Ricostruzione epigrafi ca del secondo annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 127

Tav. 1: veduta del secondo annesso (H) dall’ingresso

Tav. 2: parete nord lato-ovest Tav. 3: parete nord lato-ovest Tav.128 1: veduta Federico del Contardi secondo annesso (H) dall’ingresso

Tav. 1: veduta del secondo annesso (H) dall’ingresso

Tav. 2: parete nord lato-ovest Tav. 3: parete nord lato-ovest 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 10 cm.

Tav. 2: parete nord lato-ovest Tav. 3: parete nord lato-ovest Ricostruzione epigrafica del secondo annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 129

12 13 14 15 16 17

Tav.Tav. 4: parete4: parete ovest ovest del delpassaggio passaggio Tav. Tav. 5: parete5: parete ovest ovest del delpassaggio passaggio

2 2 130 Federico Contardi

Tav. 6: parete ovest

Tav. 7: parete ovest

3 Ricostruzione epigrafica del secondo annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 131 1 10 cm. 3 2 7 6

Tav. 6: parete ovest 15 14 13 24 23 22 29 28 27 26 25 34 33 32 31 30

Tav. 7: parete ovest

3 132 Federico Contardi

Tav. 8: Radjaa formula del barcaiolo (da Bickel, D’un monde à l’autre, 116 con modifi che che evidenziano le parti conservate nella versione di Sheshonq) Ricostruzione epigrafi ca del secondo annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 133 Tav. 8: Radjaa formula del barcaiolo (da Bickel, D’un monde à l’autre, 116 con modifiche che evidenziano le parti conservate della versione di Sheshonq)

Tav. 8: Radjaa formula del barcaiolo (da Bickel, D’un monde à l’autre, 116 con modifiche che evidenziano le parti conservate della versione di Sheshonq)

Tav. 9: parete nord lato-est Tav. 10: parete nord lato-est 1 0 8 7 6 5 4 3 2 1 9 10 11

4 10 cm.

Tav. 9: parete nord lato-est Tav. 10: parete nord lato-est

4 134 Federico Contardi

17 16 15 14 13 12

Tav.Tav. 11: 11:parete parete est estdel delpassaggio passaggio Tav. Tav. 12: 12:parete parete est estdel delpassaggio passaggio Ricostruzione epigrafica del secondo annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 135 10 cm.

Tav. 13: parete est

2 136 Federico Contardi

Tav. 14: a: tomba di Pabasa (TT 279); b: tomba di Ankhhor (TT 414)

3 Ricostruzione epigrafi ca del secondo annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 137

Tav. 15: a: tomba di Padineith (TT 197); b: tomba di Padihorrresnet (TT 196)

4

Acc. Sc. Torino Atti Sc. Mor. 144 (2010) ARCHEOLOGIA AARCHEOLOGIARCHEOLOGIA

LaLa statua statua di di Sethi Sethi I Ida da Grottaferrata Grottaferrata

NotaNota di di G GIUSEPPINAIUSEPPINA C APRIOTTICAPRIOTTI V VITTOZZIITTOZZI* *presentata presentata dal dal Socio Socio corrispondentecorrispondente A ALESSANDROLESSANDRO R OCCATIROCCATI nell’adunanza nell’adunanza del del 15 15 dicembre dicembre 20102010 e eapprovata approvata nell’adunanza nell’adunanza del del 15 15 giugno giugno 2010 2010

RiassuntoRiassunto. Una. Una testa testa regale regale conservata conservata nel nel Museo Museo Barracco Barracco di di Roma Roma (inv.(inv. MB MB 21) 21) è èqui qui attribuita attribuita alla alla statua statua di di Sethi Sethi I ritrovataI ritrovata in in fram- fram- mentimenti nel nel castello castello Savelli Savelli di di Borghetto, Borghetto, la la cui cui parte parte inferiore inferiore si sicon- con- servaserva nel nel Museo Museo dell’Abbazia dell’Abbazia Greca Greca di di Grottaferrata. Grottaferrata. L’immagine L’immagine è è statastata ricostruita ricostruita per per analogia analogia con con la la statua statua di di Ramesse Ramesse II IInel nel Museo Museo EgizioEgizio di di Torino Torino (inv. (inv. 1380). 1380). È Èstato stato verificato verificato che che i duei due frammenti frammenti ri- ri- produconoproducono una una statua statua simile simile a aquella quella e eche che per per le le proporzioni proporzioni possono possono appartenereappartenere ad ad una una stessa stessa scultura, scultura, come come conferma conferma l’iscrizione l’iscrizione sul sul pi- pi- lastrolastro dorsale, dorsale, che che ha ha le le stesse stesse caratteristiche caratteristiche epigrafiche epigrafiche nei nei due due frammenti,frammenti, mentre mentre la la pietra pietra è èla la stessa. stessa. La La testa testa entrò entrò nella nella collezione collezione BarraccoBarracco nel nel 1908, 1908, lo lo stesso stesso anno anno del del ritrovamento ritrovamento a aBorghetto, Borghetto, quandoquando si siperse perse nel nel mercato mercato antiquario. antiquario. La La statua, statua, proveniente proveniente da da Eliopoli,Eliopoli, fu fu probabilmente probabilmente portata portata in in Italia Italia al al tempo tempo di di Domiziano. Domiziano.

PAROLEPAROLE CHIAVECHIAVE: : Domiziano,Domiziano, MuseoMuseo BarraccoBarracco – – Roma,Roma, MuseoMuseo dell’Abbaziadell’Abbazia di di Grottaferrata, Grottaferrata, scultura scultura egizia egizia del del Nuovo Nuovo Regno, Regno, Sethi Sethi I. I.

AbstractAbstract. A. Aroyal royal head head in in the the Museo Museo Barracco Barracco of of Rome (inv. (inv. MB MB 21) 21) is is ascribedascribed to to a astatue statue of of Sethy Sethy I Ifound found in in fragments fragments in in the the Savelli Savelli castlecastle of of Borghetto, Borghetto, its its lower lower part part being being preserved preserved in in the the Museo Museo dell’Abbaziadell’Abbazia Greca Greca of of Grottaferrata. Grottaferrata. The The image image has has been been reconstructed reconstructed byby analogy analogy with with the the Ramses Ramses II IIstatue statue in in the the Museo Museo Egizio Egizio of of Turin Turin (inv. (inv. 1380)1380) showing showing that that the the two two fragments fragments belong belong to to a astatue statue similar similar to to it it andand are are likely likely to to be be part part of of the the same same sculpture sculpture because because of of their their propor- propor- tions.tions. Moreover Moreover the the inscription inscription on on the the back back pillar pillar displays displays the the same same epi- epi- graphicgraphic features features on on both both fragments, fragments, and and the the stone stone is isidentical. identical. The The head head joinedjoined the the Barracco Barracco collection collection in in 1908, 1908, the the year year it itwas was found found in in Bor- Bor- ghettoghetto and and went went lost lost in in the the antiquities antiquities market. market. The The statue statue was was probably probably transferredtransferred from from Heliopolis Heliopolis to to Italy Italy in in the the time time of of Domitian. Domitian.

KKEYWORDSEYWORDS: Domitian,: Domitian, Museo Museo Barracco Barracco of of Rome, Rome, Museo Museo dell’Abbazia dell’Abbazia GrecaGreca of of Grottaferrata, Grottaferrata, Egyptian Egyptian Sculpture Sculpture during during the the New New Kingdom, Kingdom, SethySethy I. I.

* Istituto* Istituto di di Studi Studi sulle sulle Civiltà Civiltà Italiche Italiche e edel del Mediterraneo Mediterraneo Antico. Antico. Consiglio Consiglio Nazionale Nazionale delle delle Ricerche.Ricerche. E-mail: E-mail: [email protected] [email protected]

11 140 Giuseppina Capriotti Vittozzi

1. Introduzione Nel Museo della Badia Greca di Grottaferrata, è presente un frammento di statua di Sethi I proveniente dal territorio: il recente millenario dell’Ab- bazia, con relativa pubblicazione del catalogo delle sculture ivi conservate1, ha offerto l’occasione per studiare nuovamente il manufatto che era già stato oggetto di studio in passato, segnatamente da parte di Sergio Bosticco2 e Sil- vio Curto3. Alla scheda comparsa nel catalogo delle sculture4, ha fatto segui- to dunque un’ulteriore nota sulla provenienza5 e, infine, nuovi studi hanno condotto alla possibile identificazione, che qui viene illustrata, della testa della stessa statua attualmente conservata in altro museo.

2. Il frammento di Grottaferrata Il grande frammento di Grottaferrata, in granodiorite6, conserva la parte inferiore di una statua del faraone Sethi I seduto, mancante dei piedi e della base (figg. 1-4). La scultura ha una forma rozzamente parallelepipeda che potrebbe essere stata ottenuta da un danneggiamento volontario per reimpie- garla come materiale edilizio nell’opera muraria del medievale castello Sa- velli di Borghetto, dove è stata rinvenuta. Gli spigoli posteriori del trono sono scheggiati e sul retro rimane solo una piccola parte dell’iscrizione inci- sa su due colonne. Il sovrano è seduto sul tradizionale trono parallelepipedo dalla spalliera bassa i cui bordi sono sottolineati dall’usuale decorazione a listelli mentre, nell’angolo di base adiacente al retro, un riquadro incornicia la rappresenta- zione del sema-tawy, l’unione delle Due Terre; dell’incisione raffigurante il nodo delle due piante araldiche del papiro e del giglio, resta solo parte di quest’ultimo. Un esemplare di questo tipo di trono, ben conservato e del tut- to simile, si trova in un gruppo statuario di Sethi I conservato al Museo del Cairo7.

1 A. AMBROGI et alii, Sculture antiche nell’abbazia di Grottaferrata, Roma 2008. 2 S. BOSTICCO, Frammento di statua di Sethos I a Grottaferrata, in «Aegyptus», 36 (1956), pp. 18-23. 3 S. CURTO, La statua mutila di Sethi I a Grottaferrata, in E. BRESCIANI et alii (a cura di), Scritti in onore di O. Montevecchi, Bologna 1981, pp. 117-123. 4 G. CAPRIOTTI VITTOZZI, Frammento di statua del faraone Sethi I, in AMBROGI et alii, cit. 2008, pp. 50-52. 5 G. CAPRIOTTI VITTOZZI, Domiziano, Funisulana Vettulla e la statua di Sethi I a Grottaferra- ta, in «ENIM», 2 (2009), pp. 59-65. 6 Alt. max. cm. 44; largh. max. cm. 31; prof. max. cm. 55; prof. della frattura alla cintola (fronte-terga), cm. 24. 7 CG 39210; H. SOUROUZIAN, Raccords Ramessides, in «MDAIK», 54 (1998), pp. 279-292. in part. pp. 279-281, tav. 40-41.

2 La statua di Sethi I da Grottaferrata 141

La figura regale è conservata solo dalla parte bassa del bacino fino alle ca- viglie; essa è avvolta in una finissima veste pieghettata, caratterizzata da un elemento trapezoidale rigido che si allargava frontalmente, ormai spezzato nei lati obliqui. Quest’abito regale è ben conosciuto e si ritrova nella splendida statua di Ramesse II, figlio di Sethi I, che può essere ammirata nel Museo Egi- zio di Torino (cat. n. 1380)8: come dimostrato da H. Sourouzian, esso sostituì la tradizionale veste della festa-Sed dal regno di Amenhotep III9. Nella valutazione del frammento di Grottaferrata, come già osservato da S. Curto, la statua torinese offre un preciso confronto e permette di ricostrui- re l’immagine (figg. 5-7): questo nuovo abito regale, affermatosi nella XIX dinastia, comprende una sorta di camicia dalle maniche corte e ampie, delle quali solo la destra è visibile poiché la sinistra è nascosta da un grande scial- le frangiato annodato sul petto, che passa sotto l’ascella destra e copre la spalla sinistra, mentre un lembo ricade sul lato della coscia sinistra fino alla caviglia. Nella statua torinese è ben visibile la lunga gonna che si sovrappo- ne alla camicia, sorretta da una cintura valorizzata da una fibbia che porta iscritto il nome regale, portata molto bassa sull’addome. Nel frammento di Grottaferrata è ben visibile il lembo dello scialle che raggiunge la caviglia sinistra (fig. 3) mentre non è visibile la cintura, la quale era probabilmente posta più in alto della frattura. Appena sopra la caviglia destra (fig. 4), inol- tre, è visibile la frangia che ornava il bordo inferiore della gonna. Come nell’immagine torinese, è probabile che anche nella statua di Grotta- ferrata il sovrano indossasse i sandali, così come la posizione delle braccia era la stessa, come attestato dall’impronta lungo la coscia del braccio sinistro (fig. 3) e del pugno che probabilmente stringeva, anche qui, un cilindretto; il brac- cio destro doveva essere piegato sul petto mentre la mano reggeva lo scettro heqa10. La stessa statua torinese ha suggerito che anche il Sethi I di Grottafer- rata indossasse probabilmente la Corona Azzurra (khepresh). Infine, confron- tando le misure del frammento di Grottaferrata con quelle della statua torinese, l’immagine di Sethi I sarebbe stata alta, in origine, circa 130 cm.

8 Per questa famosa scultura tante volte pubblicata, si cita qui solo il recente S. CURTO, La statua di Ramesse II nel Museo Egizio di Torino, in Vivere al tempo dei Faraoni. Serekh II, Torino 2004, pp. 23-32. 9 H. SOUROUZIAN, Inventaire iconographique des statues en manteau jubilaire de l’Époque thinite jusqu’à leur disparition sous Amenhotep III, in Hommages à J. Leclant, I (BiEtud, 106/1), Le Caire 1994, pp. 499-524. 10 Si ritrovano posizione e attributi simili anche in altre immagini del periodo: H. SOUROU- ZIAN, Statues et représentations de statues royales sous Séthi I, in «MDAIK», 49 (1993), pp. 239-257.

3 142 Giuseppina Capriotti Vittozzi

La scultura di Grottaferrata conserva sul pilastro dorsale un frammento di iscrizione11 che permette di identificare sia il sovrano che il luogo nel quale la statua era stata collocata in origine.

Colonna di destra

[...] irr(a) nsyt ra saA pr ra mss(b) [...]

[...] che esercita la regalità di Ra, ha ingrandito la Casa di Ra che [lo] ha messo al mondo [...]

Colonna di sinistra

[...] Hr st.s(c) nsw bit mn-mAat-ra zA ra [...]

[...] sul suo (di Maat) trono, il re dell’Alto e Basso Egitto Menmaatra figlio di Ra [...]

a) La bibliografia precedente legge, a questo punto, r irt (“per esercita- re”): sembra invece più probabile l’esistenza qui di un participio geminato, infatti quanto resta dei due segni lascia propendere più per una lettura che non . b) Non si tratta qui della città di Piramesse12, ma del tempio di Ra (pr ra) ad Eliopoli: l’ampliamento di Piramesse da parte di Sethi sembrerebbe ana- cronistico; inoltre è ben conosciuto l’impegno di questo sovrano nel tempio di Eliopoli13; mss apparterrebbe ad un epiteto della divinità solare che, in e- spressioni ben conosciute al tempo di Sethi I, mette al mondo, dà la vita al so- vrano; è interessante notare che questo epiteto si trova in contesti di costruzione ad attestare la pietà filiale del sovrano che sostiene l’impegno stesso14.

11 K.A KITCHEN, Ramesside Inscriptions Historical and Biographical, I, Oxford 1975, I 122.1-5. 12 D. RAUE, Heliopolis und das Haus des Re. Eine Prosopographie und ein Toponym in Neuen Reich («ADAIK» – Ägyptol. Reihe, 16), Berlin 1999, p. 327; P.J. BRAND, The Monuments of Seti I («ProblÄg», 16), Leiden 2000, pp. 139-140. 13 Si veda nota 17. 14 e N.-CH. GRIMAL, Le termes de la propagande royale égyptienne de la XIX Dynastie à la conquête d’Alexandre («MAIBL», 6), Paris 1986, p. 104. Per quanto riguarda iscrizioni di

4 La statua di Sethi I da Grottaferrata 143

c) Il pronome femminile sarebbe riferito a Maat secondo una certa fraseo- logia attestata durante il regno di Sethi I, il quale si impegnò fortemente per ristabilire i culti tradizionali dopo la frattura di Amarna. Ristabilire Maat sul suo trono è tra i propositi di questo sovrano15; inoltre la menzione di Maat è appropriata ad Eliopoli per la connessione tra questa divinità e il dio solare16. La statua di Sethi faceva dunque parte in origine dell’arredo dell’importante tempio di Ra ad Eliopoli. L’iscrizione sulla statua ci ricorda che tra gli impegni del sovrano per ristabilire i culti tradizionali dopo l’eresia di Amarna, ci fu quel- lo in favore del prestigioso e antichissimo luogo di culto17.

