Reed/Cale (Cellophane Face, I Am esordi dell’anno. La biondina del South Dakota ha bene in mente cosa fare e come farlo, riattivando il (7/10) The Road) si aggiungono spunti à la Neu!/Spacemen filo rosso che da Nico arriva a Cat Power, passando per Liz Phair e Elizabeth Frazer, lambendo l’aggres- Francesco Asti 3 (le conclusive Numboy e White Smoke Rising), senza sività di Carla Bozulich e le melodrammatiche aperture della nostra Nada in un unico pezzo (Red Star). che venga meno quella freneticità stramboide che è Sì, perché EMA ha anche il grosso pregio di sapersi diversificare, cambiando pelle come un camaleonte Feelies (The) - Here Before (Bar None, poi il vero marchio di fabbrica del trio di Metz (la title- da pezzo a pezzo; essendo al tempo stesso cantautrice folkish e rocker di prim’ordine, ragazzina riot- Aprile 2011) track, Funk Police e I Am Right You Are Wrong). E tra una tosa e dark-lady emozionale, sperimentatrice dissonante e melodica ammaliatrice, spesso e volentieri Genere: pop rock cavalcata elettrificata dal fuzz e una ballata sbilenca c’è in un unico pezzo. Si prenda ad esempio l’opener The Grey Ship: metà soffice nenia acoustic-rock, metà Altra carrozza da aggiungere al treno delle reunion: anche tempo per una bella cover di Serge Gainsbou- disperata e ossessiva marcia per animi infranti. Non poco per una che a malapena arriva ai 24 anni e che tornano i The Feelies, a più di vent'anni dal loro ulti- rg (Là-bas C'est Naturel), da sempre nume tutelare della solo un anno fa era sul punto di abbandonare la musica e tornare a casa dei genitori. mo disco e a più di trenta dall'imprescindibile Crazy band, in cui i Feeling Of Love sembrano giocare con (7.7/10) Rhythms, pilastro della new wave in salsa pop. Ora, gli umori hypna-tropicali tanto in voga di questi tempi. Stefano Pifferi nonostante una buona dose di curiosità, le aspetta- E proprio questo sembra essere il messaggio di Dissol- tive che questo genere di operazioni portano con sè ve Me: mentre il sotto-mondo out va dietro alle sem- sono già più o meno calibrate, e si riducono nell'auspi- pre più cangianti sensazioni del momento, i ragazzi di cio di un buon ascolto, con brani in grado di reggere Francia tirano dritto per la loro strada confezionando Explosions in the Sky - Take Care, Take A differenza dei Mogwai però qui non c’è nessun ten- il confronto dei vecchi fasti, e poco altro. Il che è esat- un disco in perfetto equilibrio tra tributo alle glorie Care, Take Care, (Bella Union, Aprile 2011) tativo di uscire dall’impasse di un genere che, codifica- tamente quello che troverete in questo Here Before, passate e ricerca di un sound che sia al contempo clas- Genere: post-rock to a tal punto qual è ora, non rischia più nemmeno di un disco pop-rock fedele al marchio Feelies, e che anzi sico e personale. Per descrivere questo Take Care, Take Care, Take Care si sembrare reazionario. Lo è, punto e basta. Agli Explo- ne rappresenta una piccola antologia. C'è la sezione rit- (7.2/10) potrebbero tranquillamente prendere le parole spese sions In The Sky però sembra interessare poco la dia- mica uptempo, i brani giocati su pochi riff e brevi assoli Andrea Napoli da Solventi per Hardcore Will Never Die, But You Will dei tribe critica sul senso del post-rock. Vanno ormai per la di chitarra, i coretti melodici in background come nel Mogwai tanto è palese il percorso parallelo del quar- loro strada e i fan sembrano dar loro ragione. Noi deci- caso della title track. Filo Q - Il bordo del Buio (Micropop, Aprile tetto texano con gli ormai bolliti scozzesi. Oppure ripro- samente meno. Nel complesso si accentua la passione per il pop, con la 2011) porsi i dubbi e le perplessità usate ormai quattro anni (4.5/10) chitarra acustica che trova più spazio e strappa applau- Genere: italiana, acustica fa per All Of A Sudden, I Miss Everyone, visto che nulla Stefano Pifferi si nella pregevole Blue Skies, che pare venir fuori diret- Filo Q è Filippo Quaglia, genovese, da sempre diviso sembra essere cambiato. Di nuovo in pieno post-rock tamente dalla penna degli Yo La Tengo, o in Morning tra acustico, elettronico, brani da remixare e progetti chitarristico, di quello epico, con pezzi incredibilmente Fabio Orsi - Stand Before Me, Oh My Soul Comes, ballata dal gusto 90ties sul sentiero dei migliori massonici londinesi. Una figura eclettica con alle spalle lunghi (6 pezzi per 50 minuti) e reiterati in dicotomica (Preservation, Aprile 2011) Gomez. Il resto dell'album (dal gusto più ottantottino) collaborazioni con Numero 6, Casino Royale, Alma- prospettiva pieno/vuoto, atmosfere drammatizzate al Genere: avant-rock/drone serve a ribadire l'ottima capacità di scrittura dell'accop- megretta, Meganoidi, Perturbazione, Ex-Otago e servizio degli indie-kids più sensibili, qualche accen- Fabio Orsi ha saputo crearsi un territorio dai contorni piata Mercer-Million, che riesce a rinverdire lo spirito oggi i nuovi Magellano. sione ritmica che mantiene ogni tot minuti desta l’at- ben definiti ma dall'orografia tutt'altro che uniforme. Il punk-wave degli esordi (Time Is Right), a interpretare Il terzo album, Il bordo del buio pubblicato con Mi- tenzione e dozzinale romanticismo melodrammatico suo habitat sonoro ha permesso di intravedere all'oriz- con successo i binari power pop (Again Today), e a con- cropop dopo Le proprietà elastiche del vetro (regi- come se piovesse. zonte alcune piste meno battute a cui, vista la vitalità cedersi anche alla passione per i Velvet (On And On). Un strato e mixato da Paolo Benvegnù nel 2007), è un

44 45 highlight Foo Fighters - Wasting Light (RCA, Aprile minuti e mezzo di Smells Like Teen Spirits, avevano reso 2011) di colpo obsolete. Vent'anni dopo, un Grohl finalmente Gablé - Cute Horse Cut (LoAF, Aprile 2011) Genere: Heavy Rock pacificato, sembra dirci che forse abbiamo sbagliato a Genere: Art-Pop E' sempre increscioso recensire l'album di una band buttare il bambino con l'acqua sporca. Con Cute Horse Cut i francesi Gablè si giocano la carta dell'espansione oltre i propri confini e la bella che reputi estremamente sopravvalutata. Soprattutto (6.7/10) notizia è che hanno i numeri per farcela, seppure all'interno della loro nicchia. Per chiarire di cosa si se si tratta di un lavoro che tutti, tranne te, sembrano Diego Ballani tratta bisognerebbe tirare in ballo etichette come art-pop o avant-pop, ma è un peccato circoscrivere attendere con impazienza. quando si ha a che fare un gruppo dall'approccio così estremamente libe- Magari è colpa del sottoscritto, che non si è mai lascia- Forty Winks - Bow wow (Unhip Records, ro, informale e divertito. Per giunta il presente lavoro, già il terzo, condensa to blandire da quel post grunge annacquato, tagliato Marzo 2011) in una quarantina di minuti la bellezza di venti brani: un minutaggio da su misura per Mtv, con cui Dave Grohl ha dissipato il Genere: Power pop disco punk per un'attitudine tutto sommato similare, evidenziata anche da credito accumulato in anni di militanza con Scream e A sei anni dal precedente e omonimo album, ecco il testi come: 'I know a trick, all you need is a brick and a window: throw the Nirvana. Ma tant'è, le strade artistiche di Mr. Grohl, se lavoro che porta a compimento la maturazione della brick through the open window and let it land on my hand', cui seguono non infinite si sono certamente disperse in molteplici band emiliana, tanto che in Bow Wow non c'è quasi dei soddisfatti: 'I love broken fingers, let's do it again'. La canzone si chia- rivoli. più traccia del pop punk degli esordi. I Forty Winks del ma Brick Trick ed è il biglietto da visita collocato a tre minuti dall'avvio del A tre anni e mezzo dall'ultimo Echoes, Silence, Pa- 2011 prendono il meglio del moderno rock a stelle e disco, tanto per mettere in chiaro come eclettismo e pazzia vadano di pari tience & Grace, il nuovo Wasting Light, registrato strisce e lo fanno flirtare con coloratissime melodie di passo in questo progetto. interamente in analogico nel garage del buon Dave, stampo britannico. Suona facile il paragone con i campioni del momento, The Chap, o anche con i classici Stereolab nei promette un rilancio in grande stile per la band, grazie Bow Wow è un disco squisitamente power pop: termi- momenti di relativo intimismo, ma qui tutto è portato a livelli di schizofrenia più elevati e lo spettro di a connubi artistici nuovi (Bob Mould) e ad altri antichi ne logoro che nel loro caso si usa senza temere alcuna influenze contemplato si direbbe, se possibile, ancora più ampio: sospensioni elettroniche e microbe- e rodatissimi (Butch Vig, Pat Smear e Krist Novoselic). improprietà di linguaggio. Come definire altrimenti cu- ats di eredità Morr Music (Cyanure e Bunch), gospel ridicoli (Haunted), finti tropicalismi che sfociano Pertanto non mi resta che pormi diligentemente all'a- riosi ed avvincenti ibridi di rock stralunato come Man- in irruenti crescendo di chitarra elettrica (Ouac); e ancora: folktronica esangue (Ghost Host, quasi un scolto. nequins (i Foo Fighters finiti come per incanto nella singolo), incisi vocali al limite del naif (in Day il titolo del brano viene declamato insistentemente tra i Si parte con una Bridge Burning tesa e affilata come Swinging London) e Beneth Her Feet (i Supergrass an- denti a simulare un riff di chitarra), campionamenti di posate che sfregano (Eezy Peezy), tutta una serie una pugnalata al petto. Appartiene a quel rock totale, dati a lezione da Josh Homme)? di trovate tecnicamente ridicole ma del tutto efficaci. squadrato e finemente prodotto, perfezionato Queens Se Way Out ha un tiro prepotente, nel più canonico sti- L'album gira così veloce e concentra così tante cose diverse all'interno di ogni traccia da rendere quasi Of The Stone Age, esperienza che non ha mancato di le Queens Of The Stone Age (ma con un inserti elet- impercettibili le distinzioni tra queste ultime: è difficile trovare quindi melodie incisive, ma pure sa- lasciare il segno sul patrimonio artistico del baffuto tronici dai colori vivaci e cangianti), Meet You At The rebbe sciocco cercarne; piuttosto è apprezzabile il modo in cui tutto questo frenetico ed esuberante leader. Stessa cosa può dirsi della seconda e già nota Bar ha come termine di paragone il brit pop riletto dai sfoggio di capacità riesca a suonare coerente. L'impressione è che il gruppo sia riuscito nell'impresa, se Rope, la quale può vantare un groove deciso e qualche 'mmeregani' di un gruppo come gli OkGo. non di fare un vero passo avanti nell'ambito di questo non-genere, quantomeno di fornirne un'inter- boccaccia metal in più. Difficile scegliere il brano migliore di album così ricco, pretazione suggestiva e unica, al punto da imporsi come possibile nome di riferimento. Va da sè che chi Dal progetto Probot all'apparizione in Tenacious D And tuttavia vale la pena segnalare la bella I Feel Dead, un intende il pop come canzoni strofa-ritornello farà bene a tenersi alla larga, ma per tutti gli altri qui c'è The Pick Of Destiny, sono anni che Grohl non manca di patchwork sixties dai cori irresistibili, tiro garage e una una delle cose più fresche e bizzarre successe alla musica di inizio decennio. ricordarci la sua antica infatuazione per il metal degli coda che ricorda i Beatles psichedelici di I Want You (7.5/10) 80s. Ecco allora che traccia dopo traccia, la chiave di (She's So Heavy). Simone Madrau lettura dell'album diventa sempre più chiara. Wasting One Last Round, infine, tira fuori i fiati ed un incedere Light è la logica conseguenza dei Probot. Northern Soul che la dice lunga su come alla band le Raggiunti gli "anta", forte di un successo che il giovane definizioni vadano ormai strette. I Forty Winks sono or- batterista degli Scream non avrebbe mai neanche po- mai un gruppo pop tout court e vista la concretezza e lavoro ricco di sonorità, quasi tutte acustiche seppur amici che militano in veste di chitarristi nel disco: Ro- tuto auspicare, Grohl si abbandona alle passioni di una la freschezza di questo nuovo lavoro, non c'è che da filtrate, talvolta, dall'uso del campionatore. Un disco berto Angelini e Giuliano Dottori. Menzione speciale vita, dimostrando finalmente di infischiarsene di ven- rallegrarsene. musicalmente piuttosto maturo, saldamente aggrap- per Rendermi presentale che svetta, in chiusura, sull'o- dite e passaggi televisivi (che comunque arriveranno). (7/10) pato alla tradizione cantautorale italiana, con qualche mogeneità dell'album con l'inconsuetudine di una me- Spaziando attraverso tutte le fogge del rock più duro Diego Ballani momento altamente contemporaneo in uno dei brani lodia perfetta, malinconica e davvero ben riuscita. C'è ed anthemco a cavallo fra 70-80, l'album suona vario, migliori del disco, La memoria, dove si sente piuttosto un po' del Niccolò Fabi che fu in questo lavoro che ci compatto e per nulla scontato, soprattutto se parago- Friendly Fires - Pala (XL, Maggio 2011) marcata l'influenza di Vasco Brondi a far da contraltare auguriamo essere il principio di una maturazione an- nato alle produzioni odierne. Così White Limo ha la foga Genere: post-nu-rave alla delicatezza vocale vicina a quella del primo Fran- cora più completa. trita ossa dei thrash della Bay Area. Dear Rosemary ha la Secondo album per il trio formato da Edward Gibson, cesco De Gregori, presente in tutto l'album. (6.5/10) melodia e la potenza un pò sguaiata delle migliori hair Edward Macfarlane e Jack Savidge. Dopo l'omonimo Un album dalla struttura classica che però pecca nei Giulia Cavaliere metal band. Ma soprattutto, in brani come Miss The Mi- debutto del 2008, la band ha continuato a crescere e a testi, decisamente non al livello dei suoni. Lo scarto tra sery e Arlandria, c'è la vena innodica e quella produzio- partecipare a progetti che hanno contribuito a portare le due componenti è netto ma Filo Q fa del buon can- ne luminosa del class rock firmato Desmond Child. avanti il verbo nu-rave anche dopo lo scioglimento de- tautorato pop, vicino per certi aspetti a quello di due Curiosamente tutte cose che i Nirvana, con i quattro gli LCD Soundsystem e la decadenza di Rapture & Co.

46 47 Registrato fra uno studio della campagna francese (ma rendere l'ascolto più caldo e arioso. Il temporaneo al- diventa difficile estrapolare singoli momenti cardine. Gavin Friday - Catholic (Rubyworks, quanto va di moda oggi?), la cintura urbana londinese lontanamento dalla scena berlinese si traduce in una Saint Dymphna ragionava maggiormente sui brani, qui Maggio 2011) e New York, il disco è co-prodotto da Paul Epworth, il migliore messa a fuoco del background musicale che gli tutto tende alla contemplazione dell’affresco nella sua Genere: wave pop produttore inglese che ha lavorato fra gli altri con Ade- appartiene: l'album ha uno spiccato carattere dancey, interezza. I momenti migliori sono quelli dove ancora di- Sedici anni ci ha messo Gavin Friday per dare un se- le, Florence And The Machine, Bloc Party, Primal sul quale si sviluppano iniziative ambient prossime a mostrano di saper disegnare jam psichedeliche potenti guito all'opera terza da solista Shag Tobacco. Non che Scream e, guardacaso, Rapture. Anche se influenzate John Roberts (Allen Town Jail), vivacità funky che striz- e visionarie: Glass Jar e Adult Goth. Ma non tutto sul disco l'ex-leader dei Virgin Prunes sia stato nel frattempo dalla mano del pluripremiato smanettone di consol- zano l'occhio al fermento UK (Red Tide), corde dal sapore viaggia su questi livelli. Su Chinese High ascoltiamo Lizzi con le mani in mano: ha infatti architettato spettacoli le, le tracce cercano di smarcarsi dagli stereotipi delle orientale (Back Into The Deep) e addirittura passi di valzer Bougatsos che si trasforma in una sorta di strano ibrido teatrali e composto colonne sonore (per Jim Sheridan band con l'articolo 'The' davanti al nome e si ritaglia- trasformati in groove da club (Cinemascopique). tra Natacha Atlas e Shakira e forse è meglio stendere e Neil Jordan tra gli altri), prestandosi ogni tanto anche no una cantabilità pop che fa l'occhiolino ai Cut Copy Nelle architetture di Frivolous protagoniste son sem- un velo pietoso sui goffi tentativi soul diRomance Layers. alla recitazione. Quindi, bontà sua, ha sentito il bisogno (Running Away), riprende riff dei (l'incipit pre le sfumature, e Meteorology non fa eccezione: le Suggestive le ipotesi di etnica garbage e postmoderna di tornare all'antico amore propinandoci un album tut- di Blue Cassette è la riscrittura velocizzata di One More partenze lente sapientemente studiate per creare atte- di Thru And Thru con il refrain new wave ad innestarsi to intero, il qui presente Catholic. Ovvero una dimo- Time, i filtri di Hurting sono old-school french touch sa, i bassi avvolgenti che danno il tempo, gli abili inca- sulla base mediorientale, come se i Depeche Mode di strazione del proverbio che la classe non è acqua, ok, anche se c'è di mezzo l'Harlem Gospel Choir), e inevi- stri con la cassa in quattro, son tutte espressioni del suo Violator fossero cresciuti a Damasco o in qualche sper- però si può annacquare eccome. tabilmente ricalca la lezione dei maestri newyorchesi personalissimo stile, che dà vita a creature sempre più duto villaggio siriano. Certo, con i GGD non ci si annoia Prodotte da Ken Thomas (già al lavoro con Cocteau aggiungedo echi '80 (Running Away e True Love con il indefinite. Originale lo è sempre stato, stavolta è anche mai, ma stavolta l’impressione è che abbiano esagerato Twins e Sigur Ros), le undici tracce in programma featuring di Alex Frankel degli Holy Ghost!). lunatico e inquieto. Ma non azzardatevi a fermarlo. e il risultato è un disco molto più caotico e meno a fuoco costituiscono cinquanta minuti abbondanti di pelosa Il risultato non è però così scontato e banale, dato che (7.3/10) del precedente che già faceva della sua non risolutezza melensaggine decadente. Tema portante il crepuscolo si aggiunge varietà smarcandosi su territori tropical- Carlo Affatigato la sua ragion d’essere. della vita e una riflessione spirituale sul "dopo", argo- sincopati à la Paul Simon (Pull Me Back To Earth), soul (6.5/10) mento che accettiamo ben volentieri se ad affrontar- sdolcinati-loungey (nella titletrack), funkettini sciccosi Gang Gang Dance - Eye Contact (4AD, Antonello Comunale lo è uno dei fautori del cosiddetto goth-rock. Peccato (Helpless) e in generale su una coesione che si toglie Maggio 2011) però che venga ricondotto a forme appiccicosette da di dosso l'aura malinconica del rock dela grande mela Genere: tribal dance Gangpol & Mit - The 1000 Softcore Tourist nostalgico dei Roxy Music (con risultati accettabili in post-9/11, per tuffarsi in una coloratissima e a tratti Davvero poco da dire sul percorso artistico dei Gang People Club (Ipecac Recordings, Marzo Able, discreti nella vagamente lennoniana It’s All Ahe- spensierata passeggiata pop. L'invocazione del roman- Gang Dance. Gente che si è reinventata ad ogni disco 2011) ad Of You, pessimi in quella The Only One che semmai zo utopico di Aldous Huxley del 1962 (Pala è il nome con una verve creativa che sa di sperimentazione mol- Genere: 8bit pop rimanda a certe ignominie Cock Robin), bazzicando dell'isola di Island, appunto) ci fa sperare in una matu- to più di qualunque nerd ripiegato sugli effetti. Con- Gangpol & Mit sono Sylvain Quément e Guillaume Ca- al bisogno kitsch vaporoso (come nella sfacciatamen- rità in arrivo. Per ora ci sono ancora troppi elementi di siderato il fondamentale turning point del precedente stagnè, duo musicale/grafico nato a Bordeaux a metà te sigurossiana Lord I'm Coming o in A Song That Hurts, plagio e di nostalgia dei primi anni zero che rendono il Saint Dymphna i newyorkesi erano attesi al varco del degli anni zero che approda ora su Ipecac con questo ove sfoggia un falsetto à la Bono tra evanescenze sin- disco nient'altro che un buon passatempo. quinto disco per testimoniarne lo status di culto. Il pas- The 1000 Softcore Tourist People Club, vale a dire 14 tracce tetiche come bignami Ultravox-Brian Eno) e croone- (6.6/10) saggio a 4AD aiuta non tanto in quella direzione, quan- 8bit-pop un po' weird, un po' naif impregnate in un'e- rismo torbido (i Lambchop narcotizzati Cousteau nel Marco Braggion to sotto il lato distributivo e del marketing, perché di stetica da cartone animato nello stile di un Amiga o un folk jazzy di Blame, la caricatura Depeche Mode-Scott fatto vendere questi GGD qui diventa una questione Atari. Nella sostanza i nostri cercano di trovare una via a Walker di Where’d Ya Go? Gone). Frivolous - Meteorology (Cadenza sostanzialmente diversa da quella che si poteva dare metà strada tra le pazzie di Mike Patton (The 1000 Peo- Melodicamente insulso, interpretato con vellutata ri- Records, Febbraio 2011) anche solo con l’ultimo lavoro (i precedenti sono dav- ple Band (Part 1)), il barocchismo di Momus (The Enemy I gidità, sorretto da un'idea sonora da ex wave-rockers Genere: deep, tech-house vero tutta un’altra faccenda ). Never Met), e l'austerità degli Yello (The Softcore Tourist). convertito alla pantofola, è un disco da brividi. Ma per- Tornano ad evolversi le invenzioni visionarie di Daniel Il cambio di pelle cominciato con l’ep RAWWAR e pro- Come dire, il problema qui non è tanto la sintesi de- lopiù di raccapriccio. Gardner, in arte Frivolous, il produttore canadese or- seguito con Saint Dymphna si completa definitiva- gli elementi, perché il lavoro ha tutto sommato una fi- (4.7/10) mai da anni residente a Berlino. Rispetto al precedente mente con Eye Contact che si incarica di inquadrare la sionomia omogenea, quanto più semplicemente che Stefano Solventi Midnight Black Indulgence l'orizzonte si allarga ulterior- band newyorkese sotto una lente che piega le venatu- il disco è scialbo. Il giocattolino pop made in Japan di mente, ciò è frutto delle circostanze nelle quali nasce re psych e dub degli esordi sotto una spessa nervatura Otsuki Sama non graffia, From Your House To The Uni- Gentlemen's Agreement (The) - Carcarà il nuovo album: un periodo di isolamento sia artistico fatta di umori etno, venature world, con il piglio dance verse è una siglettina cartoon che senza controparte (Materia Principale, Marzo 2011) che personale, durato alcuni mesi, in un'isoletta nell'o- mai così pronunciato, finendo col diventare una sorta visuale risulta un nonsense, ed anche le schegge so- Genere: tropical fusion ceano Pacifico. di strana fusione kitch tra M.I.A. e le vecchie sugge- nore di trenta secondi come The Burial e Skillful Fingers Se è vero che la premessa di ogni buon disco è un luogo L'eclettismo per cui Gardner è noto non tradisce nem- stioni etno di gente come Loop Guru e Transglobal sembrano più riempitivi che espressione di stile. Qual- emotivo in cui accadere, lo spazio definito daCarcarà meno stavolta. Meteorology riflette a tratti le atmosfere Underground. Effetto finale? Un maelstrom stordente che buono spunto, la dance di The Softcore People Club - secondo lavoro lungo per i The Gentlemen's Agree- tropicali da cui proviene, e la cosa non si evidenzia solo e ridondante, eccessivo e ricolmo di cattivo gusto anni e l'orientaleggiante downtempo di Browse At Night, ri- ment - fa anche di più: apparecchia una dimensione nella scelta di certe sonorità tribali in brani come One ’80 che a sentire il primo singolo Mindkilla, i Crystal Ca- mane troppo annacquato per giustificare qualcosa che in cui perdersi, esotismo magico che polverizza le co- Final Solstice, ma soprattutto in una generale ricchez- stels in confronto sembrano i profeti della nuova era. vada oltre il semplice ascolto. ordinate terrene, cuce i balcani coi tropici, scompiglia za melodica solitamente estranea alla tech-house, con Il martorio costante a base di synth e ritmica sostenuta (5.5/10) e mescola resine mediterranee, brume jazzy e aromi pezzi come Serenade Des Excentriques e Wasting Time a impasta tutto il disco in una sorta di continuum da cui Stefano Gaz tex-mex. Già amato oltralpe, il quintetto partenopeo

48 49 allarga quindi considerevolmente lo spettro sonoro nella title-track), la muzak sotto, e anche attorno, a cre- highlight rispetto all'esordio Let Me Be A Child conducendo l'a- are una bolla d’aria che abbassa la capacità del nostro scoltatore in un viaggio fiabesco attraverso le peripezie orecchio di concentrarsi ed effettuare uno spostamen- Grouper - A | A - Alien Observer / Dream Loss (yellowelectric, Aprile 2011) d'un ragazzo vittima di pene amorose, alla cui consola- to cognitivo. E l’iperuranio si allontana. Genere: dream drone zione provvedono i pesci del mare, impetositi dai suoi (5.5/10) Liz Harris, Grouper, è già da tempo oggetto di culto per le aste di ebay dove i suoi dischi in vinile finisco- lamenti. Il mare diventa così un vasto, accogliente, im- Gaspare Caliri no sempre per essere battuti a cifre irragionevoli e si può stare certi che lo stesso avverrà con le poche maginifico ventre nel quale immergersi per assorbirne copie esistenti del doppio vinile A | A. Due dischi singoli, Alien Observer e Dream Loss, riuniti sotto la mutevole fluidità e rinascere rinnovati nello sguardo Holly Golightly - No Help Coming un’unica etichetta tanto metaforica quanto sostanziale. e nel cuore. (Transdreamer, Aprile 2011) Si era già visto con l’ultimo split con Roy Montgomery quanto la scrittura Mille le fragranze come i timbri dei molti strumenti, ar- Genere: americana della musicista di Portland si fosse raffinata con il tempo. A | A per com- mamentario acustico ubriacante per orditi multicefali Difficile che la dolce Holly possa avvicinarsi ai livelli di piutezza e disegno generale è destinato a fare da capo d’opera per la sua autrice, dribblando abilmente la pericolosa risacca del post - Dragging A come potrebbero tramarli dei mariachi cresciuti tra le Billy Childish dal punto di vista quantitativo. Nel senso Dead Deer Up A Hill, il disco che nel 2003 le diede più visibilità forte di un ombre ed il sole del Vesuvio, dei gitani alle prese con che questa londinese trapiantata in Georgia, è giunta songwriting più pulito e una distribuzione firmata Type. miraggi morriconiani (Mama Oceano), dei sambeiri alla trentina di uscite in un paio di decenni: bazzecole, Oggi, tutto torna in autonomia. Produzione autarchica e distribuzione fai scissi tra estro Bacharach (The Path Of Life) e fregole se prendiamo come metro l’iperattivo Billy col quale da te (con l’aiuto di Mississippi Records che vale come minimo a garanzia swing. Colto il fiore del tropicalismo, spesa la dove- ha più di un punto di contatto. Non è dei dischi usciti di qualità ) sono gli architravi per un doppio sogno sonoro che sulle prime rosa devozione a Caetano Veloso (e alla di lui sorella in coppia che parliamo, né della militanza della stes- annichilisce per l’integralismo e la coloritura monocromatica, e ai passaggi successivi tende ad acco- Maria Bethania), il quid poetico di questa band si di- sa nelle Headcoatees. La questione ha a che vedere gliere sempre di più in un caldo intimo abbraccio. A | A salta di netto il profilo pop folk di Dragging A stingue per l'entusiastico sincretismo, il festoso frugale con affinità elettive, con la pervicace riscrittura di ca- Dead Deer Up A Hill, facendo da trait d’union tra le ultime composizioni apparse sull’ultimo ep Vessel caleidoscopio di segni, sogni e culture. Alla cui riuscita noni di rock ‘n’ roll e folk, di country e blues con piglio e dischi precedenti come Wide e Cover The Windows And The Walls, probabilmente i suoi lavori più contribuiscono il senso teatrale (non a caso il tour di- vigoroso e mano sicura, ma con meno garage e low-fi enigmatici e fascinosi. verrà uno spettacolo vero e proprio) e la voce solista per il progetto Brokeoffs in combutta con l’americano Dei due, Alien Observer contiene le tracce più recenti. La title track è tra le cose più vicine a David Lynch (di Raffaele Giglio) lirica e acidula come un Devendra Lawyer Dave a chitarra, batteria e voce. apparse di recente, ma è lo stile stesso di Grouper ad andare verso quella direzione: nebbia brumosa Banhart meno fricchettone che solare. La “solita” ricetta, insomma, devota a un approccio di feedback, canto lunare e ultraterreno, malinconia oltre il livello di guardia. In heaven everything is (7.4/10) asciutto alle radici e ispirata a Wanda Jackson e John- fine. L’ostinato profilo lo-fi che pure fa storcere qualche integralista del microfono buono non fa altro Stefano Solventi ny Cash, nondimeno sapendo bene che nel frattempo che aggiungere fascino ad una musica che se prima era soprattutto scenografia e (r)umore, ore è anche architettura e forma. L’iniziale Moon is Sharp potrebbe essere tranquillamente un brano dei Cocteau sono passati Violent Femmes (che la title-track imma- Twins di mezzo, se non fosse per la polvere nebulosa della chitarra effettata e per gli eco riverberati HatchbacK - Zeus & Apollo (Lo Recordings, gina alle prese con una novella Folsom Prison Blues e fino all’eccesso. Che il taglio generale dell’operazione sia quello dell’ultima figlia dello shoegaze è quasi Marzo 2011) Burn Oh Junk Pile, Burn associa a Tom Waits) e White ovvio. Se l’idea dei My Bloody Valentine, di abbozzare delle canzoni e ricrearle nel missaggio sfasato Genere: new age / cosmica Stripes (più che altrove nel tormentato soul-blues The delle tracce ha dato vita ad una folla di scialbi imitatori, Liz Harris dimostra di aver appreso la lezione Sam Grawe è affezionatissimo al suono cosmico che Rest Of Your Life). Gusti ruvidi, genuini e duraturi se chi con una maestria tutta sua. Arrivano da qui brani come Vapor Trails e She Loves Me That Way, sempre sul guarda alla new age. Non essendone un agiografo, li propone ha i mezzi per consegnarne un’idea credi- punto di sfaldarsi in un non meglio definito noise di sottofondo. Come dire che lo status di bozza può però, non fa troppa distinzione tra le eccellenze (Popol bile, alternando una frase sguaiata (Get Out My House) diventare un regno di possibilità espressive. Vuh ricorsi ma classicamente mai raggiunti in Orinoco con una riflessione (la splendida River Of Tears, una tra- Dream Loss contiene le tracce più datate. L’atmosfera del primo disco, già sospesa e rarefatta, subisce Waltz) e gli ascolti evitabili. slucidaThe Whole Day Long) e mettendoci sempre tutta qui un ulteriore regressione verso l’onirismo e l’oblio. Dragging the streets, nella sua diafana psichedelia Dimenticata la fase deep house e pure quella space- l’anima e il cuore, la classe e il feeling possibili. Oltre liturgica è a due passi dai This Mortal Coil di It’ll Ends In Tears e c’è qualcosa di profondamente pia- disco, il progetto Hatchback, di cui è titolare, alla se- ai brani succitati, li certificano belle riletture di uno ieri cevole nel modo in cui il brano si stempera nella distorsione di I Saw A Ray e ci troviamo di colpo in ter- conda uscita per Lo, sceglie di fare una lunga dedica oscuro - l’attitudine, mutatis mutandis, ricorda i Cram- ritori drogati alla Flying Saucers Attack. Per non dire delle successive e impenetrabili No Other e Wind all’ambient acquatico che evita picchi emotivi e in de- ps - come un’accorata Lord Knows We’re Drinking, l’er- Return, degradate nella forma dal missaggio e irrefrenabili nella loro malinconia folk che sembra di finitiva anche la qualità creativa. La differenza tra l’es- rebì anni ’50 Here Lies My Love e il country ‘n’ roll L.S.D. ascoltare un nastro di Sibille Bayer sopravvissuto all’ultima delle catastrofi. E infine il canto della Har- serci e il farci, specie per il sound delle lande dei mondi Made A Wreck Of Me. Americana, che per la quarta volta ris, costantemente ottenebrato da qualche intervento tecnico, sia esso un riverbero, una doppia voce, una distorsione, eppure immediatamente riconoscibile nella sua eco triste. Un trademark non da poco. e dello spirito, non è da poco. C’è chi non ama la new di fila, associa tradizione e personalità in un vigoroso Grouper, in fase di press release, ha tenuto a dire che sottili e sotterranee correnti tramano da un disco age, ma nessuno può evitare di accettare il percorso paradosso. all’altro, finendo di fatto per identificarli come unità, sebbene siano godibili anche presi singolarmente. che il genere ha proposto, le strade che ha aperto. Una (7.2/10) Di sicuro un doppio del genere farà la gioia degli estimatori dell’epoca dream pop / shoegaze o dei strada ha però una carreggiata e un limite, per quanto Giancarlo Turra “nostalgici” della prima Kranky e dell’altra Bristol, anche se forte com’è di un songwriting di altissimo possa essere disegnato o sfaccettato. livello è destinato a raccogliere consensi un po’ ovunque. Gli ambienti rilassati di Zeus & Apollo soffrono come Horrible Present - Endless Summer / (7.7/10) un libro che non si fa leggere dopo l’exergo. Detto in Winter Shows Up (Autoprodotto, Marzo Antonello Comunale altro modo, il problema sopraggiunge nelle interse- 2011) zioni che musica come quella prodotta da Hatchback Genere: electro-shoegaze incrocia. L’easy-listening è sempre dietro l’angolo (già L'impressione è che Horrible Present sia un po' la zona

