CONFIMI

28 novembre 2016

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE

CONFIMI

26/11/2016 Corriere del Veneto - Vicenza 9 Renzi in soccorso di Pop Vicenza «Non lasceremo venga distrutta»

26/11/2016 Gazzetta di Mantova 10 Conflitti in azienda? Un corso per tornare efficienti e sereni

27/11/2016 Il Giornale di Vicenza 11 «Su viabilità e Tav Renzi ha mostrato la sua attenzione»

26/11/2016 Il Giornale di Vicenza 12 «Il Paese ha bisogno di semplificare»

27/11/2016 L'Arena di Verona 13 Insieme per colorare di rosso la panchina antiviolenza

26/11/2016 L'Arena di Verona 14 Bombassei: «Nuovi profili suppliranno alle perdite»

27/11/2016 Unione Sarda 15 Edilizia, una crisi senza fine

28/11/2016 Corriere Imprese Emilia-Romagna 16 La giostra non smette di girare

26/11/2016 Giornale di Reggio 18 DUE IMPORTANTI EVENTI DEDICATI AL MONDO DELL'IMPRENDITORIA

26/11/2016 La Provincia di Cremona - Nazionale 19 La soddisfazione dei clienti

28/11/2016 La Voce di Mantova 20 Teatro e non solo con "Liberamente"

26/11/2016 La Voce di Mantova 21 Gestire i conflitti per migliorare il clima aziendale

27/11/2016 Quotidiano del Molise 22 Soddisfatto Di Niro (Acem) Licenziamenti in edilizia addio alla tassa, risparmio di 38 milioni di euro

CONFIMI WEB 26/11/2016 www.larena.it 02:36 24 Bombassei: «Nuovi profilisuppliranno alle perdite»

25/11/2016 www.larena.it 02:36 25 Bombasseialla Settimanadell'economia

25/11/2016 primoweb.it 20:29 26 Bombassei, presidente di Brembo Spa, ospite della "Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro"

27/11/2016 ottopagine.it 08:48 27 Ugl Agroalimentare: "A Natale consuma campano

SCENARIO ECONOMIA

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 29 «Statali, senza riforma aumenti più difficili»

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 32 «Rai: 2 miliardi dal canone, ora cambi passo»

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 34 Bper diventa spa con il 99,8% dei sì Punta in Lombardia per le alleanze

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 35 «Le banche venete si salveranno»

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 36 Welfare e formazione, la svolta delle tute blu

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 38 Bentivogli (Fim Cisl): riaperta la partita delle relazioni industriali

27/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 39 Il record negativo dei giovani in famiglia

26/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 40 Lo spread corre ancora a 190 punti

26/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 42 Istituti veneti, Marcolin chiede un'indagine

26/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale 43 Tute blu, contratto flessibile Più spazio alle intese locali

28/11/2016 Corriere Economia 44 Cinema e libri: la vera magia dei film di Harry Potter è un business senza fine 28/11/2016 Corriere Economia 46 Internet e mobilità, la squadra di Starace

28/11/2016 Corriere Economia 48 Famiglie Pensioni, figli e casa: guida agli investimenti sicuri

28/11/2016 Corriere Economia 50 Sistema Italia Sarà l'anno della verità Anche l'alimentare si muove (piano)

28/11/2016 Corriere Economia 52 Big Data «Nessuna paura Così governeremo i robot»

28/11/2016 Corriere Economia 54 Comprare online: il muro è caduto*

28/11/2016 Corriere Economia 56 Fondi Europa, lasciaci investire 50 miliardi*

28/11/2016 Corriere Economia 58 Finanza Mutti, Belstaff e Adecco: ecco dove puntano i re di denari*

28/11/2016 Il Sole 24 Ore 60 Sull'export italiano nel 2017 incognite fino a 30 miliardi

28/11/2016 Il Sole 24 Ore 62 Contratto statali, intesa cercasi

27/11/2016 Il Sole 24 Ore 64 Vertice Generali per decidere quanto convertire

27/11/2016 Il Sole 24 Ore 65 Mps, obiettivo 1,5 miliardi dai bond

27/11/2016 Il Sole 24 Ore 67 DISCONTINUITÀ DI METODO E CONTENUTI

27/11/2016 Il Sole 24 Ore 68 Rivoluzione digitale tra sostenibilità e rischi per il lavoro

27/11/2016 Il Sole 24 Ore 70 Acciai speciali Terni torna all'utile

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 72 Fisco, pensioni e imprese: ecco le novità della manovra

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 78 A settembre industria in frenata 26/11/2016 Il Sole 24 Ore 79 A settembre industria in frenata*

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 81 Bper all'assemblea: oltre 4mila soci attesi oggi al voto

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 82 Actelion vola in Borsa: rumors di interesse da Johnson&Johnson

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 83 Eni, accordo per cedere a Bp il 10% del mega-giacimento Zohr

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 85 Mediaset-Vivendi, due ipotesi di compromesso

28/11/2016 La Repubblica - Nazionale 87 I conti della manovra bene mamme e manager ai pensionati arriva un bonus da 500 euro

26/11/2016 La Repubblica - Nazionale 90 Palazzo Chigi si sente sotto assedio "Attenti al debito e alle banche"

26/11/2016 La Repubblica - Nazionale 92 Mps, prospetto sui bond in Consob Qatar in pista ma per 750 milioni

26/11/2016 La Repubblica - Nazionale 94 Black Friday all'italiana con i supersconti vendite in rialzo del 25%

26/11/2016 La Repubblica - Nazionale 95 Non solo soldi dietro lo sciopero Lufthansa

26/11/2016 La Repubblica - Nazionale 96 LA BREXIT E LA DURA REALTÀ

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 98 Giuliani: "Azimut scommette sui paesi emergenti"

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 100 Donnet: "Mercati difficili così Generali cambia pelle"

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 103 Fed, Bce e Bank of England l'assedio ai banchieri centrali

28/11/2016 La Stampa - Nazionale 106 La rivincita del mattone, con box e bilocali rendimenti sopra il 4%

28/11/2016 La Stampa - Nazionale 108 "Ristrutturiamo Diesel e faremo acquisizioni" 27/11/2016 La Stampa - Nazionale 110 Metalmeccanici, 92 euro di aumento

27/11/2016 La Stampa - Nazionale 112 "Accordo storico, con la Fiom abbiamo ritrovato l'unità sindacale"

SCENARIO PMI

26/11/2016 Corriere della Sera - Milano 114 Il governo evita il crac Pedemontana

28/11/2016 Corriere Economia 116 Imprese Torna la voglia di mettersi in proprio

26/11/2016 Il Sole 24 Ore 118 Manovra da mettere in sicurezza

28/11/2016 La Repubblica - Album 120 Le imprese Il Pil torna a crescere con l'export*

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 121 Produttività per risalire ha bisogno di stabilità

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 123 La crescita di Fedon passa dallo sviluppo delle rete globale

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 124 Tecnomors un polo di robotica tra Novara e gli Usa

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 125 Graziella Group, le mosse per conquistare Braccialini

28/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza 127 Le piccole aziende resistono alla crisi ma gli incentivi non sono per sempre

27/11/2016 Il Messaggero - Nazionale 129 Stop al «nanismo» industriale serve subito un salto di qualità

26/11/2016 Milano Finanza 130 Riforma, non a tutte piace

28/11/2016 Il Giornale - Nazionale 131 Alessandro Benetton lascia l'azienda di famiglia

26/11/2016 Investire 132 LE PMI tornano di moda 26/11/2016 Investire 135 Con questi fondi il rendimento è HI-TECH

CONFIMI

13 articoli 26/11/2016 diffusione:47960 Pag. 11 Ed. Vicenza La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Renzi in soccorso di Pop Vicenza «Non lasceremo venga distrutta»

Il premier al Comunale. Le categorie economiche: «Si è impegnato, vedremo cosa farà»

Elfrida Ragazzo

VICENZA «I vostri ideali stanno dalla parte del sì o del no»? La domanda, da un palco del Comunale da tutto esaurito, la pone Matteo Renzi. Il premier arriva a Vicenza intorno alle 18.30 e comincia a interrogare le mille persone sedute in platea per ascoltare il comizio che fa da volata al «sì» al referendum. Ma è dietro il palco che va in scena l'incontro più importante, perché è li che sono state poste le domande care ai vicentini. Ovvero Banca Popolare, Pedemontana e Tav. Per tutte e tre le questioni la risposta di Renzi è stata positiva: «Chi ha sbagliato deve pagare, sulle opere si va avanti». I rappresentanti di categorie economiche e sindacati sono riusciti a parlare in privato con il premier per una ventina di minuti, alla fine del comizio, dopo il bagno di folla e i selfie con i fan. Davanti ai presidenti di Confartigianato e Apindustria (Agostino Bonomo e Flavio Lorenzin) e i segretari di Cisl e Uil (Raffaele Consiglio e Grazia Chisin) Renzi non si è sottratto. «La vicenda delle banche popolari è impressionante, per decenni per colpa della politica nazionale e in alcuni casi territoriale si è accettato che il sistema fosse fuori controllo. Una delle prima cose che abbiamo fatto è stato modificare la regola, per evitare che qualcuno potesse diventare padre-padrone della Popolare». «A Vicenza, e non solo, bisogna fare pulizia del passato - ha detto il premier - fare le azioni risarcitorie e di responsabilità. Un territorio ricco e forte come il Vicentino non può rimanere in ginocchio per i mancati controlli. Noi dobbiamo farci sentire in Europa perché le Popolari devono avere futuro. Io sono fiducioso: non è giusto che una banca come quella di Vicenza, che era un gioiellino, venga distrutta». I rappresentanti del tessuto economico vicentino, però, gli hanno anche fatto presente che a causa del tracollo della Bpvi le aziende sono in grossa difficoltà. «Con l'approvazione del bilancio del 2016 - spiega Lorenzin di Apindustria - le imprese che avevano azioni di Bpvi sono costrette ad azzerarne il valore e, non potendo avere un patrimonio negativo, rischiano di chiudere. Renzi ci ha risposto che stanno cercando di permettere la diluizione delle perdite». Imprenditori e sindacati sono usciti soddisfatti dall'incontro. «Abbiamo manifestato la nostra preoccupazione per i lavoratori e le famiglie coinvolte nella questione della Banca - commenta Consiglio della Cisl - ed è sembrato molto attento». C'è poi il tema della Pedemontana che attende lo sblocco dei finanziamenti. «Bisogna farla ripartire - dice Renzi -. E io assicuro il mio impegno e quello del ministro Delrio per rimuovere gli ostacoli». Infine, ha parlato di futuro anche per la Tav veneta. «È stato estremamente disponibile - osserva Bonomo di Confartigianato - e mi aspetto torni dopo il voto per fare un bilancio rispetto a quanto ci ha raccontato qui a Vicenza». Dalla platea non sono mancati applausi sia dalle prime file (con il sindaco Achille Variati e vari politici del Pd) che dal fondo, mentre fuori dal teatro una trentina tra rappresentanti dei Cub e dei No Dal Molin, circondati dalle forze dell'ordine, hanno accolto il premier con lo slogan «Cacciamo il governo delle grandi opere».

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 9 26/11/2016 diffusione:20966 Pag. 10 tiratura:24192 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Conflitti in azienda? Un corso per tornare efficienti e sereni apindustria Conflitti in azienda? Un corso per tornare efficienti e sereni

Come risolvere i problemi aziendali in modo facile? Apindustria Mantova ha organizzato un corso dal titolo "La gestione dei conflitti che si svolgerà lunedì prossimo dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 nella sede di via Ilaria Alpi. L'obiettivo del corso è quello di offrire strumenti per individuare e gestire i conflitti, latenti o espressi, e trasformarli in opportunità di chiarimento per migliorare il clima e la produttività aziendale. Il corso sarà tenuto da due specialisti, Nicola Zanella e Attilio Pecchini.

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 10 27/11/2016 diffusione:29202 Pag. 16 tiratura:37102 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LE REAZIONI ALLA VISITA. Referendum, il segretario Pd venerdì in città «Su viabilità e Tav Renzi ha mostrato la sua attenzione» Sindacati e categorie dopo l'incontro con il premier Vescovi: «Sulla Pedemontana c'è buona volontà» Chisin: «Colloquio non previsto, mi ha sorpreso»

Pedemontana e Tav. Parole che non erano attese nella tappa vicentina di Matteo Renzi; musica per le orecchie di sindacati e associazioni di categoria. Anche per chi venerdì non era al Comunale per il comizio sul referendum, come il presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi. «Delle due fondamentali infrastrutture - commenta - in questo momento quella che sta più a cuore ai vicentini è la Pedemontana, vuoi per i disagi che i cantieri creano, vuoi per le molte imprese che lavorano per la società appaltante. Con soddisfazione ho avvertito nelle parole di Renzi un tono differente rispetto a quello con cui si era espresso il ministro Delrio. Ho appreso con favore la sua volontà nel voler far ripartire e completare l'opera. Lo prendiamo in parola. Per quanto riguarda la Tav, il premier ha liquidato la questione in poche battute, ma proprio questa sua risolutezza mi fa ben sperare che si possa passare dalla stagione degli annunci a quella del fare. Nessuno ha più scuse per giustificare i ritardi nella programmazione e nella realizzazione dell'opera. Sono 25 anni che ne discutiamo, mi sembrano sufficienti. Procediamo, per cortesia, tutti ad alta velocità». L'incontro dietro le quinte del teatro ha sorpreso un po' tutti. «Quando i miei collaboratori mi hanno detto che il premier voleva incontrarci, ho pensato a uno scherzo», confida Grazia Chisin (Uil). Un faccia a faccia tra pochi intimi, che a giudicare dalle reazioni ha lasciato il segno. Sarà la vicinanza con il referendum, ma il presidente del Consiglio ha mostrato alle categorie un lato inedito. «Mi è sembrato più vicino alla realtà del Paese che in passato - prosegue Chisin -. "Vi ascolto, sono qua", è stato il suo esordio. Su Renzi sono sempre stata critica, stavolta la sensazione è stata positiva. Ha detto che se vincerà il Sì, l'Italia conterà di più in Europa». È un invito al voto? «Sul referendum la Uil è neutrale, però credo debba far riflettere che con le elezioni in vista in Austria, Francia e Olanda, la nostra posizione sarebbe più forte con Renzi».Incontro positivo anche per il segretario provinciale della Cisl Raffaele Consiglio. «Abbiamo espresso le nostre preoccupazioni sui temi locali come la banca e la viabilità e sulla necessità di far ripartire l'economia. L'impressione è che il premier abbia capito l'importanza di completare la Pedemontana per le aziende e per l'occupazione».«Sulla svalutazione delle azioni BpVi in capo alle aziende - dice il presidente di Apindustria Flavio Lorenzin - Renzi ha detto che il governo sta valutando le soluzioni per sospendere o diluire gli effetti». Tra i temi toccati anche quello della rappresentanza in Europa. «Risorse e normative passano sempre più da Bruxelles, ma l'Italia è assente o comunque ha difficoltà di accesso ai bandi. Lui ci ha ribadito l'importanza del referendum del 4 dicembre».Chi non si accontenta è il presidente di Confartigianato Veneto, Agostino Bonomo: «La prossima volta spero che Renzi venga in veste istituzionale per affrontare più nel dettaglio le questioni. Il Vicentino lo merita».All'incontro organizzato da Alessandra Moretti erano presenti anche i direttori generali di Confartigianato Pietro Francesco De Lotto, di Apindustria Manuel Maraschin e l'amministratore delegato della Vitec Group (Manfrotto) Marco Pezzana. © RIPRODUZIONE RISERVATA