3. Rinvenimento e perdita della testa pertinente alla stessa statua Il riutilizzo della statua di Sethi I come materiale edilizio nel castello Sa- velli di Borghetto, nei pressi di Grottaferrata, comportò evidentemente la frammentazione del manufatto e l’adattamento dei lacerti risultanti. Il fram- mento fin qui descritto fu rinvenuto nel 1885 nell’opera muraria del castel- lo18. Nello stesso sito, fu successivamente ritrovata una parte superiore della statua, certamente la testa, che però fu venduta. Le vicende intorno alla alie- nazione della scultura sono narrate da vari autori in maniera piuttosto vaga e contraddittoria. Raccogliendo le varie fonti, S. Curto19 ha tentato di ricostrui- re i fatti: nel 1908, nello stesso castello, si rinvenne la parte superiore della statua completa della testa20. Il frammento, in buone condizioni, sarebbe sta- to poi venduto di nascosto, secondo alcuni, ad un «signore di Roma»21, per

questo genere del tempo di Sethi I nel contesto di Karnak, si veda il recentissimo CH. WALLET – LEBRUN, Le grand livre de pierre. Le textes de construction à Karnak («MAIBL», 41; «Études d’Égyptologie», 9), Paris 2009, pp. 221-239, in part. texte 19/ C p. 222 e texte 19/2 M p. 226. 15 Ad esempio, si veda anche KITCHEN, cit., I 39.5. 16 J. ASSMANN, Maât, l’Égypte pharaonique et l’idée de justice sociale, Fuveau 1999, pp. 108- 117. Al riguardo, si veda il ruolo notevole di Maat nel naos di Sethi I da Eliopoli al Museo Egizio di Torino: F. CONTARDI, Il naos di Sethi I da Eliopoli. Un monumento per il culto del dio Sole (CGT 7002), Milano 2009, pp. 35-34, 70-71, 95-99, 145. 17 Sui materiali di Sethi I da Eliopoli e il forte impegno del sovrano per il tempio di Ra, si ve- da BRAND, cit., pp. 133-146, 353-355. 18 A. ROCCHI, Notizie degli scavi, 1885, p. 159. 19 CURTO 1981, cit., p. 118. 20 G. Tomassetti data questo secondo rinvenimento al 1910, tuttavia il Curto segnala un’annotazione a margine di una copia dell’opera del Tomassetti conservata a Grottaferrata, posta da F. Passamonti, che avrebbe assistito al ritrovamento, nella quale la data sarebbe stata corretta al 1908: G. TOMASSETTI, La campagna romana antica, medievale e moderna, nuova edizione aggiornata a cura di L. CHIUMENTI – F. BILANCIA, IV, Firenze 1979, p. 268. 21 Documento riportato in CURTO 1981, cit., p. 118.

5 144 Giuseppina Capriotti Vittozzi altri ad uno straniero22, dopo essere stato portato a Roma; R. Artioli, infine23, scrive che la scultura sarebbe stata acquisita dal South Kensington Museum di Londra. Sulla base di questa notizia, S. Bosticco24 prima e S. Curto25 poi hanno tentato inutilmente di rintracciare il frammento nelle collezioni ingle- si, e in particolar modo tra le antichità del South Kensington Museum, poi passate al Victoria and Albert Museum. Un’ulteriore interessante indicazione ci è stata lasciata da A. Wiedemann il quale, dopo un viaggio in Italia, nel 1912 presentò alla Society of Biblical Archaeology il frammento rimasto a Grottaferrata26: in questa occasione, lo studioso citò il ritrovamento della te- sta, dunque solamente la sommità della scultura, riportando la notizia che sarebbe stata venduta in Inghilterra; egli tuttavia non ne conosceva la collo- cazione. L’assenza di una scultura notevole, come poteva essere una statua di Se- thi I, nelle collezioni conosciute, già al tempo di Wiedemann, vista anche la poca chiarezza delle notizie, mi ha incoraggiato a cercare altrove, frugando nel vivace mercato antiquario romano del tempo e chiedendomi se la fumosi- tà delle notizie non potesse dipendere dalla necessità di proteggere un acqui- sto dall’opposizione della popolazione di Grottaferrata27.

4. Attribuzione di una testa del Museo Barracco alla scultura di Grottaferrata Uno dei protagonisti dell’ambiente antiquario romano del tempo fu in- dubbiamente il barone Giovanni Barracco che, giunto a Roma nel 1870, rac- colse una straordinaria collezione di scultura antica, poi donata al Comune di Roma. Barracco fu anche un buon conoscitore di antichità, in particolare di quelle faraoniche. Acquistò sul mercato sia romano, attingendo anche agli scavi del tempo, che internazionale; nella sua collezione figurano importan- tissimi oggetti egizi provenienti dal suolo dell’Urbe, come ad esempio la sfinge femminile del tempo di Thutmose III, spesso attribuita a Hatshepsut28.

22 E. PONTI – F. PASSAMONTI, Storia e storie di Grottaferrata, Roma 1939, p. 272; G. TOMAS- SETTI, cit., p. 268; BOSTICCO, cit., pp. 22-23; CURTO 1981, cit. p. 118. 23 R. ARTIOLI, La Badia greca di Grottaferrata nel VII centenario della traslazione del qua- dro di Maria SS., Grottaferrata 1930, p. 52; T. MINISCI, Santa Maria di Grottaferrata: la chie- sa e il monastero, Grottaferrata s.d., p. 95. 24 BOSTICCO, cit., p. 23. 25 CURTO 1981, cit., p. 118. 26 A. WIEDEMANN, Notes on some Egyptian Monuments, in «PSBA», 1912, pp. 298-307, in part. p. 307. 27 In occasioni precedenti, sappiamo dai documenti dell’Abbazia come si dovette rinunciare alla rimozione di antichità per gli ostacoli frapposti energicamente dalla popolazione: A. AM- BROGI, Rilievo frammentario con scena di trasporto funebre, in AMBROGI et alii 2008, cit., pp. 90-100, in part. p. 92. 28 Inv. MB 13. L. SIST, Museo Barracco. Arte egizia, Roma 1996, pp. 48-50.

6 La statua di Sethi I da Grottaferrata 145

Nella sua attività antiquaria, Barracco fu affiancato prima da Wolfang Helbig e poi da Ludwig Pollak. Nel catalogo del Museo Barracco, pubblicato nel 1910 ed elaborato dal Barracco stesso e da L. Pollak, compare per la prima volta una testa regale caratterizzata dalla Corona Azzurra, le cui fattezze rimandano chiaramente alla XIX dinastia, generalmente attribuita a Ramesse II (figg. 8-12). La stes- sa scultura manca nel catalogo del 189329, e in quello del 190730, pubblicati da Barracco e W. Helbig. Nel volume redatto in memoria di G. Barracco da L. Pollak nel 1929, in occasione del centenario della nascita, l’autore ricorda come avesse acquistato per Barracco diverse opere tra il 1905 e il 1914, sia a Roma che a Napoli, Parigi, Londra. Dopo aver citato in maniera precisa va- rie antichità, tra le quali anche un rilievo egizio, si menzionano genericamente alcune sculture egizie. Si ricorda infine che, essendo la collezione cresciuta tanto dal 1893, si scrisse un nuovo catalogo nei mesi invernali 1909-191031. Come si può notare, in questa occasione emerge una certa disparità tra la cita- zione precisa di alcune opere e quella più generica di altre, così come cono- sciamo la provenienza di alcuni oggetti della collezione mentre di altri ignoriamo tutto. Lo stesso riserbo, riguardo a questa testa, lo troviamo nei diari di Pollak, il quale annota il 2 aprile del 1908, riguardo a una testa regale egizia «bei Barracco, der mich zum Urtheil über einen altaegyptischen Königskopf aus Granit kommen ließ (Ramses II?)» (XV 167)32. La testa che ci interessa viene poi attribuita, anche nel catalogo del 1910, a Ramesse II33. Sulla breve annotazione di Pollak nel suo diario, dobbiamo osservare che tanto succinta essa è da lasciarci memoria incompleta di un intervento che poté essere un semplice giudizio in seguito ad un esame autoptico o anche qualcosa in più. Il frammento è conservato fino alla base del collo, che è impostato in ma- niera fortemente obliqua, piuttosto esile rispetto alla testa, il cui volume è accentuato dalle grandi proporzioni della corona; sul retro del collo si intra- vede un lembo della veste (figg. 9-11), a documentare che la scultura non era a torso nudo. Il viso è ovale, ben conservato, se non per la scheggiatura del naso (fig. 8). La fascia frontale della corona stringe fortemente la parte sopra le sopracciglia; queste ultime presentano un’anomalia: il trattamento sembra quello di tipo per così dire naturalistico, affermatosi con l’epoca di Amarna,

29 G. BARRACCO – L. HELBIG, La Collezione Barracco, Monaco 1893. 30 G. BARRACCO – L. HELBIG, La Collezione Barracco, Roma 1907. 31 L. POLLAK, In memoria di Giovanni Barracco (28 aprile 1829 - 14 gennaio 1914), nel cen- tenario della sua nascita, Roma 1929, pp. 18-19. 32 M. MERKEL GULDAN, Die Tagebücher von Ludwig Pollak. Kennerschaft und Kunsthandel in Rom 1893-1934, Wien 1988, p. 191; M. NOTA SANTI – O. ROSSINI – E. CAGIANO DE AZE- VEDO, Museo Barracco. Storia della collezione, Roma 2000, p. 33. 33 G. BARRACCO – L. POLLAK, Catalogo del Museo di scultura antica, Roma 1910, p. 16, n. 21.

7 146 Giuseppina Capriotti Vittozzi quando spesso le arcate sono rese con un semplice rilievo in assenza del cal- ligrafico listello di tradizione faraonica. In questo caso, però, il sopracciglio destro presenta una lieve incisione: difficile dire, all’esame autoptico, se si tratta di un ripensamento che volesse inserire delle sopracciglia a listello laddove non c’erano o se invece le si volesse cancellare34. Gli occhi sono a mandorla, privi della stilizzata linea del trucco frequente nella statuaria fara- onica, probabilmente a confermare l’indirizzo in qualche modo naturalistico che è all’origine della scultura. La somiglianza con il viso della statua torine- se (fig. 7) è notevole, soprattutto nel modellato della bocca; in quest’ultima, tuttavia, le sopracciglia sono realizzate a listello e il volto presenta una mag- giore uniformità nell’ovale, essendo il mento più piccolo rispetto alla testa del Barracco35. Già S. Curto36 ha posto il problema di una relazione tra la statua torinese e l’iconografia di Sethi I, padre di Ramesse II, sottolineando anche gli echi amarniani presenti nella scultura torinese. La testa del Barracco mostra le- gami ancor più stretti con lo stile di Amarna: il collo ha un’impostazione più obliqua (figg. 9-11), la lieve articolazione del profilo delle guance un po’ e- spanse rispetto al mento ricorda sculture del tempo di Akhenaten, così come la resa delle sopracciglia e l’impostazione in qualche modo naturalistica. Queste caratteristiche rimandano ad un certo filone di sculture amarniane e probabilmente allo stile dello scultore Thutmose del quale conosciamo l’officina ad Amarna37: questi modi formali furono poi ereditati dal periodo immediatamente successivo che costituì una transizione tra XVIII e XIX di- nastia. L’ascendenza della statuaria di fine XVIII dinastia rispetto alla testa del Museo Barracco è ravvisabile, almeno nel trattamento della zona degli occhi, in sculture del tempo di Tutankhamon38, o in una scultura regale con- servata al British Museum attribuita allo stesso sovrano pur portando il nome

34 Si può supporre un tentativo di modifica per una riattribuzione della scultura, forse a Ra- messe II. 35 È possibile notare come la mummia di Sethi I presenti una conformazione del mento piutto- sto importante. Devo questa osservazione al prof. S. Curto. 36 CURTO 1981, cit., p. 121. 37 S. DONADONI, L’Egitto, Torino 1981, pp. 172-174. Una certa affinità si può notare nella scultura in calcare raffigurante Akhenaten e Nefertiti stanti conservata al Louvre (E 15593), nella quale il sovrano indossa la Corona Azzurra e le caratteristiche fisionomiche non indul- gono ad esagerazioni per così dire espressionistiche. 38 Ad esempio in due teste al Metropolitan Museum of Art, inv. n. 07.228.34 e inv. n. 50.6 (W.C. HAYES, The Scepter of Egypt. A Background for the Study of the Egyptian Antiquities in the Metropolitan Museum of Art, II, New York 1990, pp. 300-301, figg. 185-186); in una scultura al Museo di Luxor (A. EL-SHAHAWY, Luxor Museum. The Glory of Ancient Thebes, Cairo 2007, pp. 8, 10, 52-53).

8 La statua di Sethi I da Grottaferrata 147 di Haremhab39. Caratteristiche analoghe sono state riconosciute da H. Sou- rouzian in alcune sculture menfite di Sethi I che avrebbero ereditato delle qualità plastiche dalle officine del tempo di Haremhab presenti nell’area40: due esempi notevoli da mettere a confronto con la testa del Barracco sono le teste (fig. 13), caratterizzate anch’esse da Corona Azzurra, pertinenti a statue del sovrano seduto sulle ginocchia di due divinità femminili in una cappella rinvenuta a Menfi41. Queste due sculture in calcare sono particolarmente in- dicative, dunque, di un ambiente artistico e di espressioni iconografiche di transito tra la fine della XVIII dinastia e l’inizio della XIX, quando l’eredità di Amarna fu filtrata attraverso i moduli più pacatamente naturalistici e ico- nograficamente meno estremistici del tempo di Akhenaten42. La testa del Barracco si inserisce piuttosto chiaramente in questo ambito, costituendo un passo precedente rispetto alla statua torinese, che tuttavia va considerata nel suo ambiente tebano. Se la testa del Barracco, alla luce degli studi recenti, è attribuibile a Sethi I, se ne può valutare la possibile appartenenza alla stessa scultura del frammento di Grottaferrata: a tal fine è stato indispensabile confrontare le proporzioni dei due frammenti con la statua iconograficamente simile del Museo di Torino.

Il frammento di Grottaferrata risponde ai 2/3 della statua torinese. Analo- gamente, le misure della testa del Barracco attestano la scultura romana sulle proporzioni precise dei 2/3 rispetto alla figura di Torino per quanto riguarda particolari precisi, come ad esempio la fascia sulla fronte, l’ureo, gli occhi, la distanza tra essi, la grandezza della corona; d’altra parte, le proporzioni del viso sono circa di ¾, così come la larghezza della bocca: anche questo dato, insieme al lieve stacco tra mento e guance – generalmente rappresentate su un profilo continuo – e al trattamento delle sopracciglia, testimonia lo stretto rapporto della scultura con l’eredità amarniana, messa a frutto dalle officine dell’area dell’attuale Cairo, documentata anche dalle due teste menfite di Se- thi I43 (fig. 13). La pietra della testa Barracco è la stessa del frammento di Grottaferrata: un granito molto scuro con inclusioni rosate; in ambedue i casi si tratta della

39 EA 75. N. STRUDWICK, The British Museum. Masterpieces of , London 2006, pp. 184-185. 40 SOUROUZIAN 1993, cit., pp. 248-249. 41 J. BERLANDINI, La chapelle de Séthi I, nouvelles découvertes: les déesses Tsmt et Mn-nfr, in «BSFE», 99 (1984), pp. 28-52; SOUROUZIAN 1993, cit., pp. 248-249, tavv. 46-47; BRAND, cit., pp. 147-150. 42 Al riguardo, si veda ad esempio la testina amarniana del Museo Egizio di Torino (cat. 1398), anch’essa caratterizzata da Corona Azzurra: S. DONADONI, L’immagine e la forma: l’esperienza della scultura, in A.M. DONADONI ROVERI (a cura di), Civiltà degli Egizi. Le arti della celebrazione, Milano 1989, pp. 98-185, p. 111 fig. 172; S. CURTO 2004, cit., tav. 4. 43 Si veda nota 41.