50 51 franca del The Calorifer Is Very Hot - ora solo Calo- tutto questo. Al massimo un tentativo apprezzabile (La AFX ritorna ancora ma questa volta la dichiarazione senza che la sostanza cambi; e in questo senso il Vol. 4 rifero, come da nuova ragione sociale - Nicola Donà. giostra) ma al tempo stesso confusionario di innovare d’appartenenza all’UK Bass proviene da una camera si inserisce nella sequenza iniziata dal primo capitolo Un playground in cui ampliare le fascinazioni lo-fi che un linguaggio dai codici ben noti. iperbarica tutta electro e rigore. Resolution653 è uno senza una vera soluzione di continuità. Basta cogliere da sempre animano il progetto condiviso con Naza- (5/10) di quei lavori zen sul continuum che sottopone l’au- la complessità interna a ogni passaggio, per capire la reno Realdini e Samuele Palazzi verso scenari meno Fabrizio Zampighi tismo dei mancuniami a visioni detroitiane Gerald natura dell’intera operazione, e non aspettarsi niente battuti e forse anche più avventurosi. Come dimostra Donald / Drexciya (Arc, la kraftwerchiana Plok), dove di più che una serie di esempi di alto livello dello stesso l'elettro-wave della title track o lo shoegaze in sbornia Instra mental - Resolution 653 (NonPlus, il Plastikman ai tempi della Plus8 (8) si mescola alla metodo. Spacemen 3 di Floating Mess, primi passi di un trip Aprile 2011) braindance e all’acid più involuta della Rephlex (Aggro (6.7/10) volenteroso ma per ora ancora controllato (Later On e Genere: IDM, Techno Acid, Love Arp), dove la toponomastica dubstep in sci- Gaspare Caliri Those Days Those places non sono poi così distanti dalla Cresciuti a Rave Culture e Warp Records all’inizio dei fi Planet Mu (Rift Zone), trova l’ambient house (Talkin’ produzione del Calorifero) che ha soprattutto lo scopo Novanta, folgorati dal discorso contaminato e intelli- Mono) tra sincopi, circuiti e letteratura cyber. Un disco James Ferraro - Night Dolls With di ragionare sui suoni, provandone di nuovi. Senza la gent operato da Photek alla drum’n’bass, i londinesi di luce nera al confine tra cuffia e dancefloor. Nessuna Hairspray (Olde English Spelling Bee, responsabilità di una band sulle spalle a frenare le irre- Alex Green & Damon Kirkham ovvero Instra:mental bomba vera ma una produzione che raggiunge picchi Aprile 2011) quietezze creative e col timone ben puntato verso un avevano esordito nell’anno peggiore per la cassa rul- incalcolabili. Genere: hypnagogic pop mood più scuro ma nient'affatto radicale. lante. La scena aveva chiuso i ranghi e pure le produ- (7.2/10) Chi avrebbe mai pensato che James Ferraro avrebbe Cambi di atmosfera, intuizioni solitarie, convivenze zioni più sperimentali, tipo il tech-step, erano arrivate Edoardo Bridda fatto un disco pop. Uno che ha tirato fuori le più ne- possibili ma non definitive: quelle che una Everything's a un punto morto. Tra 2000 e 2001, i due facevano una fande e nauseabonde cose ascoltate negli anni '00 in Already Done analizza appiccicandosi a un pop psiche- comparsata su Demonic con tracce d’n’b scure a bpm Jaki Liebezeit/Burnt Friedman - Secret compagnia di Spencer Clark con gli Skaters, i padrini delico che flirta con l'elettronica o una Primordial Noise rallentati (130 circa) tra cui l’anthem ragga Boomer, le Rhythms 4 (Nonplace, Aprile 2011) del drone noise più lercio e ignobile. Uno che ha per- avvicina a certe cadenze dei Deerhunter. Un bighello- cinematiche noir di Channel Zero e una splendida Pimp Genere: Tribal funk seguito imperterrito nella sua opera solista (in cui gli nare consapevole e basato sull’istinto che porta il pa- star (blim caraibico di chitarrina campionata e retrogu- In tanti se non tutti conoscono la storia di Secret pseudonimi non si contano) l'inquinamento delle no- drone di casa a mescolare coolness e vecchie abitudini sto jazz al basso, percussioni tribali) che dava da inter- Rhythms. Burnt Friedman e Jaki Liebezeit decidono stre orecchie suonando la psichedelia ambientale di in un disco intrigante e in download gratuito all'indiriz- nere più di quanto, evidentemente, non si potesse fare. di trattare in studio un loro concerto alla Triennale di una discarica. Uno così come può fare un disco “com- zo http://soundcloud.com/horrible-present. Poi cinque anni di hiatus e il ritorno in consapevolezza Colonia del 2000. E il tutto, anziché rimanere un episo- merciale”? (6.8/10) con mosse calibrate e una produzione ancora più lenta dio isolato, diventa l’inizio di un percorso, o meglio, di Ascoltando Night Dolls With Hairspray si comprende Fabrizio Zampighi e dark. Per Darkestral escono tre 12’’ a mettere in chia- un processo di analisi oggi arrivato alla puntata nume- immediatamente che a cambiare non sono certo i lem- ro lo scarto dal d’n’b mentre le lezioni electro e techno ro quattro. mi fondanti del linguaggio ferrariano (che rimangono Ibrido_XN - Non ingerire (Black Fading / (Autechre) si fanno sentire e così pure l’interesse per i Ovunque ci sia lo zampino di Jaki, la lavorazione del rit- sozzura, bassa fedeltà e approccio luddista), ma il fra- Action Directe, Dicembre 2010) film di Carpenter e il Blade Runner di Vangelis, le clau- mo non può essere elementare. È lui stesso ad aborrire me di riferimento che diventa quello del bubblegum Genere: dark-wave strofobie di Detroit, certe freddure Pan Sonic interseca- i tempi che il rock tradizionalmente si è scelto. L’impe- pop, in pratica un popular ottenuto dal rigurgito del Considerare ibrido o meltin' pot (come da note stam- te con casse che assomigliano sempre di più ai codici ro dei quattro quarti, per il leggendario batterista dei pubblico, rimasticato e riconfezionato secondo i suoi pa) un disco che si rifà semplicemente alla new wave e Morse (ancora Autechre e il lato hip hop della faccen- Can, è quanto di più noioso si possa concepire, specie stessi standard, un prodotto di massa guastato e infet- al dark aggiungendo qualche solida base elettronica, ci da). per uno che ha colto da giovanissimo le potenzialità tato fino al midollo e reso così spazzatura della spaz- sembra una forzatura: sono almeno quindici anni che Nel 2009, i conti con il passato vengono definitivamen- di spostamento di immaginario della “musica leggera”, zatura. escono produzioni sul genere e questa non ci pare più te saldati: Watching You - un gioiello di fusioni 2 step, pur provenendo da studi ben più altolocati. Si sentono Ferraro lavora anche con il video ed è proprio dallo borderline o sperimentale di altre. E infatti a curare il idm e house - dice la parola fine alla cassa rullante, anzi, le delizie ritmiche di Future Days, in Secret Rhythms pseudo film in Vhs Rapture Adrenaline (un cut up dei suono degli Ibrido_XN non viene chiamata una figu- la relega a uno degli stili in oggetto del revisionismo a Vol. 4, che dal retrobottega emergono sempre o qua- peggior horror movie e telefilm degli anni '80/'90, col- ra trasversale, ma un guru del settore come Cristiano nome Club Automaton, moniker per il quale, assieme si in primissimo piano (182-11; ma è responsabilità del lage di video di Mtv e traposizioni cinematografiche di Santini (ex Disciplinatha). a Darren White / Dbridge, escono una serie di podcast missaggio di Burnt), comunque le maggiori responsa- videogame tipo Mortal Kombat, purulento mix di cul- Detto questo, proprio il suono è la parte migliore del gratuiti che presto rappresentano download di culto e bili del mood creato dall’album. Certo, il ritmo non è tura trash degno della mente di un produttore di Vide- disco. Patinato, ma alla fine capace di blindare la mu- infine anche un’omonima label gestita da quest’ultimo. solo fatto di percussioni, ma di sponde di sample cre- odrome) che è cominciato il rinnovamento che questo sica della band laziale in uno streaming evocativo e Contemporaneamente il singolone esce per un’etichet- ate da Friedman (131-7, forse il migliore intarsio che ri- Night Dolls With Hairspray porta a compimento e com- credibile fatto di chitarre elettriche vicine al metal e ta personale, la Nonsplus. Gli Instra:mental, cresciuti in sulta della formula), e contrappunti e ritagli di chitarra pletamento, anzi, a saturazione. tastiere. Con qualche colpo di genio (gli archi di L'odio), termini di amicizie e contatti, suonano all’impazzata (grazie a Joseph Suchy), fiati (Hayden Chisholm), bas- L'ex Skaters infetta telefilm adolescenziali stile Saved by ruvidezze particolarmente riuscite (All'apice) e in gene- tra Berlino, Londra e il mondo, pubblicano singoli di so (Daniel Schroeter). the Bell (Bayside School in Italia) con splatter d'ambien- rale una taratura degli equilibri tra rumore e melodia Actress e della star dubstep Skream la cui specialità è La complessità del ritmo, come chi è appassionato di tazione scolastica a là Jolly Killer (Leater High School), quasi perfetta. Il problema di Non ingerire, semmai, naturalmente parte del menù del FabricLive, che a sua Africa saprà già, non significa però affaticamento per inscena demenziali filastrocche da sigla di Beverly Hills sono i brani: passino le analogie con i Subsonica che si volta è una sorta di best dei Podcast. A completamen- l’orecchio occidentale. Al contrario, è un invito a en- 90210 (Buffy Honkerburg's Answering Machine, Roses respirano un po' ovunque nel cantato, restano testi per to abbiamo l’album lungo, ovvero la nuova pelle del trare nel flusso, a non limitarsi a battere il piede ma And Mystery) fino a intonare power pop mongoloidi lo meno discutibili per un combo che si fa portatore di dopo Photek. seguire le decine di input a battuta con tutto il corpo. (Runaway, Dollhouse Frotteur) e pastiche di frequenze una «canzone d'autore moderna e graffiante». Niente di La lezione Rave e Warp, cyber Autechre e tunnel vision Secondo questa logica, i brani sono infiniti o brevi, Am (Radio Cherubs).

52 53 highlight agli Ottanta e ai Novanta (ad esempio al pop raffinato proponendo una lista di tracce massimaliste che as- degli Everything But The Girl), al soul e alle derive semblano a puntino sample per costruire stanze funk post-step che oggi si incanalano nei binari del pop. (New Religion), visioni filmiche loungey tagliate con Implodes - Black Earth (Kranky, Maggio 2011) Street è una cosetta da niente che ti prende subito, un breaking e krauterie varie (Italian Lessons), remini- Genere: Heavy drone buzz ritmino eighties che non ti togli di dosso, il singolo con scenze break-acid-core à la Kid 606 (la traccia che dà Esordio potente e visionario per le nuove stelline di Kranky Records. Gli Implodes arrivano da Chica- Burial (Night Air) riprende la fase electro dei Depeche il nome alla raccolta), americana bluesy proto-Beck go, con una classica lineup a quattro costruita intorno ai chitarristi Matt Jencik e Ken Camden, con Mode e gli aggiunge la voce cristallina che va su e che ti (Raunchy), organetti per Luke Vibert (The Exquisite quest’ultimo già fattosi notare l’anno scorso proprio su Kranky, con il di- cuoce l’anima, Lady Luck si fa contaminare dal soul pac- Organs), truzzismi in ghetto lo-fi (Roger Dean Landsca- sco solista intitolato Lethargy & Repercussions. Le coordinate su cui si chiano da classifica (ma ha un suo mood che esula dal pe), porno lounge Settanta (Keys To The Door starebbe muoveva Camden in proprio, ovvero krautrock classico e dronemusic tra peggior Timberlake, per intenderci) e che sicuramente bene in un live di Frank Zappa) e per chiudere pure la le più estatiche trova soltanto parzialmente una sua eco tra le spire spesse sarà amata da migliaia di ragazze, Shoulda è il richiamo notevole meditazione slo-mo pianistica (Isolation, Too). e metalliche degli Implodes che al contrario piegano ogni cosa sotto uno alle canzoni da studio ‘80 (dice bene il NME quando cita Jason è un uomo che non sta mai fermo, e che con le spesso umore di tenebra. In The Air Tonight di Phil Collins), Echoes ci va di falsetto sue migliaia di idee in pochi attimi fa attraversare mon- Black Earth è un disco dotato di un fascino scuro ed arcano che poggia retrò con qualche puntatina step, e poi la seconda metà di lontanissimi. Per chi segue l'elettronica da qualche le sue fondamenta su un mix molto abile e furbo. Da un lato, più che fare del disco si rilassa in qualcosa che potrebbe essere be- anno, la proposta si situa su un solco tracciato dallo bieco citazionismo, prende in prestito in toto la lezione black metal con il nissimo usato in qualche compilation chill-ambient di stesso Forrest in compagnia del già citato Kid 606, di taglio metallico e acido delle chitarre e le voci ridotte al rango di rantoli riverberati. I brani rimangono classe (Spiral, Secondbreath) e che fa scendere le vibra- Duran Duran Duran, DJ Rupture e Spooky fra gli altri. sempre sufficientemente melodici per non superare mai davvero la linea di confine, ma tutto questo zioni dei picchi raggiunti in precedenza. Nulla di nuovo insomma, ma il prodotto ha una coe- aggiunto al piglio tribaloide delle ritmiche e alle incursioni insistenti su una drone music apocalittica e Il dubstep è diventato ancora una volta pop. Woon lo sione e una capacità di arrangiare i materiali notevoli. nerissima traghettano la musica in un terrirorio che sembra stato battutto già milioni di volte eppure testimonia con un album che potenzialmente può es- Per questo, dopo anni dall'esordio, Forrest sta sempre mai con questa efficacia. sere ascoltato da chiunque (sì, dalla casalinga che ha sopra la media. Keep it going, Jas. Qui dentro c’è del post rock mischiato Current 93/Death In June (i mormorii sinistri e tenebrosi su l’autografo di Julio Iglesias incorniciato alla parete alla (7/10) Screech Owl, Song for Fucking Damon II, Hands on the Rail); acid folk da apocalisse (l’iniziale Open The ragazza che ama i Dari), a prescindere che si conoscano Marco Braggion Door, Oxblood, Experiential Report); metal-grunge (la micidiale Marker o la malinconica Meadowslands); o meno i trascorsi oscuri del genere. Il rischio però (da dark ambient virata kraut (White Window, Wendy, Down Time). Tutto concorre alla descrizione metico- metà tracklist in poi le tracce lo testimoniano) è quello Jolaurlo - Meccanica e natura (Irma losa di questa terrifica terra di mezzo del nero. Non sarà un viaggio indolore, ma finalmente i teenagers di perdersi in una patina che rasenta il trash di molte Group, Marzo 2011) del 2011 che non si arrendono all’emo hanno trovato una colonna sonora adeguata ai loro tempi. delle più infauste boy band anni Novanta. Il ragazzo Genere: synth wave rock (7.5/10) ha una bella voce, sdogana il soul nella pasta popstep, L’eredità dei Novanta dei gruppi italiani si disperde Antonello Comunale ma deve stare attento a non infognarsi nel tunnel di oggi in centinaia di proposte, che alle volte sottoline- una commercialità che non ha nulla a che vedere con ano come quel laboratorio - che fra gli altri ha visto le ricerche proficue di Blake & Co. Marketing e tattiche lavorare gli Üstmamò, i Disciplinatha, i Subsonica, la commerciali intaccano l'underground londinese, come Bisca e (sì, pure loro) i CSI - avesse idee e propositi ben Un collage impetuoso, capace di sferrare la sua fatality co di Ramadanman (che ha chiamato in suo onore già presentivamo nella bufala Magnetic Man. al di sopra dello zeitgeist, confinato spesso in fanatismi e con una sua forza scatologica. Del genio vi abita sen- una delle sue tracce The Woon), in tour come spalla di (6.9/10) spiccioli ed effimeri. Gli Jolaurlo di Marzia Stano (fron- za dubbio, ma attenzione alla scadenza e al compiaci- Amy Winehouse, vari remix per lui da parte anche di Marco Braggion tgirl e vocalist del combo pugliese) partono sull’ultima mento. Il Pit Fall è vicino... Hudson Mohawke e Royce Wood (Lady Luck), un fea- canzone di questo terzo album da una connessione (7.4/10) turing in compagnia di Om’Mas Keith per il singolo So- Jason Forrest - The Everything (Staatsakt, con il famoso Consorzio: Annarella (registrata dal vivo) Francesco Asti lidify di Subeena su Planet Mu, coinquilino del Portico Aprile 2011) è il cordone ombelicale che ricollega l’ultima fase delle Quartet nell’East End londinese, segnalato come New Genere: plunder-mash-up molteplici creature di Ferretti all’oggi post-tutto. Jamie Woon - Mirrorwriting (Polydor, Band Of The Day dal Guardian, al quarto posto nell’in- Ci ha messo sei anni Forrest a dare un seguito al prece- Questo link azzardato, ma non troppo peregrino, ci per- Aprile 2011) fluentissimo sondaggio BBC Sounds of 2011 (dietro a dente Shamelessly Exciting. Il producer e artista (noto mette di accostare il gruppo per affinità strumental-vocali Genere: nu-soul popstep Jessie J, James Blake e The Vaccines): insomma, uno anche con il moniker di Donna Summer) non è stato alle derive electro del gruppo della Redeghieri (amica di Uno degli album più attesi dalla cricca di gente che che si dà da fare. però con le mani in mano in questo lasco temporale. Giovanni Lindo) in un sentiero che è anche - ovviamente viaggia con la playlist su coordinate nu-soul e dubstep: Tre anni per concludere il disco, registrato tra Londra Ha curato ben due etichette (la Cock Rock Disco per - influenzato dal presente. Il lag temporale che intercor- per intenderci, quelli che hanno esaurito dopo pochi e un cottage della Cornovaglia, dove il gossip dice che la musica sperimentale e la Nightshifters per i suoni re dall’ultimo lavoro della band dell’appennino reggiano istanti i posti per il concerto di James Blake o che si abbia registrato i suoni dell’argenteria e delle pietre del clubbistici), ha fondato il festival Wasted con DJ Pure viene rimpolpato con riferimenti ai Prozac+ (Polistirolo), sono esaltati ascoltando il disco dei Darkstar. L’esordio torrente per trasformarli in percussioni da aggiungere ed il club Transmediale di Berlino per dare visibilità alla ai Subsonica più dancey (Il Buio) e in certi episodi anche di Jamie Woon, già anticipato dal singolo Night Air co- all’album. Un’attesa che gli ha portato fama, riconosci- scena breakcore (genere di cui è uno dei personaggi agli Ottanta più sintetici di OMD, Soft Cell e Ultravox, oggi prodotto da Burial, si riporta su binari popstep influen- menti e probabilmente esperienza. Il ragazzo londine- di spicco) e all'inizio di quest'anno ha lanciato pure il in sommo rispolvero (Chiaroscuro, Banale). zati dal blues e dal soul, come va di moda oggi. se - dalla voce che somiglia tanto a quella dell’omoni- canale TV/sito/magazine Network Awesome. Prodotto dall’impareggiabile Casasonica di Torino (Ale Il ragazzo ventottenne non è però un novellino. Ami- mo Jamie Lidell - parte con un full denso di riferimenti L'album riprende le idee dei suoi lavori mid-noughties Bavo il mastermind dietro le quinte) il disco suona ot-

54 55 timamente, ha una buona carica e si configura come l'obiettivo d'un divertimento sì delirante e fors'anche King Creosote/Jon Hopkins - Diamond Mine cora caratterizzata da quel misto di post-rock ed elet- un prodotto dal sicuro potenziale radio-pop. Se questi malsano, ma tutto sommato abbastanza piacionesco, (Domino, Marzo 2011) troniche che lì caratterizzò nei Novanta, ai tempi del- fossero stati gli obiettivi di Marzia e dei suoi colleghi, il tipo dei Gorillaz meno fighetti e più facinorosi. La fila- Genere: Folk la 'neue deutsche welle' del kraut rock assieme a To bersaglio è stato centrato in pieno. Beninteso: lo iato strocca ipnotica di Cold Solution ed il piglio febbrile di E' un'accoppiata delle più improbabili quella che sigla Rococo Rot, Tarwater e Mapstation. E quanto scritto con i padri nobili è tutt’altro che colmato e se il com- FF rappresentano un po' gli estremi stilistici del discor- questo Diamond Mine. Uno è King Creosote, folkster recentemente per 2014 vale sostanzialmente anche bo volesse alzare il tiro contro l'erosione temporale, è so, il cui apice coincide col formidabile pasticcio della scozzese, profilo coerentemente indie e una serie di per Tank con l'importante eccezione che questo è pro- proprio sui testi e sulla poetica che dovrebbero lavo- title track, visionaria stratificazione di surf, country- album mai decisivi ma di buon valore. L'altro è Jon babilmente il miglior album della ditta. rare. C’è ancora molta strada, ma l’impegno e le 'good folk, hip-hop e psych in un brodo di trafelata frenesia. Hopkins, la cui ambient, a dispetto di molte illustri col- I Kreidler trovano finalmente la quadratura in un lavoro vibrations' di Meccanica e natura meritano il dovuto ri- (7.1/10) laborazioni (da 'papà' Brian Eno fino aMassive Attack solido, vario e affascinante, che non deve nulla a nes- conoscimento. Stefano Solventi e Coldplay) non si è finora distinta particolarmente suno, fa la propria cosa e la fa con il solito misto di fred- (7/10) nell'opera a suo nome. La somma delle parti comun- dezza, gusto per le timbriche e pennate d’elettronica Marco Braggion Katy B - On a Mission (Rinse, Aprile 2011) que non compromette nè l'una nè l'altra, anzi, si direb- sempre misuratissima. Confezionano una breve man- Genere: Uk dance pop be che le migliori entrambe. Hopkins si sbarazza delle ciata di tracce dove il rock dialoga con una techno pri- Jookabox - The Eyes Of The Fly (Asthmatic Sulla virata mainstream di alcuni culti dubstep vi abbia- superflue sbavature dubstep che rendevano prescin- mordiale a braccetto con Vangelis, dove una costante Kitty Records, Aprile 2011) mo già detto: prima è arrivato Roska, poi il super trio dibile il suo ultimo disco per tornare alla materia che dark, che rimanda a tutta una classica cinematografia Genere: lo-fi hip-hop Magnetic Man formato da Benga, Artwork e Skream, padroneggia meglio; mentre King Creosote prende un (Blade Runner, Essi Vivono ecc.) scambia fluidi con il Che il quattro venga da sé lo dice uno dei proverbi più dunque la prova solista di quest’ultimo e infine natu- po' le distanze dai suoi modelli più classici (Paul Mc- lato più umbratile del post-punk che va dai Savage affidabili sulla piazza. Il cinque invece è notoriamente ralmente, James Blake, il primo astro di una bolla spe- Cartney in primis) per aggiornare il proprio registro e Republic ai Piano Magic. E ancora il con kraut a base più precario. Quello scellerato mattacchione di Moose culativa nu soul a base dubstep che ora esplode con sfogare quella voglia di 'modernità' che già trapelava di motorik Neu!, lo sci-fi ereditato dai Kraftwerk. Le Adamson deve pensarla più o meno così, dal momen- Jamie Woon (il nuovo Craig David?). qua e là nei suoi album. triangolazioni di terra, metafisica e cielo. to che ha accompagnato l'annuncio del quarto album Kathleen Brien, classe ’89, protetta Rinse.fm, allieva Nonostante l'intro strumentale sono le canzoni a fare la Anche se il mondo guarda altrove e queste sonorità, si dei suoi Jookabox con la notizia del loro scioglimento. della BRIT School (la fucina di personaggi nuovi che ha parte del leone, ma l'apparato elettronico, per quanto dirà, hanno fatto il loro tempo, non commettete l'erro- Canto del cigno inatteso dunque, ma assolutamente dato alle stampe i lavori di Adele, lo stesso Woon, Amy contenuto, si rivela comunque cruciale nell'economia re di farvi scappare un album come questo. degno dei predecessori, tanto spasmodico e vitale da Winehouse e altre star nascenti UK), già all’attivo con dei brani, particolarmente decisivo nell'avvicinare de- (7.3/10) compensare il rammarico con qualche fondata speran- un paio di hit in proprio (Katy On A Mission e la grimey licatamente ciò che sarebbe un buon disco folk a nomi Edoardo Bridda za nel nuovo progetto solista di Adamson dietro moni- Lights On con Ms Dynamite) e la famosa Perfect Stran- più imponenti. Sia Bats In The Attic che Your Own Spell, ker DMA. ger dei Magnetic Man (qui ri-compresa), arriva all'al- ad esempio, percorrono le vie bucolico-siderali dei Si- La metralli - Del mondo che vi lascio (A Dieci tracce per una mezz'ora tra le più schizoidi sul- bum su Columbia prodotto prorpio dall'afro warrior gur Ròs; se Your Young Voice riecheggia distintamente Buzz Supreme, Aprile 2011) la piazza, questo The Eyes Of The Fly. Titolo attinen- dubstep Benga. Tim Buckley, Running On Fumes aggiorna la lezione di Genere: jazz / cantautorato te, non tanto per le ossessioni kafkiane che riverbera Dubstep, drum’n’bass, 80s, remember ’92, e house. quest'ultimo a quella dei Radiohead più epici e dilata- I La metralli sono il tipico progetto “alto” che parte quanto per il senso di frammentazione visiva, di sguar- Tutto addomesticato al pop r'n'b da classifica come si ti; mentre l'altra faccia della band di Thom Yorke, quel- dal jazz e sfocia in una canzone d'autore caposseliana do che scassa, fracassa, disarticola e ricompone con era già notato in Katy On A Mission, quinto posto negli la elettronica, è la base della commovente Bubble che, (Sull'ultima vertebra) mista ad atmofere folk popola- l'ingegno gioioso e selvatico d'un bimbo che si crede UK lo scorso luglio, ottimo riff hard step del producer complice l'inserimento del banjo, fa l'occhiolino anche ri. Tanto che il risultato alla fine è una musica conte- un freak (e viceversa). Regressione sonora consapevole, e una parte melodica piatta come poche. Oggi si repli- ai Notwist di Neon Golden. stualizzata, finanche prevedibile nello svolgimento, più beffarda che dissacrante, liberatoria perché recla- ca male con tentativi wave pseudo-La Roux (Witches La mancanza di una forte personalità era un difetto che ma nonostante tutto ben fatta. Chitarra, fisarmonica, ma libertà espressiva - appunto - a partire dalle radici Brew) e fastidiosi euro-disco (Broken Record), ma l’al- già condizionava le rispettive opere in solitaria del duo, contrabbasso, kazoo, qualche batteria sparsa e la voce folk e blues su cui poggia, per poi scodinzolare spedita bum, indubbiamente, si regge discretamente su terre- e qui non si può che rimarcarlo con maggiore severità, di Meike Clarelli a immalinconire tra valzer e blues tra imponderabili ipotesi hip-hop, psuedo-tribali e lo- ni nu soul à la Janelle Monáe e affini. A segno, anche considerato l'alto numero di paragoni possibili e, vice- sfilacciati (Un niente di felicità), jazz e qualche altrove fi. Obiettivo? Sparigliare le tessere del puzzle per com- se non proprio originali, i colpi house, disco o breakbe- versa, la quantità di opzioni che due mondi musicali imprevedibile (il Tim Buckley di Anchora). Con un par- porre un'immagine paranoica del sensibile quotidiano, at nelle rispettive Why You Always Here, Movement e così distanti metterebbero a disposizione. Ma a quanto co strumenti virtuoso e arrangiamenti che alla fine si alla ricerca genialoide e un po' disperata della combi- Disappear e quasi sempre ottime le soluzioni confezio- sembra la prospettiva di osare non interessava i nostri, mantengono piuttosto minimali. nazione inaudita, quella cioè capace di perturbare le nate da Benga (una base su tutte Go Away, una post- che più verosimilmente hanno solo pensato a dare la Del mondo che vi lascio è un bel disco, forse fin troppo certezze, scuotere i sedimenti, oppure solo di operare drum’n’bass liofilizzata). forma migliore a una serie di brani in cui credevano: uniforme, nonostante qualche aroma balcanico diffuso una chirurgica distrazione dal consueto (dal reale). In definitiva, un disco spesso scontato e non sempre con ragione, perchè l'ispirazione che governa questi (Balkan Graffiti) e un approccio ai “classici” che diverte Viene sì da pensare alle farse alienate di David Tho- all’altezza in termini di personalità. Qui non è certo ultimi è tale da rendere l'esperimento riuscito. senza snaturare la tradizione. mas, alle stravaganze acute del primo Beck, all'estro- questione di songwriting, ma di non essere il clone (7.2/10) (6.5/10) sità goliardica dei Camper Van Beethoven, al dadai- del clone di qualcuno, tanto più che Katy partiva con Simone Madrau Fabrizio Zampighi smo insidioso dei Residents, così come al post-black il culo straparato, da amici e controamici. Perché non eterogeneo dei Tv On The Radio e all'estrosità burra- osare giusto un po' di più? Kreidler - Tank (Bureau-b, Aprile 2011) scosa di Jon Spencer: in ogni caso, qui tutto accade (6/10) Genere: Kraut entro un'aura da b-movie fumettistico e cazzone, con Edoardo Bridda Salvo un tocco appena più wave, la loro formula è an-