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 11 26/11/2016 diffusione:29202 Pag. 15 tiratura:37102 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

LE REAZIONI. Soddisfazione per l'intervento del segretario del Pd, anche se si auspica un ritorno in città per trattare le questioni nel dettaglio «Il Paese ha bisogno di semplificare» Achille Variati: «È stato incisivo, ha detto delle verità profonde» Dopo il discorso un quarto d'ora con le categorie e i sindacati

«In sala c'è gente di centrosinistra, tu che ci fai qui?», dice sorridendo l'uno. «Mi sento a casa, mi sento in mezzo al mio popolo, perché la tesi di fondo che accomuna queste persone è la voglia di cambiamento», risponde l'altro. Il siparietto tra il capogruppo del Pd Giacomo Possamai e il vicesindaco Jacopo Bulgarini D'Elci - potenziale candidato sindaco, nessuna tessera di partito in tasca - va in scena sotto il palco del teatro comunale dove di lì a poco salirà Matteo Renzi. E si prenderà la scena. Il presidente del Consiglio gioca in casa: in platea ci sono per lo più simpatizzanti del "suo" partito, ai quali "basta un sì". La visita non è istituzionale, ma elettorale, perché il tema della giornata è il referendum costituzionale del 4 dicembre. Lo "one man show" di ieri - allestito dal Pd locale che ci ha lavorato a testa bassa - è in pieno stile renziano e la sala apprezza. «Un fuoriclasse», dice il dem Claudio Rizzato quando stanno scorrendo i titoli di coda dell'intervento del premier-segretario. «È stato incisivo e ha detto delle profonde verità, questo Paese - spiega il sindaco Achille Variati - ha bisogno di semplificazione. E Renzi che è stato un sindaco lo sa». Da (ex) sindaco a sindaco: Renzi e Variati, insieme alla capogruppo regionale del partito Alessandra Moretti e alla segretaria provinciale Veronica Cecconato, hanno scambiato due parole a tu per tu prima dell'inizio dell'evento. Un saluto rapido, un abbraccio, Renzi che chiede «Achille, come va?». E lui che risponde: «I risultati vengono sempre alla fine, io sono ottimista sull'esito del referendum ma bisogna spingere fino all'ultimo». Un accenno viene fatto anche alla situazione della Bpv, argomento del quale il premier parlerà pure più tardi, quando, dietro le quinte, si intrattiene un quarto d'ora con i segretari di Uil e Cisl, Grazia Chisin e Raffale Consiglio, con il presidente di Confartigianato Agostino Bonomo e con quello di Apindustria Flavio Lorenzin. «Sulla banca - racconta Bonomo - ha spiegato che è allo studio una soluzione anche per mitigare il danno per le imprese». Altri temi toccati, Pedemontana e fisco. «La prossima volta - prosegue - spero che Renzi venga in veste istituzionale per affrontare più nel dettaglio le questioni, il Vicentino lo merita». Chissà, forse dopo il referendum. Perché per il momento ogni sforzo è concentrato lì. La senatrice Rosanna Filippin, ad esempio, sta girando tantissimo per spiegare la riforma e inizia ad accusare un po' di stanchezza: «Ho già fatto 29 incontri». Gli altri parlamentari non ci sono: alla Camera si vota la fiducia alla manovra. Ci sono però i consiglieri regionali Stefano Fracasso e Cristina Guarda, il segretario cittadino Enrico Peroni, la giunta, tre consiglieri. Presente anche Dino Nani, del gruppo misto: «Renzi può piacere o non piacere, ma dopo di lui cosa c'è? Il nulla». Perché, è il sottotesto, se vince il No Renzi va a casa. Si vedrà. Intanto, a casa - felice - ci va una signora con i capelli rossi: «È venuto un po' sfocato, ma sono riuscita a farmi il selfie con lui». © RIPRODUZIONE RISERVATA

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 12 27/11/2016 diffusione:32355 Pag. 35 tiratura:41723 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato VILLAFRANCA. Nella Giornata di condanna del femminicidio Insieme per colorare di rosso la panchina antiviolenza

Una panchina rossa, in piazza Giovanni XXIII, accompagnata dalla scritta inglese che chiede di porre fine agli abusi.L' hanno dipinta di rosso alcune amministratrici impegnate a diverso titolo nei Comuni veronesi. Hanno voluto così adedire all' iniziativa di Villafranca, promossa per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La panchina, che è stata collocata ieri mattina dal sindaco Mario Faccioli, resterà in piazza, come spiega lo stesso primo cittadino, per una settimana a ricordare a tutti che si deve porre fine alla violenza di ogni tipo nei confronti di mogli, madri, figlie.Con il primo cittadino di Villafranca c'era anche il vicepresidente del Consiglio regionale, Massimo Giorgetti. Presente anche Elena Traverso, nella sua prima uscita ufficiale da presidente della commissione regionale per le pari opportunità, che ha commentato: «È una bellissima iniziativa per tenere alta l'attenzione sulla tematica grave del femminicidio, che ritengo sia un'emergenza moderna e che si argina solo con la cultura e la consapevolezza». Con lei c'era anche Samira Chabib, della commissione, delegata all' integrazione.Hanno dipinto la panchina, invece, Lara Molinari, consigliere comunale di Villafranca sei tu; la sindaca di Caprino Paola Arduini; la vicesindaca di Colognola ai Colli Giovanna Piubello; l'assessore di Salizzole Laura Mantovanelli e la collega di Sanguinetto, Katy Ferrigato, nonc'é l'esponente della minoranza consiliare di Pescantina Vittoria Borghetti. Con loro, impegnata a rendere rossa la panchina contro la violenza, anche Vincenza Frasca, vicepresidente nazionale di Confimi. M.V.A.

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 13 26/11/2016 diffusione:32355 Pag. 9 tiratura:41723 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Bombassei: «Nuovi profili suppliranno alle perdite»

È pensabile una Verona 4.0? Qualcuno parla di una certa paura delle pmi venete di fronte all'avanzata dell'economia digitale. Verona Network ha dedicato a questa rivoluzione che tutti dicono alle porte l'incontro «Verso una Verona 4.0», ottava edizione della Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro. Il convegno si è svolto ieri nella sede dell'Ordine degli ingegneri di Verona, al tavolo dei relatori Alberto Bombassei, deputato Civici e innovatori e presidente di Brembo spa; Paolo Gesa, direttore Pianificazione Strategica Banca Valsabbina; Domenico Galia, delegato Confimi nazionale per l'innovazione tecnologica; Bruno Giordano, delegato all'innovazione di Confindustria Verona; Fabio Venturi presidente Agsm; Alberto Ferrari, presidente Ferrari Granulati; Riccardo Bertagnoli, presidente Verona Fablab e Matteo Scolari presidente di Verona Network.«Industria 4.0 vuol dire Internet delle cose» ha detto Bombassei, «Macchine che possono comunicare e interagire tra loro». «Ci saranno perdite di posti di lavoro, ma saranno compensate dalla richiesta di nuovi profili professionali. Perché questo passaggio avvenga senza gravosi problemi sociali è necessario insegnare e diffondere l'uso delle nuove tecnologie. La rivoluzione riguarda anche le piccole e medie imprese: per le quali è un'occasione straordinaria di crescita, anche grazie al piano di incentivi del governo. Inoltre, avviare un'impresa diventa molto più semplice: gli strumenti digitali riducono il capitale iniziale di investimento in denaro, ma richiedono grande investimento di creatività e intelligenza».«In un mondo che cambia in modo sempre più veloce, innovazione e internazionalizzazione sono una strada obbligata, possibile però solo con un lavoro di squadra», ha aggiunto Giordano. «Fare rete è per le pmi l'unico modo per competere con le grandi multinazionali. La Regione Veneto, regolamentando le Reti innovative regionali, ha dato uno strumento importantissimo a questo scopo. Sono collaborazioni che hanno al centro la ricerca: devono aprirsi anche all'università, ai centri di ricerca e alla finanza. Nel Veronese sono presenti due reti in due settori importanti: agroalimentare (al centro la trasformazione dell'uva in vino) e produzione di energia (Veneto, Clima e Energia)».

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 14 27/11/2016 diffusione:43304 Pag. 40 tiratura:53954 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato . Il crollo è iniziato nel 2010 quando le commesse sono venute a mancare CARBONIA Edilizia, una crisi senza fine Gli impresari: «Facciamo solo manutenzioni, ma non basta»

8 I ponteggi sono diventati rari. E più che di nuove costruzioni, ormai si deve parlare quasi esclusivamente di manutenzioni: «È così che sopravvive l'edilizia nel territorio, ma possiamo tornare a essere rappresentativi». A lanciare questa sfida, che sa di appello in uno scenario da macerie è Alessio Lampis, impresario edile di Carbonia. E non parla come semplice rappresentante del settore ma, da pochi giorni, da nuovo componente del cda della Edil Cassa nonché dirigente regionale Confapi Aniem, sodalizio delle imprese edili. Eredita uno spaccato in cui il mattone più che un investimento è un incubo. C OSTA S MERALDA . «Il Sulcis - riprende - vanta imprese che hanno tirato su mezza Costa Smeralda e operato largamente nella stessa Cagliari e ora invece si trova ad annaspare per carenza di commesse: torneremo ad essere rappresentativi e forniremo anche servizi gratuiti, come ad esempio corsi, previdenza e assistenza». Ma risalire la china è una missione a lunga scadenza. Gli addetti ai lavori ci sbattono il muso tutti i giorni, fra la disperazione del presente e i ricordi del tempo che fu. «Negli ultimi sette anni - testimonia Giuseppe Senes, impresario e artigiano di Carbonia in pista da 30 anni - ho perso 14 dipendenti e mi son visto costretto a smontare i macchinari: in giro vedo pochi ponteggi». L' INCUBO . Nessuno pensa di tornare all'Eldorado (posto che forse non c'è mai stato) ma il terrore è che vada peggio: «Negli anni '70 e '80 analizza Tarcisio Usai, fornitore edile di San Giovanni Suergiu - si lavorava bene, adesso ci si occupa solo di manutenzioni, ma i segnali della crisi si avvertivano ben prima del 2010». Quell'anno viene considerato come lo spartiacque di un sistema che scricchiolava: «Da quel momento, caduta libera - sostiene Paola Pani, ditta Valdes-Pani - è vero che molto è legato alle industrie ma il fondo non è stato ancora toccato». D IFFICOLTÀ . Soffrono le imprese (si stima siano grosso modo 700 per circa 2.500 addetti), ma piangono pure gli operai edili che senza imprenditori alle spalle hanno poca scelta: o mettersi in proprio e ingrossare le fila o cedere al lavoro nero. Un terno al lotto. «Ora sto con un'impresa e mi ritengo fortunato - confessa Nino Dessì, muratore specializzato di 49 anni di San Giovanni Suergiu - ho iniziato a 14 anni e c'è stato un periodo in cui potevo girare da una ditta all'altra a occhi chiusi». Rimpiangere non serve a niente ma riflettere sì e Vladimiro Pilutzu, impresario, ammette che «occorre spostarsi sul mercato cagliaritano dove riusciamo a spuntare lavori meglio retribuiti». E NTI PUBBLICI . Quanto ai rapporti con gli enti pubblici, Pilutzu rivela quello che già tutti sanno: «Arrivano a pagare anche dopo un anno: improponibile per un privato». E se poi ci si mette pure la burocrazia il quadro è completo: «Il caso Carbonia è emblematico - conclude Stefano Melis, della Edil Casa Carbonia - con una procedura contorta legata al fatto che siamo centro matrice: demoralizzante». Andrea Scano RIPRODUZIONE RISERVATA SULCIS IGLESIENTE 23 128 700 2.500 Comuni mila Abitanti imprese edili con addetti HANNO DETTO A LESSIO L AMPIS , IMPRESARIO , MEMBRO CDA DELL 'E DIL C ASSA "Il Sulcis era rappresentativo, ora in questa crisi possiamo ancora fare scuola come una volta G IUSEPPE S ENES , ARTIGIANO CON 30 ANNI DI ESPERIENZA "Ho dovuto mandare a casa 14 dipendenti negli ultimi sette anni, per me un grande dolore

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 15 28/11/2016 Pag. 9 Corriere Imprese Emilia-Romagna La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato AFFARI PER GIOCO La giostra non smette di girare A Reggio Emilia il distretto italiano delle attrazioni per parchi divertimento è in continua espansione con commesse da centinaia di Paesi. Cento imprese per un giro d'affari di 80 milioni di euro Gaetano Cervone

Le giostre non hanno mai smesso di girare nel distretto reggiano delle attrazioni per parchi divertimento. Anzi, i cavalli per bambini, le macchine da autoscontro, le montagne russe, le ruote panoramiche e i trenini per famiglie in questi anni sono andati ancora più veloci invadendo i Luna Park di tutto il mondo. È un mercato da 300 milioni di euro quello delle giostre per i parchi divertimento, che vede l'Italia tra i principali produttori mondiali con quote di esportazione che superano il 90% e la (quasi) totale concentrazione delle aziende tra il Veneto e l'Emilia-Romagna. Nella nostra regione la locomotiva che vede a bordo - indotto compreso - un centinaio di imprese e più di 500 lavoratori impiegati è il distretto reggiano, con un valore di 80 milioni di euro: «A Reggio Emilia le industrie meccaniche sono sempre state un'eccellenza, basti considerare ad esempio le Officine Reggiane, i nostri precursori dunque vengono proprio da questo vivo tessuto produttivo strettamente legato al territorio» spiega Francesco Ferrari, amministratore delegato della Preston e Barbieri e presidente del Consorzio Fun Italian Export, che dal 2001, con il sostegno della Cna, promuove l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese che operano in questo settore. Per capire la valenza del distretto reggiano basta vedere chi sono i quattro produttori mondiali di macchine da autoscontro. Uno è il gruppo Bertazzon 3B di Treviso, gli altri sono Barbieri Bumper Car, C&S e I.E. Park Soli, tutti e tre con sede nella città del Tricolore e commesse da centinaia di Paesi: «Fortunatamente lavorando con tutto il mondo abbiamo sempre progetti da seguire in Stati differenti - sottolinea Ferrari - Ad esempio da oggi a 6 mesi abbiamo in produzione giostre per Algeria, Stati Uniti, Pakistan, Germania, Cina e Paesi arabi». La lista dei Luna Park con giostre emiliane continua così a crescere senza sosta, tra i clienti che bussano alle porte degli stabilimenti - che continuano a mantenere la produzione tra Reggio Emilia e in parte a Spilamberto - ci sono Paesi d'oltreoceano, dell'ex area sovietica, dell'Asia e le richieste non sono di certo legate alle sole macchine da autoscontro: «Come Preston e Barbieri abbiamo appena spedito in Cina un'attrazione con 20 galeoni che possono ospitare fino a 12 persone ciascuno, con a bordo altrettanti cannoni ad acqua-. Gli equipaggi fanno tra loro una vera e propria battaglia navale - evidenzia Ferrari - A Dushanbe, capitale del Tajikistan, stiamo invece installando un parco acquatico con 18 grandi scivoli dopo aver fornito nel 2011 31 attrazioni meccaniche». L'innovazione prima di tutto, benzina di una locomotiva che garantisce avanguardia anche in un ambito fondamentale per i Luna Park come ad esempio i sistemi di batterie con un'autonomia fino a 10 ore. E la tradizione, elemento distintivo di un made in Emilia che firma i grandi classici come ruote panoramiche, giostre del bacio, navi da pirata, montagne russe, tronchi, trenini, Tagadà, Swing, esportati in tutti i Luna Park del mondo con il marchio Preston&Barbieri, I.E. Luna Park, C&S, Anceschi, Cosmont, D.P.F. Automotion, Eco elettrocomponenti, Fun World, Imel Park, M.P. Group. Ogni azienda ha una sua area specifica e un mercato privilegiato per una quota di almeno 80 milioni di euro e un indotto di centinaia di piccole e medie imprese capaci di reggere il colpo della crisi grazie alla continua ricerca dell'eccellenza: «Le nostre aziende sono in espansione, la crisi si è sentita quando prodotti di bassa qualità hanno provato ad entrare sul mercato, fino a quando il mercato stesso ha fisiologicamente eliminato quei prodotti scadenti che non garantivano la continuità nelle operazioni - conclude Ferrari - Quando i parchi lavorano a pieno le attrazioni devono funzionare senza intoppi; facilmente ci troviamo con grandi gruppi che ci chiedono garanzie di operatività, anche perché una giostra ferma in un parco provoca una grave perdita di immagine». Le giostre del distretto reggiano, invece, non smettono mai di girare. Identikit Francesco Ferrari , amministratore delegato della Preston e Barbieri e presidente del Consorzio Fun Italian Export Il cluster di Reggio Emilia e Spilamberto raggruppa circa 100 aziende e dà lavoro a 500 persone

