ANALISI PRELIMINARE PER UN PIANO DELLE FORRE DELLA PROVINCIA DI VITERBO

Alessandro Bardi, Giuseppe Persia, Alessandro Piazzi, Donatella Violante* Mara Ciambella, Ernesto Dello Vicario, Paolo Andreani **

PREMESSA zati da un sistema ecologico funzionalmente vitale, La redazione del "Piano provinciale per la salva- ha consentito la classificazione delle forre in 5 clas- guardia delle forre" è stata affidata dalla Provincia di si di qualità. Viterbo alla Società TEMI Srl nel mese di aprile Tale classificazione, sovrapposta ai risultati 2003. emersi da una Cluster Analisys per gli aspetti socio- L'obiettivo generale del Piano è quello di mante- economici che ha portato a sua volta a suddividere i nere e sviluppare l'integrità dell'ambiente delle forre, comuni della provincia di Viterbo in 5 classi, ha per- identificando azioni di tutela e di valorizzazione, messo di classificare il territorio delle forre in rela- ovvero attraverso una corretta gestione delle risorse e zione alla sovrapposizione di valenze ambientali ed uno sviluppo della fruizione turistica ecocompatibile. esigenze di sviluppo. Il Piano dovrà dunque garantire tanto la conser- Il Progetto Pilota consentirà di sperimentare in vazione delle valenze naturalistiche e ambientali del una delle aree risultate prioritarie l'applicazione di territorio, quanto le opportunità di sviluppo econo- un modello integrato di tutela e valorizzazione delle mico ad esse collegate, andando ad integrare, quale risorse naturali, che potrà essere applicato alle diver- piano stralcio, il Piano Territoriale di se aree individuate. Coordinamento Provinciale in corso di redazione. L'Amministrazione provinciale ha favorito il Gli obiettivi specifici del Piano sono finalizzati coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali alla tutela e alla valorizzazione dell'ambiente natura- nelle scelte strategiche e nell'individuazione degli le e delle risorse storico-archeologiche presenti e interventi del Piano tutt'ora in corso. verranno perseguiti identificando un sistema di aree Questa partecipazione, fondata sulla consapevo- sottoposte a diversi regimi di tutela e mediante la lezza dell'importanza della tutela e della valorizza- realizzazione di specifici interventi progettuali di zione delle forre per lo sviluppo sostenibile della valorizzazione delle risorse ambientali e dell'offerta Provincia, è il miglior presupposto per il successo turistica. del Piano. Il perseguimento di tali obiettivi avviene attra- verso l'individuazione di un Progetto Pilota che inte- ressi l'intero sistema delle forre e possa attribuire 2. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE una funzione specifica alle aree individuate, inserite nel più ampio sistema del territorio della provincia 2.1 ANALISI AMBIENTALE: ASPETTI ABIOTICI di Viterbo. 2.1.1.Inquadramento idrografico Attraverso la lettura fisica e morfologica del ter- È possibile riconoscere, all'interno del sistema ritorio, l'analisi delle componenti biologiche, l'anali- delle forre della Provincia di Viterbo, una serie di sot- si del patrimonio storico-ambientale e del contesto tosistemi distinguibili tra loro in base alla relazione socio-economico e turistico di riferimento, si è giun- con i bacini idrografici dei quali fanno parte. ti ad un quadro conoscitivo dell'ambito in esame. I corsi d'acqua che scorrono nel sistema delle forre La successiva valutazione della "qualità ambien- in generale presentano, fatta eccezione per quelli di tale" delle forre, finalizzata alla definizione dell'inte- primo e secondo ordine (classificazione in base alla grità degli habitat presenti e degli ambiti caratteriz- Legge 152/99), quasi tutti carattere torrentizio.

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Possiamo distinguere due grandi gruppi di corsi stimata inferiore a 5 mc/sec (Mancini L., Arcà d'acqua: quelli appartenenti alla destra orografica del G.,2000). bacino del Tevere e quelli che sfociano direttamente Il bacino del fiume Marta è attraversato da nume- nel Mare Tirreno lungo la costa della Provincia di rosi corsi d'acqua, che hanno eroso i substrati roc- Viterbo. Quest'ultimo gruppo fa parte dei bacini ciosi dando vita a forre. Il Fiume Marta ha portate idrografici del Fiume Fiora, del Torrente Arrone, del medie annue comprese fra 5 e 25 mc/sec nel suo Fiume Marta e del Fiume Mignone. I due gruppi basso corso e inferiori a 5 mc/sec nel suo alto corso identificati sono separati da uno spartiacque che (Mancini L., Arcà G.,2000). segue la linea che va dal Lago di Bracciano al Lago Fra i corsi d'acqua principali troviamo il Marta di Bolsena passando per il Lago di Vico, lungo cioè stesso, il Fosso Pantacciano, il Fosso Maschiolo, il gli edifici vulcanici del recente vulcanismo laziale. Fosso Capecchio, il Fosso Legno, il Fosso Traponzo. L'andamento per i corsi d'acqua principali apparte- Insistono su questo sottosistema di forre anche nenti al primo gruppo è preferenzialmente lungo la numerosi altri corsi d'acqua di ordine superiore. direzione est-nord-est, mentre per i restanti è ovest- Nella parte meridionale della Provincia di sud-ovest. Viterbo alcuni elementi del bacino idrografico del Al confine con la Provincia di Roma è presente Fiume Mignone formano un ulteriore sottosistema di un sottosistema attraversato dal Fiume Treja e dai forre. suoi tributari. Il Fiume Magone ha portata media annua stimata Il Fiume Treja fa parte del Bacino idrografico del inferiore a 5 mc/sec (Mancini L., Arcà G.,2000). Tevere ed ha una portata media annua stimata infe- Oltre al Mignone stesso sono presenti altri piccoli riore a 5 mc/sec (Mancini L., Arcà G., 2000). corsi d'acqua. Un altro sottosistema si forma sulla destra oro- grafica del bacino del Tevere, ed è formato da una 2.1.2 Inquadramento geologico e geomorfologico serie di forre percorse da affluenti di secondo, terzo, Dal punto di vista morfologico il territorio si può quarto e quinto ordine che si sviluppano dalla con- dividere in tre fasce, ad andamento parallelo, in dire- fluenza del Rio Fratta alla confluenza del Torrente zione da Nord-Nord-Ovest a Sud-Sud-Est con alli- Rigo con il Tevere stesso, con portate medie annue neamento appenninico in senso verticale: la prima, stimate inferiori a 5 mc/sec (Mancini L., Arcà G., quella che confina con il mare, è pressochè pianeg- 2000). Comprende, oltre ai due corsi d'acqua già giante; quella centrale, più collinare, è caratterizzata citati, numerosi tributari che formano un reticolo dalla presenza di tre vulcani spenti; la terza raccorda molto esteso. la parte dei laghi con il letto del Tevere. I piccoli sottosistemi di forre che ricadono nel I tre apparati vulcanici sono rappresentati dai Comune di Acquapendente e nella zona dei calanchi complessi Volsini, Cimini e Sabatini. di sono connessi con alcuni corsi d'ac- La fascia centrale del territorio provinciale è qua appartenenti anch'essi al bacino idrografico del dominata orograficamente dalla presenza del Monte Fiume Tevere. Il primo sottosistema si dirama dal Cimino, il cui profilo è presente quasi costantemen- Fiume Paglia, mentre il secondo presenta piccoli tri- te sullo sfondo dei panorami della Provincia, fun- butari che si immettono direttamente nel Tevere. gendo da punto di riferimento e sistema di orienta- Il bacino del Fiume Fiora, corso d'acqua con por- mento. Ai suoi piedi sorge Viterbo, baricentro del- tata media annua compresa fra 5 e 25 mc/sec l'intera area. (Mancini L., Arcà G.,2000), nella sua parte alta pre- Le pendici del monte danno vita, ad Ovest, ad un senta numerose forre che costituiscono un sottosiste- territorio prevalentemente pianeggiante, che incon- ma abbastanza esteso. tra una serie di siti archeologici di impianto etrusco Tra i numerosi affluenti del Fiume Fiora che per- (, ), lungo l'originaria direttrice tra- corrono il sistema delle forre, il più importante dal sversale pre-romana. punto di vista idrologico è il Fiume Olpeta. Sul versante orientale il paesaggio si trasforma, Il bacino idrografico del Torrente Arrone, il quale verso la valle del Tevere, con vallate, forre e centri costituisce un ulteriore sottosistema, presenta due arroccati come Orte. tributari attraversati da forre, il Fosso Tomba, con La geologia della Provincia di Viterbo è caratte- l'affluente di terzo ordine Fosso della Cadutella, ed il rizzata principalmente da formazioni dovute all'atti- Fosso del Cappellano. vità, protattasi tra 1 milione a 300.000 anni fa circa, Il Torrente Arrone ha una portata media annua di tre importanti complessi vulcanici: quello

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Vulsino, dominato dalla caldera del Lago di erodibile, con presenza di rotture di pendenza che Bolsena, quello Vicano, con al centro il Lago di formano piccole cascate. Il letto dei corsi d'acqua Vico, e quello Cimino, a sud-est di Viterbo. presenta diverse coperture sedimentarie plio-pleisto- I prodotti di tale attività vulcanica sono dovuti a ceniche, raggiunte dall'erosione che ha asportato colate laviche ed a fenomeni esplosivi che hanno interamente gli strati piroclastici sovrastanti. dato luogo a substrati successivamente modellati Un altro sottosistema che si forma sulla sinistra degli agenti esogeni nelle tipiche forme del paesag- idrografica del bacino del Tevere, ed è composto da gio della Tuscia. una serie di affluenti e tributari secondari che si svi- In particolare, l'azione erosiva sui substrati dei luppano dalla confluenza del Rio Fratta alla con- giovani corsi d'acqua ha dato luogo a profonde inci- fluenza del Torrente Rigo, presenta caratteristiche sioni da sempre conosciute con il termine di forre. simili a quelle della Valle del Treja, ad eccezione Le forre, a causa di un reticolo idrografico molto della presenza di cascate. esteso e ramificato, nonché alla bassa resistenza agli In questi due sottosistemi gli ambiti stratigrafici agenti erosivi dei prodotti piroclastici, costituiscono presenti in affioramento nelle forre sono, ordinati un elemento peculiare della morfologia, nonché un cronologicamente: aspetto caratteristico del paesaggio della Provincia - Colate piroclastiche; di Viterbo. - Piroclastici di lancio; Si presentano come canaloni scavati nei substrati - Depositi alluvionali (Olocene-Pleistocene); rocciosi dall'erosione delle acque, soprattutto in - Depositi clastici eterogenei (Pleistocene). regimi di forte portata, come nel periodo post-gla- Nell'area di Bagnoregio il paesaggio è modellato ciale, durante il quale, presumibilmente, si è esplica- nelle caratteristiche forme dei calanchi, ai piedi dei ta con maggior forza l'azione dei corsi d'acqua. I ver- quali i corsi d'acqua si trovano incastonati all'interno santi presentano pendenze molto elevate, segno di forre. della recente manifestazione del fenomeno. La litologia si presenta in questo caso con affio- In generale, dal punto di vista geologico, le forre ramenti di argille plioceniche, profondamente erose della Tuscia Laziale sono caratterizzate principal- lungo gli impluvi, che scalzano nella zona della mente da pareti a substrati piroclastici, caratteristici Civita lo sperone tufaceo sovrastante, dando vita a del Vulcanismo laziale. fenomeni di dissesto dei versanti. Gli ambiti strati- Possiamo distinguere piroclastici magmatiche, grafici presenti in affioramento nelle Forre della prodotti prevalentemente coerenti costituiti da clasti zona di Bagnoregio sono, ordinati cronologicamen- vulcanici e sedimentari di dimensioni variabili, di te: limitata estensione in affioramento; colate piroclasti- - Piroclastici di lancio; che a matrice cineritico- pomicea; piroclastici di lan- - Lave sottosature; cio costituite da livelli lapilloso-sabbiosi e cineritici. - Argille (Pliocene). Il letto dei corsi d'acqua che hanno originato le Le forre di Acquapendente, attraversate da piccoli forre e le percorrono presenta invece caratteristiche fossi, si manifestano, a causa dell'entità modesta diversificate nello spazio e dovute a differenti fatto- delle portate, in substrati interamente dovuti all'atti- ri quali la storia geologica regionale, la portata idri- vità del Vulcano Vulsino. A causa inoltre della vici- ca, la distanza dalle sommità degli antichi edifici nanza con la sommità dell'edificio vulcanico, ora vulcanici. Si osservano in linea generale sedimenti rappresentata dal Lago di Bolsena, sono presenti pliocenici e plio-pleistocenici, di diversa natura, lad- colate laviche sottosature in affioramento. dove l'azione erosiva è stata più importante, e letti Gli ambiti stratigrafici presenti in affioramento tufacei in corrispondenza di zone sottoposte in misu- nelle Forre della zona di Acquapendente risultano ra più lieve agli agenti esogeni. essere quindi, ordinati cronologicamente: Ferme restando le caratteristiche geologiche - Colate piroclastiche; generali comuni a tutte le forre, sono riconoscibili - Piroclastici di lancio; ulteriori elementi distintivi all'interno dei sottosiste- - Lave sottosature. mi individuati facendo riferimento ai diversi sistemi I sottosistemi di forre connessi al bacino del Fiume idrografici. Marta ed al bacino del Torrente Arrone sono anch'es- Nella Valle del Fiume Treja si osservano infatti si condizionati geologicamente dalla vicinanza del fenomeni di erosione selettiva che hanno creato dei Vulcano Vulsino. Mentre la zona più prossima al gradoni naturali di tufo rosso a scorie nere, meno Lago di Bolsena è caratterizzata principalmente da

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prodotti piroclastici e colate laviche, passando verso corso del Mignone, caratterizzato ancora dalla pre- il medio corso del Marta ed il basso corso senza di forre, porta in affioraramento argille con dell'Arrone si osservano in affioramento substrati locali intercalazioni di sabbia e ghiaia, plioceniche, più antichi, emersi a causa di un'azione più incisiva ricoperte da depositi alluvionali olocenici-pleistoce- del corso delle acque, nonché della potenza più nici. modesta dei substrati piroclastici. Sono presenti Gli ambiti stratigrafici presenti in affioramento argille con locali intercalazioni di sabbia e ghiaia, nelle forre del Fiume Mignone sono, ordinati crono- plioceniche, ricoperte da depositi alluvionali oloce- logicamente: nici-pleistocenici che si fanno più importanti avvici- - Colate piroclastiche; nandosi al mare. - Depositi alluvionali (Olocene-Pleistocene); Gli ambiti stratigrafici presenti in affioramento - Argille (Pliocene); nelle forre del bacino del Fiume Marta sono, ordina- - successioni argillitiche con intercalazioni ti cronologicamente: litoidi calcaree (Cretacico superiore). - Colate piroclastiche; - Piroclastici di lancio; 2.2 ANALISI AMBIENTALE: ASPETTI BIOTICI - Lave sottosature; - Depositi alluvionali (Olocene-Pleistocene); 2.2.1 INQUADRAMENTO VEGETAZIONALE - Argille (Pliocene). 2.2.1.1 Inquadramento fitoclimatico Il sottosistema di forre del bacino del Fiume Fiora, Dal punto di vista fitoclimatico il territorio della seppur dominato da prodotti del vulcanismo vulsino, Provincia di Viterbo rientra nella Regione Temperata presenta aspetti di maggiore diversificazione. Le e più precisamente nella Regione mesaxerica (sotto- forre dell'Olpeta, suo affluente, hanno subito un'a- regione ipomesaxerica). L'unità fitoclimatica di rife- zione erosiva molto imponente che ha lasciato emer- rimento è quella definita dal termotipo collinare gere in alcuni tratti, segnatamente nella zona del inferiore/superiore e dall'ombrotipo subumido supe- Comune di Valentano, depositi fluvio-palustri oloce- riore/umido inferiore, che nel Lazio comprende il nici composti da argille, limi e sabbie, con lenti di settore Nord-occidentale, la regione vulsina e vicana torbe ed intercalazioni di ghiaie e travertini. e la zona pedemontana della Sabina (Blasi, 1994). Il corso del Fiora, immediatamente a valle della I parametri climatici che caratterizzano tale unità confluenza con l'Olpeta, è caratterizzato dalla pre- sono: senza di scisti, quarziti e filliti dovuti a deboli feno- - Colate piroclastiche; meni di metamorfismo avvenuti nel paleozoico, i - Piroclastici di lancio; quali costituiscono il cosiddetto "basamento meta- - Lave sottosature; morfico", che rappresenta l'affioramento di rocce più - Depositi alluvionali (Olocene-Pleistocene); antiche del territorio laziale. Sempre nelle vicinanze - Argille (Pliocene). sono presenti diversi affioramenti di travertini di ori- La vegetazione che si sviluppa in corrispondenza di gine idrotermale, olocenico-pleistocenici. tali parametri è costituita da cerrete, querceti misti Gli ambiti stratigrafici presenti in affioramento con cerro (Quercus cerris), roverella (Q. pubescens), nelle forre del bacino del Fiume Fiora sono, ordina- rovere (Q. petraea) e farnia (Q. robur), castagneti. ti cronologicamente: La potenzialità è per le faggete termofile e lembi - Colate piroclastiche; di bosco misto, con sclerofille e caducifoglie, su - Piroclastici di lancio; affioramenti litoidi. - Lave sottosature; Dal punto di vista sindinamico, le serie di vege- - Depositi fluvio-palustri (Olocene); tazione che caratterizzano tale unità fitoclimatica - Depositi alluvionali (Olocene-Pleistocene); sono quelle del carpino bianco e del tiglio - Travertini di origine idrotermale (Olocene- (Aquifolio-Fagion e Tilio-Acerion), del cerro e della Pleistocene); rovere (Teucrio siculi-Quercion cerridis), della - Scisti, quarziti e filliti (Paleozoico). roverella e del cerro (Lonicero-Quercion pubescen- Infine si rinvengono, nella zona dell'alto corso del tis e Quercion pubescenti-petraeae), del leccio Mignone, prodotti di colate piroclastiche, con affio- (Quercion ilicis) in misura minore e, per quanto con- ramenti di unità alloctone ("unità della Tolfa") carat- cerne gli ambiti ripariali, la serie dell'ontano nero, terizzate da successioni argillitiche con intercalazio- dei salici e dei pioppi (Alno-Ulmion e Salicion- ni litoidi calcaree del cretacico superiore. Il medio albae).

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2.2.1.2 Ambiti omogenei Ovest, mentre l'esposizione Sud prevale in corri- Nelle forre presenti sul territorio della provincia spondenza della parte superiore del bacino del Marta di Viterbo sono presenti ambiti diversi, ma omoge- (alto corso). nei al loro interno, in relazione ai seguenti parame- Per quanto concerne la litologia, infine, si riman- tri: da a quanto specificato nell'inquadramento geologi- - contesto territoriale di uso del suolo; co (§ 2.1.2), dove sono evidenziati i diversi substra- - altitudine; ti litologici che è possibile riconoscere nelle forre - esposizione; del viterbese. - litologia. Con riferimento ai bacini e alle aree individuati nel- 2.2.1.3 Aspetti vegetazionali l'inquadramento idrografico (cfr. § 2.1.1), per quan- La copertura vegetazionale delle forre viterbesi, to concerne l'uso del suolo , il territorio provinciale originatesi per effetto dell'erosione fluviale sul sub- può essere diviso in due ambiti, di estensione più o strato tufaceo, è fortemente determinata dai fattori meno equivalente. abiotici della morfologia e del litotipo. Anche il Il primo comprende l'area di Acquapendente ed i clima temperato subumido, che caratterizza il setto- bacini del Fiora, dell'Arrone e del Marta. In questo re Nord-occidentale del Lazio (cfr. § 2.2.1.1), gioca ambito le forre si trovano immerse in un tessuto un ruolo decisivo nel determinare il carattere meso- agricolo ampiamente diffuso. In alcune zone (Paglia, filo della vegetazione, influenzato anche dalla bassa Fiora-Olpeta) i boschi di latifoglie costituiscono la insolazione e dalla presenza dei corsi d'acqua, che seconda tipologia di uso del suolo, dopo quella agri- caratterizzano l'habitat delle forre. cola. Va detto che proprio grazie all'orografia partico- Nel secondo ambito, che comprende gli affluenti larmente acclive, che rende le forre praticamente del Tevere, la valle del Treja e il bacino del inaccessibili, nelle strette e profonde incisioni valli- Mignone, il contesto territoriale che fa da cornice ve con pareti sub-verticali alte fino a 60 metri, si è alle forre appare, invece, maggiormente diversifica- conservata una vegetazione ancora integra nella to: i terreni agricoli hanno un'estensione decisamen- struttura e nella composizioine floristica, che riveste te inferiore, mentre aumenta la superficie dei boschi pertanto un notevole interesse dal punto di vista bio- di latifoglie, ma soprattutto degli oliveti e dei frutte- geografico. ti (prevalentemente coltivazioni di nocciolo). All'interno delle forre si possono distinguere In relazione all'altitudine si possono individuare diversi aspetti vegetazionali, legati alle diverse con- tre ambiti omogenei: uno occidentale costiero, da 0 dizioni morfologiche e microclimatiche. a 300 metri di quota, che comprende i bacini del Sui pendii fortemente acclivi (40-50 gradi), si Fiora, dell'Arrone, del Marta e del Mignone; uno sviluppa un bosco misto caratterizzato dalla compe- orientale, di identico range altitudinale (0-300 m), netrazione di elementi dei Quercetalia-pubescentis, nel quale rientrano tutti gli affluenti del Tevere e la come la roverella (Quercus pubescens), con elemen- valle del Treja; infine un ambito centrale, da 300 a ti più mesofili quali l'acero d'Ungheria (Acer obtusa- 700 metri di quota, che attraversa il territorio pro- tum), il carpino bianco (Carpinus betulus), il cerro vinciale da Nord a Sud, ma include solamente le (Quercus cerris) e il castagno (Castanea sativa). forre più settentrionali (area di Acquapendente). Nell'ambito di questa fitocenosi, in corrispondenza Esiste anche un quarto ambito, da 700 a 1000 metri di stazioni a carattere ruderale-rupestre, si ritrova di quota, localizzabile nella zona di M. Cimino, ma spesso il bagolaro (Celtis australis). non comprende alcuna forra. Nelle zone di raccordo tra le pareti della forra e La classificazione delle forre viterbesi secondo l'alveo fluviale è presente un bosco misto, chiuso, l'esposizione risulta molto più complessa e articola- pluristratificato, più mesofilo rispetto al precedente. ta rispetto a quella fatta per l'altitudine. Non è infat- In esso gli elementi del Carpinion, primo fra tutti il ti possibile individuare delle aree ben definite, quan- carpino bianco (Carpinus betulus), si associano a to piuttosto degli ambiti ampi, dai contorni molto specie dell'Aquifolio-fagetum, quali la mercorella sfumati, con esposizioni prevalenti. In tutti gli bastarda (Mercurialis perennis), l'erba limona affluenti del Tevere, nella valle del Treja e nell'area (Melittis melissophyllum) ed il faggio (Fagus sylva- di Acquapendente prevalgono le esposizioni Nord e tica) che dà luogo, in questi casi, alle cosiddette Est; nei bacini del Mignone, del Marta (basso corso), "faggete depresse", di cui si parlerà estesamente più dell'Arrone e del Fiora è più frequente l'esposizione avanti (cfr. § 2.4). Altre specie arboree molto fre-