56 57 La Nevicata Dell'85 - La nevicata dell'85 bili, mescolando l'elettronica suadente e carillonesca highlight (Fumaio, Marzo 2011) dei primi lavori (Playgirl) con le imponenti architetture Genere: post psych synth-pop degli ultimi lavori (Ghosts). Ogni nuovo epigono è un attestato di merito per chi L'ascolto nel complesso è godibile, complice l'assenza James Pants - James Pants (Stones Throw, Maggio 2011) - come Massimo Volume e in parte CCCP/CSI - ha quasi totale di quei momenti morti che hanno sempre Genere: weird pop dettato le coordinate del "read'n'rock" in italiano. Ai inficiato la bontà complessiva degli album veri e pro- Sensibilità pop maturata in anni di ascolti onnivori e disordinati iniettata nel corpo di un nerd della cari Offlaga Disco Pax, agli ottimi Bachi Da Pietra e pri. Per chi già ha questi ultimi, la mancanza di brani musica con un innato istinto weird. Ecco la formula semplice semplice che spiega il talento di James dopo l'eccellente conferma dei Bancale, possiamo ag- inediti dovrebbe togliere la tentazione di un eventua- Pants. Un piccolo maverick della suburbia americana che con un paio di giungere al novero anche i bergamaschi La Nevicata le acquisto. Per gli altri, questa è una cartina al torna- mosse giuste a livello di immagine e di comunicazione (magari con la spin- Dell'85, un trio che di specifico ci mette una medita- sole di uno degli electro-pop acts più rappresentativi ta di un hype-setter come Pitchfork) potrebbe benissimo fare sfracelli nel zione sonica ad alto tasso scenografico, quasi a definire dell'ultimo decennio. mondo indie/alt/lo-fi eccetera. in ogni canzone lo sfondo d'una pieces emotivamente (6.9/10) Innamorato tanto della Motown e del doo-wop quanto della dance so- sostenuta, spinta vicino al limite eppure assolta da un Simone Madrau larizzata anni Ottanta e della new-wave più malata, James produce beat, raziocinio che sa organizzare i tumulti in una narra- compone, suona e canta praticamente in solitaria; ogni suo disco è una zione stratificata, assieme complessa e focosa (vedi il Lake - Giving & Receiving (K Records, generosa girandola di idee, di invenzioni, di riferimenti, di sovrapposizioni sapiente intreccio di veemenza hard, vampe gotiche e Aprile 2011) e parallelismi (per cui, per dire, diresti che la notte dorma abbracciato al aromi latini della stupenda Settembre). Genere: psych-pop bulbo di uno degli zii Residents, ma non è mica vero). Questo suo omonimo disco, il terzo propriamen- Ne esce un apprezzabile equilibrio tra liriche, interpre- Un album dei Lake presenta ingredienti sicuri: canzoni te concepito come album, è probabilmente il suo lavoro più compiuto finora, sicuramente il cosiddetto tazione e musica, quest'ultima impegnata a definirsi “corrette”, delicate, lievemente psichedeliche, condotte disco della maturità. come narrazione parallela, frutto d'estro espressionista con naturalezza. Il collettivo non rinuncia, neanche nel James prende il power pop e lo infila stropicciato nella buca delle lettere dei Pussy Galore (Beta); si che sa dosare pennellate evocative (come gli aciduli terzo album per la K Recs, ai retaggi Sixties e al tocco mette a giocare serissimo col soul e trasfigura Sometimes I Don't Know What To Feel (Every Night I Dre- miraggi psych di Io sono Jean-Baptiste) o impetuose che ha sempre distinto band di Eriksson, Moore e com- am); sembra fare il verso agli acusticismi delicati dei Kings Of Convenience (mettendoci sopra la voce (vedi il clangore industrial-motoristico nella furibonda pagnia. glo-izzata di Lucrecia Dalt; Clouds Over Pacific); prende Gates of Steel dei Devo, la rallenta e la ricopre di Delenda). Altri segnali di libertà, o se preferite di man- Si sentono molto i Dub Narcotic Studios, dove il com- melma, poi la mette in trasparenza con una baracconata alla Gary Wilson, poi ancora - netta cesura - canza di preclusioni stilistiche, sono le fiabesche escan- bo ha registrato durante i mesi caldi del 2010, e dove mette in primo piano basso, batteria e uno sfarfallare di synth in un rockettino anni Cinquanta virato descenze desert-noise di Il disguido di Gringo e quella ha messo a punto un’infilata di brani con inventiva ma lo-fi (A Little Bit Closer). E via così, con la magia pop a base di umide tastiere Ottanta e carezze grottesche Polvere cantata con facinoroso languore che riverbera senza picchi - dove l’eccesso è bandito, ma, qui sta la alla Residents di Kathleen (è il nome della moglie), con lo strano western di Body On Elevator, i mesh - lirismi incrociati post-rock, stoner e progressive. Un de- bravura, non è sostituito con la banalità. Si sente anche appunto - Cinquanta/Ottanta di Darlin' e Alone e il synth sognante, il basso pulsante e scuro e la voce butto notevole. Karl Blau filtrato Paul Simon (Within/Without), deus ex femminile bianca come la luna (sempre la moglie) dello squacio romantico Dreamboat. Nel vostro scaf- (7.2/10) machina e mentore stilistico di chi passa da Olympia fale 2011, da mettere tra Driver&Driver e Tune-Yards. Stefano Solventi - così come Calvin Johnson. Entrambi mettono la pro- (7.5/10) pria firma sull’uscita, chi - Karl - al mixing e all’ingegne- Gabriele Marino Ladytron - Best Of 00-10 (Nettwerk Music rizzazione, chi - Calvin - solo a quest’ultima fase. Group, Aprile 2011) Ciò che piace è che le canzoni dei Lake ci attraversano Genere: Synth Pop, Electro senza sembrare mai davvero nuove, quasi fossero un Un equilibrio instabile tra forma e sostanza, tra indie- easylistening automatizzato. Eppure, cosa quanto mai Le Rose - Le Rose (Pippolamusic, Settembre indagini colte dell'elettronica (testi post dogmatici, trend ed effettive capacità, revivalismo e presente rara date le premesse, le creature dei Lake non perdono 2010) volontà mistico-intellettuale) e calcando su un pop effettivo; e nondimeno, un nome di cui tenere conto mai in personalità (tra i picchi c’è Mother Nature’s Pro- Genere: synthpop, italiana puro, semplice e nella più complessa delle accezioni nell'interpretazione di dove vanno (andavano?) i gusti mise, piena della tipica flemma del gruppo, ma anche Fiori colorati, lievi, morbidi e pungenti: ecco quel che (se la già citata Diana, in Tenax, cantava versi di Seneca di un certo pubblico. Non si direbbe in apparenza ma di verve e di trovate strumentali). Avrà influito il lavoro abbiamo davanti. Le Rose sono il progetto a due voci a tutto spiano, parlare di Schumann non sarà certo un i Ladytron negli anni si sono evoluti, in una maniera di Ben Hargett, che ha trattato il tutto con il suo laptop di Flavio Scutti e Andrea Noce, due che probabilmente, problema). che magari ha allontanato le simpatie di chi viene da (esatto, proprio un computer), oppure meglio, e più in dopo essersi incontrati come da Annales, ai piedi del Nove brani uno più singolo dell'altro che vanno dal gruppi come i Broadcast ma che in compenso ha avvi- generale, sarà che naturalezza qui non vuol dire ap- Colosseo, hanno cominciato a parlare di Gianni Togni candore cinematografico di Meteo al romanticismo cinato quelli che con certi anni 80 (Depeche Mode in prossimazione, ma costruzione leggiadra e minuziosa e di Diana Est decidendo poi di mettersi a suonarli epicoerotico di Hotel Como e Mi dice sì, fino all'electro testa) ci sono cresciuti. che al lato pratico - leggi l’ascolto - scompare, lascian- contemporaneamente. sfrontato di Monica Vitti (un contraltare perfetto al più La presente raccolta mette in fila i 17 brani che han- do il piacere delle melodie e degli arrangiamenti. E un Nei '90 band come La sintesi, Bluvertigo, Subsonica scivoloso Pop porno nazionale). Il risultato? Matia Ba- no segnato il successo del gruppo, evitando l'ordine gusto di lavoro collettivo, di macchina molto umana e e, su tutti, Soerba, erano riuscite a riportare in vita un zar da disco omonimo e Aristocratica con tanto, tanto cronologico e studiando invece una tracklist più stra- molto oleata. Non ci aspettavamo e non ci aspettere- sound sepolto dalla flanella dimostrandoci come tutto Garbo e Italodisco, tutto suonato impeccabilmente. tegica, che cala subito l'asso Destroy Everything You mo altro. Né ci stuferemo di ascoltarli. in termini di pop dovesse, sensatamente, ripartire so- Un altro coupe non da poco della nostra Pippola music. Touch, ad oggi probabilmente singolo più popolare, e (7.1/10) prattutto da lì, oggi i due romani ne proseguono più (7/10) poi procede alternando atmosfere tenui e beat danza- Gaspare Caliri che degnamente il discorso sorvolando sulle passate Giulia Cavaliere

58 59 Left Lane Cruiser - Junkyard Speed Ball lo di suoni, sensazioni e suggestioni che esulano dal Lone - Echolocations EP (R & S Records, primere tutta la varietà timbrica di questi mondi sonori (Alive Naturalsound Records, Marzo solito e iper-abusato contesto vuoto/pieno. L’horror Aprile 2011) in un patchwork di natura squisitamente estetica non 2011) vacui di Icon, le parentesi simil-prog-metal disseminate Genere: techno idm rende giustizia alla scrittura e alla composizione delle Genere: garage-blues nel maelstrom di Hymn, le stasi sinfonico-celestiali che Ritorna sulla media distanza Matt Cutler. Dopo 4 al- tracce. Ci piacerebbe sentire Echolocations in chiave hi- Tirate fuori dal cesto delle cose sporche la vostra ca- aprono e chiudono circolarmente l’album (Then e Ad- bum e una manciata di singoli e rmx (su tutti, quello fi. Chissà se sarebbe un passo avanti o un passo indie- micia più stracciata, lasciate crescere i peli sulla vostra mission), il rumorismo ambientale che inaugura Limb per All The Flowers di Bibio), Lone riappare in grande tro? Per la musica tutta o solo per Matt Cutler? faccia, coricatevi per terra e rotolate nella polvere. In non sono che esempi di un procedere che allunga le stile con Echolocations, EP firmato per la mitologica R&S (6.8/10) Junkyard Speed Ball di pulizia, e di quella che un tempo radici sino ad Earthen e promette sviluppi notevoli se i records. La label belga legata indissolubilmente alla Dario Moroldo si definiva vita borghese, non ne troverete traccia. romani avranno ancor più voglia di sperimentare sulle storia della techno europea, sta operando negli ultimi Se vi eravate fermati tra il radicalismo chic dei White fondamenta del proprio suono. Per ora accontentia- tempi un ricambio generazionale e stilistico del proprio Love Inks - E.S.P. (Hell Yes!, Maggio 2011) Stripes o tra le venature soul dei Black Keys (anche moci di Icon, un album che getta sicuramente nuova roster. Questo svecchiamento (basti pensare alle rele- Genere: Indie loro della scuderia Alive Natural Sound), il terzo album linfa in un ambito a volte troppo chiuso nel suo recinto. ase di James Blake) ricorda per certi versi quello che Freschi di esordio sull'italiana Hell, Yes!, i texani Love del duo dell'Indiana arriverà fastidioso come l'umidità (7.2/10) è successo alla Warp una decina d'anni fa, anche se in Inks propongono una ricetta in cui l'indie-pop degli del Mississipi a ricordarvi di cosa è fatto il blues: sporci- Stefano Pifferi questo caso persiste una consolidata dimensione di anni 00 si mescola con le ultime seduzioni glo. In quasi zia e sangue, passione, emozioni e istinto, pochi fron- culto underground. ogni traccia il gioco di paragoni si spreca. La Sera in alta zoli e tanta sostanza. Rozzi come solo dei redneck san- Little Scream - The Golden Record Tornando a noi, finora Lone ci aveva abituato ad un fedeltà (Blackeye)? Dum Dum Girls un po' meno spor- no esserlo, i Left Lane Cruiser si lanciano con impeto (Secretly Canadian, Aprile 2011) percorso sonoro fatto di morbide atmosfere glo-fi e di- che e ridotte all'osso (Too Wild, Rock On)? Beach House sui loro strumenti dando sfogo a tutte le energie in un Genere: folk psych gressioni cinematiche che da un lato richiamavano in- sottovoce (Leather Glove)? Xx con l'acceleratore (Ske- passaggio diretto tra viscere, braccia e voce. Le abilità Laurel Sprengelmeyer, opportunamente ribattezzatasi gombrantemente l'immaginario warpiano dei Boards leton Key)? L'accostamento con questi ultimi potrebbe tecniche e le sperimentazione, infatti, meglio lasciarle Little Scream, esordisce per Secretly Canadian con un Of Canada e dall'altro una specie di fake-negritudine sembrare il più azzardato in termini di contesto e profi- ad altri: le qualità che conquistano dal primo ascolto parterre di tutto rispetto, ovvero coadiuvata da mem- wonderiana perfetta per sonorizzazioni porno vintage. lo, siccome i Love Inks non hanno certamente niente a sono l'immediatezza e l'impatto sonoro. Basta passare bri di The National (Aaron Dessner), Silver Mt. Zion Per impacchettare il tutto nella contemporaneità Cutler che fare con certe atmosfere notturno-metropolitane; per l'apertura di Lost My Mind o la ballata Giving Tree (Becky Foon) e Arcade Fire (Sarah Neufield e Richard si è poi adoperato nel trattamento della propria mate- eppure la somiglianza è forte in termini attitudina- per accorgersi di come i motivi entrino con facilità sor- Reed Parry, quest'ultimo anche produttore). La poli- ria sonora secondo gli standard produttivi sfocati e im- li, considerando l'approccio estremamente misurato, prendente nelle orecchie. strumentista dell'Iowa gioca una partita versicolore, pressionistici della chillwave. nonchè il fatto di utilizzare poche note dritte al punto. Pieni di urgenza espressiva e carichi di una sana e sa- estrosa e misterica, mischia le carte e cala mani stor- Rispetto a tutto ciò, la novità più consistente di Echolo- Laddove però la premiata coppia Jamie & Romy farciva crosanta ignoranza, il duo barbuto si candida a rinver- denti lasciando trapelare una evidente strategia sensa- cations è l'avventurarsi nei territori della Detroit Techno il proprio esordio di melodie già importanti, qui quel dire i fasti del rock sudista e, perchè no, anche ad en- zionalistica. e dell'house Chicagoana. Per essere precisi, oltre a mi- tipo di impatto sembra tenuto a freno: è vero che tutto trare nel cuore dei fan di mr. Jon Spencer e la sua Blues Con quella voce tra velcro e velluto guarda al folk re- surarsi con il materiale originale, in questi 6 pezzi c'è sembra messo al servizio della canzone, quasi a cerca- Explosion. vival asperso di misticismo psych, ammicca certe tre- anche il tentatvo ulteriore di filtrare il tutto con la lente re estensioni verso platee numerose, ma se è davvero (7/10) pidazioni allibite ai margini del post, rincula verso un dell'acid house inglese dei primi Novanta, quel suono questo l'obiettivo ci sono delle carte che potevano es- Francesco Asti rock acido scomodando vaghi fantasmi Jefferson che proprio sull'asse Chicago-Detroit ha plasmato tutta sere giocate meglio. Un crescendo come quello su cui Airplane e Patti Smith, bazzica stravisioni bucoliche la rave culture inglese. Explorers è una sequenza di sinu- culmina la bella Can't Be Wrong, ad esempio, avrebbe Lento - Icon (Denovali, Aprile 2011) contemporanee (gli Animal Collective via Polypho- isoidi alla Orbital, Coreshine Vodoo e Blossom Quarter il dovuto sfociare in qualcosa, non spegnersi sul più bel- Genere: heavy-doom nic Spree) e via discorrendo in un ampio progetto da ripescaggio del Mark Bell degli esordi con gli L.F.O.; il lo. E anche altrove si riscontra quella sensazione un po' Supera in parte i cliché del genere l’atteso comeback "famolo strano" purché arty. Muggiti elettrici, vapori resto è un vero e proprio tributo all'estetica House di fastidiosa di qualcuno che prova, vorrebbe e avrebbe dei romani Lento. Se già Earthen - e prima ancora il la- cameristici e rugiade acustiche sono i colori base di Chicago con l'estasi techno stabbistica di Rapid Racer anche i numeri, eppure non colpisce quando è il mo- voro collaborativo Supernaturals Record One condiviso quadretti suggestivi perché bramosi d'esserlo, e che o la gigioneria-Larry Heard di Approaching Rainbow e mento. con gli Ufomammut - aveva messo in luce le possibili- proprio in cotanta tensione superficiale esauriscono il Dolphin. Dietro le quinte, immancabile e forse ancor di Per l'ascoltatore disinteressato a certe dinamiche, E.S.P. tà elusive del quintetto, ora Icon disperde ancor di più principale motivo d'interesse, lasciandoci molti e fon- più che in passato, c'è sempre e comunque lo spettro rimane comunque un buon disco: non un lavoro decisi- referenti e riferimenti. dati dubbi riguardo la sostanza. dei BOC, quasi un accorato appello a ritornare sulla sce- vo ma già promettente, reso ancora migliore dalle intri- L’accordatura ribassata delle tre chitarre, classica quan- Si lasciano sì apprezzare episodi quali The Heron And na da parte di un fan. ganti pieghe vocali della brava Sherry LeBlanc, timbro do si traffica con pesantezze del genere, induce alla The Fox (Nick Drake sognato da Laura Marling), i ba- Al di là della palpabile aria di revival che ci regala un tutt'altro che caratteristico ma competenza rara nell'u- cupezza strumentale ma non influisce sul potenziale rocchismi catchy di Cannons, l'impeto rurale PJ Harvey immaginario amarcord '90, l'EP, dopo ripetuti ascolti la- tilizzarlo. Forse ancora troppo 'di genere', e per giunta evolutivo della band. Passaggi quasi sinfonici e disar- di Red Hunting Jacket, quella People Is Place che ricalca scia un pò l'amaro in boccca: non tanto per l'evidente di un genere inflazionato: ma, in quel genere, un'uscita monie post-prog, stacchi in levare e parentesi statiche certe trepidazioni diafane Sigur Ros, ma non c'è con- citazionismo, ma piuttosto per la dicotomia tra la bassa di discreto valore. diluiscono il solito rifferama monolitico d’estrazione tinuità né profondità melodica. Disco ben confeziona- fedeltà del linguaggio chillwave e la complessa stimola- (6.9/10) post-metal e decostruiscono l’assetto delle compo- to, certo, ma più espedienti che cuore. Come potrebbe zione sensoriale a cui ci ha abituato la techno più 'intel- Simone Madrau sizioni dei Lento. Perché è questo il grosso pregio del una freak col cuore da nerd. ligente'. Uno dei punti di forza del linguaggio IDM è ap- comeback: fondere e destrutturare l’approccio mono- (6/10) punto l'impulso a cercare una stratificazione del suono dimensionale del genere di riferimento in un pulvisco- Stefano Solventi sempre più avanguardistica e sofisticata. L'idea di com-

60 61 Mark McGuire - A Young Person’s Guide Toof e altri personaggi. Nel 2009 il nostro approda final- highlight (Editions Mego, Aprile 2011) mente con il mini Toxic Love su Live At Robert Johnson. Genere: chitarrismo emeralds Tripudio di ricordi Ottanta, romanticismo, tastierine vin- Kuniyuki Takahashi - Dancing In The Naked City (Mule Musiq, Aprile 2011) A Young Person’s Guide, ovvero il Mark McGuire pensie- tage e slow-motion. Questi gli ingredienti che rimango- Genere: Deep, jazz ro spiegato ai poveri di spirito. In realtà, sarebbe più no anche su questo nuovo Focus For Infinity. Sound designer e producer di stanza a Sapporo, in Giappone, Kuniyuki Takahashi professa i verbi deep giusto dire “ai distratti”, visto che questo doppio album Se del ritorno del progressive si era già detto molto con e future jazz da più di dieci anni. Attivo discograficamente su Mule Musiq dal 2002, dove ha pubblicato compila tracce sparse dal chitarrista degli Emeralds la bomba del 2008 di Lindstrøm Where You Go I Go To, anche il qui presente Dancing In The Naked City, si è fatto apprezzare per nella sua elefantiaca produzione in solo. Per lo più cd-r oggi con personaggi come Bjørn Torske assistiamo ad una jazz-latin house morbida e avvolgente che trova nei fasti del Paradise e cassette in tirature limitatissime e edizioni casalinghe un ripescaggio ulteriore del passato remoto di Daniele Garage le sue radici ideali. Larry Heard, Ian Obrien, Dj Cosmo, Dego dei 4 affidate alla propria Wagon, alla Pizza Night o ad altre Baldelli, nume tutelare di generazioni di DJ e dancers, Hero ma soprattutto guru della grande mela come Joe Claussell e idoli micro-label sparse per il mondo in cui McGuire ha af- che nei Settanta ha fondato la sua estetica sempre e co- internazionali come François Kevorkian lo hanno tenuto d'occhio fin dai finato quell’arte chitarristica che ha visto, nel recente munque attualizzabile. Nel full di Pagliara ci si riattac- primi Duemila e, assieme a loro, anche nuove leve deep hanno dimostra- Living With Yourself su Mego, il suo picco più alto. ca a questa tradizione e si ripescano i suoni chic ‘pure to interesse nelle sue svariate produzioni a nome Koss. Tra loro troviamo Collezionate qui trovate insomma le tracce sparpaglia- disco’ (Feel So Real), bassi in stomp moroderiani (After), Henrik Schwarz, vocal guest dal precedente Walking In The Naked City tra- te (e sparigliate) della weltanschauung del giovane slo-mo loungey nordica tagliata con vocioni pseudo- sformato oggi cambiando l’incipit in Dancing e consegnando al pubblico un remake che valorizza i chitarrista: l’ala più elettrica e quella acustica (l’estati- black (I’ll Never Be), tensioni che richiamano la località punti di forza del precedente. ca reiterazione di Radio Flyer o la malinconica Icy Win- di provenienza (senti Berlino e il motorico nell’intro Takahashi non stravolge la jazz House organica delle tracce originali, ma ne approfondisce gli aspetti dows), il versante più droning oriented (Dream Team) e squadrata di As The Night Breathes) e che virano verso deep e dub senza dimenticare il feeling live. I flauti andini à la Future Sound Of London perfettamente quello intimista e personale. Non sarà dunque difficile lidi donnasumeriani per chiudere in punte techno-glo innestati nei bassi di Night Forest, la latin house jam Come With Us ma soprattutto l'altro grande discorso rintracciare lo spirito kosmische, certe tendenze alla in ricordo nerdy 8-bit (In Order Of more Depth). dub che è Set Me Free potrebbero già bastare come testimonianze del percorso finora svolto dal pro- stratificazione o quella sottile vena di malinconia tipi- Un disco d’esordio importante per un ragazzo che duer; in aggiunta c'è il lato propriamente black con le lezioni di Herbie Hancock (il lato piano bar new- che della discografia della casa madre. Ma soprattutto vuole (e riesce) a far sentire la sua voce da una delle yorchese tributato nel mix di piano, chitarra, e singing di Schwarz in Once Again) e soprattutto Miles si avrà modo di osservare da vicino il chitarrismo - ma- etichette più interessanti degli ultimi mesi. Più di un’o- Davis (le percussioni live afro e la calda tromba di Flying Music) a innestarsi perfettamente in un'idea di gari non così originale, ma indubbiamente riconosci- ra che si assesta su un sound storicizzato, ma non per viaggio ritmico composto ma non per questo incapace di immergere e coinvolgere, anzi. bile al primo ascolto - del prolifico McGuire, spesso in- questo privo di vita. Da qui Pagliara può decollare con Dancing In The Naked City è più di un remix album: è il miglior biglietto da visita di un producer gene- tento a giocare di sponda con loops e layering. A Young una navicella verso pianeti lontani. Speriamo che non roso, capace inoltre di suonarti una seducente song in remember 90s con vocal molto Everything But Person’s Guide finisce dunque con l’essere non solo una bruci subito tutto il carburante. the Girl (Kristiina Tuomi in Deliverance), angolarti IDM-jazz e spalmarti Knuckles (Storm) con l'ambient, introduzione per i neofiti, quanto un condensato - otti- (7.1/10) la deep con i Liquid Liquid visti da dentro un acquario (Bamboo City). mamente selezionato da mr. Mego Peter Rehberg - ca- Marco Braggion Un grande producer che merita tutta l'attenzione del mondo, specie in questo periodo di rallentamenti pace di intrigare i fan della prima ora. e sguardi latini (Nicolas Jaar). (7/10) Michele Bombatomica - The Crooked Debut (7.3/10) Stefano Pifferi Of... (Tannen , Maggio 2011) Edoardo Bridda Genere: folk blues Massimiliano Pagliara - Focus For Ad ascoltarlo mi viene in mente un'immagine truculen- Infinity (Live At Robert Johnson, Maggio ta, tipo un frontale tra due furgoni guidati da Pogues 2011) e Vinicio Capossela. Tra le vittime ahinoi anche molti Genere: cosmic disco 80 passeggeri, più o meno tumefatti e riconoscibili quali For Barefoot Dancers), marcette nevrasteniche (Nonsen- Minio Indelebile - Minio Indelebile Torna di prepotenza la cosmic italo nell’esordio di Paglia- Gun Club, Black Heart Procession, Calexico, Goran se Song To Sing Along), trepidazione da mariachi in aci- (Autoprodotto, Aprile 2011) ra, ragazzo pugliese con un passato da coreografo a Mila- Bregovic, Noir Desìr, Micah P. Hinson, più altra fau- do (Never Return), cha cha cha da guitti letterari (Liar) e Genere: crossover 90s no, emigrato ormai da molti anni a Berlino. Qui ha iniziato na di frontiera in corso d'identificazione. Nella realtà, valzer da bettola triste (Bar). Nulla di nuovo sotto que- “Suono e attitudine a torso nudo”, dicono in sede di a fare il DJ nei localini per poi passare ai club più blasonati. il responsabile del misfatto è tale Michele Darrel Ber- sto sole tendente al grigio, nessun lampo inaudito che presentazione. Ma anche, aggiungiamo noi, un pas- Ha poi stretto una connessione con cricca Discodromo, toldi, altrimenti noto come Michele Bombatomica, spezzi la monotonia dell'orizzonte, ma una commedia satismo che colpisce emotivamente chi quegli anni li l’act formato da Giacomo Garavelloni e Giovanni Turco, autore di scorribande smaniose a capo della Cheap dark recitata fino all'ultima stilla di sudore, aggrappan- ha vissuti in prima persona. Quali anni? Beh, quelli del che promuove il suono progressivo al Berghain al party Orchestra, ovvero quattro facinorosi che lo spalleggia- dosi alla linea di confine tra stereotipo e vita, dove la boom della musica alternativa e del crossover di stili: i Cocktail d’Amore e viaggia da poco sulla label di Prins no brandendo tromba e fisarmonica, chitarre aspre e finzione (musica, cinema, letteratura, di nuovo musica) primi anni ’90, insomma. Proprio quelli in cui i Minio In- Thomas (altro nume prog contemporaneo). contrabbasso, lap steel e flauto, organo e basso tuba. è innanzitutto una verità mascherata. delebile mossero i primi passi e di cui portano le stim- Dopo l’esordio sulla Balihu Records dell’amico Daniel La miscela è impetuosa e ubriacante com un vin brulé Nel caso in questione, tra crederci e non crederci val mate sanguinanti a tutt’oggi. Wang (Transmissions Florales è del 2008), qualche altro corretto al cherosene, prima un bailamme trafelato bene concedere il beneficio del dubbio. Te ne viene in Tra suoni hard, commistioni tra generi, cantato enfatico singolo su Rush Hour, Needwant e Meakusma - con nella gola poi nel corpo un languore febbrile. La sca- cambio un ascolto appagante. e sopra le righe, crossover energico e impatto frontale Alessandro Tartari e Jules Etienne, nel gruppo synth-pop letta si compie tra carrellate da road movie col morto (6.9/10) tra il socio-politico e l’esistenzialismo, Minio Indelebile [sic!] -, Massimiliano remixa pezzi di Hard Ton, Mock & (Shot You Down), palpitazioni lisergiche (Flower Song Stefano Solventi porta con sé tutti i cliché dell’epoca e tutta la polvere