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 16 28/11/2016 Pag. 9 Corriere Imprese Emilia-Romagna La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Tra i quattro produttori mondiali di autoscontro, tre sono di Reggio Emilia 300 Milioni Il giro d'affari dell'industria delle giostre per i parchi divertimento realizzato in Italia. L'export si aggira intorno al 90% Foto: Divertimento A sinistra le montagne russe di Mirabilandia costruite nel circuito di Reggio Emilia; a destra la realizzazione di macchine autoscontro nello stabilimento Barbieri Bumper Car

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 17 26/11/2016 Pag. 12 Giornale di Reggio La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CONFIMI EMILIA PICCOLE E MEDIE IMPRESE DUE IMPORTANTI EVENTI DEDICATI AL MONDO DELL'IMPRENDITORIA DUE IMPORTANTI EVENTI DEDICATI AL MONDO DELL'IMPRENDITORIA

GRANDE successo in occasione della serata formativa dedicata alla contrattualistica di vendita, seminario che si è tenuto giovedì 17 novembre presso la sede reggiana di Confimi Emilia, in via Gandhi 16. Alla serata hanno partecipato diversi imprenditori del territorio che, sotto la guida dell'avvocato Nino Ruffini, hanno affrontato problematiche e punti chiave legati alla stipula dei contratti di vendita. Una discussione molto vivace che ha coinvolto anche gli imprenditori in sala, una serata di dialogo preziosa per tutti gli addetti ai lavori. "L'intento è quello di affrontare, al fianco delle piccole e medie imprese, le più importanti problematiche giuridiche. Non una semplice lezione tutta teoria, in queste serate cerco di spiegare agli imprenditori come tutelarsi e come gestire clausole e accordi contrattuali attraverso esempi di vita quotidiana" questo il commento a fine serata del noto avvocato, sempre in prima linea al fianco di Confimi Emilia. L'associazione, che raggruppa le piccole e medie imprese del territorio, non è nuova a questo tipo di incontri, momenti formativi che saranno ancora più intensi nel corso del prossimo anno. Alla serata erano presenti anche Mario Lucenti, direttore generale di Confimi, Giada Nizzoli di Confimi Reggio Emilia e la responsabile commerciale Roberta Magnani oltre al presidente Gianfranco Lusuardi, titolare della Clean Service e presidente della sezione reggiana di Confimi Emilia. "Oggi le insidie sono maggiori ed è importantissimo documentarsi e capire come possiamo gestire i tanti tranelli burocratici che ci circondano" così Gianfranco Lusuardi, il presidente ha concluso dicendo: "Ringrazio l'avvocato Ruffini, sempre disponibile e sempre pronto a dare una mano a noi ed ai nostri associati. Grazie a serate come queste abbiamo qualche arma in più per difendere le nostre aziende" La settimana delle PMI FARE rete per illuminare la via della ripresa. Grande fermento nelle sezioni regionali di Confimi Industria in occasione della consueta settimana dedicate alle Piccole e Medie imprese del territorio, aziende che formano la spina dorsale della nostra economia. Due importanti eventi che sicuramente animeranno il dibattito pubblico, due giornate intense utili a comprendere e a valorizzare il nucleo d'energia che anima l'operoso mondo delle pmi emiliane e non solo. Il 30 novembre a Modena Prima tappa mercoledì 30 novembre in via Pier Paolo Pasolini a Modena, presso la sede di Confimi Emilia. L'auditorium della nota associazione ospiterà l'evento Real Time Industria 4.0, evento organizzato e gestito dal Gruppo Giovani Imprenditori. Il momento di scambio e di formazione vedrà la speciale partecipazione di Giuseppe Cilia e di Diana Brandoli, esperti di Stampa tridimensionale. Durante il dibattito gli esperti mostreranno come funziona una stampante 3D di ultima generazione e come questa può velocizzare e semplificare diverse fasi della filiera produttiva ordinaria e straordinaria. Alla lezione interattiva prenderà parte anche Giulia Berselli della AIME srl, azienda che si occupa di robotica automatizzata con controllo remoto, una vera avanguardia di settore. Tecnologia e nuovi contenuti, il tutto sotto l'attenta regia di Daniel Rozenek, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confimi Emilia e general manager della Tekapp, start up innovativa con sede nel modenese. Chiuderà l'evento Enrico Malagoli, presidente di Confimi Modena. Il 6 dicembre a Colorno (Parma) EVENTO molto importante anche il 6 dicembre, questa volta nel bellissimo comune di Colorno (Parma). Confimi Emilia, in collaborazione con Erreà e con la società sportiva Ac Colorno organizza e promuove l'evento "L'importanza della squadra: in azienda e nello sport". Il grande ospite di questa giornata sarà il professore Massimo Livatino, docente presso l'Università Bocconi di Milano. A seguire saliranno sul palco Annalisa Rinaldi ed Annalisa Cattelani della CPL Taylor oltre a Serena Manzini della Bisport. Chiuderà l'evento il top manager Fabrizio Taddei, punta di diamante in chiave estera di Erreà. Foto: Giada Nizzoli di Confimi Emilia

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 18 26/11/2016 diffusione:14900 Pag. 12 tiratura:18965 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CON APINDUSTRIA La soddisfazione dei clienti

n 'Come misurare la soddisfazione dei clienti': è il tema dell'incontro organizzato da Apindustria che si terrà mercoledì, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18, nella sala corsi Apindustria in via Pedone 20 al terzo piano. Coffee break e Lunch break inclusi nella quota di part ecip az ione.

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 19 28/11/2016 diffusione:9000 Pag. 11 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Teatro e non solo con "Liberamente"

Un momento dello spettacolo UZZARA Successo per l'evento di apertura della stagione 2016 di Liberamente Teatro. Un mix di buona cucina e intrattenimento ha allietato tutti i presenti venerdì sera alla scuola di Arti e Mestieri della città del Premio, dove i giovani cuochi dell'istituto "Bertazzoni" si sono dilettati nella preparazione dei piatti serviti durante la cena, mentre la compagnia teatrale Staff8Round ha dato il meglio di sè nello spettacolo di varietà. Una nutrita rappresentanza di associazioni ed enti, tra cui Fiera Millenaria, il circolo Laghi Margonara, il circolo filatelico e numismatico di Gonzaga, l'Avis di Gonzaga, il Bunden in piasa e l'Apindustria di Mantova, hanno fatto sentire il loro sostegno ad una serata che ha avuto anche l' endor sment dell'atleta paralismpico Matteo Cattini . Non solo divertimento, ma anche solidarietà e impegno sociale, due elementi che da sempre contraddistinguono Liberamente Teatro. L'evento di venerdì e i prossimi che ne seguiranno sono stati, infatti, realizzati per sostenere l'importante causa dei bambini farfalla, con anche un'interessante testimonianza di Davide Gibertoni , papà di un bambino che vive questa condizione, e dei bambini affetti da autismo. Il prossimo appuntamento della rassegna, con il consueto mix mangereccio e di spettacolo, sarà sabato 3 dicembre a Moglia. La location dell'oc casione sarà l'agriturismo della famiglia Mezza, con cena e visita al museo contadino, senza dimenticare l'intrattenimento che, anche questa volta, sarà curato dalla compagnia S t a ff 8 R o u n d . Federico Bonati

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 20 26/11/2016 diffusione:9000 Pag. 12 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LUNEDÌ IL CORSO IN APINDUSTRIA Gestire i conflitti per migliorare il clima aziendale

"La gestione dei conflitti". Lunedì prossimo corso dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 in Apindustria (via Ilaria Alpi 4 a Mantova). L'obbiettivo è offrire gli strumenti per capire e gestire i conflitti latenti o espressi, e trasformarli in opportunità di chiarimento per migliorare il clima e la produttività aziendale. «Il corso - dichiara Giovanni Acerbi , direttore di Api, è importante per coloro che desiderano lavorare in un ambiente sereno ed efficiente, occasione di confronto con altre aziende e capire i problemi che le accomunano un po' tutte». Foto: Imprese Foto: Il direttore di Apindustria M a n t ova , Giovanni Acerbi

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 21 27/11/2016 Pag. 2 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Soddisfatto Di Niro (Acem) Licenziamenti in edilizia addio alla tassa, risparmio di 38 milioni di euro

CAMPOBASSO. Passa alla Camera l'emendamento Acem per l'eliminazione della tassa sui licenziamenti nel settore dell'edilizia. Nelle ultime ore, la Camera dei Deputati ha approvato infatti un emendamento alla Legge di Bilancio, proposto e fortemente sostenuto dall'Acem a livello locale e dall'Aniem Confimi a livello nazionale. L'emendamento prevede l'esenzione per il settore delle costruzioni della "tassa sui licenziamenti", meglio conosciuta come "ticket sui licenziamenti", non solo nei casi di cambi d'appalto, ma anche per i licenziamenti operati per il fine cantiere. "Augurandoci che l'emendamento possa essere approvato nella versione definitiva della legge di bilancio, cosa che a Roma danno per certo trattandosi di un pacchetto blindato - dichiara il Presidente dell'Acem Molise Corrado Di Niro - vogliamo sottolineare che se non ci fossimo impegnati assiduamente con l'Associazione nazionale Aniem, con il Ministero del Lavoro e con Palazzo Chigi, le imprese avrebbero dovuto pagare dal 1° gennaio per ogni lavoratore licenziato 489,95 euro per ogni anno di lavoro prestato, fino ad un massimo di 3, invece in questo modo avremo un risparmio complessivo per il settore stimato in circa 38 milioni di euro l'anno, in tutta Italia". "Spiace che a livello regionale non veniamo ascoltati allo stesso modo per il bene della categoria" conclude il Presidente Di Niro. Foto: Corrado Di Niro

CONFIMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 22

CONFIMI WEB

4 articoli 26/11/2016 02:36 Sito Web www.larena.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Bombassei: «Nuovi profilisuppliranno alle perdite» pagerank: 6

Alberto Bombassei È pensabile una Verona 4.0? Qualcuno parla di una certa paura delle pmi venete di fronte all'avanzata dell'economia digitale. Verona Network ha dedicato a questa rivoluzione che tutti dicono alle porte l'incontro «Verso una Verona 4.0», ottava edizione della Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro. Il convegno si è svolto ieri nella sede dell'Ordine degli ingegneri di Verona, al tavolo dei relatori Alberto Bombassei, deputato Civici e innovatori e presidente di Brembo spa; Paolo Gesa, direttore Pianificazione Strategica Banca Valsabbina; Domenico Galia, delegato Confimi nazionale per l'innovazione tecnologica; Bruno Giordano, delegato all'innovazione di Confindustria Verona; Fabio Venturi presidente Agsm; Alberto Ferrari, presidente Ferrari Granulati; Riccardo Bertagnoli, presidente Verona Fablab e Matteo Scolari presidente di Verona Network. «Industria 4.0 vuol dire Internet delle cose» ha detto Bombassei, «Macchine che possono comunicare e interagire tra loro». (...) Leggi l'articolo integrale sul giornale in edicola

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 24 25/11/2016 02:36 Sito Web www.larena.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Bombasseialla Settimanadell'economia pagerank: 6

Oggi, dalle 12 alle 14, nella sede dell'Ordine degli Ingegneri in via Sata Teresa, 12 si terrà l'ottava edizione della Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro. Il convegno, organizzato da Verona Network, farà il punto sulle opportunità che l'Industria 4.0, figlia della quarta rivoluzione industriale, potrebbe portare nel tessuto imprenditoriale della nostra città. Tra gli ospiti, Alberto Bombassei, presidente di Brembo spa, settore automotive, parlamentare del gruppo Civici Innovatori . All'incontro, promosso da Pantheon, Il Magazine di Verona, parteciperanno Fabio Venturi, presidente di Agsm; Paolo Gesa, Banca Valsabbina; Bruno Giordano, presidente del Gruppo Giordano, settore elettronica e delegato per l'innovazione di Confindustria; Domenico Galia, Confimi; Alberto Ferrari, presidente Ferrari Granulati e Riccardo Bertagnoli, presidente di Verona FabLab, uno dei 18 FabLab Veneti.F.S. Leggi l'articolo integrale sul giornale in edicola

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 25 25/11/2016 20:29 Sito Web primoweb.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Bombassei, presidente di Brembo Spa, ospite della "Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro" pagerank: 1

