magazine dell’Ordine degli Architetti P.P.C. della Provincia di Trapani consultabile anche sul sito www.architettitrapani.it 2/3 gennaio - giugno 2011

contributi Arata Isozaki Chiaramonte conversazione con Ludovico Corrao Fiammetta moderatore Francesco Taormina Purini-Thermes Oddo Facoltà di Ingegneria e Architettura | Università degli Studi di Enna Kore

var Sia

Venerdì 15 Luglio 2011 10.00 Auditorium Facoltà di Ingegneria e Architettura Cittadella Universitaria, Enna Álvaro Siza Vieira incontra gli studenti della "Kore"

Saluti Salvo Andò Magnico Rettore Università degli Studi di Enna "Kore" Giovanni Tesoriere Preside della Facoltà di Ingegneria e Architettura, Università "Kore" Introducono Maurizio Oddo Presidente del Consiglio del Corso di Studi di Architettura, Università "Kore" Francesco Dal Co Direttore della rivista "CASABELLA"

11.00 Lectio Magistralis, Álvaro Siza Vieira 12.30 Domande degli Studenti Sabato 16 Luglio 2011 10.00 Multisala GRIVI, Enna Presentazione della Mostra e Tavola rotonda Coordina i lavori Maurizio Oddo Curatore scientico Mostra Saluti Paolo Garofalo Sindaco della Città di Enna Cataldo Salerno Presidente Università degli Studi di Enna "Kore" Giuseppe Monaco Presidente della Provincia di Enna Giuliana Perrotta Prefetto di Enna Partecipano Álvaro Siza Vieira Carlos Casthaneira Commissario Straordinario della Mostra Francesco Dal Co Facoltà di Architettura, Università IUAV di Venezia Giuseppe Nannerini Direttore di Industria delle Costruzioni Franco Purini Facoltà di Architettura "Valle Giulia", Università "La Sapienza" Componenti del Comitato Scientico 12.30 Conclude la Tavola Rotonda Claudio D'Amato Guerrieri Direttore di ReteVitruvio

16.30 Palazzo MILITELLO, Enna Inaugurazione della Mostra visitabile dal 16 Luglio al 16 Settembre

in collaborazione con ARCHI_VOX magazine trimestrale dell’ordine degli architetti p.p.c. della provincia di trapani Fondare città dopo il disastro Direttore responsabile Alberto Ditta* Alberto Ditta Comitato di Redazione/ Mentre lavoravamo al nuovo numero di Archi_Vox, il Giappone viveva gli esiti del terremoto di Consiglio dell’Ordine presidente magnitudo 9, di cui ancora non abbiamo conoscenza dell’impatto nel prossimo futuro. Alberto Ditta Di fronte a queste trasformazioni della natura, le considerazioni di ordine temporale, sfuggono al sen- vicepresidente so delle analisi ambientali e sociali che gli architetti elaborano in altre circostanze. Saranno queste espe- Francesco Tranchida rienze a ricordarci che siamo ospiti passeggeri di un sistema dinamico a cui rivendichiamo il diritto alla segretario Lina Caldarone staticità? tesoriere In questo numero intervengono illustri Personalità dell’architettura che hanno condiviso l’idea di dedi- Marcello Maltese care a Nuova il magazine degli architetti trapanesi. consiglieri Vincenza Canale La Fondazione Orestiadi di Gibellina ha concesso la pubblicazione dell’intervista realizzata nell’agosto Franco La Barbera 2010 a Arata Isozaki e Ludovico Corrao moderata da Francesco Taormina. Franco Purini e Laura Vincenzo Mancuso Vito Maria Mancuso Thermes riassumono, trenta anni dopo, l’ esperienza del Belice con la sensibilità dei segni che pervade Matteo Pulizzi il loro lavoro. Giovanni Chiaramonte ci accompagna negli scenari emozionali della sua arte. Giuseppe Todaro Un particolare ringraziamento a Maurizio Oddo, Enzo Fiammetta e alla redazione di Archi_Vox, per Nicola Pacino la dedizione e l’entusiasmo che hanno dedicato a questo numero. coordinamento editoriale Vito Maria Mancuso *Presidente del Consiglio OAPPeC della provincia di Trapani uffici di segreteria Nicoletta Romani editore ed amministrazione Ordine degli Architetti P.P. e C. di Trapani Via G. B. Fardella, 16 - Trapani tel 0923.540177 fax 0923.20807 2 Gibellina mon amour Vito Maria Mancuso www.architettitrapani.it [email protected] [email protected] Progetto grafico ed impaginazione Fabio Amantia - Vito M. Mancuso 3 Gibellina 2011 Maurizio Oddo Ottimizzazione Silvio Piazza per QUICK SERVICE Via Piazza 19 - Trapani Stampa Arti Grafiche NovaGraf s.n.c. 5 Arata Isozaki a Gibellina Via Piano Arena, 13/d - Assoro (En) Enzo Fiammetta

Di questo numero sono state stampate n 2000 copie, distribuite gratuitamente a tut- ti gli iscritti dell’Albo degli architetti di Trapani, al C.N.A.P.P. e C., ai Consigli degli Ordini provinciali di Italia, agli Enti e alle 6 Arata Isozaki Amministrazioni della Provincia di Trapani. Conversazione con Ludovico Corrao - moderatore Francesco Taormina La collaborazione è aperta a tutti gli iscritti all’Albo e agli operatori culturali nei campi dell’architettura, della pianificazione, del paesaggio e del restauro, compatibilmente con lo spazio disponibile e previa accetta- Nuove finestre zione del Comitato di Redazione. 12 Gli scritti e le immagini pubblicati espri- Giovanni Chiaramonte mono solo l’opinione degli autori e non impegnano il Consiglio dell’Ordine degli Architetti P.P.e C. di Trapani. Manoscritti e disegni anche se non pubbli- cati non verranno restituiti. 14 Un’esperienza siciliana Franco Purini - Laura Thermes Crediti fotografici Vito Maria Mancuso: pp. 2, 3, 8, 9, 10, 11, 16 Rino Palma: cop, pp. 2, 4 Enzo Fiammetta: p. 5 Maurizio Oddo: cop, pp. 14, 15 17 Gibellina Sublime il naufragio Ninni Scovazzo: pp. 5, 7, 8, 9, 10, 11 Giovanni Chiaramonte: pp. 12, 13 Giuseppe Todaro Il Consiglio dell’Ordine degli Archi- tetti P.P. e C. di Trapani è a disposi- zione degli aventi diritto per le eventuali fonti iconografiche non 18 Ex libris identificate. a cura di Marcello Maltese Chiuso in redazione il 22 giugno 2011 Autorizzazione n. 328 del 29/09/2010 del Tribunale di Trapani Si ringrazia per la collaborazione Architetti Siciliani in Arabia Saudita EUNO EDIZIONI 20 Piazza Margherita, 6 - Leonforte a cura di Franco La Barbera (Enna) 1 Gibellina mon amour Vito Maria Mancuso*

C’è una linea sottile che unisce la fondazio- “La coscienza è dare significato alle percezio- ne di Gibellina Nuova all’architettura sicilia- ni perché la percezione sostituisce il concet- na: dai terremoti imprescindibili alla nuda to nelle aree fisiche e mentali sottoposte a realtà del nostro paesaggio esistenziale; dal rapido mutamento” cinema della Nouvelle vague alle visioni per da “Comete” di Ennio Celant - video-nar- il prossimo futuro. razione in Orestiadi di Gibellina 1993. Questo numero di Archi_Vox intende rista- bilire un rapporto tra la discussa fondazione Buona visione della città dopo il disastro e il sentire della cultura architettonica nel territorio. *Coordinamento editoriale

Riporto alcuni refrain della mia esperienza Gibellina,nello spudorato slancio di consape- volezza che questo mestiere porta sempre ad inaspettate e illuminanti sorprese.

…Il terremoto seppellisce molte fontane e porta con sé una grande sete: ma ciò porta alla luce anche forze riposte e cose segrete… …Nel terremoto di popoli antichi erompo- no nuove sorgenti. E chi allora grida: “Guardate, ecco una fon- tana per molti assetati, un cuore per molti bramosi, una volontà per molti strumenti”: intorno a lui si aduna un popolo, cioè: mol- ti che si esperimentano. Friedrich W. Nietzsche (Così parlò Zarathustra)

U terremotu è comu a’guerra. C’è cui s’ar- ricchisci e cui s’impoverisci. Da RAI TV7 un contadino del Belice

“Tu non hai mai visto nulla a Hiroshima, tu non hai visto nulla a Hiroshima; “Tu mi uccidi, tu mi fai del bene. Divorami, defor- mami, fino a farmi sentire ignobile” Dai dialoghi di “Hiroshima mon amour” di Marguerite Duras, regia di Alain Resnais

2 Gibellina 2011 Lo straniamento conflittuale nel progetto di architettura contemporanea Maurizio Oddo*

Attraverso un difficile percorso critico, tra Quale ruolo occupa l’architettura di Gibel- di e significative opere di land art esistenti al continuità e rottura, si cercherà di scrivere di lina nello scenario apocalittico spesso traccia- mondo - come una colata di cemento che su Gibellina al di là delle ovvietà e delle falsità to dalle riviste e da pseudocritici affannati a iniziativa di un gruppo di artisti ricopre il che, sempre più spesso, l’attanagliano. apparire sul web? Perchè continuare a porre centro storico del paese; o, ancora, i com- Non c’è pubblicazione, infatti, che nello stu- l’accento sull’architettura usata, a torto, quale menti affrettati di amministratori locali che, dio della contemporaneità, non prenda in mezzo per lucrare e non ritornare all’aspetto improvvisatisi critici, mostrano a loro modo considerazione, nel bene o nel male, la nuova squisitamente architettonico della questione? come nel Belice convivano strade e piazze città costruita dopo il terremoto e, per con- Utili, senza dubbio, i resoconti delle oscure ultramoderne, indifferenti ai problemi che a trappunto colto, nello spirito di molti,ciò che vicende a monte della ricostruzione ma loro di fatto competono. rimane dell’antico centro distrutto di altrettanto inaccettabili i giudizi espressi da Gibellina, comunque, torna ciclicamente alla Gibellina. Non sempre, al contrario, si riflet- gionalisti-detective che, lontani anni luce ribalta dopo anni di oblio e di incessanti te in modo adeguato sulla ricchezza di con- dalle loro competenze, si arrogano il diritto polemiche legate alle vicende della sua rico- tenuti che questo territorio, dimenticato dal- di scrivere e sentenziare giudizi su opere di struzione.2 la critica militante, continua a rilasciare nel architettura che, nonostante la loro indiscuti- Se si continuerà a considerare la città – e dibattito contemporaneo; senza negare, bile qualità, diventano bersaglio di accanite e questo vale non solo per Gibellina – come ovviamente, l’oggettività dei fatti e delle can- irriducibili interpretazioni negative, prive di prodotto utopistico dove qualcosa non ha gianti situazioni. fondamento. In questo modo, oltretutto, vie- funzionato, si continueranno a formulare Conosco Gibellina attraverso le vecchie foto, ne messa in crisi l’autorevolezza della critica giudizi negativi, a partire da presupposti i documenti e i testi scritti dagli storici loca- architettonica. Siamo certi che chi scrive su imprecisi, legittimati da percorsi intrapresi li; conosco bene Gibellina la Nuova; una città Gibellina conosca Gibellina e la sua storia? con malignità, a volte involontaria, consape- edificata da capo e risultato di una ricostru- D’altro canto, come sottolinea Alexandra vole nella maggior parte dei casi. Percorsi zione che è stata un calvario. Basta leggere Il Lange, on line chiunque, abbia o meno i tito- accompagnati, peraltro, dalle distorsioni della sogno Mediterraneo,1 la recente e intensa li per farlo, si ritiene un critico e si verifica memoria ben poco presenti a quanti – gior- testimonianza di Ludovico Corrao. una proliferazione di discussioni, spesso in nalisti, critici e storici dell’architettura – scri- Dalla catastrofe della natura si è sviluppato un assenza delle stesse opere architettoniche. vono e scriveranno di Gibellina, trascurando percorso straordinario per la città, ancora Molti libri in poco più di trentanni; alcuni le superficiali incursioni di pseudo specialisti oggi in atto.Per cominciare, è necessario un pubblicati di recente. Una media notevole di Moderno o di storici all’arrembaggio che distinguo: una cosa è scrivere sulle vicende che, se da un lato dimostra una certa cono- cercano, a tutti i costi, di ricomporre l’obiet- che hanno contraddistinto la ricostruzione scenza dell’argomento, dall’altro dichiara i tività degli eventi. del Belice, così bene narrate da giornalisti e prodromi di un caso culturale in fieri, al di là Analogamente a ciò che accade agli autori cronisti; una cosa è scrivere sulle opere che di qualsivoglia discutibile e aprioristica presa che sono citati più che essere letti,la notorietà compongono l’attuale scenario che di quelle di posizione che conduce a trattare con di Gibellina – e non è un paradosso! - è fon- vicende può essere considerato, almeno in superficialità i temi principali; eppure, sono data più sul sentito dire che sulla sua cono- parte, il risultato. Senza nulla togliere alla abi- molti gli esempi di architetture d’emergenza scenza reale, fino a un punto di non ritorno lità di autori che si sono occupati di questa disseminate su uno scenario geografico che rispetto alle banalizzazioni e alle semplifica- sfortunata Valle, non è in alcun modo plausi- dal Friuli arriva in Sicilia.Articoli scomposti, zioni pubblicate nel corso di questi anni. bile combinare siccità, mafia, omicidi, inchie- Belice: dalla tragedia alla beffa; titoli di gran- La città, di fatto, si apre a una serie di forma- ste giornalistiche scandalose, architettura e de effetto, L’arte e la morte della città: il caso lizzazioni che riconosce alla natura simbolica artisti di fama internazionale; è impossibile, Gibellina; giudizi estremamente superficiali e delle forme, insieme alle numerose opere cioè, continuare a immettere in un unico cal- approssimativi si susseguono di continuo. E’ d’arte sparse sul territorio, un valore più derone tutta una serie di problematiche che a avvilente segnalare come la Cartoguida, dedi- determinante di qualsiasi premessa funziona- alta voce, a distanza di quarant’anni,richiedo- cata alla Sicilia, liquidi sbrigativamente il le, restituendo l’architettura alla sua legittima no l’esatto contrario. Cretto di Alberto Burri - una delle più gran- aspirazione a diventare monumento.