9 148 Giuseppina Capriotti Vittozzi granodiorite di Assuan con caratteristiche così simili da poter appartenere allo stesso blocco. La possibile pertinenza della testa Barracco rispetto al frammento di Grottaferrata, che avevo supposto inizialmente sulla base della sua attribu- zione a Sethi I, ha trovato dunque una conferma sia nel materiale che nelle misure. Infine, sul retro della testa Barracco sono presenti alcune tracce dell’iscrizione, meglio visibile nel frammento di Grottaferrata: l’incisione verticale che la divide in due colonne è esattamente uguale sui due pezzi, per larghezza e profondità; un segno diacritico verticale, unico completamente superstite sul retro della testa, è identico per aspetto e proporzioni dell’incisione ad un altro sul frammento di Grottaferrata. A fronte di precise coincidenze formali tra i due frammenti, come già os- servato, abbiamo una coincidenza nei tempi di comparsa dell’oggetto al Mu- seo Barracco: ritrovato nel 1908, nello stesso anno ne è citato l’acquisto nei diari di Pollak; inoltre, è stato pubblicato nel catalogo del 191044, mentre non compare in quello del 189345 e neppure nell’edizione del 190746. Le testimonianze contraddittorie sull’acquirente potrebbero trovare anch’esse una spiegazione: L. Pollak che, come scrive egli stesso, aveva tan- to acquistato per il barone Barracco tra 1905 e 1914, era uno straniero ma viveva abitualmente a Roma, avendo preso residenza in un appartamento di Palazzo Odescalchi in Piazza Santi Apostoli; è anche possibile, nel caso il Pollak non abbia curato l’acquisto ma abbia solo esaminato la scultura su ri- chiesta di Barracco, che la figura dell’acquirente (Barracco) e quella del con- sulente (Pollak) si siano sovrapposte e confuse. L’opposizione forte manifestatasi a Grottaferrata rispetto al trasferimento di manufatti archeolo- gici47 dovette consigliare al Barracco e al Pollak un’estrema discrezione sulla provenienza della testa.

5. Il trasporto in Italia della statua I ritrovamenti del castello Savelli ci pongono infine degli interrogativi ri- guardanti la collocazione secondaria della statua di Sethi I in ambiente ro- mano. Durante il periodo romano e segnatamente durante l’Impero, numerose antichità egizie furono prelevate dalla Terra del Nilo per essere collocate in nuovi contesti. Se gli studi di un tempo tendevano a vedere in questi spostamenti di antichità faraoniche soprattutto un gusto superficiale per l’esotismo, le ricerche più recenti hanno potuto riconoscere spesso nelle

44 BARRACCO – POLLAK, cit., p. 16, n. 21. 45 BARRACCO – HELBIG, 1893, cit. 46 BARRACCO – HELBIG, 1907, cit. 47 Si veda nota 27.

10 La statua di Sethi I da Grottaferrata 149 scelte degli oggetti e nella loro nuova collocazione degli intenti precisi ed una chiara interpretatio48. Il territorio di Roma e del Lazio, in particolare, ha restituito sculture importanti, in alcuni casi di proporzioni colossali, che eb- bero una nuova collocazione per le scelte egittofile di alcuni imperatori come ad esempio Caligola, Nerone, Domiziano, Adriano, Commodo. Soprattutto in alcuni periodi, dunque, si sviluppò a Roma un ambiente culturale che non solo comprendeva - almeno in parte - e interpretava, ma commissionava ope- re egizie ed egittizzanti, avvalendosi di officine egizie presenti in Italia e del- la guida di specialisti49. Tra gli imperatori egittofili che dettero un forte impulso alla comprensione romana dell’Egitto, emerge certamente Domizia- no per l’intervento in favore dell’Iseo Campense, per la sua presenza in vesti faraoniche nell’iseo di Benevento e per obelischi eretti durante il suo princi- pato50. La collocazione di una statua regale di una certa importanza, rimossa da un sito egiziano prestigioso, difficilmente può essere considerata secondo le finalità di un semplice arredo esotico. Prelevare un oggetto regale da un tempio egizio doveva essere possibile solo a personalità del rango più eleva- to, l’imperatore stesso o qualcuno che ne rappresentasse il potere. Possiamo considerare alcune fonti antiche: dobbiamo ad Ammiano Marcellino (XVII 4, 12-15) la notizia che Augusto rinunciò a rimuovere l’obelisco unico di Karnak, arrivato poi a Roma al tempo di Costanzo II e collocato da Sisto V sul Laterano51, per la probabile ostilità che avrebbe suscitato presso la popo- lazione. Inoltre Strabone (XVII 27-29) testimonia che ai suoi tempi Eliopoli era ancora un tempio importante, anche se probabilmente in decadenza ri- spetto al passato. Non sembra dunque probabile che dei privati prelevassero liberamente, per il proprio piacere, degli oggetti regali da templi importanti: la colloca-

48 G. CAPRIOTTI VITTOZZI, Note sulla comprensione dell’Egitto nel mondo romano, in «RSA», 30, 2000, pp. 121-139; G. CAPRIOTTI VITTOZZI, L’Egitto a Roma, Roma 2006. 49 Si veda ad esempio E. BRESCIANI, Tra Egitto e Roma. Aspetti della cultura egiziana in rap- porto col mondo romano, in L. SERRA (ed.), Gli interscambi culturali e socio-economici fra l’Africa settentrionale e l’Europa mediterranea. Atti del Congresso Internazionale di Amalfi, 5-8 dicembre 1983, Napoli 1986, pp. 86-98; PH. DERCHAIN, Le dernier obélisque, Bruxelles 1987. 50 Per una visione ampia della questione, si veda K. LEMBKE, Das Iseum Campense in Rom. Studie über den Isiskult unter Domitian («Archäologie und Geschichte», 3), Heidelberg 1994. Inoltre: G. CAPRIOTTI VITTOZZI, Una testa faraonica da File al Museo di Firenze, in N. BO- NACASA et alii (ed.), Faraoni come dei, Tolemei come Faraoni. Atti del V Congresso Interna- zionale Italo-Egiziano, Torino 8-12 dicembre 2001, Torino-Palermo 2003, pp. 340-346. Sull’iseo di Benevento e i suoi manufatti: H.W. MÜLLER, Der Isiskult im antiken Benevent und Katalog der Skulpturen aus den ägyptischen Heiligtümern im Museo del Sannio zu Benevent («MÄS», 16), Berlin 1969. 51 E.M. CIAMPINI, Gli obelischi iscritti di Roma, Roma 2004, p. 57.

11 150 Giuseppina Capriotti Vittozzi zione della statua di Sethi I avrebbe potuto essere avvenuta nella residenza di un personaggio fortemente legato all’imperatore e forse in connessione con il culto imperiale. In una villa vicina al castello Savelli la statua di Sethi I fu probabilmente collocata con intenti precisi e per l’impegno di forti personali- tà dell’ambiente imperiale, in riferimento ad un imperatore che apprezzava presentarsi in forme faraoniche. Al riguardo, va anche sottolineato l’insolito tipo di statua regale rappresentato dalla scultura di Grottaferrata, che non corrisponde ai tipi frequentemente importati a Roma: la scelta di una figura finemente panneggiata rispose probabilmente a precise scelte e finalità. Al riguardo potrebbe essere interessante notare come le ampie vesti di lino sotti- le fossero usate ancora in ambiente tolemaico e che, per quel tramite, Roma entrò in contatto con il mondo faraonico52: l’interesse per l’Egitto, mediato da Alessandria, e dunque per la regalità faraonica conosciuta attraverso quell’ambiente, è piuttosto evidente in epoca giulio-claudia con Caligola e Nerone. Nella valutazione del territorio circostante il castello di Borghetto, appare particolarmente interessante la grandiosa villa attribuibile forse a L. Funisu- lanus Vettonianus53, personalità di alto rango nell’ambiente di Domiziano54. Se da un lato nulla di preciso nel cursus honorum che conosciamo lo legava all’Egitto, va sottolineato che un graffito sul colosso di Memnone a Tebe ovest ci ha lasciato testimonianza di Funisulana Vettulla, moglie di C. Tet- tius Africanus Prefetto d’Egitto, la quale, nel febbraio del primo anno dell’impero di Domiziano, ascoltò la voce di Memnone55. Questa signora romana era strettamente imparentata con L. Funisulanus Vettonianus, del quale era sorella o figlia56.

52 Si può qui ricordare la testimonianza di Giustino (38.8) su come Tolemeo VIII si fosse pre- sentato alla delegazione romana avvolto in abiti velati. 53 M. VALENTI, Ager Tusculanus («Forma Italiae», 41), Firenze 2003, pp. 285-289, n. 592- 599. 54 PIR (A. STEIN – L. PETERSEN [Hrsg.], Prosopographia Imperii Romani saec. I. II. III, III, Berlino 1943), p. 224-226 n. 570; S. HILLEBRAND, Der Vigintivirat: Prosopographische Untersuchungen für die Zeit von Augustus bis Domitian, Dissertation, Ruprecht-Karls- Universität Heidelberg 2006; FR. DES BOSCS – PLATEAUX, Un parti hispanique à Rome? («BCV», 32), Madrid 2005, p. 477. 55 A. BERNARD – É. BERNARD, Les inscriptions grecques et latines du Colosse de Memnon (BiEtud, 31), Le Caire 1960, n. 8. Si veda anche I. DI STEFANO MANZELLA, C. Iulius Africa- nus eques Romanus, orator, dominus figlinarum, «ZPE», 111 (1996), pp. 211-217, in part. p. 216 nota 27. 56 PIR, p. 226 n. 571; HILLEBRAND, cit., pp. 245-246; B.W. JONES, The Emperor Domitian, London – New York 1992, p. 175 e 177; M. FRASS, Reiselustige Frauen im römischen Ägyp- ten, in R. ROLLINGER – B. TRUSCHNEGG (Hg.), Altertum und Mittelmeerraum: Die antike Welt diesseits und jenseits der Levante. Festschrift für Peter W. Haider zum 60. Geburtstag (Oriens et Occidens, 12), Stuttgart, 2006, pp. 485-498, pp. 492-493. Si noti l’esistenza di uno stratego di Ermonti e Letopoli, L. Funisulanus Charisius, nel 122, il cui nome potrebbe essere

12 La statua di Sethi I da Grottaferrata 151

Alla luce di questo dato, la presenza nell’area della statua di Sethi I acquista nuove sfumature e sembra avvalorare l’ipotesi che essa potesse es- sere stata collocata in un ambito privato che tuttavia fosse in relazione con l’imperatore e, forse, con una forma di culto di Domiziano come faraone. La stessa provenienza da Eliopoli è notevole per l’interesse che Domiziano di- mostrò verso il culto solare: in Italia, Domiziano innalzò l’obelisco attual- mente sulla Fontana dei Fiumi di Piazza Navona57, nella cui iscrizione è detto, tra l’altro, «immagine vivente di Ra»58; due obelischi vennero eretti in suo onore a Benevento59. In Egitto, d’altra parte, sono noti gli interventi av- venuti sotto il principato di Domiziano nella parte orientale di Karnak, area per così dire eliopolitana di Tebe, dove era venerato l’obelisco unico60. In un recente studio, D. Klotz61 ha messo il luce il carattere solare dei testi iscritti in quest’area di Karnak al tempo di Domiziano e la loro dipendenza da quelli cosmologici del Nuovo Regno traditi dalle tombe della Valle dei Re. La scelta di una statua di Sethi I a Eliopoli, dunque, poteva avere un senso in sé, considerato l’interesse per il culto solare alla luce della tradizione del Nuovo Regno che è riconoscibile al tempo di Domiziano. Questa osservazione ben si inquadra in quella tendenza, riconosciuta da studi recenti, a ricostruire una geografia egizia del sacro fuori dalla Terra del Nilo62; al riguardo, si può no- tare che un’altra statua di Sethi I rivenuta in contesto italiano, e precisamente a Sorrento, proviene da un importantissimo complesso templare, quello di Abido63. Se conosciamo la preferenza di alcuni imperatori per la regalità egizia, in realtà non sappiamo molto di forme di culto faraonico dedicato ad imperatori fuori dall’Egitto. E. Köberlein ha studiato questi aspetti riguardo al principa- testimonianza dell’attività della famiglia in Egitto: PIR, p. 226 n. 571; FRASS, cit. p. 493, nota 51. 57 J.-CL. GRENIER, Les inscriptions hiéroglyphiques de l’obélisque Pamphili. Un témoignage méconnu sur l’avènement de Domitien, in «MEFRA», 99 (1987), pp. 937-961; in particolare, per l’importanza della divinità eliopolitana nel testo, p. 955. 58 GRENIER, cit., p. 945; CIAMPINI, cit., p. 167. 59 MÜLLER, cit., pp. 10-11, 82, 278. Degli altri obelischi arrivati da Eliopoli a Roma, non co- nosciamo la data del trasporto. 60 G. HÖLBL, Altägypten im Römischen Reich. Der römische Pharao und seine Tempel, Mainz am Rhein 2000, p. 55; CAPRIOTTI VITTOZZI 2003, cit. 61 D. KLOTZ, Domitian at the Contra-Temple of Karnak, in «ZÄS», 135 (2008), pp. 63-77. 62 Si veda ad esempio F. COARELLI, I santuari repubblicani del Lazio, Roma 1987, p. 81; J.-CL. GRENIER, La décoration statuaire du “Serapeum” du “Canope” de la Villa Adriana, in «MEFRA», 101 (1989), pp. 925-1019; F.E. BRENK, The Isis Campensis of Katja Lembke, in N. BLANC – A. BUISSON (éds), Imago antiquitatis. Religions et iconographie du monde romain. Mélanges offerts à Robert Turcan, Paris 1999, pp. 133-143; CAPRIOTTI VITTOZZI 2000, cit. 63 M. MALAISE, Documents nouveaux et points de vue récents sur les cultes isiaques en Italie, in M.B. DE BOER – T.A. ELDRIDGE (éd.), Hommages à M.J. Vermaseren («EPRO», 68), II, Leiden 1978, pp. 627-717, in part. p. 655; SOUROUZIAN 1993, cit., p. 254.

13 152 Giuseppina Capriotti Vittozzi to di Caligola64. J.-Cl. Grenier, nei suoi studi riguardanti le sculture colossali conservate in Vaticano e provenienti dagli Horti Sallustiani, ha avanzato l’ipotesi che potessero essere collocate in un luogo di culto imperiale del tempo di Caligola, allestito con importanti sculture prelevate in Egitto, anche in questo caso, in buona parte, da Eliopoli65. Per quanto riguarda Domiziano, possiamo intuire qualcosa grazie alla sua adesione ai culti e alla cultura egizia, oppure considerando le sculture che lo raffigurano come faraone in Italia66, l’innalzamento di obelischi e, infine, il suo definirsi dominus et deus67.

6. Conclusioni Il frammento di statua di Sethi I ritrovato nel castello Savelli di Borghetto ci lascia testimonianza dell’impegno di questo faraone in favore dell’antico tempio di Ra in Eliopoli, da considerare nel quadro della sua volontà di ripri- stino dei culti tradizionali dopo la frattura di Amarna. La scultura, ricostruibile per la sua analogia con la famosa statua di Ra- messe II a Torino, trova un completamento nella testa conservata al Museo Barracco (fig. 14) e tradizionalmente conosciuta come Ramesse II. Questa testa va considerata nell’ambito della produzione delle officine dell’area di Menfi nel periodo immediatamente post-amarniano. Si può attribuire la testa del Museo Barracco alla stessa scultura conser- vata a Grottaferrata in base a precisi elementi, soprattutto grazie al paragone con la statua torinese: 1) il riconoscimento di Sethi I nella testa del Museo Barracco per il chia- ro confronto con una corrente artistica già conosciuta all’inizio del regno di questo sovrano nell’area di Menfi; 2) l’appartenenza dei frammenti di Grottaferrata e del Barracco ad uno stesso genere iconografico;

64 E. KÖBERLEIN, Caligula und die ägyptischen Kulte («BKP», 3), Meisenheim am Glan 1962. Successivamente M. MALAISE, Les conditions de pénétration et de diffusion des cultes égyp- tiens en Italie («EPRO», 22), Leiden 1972, pp. 395-401; J.-CL. GRENIER, Notes isiaques I, in «BMMGP», 9 (1989), pp. 5-24. 65 Le statue di Tolemeo II e Arsinoe II in Vaticano: GRENIER, Notes isiaques, 1989, cit., pp. 21-33. Su altri ritrovamenti egizi nel sito, che probabilmente ebbe a lungo una connotazione egizia, si veda recentemente CAPRIOTTI VITTOZZI, 2009, cit. 66 In particolare, si considerino le antichità ritrovate a Benevento riguardanti un luogo di culto isiaco legato a Domiziano. H.W. Müller ha sottolineato la volontà di questo imperatore di es- sere venerato quale faraone: MÜLLER 1969, cit.; più recentemente R. PIRELLI, Il culto di Iside a Benevento, in S. DE CARO (a cura di), Egittomania. Iside e il mistero, Milano – Napoli 2006, pp. 129-136. 67 M. MALAISE, Les conditions de pénétration et de diffusion des cultes égyptiens en Italie («EPRO», 22), Leiden 1972, in part. p. 415.