Confronto tra l'onorevole Alberto Bombassei, presidente Brembo S.p.a., Fabio Venturi, presidente di Agsm Verona, Paolo Gesa, direttore Pianificazione Strategica Banca Valsabbina, Bruno Giordano, delegato all'Innovazione di Confindustria Verona, Domenico Galia, delegato Confimi Nazionale per l'Innovazione tecnologica, Alberto Ferrari, presidente Ferrari Granulati, ideatore del prodotto "Sabbiarelli", Riccardo Bertagnoli, presidente Verona FabLab oggi all"ottava "Settimana Veronese della Finanza, Economia e Lavoro", organizzata da Verona Network, nella sede dell'Ordine degli Ingegneri di Verona. Il convegno è stato l'occasione per un dibattito sul processo in atto definito Industria 4.0, che sta introducendo e introdurrà il paradigma digitale nelle filiere industriali. Durante il convegno è emersa la necessità, sottolineata a più riprese sia da Bruno Giordano, delegato all'Innovazione di Confindustria Verona che da Domenico Galia, delegato Confimi Nazionale per l'Innovazione Tecnologica di superare il gap dimensionale e del digital divide delle aziende italiane e veronesi. Uno dei primi ostacoli da abbattere è di natura culturale: serve formazione per imprenditori e manager, ma anche una cosiddetta digitalegy (digital strategy) e un'economia circolare, che fornisca sempre più servizi e non prodotti. «Di 4.0 non si parla ancora abbastanza nelle imprese e nell'industria - ha esordito Bombassei -. È un termine sulla bocca di tutti, ma pochi nel concreto riescono ad applicarla nella loro realtà imprenditoriale, e di tempo, purtroppo, non ne abbiamo molto se vogliamo rimanere al passo con gli altri Paesi che stanno crescendo rapidamente. Il nodo da sciogliere in fretta è come rendere applicabile l'Internet of Things al tessuto industriale italiano che deve recuperare la competitività più che la produttività. Non credo che l'intelligenza artificiale arriverà a sostituire completamente il lavoro umano. Alcuni studi hanno ipotizzato che si perderanno 7 milioni di posti di lavoro ma se ne creeranno 9 milioni con questo modello. Saranno, magari, professionalità diverse, mestieri "del futuro". Ma, se interpretato bene, il paradigma 4.0 potrebbe risolvere il problema della disoccupazione, molto sentito in Italia». Il piano nazionale Industria 4.0 di cui Bombasei è stato tra i promotori con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, ha stanziato incentivi per 13 miliardi tra 2018-2024 per facilitare le aziende nel passaggio al digitale e all'intelligenza artificiale. I pilastri del piano sono: governance con investimenti dall'alto, infrastrutture abilitanti come la banda larga, competenze digitali che devono essere standardizzate non solo per il pubblico ma anche dell'uso industriale, ricerca- finanziata, difesa della competitività, innovazione open. «Il 1° dicembre Agsm Verona presenterà al Palazzo della Gran Guardia alle 17 il progetto Verona Smart City - ha sottolineato Venturi -. Il progetto si basa su due elementi portanti: una rete wi-fi gratuita che unisca la rete Guglielmo del Comune di Verona e il free wi-fi di Agsm e che verrà potenziata anche grazie alla nuova app cittadina, Smart City Verona, che offre vari servizi, come l'informazione turistica e la mobilità. Stiamo studiando dei rilevatori per capire se i tombini sono pieni o vuoti e stiamo lavorando al rifacimento dell'illuminazione cittadina che nei nostri progetti sarà interamente a led». «Confindustria Verona da sempre crede che un futuro sereno sia il frutto di tre fattori: l'innovazione, l'internazionalizzazione e, soprattutto, il saper fare rete - ha chiarito Giordano -. Anche per questo abbiamo deciso di investire su uno strumento potentissimo, che punta a un riposizionamento dell'economia locale, ovvero le reti innovative regionali. L'obiettivo di queste reti è quello di creare un valore aggiunto, lavorando insieme non solo tra imprese ma anche con il mondo della finanza, dei centri di ricerca e delle università. In particolare Verona ha deciso di puntare su due reti: la prima è quella dedicata al settore agroalimentare e l'altra è una rete che riguarda i temi energetici, "Veneto Clima Energia"».

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 26 27/11/2016 08:48 Sito Web ottopagine.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ugl Agroalimentare: "A Natale consuma campano

Per sensibilizzare i cittadini a trascorrere le prossime festività valorizzando i prodotti campani ugl agroalimentare a natale consuma campano Oggi sappiamo che lo sviluppo economico della nostra regione passa anche da queste iniziative... E' giunta al nono anno consecutivo l'iniziativa promossa della Ugl Agroalimentare denominata "A Natale consuma campano". Anche nel 2016 dunque, personalità del mondo sindacale, della politica e dell'associazionismo hanno costituito un comitato promotore che si spenderà per sensibilizzare i cittadini dell'intero pianeta a trascorrere le prossime festività pasteggiando o scambiandosi regali targati Campania. "Veniamo fuori da anni bui, durante i quali il mondo intero ha guardato con diffidenza ai nostri territori ed ai nostri manufatti" ha argomentato il Segretario Regionale Ferdinando Palumbo "ciò nonostante" ha chiosato il sindacalista "siamo riusciti a remare tutti nella stessa direzione nell'intento di divulgare che le nostre eccellenze alimentari sono regolate da rigidissimi disciplinari di produzione, e ribadendo che eravamo, siamo e saremo la terra del gusto oltre che la patria della dieta mediterranea. Oggi sappiamo che lo sviluppo economico della nostra regione passa anche da queste iniziative". Per la consigliera comunale di Cicciano Veria Vassallo è ora di incamminarsi verso il futuro tenendo per mano le nostre tradizioni. Il suo slogan sarà: "Stringiamoci alle nostre ricchezze per assicurare crescita ai nostri territori". Il dirigente nazionale della Ugl Roberto Favoccia ha motivato la sua convinta adesione al comitato come una scelta assunta in continuità con i suoi piccoli gesti quotidiani. "Consuma Campano" resta un appuntamento irrinunciabile per il Segretario della Utl Caserta Sergio D'Angelo. A dar forza agli organizzatori una pagina facebook alla quale in poche ore hanno già aderito circa duemila persone, sulla quale, fino al giorno di Capodanno 2017, qualunque cittadino potrà apportare il proprio contributo di idee, iniziative e fotografie. Il comitato: Pasquale Brancaccio, Sergio D'Angelo, Ciro De Vita, Roberto Favoccia, Luciano Gentile, Claudia Giannini, Ferdinando Palumbo, Daniela Salvi, (Dirigenti sindacali Ugl) Melania Capasso, (Delegata Regionale Assoutenti Campania) Damiano Cardiello, (Consigliere Comunale Eboli) Edmondo Cirielli, (Deputato) Andrea Cozzolino, (Europarlamentare) Enzo Cuomo, (Senatore) Mario Di Benedetto, (Presidente Apec Sud) Alfonso Maria Fimiani, (Presidente Circoli Ambiente e della Cultura Rurale), Gennaro Miranda, (Consigliere comunale Ercolano) Gliuseppe Nicoltra, (Presidente Confimi Industria) Veria Vassallo, (Consigliera Comunale Cicciano).

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 27

SCENARIO ECONOMIA

45 articoli 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 1 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il colloquio Madia e la sentenza della Consulta «Statali, senza riforma aumenti più difficili» Enrico Marro

Le prime vittime della bocciatura della riforma della pubblica amministrazione da parte della Consulta potrebbero essere gli aumenti ai dipendenti. «Bisogna capire come posso impegnarmi, se prima non raggiungo l'intesa con tutte le Regioni», spiega il ministro Marianna Madia. a pagina 15 ROMA Ministro, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità di 5 articoli della legge delega di riforma della pubblica amministrazione del 2015, perché prevede che i relativi decreti attuativi siano emanati con il semplice parere non vincolante delle Regioni anziché con un'intesa formale con le stesse. Ma non lo sapevate che col Titolo V della Costituzione, che prescrive la legislazione concorrente fra Stato e Regioni su molte materie, era meglio fare l'intesa? «Assolutamente no - risponde il ministro della Funzione pubblica, Marianna Madia -. Rispettiamo le sentenze, ma la Corte ne ha fatta una evolutiva, cioè ha cambiato orientamento. Quando abbiamo scritto la delega la giurisprudenza era un'altra: prevedeva il coinvolgimento delle Regioni a valle. Non a monte, con l'obbligo di intesa con le Regioni prima del varo dei decreti attuativi. Tanto più che l'intesa formale richiede l'unanimità e quindi basta che una Regione non sia d'accordo e la riforma non si può attuare». Ma il governatore della Toscana, Enrico Rossi (Pd), che pure è favorevole alla riforma, dice che le Regioni vi avevano avvertito del rischio incostituzionalità. Perché non ne avete tenuto conto? «Dobbiamo essere chiari: quando è stata scritta la delega non c'era alcun rischio di incostituzionalità. E abbiamo avuto sempre pareri favorevoli dalla Conferenza Unificata dove sono presenti le Regioni e nel varo dei decreti attuativi abbiamo comunque tenuto conto delle osservazioni contenute negli stessi pareri». C'è chi dice che ora si bloccherà anche il rinnovo dei contratti pubblici. È così? «La situazione si é complicata perché la sentenza arriva nel mezzo di una trattativa con i sindacati. Ho convocato i segretari di Cgil, Cisl e Uil per mercoledì al fine di verificare le condizioni per arrivare a un accordo per sbloccare i contratti. È prevista una parte economica, gli aumenti medi di circa 85 euro, e una parte normativa per modificare alcuni istituti, come la valutazione o il salario accessorio. Abbiamo la possibilità di inserire queste modifiche nel testo unico sul pubblico impiego, la cui scadenza è fissata per febbraio. Ma ora, dopo la sentenza, bisogna capire come posso impegnarmi sulla parte normativa, se prima non raggiungo l'intesa con tutte le Regioni. E verificare, come dire, se il governatore del Veneto Zaia è d'accordo. Perché se non lo fosse, si bloccherebbe tutto» Allora mercoledì niente incontro con Camusso, Furlan e Barbagallo? «Li sentirò al telefono e decideremo. A questo punto dobbiamo capire quanto la sentenza incida sul complesso dell'eventuale intesa». Non si possono dare gli 85 euro e fare poi la riforma normativa? «Le due parti sono inevitabilmente connesse». Che ne sarà della riforma della pubblica amministrazione, dopo la sentenza? «Il problema è limitato a 5 dei 18 decreti legislativi finora approvati. Tre di questi sono già in vigore. Riguardano la riduzione delle partecipate, la licenziabilità dei "furbetti del cartellino" e l'istituzione di un elenco nazionale dei direttori sanitari: 200 persone che gestiscono 113 miliardi di spesa ogni anno. Su questi tre decreti andrò, come chiede la sentenza, nella conferenza Stato-Regioni per avere un'intesa e poi, se Zaia non si metterà ancora di traverso, presenterò decreti correttivi e le riforme andranno avanti. Gli altri due, dirigenza e servizi pubblici locali, erano stati approvati giovedì in consiglio dei ministri, ma dopo la sentenza, non li abbiamo mandati al Quirinale e non vedranno la luce».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 29 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 1 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mezza riforma nel cestino dopo due anni di lavoro. «Assolutamente no mezza riforma, ma erano certo decreti importanti. Prevedere più concorrenza nei servizi pubblici locali, a cominciare dai trasporti, e che dirigenti non meritevoli non restino al loro posto avrebbe portato grandi vantaggi ai cittadini e alle stesse autonomie locali. Il paradosso di questa vicenda è che, anche se sono tutti d'accordo su un intervento - governo, Parlamento, 8mila comuni, il Consiglio di Stato, 19 Regioni su 20 - basta il no di una sola Regione per mandare a picco tutto il lavoro fatto. Ma così non vincono le autonomie locali bensì il potere di veto». Ci sarà bisogno di modificare anche la legge delega? «No. La sentenza dice che l'incostituzionalità si può sanare con l'intesa sui decreti». Ministro, la sentenza della Consulta è del 9 novembre, ma è stata resa nota venerdì. Possibile che il governo non sapesse della bocciatura? «Non sapevamo assolutamente nulla». Come si sente dopo questa sconfitta? «Ancora più impegnata sulle ragioni del sì al referendum costituzionale. Referendum che non solo modifica il Titolo V, eliminando la legislazione concorrente tra Stato e Regioni e quindi questo tipo di contenziosi, ma cambia anche il procedimento legislativo. Nel nuovo Senato, infatti, le autonomie locali potranno intervenire sulle leggi di loro interesse ma senza bloccare il potere decisionale della Camera». Se vincesse il sì sarebbe meglio per la sua riforma o in ogni caso bisognerebbe ricominciare da capo? «Anche se su dirigenza e servizi pubblici locali bisognerebbe comunque ricominciare da capo, non ci sarebbe più il rischio che una Regione possa bloccare tutto». Zaia, parla di «sentenza storica» che ha sconfitto la pretesa che i direttori della Asl fossero scelti sulla base di indicazioni nazionali. «Innanzitutto il decreto legislativo di cui parla Zaia ha ricevuto il parere favorevole della Conferenza unificata e noi abbiamo recepito le osservazioni fatte. La riforma, ripeto, prevede che i 200 direttori sanitari che sottolineo gestiscono 113 miliardi debbano avere requisiti di assoluta professionalità e siano scelti dal presidente della Regione all'interno di un elenco nazionale trasparente. Mi sembrano norme assolutamente ragionevoli». Ministro, pensa di aver fatto qualche errore? «No, né tecnicamente né politicamente. Penso sia un valore incidere sulla riduzione delle partecipate, sui criteri di nomina dei direttori sanitari, sulle sanzioni per chi truffa lo Stato e continua a mantenere il posto. Ma noi andiamo avanti con tranquillità e determinazione. Per questo sarà importante che passi il referendum, anche per superare le tante resistenze al cambiamento». Se il 4 dicembre vincerà il no, che cosa accadrà? «Che restiamo fermi e che, per esempio, una sola Regione potrà ancora bloccare l'innovazione di un Paese intero». Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA Le tappe 1 Il testo La Riforma della Pa prevede una generale riorganizzazione e semplificazione dei servizi pubblici e della macchina dello Stato. Fino a oggi approvati 18 decreti attuativi: da norme contro i «furbetti del cartellino» al taglio delle partecipate 2 Il ricorso del Veneto Nel 2015 la Regione Veneto, guidata da Luca Zaia, presenta ricorso alla Consulta sulla legge delega n.124 che non rispetta il titolo V della Costituzione: la delega prevede che sui decreti attuativi del governo le Regioni diano un parere non vincolante

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 30 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 1 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

3 La Consulta La Corte Costituzionale ha bocciato la legge delega negli articoli su lavoro nella Pa, società partecipate, riforma della dirigenza e servizi pubblici locali. Su queste materie il governo deve trovare «una intesa vera con le Regioni» Chi è Marianna Madia, 36 anni (foto) , è ministra senza portafoglio per la Semplificazio-ne e la Pubblica amministra-zione

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 31 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 14 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA «Rai: 2 miliardi dal canone, ora cambi passo» Il sottosegretario Giacomelli: martedì vertice con gli editori sulla pubblicità tv e le risorse al sistema Campo Dall'Orto «All'amministratore delegato abbiamo dato tutte le risorse. Adesso basta alibi» Giovanna Cavalli

