Dizionario Geografico, Fisico e Storico della Toscana (E. Repetti) http://193.205.4.99/repetti/
Bibbiena - Casentino - Via, Strada della Valle Tiberina
ID: 529 N. scheda: 6530 Volume: 1; 5; 6S Pagina: 310 - 314, 511 - 512; 732; 28 - 29, 56, 273 ______Riferimenti: Toponimo IGM: Bibbiena Comune: BIBBIENA Provincia: AR Quadrante IGM: 107-2 Coordinate (long., lat.) Gauss Boaga: 1727074, 4841895 WGS 1984: 11.8187, 43.6969 ______UTM (32N): 727138, 4842070 Denominazione: Bibbiena - Casentino - Via, Strada della Valle Tiberina Popolo: S. Ippolito a Bibbiena Piviere: S. Ippolito a Bibbiena Comunità: Bibbiena Giurisdizione: Bibbiena Diocesi: Arezzo Compartimento: Arezzo Stato: Granducato di Toscana ______
BIBBIENA ( Biblena ) nel Val d'Arno casentinese. Castello antico, ora terra nobile, popolata e la più cospicua del Casentino, con pieve propositura (S. Ippolito) capoluogo di Comunità, residenza di un Potestà nel Vicariato di Poppi, sotto la Ruota, Diocesi e Compartimento di Arezzo. Siede sulla cima pianeggiante di un'amena e ben coltivata collina, non più che 716 braccia sopra il livello del Mediterraneo, fiancheggiata a ostro dall' Arno , a scirocco-levante dal Corsalone , a maestro-ponente dall' Archiano , nel gr. 29° 28' 6'' longitudine 43° 42' latitudine 4 miglia toscane a scirocco di Poppi, 20 miglia toscane a settentrione di Arezzo e circa 40 miglia toscane a levante di Firenze per la via provinciale della Consuma . La sua origine è ignota, per quanto il di lei nome accenni una radice etrusca, piuttosto che romana, comecchè ad altri piacesse dedurla dalla famiglia Vibia o Bebia . Ciò che non è soggetto ad alcuna congettura si è, che Bibbiena fu antico retaggio dei vescovi di Arezzo, i quali possedevano e dominavano sino dal secolo X in codesta parte del Casentino. - Fra i più vetusti documenti confacenti a
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dimostrarlo, avvi quello relativo alla fondazione della Badia a Prataglia, quando il vescovo Elemberto, nel 1008, assegnò al citato monastero selve, vigne e campi lungo l'Archiano, nei pivieri di Partina e Bibbiena; lo conferma un atto pubblicato nel 1073 da Costantino vescovo di Arezzo nella sua corte di Bibbiena, là dove risedeva un secolo dopo altro vescovo aretino (Eliotto), allorchè nel 1257 apud Castrum suum de Biblena in palatio suo , nominava il potestà ed il vicario generale di Bibbiena e di Montalone in Val Tiberina. Nello stesso palazzo risedé frequenti fiate il famoso vescovo Guglielmino Ubertini, ucciso poco innanzi lo scempio e il saccheggio dato al suo castello di Bibbiena dai vincitori di Campaldino. - Ritornata Bibbiena in potere del vescovo Guido da Pietramala, divenne dopo lui proprietà del potente Pietro Saccone, il quale ottenne per conto ed utile proprio il libero dominio di Bibbiena (1338), allorchè consegnò ai fiorentini Arezzo col suo territorio: dominio che vivente lui, e alquanto dopo, il figlio Marco sostenne mercè i maneggi e l'appoggio de'tiranni e repubbliche nemiche del governo fiorentino. Ma la misura giunse al colmo per balzare dal seggio di Bibbiena i Tarlati, allorchè i reggitori di Firenze deliberarono di spedire poderosa oste sotto le mura di questo castello. Dopo due mesi d'assedio e di sanguinose scaramucce, Bibbiena nel 1360, dovè aprire le porte agl'assedianti, e il Pietramalese co'suoi masnadieri vederli condurre prigioni alla capitale. Riunita al distretto fiorentino, Bibbiena godeva tranquilla i frutti della pace, e andava sensibilmente prosperando, quando nacquero per questa contrada nuove cagioni di disastri e di rovine, stante l'invasione del Casentino e l'occupazione che fece di Bibbiena l'esercito dei Visconti di Milano condotto da Niccolò Piccinino (anno 1440): disastri assai minori però di quelli cui Bibbiena, nel 1498, andò incontro, stante il partito preso da alcuni fautori de'Medici banditi dalla patria. Alla qual'epoca divenuta Bibbiena quartiere generale delle armi veneziane comandate dal duca di Urbino, servì di asilo