14 La statua di Sethi I da Grottaferrata 153

3) le precise proporzioni di 2/3 di ambedue i frammenti rispetto alla figu- ra torinese; 4) la coincidenza dei modi epigrafici nell’iscrizione; 5) l’identità della pietra; 6) i tempi del ritrovamento e dell’acquisizione. La statua di Sethi I da Borghetto, infine, offre interessanti elementi per quanto riguarda la comprensione e l’assunzione della cultura egizia nel mondo romano: l’ipotesi di un legame tra il suo trasporto in Italia e l’ambiente di L. Funisulanus Vettonianus, familiare di Funisulana Vettulla, a sua volta sposa di un Prefetto d’Egitto, pone la collocazione secondaria della statua sull’orizzonte del principato di Domiziano, della sua egittofilia e della sua predilezione per il culto solare di origine egizia.

Abbreviazioni Per le abbreviazioni, si fa riferimento a B. MATHIEU, Abréviations des pério- diques et collections en usage à l’Institut français d’archéologie orientale, Le Caire 2003.

Ringraziamenti Ringrazio la dott. M. Sapelli, Soprintendente ai Beni Archeologici del Lazio e la dott. G. Ghini, Direttrice del Museo dell’Abbazia di Grottaferrata, la dott. M. Cima, Direttrice del Museo Barracco, la dott. E. Vassilika, Direttrice del Museo Egizio di Torino, per aver concesso la possibilità di studiare le rispettive sculture qui trattate e il permesso di pubblicare le foto. Sono debitrice della documentazione fotografica rispettivamente alla dott. D. Bonanome per Grottaferrata, alla Fondazione Museo Antichità Egizie di Torino per la statua di Ramesse II e a M.D. Vittozzi per il Museo Barracco; a quest’ultimo devo anche la preparazione delle fotografie per la stampa. Un grato pensiero va infine all’amico Beppe Moiso, Presidente dell’Associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino, che ha rilevato le dettagliate misu- re della statua torinese con cura minuziosa.

15 154 Giuseppina Capriotti Vittozzi

1 2

3 4

Figg. 1-4: Grottaferrata, Museo della Badia Greca: frammento della statua di Sethi I (fotografi e D. Bonanome). La statua di Sethi I da Grottaferrata 155

5 6

Figg. 5-7: Torino, Museo Egizio: statua di Ramesse II (fotografi e © Fondazione Museo Antichità Egizie di Torino 7 tutti i diritti riservati). 156 Giuseppina Capriotti Vittozzi

8

Fig. 8: Roma, Museo Barracco: testa attribuibile a Sethi I (fotografi a M.D. Vittozzi). La statua di Sethi I da Grottaferrata 157

9 10

11 12

Figg. 9-12: Roma, Museo Barracco: testa attribuibile a Sethi I (fotografi e M.D. Vittozzi). 158 Giuseppina Capriotti Vittozzi

Fig. 13: Una delle due teste di Sethi I rinvenute a Menfi (fotografi a riprodotta da H. Sourouzian, cit. 1993, tav. 46d). La statua di Sethi I da Grottaferrata 159

Fig. 14: Ricostruzione della statua di Sethi I da Grottaferrata. Elaborazione grafica di Marcello Bellisario (ISCIMA - CNR).

Acc. Sc. Torino Atti Sc. Mor. 144 (2010) ARCHEOLOGIA ARCHEOLOGIAARCHEOLOGIA

UnUn sincronismo sincronismo approssimativo approssimativo tra tra File File e eNapata Napata

NotaNota presentata presentata dal dal Socio Socio corrispondente corrispondente A LESSANDROALESSANDRO R OCCATIROCCATI nell’adunanzanell’adunanza del del 9 9febbraio febbraio 2010 2010 e approvatae approvata nell’adunanza nell’adunanza deldel 15 15 giugno giugno 2010 2010

RiassuntoRiassunto. .L’esplorazione L’esplorazione archeologica archeologica di di terreno terreno suggerisce suggerisce una una singolaresingolare analogia analogia tra tra situazioni situazioni architettoniche architettoniche riscontrate riscontrate nel nel tem- tem- piopio di di Iside Iside (a (a File) File) e enel nel palazzo palazzo di di Natakamani Natakamani (a (a Napata), Napata), che che si si traduconotraducono in in una una proposta proposta di di correlazione correlazione traducibile traducibile in in una una datazio- datazio- nene assoluta, assoluta, nuova nuova per per ciascuna ciascuna delle delle due due aree. aree.

PAROLEPAROLE CHIAVE CHIAVE: Napata,: Napata, File. File.

AbstractAbstract.Evidence.Evidence for for a anew new chronological chronological setting, setting, towards towards the the end end ofof the the 1st 1st cent. cent. A.D., A.D., is isassessed assessed by by the the architectural architectural features features of of the the accessaccess to to the the temple temple of of Isis Isis at at Philae, Philae, according according to to its its reconstruction reconstruction inin the the new new location location on on the the island island of of Agilkia, Agilkia, and and the the similar similar entrances entrances toto the the palace palace of of Natakamani Natakamani dug dug out out in in the the ancient ancient city city of of Napata. Napata. KEYWORDSKEYWORDS: Napata,: Napata, Philae. Philae.

AllaAlla fine fine di di marzo marzo 2009 2009 è èstato stato indetto indetto ad ad Aswan Aswan un un convegno convegno per per cele- cele- brarebrare l’anniversario l’anniversario della della epocale epocale campagna campagna archeologica archeologica della della , Nubia, patro- patro- cinatacinata dall’UNESCO dall’UNESCO al al fine fine di di salvare salvare il ilpatrimonio patrimonio antiquario antiquario minacciato minacciato di di distruzionedistruzione a acausa causa del del lago lago provocato provocato da dallelle dighe dighe costruite costruite nella nella Prima Prima Cate- Cate- rattaratta del del Nilo. Nilo. In In quell’occasione quell’occasione si siè èfatto fatto altresì altresì un un bilancio bilancio sommario sommario dei dei risultatirisultati ottenuti ottenuti e edelle delle ricerche ricerche che che sono sono state state suscitate suscitate da da quella quella impresa impresa straordinaria.straordinaria. InIn particolare particolare il iltrasporto, trasporto, che che implicava implicava lo lo smontaggio, smontaggio, dei dei templi templi di di File File haha contribuito contribuito a ariconoscere riconoscere la la complessità complessità della della storia storia che che si sicela cela dietro dietro le le molimoli di di pietra pietra solo solo apparentemente apparentemente uniformi. uniformi. Non Non solo solo la la vicenda vicenda architetto- architetto- nicanica dei dei santuari, santuari, così così come come è èstata stata arricchita arricchita dalle dalle scoperte scoperte indotte indotte dal dal tra- tra- sporto,sporto, supera supera la la durata durata di di un un millennio, millennio, ma ma in in questo questo periodo periodo l’isola l’isola fu fu spec- spec- chiochio di di flussi flussi culturali culturali e edi di movimenti movimenti politici politici che che cambiarono cambiarono il ilmondo mondo e eche che si siriflettono riflettono nell’accumulo nell’accumulo di di costruzioni costruzioni e edi di decorazioni decorazioni1. 1.

1 1 A. A. G IAMMARUSTIGIAMMARUSTI e A.e A. R OCCATIROCCATI, File., File. Storia Storia e evita vita di diun un santuario santuario egizio egizio, Novara, Novara 1980; 1980; A.A. R OCCATIROCCATI, I, templiI templi di diFile File, Roma, Roma 2005. 2005. 162 Alessandro Roccati

Nello stesso tempo in cui si approfondivano gli studi su File, una missio- ne archeologica italiana, che opera tuttora in Sudan nel sito archeologico dell’antica capitale Napata, presso il Gebel Barkal e l’odierna città di Kari- ma, ha condotto scavi che hanno rivelato ampli orizzonti architettonici e cul- turali fino all’ultima fase attestata per l’edificazione del sito, corrispondente al regno meroitico. Se la vicenda storica di File affianca approssimativamente quella dell’antica Roma, dalla fondazione fino alla caduta dell’impero, la fase me- roitica attestata finora a Napata si situa in parallelo all’impero romano e co- pre un tratto della vita di File. A differenza di File, dove la menzione di so- vrani storicamente ben documentati permette una cronologia assoluta assai solida nelle grandi linee, a Napata la mancanza di riferimenti certi ha mante- nuto fluida la definizione temporale tanto dei monumenti quanto delle figure di re che vi si riflettono, sicché la datazione riposa essenzialmente su una cronologia relativa. In queste condizioni vorrei però attirare l’attenzione su una corrispondenza singolare tra File e Napata, suscettibile di stabilire un punto di riferimento utile per ciascuna delle due aree. Le condizioni per tale osservazione si sono offerte in tempi simili per tutte e due le aree, poiché nel 1979 è stato completato lo spostamento e il restauro dei templi di File sulla nuova isola di Agilkia, e nel 1978 si è avviato lo scavo di quello che doveva risultare il più grande palazzo meroitico finora scoperto a Napata (B1500). Questo sorgeva su un’alta piattaforma quadrata di 61 m di lato, e nel pun- to mediano di ogni lato possedeva un portale di accesso all’interno, precedu- to da una terrazza addossata alla piattaforma, a sua volta raggiunta da una grandiosa scalinata2 ortogonale alla piattaforma. Su tre terrazze erano collo- cate coppie di leoni seduti nella tradizionale posa meroitica, la quarta terraz- za, dal lato del Gebel Barkal, mostrava invece una diversa conformazione, poiché la scalinata scendeva lateralmente alla piattaforma. La scoperta di un’iscrizione meroitica nel 1982 all’interno dell’edificio permise di attri- buirne presumibilmente la costruzione al re Natakamani3, un grande sovrano noto da molteplici monumenti a Meroe, Naga, Dangeil, Napata e in altre lo- calità in corso di esplorazione. Non sono però altrettanto sicure la sua collo- cazione nella sequenza dinastica, come la durata del suo regno e la datazione assoluta. Le argomentazioni più recenti lo accostano all’età dei Flavii, press’a poco verso la fine del I sec. d.C., e questa ipotesi pare giustificare meglio la natura degli edifici che gli sono attribuiti.

2 A. ROCCATI, Excavating the Palace of Natakamani at Napata: the Entrances, in «Kush» 17 (1997), pp. 12-18. 3 F. TIRADRITTI, Stele di Amanitore e Arikankharor del “Palazzo di Natakamani” al Gebel Barkal, in «Vicino Oriente» 8/2 (1992), pp. 69-76. Un sincronismo approssimativo tra File e Napata 163

Gli scavi più recenti della missione italiana a Napata4 sembrano confer- mare una linea di sviluppo progressiva dell’architettura locale. Nel 2001, su suggerimento delle autorità sudanesi, si è avviata una nuova indagine in prossimità della strada che allora costituiva l’accesso principale alla città di Karima. Essa aveva lo scopo di impedire che le vetture invadessero, come accadeva frequentemente, l’area archeologica. A tale fine era già stata eretta una recinzione con filo spinato, tosto abbattuta, e poi un muro che delimitava altresì lo spazio edificabile della città in continua espansione. La scoperta di resti di architetture sicuramente attribuibili ad un edificio in puro stile greco, impose immediatamente all’attenzione questo nuovo mo- numento, che ha ricevuto il numero B24005. Nell’ultima campagna del 2009 ne è stata praticamente terminata l’esplorazione, che si è dovuta necessaria- mente limitare a quanto restava delle fondazioni, a causa della distruzione totale e sistematica del suo impianto. È stato nondimeno possibile raccoglie- re una serie di informazioni di carattere architettonico, che possono essere usate per un confronto con B1500. A differenza di questo, B2400 non sorge- va su una piattaforma, ma semplicemente su un terreno spianato6. Anch’esso aveva tre accessi ortogonali nel mezzo di ciascun lato. Il lato meridionale era però privo di un’estensione esterna visibile, e l’accesso occidentale era visi- bilmente più spazioso. Tuttavia esso si componeva di una rampa che termi- nava in una terrazza. Date le dimensioni minori degli accessi ad est e a nord, questi erano probabilmente chiusi e coperti, e forse sostituivano scalini alla rampa. Se per via di ipotesi si attribuisce questo edificio B2400, con la sua archi- tettura greca che probabilmente ornava un peristilio, al I sec. a.C., esso prov- vede un contrappunto ed un antecedente tipologico a B1500, vale a dire che gli accessi a quest’ultimo, con grandi terrazze precedute da ampie scalinate e corredate da statue di leoni seduti, non costituivano una caratteristica genera- le dell’architettura meroitica, e difatti mancano nel palazzo di Wad Ben Na- ga, simile per dimensioni e struttura, ma appena più antico di B1500.