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quenti sono il nocciolo (Corylus avellana) e il cerro carpino bianco (Carpinus betulus), del nocciolo (Quercus cerris). Fra le specie arbustive prevalgono (Corylus avellana), degli aceri (Acer obtusatum, A. la sanguinella (Cornus sanguinea), il biancospino campestre, A. monspessulanum) e del faggio (Fagus (Crataegus oxyacantha) e la berretta da prete sylvatica). (Euonymus europaeus). Nello strato erbaceo spicca- Il cerro (Quercus cerris) è una specie ad areale no Mycelis muralis, Pulmonaria vallarsae, Euri-mediterraneo settentrionale ed é elemento tipi- Hieracium sylvaticum, Geum urbanum e, tra le felci, co dei boschi mesofili che si sviluppano su suolo Polystichum setiferum e Phyllitis scolopendrium. subacido, con ristagno d'acqua in profondità, ad alti- Laddove nel fondovalle non sia presente una vera tudini comprese tra 100 e 1000 m s.l.m. e propria fascia ripariale, a causa delle ridotte Il carpino bianco (Carpinus betulus) ha un areale dimensioni dell'alveo, nel bosco misto mesofilo rientrano anche l'olmo (Ulmus minor) ed il sambuco (Sambucus nigra). Questi boschi misti mesofili di forra, dal punto di vista sintassonomico, sono descrivibili come una variante a carpino bianco (Carpinus betulus) dell'as- sociazione Coronillo emeri-Quercetum cerris (Blasi 1984), che comprende i querceti subacidofili laziali dell'orizzonte submontano. Nella parte più alta della forra, in stretta relazio- ne con gli affioramenti rocciosi e l'elevato grado di insolazione, prevale una vegetazione a chiara impronta mediterranea. Si tratta di una boscaglia di leccio (Quercus ilex) che assume spesso la fisiono- mia di macchia, nella quale la presenza di elementi termofili e xerofili risulta dominante. Le specie più frequenti sono infatti l'orniello (Fraxinus ornus), il corbezzolo (Arbutus unedo), la fillirea (Phillyrea Calanchi di Bagnoregio ( foto di S.Gallotti ) latifolia), l'alaterno (Rhamnus alaternus) e la gine- stra (Spartium junceum). La boscaglia di leccio è spesso in contatto con di distribuzione centro-europeo-caucasico ed un'e- lembi di macchia ad erica (Erica arborea), citiso cologia differenziata: si trova in pianura associato peloso (Chamaecytisus hirsutus) e ginestrella alla farnia (Quercus robur) ed in collina su terreno (Osyris alba), nonché arbusteti a cisto rosso (Cistus umido, ricco e ben umificato. incanus) e cisto femmina (Cistus salvifolius). Anche il nocciolo (Corylus avellana), come il Intercalati ad essi si trovano pratelli tipicamente carpino bianco, presenta un areale europeo-caucasi- mediterranei, fisionomicamente dominati da specie co e si ritrova nel sottobosco di foreste tanto di lati- annuali (terofite) quali Tuberaria guttata, foglie, quanto di aghifoglie. Hypochoeris achyrophorus, Aira caryophyllea, Per quanto concerne le diverse specie di aceri, è Oglifa gallica e Vulpia spp. possibile individuare un gradiente ecologico al loro Nelle esposizioni più fresche, la vegetazione interno, nel senso che l'acero oppio (Acer campestre) della parte più alta della forra si arricchisce di ele- e l'acero d'Ungheria (Acer obtusatum) sono tipici di menti tipici dei querceti caducifogli, come la rove- boschi mesofili di latifoglie, su suolo ricco, mentre rella (Quercus pubescens), l'acero minore (Acer l'acero minore (Acer monspessulanum) predilige monspessulanum) e il carpino nero (Ostrya carpini- boschi termofili, su suolo meno sviluppato. Anche la folia), che in queste particolari condizioni edafo-cli- corologia delle specie conferma questa distinzione: matiche si mantengono, però, allo stato arbustivo. le prime due sono infatti, rispettivamente, europeo- 2.2.1.4 Elementi caratterizzanti caucasica e Sud-Est-europea, mentre l'ultima ha un Nel paesaggio vegetazionale delle forre viterbesi areale euri-mediterraneo. alcune specie, per lo più arboree, risultano maggior- Il faggio (Fagus sylvatica), infine, caratterizza un mente caratterizzanti e correlate con questo ambien- aspetto molto peculiare della vegetazione delle te particolare. Si tratta del cerro (Quercus cerris), del forre, le cosiddette "faggete depresse". Sono così

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chiamate quelle faggete che si trovano a quote deci- samente inferiori (nel Lazio 200-500 m s.l.m.), rispetto a quelle normalmente occupate dal faggio, che sull'Appennino ha il suo optimum nella fascia bioclimatica a clima umido subatlantico, fra 1000 e 1700 m s.l.m. Le faggete depresse sono considerate popola- menti relittuali di un areale più ampio, che il faggio occupava durante l'ultima glaciazione. Attualmente si conservano solo in corrispondenza di particolari condizioni microclimatiche, quali sono quelle che si verificano, ad esempio, nelle forre dove, per il feno- meno dell'inversione termica, sul fondo si registrano temperature più basse e umidità più elevata (condi- zioni favorevoli per la faggeta), mentre salendo di quota aumenta la temperatura e diminuisce l'umidi- tà, per cui si sviluppano fitocenosi più termofile o Bosco del Sasseto Riserva Naturale Monte Rufeno ( foto di addirittura xerofile (cfr. § 2.2.1.3). M.Biancarelli ) Nel viterbese non mancano situazioni di questo tipo, come quelle riscontrabili nei fossi dell'Olpeta e - il grado di conoscenza scientifica delle fitoceno- della Paternale, presso il Fiora, in alcune zone della si che popolano le forre viterbesi è buono, ma Selva del Lamone (fosso del Verghene e il ulteriori indagini si rendono necessarie al fine di Purgatorio), nelle gole del Biedano all'interno del individuare la presenza e lo status degli habitat di Parco di Marturanum (Olmi e Zapparoli, 1992) e interesse comunitario ed in particolare dell'habi- nella valle del Mignone (Scoppola, 1995). Si tratta tat prioritario "Foreste di versanti, ghiaioni e val- quasi sempre di forre particolarmente strette ed loni del Tilio-Acerion" (codice Natura 2000: incassate dove, oltre al faggio, si riscontra spesso 9180). La presenza di tale habitat nella forra del anche l'agrifoglio (Ilex aquifolium). torrente Vesca (nel territorio comunale di Blera), Nelle fessure delle pareti rocciose e nelle zone infatti, ha portato all'individuazione del Sito di più umide si sviluppano popolamenti di felci, domi- Importanza Comunitaria (SIC) "Area di S. nati dalla scolopendria (Phyllitis scolopendrium) e Giovenale e Civitella Cesi" (codice Natura 2000: dal capelvenere (Adiantum capillus-veneris). In que- IT6010030), nell'ambito della istituenda rete di ste condizioni ambientali freddo-umide, alle pterido- aree naturali protette a livello europeo, la "Rete fite sono spesso associate ricche cenosi briofitiche Natura 2000"; (muschi). - dal punto di vista prettamente floristico, allo stato attuale non sono segnalate specie vegetali di inte- 2.2.1.5 Considerazioni conclusive resse comunitario, ulteriori studi si rendono per- L'analisi condotta sulla copertura vegetale delle tanto necessari per approfondire le indagini sul forre del viterbese consente di trarre alcune conclu- territorio della provincia di Viterbo, estendendo- sioni: le in maniera particolare all'habitat delle forre, di - le forre sono ambienti di difficile accesso, di con- difficile accesso, dove potrebbero trovare rifugio, seguenza le cenosi forestali che ospitano rappre- oltre alle specie di interesse comunitario, anche sentano aspetti vegetazionali ad artificializzazio- altre entità rare, vulnerabili o minacciate di estin- ne quasi nulla, con un grado di naturalità molto zione, di cui è ricco il territorio in esame (cfr. elevato, che difficilmente si riscontra all'interno Scoppola, 1995). di un contesto territoriale antropizzato, quale è quello che circonda le forre stesse (cfr. § 2.2.1.2); 2.2.2 INQUADRAMENTO FAUNISTICO - la quasi totalità delle forre viterbesi si trova a quote inferiori ai 300 m s.l.m., tanto nella parte 2.2.2.1 Peculiarità del sistema delle forre occidentale del territorio, che degrada verso il Le forre e gli ecosistemi ad esse collegati, ospita- mare, quanto in quella orientale, che confluisce no una fauna ricca e diversificata. Ciò è dovuto alla nella valle del Tevere; varietà e complessità degli ambienti presenti che

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sono rappresentati da aree coltivate, boschi di latifo- Per quanto riguarda le specie strettamente legate glie mesofili, boshi misti termofili, formazioni di all'ambiente fluviale è senza dubbio fondamentale la vegetazione ripariale e una vegetazione mediterra- presenza nel fiume Fiora della Lontra (Cassola, nea sul bordo delle pareti. 1986, cit. in Olmi & Zapparoli, 1992), sebbene non L'importanza di quest'ambiente è soprattutto più rilevato da recenti indagini. Tale specie, presen- legata alla presenza di zone umide, divenute assai te fino agli inizi degli anni settanta anche in altri rare, e di rupi tufacee, che lo rendono particolar- fiumi del viterbese (Cagnolaro et al., 1975, cit. in mente interessante. Olmi & Zapparoli, 1992), è oggi fortemente minac- Gli ecosistemi fluviali con i loro affluenti ospita- ciata d'estinzione a livello nazionale ed il suo desti- no numerose specie animali grazie alle abbondanti no e legato ai provvedimenti di tutela della specie e risorse alimentari e nicchie ecologiche. Infatti esi- degli habitat che potenzialmente rispondono alle sue stono specie tipicamente acquatiche (pesci ed alcuni elevate esigenze ecologiche. I requisiti fondamenta- invertebrati), altre che hanno bisogno dell'acqua per li per la sopravvivenza della specie sono l'ampia svolgere alcune funzioni vitali, come la riproduzio- copertura vegetale la buona disponibilità della risor- ne e la crescita larvale (anfibi e molti insetti), altre sa ittica come fonte alimentare. ancora che sono attirate dall'acqua e dalla vegetazio- Altri Mustelidi presenti sono la Puzzola ne acquatica perché vi possono costruire nidi o tane (Mustela putorius) che frequenta preferibilmente le e cercare il loro alimento. aree prossime agli argini dei fiumi, e la Martora I valloni tufacei rappresentano un habitat ottima- (Martes martes) legata agli ambienti boschivi. le per le specie strettamente legate alla presenza di Questi due piccoli carnivori mostrano un preoccu- pareti rocciose per la riproduzione. pante stato di conservazione a causa delle basse den- Oltre alle zoocenosi tipiche di questi ambienti, sità, del loro legame ad ambienti fortemente fram- l'elevata risorsa trofica disponibile, richiama molte mentati e degradati dall'attività umana, come i delle specie legate agli ecosistemi adiacenti. boschi ad alto fusto e le aree umide. (Bulgarini et al., Il fenomeno dell'inversione termica (sul fondo 1998). delle forre si registrano temperature più basse e umi- Sono inoltre presenti la Faina (Martes foina) dità più elevata, mentre salendo aumenta la tempera- nelle zone di transizione tra la macchia ed i coltivi, tura e diminuisce l'umidità) porta ad un'ulteriore la Donnola (Mustela nivalis), specie adattabile a diversificazione faunistica dovuta al succedersi diversi ambienti ed assai comune, il Tasso (Meles lungo il gradiente altitudinale di elementi settentrio- meles). nali, europei ed alpini, fino ad elementi meridionali, Tra i Canidi si rinviene molto comunemente la mediterranei, termofili. Ciò è mostrato dalla presen- Volpe (Vulpes vulpes). Di particolare rilievo è la pre- za di formazioni vegetazionali mediterranee termofi- senza del Lupo (Canis lupus). Tassi (1971) e Contoli le accanto a formazioni mesofile di latifoglie deci- (1977) (cit. in Olmi & Zapparoli, 1992) ipotizzano due. che la presenza del Lupo nell' Alto Lazio potrebbe La protezione di questi habitat risulta quindi fon- risalire ai primi anni '60 in seguito a spostamenti, damentale per la conservazione di alcune specie con iniziati nella seconda metà degli anni cinquanta, di particolari esigenze ecologiche. Attualmente, si pos- piccoli gruppi appenninici che hanno raggiunto il sono trovare forre che, grazie alla loro difficile versante tirrenico tosco-laziale. In particolare la pre- accessibilità, hanno mantenuto un'elevata naturalità. senza di questo carnivoro nella media valle del Mentre quelle formate da canaloni tufacei più ampi, fiume Fiora, secondo Boitani e Fabbri (1983) (cit. in hanno subito gli effetti dell'antropizzazione, in Olmi & Zapparoli, 1992), deve essere considerata seguito alla messa a coltura delle sponde dei fiumi. temporanea e saltuaria, in quanto le condizioni ambientali non ne permettono la permanenza per 2.2.2.2 Mammiferi lunghi periodi. Le limitate dimensioni dei gruppi e Sul fondo delle forre vivono numerosi mammife- l'elevate dimensioni dei territori, nonché la persecu- ri, sia specie legate all'ambiente fluviale che specie zione diretta da parte del'uomo, costituiscono i fatto- legate agli ambienti boschivi e alle zone aperte adia- ri di vulnerabilità della specie. centi. Accanto a specie con alto valore conservazio- Tra i Felidi risulta presente il Gatto selvatico nistico si trovano specie opportuniste, che risentono (Felis silvestris), specie legata agli habitat forestali meno del disturbo antropico e che anzi ne possono per la protezione offerta dalla vegetazione. La densi- trarre vantaggio. tà della specie è in genere molto bassa. Ciò è da met-

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tere in relazione ai particolari requisiti ecologici l'equilibrio dell'habitat. della specie, che è strettamente vertebratofaga, e al Tra i Chirotteri si rinvengono, oltre a specie comportamento territoriale. I principali fattori di piuttosto comuni e ampiamente distribuite come il minaccia di tale specie, inserita nella Lista Rossa Ferro di cavallo maggiore (Rhinolophus ferrumequi- nazionale (specie vulnerabile), sono la frammenta- num), anche altre entità, anche esse ad amplissima zione degli habitat forestali, la competizione e l'ibri- distribuzione, ma relativamente rare e piuttosto dazione con il gatto domestico e la persecuzione localizzate nel Lazio, come il Miniottero diretta da parte dell'uomo. (Miniopterus schreibersi), il Vespertilio smargina- Numerosi sono i micromammiferi Insettivori e to (Myotis emarginatus), ed il Vespertilio di Roditori, la cui presenza viene generalmente dimo- Capaccini (M. capaccinii). strata dall'analisi dei resti ossei presenti nei rigetti Tra le specie sicuramente presenti introdotte o alimentari degli Stringiformi, legati all'ambiente flu- reintrodotte a scopo venatorio vi sono la Lepre viale e a quello boschivo, e che utilizzano l'ambien- (Lepus europaeus), il Cinghiale (Sus scrofa), il te ripariale come sito di pabulazione. Capriolo (Capreolus capreolus) e il Daino (Dama Tra gli Insettivori, oltre alla presenza del Riccio dama). (Erinaceus europaeus), é significativa, dal punto di Le principali specie presenti nel territorio in vista faunistico e biogeografico, la presenza di ele- esame sono elencate nella tabella 1. menti endemici appenninici, come il Toporagno appenninico (Sorex samniticus), o mediterranei ter- 2.2.2.3 Uccelli mofili, come il Mustiolo (Suncus etruscus), o meso- La varietà degli ecosistemi presenti, l'ecosiste- fili di tipo continentale, come il Toporagno nano ma fluviale e la presenza delle rupi tufacee, impor- (Sorex minutus) e il Toporagno acquatico di Miller tanti siti di nidificazione, rendono le forre partico- (Neomys anomalus). Quest'ultimo, strettamente larmente interessanti dal punto di vista ornitologi- legato all'ambiente acquatico, è un piccolo predato- co. re specializzato nel cacciare invertebrati, girini, anfi- Gli ambienti rupestri ricoprono un ruolo fonda- bi adulti e occasionalmente pesci. mentale nel ciclo vitale degli uccelli rapaci: ne Tra i Roditori importanti presenze sono quelle ospitano nidi e posatoi e sono teatro di caccia per dello Scoiattolo (Sciurus vulgaris) e del Moscardino predatori aerei (Falconi). Le formazioni rocciose (Moscardinus avellanarius), specie vulnerabili inse- svolgono il loro insostituibile ruolo come siti di rite nella Lista Rossa Nazionale a causa delle pro- nidificazione degli uccelli rapaci purché si conser- fonde modificazioni del paesaggio quali la riduzione vino inalterate non solo le caratteristiche della delle siepi e il progressivo isolamento dei boschi parete, ma sia garantita la conservazione di un'a- (Bulgarini et al., 1998). deguata "zona limitrofa". Negli ambienti boscati e nelle formazioni a mac- Tra le specie presenti nidificanti o di passo chia è possibile trovare l'Istrice (Histrix cristata), legati alla presenza di pareti rocciose vi sono: il specie che per la sua distribuzione geografica nel Capovaccaio (Neophron percnopterus), il Lanario continente europeo è stata dichiarata protetta dalla (Falco biarmicus), il Falco pellegrino (Falco pere- convenzione del 1979 sulla conservazione della grinus) e il Gufo reale (Bubo bubo). Sia il fauna selvatica e degli habitat naturali, e dal 1977 è Capovaccaio che il Gufo reale, entrambi inseriti specie protetta dalla legislatura italiana . nella Lista Rossa nazionale, sono di recente estin- L'ambiente fluviale, ospita in alcune colonie la zione come nidificanti nel Lazio. Entrambe le spe- Nutria (Myocastor coypus), Roditore di origine Sud- cie, stanziale la prima, estiva la seconda, fino a 15- Americana, introdotto in altre parti del mondo 20 anni fa si riproducevano presso le gole del soprattutto come animale da pelliccia. In seguito a Biedano. fughe accidentali è oggi presente allo stato selvatico Il Capovaccaio risulta ora segnalato solo duran- in molti paesi fra cui l'Italia, dove ha colonizzato te i mesi estivi e corrispondono ad individui in gradualmente numerosi bacini lacustri e fluviali migrazione o estivanti. Essendo una specie forte- della bassa padana e delle regioni centro-meridiona- mente legata a pareti rocciose, le forre se gestite in li. Come sempre accade nel caso di specie alloctone, modo corretto potrebbero costituire uno dei pochi la presenza della Nutria nelle zone dove riesce ad habitat in grado di ospitare ancora popolazioni acclimatarsi porta effetti negativi sulla composizio- nidificanti. ne della comunità animale e vegetale naturale e sul- Le segnalazioni relative alla presenza del Gufo

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Presso le rupi trovano l'ambiente adatto alla nidificazione il Piccione selvatico (Columba livia) e il Passero solitario (Monticola solitarius), pre- senti tutto l'anno; svernante è il Codirosso spazza- camino (Phoenicurus ochruros). La comunità ornitica presente lungo i fiumi ed i loro affluenti è composta da numerose specie alcune delle quali di grande pregio naturalistico. Tra queste quella più rappresentativa presente nel fiume Fiora, è il Merlo acquaiolo (Cinclus cin- clus), uccello ormai raro nei fiumi laziali e indica- tore di qualità ambientale. Infatti il Merlo acquaio- lo, cibandosi prettamente di plecotteri, necessita di corsi d'acqua limpida e ben ossigenata a carattere torrentizio con presenza di massi, ghiaia, cascate e turbolenze. Numerosi uccelli acquatici risalgono il fiume durante le migrazioni, i più comuni sono: l'Airone cenerino (Ardea cinerea), la Garzetta (Egretta gar- zetta), il Piro Piro Piccolo (Actilis macularia). Presso le fasce boscate ripariali è possibile tro- vare numerosi passeriformi: caratteristici sono il Pendolino (Remiz pendulinus), che costruisce sin- golari nidi a forma di fiasco tra i rami dei salici e l'Usignolo di fiume (Cettia cetti). Altra presenza interessante, inserita nella Lista Rossa, è quella della Ghiandaia marina (Coracias garrulus). Tale specie frequenta zone aperte, carat- Tab. 1 - Mammiferi terizzate da praterie steppose, colture cerealicole, macchie e boschetti con corsi d'acqua, in calo a reale nel territorio di Barbarano devono attribuirsi causa della caccia e dell'uso di insetticidi. molto probabilmente ad occulte introduzioni effet- Nei pascoli aridi e pietrosi, o nei greti fluviali, tuate da amatori, di soggetti provenienti da alleva- è presente l'Occhione (Burhinus oedichnemus). menti. Tale specie è in forte declino a causa della messa a È presente la Cicogna nera (Cicogna nigra), coltura di vaste aree a vegetazione pioniera e step- specie rara e di passo in Italia, di cui sono accerta- pica, per la riduzione delle superfici a pascolo e ti due tentativi di nidificazione proprio sui valloni l'erosione artificiale dei greti fluviali, per il brac- tufacei delle forre. conaggio, il prelievo di uova e pulli e il disturbo Rilevante è inoltre la nidificazione in alcuni dei siti riproduttivi. valloni del Falco pellegrino, drammaticamente in Interessante dal punto di vista conservazionisti- declino fin dagli anni '50, e del Lanario, il cui co è la nidificazione nei pressi delle forre del viter- habitat preferenziale in Italia è costituito da aree bese dell'Albanella minore (Circus pygargus), spe- con caratteristiche spiccatamente mediterranee, cie considerata vulnerabile, che nidifica in coltivi dove siano presenti vaste zone aperte adibite al con un'alta percentuale nel grano e in misura pascolo, steppa cerealicola o incolte, con presenza minore nel fieno e nell'orzo, solo raramente negli di pareti rocciose, sulle quali si riproduce, caratte- incolti. Le coppie nidificanti in coltivo, hanno un ristiche presenti nelle forre e negli ecosistemi vici- successo riproduttivo minore del 5%, assume ni. Tra i fattori limitanti, oltre alla naturale rarità, quindi particolare rilievo l'intervento di protezione può aver pesato particolarmente il saccheggio dei (Boano et al., 1995). nidi ed il disturbo antropico fenomeni molto gravi Presso le aree in cui si alternano cespugli, prati, per una popolazione così esigua posta inoltre al siepi e radure, nei mesi estivi si rinvengono comu- limite del suo areale. nemente l'Usignolo (Luscinia megarhynchos), la

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Sterpazzolina (Sylvia cantillans), la Sterpazzola (Sylvia communis), e l'Occhiocotto (Sylvia mela- nocephala). Nelle zone boscate tra i rapaci nidificano lo Sparviere (Accipiter nisus), il Nibbio reale (Milvus milvus) ed il Lodolaio (Falco subbuteo), mentre il Nibbio bruno (Milvus migrans) predilige gli ambienti fluviali. Tra le specie presenti nel territorio in esame vi sono quelle riportate nella tabella 2.

2.2.2.4 Rettili e Anfibi Per quanto riguarda i Rettili, tra i sauri risultano presenti e molto comuni il Ramarro (Lacerta viri- dis), la Lucertola campestre (Podarcis sicula), e la Lucertola muraiola (P. muralis). Tra i serpenti sono presenti la Vipera comune (Vipera aspis), il Cervone (Elaphe quatuorlineata) serpente raro e localizzato, il Saettone (Elaphe lon- gissima), non facilmente osservabile a causa della sua attività piuttosto ridotta e nascosta, ed il Colubro di Riccioli (Coronella girondica) relativamente raro e attivo nelle ore crepuscolari e notturne. Tra i cheloni si ricorda inoltre la presenza della Testuggine comune (Testudo hermanni), specie che predilige ambienti termofilo-mediterranei, frequente soprattutto nelle zone a macchia mediterranea.