a Piero e Giuliano Medici e ad altri nemici della Signoria di Firenze. Stretta di assedio dall'esercito della Repubblica, dovè Bibbiena cedere agli assalitori, i quali nel 1509 le sue torri e le sue mura a scanso di nuovi ostacoli nella massima parte sino ai fondamenti abbattettero o smantellarono. Che potesse fare un confronto della Bibbiena del secolo XV con quella del secolo XIX vedrebbe, come questa Terra andò migliorando di sorte, e quanti vistosi cambiamenti subì nel suo materiale. Vedrebbe alle oscure mura castellane, alle orride torri, agli angusti ripidissimi vicoli, a un inaccessibile pomerio subentrati palazzi nobili, chiese più vaste, abitazioni più decenti, piazze più spaziose, regolari e lastricate vie, pubblici passeggi che le fanno corona e adornamento, e dai quali si scuopre il crudo sasso fra Tevere e Arno; il giogo ond'a Camaldoli si viene , la reggia delle bella Gualdrada, sino alle torri superstiti di Romena, dove il Bresciano falsò il fiorino. Mezzo miglio a levante di Bibbiena trovasi la devota chiesa ufiziata dai frati domenicani, dove si venera una prodigiosa immagine di S. Maria detta del Sasso . Fu eretta sotto un umile forma nel 1347, con più grande disegno e artifizio chiesa e clausura nel 1486 dai fondamenti rialzate, contribuendovi molti personaggi di Firenze, fra i quali Lorenzo il Magnifico, che vi appose il suo emblema. Fu data ai religiosi di S. Marco di Firenze che vi continuano la dimora; e la consacrò ai 25 agosto 1501 Cosimo de'Pazzi vescovo di Arezzo. Fra le buone pitture ivi esistenti vi sono due quadri di Giovanni Antonio Lappoli e di Fra Paolo pistojese, de'quali parla il Vasari, oltre quello attribuito a Jacopo Ligozzi veronese. Dentro Bibbiena fra gli edifizi sacri merita diessere visitata la chiesa di S. Lorenzo già parrocchiale, poi data ai frati dell'Osservanza della Vernia che vi costruirono una casa di Ospizio, convertita in convento per disposizione testamentaria lasciata nel 1474 da un medico Bibbienese, Nato Bandini. Quivi l'antiquario troverà iscrizioni sepolcrali
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delle principali famiglie di Bibbiena, mentre l'artista potrà contemplare due grandi bassorilievi di scultura della Robbia . Per eleganza di forme e ricchezza di ornati è da vedersi l'oratorio delle stimate, recentemente abbellito di una graziosa facciata. La pieve prepositura, stata dal primitivo piano notabilmente sollevata senza alzare la sua antica tettoja, non presenta nè interne forme nè esterna prospettiva confacenti al tempio maggiore di una Terra nobile, popolata e ricca. L'altare maggiore a stucchi è opera del secolo XVIII. Una tavola della cappella in cornu evengeli si crede fatta da Jacopo Ligozzi; l'organo è del famoso Onofri. Ai pievani di questa chiesa furono diretti, da Adriano IV nel 1155, e da Innocenzo III nel 1207, due brevi pontificj, nei quali si nominano 28 cappelle dipendenti e tributarie di quell'antica pieve. Attualmente sono suffraganee della chiesa matrice di Bibbiena tre solo parrocchie; S. Andrea a Campi ; S. Flora a Sarna ; e S. Donato a Banzena . Essa pieve si conserva nel posto che aveva sino dal secolo X; poiché trovasi ancora a contatto, mediante la via, all'antico castello di residenza dei vescovi di Arezzo, di cui resta in piedi, fra la piazza e la pieve, una delle quattro gran torri quadrate che lo difendevano. Delle altre torri, non esiste che la base di una dirimpetto al coro della pieve, sulla quale una parte rovinò nella guerra del 1499. (ARCH. COMUN. di BIBBIENA.) Tanto il palazzo dei vescovi, quanto il giardino e case annesse fu dato alla Comunità che lo cedè in permuta con quello de'signori Poltri-Vecchietti attuali possessori. Che questo fosse la residenza dei vescovi già signori di Bibbiena, lo provano vari decreti costà da essi emanati. Fra i quali, uno nel luglio 1073, da Costantino; nel 1240 (5 gennajo) dal vescovo Marcellino, e nei 29 ottobre 1261 da Guglielmino Ubertini, decreti spediti: apud Biblenam in palatio