4 Sostenuti dal Ministero degli Affari Esteri, congiuntamente con le università di Roma, Tori- no, Venezia, il Centro scavi dell’Università di Torino e l’Accademia Kronos. Tuttavia gli esi- gui finanziamenti non sarebbero bastati al buon esito delle missioni senza l’alta professionali- tà e disinteressata partecipazione dei membri. 5 L. SIST, Ptolemaic cultural influences on Meroitic Art: new discoveries at Napata, Faraoni come Dei, Tolemei come Faraoni (Atti del V Congresso Internazionale italo-egiziano), Tori- no-Palermo 2003, pp. 580-584. 6 A. ROCCATI, The Italian Archaeological Expedition to Jebel Barkal/Napata: Between the Cataracts. Proceedings of the 11th Conference for Nubian Studies, Warsaw University, 27 Au- gust – 2 September 2006, PAM Supplement Series volume 2 part 1, Varsavia 2008, pp. 249- 261. 164 Alessandro Roccati

Se se ne trae la conclusione che tali accessi a B1500 costituivano una ca- ratteristica di spicco di questo palazzo di Natakamani, il confronto con l’accesso al tempio di Iside sull’isola di File si fa più istruttivo, perché po- trebbe acquisire i connotati di un riferimento preciso o di una citazione, sen- za escludere che ne esistessero altri esempi coevi. Sono noti i legami tra il regno di Meroe e il culto di Iside di File, che ebbe già in Africa una precoce diffusione. Nel III sec. a.C. uno degli inni del tempio di Iside fu riportato nel Tempio del leone a Musawwarat es-Sufra. Alla fine del II sec. a.C. una statuet- ta di Iside con una delle più antiche epigrafi meroitiche, fu dedicata precisa- mente nella città di Napata e si trova ora nei musei di Berlino. Il ritrovamento di un capitello non finito negli scavi condotti nel 2004 in un altro sito del Ge- bel Barkal (B2200), il quale capitello ha corrispondenze precise di dimensioni e conformazione con un altro nel colonnato orientale del dromos di File, ac- centua i contatti tra le due località appunto durante l’impero romano. Dopo la conquista dell’Egitto, Augusto diede un vigoroso impulso alla decorazione ed al progetto di costruzione di edifici monumentali sull’isola di File. In particolare l’area del dromos, grande piazza con effetti prospettici sistemata per accogliere le folle sempre più numerose di pellegrini, fu pro- babilmente impostata in epoca romana, anche se la sua decorazione non fu mai terminata. Questa piazza è delimitata lateralmente da due grandiosi co- lonnati non paralleli. Quello ad ovest costeggia il Nilo, quello ad est collega una serie di piccoli santuari precedenti, da sud a nord: quello di Arensnufi, quello di Manduli e quello di Imhotep, il primo e l’ultimo di epoca tolemai- ca. All’estremità meridionale del dromos lo spazio fu chiuso con il trasporto di una struttura edificata altrove da Nectanebo I, e che probabilmente prece- deva il primitivo santuario di questo re, poi demolito e parti del quale sono state rinvenute riadoperate nelle murature del Secondo Pilone. La presenza di questa costruzione non apporta quindi alcun indizio cronologico per l’esecuzione del dromos, dove le decorazioni, esclusivamente sul lato occi- dentale, recano i nomi di Augusto, Tiberio, Claudio e Nerone. Mentre l’imperatore Traiano dava inizio alla decorazione del grandioso chiosco che porta il suo nome, aumentava l’influsso dei fedeli meroiti come attesta il numero dei loro graffiti votivi, redatti normalmente in demotico, fino a che nel 252 d.C. una legazione lasciò incisa nella “stanza meroitica” degli An- nessi orientali la raffigurazione dei suoi componenti accompagnati da iscri- zioni meroitiche: e altre iscrizioni meroitiche più brevi furono incise nella “Porta di Adriano”. Un ulteriore indizio potrebbe esser contenuto nella scalinata di accesso al portale di Nectanebo I, che, conservato al suo posto anche dopo l’edificazione del santuario tolemaico, come confermano le fondazioni repe- rite al termine del recente smontaggio, costituisce l’ingresso principale al Un sincronismo approssimativo tra File e Napata 165 tempio, da sud. Davanti al suddetto portale fu sistemata successivamente7 una terrazza chiusa, dominata da due leoni di granito seduti che vennero ad aggiungersi ai due obelischi eretti da Tolomeo VIII, ora in Inghilterra, e que- sta terrazza era raggiunta dal livello del dromos da una scalinata di dieci gra- dini, come se il tempio si elevasse su una piattaforma. In vista delle strette analogie con l’omologa struttura, simile anche nelle dimensioni, messa in luce nel B1500 a Napata, vi è la tentazione di assegna- re la sistemazione dell’accesso, contestualmente alla piazza del dromos, al tempo del re Natakamani, presumibilmente alla fine del I sec. d.C., quando gli imperatori romani avevano sospeso le decorazioni. Resta naturalmente impregiudicato il motivo di questa soluzione architettonica, ma “intrusioni meridionali” nelle architetture ellenistiche del tempio di File non sarebbero una novità, poiché i lavori per lo spostamento dei templi hanno rivelato la presenza a File di Ergamene e di Adikhalamani8, entrambi anche attivi nei vicini templi rispettivamente di Dakka e Debod, presenza poi occultata dopo il ripristino del dominio tolemaico. L’intervento di questi due re avvenne in- fatti probabilmente nel periodo della secessione dell’Alto Egitto, durante il regno di Tolomeo IV, alla fine del III sec. a.C.. Ed è forse principalmente questo il periodo in cui File prese a divenire un modello anche per il tempio di Musawwarat es-Sufra, come già si è detto. Il periodo suggerito per la sistemazione “meroitica” dell’accesso principale al tempio di Iside include verosimilmente il regno di Domiziano, un imperato- re-faraone che probabilmente a File proseguì il programma di Augusto, e al quale alcuni indizi sembrerebbero attribuire almeno l’inizio dell’edificazione del grandioso chiosco che porta il nome di Traiano. Ma Traiano è soltanto l’imperatore che ne cominciò la decorazione, mai terminata. Si giunge infine ad una vaga equazione tra Domiziano e Natakamani, che è verosimilmente avallata da una serie di aspetti culturali. L’egittofilia di Domiziano9 corrisponderebbe ad un notevole favore per elementi ellenizzan- ti riscontrabile nei monumenti di Natakamani, dove sembra riflettersi lo sfar- zo di Roma.

7 Colgo l’occasione per ricordare che i rilievi di smontaggio eseguiti dalla Ditta Condotte Mazzi Estero sono stati destinati alla Soprintendenza Speciale del Museo Egizio di Torino e sono attualmente custoditi nella Soprintendenza archeologica della stessa città. 8 Adel Farid, The Stela of Adikhalamani Found at Philae, in «MDAIK» 34 (1978), pp. 53-56. 9 Si veda p. 141151 in questo volume. 166 Alessandro Roccati

Fig. 1: Veduta aerea dell’area archeologica del Gebel Barkal, dove si situano i palazzi B2400 e B1500. Un sincronismo approssimativo tra File e Napata 167

Fig. 2: Planimetria dell’edificio B1500 (Palazzo di Natakamani). 168 Alessandro Roccati

Fig. 3: Sezione di terrazza e scalinata di accesso all’edificio B1500.

Fig. 4: Planimetria dell’edificio B2400. Un sincronismo approssimativo tra File e Napata 169

Fig. 5: Veduta frontale dell’accesso al tempio di Iside a File, quale ricostruito sull’isola di Agilkia. 170 Alessandro Roccati

Fig. 6: Palazzo B1500; veduta dell’accesso da est dopo il restauro della terrazza e la ricollocazione di due mensole che indicano l’elevazione del pasamento.  

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ANNO ACCADEMICO 2009-2010

Adunanze delle Classi Unite Presidenza del Prof. Pietro Rossi

Adunanza del 15 aprile 2010 Il Presidente rileva che, nonostante la perdurante crisi economica e i lavori di ristrutturazione della sede, aggravati dall’allagamento del 23 dicembre 2009 che ha reso indisponibile la Sala dei Mappamondi, l’attività dell’Accademia procede secondo il programma predisposto. È presentato, discusso e approvato all’unanimità il bilancio consuntivo dell’esercizio 2009 e il bilancio dei premi ad esso allegato. Il Presidente esprime la preoccupazione che il mantenimento del livello delle attività dell’Accademia sia destinato ad accrescere le spese e quindi ad aggravare, nel prossimo futuro, il disavanzo con il quale si è concluso l’esercizio 2009, invertendo così la tendenza virtuosa all’attivo che si era registrata in parecchi degli esercizi precedenti. Egli rassicura tuttavia l’assemblea che il Consiglio di presidenza – condividendo la raccomandazione del Collegio dei revisori dei conti – farà ogni sforzo, come ha sempre fatto in passato, per contenere e possibilmente a eliminare il disavanzo con il quale si è chiuso l’esercizio 2009. Segue la presentazione delle proposte di modifica dello statuto relative agli artt. 8 e 15, nonché agli artt. 61-65, contenenti le norme transitorie approvate nel 2000. La discussione finale e la votazione avranno luogo nell’adunanza del 17 giugno. Si approva la nomina del Socio Beccaria a revisore dei conti supplente in sostituzione del Socio Firpo dimissionario. Il Presidente procede a un aggiornamento sui lavori edilizi in corso, che proseguono con regolarità e sulle iniziative prese in seguito all’allagamento del 23 dicembre 2009: da sottolineare l’affidamento di indagini analitiche sulla volta di Sala dei Mappamondi al Laboratorio di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano e all’Istituto IVALSA del C.N.R., per avere un’indicazione precisa degli interventi necessari. Il Presidente informa che la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici ha approvato il progetto di restauro dello Scalone guariniano, finanziato dalla Compagnia di San Paolo con un contributo di € 1.000.000.

Adunanza del 17 giugno 2010 Il Presidente comunica che il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha disposto l’avvicendamento nel Collegio dei revisori dei conti dell’Accademia, nominando proprio rappresentante il dott. Sergio Tavella in sostituzione del dott. Guido Vitelli, al quale viene espresso vivo ringraziamento per la collaborazione prestata. Sono approvate all’unanimità le proposte delle Commissioni giudicatrici dei Premi Ravani- Pellati e Gili-Agostinelli: il primo è assegnato a Guido Viscardi, il secondo a Franco Brezzi. 174 Cenni sulle Adunanze

Il Presidente informa inoltre che la Classe di Scienze fisiche ha approvato all’unanimità la proposta della Commissione giudicatrice di assegnare il Premio Panetti-Ferrari a Uriel Frisch. Il Presidente riassume la situazione dei lavori in corso presso la sede dell’Accademia, che proseguono secondo il programma, e sottolinea inoltre che gli interventi diagnostici affidati al Dipartimento di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano e all’Istituto IVALSA/ CNR hanno consentito di verificare che è ormai scomparsa ogni traccia dell’umidità provocata dall’allagamento del dicembre 2009 e che, non sussistendo particolari elementi critici, si potranno realizzare nell’autunno i lavori di consolidamento e di restauro pittorico. Per quanto riguarda lo Scalone guariniano, il Demanio dello stato – comproprietario della scala – ha concesso il proprio nulla osta per i lavori strutturali e di restauro: si procederà pertanto al loro appalto. Segue l’approvazione, alla presenza del notaio dott. Maria Turbil Marradi, delle proposte di modifica dello statuto degli artt. 8 e 15, la cui nuova formulazione recita come segue:

Art. 8: “I Soci nazionali, sia residenti sia non residenti, che abbiano compiuto ottant’anni, pur mantenendo tutti i diritti accademici, non vengono computati nel numero previsto dagli articoli 4 e 5. I posti che risultano così disponibili possono essere utilizzati per la nomina di nuovi soci, secondo le modalità stabilite dagli articoli 42 e 48”;

Art. 15. “Il Presidente e il Vice-presidente devono appartenere a Classi diverse. Essi sono rieleggibili una sola volta”;

Viene approvata altresì la soppressione delle norme transitorie contenute negli articoli da 61 a 65.

Adunanza del 27 ottobre 2010 Il Presidente riferisce sinteticamente sull’attività dell’Accademia nel corso dell’anno accademico 2009-2010. L’assemblea ratifica all’unanimità la delibera del Consiglio di Presidenza di utilizzare per la copertura del disavanzo dell’esercizio 2009 e delle spese correnti dell’esercizio in corso una parte degli accantonamenti effettuati sul bilancio degli esercizi 2006 e 2007. Alla presenza del dott. Moretti il Tesoriere Ferrero illustra il bilancio di previsione per il 2011 che da un lato registra un aumento delle spese per il mantenimento dei locali e la loro sicurezza e dall’altro, a causa del mancato introito dei contributi di fonte pubblica per il 2010 (e di parte dei contributi per il 2009), impone di non tenere conto sul loro ripristino per il prossimo esercizio. Dopo una breve discussione il bilancio viene approvato all’unanimità. Il tesoriere Ferrero espone quindi la situazione dei Premi, il cui bilancio preventivo viene anch’esso approvato all’unanimità. L’assemblea unanime approva il bando dei seguenti premi per l’anno 2011: premio internazionale Ferrari-Soave per la biologia cellulare; premio Martinetto e premio internazionale Gili- Agostinelli per le scienze biologiche. Ad essi deve aggiungersi il premio finanziato dalla Fondazione Filippo Burzio. 4

Adunanze scientifiche della Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche

Presidenza del Prof. Franco Marenco Direttore della Classe

Adunanza del 17 novembre 2009 Il Direttore dà lettura dei premi “Antonio Feltrinelli” banditi dall’Accademia dei Lincei e riservati per quest’anno alle Scienze morali e Storiche. Il Socio Pestelli presenta la memoria: Il Tentamen novae theoriae musicae di Eulero: traduzione, introduzione e note del dott. Alvise De Piero, sottolineando l’importanza del lavoro e l’opportunità della pubblicazione. Prende la parola il Socio ROSSI, che presenta il proprio volume dal titolo Avventure e disavventure della filosofia (Bologna, Il Mulino, 2009), raccolta da saggi variamente datati a partire dalla metà del Novecento. Segue ampia discussione, centrata soprattutto sulla valutazione dei contributi della filosofia italiana al dibattito internazionale. Il Socio Cottino lascia in omaggio all’Accademia il catalogo della mostra su Bobbio e il suo mondo, corredato da apposito DVD (Aragno 2009). I Soci Rossi e Cottino ricordano che l’Università degli Studi di Torino, l’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”, il Consiglio Regionale del Piemonte, il Centro Studi Piero Gobetti, il Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Norberto Bobbio, l’Istituto Storico della Resistenza, il Comitato della Regione Piemonte per la Resistenza, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, le Fondazioni Luigi Einaudi e Luigi Firpo e l’Archivio di Stato di Torino promuovono nei giorni 24 (a Vercelli) e 25-26 (a Torino, Archivio di Stato e Aula Magna dell’Università) il convegno “Alessandro Galante Garrone 1909 - 2003”.

Adunanza del 15 dicembre 2009 Il Presidente comunica che sono giunte due segnalazioni di candidature per i premi “Antonio Feltrinelli 2010” banditi dall’Accademia dei Lincei. La prima per il premio destinato alla Storia della Filosofia, la seconda per il premio destinato alle Scienze Giuridiche. Precisa che la prima candidatura, avanzata dal Socio Massimo Mori, è quella del prof. Carlo Augusto Viano. All’unanimità la Classe approva. Il Presidente precisa che la seconda candidatura, avanzata dal Socio Weigmann, è quella del prof. Giuseppe Zanarone, Ordinario di Diritto Commerciale nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pavia. Il Presidente dà lettura della lettera del Socio Weigmann. All’unanimità la Classe approva la candidatura del prof. Zanarone, sotto condizione che siano presentate in tempi utili le integrazioni necessarie della documentazione. Il socio Roccati introduce uno studio di Giuseppina Capriotti Vittozzi su La statua di Sethi I da Grottaferrata e uno studio di Michele Marcolin su La biografia inedita di un viaggiatore della VI dinastia. 5

176 Cenni sulle Adunanze

Prende la parola il Socio Roccati, il quale segnala con soddisfazione la qualità e gli ottimi livelli raggiunti dagli studi italiani di Egittologia per merito delle nuove generazioni di studiosi che continuano una tradizione illustre (che nell’Accademia è rappresentata dalle figure prestigiose dei Soci Curto e Donadoni); delinea successivamente il profilo scientifico degli autori in procinto di presentare alla Classe le proprie ricerche. Prende la parola la dott.ssa Giuseppina Capriotti Vittozzi (CNR), la quale illustra metodo e fasi della ricerca in chiave comparatistica che hanno permesso l’identificazione della figura del faraone rappresentato in una statua egizia acefala proveniente da Grottaferrata (La statua di Sethi I da Grottaferrata). Prende in seguito la parola il prof. Michele Marcolin (Università di Tokio), che illustra fasi e modalità di ricostruzione del testo di una epigrafe egizia, già smembrata in più frammenti dislocati in diverse parti del mondo (dal Giappone agli Stati Uniti), oggi finalmente ricondotta all’unità d’origine e riconosciuta come testimonianza storica d’indiscusso valore (La biografia inedita di un viaggiatore della VI dinastia). Alle due interessanti relazioni segue un’animata discussione, in cui intervengono i Soci Curto, Marenco, Roccati, Ricuperati. In particolare il Socio Ricuperati, ricollegandosi alla presentazione del Socio Roccati e alle relazioni degli studiosi di Egittologia, chiede che l’Accademia delle Scienze di Torino si procuri copia della relazione tenuta l’11 gennaio 2009 all’Accademia dei Lincei dal prof. Sergio Donadoni; si tratta di testo importante non solo o non tanto per la parte scientifica, quanto per la parte di accorata critica che il Relatore ha rivolto alle scelte della Fondazione che oggi gestisce il Museo Egizio di Torino, responsabile di una politica culturale che ne trasforma l’identità di prestigiosa sede di ricerca, col risultato di farne luogo di visita turistica e mercantile più che non sede di studi scientifici. Lo mostra il fatto, rilevato dallo stesso Donadoni (studioso che ha segnato nel campo la storia degli studi italiani e internazionali), che alcuni dei reperti più significativi sono in giro da anni e quindi vengono sottratti a quell’attività di ricerca e di confronto che hanno reso significativi i contributi testé illustrati nella seduta del 15 dicembre.