Via Passo Enea, 80 - 91100rapani T - el.T 0923 25954 - [email protected] 3 A partire dalla sua fondazione, Gibellina – al Turismo della Regione Sicilia di qualche idee, all’interno di questa vicenda straordina- l’unico esempio, scrive Franco Purini,3 di anno fa; fatto sintomatico degli sforzi ai qua- riamente complessa, si sono realizzate nella questo raro tipo di città realizzato in Italia li la città deve sottostare per una sua “norma- storia recente del processo di ricostruzione. nella seconda metà del Novecento - offre le” e dichiarata esistenza: chi cercasse la voce L’avventura di Gibellina continua. I tempi l’occasione per tornare a parlare, non soltan- Gibellina rimarrà probabilmente stupito di ormai sono maturi per una trasformazione to in Sicilia, di architettura contemporanea. non trovarla, senza comprendere a fondo – efficace dell’ambiente urbano, tale da mante- 1980. Si costruisce il paese e si monumenta- come a suo tempo fatto rilevare da Ludovico nere il livello qualitativo delle opere d’arte e lizza la memoria con il Cretto di Burri. Corrao – l’indicativa difficoltà, abbastanza di architettura che caratterizzano la città. E’ Cambia il luogo non muta il nome. Inizia la rivelatrice, di riconoscerne le intrinseche necessario, all’interno del vasto intreccio del- storia di Gibellina Nuova, un’esperienza uni- qualità: come per la povera Baubò, dea dei le sinestesie novecentesche, adeguare queste ca, isolata, nella cultura millenaria dell’Isola. misteri eleusini, mai presa in considerazione architetture alle esigenze quotidiane della Sintesi estrema: tragedia, necessità, dissonan- nonostante l’importante ruolo ricoperto nel- gente e di innestare, al loro interno, meccani- za, contraddizione. Storia esemplare del pro- lo sviluppo mitologico del mondo, se ne smi di modifica alla luce della cultura e della getto del presente. Ricostruzione non del dimenticano sempre tutti, a meno che non la tradizione locale. tutto completa. di faccia rientrare nella critica negativa di cui Il centro della vecchia città si è decomposto. Dire Gibellina, per la critica e la storia del- si è parlato in precedenza. La potenza assoluta del centro, rispetto allo l’architettura recente, è dare un nome alla A Gibellina, la città è divenuta il luogo geo- spazio circostante, non ci appartiene. Fac- contraddizione medesima; eppure, questo grafico; essa fonda accumulazioni morfologi- ciamo parte di una società di tensione, metic- piccolo centro della Sicilia occidentale, evi- che, generate nel tempo e tradotte dalla sto- cia, aperta alle contraddizioni. Non c’è altra denziando aspetti della creazione architetto- ria che, a partire dall’insediamento origina- via. nica contemporanea lontani da quelli indica- rio, ha estratto le fasi iniziali per lo sviluppo Al di là delle critiche sofisticate, bastarde e ti dalla storiografia tradizionale, costituisce delle forme dei nuovi brani architettonici. pretestuose diventa impellente l’impegno di una occasione importante per recuperare il Una geografia, ormai omologata, che ha scar- fare crescere la città dopo averla completata ritardo accumulatosi nel tempo. Soffermarsi dinato le tradizioni longeve dell’antica classi- nelle sue parti essenziali. Gibellina, tutto sulla condizione di disattenzione e oblio che cità dell’Isola – quella raccontata da Walter sommato, può e deve fare a meno di valuta- avvolge questo patrimonio artistico e archi- Gropius e quella delle annotazioni di Alvar zioni distruttive. La morte è sempre resurre- tettonico, quindi, è premessa per riconoscer- Aalto nella Valle dei Templi – per seguire le zione. Sul pianoro di Gibellina, ancora oggi, ne l’identità. sirene della rovinosa e inspiegabile moder- si confrontano la forza scatenata della natura Gibellina mostra un lato poco noto, ma non nità. che sgretolò la città e la forza snaturata della per questo meno importante, della stagione Una nuova topografia, mentale e reale, che specie umana che sa sterminarsi con mecca- dell’architettura contemporanea, italiana e veicola un esempio il quale, non essendo nica sapienza. Certo è che mai come ora internazionale, a partire dagli anni Ottanta sostenuto da una teoria sistematica, è destina- Gibellina meriti un trattamento di grande del secolo scorso; un’esperienza legata alla to a restare poco gradito se non disprezzato riguardo perchè, come Baubò, essa continui a fase prepotente della ricostruzione ma insie- in un conflitto culturale di attacchi violenti. svolgere, nonostante il ruolo minore a cui me l’occasione in cui, forse come in nessuna A partire dai numerosi scritti sulla nuova città molti vogliono relegarla, una parte fonda- altra parte, l’architettura contemporanea ita- del Belice, che insistono sul suo carattere mentale nel dibattito critico dell’architettura liana ha potuto produrre in grande quantità e utopico – Gibellina, in fondo, richiede l’esat- contemporanea. qualità su un territorio relativamente mode- to contrario – è necessario sgomberare il Gibellina la Nuova, di fatto, rimane un cam- sto, dimostrando come essa sia l’agente campo da equivoci. po di sperimentazione e di ricerca con cui espressivo della città in divenire, dove i L’architettura in Sicilia – ipotesi confermata l’architettura e l’arte contemporanea debbo- monumenti costituiscono i punti di riferi- dalla storia – è sempre sperimentazione di no e dovranno, prima o poi, confrontarsi. mento di un sistema non necessariamente nuove idee, spesso giunte dall’esterno. tutto costruito. Gibellina la Nuova, lontana, spazialmente e 1 B. Carollo (a cura di), Ludovico Corrao. Il Essa, d’altro canto, nonostante tutte le criti- temporalmente, dal vecchio impianto urba- sogno mediterraneo, ernestodilorenzo che mosse nel lungo lasso di tempo che la no, non è il simulacro di Gibellina: la storia Editore, 2010. separa dalla sua fondazione, continua a tene- non si ripete mai. Al di là di ogni rivendica- 2 Riguardo a tali vicende, illuminanti le rif- re vivo, almeno nell’isola, il fascino delle lon- zione del diritto all’utopia e alla speranza, la lessioni di Ludovico Corrao contenute all’in- tananze geografiche e storiche, senza disde- sua forza risiede in ciò che molti considera- terno del Discorso polemico in difesa del gnare di mescolarsi con il presente più pros- no il suo fallimento: la denuncia vivente del- progetto-Gibellina, in Il sogno mediterraneo, simo dell’architettura, spesso trascurato all’in- le aberrazioni e dei difetti strutturali della op. cit., pp. 358-363. terno di manuali accreditati o travisato da società contemporanea. Ed è per questo che 3 F. Purini, Gibellina, in M. Oddo, Gibellina coloro i quali che, quasi per mestiere, hanno diventa condizione prioritaria, al fine di la Nuova. Attraverso la città di transizione, deciso di scrivere cose terribili su questa città; legittimare e dare senso al progetto Gibellina, testo&immagine,Torino 2003. senza tacere, ovviamente, dell’assurda e ingiu- il ritorno al confronto con la realtà normale, stificabile dimenticanza registrata nella guida fuori dai luoghi comuni, lontano dai dibatti- * Presidente del Consiglio del Corso di turistica promossa dall’Assessorato Regionale ti interni e isolati della critica del progetto. Le Architettutra Università “Kore” di Enna 4 Arata Isozaki a Gibellina Enzo Fiammetta*

Il grande maestro dell’architettura contem- tetti, e del Bund Deutscher Architekten, poranea, Arata Isozaki accogliendo l’invito Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Let- della Fondazione Orestiadi di Gibellina è tere dal Ministero francese della cultura. ritornato in Sicilia, dopo che negli anni ’90 La presenza di Isozaki a Gibellina, marca il l’aveva attraversata ripercorrendo il gran tour segno di una rinnovata attenzione verso il dei viaggiatori ottocenteschi. progetto della ricostruzione della città, que- Il Baglio Di Stefano, Il Cretto di Burri, la stioni che hanno trovato nella cittadina del città di Gibellina, Segesta sono stati i luoghi Belice possibilità di sperimentazione e con- del suo viaggio. ferma della complessità del progetto di archi- L’incontro pubblico con Corrao nel Granaio tettura e del delicato ruolo di chi lo percor- del Baglio Di Stefano l’occasione per una re. riflessione sul processo ciclico di distruzione Il recente terremoto che ha colpito il e rinascita delle città, sul ruolo dell’arte, del- Giappone, rende i temi affrontati, la scorsa l’architettura per una possibile ridefinizione estate, ancora più attuali, ha avvicinato la dell’identità e degli spazi dopo le catastrofi. popolazione del Belice a quella nipponica, Il dialogo tra Ludovico Corrao, protagonista entrambi colpite dalla tragica esperienza, ma del processo di rinascita di Gibellina dopo il anche nella risposta composta al dramma, e terremoto del 1968 e Arata Isozaki, autore di nella consapevolezza che l’uomo non debba un pensiero globale che supera i confini del- mai dimenticare che ogni suo progetto di svi- le discipline ed attraversa più di mezzo seco- luppo deve considerare primari gli equilibri lo di storia dell’architettura, ha innescato una tra uomo e natura, poiché alla straripante for- riflessione sulla dissoluzione dello spazio fisi- za degli eventi della natura, può opporre solo co e sull’idea della città come luogo immor- la sua “umana fragilità”. tale del sentimento collettivo. Francesco Taormina, professore di Composizione archi- *Direttore del Museo della Fondazione Orestiadi tettonica presso l’Università di Roma Tor Vergata ha moderato l’incontro. Arata Isozaki, laureatosi all’Università di Tokyo nel 1954, è stato allievo di Kenzo Tange ed ha fatto parte del suo studio. Nel 1963 fonda l’“Arata Isozaki Atelier”,che oggi è divenuto “Arata Isozaki & Associates”, ha vinto nel 1986 la medaglia d’oro del RIBA. Ha realizzato il Palasport Olimpico di Torino, che durante le olimpiadi del 2006 ha ospita- to le gare di hockey su ghiaccio e nell’ultimo decennio: il complesso residenziale di Kita- gata; il Centro Culturale a Shizouka; il pro- getto di riqualificazione urbana (centro com- merciale, banca, aerostazione nell’area Pirelli), di Milano; la National Library, in Qatar; il Central Academy of Fine Arts Museum of Contemporary Art a Pechino, lo Zendai Art Museum Hotel a Shanghai; il Center of Science and Industry, Columbus (Ohio) USA; la sala per concerti, Kyoto, Giappone; la biblioteca della prefettura di Oita, Giappone; il Museum of Contemporary Art (MOCA), Los Angeles, USA; il Team Disney, Florida, USA; il Weill Cornell Medical College, Edu- cation City, vicino a Doha. È membro del Building Council del Giappo- ne, socio onorario dell’Accademia Tiberina a Roma, dell’Istituto Americano degli Archi- 5 conArataversazione Isozakicon Ludovico Corrao moderatore Francesco Taormina