62 63 che nel frattempo vi si è posata sopra, senza riuscire to, non del tutto desiderato, amato. rangiamenti espressa equivalesse a una sorta di consa- bouretum - e What Did I Dream, così come i cambi di a smarcarsi da una forma mentis troppo retrò. Certo, Vamp, uscito il 28 marzo a distanza di quattro anni dal crazione, una sorta di proclama "mondo, consideraci!". passo in There Are Men In The Village Of Erith. Ci ripensi e il fatto che alcune delle composizioni risalgano al pe- precedente Luna in piena, porta con sé tutte le novità Ci sono già degli Wilco in giro, e un disco (quello sì) tutto quadra, siccome buon sangue non mente. riodo dello scioglimento (1995, un’era geologica fa in e le esigenze del caso. Interamente scritto da Nada, il di svolta come Yankee Hotel Foxtrot gli Okkervil non lo (7.2/10) fatto di musica) aiuta a comprendere di più le musiche disco è stato mixato negli storici studi di Abbey road possono bissare e nemmeno raggiungere. Giancarlo Turra del quartetto (Max "Delpo" Del Pozzo, Beppe Facchet- a Londra avvalendosi del prezioso aiuto, in fase pro- In I Am Very Far non mancano alcune buone canzoni ti, Luca Vanenti e Roberto Fenaroli), ma non ad alzare duttiva, di Manu "Max Stiner" Fusaroli, famoso per aver (Show Yourself, l'apertura corale e promettente di The Oracles (The) - Have A Nice Trip (Nexus, l’asticella. messo mano agli album di esordio de Il teatro degli Valley), ma è indubbio che l'arricchimento si trasforma Aprile 2011) (5/10) orrori e Le luci della centrale elettrica. Il risultato è troppo spesso in episodi tronfi e pomposi (Wake And Genere: rock'n'roll Stefano Pifferi un lavoro curioso, vario, ricco di stratificazione sonora, Be Fine) o in brani (Mermaid) che funzionano davvero Una mezzora giù a rotta di collo tra garage-rock e dal pop all'elettronica, e capace di guardare ad esempi soltanto in detonazione. brit-sound, grunge e rock’n’roll dei primordi: questo il Moon Duo - Mazes (Souterrain più nuovi che datati. Lele Battista risuona tra le note Avrebbero dovuto incidere un disco semplice come sa- mega-trip affidato dagli Oracles al proprio album di de- Transmissions, Marzo 2011) di Raccogliti e in generale questo disco pare essere l'e- pevano fare, con la voce in primo piano, la chitarra, e butto. Ampli al rosso, voce ruvida ed eclettica il giusto, Genere: Kraut Pop voluzione del ramo cantautorale di alcune produzioni l'ukulele, come facevano - e bene - ai tempi di Don't Fall passaggi strumentali in grado di oscillare in tutta tran- Secondo full-length per il duo composto da Ripley elettropoprock 90s, vedi i Bluvertigo e, ancor di più, In Love With Everyone You See. Un autentico passo falso. quillità dall’accessibilità dei primi Oasis alle ruvidezze Johnson dei Wooden Shjips e Sanae Yamada, questa il Battiato di Gommalacca (Chiodi). Al disco parteci- (5.7/10) pre-grunge alla Mudhoney, oscillando indietro nel volta per Souterrain Transmissions in Europa e Sacred pano Appino e Karim Qqro degli Zen Circus, ai quali Simone Madrau tempo fino aYardbirds da una parte e Kinks e com- Bones negli States. Chi si aspettava una mera replica Nada aveva prestato la voce per Vuoti a perdere in An- pagnia danzante dall’altra, così come riattualizzando il del debutto Escape (uscito su Woodsist esattamente date tutti affanculo, anch'esso prodotto da Manu Fu- Old Calf - Borrowed A Horse (No Quarter, sound Sub Pop - misto melodia vocale e rumore chitar- un anno fa) avrà qui di che ricredersi e rimanere stra- saroli. Non mancanco altre collaborazioni, come quella Aprile 2011) ristico sporco ma non troppo - senza scadere nel revi- nito. riuscitissima con Fabiano Marcucci, Ludovica Valori e Genere: americana val puro e duro. Se l’opener Seer sembra vergata dal Kurt Vile più liser- Marco Gasbarro degli eccezionali Ardecore. Bel problema avere dei fratelli “titolati”, ma non ditelo The Lior Kneazir alla voce, Federico Mengoz e Anto- gico, il giro surf della title-track chiarisce subito come Vamp è un album di qualità eccellente dovuta non solo a Dave Davies né a Ned Oldham. Col cognome che si nio Uras alle chitarre, Marco Sacilotto al basso e Paolo Mazes intenda indagare una nuova declinazione a una produzione impeccabile ma alla scrittura di un'au- ritrova e il fatto di aver accompagnato il più bravo Will, Calderan dietro le pelli mostrano passione e capaci- dell’astrattismo sonoro della coppia di San Francisco. trice ancora ricca di guizzi, idee, intuizioni mai banaliz- costui può dirsi comunque soddisfatto della propria tà di coinvolgimento oltre che una innegabile abilità Impressione che viene confermata dai riff grattugiati zanti. La varietà del suono è sorprendente, la riuscita dei carriera. Sinora alle prese con i discreti Anomoanon, tecnica e una voglia di rock che trasuda da ogni nota. in stile Monks/Trio di Run Around, In The Sun e Goners brani, se non totale, è sicuramente molto ampia. Pezzi si imbarca in una nuova formazione col fisarmonicista Ne esce un percorso, il trip del titolo, nella tradizione che sembrano sottratti alla più minimalista delle gara- come Il comandante perfetto, assai politicizzato, o la Marty Metcalfe per offrire - da un garage della Virgi- rock-rumorosa cui si sono formati i cinque friulani, ma ge band dei ’60 o - meglio ancora - degli ’80 e su cui i splendida Sarebbe una serenata, sono vere perle e Nada nia, aiutato da tali Michael Clem (basso, mandolino) e che non riesce ad eludere i vari cliché di genere e a far nostri applicano nuovamente il tappeto di divagazioni non smette di ricordarci che sobrietà e attenzione alla Brian Caputo (percussioni) - una trama di folk e blue- scivolare nel dejà-vu sonoro. Un pizzico di personalità psych/kraut di scuola Neu!/Spacemen 3 che li ha ca- sostanza portano sempre a ottimi risultati. grass antica ma non troppo. in più avrebbe aiutato. ratterizzati fin dai primi EP. (7/10) Già sentito, eh? Eppure fareste bene a mettere da parte (6/10) Un album più solare dunque, più diretto e in ultima Giulia Cavaliere scetticismo e supponenza, poiché questo artigianato Stefano Pifferi analisi più pop/rock, in cui il Duo tenta, con successo, di fiero e ricco di feeling funziona eccome. Preso atto che svecchiare le influenze più sperimentali in favore di un Okkervil River - I Am Very Far il timbro vocale è simile a quello del Principino Billy e Orange (ITA) - Rock Your Moccasins (Gpees garage-surf psichedelico. Scelta che, se lascerà basiti i (Jagjaguwar, Maggio 2011) nulla vi si può fare, apprezzi che i versi siano tratti da Productions, Marzo 2011) fan più integralisti del cosmic sound, farà breccia nella Genere: Indie-Rock fonti popolari e siano un guardare nel passato per Genere: rock voglia di estate del pubblico indie che non mancherà Ci sono gruppi che con i cambiamenti e le svolte co- cavarne il sostegno all’oggi. Più che eloquenti Bonny Personalmente non ho mai apprezzato le comparsate di presenziare alle imminenti date del tour europeo. struiscono carriere, altri invece che sarebbe meglio non Cuckoo (versione britannica del semiomonimo, noto del “nongio” Francesco Mandelli su MTV né l'imma- (7/10) cambiassero mai, tanta è genuina e vincente la loro traditional) e la Henry Was A Worthy King che guarda- ginario da loser à la page che da sempre propaganda. Andrea Napoli proposta. Gli Okkervil River fanno parte di quest'ulti- no - rispettivamente, tramite le sorelle Dolly e Shir- Una professionalità giocata tutta su una comicità tri- ma schiera: e se mai ci fossero stati dubbi, questo I Am ley Collins e i Fairport Covention - alle radici del folk viale e ammiccante, fantozziana ma in fondo immani- Nada - Vamp (Edel, Marzo 2011) Very Far chiarisce in maniera inequivocabile. Ma lo fa albionico e il commovente valzer d’Irlanda Follow My cata, evidentemente tagliata su certe fasce di pubblico Genere: italiana, pop nella maniera peggiore, ovvero provando inutilmente Bangalorey Man. giovanili ben ricettive. A sua parziale discolpa, il fatto Se hai esordito a Sanremo, nel 1969, quindicenne, e a ad arricchire quello scarno amalgama di indie-rock e Laddove a distillare americana pura ci pensano il cara- che il popolare network musicale per cui lavora certe distanza di esattamente quarantadue anni te ne esci folk urlato che aveva procurato al gruppo molte atten- collare country di Stool-ball e il Neil Young di A Gift, A scelte di immagine le ha spesso accondiscese, se non con un nuovo disco, i casi sono due: o sei molto libera, zioni nella prima metà dei 00s. Ghost/Monday Alone, la traslucida When I Was Taken e auspicate. Oltre alla probabile consapevolezza di non o non la sei affatto. Nada Malanima, per noi tutti sem- Non si tratta di uno snaturamento radicale e, del resto, l’afflato alla John Wesley Harding di I Saw A Peacock With poter/voler aspirare a un “concettualismo” sul modello plicemente Nada, risponde al primo caso. Se c'è una già nel precedente The Stand Ins, si avvertiva questa A Fiery Tale. Autentici lampi di genio, infine, le venature di un Massimo Coppola. cosa che la splendida cantautrice livornese non ha mai voglia di riempire i vuoti della loro musica; qui però psichedeliche delle splendide Far From Home - non a Detto questo è anche vero che nel caso di Francesco fatto è presentarsi al pubblico con qualcosa di costret- siamo oltre, quasi che tutta la pienezza di suoni e ar- caso, l’assolo è dell’ospite Dave Heumann, ovvero Ar- Mandelli televisione e musica suonata sembrano esse-

64 65 highlight diciamo così - ai primi Belle And Sebastian, simile il Namb) come legame con una città, Torino, musical- senso di dimensione precaria però illuminata, come se mente unica sul panorama italiano. Leisure Society (The) - Into the Murky Water (Full Time Hobby, Maggio 2011) nell'epoca delle comunicazione pervadente la perife- Questi sono soltanto alcuni tra i tanti artisti e amici che Genere: Folk pop orchestrale ria rappresentasse un punto di vista sempre più raro e aggiungono qualcosa alle composizioni originali di Che roba, quei Mumford & Sons. Ragazzotti più inglesi che mai che riescono a conquistare critica e quindi prezioso. Spaccamonti. Perché, sia chiaro, questo è totalmente pubblico di mezzo mondo imbastendo quella che sostanzialmente è una mascherata, ovvero camuf- Questo è a spanne lo sfondo poetico sul quale opera il un disco del torinese, la cui creatività smuove monta- fandosi - benissimo - da folkster yankee. Segno dei tempi, certo, ma c’è un’altra via. C’è un modo in cui linguaggio del quartetto pesarese, indie-wave piutto- gne a colpi di decadente solipsismo post-romantici- in UK oggi si può suonare folk genuinamente - ovvero mantenendo le proprie radici, inserendosi peral- sto nostalgica e sbilanciata british, polpa frugale rav- smo (Buone Notizie, L’Ultimo Vestito Non Ha Tasche) o tro in una più che nobile discendenza pop che parte dalle vignette dei Kin- visabile attraverso le evidenti propensioni sintetiche avant-blues dal beat possente e ipnotico (Guitar He- ks e arriva dritta alle meraviglie orchestrali targate Divine Comedy. Chi che li portano ad omaggiare i Visage (di cui rileggono roin), post-rock jazzato (Tartarughe, Niente Per Bocca), ha sentito il debutto targato The Leisure Society, The Sleeper (“un piccolo con sagace morbidezza Fade To Grey) e più in filigrana accese lande desert-jazz-rock (Claude) o soundtrack miracolo di equilibrio e intensità”, nelle parole del nostro Stefano Solventi), Giorgio Moroder (nella conclusiva Cinematronics). La music evocativa e algida (Ossamiche) o trasognata e sa di cosa stiamo parlando; non a caso è stato oggetto di un culto crescen- loro non è una proposta eclatante, del resto neanche soffice (Specchi). te in patria, con il patrocinio di fan d’eccezione come Elbow e Brian Eno sembrano interessati a stupirci con dispositivi sonici Non è il particolare, comunque, a fare la differenza. A e le nomination all’Ivor Novello Award per il songwriter Nick Hemming. A inauditi. Tuttavia, con quella pronuncia un po' scolasti- restare impressa, ancor più che in Undici Pezzi Facili, è sentirne il seguito, Into The Murky Water, verrebbe da dire che il sestetto di ca, con le congetture abbastanza prevedibili degli ar- la netta e contrastante creatività di Spaccamonti, com- Brighton è riuscito persino a superarsi: il tiro di arrangiamenti e di scrittura rangiamenti, con quell'applicarsi puntuale alla luce di positore insieme umorale e visionario, melanconico e si alza vistosamente, ma tutto suona tanto naturale e immediato che quasi non ci si accorge di quanta un disarmante contro-virtuosismo, si dimostrano capa- anticonvenzionale, narrativo e strumentale. ambizione ci sia in questo lavoro. È d’altronde questa la classe autentica, no? ci di snocciolare canzoni ben scritte, piantate su solide (7.3/10) Provate pure a farvi un giro dalle parti delle evoluzioni melodiche e emotive di The Hungry Years, de- fondamenta e ravvivate da intuizioni non trascenden- Stefano Pifferi gli inserti classici di I Shall Forever Remain An Amateur, o della giga festosa This Phantom Life, o ancora tali ma sempre opportune. Vedi su tutte il pop-wave dell’ariosità della title track - ma invero ogni traccia fa storia a sé - e capirete di cosa stiamo parlando: screziato psych di The House Of Sleep (ugge The Sound Paul Simon - So Beautiful Or So What un’architettura sonora complessa eppur lievissima, al servizio di una penna (e di una voce) felice alme- e intrighi Stranglers), le palpitazioni di Toast To A But- (Concord, Aprile 2011) no tanto quanto quella della recente rivelazione Villagers, in una varietà di stili e di toni in grado di terfly (da qualche parte tra Chameleons e Notwist) o Genere: folk pop soddisfare un po’ tutti i palati. Se la vivacità, l’ironia e la profondità rimandano inevitabilmente ai citati ancora i Wire allampanati Xtc di Geometric Woman. Tra i reduci dei sixties ancora in attività, il quasi settan- Ray Davies e Neil Hannon, per versatilità, gusto ed efficienza vengono in mente macchine perfette Come esordio è davvero niente male. Quanto ai colpi tenne Paul Simon è forse quello invecchiato meglio. come Belle And Sebastian, New Pornographers e Delgados; ma il combo di Hemmings e Christian di genio, restiamo sintonizzati. Lascia quasi increduli infatti la freschezza di questo Hardy ha tutte le carte in regola per scrivere nuove, eccellenti pagine di quel bel libro iniziato tanti, (6.9/10) So Beautiful Or So Wath, dodicesimo album del pic- tanti anni fa. Senza necessità di buttar l’occhio sui quaderni dei compagni d’oltreoceano. Vi pare poco? Stefano Solventi colo grande cantautore del New Jersey, ad un lustro (7.3/10) dal buon Surprise e in attesa che le corde vocali del Antonio Puglia Paolo Spaccamonti - Buone Notizie (Bosco sempiterno compagno di palcoscenico Art Garfunkel Rec, Aprile 2011) tornino in forma per riavviare l'Old Friends Tour. Die- Genere: cinematic ci pezzi per poco meno di quaranta minuti nei quali il Ancor più intimista e criptico, Paolo Spaccamonti, sin consueto mix di perizia, dinamismo e sensibilità sboc- dall’artwork. Buone Notizie riprende il discorso ben av- cia con rinnovata immediatezza. Non è difficile prestar re due dimensioni separate e ingiusto sarebbe depre- padri del rock. viato da Undici Pezzi Facili due anni fa e gioca di sponde fede a quanto dichiarato dallo stesso Simon, d'aver care l'una soltanto per i (plausibili) torti dell'altra. An- Di più non è lecito attendersi. ironiche tra titolo e copertina all black per addensare cioè ripreso gusto a comporre sulla chitarra, metten- che perché dal secondo disco degli Orange, progetto (6/10) ancor più nero sulle atmosfere cinematiche oscure ed doci più cuore e meno raziocinio. che il chitarrista/cantante condivide con il batterista Fabrizio Zampighi evocative che il chitarrista torinese dimostra di gesti- Non per questo viene meno quel senso di dominio as- Enrico Buttafuoco, emerge quantomeno un passato re con sapiente abilità. Lo stuolo di preziosi guest la soluto sulla materia, evidente tanto nei risoluti strug- di ascolti attenti e da onesti cultori. Sintetizzato da una Orange Lem - David Is A Narcoleptic Man dice lunga sulla credibilità di Spaccamonti - l’uomo dal gimenti (la pensosa Questions For The Angels, la delica- musica che ben rielabora - anche se in maniera fin trop- (Bulbartworks, Febbraio 2011) cognome più “dronico” del mondo, secondo il Twitter tezza indolenzita di Love And Hard Times, in entrambe po fedele - la lezione di Kills, White Stripes, Strokes, Genere: wave pop della Temporary Residence - così come dell’ampio vaghi retrogusti Paul McCartney) quanto nei vividi Libertines, Stooges, replicando più o meno il rock spi- I testi degli Orange Lem pullulano di riferimenti a re- spettro di sfaccettature in cui l’animo dell’autore riesce sussulti (le vibrazioni errebì della title track e della ti- goloso che caratterizzava già l'esordio Certosa. gisti (Fellini, David Lynch), attori (Mastroianni), scrittori a riverberarsi nello spazio di un solo disco: Julia Kent rata Love Is Eternal Sacred Light). Il bello anzi il cuore Coolness di riflesso e immaginario sopra a tutto, insom- (Jonathan Coe), artisti come Andy Warhol e fenomeni e Fabrizio Modonese Palumbo (Larsen, Blind Cave della cosa sta però nella levigata ricchezza degli arran- ma, ma anche un pugno di brani meno scontati di quel sospesi tra costume e Storia come Jackie Kennedy. Pesi Salamander) come testimonianza del retroterra speri- giamenti, concepiti con la complicità dell'antico colla- che si sarebbe potuto pensare. Volutamente lontani da massimi insomma dell'immaginario collettivo trattati mentale e darkish; Daniele Brusaschetto a sottoline- boratore Phil Ramone e sapientemente aspersi d'elet- quel brand televisivo discutibile ma potenzialmente con la leggerezza delle fantasie da cameretta, come are la forza della ricerca in solo e di un cantautorato off tronica grazie alla supervisione di Chris Bear (batterista fruttuoso e inseriti in un progetto autarchico che ha modelli di ipotetiche prospettive tramate nella cerchia che qui addirittura fa a meno delle parole; Ezra (Casi- dei Grizzly Bear). Ogni traccia è come un bassorilievo tutto l'aspetto di un sentito omaggio ai pronipoti e ai degli amici più fidati. Un metodo preso in prestito - no Royale, No.Mad) e Davide Compagnoni (Stearica, da indagare attraverso "sguardi" successivi, manufatti

66 67 che diresti tanto artigianali quanto sintetici ottenuti Pierre LX - Out 1 (Initial Cuts, Aprile 2011) highlight stratificando particelle bluegrass, doo wop, folk, go- Genere: deep, UK bass spel e world. La nuova realtà emergente da quel ribollire perpetuo Meat Puppets - Lollipop (Megaforce, Marzo 2011) Se spesso si finisce col pensare al capolavoro Grace- della scena londinese è Pierre LX, un 25enne - Genere: new-roots land (si prendano le fragranti pulsazioni di The Afterlife se cresciuto in Brasile e stabilitosi nel Regno Unito nel Sono persone come i fratelli Kirkwood a rendere ancora degno scrivere di mu- e le aromatiche nuances di Dazzing Blue), è vero però 2003. Un'impegnata gavetta dietro i piatti, un paio di sica, e ancor prima ascoltarla come si deve e cioè dedicandole tempo, devo- che gli africanismi non oltrepassano la soglia di una release con l'etichetta francese Initial Cuts, e poi un zione e impegno. Tra gli evanescenti trend che durano una settimana, il ritor- suggestione - per così dire - organica, come l'impronta seguito sempre più corposo fino ad arrivare al Fabric, no dall’al di là di chi aveva consegnato dischi splendidi suscita un piacere che di un dialetto metabolizzato che ormai fa parte dell'in- dove oggi è resident dj. E da dove oggi si propone nei travalica la circostanza. Di tutto e per niente bello, infatti, quanto accaduto a tercalare e che caratterizza l'invenzione sonora anche panni di artista a tutto tondo, nella consueta prova cru- Curt e Chris sino a prima del 2007: un contratto major stracciato e una sequela quando sembra guardare altrove (l'oriente flamencato ciale del primo album in studio. di storiacce di droga e cronaca nera finalmente alle spalle. di Rewrite, le amniotiche freakerie appalachi di Love Out1 apre non a caso con la techno-ambient di Winter Del resto, sono uomini come chiunque. Anzi, no: perché chi è stato capace di And Blessings, il folk-rock radiante dell'iniziale Getting Light, apertamente ispirata al primo Matias Aguayo, capolavori come Huveos, Mirage e II fondendo hardcore punk e psichedelia, blues e folk, nella categoria Ready For Christmas Day). Davvero una bella raccolta, che Pierre indica come una tappa decisiva del suo per- della gente comune sta stretto. Argomenti sonori che tornano nel terzo atto della rinascita - cui parte- assieme malinconica e suadente, lirica e festosa. Ad corso artistico. Ma è solo una parentesi: l'eleganza del cipa alla batteria Shandon Sahm, figlio del leggendario Doug: buon sangue non mente - assecondando avercene di dischi senili di tal fatta. disco sta nell'inserirsi nel continuum UK bass senza una vena “roots” poco più accentuata mentre penna ed esecuzione rimangono prossime all’epoca d’o- (7.3/10) sprofondarci del tutto, rivisitandolo con uno spirito co- ro. La visionarietà anche, come spiegano il tono vocale indolente e le chitarre che scintillano lussureg- Stefano Solventi struttivo di matrice detroitiana che tende ad arricchire il gianti, azzeccate stramberie come i Love indecisi tra Arabia e hard di The Way That It Are, la country-ska- risultato con ritmiche multistrato e inserti classic electro. delica (!) Shave It, o come l’Elvis Costello oppiaceo - accompagnato da una mista Los Lobos e Grateful Peluqueria Hernandez - Amaresque L'aria che si respira non è tenebrosa o cupa (effetto che Dead - di Incomplete e Baby Don’t. (Audiar, Marzo 2011) da tempo si tende ad allontanare) ma golosamente Materia da applausi, come del resto quanto guarda al glorioso passato senza soccombervi e poggiando Genere: jazz-blues-mex deep. Se da un lato brani come Gerry o L.A. Dreams si sulla saggezza acquisita ritornando dall’inferno. Da una scaletta compatta e a lento rilascio, peschiamo Sembra di vederli quelli della Peluqueria, sganasciarsi tengono con una certa aristocrazia lontani dalle piste inoltre l’oriente gagliardo di Hour Of The Idiot e gli arpeggi desertici (hola! Calexico ) di Lantern, il folk- dalle risate mentre noi poveri scribacchini ci si inven- e fedeli ad un rigore dub, dall'altro non mancano mo- rock celtico traslocato nel Mojave Town e la policroma filastrocca Amazing. Quanto basta e avanza a ta un termine per descrivere la loro musica. E di fan- menti dall'appeal tipicamente house, ora più raffinato rendere Lollipop pieno di idee e vita, vibrante e commovente. tasia ce ne vuole, visto che da che mondo è mondo i (Quadrivium farà fischiare le orecchie aJohn Roberts, (7.3/10) Nostri mescolano stili e maniere con una semplicità anche per le affinità nel percorso personale), ora più Giancarlo Turra disarmante. Prendete ad esempio una Katunga in cui decisamente dance (Olympia accede alla hall via Sei il Duke Ellington più afro si fa adottare da Quentin A). Il quadro offerto da Pierre LX svaria con destrezza Tarantino o una Cuoraccione di Melone rubata alle ba- lungo l'intero spettro di stili britannico, sfoggiando si- lere caposseliane, una O' Mariaccio Nnammurato tra curezza e completezza artistica. Doveroso lasciarli cre- elettro s'aggiorna sul supporto di un uso più pronuncia- Polar For The Masses - Silence (Black Messico e Ry Cooder o una Procopio che abbraccia il scere in libertà, sia il disco che l'autore. to del violino e di un elettronica più ammicante. Se per Nutria, Marzo 2011) post-rock. Immaginari malinconici che si intersecano, (6.9/10) metà disco viene in mente Laurie Anderson (Doorway, Genere: wave sagre paesane e cover sudamericane (una La Martinia- Carlo Affatigato The One, Going Wrong, The Breaks), per l’altra metà ac- Siamo già al terzo lavoro per i Polar For The Masses, e na di Andrès Henestrosa solcata da un sax da liscio e a cantona le pretese artsy e si concede alla pista di ballo già i precedenti Let Be Me Here e Blended (licenziati cui partecipa Umberto Palazzo) che convivono, valzer Planningtorock - W (DFA, Maggio 2011) con le cadenze più sostenute di ballate disco dall’umore quattro e due anni fa) ci avevano fatto valutare positi- e frontiera che vanno amabilmente a braccetto. In un Genere: elettro opera retrò (Manifesto, I Am Your Man, Living It Out). Il risultato vamente il peso specifico di questo trio vicentino. Che suono naturale, immediato, quasi istintivo. Janine Roston, già collaboratrice dei The Knife e arte- preso di per sé suona troppo freddo e intellettuale per nel qui presente Silence dà fondo e forma all'attitudi- Il secondo disco del gruppo veronese ha indirettamen- fice in proprio di uno strambo quanto complicato mix suscitare un interesse reale che vada oltre la forma. ne chitarristica in bilico tra piglio wave e fregola post te lo stesso spessore che poteva avere l'opera prima tra opera multimediale e artrock sperimentale produce Eppure basta il supporto delle immagini del video di punk, tipo un'irrequietezza robotica Wire a sparaglia- degli Ardecore. Quel dividersi tra dimensione popolare per DFA il secondo disco come Planningtorock aggior- Doorway, dove la Roston, dismessi gli abiti elisabettiani re impeto P.I.L. (Dismembered), lasciandosi margine di - qui ribadita anche dal dialetto della Valnure declama- nando opportunamente la formula coniata all’altezza dell’esordio, si traveste in un novello mostro androgino manovra per copule punk-funk variamente devolute to da Lilith in X o Dos / Struggente Dream, oltre che dai del debutto per Chicks On Speeds con il disco del 2006, (evocato per gran parte del disco dalle metodiche in- (Ignorance, The Last Man), struggimenti grunge-noise vari riferimenti musicali - e trame raffinatissime che fi- Have It All. Il senso di operazioni come questa lascia terferenze sulle timbriche vocali, si vedano Milky Blu e (una Sailing Away che sta nel guado tra Mark Lanegan nisce per mostrare la pregnanza semantica ed emotiva sempre leggermente interdetti se posti esclusivamen- Jam) per dare una nuova sostanza all’insieme. Un disco e i R.E.M. di Monster) e rigurgiti d'emotività accesa del blues. te di fronte alle tracce musicali. E’ fin troppo ovvio e si del genere andrebbe distribuito su supporto dvd con non distante dai primi Radiohead (Guilty sembra un (7.1/10) avverte ovunque in un lavoro come W che il supporto corredo di apparato visuale, mentre Planningtorock si po' la nipotina facinorosa di Ripcord). Fabrizio Zampighi dello spettacolo multimediale non è un corredo co- conferma un’esperienza da vivere soprattutto dal vivo, Ma la caratteristica comune alle otto tracce è l'accat- smetico, ma gran parte della sostanza. piuttosto che su disco. tivante semplicità della scrittura, quasi a voler perse- La proposta della Roston costruita su forme macchiet- (7/10) guire un'idea pop sì mutante ma pur sempre empatica, tistiche, bizzarre e contorte, a suon di acquerelli pop Antonello Comunale come una radio che irradia vibrazioni carezzevoli per