Episcopi juxta plebem. (ARCH. della CATTED. ARET.) Fra gli antichi palazzi esiste tuttora in Bibbiena quello del cardinal Dovizi dirimpetto alla chiesa di S. Lorenzo, ora dei signori Ducci, proprietari eziandio di quello assai più vasto dei march. Niccolini di Firenze. Fra i moderni si contano quelli dei signori Biondi, Marcucci, Cherici e Bellini. Sorse in Bibbiena col secolo XVI un accademia letteraria detta degli Assidui, che quasi moribonda è pervenuta sino alla nostra età. Da questa Terra sortirono i natali molti uomini di merito distinti. La sola famiglia Dovizi ne conta un buon numero, alla testa dei quali si trova il cardinale Bibbiena, l'onore della sua patria, l'autore della più applaudita commedia del suo secolo, il protettore dei belli ingegni, il diplomatico più esperto di Leone X. Altri personaggi illustri, fra i quali diversi vescovi, uscirono dalle famiglie Poltri, Nati e Bussotti. Non dirò di Francesco Berni, perché al pari di Bibbiena Lamporecchio ha diritto di averlo. E quantunque egli si dichiari di genitori Bibbienesi, niuno vorrà negare altresì che: Costui, ch'io dico, a Lamporecchio nacque, Ch'è famoso castel per quel Masetto .
Nè tampoco toglierò a Bologna i suoi Bibbieni, dai quali tanto ornamento ai teatri derivò, sebbene discendenti tutti da Giovanni Maria Galli da Bibbiena, il pittore che si avvicinò alle grazie dell'Albani suo maestro. Comunità di Bibbiena . - Il territorio comunitativo di Bibbiena abbraccia una superficie di 25341 quadrati, dei quali
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936 sono calcolati per gli alvei dei fiumi, dei torrenti e per le pubbliche strade. Vi si contano 4982 abitanti a ragione di 163 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. La figura iconografica del suo territorio rappresenta un trapezio, i di cui lati maggiori sono diretti da ostro a settentrione. Confina con quattro Comunità; a maestro-settentrione quella di Poppi ; a levante-scirocco con la Comunità di Chiusi casentinese; e a libeccio ponente con quelle di Focognano e di Ortignano . Al punto dove il Riostagnano si vuota nell'Arno, i territorj di Poppi e di Bibbiena costeggiando rimontano insieme la Valle del lato dell'Appennino di Camaldoli, mentre salgono per il contrafforte che separa le acque del torrente Sova da quelle dell' Archiano . Al ramo occidentale dell' Archian o, appellato il canale di Camaldoli, prima che questo perda il suo nome a Seravalle, il territorio di Bibbiena piegasi a levante, e dirigesi fra Prataglia e Seravalle sino all'altro ramo orientale dell' Archiano , dove trova la Comunità di Chiusi . Con essa sale la pendice settentrionale del monte dell'Alvernia lungo il borro di Gello , e di là piegando a libeccio per il fosso Tramoggiano scende nel Corsalone , col quale giunge all'Arno. Costà subentra nell'opposta sponda del fiume la Comunità di Focognano , e con essa cammina contro la corrente sino alle vestigia del ponte di Arcena. Ivi trova la Comunità di Ortignano , dentro la quale entra una punta di quella di Poppi, sotto la confluenza dell'Archiano, sino a che, pervenuto alla foce di Riostagnano , tocca di nuovo la Comunità di Poppi , al punto dove si compisce il perimetro del territorio descritto. Fra i corsi di acque che attraversano questo suolo, sono i più notabili quelli dell'Archiano e del Corsalone, i due più furiosi torrenti dell'Appennino casentinese. L'Arno gli accoglie entrambi nel territorio di Bibbiena, che esso stesso lambisce con un serpeggiante tragitto di circa tre miglia. La strada provinciale nuovamente ingrandita e resa rotabile per tutta la Valle casentinese, passa per la Terra di Bibbiena, e giova assaissimo al suo commercio, oltre il vantaggio che per essa può salire comodamente qualunque vettura. Non vi sono che brevi tronchi di strade rotabili per scendere da Bibbiena verso il Corsalone, oppure dalla parte dell'Archiano per andare alla Mausolea, al castello di Soci, e alla pieve di Partina. Fra le strade principali non rotabili, due