Tab.2 - Uccelli

Questa specie è ovunque in declino per cause antro- piche come gli incendi dolosi, il prelievo di indivi- dui a scopo commerciale ed amatoriale, nonché il rilascio in natura di individui portatori di malattie virali o specie alloctone come la Testudo graeca. I corsi d'acqua perenni presenti nelle forre, sono l'habitat ideale per numerose specie di Anfibi. L'elemento di maggior interesse è rappresentato dalla Salamandrina dagli occhiali (Salamandra ter- digitata), specie endemica della fauna appenninica, presente prevalentemente lungo il versante tirrenico dalla Liguria all'Aspromonte, considerato un relitto terziario. Tale specie vive per gran parte dell'anno rintanata fra pietre e ceppi d'albero nei boschi e solo in primavera raggiunge i fossi, i ruscelli per deporre le uova che aderiscono alle pietre del fondo e ai corpi sommersi. Tra gli anuri figurano l'Ululone dal ventre giallo (Bombina pachypus) raro nel Lazio, il Rospo comu- ne (Bufo bufo), molto comune ad alta valenza ecolo- gica, il Rospo smeraldino (Bufo viridis), raramente Lanario Falco biarmicus ( foto di G.D’Acunto ) osservato e la Raganella (Hyla intermedia) molto

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Ululone ventre giallo Bombina variegata ( foto di R.Ragno ) Salamandra dagli occhiali Salamandrina terdigitata ( foto di M.Biancarelli ) comune. E' presente inoltre la Rana agile (Rana dal- matina) legata ai boschi di latifoglie, nonché la fre- quente e abbondante Rana verde (Rana bergeri, klepton Rana hispanica). Complessivamente, nell'area di studio sono state individuate tre specie di Anfibi (Salamandrina terdi- gitata, Triturus carnifex, Bombina variegata) e tre specie di Rettili (Testudo hermanni, Emys orbicula- ris, Elaphe quatuorlineata) incluse nell'Allegato II della Direttiva Habitat. Le principali specie presenti nel territorio sono riportate nella tabella 3.

2.2.2.5 Pesci Il corso dei fiumi appartenenti al sistema delle forre e i loro affluenti presentano un'ittiofauna rela- Cervone Elaphe quatorlineata ( foto di R.Ragno ) tivamente ricca, anche se a volte poco conosciuta. Troviamo sia specie autoctone che specie introdotte modo di nuotare facendo emergere la pinna caudale, a scopo alieutico. il Vairone (Leuciscus souffia), il Barbo (Barbus ple- Tra i Ciprinidi è presente il Cavedano bejus), che vive in corsi d'acqua limpidi e ben ossi- (Leuciscus cephalus), localmente chiamato "squalo" genati con fondo pietroso, l'Alborella (Alburnus per la sua forma idrodinamica e per il caratteristico alburnus), la Carpa (Cyprinus carpio) e il Triotto (Rutilius rubilius), presenti entrambi dove il fiume

Tab.3 - Rettili e anfibi.

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rallenta il suo corso. Tra gli Esopodi sono presenti: Tra i Gobidi è segnalato il Ghiozzo (Gobius nigricans) che vive fra le pietre e la ghiaia del fon- dale, nei tratti turbolenti e freddi dei fiumi. Tra le specie presenti nel territorio in esame vi sono le seguenti:

2.2.2.6 Invertebrati In alcuni dei fiumi e affluenti appartenenti al sistema delle forre troviamo importanti rappresen- tanti della fauna macrobentonica, già supponibile in base all'accertata presenza del Granchio di fiume (Potamon fluviatile) e soprattutto del Gambero di fiume (Austropotamobius italicus), specie localizza- ta e particolarmente sensibile al degrado ambientale. Tra i macroivertebrati troviamo l'Efemerottero (Caenis martae), specie a diffusione tirrenica, nota 2.3 INDIVIDUAZIONE DEL SISTEMA DELLE FORRE solamente per il Lazio e per la Sardegna, il Nella provincia di Viterbo le forre formano un Plecottero (Protonemoura ausonia e Protonemoura sistema complesso che interessa gran parte del ter- tyrrhena), endemismi italiani a gravitazione appen- ritorio provinciale. Allo stato attuale delle cono- ninica. scenze non è disponibile un censimento delle sin- In alcuni corsi d'acqua si possono riscontrare gole forre e, su scala provinciale, è tale sistema presenze di un certo rilievo, come Cnetha fucensis, poco conosciuto ed indagato. Chelocnetha angustirostris, Chelocnetha angusti- Per questo motivo, una volta definiti gli ele- rostris, Ditteri Simulidi tipici di acque costante- menti caratterizzanti dal punto di vista abiotico e mente fredde, endemiche della fauna italiana e biotico, si è proceduto a censire tutte le forre pre- caratteristiche di ambienti ben conservati. E' inoltre senti nel territorio provinciale e quindi ad identifi- presente Simulium pictum specie ampiamente dif- care il sistema nella sua complessità. fusa in tutti i fiumi italiani ancora in buono stato di Per fare ciò è stata condotta un'analisi territoria- conservazione ambientale. le che permettesse l'individuazione e la localizza- Tra i pochi elementi della fauna ripicola finora zione delle singole forre e del sistema su scala pro- identificati, risultano presenti cinque specie di vinciale. coleotteri Carabidi Bembidiini, tutte caratteristiche di corsi d'acqua preappenninici di clima mesofilo 2.3.1 Processo di identificazione del Sistema ed indicatori delle buone condizioni ambientali dei delle forre corpi idrici: Ocydromus decorus, Ocydromus sicu- Nella fase preliminare, le forre sono state indi- lus, Ocydromus bugnioni, Ocydromus latinus, viduate considerando le loro caratteristiche geolo- Ocydromus italicus. Tra i coleotteri carabidi sono presenti alcune specie di particolare interesse faunistico e biogeo- grafico come Leistus sardous, Calanthus montiva- gus, Pseudomasoreus canigoulensis, Brachinus peregrinus. Infine tra i coleotteri cerambicidi pre- senti troviamo Anoplodera sexguttata, nota in pre- cedenza solo nelle alpi, può essere interpretata come relitto glaciale. Tra le specie presenti nel territorio in esame, tra i Crostacei, vi sono le seguenti:

Gambero di fiume Austropotamobius italicus ( foto di G. Carrara )

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giche e geomorfologiche peculiari. emerge quanto queste siano in stretta relazione con Queste incisioni si sviluppano prevalentemente reticolo idrografico, il quale costituisce anche l'ele- in substrati di natura piroclastica del vulcanismo mento di collegamento tra le singole forre. laziale recente ad opera dell'azione erosiva dei In considerazione di questa peculiarità, l'orga- corsi d'acqua. In considerazione della giovane età nizzazione spaziale delle forre le riconduce a con- di tale substrato geologico, sul fondo dei corsi d'ac- testi funzionalmente connessi che possono essere qua che percorrono le forre, sedimentano alluvioni definiti come "sistemi di forre". In altre parole le attuali e recenti, mentre a causa della sua erodibili- singole forre sono gli elementi costitutivi di sistemi tà si formano incisioni strette e ripide. più ampi che si distribuiscono sul territorio seguen- Questi due aspetti geologici caratterizzanti le do il reticolo idrografico. forre sono stati utilizzati per identificarle in manie- In virtù di queste considerazioni l'analisi è stata ra sistematica su tutto il territorio provinciale. estesa ai sistemi di forre valutandone la connessio- Pertanto le forre sono state localizzate laddove si è ne funzionale e l'estensione. riscontrata la presenza di: Ciò è stato possibile costruendo una "fascia di - substrati ad alluvioni attuali e recenti immersi in interazione" estesa per 250 m. dal fondo della forra aree con emergenza di materiale piroclastico in tutte le direzioni, così da identificare e definire i (segno della presenza di corsi d'acqua con sistemi caratterizzati da connessioni funzionali tra apporto di sedimenti); le singole forre. Le aree così definite hanno per- - pendenza superiore al 6%, al fine di includere messo di connettere quelle situazioni la cui distan- pareti rocciose, anche laddove non caratterizza- za è minore di 500 m., che costituisce un limite te dalla presenza di corsi d'acqua. conservativo di connessione entro il quale è possi- Il sistema idrografico svolge un ruolo fondamenta- bile lo scambio di energia, di nutrienti e la diffu- le nel modellare la morfologia del territorio e per sione dei singoli individui delle specie che vi insi- questo motivo rappresenta l'ambito in cui può stono. avvenire la formazione delle incisioni. Per dare La superficie dei sistemi di forre così ottenuti ne all'analisi un taglio conservativo sono stati consi- rivela l'estensione relativa nel contesto dei sistemi derati i reticoli idrografici dei corsi principali tra i individuati nella provincia di Viterbo. criteri di identificazione modellizzandoli come Questa "fascia di interazione" è stata assunta fasce fluviali di 150 m. di larghezza. come l'ambito in cui è stata valutata la componen- Il set di dati di base utilizzati per l'individuazio- te ambientale permettendo di valutare più appro- ne del sistema delle forre è di seguito elencato: fonditamente, ed in maniera omogenea, il contesto - Modello digitale del terreno (DEM) 250 m.; ecologico in cui si inseriscono le forre. - Rete idrografica con i corsi d'acqua principali; Il risultato di questa analisi è stato inoltre razio- - Modello litostratigrafico-strutturale della nalizzato eliminando dal quadro dei sistemi delle Regione Lazio (Scala 1:25.000); forre, ottenuto come sopra descritto, le situazioni - Carta Tecnica Regionale (Scala 1:10.000). isolate di limitata estensione. Nello specifico, sono A questi strati informativi di partenza sono stati stati eliminate quei sistemi che avessero un'esten- applicati i seguenti criteri di identificazione: sione minore di 150 ha, le quali rappresentano il - Presenza di alluvioni attuali e recenti; 3% delle aree precedentemente individuate. - Presenza di pendenze superiori al 6%; - Presenza di una fascia fluviale di 150 m di lar- 2.3.2 Applicazioni GIS ghezza. L'utilizzazione della tecnologia GIS (Geographic Information System) ha permesso di A causa del basso dettaglio dei dati a disposizione gestire le informazioni e le analisi con un approc- sono emersi dei fenomeni di aberrazione per i quali cio spaziale e di conseguenza territoriale. è stata necessaria una verifica dei risultati tramite il Il dato geografico ha due componenti: una confronto con la Carta Tecnica Regionale in scala descrittiva e l'altra spaziale, per cui è possibile 1:10.000. conoscere la posizione geografica associata ad una Questa verifica ad un livello più fine ha portato particolare informazione o set di informazioni. In alla correzione delle aberrazioni dovute al dettaglio questo modo è possibile sovrapporre e applicare dei dati di partenza. algoritmi di analisi che restituiscono i risultato dis- Dalla distribuzione delle forre sul territorio tribuendoli sugli ambiti territoriali.

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Ogni dato geografico rappresenta, perciò, uno del Fiume Mignone, valle del Treia, affluenti del strato informativo (layer) sul quale è possibile Fiume Tevere, area di Bagnoregio ed area di applicare specifici algoritmi di calcolo. Acquapendente. Dal set di dati di base è stato necessario deriva- Nella Tabella 2.3.3.I vengono elencate le forre re gli strati informativi che rispondessero ai criteri identificate indicando il sottosistema idrografico a di identificazione. cui appartengono. Le pendenze sono state derivate dal modello digitale del terreno (DEM) tramite l'algoritmo 2.4 ANALISI DELLE CRITICITÀ AMBIENTALI: ASPET- slope il quale restituisce il valore della pendenza in TI ABIOTICI, BIOTICI, DETRATTORI AMBIENTALI ognuna delle celle del DEM ottenendo la quantifi- cazione e la distribuzione delle pendenze sul terri- 2.4.1 Aspetti abiotici torio della Provincia. Il regime idrico dei corsi d'acqua che attraversano Le alluvioni sono state ricavate dal modello le forre è senza dubbio l'elemento che, tra gli aspetti litostratigrafico-strutturale applicando un filtro abiotici, deve essere tenuto in maggiore considera- (query) che estraesse le alluvioni recenti o attuali. zione nell'analisi delle criticità ambientali. Le fasce fluviali dei corsi principali sono state I corsi d'acqua della provincia di Viterbo sovente ricavate dal reticolo idrografico applicando un fil- tro (query) che estraesse i corsi d'acqua seleziona- Tabella 2.3.3.1 Elenco forre identificate ti. In seguito è stata costruita una fascia (buffer) di 150 m. di larghezza attorno alle aste fluviali. Applicando una sovrapposizione (overlay) degli strati informativi così ottenuti è stata ricavata la localizzazione delle aree che rispondessero ai requisiti precedentemente definiti. Per stabilire la connessione funzionale tra le sin- gole forre è stata stabilita una distanza massima di 500m. per cui, tramite un apposito algoritmo (buf- fer), è stata costruita una "fascia di interazione" attorno alle aste fluviali delle forre identificate. A queste aree è stata applicata una funzione di union che ha collegato le aree che presentassero delle sovrapposizioni delle proprie fasce di intera- zione con quelle limitrofe, rendendole un unico elemento. Questi nuovi elementi rappresentano i sistemi di forre di cui è stata calcolata la superficie tramite una funzione di calcolo (calculate_area). Infine, per eliminare le situazioni isolate e di limitata estensione, è stato applicato un filtro (query) che ha eliminato che avessero una esten- sione minore di 150 ha.

2.3.3 Risultati Le analisi effettuate per identificare le forre del territorio della provincia di Viterbo hanno in un primo momento individuato le singole forre ed in seguito hanno messo in evidenza i sistemi funzio- nali di cui fanno parte. La fitta rete di forre presente nel territorio viter- bese è composta da 8 sistemi relativamente isolati tra di loro: bacino del Fiume Fiora, bacino del Torrente Arrone, bacino del Fiume Marta, bacino

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fenomeni di eutrofizzazione delle aste principali in corrispondenza della foce in Mar Tirreno. Quest'ultimo elemento, nel contesto dei corsi d'acqua connessi con il sistema delle forre, è il più importan- te, anche se la sinergia tra i due sembra rendere la situazione, specie nei mesi estivi, maggiormente cri- tica. In tale quadro, ferma restando la possibilità di situazioni particolari comunque limitate, i corsi d'ac- qua connessi con il sistema delle forre in generale presentano situazioni di criticità della risorsa idrica. Vanno quindi monitorati i parametri idrologici e gli indicatori biologici e chimico-fisici, nonché gli usi della risorsa idrica, al fine di assicurare ad ogni corso d'acqua il deflusso vitale minimo, soprattutto: - in relazione alle zone contermini i corsi d'acqua minori, i quali subirebbero in maniera più signifi- cativa gli effetti di un eccessivo sfruttamento della risorsa idrica; - in relazione ai corsi d'acqua del sistema forre che fanno parte del bacino del Fiume Marta, le cui acque subiscono depauperamenti quantitativi maggiori e livelli di qualità biologica significati- vamente bassi; - nel periodo estivo, nel quale i corsi d'acqua si tro- vano in regime di portata minima. Infine un altro aspetto abiotico particolare di cui tener conto è la presenza di fenomeni di dissesto dei presentano sorgenti subalveo in tratti drenanti del versanti nella zona dei calanchi di Bagnoregio, letto fluviale, di lunghezza variabile da qualche soprattutto in progetti che contemplino interventi di centinaio di metri ad alcuni chilometri. Tali sorgen- riqualificazione ambientale delle forre attraverso rin- ti rappresentano le emergenze di acque sotterranee foltimenti della vegetazione, i quali potrebbero esse- di falde legate ai complessi piroclastici indifferen- re estesi anche ai versanti argillosi dei calanchi. ziati, di grossa importanza nell'economia della risor- sa idrica della provincia di Viterbo. Le portate sono 2.4.2 ASPETTI BIOTICI variabili, con alcuni valori medi misurati che supera- no i 500 l/sec, segnatamente lungo i corsi del Fiume 2.4.2.1 Valutazione della qualità tramite l' I.B.E. Treja, del Fiume Marta, del Fiume Fiora (Boni C et Il territorio della provincia di Viterbo è interessa- al,1988). to da una fitta rete di forre originate, nel corso degli In questo contesto vanno tenuti in considerazione anni, dall'erosione degli strati di roccia vulcanica ad i fattori di origine antropica possibile causa di depau- opera dal reticolo idrografico superficiale. peramento della risorsa idrica, che sono dovuti ad All'interno di queste fenditure di varia larghezza e emungimento delle acque di falda attraverso pozzi e profondità si instaura un particolare microclima che a captazione diretta delle acque superficiali. Nella permette la sopravvivenza di ecosistemi legati alla provincia di Viterbo tali fenomeni sembrano interes- condizione di elevata umidità. sare tutte le aste fluviali principali nonchè il Lago di Questi ecosistemi, apparentemente isolati, in Vico ed il Lago di Bolsena. Si manifestano soprattut- realtà sono interconnessi con gli ambienti circostan- to attraverso abbassamento del livello dei laghi nei ti spesso interessati da attività antropiche di tipo mesi estivi, la divaricazione eccessiva tra valori medi agricolo o pastorale. Uno dei principali fattori d'in- annui e valori medi dei mesi estivi delle portate dei terconnessione tra il sistema ecologico delle forre ed corsi d'acqua, l'abbassamento della qualità chimico- i pianori sovrastanti è il trasferimento di energia, fisica e biologica delle acque, segnatamente con sotto forma di sostanza organica e di composti chi-

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mici utilizzati in agricoltura, ad opera del dilava- Bacino del Fiume Fiora mento superficiale. Il discreto stato di conservazione del Fiume Il corso d'acqua che scorre nel fondovalle è popo- Olpeta è riconducibile al fatto che, buona parte del lato da tipiche comunità di organismi vegetali ed suo corso, attraversa una zona scarsamente antropiz- animali che instaurano strette relazioni fra loro e con zata rappresentata dall'area protetta della Selva Del i fattori fisici e chimici. I sedimenti, la turbolenza, il Lamone. Questa situazione è evidenziata, nell'ambi- regime termico, la qualità dell'acqua costituiscono le to della comunità macrobentonica, dalla presenza di condizioni essenziali per l'insediamento di specifi- numerosi taxa caratterizzati da una spiccata valenza che strutture trofiche, contemporaneamente gli orga- ecologica. Taxa stenoeci sono stati rinvenuti in diver- nismi svolgono un ruolo insostituibile nel processo si gruppi di insetti come Plecotteri, Efemerotteri, di ciclizzazione della materia, entrando attivamente Neurotteri ed Emitteri. A sostegno dell'effettiva inte- nel processo autodepurativo. grità di questo corso d'acqua, va sottolineata la pre- La valutazione dello stato ecologico del corso senza di una popolazione di gambero di fiume sia nel d'acqua, unito alla stima dell'integrità della fascia di tratto medio del corso principale, sia in alcuni vegetazione perifluviale, forniscono indicazioni affluenti . sulla stabilità degli ecosistemi presenti all'interno Anche la struttura e l'articolazione nell'ambito delle forre. della comunità ittica depongono a favore di una Un metodo attualmente utilizzato per la valuta- sostanziale condizione di naturalità del sistema. Tutte zione della qualità biologica dei corsi d'acqua, pre- le specie rinvenute tranne Trota fario, peraltro rap- visto anche nel D.lgs. 152/99, è l'Indice Biotico presentata da esemplari immessi con il ripopolamen- Esteso (I.B.E.). L'indagine, condotta con questo to, sono di origine autoctona e sembrano non aver metodo, esprime lo stato di salute del corso d'acqua subito gli effetti deleteri delle pratiche di transfauna- attraverso il rilevamento ed il censimento delle zione. Le popolazioni ciprinicole (barbo appennini- comunità di macroinvertebrati che vivono sull'alveo. co, vairone, rovella e cavedano) sono, nel complesso, Consente pertanto di valutare eventuali modificazio- ben strutturate e costituite da esemplari appartenenti ni intervenute nell'ecosistema a causa di fattori di a diverse classi d'età. In almeno tre delle quattro spe- disturbo, in atto o pregressi, o da alterazioni di tipo cie presenti sono stati evidenziati fenomeni riprodut- fisico-chimico, naturali ed artificiali, tali da indurre tivi a conferma del fatto che la fascia ripariale e il variazioni biologiche quantitative (presenza-assenza fondo del fiume sono ancora in buono stato di con- di organismi) e qualitative (riduzione della presenza servazione. di Unità Sistematiche) sulla vita del fiume. Tuttavia, la debole consistenza delle popolazioni Sulla base della composizione qualitativa e quan- ittiche lascia presupporre una certa fragilità del siste- titativa dei taxa rinvenuti viene calcolato il valore di ma, legata fondamentalmente alla modesta entità di I.B.E. (tra 1 e 13) che determina l'appartenenza alle questo bacino. Infatti, i valori di produttività ittica si 5 classi di qualità. Ad ogni classe di qualità corri- mantengono, in generale, a livelli medio-bassi. sponde un colore convenzionale (azzurro, verde, Partendo dal presupposto che la rete idrografica giallo, arancione, rosso) che, nella realizzazione car- di un bacino imbrifero è, per sua natura, strettamen- tografica, rappresenta i differenti livelli di qualità te interconnessa, non possiamo sottovalutare il fatto delle acque. Questa scala cromatica descrive il pro- che l'equilibrio di questo ecosistema influisce inevi- gressivo allontanamento da una qualità buona tabilmente su quello dell'asta principale, il Fiume (azzurro) fino alle condizioni di massimo degrado Fiora caratterizzato anch'esso da popolamenti molto (rosso). interessanti. Oltre ad una buona varietà di specie itti- La fitta rete di forre presente nel territorio viter- che e macrobentoniche, infatti, va sottolineata l'esi- bese è composta da 8 sistemi relativamente isolati stenza di una delle ormai rare popolazioni italiane di tra di loro: bacino del Fiume Fiora, bacino del lontra. In questo ambiente la lontra vive alimentan- Torrente Arrone, bacino del Fiume Marta, bacino del dosi prevalentemente di pesci, che costituiscono più Fiume Mignone, valle del Treia, affluenti del Fiume del 70% della sua dieta. In particolare, il barbo ed, in Tevere, area di Bagnoregio ed area di misura minore, il cavedano rappresentano le prede Acquapendente. più ricorrenti; pertanto, la sopravvivenza di questo Di seguito viene descritto lo stato ecologico e la mustelide appare legata a quella dei ciprinidi con cui composizione dell'ittiofauna dei principali sistemi si alimenta. idrografici presenti nel territorio provinciale. Il lago di Mezzano, da cui nasce come emissario