68 69 highlight lenire il delizioso disastro quotidiano, forse per questo tumore da poco diagnosticato, Poly Styrene sembra finendo un po' col rammentare il teatrino sardonico de- comunque intenzionata a riprendersi un po’ di vita sui gli U2 tra Zooropa e Pop (Consequences). Disco conci- palchi dopo la reunion della sua storica band. Ripulitasi Pat Jordache - Future Songs (Constellation Records, Marzo 2011) so (poco più di mezz'ora) ma tenace, che compensa un dalla sporcizia punk già dall'album solista Translucence Genere: art noise eccesso di devozione per i modelli di riferimento con del 1980, l'icona si presenta oggi con 53 primavere alle Già bagnato da una pioggia di consenso alternativo militando nei Sister Suvi, il canadese Pat Jor- la disinvoltura di chi ha ben metabolizzato la lezione. spalle e Martin ‘Youth’ Glover in cabina di regia. dache ha esordito lo scorso anno come solista nel formato minimal-retrò dell'audiocassetta, oggi ri- Non a caso pare che dal vivo ci sappiano fare parecchio Il personaggione - per gli smemorati - ha collaborato stampata sul più massificato e massificante (ancorché obsolescente) cd dalla benemerita Constellation. (il circuito Keep On li ha indicati tra i dieci migliori live praticamente con tutto il gotha della musica elettro- S'intitola Future Songs e ci costringe a spendere due pensieri circa un domani musicale all'insegna di act dello scorso marzo). Ergo: tenerli d'occhio. nica e rock: Killing Joke (dove suonava il basso), Paul cotanto do it yourself, un lo-fi fisiologico se vogliamo, stante l'ipotetica - e tutto sommato non impro- (7/10) McCartney, Verve (ha co-prodotto Urban Hymns), babile - estinzione dell'industria con relativa polverizzazione del circuito produttivo e promozionale. Stefano Solventi remix per Primal Scream e per una lunga batteria di I più bravi sapranno fare di necessità virtù. I previdenti già lo fanno, chioserebbe Pat. Il quale, tanto per band anni 80, che qui prepotentemente tornano remi- tranquillizzare chi teme la scomparsa dell'invenzione sonora assieme al dileguarsi dei capitali, ha con- Pollyester - Earthly Powers (Permanent scelate al punk: Yazoo, Duran Duran, Bananarama, Art fezionato otto tracce sature d'insondabile mistero a bassa fedeltà. Ovvero, Vacation, Maggio 2011) Of Noise, Depeche Mode e molti altri. Non da ultimo, di noise wave popadelica e radiante, sfrangiata e vaporosa, cupa e frugale, Genere: Nu-disco, krautrock l’uomo è una parte importante degli Orb. bucolica e androide. Congetture allucinate e febbrili come i Joy division di- Il primo album in studio è l'occasione per farsi un'idea L’estetica di Generation Indigo va a ripescare dei suonini segnati male di Salt On The Fields, tese e indolenti come lo Scott Walker strat- più chiara di quale direzione stia puntando la "strana di tanto tempo fa, scontrandosi con la moda del giro tonato Julian Cope di The 2-Step, insidiose e suadenti come la trepidazione coppia" Pollyester. Negli EP prodotti prima di Earthly mesh di M.I.A. (No Rockefeller) e del power now-pop di Can di Phantom Limb. Echi da un'altra dimensione, dove il croonerismo è un Powers, i coniugi Polly e Yossarian hanno toccato new La Roux, Beth Ditto e delle altre ragazze che oggi ripor- miraggio lattiginoso e febbrile, dove il tempo e lo spazio sono il miraggio wave, krautrock ed electro con un carattere d'avan- tano in auge le incazzature del punk conciate però con accartocciato d'un formidabile cazzone, come i Beach Boys sognati da Syd guardia che gli era valso l'accostamento ai Can e alla creste e cravattine da figlie di papà. Che il disco non Barrett (con l'amorevole assistenza d'un Wayne Coyne prima maniera) di Song 4 Arthur, o i TV On The no-wave newyorkese. Un quadro ribelle e fuori da ogni sia un capolavoro è un dato di fatto. Suona comunque Radio prima intrisi di resina dub in Radio Generation e poi caramellati Mercury Rev nella conclusiva schema, che lasciava intendere una naturale evoluzio- decente in alcuni pezzi dal tiro rock (White Gold), power ukUUU. ne verso soluzioni possibilmente più semplici. (L.U.V.), blues acustico (Electric Blue Monsoon) e reggae Pietruzza preziosa perché scabra, salda nel suo malfermo, scostante, sbandato splendore. Eppure, invece che rilassarsi, i due rendono le cose an- (la mano del dub di Youth ci sta tutta in Code Pink Dub). (7.4/10) cora più complicate. Lo stile è se possibile ancora più Niente di esplosivo, ma qualche ascolto se lo merita, Stefano Solventi sghembo di prima, e a quanto già detto aggiunge an- consegnando singoli che potrebbero suonare molto che accenni di neo-psichedelia di recente ispirazione bene in radio. Un antidoto che speriamo dia la carica Not Not Fun (Voices, Predetermined Breaking Point), mo- a Poly per uscire dalla malattia e per tornare a farci so- venze tipicamente disco (Pikant) e colate di synth con gnare. di un omaggio pagano e neo-primitivista all'eterno venuto fuori così). Giusto prima di presentare un con- Düsseldorf sempre vicina (Oyster's Casino, El Silbo Go- (6/10) femmineo (e anche qui torna il parallelo con i modi densato/frullato super-caotico di tutto il disco in un'u- mero). La stravaganza fa da testa d'ariete stimolando il Marco Braggion, Carlo Affatigato zorniani), incarnato dalle voci - tra le altre - delle muse nica soluzione (The Only Repeat; come a dire: per me primo l'interesse, ma col tempo emerge un certo equi- Zola Jesus, Shara Worden dei My Brightest Diamond sperimentare è innanzitutto giocare). librio di base, che non vuole forzare troppo la mano: Prefuse 73 - The Only She Chapters (Warp e della compianta Trish Keenan dei Broadcast. Non è la solita pappetta pseudo-avant, forse perché non è nerdismo autocompiaciuto e difficile da acco- Records, Aprile 2011) Le cesure tra un pezzo e l'altro ci sono, ma l'effetto stre- avant Guillermo lo è stato davvero e in un ambito in cui gliere, ma estro ingegnoso che sa far presa, soprattut- Genere: chamber esoterica am of consciousness è inevitabile e comunque ricerca- non si può rinunciare facilmente alla concretezza del- to grazie a certe simpatie funk (Conciérge d'Amour) ed Pioniere dell'hip hop strumentale e del cut-up estremo to, nel bene e nel male. Inutile quindi stare a dire dove- la soddisfazione dell'ascolto. A tratti ripetitivo, questo electro-pop (Round Clocks). come arte, quando si parlava di glitch-hop e non an- succede-cosa: in una atmosfera ritualistica ed esoterica, sì, quindi leggermente noioso; ma a tratti molto molto Al prossimo appuntamento dovranno per forza far un cora di wonky, Guillermo/Prefuse ci presenta un album ma tutt'altro che minacciosa (a tratti anzi proprio so- fascinoso. passo indietro, o finiranno per strafare. Ma nel frattem- che vuole essere uno spartiacque all'interno della sua lare, carica di energie positive), troviamo fiati elegiaci (7.2/10) po, il merito è quello di aver eretto una solida colonna produzione. Influenzato dalle collaborazioni con Da- che avvicinano addirittura il romanticismo agrodolce Gabriele Marino con del materiale instabile. Beata incoscienza. niel Lopatin (Oneohtrix Point Never), Neon Indian e di Sakamoto, flussi - perché influssi - oneohtrixiani, un (6.9/10) la polacca Ausko Orchestra (che ne ha reinterpretato harpsichord lontano e sfocato, sporcature industrial/ Psychedelic Horseshit - Laced (Fat Cat, Carlo Affatigato alcuni materiali in chiave suonata e classico-contem- noize e arpeggini acustici. Il tutto equamente distribui- Maggio 2011) poranea), Guillermo mette da parte il beat, costruito o to tra belle canzoni alla Zola (che stingono le mollagini Genere: hypnanoisepop Poly Styrene - Generation Indigo (Future decostruito che sia, e si immerge in una dimensione a glo in una nebbia dark; oltre a quelle con le artiste già La cronaca underground li conosce per aver coniato il Noise, Marzo 2011) metà tra ambient, elettroacustica, concreta e avantgar- citate, quella con Niki Randa), quadretti di sognante termine shitgaze. Discutibile anziché no, certamente Genere: Power Mesh Pop de alla John Zorn, una dimensione fluttuante fatta di psichedelia folk (Nico Turner, Adron), toppe ambient/ non esente da un certo grado di efficienza. La svolta Tra il seminale Germ Free Adolescents delle sue X-Ray canzoni diluite in una nebulosa electro organica, con avant con quel po' di fuffa che è distintiva del genere/ oggi è l’approdo a una label come Fat Cat, e quindi, in Spex e l'odierno Generation Indigo c'è di mezzo un'in- mille particelle in sospensione. Il concept è nebuloso dell'approccio e un paio di intermezzi glitch/wonk sul qualche modo, l’emancipazione dal circuito Siltbreeze, tera generazione. Anche se deve convivere con un tanto quanto i suoni, quel che è certo è che si tratta finale (come a dire: se ci avessi messo il beat sarebbe Woodsist, ecc. degli Psychedelic Horseshit. Non che

70 71 l’uscita dal giro sia evento in sé positivo, né probabil- sempre di semplici linee chitarristiche e generosi tap- highlight mente gli psichedelici ne avevano bisogno, a un lustro peti di synth su cui le voci di Sune e Sharin possono abbondante dalle prime produzioni; ma di certo è un dispiegarsi fragili e ammalianti, Raven In The Grave fatto interessante, che apre a interrogativi e interpre- testimonia la maturazione di una peculiare concezione Retina.it - Randomicon (Flatmate, Aprile 2011) tazioni. del pop: austera ed immediata, sempre in bilico fra leg- Genere: electronica Una chiave di lettura è allora l’adattamento della for- gerezza e malinconia. Torna il duo napoletano formato da Lino Monaco e Nicola Buono. La loro carriera - che spazia dalla mula a un pubblico più consistente, e a un mondo che Alla prima vanno ascritti i temi spectoriani in chiave wave, al dub e all'elettronica d'avanguardia - li ha portati a collaborare con i nostrani 99 Posse e Marco non mangia pane e feedback stercorari. L’elemento 80s di Forget That You're Young e la lullaby narcolettica Messina e negli ultimi tempi con personaggi dell'elettronica mondiale nelle maglie della chicagoana “pop” e vetero-rock si trasforma da ossimoro - o con- di Summer Moon; War In Heaven e Apparitions, al con- Hefty (che ha pubblicato tra gli altri Telefon Tel Aviv, L'altra e Savath & Savalas). trappasso - a caratteristica in primo piano, in Laced. trario, sono melodie umbratili e limpide come specchi In questo nuovo lavoro esplorano le sonorità dei sytnh modulari costruiti Una freschezza quasi spendbile, una stratificazione d'acqua di montagna, appena increspati da gentili toc- dallo stesso Nicola Buono. Un modo di approcciarsi alla materia elettronica anche piuttosto elaborata (echeggia la scuola Black chi di chitarra. 'dal basso', senza mediazioni di software o di preset standardizzanti. Il suono Dice, quelli più giocosi) e un piglio che non è poi così La ritmica, del tutto assente nella maggior parte dei ovviamente risente di questa ricerca, proponendo soluzioni che si possono lontano da quei Flaming Lips che sempre più spesso ci brani, prende invece il sopravvento nella batteria dritta accostare al sentire squadrato della Raster Noton, con pulizie e tenaglie al troviamo a citare. Ironia uber alles, specie se si ha a che del surf wave Ignite e nella melodia circolare e negli ac- laser che ricordano la minimal di Richie Hawtin (Spherically Symmetric) sezio- fare con una parodia di Highway 61 Revisited (Ano- cordi graffianti di Recharge & Revolt, lungo ed accorato nata con le visioni di fino dei Dopplereffekt (Equation For U) per approdare ther Side). mantra pop senza ritornello, che ad orecchie smaliziate infine alla lezione robotica dei primi Autechre (Gamma Repeater). Non solo: Non glielo diremo mai abbastanza, che è meglio che ha subito assunto la statura del classico. in questi 50 minuti si scorge anche qualche ammiccamento al bbreaking (These Attractors (Toten)) e si scrollino di dosso la nomenclatura di genere che Il fatto che i Raveonettes lo abbiano scelto come pri- all'ambience gloomy (Gravitational Collapse) con rifiniture di field recordings che ricordano pure l'indu- non accennano ad abbandonare. Ma forse è compito mo singolo la dice lunga sulla libertà espressiva con- strial (A Model For Nonspherical Collapse). nostro fargliela dimenticare, producendo confronti, quistata in dieci anni di onorata carriera e di come, la- Un disco stampato in sole 500 copie che manifesta la maturata consapevolezza compositiva di Lino allargando gli orizzonti della musica di Psychedelic sciata da parte la coperta di Linus fatta di feedback, si e Nicola, ormai sdoganati a livello internazionale (vedi ad esempio la loro partecipazione al Sonar nel Horseshit anzitutto nei risultati che produce. Un esem- sentano liberi di svelarsi in tutta la loro grazia. 2006). Un isolamento proficuo il loro, che dovrebbe essere riconosciuto e promosso anche in patria, pio: I Hate The Beach è uno scherzo che procrastina un (7/10) data la loro capacità di spaziare tra mondi e stili diversi. Non solo per nerd. riddim raggamuffin fino a raggiungere strutture di cui Diego Ballani (7.3/10) maestri conclamati sono i Ruby Suns - come tramite i Marco Braggion soliti Animal Collective. Un bel tuffo nell’ipnagogico Robert Miles - Th1rth3en (S:alt Records, che di certo non stupisce, ma, ancora una volta, sem- Febbraio 2011) mai denota un percorrere i tempi, al di là di militanze e Genere: prog ambient aor scelte oltranziste. La conferma arriva con la velvettiana Sì proprio il Miles di Children. Il suo ritorno dopo un compositiva che avevamo sentito nel Tom Middleton centra la sua scrittura sulla chitarra e i tipici stilemi del Dead On Arrival (con ospitata di Beth Murphy di Times po' di anni di silenzio discografico, passati a scrivere di Lifetracks, citando a dovere pure Vangelis (Orchid nuovo country di Uncle Tupelo/Wilco. Ma con It's Tulip New Viking). Rimane un gusto per la sporcizia - passa- colonne sonore a L.A., sorprende l'ascoltatore che non Miracle) e i Pink Floyd (Afterglow). Una visione tagliata Season, la sesta traccia, a prendere il centro della sce- ta nel travaglio New Tribal America - traghettato verso ha seguito il percorso artistico dell'uomo. Già da mol- con l'esperienza del successo mondiale, che rimescola na è il pianoforte. La forza della prima parte, con quel nuovi lidi, metà americani, metà inglesi. La buena onda to collabora infatti con numerosi artisti che non hanno le carte di un uomo e di una mente ancora propositiva. modo tutto particolare di ficcare più parole di quante (Revolution Wavers) è pronta a essere cavalcata. molto a che vedere con i suoi trascorsi 'dream house' Carriera ancora in salita per Robert. Bentornato! si pensi sia lecito in un verso, sta tutta nella serenità (7/10) (memorabile è ad esempio il duo con il guru della tabla (7/10) agrodolce che la voce e le armonizzazioni infondono Gaspare Caliri Trilok Gurtu del 2004). Marco Braggion alle composizioni. Nei panni del jazz-singer, Driver si Fra i collaboratori di questo nuovo full sono presen- abbandona, invece, alle atmosfere notturne da ballata Raveonettes (The) - Raven In The Grave ti Robert Fripp, Mike Patton e John Thorne (Lamb), Ryan Driver - Who's Breathing (Fire sofferta ma elegante. (Vice Records, Aprile 2011) quindi la tracklist risulta influenzata dal rock progres- Records, Giugno 2011) Il problema di Who's Breathing sta forse tutto in que- Genere: Pop wave sivo del chitarrista dei King Krimson, da qualche bre- Genere: Alt.country/jazz sta indecisione di essere l'una o l'altra cosa: un album Tagliano il traguardo del quinto album i due Danesi, da ak e da eterogeneità miscelate a dovere. Inaspettato il Il canadese (dell'Ontario) Ryan Driver giunge al secon- country o una collezione di canzoni classiche? Perché anni impegnati in una personale esplorazione di tutte sincretismo che il produttore internazionale riesce ad do album solista, seguito di Feeler Of Pure Joy del 2009, nulla, ad eccezion forse di una leggera monotonia della le varianti del rumore applicato al pop. operare con voci così divergenti, tanto che a tratti ricor- senza tralasciare mai la sua attività intensissima con il seconda parte, è fuori fuoco: tutto suona meravigliosa- Partiti come una versione noir dei Jesus And Mary da pure la deriva ambient di Aphex Twin (i pianoforti suo jazz-quartet The Ryan Driver Quartet, con la root mente. Ed è evidente che Driver si sente a proprio agio Chain, sono andati via via acquistando maggiore sicu- di The Wolf affini ad alcuni momenti dei Selected Am- band The Silt (sempre in casa Fire Records) e chissà in entrambe le incarnazioni. La sensazione, però, è che rezza dei propri mezzi e, va da sè, una maggiore per- bient Works) e le atmosfere choir-ambient di Morricone quante altre collaborazioni. Vista gli interessi bifronti, non si accontenti nessuno dei due potenziali pubblici. sonalità. Ora sono dalle parti di un pop diafano e mini- (Voices From A Submerged Sea). non stupisce che Who's Breathing sia un progetto divi- (6.5/10) male, sorta di incrocio fra le trame eteree dei Cocteau Il disco - che resta a cavallo tra molti generi, ma che po- so a metà tra il Constellation sound della prima parte e Marco Boscolo Twins e l'asciutto esistenzialismo dei primi Cure. trebbe essere bollato con la vecchia etichetta di 'adult la canzone jazz della seconda. Quanto mai essenziale negli arrangiamenti, fatti quasi oriented rock' - ci riporta a quella tranquillità mentale e Fino alla splendida Blues Skies Don't Care, Ryan Driver

72 73 highlight del Mr. Oizo di Moustache (Half A Scissor), rintrac- cima, Beverly Terrace, mentre vi lasciamo il piacere di ciabile qui nei momenti più eccentrici e destrutturati scoprire autonomamente le altre. Susana Baca - Afrodiaspora (Luaka Bop, Aprile 2011) come Feed My Meatmachine, Red Knob e la stessa tit- Il programma si svolge tra maschio rock Seventies Genere: etnica letrack. La ricca scaletta - 17 tracce - raccoglie diverse come Bobbie Gilliespie pagherebbe per riuscire a scri- Ne ha fatta di strada dal suo Peru, Susana Baca. Senza fretta ma con costanza, si è imposta a fianco di frontiere di sperimentazione affrontate dal producer vere (Follow The Leader e Unkind), turbamenti power Cesaria Evora e Omara Portuondo nell’alveo delle “dive” di quella che per comodità noi occidentali berlinese, svariando tra il serio e il faceto: nella pri- pop con sfumature surf (You're Daddy Will Do), schegge seguitiamo a chiamare world music. Dimenticando che, in fondo, è una questione di prospettiva, di pro- ma metà si alternano sferragliate acieed (Sirimande), Stooges (It's Plain to See), ballad da FM (Loving So Low) cessi storici che non ci fa onore ricordare ma che si devono tenere ben presenti, più che mai in questi intrecci folli tra hip-hop e breakbeat (Bad Idea) e spi- e il pianoforte suonato con il polso bloccato di (The anni di massicce migrazioni “moderne”. golosità taglienti ereditate dai compagni di merende Answer Was You). In piena forma, si meritano l'etichetta Un tassello di pregio e passione lo sistema nel dibattito Afrodiaspora, per il Modeselektor (123, Feromonikon); dopo il giro di boa di 'classici'. quale la Baca si è immersa nelle diverse tradizioni del suo continente scon- emerge invece il lato più giocoso del disco, tra svaghi (7/10) finando fino a Cuba, allo scopo di tracciare una mappa sonora che le ricon- à la Justice (Einmal In Der Woche Schreien) e riconosci- Marco Boscolo giungesse alla comune origine. Al forzato abbandono dal continente africano bili affinità french-house che richiamano tanto il pio- esplicitato nel titolo e nel rifarsi alla musica sparsa per il continente america- niere Etienne De Crécy (Nights Off) quanto gli ultimi Sonny And The Sunsets - Hit After Hit (Fat no dagli schiavi; che, trapiantata altrove, ha assunto nel tempo forme diverse arrivati Bot'Ox (Idiologie). Possum, Aprile 2011) ma simili. Nonostante suoni tanto inventivo da essere inclassi- Genere: Lo-fi pop Che siano la sensuale cumbia Detras De La Puerta o una Que Bonito Tu Vestido ficabile, dietro al mosaico di Siriusmo non c'è nessun L'unico modo in cui questi pezzi potrebbero diventa- con tanto di gustosa citazione de La Bamba, l’omaggio a Celia Cruz Baho Kende/Palo Mayimbe o la tesa proposito intellettuale, nessuna specifica volontà di re delle hit, sarebbe che Sonny Smith e suoi Sunsets si però lieve Reina de Africa, il significato ultimo è nel senso di malinconico riscatto “a posteriori” che affio- inventare qualcosa. Ci sono però entusiasmo, euforia imbarcassero su una Delorean diretta verso il 1955 e ra in un’ora scarsa, i cui estremi stanno nelle corde tristi di Bendìceme e nel piroettare di Plena Y Bomba e ed un'irriverenza sempre volta a rompere lo schema. andassero ad eseguire le loro canzoni al ballo Incanto il culmine nella ripresa di Hey Pocky Way. Prelevata dalle leggende funk Meters e gemma di quella New Techno-divertissement per la cyborg generation: all'e- Sotto il Mare. Orleans che resta tuttora un esempio di melting pot. Sofferto e sofferente da suggerire che, a un certo voluzione della specie penseranno altri. O forse no, troppo debosciato e minimale il loro gara- punto, non sia più questione di musica, ma di vita. (7.1/10) ge rock, troppo indolente e sfigato per un posto e un (7.4/10) Carlo Affatigato luogo (l'america dei 50s) in cui l'ottimismo e il perfezio- Giancarlo Turra nismo la facevano da padrone. Sloan - The Double Cross (Yep Roc, Maggio Eppure il songwriting di Sonny si nutre proprio di que- 2011) sto: sunshine pop, frat rock, surf e doo wop, ma nel- Genere: pop-rock la loro versione più negletta. E' l'alba dei teen sound Santo Barbaro - Lorna (Ribéss Records, tare l'ultimo Giancarlo Onorato (Scia di polvere). Non molto noti da questa parte dell'oceano Atlantico, i passata attraverso le slackness e il punk dei 90s. Solo Dicembre 2010) Eleganza, estrema varietà nei colori (da applausi il dub canadesi Sloan continuano da vent'anni a predicare la che qui di punk non c'è neppure l'ombra. Di slackness Genere: canzone d'autore etnico di Finisterre), qualche parentesi rugginosa (la loro formula di pop rock a base di classici e riferimenti invece si, eccome! Arriviamo colpevolmente in ritardo con i Santo Barba- title-track): Lorna è disco di spazi e nuvole, inquietudini Ninenties nel continente nordamericano, con apici no- L'opener, She Plays YoYo With My Mind, per dire, è un jug ro e ce ne scusiamo. Del resto tralasciare un disco come e rese. Ennesimo esempio di una canzone d'autore che tevoli (Between The Bridges del 1999) e qualche caduta blues narcolettico, appena smosso da un tamburello e Lorna non sarebbe stato possibile, dal momento che il non si stanca di auto-rigenerarsi riafferrando con stile di tono (le trenta tracce di Never Heard The End Of It del lievi twang chitarristici, su cui la voce nasale di Smith secondo episodio della formazione romagnola è opera il presente. 2006), ma senza mai scendere sotto un livello medio accenna a grottesche vicende amorose. I Wanna Do It è intensa, eterea, poetica, come se ne ascoltano di rado. (7.2/10) tutt'altro che basso. The Double Cross è il decimo del- un pop da girl group che procede per inerzia. Qualche Il centro di gravità del gruppo rimane la parola di Pie- Fabrizio Zampighi la lista ed esce il giorno del ventesimo anniversario del flebile slancio urlato a mezza voce si ha nel ritornello ralberto Valli, tagliata e rimodellata su una narrazione primo show. dello psycho garage Teen Age Thugs, ma per il resto che poco ha a che vedere con la forma canzone e mol- Siriusmo - Mosaik (Monkeytown Records, Il dato che si consolida con queste dodici tracce è la il sound si mantiene fra lo scheletrico, il posticcio e il to con un fluire evocativo e personale. E in cui la musica Marzo 2011) notevole classe del combo canadese, composto da dannatamente accattivante. di Franco Naddei, Diego Sapignoli e dello stesso Valli Genere: Avant-techno quattro polistrumentisti che si avvicendano alla scrit- Perché naturalmente, in tutta la sua indolenza Sonny si innesta deformandosi a richiesta per seguire il ritmo Oltre dieci anni passati a sfornare singoli, EP e remix tura e alla voce principale senza perdere la coesione. è uno che sforna pop song con la facilità con cui gli al- del testo e sottolinearne i passaggi più evocativi. per nomi blasonati (Simian Mobile Disco, Chromeo, Dal loro incrocio di rock Seventies, pop e armonie vo- tri si grattano il naso. Basti pensare che i brani di Hit Sembra di ascoltare Adriano Modica, ma dove il mu- Digitalism, Gossip per citarne solo alcuni) sono un cali Sixties non ci si aspetta sicuramente nulla di inno- After Hit nascono dalle sessioni del suo progetto più sicista calabrese spinge sul pedale della psichedelia, i biglietto da visita che non tutti possono permettersi. vativo, ma l'intrattenimento che delle vecchie volpi ambizioso: quello di realizzare 100 singoli (con relative Santo Barbaro preferiscono le mezze luci, le morbidez- Circondato da alte aspettative sul suo primo vero al- dell'indie sono in grado di regalare. E ascoltando The b-side, per un totale dunque di 200 canzoni) per 100 ze soffuse, lo streaming emotivo senza facili punti di ri- bum in studio, Moritz Friedrich aka Siriusmo risponde Double Cross stupisce il tasso di divertimento che i band immaginarie. ferimento. Magari su uno xilofono e una batteria (Nudi con un lavoro complesso che, alternando brani inediti quattro sembrano ancora trovare nello scrivere e suo- Un'ispirazione pantagruelica seconda solo al Robert Dorsi) o in un crescendo elettrico vicino al post-rock a materiale già noto, copre efficacemente lo spettro nare insieme. Si veda, da questo punto di vista il gioco Pollard dei tempi d'oro. Se a quanto detto aggiungia- (Naufragio), avvinghiati a un'elettronica che sarebbe electro-techy che lo caratterizza. delle citazioni interne, di cui vi segnaliamo la reprise mo che i Sunsets sono costituiti da membri di The Oh piaciuta a Daniele Brusaschetto (Il vuoto) o colti a ci- Il punto di partenza di Mosaik rimane l'old-school del tema della quarta traccia, Shadow of Love, nella de- Sees e Fresh & Onlys, capirete bene che ci troviamo

74 75 di fronte all'ennesimo curioso organico della scena lo-fi prescindibili - i richiami alla tradizione del cantautorato Peccato per una produzione che non sempre valorizza rossa degli Archer in jazz, un portale che potrebbe an- pop californiana. Un pozzo di cui ancora non si vede il indie femminile, da Cat Power a PJ Harvey (Space Out la lucentezza del loro sound. Una volta messo a punto ticipare nuove prolifiche dimensioni e innesti inattesi. fondo. Orbit). Si sentono anche gli ultimi due lustri di elettro- questo aspetto potremmo trovarci di fronte a qualcosa Per ora accontentiamoci di questo bel lavoro. (6.8/10) pop alla The Blow (Eleven, How dare You). Ciò su cui le di veremente importante e originale. (7.1/10) Diego Ballani due eccellono è la variazione/variabilità espressa nelle (6.7/10) Edoardo Bridda potenzialità esecutive, specie su temi percussivi. Una Diego Ballani Susanne Sundfør - The Brothel (Gronland molteplicità che convince quando l’arrangiamento at- Timber Timbre - Creep On Creepin' On (Full Records, Aprile 2011) traversa i generi fino a diventare mutante, in pieno stile Tied & Tickled Trio - La Place Demon (Morr Time Hobby, Aprile 2011) Genere: elettro-pop NYC, in Rubies And Rocks. Music, Aprile 2011) Genere: Retrò Pop Dura un paio di ascolti la sbornia per questa norvegese A uno sguardo d’insieme, l’approccio è abbastanza Genere: Jazz Con l’omonimo album di due anni fa, il combo canade- dalla voce austera e cristallina. Poi si affievolisce, tra- chiaro: si parte con una linea melodica e un arpeggio, Si sa che The Notwist, 13 & God e Tied & Tickled Trio se Timber Timbre aveva coniato un personale cantauto- sformandosi in un hangover piacevole ma con qualche che poi è scomposta, aggiungendo movimento e ani- sono le facce principali dell'Archer pensiero in musi- rato che scavava nella tradizione folk blues americana punto interrogativo. Si fa per dire, ché di cose buone ma collettiva ‘00, sempre e comunque all’interno di un ca, tre lati di una magmatica sonora fatta di parente- da un’angolazione estetizzante e cinematica. La voce in The Brothel ce ne sono molte. Eppure, nonostante universo pop (Little Cup). Non c’è - o non si vede - un si, mosse di lato e piroette all'indietro, tre progetti che nasale di Taylor Kirk, in convergenza parallela sia con uno stile vocale virtuoso in bilico tra Bjork, Anna Cal- discorso sulla coesione, una mission, per così dire, os- coabitano senza scadenze temporali precise e s'attiva- quella di un Stuart Staples (Tindersticks) ma anche vi, Joan Baez e un lavoro di produzione sopraffino che sia ciò che generalmente sta dietro alla nascita di una no al manifestarsi delle giuste occasioni. Quest'anno la con quella di Mark Sandman (Morphine), e gli arrangia- mescola classica, ambient ed elettronica (nel disco c'è band. Thao & Mirah è oggi niente più che un “proget- compagine ha già sfornato Own your ghost, la solita menti, un misto di soundtrack music avvicendata su un lo zampino del Jaga Jazzist Lars Horntveth), qualcosa to” - fra l’altro, commercialmente parlando, giustificato operazione di indie-hop made in Anticon a nome 13 impianto tipicamente folk-pop, erano stati in grado di non torna. da una motivazione di raccolta fondi a sostegno di Air & God, e oggi approda a questo affascinante La Place creare un immaginario d’eleganza lunare, un portale I dubbi in realtà nascono dall'impressione che le aspi- Traffic Control, organizzazione a supporto di musicisti Demon. Dopo il lavoro di elettronica minimale di due sonico verso una realtà parallela dove i neri diventava- razioni della Sundfør vadano nella direzione di un pop indie. anni orsono(quell'Aelita commissionato dal festival di no bianchi e viceversa, dove un senso di classicità pop quanto più possibile ad ampio spettro, più che esplora- Così accogliamo Thao & Mirah tra i nostri dischi. Senza Hausmusik a Monaco ispirato ai sogni dei fantascenzia- da coscienza collettiva era costantemente strattonato re coraggiosamente quel terreno di confine che il cros- eccessivo entusiasmo ma neanche con noia indotta. Di ti del Novecento), ritroviamo il combo in piena fregola da un bisogno di catarsi timbrico narrativa. sover di suoni alla base dei dieci episodi vorrebbe sug- certo c’è intesa, complementarietà (anche corale: nien- jazz con il solito quartetto base (con Casper Brandner Spooky e creepy - gli aggettivi più utilizzati dalla stam- gerire. Un tentativo di raccogliere consensi riuscendo te male l’operazione di sottrazione, ripetizione e caco- e Andreas Gerth), un contorno di 11 musicisti (tra cui pa brit - la musica dei Timber Timbre prendeva la le- a mantenere una certa integrità di fondo, per un disco fonia di Likeable Man) senza accenno di un conflitto tra Johannes Enders e Carl Oesterhelt) e un batterista d'ec- zione dei The Good, the Bad & the Queen per portarla da interpretare ma nello stesso tempo non troppo se- comprimarie. E quindi la porta al sophomore rimane cezione, Billy Hart. nel terreno degli Elvis Presley e dei James Brown dei lettivo. aperta. Hart, settanta primavere appena compiute, più di sei- 50s. Non a caso una strategia è quella di inscenare in- Sembra di ascoltare una Enya rivisitata e decisamente (6.8/10) cento album incisi (e collaborazioni di lungo corso con finite varianti al classico Men’s Men’s Men’s World il cui indie, a cui si affiancano scenari nordici evocativi (la tit- Gaspare Caliri Herbie Hancock e Stan Getz), è ça va sans dire lo star- picchiettio di piano (e contorno di significanti e signi- le-track) e drum'n'bass eterea (Lilith), ambient sognan- ter della nuova esperienza: cofirmatario delle tracce e ficati) diventa un’autentica fissazione in questo nuovo te (Black Widow) e catarsi ai limiti della musica sacra The Cruels - Infesto Ep (Clinical Archives, dell'album, il lavoro è stato disegnato attorno all'uomo, lavoro fin dall’inizialeBad Ritual e finisce poi per trasfor- (Father Father), batterie marziali (O Master) e partiture Aprile 2011) la scusa ideale per unire svariate generazioni attorno a marsi nel tema portante dell'album e dalla traccia che complesse in bilico tra sintetico e archi (Turkish Delight). Genere: Industrial punk un prisma jazz senza barriere di stili e contaminazioni. nome all’album, Creep On Creepin’ On, titolo emblema- In un misto di arte, virtù e lungimiranza che ha portato Se il buon giorno si vede dal mattino, quello che si pro- Il batterista è pure la ragione del ritorno al paradigma tico che traduciamo, a questo punto in una resa defi- il disco ai piani alti delle classifiche di vendita norvegesi. spetta per i Cruels sarà davvero radioso. Il trio lucche- dell'esperimento dentro l'esperimento di Observing nitiva allo “strisciare sinuosi nella classicità in crooning (6.9/10) se, attivo dal 2008 e costituito da giovani di appena Systems, album dei TTT del 2004 il cui approccio ritor- black’n’white”, al guardare con gli occhi di un rockabilly Fabrizio Zampighi vent'anni, è autore di una avvincente miscela di rock dal na con i suoi riferimenti (Gil Evans, Sam Rivers, John Col- in retroguardia o di un honky tonk venuto da marte. tiro punk e dalla pesantezza industriale. trane, Freddie Hubbard, Herbie Hancock, Miles Davis, Consapevolmente prigioniero di sé stesso, decaden- Thao Nguyen/Mirah - Thao & Mirah (Kill I due brani centrali di questo breve ed intenso ep d'e- Ronald Kirk e Sun Ra), periodi storici prediletti (l'incro- temente specchiato nel mondo che ha così abilmente Rock Stars, Maggio 2011) sordio (sei brani per un totale di appena quindici mi- cio 60s e 70s) e strategie d'inserto elettronico (in parti- evocato e ricreato, il trio esercita ancor’ora un enorme Genere: indie pop nuti), fondono una furente vena hardcore con il sound colare per gli strumenti a fiato). fascino, soltanto che, rispetto al self titled del 2009 vin- L’una (la portlandina Mirah) puledro folk di scuderia post apocalittico dei Killing Joke. Un'idea, in un certo Eccessiva calligrafia e devozione sono i classici difetti di citore del Polaris Music Prize, la sensazione è di un col- K Recs, l’altra (Thao Nguyen) astro assodato della Kill senso vicina a quella che i Therapy? inaugurarono all'e- operazioni del genere ed il progetto non ne è mai sta- po non completamente a segno. Rock Stars. In mezzo, o forse sopra le parti, la compar- poca dei loro primi lavori. Si sente infatti l'influenza di to immune, eppure quando in Le Place Demon il drum- Si tratta di separare l’ottimo dal molto buono però: tecipazione nella stanza dei controlli dell’esuberante certo alternative meno velleitario, soprattutto nell'ince- ming scuro di Hart si dilegua nella cosmo-delia firmata ascoltate l’intelligenza dei siparietti thriller come Merrill Garbus (aka Tune-Yards). C’è una sommatoria dere lento e disturbante di I'm A Big Machine. Sun Ra (The End Is The Same As The Beginning), il combo Swamp Music (tra legni e archi in pura soundtrack mu- degna di nota, nell’uscita self-titled di Thao&Mirah. Negli ultimi due brani in programma (Nola e Infesto), la è potente e visionario come deve e il viatico tra sci-fi e sic), l’efficacia dei fiati gangster in Woman, gli ottimi ta- L’output è leggero ma sofisticato. Sono certosini i toc- virulenza delle chitarre si trasfigura in una psichedelia vecchie maniere, magari diviso tra l'amore per la Ballro- gli country folk-rock di Too Old To Die Young, gli smalti chi che danno forma e sostanza ai tanti piccoli scrigni urbana, una sorta di shoegaze metropolitano di un gri- om music ante guerra mescolata con un poco di Coltra- quasi lynciani del lavoro sulla classica ballad Lonesome indie-pop (Folks), sono tradizionali - e forse meno im- giore metallico. ne (The Three Doors (Part 1)), è senz'altro la sottile linea Hunter, oppure la bellissima fanfara con tocchi cosmic