Roma Allora com'è andata con il canone in bolletta? «Abbiamo incassato almeno 2 miliardi». Siete ricchi. «Ah ah esatto», conferma con conseguente ottimo umore Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni. «Sono molto soddisfatto, anche perché ho ancora ben presente chi evocava disastri e fallimenti, alcuni in buona fede, altri meno». Eludere l'obbligo l'avete reso molto complicato, appaiando tassa sulla tv a consumo di energia elettrica. «L'idea era proprio quella. Il canone Rai, che riguarda 22 milioni di famiglie, era la tassa più odiata d'Italia e la più evasa: circa il 30%. Oggi l'Enel,che ha il 70-75% del mercato, ha calcolato una morosità del 5%, quindi fisiologica. Quando ci arriveranno i dati degli altri operatori, secondo l'Agenzia delle Entrate, nella peggiore delle ipotesi la media resterà comunque ben sotto al 10». La tassa, benché ridotta da 113,5 a 100 euro, non ci ha guadagnato in popolarità. Più che pagarla tutti, non avrebbe voluto pagarla nessuno. «Non si può. Così però chi ha sempre pagato almeno vede che hanno dovuto farlo anche gli altri. E ha risparmiato. Per il 2017 prevediamo un'ulteriore riduzione a 90 euro». L'anno passato i proventi erano intorno a 1 miliardo e 600 milioni. Di questi 400 di extra gettito, più o meno, quanti andranno nelle casse di viale Mazzini? «Intorno ai 200. Il resto confluisce nel fondo per tv locali ed editoria e nel piano di abbassamento delle tasse». Non sono pochi. Molti italiani restano convinti che vengano sprecati. Lei ritiene che la Rai abbia speso e spenderà bene il suo tesoretto? «Metà del mandato di questa dirigenza è già passato e non è un mistero che avremmo desiderato un percorso più evidente e veloce. Mi auguro un'accelerazione importante. Per dare un giudizio attendo con molta curiosità il piano per l'informazione». Quello del direttore editoriale Carlo Verdelli . «Verdelli è la scelta principale dell'ad Antonio Campo Dall'Orto, è il cuore della sua strategia. Quando lo ha nominato, è stato come comprare Icardi per l'Inter. Quindi di fatto il piano è suo, più che di Verdelli. E ci dirà in modo definitivo qual è il suo progetto, la sua idea per il servizio pubblico». E se non corrispondesse alle aspettative? «Noi con la riforma gli abbiamo dato poteri, strumenti e risorse. Che comportano delle responsabilità. Non ci sono più alibi, pretendiamo un cambio di passo, risposte precise». M olti chiedono che una parte di extra gettito venga assegnata anche a quei soggetti privati che di fatto fanno servizio pubblico. «Abbiamo ben presente la questione. Come quella della raccolta della pubblicità, che per la Rai è accessoria, e di cui dovrebbe fare un uso più leale e corretto. Per questo martedì ho in programma un incontro con la Federazione italiana editori giornali, la Rai e tutti i broadcaster privati per discuterne insieme. Nell'interesse del sistema». Tra gli addetti ai lavori c'è il timore che, con un ribasso ulteriore del canone, quindi minori introiti, la Rai tagli sul prodotto.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 32 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 14 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Voglio credere si tratti di un equivoco. Il settore creatività deve crescere. Prima di tagliare sul prodotto, credo si possa razionalizzare la spesa interna». © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: bilanci Rai CdS Gli incassi del canone Rai (dati in milioni di euro) 1500 2000 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 1.685,4 1.708,4 1.747,8 1.755,6 1.588,1 1.637,5 Stime min. Sviluppo Economico: oltre 2.000 100 euro L'importo del canone 2016 22 milioni Le famiglie interessate 30 per cento Media storica di evasione del canone Rai 5 per cento Stima 2016 dell'evasione (fonte Enel, sul 75% circa del mercato) Morosità Il canone Rai riguarda 22 milioni di famiglie. Prima che finisse in bolletta era la tassa più evasa: circa il 30%. Oggi l'Enel, che ha il 70-75% del mercato, ha calcolato una morosità del 5%. L'Agenzia delle Entrate, stima che nella peggiore delle ipotesi sarà sotto il 10% I numeri Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni. L'incasso finale del canone Rai 2016 sarà secondo le stime sopra i 2 miliardi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 33 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 30 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Bper diventa spa con il 99,8% dei sì Punta in Lombardia per le alleanze Vandelli: i soci storici pensino alla stabilità. Mps? Snodo importante Fabrizio Massaro

In meno di due ore oltre 4 mila soci al 99,8% hanno approvato con alzata di mano la trasformazione della Popolare dell'Emilia Romagna in Bper spa. Un passaggio obbligato e di fatto scontato, a Modena, dove storicamente la banca ha ragionato come una spa grazie alla presenza stabile nel capitale di imprenditori forti e alle Fondazioni bancarie i cui istituti di riferimento sono alle radici dell'attuale Bper. Proprio questo gruppo di soci storici potrebbe dare luogo al tanto ricercato «zoccolo duro» con una quota del 15-20%, per dare una governance stabile all'istituto guidato da Alessandro Vandelli per poi muoversi verso «aggregazioni» che il banchiere vede nel 2017. Si guarda innanzitutto all'associazione di soci Bper Valori & Valore, che raccoglie il 7% del capitale e ha tra i fondatori il vicepresidente di Bper, Alberto Marri, alle varie fondazioni a cominciare dal Banco di Sardegna accreditato del 2,5-3% , ad alcune importanti istituzioni come Unipol, che dovrebbe avere circa il 2%. «Ora sono i soci che devono fare il loro percorso», ha detto Vandelli al termine dell'assemblea circa un nuovo assetto di governance. «Non credo sia un percorso brevissimo». Avere soci di riferimento, ha spiegato, «non è un antidoto anti scalate, ma perché esprimano il consiglio e la governance e lo facciano senza che sia una lotteria ogni volta che si va in assemblea. La stabilità e una scelta coerente del consiglio di amministrazione sono centrali per un'istituzione finanziaria. Siamo aperti al confronto, ed anche per avere azionisti importanti». Perché la governance si assesti ci sono già «tappe intermedie» segnate: l'assemblea 2017 che prevede l'elezione di 8 dei 15 consiglieri, nella quale «capiremo meglio le forze in campo», ha spiegato Vandelli. Poi ci sarà l'assemblea 2018 quando scadranno altri sette amministratori, fra i quali lo stesso Vandelli e il presidente Ettore Caselli, ieri assente per indisposizione. Sul punto, Vandelli ha voluto escludere presunti dissapori con Caselli: «Il presidente è stato in banca gran parte della settimana, poi ha sofferto di una delle indisposizioni di questo periodo» aggiungendo che però «se ci saranno riflessioni, questo è il momento in cui farle». Nella lettera ai soci, Caselli ha parlato di «giorno storico» al quale la banca si presenta «con fondamentali di prim'ordine, con un coefficiente di patrimonializzazione che la pone ai vertici non solo nazionali, ma addirittura europei, e risultati economici soddisfacenti». Cioè in condizione di giocare al meglio nel risiko. Per Vandelli «il tema dimensionale è rilevante e credo che sia possibile vedere qualcosa nel 2017. Se ci sono idee e disponibilità a ragionare siamo pronti a passare da dichiarazioni di principio a qualcosa di più concreto». Bper guarda alla Lombardia e alle valtellinesi Creval e Popolare di Sondrio. Per il momento però l'attenzione è al salvataggio Mps: «Credo che possano arrivare risposte in tempi brevi, siamo giunti a uno snodo importante», ha detto Vandelli, «per una soluzione di mercato, che mi auguro ancora possa essere trovata penso che possa influire l'esito del referendum. Ma in un modo o nell'altro la soluzione dovrà essere trovata per una banca che ha una dimensione significativa». © RIPRODUZIONE RISERVATA Bper, un anno a Piazza Affari d'Arco Gen Mar Mag Lug Set Nov 8 7 6 5 4 3 2 +0,37% Venerdì 3,80 euro Riforma Bper è tra le dieci banche popolari con oltre 8 miliardi di attivo che per la riforma Renzi del 2015 devono trasformarsi in banche spa entro dicembre La riforma vuole spingere le banche alle aggregazioni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 34 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 30 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Le banche venete si salveranno» Baretta: servono capitali privati. Mion: Popvi cambierà nome F. Mas.

Popolare di Vicenza potrebbe in futuro cambiare nome: lo ha detto ieri il presidente dell'istituto veneto, Gianni Mion. Un modo per archiviare un passato che ha creato enormi danni a decine di migliaia di piccoli azionisti e fatto perdere la reputazione alla banca, che insieme alla vicina Veneto Banca, ha dovuto ricorrere all'aiuto del Fondo Atlante con complessivi 2,5 miliardi di euro per essere salvata. E altri aumenti di capitale sono attesi, anche pesanti (si parla di 1-2 miliardi) entro pochi mesi. Sulla crisi Vicenza si è svolto ieri nella città veneta un incontro - a tratti molto teso, con grida e urla da parte della platea - cui ha partecipato anche il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta: «Il fallimento di Veneto Banca e Popolare di Vicenza è assolutamente da escludere», ha assicurato Baretta «Il governo è stato chiaro e ha chiesto una immediata ed esplicita azione di responsabilità, un segnale non solo di giustizia ma anche di rottura con il passato. Sono assolutamente favorevole al ristoro dei danni», ha continuato il sottosegretario, anche se Mion ha messo le mani avanti circa i rimborsi ai soci: «Con il tempo rimborsi potrebbero arrivare ma scordiamoci che siano elevati». Baretta guarda al rilancio degli istituti: «Il risanamento delle banche deve partire dall'interno del sistema e non con soldi pubblici. Contestualmente le banche venete devono presentare in tempi brevi un piano industriale di sviluppo. Queste banche hanno perso la reputazione, ma non sono banche finite. Il Veneto è una regione ricca e dispone di molta liquidità, e in questo senso mi chiedo: perché nessun imprenditore ha messo un euro per salvarle? Bisogna lanciare un appello anche a loro». © RIPRODUZIONE RISERVATA 2,5 miliardi di euro I capitali del Fondo Atlante immessi nelle banche venete 1,5 Miliardi di euro L'aumento di capitale della Popolare di Vicenza, chiuso lo scorso aprile 1 Miliardo L'ammontare dell'aumento di Veneto Banca, sottoscritto dal Fondo Atlante Governo Il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta (foto) ha escluso ieri che Popolare di Vicenza e Veneto Banca possano finire in fallimento

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 35 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Welfare e formazione, la svolta delle tute blu Metalmeccanici, anche la Fiom firma il contratto. A regime 92 euro in più al mese e recupero dell'inflazione Ri. Que.

MILANO Per circa un'ora nella notte tra venerdì e sabato il contratto dei metalmeccanici è rimasto appeso a un filo. La delegazione Fiom ha contestato alcuni punti dell'accordo proposto dal suo leader, Maurizio Landini. Sono volate accuse e parole grosse, favorite da quel mix di stanchezza e adrenalina che sono le trattative a oltranza. Poi si è votato. Sei contrari. Un astenuto. E tredici favorevoli ad andare avanti. C'è anche questo tra i fotogrammi chiave della trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Insieme con quello della firma, ieri intorno a mezzogiorno, tra strette di mano e occhi lucidi. D'altra parte si tratta di un'intesa storica. Perché chiude una stagione di contratti senza la Fiom (2009 e 2012). Poi perché contiene alcuni punti innovativi. Che - come ha osservato il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi - potrebbero offrire spunti a Confindustria e ai confederali per il rinnovo del modello di contrattazione. Vediamo, per cominciare, cosa mettono in tasca a i lavoratori. Primo: il recupero dell'inflazione per 2017, 2018 e 2019. Nulla per il 2016 (le imprese pretendevano un risarcimento per aver pagato più dell'inflazione reale negli anni passati). Secondo: 400 euro in tre anni (100 nel 2017, 150 nel 2018 e 200 nel 2019) sotto forma di welfare, dai buoni carburante ai buoni libro. Terzo: un aumento dall'1,6 al 2% della quota sulle retribuzioni versata dalle imprese al fondo di previdenza integrativa Cometa. Quarto: prestazioni sanitarie gratuite per le tute blu e per i familiari (da ottobre 2017 le imprese verseranno 12 euro al mese al fondo di sanità integrativa Metasalute). Quinto: una una tantum di 80 euro. Sesto: il diritto soggettivo alla formazione per 24 ore di corsi di cui due terzi (per un valore massimo di 300 euro) a carico delle imprese. Anche per le aziende l'intesa ha i suoi vantaggi. Per cominciare l'inflazione non sarà più pagata in base a delle stime ma ex post. Ciò significa che se oggi le imprese anticipano a gennaio 2016 quella che si prevede essere l'inflazione per l'anno in corso, domani verseranno la compensazione per l'inflazione reale del 2016 solo a giugno del 2017. Poi ci sono i cosiddetti «assorbimenti». Se un accordo aziendale darà aumenti fissi in busta paga, questi saranno assorbiti negli aumenti che il contratto nazionale garantisce per recuperare l'inflazione. Conseguenza: gli accordi aziendali in futuro daranno solo aumenti variabili. Stesso discorso anche per gli aumenti ad personam: saranno assorbiti dagli aumenti del contratto a meno che nell'accordo impresa-lavoratore non si espliciti il contrario. Gli scatti di anzianità, invece, non potranno essere «mangiati» dal contratto nazionale. Per finire, la Fiom ha accettato per la prima volta l'idea che, con accordi aziendali, le Rsu e i sindacati territoriali possano modificare il contratto nazionale . © RIPRODUZIONE RISERVATA 100 euro di welfare aziendale esentasse: è il benefit da giugno 2017 80 euro lordi Il bonus una tantum in busta paga a marzo 2017 24 ore Il diritto soggettivo alla formazione con un contributo fino a 300 euro Le misure L'ipotesi di rinnovo del contratto dei metalmeccani-ci firmata ieri unitariamente è composta da 15 articoli. L'accordo sarà sottoposto a referendum Il contratto copre il quadriennio 2016-2019, ma in realtà quest'anno è ormai andato. Gli aumenti retributivi decorrono dal mese di giugno di ciascun anno, quindi non più da gennaio L'incremento in busta paga è di 92,68 euro, come media mensile a regime. Così ripartiti 33,29 euro sono in welfare, 7,69 in formazione e 51,7 vanno al recupero dell'inflazione Il riaggancio al costo della vita avverrà ex post su base

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 36 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

annua, mentre finora era stato fatto ex ante. È riconosciuta l'assistenza sanitaria integrativa Foto: Al tavolo Da sinistra Maurizio Landini (Fiom), Marco Bentivogli (Fim Cils) e Rocco Palombella (Uilm Uil) durante la firma

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 37 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 31 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'intervista Bentivogli (Fim Cisl): riaperta la partita delle relazioni industriali Rita Querzé