Gibellina, 30 agosto 2010

RF Rosario Fontana Sindaco di Gibellina ra. È probabile che questi punti vengano toc- diverso, un principio di identità tra costruzio- FT Francesco Taormina Architetto, Università di Roma cati dai nostri interlocutori, come tratti vivi ne e rovina che risolve la prima nella secon- Tor Vergata della loro esperienza, in fondo raccontandosi. da: la rovina è l’evoluzione fisiologica della AI Arata Isozaki Architetto, Artista Per quanto mi riguarda, cercherò di dare un costruzione, in quanto tale la sottende. La LC Ludovico Corrao Presidente Fondazione Orestiadi indirizzo al loro discorrere; consentitemi per- costruzione non nasce dalla rovina ma, essen- ciò di precisarlo molto rapidamente. do questa la conclusione ineluttabile del ciclo RF L’incontro di oggi è tra due uomini che por- vitale dell’atto costruttivo, esso non può fare Buonasera. Benvenuti alla manifestazione di tano nel cuore la tragedia della distruzione a meno di presupporla idealmente. consegna di questo premio, la nostra Stella, che i loro occhi hanno raccolto come lace- Che la costruzione nasca invece dalla rovina, riproduzione della Porta del Belice di Pietro ranti istantanee. Essi sono stati testimoni del- dal dramma della sua materia, è quanto si Consagra, al maestro Arata Isozaki. la distruzione non solo della vita ma delle sono costretti a pensare e a praticare Isozaki e È una emozione fortissima essere presente a cose che quella vita identificavano: le abita- Corrao. Essi ritengono, gioco forza, che la questa manifestazione. Voglio esprimere un zioni, i luoghi di incontro della città, gli edi- rovina sia l’atto fondativo del costruire, non ringraziamento a nome degli architetti; in fici che ne rappresentavano la memoria, le solo nella pratica del mettere pietra su pietra, quanto architetto, è un privilegio particolare città stesse. Eppure, se nel loro cuore c’è tut- ma come motivo di coinvolgimento degli avere qui questo maestro dell’architettura. to questo, una profonda razionalità e l’incon- uomini nella vitalità dello spazio che li acco- Un ringraziamento lo voglio esprimere fessabile fiducia nel futuro che essa si porta glie, dunque come loro motivo di coinvolgi- anche come primo cittadino di Gibellina, a dietro, ha spinto questi uomini a fare delle mento nell’architettura e, per estensione, nel- nome della Giunta Municipale, dei Consi- rovine un materiale da costruzione non solo l’architettura della città e del suo territorio. glieri di maggioranza e di opposizione, a fisico, ma un materiale del sentimento, del In questo senso vanno interpretati due esem- nome della popolazione tutta. comune sentire, un materiale di rivendicazio- pi famosi, che riguardano l’esperienza dell’u- Gibellina, in questi anni e grazie all’opera ne sociale e perfino politica. no e dell’altro. virtuosa di Ludovico Corrao, è stata il cuore Quando il direttore del Museo nostro ospite, C’è un’opera molto conosciuta di Isozaki, il pulsante dell’architettura contemporanea: Enzo Fiammetta, sollecitando la mia media- centro civico di Tsukuba, che egli immagina molti architetti e artisti in genere vi hanno zione a questo confronto, mi ha chiesto di come rovina già nel disegno di progetto: un trovato momenti esaltanti per la realizzazione trovare dei punti di contatto tra Isozaki e bellissimo acquerello, credo di sua mano, delle loro opere. Il mio auspicio è che anche Corrao, tra un architetto noto per i suoi pro- evolve in rovina un’immagine costruttiva Arata Isozaki possa realizzare a sua volta qual- getti e le sue realizzazioni, per le sue idee sul- non ancora fisicamente compiuta e ne svela cosa che lasci il ricordo della sua visita. Se la dissoluzione dello spazio fisico, e il singo- l’essenza nascosta. Poi, in un opposto non così fosse lo ringrazio; se così non è, lo rin- lare artefice dell’esperienza gibellinese, que- solo geografico, c’è il Cretto di Burri, lo grazio lo stesso per la sua presenza, che ha sto è il primo che mi sia venuto in mente. straordinario velario o sudario – come ho reso onore alla città e al lavoro che vi è stato Non è un punto di contatto da poco e cer- letto da qualche parte – dei ruderi di svolto in tutti questi anni. cherò di spiegare le ragioni della sua eccezio- Gibellina Vecchia, che ne ricopre l’impianto Consegno ora la Stella, simbolo della rinasci- nalità. urbano mantenendone i segni fondamentali ta di Gibellina e dono della Fondazione Ore- Tutta la nostra cultura, soprattutto quella degli isolati e delle strade. stiadi e del suo Presidente, Ludovico Corrao, occidentale, si fonda ormai da due secoli sul Mi piace ora sollecitare Isozaki e Corrao sul- al maestro Arata Isozaki. binomio rovina-costruzione; questa estate, al le differenze che caratterizzano le rispettive riguardo, mi è capitato di leggere l’abbozzo esperienze, esemplificate attraverso il centro LC Per una storia della mia casa di John Soane, di Tsukuba e il Cretto. Francesco Taormina, professore all’Università che all’inizio dell’800 descrive la costruzione Comincio da Isozaki, il quale predilige per la di Roma Tor Vergata, introduce il dibattito e della propria casa-museo come un ritrova- sua architettura i materiali grezzi, con effetti lo modera. Ma non è un moderato. mento archeologico. La descrizione di Soane “brutalistici” che anticipano il destino di è il corrispettivo di ciò che un progettista distruzione dell’opera, restando molto diffi- FT sensibile avverte nel corso della realizzazione dente verso l’uso della tecnologia come fine Cercherò di non essere moderato, almeno di una sua opera. I materiali accatastati in dell’espressione figurativa. In un paese, il per soddisfare la curiosità che mi ha spinto ad cantiere non preludono a una rovina, non Giappone, che conosciamo per essere molto accettare, dalla Fondazione Orestiadi che rin- anticipano l’ineluttabilità dell’avvenire? Non avanzato sotto l’aspetto tecnologico, egli trat- grazio, il privilegio di mediare questa conver- è stato Auguste Perret, maestro riconosciuto ta la tecnologia con la delicatezza di uno sazione tra due così importanti protagonisti di Le Corbusier, ad affermare nel secolo strumento utile ma non per questo fonda- della cultura in generale. appena trascorso che «una buona architettura mentale. Molti sono i temi che il confronto tra Arata produce belle rovine»? Una frase utilizzata Isozaki ha poi progettato all’inizio degli anni Isozaki e Ludovico Corrao potrebbe suggeri- poi da altri,da tutti quegli architetti,a comin- ’60 del secolo scorso, quasi all’esordio della re: la presenza dell’arte nella città, essendo ciare da Louis Khan, dotati di una solida for- sua carriera, delle città futuribili, tecnologica- l’architettura stessa una forma d’arte, oppure mazione accademica. mente sospese su una base di rovine, città il dissolversi dello spazio urbano o altri anco- Soane,Perret… dichiarano, seppure in modo immaginifiche che fuoriescono come alberi 6 da un vassoio piranesiano. Così ci dice che essere la città del futuro; ne è venuta fuori della storia ma costantemente, ogni giorno. costruire a partire dalla rovina o sulla rovina, una città ideale che vaga nell’aria, frutto del La natura si manifesta con ogni tipo di distru- mettendo a stridente confronto l’avanzamen- materiale che andavo mano a mano accumu- zione, di disastri, terremoti, tifoni come da to tecnologico e i reperti, non solo non è un lando.Parliamo sempre della mia esperienza noi in Giappone; è nostro compito, compito atto indolore ma determina un rapporto tra di giovane architetto attratto dall’architettura degli architetti, quello di trovare sempre le permanenza ed evoluzione descrivibile solo italiana: così come tanti architetti da tutte le soluzioni in maniera costante e non soltanto attraverso l’astrazione del disegno: l’interven- parti del mondo, arrivai in Italia seguendo un quando si verifica una di queste calamità. to nella città avviene tramite questi “codici po’ le orme del grande scrittore tedesco Permettetemi ora di ringraziare ancora una irreali” perché determinati da quella astrazio- Goethe che, nel suo Viaggio in Italia, aveva volta i mie anfitrioni, perché mi hanno ne, e la città è una “città invisibile”, il cui parlato di questo paese. Nel mio tragitto ne mostrato una Gibellina particolare; sono esempio è Los Angeles, città per antonomasia seguii le tappe e, passando per varie città, rimasto molto colpito da quello che ho visto delle reti viarie, mobile e formalmente inaf- ovviamente per Roma, arrivai in Sicilia; oggi. È la prima volta che vengo a Gibellina ferrabile. durante il viaggio disegnavo, facevo tanti e mi sono recato a vedere le rovine della vec- Voglio allora chiedergli: queste immagini uti- schizzi, e finalmente raggiunsi Agrigento. Mi chia città, il Cretto.Vorrei ancora una volta lizzate per spostarsi nel tempo, questa diacro- arrampicai sulla collina e, arrivato all’ultimo sottolineare che la natura distrugge, che la nia di sensazioni, non rischiano di raggelare il tempio, ho cominciato a disegnarlo; lo cono- natura è più forte di noi anche in casi dove divenire? Di fissare tutto in un solo attimo, scevo benissimo attraverso i libri che avevo essa non c’entra direttamente: mi riferisco ad quello che viviamo nel preciso momento in ritagliato facendo tanti collage con questo e esempio al caso di Ground Zero e al proble- cui esso si svela? La rovina non diventa così, altri templi, ma ora avevo la loro immagine ma della sua ricostruzione. Anche lì, ri badi- paradossalmente, lo strumento per interrom- davanti a me ed è stato un momento partico- sco, c’è bisogno di ricostruire; la tendenza di pere qualsiasi continuità tra passato e futuro? lare perché non riuscivo a trovarvi corrispon- molte amministrazioni è invece quella di Su questo vorrei sentire Isozaki, per coinvol- denze con quello che avevo visto sulla carta. rimuovere completamente ciò che la natura gere poi Ludovico Corrao. Mi trovavo in una situazione bizzarra: cerca- o un altro evento hanno distrutto anche solo vo di conciliare questi elementi del passato, la in parte, senza considerare che noi esseri AI presenza delle rovine che riuscivo ad analiz- umani abbiamo una memoria. Quindi è Grazie, innanzitutto per questa introduzione zare anche grazie alla mia esperienza profes- chiaro che è necessario ricostruire, ma nel piacevole ed essenziale che ha fatto Francesco sionale, e però ero in difficoltà nel collegare momento in cui ci se ne occupa bisogna Taormina. tutto ciò ad una idea di città del futuro. È sempre mantenere il legame con il passato. Sono molto lieto di essere qui e ho molte chiaro che non è possibile sapere quale sarà il Sono stato perciò molto critico nei confron- motivazioni per esserlo.Penso alla mia infan- futuro, quale sia il destino di una città, ed ora ti del governo giapponese in occasione della zia e a quando ho incominciato a studiare mi trovo qui, in Sicilia, a rivivere questo ricostruzione della città di Kobe dopo il ter- architettura più avanti. Immediatamente mi momento molto particolare del mio essere remoto del 1995; anche in quel caso, la ten- balza all’occhio un legame molto forte tra architetto. denza era di abbattere completamente quello quello che ho visto e sentito, che ho speri- Un altro episodio che mi piace raccontarvi è che era rimasto in piedi. Per non parlare poi mentato qui, e quella che è la mia esperienza quando, nel 1968, partecipai alla Triennale di di Hiroshima dove, dopo la bomba atomica, di studente di architettura giapponese. Ero Milano con un gruppo di architetti che pre- è rimasto un solo palazzo, un unico monu- adolescente quando il Giappone aveva appe- sentò proposte futuribili sulla città, cercando mento, una unica rovina che mette in colle- na attraversato la guerra mondiale ed era un di proiettarne l’essenza; il mio lavoro era una gamento la città di oggi con quella del passa- paese completamente distrutto: molte delle istallazione che comprendeva una serie di to. Questo secondo me è sbagliato. Qui, inve- piccole città, dei villaggi dove abitavo, erano immagini del passato oltre a possibili soluzio- ce, vedo che la gente, gli artisti tutti, hanno del tutto scomparsi e intorno a noi non c’e- ni per il futuro. C’erano delle rovine ma, avuto particolare attenzione e tengono in ra niente, c’era un paese molto provato dalla naturalmente, anche delle rappresentazioni altissima considerazione il rapporto che c’è guerra. Poi ho abbracciato gli studi di archi- frutto della nostra fantasia, volte a raffigurare tra il nostro passato, il nostro presente, il tettura, sono diventato uno studente univer- delle città utopistiche. Non so se siete a nostro futuro. Quindi, giusto ricostruire, giu- sitario e ho accettato di sviluppare sempre conoscenza anche del fatto che ho scritto e sto pensare alla città del futuro, ma giusto più nuove soluzioni, delle nuove idee che pubblicato un testo che raccoglie diversi continuare a preservare la memoria. non rispecchiassero le tendenze tradizionali montaggi di fotografie di Hiroshima, distrut- ma che proponessero degli elementi creativi, ta dalla bomba atomica, con immagini di FT che dessero più spazio all’immaginazione nel Agrigento. Molte grazie. Quello che lei ha detto sugge- periodo postbellico del Giappone. Quindi ho So che anche in Italia, recentemente, avete risce numerose altre considerazioni, ma io cominciato a cercare di conciliare e integrare avuto un terremoto tragico [all’Aquila]: vorrei soffermarmi su due questioni che mi l’idea di rovina,di distruzione del passato, con un’ulteriore prova del fatto che gli esseri hanno particolarmente colpito. un’idea di proiezione nel futuro della città, umani combattono costantemente contro le La prima riguarda la necessità di conciliare utilizzando delle immagini: come un regista, forze della natura. La natura dimostra sempre quanto facciamo, come architetti chiamati a ho montato illustrazioni e foto di città in di essere più forte di noi e quello che dobbia- modificare l’esistente, rispetto al passato, rav- rovina, tratte anche dai libri di letteratura, mo fare è occuparci di una costante opera di visando in questo fare la difficoltà di non con il disegno di quello che avrebbe potuto ricostruzione: non in un unico momento conoscere il destino, la contraddizione di non 7 potere prevedere il futuro pure agendo su di riconoscimento delle qualità, della voglia di l’atroce sterminio di vite umane, di donne e esso, di non sapere insomma come si svilup- vivere della gente di Gibellina. bambini, di distruzione delle case e della fine pino la città e i territori materiali e ideali nei Gibellina erosa nelle carni dei suoi abitanti, di ogni speranza. quali operiamo.L’altra questione riguarda la costretti a fuggire verso terre lontane a causa Venivano minacciati con la cancellazione natura, che Isozaki vede nella sua forza preva- del misero reddito del bracciantato. I cittadi- secoli di storia e di civiltà contadina: qui era ricatrice e talvolta distruttiva, e rispetto alla ni consunti da un sistema di imposte e tasse, morta anche la speranza. quale sottolinea la necessità del nostro inter- taglieggiati financo con l’imposta doganale Quel che non distrusse il terremoto però, fu vento non episodico ma costante. In effetti, se sui prodotti dell’agricoltura: dopo il taglieg- con gelido dolo distrutto dal Governo con le seguissimo la ciclicità della natura con il giamento dei baroni feudali, essi dovevano ruspe, pianificando i vecchi abitati, divergen- nostro senso del costruire, forse potremmo infatti subire anche il taglieggiamento della doli totalmente, rasandoli al suolo come una più agevolmente partecipare al divenire natu- dogana per entrare nella loro città e portare il Coventry moderna. Primo imperativo era rale, forse potremmo anche pervenire ad una grano nelle case e nelle famiglie assetate.I perciò far rinascere i semi, i germi della spe- interpretazione più sensibile e compiuta del- disastri di Gibellina, del terremoto, sono stati ranza, consapevoli che la tenacia e l’amore la natura stessa. soventi nei tempi. Frane e smottamenti dei indistruttibile degli uomini e delle donne di Il Cretto di Gibellina accoglie nella sua figu- terreni dei Monti di Gibellina e gli effetti del Gibellina, avrebbero realizzato per ridare vita ra questi significativi aspetti: si propone come colera del 1837, 1854 e 1866 mietono centi- alla terra desolata. Insostituibile e pregiudi- un ponte tra il passato della città e il suo futu- naia di vite umane; la malaria tra il 1804 e il ziale diventava perciò l’apporto della cultura ro, partecipa del paesaggio naturale. Si ha una 1901 stermina altre centinaia di vite umane. come missione salvifica, di ricostruire la spe- visione strana del Cretto, qualcuno ha soste- Ecco, il terremoto è stato un fenomeno ranza contro ogni desolazione. nuto che si tratti di un’opera di Land Art ma perenne sulla carne di questi uomini. Da tali considerazioni scaturì l’appello di io non ne sono convinto; le opere della Land Una cittadina irraggiungibile d’inverno per , mio e di altri uomini del- Art svelano un contesto senza coinvolgerlo mancanza di strade e perciò ignorata dalla la cultura d’Italia per salvare il Belìce dal davvero se non attraverso un’emozione geografia, tantomeno dalla storia, identificata nuovo genocidio messo in atto dai pubblici immediata e fugace, mentre il Cretto si vive addirittura dal resto della provincia e della poteri. Si moriva lentamente per quattordici come un’emozione continua dello spirito. Sicilia come un paese dei barbari per lo spa- anni nelle baracche con parecchi problemi di Ho visto quello che c’era prima del Cretto: droneggiamento del banditismo e della salute e di inquinamento. ho visto le rovine del terremoto di Gibellina mafia, priva di strutture sanitarie, minacciata Nella notte del 14 gennaio, a due anni dal e ho un vaghissimo ricordo della città com’e- nell’esistenza dei propri abitanti per la malat- terremoto, sulle macerie ancora fumanti di ra ancora prima. Il Cretto mi ha sempre tia della tubercolosi. E uomini come carni Gibellina, si dettero convegno contadini e emozionato e profondamente, perché è la destinate ai macelli delle guerre e delle intellettuali, illuminati dalle fiaccole e dalle memoria viva dell’abitato che non esiste più: avventure fasciste, però cittadini mai domati struggenti parole di Carlo Levi; un mare di non è strade e piazze, non è case e monu- nella dignità e fierezza, protagonisti di ribel- bandiere rosseggiavano in quella notte come menti, non è neppure un luogo vivibile in lioni frequenti nelle nostre campagne, per fiorenti campi di sulla che rinasce con il senso stretto, ne è l’evocazione, è in certo conquistare la libertà attraverso il possesso di colore del sangue e annunzia i frutti nuovi modo un falso che presuppone la verità del- una terra da lavorare. della vita. la preesistenza. Come tale, proponendosi nel- Memorabile quindi la rivolta dei Fasci Costruire quindi con i pilastri angolari della la forma della città distrutta, rinvia ad una Siciliani con la strage di quei contadini, oltre libertà la nuova Gibellina, muovere dalla ter- condizione evolutiva, la individua nel riman- tredici uomini, donne e bambini uccisi dalle ra della schiavitù alla terra della resurrezione, do agli oggetti d’arte disseminati nella nuova armi e dal crepitio delle fucilate delle cosid- dalla terra della desolazione alla terra della città, nata distante dalla precedente, quasi a dette Forze dell’ordine. Fiera però Gibellina speranza, della fantasia, della poesia, la terra farne la spontanea proiezione. della guerra per la libertà della terra, per il salmastra nel sale della vita. I frammenti del nuovo, gli edifici di Gibellina diritto al lavoro e al possesso di qualche zolla La cultura come lievito di crescita poteva la Nuova, opera di artisti e architetti illustri, da sottrarre al sistema feudale, organizzata in suscitare energie per ricostruire una città dei come ricordava il Sindaco, hanno così un movimenti d’ispirazione cattolica,come per i sogni e della bellezza, per rifondare le con- centro decentrato nel Cretto, luogo simboli- seguaci di Luigi Sturzo, pagandone il prezzo nessioni e la stratificazione della storia, per co prima che fisico, paradossalmente nato altissimo con l’uccisione dell’arciprete, Don trasformare una società di uomini vittime del dopo la città nella quale ci troviamo. Stefano Caronia, che si pose a capo dei con- feudalesimo in consapevoli protagonisti del Chiedo a Ludovico Corrao: basta questo sot- tadini. Organizzata anche in movimenti di riscatto sociale. terraneo legame a fare una nuova città nella ispirazione socialista pure pagandone il prez- pienezza delle sue forme? Nei modi di vita zo. Ma ci illumina il futuro o il buio dei secoli dei suoi abitanti? Con profetico messaggio, , che passati, la luce spenta o il brillio delle luci operò in queste terre, organizzò un anno pri- come vide Wolfgang Goethe venendo qui a LC ma del terremoto la marcia della pace con Gibellina? Le luci dei nuovi saperi,delle nuo- Io credo che questa sia una giornata memo- l’invocazione di riforme e il grido: «Il Belìce ve scoperte, delle sfide del presente e del rabile nella storia della resurrezione e della muore». Dopo un anno, il Belìce moriva futuro? rifondazione di questa città. La consacrazio- anche per il terremoto. Il Belìce, con quattor- I nostri sguardi indagano soltanto il passato e ne, attraverso la presenza di Isozaki, di un dici città distrutte dal terremoto, moriva nel- restano ciechi sul presente? 