76 77 psych e jazz che è Do I Have Power. L’uso dell’italiano avvicina il progetto a territori da acre highlight Pettine e camicia aperta davanti allo specchio. Tutto stil post, per usare il titolo di un nostro articolo in cui in- nero baby. dagavamo l’uso della lingua di Dante in Massimo Volu- Vinicio Capossela - Marinai, profeti e balene (Warner Music Group, Aprile (7.2/10) me e Bachi da Pietra, Starfuckers, Altro e CCCP. Proprio 2011) Edoardo Bridda questi ultimi due sembrano essere i punti di riferimen- Genere: cantautorato to più prossimi per i Tronco, abili a mostrarsi in sintonia Vinicio Capossela è tornato dopo aver bevuto il mare. Dopo il manierismo ostentato - e soprattutto Tommy Guerrero - Lifeboats And Follies coi cut-up degli Altro e con le pastoie linguistiche di un sfocato - di Da Solo, il cantautore indeciso di allora diventa oggi, ora, paesaggio liquido, dipinto a (Galaxia, Marzo 2011) Lindo Ferretti ancora non anestetizzato. A dimostrare strati, acquoso negli arrangiamenti. Il nuovo Marinai, profeti e balene ritrova un Capossela complesso, Genere: jazz latin rock il legame e la contiguità prendono a prestito la lenta circolare, denso, messa da parte la pomposità della forma canzone, ci si affida alla corporeità del suono, Personaggio sui generis, questo Tommy Guerrero. Noia e la riducono ad un colabrodo noise-punk-core alla sua manipolabilità, uno sguardo ridimensionato eppure esploso dai ricordi sonori. Lo scanzonare Californiano di San Francisco classe '66, un passato da non disprezzabile. Coesione e forza d’urto unite a una di Pryntil, puro stile sirenese, una nenia disneyana mescolata al contorto e così tanto deflorato Louis skateboarder professionista, saltuariamente attore e in- idea di base piuttosto chiara ci fanno ben sperare per Ferdinand Cèline, un Capossela raramente così ispirato nel suo strabordare storie onnivore lanciate in fine musicista attorno alla cui produzione - un pugno di un album compiuto. mezzo ai mari. Oppure Billy Budd, così tesa nei ricami avant western del fido e uscite dall'inizio del nuovo millennio - è germogliato un (6.9/10) claudicante Marc Ribot, così terrea nelle parole, quasi un reading cadenzato piccolo culto. Lifeboats And Follies è il quinto album Stefano Pifferi di Non si muore tutte le mattine, piccole suggestioni rassegnate, come impos- a suo nome, come i precedenti deve il suo fascino alla sessate di Tom Waits. capacità di crearsi una dimensione sonora particolare, TV Ghost - Mass Dream (In The Red Records, Una Polpo d’amor svestita rispetto alla versione con i Calexico, un dondolarsi una specie di bozzolo cinematico, esotico, onirico ma Aprile 2011) liquido tra lettere in profondità e danze tra gli abissi, piccola storia di per- irriducibilmente concreto. Congetture jazz, ebbrezza Genere: Post Punk dite, un ritrovarsi tra echi di John Surman e scenografie alla Crialese - vedi latin rock, blues strascicato, funk soul letargico, aura Che dire di questo secondo album (se non si conside- il lasciarsi alle spalle il mondo di Respiro - che ritorno alle ostilità delle vite stropicciata house, sottigliezze psych: la mistura è rilas- ra anche il primo 12 pollici su dieStasi) dei TV Ghost? nostre. Il destino malinconico de Le Sirene, un leggero capitombolo tra le trovate mancate dell’ultimo sata, suadente, a tratti pure festosa, eppure attraversata I ragazzi del mid-west sperduto si sono accasati già dal caposseliano, il mai tanto deludente Da Solo, alla lunga annoiata e ripetitiva, questa Le Sirene, ovvietà da vibrazioni irrequiete, come se tutto accadesse in una precedente Cold Fish presso la leggendaria In The Red e mancanza d’ispirazione rimbombano sottovoce. Più riuscita La Madonna delle Conchiglie, innocua zona franca in mezzo all'inferno della quotidianità. e oggi rilanciano una nuova portata fedele alla ricetta ninna nanna sputata dal mare. Un sussulto avvolge l’ascoltatore colpito dalle trovate ariose di Lord Jim, Ipotesi meditabonde (The Same Confusion And Hope), originale. divertissement curato fino allo spasmo, una circolarità da brividi, un manifesto della sconfitta, “credevi percussività agile e impressionista (Nomadic Static), Chi ha già avuto modo di esperire le frenesie elettri- di esser saldo, ora sai chi sei, ora che sta a te, ora hai mancato il colpo”. crossover estatico (The Last Maverick), exotica acidula e che del quartetto di Lafayette sa bene cosa aspettar- Fuochi Fatui è discesa agli inferi, fuoco che sopravvive al mare, delirio geniale che comprende il mondo stropicciata (Cut The Reins) e spersi miraggi di frontiera si. Riff crudi e urticanti di chitarre in odore di Gang Of tra urli insensati e aperture melodiche da post tempesta, da post Sanremo, l’apocalisse tanto annun- (On The West) punteggiano un programma godibilissi- Four usate come fendenti acuminati, ritmiche tribali, ciata si riduce alla normalità del vivere quotidiano: parafrasando lo stesso Vinicio, il cantautore vomita mo e inquietante.(7.1/10) sconnesse e scomposte a creare un senso di panico su di noi l’ultimo respiro. La Lancia del Pelide dismessa la maschera di marcia funeraria, grazie a un pas- Stefano Solventi basato sull’alternarsi di vuoto e pieno, urla belluine e saggio della linea invisibile e sinuoso, si reinventa come sospiro affaticato, un’apoteosi colma di tutti gli lamentosi gorghi vocali, synth dirottati e pronti a de- elementi visibili del mondo, qualcosa che riconduce alla vita, alle origini delle sensazioni. Tronco - Primo Annuale E Mezzo Resoconto ragliare contro un muro di allucinazioni. Unica, picco- Capossela ci restituisce la conoscenza e la coscienza dell’essere sommersi: una vita sorge in mezzo al (Sincope, Aprile 2011) la novità sembrano essere le tonalità particolarmente mare dove i momenti ridicoli quasi spariscono al cospetto della terra. Marinai, profeti e balene ci Genere: noise-core scure della voce, vagamente più goth del solito, ma il riconduce all’amore per l’indistinto, per l’inafferrabile, e inevitabilmente, per il cantore di tali docili sto- Noise a scartamento ridotto, musica tronca come binari limite del gruppo sta nel puntare troppo sull’isterismo rielle. Qualcosa di simile a correre sommersi dal mare. di treni interrotti o come parole mozzate e urlate senza ipnotico in cui sono maestri e troppo poco sulla strut- (7.4/10) remore. Questo il senso ultimo dell’ennesimo progetto tura e l’individualità dei pezzi, alla lunga un po’ troppo Federico Pevere uscito dalla Sincope: non paga di aver co-firmato uno simili a se stessi. dei lavori meglio riusciti d’inizio anno - il Fragranze Si- La carica esecutiva e la consapevolezza dei propri punti lenzio di Daniele Brusaschetto e aver prodotto del forti di certo non mancano, ma dire se Mass Dream sia buon noise-harsh (Fecalove su tutti) - la label diy laziale migliore o peggiore delle altre pubblicazioni del Fan- TV On The Radio è una gran bella storia. Se già il pre- una buona metà sono hit potenziali. Ad esempio quan- replica col primo resoconto annuale (e mezzo) del duo tasma Televisivo è compito che lasciamo volentieri a cedente Dear Science, ammiccava un piacionismo in do fanno i cugini setosi dei Gnarls Barkley (Forgot- Tronco. Truculentboy - deus-ex-machina della label e qualcun altro. cui s'andava deliziosamente ad impantanare la spinta ten, Second Song), la Beta Band morsa dalla tarantola metà Compoundead - alla chitarra/voce e Francesco (6.8/10) esploratrice, oggi quel residuo movimento è diventato Talking Heads (No Future Shock), i Wire ipnotizzati Go- a batteria/voce mettono fuori un dischetto di improv- Andrea Napoli una languida stasi. Sedata la fregola dell'ibridazione, rillaz (Repetition) o ancora il Peter Gabriel più etereo visazioni rielaborate che, pur ispirato almeno nel titolo esaudita la smania di cercarsi, i cinque si sono accoc- circonfuso d'organi amniotici Traffic (Killer Crane). dalle crudezze industrial di matrice Throbbing Gristle, Tv On The Radio - Nine Types Of Light colati nel proprio sound come piselli nel baccello. Con- Predomina un senso di relax turgido nel quale la negri- ripiega più su un noise-(core)-rock scartavetrato e sche- (Interscope Records, Aprile 2011) dizione ideale per comporre, e infatti hanno sfornato tudine va a stemperarsi perfettamente tra le conget- letrico pronto a schiantarsi su minimali lande wave/ Genere: pop wave soul squisitezze d'alto bordo. Una melodia via l'altra - carez- ture wave-pop, producendo sentimento espanso tra post-punk chitarristiche. Impattare la primavera col nuovo album - il quarto - dei zevoli, concitate, polpose, sgargianti - su dieci tracce vibrazioni spacey e afrori black, intrighi elettrici e sin-

78 79 copi androidi sotto lo sciroppo della superficie. Il quid Vasco Rossi - Vivere o niente (EMI, Marzo meno dignitoso, nobilitato per così dire dalla sopravve- tas. Chiaro che ipotizzare una qualsivoglia via di fuga è sonico ne esce tanto duttile quanto robusto, capace 2011) nuta devastante disillusione che finalmente consentiva alquanto arduo (diluire il respiro? spingere sulla psiche- d'imbastire con disinvoltura funky fuzzante (la nervosa Genere: pop rock all'uomo di prevalere sul personaggio. E invece, mac- delia? darsi al twee-pop tout-court?) ma forse sembra New Cannonball Blues) e soul cinematico (una Will Do Fanno quasi trent'anni che, adolescente, m'invaghii ché: c'era da riempire la scaletta, blandire il target, te- l’unico modo per sfuggire al rapido oblio. Insomma, sul punto di ridondare trip-hop), di chiamare in causa di Vasco Rossi. Non era difficile volergli bene, anzi: nere in piedi l'avatar. quello che si supponeva (o sperava) potesse essere il con disarmante naturalezza vampe Beastie Boys (Caf- quell'adulto fuggito alla maturità, sorta di Peter Pan Allora avanti coi rockacci tragicomici in overdose da disco della definitiva consacrazione, è invece quello feinated Consciousness) oppure l'epica evanescente U2- tanto arguto quanto balordo, lucido e sensibilissimo viagra (Sei pazza di me, Non sei quella che eri), con le dell’assestamento e della standardizzazione in un lim- Eno altezza Zooropa (Keep Your Heart). sotto la buccia dello scazzo perenne, diventò il con- scialberie sentimentali (la quanto mai uggiosa Stammi bo da istantanea noise-pop. Nine Types Of Light è un lavoro pungente, radioso, per trappeso ideale alla sempre più pressante adultifica- vicino), con l'innodia impettita (quella sorta di prequel (6.8/10) nulla banale. Nella sua affabilità cela un'affascinante zione. In qualche modo, mi sembrava un cuginastro 883 di Dici che) e con la vacua inquietudine masticata Stefano Pifferi ipotesi di sincretismo sonoro per il presente. Quanto al più grande e scellerato che ha capito la lezione di dalla title track. Il tutto confezionato con la consueta futuro, per il momento può attendere. Lucignolo cavandosela tutto sommato alla grande. mega produzione bidimensionale (circa venticinque i Volkwerk Folletto - Volkwerk Folletto (I (7.3/10) Più avanti, quell'immaginario di marachelle tossiche, musicisti coinvolti, diretti dal sodale Guido Elmi) perse- Dischi del Folletto, Maggio 2011) Stefano Solventi frustrazioni esistenzial/sentimentali, balbettii allusivi guendo un'idea sonica disarmante, cristallizzata più o Genere: kraut e filosofia spicciola avrebbe rivelato tutti i suoi limiti, meno a fine anni Ottanta e senza neanche uno straccio Prima pagina: dedica di apprezzamento di Hans Joa- Uv Race - Homo (In The Red Records, Aprile la sua velleitaria baldanza - appunto - adolescenziale. d'alibi po-mo (che poi forse è anche meglio). Non è il chim Roedelius. Già dice molto, se la si incontra appe- 2011) Ben presto il rock mise in chiaro di poter dare molto caso tuttavia di eccedere col biasimo: in tempi di diffusa na si apre il sofisticato libretto interno di Volkwerk Fol- Genere: garage/post-punk altro e di più, d'essere una faccenda - in ultima analisi regressione adolescenziale, coi gadget (e spesso l'imi- letto. Sembrerà retorico sottolinearlo, ma raramente il Tornano gli australiani UV Race dopo l’esordio omoni- - adulta. Ultimi scampoli di simpatia per Liberi liberi, tazione di essi) elevati al rango di valori, un linguaggio packaging è stato così determinante nel giudicare un mo di un paio di anni addietro e una costante presenza anno 1989, poi tanti saluti al Blasco e alle sue vicissi- del genere può ben dirsi emblematico. E passi se ha disco. Non per scelta del recensore, ma per strategia di nel mondo dei pezzi piccoli in vinile e delle cassettine. tudini di sedicente perseguitato, almeno per quanto l'impudenza di spacciarsi rock. visibilità neanche troppo celata. Il CD di Volkwerk Fol- Ora Homo, pur non tagliando i ponti con l’underground mi riguarda. (4.5/10) letto è incernierato su un sacchetto da aspirapolvere. più oltranzista (esce anche in versione tape su Aarght!), Eppure, come sappiamo, con quella strategia da outsid- Stefano Solventi Il progetto di Andrea Renzini e Gian Luca Patini è una si fregia del marchio In The Red a testimoniare una dop- er beffardo ma innocuo, con quella tenerezza stropic- sorta di détorunement, un lavoro dialettico. Ce lo ricor- pia crescita per questi proto-punk from down under. Di ciata da alcolista mai pentito e lo sguardo da ragazzino Vivian Girls - Share The Joy (Polyvinyl da, dopo la frase di Roedelius, un breve saggio di Toni interesse innanzitutto, ma anche nello sviluppo di una in un corpo sempre più bolso, s'è costruito una mito- Records, Aprile 2011) Negri, personaggio quanto mai inserito in una militan- cifra musicale più messa a fuoco rispetto anche al citato logia nazional-popolare che perdura, riaffermata perio- Genere: sixties-pop za che lega la propria comprensibilità al passato. Per la debutto. Il sestetto misto mette in scena un universo dicamente dal rito ciclopico nelle grandi chiese-stadio. Traslocate dalla garage-oriented In The Red ad una stili- proprietà transitiva, Volkwerk Folletto è un incrocio proto-punk in cui le evidenti influenze aussie - Scien- Oggi, alla soglia dei sessant'anni, Vasco ed il vaschismo sticamente più varia Polyvinyl, persa per strada anche la di immaginari, di culture. Un aspirapolvere italiano che tists e Saints su tutti, ma si parla dell’ovvio - sconfinano sembrano approdare ad un livello di consapevolezza batterista Ali Koehler (dopo la fondatrice Frankie Rose sottrae linfa residuale da un quartiere operaio tedesco. verso gli states rovinati della Detroit stoogesiana o ver- nuovo, che permette al signor Rossi di gettare la ma- migrata verso Frankie Rose And The Outs) e dissemi- La metafora si arricchisce, se consideriamo la dupli- so la Manchester di Mr. Fall Mark E. Smith. schera - dopo gli atroci look da supergiovane - sulla nati progetti laterali a destra e a manca (The Babies e ce meccanicità operosa che ha permesso il krautrock Non fossilizzatevi però sui nomi, perché gli UV Race si mezza età terminale. Questo Vivere o niente, sedicesi- La Sera gli ultimi in ordine di tempo), “Kickball” Katy di raggiungere picchi così alti. Da un lato, il sound. Il muovono in indipendenza attraverso post-punk scarta- mo album in repertorio, è infatti una specie di concept Goodman e Cassie “Ramone” Grzymkowski reclutano motorik come espressione musicale di una catena di vetrato (il sax che deturpa la falliana Burn That Cat) e sulla "maturità matura", sulla persistenza tra le cose vive, Fiona Campbell dietro le pelli e se ne escono con l’enne- montaggio. Dall’altro, la collettività al lavoro. La coin- melodie diafane da B-52s a testa in giù (Lost My Way), vi- sull'esserci ancora nonostante tutto in compagnia dei simo disco di godibile garage-pop virato psych-sixties. cidenza di tante teste eccellenti tutte dedicate a co- sioni velvet-garagiste (Girl In My Head) e paranoie semi- soliti vizi e vezzi. Biascicando cioè i ben noti turbamenti Novità e sorprese però sembrano purtroppo finire qui, struire una pratica estetica. E chi la ama ne seguirà i acustiche (la freakeria autistica di Always Late), diver- esistenziali, balbettando le stesse beffarde allusioni, di- relegate nel limbo del gossip rock’n’roll, nonostante paesaggi nel lavoro di Renzini. È un disco per chi si tissment rock’n’roll (la cantilena al femminile di Low) e pingendosi come un sempre più improbabile outsider, Share The Joy cerchi di dare una sferzata al sound del ter- scioglie sempre quando ascolta un motorik filologica- stranite aperture psicotiche. Una buona conferma per il ma con una differenza sostanziale: d'un tratto Vasco è zetto, impostandolo su varianti e differenze strutturali. mente ragionato - quindi non squisitamente compila- gruppo che tira le fila di un intero universo seminasco- diventato un anziano signore. L’acceso dinamismo della new entry, soprattutto, fa da tivo, ma esplicitamente derivato, con passaggi logici sto - da Super Wild Horses a Total Control, passando Non a caso nel video di Eh... già lui, il Komandante, colui asse portante a pezzi come Lake House, un punk’n’roll abbastanza evidenti. Cal Neva Lodge è da manuale per Eddy Current Suppression Ring, Witch Hats, Slug che dicono essere l'unica rock star italiana, sembra il ge- vertiginoso, Vanishing Of Time o la tribaloide Trying To Neu! virata in down tempo; Gilera è da manuale Neu! e Guts, Circle Pit e molti altri - pronto ad essere scoperto. mello di Vitellozzo, un vecio sul punto di andare al bar Pretend. Nello stesso tempo sembra aver reso più grin- basta. Lyndon Grinch è invece un thriller sottocutaneo. (7/10) per la partitina a carte e un bicchiere di vino. Uno che toso il sound delle Vivians, come testimonia l’atmosfera Un modo di esprimere l’inquietudine Klaus Schulze- Stefano Pifferi può quindi permettersi di confessar burlando la crisi da riot-grrrl ingentilite meets americana di Sixteen Ways iana, synth-etica e “analogetica”, ovvero basata sulla spirituale (Manifesto futurista della nuova umanità) e lo o la lunga, conclusiva Light In Your Eyes, in cui si respira- pratica dell’analogico come scelta quasi deontologi- scetticismo riguardo al progresso tecnologico (L'aquilo- no umori vagamente velvettiani. ca. Un lavoro di ricerca, potremmo dire, prima che di ne), per poi prodigare consigli paterni disseminandoli Resta però un senso di amaro in bocca per come le tre espressione. di strisciante pessimismo (Prendi la strada). Su questa si siano assestate su una formula rodata e che, pur non L’obiettivo è concentrare in un sacco di carta tutta la falsariga c'erano le premesse per sfornare un disco al- mostrando la corda, le relega ad una aurea mediocri- polvere cosmica di cui si è capaci (anche la meno cru-

80 81 highlight darkness che quasi quasi la associ (molto lontanamen- tudine ad insaporire. C'è molto soul ma come dire ome- te) a certi echi Doors (Every Minute Alone e la citazione opatico, reso avatar di se stesso da un processo di ibri- Yuck - Yuck (Fat Possum, Febbraio 2011) testuale in Nothing Has Changed di People Are Strange). dazione post-wave, di decantazione tra struggimenti Genere: 90s indie Il motivo è presto detto: scazzi con le major (passano da art-pop e intellighenzia danzereccia, di trasfigurazione Dopo il revival Eighties che ha contraddistinto l'ultimo periodo, era ora che un pugno di poco più che Gomma a Kompakt), problemi matrimoniali e pure case sulla spuma di ben meditate fantasmagorie androidi. ventenni spostasse l'asse del tempo alla decade successiva, andando a spolverare il catalogo di Dino- incendiate per qualche membro del gruppo. Non è eccellente la scrittura, non sorprendono gli ar- saur Jr., Sonic Youth e compagnia. Daniel Blumberg (chitarra e voce), Max Bloom (chitarra e voce), Ma- Visto però che gli LCD Soundsystem non li possiamo rangiamenti, ma convincono le situazioni ed il loro sus- riko Doi (basso) e Johnny Rogoff (batteria) sviluppano una nostalgia per quel più ascoltare (se non altro per overdose), questo mid- seguirsi piano, con morbide svolte stilistiche e d'umore, sound senza aver vissuto in diretta il periodo a cui fa riferimento. Il loro è un length è un promettente sostituto: una cosa che tira come un mantra lenitivo. L'alternarsi delle voci (quella mondo costruito nelle camerette, spulciando last.fm, discogs e compagnia in ballo l’eredità di Murphy, coniugandola con Bowie tenorile - pomposa e soave - di Hayden Thorpe, quella web 2.0. Questa costruzione di un immaginario e di un mondo così preciso, (All That I Am), Hercules And Love Affair (Nothing Has baritonale di Tom Fleming) è il dualismo più evidente di trova corrispondenza nella sospensione dei confini, nei trattati di Schengen Changed ispiratissima) e la New York del nightclubbing; un disco che gioca a far coesistere calligrafie così lonta- della musica via Internet per cui puoi suonare americanissimo anche se vieni come aveva qualche tempo fa anticipato il cantante ne così vicine, un carosello d'incontri utopici per com- dal nord di Londra. Bon Homme in un suo progetto solista, qui si guarda binazioni poco probabili eppure fruttuosi tipo Antony Aprendo con Get Away che sembra cantata da J Mascis, proseguendo per molto a se stessi e il narcisismo alle volte può risulta- e Brian Eno, Tindersticks e Morrissey, David Byrne Shook Down che sembra un'outtake di Grand Prix dei Teenage Fanclub, re fruttuoso. Rinchiusi in un hotel di Copenhagen, i tre e Horace Andy, Mark Hollis ed Hercules And Love passando per Operation che sembra venire fuori da Teenage Riot dei sonici newyorkesi, una Georgia hanno passato l’inverno 2010 a scrivere canzoni. Il set Affair. Tutto ciò accade con una levità sciropposa che che brilla di meravigliose sfumature twee, toccando financo la slaker-attitude nella sua coda di chitarre più riflessivo ce l’abbiamo sottomano, l’altra selezione finisce col suonare convincente traccia dopo traccia: "grasse" di Rubber, l'atto compositivo dei quattro rimane lontano dal semplice esercizio calligrafico. - di cui non è stato pubblicizzato alcunché e che pro- l'ipnotica Loop The Loop, la svenevole Albatross, la pal- Perché il grande pregio di Yuck è di farti pensare costantemente "Ehi dove ho già sentito questo arran- babilmente verrà considerata il vero e proprio album - pitante Reach A Bit Further e la post-tribale Bed Of Nails giamento? E questo suono di chitarra? E questo modo di cantare?", ma incastonandolo in dodici piccole uscirà entro la fine di quest’anno. su tutte. perle di pop declinato lo-fi e shoegaze che non è facile trovare in giro. Per ora queste gemme luccicano I riferimenti alle poetiche di Talking Heads, Jimmy So- (6.9/10) di luce riflessa, ma non è detto che non prendano presto a rifulgere autonomamente. merville e Depeche Mode (tre pilastri su cui si basa da Stefano Solventi Alla voce "yuck" il Cambridge Dictionary recita "esclamazione che sta per espressione di disgusto". Ag- sempre il suono del gruppo) non scompaiono, ma ven- giungete una nuova definizione, grazie. gono usati in maniera cosciente, selezionando citazioni Wolfram - Wolfram (Permanent Vacation, (7.2/10) sporadiche, puntando su una consapevolezza e maturi- Marzo 2011) Marco Boscolo tà sonora che al terzo lavoro finalmente esce fuori e so- Genere: eurodance revival prattutto sta in piedi. Connessioni dichiarate alla stam- Che Wolfram Eckert fosse un pieno estimatore della pa con 'le produzioni psichedeliche dei 60' (We’re Alive, It’s dance anni '90 era già noto a tutti, a partire dalle pri- A Miracle), progressività pop (555), il bel remix di Micha- me uscite a nome Diskokaine e marfloW. Stupisce lo el Mayer per Every Minute Alone e un sentire più pop stesso constatare che il suo primo album metta in scena da, in falò). Volkwerk Folletto dimostra di non voler loce e adrenalinico che non conosce battute di arresto; (There’s An Answer con le vocals in quoting di Antho- una plateale operazione di revival eurodance, con tanto seguire il consiglio di Toni Negri: “svuotate la poubelle siamo dalle parti di Led Zeppelin, Allman Brothers, AC/ ny) che smussa la direzione smascellata dell’etichetta di protagonisti del passato (tra le collaborazioni trovia- dell’aspirapolvere”. E noi consigliamo a tutto il progetto DC, White Stripes, il Beck più sporco, ma anche il glam- di Cologna, sono tutti ingredienti che contribuiscono a mo il Paul Parker di Right On Target e l'Haddaway (!) di di scrollarsi di dosso le giustificazioni intellettuali. Come rock di T-Rex e le melodicità dei Beatles, oltre al blues rendere Knee Deep un lavoro pregevole. Da ascoltare in What Is Love). quando si usa un elettrodomestico. del Delta di riferimento. Il tutto rivisitato alla maniera loop prima del full. Se il rispolvero di un'estetica ormai storicizzata può fa- (7/10) Waines, con tocchi pop e non solo, si vedano le pen- (7/10) cilmente condurre a risultati poco apprezzabili, l'espe- Gaspare Caliri nellate glam, la onnipresente melodia sempre marchio Marco Braggion rienza ci insegna che nel farlo si può altresì destare nuo- di fabbrica del gruppo siciliano e i tocchi psych che ren- vo interesse: lo dimostrano in questi stessi giorni gente Waines - STO (3Waines.Org, Aprile 2011) dono STO album godibilissimo e dal respiro europeo; Wild Beasts - Smother (Domino, Maggio come Mirrors o Holy Ghost! in territori affini. Qui però Genere: blues la band ha avuto infatti un buon seguito oltralpe con il 2011) è la fittissima girandola di collaborazioni a buttare trop- Arrivati al secondo album STO i palermitani Waines si precedente lavoro. Genere: art pop po fumo negli occhi (quasi ogni traccia è un featuring). confermano una delle novità più fresche e apprezzabili Una gradita riconferma per un gruppo ormai adulto. Chi pensava - non senza qualche buon motivo - che i A nebbia diradata ciò che emerge è una sostanziale provenienti dall’estremo sud italiano. Avevamo qui già (7.3/10) Wild Beasts fossero l'ennesima effimera stellina nel aderenza al classico tale-e-quale, con un piglio tanto plaudito a suo tempo l’adrenalinico esordio tra blues e Teresa Greco firmamento del pop-rock d'Albione, deve ricredersi, fedele che alla fine si accartoccia su se stesso. pop, STU, di un paio di anni fa; ora, forte di un missag- almeno per il momento. Col terzo album Smother i A distinguersi rimangono i soliti Hercules And Love Af- gio oltreoceano (ad opera di Mario J. McNulty che ha Who Made Who - Knee Deep (Kompakt, quattro ragazzi di Kendal consolidano la posizione di fair in Fireworks (una bomba nu-disco degna di Blind), lavorato per David Bowie, NIN, Laurie Anderson tra Aprile 2011) prestigio guadagnata col buon sophomore Two Dan- e Patrick Pulsinger, con l' di Teamgeist in gli altri) il trio ritorna con un album compatto che fa del Genere: electro pop cers. Ci riescono confezionando un programma che al stile Shit Robot. C'è anche spazio per un paio di riuscite blues il suo credo assoluto. Lo senti che c’è un qualcosa di strano nell’ultimo di- solito intrattiene stemperando languore, dinamismo, atmosfere ambient-electro (Roshi e So Fine All The Time Due chitarre e una batteria per un suono potente, ve- sco dei tre danesi. Come una patina di sconforto, di melodramma, astrazione e giusto quel pizzico d'inquie- con il krautismo vocoderato del buon Legowelt), ma il