«Questo accordo è un miracolo. Ancora non ci credo». È sfinito ma molto soddisfatto Marco Bentivogli, il segretario generale della Fim Cisl. «Accordo storico». Non si sta esagerando? «Non leghiamoci alle parole ma alla sostanza: abbiamo riconquistato l'unità sindacale e l'abbiamo fatto con un contratto davvero innovativo. La cosa più difficile è fare sintesi alte che guardino al futuro. Stavolta ce l'abbiamo fatta». L'unità sindacale è un valore in sé? «No. Solo se serve a costruire qualcosa di buono». Quali parti dell'intesa potrebbero «ispirare» i confederali per il rinnovo dei i modelli contrattuali? «Le confederazioni valuteranno. Dopo questo accordo i contratti del nostro settore si rinnoveranno in modo diverso. Per noi è già tanto aver riaperto la partita delle relazioni industriali. Tanto più che io e Landini siamo visti come il cane e il gatto». E lo siete? Ieri in trattativa si racconta che Landini si sia rivolto a lei chiamandola Laura, come sua moglie. «Questo negoziato ci ha aiutato a ricostruire i nostri rapporti personali. In un momento in cui nel Paese ci si scanna con violenza sul nulla, credo sia positivo che due persone considerate opposte per molti versi abbiano dimostrato l'energia e l'intelligenza per fare una battaglia insieme». Mentre la Fiom stava sulle barricate, la Fim ha fatto il sindacato trattante. Ora che la vostra impostazione porta frutti, le crea disagio condividere i risultati con la Fiom? «Se a ogni centimetro si fa il processo al passato il futuro non si costruisce mai. Non la considero una vittoria diminuita ma una doppia vittoria». L'intesa fa anche importanti concessioni alle imprese. Il pagamento ex post dell'inflazione per esempio. «Gli accordi vanno visti nell'insieme. Sul piatto bisogna mettere i 92,67 euro complessivi di aumento a regime. Comprensivi dell'una tantum, dell'inflazione, della formazione come diritto soggettivo, di sanità e previdenza integrative, del welfare». A proposito di welfare, molti lavoratori forse preferirebbero moneta sonante. «Negli ultimi anni sono aumentate le spese sanitarie a carico delle famiglie. E poi bisogna fare i conti con la realtà: 100 euro dati da un'azienda nel contratto nazionale diventano 58 nelle tasche del lavoratore, 85 con quello aziendale. Mentre restano 100 con il welfare». I lavoratori voteranno sull'intesa a metà dicembre. «Per questo contratto faremo il referendum. Ma l'obiettivo è mettere a punto insieme un sistema di regole che valorizzi meglio il parere degli iscritti». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Leader Marco Bentivogli, 46 anni, è il segretario della Fim Cisl dal 13 novembre 2014

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 38 27/11/2016 diffusione:238671 Pag. 37 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Più o meno Il record negativo dei giovani in famiglia Danilo Taino statistics editor

C'è un singolo numero che può indicare quanto un Paese abbia bisogno di riforme strutturali? Come sempre, la perfezione non esiste. C'è però un indicatore che riassume la complessità dell'economia, della situazione sociale, della dinamicità, della mobilità, forse persino delle speranze di un Paese. È la quota di adulti tra i 18 e i 34 anni che vivono con i propri genitori. In Italia siamo allo stratosferico livello del 67,3% ( 2015 ). Due su tre. Una tendenza ogni anno in crescita dal 61,1% del 2008 . La crisi economica e la disoccupazione hanno certamente contribuito a innalzare il numero di giovani che rimangono in famiglia perché non hanno la possibilità di fare altrimenti. Il problema è che la quota italiana è strutturalmente alta, la più alta tra le economie e gli Stati dell'Europa in qualche modo efficienti: è al livello di quella dei Paesi più arretrati del Vecchio Continente. Secondo Eurostat, nella Ue, rimangono a vivere in casa più di noi solo i 18-34 enni di Croazia ( 70,1% ) e Slovacchia ( 69,6) . Subito dopo di noi, su quote elevate, Malta ( 66,1 ), Grecia ( 63,8 ), Portogallo ( 62,9 ), Polonia ( 60,9 ), Slovenia ( 60,8 ), Romania ( 59,2 ), Ungheria ( 58,5 ), Spagna ( 58 ) e Bulgaria ( 56,2 ). I Paesi con economie e sistemi sociali più efficienti riescono a «liberare» un maggior numero di giovani prima. Restano meno in famiglia in Danimarca ( 19,7% ), e poi in Finlandia ( 20,1 ) e Svezia ( 22,2 ): come sempre in testa in questo genere di classifiche sulla dinamicità economica e sociale. Ma le cose sono ben diverse rispetto all'Italia anche nel Regno Unito ( 34,3% ), in Francia ( 34,5 ), in Olanda ( 36 ), in Germania ( 43,1 ) e in Belgio ( 44,3 ). Si può naturalmente discutere sul perché in Italia una quota così alta di giovani rimanga a vivere con i genitori: la cultura, l'idea della famiglia certamente hanno un peso. Ma più di ogni altra cosa contano il livello della disoccupazione, le aspettative per il futuro, la difficoltà di accudire gli anziani, il mercato del lavoro che ha una scarsa mobilità anche territoriale, la scarsa propensione a prendere rischi in una società in cui la scala dell'emancipazione sociale funziona poco. Da notare però che in tutti i Paesi della Ue le donne rimangono in casa molto meno dei maschi: in Italia siamo al 62% contro il 73 . Segno forse che la lotta per l'emancipazione (dai vincoli strutturali) ha una leadership femminile. @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 39 26/11/2016 diffusione:238671 Pag. 9 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Mercati Lo spread corre ancora a 190 punti Marco Sabella

Dopo aver rotto al rialzo la soglia dei 190 punti - toccata l'ultima volta ad ottobre del 2014 - lo spread tra il Btp italiano a dieci anni e il Bund tedesco di pari durata ha ripiegato a 185 punti, due in meno rispetto alla chiusura del giorno precedente. Ma il fatto che il rendimento del decennale italiano si mantenga al disopra della soglia del 2% (2,09% alla chiusura di ieri) è il segnale di una diffusa apprensione tra gli investitori e la spia che la corsa verso rendimenti più elevati potrebbe continuare. Gli occhi sono naturalmente puntati sull'appuntamento referendario del 4 dicembre prossimo. L'attesa In attesa dell'esito di questa scadenza politica Piazza Affari è congelata: ieri il Ftse Mib ha chiuso a 16.515 punti, con un rialzo minimo dello 0,09%. Poco mosse anche le principali borse europee. Si brinda invece a nuovi record sull'altra sponda dell'Atlantico, dove il Dow Jones ha raggiunto un nuovo massimo assoluto a 19.152 punti (+0,3%) mentre lo spread fra i Treasury Usa e i Bund tedeschi ha toccato i 214 punti, un nuovo massimo, sulla scia dell'aspettativa di un aumento dei tassi statunitensi e di una possibile ripresa dell'inflazione. Il fatturato In Italia ieri sono stati diffusi nuovi dati, non brillanti, sull'andamento della produzione industriale. L'Istat ha comunicato che a settembre il fatturato e gli ordinativi dell'industria sono diminuiti, con un calo rispettivamente del 4,6% e del 6,8% sul mese precedente. L'Istat sottolinea tuttavia che ad agosto «si erano registrate variazioni eccezionalmente positive» con un +10,3% per il fatturato e +9% per gli ordinativi. Nel confronto con l'anno precedente il calo si riduce a -0,3%, mentre per gli ordini c'è un aumento del 2,6% nei dati grezzi. Il fatturato si riallinea invece a livelli poco inferiori rispetto a quelli di luglio ed è affossato soprattutto dal mercato interno (-5,5% sul mese, -1,3% sull'anno) rispetto a quello estero (-2,8% sul mese, +1,7% sull'anno). Nella media del terzo trimestre, l'indice segna un «ampio incremento» (+2,3%) rispetto ai tre mesi precedenti (+2,5% per il fatturato interno e +1,8% per quello estero) e i beni strumentali sono in «crescita sostenuta» (+5%). La crescita Segnali di indebolimento più marcati provengono invece dalle vendite al dettaglio. Ancora l'Istat comunica che a settembre le vendite «retail» sono diminuite dello 0,6% rispetto ad agosto sia in valore sia in volume, «confermando le tendenze negative registrate nei mesi precedenti» e anche rispetto al 2015 si registra un calo dell'1,4% in valore e dell'1,7% in volume. L'Istat segnala inoltre, nella media del trimestre luglio- settembre 2016, un calo dello 0,4% in valore rispetto al trimestre precedente. Rispetto a settembre 2015, la flessione più marcata riguarda i prodotti non alimentari: -1,6% in valore e 1,9% in volume. L'ultima nota grigia della giornata riguarda le stime di crescita per il quarto trimestre 2016. Il Centro Studi di Confindustria (CsC) prevede una frenata della crescita del Pil allo 0,1% nell'ultimo quarto dell'anno. Il Csc ricorda tuttavia che la variazione acquisita per il 2016 è di +0,8 per cento. Nell'analisi introduttiva dello studio previsionale si rileva che «lo scenario globale registra progressi nell'economia e ulteriori turbolenze generate dal fronte politico» e che «mentre il Pil mondiale ha riaccelerato in estate e gli indicatori qualitativi mostrano un buon avvio d'autunno». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera L'andamento dello Spread 2016 gen mar lug nov 100 125 150 175 200 225 185 punti, la chiusura di ieri I dati

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 40 26/11/2016 diffusione:238671 Pag. 9 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Ieri lo spread Bund Btp ha continuato la corsa iniziata da alcune settimane portandosi fino a 190 punti per poi ripiegare a 185 Perdura l'incertezza dei mercati, in parte legata all'incognita dell'esito del referendum italiano e in parte alimentata dalle ancora poco decifrabili scelte di politica economica della nuova amministra-zione statunitense Intanto l'Istat comunica una raffica di dati economici non brillanti, relativi al calo della produzione industriale (-4,6%) e degli ordinativi (-6,8%) nel mese di settembre rispetto al mese precedente Anche i consumi, secondo i dati Istat, sono in flessione e a settembre le vendite al dettaglio sono scese dello 0,6% rispetto ad agosto

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 41 26/11/2016 diffusione:238671 Pag. 40 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La Lente Istituti veneti, Marcolin chiede un'indagine Fausta Chiesa

Una commissione d'inchiesta che faccia luce sul sistema bancario in Veneto, a fronte delle crisi che hanno riguardato in particolare, per dimensioni, Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. A chiederla è Marco Marcolin con un ordine del giorno collegato alla legge di Bilancio depositato ieri. Il deputato veneto del gruppo «Scelta civica verso Cittadini per l'Italia» invita il governo a farsi promotore dell'istituzione della commissione d'inchiesta. «Nel 2015 Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza hanno riportato perdite rispettivamente di 770 milioni di euro la prima e 1,5 miliardi la seconda. Il rapporto tra crediti deteriorati e crediti netti, al 30 giugno 2016, risulta al 22,2% per Banca Popolare di Vicenza e al 23,5% per Veneto Banca», si legge nell'ordine del giorno che ricostruisce «gli ultimi tre anni dei due istituti veneti, segnati da svalutazioni, aumenti di capitale, inchieste giudiziarie e interventi di Consob e Banca d'Italia, sino ad arrivare a un'ancora oscura ipotesi di accorpamento delle due banche. Ipotesi che potrebbe avere contraccolpi sia sul versante della tutela degli azionisti sia sui risvolti occupazionali con conseguenti ricadute sul territorio», scrive Marcolin. Veneto Banca ha oltre 87mila soci, Bpvi circa 111mila. Il valore delle azioni è passato, rispettivamente, da un massimo di 40,5 e 62,5 euro a 0,1 euro attuali. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 42 26/11/2016 diffusione:238671 Pag. 41 tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Tute blu, contratto flessibile Più spazio alle intese locali Trattativa nella notte. Verso il pagamento ex post dell'inflazione Rita Querzé

Giornata chiave per il contratto dei metalmeccanici. Ieri in ristretta la trattativa è andata avanti nella notte. Gli ostacoli da superare erano ancora diversi. Nonostante ciò, le parti erano motivate a chiudere. Anche per evitare di portare la trattativa nelle acque sconosciute del post referendum. Su entrambi i fronti i più ottimisti davano a portata di mano la una chiusura nella giornata di oggi. I punti di novità del contatto come sta prendendo forma sono diversi. Primo: la possibilità per la contrattazione aziendale di derogare al contratto nazionale, come già accade nel contratto dei chimici, a precise condizioni. Su questo punto Fim e Uilm seguono, anche perché una clausola del genere è già presente nel contratto separato oggi in vigore. La Fiom potrebbe pensarci ma pretenderebbe di modificare il testo del vecchio accordo. Per uscire dall' impasse la materia potrebbe essere demandata dal contratto stesso al lavoro di una commissione ad hoc. Ma la strada pare segnata. Altro elemento di novità che parrebbe acquisito: il pagamento ex post dell'inflazione. Gli aumenti per il 2016 si conoscerebbero così solo a metà 2017, quando l'Istat certificherà il tasso di inflazione per l'anno in corso. Da notare: l'Istat ha detto che a fine ottobre l'inflazione acquisita per il 2016 è negativa: -0,1%. D'altra parte la proposta di Federmeccanica prevede 0% di recupero dell'inflazione nel 2016. Si passa a 100% nel 2017, 75% nel 2018 e 50% nel 2019. Questo «decalage» è il punto più indigesto per Fiom, Fim e Uilm. In compenso la proposta di Federmeccanica ha una parte che piace al sindacato. Parliamo di una dote in welfare. Leggi: buoni libro, buoni spesa, buoni pasto... Per il valore di 100 euro nel 2017, 150 nel 2018 e 200 nel 2019. Oltre al decalage, gli ostacoli alla chiusura del contratto ieri sera erano anche altri. Il nuovo fondo per la sanità integrativa con il coinvolgimento della Fiom (che non aveva firmato i precedenti contratti) potrebbe partire solo dal 2017. Ma questo è il più superabile degli incagli. Considerati inaccettabili gli assorbimenti delle parti fisse della retribuzione (in particolare degli scatti di anzianità) all'interno degli aumenti del contratto. E poi i permessi annui retribuiti che Federmeccanica vorrebbe far maturare solo a condizione della presenza dei lavoratori. Una via d'uscita? Alla fine - soddisfatta per aver spuntato pagamenti dell'inflazione ex post e assorbibilità di alcune parti fisse della retribuzione - Federmeccanica potrebbe accettare di pagare l'inflazione (peraltro bassa) al 100% . © RIPRODUZIONE RISERVATA Le imprese metalmeccaniche Fonte: elaborazione Federmeccanica su dati Eurostat CdS GLI ADDETTI IN ITALIA LA PRODUZIONE (differenza % 2007-2015) Ue28 -7,6 Germania 4,6 Spagna Francia -19,5 -33,8 - 27,9 -2,2 Italia Regno Unito 1.590.097 TOTALE dipendenti In aziende fino a 9 dipendenti 255.410 50-249 389.028 20-49 248.547 10-19 208.937 250 e oltre 488.175 L'atto L'Agenzia delle Entrate ha emanato una risoluzione (n.100/2016) che fa chiarezza sull'aliquota Iva da applicare al cosiddetto «canone di disponibilità» in un contratto di project finance L'Agenzia ha stabilito che l'aliquota è del 10% come per gli appalti di costruzioni e non del 22% come per i servizi generici. La risoluzione vale anche per il passato Alcuni ospedali che in passato hanno pagato l'aliquota più elevata stanno cominciando a chiedere il rimborso Tra le strutture coinvolte, il Niguarda di Milano e l'Asst Lariana (ex Sant'Anna di Como)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 43 28/11/2016 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'INDUSTRIA DELLO SPETTACOLO Cinema e libri: la vera magia dei film di Harry Potter è un business senza fine