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il Fiume Olpeta, è sicuramente un ecosistema inte- Mola con 3,18 g/ m2, per scendere a 0,72 g/ m2 a grato nel sistema fluviale Fiora-Olpeta andando a chiusura del bacino. costituire una continuità territoriale rilevante come Il disturbo evidenziato con l'indagine chimico- corridoio ecologico. fisica e biologica si manifesta sulla popolazione itti- Gli studi relativi al lago di Mezzano indicano un ca di tutto il corso, ma è sopratutto nell'ultimo tratto, ecosistema relativamente ben strutturato ed in discre- che la produttività ittica teorica stimata si discosta in to stato di conservazione. Tuttavia è stato osservato modo consistente dalla biomassa ittica riscontrata. Le un lieve stress di natura antropica, che sommato allo specie ittiche presenti sono: stress di origine naturale dovuto all'anossia degli stra- Cavedano - molto diffuso nel bacino, presente in ti profondi, lo rendono intrinsecamente fragile. tutto il tratto, è dominante con la punta del 61% nel tratto medio. Il tratto a valle della Mola è una zona Bacino del Fiume Mignone di frega per questa specie. Il Fiume Mignone è un corso d'acqua che presen- Barbo - è presente in tutto il tratto; nella zona inter- ta una qualità ambientale in contrasto con la norma- media, insieme al cavedano, è la specie più rappre- le successione riscontrata in altri ecosistemi. sentata (32,1%), mentre a valle di Monteromano, Generalmente gli ecosistemi fluviali all'origine sono risentendo dell'alterazione dell'ecosistema, è presen- caratterizzati da un ottimo stato di conservazione te con popolazioni ridotte. Il tratto a valle della Mola che peggiora scendendo verso valle per l'apporto di è con molta probabilità una zona di frega per questa sostanze alloctone derivanti sia dalle attività antropi- specie. che (scarichi, colture), sia dal naturale dilavamento Carpa - specie introdotta, predilige acque a corso del bacino imbrifero. lento e con abbondanti idrofite, potendo tuttavia Nel Fiume Mignone si evidenzia uno stato di leg- adattarsi a condizioni ambientali diverse. E' presente gero degrado sin dal tratto iniziale, a monte della con una popolazione estremamente ridotta e con una confluenza con il fosso Acqua Forte (II classe IBE) distribuzione puntiforme legata probabilmente alle che si aggrava nella zona a monte del depuratore di attività di ripopolamento. Veiano con manifesta alterazione ambientale (IV Lasca -specie introdotta, si rinviene spesso associata classe IBE). A valle di Veiano il contributo di acque ad altri ciprinidi reofili, come il barbo il cavedano e sorgive di buona qualità e l'aumento della pendenza la rovella. Colonizza il tratto medio e finale del fiume del corso facilitano i processi autodepurativi, ripor- con una popolazione ben rappresentata in tutte le tando l'ecosistema a condizioni ambientali buone (I classi di età. I tratti medio e basso sono zone di frega classe IBE). Questa successione "anomala", tuttavia, per questa specie. è riconducibile non tanto a fenomeni d'inquinamen- Rovella - associata molto spesso al barbo, nonostan- to dovuti ad attività antropica, ma alla presenza di te la sua ampia valenza ecologica, è stata riscontrata sorgenti sulfuree (fosso Acqua Forte), che rilasciano solo nella zona a monte. In questo tratto la popola- in soluzione composti chimici tali da rendere l'am- zione è ben rappresentata sia in termini ponderali, biente riducente (Potenziale redox -43 µV/cm). 26,1 % del campione, sia in termini numerici. Anche Il decremento qualitativo più evidente si verifica gli individui della prima classe di età sono abbon- sopratutto nel tratto a valle di Monteromano dove la danti, affermando il tratto come zona di frega per capacità autodepurativa del corso d'acqua non è più questa specie. in grado di degradare completamente la sostanza Vairone - specie esigente di acque correnti, limpide organica trasferita a valle dal flusso idrico. Molto ed ossigenate, generalmente è presente nel tratto probabilmente il fattore principale di stress è la ridu- pedemontano con popolazioni numericamente consi- zione della portata dovuta, sopratutto nel periodo stenti. Il campionamento ha condotto alla cattura di estivo, al clima stesso ed all'attingimento per le atti- alcuni esemplari nella zona a valle della Mola, con- vità agricole. fermando la discreta qualità ambientale del tratto di Quindi nel tratto medio-basso il fiume si trova in fiume. una situazione ambientale molto disturbata, sopra- Pseudorasbora - specie di recente introduzione, è tutto nella zona di chiusura di bacino in (V classe presente nel tratto intermedio (zona a valle di Monte IBE). Romano) con una popolazione ridotta rappresentata La biomassa ittica varia notevolmente lungo l'a- dallo 0,1% della biomassa totale. Numerosi autori sta principale, passando da 0,18 g/ m2 nel tratto ini- descrivono per le acque italiane una rapida diffusio- ziale, a valori più elevati per la zona a valle della ne di questa specie tale da provocare, come spesso

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accade per le specie esotiche, seri danni all'ittiofauna Alborella - è una specie introdotta dotata di una dis- autoctona. creta adattabilità. La presenza è limitata al tratto superiore del fiume Paglia costituendo una popola- Bacino del Fiume Paglia zione ben acclimatata e dominante (l'8,4% del cam- Nell'asta principale del fiume Paglia, a partire dal pione in termini ponderali, e il 75,9% in termini confine provinciale, si osserva un certo grado di dis- numerici). turbo ambientale (III classe IBE) che si riduce nel Carpa - specie introdotta, predilige acque a corso tratto intermedio (ponte Gregoriano) a seguito del- lento e con abbondanti idrofite, potendo tuttavia l'apporto di acqua con basso carico organico da parte adattarsi a condizioni ambientali diverse. E' presente degli affluenti (II classe IBE). Nell'ultimo tratto che nella zona a valle con una popolazione estremamen- scorre in Provincia di Viterbo, a parte un piccolo te ridotta. miglioramento primaverile, il fiume mostra evidenti Pseudorasbora - specie di recente introduzione è segni di alterazione che testimoniano uno stress presente nella zona a valle con una popolazione rap- generalizzato e diffuso (III classe IBE). Le emergen- presentata dall'0,2% della biomassa totale. Anche per ze principali sono, probabilmente, le attività indu- questa popolazione valgono le considerazioni fatte in striali (estrazione d'inerti e allevamenti zootecnici) e precedenza in merito al disturbo che può arrecare gli insediamenti urbani che inevitabilmente si som- all'ittiofauna autoctona. mano al disturbo che il fiume già presenta sin dal- l'entrata nel territorio provinciale. Fiume Marta Il sistema idrografico assume, comunque, un'ele- Nell'asta principale e negli affluenti del bacino del vata valenza ecologica per la presenza, negli affluen- fiume Marta si osserva un disturbo ambientale diffu- ti Fosso del Riso e Fosso Stridolone, di popolazioni so. La Classe di Qualità più frequentemente rilevata stabili di Gambero di fiume che, per la loro sensibili- con l'indice biotico esteso, infatti, è la terza (ambien- tà ai disturbi ambientali, dimostrano come questi pic- te inquinato) con punte di grave stress messe in evi- coli affluenti siano relativamente immune dai proble- denza nei pressi dell'abitato di Tuscania ed a chiusu- mi che investono l'asta principale. ra di bacino. Durante la stagione estiva, generalmen- La biomassa ittica riscontrata è di 3,12 g/m2 con te più penalizzante, si osserva un peggioramento nel la densità di 0,15 ind./m2 nella zona di Centeno (trat- punto di campionamento a chiusura del bacino, to in entrata nel territorio provinciale), di 6,57 g/ m2 dovuto, probabilmente, dell'incremento dell'afflusso con la densità di 0,62 ind./m2 nella zona di chiusura turistico del litorale e della marcata riduzione della di bacino del torrente Stridolone (affluente di DX) e portata del fiume. di 1,7 g/ m2 con la densità di 0,03 ind./m2 nell'ulti- Da questo quadro degradato, si discosta la zona mo tratto che scorre in territorio provinciale. posta a chiusura del bacino del fosso Biedano che Escludendo il torrente Stridolone, in cui la bio- presenta sempre un ambiente poco inquinato. Il mas- massa ittica riscontrata non si discosta notevolmente simo disturbo si riscontra nel fosso Leia che deve il dalla produttività ittica teorica stimata, nell'asta prin- suo pessimo stato qualitativo molto probabilmente cipale del fiume, sopratutto nell'ultimo tratto, si all'influenza del fosso Urcionio. L'entità di tale dis- osserva un forte deficit nella biomassa ittica. turbo si ripercuote, contrariamente a quanto ci si La comunità ittica è composta dal: aspetterebbe, nel tratto a valle (torrente Traponzo) Cavedano - dominante, in termini ponderali, in tutta dove la qualità non migliora sensibilmente nonostan- l'asta principale con un valore massimo del 74% nella te questo tratto di fiume sia caratterizzato da un'alta zona a monte. naturalità in grado di operare un consistente processo Barbo - probabilmente risentendo dell'alterazione di autodepurazione. dell'ecosistema, è diffuso in tutto il bacino con popo- La biomassa ittica media riscontrata nel fiume lazioni ridotte sia in termini ponderali, sia in termini Marta e sugli affluenti principali è di 7,9 g/m2 con numerici. una densità media di 0,15 ind./m2; il valore massimo Lasca - specie introdotta, si rinviene spesso associa- riscontrato è di 25 g/m2 con la densità di 0,56 ta ad altri ciprinidi reofili, come il barbo il cavedano ind./m2, il valore minimo è di 0,87 g/m2 con la den- e la rovella. Colonizza tutti i siti indagati con una sità di 0,02 ind./m2 nella zona a chiusura del bacino popolazione ben rappresentata in tutte le classi di età. del fiume Marta. Nel tratto a valle assume il ruolo di specie dominan- Escludendo, quindi il tratto finale, in cui la bio- te in termini numerici. massa ittica riscontrata si discosta notevolmente dalla

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produttività ittica teorica stimata evidenziando un alimentari, non si esclude una possibile competizio- consistente deficit produttivo, sia nell'asta principale ne con questa, tale da ostacolarne la diffusione. del fiume, sia negli affluenti si osserva un sottodi- Anguilla - presente nel tratto medio ed alto del mensionamento produttivo molto meno accentuato fiume Marta con una popolazione è rappresentata da ed accettabile nel suo insieme. individui adulti; il mancato ritrovamento d'individui Le specie ittiche presenti sono: giovani e la distribuzione della popolazione nella Cavedano - è l'unica specie diffusa in tutto il bacino parte alta e media del bacino indicano che la presen- con una popolazione rappresentata in modo vario in za della specie è dovuta alla diffusine dal lago di relazione alle caratteristiche ambientali. E' presente Bolsena più che ad una effettiva risalita dal mare, anche a valle di Tuscania, ma, nonostante l'ampia Questo comportamento è riconducibile alla presenza valenza ecologica della specie, il bilancio della qua- di sbarramenti nel tratto finale del fiume, come la lità ambientale è talmente severo che è rappresentata diga della cartiera di , che privi di scale di in termini ponderali solo con il 2,6%. La popolazio- monta di fatto impediscono la risalita di questa ed ne è ben rappresentata nel tratto a chiusura del baci- altre specie eurialine. no dove è dominante in termini ponderali (90%) e Carassio e Carpa - specie introdotte, prediligono codominante in termini numerici (30%) con la rovel- acque a corso lento e con abbondanti idrofite, poten- la. Nelle stazioni relative agli affluenti (Leia, do tuttavia adattarsi a condizioni ambientali diverse. Biedano e Traponzo) la specie è presente in forma Sono presenti nel fiume Marta con una distribuzione dominante in termini ponderali in tutte le stazioni, puntiforme e con una popolazione estremamente con un valore massimo del 90,7% nel fosso Leia. ridotta. Sono in grado di adattarsi a condizioni Bisogna comunque evidenziare che in quest'ultimo ambientali notevolmente alterate. Tale capacità, corso d'acqua, a causa del forte inquinamento, la ancora più spiccate nel carassio, ne fa una specie popolazione ittica è rappresentata solamente da due particolarmente invasiva in grado, a volte, di altera- specie (cavedano e rovella) con un numero limitato re le caratteristiche strutturali di altre comunità itti- di esemplari. che con le quali entra in competizione. Barbo - è presente, ad eccezione del tratto a valle di Persico sole - specie introdotta, vive normalmente in Tuscania e nel fosso Leia, in tutto il bacino; nel primo fiumi, laghi e stagni, abitando in acque a corso lento, tratto del fiume Marta è la specie più rappresentata in a fondo ghiaioso e ricche di vegetazione. E' stato rin- termini ponderali (52,3%), mentre nei tratti a valle, venuto nel fosso Traponzo con un numero ridotto di risentendo dell'alterazione dell'ecosistema, è presen- esemplari (0,3% in termini ponderali). te con un numero ridotto di esemplari. Ghiozzo di ruscello - è un endemismo italiano pre- Rovella - è associata molto spesso al barbo e al cave- sente nei sistemi idrografici tirrenici della Toscana, dano data la sua ampia valenza ecologica, è una delle dell'Umbria e del Lazio. Nel fiume Marta è stato rin- specie più diffuse, che colonizza gran parte del baci- venuto nel fosso Biedano con una comunità localiz- no. E' stata osservata sia sull'asta principale sia sugli zata. affluenti. La popolazione è ben rappresentata soprat- Cefalo calamita e Spigola - entrambi specie euriali- tutto nel tratto del fiume Marta a valle dello sbarra- ne, le forme giovanili risalgono i tratti terminali dei mento del consorzio di bonifica dove è dominante in corsi d'acqua per svolgere la fase trofica. Presenti termini ponderali con 44%. La cattura di giovanili in nel tratto terminale del fiume Marta in prossimità tutte le stazioni in cui è stata rinvenuta conferma della zona di foce. l'ampia capacità riproduttiva di questa specie. Pseudorasbora - specie di recente introduzione è Lasca - specie introdotta, si rinviene spesso associa- presente nel tratto di fiume Marta in prossimità di ta ad altri ciprinidi reofili, come il barbo il cavedano Tarquinia con una popolazione rappresentata e la rovella. Rinvenuta nel fiume Marta nel tratto ini- dall'0,3% della biomassa totale. Ma la rapida diffu- ziale e a valle della centrale Taponzo e sul fosso sione in molte acque italiane, descritta da numerosi Biedano e sul fosso Traponzo. Nel fosso Traponzo è autori, e come spesso accade per le specie esotiche, presente con una popolazione ben strutturata in tutte sta provocando seri danni all'ittiofauna autoctona. le classi di età, ed è codominante in termini numeri- ci (40%) con il cavedano. 2.4.3 Detrattori ambientali Triotto - specie introdotta, è diffusa solamente nella Il territorio delle forre della provincia di Viterbo parte alta del bacino con una popolazione ben accli- è caratterizzato dalla presenza di numerosi centri matata. Simile alla rovella per habitat ed abitudini estrattivi.

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I materiali che attualmente sono oggetto di attività una abbondante matrice sabbiosa e limoso argillosa estrattiva sono i seguenti: che, verso il basso della serie, tende a prevalere sulla - Argille componente grossolana. - Basaltina e basaltite Nel secondo caso, la frazione ghiaiosa è composta - Breccia, sabbia, ghiaia, inerti da conglomerati e ghiaie a componente prevalente- - Farina fossile mente calcarea, mentre quella fine è rappresentata in - Lapillo larga parte da sabbie più o meno grossolane ed in - Macco percentuale minore da limo e argilla. - Peperino La prima tipologia affiora nel bacino del Tevere e si - Pomice rinviene in genere al di sotto delle formazioni - - Pozzolana niche; appartengono a questo complesso le cave di - Silice Gallese e Grotte S. Stefano, mentre la seconda tipo- - Travertino logia è presente lungo gli alvei dei fiumi e nelle zone - Tufo alluvionali di pertinenza delle aste fluviali di mag- Argille - I depositi più interessanti poiché più consi- giore rilievo in cui un tempo venivano estratte nei stenti sono quelli costituiti dal complesso neogenico, laghetti, al di sotto del livello freatico della falda molto ben rappresentato nella fascia occidentale idrica di subalveo, mediante drikline. Di questo tipo compresa fra i rilievi vulcanici e la zona precostiera. di attività estrattiva, al momento restano solo alcune Affiora anche a Nord, lungo il corso del F. Paglia e cave situate nella piana del Tevere. ad Est, sulle pendici che limitano la Valle del Tevere. Sono le cave maggiormente rappresentate nell'ambi- I giacimenti, tutti caratterizzati da grosse cubature, to provinciale; a queste si può aggiungere la cava di hanno avuto in passato grande rilievo scemato con il Gradoli anche se geologicamente risulta diversa tempo per la concorrenza di prodotti alternativi. Al dalle altre; il materiale estratto infatti è costituito da momento attuale le cave in attività sono in numero un misto arido granulare di tufo e clasti calcarei assai ridotto, rispetto a numerose cave abbandonate alluvionali. e risultano dislocate sui territori dei comuni di Farina fossile - Sono depositi originati da diatomee Acquapendente, Orte, Canino e Barbarano Romano. depositatesi in antichi specchi lacustri. Si tratta di Basaltina e basaltite - Largamente utilizzato per la giacimenti variamente sviluppati in potenza ed produzione di pietrisco e pietrischetto nel confezio- estensione areale ricollegabili a laghi che si sono namento di conglomerati bituminosi e come ballasts sviluppati nelle zone più periferiche dei diversi nei lavori ferroviari. Ha un notevole sviluppo areale apparati vulcanici in coincidenza con le fasi termi- anche se generalmente si colloca in zone interessate nali della loro attività. Si presentano generalmente in da vincoli ambientali e paesaggistici. livelli bianchi più o meno spessi, interrotti talvolta Le cave in esercizio interessano i territori dei comu- da livelli più scuri di tonalità grigia rappresentati da ni di Tuscania, Acquapendente, Nepi, Oriolo più facies sovrapposta di farina fossile. Romano e Bagnoregio; in particolare in questo ulti- Nella provincia viterbese le cave di farina fossile mo caso si rinviene una varietà molto pregiata per le sono state ampiamente sfruttate e rapidamente esau- sue peculiari condizioni di giacitura, consistenza e rite per la limitata estensione dei giacimenti. Allo tenacia. stato attuale è infatti in attività una sola cava, nel Breccia, sabbia, ghiaia, inerti - Nell' area viterbese comune di Castiglione in Teverina. assumono interesse estrattivo sia quei materiali a Lapillo - Rappresentano antichi condotti vulcanici e granulometria variamente assortita che provengono quindi si rinvengono come coni isolati di altezza dal ciclo deposizionale plio-pleistocenico, passanti anche discreta. Sono materiali incoerenti, costituiti da un ambiente marino ad un ambiente continentale da aggregati di individui di piccole dimensioni dai e posti al tetto della serie argillosa, che quelli prove- colori vivaci nel range del rosso violaceo; questa nienti da depositi alluvionali attuali e recenti che caratteristica li rende particolarmente ricercati per la rappresentano i terrazzi e gli accumuli dei fondoval- sistemazione di giardini ed esterni sia pubblici che le ad opera dei corsi d' acqua. privati. Le due tipologie si differenziano sia nella compo- I centri estrattivi attivi sono ubicati a Cellere, a nente fine che in quella grossolana. Nel primo caso Bagnoregio, Bolsena, Monterosi, S.Lorenzo Nuovo, si tratta di un ciottolate eterometrico costituito da Valentano, Sutri, Gradoli e Arlena di Castro. A que- elementi prevalentemente calcarei e silicei, misti ad ste si aggiunge un'altra cava in Gradoli ove si estrae

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un lapillo grossolano e scoriaceo che può essere simi punti estrattivi, il più delle volte recuperati e classificato come breccia lapillosa. riconvertiti all' attività agricola e quindi difficilmen- Macco - Rappresentano materiali di origine preva- te riconoscibili. La pozzolana è molto utilizzata nell' lentemente marina, cartonatici, poco coerenti, costi- edilizia, per il confezionamento di malte ed in per- tuiti da aggregati più o meno cementati, costruiti col centuali ridotte per il confezionamento del cemento, contributo di organismi animali e vegetali, di detriti per le sue caratteristiche di legante. organogeni ed inoraganici, di sabbie grossolane Nel comune di Viterbo sono numerose le cave in miste a rari ciottoli, legati da un cemento concrezio- attività, così come a Vetralla, Vasanello e Caprinica; nale calcitico. Sono legati all' esistenza di antiche alcune si trovano anche a Barbarano Romano, linee di costa ed affiorano con discontinuità nella Canino, Caprarola, Carbognano, Castel S. Elia, parte più interna della fascia costiera, spesso messe Civita Castellana, Corchiano, Gradoli e Onano. in evidenza da salti morfologici. Silice - E' un materiale molto particolare la cui ori- I giacimenti più interessanti e che hanno avuto, spe- gine è legata alla presenza di depositi ignimbritici cie nel passato, un notevole sviluppo, sono quelli fortemente alterati da gas endogeni post-vulcanici prossimi al centro di Tarquinia ove attualmente sono che hanno modificato la struttura base della roccia, in esercizio diversi impianti. mineralizzandola parzialmente. Questa trasforma- A queste cave possono aggiungersi alcune cave di zione ha determinato la concentrazione di silice idra- Canino che sono impostate su un travertino partico- ta, in sacche che si rinvengono ricompresse, con larmente friabile, simile per aspetto e consistenza al spessori di una decina di metri al massimo, fra le macco. vulcaniti ignimbritiche. Peperino - Il peperino è una varietà particolare di L' economicità del giacimento dipende dalla potenza tufo litoide che, per il suo cromatismo dal grigio della bancata di silice; per tale motivo questo tipo di scuro al rosato e per la sua compattezza, è molto cave sono generalmente impostate a mezzacosta, ricercato come pietra da taglio; adatto sia all'esterno lungo i versanti che, in accordo con la morfologia che all' interno delle abitazioni, dove viene utilizza- generale, si presentano dolci anche se interrotti da to come soglie, scale, architravi, camini, statue e salti morfologici perimetrali. decorazioni in genere. Sono in esercizio solo alcune cave nel comune di Numerose sono le cave in esercizio presenti a Montefiascone e di Latera. Vitorchiano che si sviluppano all'interno di un baci- Travertino - L' origine del travertino è riconducibile no minerario di notevole estensione. Appartengono alla risalita lungo le principali linee tettoniche di sempre allo stesso bacino minerario le cave site nel fluidi soprassaturi di bicarbonato di calcio che in comune di Soriano nel Cimino, Bassano in Teverina, superficie si depositano sotto forma di carbonati. Vasanello e Viterbo. Si presenta in varie facies litologiche, general- Pomice - Materiali sciolti o debolmente coerenti di mente in bancate a giacitura orizzontale o suboriz- colore biancastro, aventi granulometrie variabili da zontale, che vanno dal litoide compatto, anche se qualche centimetro a qualche decina di centimetri. vacuolare, fino al travertino concrezionale poco Si sviluppano su vaste superfici con spessori mode- compatto e farinoso, noto come testina, spesso con- sti, dove si rinvengono in livelli dell' ordine di qual- fuso con il macco e chiamato localmente con lo stes- che decimetro o in banchi di qualche metro di poten- so termine. Affiora in vaste zone, con discreta poten- za, intercalati a serie piroclastiche aventi andamento za, dando luogo a plateau tabulari oppure intercala- all' incirca orizzontale. to, con debole consistenza, nella serie vulcanica. Le cave attualmente in esercizio sono ubicate nel Le cave in esercizio di travertino litoide sono ubi- settore nord-occidentale della provincia di Viterbo cate nei comuni di Civita Castellana e Ischia di ed esattamente ad Arlena di Castro, Canino, Cellere Castro. e Piansano. Tufo - La varietà litoide più ricercata sia per croma- Pozzolana - Anche se questo prodotto è tra i più dif- tismo che per la resistenza agli agenti atmosferici è fusi della provincia viterbese, la maggior concentra- il "tufo rosso a scorie nere", largamente rappresenta- zione delle cave di pozzolana si rinviene nella fascia to su tutto il territorio viterbese; viene prodotto quasi centrale del territorio viterbese. esclusivamente in blocchetti di dimensioni standard Facilmente escavabile, in quanto incoerente e pre- ed utilizzato prevalentemente nell' edilizia e nella sente in depositi di discreta potenza, questo prodotto realizzazione di muri di cinta. ha dato luogo nel passato all' apertura di numerosis- I maggiori centri produttivi sono a Civita