82 83 resto è frutto di un innamoramento cieco verso sonori- Zwischenwelt - Paranormale Aktivitat tà che hanno più di qualche dito di polvere. E di cui, ci (Rephlex, Marzo 2011) scuseranno i qui presenti Sally Shapiro, Sebastian Mu- Genere: dark electro ravchik e lo stesso Wolfram, oggi si può fare volentieri Annunciato già da un anno, vede finalmente la luce il a meno. progetto di Heinrich Mueller, ovvero il moniker deutsch (5.5/10) di Gerald Donald, già noto alla Rephlex per le produ- Carlo Affatigato zioni a nome Arpanet e ovviamente Drexciya. L’album ispirato alle immagini e alle idee di una dimensione pa- Wombats (The) - This Modern Glitch (14th rallela nasce dalla collaborazione tra il detroitiano e Floor, Aprile 2011) un trittico di gelide donne electro, la DJ newyorchese Genere: Indie-Pop Susana Correia, la producer spagnola Penelope Lopez Quando A Guide To Love, Loss And Desperation uscì, a fine e la vocalist tedesca Beta Evers. I quattro esplorano 2007, gli Wombats parvero i fanalini di coda di un'on- quella tabula rasa elettrificata che dalla centrale elet- data wave ridotta a puro biz per indie-kids da club lon- trica di Kraftwerk-iana memoria porta alle morbosità dinese. Let's Dance To Joy Division ne fu una più o meno pre-Techno dei Throbbing Gristle di 20 Jazzfunk Gre- consapevole autoparodia e soprattutto un grande suc- ats (Enigmata), il tutto dominato dalle classiche fisse di cesso in un panorama pop inglese che, di fatto, aveva Donald: atmosfere da dopobomba carpenteriano, cool- già lo sguardo altrove. ness da deserto urbano, cold wave con allusioni fetish This Modern Glitch ripete lo stesso canvaccio in fuori e para nazi. synch: episodi gradevoli - Jump Into The Fog e Tokyo Lo scavo nel pre-techno 80s della Rephlex continua (Vampires & Wolves) - altri trascurabili (Techno Fan), altri dunque con un lavoro affascinante, senza compromessi ancora evitabili (Walking Disasters) ma niente che sfon- e destinato agli ultra puristi. Una sola traccia (Telemetric) di o colpisca le radio. E così i difetti risaltano e il ritardo in cassa quattro, il resto però evidenzia anche la man- con i quale i ragazzi si presentano all'appuntamento canza di una presenza vocale di carattere e esperienza. con le synth wave è ancora più evidente. Ciliegina: il ri- (6.5/10) corso a certi 90s di Anti-D - archi scopiazzati da Verve o Edoardo Bridda Oasis - che sembra la nuova Wonderwall senza avere i crismi nè i numeri per esserlo. Il prossimo disco degli Wombats sarà sicuramente un disco grunge. E arriverà in ritardo... (5.5/10) Simone Madrau

84 85 no col ritmo, con la tranquillità di chi pare non stia fa- Ice creamche gode della partecipazione di Matias cendo la minima fatica ad alternarsi tra chitarra, tastiere Aguayo e My machines con ospite Gary Numan seguo- Speciale e parco giochi d’effetti portatosi da casa. no il medesimo colpo di scena. Trovata che lascia un po’ Dave Konopka è forse il componente del gruppo che straniti: chi si era abituato a Tyondai, si ricorderà e recla- fa un vero salto di qualità dopo il divorzio da Tyondai. merà sempre la sua singolarità, la sua voce posseduta, Dimostra di saper straziare le corde del suo basso come sostituirlo con playback in 2d non convince del tutto, mai prima d’ora potendosi permettere soli ed assoli e nonostante l’effetto sorpresa. reclamando spazio per loop e distorsioni capaci di du- Anche Gloss drop sembra muoversi su binari diversi dal Live Report rare minuti e minuti. precedente e ormai consumato (dopo 4 anni di ribalta) Infine John Stainer, già da definirsi mostruoso, ora va ol- Mirrored. I brani presentati, non fosse per la devastante tre. Batteria che conclude il trasloco al centro del palco, batteria, lasciano da parte la metodica distruzione che acquistando più spazio e ancor più importanza nell’e- era marchio di fabbrica Battles, per guadagnare melo- conomia del live. Sinceramente non ho contato quante die e ritmi da electro-pop. camicie abbia sudato e cambiato o quante bottigliette Ma allora vuoi vedere che chi s’è presentato alla cassa d’acqua abbia scolato, ciò che fa semplicemente im- semplicemente per ballare, non aveva sbagliato luogo pressione è quanto pesti duro e con quanta precisione ne gruppo. riesca comunque ad “assestare” ogni colpo. Marco Canepari La dipartita di Tyondai Braxton, però, non solo ha lascia- to i colleghi senza il quarto per il poker, ma li ha pure Architecture in Helsinki privati della voce. E perso il vocalist cosa accade? Chi 26 Aprile / Magnolia / Milano non avesse ancora ascoltato i singoli reperibili in rete Mi ci ero appassionato a loro, vittima del tanto carino avrà 3 sorprese, come successo al pubblico del Paren- quanto, in fin dei conti, inoffensivo passato. Mi ci ero ti quando, alle spalle di Jon Stainer, due pannelli fino appassionato al punto di non credere a quanti mi de- a quel momento semplici elementi della scenografia, scrivevano la loro deriva disco pop anni ‘80. Che il pop s’illuminano e sulle note di Sweetie & shag mostrano il degli Architecture in Helsinki era una cosa, il pop plasti- faccino di Kazu Makino (voce dei Blonde Redhead) dif- cone di trent’anni fa un’altra. Purtroppo era invece tutto fondendone la voce. vero. Ascoltato il disco, visto il concerto che lo presen-

Architecture in Helsinki

Battles

Battles (The) nella scheda di presentazione, oltre ad Atlas, si richiama 17 Aprile / Teatro F. Parenti / Milano solo al singolo dato in pasto ai vampiri d’Eclipse, si può No, Atlas non l’hanno fatta. immaginare chi si sia presentato all’ingresso del teatro. Spiace deludere subito, così senza introduzioni ne mez- Gente che pensava ad un nuovo fenomeno dark, altri ze misure, ma dato che sembrava l’unica domanda le esaltati per poter finalmente ballare Atlas, altri ancora bocche presenti al teatro Parenti pronunciassero, me- che “i Battles ci piacciono, li hanno passati anche su ra- glio mettere le cose in chiaro. Ed essendo Atlas l’unico diodj!” brano che (e non esagero) l’80% delle bocche al teatro Il solito spreco in fin dei conti, perché la serata mi- Parenti conoscessero, in un certo senso è stata una go- lanese è davvero particolare per il trio: presentazione duria. Anche se, confesso, un concerto dei Battles sen- ufficiale del prossimo nascituro di casa Warp e una delle za poter gustarsi il loro singolo di maggior successo, ultime prove generali prima di portare in giro il carroz- lascia un po’ affamati. Con quella sensazione da “manca zone del tour. Qualche domanda sulla resa di un grup- qualcosa”... Basta saperlo per le prossime volte. po che poco più di 6 mesi prima ha perso il suo, se è Il pericolo di chiamare gruppi così “estremi” per con- concesso scrivere, frontman è obbligatoria. Ma la rispo- certi così popolari (prezzo ottimo e teatro stracolmo di sta, se un minimo li conoscete, è anch’essa inevitabile: i conseguenza, senza il minimo spazio per ballare, muo- 3 rimasti si fanno un culo doppio. Ian Williams sul palco versi, respirare) è sempre il solito: quasi la totalità del sembra tornare bambino, espressioni goduriose ogni pubblico non sa a cosa sta andando incontro. Se poi, volta che libera un sample, mani lunghe che si muovo-

86 87 tava... deriva è anche termine simpatico: qui s’affonda lampadine. Questa è la location del debutto irlandese chiassoso sui pezzi più slow e più soft). James insomma lentamente. dei Thousands. I Thousands, duo squisitamente folk di alla fine non delude, anche perché, oltre i feticismi pro- Hai voglia a presentare un regalo avvolto in carta Seattle, al secolo Kristian Garrard e Luke Bergman, sono duttivi e timbrici, i pezzi sono quelli e sono belle can- sbarluscichenta, mille pailettes e glitterato da testa a da poco usciti con il loro primo album, The Sound of zoni, punto, basta una buona interpretazione, intensa, piedi: lo specchio per allodole può funzionare la prima Everything, un lavoro basato su un solido finger picking sentita, per esaltarle. Resta però l’idea che per quello mezz’ora, alla lunga però il trucco si squaglia, cola e mo- e intricate melodie vocali, semplice e diretto all’ascolto, che propone, soprattutto in questa vesta suonata (que- stra zampe di gallina, rughe e occhiaie. che è la perfetta premessa per un concerto tranquillo, sto trio stripped down voce/tastiere, chitarra/effetti e Peccato perché il Magnolia s’era addobbato a festa: velato qua e là da un po’ di malinconia. batteria/pad), James dovrebbe fare concerti alle tre di strobo e led che sembrava il polline degli alberi del par- Dopo l’esibizione di un folksinger locale in apertu- notte in club per massimo cinquanta persone. co dell’Idroscalo avesse invaso anche il locale, pienone ra, Owensie, ecco i ragazzi salire sul palco: due chitarre Piccola curiosità: vediamo James sfrecciare tra il (anche se ormai a Milano non sai più quando ci sia vero acustiche e due microfoni sono tutto quello che serve, pubblico prima del concerto almeno un paio di volte, pienone o quando le autorità abbiano intimato di non oltre a poche parole un po’ impacciate di ringraziamen- altissimo, efebico, inglesissimo nella sua camicia di raso far più entrare gente) e sfilata di costumi da parte del to. Poi un’ora e mezza di musica suadente e affascinan- bleu, ma nessuno pare riconoscerlo. pubblico, che Arlecchino veste sobrio a confronto. te, un’incantata parentesi atemporale, lontana anni Gabriele Marino Ma doveva essere il tripudio del “pensapositivo” e il luce dal caos di Temple Bar e dei suoi pub affollati di tu- gruppo di Melbourne la sua voce, quindi niente in con- risti. I pezzi di The Sound of Everything scivolano via uno Belle And Sebastian trario. Il parere però cambia quando comprendi che dal dopo l’altro, senza incertezze né intoppi, nonostante la 14 Aprile / Alcatraz / Milano “pensapositivo” si sia passati a uno sconsolante “non complessità di alcuni passaggi. Sembra di essere a un “Quindi...t’è piaciuto?” pensare che fai prima”. E ancora più sconsolante vedere house concert vista l’intimità della serata e l’ambiente “Ma si dai, anche se rimpiango un po’ le atmosfere da il pubblico seguire alla lettera l’indicazione. relativamente ristretto. Il pubblico tiene il fiato sospeso cameretta” Balli sincopati su basi da Ricchi e Poveri; masche- per non fare rumore, creando un silenzio ovattato in cui Al termine di un’ora e mezza di concerto, il succo è tut- re da fan della prima ora, poi però, appena parto- è possibile distinguere ogni più piccola sfumatura della to in queste battute rubate all’uscita dell’Alcatraz. Un no le note di Do the whirlwind, tutti a chiedersi che musica. Pezzi come Sun Cuz, Love Won’t Come, Red Sea- james blake gruppo che cresce e invecchia (bene). Che compie 15 canzone fosse mai quella; sorrisi di ricambio a 32 gullis, On and On, Mtses III, già piacevoli nella versione anni di carriera, che dai Pastels passa alle matite colo- denti quando Cameron Bird si mette a discorre- dell’album, sembrano addirittura più convincenti dal Dopo un gruppo spalla non meglio identificato (un rate sino ai pennarelli di più largo consumo. E viene re del più e del meno salvo poi impallidire al primo vivo. duo abbastanza ectoplasmico che suona post-rock am- accolto da un seconda generazione di fan, giovani gio- sintetizzatore che comincia a fare il suo compito. Garrard e Bergman, come due novelli Simon & Gar- bient), James parte - in strategico ritardo - con Unluck. vani, che, come nota Stuart dal palco, “questa canzone Dire che il gruppo non faccia il suo dovere sarebbe però funkel, stregano gli ascoltatori con le loro note cristal- E parte abbastanza moscio. Gli ci vogliono un paio di è del ‘97, forse molti di voi qui sotto son troppo giovani un crimine: gli Architecture in Helsinki suonano e suo- line, aggiungendo alla scaletta anche un paio di inediti. pezzi per scaldarsi ed entrare in serata. Si accende con il per conoscerla”. nano bene assieme. Cameron Bird e Kellie Sunderland Certo, sulla presenza scenica c’è forse ancora un po’ da mantra di I Never Learned To Share e con una Lindisfarne È un Alcatraz tutto esaurito che accoglie i Belle & Se- si distribuiscono sapientemente le parti vocali, dandosi lavorare, ma sull’impatto che le canzoni dei Thousands che si scopre molto folkie con quell’arpeggino di chi- bastian: biglietteria chiusa due ore prima del concerti, cambi che neanche perfetti staffettisti. Chitarre e tastie- hanno sul pubblico non c’è niente da ridire: o le ami per tarra. Il pubblico va un po’ a pilota automatico, applau- tagliandi esauriti e bagarini, concetto incompatibile col re (3 tastiere) van d’amore e d’accordo ricreando atmo- la loro semplicità, o le odi per il medesimo motivo, e il de tutto con convinto entusiasmo, ma già da subito a gruppo scozzese, a pasteggiare sulle finanze di chi cerca sfere da Duran Duran dei tempi migliori (se ce ne sono pubblico della Grand Social le ha sicuramente amate. metà sala si parla come si fosse al pub, e per svegliarlo d’entrare comunque. Ed essendo la loro unica data ita- mai stati). Resa dei brani dell’ultimo album curata nei Francesca Ferrari dall’automatismo - e metterlo in riga - ci vuole un lungo liana, tutto previsto dato il successo di Write about love. minimi dettagli e si nota. Sembra quasi un concerto in pezzo di dubstep burialiano da dancefloor, che finisce Il resto è pop. Ma un pop che comincia ad avere qual- playback tanto tutto è perfetto, troppo perfetto, quasi James Blake con la cassa pestata in quattro. Ottima mossa. Il set è che difficoltà a definirsi ancora indie. Un pop che, come di plastica. 21 Aprile / Magazzini Generali / Milano breve come previsto, un’oretta scarsa, con la tracklist anticipato, trasloca dalla cameretta e viene collocato in E te ne accorgi quando vengono riproposte vecchie Spostato all’ultimo minuto dall’oscura location a Lam- dell’album passata quasi tutta in rassegna e il cuore di salone, davanti a tutti, lucidato a puntino. conoscenze: la già nominata Do the whirlwind, Wishbo- brate ai rodatissimi Magazzini Generali (con un pubbli- tutto, ovviamente, in una Limit To Your Love che ormai è I Belle & Sebastian, dal vivo in particolare, tendo- ne. Altro livello, l’imprevedibilità, la gioia di un arran- co a occhio e croce raddoppiato rispetto alle selezioni cosa da accendini. no alla perfezione. Arrangiamenti che cambiano di giamento un filo differente. Da parenti stretti degli Of fatte via Facebook), il primo e - pare - unico concerto Amplificazione che tutto sommato regge, nono- poco gli equilibri ma li puntualizzano, accompagna- Montreal a brutte copie degli I’m from Barcelona. italiano di James Blake per il 2011 è certamente un stante i superbassi ogni tanto ronzino, ma è proprio la menti d’archi che non vogliono innalzarsi a vette liri- Marco Canepari evento. Ci sono i musicisti (senza troppo sporgere il proposta di James ad essere messa alla prova, e ad usci- che ma semplicemente completare i vuoti e un impe- collo intravediamo tra la folla gli Aucan e - ci dicono re provata, dal passaggio sul palco, con tutti quei det- to e un ardore che vanno sbiadendo concerto dopo Thousands - i Crookers; becchiamo anche un paio di amici produt- tagli e quelle specificità che rendono speciale il disco concerto. Inevitabile notarlo. Ma in fondo non è fiac- 06 Aprile / Grand Social / Dublino tori wonkytaliani), ci sono gli addetti ai lavori, ci sono i che finiscono fuori fuoco e stingono. Eravamo preparati chezza di motivazioni, è scoprirsi e riscoprirsi pacati. Il Grand Social è un locale affascinante sito nel centro dubsteppiani di lungo corso, ma soprattutto i newbie dai molti video visti sul Tubo (in location non sempre Perché di questo si parla comprando un biglietto per ve- di Dublino, a metà strada tra il classico pub, caldo ed infatuati di questo dubstep arty tagliato con il bisturi azzeccate, tipo mega-festival all’aperto sotto il sole del derli in carne, ossa chitarre e archi. Se ricerchi tranquil- accogliente, e una sala da ballo campagnola, con teli per piacere agli indie cresciuti con i Radiohead prima primo pomeriggio), con uno scenario non troppo di- lità, pace, sai che le troverai: marchio di fabbrica. L’at- colorati attaccati al soffitto illuminati a tratti da file di e Burial poi. verso da quello dei Magazzini (ivi compreso il pubblico teggiamento della band non è mutato nel tempo, non

88 89 cercano di trascinarti sul palco (nonostante a due for- Elegantemente fasciati in sobri vestiti giacca & cra- Già, il pubblico. La Calvi piace e a tutte le latitudini: primo dio sconvolge e si riflette nel grido sold out del tunate sia capitato nel corso della serata); t’accolgono, vatta, l’uno (Theis) a batteria, tastiere e live-processing, dall’indie-boy sul pezzo con la maglia a righe e il ciuffo Covo, una frustata, quasi un obbligo a urlare nella piog- ti abbracciano, scambiano parole e confidenze (per gli l’altro (Lyo) a violoncello, loops e effettistica varia, i stiloso all’ascoltatore di RDS, dalla femminista alla fem- gia. La recente – e già inno – Litio vede realmente Cle- amanti di gossip Stuart è sposato con una catanese), ma newyorchesi si calano perfettamente nel mood dello me fatale sofisticata, dal rocker attempato con l’ormone menti declamare come fosse un De Niro allucinato (ma ti lasciano in platea a bearti nei tuoi pensieri più morbidi. scantinato medievale che li ospita e tirano giù un set di nervoso al giornalista meno inserito. Per l’eleganza ri- molto più violento), Pilia si contorce sui ritmi di Vittoria Ciò per cui li benedici tutti, uno a uno, da Stuart Mur- un’ora e mezza in cui atmosfere lounge e sperimenta- cercata – e calcolata - misto di avvenenza e inquietu- Burattini, la precisione fatta donna, Sommacal sostiene doch a Sarah Martin è l’offerta di spunti. Ogni volta che zione strumentale, delicatezze dreaming e visionarietà dine, ma soprattutto per una voce impeccabile capace il tutto travestendosi da rumorista. Coney Island è un la discografia s’arricchisce di un capitolo, sai che troverai cinematografica, post-rock concreto e umorale jazz in di tracciare un trait d’union esemplare tra tradizione respiro iniziale nella sua aria così trasognata, deflagran- pane per i tuoi sentimenti. Le eccezioni son state rare. bassa battuta si mescolano in un flusso sonoro visio- americana, canzone europea e quella sensibilità legata te e incestuosa – vedi l’intreccio di chitarre – nella sua E così via, un’ora e mezza di note per rivedersi lun- nario ed evocativo. Musicisti altamente preparati e ap- al “bel canto” che alla fine è soprattutto roba nostra. Alle coda improvvisa e infinita, il suono fatto circolarità, un go 15 anni. Si comincia da dove dovevano I don’t see it passionati, capaci di conquistare un pubblico attento e volte basta un cognome familiare su un profilo nordico fantasma prende finalmente forma dai ricami chitarri- coming (primo brano dell’ultimo album) e si conclude curioso anche con rendition “neo-classiche” e credibili a farcela ricordare. stici, Clementi regala sguardi come macigni alle prime con Me and the major (anno di grazia 1997). Nel mez- di pezzi pop (Janet Jackson e Rhianna). L’ennesima di- Fabrizio Zampighi file. Dall’innocuo Club Privè viene scelta solo la sontuosa zo passa di tutto: passano 7 album, 2 ep, predilezione mostrazione che la buona musica non passa per nomi e criptica Seychelles ’81, la distonia travolge ed è come per Dear catastrophe waitress ma anche chicche con un altisonanti o grossi investimenti, ma solo per passione e Massimo Volume essere in una chiesa colorata eppure alcolica, le poche decennio abbondante sulle spalle come I’m waking up creatività. Quella che i Live Footage e i ragazzi di Allim- 09 Aprile / Covo / Bologna luci intasano le menti. on us, Legal man o una certa My wandering days are provviso non hanno fatto mancare stasera. L’aura dei Massimo Volume necessitava di una doppia Poi succede l’imprevisto, viene sbattuta in faccia al over, tuffo al cuore da “c’eravamo tanto amati”. Passa e Stefano Pifferi serata celebrativa, un weekend tributo organizzato da pubblico una commovente Fuoco Fatuo, nelle prime viene metabolizzata senza rigetti l’opera ultima, con l’e- uno dei locali storici della loro Bologna, e dunque l’a- file un uomo - senza capelli solo basette - s’appoggia secuzione di I’m not living in the real world con coro in Anna Calvi sfissiante Covo di un aprile già troppo sudato. E così è al muro e piange, una ragazza lo consola, “è questo che falsetto del pubblico tutto, “aizzato” da Stevie Jackson, 10 Aprile / Bronson / Ravenna stato. Il venerdì ha visto compiere quel tanto lieve in- siamo?”. Mimì Clementi lo chiama presentandolo come, come uno dei momenti più alti della serata. Inizia alle 23 e dura solo quarantacinque minuti l’atte- crociarsi tra i mai così lisergici Bachi da Pietra e i padri “Leo, il protagonista delle mie storie”. Leo sale sul palco Sarà poi che solo 4 brani dei 22 suonati siano stati sissimo concerto di Anna Calvi al Bronson di Ravenna. fondatori Massimo Volume: un intrecciarsi mai così gra- e ringrazia tutti, dice che i Massimo Volume sono mac- presi da Write about love, sarà che la seconda genera- E’ questa l’unica pecca di un live intenso come ci si sa- dito, degna conclusione di un tour condiviso a dir poco china vitale e necessaria, cita Karol Wojtyla parlando di zione di fan, appiccicati alla transenna sotto il palco, rebbe potuti aspettare e perfettamente rappresenta- entusiasmante e di uno split delizioso tra scambi di co- scopate, tutti ridono. Il protagonista di quasi tutte le è comunque educata (musicalmente) bene, sarà che tivo di un omonimo esordio che spedisce di diritto la ver e inediti che è già classico. Il sabato vede invecei fan storie della serata ha un volto, manca solo Rigoni e il Sleep the clock around l’hai ormai “consumata”... Però, cantante inglese nell’empireo dei potenziali “big”. Gla- come illustri protagonisti, Mimì Clementi e compagnia suo inveire contro il mondo. in fondo, non ti senti più in dovere di preservarli dalla ciale, irresistibile, raffinata come una ballerina di tango declamante a fare da jukebox: un modo per ripercorre- L’acustica Stagioni incanta così delicata e rasserena- massa. La massa li ha ormai raggiunti: inevitabile, quin- con camicia rossa e capelli imbrillantinati, la Calvi sem- re i “giochi d’ombra e gli altari di luce viva” dei Nostri. ta laddove Ororo è purezza primordiale, perfetta con- di, che in cameretta non sia rimasto più spazio. bra quasi un replicante. Un Roy Batty dai sorrisi tenui La consueta passeggiata tra la folla cui sono – grazie clusione, qualcosa di simile alla caduta degli Dei: c’è Marco Canepari e talvolta dovuti che non sai bene se stia li a recitare, a Dio – costrette le band al Covo, introduce l’ipnotico chi salta, chi si commuove, chi si rannicchia, nessuno si soffra di una timidezza cronica – ma è difficile pensarlo giro di basso di Atto Definitivo, storia di stenti e preca- guarda indietro. I live dei Massimo Volume stanno di- Live Footage sentendola cantare – o ci creda talmente da riuscire a rietà, la voce di Clementi trema sommersa dalla marzia- ventando qualcosa di necessario, visti i tempi apatici, 13 Aprile / Jesce Sole / Viterbo estraniarsi al pari di una Josephine Foster. lità carveriana del cantato. Una partenza quasi delicata, qualcosa di irrinunciabile, perché a differenza di tutte le La resistenza passa anche per l’appropriazione di spazi A dare una mano una chitarra supplementare, la volutamente intimista, ben testimoniata dal racconto altre band italiane restituisce solo poesia ed essenzia- o la creazione di eventi dove l’asfittico panorama sem- batteria di Daniel Maiden Wood ma soprattutto una di puttane e tradimenti di Senza un posto dove dormire; lità, poche cose di cui tutti i presenti sembravano aver bra essere appena stato attraversato da Attila. Questo Mally Harpaz metronomica e fascinosa all’armonium e uno scandire lento ed efficace come fosse una condan- bisogno. in definitiva ciò che i ragazzi di Allimprovviso – gente alle percussioni. Pochi colori ma fondamentali nell’otti- na a morte, una feroce litania che ben riassume la po- Federico Pevere del giro Winter Beach Disco e della netlabel SubTerra ca di un suono che nonostante l’ampio ventaglio di ri- etica dei Massimo Volume: l’ineluttabilità delle nostre – stanno facendo da un po’ di tempo a questa parte nel- ferimenti – per tutti i dubbi del caso c’è la recensione di esistenze, la voce ancora incatenata di Clementi che la depressa e “pidiellizzata” Viterbo con concerti, letture, Stefano Solventi – si impone confini da rispettare legati deve fare ancora i conti con cose di cui ha una cono- spettacoli tra situazionismo di provincia e azione diret- all’essenzialità del blues e del crooning più umorale. scenza solo vaga, “la solitudine ad esempio”. Il rinnova- ta in luoghi non canonici (negozi di thè, cantine, vicoli Come dimostra una iniziale Rider To The Sea da deser- to manifesto di questi anni Dieci, Le nostre ore contate, del quartiere medievale) ma altamente affascinanti. to morriconiano in cui spiccano anche le doti tecniche restituisce i versi definitivi, “io non ti cerco non ti aspetto In questa serie di iniziative si colloca anche il live dei della Calvi alla chitarra o la cover della Surrender di Elvis ma non ti dimentico”, quasi a voler ristagnare nelle catti- Live Footage, cinematico duo newyorchese in questi Presley impegnata a svelare insospettabili - ma plau- ve abitudini cui ci hanno costretto: l’impossibilità delle giorni in pieno tour europeo, già apprezzato col full- sibili - legami di parentela. Se Suzanne And I è Shirley parole si sciolgono nel primo sorriso della band, final- length Willow Be qualche mese fa. La formula minimal- Bassey traviata dai Calexico, Desire si rivela il previsto mente pronti a farsi celebrare. (classical)-electro di Mike Theis e Topu Lyo da vivo ac- “riempipista” del gruppo, con quei crescendo à la Arca- Egle Sommacal – sempre perfettamente assistito quisisce però sfumature ulteriori facendosi apprezzare de Fire fin troppo esposti che il pubblico pressato di un dall’allievo Stefano Pilia – dà vita all’urlo scheletrico di per coinvolgimento e grado di evocazione. Bronson al limite del sold-out dimostra di apprezzare. Meglio di uno specchio, nessuna pausa, pochi respiri e Il

90 91 Gimme Some Inches #16

Questo mese a Gimmes 7 e 12 pollici direttamente da Buzz Aldrin e so versante ritmico che impreziosi- con un delirio post-caveiano urlato Of Nothing su Siltbreeze. Twelve fare la felicità dei rockers di mezza Movie Star Junkies, Vulturum e EMA, Naked On The Vague e Fresh sce i due pezzi che danno titolo al e sgraziato, eppure fottutamente Dark Noons offre sei brani di post- Europa grazie all’album pubblicato & Onlys and many, many more. Che il giradischi sia con voi... 12” Love Song/Slow Motion. Usci- intrigante. punk a tinte scure, vagamente oni- su Alien Snatch! un paio di anni fa. to in splendida edizione limitata Un altro 12” meritorio dell’at- rico e arabeggiante, in cui le voci di Ma anche la label romana raddop- Torna alla grande la Hell Yes! di Mar- rista americana, e cioè che sia la più “marbled green” per il Record Store tenzione generale è il ritorno dei Lucy Cliché e Matthew Hopkins si pia, questa volta con la tape di de- co Rapisarda dopo che quest’ulti- dark tra le nuove chanteuse in solo, Day e previsto per la metà di mag- tre Vulturum (Alessio Leone, Luca alternano e si susseguono lungo i butto di un nuovo progetto tutto mo si è divertito con i Crocodiles ecco l’ennesima cover che nessuno gio il 12” (anche in versione digital Battaglia e Nicola Ferloni). Vivi Di sottili tappeti dei riff dell’elettrica e al femminile. Corpus Christi è in- prima e con gli Smart Cops poi. E si aspetterebbe. Il lato A del singo- con 4 prescindibili remix tra italo- Luce Riflessa, 12” gemello di Vine- i ritmi spezzati della batteria sullo fatti il frutto della nuovissima joint se altrove leggete del primo vinile lo vede infatti EMA cimentarsi nel- disco, hypna-pop e altro, opera di ta e pubblicato da Sangue dischi sfondo. Il secondo mini rilasciato venture tra Cristina dei Capputini ‘i lungo (E.S.P. dei Love Inks, a cui la rilettura di un pezzo di Danzig, Soft Metals, Mascara, Sifaka Kong e Trips Und Traume, mostra il con- dalla label di Brooklyn è invece ap- Lignu e Tina degli Intellectuals, al faceva da intro il 7” Blackeye) la spe- Soul On Fire dal debutto omonimo e Wolther Goes Stranger) sciori- sueto psychedelic slow-core tra pannaggio di quei Fresh & Onlys debutto in speciale combutta con cialità della casa resta sempre il 7”, dell’ex Misfits. E la biondina non sfi- na due pezzi mozzafiato. La nenia spasmi atmosferici e nuove, affasci- il cui Play It Strange tanto ci era l’americano Sam Crawford, qui spesso e volentieri in versione sin- gura affatto al confronto: con la sua post-tribal psych di Love Song e la nanti visioni. Se la lunga title track piaciuto. E proprio dall’album edi- ospite al banjo. Sì perché le ragazze gle-sided. Non sfuggono perciò alla voce oscillante tra profondità bari- tempesta ritmica di Slow Motion in è un trip malvagio tra post-core e to da In The Red lo scorso autunno di Roma rivisitano in versione case- regola di casa HY gli ultimi due nati. tonali e slanci da rocker provetta e cui sembrano dei Liars insieme in- lentezze semi-doom, Voraussage è, riparte Secret Walls, ma fin da su- reccia (è il caso di dirlo) una bella Cover The Sky, il 7” delle promesse una produzione cavernosa rende vasati e indolenti, dicono di un pro- nelle loro parole, “una previsione, bito la title-track ci svela una nuova manciata di classici country, par- Reading Rainbow – Robbie Garcia al massimo quella che è un vero e getto che non può non produrre un una profezia, una versione alter- declinazione del sound della band: tendo dalla Carter Family e appro- e Sarah Everton da Philadelphia – è proprio omaggio, oltre che un gu- full-length. È il mondo a richiederlo nativa di qualcosa di là da venire” arrangiamenti pop quasi barocchi, dando a Johnny Cash, passando uno zuccherino psych-rock ruvido stoso anticipo dell’upcoming Past a gran voce, ma nell’attesa ci si può che si snoda tra chitarre acustiche, melodiche cavalcate mid-tempo, ovviamente per Hank Williams. Per e umorale quanto basta con la Ever- Life Martyred Saints. gustare il 7” split Buzz Aldrin/Mo- sintetizzatori e oniriche visioni. Bel nessuna concessione alla frenesia chi ha nelle orecchie, e nel cuore, ton a impreziosire il tutto con la sua Passando a distanze più ampie vie Star Junkies appena rilasciato passo avanti. garage. Un interessante punto di l’immortale sound degli Appalac- nenia da fata in cui rievoca slanci è la volta di una nuova puntata ex- dalla sarda Here I Stay. I primi in A Voliamo ora verso il cuore svolta per future evoluzioni, an- chi, Charity And Chastity è un ot- emotivamente shoegaze (“Clouds tra-confine per progetti collaterali Monster Gun Into The Lover’s Mouth dell’underground statunitense, ov- che se doppiare il sopra-citato LP timo modo per rispolverare vecchi at night, they cover the sky. But I italiani. Stavolta sono i Buzz Aldrin triturano il r’n’r per come potevano vero la Grande Mela da cui arrivano non sarà facile. In patria invece ci amori mai sopiti. still know the stars are behind”). a gemmare un duo accasato presso intenderlo gli Stooges alla maniera un paio di EP pubblicati di fresco, attende la cosmopolita Shit Music Stefano Pifferi, Andrea Napoli L’altro 7”, in uscita proprio in que- la londinese Robot Elephant: nome dei Suicide se il duo Vega/Rev inve- neanche a dirlo, dall’inesauribile For Shit People che rilascia Sliding sti giorni, è invece appannaggio di in codice, Husband; personale ri- ce del blues avesse preso il punk- Sacred Bones. Il primo vede il ritor- Deck, nuovo singolo dei Love Boat un nome molto caldo: EMA, il mo- dotto al minimo (Gianlorenzo e rock come materia prima. Ossessivi, no su media lunghezza degli au- in cui gli isolani più amati dello niker dietro cui si cela l’ex Gowns Chiara). Musica? Beh, qualcosa di ipnotici e luridi, con tanto di orga- straliani Naked On The Vague che Stivale snocciolano quattro pezzi Erika Anderson. E per confermare vagamente vicino alla casa madre no. Rispondono con Branches From continuano nella direzione pre- dal tipico tiro garage-folk solare e ciò che si dice della bionda chitar- è rintracciabile: soprattutto l’acce- My Arms i torinesi alla loro maniera: sa con l’ultimo full-length Heaps spigliato che ha già avuto modo di