8 Ci consoliamo della nostalgia di un tempo volontà e tenacia a restare fermi nel nostro Nel mito antico il terremoto rappresenta non perduto e il nostro spirito soggiace alla paura territorio. Gli artisti furono chiamati, e rispo- solo la frattura della terra, ma anche la frattu- degli sconvolgenti interrogativi sui problemi sero all’appello di Sciascia: Carlo Levi, ra dell’unione tra terra e cielo. Basta rilegge- e le tragedie dell’esistenza presente? Zavattini, Consagra, Carla Accardi, e degli re la pagina del Vangelo, quando alla dispera- Ci acquieta l’ordine e la bellezza del passato, altri, non per abbellire la città, non per dona- zione del Figlio di Dio crocifisso che invoca l’armonia delle sicurezze e non soffriamo re le proprie opere o venderle per costruire le «Padre Padre perché mi hai abbandonato», si delle disarmonie dell’oggi? case, ma perché insieme con gli uomini di scuote la terra con un gran terremoto su Ci consola e ci rifugiamo nelle regole del questa città si impegnassero a costruire insie- Gerusalemme e si squarciano i cieli. presente senza farci scuotere dalle molteplici me come architetti e con gli architetti, le case Nell’apocalisse di Gibellina, la premessa della verità, dalle rotture degli equilibri rassicuran- della gente. Resurrezione si fonda nella celebrazione del- ti, perché non è più rassicurante la stessa esi- Furono le risposte collettive della popolazio- l’unione tra cielo e terra per ridare un senso stenza del pianeta minacciato dall’atomica (la ne e del Comune a punteggiare la città con al mondo e alla vita perenne della comunità. storia di Nagasaki ed Hiroshima, la stella del- le opere d’arte come riferimenti identitari Così abbiamo letto la chiesa all’aperto di la barbarie e anche della nuova civiltà), dai all’anonimato del piano di new town del Quaroni, la Stella di Consagra, il Cretto di conflitti delle rappresentazioni della vita, Governo. Burri, tutte opere che esprimono la proiezio- dove nulla vi è più di certo, nulla è più dog- Non un soldo fu speso con i contributi ne dell’uomo nel creato e l’ascensione dell’a- ma di sostegno alle inquietudini dell’uomo finanziari del Governo regionale e nazionale, nima verso il cielo. nelle sue nuove dimensioni globali, nella ma col volontariato della gente di Gibellina, velocità della conquista dello spazio, degli con la vendita delle cartelle approntate dagli FT interrogativi per possibili diversi modelli di artisti, con le donazioni e sponsorizzazioni Ringrazio Ludovico Corrao per la narrazio- vita e di mondi conosciuti. dei cittadini, con il generoso, gratuito impe- ne di una storia, per il lirismo delle parole. Il Da questa irrequietezza parte l’arte contem- gno e lavoro degli stessi artisti che condivide- suo racconto ci riporta alle affermazioni ulti- poranea che ci sconvolge, con la “sovversio- vano alloggio e vitto nelle baracche dei ter- me di Isozaki, quando aveva asserito che ne” della nuova estetica e dell’etica. remotati. ricostruire è giusto perché significa ricostrui- Gibellina non nasce come città d’arte, non Anzi il Governo emanò una legge per aboli- re i valori di una comunità, quindi il piano nasce come città-museo all’aperto come re il 2% riservato alla realizzazione di opere simbolico delle cose, la loro dimensione sim- parecchie volte scritto, ma è una città che d’arte nelle costruzioni dell’edilizia pubblica bolica, quella in cui tutti ci riconosciamo, che riflette tutte le contraddizioni del contempo- nella Valle del Belìce: l’arte, per legge dello ci rappresenta. raneo, le improvvisazioni urbanistiche prima- Stato, veniva negata ai terremotati. Dicendo questo, Isozaki pone al centro della rie, le accelerazioni e le cancellature dei pia- L’unica arte concessa alle città contadine era questione il progetto di architettura: c’è una ni di finanziamento del Governo per la rico- quella dei monumenti funebri di Piazza, per centralità del progetto di architettura che struzione della città, dell’edilizia pubblica e ricordare i soldati uccisi nelle guerre. L’unica oggi è poco riconosciuta ma che è fonda- privata. arte ammessa e sostenuta dai governi erano mentale ripensare nei termini in cui ne stia- Disarmonie, ma segni forti di frecce che col- ricordi di morte. mo discutendo. Corrao aggiunge un’altra gono bisogni del quotidiano, delle paure e Gibellina nasce da tale caotico contesto, con cosa: c’è il riscatto sociale, ricostruire signifi- incertezze del presente e del futuro. tenacia e fiducia nei tempi lunghi e necessa- ca contribuire al riscatto di una popolazione Non un’arte consolatoria quindi abbiamo ri perché si definisca una nuova identità insediata in un luogo. Ma c’è anche una altro noi invocato, non un raggio della bellezza, né urbana. aspetto che egli sottolinea: ci deve essere la una quiete dei sensi a consolare gli animi, ma Con la speranza di impegno delle future speranza, la fantasia, la poesia, «una città dei un’arte motrice della vita nel turbine delle generazioni, artisti e popolazioni hanno get- sogni e della bellezza», soprattutto l’uomo al nuove domande delle ragioni della nostra esi- tato semi e innescato lieviti per modificare, centro di tutto. stenza, una possibile risposta agli interrogati- correggere l’esistente, così come era stato Dunque, fra i due conversatori, una comunità vi delle nostre lontane radici, del tracciato imposto dal Governo attraverso la sua buro- di pensiero che nasce da punti di vista diffe- futuro del cammino verso stelle polari crazia, supplendo con il sisma della cultura al renti ma che è chiaramente ancorata alla for- impercettibili, ma che pure ci magnetizzano. sisma burocratico e politico. te volontà di riconsiderare la storia dell’uomo L’arte di Gibellina, nella sua ricostruzione Iniezioni di vita per vincere la sfida della vita, e delle sue costruzioni come un atto rifonda- non segue scuole di pensiero, si sottrae al di rifondazione della città, nella identità tivo continuo. Ricostruire la storia per l’uo- rigore filologico e storico o regionalista, ma accresciuta e plurale di rifondazione di un mo contemporaneo comporta tuttavia pro- afferma i valori del solidarismo: la funzione ordine nuovo di libertà, di giustizia, di pace. cessi non indenni da forti contraddizioni, da dell’arte e dell’artista nella rifondazione di Per dirla come Ezra Pound, la massima aspi- profondissime lacerazioni,come dimostra l’e- una città e di una comunità che vuole rico- razione era di ricostruire la città con i colori sperienza vissuta da Corrao. Contraddizioni e struire un diverso futuro. della Stella. lacerazioni attraversano la vita a tal punto L’arte trasmette sentimenti di solidarietà E i reperti della distrutta Gibellina raccolti da che, malgrado l’arte si inserisca nei suoi luo- umanistica, con piena coscienza dell’artista Nanda Vigo, come lievito del nuovo Centro, ghi, essa non potrà mai essere veramente con- della sua funzione poietica della società. come pure il Palazzo Di Lorenzo e i giardini solatoria,è semmai l’incentivo per guardare al Per questo si levò forte l’appello, per dare segreti di Francesco Venezia, memorie di futuro e al suo desiderio. speranza e forza a questo progetto, a questa archeologie del futuro. Mi ha molto colpito, a questo proposito, l’e- 9 spressione di Ludovico Corrao riguardo ad FT sono mutati, proprio come avviene nella alcune opere presenti nella nuova Gibellina, Le parole di Isozaki mettono in una luce società. Secondo me, nella società, ogni dieci definite quali «memorie di archeologie del diversa l’interpretazione corrente delle sue anni circa avviene qualche cosa che apporta futuro»: sono memorie di cui il progetto di opere, spesso considerate dalla pubblicistica dei cambiamenti e dà un impulso diverso; architettura deve fare incessante esperienza se per gli aspetti più esteriori.Debbo ringraziar- come architetto cerco sempre di sviluppare, vuole tornare ad immedesimarsi nei luoghi, lo perché ci invita a riflettere sul nostro elaborare, portare avanti il mio metodo di nella gente che li abita, perché appartengono modo di essere architetti e, insieme e soprat- lavoro proprio come la società che avanza. a quegli aspetti profondi, anche non imme- tutto, esseri umani dialoganti con altri esseri Forse, nel primo periodo della mia attività, diatamente intelligibili, che ne esaltano il umani attraverso lo straordinario mestiere quando ero un giovane rampante, ero più carattere particolare e non ripetibile, in altre che facciamo e di cui non possiamo non sen- modernista; poi, dopo gli anni ’70, dopo che parole l’identità e la differenza. Non ci sono tire tutta la responsabilità civile e dell’etica. il cosiddetto Modernismo ha avuto il suo cose che vanno bene per tutto, che possono picco e dopo gli avvenimenti del decennio essere eguali per tutti; le cose dell’architettu- LC precedente (tra i quali il terremoto di ra vanno calibrate, anche nelle contraddizio- Aggiungo alcune parole a quanto detto da Gibellina e la problematica della ricostruzio- ni e lacerazioni della storia, per le comunità Isozaki: «la natura è più forte di noi», dell’uo- ne), c’è stata una grande evoluzione, ci sono insediate: per quella o per quell’altra comu- mo. Sciascia paragonò la virtù dei cittadini di stati dei grandi movimenti a livello interna- nità, distinguendo e facendo della distinzione Gibellina all’erba che cresce nonostante tutti zionale e c’è stata anche una revisione della una forza per il radicamento dell’architettura gli impedimenti e risorge sempre, anche sul- società industrializzata. stessa. le rovine; quindi l’uomo è più forte della Il Modernismo è pian piano svanito, ma non natura quando mette in atto tutta la forza del c’era ancora l’idea di un’architettura utopisti- AI suo spirito, non dimenticando che il terre- ca. Per ricollegarmi al commento di Taormi- Vorrei aggiungere che sono rimasto molto moto è un episodio di giovinezza della vita, na sul mio periodo manieristico, devo dire colpito dalle parole di Ludovico Corrao e ho della terra che si trasforma, che si muove e che in quella fase della mia vita sono un po’ colto alcuni spunti che vorrei condividere quindi, si capisce, ha influenza anche nel cuo- ritornato al passato, a dei modelli classici, con voi. Innanzitutto l’idea che la vita delle re e nell’animo dei cittadini. I cittadini ven- abbandonando il Modernismo e cercando di persone, uomini e donne, sia fortemente gono in qualche modo sottoposti interior- integrare nel mio lavoro interventi che pro- legata alla storia,quindi al passato e alla proie- mente al terremoto e vogliono risorgere venivano da altre discipline: dunque ho zione del futuro: la storia è una dimensione come l’erba. intrecciato la letteratura, la musica, l’arte in che viene creata dalla gente stessa. Ne deriva Come diceva Sciascia:«lasciatela crescere l’er- varie forme, nella creazione delle mie opere. che la ricostruzione, quando si verifica un ba, darà buoni frutti». Successivamente mi sono avvicinato all’uso evento disastroso, è un processo continuo, fa della tecnologia perché siamo entrati nell’era parte di un ciclo. Ho per la testa l’immagine FT della digitalizzazione, della globalizzazione, della vita delle persone che si sviluppa all’in- Le parole di Corrao sono parole di speranza nell’era del computer, senza per questo terno dell’intero universo; tutto quello che nel futuro e penso che esse possano essere la abbandonare la vecchia impostazione proget- succede nella vita di ognuno di noi è connes- degna conclusione di questa conversazione, tuale, che si concentrava ad esempio sulla so allo sviluppo, all’avanzare dell’universo e se di conclusione è possibile parlare per la possibilità di utilizzare materiali tradizionali l’architettura vi ha un ruolo intermedio: ha, vastità e la profondità dei temi affrontati. Se a come il legno. Ciò mi consentiva di progre- per così dire, il ruolo di mediatrice tra le due questo punto ci sono domande, mi rivolgo al dire con la tecnologia e di mantenere allo dimensioni. pubblico, vi prego di formularle. stesso tempo il rapporto con elementi del Nel pensiero di Corrao, ricostruzione signifi- [Viene chiesto se e in che misura il lavoro passato.Per me, manierismo significa infatti ca sviluppo, andare avanti secondo un ciclo progettuale di Arata Isozaki possa considerar- mescolare, conciliare elementi diversi senza continuo che ricrea i valori, le tradizioni di si eclettico]. seguire necessariamente un’unica corrente, e una cultura, di una comunità.Vorrei sottoli- forse è vero che sono diventato più poetico, neare, a questo proposito, che spesso mi met- FT non soltanto pragmatico ma più artista nel to in discussione come architetto ponendomi Piuttosto che eclettico, Isozaki definisce un mio modo di progettare. la domanda: quale può essere il ruolo vero e periodo della sua vita come “manieristico”, Alla fine degli anni ’90 c’è stato un ulteriore proprio dell’architetto nel contribuire a svi- per l’attenzione da egli posta alla storia del- cambiamento perché sono venute a determi- luppare un intero progetto di vita per una l’architettura e alla possibilità di utilizzarne le narsi le reti informatiche, il networking della comunità? In generale: qual è il ruolo di noi forme come operante insieme di reperti da comunicazione, e un ulteriore impatto con la architetti? Qui a Gibellina mi sono sentito restituire a nuovo significato. Ma lascio la globalizzazione, con un mondo virtuale che è molto rincuorato, perché ho trovato una parola a lui. diventato sempre più importante per noi. E grande armonia di persone comuni, essere noi siamo diventati la società dell’informa- umani,donne,uomini,anche artisti e architet- AI zione con non poche conseguenze sul modo ti che sono stati invitati qui, che hanno con- Ho cominciato a fare l’architetto pratica- d’essere dell’architetto, che si è dovuto inven- tribuito a questo corso delle cose, a questo mente mezzo secolo fa. Quindi posso dire, tare sistemi diversi di lavorare anche utiliz- sviluppo. Quindi mi sento molto arricchito per rispondere alla domanda, che nel lungo zando il computer. Di conseguenza, è muta- da questa esperienza e vi ringrazio per questo. procedere di cinquant’anni i miei metodi to il mio metodo, il mio approccio alla pro- 10 fessione, probabilmente recuperando il pas- punti significativi della città. Probabilmente è saggio alle tre fasi di cui ho parlato, ed ecco quanto in un futuro non molto lontano sare- la ragione per cui in questo momento cerco mo chiamati a fare per ridefinire il senso di di accordare l’approccio meramente pragma- Gibellina, per darle un ordine finalmente tico, urbanistico, con quello poetico, più arti- compiuto, riconoscibile prima che ricono- stico, pur rimanendo al passo con i tempi, ad sciuto. Resta, questa, una questione di esteti- esempio nell’uso delle tecnologie digitali. ca e di etica per il nostro mestiere di architet- ti e, perché no, di artisti. FT Grazie e buonasera a tutti, agli ospiti, che Isozaki ci dice che il metodo non è ricondu- hanno voluto e saputo mettersi in discussio- cibile a forme schematiche di approccio al ne, ancora a chi ci ospita, soprattutto a un progetto; ci dice che questo approccio è sem- pubblico così numeroso, pazientemente pre modificabile e che è sbagliato partire da attento e partecipe malgrado il caldo. visioni precostituite, preconcette, perché esse non fanno vedere la realtà, non ci mettono in comunicazione con la verità delle cose. Io credo, se posso permettermi una annota- zione personale, che molti dei difetti della nuova Gibellina nascano proprio dall’astra- zione di talune prefigurazioni, dalle difficoltà di incontro tra le intenzioni, anche lodevoli, degli architetti che vi hanno operato e gli schemi di organizzazione dell’organismo urbano, cui hanno finito per sovrapporsi ine- vitabilmente gli schemi formali dell’edilizia. Allora qual è l’insegnamento che ci viene dalle affermazioni di Isozaki, da quanto ci ha raccontato Corrao, dalla stessa Gibellina? Che il nostro modo di fare deve sempre essere adeguato alla realtà delle cose, alle esigenze e alle aspettative delle persone che vivono lo spazio e lo usano, non solo materialmente: quindi deve essere un modo umile, piegato alle circostanze, non per questo succube e compromissorio. Pensiamo, molto semplicemente, a come gli abitanti di Gibellina abbiano risposto alla tra- gedia che li ha colpiti e alla imposizione astratta di un luogo e dell’impianto formale della nuova città, facendosi ognuno di essi, ogni famiglia, la propria casa in autonomia; confrontiamone i risultati con le opere dei grandi architetti che sono intervenuti nei