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Castellana a Castel S. Elia e subordinatamente nei e visibili. comuni di Farnese, Ischia di Castro, Barbarano Altra area di potenziale criticità, a causa di inter- Romano, Bassano Romano, Corchiano, Lubriano, ferenza da parte di un impianto estrattivo si ritrova a Nepi, Soriano nel Cimino, Sutri e Tuscania. Sud di Civita Castellana, dove hanno sede impianti Le criticità e le condizioni di rischio delle forre di estrazione di "tufo rosso a scorie nere", nelle sono da porre in correlazione sia con la facile erodi- immediate vicinanze del sistema di forre del Fiume bilità dei litotipi che ne costituiscono l'ossatura, sia Treia e dei sui tributari. Le cave interessate dall'e- con l'abbondante e rigogliosa vegetazione che ne strazione del tufo in blocchetti, al termine dell'attivi- contorna i bordi. tà lasciano, in genere, un ambiente scarsamente Il primo aspetto si manifesta con frequenti crolli recuperato vuoi per la grande quantità di materiale di e sfornellamenti di tratti di parete sub-verticali, men- resulta, vuoi per le stesse modalità estrattive. Questi tre la vegetazione amplifica gli effetti di alterazione residui di cave abbandonate sono cicatrici del terri- con l'azione divaricatrice degli apparati radicali. torio sotto il profilo ecologico-ambientale specie Al controllo di tali fattori predisponenti al disse- quando diventano depositi di acque stagnanti o peg- sto è legata la possibilità di "congelare" l'evoluzione gio ancora adibiti a discariche comunali. delle forre, consentendone quindi una fruizione in Altre zone ad elevata criticità risultano quelle in ottica turistico - paesaggistico - ambientale. cui sono ubicate le cave di pozzolana; infatti tale Il riconoscimento di tali "fasce critiche" può materiale, per la facilità di lavorazione e conseguen- essere inteso come interferenza tra il morfotipo e temente per i bassi costi di produzione, è stato ed è vari fattori di rischio che di volta in volta possono soggetto ad intensa attività estrattiva, che ha lasciato essere presi in considerazione. e continua a lasciare sul territorio ampie superfici Sovrapponendo la carta delle "Ubicazioni attività profondamente intaccate ed alterate rispetto alla loro estrattive" alla mappatura delle forre (Tav. n. 3 originaria conformazione morfologica. "Carta di sintesi degli elementi di contrasto"), si può Da citare come importanti "detrattori ambientali" riconoscere una fascia ad "elevata criticità", in corri- in tal senso, tutti gli impianti estrattivi della parte spondenza del manifestarsi di "detrattori ambienta- centrale della provincia di Viterbo, situati sulle pen- li", intesi come presenza di impianti potenzialmente dici del complesso vicano, che ha emesso i depositi a rischio (discariche, cave, invasi, ecc.), in una fascia piroclastici incoerenti in oggetto. a ridosso delle "forre" stesse. Una zona in cui è evidente il concretizzarsi di una Zona in cui evidente è il concretizzarsi di una situazione di "vulnerabilità" secondo l'accezione situazione di "vulnerabilità" secondo l'accezione suddetta è quella che si manifesta sul fiume Marta, suddetta è quella che si manifesta sul fiume Marta, tra il Castellaccio di Vulci e Montalto di Castro; qui tra il Castellaccio di Vulci e Montalto di Castro; si ha un'alta concentrazione di impianti sia abbando- nella fattispecie si ha un'alta concentrazione di nati che in esercizio, con attività estrattiva di inerti impianti sia abbandonati che in esercizio, con attivi- che avviene a spese dei depositi clastici grossolani tà estrattiva di inerti che avviene a spese dei deposi- alluvionali antichi. ti clastici grossolani alluvionali. Altra area di potenziale criticità, a causa di interfe- Altre zone ad "elevata criticità" sono quelle situa- renza da parte di un impianto estrattivo si ritrova a te nei pressi di Gallese, Sipicciano e Grotte S. Sud di Civita Castellana, dove hanno sede impianti Stefano e soprattutto nei pressi di Montalto di di estrazione di "tufo rosso a scorie nere", nelle Castro, lungo il Fiume Fiora e nella piana del Fiume immediate vicinanze del sistema di forre del Fiume Tevere. Le zone menzionate sono contraddistinte Treia e dei sui tributari. dalla presenza di un'alta concentrazione di cave sia abbandonate che attive di sabbie, ghiaie e inerti in 2.5 ANALISI DEL PATRIMONIO DEI BENI STORICO- prossimità delle forre. Data l'estensione areale e ARCHEOLOGICI volumetrica complessiva dei sedimenti in oggetto Il sistema delle forre si rivela di particolare inte- sono stati impostati sui suoi affioramenti numerosi resse ambientale e valore paesaggistico poiché costi- punti estrattivi; vista la facilità di scavo di questi tuisce un sistema integrato di risorse geomorfologi- depositi, per lo più sciolti, che avviene di solito sol- che (le pareti tufacee), idrografiche (i corsi d'acqua tanto con l'utilizzo di ruspe e pale meccaniche, si vallivi, a meandri), naturalistiche (i boschi e la vege- realizzano per lo più alti fronti subverticali che pro- tazione ripariale, con la loro interessante fauna), sto- vocano normalmente danni ambientali anche vistosi rico-archeologiche (siti archeologici) e insediative

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(nuclei sulle rupi tufacee). commerciale e di pellegrinaggio verso Roma, che In particolare, il patrimonio storico-archeologico rappresentava anche la possibilità di controllare il risulta consistente, importante e differenziato. traffico delle imbarcazioni che risalivano il Tevere. Oltre al rilevamento dei singoli beni c'è da mette- La Tuscia è anche la terra d'origine della famiglia re in evidenza la presenza di alcuni tipi del patrimo- Farnese, passata alla storia per il suo mecenatismo nio storico-archeologico, che contribuiscono alla che la qualificò come fra le maggiori protettrici di definizione dei sistemi paesistici, anche per la loro letterati, artisti, musicisti. peculiare integrazione con il contesto ambientale e L'area è, infatti, ricca di rocche, palazzi, castelli, paesaggistico (es. tombe etrusche, insediamenti sui monumenti dovuti alla magnificenza di questa fami- costoni tufacei). glia, che vanno ad arricchire ulteriormente il patri- Nella provincia di Viterbo, il cui territorio corri- monio costituito dalle necropoli etrusche e dagli sponde all'antica "Tuscia" sono tuttora presenti le antichi centri storici di origine medievale. testimonianze storiche delle città abbandonate e L'area in esame è caratterizzata anche dalla pre- delle necropoli. senza di alcuni insediamenti, generalmente fortifica- Tra queste le più antiche sono le numerose necro- ti, formatisi in epoca medioevale come borghi rura- poli protovillaniane e villanoviane (X - VIII sec. li, sul sito di probabili "arces" o "oppida" romane, a a.C.) che preannunciano la prima civiltà italica. In loro volta succedute a insediamenti preromani. seguito si sono formate le grandi città (Tarquinia, Questi nuclei sono posti sulle dorsali tufacee, o in Vulci, Velzna, ) circondate da altri centri testata, o su brevi rami isolati o su tratti dove le dor- arroccati su bastioni tufacei. sali si assottigliano e formano rilievi isolati, comun- In , oltre le monumentali necropoli rupe- que sempre in posizione ben munita. stri sono presenti elementi storico-architettonici Il territorio provinciale è inoltre particolarmente come templi, sacelli, edicole, depositi votivi, a testi- ricco di testimonianze del lavoro umano e della monianza della forte religiosità del popolo che la secolare vocazione agricola: opere di canalizzazio- abitava. ne, di mulini, di orti, legati alla presenza dell'ingen- Tra gli elementi di interesse storico culturale pre- te patrimonio idrico che lo ha contraddistinto nel senti nel territorio si deve annoverare anche la Via tempo. Francigena, percorsa, dall'inizio del II millennio, da La necessità di realizzare opere di canalizzazione molti pellegrini che, diretti ai tre poli di attrazione per lo scolo delle acque e per l'irrigazione e di principali (Roma, Terra Santa, Santiago di migliorare le tecniche rurali, oltre a determinare la Compostela), attraversavano l'Europa. trasformazione del paesaggio, ha comportato la Il percorso si trasformò in un grande collettore di necessità di creare nuovi assi di accesso, che coinci- strade, sentieri e direttrici, tutti convergenti verso i devano con i percorsi di fondovalle, paralleli ai corsi luoghi di pellegrinaggio. d'acqua principali. Ancora oggi sono rintracciabili su questi territori Tra le risorse storico-archeologiche presenti nel frammenti e memorie di quegli itinerari. territorio sono di particolare interesse, in relazione al Le tappe, lungo questo percorso, che interessano sistema delle forre, le tombe etrusche. Alcune di la Tuscia sono: da Proceno, stazione di posta, ad queste, particolarmente significative, sono descritte Acquapendente, tappa fondamentale per i pellegrini, nel seguito. grazie ad una preziosa reliquia portata dalla Terra La Necropoli Etrusca di Castel d'Asso è una zona Santa; da Bolsena a Viterbo che, sviluppatosi pro- incustodita a 9 km da Viterbo raggiungibile devian- prio grazie alla Via Francigena, divenne uno dei car- do lungo la strada Bagni in prossimità delle Terme dini dell'intero percorso, ricco di ospizi, alloggi e dei Papi. A differenza delle altre necropoli rupestri memorie storiche. Quindi si attraversavano i Monti della Tuscia, presenta una spiccata concentrazione di Cimini, a seconda dei periodi, a destra e a sinistra tombe monumentali (IV-I sec. a.C.) in un'area limi- del Lago di Vico e si proseguiva per Vetralla, dove tata, ed è percorsa da due suggestive strade sepol- una strada campestre conduceva alla chiesetta di crali provenienti dalla vicina acropoli. Santa Maria in Forcassi, quindi Capranica, Sutri, La Necropoli Etrusca di Norchia è una zona, a 12 Monterosi, per poi abbandonare la Cassia per la Via km da Vetralla, accessibile liberamente e raggiungi- Trionfale fino a Roma. bile dalla statale Aurelia-bis (Vetralla- Un altro percorso storico di notevole importanza Monteromano). Dal ciglio del costone roccioso è è quello denominato Via "Amerina", asse militare, possibile scendere fino alla vasta necropoli rupestre

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del IV-I sec. a.C., che presenta tombe monumentali con architetture funerarie, disposte su più terrazze unite da sentieri sinuosi. Le Grotte Santo Stefano, a 15 km circa a nord-est di Viterbo, vennero abitate per secoli dopo la distruzio- ne della città di Ferento da parte di Viterbo, avvenu- ta nel 1172 e la fuga dei suoi abitanti. E' possibile, tuttora, vedere alcune di queste abitazioni abbando- nate o usate per necessità agricole. Le remote origi- ni dell'insediamento umano del territorio sono testi- moniate da alcune tombe etrusche. In prossimità delle grotte si trova una forra dall'elo- quente denominazione "Infernaccio", dovuta al pae- saggio dall'aspetto selvaggio e incontaminato e Necropoli Etrusca di veduta aerea ( foto di caratterizzato da canaloni scavati dalle acque e G.Marcoaldi ) immersi in una fitta vegetazione. La Necropoli di Blera, di Pian del Vescovo si esten- de a circa 2 km da Blera, lungo la vallata del torren- te Biedano, dove si scoprono le tombe più antiche, risalenti al VII sec. a.C. Alcune si presentano come piccole nicchie riservate ai poveri, altre simili a quelle ceretane, le tombe a dado ricoprono una vasta area che si affaccia sul fiume Biedano disposte a più livelli collegati da scale scavate nel tufo. Lungo la rupe si estendono le altre tombe del VI - IV sec. a.C.. Sul versante ovest del fosso Ricanale, si affacciano altre importanti tombe rupestri tra cui Grotta Pinta, a colonna centrale, che conserva anco- ra tracce di decorazioni. Legati alla presenza e alla costituzione morfolo- gica delle forre sono anche alcuni dei ponti romani Via Amerina, Cavo degli Zucchi, Insediamento di tombe di rimasti fino ad oggi, realizzati in blocchi di tufo, con varie epoche Civita Castellana ( foto di J.R.Hansen ) tecniche costruttive particolarmente interessanti. Basti pensare al Ponte delle Caselle nei pressi insediamento specifiche che hanno sfruttato e si delle aree archeologiche di Ferento e Acquarossa a sono adattate al territorio in modo profondamente circa 5 km da Viterbo, o al Ponte Funicchio presso diverso. Ferento, a circa 2 km a valle del primo. Non a caso sugli speroni tufacei e nelle valli dei fiumi che li cingono, si sono attestate in modo più o meno continuativo, presenze insediative di età 2.5.1 Relazione tra i caratteri geomorfologici e le preistorica e protostorica con l'individuazione di strutture rupestri ripari sotto roccia, tombe a grotticella e capanne. Per comprendere l'evoluzione storica di un terri- Il "paesaggio dei tufi" tipico della provincia, è torio risulta fondamentale analizzare anche i suoi caratterizzato da un succedersi di basse colline e fattori geomorfologici e climatici. pianori di varia forma e grandezza, dalle pendici Infatti, se da una parte l'ambiente condiziona le scoscese e boscose. Risulta fortemente modellato scelte insediative e il formarsi di strutture associati- dall'azione delle acque correnti superficiali dei ve, economiche, sociali, dall'altra la presenza antro- numerosi fiumi e torrenti emissari o immissari dei pica incide sulla trasformazione del paesaggio. laghi che hanno inciso i plateaux con valli strette e Se si analizza, in particolare, la zona geologica- profonde, dalla caratteristica forma a "V". mente caratterizzata dalla presenza di tufi, qual è - in Visto il grado di compattezza variabile, in fun- prevalenza - quella della provincia di Viterbo, si zione del grado di alterazione della roccia, i tufi riscontra come si siano generate nel tempo forme di vulcanici litoidi sono porosi ma impermeabili, leg-

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geri, elastici e poco aggredibili da variazioni termi- corsi viari ricavati tagliando il masso tufaceo. che e da agenti chimici. La sottigliezza dei legami Sulle pareti di queste vie si ritrovano iscrizioni, chimico-fisico-mineralogici ne consente una frattu- graffiti e tombe aperte. Tra l'altro, molto spesso que- razione ottimale, mentre la sottigliezza delle pareti sti punti erano già stati individuati in epoca preisto- vetrose consente una loro facile incisione e la possi- rica e protostorica, e utilizzati come passaggi natura- bilità di essere scavati e lavorati con attrezzature li per la primitiva rete di comunicazioni. semplici. Probabilmente questi percorsi, vista la loro con- Non c'è quindi da meravigliarsi se nel territorio il nessione con le necropoli rupestri, erano utilizzati fenomeno dello scavo per la realizzazione di per processioni rituali e cerimonie connesse al culto ambienti ipogei o di altre opere funzionali ai bisogni funerario e alla sfera religiosa. Le vie cave che anco- quotidiani, assuma in tutte le epoche un'eccezionale ra oggi si possono percorrere sono quelle di evidenza e se in queste zone il tufo risulti essere la Barbarano Romano, Blera e Norchia. principale pietra da costruzione adoperata. Con la conquista di Roma i centri in posizione In età protovillanoviana, l'Etruria meridionale arroccata furono gradualmente abbandonati, e si pre- interna è caratterizzata da una rete di villaggi fortifi- ferì l'insediamento in aree pianeggianti. Sorsero cati ad economia prevalentemente agricola e pasto- nuove città in sostituzione delle antiche, come Veio, rale. Ferento e Faleri Vecchia. Nel periodo orientalizzante (al qual corrisponde Lo testimoniano i resti delle ville rustiche e le la nascita della civiltà etrusca), mentre si verifica opere di edilizia pubblica quali, ad esempio i nume- evoluzione della struttura economica e sociale delle rosi ponti con cortina a blocchi squadrati di tufo, comunità stanziate sulla fascia costiera compresa tra per agevolare il passaggio su fiumi e torrenti o lo il Fiora ed il Mignone, che manifestano una grande spettacolare anfiteatro di Sutri, scavato interamen- floridezza, si riscontra una crisi delle città dell'entro- te nel masso tufaceo. terra, che per ragioni belliche sono costrette a trasfe- Nel periodo classico, con la crisi dei grandi cen- rirsi di nuovo in posizioni arroccate. tri urbani e con l'abbandono delle ville rurali, il Questi insediamenti assumono, dunque, la fisio- modello insediativo fu sostituito da nuclei arrocca- nomia di castella e di oppida funzionali al controllo ti su alture difendibili naturalmente. In molti casi si e alla difesa dei confini, con profondi fossati e mura tornarono ad occupare i luoghi degli antichi oppida di cinta in grandi blocchi di tufo. etruschi. Il territorio è caratterizzato da numerose opere Di particolare interesse, nel territorio, risultano che testimoniano il rapporto che l'uomo ebbe nel essere le chiese rupestri, numerose e legate alla periodo etrusco con una materia prima così facil- costituzione geomorfologica tipica del Viterbese. mente incisibile (e quindi facilmente sfruttabile), quale il tufo. Nell'entroterra sorgono vaste necropoli rupestri, che costituiscono un suggestivo ed unico paesaggio tra opere dell'uomo antico ed ambiente naturale con i suoi canyon scavati nel tufo. Ne sono un esempio le necropoli rupestri di S. Giuliano, di San Giovenale, di Blera e di Norchia: tombe a tumulo, a dado e semidado, porte e finte porte, scale e dromos di accesso alle camere sepol- crali che caratterizzano le ripide pareti tufacee. Le tombe di Tarquinia, scavate nel tufo, sono note per i notevoli e pregevoli affreschi tutt'ora visi- bili malgrado il tempo e l'umidità delle pareti. La presenza degli insediamenti etruschi nelle zone dei tufi è testimoniata da opere idrauliche come cunicoli per il drenaggio delle acque di superficie e cisterne per la raccolta dell'acqua piovana. Tra le opere legate alla presenza di costoni tufa- Necropoli etrusca “Tomba Rossa” Barbarano Romano (foto cei vi sono anche le cosiddette vie cave, ovvero per- di M. Branchi)

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Pareti tufacee con grotte e lembi di Macchia Mediterranea Parco Regionale Marturanum ( foto di G.Prola ) la media valle del Tevere. La struttura insediativa provinciale è piuttosto modesta, trattandosi di comuni con una popolazione Tab. 2.5.1.I quasi sempre inferiore ai 3000 abitanti. Anche la densità abitativa, come per tutto l'Alto Lazio, è piut- Nella tabella seguente vengono riportati i san- tosto bassa, con una media che si attesta sui 76 tuari rupestri o ipogei censiti nella Provincia, di cui ab/kmq. viene indicato anche se si tratta di grotte artificiali Inoltre, una caratteristica peculiare del territorio è o naturali (grotte carsiche). rappresentata dalla disposizione dei centri abitati, notevolmente distanti tra loro e posti quasi sempre 3. QUADRO DI RIFERIMENTO TERRITO- su rilievi costeggiati da valli profonde. RIALE Tale peculiarità comporta la sensazione di attra- versare spazi molto ampi e caratterizzati da una scar- 3.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED AMMINI- sa presenza antropica. STRATIVO La provincia di Viterbo comprende il territorio di 3.2 STATO ATTUALE DI FRUIZIONE E ACCESSIBILITÀ 60 comuni, estendendosi per una superficie di DELLE FORRE E RELAZIONI CON LA RETE DELLE 361.212 ha. Dal punto di vista geografico, l'area è INFRASTRUTTURE DI TRASPORTO costituita da un sistema piuttosto articolato di for- Il sistema dell'accessibilità provinciale è rappre- mazioni collinari e montuose: questi rilievi, di origi- sentato da un reticolo infrastrutturale sviluppatosi ne prevalentemente vulcanica, presentano varie sulla base della rete viaria di origine romana. fisionomie che hanno consentito l'instaurarsi di A questo si è sovrapposto, nel tempo, il sistema ambienti caratterizzanti, quali laghi e corsi d'acqua ferroviario e autostradale che ha spostato i flussi incassati all'interno di forre. maggiori sulla direttrice tangente al territorio. Il territorio provinciale, corrispondente con la Il sistema dell'accessibilità e delle infrastrutture Tuscia, anticamente Etruria meridionale, si estende a di trasporto del territorio provinciale è caratterizza- nord di Roma fra il mar Tirreno, la Toscana e to, longitudinalmente, dall'attraversamento di tre l'Umbria. Ad ovest è delimitato, oltre che dalla assi della viabilità primaria nazionale: la via Aurelia fascia marina, dalla presenza delle zone archeologi- lungo la costa, la via Cassia in posizione mediana e che di Vulci, Tuscania e Tarquinia; al centro i Colli l'Autostrada del Sole lungo il confine regionale. Cimini (con il lago di Vico), i Colli Volsini (con il Nella fascia centrale l'area è attraversata dal siste- lago di Bolsena) e la città di Viterbo; ad est si snoda ma costituito dalla direttrice Nord-Sud, di primario 293 Seconda relazione sullo stato dell’ambiente - aggiornamento 2003

interesse regionale, rappresentata dalla Via Cassia e comunali e interpoderali che lambiscono e, a volte, dalla trasversale Viterbo-Orte. attraversano le aree interessate dalle stesse. Questo sistema ricopre il ruolo di snodo prima- Nella maggior parte dei casi però, si è riscontra- rio, e nei suoi prolungamenti ad Est ed Ovest assicu- to come queste strade rimangano piuttosto distanti ra, da un lato, i collegamenti con Terni, dall'altro con rispetto al ciglio delle forre; solo in alcuni casi le il porto di Civitavecchia e di qui, verso Sud, con l'ae- strade le costeggiano garantendo la fruizione e la roporto di Fiumicino. A questa trasversale si associa vista da punti panoramici delle risorse presenti. La il collegamento tra Viterbo e Tuscania con la dira- rete di tali percorsi risulta pertanto particolarmente mazione verso il mare, Montalto di Castro a Nord e frammentaria e risulta fondamentale renderla conti- Tarquinia più a Sud. nua in un sistema di fruizione e accessibilità integra- Inoltre la rete di viabilità minore consente i col- to. legamenti, a raggiera, tra Viterbo e Tuscania e il resto del territorio della provincia. 3.3 ANALISI SOCIO-ECONOMICA Un ruolo non secondario per l'accessibilità al ter- L'analisi socio-economica del territorio di riferi- ritorio è svolto dalla ferrovia, con la linea Viterbo- mento, attraverso la elaborazione di alcuni indicato- Roma, che però necessita di ammodernamenti e ri specifici, ha consentito di identificare ed eviden- dotazione di collegamenti diretti, mentre il nodo di ziare le principali caratterizzazioni del tessuto socia- Orte, servito con una certa frequenza dai treni della le, demografico ed economico. direttrice Roma-Firenze, non è collegato ad altri In particolare, è stato applicato il metodo della centri della provincia. Cluster Analisys, che ha portato alla suddivisione, in Risulta piuttosto rilevante il ruolo del Porto di 5 classi, dei comuni della provincia di Viterbo, evi- Civitavecchia, soprattutto in rapporto al polo univer- denziando anche le disomogeneità presenti nel terri- sitario di Viterbo. torio. La fascia Nord del territorio provinciale (Alta Per la definizione di tale analisi sono stati elabora- Tuscia) risulta particolarmente penalizzata da pro- ti due indicatori: il primo basato su variabili demo- blemi di accessibilità. grafiche (variazione percentuale della popolazione La zona, oltre ad essere attraversata longitudinal- residente tra gli ultimi due censimenti, tasso di vec- mente dalla via Aurelia, dalla Cassia e chiaia e rapporto tra il saldo migratorio e gli abitanti), dall'Autostrada del Sole, è percorsa in senso trasver- il secondo su variabili economiche (variazione per- sale dalla direttrice di interesse regionale Montalto centuale del reddito disponibile tra il 1996 ed il 1998, di Castro- Acquapendente. numero di autovetture e ricchezza immobiliare). La via Aurelia dà accesso alla viabilità che da Inoltre, è stato considerato un terzo indicatore Montalto di Castro conduce verso l'interno, dove i relativo alla domanda turistica nei singoli comuni flussi sono più contenuti, anche in ragione dello composto dalle presenze registrate nelle strutture scarso insediamento dell'area. alberghiere, extralberghiere e nelle case non occupa- La via Cassia costituisce il supporto longitudina- te ad uso vacanza. le dell'intera provincia; a Nord, il sistema costituito In sintesi gli indicatori analizzati sono i seguenti: da Acquapendente, Proceno e dalla Riserva di indicatore sociale: Monte Rufeno si pone come porta settentrionale. - residenti; Il Programma di Riqualificazione Urbana per lo - indice di vecchiaia; Sviluppo Sostenibile del Territorio (P.R.U.S.S.T.) - saldo movim. migratorio/abitanti. "Patrimonio di S. Pietro in Tuscia ovvero il territorio indicatore economico: degli Etruschi" prevede, per il potenziamento del - reddito disponibile; sistema dell'accessibilità del territorio, un Piano pro- - ricchezza immobiliare; vinciale di sviluppo infrastrutturale. - autovetture; Per quanto riguarda la fruizione delle forre, le -indicatore turistico: risorse presenti risultano poco valorizzate e sottouti- - presenze turistiche; lizzate. L'accesso e la percorrenza delle aree di mag- - presenze case vacanza. giore interesse risultano a volte difficoltose per le Va specificato che per quanto riguarda sia l'indicato- limitazioni dovute alle proprietà private e per la re economico, sia quello turistico (il cui contenuto mancanza delle relative segnalazioni. informativo dipende dall'ampiezza del contesto di L'accessibilità alle forre è consentita da strade riferimento), le singole variabili considerate sono