ulivi A pagina 12 Una nuova era del magico mondo di J.K. Rowling. Un viaggio all'indietro, decenni prima delle avventure di Harry Potter, dall'altra parte dell'oceano. Con nuovi personaggi - a partire dal magizoologo Newt Scamander e una massa di bizzarri animali - e un indotto senza limiti che oltre all'audiovisivo tocca editoria, gadget, abbigliamento, games, parchi a tema fino a partnership con Facebook, Snapchat, Twitter, Google, Amazon e la cinese Weibo. È Animali fantastici e dove trovarli , il nuovo film targato Warner Bros, diretto da David Yates (già regista di due film della saga del maghetto) e, per la prima volta, sceneggiato dalla scrittrice. Joanne Rowling, 51enne scrittrice di Edinburgo, ha costruito un impero sconfinato a partire dal primo libro, Harry Potter e la pietra filosofale rifiutato da 12 editori e pubblicato il 31 luglio 1997, firmato con le sigle J e K, come Katherine la nonna paterna, su suggerimento del suo editore che temeva che un nome femminile non avrebbe venduto. Miliardaria (uscita dalle classifiche di Forbes , in seguito alle cospicue donazioni benefiche), una donna capace di mescolare abilmente cultura e affari, un'innovatrice visionaria capace di incidere sulla sua epoca attraverso la letteratura per l'infanzia. I libri della saga hanno venduto più di 450 milioni di copie nel mondo. Anche una mecenate, con il suo trust Volant e la charity Lumos, per i bambini svantaggiati. L'impero Un impero, il suo, destinato ad allargare i confini, come dimostrano i primi dati dopo l'uscita di Animali fantastici lo scorso 17 novembre. L'incasso al box office nel primo weekend è stato di 218,3 milioni di dollari nel mondo, senza contare Cina e Giappone (dove è uscito la settimana seguente). Un risultato a cui ha contribuito anche il nostro paese, dove gli otto film della franchise Harry Potter hanno incassato 180 milioni di euro (furono circa 8 miliardi di dollari nel mondo), il più grande fenomeno cinematografico. «Il film ha performato in modo "fantastico" nel primo week end di programmazione, con un incasso di 6,1 milioni che rappresenta il record quest'anno per un film non italiano - commenta Barbara Pavone, vice president of group marketing di Warner Bors Italia -. Questa apertura è in linea con quella dei primi tre film della saga ambientata a Hogwarts. L'incantesimo della Rowling ha funzionato nuovamente, riportando in auge il mondo magico di Harry Potter e allargandolo a nuove generazioni». E allargando i confini dell'indotto, spiega Pavone, anche grazie alla tecnologia (ad esempio, il mensile di cinema Empire è uscito con una innovativa copertina interattiva su Fantastic Beasts ). E sfruttando la natura intergenerazionale della Pottermania. «È stato lanciato un mobile game free to play , disponibile per il download sull'App Store per iPhone e iPad e su Google Play per gli Android devices . I giocatori potranno esplorare il Magico Mondo alla scoperta degli oggetti nascosti e delle creature magiche attraversando mondi a loro familiari, come Diagon Alley e Hogsmeade. Inoltre, il mondo di Animali Fantastici si unisce a quello di Lego Dimension, il nuovo videogame firmato Warner Bros e Lego in cui l'aspetto fisico delle costruzioni Lego si lega al gameplay digitale, rendendo l'esperienza di gioco su console molto più interattiva e dinamica». Sul fronte dell'editoria, in Italia sarà, come tradizione, Salani a pubblicare la sceneggiatura del film (inizio 2017) e una nuova edizione dell'abbecedario «Animali Fantastici» (primavera 2017). Da Mondadori arriverà la «Guida al film e guida ai personaggi», da Panini, libri pop-up e album. Mercati diversi Sul mercato anglosassone la produzione editoriale è in mano a Bloomsbury, Scholastic e Harper Collins. Ma saggiamente Rowling ha mantenuto il controllo sulla vendita degli ebook e degli audiolibri (per tutte le

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 44 28/11/2016 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

tasche, da 2 a 200 sterline) che commercializza lei stessa attraverso il sito www.pottermore.com, lanciato nel 2011. Come, direttamente, cura il suo dialogo con i fan sui social media (che non esistevano al tempo delle prime partenza dei treni diretti alla scuola di magia di Hogwarts dal binario 9 e ¾ della stazione londinese di King's Cross). Su Twitter ha oltre 8.700.000 wefollowers . E li mette anche in guardia sul mercato nero che sta proliferando intorno alle vendite dei biglietti dello spettacolo Harry Potter and the Cursed Child al Palace Theatre di Londra, sold out fino a fine dicembre 2017 (già aperte le vendite per il 2018) ma con bagarini web che rivendono i posti da 70 sterline alla folle cifra di 6.200. Nel favoloso mondo di Joanne Rowling, da qualche anno sono spuntati anche i parchi a tema «Wizarding World of Harry Potter» a Orlando, Hollywood e Osaka, altra fabbrica di soldi, gestiti dalla Universal. I ricavi del primo, quello di Orlando, tra il 2010 al 2015 hanno marciato con una crescita del 109% fino a 3.5 miliardi di dollari di fatturato. E con gli Animali fantastici si apriranno ulteriori margini. Anche su altri fronti. Come l'accordo che Warner ha appena chiuso con NbcUniversal da 250 milioni di dollari per i diritti tv dei vecchi film su Harry Potter e i futuri Fantastic Beasts. Sono in arrivo, infatti, altri quattro film (il prossimo nel 2018), con tutto quello che ne conseguirà. A beneficio delle società che sapranno fare affari con la regina Rowling. Capace di non confondere realtà e fantasia. A sei anni, quando scrisse il suo primo libro. di fronte ai complimenti della madre pensò: «Pubblicamelo, allora». © RIPRODUZIONE RISERVATA L'incantesimo funziona ancora: in Italia la nuova pellicola è già la più vista del 2016 nelle sale Il «sistema» generato dalla saga del maghetto è in evoluzione: ora la scrittrice (miliardaria) punta su live show, parchi a tema e digitale Il volto Daniel Jacob Radcliffe, 27 anni, inglese: ha impersonato Harry Potter La mente J. K. Rowling è l'autrice dei sette romanzi della saga di Harry Potter Foto: Prequel La locandina di «Animali fantastici», primo di cinque film ambientati tra il 1926 e il 1945 e basati sulla storia del magizoologo Newt Scamander. Sono uno spin off della saga di Harry Potter, che ha debuttato 15 anni fa

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 45 28/11/2016 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La svolta dell'Enel Internet e mobilità, la squadra di Starace Stefano agnoli

Entro la primavera una nuova divisione si occuperà di vendite e di tutto ciò che non è gas ed elettricità: ecco chi gestirà insieme a Starace e Grieco la digitalizzazione di 62 milioni di clienti. A pagina 5 Il non-detto delle parole d'ordine. Solo pochi giorni fa il Ceo dell'Enel, Francesco Starace (61 anni), sintetizzava in «digitalizzazione» e «focus sulla clientela» le stelle polari del piano strategico al 2019 del gruppo elettrico. Tradotto in termini semplificati: la tradizionale produzione e vendita di energia elettrica sconta da anni un declino in termini di quantità e prezzi. E dato per scontato il ruolo sempre maggiore delle energie rinnovabili la questione é: come cogliere tutte le possibilità offerte dalla tecnologia digitale per venire incontro alle esigenze di efficienza, di riduzione dei costi e, soprattutto, a quelle sempre più sofisticate della clientela? Reti intelligenti e internet of the things , mobilità elettrica: come cavalcare le nuove tendenze dei mercati dell'energia e portarle sotto gli occhi del patrimonio di 62 milioni di clienti Enel nel mondo? Ecco, il problema che nei prossimi tre anni il gruppo cercherà di risolvere - portando però a casa un incremento di almeno 3 miliardi del suo margine operativo lordo - sta tutto lì. E sulla soluzione il team di Starace è già all'opera: se al Ceo, alla presidente Patrizia Grieco (concentrata sulla governance interna di un gruppo multinazionale complesso come Enel) e al Cfo Alberto De Paoli (il 52enne «ministro» dell'economia e delle finanze del gruppo) si affiancano i responsabili delle linee di business e delle aree geografiche si arriva in tutto a undici primissime linee. Che presto però diventeranno dodici. Se si aggiungono poi tutte le altre linee di staff (procurement, Ict, controllo, risorse umane, legale, audit, affari europei) il giro della «prima squadra» di Starace arriva a una ventina di manager. I temi Digitalizzazione e clientela, quindi. Si potrebbe pensare che il manager che più sarà coinvolto sui nuovi temi sarà soprattutto Livio Gallo (65 anni), l'uomo storicamente a capo della linea di business Infrastrutture e Reti globali, entrato nel gruppo nel 1999, quando si trattò cioè di vendere le tre «genco» post- privatizzazione. Sarà così, certo, perché saranno le reti a essere investite per prime dalla questione «digital» (e nel periodo di piano saranno aggiunti 18 nuovi milioni di «smart meters»). Ma data la particolare struttura di comando del gruppo, realizzata da Starace nella primavera del 2014, lo sforzo riguarderà tutto il team in modo «trasversale». Non potrà non coinvolgere, cioè, Enrico Viale (59 anni), il manager che viene dalla guida di Enel Russia e che, secondo Starace, dovrà fare «uno sforzo enorme» per rendere digitali le centrali elettriche del gruppo (almeno il 30% del parco termico entro il 2019). Ma il compito non sarà meno grave neppure per Francesco Venturini (48 anni), l'uomo delle energie rinnovabili o per Claudio Machetti (58 anni), il responsabile del trading, che dal prossimo anno sperimenterà la novità delle importazioni di gas liquefatto dagli Usa, uno dei fatti nuovi del mondo globale dell'energia. Venturini, invece, nello stesso periodo si sobbarcherà il definitivo consolidamento dell'anima green dell'Enel, con il «sorpasso» della capacità installata rinnovabile su quella termica tradizionale (45,7 Gigawatt contro i 36,5 nelle stime 2019). Il manager nato a New York ha oggi anche l'interim per Nord e Centro America e per l'area dell'Asia e dell'Africa sub-sahariana. Quel che non cambia Ciò che proseguirà invariata, all'interno dell'organigramma di vertice Enel, è la ripartizione del lavoro voluta da Starace due anni e mezzo fa: le quattro linee di business di Gallo, Viale, Venturini e Machetti hanno e avranno come loro principale obiettivo quello di utilizzare al meglio il capitale, cioè di decidere come impiegare gli investimenti e in che misura ripartirli tra manutenzione e crescita. E di decidere anche a chi affidarli sulla base di criteri di efficienza. Va da sé che anche la remunerazione dei capi divisione è legata a

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 46 28/11/2016 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

questi obiettivi. Sull'altro lato della matrice ci sono invece i country (o area) manager. A questi ultimi è affidato l'obiettivo, fondamentale, di generare il flusso di cassa che alimenta tutto il gruppo. Oltre che gestire le relazioni con la clientela locale, i governi e in generale gli stakeholders. Così operano l'ex McKinsey Luca D'Agnese (52 anni, anche lui si è occupato della privatizzazione Enel del 1999), che si è sobbarcato la ristrutturazione delle controllate dell'America Latina; lo spagnolo Josè Damian Bogas Galvez (61 anni), detto «Pepe» e formatosi alla Pontificia Università di Comillas, che ha la responsabilità del mercato della Penisola Iberica; l'ex Bain&Co Roberto Deambrogio (41 anni), a capo dell'area Europa e Nordamerica. Carlo Tamburi (57 anni), romano, ex ministero del Tesoro, avrà invece l'onore e l'onere di affrontare la sfida della liberalizzazione completa del mercato elettrico italiano, con l'impegnativo obiettivo di convincere almeno dieci milioni di nuovi clienti. Ma l'«undici» dell'Enel è destinato a crescere ancora, con un nuovo acquisto che per il 99% arriverà dalle risorse interne. Così come è stato fatto qualche anno fa per la creazione di Enel Green Power, Starace sta lavorando a un «carve out» di attività da raggruppare sotto una nuova divisione, e un nuovo responsabile. Di che cosa si occuperà? Per ora la definizione riesce meglio in negativo: di vendita alla clientela e di tutto ciò che non è strettamente elettricità e gas, partendo dall'illuminazione pubblica fino alla mobilità elettrica. E entro la prossima primavera il nodo sarà probabilmente sciolto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 47 28/11/2016 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Famiglie Pensioni, figli e casa: guida agli investimenti sicuri PIEREMILIO GADDA

Tanta incertezza, poca voglia (o possibilità?) di pianificare. Negli ultimi dieci anni le famiglie italiane hanno aumentato i risparmi in vista delle lauree dei figli, ma oltre la metà dei loro accantonamenti resta senza uno scopo preciso. Dal futuro dei ragazzi alla pensione, dalla necessità di integrare con una cedola periodica le entrate alla crescita del capitale, ecco quattro ricette, già pronte e facili da seguire nel tempo con pochi accorgimenti. Automatici o con i consigli della casa. Sono fatte di Etf e di fondi comuni e si possono costruire a partire da 3.500 euro con costi sotto controllo, soprattutto se si sceglie la strada del web. Sono alcune delle proposte dell'industria che prova a semplificarsi e a diventare più popolare. Alle pagine 32-33 Quando mettono da parte una somma di denaro per il futuro, sei italiani su dieci lo fanno per proteggersi da un potenziale e generico imprevisto. Lo dice l'ultima «Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani», realizzata dal Centro Einaudi con Banca IntesaSanpaolo. Ma anche quando ci sono degli obiettivi precisi - finanziare le spese per l'università dei figli, ristrutturare casa, accantonare una riserva per la pensione - l'investimento non è quasi mai calibrato opportunamente, in funzione dello scopo da raggiungere. Ed è un errore: perché senza un piano ben definito, si rischia di disperdere risorse preziose. Gli orizzonti «Il miglior modo per investire il proprio denaro, e il risparmio futuro, è suddividerlo su diversi progetti di investimento: si devono costruire più portafogli aventi orizzonti e profili di rischio diversi, che saranno caratterizzati, quindi, da asset allocation differenti - spiega Fabrizio Crespi, docente di Economia degli intermediari finanziari presso l'Università di Cagliari e l'Università Cattolica di Milano -. Ciò permette, inoltre, di gestire meglio l'emotività, in momenti di forte volatilità sui mercati». Un esempio? Se ho 40 anni e un bimbo di 8, potrei investire una quota dei miei risparmi con un orizzonte decennale (mio figlio inizierà il corso di laurea l'anno successivo ai prossimi dieci) e destinare un'altra quota alla vecchiaia, con un piano finanziario a 20 o 30 anni. Fine corsa Se invece manca poco alla pensione, l'obiettivo potrebbe essere molto più ravvicinato: integrare l'assegno dell'Inps con una rendita che consenta di mantenere invariato il mio stile di vita. Con l'aiuto di un consulente, è più facile organizzare il proprio patrimonio in base ai diversi progetti da realizzare. Ma anche per chi vuole fare da sé, il mercato offre alcuni strumenti utili: servizi di consulenza finanziaria a base di portafogli modello, costruiti per realizzare un obiettivo più o meno definito, in un dato arco temporale. Secondo un'indagine realizzata da Corriere Economia, sono almeno cinque gli operatori che propongono una soluzione di questo tipo, attraverso le rispettive piattaforme online: CheBanca!, AcomeA, AdviseOnly, Fundstore e Invest Banca. Si parte dalla scelta dell'obiettivo: figli, pensione, crescita o cedola, a seconda dei casi. Si definisce la durata dell'investimento e si ricevono le istruzioni per comporre un paniere adeguato a raggiungere lo scopo. Ci sono ovviamente delle differenze, a cominciare dalla procedura guidata per scegliere il portafoglio, che può essere più sofisticata. Le modalità «Dopo un breve questionario che lo aiuta a comprendere meglio la propria propensione al rischio, l'investitore sceglie la finalità, in questo caso tra crescita del capitale e integrazione del reddito; poi, indica l'importo iniziale, la durata dell'investimento e l'obiettivo finale: il simulatore dirà immediatamente se questo è raggiungibile o meno, in base alla tolleranza al rischio e all'orizzonte considerato», spiega Marco Parini, direttore investimenti di CheBanca!. Solo se la risposta è affermativa, si può procedere, attivando il portafoglio con le operazioni di compravendita necessarie. Altrimenti, si devono modificare i parametri