11 Nuove finestre Giovanni Chiaramonte*

Cercando la nuova Gibellina su una mappa Gli edifici di Franco Purini, Francesco Vene- stampata venti anni dopo il devastante terre- zia, Roberto Collovà, Marcella Aprile,Teresa moto del 1968, cominciammo a risalire le La Rocca, Oscar M. Ungers sono diventati in vaste colline che si ergevano verso l’interno e quel momento i protagonisti del mio raccon- all’improvviso, dopo una curva, tra una diste- to visivo, come spazi interiori in cui ogni abi- sa di macerie e i muri di una casa in rovina, tante, attraverso la camera oscura della pro- apparve il profilo della caravella che aveva pria coscienza, poteva ritrovare la ragione portato Cristoforo Colombo alla scoperta luminosa di ogni materia, di ogni forma, di dell’America. L’antico veliero, perfettamente ogni figura e da questo punto risalire la scala ricostruito, sembrava essersi arenato accanto verso una nuova finestra sul paesaggio, forse all’immensa colata di cemento sotto cui la redimibile, da questa apertura. pietà di Alberto Burri aveva seppellito il cadavere della vecchia città distrutta. Scopersi * Fotografo architetto così che anche le carte geografiche in Sicilia possono mentire e allora, dopo aver scattato un’immagine di quella straordinaria scena, ci rimettemmo in cammino incontrando di lì a poco il paese di Poggioreale. Sceso dall’auto, mi ritrovai a camminare sul corso principale con le facciate delle case lesionate e con i tet- ti in parte sfondati, ma con tutti i muri per- fettamente in piedi. Raggiunsi la chiesa e mi trovai a fotografare un magnifico portale semi-aperto, attraverso cui la luce declinante del sole illuminava un impossibile punto di fuga da quella visibile rovina verso l’infinito e l’eterno. Mi domandai per quale ragione gli abitanti avessero deciso di non restaurare quelle case in cui, lungo una storia secolare, si era dipanato il filo della loro identità, gene- razione dopo generazione. Noi uomini siamo passanti dentro forme che permangono, noi uomini siamo pellegrini tra figure che ci pre- cedono e che ci sopravvivono e il nostro nome, la nostra identità ci vengono donati proprio dalle forme e dalle figure di quelle permanenze, trasmesse dalla parola viva della memoria e del ricordo. Trovai la nuova Gibellina poco prima del crepuscolo, quando nel silenzio delle grandi vie solitarie riecheg- giava da un’alta torre di cemento una sorta di grido lamentoso diffuso nell’aria da una gracchiante macchina di registrazione. Aggi- randomi tra le villette a schiera costruite a imitazione delle new town anglosassoni e americane compresi che davvero il paesaggio siciliano è senza redenzione quando chi lo abita non riconosce più, come forza viva e vincolante per sé, la forma e la figura della storia.