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state rapportate alla popolazione residente nei vari cedente e del 27,8% rispetto al 1999 (fonte ISTAT e comuni, in modo da poter confrontare i diversi ambi- Prefettura di Viterbo). ti territoriali. Indicatore economico - Due validi elementi di defi- Indicatore sociale - Secondo il "XIV Censimento nizione del patrimonio del luogo e del grado di della Popolazione e delle Abitazioni" (ottobre 2001), benessere sono la ricchezza immobiliare pro capite la popolazione legale residente nella Provincia di ed il reddito disponibile pro capite. Viterbo ammonta a 288.783 unità, pari al 5,6% della In particolare, il reddito disponibile influendo popolazione complessiva della Regione Lazio. sull'entità e sulla qualità dei consumi, è un indicato- Le dinamiche temporali mostrano una crescita re molto rilevante per le politiche locali poiché for- della popolazione costante nell'ultimo decennio. nisce un'informazione efficace del tenore di vita Dalla lettura dei dati disaggregati si nota che mentre della popolazione e dello sviluppo economico (non otto comuni hanno avuto una crescita piuttosto con- dà comunque conto della distribuzione di tale reddi- siderevole (oltre il 15%) del numero dei propri resi- to all'interno della popolazione stessa). denti (con il massimo a Monterosi, +36%), in realtà, Sono stati analizzati, inoltre, il valore della ric- quasi la metà dei 60 comuni costituenti la provincia chezza immobiliare, e il numero delle autovetture, ha visto diminuire la propria popolazione. Di questi, rapportati al numero di abitanti. ben dodici hanno fatto registrare decrementi inferio- Indicatore turistico - Per quanto riguarda le presen- ri al -4%, con il minimo nel comune di Latera (- ze e gli arrivi nella provincia di Viterbo, si evince un 11%). generale incremento; le presenze nelle diverse tipo- Negli anni considerati (1991-2001), inoltre, il logie di strutture ricettive confermano gli arrivi. movimento naturale ha fatto registrare un saldo Dall'analisi dei dati relativi al movimento dei turisti negativo (di poco superiore alle 800 unità annue, in negli esercizi alberghieri, si evince un incremento, linea con la tendenza nazionale di una riduzione rispetto al 2001, soprattutto per quanto riguarda i costante del tasso di natalità), mentre il movimento turisti italiani. anagrafico ha avuto un saldo decisamente positivo e Quel che emerge in maniera particolare è il dato con valori tra le 2 e le 3 volte superiori al saldo natu- relativo alla permanenza nelle strutture ricettive, rale (in termini assoluti). piuttosto basso, dei turisti stranieri. Un altro elemento fondamentale nello studio Tra gli esercizi complementari, quelli a cui è rife- demografico dell'area è rappresentato dalla struttura rito il dato più alto è attribuito ai campeggi e ai vil- per fasce di età della popolazione. Dall'analisi dei laggi turistici (41,20%); subito dopo vi sono gli agri- dati anagrafici emerge che la fascia di età di popola- turismi, ma con appena il 2,92 %. zione "giovane" (vale a dire fino a 14 anni) rappre- Per quanto riguarda il turismo nelle seconde case, senta il 13% della popolazione, la fascia con età il numero di presenze nelle abitazioni destinate ad compresa tra i 15 e i 64 anni (considerata "produtti- uso vacanza era di 3.551.956, a fronte di un'offerta va") costituisce il 66,6% e che il restante 20,4% è totale di 69.000 posti letto. dato da individui con età superiore o uguale a 65 Risultati della Cluster Analysis - L'insieme degli anni. indicatori elaborati ha consentito d'identificare una Questi dati evidenziano la prevalenza della com- zonizzazione dell'area, dividendola in ambiti omoge- ponente anziana ed il suo peso in termini percentua- nei dal punto di vista socio-economico (nel caso spe- li ed assoluti; in particolare, la quota di ultrasessan- cifico cinque ambiti), e di riclassificare il territorio tacinquenni registrata a livello provinciale è superio- provinciale per mezzo della Cluster Analysis. re sia al dato regionale (17,4%) sia a quello naziona- Questa tecnica statistica è stata condotta sulla le (18,2%). Ciò conferma oltre al progressivo pro- base dell'algoritmo iterativo delle K-Means cesso d'invecchiamento della popolazione, che (Anderberg, 1973) che, a partire da una configura- comunque caratterizza l'Italia, anche quei fenomeni zione iniziale di centri dei gruppi (initial cluster cen- di riduzione del tasso di natalità (come già visto a ters), procede iterativamente aggregando i casi e proposito del saldo naturale) e di esodo dei più gio- ricalcolando i centroidi, in modo da minimizzare una vani che interessa da anni alcuni comuni. misura di distanza all'interno dei gruppi, massimizza- Per quanto riguarda la presenza di cittadini stra- re la distanza tra i gruppi stessi e pervenire ad una nieri nella Provincia, il totale di immigrati ufficial- configurazione finale di gruppi omogenei (final clu- mente residenti ammontava al 31 dicembre 2001 a ster centers). 7.019 unità, in crescita dell'8,1% rispetto l'anno pre- In particolare, stabilito preliminarmente il nume-

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ro di gruppi (cinque) e assegnati dei centri iniziali a la superficie totale riferita all'unità di analisi. ciascun gruppo, le aree territoriali sono aggregate al gruppo con il centro più vicino; quindi sono calcola- Cv = Area boscata ti i valori medi dei punteggi fattoriali estratti all'in- Area totale terno di ciascun gruppo, ricalcolato il centroide del gruppo e riassegnate le aree fintanto che non si veri- Questa caratteristica riassume il duplice ruolo ficano ulteriori cambiamenti nei centroidi. Si defini- della vegetazione nel sistema delle forre. sce quindi l'aggregazione finale e si calcolano i valo- In primo luogo rappresenta un'indicazione dello ri medi degli indicatori per le aree comprese in cia- spessore della fascia boscata intorno alla forra stes- scun gruppo. sa che ne esprime il potere filtrante e di protezio- Dalla applicazione del metodo della Cluster ne dai disturbi esterni. Analisys è stata ricavata la suddivisione dei 60 comu- In secondo luogo ne esprime il livello di natu- ni della provincia in 5 classi, che riportano in ordine ralità in base alla considerazione secondo cui le decrescente l'indicatore socio-economico complessi- aree boscate rappresentano gli ambiti in cui l'im- vo. patto delle attività umane è ridotto. Da non sottovalutare è anche il fatto che le aree boscate rappresentano un ambiente idoneo alla 4. VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ connessione ecologica protetta tra le singole forre AMBIENTALE DELLE FORRE adiacenti e con i contesti naturali limitrofi. Il dato della copertura boschiva delle aree di 4.1 OBIETTIVI DI VALUTAZIONE DELLA QUALITÀ analisi è stato ottenuto tramite fotointerpretazione AMBIENTALE di immagini aeree ad una scala di 1:5.000. Gli obiettivi perseguiti nell'analisi della qualità ambientale delle forre sono finalizzati alla valuta- 4.2.2 Fauna zione dell'integrità degli habitat e all'identificazio- La componente faunistica rappresenta la realiz- ne degli ambiti caratterizzati da un sistema ecolo- zazione delle potenzialità naturalistiche delle forre. gico funzionalmente vitale tipico di questi partico- In altre parole, la componente faunistica rappresen- lari ambienti. In altre parole verranno portati in evi- ta l'elemento che testimonia la presenza delle con- denza gli ambiti che presentano un sistema ecolo- dizioni ecologiche idonee al mantenimento delle gico vitale che permettono la persistenza di ele- comunità animali e della colonizzazione di queste menti di pregio naturalistico. aree da parte delle singole specie. Per l'analisi della componente faunistica, sono 4.2 IDENTIFICAZIONE DEGLI INDICATORI DI QUALI- stati presi in considerazione separatamente i TÀ AMBIENTALE seguenti gruppi sistematici: L'analisi per la definizione della qualità ambien- - Crostacei tale del sistema delle forre della provincia di - Anfibi e Rettili Viterbo si basa su tre componenti ecologiche che, - Uccelli tramite un'analisi multicriteria, forniscono un indi- Crostacei - Il Gambero di Fiume (Austropotamobius ce sintetico con il quale è possibile classificare le italicus) è stato identificato come indicatore della singole forre. qualità biologica del corso d'acqua e del contesto Le componenti ecologiche si distinguono in: ecologico in cui è inserito. -Vegetazione Infatti il Gambero di Fiume necessita di corsi d'acqua -Fauna dolce con acque correnti di portata non troppo eleva- -Qualità delle acque ta e che non presentino alcuna contaminazione da sostanze inquinanti. Ciascuna componente viene descritta da un set Anfibi e rettili - La componente erpetologica risulta di indici specifici che ne caratterizzano lo status. particolarmente legata all’ambiente della forra. Infatti così come gli anfibi si inseriscono al livello 4.2.1 Vegetazione dell’interfaccia tra l’ambiente acquatico e quello ter- La componente vegetazionale viene indicizzata restre, i rettili ritrovano nella forra le condizioni eco- in base alla copertura vegetazionale delle forre logiche di risorse e di protezioni migliori. definita come il rapporto tra la superficie boscata e Le specie di anfibi (Tabella 4.2.2.I) e di rettili

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(Tabella 4.2.2.II) utilizzate nelle analisi sono state Tabella 4.2.2.II - Elenco delle specie di rettili considerate identificate sulla base della loro dipendenza ecologi- nell’analisi con i relativi regimi di protezione . ca dall’ambiente delle forre e dall’essere oggetto di regimi di protezione. La distribuzione degli anfibi e dei rettili nella provincia di Viterbo è stata ricavata dal “ Progetto Atlante degli Anfibi e Rettili del Lazio” ( et. Al, 2000). Uccelli - La componente ornitica è stata valutata secondo due aspetti: - Necessità ecologiche per la fenologia nidificante Le modificazioni nella composizione della - Ricchezza di specie oggetto di regimi di protezione struttura di queste comunità vengono indotte da fat- Ad un primo livello sono state individuate le specie tori di inquinamento delle acque e dei sedimenti o per le quali gli elementi naturali delle forre rappre- da significative alterazioni fisico-morfologiche sentano una tipologia di habitat necessaria per la dell'alveo bagnato. fenologia nidificante. Questo indice risulta particolarmente sensibile Ad un secondo livello, una volta identificate le alla presenza di inquinanti e agli squilibri energeti- specie oggetto di regimi di protezione che risultas- ci. Per queste caratteristiche rappresenta un ottimo sero legate alle tipologia di habitat presenti nelle indicatore dello status del corso d'acqua della forra, forre, è stata valutata la ricchezza di specie nelle il quale ha forti ripercussioni sulle comunità ani- forre. mali e vegetali che si trovano nel suo contesto. Per quanto riguarda le specie che sono legate Il dato della qualità delle acque è stato ricavato alle forre in relazione alla loro fenologia nidifican- dalla "Carta della qualità biologica dei corsi d'ac- te sono stati identificati i seguenti campioni (tabel- qua della Regione Lazio", realizzata dalla Regione la 4.2.2.III): Lazio, Assessorato Ambiente, Dipartimento I dati sulla distribuzione del Falco pellegrino e ambientale e protezione civile, con aggiornamenti del Lanario sono stati ricavati da comunicazioni a cura della Provincia di Viterbo. personali di esperti che hanno una approfondita conoscenza della materia nel territorio della pro- Tabella 4.2.2.III. Specie legate alle forre per la fenologia nidificante. vincia di Viterbo. La distribuzione fauna ornitica nella provincia di Viterbo è stata ricavata dall'"Atlante degli uccel- li nidificanti nel Lazio" (Brunelli et al., 1995 - SROPU).

4.2.3 Qualità delle acque La componente idrobiologica esprime la condi- zione del sistema fluviale all'interno delle forre. La qualità delle acque viene categorizzata sulla base delle Classi di Qualità (tabella 4.2.3.I) dell'Indice Biotico Esteso o I.B.E. (Ghetti, 1997; 1995; 1986) che costituisce un indicatore basato sull'analisi 4.2.4 Schema metodologico dell'analisi della struttura della comunità di macroinvertebrati Lo schema metodologico di seguito descritto che colonizzano le differenti tipologie fluviali. mostra il percorso analitico che ha portato alla defi- nizione dell'indice sintetico di Qualità delle Forre sulla base del quale è stato possibile classificare le Tabella 4.2.2.I- Elenco delle specie di anfibi considerate singole forre della provincia di Viterbo (Figura nelle analisi con i relativi regimi di protezione. 4.2.4.I). Gli indicatori identificati per l'analisi della qua- lità sono riportati nella tabella 4.2.4.I. L'analisi delle componenti ambientali è stata condotta in un'area di analisi che si estende per 250 m dal corso d'acqua in tutte le direzioni. Quest'area

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coincide con la "fascia di interazione" (cfr § 2.3.2) presenta la sintesi degli indicatori delle componen- utilizzata nell'identificazione delle forre. Tale ti ambientali considerate. approccio ha permesso di valutare più approfondi- Le tre componenti sono state considerate equi- tamente, ed in maniera omogenea, il contesto eco- pollenti per cui è stata effettuata una somma degli logico in cui si inserisce la forra. indici riassuntivi ed i risultati sono stati distribuiti L'unità di analisi adottata è stato il singolo qua- lungo un intervallo che va da 0 a 10. drante del reticolo al 10.000 della Carta Tecnica Regionale, questa scelta risulta congrua con il det- 4.2.9 Applicazioni GIS taglio dei dati a disposizione. L'applicazione della tecnologia GIS ha permes- L'analisi e stata condotta ricavando un indice so il calcolo degli indici e la distribuzione dei risul- riassuntivo normalizzato per ciascuna componente tati sul territorio provinciale. ambientale. Combinandoli è stato ottenuto un indi- Gli indici sono stati calcolati tramite operazioni ce sintetico della Qualità delle Forre. di sovrapposizioni (overlay) e calcoli matriciali (map calculation). 4.2.5 Vegetazione L'indice di copertura boschiva è stato calcolato 4.3 CLASSIFICAZIONE DELLE FORRE IN RELAZIONE come il rapporto tra la superficie boschiva e la ALLA QUALITÀ AMBIENTALE superficie totale di ogni unità di analisi. I valori Sulla base dell'indice di Qualità delle Forre è ottenuti sono stati normalizzati a 100. stato possibile definire 5 classi di forre sulla base della qualità ambientale. Le classi sono state defi- 4.2.6 Fauna nite sulla base degli indici precedentemente Il dato di presenza del Gambero di Fiume ha attri- descritti e possono essere riassunti come mostrato buito un valore di 10 all'unità di analisi. in Tabella 4.3.I. Il numero di specie di anfibi e rettili presenti attri- Nella Tabella 4.3.II viene riportata la classe di qua- buiscono il valore delle singole unità di analisi. Questo lità di appartenenza per ogni forra. è stato poi normalizzato a 10. Il dato di presenza del Lanario e del Falco 4.4 VALUTAZIONE DEL SISTEMA DELLE FORRE NEL- Pellegrino ha attribuito all'unità di analisi un valore di L'AMBITO DELLA RETE ECOLOGICA 5, se presente solo uno dei due, e 10 nel caso in cui fos- Il concetto di Rete Ecologica si inserisce nel sero presenti entrambi. filone della biologia della conservazione che Il numero di specie uccelli presenti attribuiscono il affronta la problematica della frammentazione valore delle singole unità di analisi. Questo è stato poi degli ambienti naturali, per cause antropiche, e dei normalizzato a 10. suoi effetti sulla fauna, la flora ed i processi biolo- Per ottenere un indice riassuntivo per la fauna, i gici. valori ottenuti sono stati sommati e normalizzati a 100. I fenomeni di trasformazione antropica, alteran- do i flussi di individui, di materia e di energia, 4.2.7 Qualità delle Acque costituiscono una delle cause principali di estinzio- Ad ogni unità di analisi e stato attribuita la clas- ne di popolazioni e specie. se dell'Indice Biotico Esteso (I.B.E.) che sono stati Il sistema delle forre si inserisce nel contesto in seguito normalizzati a 100. della funzionalità ecologica degli ambienti naturali come una importante connessione fisica protetta 4.2.8 Indice sintetico della Qualità delle Forre che permette il flusso di informazioni fra i diversi L'indice sintetico della Qualità delle Forre rap- elementi del paesaggio. In particolare acquisisce la connotazione di un efficiente collegamento ecolo- Tabella 4.2.4.I - Quadro riassuntivo degli indicatori adotta- ti nell’analisi della qualità delle forre. gico per le relazioni tra popolazioni distanti, per- mettendo scambi di nutrienti, di energia e di patri- monio genetico tramite la diffusione di singoli indi- vidui. Non potendo ignorare questa peculiarità nell'a- nalisi ecologica del sistema delle forre, ne è stato valutato il ruolo, l'efficienza e la potenzialità come corridoio ecologico.

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Tabella 4.3.I - Classi di qualità delle Forre Per ogni gruppo sono state individuate le specie di particolare interesse per la loro valenza conserva- zionistica (specie minacciate) ed ecologica (specie ombrello, specie chiave). A queste specie è stato applicato uno specifico modello di idoneità ambientale di tipo deterministi- co, cartografato utilizzando le applicazioni GIS (Geographic Information System). I modelli di ido- neità delle singole specie sono stati combinati dando come risultato una mappa che sintetizza la rete ecologica secondo la percezione di ogni grup- po. Le reti ecologiche sono state integrate con il 4.4.1 Metodologia valore della qualità ambientale ottenendo così una I corridoi ecologici, assicurando una continuità classificazione delle forre sulla base di criteri di fisica tra ecosistemi, hanno come obiettivo princi- idoneità e naturalità. Il risultato di questa combina- pale quello di mantenere la funzionalità e conser- zione rappresenta un'indicazione della "permeabi- varne i processi ecologici. Tuttavia, non potendosi lità" di questi ambienti alla diffusione degli indivi- limitare al concetto di "corridoio", occorre amplia- dui appartenenti ai diversi gruppi tassonomici. re la visione al concetto di "connettività". Queste mappe rappresentano il dato di partenza La connettività è funzione sia delle differenti per valutare il ruolo del sistema delle forre nell'in- tipologie ambientali, sia dell'ecologia delle specie. staurare una connessione ecologicamente funziona- Infatti le diverse categorie di uso e copertura del le tra gli ambiti di pregio naturalistico della provin- suolo assumono valore specifico in funzione della cia di Viterbo. In particolare sono state individuate diversa percezione del mosaico ambientale da parte le connessioni ecologiche attuali e potenziali nella delle differenti specie. In sostanza, a parità di con- rete delle aree protette e dei siti di importanza dizioni ambientali, diverse specie possono trovarsi comunitaria (SIC). a diversi livelli di connettività. In quest'ottica, la valutazione del sistema delle 4.4.2 Modello deterministico di idoneità ambientale forre nell'ambito della Rete Ecologica, è stata volta I modelli d'idoneità ambientale di tipo determi- a distinguere le potenzialità di connettività per i nistico si basano sull'identificazione dei requisiti principali gruppi tassonomici, di seguito elencati. ecologici delle singole specie tramite i quali verrà - Pesci attribuito un peso relativo alle tipologie ambientali - Anfibi del territorio oggetto di analisi. Gli strati informati- - Rettili vi così modulati verranno integrati fornendo la - Mammiferi mappatura della potenzialità del territorio a soste- - Uccelli nere una specifica specie con un dettaglio elevato. L'acquisizione dei dati di base si articola con la Tabella 4.3.II - Classificazione dei sottosistemi delle forre consultazione di esperti che, sulla base della loro sulla base dell’indice di qualità . conoscenza costruita sulla loro esperienza, costitui- scono un punto di riferimento per la costruzione e la formalizzazione del modello di relazione specie- ambiente (Stoms et al.,1992; Corsi et al., 2001).

4.4.3 Applicazioni GIS La realizzazione del modello in formato spazia- le è reso possibile da specifiche applicazioni GIS, basato su un processo di integrazione di dati geo- grafici. Il dato geografico ha due componenti: una descrittiva e l'altra spaziale, per cui è possibile conoscere la posizione geografica associata ad un

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particolare valore o set di valori. Il Piano si propone infine di individuare un Grazie a queste proprietà è possibile distribuire Progetto Pilota che interessi l'intero sistema delle sul territorio i risultati dei modelli di idoneità forre e possa attribuire una funzione specifica alle ambientale, sintetizzarli in mappe delle specifiche aree individuate, inserite nel più ampio sistema del reti ecologiche e combinarli con ulteriori tipologie di territorio della provincia di Viterbo attraverso la sua dati geografici. integrazione nel Piano Provinciale di Con questo sistema è possibile integrare le reti Coordinamento Territoriale in corso di redazione. ecologiche con la qualità ambientale del sistema delle forre, il sistema delle aree protette e i siti di 5.1.1 Obiettivi di tutela importanza comunitaria (SIC) tramite una analisi di Gli obiettivi di tutela sono mirati alla salvaguar- "percorsi di minor costo" (least cost path). dia, in forme differenziate, del sistema delle forre. Questo richiederà di individuare ambiti a diverso livello di tutela, e quindi di utilizzazione a fini eco- 5. STRATEGIA DI TUTELA E VALORIZZA- nomici, in relazione alle loro valenze naturalistiche. ZIONE A tale scopo dovranno essere individuate le seguen- ti tipologie di ambiti: 5.1 IDENTIFICAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI TUTELA E - aree a tutela rigorosa; VALORIZZAZIONE - aree destinate alla fruizione turistica in forme L'analisi ambientale ha portato alla definizione controllate; del quadro conoscitivo delle risorse presenti nel ter- - aree destinate allo sfruttamento economico delle ritorio di interesse, condizione essenziale per ipotiz- risorse naturali con modalità compatibili con la zare una strategia di tutela del patrimonio naturali- loro tutela; stico e di sviluppo economico con esso compatibile. - aree destinate allo sviluppo delle attività econo- L'indagine sul patrimonio storico-archeologico miche. ha inoltre messo in evidenza la ricchezza e il valore Allo stato attuale, solo una minima parte del sistema delle risorse presenti: non si tratta solo di singole delle forre della provincia di Viterbo risulta tutelata emergenze, ma anche di specifiche tipologie delle dal punto di vista naturalistico, in quanto compresa permanenze storico-archeologiche che attribuiscono nel territorio di Parchi e Riserve regionali. La situa- al territorio una sua identità. zione è la seguente: D'altro canto, le condizioni di degrado ambienta- - Riserva Naturale Regionale Monte Rufeno (isti- le e di debolezza dell'apparato economico, legata tuita con L.R. 19/09/1983, n. 66): torrente Paglia; anche alla crisi occupazionale e all'abbandono di - Riserva Naturale Regionale Selva del Lamone alcuni centri abitati, costituiscono una realtà com- (istituita con L.R. 12/09/1994, n. 45): fiume plessa che non può essere affrontata in maniera epi- Fiora, fosso Olpeta; sodica, ma costruendo una strategia e attuandola con - Riserva Naturale Regionale di Tuscania un Piano nel quale collocare e valutare interventi ed (istituita con L.R. 06/10/1997, n. 29): fiume azioni tra loro sinergici. Marta; L'obiettivo generale del piano è quindi quello di - Parco Suburbano Marturanum mantenere e sviluppare l'integrità dell'ambiente (istituito con L.R. 17/07/1984, n. 41): fosso naturale delle forre, tutelandone le emergenze e Biedano; favorendo lo sviluppo di una fruizione turistica com- - Parco Suburbano Valle del Treja patibile con la necessità di conservazione. (istituito con L.R. 22/09/1982, n. 43): fiume Gli obiettivi di tutela e valorizzazione dell'am- Treja. biente naturale e delle risorse storico-archeologiche Ai fini della tutela delle forre individuate, potranno presenti si pongono sia come requisito da garantire essere identificate aree da tutelare ai sensi della nella realizzazione di ogni tipo di intervento, sia Legge Regionale n. 29/1997 (cfr. § 4.1.2.3) e aree da come linea fondante dello sviluppo locale. Essi si inserire nella Rete Natura 2000 ovvero Siti di esplicano attraverso un'ipotesi di costituzione di un Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione sistema di aree sottoposte a diversi regimi di tutela e Speciale (ZPS) ai sensi della "Direttiva Habitat" mediante la realizzazione di interventi di conserva- (92/43/CEE), laddove siano presenti specie floristi- zione della natura e di qualificazione dell'offerta che o faunistiche di interesse comunitario. turistica. La realizzazione di un sistema di aree protette