provinciali partono insieme da Bibbiena per Bagno in Romagna e per la Valle Tiberina. Scendono entrambe di conserva sino al Corsalone; quella per Bagno và per l'Appennino di Biforco lungo la destra ripa del torrente; l'altra passa alla sua sinistra per la via che guida all'Alvernia, da dove discende alla Pieve di S. Stefano per il vallone della Singerna . A tutte queste strade però mancano i ponti, tanto nel tragitto che fa l'Arno per il territorio di Bibbiena, dove non fu più rifatto il diruto ponte di Arcena, quanto sull'Archiano e nel Corsalone, che non ne ebbero mai alcuno. La qualità del tereno che costituisce questa sezione dell'Appennino, fra Camaldoli e l'Alvernia sino alla collina di Bibbiena, si suddivide in varie modificazioni di calcarea e di arenaria schistosa. Quest'ultima domina nel vallone dell' Archiano , mentre alla destra del Corsalone subentra la roccia calcarea di tinta biancastra, di aspetto marmoreo con impronte di piccole conchiglie politalamiche convertite in spato. La quale roccia dallo schisto argilloso a luoghi è ricoperta, mentre la ghiaja nasconde un grès calcareo che riposa nel grembo della valle fra Bibbiena e l'Arno sopra la roccia di macigno, ossia di pietra serena. È a queste ultime varietà di terreno, cui si addice l'ulivo, la vite, il gelso, piante che adornano le colline di Bibbiena, mentre il suo piano è copioso di ortaggi. - L'Appennino di Seravalle e di Gello è sparso di selve di castagni, di querce, cerri, faggi e di boschi cedui, di sodaglie e pascoli naturali. Una piccola parte di questo territorio è suscettibile alla sementa del grano, segale, orzola ecc.
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I boschi e le foreste si calcolano nella Comunità di Bibbiena a circa due terzi della sua superficie territoriale. Le terre incolte servono utilmente a pascolo del numeroso bestiame minuto porcino e pecorino, il quale costituisce la risorsa più importante, non solamente di Bibbiena, ma di tutto il Casentino. Nel capoluogo della Comunità si manca affatto di fonti perenni; quelle dei pozzi sono grasse, saline e pesanti; le piovane raccolte nelle cisterne pubbliche mancano bene spesso nell'estate. Col regolamento governativo, emanato il 2 settembre 1776, furono riuniti in una sola amministrazione economica al capoluogo Bibbiena 12 comuni, compresi quelli di Moggiona e Prataglia. Gli ultimi due sino a quel giorno avevano fatto parte della contea di Camaldoli privilegiata ed esente dai dazi comunitiativi. - Erano tra i dodici Comuni: Bibbiena, Badia a Prataglia, Banzena, Campi, Gello, Giona, Gressa, Marciano, Moggiona, Partina, Seravalle, Soci e Terrossola. - Posteriromente le popolazioni di Prataglia , e di Moggiona sono state aggregate alla Comunità di Poppi, da cui attualmente dipendono. Soci è il castello di questa Comunità il più abbondante di artigiani, in grazia della manifattura di panni lani e altri tessuti ordinarj che danno materia di lavoro a'maschi e femmine del paese. Gli abitanti di Seravalle s'industriano col trasportare altrove utensili domestici di faggio, preparati da loro stessi, o raccolti ed acquistati dagli Appenninigeni limitrofi. Bibbiena è centro di un commercio periodico attivo e passivo, stante i copiosi e ricchi mercati settimanali nel giorno di venerdì, e le frequentate sue fiere che cadono nel nel 26 marzo, 21 agosto, 15 settembre, e nel lunedì dopo la seconda domenica d'ottobre. La Comunità mantiene un medico e un chirurgo per curare i poveri e assistere gl'infermi del suo spedale. Sono destinati all'istruzione elementare e letteraria dei giovinetti due maestri, mentre alle fanciulle si prestano le oblate del Conservatorio. Il potestà di Bibbiena è di prima classe; esso sopravvede nel civile in tutto il territorio comunitativo, ma per le cause criminali e gli atti di polizia deve corrispondere con il Vicario R. di Poppi, dov'è la Cancelleria comunitativa, e l'ufizio dell'Esazione del Registro. La sua Ruota e la Conservazione dell'Ipoteche sono in Arezzo.