12 13 Un’esperienza siciliana Franco Purini* - Laura Thermes**

Dopo il cielo, un cielo vasto e per così dire ma di questa terra fu la stratificazione delle Il nostro rapporto con il Belice, e soprattutto materico, sconfinato nella sua profondità, è sue tracce. La Grecia con i resti sublimi dei con Gibellina, iniziato nel 1980 con il stato il vasto e scabro paesaggio del Belice, suoi colonnati dorici, il mondo arabo con i Laboratorio sul Belice, organizzato nel 1980 nel quale i venti portano il senso dell’Africa, suoi recinti e il disegno minuto degli agru- da Pierluigi Nicolin si è tradotto in alcune dove i colori terrosi si accendono di improv- meti, il barocco spagnolo con le superfici opere che hanno rappresentato un momento visi verdi, di rossi e di gialli inattesi, note mosse e decorate e le sue cupole smaglianti, importante del nostro lavoro, un momento al squillanti emesse da fiori solitari, che colpì la l’architettura spontanea delle case dei conta- quale torniamo spesso con la riflessione e il nostra immaginazione quando, nel 1980, ini- dini, semplice nelle sue linee e nella sua ricordo per continuarlo idealmente, riformu- ziò il nostro rapporto architettonico con una materia costruttiva si amalgamavano in una landolo nei suoi temi e nei suoi motivi. Il terra che definire unica e straordinaria non è sorprendete unità ambientale, semplice e Laboratorio sul Belice, che vide la partecipa- certo un’esagerazione. Un rapporto intenso, severa, pervasa di un forte e continuo senso zione di numerosi architetti, tra i quali fatto di un ascolto attento ed emozionato della comunità. Una memoria operante per- Oswald Mathias Ungers e Alvaro Siza, fu un delle forze misteriose che agitano questo meava ogni aspetto dell’abitare fondendo i momento di confronto appassionato e con- frammento del mondo, un’incalzante ondula- segni dell’uomo con quelli del paesaggio, la flittuale nel quale l’architettura veniva messa zione di rilievi divisi da solchi pronunciati al misura dell’edilizia con quella dei monumen- alla prova di domande sociali urgenti e dram- cui fondo folti boschetti sembrano ospitare ti, la rappresentazione dell’individuo con matiche. Gli abitanti dei centri colpiti dal nei loro recessi satiri e ninfe. Un luogo del quella della collettività. Infine è stata la gente sisma del 1968 erano ospitati ancora nelle mito, ancora attraversato dal senso dell’origi- del Belice a entrare nella nostra vita. Una baracche, accampamenti precari che simula- ne, nel quale una luce assoluta, a volte acce- gente riservata,a volte presa da una sua segre- vano senza riuscirci le città perdute. I lavori cante, si diffonde in ogni interstizio accen- ta e silenziosa meditazione ancestrale ma della ricostruzione andavano a rilento a cau- dendo campi e colline di ombre violacee. La generosa e ospitale, capace di amicizie dura- sa sia dell’insufficiente efficienza di alcune seconda cosa che ci fece comprendere l’ani- ture, portatrice di sentimenti profondi. amministrazioni sia dell’erogazione saltuaria dei fondi necessari. Nel frattempo lo slancio utopistico che aveva animato la discussione nata dopo il terremoto, un confronto acceso e illuminato tra posizioni diverse al quale ave- vano dato un contributo essenziale figure sto- riche come Danilo Dolci, Bruno Zevi, Carlo Doglio si era affievolito, condizionato dalle logiche locali e dalle indecisioni delle ammi- nistrazioni. Il dibattito riguardò la natura stes- sa della ricostruzione. Si pensava che dopo il sisma non fosse più possibile intervenire sin- golarmente nei centri distrutti, ma che occorresse immaginare un grande piano complessivo nel quale sperimentare quella città territorio che aveva costituito il nucleo della ricerca disciplinare per tutti gli Anni Sessanta. Questa visone avanzata, che richie- deva la presenza di nuove infrastrutture divenne in effetti, tra mille difficoltà, una realtà. Purtroppo, però, tale realtà si dimostrò subito parziale e interrotta, una realtà com- promessa da troppe mediazioni e da più di un errore strategico. Da allora il Belice, tranne forse la sola Gibellina, che scelse di rifondarsi a quindici chilometri dall’antico insediamen- to urbano, attestandosi sulla Palermo-Mazara del Vallo, è sospeso costantemente tra lo slan- cio verso il progresso e il potente richiamo a un localismo colmo di risonanze ancestrali, di lessici famigliari, di valori identitari. A Poggioreale, una delle città ricostruite che, 14 nel Laboratorio sul Belice, era stata affidata a Franco Purini, abbiamo costruito un piccolo mento è presente come una componente che potevano restituire al tessuto stesso una padiglione adibito a fermata d’autobus e una primaria inserita in una composizione basata sua continuità e una sua relativa compattezza. cappella dedicata a Sant’Antonio di Padova. sul montaggio di parti - la facciata, il portico, Il secondo obbiettivo consisteva nell’indivi- Gibellina, la città che ci ha visto impegnati la galleria, la scala - che affermano la propria duare una nuova metrica urbana sostenuta su con più continuità e dove abbiamo avuto autonomia formale in un contesto denso di una rete di emergenze polari, qualche para- modo di stabilire con Ludovico Corrao - che elementi simbolici. Il risultato è un’architet- grafo prima chiamate punti singolari. Una può essere considerato il fondatore della nuo- tura fortemente stratificata, un testo per qual- misurazione della città che avrebbe dovuto va città, una solida e duratura amicizia - ospi- che verso eccessivo che esige per questo una consentire agli abitanti di riconoscerla come ta invece tre opere. La prima è la Casa del pluralità di percorsi interpretativi. Dopo la un insieme organico di strade e di piazze e Farmacista, progettata nel 1980. Laura Ther- Casa del Farmacista abbiamo progettato nel non come una sorta di atopico insediamento mes alla quale, sempre nel Laboratorio sul 1981 il Sistema delle Piazze, una serie di cin- periferico. Queste emergenze polari, confi- Belice, era stata assegnata proprio Gibellina, que spazi urbani, dei quali gli ultimi due mai gurate come altrettanti monumenti, non tan- aveva proposto di densificare il tracciato e il realizzati, nonostante lo spazio terminale fos- to per la dimensione fisica quanto per il loro tessuto della nuova città disegnata da Marcel- se destinato a ospitare il mercato, che avrebbe significato architettonico, teso ad esprimere lo Fabbri. Gibellina Nuova nella quale il immesso in questo vasto ambiente colore e temi comunitari e a rendere esplicita la voca- modello anglosassone della Città giardino si movimento. Derivata concettualmente dalla zione delle città, il suo progetto di esistenza. contamina positivamente con temi insediati- Piazza di Vigevano, ma anche dalla Piazza del Il terzo obbiettivo, più complesso, riguardava vi locali, ricorda nella sua forma urbis una Popolo di Ascoli Piceno, la successione dei la ridefinizione di una rete di spazi pubblici farfalla, le cui ali si congiungevano attorno a cinque spazi forma un grande vuoto rettan- in grado di rappresentare la comunità nei un centro concepito come una struttura golare porticato aperto verso il paesaggio, suoi valori collettivi.Valori duraturi da inse- lineare, chiara planimetricamente ma priva animato dalla luce, ispirato a una classicità rire in un contesto urbano ricco di situazio- nello spazio di una vera forza polarizzante. primaria, inverata nelle forme semplici dei ni diverse, non semplicemente serializzato e Gli ambienti urbani, dalle ampie dimensioni, pilastri ricorrenti e delle grandi modanature poco formalizzato come quello precedente la risultavano però eccessivamente dilatati, con curve, che nel loro parallelismo comprimono correzione operata a seguito dei lavori del il risultato di distanziare troppo gli edifici il cielo, trasformandolo in una sorta di coper- Laboratorio sul Belice. creando così una dissoluzione della necessaria tura aerea. Nel 1990 abbiamo progettato per Gibellina è la più celebre delle nuove città contiguità delle costruzioni, una labilità spa- due fratelli, Giuseppe e Saro, anche essi da costruite in Italia nel secondo dopoguerra. ziale che a sua volta generava un certo diso- allora amici sinceri la Casa Pirrello, subito Essa è anche l’unica città d’arte che il nostro rientamento e in qualche punto un vero e dopo costruita. A pianta quadrata, introverso, paese abbia edificato in questo stesso perio- proprio effetto di terrain vague. Proprio per raccolto attorno allo stretta fenditura che sol- do.Per merito di Ludovico Corrao la capita- ovviare a questo inconveniente genetico, che ca la facciata orientata verso Salemi, corona- le del Belice ha ereditato, perfezionandola, comunque non riusciva a sottrarre alla città la to da un grande cornicione che getta sul l’esperienza di Ivrea, città-museo dell’archi- sua carica rifondativa e la complessità della fronte posteriore una grande ombra - una tettura moderna italiana, dando vita a una sua tessitura, si rendeva necessario ottenere mensola sostenuta da puntoni trafitta da un realtà urbana unica al mondo, dove l’arte e una maggiore compattezza edilizia dando pilastro sospeso che è metafora dell’incom- l’architettura si uniscono in una sintesi di vita al contempo a una rete di punti singola- pletezza di ogni costruzione umana - l’edifi- indubbia dalla notevole carica teorica, dalla ri, identificati da edifici dotati di un partico- cio approfondisce le tematiche già presenti grande efficacia espressiva e dall’innegabile lare significato architettonico, in grado di ne la Casa del Farmacista, formulandole in valore civile. creare accensioni segnaletiche rispetto alla una chiave più astratta, nella quale compare ripetibilità delle tipologie abitative. La Casa un riferimento preciso al mondo architetto- del Farmacista è una di queste architetture, e nico di Luigi Moretti.L’edificio espone le sue ci fu commissionata da Ignazio e Lia Cusu- bianche superfici alla luce offrendosi alla città mano, divenuti poi nostri amici, su suggeri- come un importante episodio plastico dalla mento dello stesso Ludovico Corrao. La forte presenza urbana garantita da una peren- costruzione, ultimata a metà degli anni ottan- toria immagine architettonica. ta, è il risultato del tentativo di dar vita a Le tre opere che abbiamo costruito a Gibel- un’architettura narrativa nella quale riferi- lina si inscrivevano in una precisa strategia menti ai colonnati greci si affiancano alla progettuale articolata in tre obbiettivi. Il pri- citazione dei recinti arabi, mentre un giardi- mo si riconosceva nella necessità di densifica- no murato accoglie le essenze tipiche del re un tessuto urbano nel quale, come si è già Mediterraneo. Diverso nelle sue articolazioni detto, una serie di vuoti indeterminati e volumetriche da ogni visuale l’edificio, che si incompleti distanziavano in modo eccessivo colloca all’interno delle problematiche archi- gli edifici creando una sorta di debolezza tettoniche affrontate in quegli anni dal post- relazionale che si traduceva in una incertezza modernismo, si pone come un testo comples- ambientale.Percorrendo tali vuoti si percepi- so ed enigmatico che intende simulare una va infatti un senso di smarrimento topologi- sua storicità, quasi preesistesse virtualmente co al quale si è cercato di porre rimedio pro- alla nuova città. In questa architettura il fram- ponendo una serie di interventi interstiziali 15 Trasferendosi nel sud l’efficienza nordica si è minato, ha finalmente trovato soluzione. una continuazione e della modificazione di inevitabilmente trasformata in procedure più Quella rovina drammatica è stata a lungo uno stato precedente. Pur se lontana quindi- discontinue e imprevedibili, senza per questo l’antipolo del Cretto, nel senso che mentre ci chilometri da quella antica, la nuova perdere però il suo senso più autentico. essa chiedeva, come ogni architettura, di esse- Gibellina ha infatti tratto da essa, soprattutto Come Adriano Olivetti, Ludovico Corrao ha re completata e abitata, la grande scultura dopo la revisione effettuata dai progetti per il sostenuto con la sua energia e la sua inarre- paesistica e urbana di Burri vive della sua Laboratorio del Belice, gran parte del proprio stabile creatività un esperimento che , a par- costituzione per frammenti, un’essenza testi- senso. La memoria del tessuto di case cancel- te Ivrea ha pochi precedenti. Dalla immate- moniale che richiede l’assolutezza e la lonta- lato dal terremoto si estende ora sotto quello riale e magica scultura di Fausto Melotti alla nanza della solitudine. In qualche modo il della città rifondata come una mappa operan- cosmica Stella del Belice di , manto di zolle di cemento bianco che Alber- te, in qualche modo un modello al quale la dagli interventi concettuali di Emilio Isgrò ai to Burri ha drappeggiato sulla collina della nuova Gibellina tende asintoticamente. Al contributi di tanti altri artisti; dalle architet- Gibellina storica, nel suo presentarsi come un modo di un palinsesto il tracciato della città ture di Nanda Vigo a quelle di Giuseppe e labirinto, oppone il tempo dell’arte a quello distrutta si configura come un racconto com- Alberto Samonà, Francesco Venezia, Alessan- della geologia e della storia. Si tratta di un plesso e stratificato, una narrazione plurale dro Mendini, Marcella Aprile, Roberto Col- tempo che è attivato da chi percorre gli stret- che l’immaginazione è in grado di far rivive- lovà e di numerosi altri architetti; dalle atti- ti anditi tra i candidi blocchi unendo il passa- re attraverso un ascolto attento e ispirato di vità museali, rivolte in particolare all’arte to al futuro mentre il presente viene, per così quanto questa stessa narrazione sa comunica- contemporanea, alle manifestazioni teatrali dire, affievolito e decentrato. re. Le opere che abbiamo costruito in questa delle Orestiadi, Gibellina si offre alla cultura La ricostruzione della città non è mai un fat- città sono il frutto di un dialogo costante tra italiana e internazionale come un esempio to solamente fisico, che riguarda le infrastrut- quelle memorie e le ragioni del nuovo, un raro di come un pensiero utopico possa dive- ture, gli edifici, gli spazi comuni, i servizi, il dialogo che ha interessato ogni aspetto di una nire realtà. Nonostante tutte le difficoltà che verde. E’ soprattutto la ricostruzione di una stagione umana e architettonica che a distan- le intuizioni di Ludovico Corrao hanno comunità nella sua complessità, nei suoi za di anni non finisce di rivelare aspetti ulte- incontrato, e incontrano ancora oggi, Gibel- momenti solidali e anche in quelli conflittua- riori e di proporre temi,allora soltanto impli- lina è una delle poche testimonianze che il li, nelle sue aspirazioni. Non è quindi un’o- citi, divenuti di estrema attualità. nostro paese ha dato negli ultimi decenni di pera esclusivamente urbanistica e architetto- una capacità innovativa che non si ferma alla nica, ma qualcosa di corale, il concerto di più * Ordinario di composizione architettonica presso la facoltà di architettura dell’Università “La formulazione di programmi ma sa trasfor- volontà che devono trovare una serie di pun- Sapienza” di Roma marli in opere concrete. Opere nel paesaggio, ti di incontro per dar vita a un insieme mol- un paesaggio che il Cretto di Alberto Burri teplice capace di evolvere, adattandosi ai ** Ordinario di composizione architettonica pres- ha trasformato in una apparizione universale. cambiamenti e agli imprevisti che esso so la facoltà di architettura dell’Università di Anche l’annoso problema della Chiesa incontrerà. Questo impegno non si dà in un Reggio Calabria Matrice di Ludovico Quaroni, la cui coper- vuoto storico, nell’assenza di tracce, su una tura era crollata prima che l’edificio fosse ter- specie di tabula rasa, ma prende le forme di