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costituirà inoltre il punto di partenza per la realizza- logiche e storiche, tramite la realizzazione di una zione degli interventi di qualificazione dell'offerta rete territoriale articolata in percorsi e punti di inte- turistica in grado di portare benefici economici diret- resse. ti e indotti all'economia locale. Gli obiettivi specifici, sulla base delle risorse pre- senti e suscettibili di valorizzazione, sono rappresen- 5.1.2 Obiettivi di valorizzazione tati dalla creazione di luoghi da proporre alla frui- L'obiettivo del Piano delle forre è quello di tute- zione collettiva e di una rete di percorsi, individuan- lare le valenze ambientali, ma anche di favorire una do più itinerari tematici all'interno dell'intero territo- valorizzazione economica a beneficio delle rio delle forre. Comunità locali. Questo obiettivo si fonda sulle Sono inoltre legati alla creazione di aree di inte- notevoli risorse presenti (sia naturali che storico- resse comprendenti i territori di più comuni limitro- archeologiche) e sulle potenzialità che caratterizza- fi, in cui sia possibile proporre il modello di valoriz- no le aree in esame. zazione turistica integrato e differenziato. Si tratta quindi di applicare anche alle forre un modello di valorizzazione economica ecocompatibi- 5.2 ANALISI DELLE ESPERIENZE NAZIONALI ED le delle aree naturali, basato su un'offerta turistica INTERNAZIONALI differenziata comprendente opportunità di fruizione Al fine di identificare le tipologie di intervento degli ambienti naturali e dei beni ambientali, una all'interno del progetto di valorizzazione, sono stati ricettività diffusa, la valorizzazione delle produzioni analizzati in dettaglio gli schemi di fruizione di aree tipiche. di alto valore naturalistico americane ed europee con L'obiettivo strategico di valorizzazione delle caratteristiche ambientali assimilabili a quelle delle risorse presenti risponde anche all'esigenza di svi- forre della provincia di Viterbo. luppare per il sistema delle forre una propria specifi- In particolare si è scelto di studiare ambienti cità che ne differenzi l'offerta turistica da quella caratterizzati da canyon incisi da corsi d'acqua. delle altre aree naturali dell'Italia centrale. A questo scopo le forre, ambienti naturalmente 5.2.1 Parchi Nazionali degli Stati Uniti d'America poco accessibili, dovranno essere dotate delle infra- I parchi americani vengono visitati ogni anno da strutture necessarie per una loro fruizione turistica più di 200 milioni di visitatori e rappresentano stori- rispettosa dell'ambiente. camente i primi esempi di turismo ecocompatibile. Particolare importanza acquistano inoltre le per- Ne sono stati studiati alcuni caratterizzati da manenze storico-archeologiche che rappresentano pareti rocciose e canyon. luoghi di attrazione turistica. Esse saranno, dunque, Le strutture di fruizione dei parchi americani oggetto di interventi di recupero, di valorizzazione e sono essenzialmente costituite da percorsi panorami- di organizzazione della fruizione, inseriti nel com- ci, punti panoramici, centri visitatori, sentieri escur- plesso di azioni che interessano tutto il sistema delle sionistici, aree per campeggio, elementi che consen- forre. tono un utilizzo diffuso ed aperto ad un turismo che, Le aree naturalistiche devono il loro valore anche per il numero di visitatori, può essere definito "di al paesaggio in cui sono inseriti e a cui sono stretta- massa". mente integrati. Potenzialmente le forre costituisco- Generalmente, in considerazione delle superfici no, dunque, una meta di attrazione turistica non sol- molto estese, i parchi americani sono attraversati da tanto per il turismo culturale specificamente natura- lunghi percorsi panoramici su strada asfaltata che listico, ma anche storico-archeologico. La possibili- toccano le zone di maggior interesse e che collegano tà di scoprire le risorse storico-archeologiche e pae- i punti panoramici. Sono percorribili a pagamento in saggistiche e i centri storici del territorio può costi- autobus ed automobile. Alcuni percorsi sono trans- tuire infatti un'opportunità di grande interesse. itabili in bicicletta, ma in considerazione delle lun- Ma il potenziamento della vocazione turistica ghe distanze che li caratterizzano sono fruibili solo delle aree in esame potrà essere realizzato solo da ciclisti ben allenati. mediante una valorizzazione del territorio, da effet- I numerosi punti panoramici sono ubicati in pros- tuare anche attraverso l'adeguamento ed il potenzia- simità delle emergenze archeologiche o geomorfolo- mento del sistema dell'accessibilità. giche più spettacolari e sono raggiungibili con qual- L'obiettivo generale mira, quindi, alla valorizza- che minuto di cammino dai parcheggi che servono i zione delle risorse ambientali, naturalistiche, archeo- percorsi panoramici asfaltati. Le aree ad essi conti-

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gue sono ben delimitate al fine di garantire una frui- turazioni solitamente più semplici di quelle dello zione rispettosa delle valenze naturalistiche e stori- schema di utilizzo dei parchi americani. co-archeologiche. Sono presenti nelle aree adibite a I percorsi naturalistici lungo canyon sono solita- punto panoramico cannocchiali fissi utilizzabili a mente riservati ad escursionisti esperti o ad appas- pagamento, panchine e tavoli pic-nic, pannelli didat- sionati di discipline legate alla presenza di pareti di tico-informativi e punti d'acqua. L'accesso ai disabi- roccia e di corsi d'acqua a carattere torrentizio, men- li è garantito nella maggior parte delle strutture d'ac- tre altre strutture sono organizzate per accogliere un coglienza e dei punti panoramici ed alcuni parchi pubblico di certo meno numeroso rispetto alla realtà forniscono servizio di mini-bus attrezzati per il loro dei parchi americani. trasporto. I centri visitatori si trovano in prossimità dei 5.2.2.1 I torrenti della Corsica punti panoramici, degli accessi principali al parco in La particolare conformazione morfologica della corrispondenza della viabilità principale, nelle zone Corsica offre numerosi corsi d'acqua che hanno inci- naturalisticamente più interessanti. Sono organizzati so gole dalle pareti ripide, meta turistica molto ambi- in modo da assolvere a tutte le necessità logistiche ta in particolare dagli appassionati di sport legati ai ed informativo-didattiche dei turisti. Comprendono torrenti. Tra i torrenti più conosciuti e frequentati parcheggio, centro informazioni, rivendita di gadg- citiamo l'Asco, il Rizzanese, il Tarano. Si possono ets e materiale didattico-informativo, aree pic-nic, praticare canyoning, kajak, canoa, hydrospeed, servizi igienici, aree per il campeggio. E' presente discipline che richiedono un buon allenamento ed solitamente anche una stazione dei guardia-parco e un'ottima preparazione, nonché la conoscenza delle nei parchi più visitati un lodge per turisti che desi- variazione delle portate durante il corso dell'anno, in derino pernottare nel parco. considerazione dei rischi ad esse legati. All'interno delle aree protette degli U.S.A. i sen- Sono presenti inoltre numerosi sentieri, delimita- tieri sono molteplici e coprono distanze molto lun- ti da cartelli di indicazione, che attraversano le gole ghe. Possono essere percorsi a piedi, in mountain- ed alcuni di questi fanno parte o sono contigui a ran- bike, a cavallo o a dorso di mulo e sono sempre donnè che percorrono l'isola, come la famosa GR20 delimitati da cartelli e tabelle con informazioni sulla "fra mare e monti" o le più brevi "mare-mare sud" e difficoltà, le distanze ed i tempi di percorrenza. In "mare-mare nord". I punti di ristoro e bivacco, con generale l'attività escursionistica non è incoraggiata aree attrezzate per il campeggio, sono situati nei a causa dei rischi connessi alla presenza di animali pressi di rifugi o casolari adibiti all'accoglienza del- selvatici e alla natura disagevole dei sentieri. Inoltre, l'escursionista o all'interno di piccole frazioni che considerando che le distanze dai centri abitati e dai incontra il sentiero e sono gestiti da famiglie dedite punti di sorveglianza sono spesso molto lunghe, l'u- in passato ad attività tradizionali. In generale le gole tilizzo di questi sentieri richiede spesso la capacità di ed i corsi d'acqua sono difficilmente raggiungibili restare molte ore in cammino e di sostenere il peso attraverso strade asfaltate e sovente sono necessari di scorte di cibo e acqua necessari a percorsi così lunghi percorsi su sentieri o strade sterrate. lunghi. I sentieri che scendono nei canyon e lungo i greti asciutti dei corsi d'acqua vengono spesso per- 5.2.2.2 Le Meteore in Grecia corsi a dorso di mulo, mentre l'utilizzo di mountain- Le Meteore, in Tessaglia, sono una sessantina di bikes è consentito lungo una rete di strade sterrate blocchi di arenaria su cui sono stati eretti alcuni progettate in modo da non interferire con i sentieri monasteri, luogo di culto religioso e attrazione turi- riservati al trekking. stica. La fruizione è riservata ad alpinisti esperti, I soggetti gestori di parchi e riserve tendono a visto che la salita delle guglie rocciose prevede l'uti- concentrare i visitatori nei punti panoramici e nei lizzo di tecniche di arrampicata, sia alpinistica che centri visita, onde evitare gli oneri gestionali legati al free-climbing. controllo, alla sorveglianza e ad eventuali soccorsi. Sono state aperte circa 170 vie, ma i luoghi in cui sono presenti monasteri risultano inaccessibili per 5.2.2 Aree europee di alto valore naturalistico volere dei monaci. Le guide ed il materiale informa- Sono state identificate all'interno del panorama tivo sono prodotti da escursionisti amatori o da europeo e, più nel particolare, all'interno del territo- cooperative e manca una vera e propria organizza- rio italiano, aree di rilevante interesse naturalistico zione a livello locale che proponga un'offerta turisti- la cui fruizione è organizzata sulla base di infrastrut- ca valida e differenziata.

302 Analisi preliminare per un piano delle forre della provincia di Viterbo

5.2.2.3 Le gole del Verdon in Francia incise dal Torrente Raganello, di discreta portata Le gole del Verdon, site all'interno del "Parc anche nei mesi estivi. L'escursione comporta l'attra- Naturel Regionel du Verdon" in Alta Provenza, versamento di un percorso molto impegnativo, con il rappresentano il canyon più grande d'Europa, il superamento di tratti di corrente e di rocce che rico- quale raggiunge i 900 metri di dislivello nel suo prono il greto del torrente tra pareti rocciose a stra- punto più profondo. Ai margini del canyon si sno- piombo ricche di vegetazione.E' molto adatto ad atti- dano due strade asfaltate con numerosi punti pano- vità di canyoning.Non sono presenti aree attrezzate e ramici segnalati da apposita tabellazione. La zona la zona risulta essere ancora molto selvaggia e poco offre molti sentieri per gli appassionati di trekking, fruibile ad un pubblico vasto. anche al margine del greto fluviale, oltre alla pos- sibilità di praticare sport quali kayak, hydrospeed 5.2.2.9 La Valle del Fiume Lao e canoa, sempre tenendo presente le difficoltà Valle fluviale sul versante calabrese del Parco connesse con il regime delle portate. Sono presen- Nazionale del Pollino, percorribile solo da escursio- ti numerose cooperative che organizzano escursio- nisti esperti lungo un sentiero impegnativo. ni, nonché scuole di sport fluviali che offrono al turista la possibilità di praticare le acque del 5.2.2.10 Su Gorropu Verdon in sicurezza Su Gorropu è una profonda gola calcarea che si trova in Sardegna, a cavallo tra il Supramonte di 5.2.2.4. Le gole dell'Appennino Pesarese Dorgali ed il Supramonte di Ursulei. Anche le gole dell'Appennino Pesarese offrono Può essere percorsa in tutta la sua lunghezza solo molte possibilità per gli appassionati di trekking e di da alpinisti esperti e molto attrezzati, perché inter- sport fluviali. Numerosi sono i centri di sport fluvia- rotta da un gradino calcareo. Inoltre per raggiungere li che offrono al turista la possibilità di praticare que- anche la zona superiore della gola superando tale ste discipline. L'attività escursionistica è agevolata gradino sono necessarie diverse ore di cammino. Gli dalla presenza di sentieri con indicazioni sulle diffi- escursionisti solitamente percorrono solo una picco- coltà ed i tempi di percorrenza. la parte del fondo della gola, camminando su enormi massi che compongono il greto del corso d'acqua 5.2.2.5 Orrido di Botri che la incide. Situato nelle Alpi Apuane, comprende una serie di gole molto profonde con pareti a strapiombo, 5.2.3 CONCLUSIONI entro i quali scorre il torrente Pelago. L'attività di Gli schemi di fruizione utilizzati per le aree euro- trekking può essere praticata solo da escursionisti pee ed americane di alto valore naturalistico con pre- attrezzati ed esperti. senza di canyon consentono attività quali: - Trekking, a piedi, a cavallo, a dorso di mulo, 5.2.2.6 Le gole di Celano - Alpinismo, Situate nel Parco Naturale Regionale Sirente- - Free-climbing, Velino, in Provincia dell'Aquila, sono senza dubbio - Mountain-biking, il canyon più noto dell'Appennino centrale. Possono - Sport fluviali (hydrospeed, canyoning, kayak), essere visitate percorrendo un sentiero che segue in - Camping. estate il greto asciutto del torrente che le attraversa. Le infrastrutture ricettive comprendono: Il cammino dura circa 3 ore ed è indicato da apposi- - Sentieri con segnaletica, ta segnaletica. - Strade sterrate per mountain-biking ed escursioni a cavallo, 5.2.2.7 Il Vallone d'Angora - Strade asfaltate panoramiche, Si trova nel Parco Nazionale del Gran Sasso- - Punti panoramici attrezzati con pannelli informa- Monti della Laga, unico vero canyon del Gran tivo-didattici, cannocchiali fissi,parcheggio, area Sasso, e il percorso si snoda tra il greto di un torren- pic-nic, punti di ristoro e strutture per l'accesso ai te, mulattiere e ghiaioni. E' percorribile solo da disabili, escursionisti esperti. - Aree di sosta attrezzate con centro informazioni, rivendita di gadgets e materiale didattico-informa- 5.2.2.8 Le Gole del Raganello tivo, parcheggio, aree pic-nic, punti di ristoro, ser- Si trovano nel Parco Nazionale del Pollino e sono vizi igienici e strutture per l'accesso ai disabili,

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- Campeggi, possibilità di tutela in grado di integrare in maniera - Scuole di sport fluviali. compatibile le diverse esigenze, locali e globali, pre- senti: utilizzo delle risorse, fruizione turistica, tutela 5.3 IDENTIFICAZIONE DELLE STRATEGIE ambientale. DI INTERVENTO Essa può così rispondere anche ad esigenze di Le analisi svolte e i risultati emersi permettono di carattere più generale, che interessano l'intero sistema configurare più alternative strategiche di sviluppo del delle forre: aree naturali o attrezzate destinate alla territorio delle forre viterbesi. fruizione; controllo del sistema delle acque e degli Ne deriva la possibilità di definire indicazioni pro- scarichi, con gettuali completamente differenti, anche per quanto particolare attenzione ai problemi dell'inquina- riguarda aspetti non connessi al solo sistema ambien- mento; controllo delle attività estrattive; realizzazione tale. di "corridoi ecologici" e mantenimento della continui- La definizione di un Piano di salvaguardia delle tà ambientale tra i diversi contesti naturali. forre e del sistema di interventi connessi, infatti, non Alla luce di tali considerazioni la strategia di tute- è univoca, ma dipende da scelte strategiche che la individuata si articola nell'individuazione delle aree riguardano l'assetto e il tipo di sviluppo che si voglio- da destinare alle seguenti forme di tutela, ai sensi no dare in futuro al territorio. della Legge regionale n. 29/1997 e successive modi- Si possono dunque avanzare proposte alternative fiche (L.R. n.10/2003) (cfr § 4.1.2.3): che tengono conto di alcune scelte di fondo e delle - Riserve naturali: per la tutela degli ambiti di mag- esperienze già condotte sia in Italia che all'estero, gior pregio naturalistico per la presenza di specie basate su ipotesi di assetto del territorio, di fruizione e floristiche, di specie faunistiche e di habitat di di gestione, fondate su differenti tipologie di interven- interesse nazionale e/o regionale; to. - Parchi naturali: per la tutela degli ambiti a natu- La scelta delle diverse soluzioni dovrà necessaria- ralità diffusa meritevoli di tutela; mente avvenire sulla base dei risultati dell'analisi - Monumenti naturali: per la tutela di habitat o conoscitiva e delle attività di concertazione con le ambienti di limitata estensione, esemplari vetusti Amministrazioni comunali, già avviate. di piante, formazioni geologiche o paleontologi- Tra le possibili alternative progettuali ne vengono che che presentino caratteristiche di rilevante inte- descritte alcune, ritenute maggiormente significative resse naturalistico e/o scientifico; ed emblematiche. - Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) per la tutela di aree 5.3.1 STRATEGIE DI INTERVENTO PER LA TUTELA meritevoli di essere inserite nella rete Natura La tutela delle aree in esame è possibile attraverso 2000. una gestione del patrimonio naturalistico e il control- Questi ultimi saranno individuati in relazione ai lo delle attività antropiche, che permettano di conci- seguenti criteri: liare finalità produttive, prioritarie esigenze di difesa - necessità di mantenere o ripristinare un tipo di del suolo e dagli incendi e la salvaguardia del patri- habitat naturale, di cui all'allegato I della Direttiva monio naturalistico. "Habitat" o una specie, di cui all'allegato II, in uno A tal fine sono state individuate le aree di partico- stato di conservazione soddisfacente; lare interesse dal punto di vista naturalistico e paesag- - mantenimento della diversità biologica nella gistico per le quali si definiscono specifici criteri e regione biogeografica o nelle regioni biogeografi- forme di tutela, in relazione a specifici contesti che in questione; ambientali, alle risorse presenti e agli usi che di esse - mantenimento della coerenza della rete ecologica vengono fatti. europea, denominata Rete Natura 2000. L'istituzione di un'area naturale protetta è forte- L'individuazione di tutte queste aree dovrà avvenire mente motivata dalla presenza di un sistema di risor- tenendo conto delle relative connessioni ecologiche e se ambientali (naturali, antropiche, storico-archeolo- quindi della funzionalità reciproca a fini di tutela. giche) di notevole interesse e di grandissima impor- tanza, in alcuni casi scarsamente valorizzate, in altri 5.3.2 STRATEGIE DI INTERVENTO PER LA VALORIZZA- degradate, ma che comunque richiedono politiche di ZIONE gestione integrate e finalizzate. L'istituzione di un'area naturale protetta costituisce Un'area naturale protetta rappresenta dunque una un'occasione per valorizzare un patrimonio diffuso,

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significativo e consistente, ma in alcuni casi poco - differenziazione dell'offerta per il turismo cultu- conosciuto, dando alle aree individuate una più con- rale; sistente autonomia di fruizione turistica. - valorizzazione del patrimonio archeologico, sto- Il bacino di utenza di un'area protetta può essere rico, culturale, artigianale ed eno-gastronomico a ampio e differenziato. In primo luogo vi sono fruito- beneficio delle comunità locali; ri locali, con le proprie esigenze giornaliere connes- - qualificazione e differenziazione dell'offerta se al tempo libero, alle attività ricreative e sportive e ricettiva per la creazione di un indotto economi- alle attività culturali. co a beneficio delle comunità locali; La relativa vicinanza da Roma e dalla Toscana è - identificazione delle modalità gestionali in grado in grado di indurre per le forre un notevole flusso di di garantire le forme di tutela e di promuovere ed fruitori provenienti da un bacino di utenza che si indirizzare la valorizzazione economica. estende all'intero Paese, ma anche all'Europa, agli Più specificatamente le strategie per la valorizzazio- Stati Uniti e all'Asia. Tali flussi saranno concentrati ne delle aree delle forre viterbesi individuate preve- soprattutto nel weekend e distribuiti durante tutto dono, dunque: l'anno, legati all'accresciuta domanda di spazi verdi, - costituzione di una rete di itinerari tematici di attività sportive all'aria aperta, di natura. (naturalistici, storico- archeologici) integrati Esigenze diverse richiedono ovviamente un'am- con il sistema della sentieristica preesistente; pia offerta di attrezzature, servizi e in generale occa- - individuazione di una serie di percorsi di differen- sioni di fruizione molto diversificate. Lo richiede te grado di percorribilità, articolati in funzione anche il potenziale afflusso che si può indurre, delle presenze storico-archeologiche e/o naturali- soprattutto se concentrato in alcuni momenti specifi- stiche; ci (come il weekend). La diversificazione permette - allestimento, lungo i percorsi, di attrezzature e di ridistribuire nello spazio e nel tempo tali afflussi, servizi necessari per la fruizione dei beni storico- che altrimenti potrebbero rappresentare una minac- archeologici e naturalistici, quali centri di visita, cia per la capacità di carico ambientale. spazi informativi, aree attrezzate e di sosta; Peraltro, se correttamente gestita, tale potenziali- - potenziamento e valorizzazione dei percorsi di tà può innescare attività produttive quali servizi al connessione tra centri storici ed ambienti naturali turismo, gestione di attività sportive all'aperto, delle forre; gestione del patrimonio naturale, con conseguenti - individuazione e valorizzazione dei vecchi trac- benefici per l'occupazione soprattutto giovanile. ciati storici, (tagliate etrusche, Via Amerina, Via In generale, in un'ottica che miri allo sviluppo di Francigena) con il recupero della funzionalità e una fruizione più attiva e ad una minimizzazione della fruibilità; degli impatti, le attrezzature non vengono localizza- - recupero e rifunzionalizzazione di manufatti te nelle aree di maggior pregio, bensì in punti inter- architettonici per la creazione di strutture museali medi tra tali aree e gli accessi (dove si può arrivare di tipo naturalistico e storico-culturale; con mezzi motorizzati), pur rimanendo raggiungibi- - recupero di edifici esistenti per la creazione di li. In particolare, soprattutto nella realizzazione dei strutture ricettive; percorsi, si deve prestare particolare cura a tutti que- - individuazione e recupero di manufatti rurali e di gli aspetti che rendano la fruizione accessibile anche archeologia industriale (architetture rurali, mulini, ai portatori di handicap. lavatoi, fontane, ecc.); Le strategie per la valorizzazione turistica delle - sviluppo della rete infrastrutturale per l'accessibi- aree si baseranno sulla diffusione di un modello, lità delle forre. sperimentato con successo in numerose aree natura- Rendere le forre fruibili con modalità assolutamente li e aree protette italiane, finalizzato alla fruizione rispettose del loro patrimonio ambientale è l'obiettivo turistica compatibile delle risorse naturali tutelate e principale, da perseguire attraverso la creazione di del patrimonio storico-culturale ad esse collegate. percorsi differenziati: a carattere escursonistico; di Questo modello, che risponde alle esigenze del attraversamento delle aree di maggiore interesse; turismo culturale ormai consolidate a livello comu- brevi e connessi a punti di maggiore interesse panora- nitario, si basa quindi su: mico; ad anello e attrezzati in maniera da essere per- - creazione di sentieri e infrastrutture per la frui- corribili dai disabili in alcuni ambiti specifici. Le aree zione delle valenze naturalistiche a scopo cultu- attrezzate saranno limitate, localizzate in punti precisi rale, ricreativo e sportivo; e vi si potranno svolgere attività all'area aperta.

