"Archivum" Nelle Edizioni Del Calepino Dal 1502 Al 1718
GIULIO ORAZIO BRAVI Lo sviluppo della voce «archivum» nelle edizioni del Calepino dal 1502 al 1718 In ogni parola è l’eco dell’origine che la determinò (GOETHE , Faust , vv. 7094-5) «…attraverso le citazioni d’autori il vocabolo ritrova la sua reale esistenza per sentirsi rivivere e ripalpitare d’attualità nel corpo dell’espressione, dove soltanto gli è possibile caratterizzarsi come frammento di vita concreta, evocazione dell’intelletto, immagine di poesia…» (SALVATORE BATTAGLIA , Presentazione del GDLI , 1961) Quando la scorsa primavera rilasciai al dott. Cristian Toresini, della Fondazione Conti Calepio, un’intervista sul dizionario latino di frate Ambrogio da Calepio, uscita sulla rivista «Il melograno. Periodico Economico e Culturale delle Comunità Locali» n. 44, giugno 2020, pp. 44-47, avevo da poco avviato due lavori. Dopo circa quarant’anni avevo ripreso in mano un mio vecchio saggio sulla storia dell’archivio storico del Comune di Bergamo, con lo scopo di aggiornarlo e ampliarlo, e anche di correggerlo dove bisognava. L’altro lavoro, più pratico, riguardava il riordinamento e l’inventariazione delle carte della associazione Archivio Bergamasco, da me fondata con alcuni amici nel 1979, la cui sede è oggi in Bergamo presso il Palazzo della Provincia in via Torquato Tasso 8. Condussi questo lavoro dai primi di marzo a matà maggio, quando lo dovetti sospendere a seguito della clausura imposta dalle Autorità per contrastare l’espandersi della pandemia di coronavirus. Ripreso in estate, l’ho portato a termine a settembre. L’inventario sommario delle carte è consultabile sul sito dell’associazione, alla voce di menu Chi siamo/Archivio. Stimolato da tali lavori, storia d’un archivio e pratica dell’archivistica, e dalla rilettura, in preparazione della citata intervista, di alcune cose che avevo scritte anni fa sul Calepino, mi sono proposto di indagare lo sviluppo che nelle edizioni calepiniane ha avuto la voce archivum , dalla prima edizione del 1502 sino a quella curata da Jacopo Facciolati nel 1718.
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