Il socio Pene Vidari presenta il libro di AURELIO CERNIGLIARO, Le radici. Rileggendo la politica e il diritto cristiano di Massimo d’Azeglio, ed. Rubettino, di cui lascia all’Accademia una copia in omaggio. Si tratta di un’iniziativa encomiabile e rilevante, presa da uno studioso napoletano, che permette di ricordare un centocinquantenario altrimenti dimenticato. Pene Vidari fa notare che la brochure di Massimo d’Azeglio (ristampata nel libro) è stata edita a Parigi precisamente nel dicembre di un secolo e mezzo fa, anche grazie all’interessamento di Eugenio Rendu, proprio nel 1859 divenuto socio della nostra Accademia. Sottolinea poi che tale edizione ha proceduto di due giorni il più noto opuscolo Le pape et le Congrès, con cui Napoleone III manifestava un significativo cambiamento nella sua politica estera, divenuta favorevole alle annessioni allo Stato sabaudo dell’Italia centrale: in ultima analisi si può pensare che all’ispirazione di questo cambiamento abbia contribuito anche lo scritto di Massimo d’Azeglio, effettuato 6

Cenni sulle Adunanze 177

di getto, per sostenere i governi filo-sabaudi del centro-Italia. La documentata e felice riscoperta di Aurelio Cernigliaro è approfondita da un suo ampio e pregevole saggio iniziale, che permette anche di riflettere su quelle “radici”, di cui il “diritto cristiano” ha imbevuto la civiltà europea, riguardo alle quali proprio ora si nota la particolare attualità. Al termine Pene Vidari, nel rispondere ad alcune domande poste dai Soci Ricuperati, Bonanate e Dogliani, dichiaratisi vivamente interessati dalla comunicazione e dall’argomento, ribadisce il rilievo della pubblicazione nell’ottica sia del centocinquantenario della nostra unità politica, sia del dibattito in corso sull’unificazione europea. EDERICO Il Socio Roccati illustra brevemente e lascia in omaggio all’Accademia il vol. di FEDERICO ONTARDI CONTARDI, Il naos di Sethi I da Eliopoli. Un monumento per il culto del dio Sole, Skira 2009.

Adunanza del 12 gennaio 2010 Il Direttore porta a conoscenza che nella notte del 23 dicembre è avvenuto un grave allagamento nei locali dell’Accademia ed è stata anche notevolmente danneggiata la Sala dei Mappamondi. Egli invita perciò il Presidente Rossi ad illustrare ai Soci presenti la situazione: il Presidente Rossi descrive in modo dettagliato le cause assolutamente imprevedibili, le probabili modalità di svolgimento dell’allagamento, gli interventi di emergenza effettuati appena possibile, i gravi danni prodotti, i provvedimenti conseguenti presi. Il restauro richiederà parecchi mesi: si spera di concluderlo definitivamente per l’inaugurazione del prossimo anno accademico. Il Direttore ricorda la personalità del Socio Giorgio Vaccarino da poco scomparso; tutti vi si associano. Il Direttore fa presente la possibilità per ogni Socio di proporre candidature per i premi Balzan. Il Socio Marenco presenta il volume Oltre la ‘fine dei viaggi’. I resoconti dell’altrove nella UIGI ARFÈ letteratura contemporanea, di LUIGI MARFÈ, Olschki, Firenze 2009. Si tratta dell’elaborazione di una tesi di dottorato in Letterature e Culture Comparate di Luigi Marfé, dottore di ricerca dell’Ateneo torinese, pubblicata dall’editore Olschki per la serie sulla cultura del viaggio del Gabinetto Vieusseux di Firenze. Il libro costruisce un panorama davvero monumentale di autori e resoconti di viaggio dagli anni Trenta del Novecento fino ai nostri giorni, esaminando testi nelle maggiori lingue europee (sempre citate in originale) e le teorie della letteratura che li hanno inquadrati. Lo accompagna un repertorio bibliografico impubblicabile per la mole, ma che sarà presto disponibile in rete. Il titolo riprende quello di un capitolo di un caposaldo della letteratura etnografica contemporanea, Tristi tropici di Claude Levi-Strauss, che denuncia la “fine” della fase esplorativa del viaggio, dovuta all’invadenza consumistica del turismo di massa, e quindi la scomparsa dell’ignoto e l’omologazione del mondo. Marfé sostiene come il valore conoscitivo del viaggio contemporaneo si sia spostato dai luoghi visitati alle tecniche narrative impiegate dagli autori, e quindi alla commistione, dichiarata da molti di loro, fra scrittura documentaria e scrittura d’invenzione (toccando qui il nervo particolarmente sensibile del rapporto fra “storia” e “narrazione”). Ciò lo 7

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porta a individuare tipi di narrazione nuovi rispetto al passato, perché rivolti a forme di viaggio inconsuete per la cultura occidentale, come il nomadismo, le migrazioni, gli espatri. La tipologia offerta dal volume si articola in sei capitoli: il primo, Lo spazio raccontato all’epoca del turismo, è dedicato alla ricapitolazione delle definizioni del viaggio come genere letterario, e alla crisi del resoconto tradizionale (paradigma il non-luogo di Marc Augé); il secondo riguarda Il collezionismo erudito, ossia la ricerca dei segni che la letteratura e l’arte hanno sedimentato nei luoghi visitati (Sachervell Sitwell, Claudio Magris); il terzo è su Il metaviaggio, che trasforma i luoghi in un caleidoscopio di narrazioni (Nicolas Bouvier, Bruce Chatwin); il quarto esamina le forme di Dépaysement, ovvero i resoconti di chi – esuli, migranti, profughi, reduci – è costretto a viaggiare da un destino che non ha scelto (grandi esempi in Primo Levi e Winfried Sebald); il quinto inquadra L’antiturismo politico, di quegli autori che hanno smentito con la loro esperienza la propaganda dei regimi autoritari (Cela in Spagna, Kapuscinski in Africa); il sesto, Dall’antiturismo ai controviaggi dei migranti, è dedicato al rapporto fra le poetiche dell’antiturismo e le trasformazioni del mondo post-coloniale. Il Socio Ferrone propone che l’Accademia organizzi un incontro di riflessione critica sull’organizzazione e sulle istituzioni della ricerca scientifica in Piemonte.

Adunanza del 9 febbraio 2010 Il Direttore comunica che è aperto il bando ai premi assegnati dalla Fundación Príncipe de Asturias e precisa che eventuali candidature vanno presentate entro la prossima adunanza della Classe. Prende la parola il Socio Rossi, il quale presenta la candidatura al premio Balzan per la Storia d’Europa 1400-1700 del Socio nazionale non residente Giuseppe Galasso. La Classe approva all’unanimità. Il Socio Losano presenta la memoria La trilogia su Umberto Campagnolo (1904-1976): Kelsen, la teoria della “guerra giusta” e il dramma della guerra europea. Prende la parola il Socio Losano, che presenta la Memoria dal titolo La trilogia su Umberto Campagnolo, ne ricorda la suddivisione tripartita e illustra in dettaglio la II sezione (“Federalismo europeo come rimedio alle nazionalità e alla guerra”) e la III sezione (“Conversazioni con H. Kelsen”), che conclude la trilogia degli inediti lasciati dall’unico allievo italiano di Kelsen, Umberto Campagnolo. L’ultimo volume della trilogia raccoglie le annotazioni prese da Campagnolo durante le lezioni e gli incontri con Hans Kelsen per la preparazione della sua tesi in diritto internazionale. Poiché gli incontri si svolsero negli anni in cui entrambi erano in esilio a Ginevra (1933-1940), il volume è in larga parte in francese. Il volume del 1999 - Diritto internazionale e Stato sovrano - si concentra sul periodo della preparazione e della discussione della tesi di Campagnolo: vi si pubblica fra l’altro, in tedesco e in italiano, il giudizio inconsuetamente lungo di Kelsen su quella tesi eterodossa. Inoltre il volume del 2003 - Verso una costituzione federale per l’Europa. Una proposta inedita del 1943 - riflette le idee federaliste che Campagnolo aveva recepito da Kelsen e che lo portarono, nel 1943, a proporre una costituzione per un’Europa 8

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federale, anticipando di oltre cinquant’anni il dibattito attuale su questo tema. La memoria di Losano ricorda infine che la prefazione di Carlo Nitsch al volume Hans Kelsen, Diritto e pace nelle relazioni internazionali, documenta in modo approfondito le difficoltà incontrate da Kelsen nell’emigrare dalla Svizzera agli USA, tema finora pressoché trascurato. Il Direttore ringrazia il Socio Losano e apre la discussione: intervengono i Soci Marenco, Bonanate, Portinaro (con particolare attenzione ai rapporti tra U. Campagnolo e A. Olivetti). Il Socio Roccati presenta i lavori di Federico Contardi, Lavori epigrafici nella tomba tebana di Sheshonq (TT27); Alessandro Roccati, Un sincronismo approssimativo tra File e Napata. Prende la parola il Socio Roccati, che ricorda come le missioni archeologiche nazionali in Egitto e in Sudan abbiano conseguito una serie di successi scientifici di rilievo: tra questi vanno annoverate le ricerche che in data odierna vengono presentate alla Classe. Tali missioni, originariamente promosse dall’Università di Roma “La Sapienza” continuano, dopo la cessazione della cattedra di egittologia nella Capitale (2005), attraverso le ricerche di alcuni suoi membri dislocati oramai presso diverse sedi universitarie italiane. Il Dott. Contardi riferisce sui risultati raggiunti dai suoi studi su materiali epigrafici derivanti dall’interno di una stanza annessa all’atrio ipostilo nell’ipogeo del sepolcro monumentale del grande intendente Sheshonq a Tebe (Luxor), un contemporaneo di Solone. La scoperta di corrispondenze testuali con altri documenti, uno dei quali da lui recuperato nel Museo Egizio del Cairo, ha consentito a Contardi di ricostruire esattamente la posizione dei frammenti epigrafici sporadici sulle pareti della stanza, e successivamente il loro ripristino fisico nel posto di provenienza. Questo risultato ha quindi aperto la via a considerazioni generali sulle funzioni dei numerosi ambienti scavati dalla Missione, identificando in modo persuasivo la stanza in questione, e il corridoio discendente che se ne diparte, come il luogo più probabile per la sepoltura del titolare del monumento. Infatti il livello più basso sottostante, cui adduce anche un altro pozzo al fondo dell’atrio ipostilo, non si può esplorare per l’estesa distruzione e l’invasione dell’acqua freatica. La citazione di pertinenti raffronti architettonici ha ulteriormente avallato questa proposta. Il Socio Roccati prospetta la scena del Gebel Barkal (antica Napata, presso l’odierna Karima), dove la Missione continua ad intraprendere scavi archeologici. Nella ricerca di riferimenti culturali per l’importante attività architettonica fiorita in questa capitale approssimativamente durante il periodo dell’impero romano, un importante collegamento è stato verificato nell’isola- santuario di File, nell’Egitto meridionale, presso Aswan. L’ultimo trasporto degli edifici monumentali di File in una nuova sede sopraelevata, eseguito negli anni Settanta del secolo scorso, ha evidenziato una storia monumentale dell’isola alquanto più complessa di quanto primitivamente supposto e tuttora oscura in numerosi particolari. Appunto la stretta somiglianza tra gli accessi monumentali al palazzo di Natakamani a Napata (B1500) e l’accesso principale al tempio di Iside a File suggerisce una probabile contemporaneità di esecuzione: si tratta di una scalinata monumentale che ascende ad una terrazza di misure omologhe su cui sono collocate statue di leoni seduti nella posa 9 9

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meroitica. La convergenza delle relative cronologie conduce verso il regno di meroitica. La convergenza delle relative cronologie conduce verso il regno di Domiziano, un imperatore-faraone, come momento probabile per gli specifici Domiziano, un imperatore-faraone, come momento probabile per gli specifici interventi architettonici nelle due aree, producendo un sincronismo interventi architettonici nelle due aree, producendo un sincronismo approssimativo. Il Socio Roccati fa presente che le ricerche di cui si evidenziano approssimativo. Il Socio Roccati fa presente che le ricerche di cui si evidenziano alcuni risultati son da molti anni condotte con mezzi finanziari che è eufemistico alcuni risultati son da molti anni condotte con mezzi finanziari che è eufemistico definire esigui. Esse tuttavia rientrano pienamente nel progetto iniziale della definire esigui. Esse tuttavia rientrano pienamente nel progetto iniziale della Missione, di affinare la preparazione e le competenze nella professionalità Missione, di affinare la preparazione e le competenze nella professionalità dell’egittologia. dell’egittologia. Adunanza del 9 marzo 2010 Adunanza del 9 marzo 2010 Prende la parola il Socio BONANATE, che illustra il suo volume La crisi. Il sistema Prende la parola il Socio BONANATE, che illustra il suo volume La crisi. Il sistema internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, Bruno Mondadori 2009. internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, Bruno Mondadori 2009. Il Socio Bonanate riassume sinteticamente gli aspetti più significativi del Il Socio Bonanate riassume sinteticamente gli aspetti più significativi del tentativo che ha compiuto di ricomprendere in un unico impianto interpretativo tentativo che ha compiuto di ricomprendere in un unico impianto interpretativo sia la storia dell’ultimo ventennio trascorso sia le prospettive che si vanno sia la storia dell’ultimo ventennio trascorso sia le prospettive che si vanno delineando per il futuro delle relazioni internazionali. L’argomentazione si delineando per il futuro delle relazioni internazionali. L’argomentazione si appoggia, da un lato, su quella che potrebbe essere vista come una crescente appoggia, da un lato, su quella che potrebbe essere vista come una crescente anarchia nei rapporti tra gli stati, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto anarchia nei rapporti tra gli stati, contrariamente a quanto ci si sarebbe potuto attendere dopo la fine del bipolarismo e il crollo dell’Unione Sovietica, attendere dopo la fine del bipolarismo e il crollo dell’Unione Sovietica, dall’altro sui fin troppi sintomi di peggioramento del tessuto sociale, dall’altro sui fin troppi sintomi di peggioramento del tessuto sociale, istituzionale e organizzativo della via internazionale. Viene messo in evidenza istituzionale e organizzativo della via internazionale. Viene messo in evidenza che le istituzioni internazionali dell’età della globalizzazione funzionano ormai che le istituzioni internazionali dell’età della globalizzazione funzionano ormai troppo schematicamente, che i processi di democratizzazione non sembrano troppo schematicamente, che i processi di democratizzazione non sembrano avere sempre uno slancio sufficiente, che la riduzione del numero delle guerre avere sempre uno slancio sufficiente, che la riduzione del numero delle guerre non deve illuderci che la loro età sia finita. Il libro si conclude con la non deve illuderci che la loro età sia finita. Il libro si conclude con la presentazione di alcuni argomenti, diffusi nella letteratura specialistica, che presentazione di alcuni argomenti, diffusi nella letteratura specialistica, che tendono a indicare che nei prossimi decenni potrebbe scoppiare una nuova tendono a indicare che nei prossimi decenni potrebbe scoppiare una nuova grande guerra mondiale. grande guerra mondiale. Prende la parola il Socio INVERNIZZI, che presenta il suo volume Nisa Partica. Le sculture Prende la parola il Socio INVERNIZZI, che presenta il suo volume Nisa Partica. Le sculture ellenistiche, Le Lettere, 2009. ellenistiche, Le Lettere, 2009. Gli scavi nel complesso cerimoniale arsacide di Nisa Partica (Turkmenistan) in Gli scavi nel complesso cerimoniale arsacide di Nisa Partica (Turkmenistan) in età sovietica hanno portato alla luce un gruppo di sculture marmoree di formato età sovietica hanno portato alla luce un gruppo di sculture marmoree di formato ridotto e di squisita fattura ellenistica, due delle quali – una Afrodite ridotto e di squisita fattura ellenistica, due delle quali – una Afrodite Anadiomene seminuda e una Hekate arcaistica – sono quasi complete, mentre di Anadiomene seminuda e una Hekate arcaistica – sono quasi complete, mentre di altre tre – una Artemide, un Dioniso appoggiato a un satiro e una seconda altre tre – una Artemide, un Dioniso appoggiato a un satiro e una seconda Afrodite – restano pochi frammenti. Lo studio stilistico porta alla conclusione Afrodite – restano pochi frammenti. Lo studio stilistico porta alla conclusione che le statuette furono scolpite in loco nella seconda metà del II o al più tardi che le statuette furono scolpite in loco nella seconda metà del II o al più tardi all’inizio del I sec. a.C. da valenti artisti di scuola greca per soddisfare la all’inizio del I sec. a.C. da valenti artisti di scuola greca per soddisfare la committenza reale arsacide. Dei soggetti divini greci delle due statue meglio committenza reale arsacide. Dei soggetti divini greci delle due statue meglio conservate, Afrodite Anadiomene e Hekate, viene inoltre discussa la possibile conservate, Afrodite Anadiomene e Hekate, viene inoltre discussa la possibile interpretazione iranica (Anahita e Nana/Nanaia), in considerazione del fatto che interpretazione iranica (Anahita e Nana/Nanaia), in considerazione del fatto che le immagini erano parte dell’allestimento di edifici destinati allo svolgimento di le immagini erano parte dell’allestimento di edifici destinati allo svolgimento di cerimonie in onore della dinastia,. cerimonie in onore della dinastia,. Il Socio Bonanate fa omaggio all’Accademia del suo volume La crisi. Il sistema Il Socio Bonanate fa omaggio all’Accademia del suo volume La crisi. Il sistema internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, Milano, Bruno Mondadori internazionale vent’anni dopo la caduta del Muro di Berlino, Milano, Bruno Mondadori 10