materiale per l’edilizia Sede legale e commerciale: Via Sicilia 110 - Valderice (TP) Sito internet: www.vultaggio.it tel. 0923 833499 - fax 0923 833195 E-mail: [email protected] 16 Gibellina Sublime il naufragio Giuseppe Todaro*

Il terremoto del 15 gennaio 1968 segna in non turba, che attrae e che riesce a porre gli visto da Remo Bodei, è una rappresentazio- modo indelebile Gibellina. Il Cretto di uomini in rapporto fra loro, mentre il subli- ne perfetta del modo in cui il sublime si Alberto Burri mantiene viva la memoria di me è insito nella autoconservazione, è con- genera; la siepe limita la vista, e il “buio oltre un evento e l’identità culturale di una società. giunto all’assenza di forma come il deforme la siepe”, spinge l’immaginazione a costruire La nuova Gibellina è al centro del dibattito o l’informe, alla privazione di sentimento, ciò che sta oltre, e il poeta fingendosi questo italiano sull’architettura degli anni ottanta, all’annientamento o annullamento come fondale, giunge ad un punto “ove per poco il diventando, con la sua maglia urbana che dia- totale distruzione fisica: sentimento ango- cor non si spaura”. Questo è il sublime come loga con opere d’arte contemporanee in spa- sciante prodotto da ciò che è incontrollabile limite fra ragione ed immaginazione; questa zialità dilatate, modello di riferimento. e incommensurabile, da ciò che provoca risulta essere la caratteristica del sublime e Questa contrapposizione, immediatamente malattia, sofferenza, dolore, morte e che non la paura nella sua purezza, ma “ove per tangibile, tra il rudere della città e la nuova, minaccia la sopravvivenza dell’io (self-preser- poco il cor non si spaura”. L’uomo è “scara- genera una tensione attraverso la quale la vation). Kant, definisce, nella Critica del ventato” dalla ragione, che cerca di stabilizza- memoria viene sublimata. Gibellina è subli- Giudizio, la categoria del sublime; per il filo- re le idee, all’immaginazione che continua- me nel suo naufragio. sofo di Konigsberg, la fonte del sublime mente muta ed elimina ciò che l’uomo si eri- Il Sublime, quale concetto estetico-etico, riguarda l’interiorità del soggetto e scaturisce ge; è in uno stato di beatitudine dovuto a fonda le sue origini nell’antichità classica tor- dal conflitto che avviene tra sensibilità e quel naufragare “dolce in questo mare”, nando ad essere elemento di discussioni e ragione. Il sublime e il bello, sono entrambi dovuto all’impossibilità di rappresentare l’in- definizioni teoriche nell’arte del Sette e sensazioni disinteressate, ma, mentre il bello finita “dimensione” della natura. In pittura dell’Ottocento. Cassio Longino (III sec. d.C.) presenta un animo quietamente contemplati- molti sono gli artisti che si dedicarono alla con il suo celebre trattato Del sublime vuole vo, il sublime, facendo fare esperienza dell’in- rappresentazione del sublime come ad esem- indicare le vie per le quali si possa elevare l’a- definito e dell’inspiegabile, essendo oggetto pio, uno fra i più grandi, Casper David nimo al senso del sublime, attribuendo al di comprensione solo e soltanto ciò che è Friedrich (1774-1840). Grande pittore pae- concetto un significato estetico ma anche eti- limitato o meglio determinato, spalanca la saggista comunica la grandezza dei suoi sen- co.Per l’autore il sublime è in rapporto diret- dimensione della sofferenza, determinando timenti, la consapevolezza della solitudine to con colui che fruisce l’opera artistica e si un conflitto dove la sensibilità è subordinata dell’uomo, la sua finitezza di fronte all’infini- presenta essenzialmente come “elevazione” di alla ragione. Si crea un conflitto tra ragione e to, al soprannaturale, all’eterno e la sua affli- un animo nobile di fronte alla magnificenza immaginazione dove il soggetto cerca di zione di fronte al mistero. Nella natura vede evocata da un testo poetico o teatrale, defi- capire le “idee”, ma non riesce a rappresen- quel sublime definito da Immanuel Kant nendolo così nel capitolo IX: “Il sublime è tarle in modo definito, determinando quello (1724-1804) come sensazione di sgomento l’eco di un alto sentire”. choc che il bello non è in grado di trasferire: che l’essere umano percepisce quando si rap- Le argomentazioni su tale tema ebbero riso- “la legge morale dentro di me e il cielo stel- porta alla grandezza della natura, avvertendo nanza a partire dal Seicento raggiungendo la lato sopra di me”. Kant distingue il “sublime la sua piccolezza e finitezza,ma al tempo stes- massima espressione in età romantica. Con la matematico” dal “sublime dinamico”. Il pri- so la partecipazione dell’io a quell’infinito, rivoluzione Copernicana l’uomo non è più mo è legato alla grandezza, all’immensità del- riconoscendo all’anima una capacità superio- al centro dell’universo, trovandosi smarrito l’universo, a ciò al cui confronto ogni cosa è re a quella dei sensi. L’opera più significativa nell’ampiezza degli spazi infiniti e impenetra- piccola, all’illimitatezza naturale nel senso di Friedrich è il Naufragio della Speranza: la bili, e Pirandello lo evidenzia sottolineando dell’estensione, per esempio il cielo stellato; il natura è rappresentata nella sua interezza e l’ che Copernico ci ha messo davanti la “nostra secondo è in connubio al movimento, alla uomo viene sopraffatto, nella lotta impari, infinita piccolezza” e le nostre storie non manifestazione dell’infinita potenza della dalle forze che lo circondano. Gibellina è riu- sono nient’altro che storie di “vermucci”, natura come un’eruzione vulcanica o l’ocea- scita a sopravvivere al Naufragio, è risorta nel bandendo la crisi dei criteri Longiniani: l’uo- no in tempesta. Gibellina Nuova e Gibellina miglior modo e non potendo toccare con mo non abbraccia più l’universo, ma l’univer- Vecchia si confrontano con l’indefinito ma mano il suo passato guarda al futuro come so avvolge l’uomo riducendolo ad un essere entrambe in modo differente: Gibellina possibilità di riscatto: ha partecipato all’espe- infinitesimo. Edmund Burke (1729-1797), Nuova al “niente” del passato costruito rienza del sublime diventando essa stessa filosofo Irlandese, nel Settecento, con la sua sovrappone “l’incertezza” di un futuro, men- sublime. Inchiesta sul Bello e il Sublime avvia la tre Gibellina Vecchia con il suo Cretto lascia distinzione formale tra bello e sublime, dove sfogo all’immaginazione del prima, durante e *Consigliere OAPPeC della Provincia bello è tutto ciò che ha armonia, misura, che dopo la catastrofe. L’Infinito di Leopardi, di Trapani

17 Ex-libris Giuseppe Carlo Marino (a cura di), Mariano Traina, VALLE DEL BELICE. Lorenzo Barbera, I MINISTRI DAL CIELO. TERREMOTO IN SICILIA, Andò, Palermo Introduzione alla storia di 10 anni di I contadini del Belice raccontano, Collana 1968, 144 pagine terremoto, Feltrinelli, Palermo 1978, 415 Franchi Narratori, Feltrinelli, Palermo pagine 1980, 191 pagine. Riedito da DuePunti, Palermo 2011, 15 euro a cura di Marcello Maltese*