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La necessità di rendere compatibili la valorizza- fronti delle tematiche ambientali e la promozio- zione delle forre con la tutela delle loro valenze ne di programmi di sviluppo. ambientali ha portato ad individuare i seguenti crite- Le attività di partecipazione attiva e consapevole ri generali per la definizione degli interventi: delle suddette rappresentanze, già avviate, consen- - esclusione degli interventi per la fruizione natura- tono in tal modo di affrontare e risolvere tutte le listica delle aree a maggiore sensibilità ecologica; problematiche inerenti le strategie di tutela e valo- - realizzazione di strutture museali e ricettive in rizzazione e, quindi, la loro attuazione operativa. edifici preesistenti, con preferenza per quelli di interesse storico in aree limitrofe a quelle di inte- 5.5 TIPOLOGIE DI INTERVENTO resse naturalistico. La definizione delle strategie per la salvaguardia L'integrazione ed il potenziamento del sistema ricet- delle forre ha portato a identificare la forra come l'as- tivo costituiscono una condizione necessaria per se portante di una serie di interventi e di un sistema favorire l'incremento dei flussi turistici nelle aree in di azioni progettuali che rispondono a più obiettivi, di esame. tutela e gestione ambientale, riconnessione delle L'obiettivo è quello di creare delle tipologie ricet- preesistenze di valore naturalistico e storico-archeo- tive differenziate (ostelli, camping, esercizi alber- logico, organizzazione del sistema di fruizione. ghieri, ecc.) per i diversi segmenti di domanda, attra- La presenza concomitante di emergenze naturali- verso la riqualificazione e il recupero di aree e manu- stiche e storico-archeologiche che caratterizza il ter- fatti dismessi e la loro rifunzionalizzazione per fina- ritorio suggerisce l'individuazione di percorsi tema- lità ricettive e di accoglienza (strutture ricettive, cen- tici, strettamente correlati e strutturati, all'interno tri visita, punti infomativi, ecc.). delle specifiche aree d'intervento, su diversi sistemi: - sistema di fruizione delle forre con interventi di 5.4 LA PARTECIPAZIONE valorizzazione, riqualificazione ambientale e messa in sicurezza; Il Piano delle Forre, proponendosi come uno stru- - sistema dei beni storico-archeologici (necropoli mento preposto alla tutela e alla valorizzazione delle etrusche, chiese rupestri); risorse naturali, ambientali e storiche presenti, ma - sistema delle architetture rurali e della viabilità anche alla promozione e alla diversificazione dell'of- storica; ferta turistica, deve avere nella condivisione da parte - sistema dei centri storici e della loro connessione delle comunità locali il suo elemento propulsivo. con l'ambito naturalistico delle forre; La partecipazione dei soggetti operanti sul territo- - sistema ricettivo. rio nei programmi operativi si è rivelata negli ultimi Nell'individuazione dei percorsi e nella definizione anni un fattore determinante per il successo degli degli interventi da realizzare per la fruizione degli stessi. itinerari naturalistici e storico-archeologici, devono Ecco perché la collaborazione delle essere tenuti in considerazione alcuni elementi fon- Amministrazioni comunali risulta particolarmente damentali relativi alla fruizione delle forre. importante per la definizione delle scelte strategiche Nel panorama dei percorsi naturalistici general- e degli interventi progettuali e l'individuazione di mente adottati, infatti, se ne possono distinguere due nuove opportunità di sviluppo locale. gruppi in base all'oggetto della visita e dell'osserva- La concertazione infatti consente: zione: - il coinvolgimento diretto dei portatori di interesse - i percorsi di tipo generale privilegiano panorami, nei programmi territoriali; paesaggi ed elementi naturali, includendo - la partecipazione di tali soggetti nei momenti comunque elementi puntuali; decisionali e nella definizione di obiettivi e strate- - i percorsi di tipo tematico mettono invece in evi- gie locali; denza l'elemento specifico da osservare, calato - l'orientamento delle scelte sia politiche che tecni- comunque nel contesto ambientale in cui si trova. che verso la tutela e la valorizzazione delle risor- La differenziazione della fruizione si esplica non se presenti; solo con diverse tipologie di percorsi, ma anche con - l'individuazione delle strategie a medio e lungo specifici servizi ai visitatori. termine per la programmazione futura delle azio- I percorsi naturalistici prevedono la possibilità di ni di sviluppo; utilizzare mezzi diversi per l'escursione e la visita (a - la sensibilizzazione dei soggetti locali nei con- piedi, in bicicletta, a cavallo): questo consente che

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gli stessi percorsi si articolino a diversi livelli, sul grità e destinate a maggiore tutela hanno prevalente ciglio o sul fondo delle forre, come dimostrano le carattere escursionistico, sono più disagevoli e con esperienze internazionali. tempi di percorrenza anche lunghi. Dall'analisi degli elementi fin qui considerati, e Nelle aree di minor tutela risultano più agevoli e in particolare dall'analisi delle esperienze americane percorribili in tempi medi o brevi, in maniera tale da e nazionali di fruizione di ambienti rupestri, si pos- poter essere affrontati da un'ampia gamma di visita- sono formulare le prime ipotesi di fruizione, propo- tori e contemporaneamente da spindere ad una cono- nendo uno schema che potrà essere modulato in rela- scenza più approfondita del patrimonio esistente. zione alle diverse realtà presenti sul territorio. Questi percorsi si dividono in tre tipologie principali: Dall'analisi di pendenze, ostacoli, barriere pre- -in attraversamento, con elementi di particolare senti, si possono definire l'andamento, la lunghezza interesse come punti di partenza e di arrivo; e l'eventuale sistemazione dei sentieri. - ad anello (come molti nei canyon americani), che Gli elementi che compongono questo schema di permettono di apprezzare ambienti ed elementi fruizione sono: diversi (crinale, fondovalle, pendici, ecc.); - Percorsi automobilistici: ad integrazione di iti- - percorsi brevi, che permettono il raggiungimento nerari automobilistici per la visita delle valenze in brevissimo tempo di emergenze naturalistiche naturali e storico-archeologiche, su strade già esi- e storico-archeologiche, di aree panoramiche, stenti, per consentire ai visitatori di raggiungere opportunamente attrezzate. con facilità punti panoramici e parcheggi di par- In generale questi percorsi cercano di utilizzare trac- tenza dei sentieri escursionistici; ciati esistenti e sono attrezzati con opportuna segna- - Punti panoramici: aree attrezzate ubicate in letica: lungo il tracciato si ritrovano piste ciclabili, modo da consentire ai visitatori di ammirare i aree attrezzate e nodi, con punti di accoglienza e panorami delle forre e i beni storici e archeologi- informazione, soprattutto in corrispondenza di ele- ci ubicati sulle pareti, anche a distanza; menti storico-archeologici di interesse. - Sentiero di cresta: in prossimità del ciglio delle In relazione al settore turistico, le analisi condot- forre, facilmente accessibili per cogliere gli te hanno messo in evidenza la necessità di interveni- aspetti paesaggistici e ambientali più generali tra- re sia in termini di incremento della dotazione del- mite alcuni piccoli punti panoramici dislocati l'offerta, della ricettività e dei servizi, sia in favore lungo il percorso. Possono essere percorsi, qualo- dell'innalzamento degli standard qualitativi. ra questo non provochi un impatto dannoso sul- L'offerta ricettiva che si propone, per essere efficace, l'ambiente, anche in mountain bike e in alcuni deve presentare le seguenti caratteristiche: tratti da portatori di handicap. - attrattività: l'offerta deve contribuire all'innalza- - Percorso escursionistico: dai punti panoramici e mento complessivo dei flussi turistici potenzian- dai sentieri di cresta in direzione del fondovalle do e organizzando l'offerta nell'intero territorio e delle forre, per permettere così ai visitatori di valorizzando le aree scarsamente frequentate; avvicinarsi agli aspetti puntuali (naturalistici e - fruibilità: l'offerta deve realizzare una maggiore storico - archeologici). visibilità delle risorse diffuse sul territorio attra- La fruizione turistica viene controllata e direzionata verso la definizione di un sistema di prodotti turi- in maniera tale da ridurne il più possibile gli impatti stici il più possibile differenziato per caratteristi- che potrebbero vanificare le azioni di tutela. che, servizi e prezzo; Lo scopo viene raggiunto attraverso una limita- - competitività: l'offerta turistica deve avere dei zione e una diversificazione dei luoghi di concentra- caratteri "distintivi" rispetto ad altre aree territo- zione, in modo da non superare la carryng capacity riali. del contesto ambientale. A tal fine si individuano, pertanto, le seguenti cate- Tali luoghi sono quelli in cui si localizzano le gorie di intervento: principali attrezzature di informazione, orientamen- - interventi per incrementare l'attrattività delle to e di servizio, che dovrebbero contribuire ad edu- aree: l'obiettivo è quello di potenziare il sistema care e orientare la fruizione (sono anche i luoghi della ricettività e dei servizi al turismo, allo stato dove è più facile orientare il controllo). attuale carenti per alcune tipologie di ospitalità, I percorsi hanno caratteristiche diverse, in rela- ed esaltare le specificità dell'offerta delle forre, zione ai tipi diversi di aree che attraversano e di frui- capaci di caratterizzarla inequivocabilmente e tori a cui sono destinati. Nelle aree a maggiore inte- posizionarla in termini competitivi sul mercato;

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- interventi per la promozione, allo scopo di dare stati: da una parte, indici di maggiore qualità un'immagine più visibile alle aree, condizione ambientale; dall'altra, una maggiore debolezza del essenziale per consolidare e rafforzare il turismo settore socio-economico e turistico. nell'area. Dalla sovrapposizione dei due fattori considerati Ciò può essere perseguito caratterizzando e renden- per l'individuazione delle aree di intervento sono do riconoscibili le componenti del sistema turistico, emersi i seguenti ambiti di particolare interesse. della ricettività, dell'accoglienza, dei servizi; In particolare la I area è quella in cui vengono - interventi per la formazione e la creazione di pro- individuati gli interventi che costituiscono un fessionalità nel settore turistico: l'obiettivo è Progetto integrato, secondo tipologie di intervento quello di coinvolgere tutti gli operatori all'interno "standard" da diffondere nelle altre forre della pro- di un programma di sviluppo turistico unitario, vincia di Viterbo. seppure diversamente articolato in funzione dei Quest'area comprende le forre appartenenti al vari tematismi. sottosistema Calanchi di Bagnoregio, interessando Gli interventi volti al sostanziale incremento della i comuni di Bagnoregio, Castiglione in Teverina, dotazione dei servizi di accoglienza e all'amplia- Civitella d'Agliano e Lubriano, che rientrano nel mento del sistema ricettivo dell'area sono: territorio della Teverina, insieme ai comuni di - realizzazione di strutture ricettive, di differenti Graffignano e Celleno. tipologie; Si tratta di un comprensorio che copre una - creazione di centri informativi da collegare in superficie di circa 312 Kmq, con una popolazione rete, diffusi nel territorio. di 28.000 abitanti, caratterizzato da un territorio Gli interventi finalizzati alla creazione di un'imma- collinare esteso tra la valle del fiume Tevere ed il gine delle aree interessate dalla presenza delle forre bacino del Lago di Bolsena, reso suggestivo dalla sono: presenza dei calanchi. - interventi materiali e immateriali di promozione Su questo comprensorio è stato costituito il del turismo; Consorzio Teverina con l'obiettivo di sviluppare le - creazione di pagine web sui siti dei comuni inte- potenzialità presenti nelle realtà socio-economiche ressati. e culturali locali. Gli stessi comuni riuniti nel Consorzio costituiscono il G.A.L. (Gruppo 6. IL PROGETTO PILOTA DI VALORIZZA- d'Azione Locale) che svolge attività d'assistenza ZIONE tecnica e di animazione in un ambito territoriale che comprende anche i Comuni di Bassano in 6.1 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI INTERVENTO Teverina, Bolsena, Bomarzo, Celleno e PRIORITARIE Graffignano. All'interno del Piano sono state identificate delle I calanchi su cui poggia Civita di Bagnoregio, aree di intervento prioritarie che costituiscono un borgo dalle suggestive architetture medievali, e "Progetto Pilota", il cui modello integrato può trova- quelli che costituiscono il crinale che unisce Civita re applicazione anche in altre aree interessate dalla alla vicina valle del Tevere, formano un ambito di presenza delle forre viterbesi. elevato valore storico e naturalistico, tanto da I criteri adottati per l'individuazione delle aree di essere oggetto di una proposta per l'istituzione di intervento sono riconducibili essenzialmente alla un Parco Naturale Regionale denominato "Valle definizione della "Qualità" delle forre e alla caratte- dei Calanchi". rizzazione socio-economica. Le forre interessate sono caratterizzate da un L'indice di Qualità delle forre ha reso possibile livello alto (Classe I) di qualità ambientale, e da un definire 5 classi, sulla base della qualità ambientale indicatore socio-economico medio per il comune (§ 5.3). di Civitella d'Agliano, medio-basso per quelli di Per quanto riguarda gli indicatori socio-economi- Lubriano e Bagnoregio, basso per Castiglione in ci, è stato applicato il metodo della Cluster Analisys Teverina. che ha consentito la suddivisione in 5 classi dei comu- Questo ambito territoriale, vista la compresen- ni della provincia di Viterbo, evidenziando anche le za di particolari valenze naturalistiche e storico- disomogeneità presenti nel territorio (§ 3.3). culturali, di condizioni particolarmente agevoli In sintesi, i due criteri fondamentali considerati che riguardano l'accessibilità e di proposte di tute- per l'individuazione delle aree di intervento sono la già avanzate a livello regionale, è stato identifi-

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turistica, in termini di ricettività, fruizione natu- ralistica, strutture espositive e servizi di suppor- to dove sono stati riscontrati valori dell'indica- tore turistico più bassi; - incentivazione delle attività produttive nei comuni caratterizzati da maggiore debolezza socio-economica, dove esse possono rappresenta- re gli elementi trainanti per lo sviluppo locale e cato come l'area del Piano in cui poter sviluppare determinare un indotto occupazionale che freni un Progetto integrato. l'abbandono di tali aree. Esso prevede infatti l'integrazione di interventi finalizzati da una parte alla creazione di sentieri e 6.3.2 Identificazione degli interventi di valorizzazione infrastrutture per la fruizione delle valenze natura- Gli interventi relativi al sistema ambientale delle listiche presenti, dall'altra alla valorizzazione del forre costituiscono il nucleo essenziale delle strate- patrimonio archeologico, storico e culturale e alla gie di piano e mirano in generale alla riqualificazio- differenziazione dell'offerta turistica ricettiva. ne di alcune aree e risorse presenti e a mantenere, e ove necessario, ricostituire il particolare ambiente 6.3 GLI INTERVENTI DI VALORIZZAZIONE esistente. Dovendo rispondere ad obiettivi diversi tali inter- 6.3.1 Localizzazione venti sono in realtà costituiti da un sistema articola- Le aree in cui localizzare gli interventi di valo- to di azioni specifiche. rizzazione sono state individuate tenendo conto dei Al fine di ottimizzare l'uso delle risorse disponi- criteri di tutela degli ambienti delle forre viterbesi. bili, limitate rispetto alle esigenze complessive del- Inoltre, nelle scelte localizzative di tali inter- l'intero sistema delle forre della Provincia, si è pre- venti è stato tenuto in considerazione il potenziale ferito realizzare un Progetto Pilota nelle quattro aree sviluppo e l'indotto economico che la loro realizza- di maggiore rilevanza naturalistica individuate (cfr. zione può comportare, in particolare per quanto § 7.1), finalizzato alla creazione di un modello di concerne il potenziamento dell'offerta ricettiva e successo riproducibile. delle attività produttive. In particolare, le grandi valenze naturalistiche sia Pertanto i criteri principali che hanno determinato biotiche (presenza di Siti di importanza Comunitaria le scelte progettuali si possono riassumere in: e specie a rischio) che abiotiche (sistema delle forre - posizionamento degli interventi nelle aree inte- e valle dei calanchi), il grande patrimonio storico- ressate da un livello di qualità ambientale delle culturale, le ipotesi di tutela e valorizzazione già ipo- forre da "Buono" (Classe II) a "Mediocre" tizzate (Parco Naturale "Valle dei Calanchi"), non- (Classe III), in modo da non interferire con ché un'accessibilità relativamente agevole ambienti a più alta naturalità (Classe I); (dall'Autostrada A1 Roma-Firenze), hanno portato - salvaguardia delle "core areas"; ad individuare l'area compresa nei territori dei - esclusione di interventi edilizi ex novo, soprat- comuni di Bagnoregio, Lubriano, Castiglione in tutto nelle aree a maggior qualità ambientale, Teverina e Civitella d'Agliano quale area di inter- per privilegiare il recupero di manufatti già esi- vento prioritaria in cui sviluppare un Progetto inte- stenti e/o la realizzazione di strutture rimovibili, grato pilota. poco impattanti e con materiali compatibili; All'interno del programma di valorizzazione delle - rispetto della Rete Ecologica, della funzionalità forre viterbesi sono stati individuati tre diversi tipi di ecologica degli ambienti naturali e delle con- intervento: nessioni tra gli elementi del paesaggio; - interventi di valorizzazione naturalistica e stori- - definizione di itinerari tematici per la fruizione co-culturale delle forre e sviluppo della ricettivi- delle forre attraverso l'individuazione delle tà nell'Area I, che costituiscono il Progetto inte- risorse naturalistiche e storico-archeologiche da grato e prevedono la realizzazione di: mettere in rete e utilizzando, dove possibile, - un ostello della gioventù nel comune di tracciati già esistenti; Castiglione in Teverina; - potenziamento e differenziazione dell'offerta - un centro visita naturalistico nel comune di Bagnoregio;

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- un'area camper nel comune di Lubriano; infine all’ individuazione di strumenti di tutela e - itinerari naturalistici tra i comuni di Bagnoregio, valorizzazione (sia in termini di vincolo che di uti- Lubriano, Castiglione in Teverina e Civitella lizzazione ), che garantiranno , a regime , un’ade- d'Agliano guata valorizzazione del grande patrimonio ecologi- - interventi di valorizzazione naturalistica e stori- co costituito dalle forre. co-culturale delle forre nelle altre zone indivi- duate (Aree II, III, IV) che, con quelli individua- ti all'interno dell'Area I, costituiscono il Progetto Pilota; NOTE - interventi "immateriali", rappresentati da azioni * Temi Srl di promozione delle politiche di sviluppo e tute- Il gruppo di lavoro che ha curato l'elaborazione del Piano è così la, azioni di supporto, comunicazione, formazio- composto: ne, da applicare a tutto il territorio delle forre Alessandro Bardi (Responsabile del Piano), Paolo Tito viterbesi, che comprendono: Colombari (Idrobiologia), Giacomo Cozzolino (Analisi GIS), - studi, indagini e ricerche specifiche su aree (SIC, Luca Di Nardo (Analisi ambientale), Carlo Fuortes (Economia del turismo), Alessandro Musmeci (Socio-economia), Giuseppe ZPS, ecc.) di particolare interesse naturalistico; Persia (Botanica), Alessandro Piazzi (Zoologia), Fabrizio - monitoraggio dei siti; Purchiaroni (Detrattori ambientali), Giacomo Spaini (Socio- - strumenti di comunicazione; economia), Roberto Troncarelli (Geologia), Donatella Violante - prodotti promozionali su supporto cartaceo (Urbanistica) (depliant e cartine per la fruizione naturalistica); * Provincia di Viterbo, Assessorato Ambiente - prodotti promozionali su supporto multimediale 2 Fonte : CORINE LAND COVER, 1996 (pagine web sui siti dei comuni e della provin- 3 Ai sensi della Direttiva “ Habitat “ 92/43/CEE,Allegato I cia); 4 Ai sensi della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE, Allegato II - segnaletica e tabellonistica; - immagine coordinata con il logo delle forre viter- besi; - attività di formazione. BIBLIOGRAFIA Gli interventi individuati non rappresentano azioni a G. B IGI, D.COSENTINO, M. PAROTTO, Modello Litostratigrafico- sé stanti ma, anche se con diversi tempi di attuazio- strutturale della Regione Lazio, Università degli Studi "La ne e priorità, contribuiscono in maniera sinergica Sapienza", Roma - Regione Lazio, Assessorato alla all'obiettivo generale di valorizzazione delle risorse Programmazione, Roma, 1988 ambientali, naturalistiche, archeologiche e storiche BLASI C., 1984 - Quercus cerris and Quercus frainetto woods in delle forre viterbesi. Latium (). Ann. Bot. (Roma), 42: 7-19. BLASI C., 1994 - Fitoclimatologia del Lazio. Fitosociologia, 27. 6.4 CONCLUSIONI BOANO A., BRUNELLI M., BULGARINI F., MONTEMAGGIORI A., Il piano di salvaguardia delle forre del viterbese SARROCCO S., VISENTIN M. (EDS), 1995. "Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio". Alula II (1-2): 1-224. costituisce stralcio del “Piano Territoriale BOLOGNA M.A., CAPULA M., CARPANETO G.M. (Eds), 2000. Provinciale Generale “. "Progetto Atlante degli Anfibi e Rettili del Lazio". In tal senso il Piano, che verrà sottoposto ad C. BONI, P. BONO, C. CAPELLI, Carta idrogeologica del territorio approvazione del Consiglio Provinciale nei primi della Regione Lazio, Università degli studi "La Sapienza", mesi del 2004, intende tutelare un ambito naturali- Roma - Regione Lazio, Assessorato alla Programmazione, stico di particolare rilievo del nostro territorio. Roma, 1988 L’analisi iniziale ha permesso di elaborare una BULGARINI F., CALVARIO E., FRATICELLI F., PETRETTI F., classificazione di qualità ambientale ,sulla base di SARROCCO S. (Eds), 1998. Libro Rosso degli Animali d'Italia - Vertebrati. WWF Italia, Roma. parametri naturalistici e socio-economici opportuna- Carta della qualità biologica dei corsi d'acqua della Regione mente pesati . Lazio. Istituto Superiore di Sanità - Regione Lazio, (a cura di L. Il progetto pilota di interventi ,già avviato nel- Mancini e G. Arcà), 2000. l’ambito del progetto del Piano, permetterà di indi- CRAMP S., SIMMONS K.E.L., PERRINS C.M., (Eds.), 1977-1994. viduare e sperimentare le strategie da adottare in The Birds of the Western Palearctic. Vol. I-IX. Oxford sede di attuazione del Piano. University Press, Oxford. La fase di adozione, che prevede un’ampia con- GHETTI P.F., 1986. I microinvertebrati nell'analisi della qualità certazione con tutti i soggetti coinvolti, giungerà dei corsi d'acqua. Manuale di applicazione Indice Biotico E.B.I.

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modificato. Provincia Autonoma di Trento, 111 pp. GHETTI P.F., 1995. Indice Biotico Esteso (I.B.E.). Notiziario dei metodi analitici, IRSA CNR. Pag 1-24. GHETTI P.F., 1997. Manuale di applicazione Indice Biotico Esteso (I.B.E.). I microinvertebrati nel controllo della qualità degli ambienti di acque correnti. Provincia autonoma di Trento. Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente. 222 pp. MANCINI L., ARCÀ G., Carta della qualità biologica dei corsi d'acqua della Regione Lazio, Istituto Superiore di Sanità, Laboratorio di Igiene Ambientale - Regione Lazio, Assessorato Ambiente OLMI M. E ZAPPAROLI M. (a cura di), 1992 - L'ambiente nella Tuscia laziale - Aree protette e di interesse naturalistico della Provincia di Viterbo. Università della Tuscia, Union Printing Edizioni, Viterbo. PIGNATTI S., 1982 - Flora d'Italia. Edagricole, Bologna. Programma di realizzazione della fase conoscitiva della Carta Ittica provinciale per i sottobacini dei fiumi Mignone, Paglia e Marta. G.A.I.A Piccola Soc. Coop.va a r. l.. Relazione tecnica Amm.ne Prov.le Viterbo, 2002. Società Geologica Italiana (a cura di), Guide Geologiche Regionali, BE-MA Ed., Roma, 1992 SCOPPOLA A., 1995 - Piante minacciate, vulnerabili o molto rare della Provincia di Viterbo. Amministrazione Provinciale di Viterbo. Studio ecologico del sistema Lago di Mezzano-Fiume Olpeta. Dip. di Sc. Ambientali - Università della Tuscia. Relazione tec- nica, Amm.ne Prov.le Viterbo, 1999.

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