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2009. Il Socio Invernizzi fa omaggio all’Accademia del suo volume Nisa Partica. Le sculture ellenistiche, Firenze, Le Lettere, 2009. Il Socio Cottino illustra brevemente e fa omaggio all’Accademia di tre volumi: G. COTTINO – O. COGNASSO, Contratti Commerciali. Trattato di diritto commerciale, II ed., Padova, Cedam 2009; G. COTTINO et alii, Il nuovo diritto societario, Bologna, Zanichelli, 2009; G. COTTINO, Avventure con il nonno, 2010. Il Socio Marchionatti illustra brevemente e fa omaggio all’Accademia del volume La scuola di economia di Torino: co-protagonisti ed epigoni, a cura di ROBERTO MARCHIONATTI, Firenze, Olschki, 2009. In merito alla storia della Scuola economica torinese, il Socio Ricuperati segnala le difficoltà attuali che sono d’ostacolo alla ristampa dei testi di economia di Luigi Einaudi. Il Direttore dà la parola al Socio Ricuperati, il quale riassume i punti salienti della sua lettera inviata al Direttore in data 6 marzo u. s. Il primo punto riprende l’invito, già formulato in una precedente seduta, a discutere la situazione del Museo Egizio di Torino a partire da quanto è dato leggere nell’Intervento di Sergio Donadoni all’Accademia dei Lincei l’11 dicembre 2009. Il secondo punto prende le mosse dalla Conferenza del Presidente Giorgio Napolitano (Verso il 150° dell’Italia Unita: tra riflessione storica e nuove ragioni di impegno condiviso) all’Accademia dei Lincei il 12 febbraio 2010, per proporre una riflessione generale sulle principali acquisizioni della nostra cultura storica, sul recupero delle nostre radici e sui compiti civili che sono parte costitutiva di ogni impegno intellettuale. L’ultimo punto chiede chiarimenti sul mancato avvio della catalogazione del Fondo Cian. Segue un’ampia e vivace discussione, in cui intervengono i Soci Rossi, Marenco, Romano (che allarga la prospettiva sulla tutela dei beni culturali), Roccati, Ferrone, Cottino, Pandolfi, Gianotti, Invernizzi, Ricuperati. Al termine della discussione si conviene quanto segue: - circa il primo punto si costituisce una Commissione, formata dai Soci Invernizzi, Romano e Roccati, col mandato di monitorare la situazione esistente dei beni culturali locali e promuovere eventuali iniziative per la loro tutela, anche estendendo indagine e iniziative alla questione delle prerogative e del funzionamento delle Fondazioni culturali nel nostro Paese; - circa il secondo punto, su proposta del Vice Presidente Pandolfi e del Socio Marenco, si decide di investire dei problemi sollevati dal Socio Ricuperati la Commissione incaricata di organizzare un convegno sulla ricerca (in Piemonte, ma con la prospettiva di coinvolgere altresì il resto dell’Italia); di tale Commissione, guidata dai Soci Pandolfi e Conte e integrata dal Socio Ferrone, le proposte sono in via di elaborazione e dovrebbero essere note a breve; - circa il terzo punto, il Socio Rossi, Presidente dell’Accademia, rileva che Socio Ricuperati si è attenuto a informazioni incomplete o parziali. Appurata la disponibilità del Socio Ricuperati, il Presidente mette ai voti la nomina del Socio Giuseppe Ricuperati a Consigliere d’Amministrazione della Fondazione L. Firpo per il triennio marzo 2010 – febbraio 2013. La Classe approva a larga maggioranza (con due astensioni).

Adunanza di martedì 13 aprile 2010 Il Socio Doglio presenta quattro volumi della “Collana Studi e testi di Letteratura religiosa della Fondazione Michele Pellegrino”, pubblicati dal Mulino: Rime sacre tra Cinquecento e Seicento, a cura di MARIA LUISA DOGLIO e CARLO DELCORNO; - Francesco Panigarola, Vita 11

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ABIO IUNTA LARA ERI scritta da lui medesimo, edizione critica a cura di FABIO GIUNTA; CLARA LERI, Il sublime dell’ebrea poesia, Bibbia e letteratura nel Settecento italiano; La predicazione nel Seicento, a ARIA UISA OGLIO ARLO ELCORNO cura di MARIA LUISA DOGLIO e CARLO DELCORNO. Ai primi tre volumi di Letteratura religiosa, pubblicati a cadenza biennale dal Mulino a partire dal 2002, cioè Scrittura religiosa. Forme letterarie dal Trecento al Cinquecento, cui hanno fatto seguito le Rime sacre dal Petrarca al Tasso, a cura di Maria Luisa Doglio e Carlo Delcorno, e all’imponente edizione critica curata da Silvia Serventi dell’Avventuale Fiorentino 1304 di Giordano da Pisa, presentati all’Accademia nel 2007, se ne sono aggiunti altri quattro, nell’ordine di uscita, le Rime sacre tra Cinquecento e Seicento, sempre a cura di Maria Luisa Doglio e Carlo Delcorno. Il volume presenta, in sei indagini originali e penetranti, figure sin qui rimaste in ombra come Ferrante Carafa, cantore della vittoria di Lepanto, oggetto del saggio di Claudio Gigante dell’Université libre de Bruxelles, studioso tra i più affermati del Cinquecento e del Tasso, e figure ancora poco esplorate come Angelo Grillo, oggetto dell’analisi finissima di Francesco Ferretti, che è stato borsista della Fondazione Pellegrino. Analogo intento di riportare alla luce icone e nodi tra più rilevanti del secondo Cinquecento, oggi poco attraversati ma di tutta incidenza, muove il saggio sul topos delle lacrime e del pianto nell’età del Tasso, oggetto del contributo di Angelo Alberto Piatti, dottore di ricerca all’Università di Torino, vincitore del Premio Tasso e autore di un pregevole volume sulle Rime sacre di Torquato Tasso, appena uscito dalle Edizione dell’Orso. E ancora il saggio di Giorgio Forni sulle antologie di rime sacre che, nel primo Seicento fiorentino, disegnano una suggestiva rappresentazione di san Francesco come «Prometeo cristiano». A queste indagini si intreccia il saggio di Giovanni Baffetti, sulla riforma neoclassica della poetica sacra, nel progetto e nell’opera di Urbano VIII e del circolo barberiniano, seguito dal contributo di una specialista come Clara Leri sulla poetica biblica di Loreto Mattei con la meditazione sui limiti della parola umana di fronte al mistero della parola divina. Non aggiungo altro. Mi limito a riportare alcune parole della presentazione fatta al Mulino da Ezio Raimondi: «prospettiva storica, rigoroso e raffinato scavo di testi connotano un importante volume non privo di sorprese per la conoscenza di un periodo della letteratura religiosa sin qui poco esplorato». Dopo le Rime sacre tra Cinquecento e Seicento è uscita nel 2008 l’autobiografia inedita di Francesco Panigarola, quella Vita scritta da lui medesimo, proposta in edizione critica curata da Fabio Giunta. Predicatore efficacissimo, consigliere spirituale di influenti personaggi, incaricato di note, delicate missioni diplomatiche, il frate francescano poi vescovo di Asti rievoca in questa sua autobiografia un percorso intenso, talora drammatico che incrocia principi, sovrani, luoghi ed eventi tra i più significativi della seconda metà del Cinquecento. Si delinea così nella prospettiva militante di una storia individuale, il modello del nuovo predicatore della Chiesa cattolica, sullo sfondo tumultuoso dell’ultimo scorcio del secolo di cui il Panigarola è acuto testimone e protagonista. Nella narrazione i fatti dell’epoca, alcuni davvero decisivi, si congiungono, in uno scenario europeo tra Roma, Parigi, Milano, Torino, Asti, agli incontri con grandi personalità, da Carlo Borromeo ai papi Gregorio XIII e 12

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Sisto V, da Caterina de’ Medici a Enrico IV di Francia, tra corti, curie, legazioni, in un panorama mosso e variegato della cultura letteraria postridentina. Sempre nel 2008 è uscito il volume di Clara Leri, Il sublime dell’ebrea poesia. Bibbia e letteratura nel Settecento italiano, volume che nasce da una lunga, lucida pratica di lettura di alcuni testi poetici finora poco studiati, in cui il rapporto con il modello biblico è assolutamente fondante. Sono parafrasi salmiche in versi italiani che si dispongono nell’arco di un secolo eminentemente musicale come il Settecento, quasi a scandirne le fasi e le diverse tappe, da Girolamo Ascanio Giustiniani a Benedetto Marcello, a Saverio Mattei sino a Metastasio. Parafrasi salmiche nate in un momento cruciale che favorisce l’abbandono dell’ampiezza estesissima ed incontrollata di versioni metriche quali quelle barocche, in nome di un ritmo nuovo, dove la conclusione interpreta e realizza “il sublime dell’ebrea poesia”, in un ritmo “moderno” legato all’appassionante dibattito suscitato in tutta Europa dalla Bibbia e dalla sua armonia, anzi dalla sua musica verbale. Su questo sfondo il libro di Clara Leri ricostruisce il dialogo arduo, se non lo scontro, tra Giustiniani e Benedetto Marcello da un lato e Saverio Mattei, dall’altro, Mattei che muove dalla centralità riconosciuta del melodramma di Metastasio per riscrivere i Salmi nella forma moderna e patetica della cantata. A distanza di un anno, nel 2009, è uscita La predicazione nel Seicento, sempre a cura mia e di Carlo Delcorno, volume articolato al solito in sei saggi, qui capitoli di una monografia a più voci sulla Predicazione, forma che del Seicento costituisce uno dei lasciti più complessi e come tale offre un campo ancora molto da esplorare. In questo libro, a un grande quadro d’insieme sulle forme e tendenze specifiche della predicazione barocca, quadro tracciato da Andrea Battistini, uno dei maggiori specialisti della letteratura del Seicento, seguono cinque indagini particolari su testi oggi poco noti, però incisivi, e su autori oggi quasi sconosciuti o trascurati, testi e autori adatti a rischiarare e talora a illuminare il paesaggio culturale di un’epoca lontana, proprio per farci riflettere più a fondo sul presente e insieme adatti ad aprire altri sentieri e altre vie in quello che cinquant’anni fa Giuseppe De Luca definiva il Mato Grosso della letteratura di pietà tra Cinque e Ottocento, con l’immensa selva del Seicento, tuttora intricata, piena di grovigli e di sorprese. Così Giorgio Forni indaga la grande ‘Scuola’ di oratoria dei Canonici regolari lateranensi e l’opera allegorica e concettistica di Gabriele Inchino, tradizionale nello schema portante e ‘moderna’ negli elementi costitutivi. Così Guido Laurenti, analizza in ogni piega la retorica scenografica dei Sermoni divoti di Zaccaria Castiglione, lombardo, ignoto alle storie letterarie e autore di un sermonario estremamente interessante, a diversi livelli e su diversi piani, nell’ordito delle diffuse minutissime istruzioni per la pratica delle Quarant’ore. Così Giovanni Baffetti affronta il nesso indissolubile di teoria e prassi dell’oratoria sacra nel Collegio Romano e gli sviluppi della predicazione gesuitica da Famiano Strada a Sforza Pallavicino al Segneri. Passando ad autori famosi, ormai molto indagati, Luisella Giachino, compie una lettura ravvicinata degli ancora pressoché sconosciuti panegirici a san Maurizio di Emanuele Tesauro, dove la celebrazione del santo si lega a quella del principe e della dinastia in una 13

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simbiosi di Cielo e Stato, per cui il panegirico è al tempo stesso agiografia, apologia e manifesto politico. Così Claudio Gigante, scava l’idea e le forme di immagine generativa nel Quaresimale napoletano di Giacomo Lubrano, con la rassegna catalogo dei titoli immaginifici e metaforici e lo scandaglio di prediche emblematiche da Il cannocchiale di loto a L’Argonauta evangelica. In una lettera del 1670, Bossuet scrive che la predicazione ha in sé il potere e gli strumenti di evocare e far vedere il nulla e il tutto, l’inferno e il cielo, l’orrore della colpa e la speranza della salvezza attraverso la parola predicata e scritta. Se dunque, come nota Bossuet, la predicazione è arte che non finisce mai di prendere e di sorprendere, il volume cerca di continuare a farne conoscere nodi, figure e momenti di rilievo. Il Socio Doglio fa omaggio all’Accademia i 4 volumi; illustra altresì e offre in omaggio all’Accademia altri due volumi: MARIA LUISA DOGLIO, Il segretario, la cerva e i versi dipinti. Tre studi su sonetti del Petrarca, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2006 In questi tre studi, letti all’Accademia patavina galileiana di Padova, vicina alla casa di Petrarca, la novità emerge dalla lettera testuale e intertestuale di testi ‘centrali’per le immagini che fissano. Come il segretario del sonetto 168 Amor mi manda quel dolce pensero, segretario figura cruciale della società di corte, decostruita, rifunzionalizzata in senso amoroso, secondo l’idea che Petrarca ha del proprio “amoroso stile” in un nuovo “scrivere poetando”. Come anche la candida cerva, enigma e simbolo di un’idea di poesia in un sonetto, il 190, Una candida cerva sopra l’erba, sonetto impostato sulla dualità, disposto non a caso da Petrarca a chiusa della prima parte dei Rerum vulgarium fragmenta e non a caso tradotto da Valéry. Come i sonetti in alcuni ritratti del Cinquecento, chiavi emblematiche sia per la ricezione del ritratto, di dama o di gentiluomo, ritratto in cui la figura comunica attraverso i versi dipinti - in un nodo di poesia e pittura, pittura di scrittura, “dipintura di parole, di versi scritti”, sia ancora per la descrizione petrarchesca della donna che influisce decisamente sui mezzi rappresentativi del pittore, non solo per quanto riguarda l’idea del ritratto, ma proprio attraverso la presenza e la resa pittorica dei sonetti);

MARIA LUISA DOGLIO, Giovanni Getto, Il suo stile critico, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2009. Prende successivamente la parola il Socio Sergi, che illustra alla Classe e dona in omaggio all’Accademia i seguenti tre volumi: 1) Pellegrinaggi e santuari di San Michele nell’Occidente medievale (Atti del II Convegno internazionale dedicato all’arcangelo Michele, Sacra di San Michele 26-29 settembre 2007), a cura di G. CASIRAGHI, G. SERGI, Bari, Edipuglia, 2009. Dopo quelli verso la Terra Santa, verso Roma e verso Santiago di Compostela, il pellegrinaggio “micaelico” è il più importante percorso penitenziale e votivo del medioevo europeo. Il volume dà conto di vari aspetti e di varie posizioni, compresa quella di Jean-Marie Martin che riduce questo pellegrinaggio a frammento interno degli itinerari romei e gerosolimitani. Gli aspetti religiosi, culturali, artistici e sociali della connessione fra Mont-St.-Michel in Normandia e S. Michele del Gargano, con l’importante tappa intermedia di S. Michele della 14

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Chiusa, sono analizzati da studiosi francesi, tedeschi e italiani, con le conclusioni di André Vauchez;

2) P. GEARY, Il mito delle nazioni. Le origini medievali dell’Europa, trad. it., Roma, Carocci, 2009. Le nazioni e le consapevolezze etniche non sono state create propagandistica- mente solo nell’Ottocento, ma già in tempi precedenti. Ciò non toglie che l’alto medioevo dimostri come non esistessero etnie stabili, bensì soltanto aggregati tribali fluidi, del tutto in grado di intrecciarsi con gli ambiti stessi della civiltà latina. La nozione stessa di “Germani” risulta un’invenzione della cultura romana. L’autore fa un parallelo importante e convincente: non si parlerebbe di Zulu nell’Africa contemporanea se un missionario di metà Ottocento non ne avesse coniato la definizione, rendendo compatta la storia di tribù molto diverse. La stessa genesi artificiale e ‘culturale’ caratterizza le nationes europee medievali;

3) ROSARIA CANOSA, Etnogenesi normanne e identità variabili. Il retroterra culturale dei Normanni d’Italia fra Scandinavia e Normandia, Torino, Zamorani, 2009. I Normanni dell’Italia meridionale, nel richiamarsi al proprio passato più o meno mitico, avevano una pluralità di scelte. Potevano sentirsi “Franchi” dando peso soprattutto al ducato di Normandia, potevano attingere modelli al regno normanno realizzato in Inghilterra, o potevano evocare miti di intrapendenza militare e di mobilità nelle più lontane origini scandinave. L’autrice lavora su tracce e indizi, dimostrando il valore strumentale e ‘costruito’ delle identità, variabili come le procedure culturali che creano le diverse, successive e mai definitive etnogenesi.