92 93 #15 Re-Boot Un mese di ascolti emergenti italiani

Nostalgie wave, un pizzico di cantautorato destabilizzante e tan- gliatezze Vanilla Fudge con ten- surf trasfigurato di Baby sono forse Will Improve My Self Confidence nissimo spaziare anche altrove, nel ta voglia di psichedelia: la consueta immersione mensile nelle tazioni prog (Dark Times) per poi i momenti migliori d’una scaletta (autoproduzione, 6.5/10), con una revival surf-rock dei giorni d’og- acque pescose e irrequiete del rock emergente italico. dimostrarsi capaci di sciorinare tutta sinapsi e fulmicotone. Bravi. Snake Rat strumentale che s’im- gi, ad esempio. Da non perdere. contemporaneità indie nella con- Fin troppo radiofonico nei parenta di diritto con la produzio- Un lungo sorso di tequila accom- Siamo tra la Sicilia e Roma, con il compagnia slow folk. Atmosfere clusiva Mr. Gavin, qualcosa tipo i suoni, ma col timone decisamen- ne dei Joy Division, una Gulliver pagna invece le nove delicatissi- mondo immaginifico diEl Senor sognanti e mantriche, con slowco- dEUS colti da languore Stephen te orientato verso l’America che Weight circolare che richiama i Ra- me tracce di Berlino, New York, Pablo dalla provincia di Agrigento; re e shoegaze a farla da padrone; Malkmus. Se terranno a bada le ci piace. Alla voce di questo Wild diohead di un paio di ere fa, una Città del Messico (Controrecords, un EP omonimo (El Senor Pablo il cantato si adatta perfettamente fregole nostalgiche potranno fare Days (autoproduzione, 6.0/10) Old Grudge rubata alle chitarre di 7.1/10), nuovo lavoro del cantau- 1,autoprodotto, 6.9/10) di 5 pezzi alle melodie ipnotiche, e anche buone cose. sembra di sentire Eddie Vedder e Egle Sommacal dei Massimo Vo- tore torinese Stefano Amen. Il suo in cui cantautorato psichedelico dove talvolta prevale venendo fuo- Tornano a distanza di pochi invece c’è Davide “Dave” Marella, lume e vicina all’ambient. Si paga sound è soffice, ma al contempo e ironico fa mostra di sé in modo ri dalla musica con più decisione, il mesi i Poptones, stavolta con un uno che sulla discografia dei Pe- pegno solo in chiusura, con una ironico e beffardo; è un soffio inti- arguto. Echi Barrett-iani e Beatles risultato è godibile. Chi ha ragione album tutto intero ancorché strin- arl Jam deve essersi fatto ben più cover di Decades meno efficacie mo, fatto di piccoli arpeggi e voci psych a volontà, tra elefanti rosa, non ha bisogno di gridare, come re- gato, quasi un ep lungo a dire il che le ossa. Anche se il disco, tra dell’originale ma coerente con le sospirate sulla scia di quanto inse- scarafaggi su strisce pedonali, sca- cita la filosofia dietro al progetto vero. Ma tant’è: questo The Major il già citato gruppo di Seattle (The aspirazioni del disco. gnato dal maestro Vinicio Capos- rabei, boschi di bambù e quant’al- Lullabier. Man (Miacameretta/Musica per or- Deepest Feeling), i R.e.m. (Let You Copertina e art work sensazio- sela. Ma non solo: nelle liriche di tro, in un elenco snocciolato con l quintetto bresciano The Chur- gani Caldi, 7.1/10) ribadisce il piglio Go) e il Bruce Springsteen perio- nali per i Yellow School Bus Fac- Amen c’è tutto un mondo, una vi- molto divertimento. Una buona chill Outfit è in pista da poco più indie dei tre frusinati aggiungendo do E-street Band (Waiting For The tory, band valdostana che esce sione politica del capitalismo per- verve compositiva e una ispirazio- di un anno ma possiede già un una più ficcante e disinvolta frego- Wind To Come) si auto-parcheggia con il primo Lp , Antistatic (au- duto, dell’italietta del qualunqui- ne fervida a livello di testi fanno di sound ben smerigliato, stringendo la wave/psych. Dietro il bailamme su un classicismo stentoreo e poco toprodotto, 7.1/10), mixato nien- smo, dell’ignavia, il tutto all’ombra questo EP un discreto biglietto da le coordinate sul rock psichedelico acido e le manipolazioni sintetiche propenso ai salti nel vuoto. Entro i temeno che da Marco Fasolo dei di un mood da sedia a dondolo nel visita. Bravo. della cuspide Sessanta/Settanta s’intravede sempre un ghigno tra limiti formali del caso, comunque, Jennifer Gentle. Si tratta di un bel mezzo del deserto americano, Ci spostiamo nel trevisano con con un intreccio ben acido di chi- il beffardo e l’insidioso, l’arguzia tutto funziona a dovere, anche se lavoro pieno di spunti, fra garage, fra un banjo e una armonica a boc- Lullabier, alias Andrea Vascella- tarre e tastiere. Nell’ep di esordio facinorosa e un po’ invasata di chi alla fine si tratta più di materia di surf e psichedelia: dodici brani in ca. ri, titolare della neonata netlabel, In Dark Times (Produzioni Dada, risale alla spinta primordiale del studio appassionato che di effetti- cui sembra di rivivere al meglio la Stefano Solventi specializzata in musica cantata in 6.8/10) l’attitudine per una visio- garage conscio delle strategie de- va reinterpretazione dei canoni. stagione del pop anni Sessanta, le italiano, che pubblica il suo album narietà calda, più atmosferica che stabilizzanti messe a punto da tipi I Karate Lessons arrivano da chitarre ritmiche, la voce riverbe- Mai nulla di troppo (ViVeriVive, trafelata, li porta a tratteggiare in- poco raccomandabili quali P.I.L., Cagliari e trovano il modo di me- rata, le code rumoristiche, ma mai 6.9/10). Siamo in territori di psi- tensi bozzetti a metà strada tra Al Stranglers, Clean, Jon Spencer diare tra programming in odore di fuori luogo. Un disco nostalgico, chedelia ’90 tanto cari a Galaxie Stewart e Pink Floyd (The Circus e Clinic. Una High Rise tanto ruti- glitch/dubstep, post rock e wave che riproduce bene l’atmosfera di 500, Low, Red House Painters e In Town), a riesumare certe sbri- lante quanto catchy ed il patema britannica. Quattro i brani dell’EP Who, Beatles e Byrds, ma sa be-

94 95 Yan Ruisheng L’avvento del comunismo e il controllo sulle arti Oggi il cinema cinese ha mantenu- to la sua funzione artistico-sociale, nonostante lo stravolgimento del contesto ideologico in cui si trova ad operare. L’occupazione giappo- Ombre cinesi nese (1931-1945), la salita al potere dei comunisti (1949) e l’ascesa ma- oista (1949-1976) diedero vita a un #6 Zhang Yuan, China underground nuovo ordine, da cui il cinema cine- Jia Zhangke, Lou Ye se uscì con un’identità completa- mente rinnovata - se non stravolta - e dettata dal potere centralizzato del Partito comunista. Il rapporto con gli ambienti cinematografici si tinse dei colori foschi della critica, della censura e dell’interdizione. Tutto quello che rimane oggi di quell’epoca, in una Cina mille miglia Un’introduzione al cinema cinese dalle origini ai nostri giorni “regina di fiori” Wang Lianyang - tra lontana dalla povertà e dal fervore le più note concubine dei quartieri di massa degli anni Sessanta, sono C’erano una volta le ombre cinesi. gini in grado di riprodurre scene di di piacere - per mano di un uomo, dei poster dall’estetica socialista, o Intrecciavano storie per il pubblico vita così simili alla realtà. O anche al Yan Ruisheng. La sceneggiatura era le locandine ispirate agli “otto mo- seduto al di là dello schermo, con passo con le ultime mode, desidero- un riadattamento di un testo tea- delli di opera rivoluzionaria”, a cui figure incise su pelle d’asino e rifles- sa di esotico, aperta all’Occidente e trale di Zheng Zhengqiu, uno dei zione, un oggetto di desiderio ses- zione di ideali riformisti. i film dovevano ispirarsi all’epoca se da una potente fonte di luce. Un al mondano. In pochi anni i cinema padri fondatori del cinema cinese, suale la cui immagine si confondeva In questo contesto le attrici era- della Rivoluzione culturale (1966- proiettore, delle immagini riflesse spuntarono a centinaia, spesso con nonché regista e critico teatrale. Yan a tratti con quella delle concubine e no costrette in un modello di virtù 1976). Si tratta di oggetti divenuti e uno schermo. Ecco perché quan- vita breve, per mano di improvvi- Ruisheng era un racconto dotato di a tratti con quella delle femmes fa- senza appello, difensore di quei va- il marchio di fabbrica di una forma do il cinema arrivò in Cina, alla fine sati impresari attratti dai margini intenti realisti (la produzione chiese tale che popolavano i quartieri di lori nobili e progressisti elevati nei di pop art in salsa cinese, in cui le dell’Ottocento, gli fu dato il nome di di guadagno e incuranti dei rischi. ad un buon amico di Yan di recita- piacere, incarnando le ambiguità film. Le vite libertine delle star, vere immagini della propaganda sull’e- “giochi d’ombra occidentali” (xīfāng Si racconta persino che la celebre re la parte dell’omicida e anche la morali della vita cittadina. La socie- o presunte, ispiravano le prime for- dificazione socialista delle masse, yĭngxì). Il cinema era allora un qual- imperatrice vedova, Cixi, per il suo vittima fu interpretata da una ex- tà urbana cinese degli anni Venti e me di gossip; il loro comportamento sul patriottismo anti-imperialista o cosa di completamente sconosciu- settantesimo compleanno ricevette prostituta), faceva leva su una storia Trenta era una realtà viva e in mo- era esempio morale per la società, sulla liberazione delle minoranze to, uno di quei prodigi tecnici che in regalo dal Consolato inglese un avvincente, con al centro un omici- vimento, che culturalmente manife- al punto che la vita privata arrivava etniche dalla povertà si impongono l’arretrato dragone mirava con so- proiettore e delle tracce di film. Pec- dio e la fuga dell’assassino, mentre stava una forte volontà di rinnova- ad influenzare un eventuale ingag- come oggetti di un nuovo culto, ico- spetto e stupore. In Cina nessuno cato che alla prima proiezione il ge- la triste storia di Wang Lianyang mento, spesso radicale, iconoclasta. gio. La donna si imponeva come un ne appassite e svuotate delle loro sapeva fare cinema. Le prime pro- neratore non resse e scoppiò, pro- dava voce alla critica dell’ipocrisia Il cinema, nato come genere di in- nuovo modello, sincero e virtuoso reali implicazioni storiche sulla vita iezioni furono solo di film stranieri vocando un’ondata di panico e, in di una società viziosa e maschilista, trattenimento, ne rimase in parte ai a cui non erano date alternative. Fu degli individui. e la nascita dell’industria cinema- virtù del cattivo presagio, un rigido malcelata dietro le apparenze del margini, almeno fino agli anni Tren- in questa commistione di fervore, In realtà l’eredità del maoismo e tografica cinese fu imprescindibile veto alla trasmissione di film dentro perbenismo. ta, quando prese forma il cinema di idealismo, mondanità e ipocrisia del radicalismo ideologico sul cine- dagli insegnamenti, dall’assistenza il perimetro della Città proibita. In quegli anni Shanghai recitava sinistra, che andava ad affiancarsi a che emersero le prime eroine tragi- ma cinese contemporaneo è stata di tecnici e dagli investimenti di av- la parte della New York cinese. Una una serie di film maggiormente di- che del cinema cinese. Come Ruan ben più pesante, lasciando in vita venturieri d’oltreoceano. Il primo film cinese società urbana sulla via della mo- simpegnati, impregnati di miti, leg- Lingyu, una delle attrici più espres- gli spettri di una dicotomia tra arte All’inizio del Ventesimo secolo, in Yan Ruisheng, il primo lungometrag- dernità e antitetica al mondo tra- gende e storie di cappa e spada. Il sive nella storia del cinema cinese, e regime. Ci sono poi da considera- un periodo di crisi sistematica e fer- gio cinese, uscì nel 1921. Girato da dizionale, contadino e patriarcale. cinema di sinistra si fece strada con morta suicida nel 1935 nel clamore re gli effetti della trasformazione. In menti riformisti-rivoluzionari, i cine- Ren Pengnian, si trattava di una sto- La donna assurgeva a una sublima- il consolidamento di valori sociali- pubblico, prigioniera di una condot- Cina i passaggi dalla tolleranza libe- matografi erano uno svago per tan- ria ispirata a un fatto di cronaca che zione senza precedenti, ma anche sti, contro la corruzione politica del ta privata troppo esposta al giudizio rale al controllo ideologico furono ti: gente in cerca di intrattenimento, aveva fatto scalpore nella Shanghai piena di rischi. Le attrici erano tra i partito nazionalista, rappresentata mediatico e ferita nella sua dignità. rapidi ed estremi, al punto da creare o incuriosita dalla fedeltà di imma- di primo Novecento, l’omicidio della simboli di un immaginario di sedu- nelle ingiustizie sociali e nell’eleva- delle crisi di identità sociale che non

96 97 potevano non essere fotografate stato, ottenendo così grandi finan- rizzazioni i suoi tratti essenziali. Nel luttabilmente legati nel percorso di dal cinema e dalle arti in generale. ziamenti e attenzione mediatica 1997 usciva Xiao Wu ad opera di Jia trasformazione delle proprie storie I registi che emersero con il clima in Cina e portando in cambio ven- Zhangke, in seguito insignito del di vita. liberale istaurato da Deng Xiaoping tate di nazionalismo. Emblema di Leone d’Oro a Venezia con Still Life. Di Zhang Yang (Quitting, Sho- dalla fine degli anni Settanta rap- quest’ultima tendenza è l’epica ma- Influenzato dai maestri del neorea- wer) si segnala invece la sensibilità presentarono a tutti gli effetti una estosa del kolossal con caratteristi- lismo italiano e dal realismo sociali- nel sapere descrivere le sottigliezze svolta nella storia del cinema cine- che cinesi Hero, giunto anche nelle sta sovietico, Jia Zhangke ha saputo di relazioni familiari all’interno di un se, affiancando alla produzione uffi- sale italiane nel 2002 e girato dal re- dare forma a una estetica a metà contesto sociale che tiene come ri- ciale di propaganda e a una serie di gista cinese probabilmente più po- tra l’autobiografico, la creazione ferimento costante la Pechino degli film più propriamente commerciali polare in Occidente, Zhang Yimou. artistica e il documentarismo vero ultimi due decenni. In Quitting, pre- (miti, leggende, combattimenti e e proprio. Cornice dei suoi primi sentato a Venezia nel 2001, Zhang arti marziali firmati Hong Kong e Tai- Il cinema indipendente film (Xiao Wu, Platform e Unknown Yang è riuscito a mettere in scena wan) una forma di cinema di qualità di nuova generazione Pleasure) era la realtà urbana della l’egocentrico senso di alienazione e stilisticamente connotato, sensibi- In questo contesto, l’eredità del ci- provincia cinese, che si affaccia- generazionale di una certa gioven- le a problematiche socio-politiche e nema d’autore è stata presa in carico va sul libero mercato lasciando sul tù pechinese degli anni Novanta, dotata di orientamenti intellettuali dalla cosiddetta sesta generazione campo una certa gioventù incapace attraverso il racconto della reale alternativi a quelli della dirigenza. di registi cinesi, la prima del tragi- di approfittare realmente della li- storia di dipendenza dell’attore Wu Tianming (Old Well), Xie Fei (A co post-Tiān’ān mén. I simboli ma- beralizzazione. Lo scenario dei suoi Jia Hongsheng (morto suicida nel Girl from Hunan, Black Snow), Tian nifesto di questo gruppo di registi film era la provincia dello Shanxi, 2010), in un esperimento cinema- Zhuangzhuang (Horse Thief, Blue molto variegato al suo interno sono la stessa che aveva offerto i natali tografico che non è né documenta- Kite), Chen Kaige (Yellow Earth, Zhang Yuan e Wang Xiaoshuai. al regista. I film erano girati in uno rio né finzione, bensì pura recitazio- Farewell My Concubine, Temptress I loro primi film colpiscono per il stato di semi-clandestinità, con ca- ne di un dramma familiare ad opera Moon), Zhang Yimou (Red Sorghum, coraggio nel denunciare problemi mere digitali e approfittando della dei suoi stessi protagonisti, che nel Raise the Red Lantern), Zhang Yuan sociali di diversa estrazione, l’emar- conoscenza dei luoghi e della realtà film interpretano se stessi. (Beijing Bastards, East Palace West ginazione giovanile, l’alienazione dove venivano effettuate le riprese A conti fatti, al di là dei suoi Palace) e Wang Xiaoshuai (Frozen, sociale degli artisti, l’omosessualità, per non dare troppo nell’occhio. esponenti più rinomati, la cosiddet- Beijing Bycicle, Shanghai Dreams) all’interno di quello stesso contesto Altri registi che hanno ottenu- ta sesta generazione di registi sem- sono registi che con la loro produ- urbano che la retorica ufficiale sul- to riconoscimenti all’estero sono bra avere raggiunto una maturità zione hanno introdotto uno spirito lo sviluppo e sulla liberalizzazione Wang Quan’an (The Tuya’s Marria- stilistica in grado di dare al cinema critico verso la tradizione cinese e le economica dipingeva con tinte bril- ge, Apart Together, Weawing Girl), cinese un’identità insieme compo- contraddizioni sociali emerse nelle lanti. Questo tipo di film ridiede vita autore di film che spesso ritagliano sita e dalla forte personalità, grazie oscuri della Cina comunista, non- tropolitane post-moderne e post- realtà urbane in seguito all’ingresso alla censura del Partito, che nel 1994 un ruolo centrale alla condizione ad una ampia e variegata compagi- ché detentore di un record notevo- socialiste, di cui coglie l’essenza della Cina nel mercato. avrebbe interdetto per diversi anni femminile in ambientazioni nella ne di autori. Il decennio appena tra- le, con le nove ore di documentario come reale in continuo movimen- Il valore del nuovo cinema d’au- Zhang Yuan, Wang Xiaoshuai, Tian Cina rurale e non, e Lou Ye (Suzhou scorso ha consacrato figure chiave racchiuse tutte in un’opera sola, l’ac- to e trasformazione nell’asfissiante tore cinese non tardò ad avere Zhuangzhuang, la regista Ning Dai River, The Summer Palace, Spring del cinema cinese, come Jiang Wen clamato West of the Tracks. processo di distruzione-costruzione riscontri nelle sale occidentali, ot- (moglie di Zhang Yuan) e altre per- River), il cui lirismo introspettivo è (The Devils on the Doorstep, Let the La lista sarebbe ancora più lunga che affligge le città cinesi. Sospeso tenendo riconoscimenti nei mag- sonalità di primo piano, come He in grado di offrire angolazioni del Bullets Fly), regista e attore autenti- chiamando in causa registi ancora tra la pura e semplice riproduzione giori festival internazionali, a Can- Jianjun (The Postman) e il documen- tutto fuori dal comune, tanto su ca icona del cinema cinese, in gra- più di nicchia o gli autori di ultimis- del vero - senza voci fuori campo nes (Chen Kaige nel 1993), Venezia tarista Wu Wenguang (Bumming in eventi storici dall’alto valore sim- do di armonizzare critica, pubblico sima generazione - la cosiddetta né spiegazioni - e l’intervento nella (Zhang Yimou nel 1992) e Berlino Beijing: the Last Dreamers). Alle loro bolico (i disordini di Piazza Tiān’ān colto e successo commerciale in un dGeneration - moltiplicatisi con l’av- realtà rappresentata - attraverso il (Zhang Yimou nel 1988 e Xie Fei nel spalle muovevano però altri artisti, mén) quanto sui maggiori simboli unico coro di apprezzamenti. Ma vento delle tecnologie digitale, ma risveglio di un senso di responsabi- 1993). Contemporaneamente, però, capaci di aggirare - almeno in parte socio-economici della nuova Cina hanno visto la luce anche personali- una ultima segnalazione va ricono- lità civile - il documentario cinese è la consacrazione e il successo inter- - la mano della censura e di realiz- (la città di Shanghai). Lou Ye è come tà di pari valore, malgrado il minore sciuta soprattutto al “Nuovo cinema caratterizzato tanto da una estetica nazionale sembrano avere inaridito zare allo stesso tempo importanti in costante esplorazione del vissuto successo all’estero e in Cina. Come del reale”, un filone che riunisce una artistica ben definita quanto da un il valore artistico di alcuni tra questi fotografie della società cinese presa dei suoi personaggi, immersi in sto- il regista Li Yang (Blind Shaft, Blind serie di documentaristi e ha in Wu attivismo sociale di fondo, volto al registi. C’è chi è stato criticato per da angolazioni inconsuete. rie individuali e mai direttamente Mountain), autore di fortissime de- Wenguang l’indiscusso capostipi- salvataggio o, quantomeno, alla do- essersi gradualmente avvicinato È questa l’epoca d’oro del cinema coinvolti in una relazione attiva con nunce sociali che non trovano voce te. Il documentario cinese, anche cumentazione della scomparsa del- alle esigenze di una platea intellet- indipendente cinese, un tipo di ci- il contesto in cui agiscono. Ma nei nei media ufficiali, o il documenta- in questo caso in tutto e per tutto la Cine tradizionale, nel bene e nel tuale occidentale a prescindere dal nema che trova nel valore di alcune loro profili resta un riflesso naturale rista Wang Bing (He Fengming, The indipendente dai percorsi ufficiali male. pubblico cinese. Altri registi sono personalità, nell’onestà intellettuale e continuo dello scenario storico- Dish), promotore di vere e proprie di produzione, elegge a scenario Mauro Crocenzi stati reintegrati nella macchina di e nella carenza di mezzi e sponso- sociale esterno, a cui restano ine- inchieste cinematografiche sui lati prediletto le ambientazioni me-

98 99 CAMPI MAGNETICI #4 classic album rev Mauro Pelosi Suede

Mauro Pelosi (Polydor, Giugno 1977) Suede (Nude Records, Maggio 1993)

Mauro Pelosi è uno di quei cantautori rimasti vittima meno che ha in sé il noumeno. La bottiglia ma soprat- Che i Suede fossero destinati a guardare tutti dall’alto “Let’s chase the dragon”, senza rischiare di apparire ridi- delle etichette del proprio tempo - si pensi similmen- tutto La lecca lecca d’oro, anche primo 7’’, che dietro alla fu chiaro da subito, se è vero che pure l’ex Smiths Mike colo. te a Lolli o Sorrenti, due che difficilmente sono stati facciata pop completamente riuscita nasconde la rap- Joyce, si presentò ai provini per diventarne il batterista. Suede è un album che ancor oggi, che le sue pol- valutati artisticamente al di fuori del loro preciso rag- presentazione dell’amore perfetto finalmente trovato A decretarne la grandezza di fronte ad un pubblico alla veri purpuree si sono depositate e il suo odore acre si gio di genere. Pelosi rimane, in chi ne ha memoria, un che non sopravvive però al dolore della perdita di un forsennata ricerca dei nuovi Morrissey & Marr, fu l’al- è disperso nell’aria, mostra tutto lo spessore a livello cantautore prog, un autore romano degli anni ‘70 che legame imperfetto ma sincero. Pelosi è a tutti gli effetti chimia creatasi tra teatralità decadente di Anderson e di composizione, esecuzione e fantasia degli arrangia- scriveva canzoni e che, essendo lontano dalla cerchia quello che l’inconografia culturale del ‘900 definirebbe il chitarrismo fluente e straripante di Bernard Butler, menti. Fieramente controverso a partire dalla cover, del folk-studio e dell’impegno politico strettamente in- prima come Maudit e poi, a specchio dei tempi, come una sorta di erede spirituale di Mick Ronson, nonchè con i due esseri asessuati intenti a scambiarsi effusioni, teso, naturalmente non poteva che essere esponente Loser, a sottolinearlo sono i due pezzi attorno a cui il un musicista che al riff ha sempre prediletto l’intarsio è un viaggio al termine della notte delle virtù umane; dell’altra faccia di quel decennio. Nulla di più sbaglia- disco pare ruotare: Una casa piena di stracci e Ho fatto elettrico, il cesello minuzioso e irregolare. un rito iniziatico ai piaceri proibiti, con le sue impervie to, perchè se è vero che Pelosi dagli anni ‘70 non è mai la cacca, accomunati da una coda di certa derivazione Il ‘92 fu il loro anno. Prima ancora che il singolo d’e- accelerazioni, i suoi momenti catartici e le sue epifanie. uscito, vero è anche che i suoi quattro album, sapiente- prog non distante da alcuni brani degli Osanna. Due sordio toccasse gli scaffali, il Melody Maker dedicava Su tutte quella di Pantomime Horse, ballad maesto- mente distribuiti tra il 1972 (La stagione per morire) pezzi di nichilismo disperato, meno velato nel primo e loro la copertina. The Drowners, che avrebbe visto la sa come una cattedrale barocca, cantata da una specie e il 1979 (Il signore dei gatti) sono espressione di una sottolineato dal sarcasmo del secondo. luce a maggio, aveva un passo marziale e altero di una di Marlene Dietrich in acido e resa classica da un riff forma autorale più profonda, strutturalmente legata in Arrangiato in modo magistrale da Pinuccio Pieraz- diva della rivista. Bastò tanto perché l’Inghilterra tutta funereo di Butler che la suggella come una lapide. E’ modo massiccio alla classicità del cantautorato italia- zoli, l’album vede la partecipazione di Edoardo Ben- si genuflettesse. Pochi mesi dopo Metal Mickey ne ripe- il pinnacolo di un album che vive della dicotomia fra i no, più vicina al Venditti di L’orso bruno che al Banco nato all’armonica a bocca in L’investimento e di Ricky teva il canovaccio con maggiore incisività, muovendosi momenti soffusi di Sleeping Pills e She’s Not Dead, in cui del mutuo soccorso di Darwin. Belloni (New Trolls) alle chitarre. Un disco che natural- al ritmo sculettante del singer, con un Butler intento ad Anderson pare lisciarsi malinconicamente le piume, e Nel ‘77 esce con Polydor il suo disco omonimo, il mente vendette ben poco, per un artista che oggi è su assestare possenti sculacciate e un chorus che fungeva gli scatti da diva di Hollywood in astinenza da barbitu- terzo: destinato a diventare il più completo, intimo e cd solo per metà, in cofanetti che raccolgono classici da inno da stadio per giovani in crisi d’identità sessuale. rici di Moving e Animal Lovers. Un tour de force fra temi rappresentativo della discografia di Pelosi: musical- dell’italian prog. In epoca di rivalutazioni sarebbe bello Nel frattempo si era fatto il ‘93 e mentre sulle rivi- rischiosi come tossicodipendenza e suicidio, su cui la mente stratificato, orchestrato e pop mentre nei testi cercare di andare oltre, uscire dai generi e riscoprire il ste un Anderson atillatissimo chiudeva i conti con le band seppe muoversi felpata, determinando il clima più che mai urgente di quella scrittura psicoanalitica valore di un autore dalla penna e dal sound tanto con- felpe sformate e pantaloni baggy della generazione al tempo stesso inebriante e gravido di decadenza che rivolta ugualmente al personale e al sociale. Dopo un notati quanto incisivi e dai caratteri compositivi non rave, Animal Nitrate anticipava l’album con un campio- pervade ogni singola traccia. disco d’esordio quasi concept sul suicidio, e un secon- difficili da ritrovare in alcuni progetti d’oggi (ManzOni, nario di tentazioni che sfiorava pericolosamente temi Se ne esce vagheggiando su una vita dopo l’inelut- do lavoro di non distante respiro, un album omonimo Iosonouncane...). tabù. A rubare le scena, però, era ancora il riff stridulo tabile fine. “See you in your next life” cantava Anderson, non può che consacrare le venature tristi di una scrit- (7.7/10) e psichedelico che durante il breve solo, stritolava la nella prima di una serie di delicate closing song esegui- tura che è drammatico emblema di forme di solitudine Giulia Cavaliere melodia come un boa di struzzo. Fu a quel punto che te al pianoforte, pur sapendo che quello che sarebbe differenti. Con una raffinatezza descrittiva e una perizia anche i più smaliziati caddero trafitti al cospetto dei venuto dopo, per forza di cose, non avrebbe mai potu- evocativa rare vengono così a galla le storie di Claudio londinesi. to essere eccitante come quello a cui avevamo assistito & Francesco, una coppia di omosessuali alle prese con Personalmente giurai loro eterna fedeltà appena fin qui. il difficile quotidiano (“abbiamo portato Freud dallo sfa- dopo aver ascoltato l’arpeggio adamantino e il sin- Diego Ballani sciacarrozze e ora viviamo insieme”) o quella dei bom- ghiozzo di Brett nell’intro di So Young, brano che apre baroli di Alle 4 di mattina, a presentare un tema che il loro primo e inestimabile album. Era come se il glam, nello stesso anno De André affronterà nel suo Storia che fino a quel momento sembrava una cosa lontana e di un impiegato. polverosa, rialzasse la testa per mangiarsi in un bocco- Protagonista è, su tutto, Pelosi stesso, a sottolineare ne tutto l’understatement delle star dimesse d’oltreo- con decisione l’omonimia tra autore e LP: al centro c’è ceano. Fu un breve e travolgente momento di follia, in il simbolo, l’oggetto che nasconde il concetto, il feno- cui Anderson poteva permettersi di recitare versi come

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