Trattare il tema di Gibellina e della rico- Carlo Marino, edito da Andò nei giorni comuni e tra i quali solo Gibellina li uti- struzione del Belice guardando solo alle immediatamente successivi al disastro, e i lizzò per opere sociali invece che ripartirli vicende “architettoniche” impedisce una cui proventi dei diritti d’autore furono alle famiglie. Purtroppo i tanti aiuti non visione complessiva della storia recente di destinati alle popolazioni del Belice. ebbero un vero coordinamento. quel territorio.Alcuni scritti degli anni ‘70 Negli anni ‘60 nella Valle si lavorava anco- Venne il momento di discutere della spiegano la situazione della Valle già prima ra con l’aratro a chiodo, case mal costruite, conurbazione Gibellina-Salaparuta-Pog- del terremoto che si abbatte su di una lunghe siccità e periodiche inondazioni gioreale, poi scartata a fine 1969. Gibellina società rurale povera ma molto combatti- (anche la malaria, fino alla II Guerra scelse una zona comoda e strategica, le va, che viene dalle lotte per lo sviluppo Mondiale), scarsezza di suolo coltivabile, altre due municipalità si trovarono a dover degli anni 60: “...L’importanza della diga mancanza di dighe (36 metri cubi d’acqua intervenire su un sistema geologico e idro- sul fiume Belice. Tu piccolo contadino ti ogni 24 ore per tutto il paese), e tuttavia si geologico complesso e poco felice: “...A ammazzi la vita a costruire un vigneto, poi registravano segnali promettenti dopo la Mandria di Mezzo, dove sta sorgendo viene la piena e ti lascia solo gli occhi per riforma agraria degli anni ‘50. Assenza di Poggioreale, nel 1954 si ebbero sconvolgi- piangere. E poi l’acqua. Avere l’acqua d’e- industrie, disorganizzazione, enfiteusi spin- menti tali da sconsigliare l’edificazione state per dissetare le terre arse, acqua per sero molti ad emigrare negli anni ‘50 (in futura...” (M. Traina, p. 72). “...La collina dissetare pecore e vacche, paesi...Tutti alcuni paesi il 50% della popolazione). subì forti smottamenti, crepacci di 4 e più quelli che abbiamo marciato da Partanna a Evasione scolastica e analfabetizzazione metri di apertura, con sprofondamenti di Palermo ce ne ricorderemo per tutta la arrivavano al 50%). parecchi metri. La terra per tutta quella vita. Tanti sognavano grandi aziende in Valle del Belice. Introduzione alla storia di distesa è sconvolta... De Panfilis, direttore cooperativa per trasformare il prodotto, 10 anni di terremoto, scritto da Padre dell’Istituto Nazionale di Geofisica e De così nasce l’industria, senza ingordigia dei Mariano Traina nel 1978,aiuta a compren- Marini, direttore dell’Istituto di Gibilman- padroni e senza l’intossicazione di Gela e dere il quadro generale in cui gli eventi del na, dopo il sopralluogo hanno sconsigliato di Priolo. E tutto questo era scritto nei gennaio-febbraio 1968 si inscrivono. Gli l’edificazione in quei luoghi...” (Storia di cartelli ed era scritto nella mente di ognu- animali erano nervosi, odore di zolfo e Poggioreale, di F. Aloisio,Palermo 1956, no di noi...”. piccoli crateri nelle campagne, vapori pp. 148-149).Triste fu il ripensamento tar- Nel libro curato da Lorenzo Barbera, I solforosi nei pozzi. Tra il 12 e il 15 gennaio divo dei più tenaci oppositori alla conur- ministri dal cielo. I contadini del Belice una serie di scosse di intensità crescente bazione.Per citare nuovamente Traina, raccontano edito da Feltrinelli nel 1980, le distrusse 6 comuni. Case di poveri conta- “Per Salaparuta e Poggioreale finì come esperienze dirette di quegli anni,colorite e dini, ma anche le chiese e lo splendido finisce a quelle donne che girano tutta una vivide, rendono immediatamente com- palazzo del Principe Salina (dei Filangeri città per un vestito e poi alla fine scelgono prensibile l’esperienza del Belice e delle di Cutò, dove Tomasi di Lampedusa il peggiore”. sue genti, lo sciacallaggio, le lotte civili e ambientò le scene del Gattopardo) a S. Arrivarono anche leggi e decreti, a volte politiche, la questione urbanistica, le spe- Margherita Belice. inadeguate, a volte poco chiare, con prov- culazioni. Arrivarono aiuti e solidarietà da stati ed vedimenti fumosi, adempimenti farragino- “Niente anelli nelle dita, niente bar: man- enti privati, donazioni, volontariato dagli si e qualche dirottamento.Tra il ‘68 e il ‘69 co Cristo giocava”. Questa era la vallata studenti, i marinai inglesi diedero le loro si sollecitò l’applicazione della legge, lo del Belice, nella stringata immagine di un coperte agli sfollati e rimasero a dormire stanziamento dei fondi per la ricostruzio- povero contadino di Roccamena. Lo si all’addiaccio. Alcuni artisti misero a dispo- ne e una pianificazione partecipata. Scio- rivive nelle cronache e testimonianze di sizione giornate di spettacolo. La RAI-TV peri e proteste continuarono con risultati Terremoto in Sicilia, a cura di Giuseppe raccolse 3 miliardi e mezzo, ripartiti ai vari scarsi fino al 1970. 18 Maurizio Oddo, GIBELLINA LA NUOVA. Elisabetta Cristallini, Marcello Fabbri e Ludovico Corrao (intervista di Baldo Attraverso la città di transizione, Testo & Antonella Greco, Nata dall'arte. Carollo), IL SOGNO MEDITERRANEO, Immagine, Roma 2003, 96 pagine, 12 GIBELLINA: Una città per una società Ernesto Di Lorenzo, Alcamo 2010, 367 euro estetica, Gangemi, Roma 2004, 160 pagine, 25 euro pagine, 28 euro

Se il governo non osservava le sue leggi, Gibellina La Nuova. Attraverso la città di rie, solo dalla distruzione di noi stessi pos- non lo avrebbero fatto i Belicini: 1) transizione, edito da Testo&Immagine nel siamo procedere a una rivoluzione. Il ter- Dichiarazione del governo fuorilegge; 2) 2003, densissima sintesi della ricostruzio- remoto in questo senso è già un simbolo Esenzione dalle tasse; 3) Piano autonomo ne, completa di schede delle opere d’arte di energia e di rinascita, di lotta e di abbat- di sopravvivenza. Il 20 gennaio 7000 per- di cui la città si è dotata. Così pure è inte- timento del vecchio...”. sone a Palermo costrinsero Fasino a ressante, per le interviste che propone agli Finiamo con lo stesso libro con cui abbia- dimettersi. Il 4 febbraio 5000 giovani a autori di quelle opere Nata dall’arte. mo iniziato, e con le parole di un contadi- Partanna si opposero al servizio militare. Gibellina - Una città per una società este- no nel 1980: “...La campagna è cambiata Dal 10 al 16 novembre i belicini misero le tica, a cura di E. Cristallini, M. Fabbri e A. col sudore dell’emigrato e coi soldi strac- tende a Piazza Montecitorio. Il 17 chiese- Greco, edito nel 2002 da Gangemi. ciati allo stato da cento lotte. I soldi capi- ro udienza a Saragat per la scarcerazione di L’immagine della nuova Gibellina è alla tati in mano ai ricchi sono diventati rapi- Accardo De Vita, colpevole di essersi fine degli anni ‘80 quasi completa. Ma se na, imbrogli e morti ammazzati. Quelli opposto al servizio militare. Non vennero articolato e faticoso è stato il processo che capitati in mano al popolo sono diventati ricevuti e furono dispersi a manganellate. ha portato alla sua ricostruzione fisica, trattorini, motopompe, magazzini e case Il 30 novembre arrivò la legge sostitutiva ancor più difficile e lenta si prefigura la di campagna, oleifici e cantine sociali. E del servizio militare con quello civile. rinascita di quella rete di relazioni, tradi- terre trasformate. Il mondo non va più Negli anni ‘70 si costruisce la nuova zioni, usi, luoghi che ne costituisce la avanti a colpi di zappone... Oggi come Gibellina. La città è già al centro di un comunità, la “civitas”. oggi nel Belice, la casa no, ma un panuz- dibattito internazionale, come testimonia In Per Gibellina, Biblioteca del Cenide, zo tutti ce lo abbiamo, con la vigna con un numero monografico dei Quaderni di Cannitello (RC) 2006, accompagna gli l’ulivo, con l’emigrazione o con un pezzo Lotus - Dopo il terremoto, che parte dal- assolati disegni al tratto di Mario Man- di pensione. Ma abbiamo tutti il nido l’esperienza del laboratorio progettuale del ganaro una descrizione del funerale di sconzato. Non c’è più un vero amore di 1980 tenuto nel Belice: “...La nuova città, Pietro Consagra, che riesce a trasmettere al partito, o di sindacato, un amore di centro progettata da un ufficio pubblico con sede lettore la compostezza e partecipazione studi e comitati cittadini. Pure le coopera- a Roma (I.S.E.S.)... coinvolgeva improv- con cui la comunità belicina, raccolta per tive e le cantine sociali vanno avanti visamente questa popolazione nei proble- l’ultimo saluto, ha riconosciuto nello scul- senz’amore, come tanti matrimoni d’inte- mi dell’architettura “moderna”. tore il suo eroe civile. resse. E in famiglia ognuno fa di testa sua: Vengono realizzati gli edifici pubblici: il La storia e il senso dell’impegno che tanti chi emigra e chi trova un lavoretto d’im- municipio su progetto di G. Samonà, la artisti famosi donarono a Gibellina e che piegato. Raro chi resta allacciato alla cam- chiesa da Quaroni, la Stella d’accesso alla costituisce il patrimonio della comunità, pagna. E l’anziano ha perso per sempre il città e il teatro da Consagra, la Casa del sono rievocati in modo illuminante da bastone del comando. Dodici anni. Siamo Farmacista da Purini, il museo da Venezia, Ludovico Corrao nel suo Sogno Mediter- ancora nelle baracche, ma il mondo ha fat- le case Di Stefano da Aprile, Collovà, La raneo. Sue anche le riflessioni sul sisma to un cammino di cent’anni.” Rocca. Contemporaneamente le rovine come momento dell’esistenza: “...il terre- del vecchio paese sono coperte dal sudario moto è e deve essere un topos dell’anima *Consigliere OAPPeC della Provincia bianco di Burri. dell’uomo. Solo dalla distruzione dei luo- di Trapani Uno sguardo ottimista alla nuova “Città ghi comuni, degli assetti esistenziali, del d’arte” è l’agile testo di Maurizio Oddo conformismo, delle percezioni abitudina-

19 SAUDI BUILD2010

18 Oct - 21 Oct 2010 - RIEC Riyadh, Saudi Arabia

Architetti Siciliani in Arabia Saudita a cura di Franco La Barbera*

Dopo la partecipazione al “Project Lebanon 2010”, la fiera dedicata al comparto dell’edi- lizia tenutasi in Libano nel maggio scorso, gli architetti siciliani proseguono nel tentativo di promuovere l’immagine della Sicilia quale cerniera culturale e commerciale tra l’Europa e i paesi del Mediterraneo. La Consulta regionale degli architetti di Sicilia ha, infatti, partecipato, alla Fiera inter- nazionale Saudi Build 2010 tenutasi, dal 18 al 21 ottobre, nella capitale saudita presso il Riyadh International Exhibition Center. La manifestazione, rivolta alle aziende ope- ranti nel settore dei materiali e della proget- tazione edilizia, ha ospitato i progetti di 28 architetti siciliani, tra questi quelli di Pierbal- dassare Campana, Franco la Barbera (inviato a Riyadh in qualità di membro del Dipar- timento Esteri della Consulta), Dina Leone, Marcello Maltese e Francesco Tranchida appartenenti all’Ordine di Trapani. L’occasione ha costituito un’ opportunità di incontro ed interscambio culturale con i col- leghi degli Emirati Arabi Uniti delineando proficue future opportunità di cooperazione e scambio. L’Italian Business Association (Associazione degli imprenditori italiani che operano in Arabia Saudita) divulgherà, ai propri iscritti, i nominativi degli architetti siciliani che hanno esposto i loro contributi e la Saudi Engineering Society (Consiglio Nazionale degli Architetti Sauditi) provvederà alla loro pubblicazione sul suo sito web assicurandone, quindi, piena divulgazione. I ventotto progetti saranno, altresì, oggetto di una esposizione presso la facoltà di architet- tura King Saudi che allestirà una mostra per- manente, individuandone diciassette idonei per la pubblicazione sulla rivista “Domus Saudi”. La Consulta ha, inoltre, raggiunto un accor- do con la summenzionata istituzione accade- mica che selezionerà venti studenti e due docenti sauditi da inviare in Sicilia, senza alcun onere economico per i singoli, per svolgere degli stage di formazione presso stu- di professionali siciliani. La costituzione di un “consorzio specializza-

20 to di professionisti del settore” è emerso come obiettivo prioritario, una realtà che dovrebbe operare sul piano internazionale e di cui faranno parte alcuni fra gli architetti siciliani. La delegazione siciliana del Dipartimento Esteri, presieduta dal ragusano Roberto Floridia, che è stata ricevuta a Riyadh nella residenza dell’ambasciatore italiano, ritiene, traendo spunto dall’esperienza saudita, che vada incentivato lo scambio interculturale con i paesi del bacino del Mediterraneo, ricercando nuovi mercati ed aree di ipotetico intervento, un dialogo che riteniamo possibi- le, nonostante le differenze culturali, istitu- zionali e religiose, per l’universalità che affe- risce al “linguaggio dell’architettura” come comune e condivisa “modalità espressiva”.

*Consigliere OAPPeC della Provincia di Trapani 2010 BUILD SAUDI Arabia 2010 - RIEC Riyadh, Saudi 18 Oct - 21 Oct Facoltà di Ingegneria e Architettura | Università degli Studi di Enna Kore var Sia

www.sizaenna.it

Venerdì 15 luglio 2011 • Enna ore 10,00 • Lectio Magistralis

Sabato 16 luglio 2011 • Enna ore 10,00 • Presentazione mostra OMPHALOS

ore 16,30 • Inaugurazione mostra graco progetto

in collaborazione con

SPONSOR SPONSOR TECNICO ORGANIZZAZIONE PATROCINI MAIN SPONSOR

OMPHALOS Ordine degli Ingegneri della Provincia di Enna Facoltà di Ingegneria e Architettura Regione Siciliana Provincia Regionale Comune di Enna Ambasciata Portoghese Università Kore di Enna Assessorato dei Beni Culturali di Enna in Italia e dell’identita Siciliana