Adunanza del 18 maggio 2010 Il Direttore della Classe annuncia che è stato pubblicato il bando per le candidature a The Holberg International Memorial Prize 2011; le candidature che riguardano i settori di Arts and Humanities, Social Science, Law and Theology, vanno presentate entro il 15 settembre 2010 al seguente indirizzo postale: The Holberg Prize – University of Bergen – P.O. Box 7800 NO- 5020 BERGEN, oppure inviate all’indirizzo telematico www.holbergprisen.no. Prende la parola il Socio Ricuperati, che dà lettura della sua relazione sul discorso (“Verso il 150° dell’Italia Unita: tra riflessione storica e nuove ragioni di impegno condiviso”) tenuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all’Accademia dei Lincei in data 12.02.2010. Il testo della relazione è destinato alla pubblicazione sulla «Rivista Storica Italiana». Prende la parola il Socio Roccati, per annunciare alla Classe che il 14 maggio u.s. si è spento a Pancalieri, sua residenza di campagna, il Prof. Pieter Willem Pestman. Nato nel 1933, il Prof. Pestman è stato uno dei massimi esperti della papirologia demotica, greca e giuridica. A lungo ha lavorato presso il Museo Egizio di Torino, facendovi scoperte, ricomponendo documenti e pubblicando direttamente in italiano volumi del Catalogo scientifico. La sua opera si inserisce in una secolare tradizione di collaborazione tra i centri egittologici di Leiden e Torino. 15 15 15

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Il Presidente e il Direttore esprimono alla famiglia del prof. Pestman il cordoglio Il Presidente e il Direttore esprimono alla famiglia del prof. Pestman il cordoglio dell’AccademiaIl Presidente e delleil Direttore Scienze diesprimono Torino; si alladecide famiglia altresì didel mettere prof. all’ordinePestman delil cordogliogiorno di dell’Accademia delle Scienze di Torino; si decide altresì di mettere all’ordine del giorno di unadell’Accademia delle prossime delle adunanze Scienze discientifiche Torino; si dedecidella Classe altresì una di metterecommemo all’ordinerazione delpubblica giorno del di una delle prossime adunanze scientifiche della Classe una commemorazione pubblica del Prof.una delle Pieter prossime Willem Pestman,adunanze affidata scientifiche al Socio de llaRoccati. Classe una commemorazione pubblica del Prof. Pieter Willem Pestman, affidata al Socio Roccati. Adunanza del 15 giugno 2010 Adunanza del 15 giugno 2010 Il Direttore dà lettura della Relazione del Comitato Editoriale sui lavori presentati per la Il Direttore dà lettura della Relazione del Comitato Editoriale sui lavori presentati per la pubblicazioneIl Direttore dà negli lettura Atti della dell’Accademia: Relazione del Comitato Editoriale sui lavori presentati per la pubblicazione negli Atti dell’Accademia: La Commissione Scientifica, formata dai Professori Carlo Augusto Viano, La Commissione Scientifica, formata dai Professori Carlo Augusto Viano, VincenzoLa Commissione Ferrone Scientifica,e Lionello, formata Sozzi, hadai presoProfessori in esame Carlo i seguentiAugusto Viano,lavori, Vincenzo Ferrone e Lionello, Sozzi, ha preso in esame i seguenti lavori, presentatiVincenzo Ferronenelle precedenti e Lionello, riunioni Sozzi, della ha Classepreso diin Scienzeesame morali,i seguenti storiche lavori, e presentati nelle precedenti riunioni della Classe di Scienze morali, storiche e filologiche:presentati nelle Alessandro precedenti Roccati, riunioni “Un della sincronismo Classe di approssimativoScienze morali, trastoriche File e filologiche: Alessandro Roccati, “Un sincronismo approssimativo tra File e Napata”;filologiche: Federico Alessandro Contardi, Roccati, “Ricostruzione “Un sincronismo epigrafica approssimativo dell’annesso tra Filenella e Napata”; Federico Contardi, “Ricostruzione epigrafica dell’annesso nella tombaNapata”; di SheshonqFederico a Contardi,Tebe Ovest”; “Ricostruzione Giuseppina Capriottiepigrafica Vittozzi, dell’annesso “La statua nella di tomba di Sheshonq a Tebe Ovest”; Giuseppina Capriotti Vittozzi, “La statua di Sethitomba I dida SheshonqGrottaferrata”; a Tebe Michele Ovest”; Marcolin, Giuseppina “Nuovi Capriotti frammenti Vittozzi, di “Launa biografiastatua di Sethi I da Grottaferrata”; Michele Marcolin, “Nuovi frammenti di una biografia egizianaSethi I da inedita Grottaferrata”; della VI dinastia”; Michele Marcolin, Mario G. “Nuovi Losano, frammenti “La trilogia di una su biografiaUmberto egiziana inedita della VI dinastia”; Mario G. Losano, “La trilogia su Umberto Campagnoloegiziana inedita (1904-1976)”; della VI dinastia”; Alvise MarioDe Pier G. o,Losano, “Il Tentamen “La trilogia novae su Umbertotheoriae Campagnolo (1904-1976)”; Alvise De Piero, “Il Tentamen novae theoriae musicaeCampagnolo di Eulero. (1904-1976)”; Introduzione, Alvise traduz Deione Pier e o,note”; “Il Tentamene dopo un brevenovae esametheoriae ha musicae di Eulero. Introduzione, traduzione e note”; e dopo un breve esame ha provvedutomusicae di Eulero.a inviarli Introduzione, a un referee traduz, secondoione la e normanote”; dele dopo peer un review breve. Iesame Colleghi ha provveduto a inviarli a un referee, secondo la norma del peer review. I Colleghi interpellatiprovveduto hannoa inviarli risposto a un refereeesprimendo, secondo una valutazionela norma del positiva, peer review con .la I richiestaColleghi interpellati hanno risposto esprimendo una valutazione positiva, con la richiesta diinterpellati alcuni interventi hanno risposto che gli esprimendoAutori hanno una già valutazione provveduto positiva, ad apportare. con la richiestaPertanto di alcuni interventi che gli Autori hanno già provveduto ad apportare. Pertanto esprimiamodi alcuni interventi parere chefavorevole gli Autori alla hanno pubblicazione già provveduto alla pubblicazione ad apportare. delle Pertanto note esprimiamo parere favorevole alla pubblicazione alla pubblicazione delle note negliesprimiamo Atti. parere favorevole alla pubblicazione alla pubblicazione delle note negli Atti. La Classe approva la relazione e la conseguente pubblicazione all’unanimità. Il Direttore La Classe approva la relazione e la conseguente pubblicazione all’unanimità. Il Direttore ricordaLa Classe che approvaè necessario la relazione notificare e semprela conseguente alla Classe pubblicazione che correzioni, all’unanimità. precisazioni Il e Direttoreaggiunte ricorda che è necessario notificare sempre alla Classe che correzioni, precisazioni e aggiunte indicatericorda che dai èReferees necessario sono notificare state effettivamente sempre alla Classeapportate che dagli correzioni, Autori precisazionie impegna il e Comitatoaggiunte indicate dai Referees sono state effettivamente apportate dagli Autori e impegna il Comitato indicateEditoriale, dai o Refereesun suo rappresentante, sono state effettivamente a verificare inapportate futuro che dagli ciò Autori venga efatto. impegna il Comitato Editoriale, o un suo rappresentante, a verificare in futuro che ciò venga fatto. PrendeEditoriale, la parola o un suo il Socio rappresentante, Bonanate, ache verificare dà lettura in dellafuturo sua che nota ciò Balzacvenga fatto. e Picasso: capolavori Prende la parola il Socio Bonanate, che dà lettura della sua nota Balzac e Picasso: capolavori sconosciuti,Prende la parola capolavori il Socio famosi Bonanate,, concepita che dà inlettura funzione della introduttivasua nota Balzac all’edizione e Picasso: italiana capolavori de Le sconosciuti, capolavori famosi, concepita in funzione introduttiva all’edizione italiana de Le chef-d’oeuvresconosciuti, capolavori inconnu famosidi Honoré, concepita de Balzac, in funzione pubblicat introduttivao a Parigi all’edizione nel 1931 italianaper i tipi de Ledi chef-d’oeuvre inconnu di Honoré de Balzac, pubblicato a Parigi nel 1931 per i tipi di Ambroisechef-d’oeuvre Vollard inconnu e illustrato di Honoré da acqueforti, de Balzac, incisioni pubblicat e disegnio a diParigi Pablo nel Picasso. 1931 per i tipi di Ambroise Vollard e illustrato da acqueforti, incisioni e disegni di Pablo Picasso. La nota si propone di rintracciare i punti in comune tra la scrittura di Balzac e La nota si propone di rintracciare i punti in comune tra la scrittura di Balzac e leLa immagini nota si propone di Picasso, di rintracciare al di là dell’accostamento i punti in comune operato tra la dal scrittura volume di del Balzac 1931 e le immagini di Picasso, al di là dell’accostamento operato dal volume del 1931 e dettatole immagini dagli di interessiPicasso, alcommerciali di là dell’accostamento di Vollard, facoltosooperato dal mercante volume deld’arte 1931 ed e dettato dagli interessi commerciali di Vollard, facoltoso mercante d’arte ed editoredettato didagli successo. interessi commerciali di Vollard, facoltoso mercante d’arte ed editore di successo. Il Direttore ringrazia il Socio Bonanate e apre la discussione: intervengono i Soci Romano, Il Direttore ringrazia il Socio Bonanate e apre la discussione: intervengono i Soci Romano, Marenco,Il Direttore Ruffinatto, ringrazia Gianotti.il Socio BonanateLa discussione e apre è chiusala discussione: dalle precisazioni intervengono del Socio i Soci relatore. Romano, Marenco, Ruffinatto, Gianotti. La discussione è chiusa dalle precisazioni del Socio relatore. Prende la parola il Socio SERGI che presenta e illustra alla Classe due suoi volumi dal titolo Prende la parola il Socio SERGI che presenta e illustra alla Classe due suoi volumi dal titolo PrendeDieci secoli la parola di Medioevo il Socio S(inERGI collaborazione che presenta con e illustra Renato alla Bordone), Classe dueTorino, suoi volumiEinaudi, dal 2009, titolo e Dieci secoli di Medioevo (in collaborazione con Renato Bordone), Torino, Einaudi, 2009, e AntidotiDieci secoli all’abuso di Medioevo della storia. (in collaborazione Medioevo, medievisti, con Renato smentite, Bordone), Napoli, Torino, Liguori, Einaudi, 2010. 2009, e Antidoti all’abuso della storia. Medioevo, medievisti, smentite, Napoli, Liguori, 2010. Prende la parola il Socio CURTO, il quale presenta e illustra alla Classe il suo volume Lo speos Prende la parola il Socio CURTO, il quale presenta e illustra alla Classe il suo volume Lo speos diPrende Ellesija. la parola Un tempio il Socio della CURTO Nubia, il qualesalvato presenta dalle acque e illustra del allalago Classe Nasser, il suoScala volume Edizioni, Lo speos2010 di Ellesija. Un tempio della Nubia salvato dalle acque del lago Nasser, Scala Edizioni, 2010 16

Cenni sulle Adunanze 187

(con contributi di MATILDE BORLA, BENOÎT LURSON, MADDALENA SALVAI, CESARE VOLPIANO). Il libro ricostruisce la storia del santuario rupestre di Ellesija, nato per iniziativa di Thutmosis III (verso il 1450 a.C.), recuperato durante la campagna UNESCO di salvataggio dei templi nubiani e donato dal governo egiziano all’Italia in riconoscimento dei meriti della missione archeologica italiana. I volumi presentati dai Soci Sergi e Curto sono offerti in omaggio all’Accademia.

Indice dei Soci citati nei verbali delle adunanze scientifiche

Bonanate L., 6, 8, 9, 10, 15 Marenco F., 4, 5, 6, 8, 10, 15 Conte A., 10 Mori M., 4 Cottino G., 4, 10 Pandolfi M., 10 Curto S., 5, 16 Pene Vidari G.S., 5, 6 Dogliani M., 6 Pestelli G., 4 Doglio M.L., 11, 13 Ricuperati G., 5, 6, 10, 14 Donadoni F.S., 5, 10 Roccati A., 4, 5, 6, 8, 9, 10, 14, 15 Ferrone V., 7, 10, 15 Romano G., 10 Galasso G., 7 Rossi P., 3, 4, 6, 7, 10 Gianotti G., 10, 15 Sergi G., 13, 16 Invernizzi A., 9, 10 Vaccarino G., deceduto, 6 Losano M., 7, 8, 15 Viano C.A., 4, 15 Magris C., 7 Weigmann R., 4 Marchionatti R., 10

INDICE DELLE MATERIE

ARCHEOLOGIA

Giuseppina Capriotti Vittozzi, La statua di Sethi I da 139-159 Grottaferrata alessandro roCCati, Un sincronismo approssimativo tra File 161-170 e Napata

FILOLOGIA E LINGUISTICA

FederiCo Contardi, Ricostruzione epigrafica del secondo 81-137 annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest

MiChele MarColin, Una nuova biografia egiziana della VI 43-79 dinastia con iscrizioni storiche e geografiche

INDICE DEL VOLUME 144 (2010)

ADUNANZA SOLENNE

Relazione sull’attività accademica dell’anno 2008-2009, del 5-13 Presidente pietro rossi

Darwin, una svolta nella storia della scienza, Prolusione del Socio 15-24 Nazionale aldo Fasolo

COMMEMORAZIONI DI ACCADEMICI

Onorato Castellino (1935-2007), commemorazione tenuta dal 27-39 Socio corrispondente GioVanni zanetti e dalla Professoressa elsa Fornero

NOTE

FILOLOGIA E LINGUISTICA

MiChele MarColin, Una nuova biografia egiziana della VI 43-79 dinastia con iscrizioni storiche e geografiche

FederiCo Contardi, Ricostruzione epigrafica del secondo 81-137 annesso nella tomba di Sheshonq (TT27) a Tebe-Ovest 192

ARCHEOLOGIA

Giuseppina Capriotti Vittozzi, La statua di Sethi I da 139-159 Grottaferrata alessandro roCCati, Un sincronismo approssimativo tra File 161-170 e Napata

CENNI SULLE ADUNANZE

Adunanze delle Classi Unite, Presidenza del Prof. Pietro Rossi 173-174 (a.a. 2009-10)

Adunanze della Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche, 175-187 Presidenza del Prof. Franco Marenco, Direttore della Classe (a.a. 2009-10)

Pubblicazione realizzata con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali Associazione Amici Collaboratori del Museo Egizio di Torino

Anno di fondazione della rivista 1865 Direttore responsabile Luciano Gallino Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 1994 del 7-03-1969 Iscrizione al R.O.C. n. 2037 del 30-06-2001

Finito di stampare nel mese di giugno 2011

Stampato da Tipografia Bodrato s.n.c. - Torino