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 48 28/11/2016 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

selezionati: ridimensionando l'obiettivo da raggiungere o estendendo la durata. «Sulla nostra piattaforma di consulenza, che ha raccolto 120 milioni di euro in 9 mesi - precisa Parini -. L'83% degli asset è investito con l'obiettivo Crescita del Capitale, il 17% per integrare il reddito. Il costo del servizio è pari allo 0,3% delle masse investite». Altre differenze riguardano l'importo minimo investibile - dai 3.500 euro di AdviseOnly ai 20.000 euro di CheBanca! - e gli strumenti che andranno a comporre i portafogli. Con Acomea, CheBanca!, e Fundstore, ad esempio, si acquistano fondi comuni d'investimento; negli altri casi, AdviseOnly e Invest Banca, un paniere di Etf. Cambia anche la modalità con cui viene ribilanciato il portafoglio, per mantenerlo coerente con gli obiettivi prefissati, al mutare delle condizioni di mercato: su CheBanca!, il cliente che sottoscrive il servizio si limita ad autorizzare con un clic le operazioni di compravendita suggerite dal portafoglio modello. Con AdviseOnly, l'investitore fa da sé: periodicamente, riceve via mail le istruzioni dettagliate per aggiustare il portafoglio, in piena autonomia. Fundstore si limita a segnalare i cambiamenti dell'asset allocation, senza indicare il numero delle quote da comprare o vendere, in base all'importo investito. Invest Banca e AcomeA viaggiano con il «pilota automatico». In queste pagine, quattro portafogli sviluppati da alcuni operatori per altrettanti obiettivi: figli, pensione, cedola e crescita. Eccoli. @gaddap © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 49 28/11/2016 Pag. 3 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Focus Il mercato tricolore ha raggiunto i 20 miliardi di euro di valore con 19 milioni di acquirenti, di cui 12,9 abituali Sistema Italia Sarà l'anno della verità Anche l'alimentare si muove (piano) La nostra bilancia commerciale è negativa: a mancare non sono i clienti, ma l'offerta La crisi economica ha, però, convinto le imprese a cavalcare l'online. Per ridurre il gap Liscia (Netcomm): nel 2017 ci saranno promossi e bocciati Mangiaracina (Osservatorio b2c): Black Friday al 5% di tutte le vendite MARIA SILVIA SACCHI

B lasonata boutique di moda fiorentina nata all'inizio degli anni Trenta del secolo scorso, Luisaviaroma avrebbe potuto continuare a vivere con la forza del proprio nome e del contenuto delle proprie scelte. Ma avrebbe potuto anche rischiare, come è successo a molte, di sparire, travolta da quell'ondata che si chiama Internet arrivata insieme a una delle più forti crisi finanziarie mondiali. Quell'onda, invece, Luisaviaroma ha deciso di cavalcarla e, da semplice negozio, si è trasformata in una piattaforma di ecommerce che si appresta a chiudere l'anno in corso a 120 milioni di fatturato: solo il 2% realizzati direttamente in boutique, tutti gli altri acquisti - il 98% - tramite il web. Un caso anomalo, dal momento che «l'Italia è l'unico Paese in cui il commercio elettronico è nato per il 60% dalle dotcom (le società sorte direttamente dalla Rete come Yoox, articolo a pagina 4), mentre negli altri non hanno superato il 40%», sottolinea Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il consorzio del commercio elettronico. Un ritardo culturale che poco per volta il Paese sta colmando. Così il 2016 è stato l'anno in cui l'ecommerce si è imposto anche in Italia arrivando a sfiorare i 20 miliardi di euro di ricavi, con 19 milioni di consumatori online. «Le imprese tradizionali - dice ancora Liscia - vista la gravità della situazione sui mercati di sbocco hanno capito che dovevano ripensarsi, anche l'alimentare ha iniziato a dare buoni segnali». Per questo, secondo Liscia l'anno che sta per arrivare sarà uno spartiacque: da una parte chi ha saputo comprendere Internet, che rappresenta il punto finale della trasformazione digitale di un'azienda, a partire dalla sua logistica; dall'altra chi non ce la farà. «Mi aspetto premi e bocciature». Numeri Nei giorni scorsi è stato tutto un «piovere» di offerte: è arrivato il Black Friday, il «venerdì nero» degli sconti sulle nuove collezioni di importazione americana (articolo a pagina 2) seguito dal Cyber Monday, il lunedì delle vendite elettroniche. Vale per l'Italia il 5% di tutte le vendite online, secondo i dati dell'Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano. «Un lungo fine settimana che dovrebbe iniziare nel negozio fisico e terminare sulla Rete ma gli italiani lo hanno fin dall'inizio vissuto sul web - sottolinea Riccardo Mangiaracina, direttore dell'Osservatorio -. Una iniziativa rilevante perché avvicina i consumatori a questo tipo di acquisti e ha un forte valore promozionale». Da Ynap a Ikea, da Juice a Nh hotel, da Coin a Vente-privee, da Decathlon a Secret Escape ai grandi supermercati come Iper o Esselunga, fino a DogBuddy, il servizio di dog sitter, giusto per citare qualche nome che non sia il solito Amazon, il BlackFriday è diventato una occasione di una «chiamata in massa» dei consumatori. E lo smartphone sta diventando sempre più rilevante,grazie anche ai nuovi sistemi di pagamento che stanno emergendo come Satispay, Sparkling 18, Money Management: giovedì scorso Ynap stimava che in questo week end lo smartphone avrebbe superato il tradizionale pc. Evoluzione Se il mercato si muove, nel confronto internazionale l'Italia resta però indietro. «L'ecommerce italiano vale il 5% degli acquisti totali, mercati paragonabili a noi hanno tassi molto più alti: in Gran Bretagna è il 19%, in Germania il 12%, in Francia il 10%. Il motivo sta nel fatto che nel nostro Paese è mancata l'offerta, non che i clienti non fossero pronti ad acquistare», dice Riccardo Mangiaracina. Tanto che la nostra bilancia commerciale elettronica è negativa: acquistiamo, ma più all'estero che in Italia.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 50 28/11/2016 Pag. 3 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Insomma, c'è spazio e in particolare c'è spazio per i prodotti, che oggi vengono acquistati meno dei servizi (vedere grafico). A patto però che «le imprese a monte si trasformino digitalmente - dice Liscia - . Se io voglio servire il cliente in un giorno, devo avere i prodotti in quattro ore. Questo significa agire sui magazzini, sulla logistica e soprattutto sui fornitori. La catena si accorcia e diventa più efficiente». Passato il Black Friday cosa succederà? Un sondaggio commissionato da Corriere Economia a Swg dice che l'ecommerce andrà ancora. Ma forse un po' più lentamente per effetto in particolare degli over 54. Ma questo potete leggerlo a pagina 4. © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 51 28/11/2016 Pag. 24 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'intervista Parla Carlo Ratti, direttore del Senseable city Lab. «Le auto a guida autonoma potrebbero portare al collasso delle nostre città» Big Data «Nessuna paura Così governeremo i robot» La tecnologia non è fine a se stessa, ma è uno strumento nelle nostre mani L'impatto delle nuove tecnologie negli studi del Mit di Boston «L'Internet delle cose? Aprirà alla redistribuzione dei redditi» Dobbiamo capire come gestire i dati senza finire negli incubi di Calvino I primi timori del sopravvento delle macchine risalgono a Goethe stefano righi

Il torinese Carlo Ratti insegna al Mit di Boston, dove dirige il Senseable city Lab . La rivista Wired lo ha inserito nella lista delle «50 persone che cambieranno il mondo». In questi giorni è a Milano, dove si trova per la presentazione di Changes (c hanges.unipol.it ), il nuovo magazine digitale del gruppo assicurativo, pensato per raccontare i temi legati al cambiamento della nostra società. Professor Ratti, tra Big data e gli oggetti interconnessi, come verrà influenzato il nostro futuro? «È banale affermare che Internet, negli ultimi vent'anni, abbia trasformato radicalmente quasi tutti gli aspetti della nostra vita. Dal modo in cui lavoriamo, a quello in cui comunichiamo, ci spostiamo e ci incontriamo. In modo simile, oggi siamo agli esordi di una nuova rivoluzione: Internet sta entrando nello spazio fisico - lo spazio delle nostre città, in primo luogo - e si sta trasformando nel cosiddetto Internet of Things , l'Internet delle cose, portando con se nuovi modi in cui interpretare, progettare e abitare l'ambiente urbano. Alcuni definiscono questo processo con il nome smart city , la città intelligente. Ma si tratta di mutazioni più profonde, quasi l'inizio di una nuova era: quell'era "della tecnologia calma" descritta dal grande informatico americano Mark Weiser. Un'era in cui la tecnologia è così radicata nello spazio che abitiamo da potere finalmente "recedere sullo sfondo delle nostre vite", elemento onnipresente ma discreto». La fabbrica integrata, la prospettiva di oggetti interconnessi è affascinante ma apre un interrogativo inquietante: che fine farà il lavoro? Intendo chiedere: quelle grandi masse di lavoratori un tempo impiegate in fabbrica, dove trarranno ciò che serve loro per vivere? «Il timore che la tecnologia prenda il sopravvento c'è sempre stato, fin dai tempi dell' Apprendista Stregone di Goethe. Tuttavia, il migliore antidoto consiste nel non considerare la tecnologia come fine a se stessa, ma come uno strumento a nostra disposizione. In questo senso l'obiettivo è quello di aumentare le possibilità creative dell'uomo, delegando alle macchine alcuni compiti per noi meno interessanti. Se possiamo affrancarci definitivamente dal trascorrere una vita su una catena di montaggio, ben venga. Il problema è redistributivo: fare in modo che i benefici complessivi ricadano su tutte le fasce sociali. Un'idea, come dice il mio amico Oliviero Toscani, sarebbe far pagare le tasse ai robot! Che, al di là della battuta, vuol dire tassare il capitale e trasferire reddito a chi magari ha perso il posto di lavoro. Big data toccherà in modo consistente anche il sistema della mobilità. Il car sharing , ad esempio, che solo ora si sta diffondendo nelle principali città italiane. Al Mit sostenete che un terzo delle auto oggi in circolazione sarebbero sufficienti a soddisfare la domanda di mobilità locale. Può spiegare come siete arrivati a questa stima? «Sicuramente l'ambito della mobilità subirà delle trasformazioni significative grazie all'Internet delle Cose. Grazie ai sensori i veicoli impareranno a spostarsi da soli, aprendo scenari inesplorati. Ad esempio la nostra automobile, dopo averci portato al lavoro la mattina, invece di restare parcheggiata potrebbe rimettersi di nuovo sulla strada, per raggiungere a dare un passaggio a scuola a nostro figlio o al figlio del vicino, o a chiunque altro. Queste dinamiche di condivisone permettono di creare un sistema di mobilità a cavallo tra trasporto pubblico e privato. Sulla base di alcune ricerche fatte al Mit abbiamo calcolato che, con un sistema di automobili di questo tipo, basterebbe il 20% dei veicoli oggi in circolazione per coprire le esigenze di mobilità dei cittadini di una grande città. Quella appena descritta potrebbe essere uno situazione urbana utopica. Tuttavia ci sono anche scenari distopici: pensiamo al caso in cui le macchine

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 52 28/11/2016 Pag. 24 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

autonome, proprio grazie alla loro maggior utilizzazione durante la giornata, riducono moltissimo i costi degli spostamenti in automobile. Il prezzo di un Uber potrebbe passare da circa 2 dollari al miglio a 30-50 centesimi, un costo inferiore alla metro. In queste condizioni nessuno prenderebbe più i mezzi di trasporto di massa e un ingorgo permanente inghiottirebbe le nostre città. Ecco di nuovo come la stessa tecnologia ci può portare verso l'utopia o la distopia, dipende dalle nostre scelte. Un altro aspetto da non dimenticare: il veicolo potrebbe diventare un'estensione delle nostre case o dei nostri uffici. Potremo utilizzarlo per mangiare, lavorare, dormire, incontrarci o fare l'amore, più di quanto non avvenga già oggi...». Il progresso tecnologico, non rischia di aumentare le differenze tra le aree progredite e le altre? Di aumentare le disparità, anziché ridurle? Ci sono aree del pianeta in cui non esiste acqua potabile o energia elettrica. «Le tecnologie iniziano necessariamente da qualche parte, spesso nelle economie avanzate, ma possono trasferirsi in modo imprevedibile. Il cosiddetto processo di leapfrogging è il balzo in avanti che ad esempio sta portando molti Paesi africani a diventare incubatori di innovazione con le reti cellulari, proprio perché la popolazione non è vincolata a soluzioni preesistenti. In molte città africane, nonostante la mancanza di infrastrutture base, sono nati servizi molto elaborati che si appoggiano alla rete di telefonia cellulare. Sono un esempio di come modelli della città intelligente si possa realizzare anche in contesti diversi da quelli delle più ricche città occidentali». Big data spaventa per il rischio evidente della concentrazioni di un enorme potere di conoscenza nelle mani di pochi, pochissimi. Come si può ridurre questo rischio, con quali schemi di governance ? «Di fronte a queste domande mi viene in mente La memoria del mondo , un racconto distopico scritto da Italo Calvino nel 1960, molto prima della cosiddetta "rivoluzione industriale". In questa storia, Calvino mette in scena una società nella quale ogni azione ed esperienza umana viene registrata e documentata per i posteri. Presto la narrazione piega verso una sequenza di intrighi ed episodi drammatici: aiutandoci a capire quanto, nel mondo di oggi, sia importante discutere la crescente presenza dei dati nelle nostre vite. Quello che dobbiamo capire è come gestire l'attuale sconfinata massa di dati senza ritrovarci in uno degli scenari descritti da Calvino. In questo senso, al Mit siamo impegnati da tempo a studiare le questioni etiche e morali connesse ai Big data . Nel 2013 abbiamo lanciato una iniziativa chiamata Engaging Data , con la quale ricercatori, attivisti, teorici, società di informazione e amministratori pubblici possono prendere parte a una grande discussione collettiva. Eventi di questo tipo sono un buon punto di partenza per affrontare insieme le sfide che ci attendono nei prossimi anni». @Righist © RIPRODUZIONE RISERVATA 3,5 MILIARDI DI SMARTPHONE Oggi in circolazione, contro i 3,7 miliardi di cellulari normali Foto: Mit Carlo Ratti è il direttore del Senseable city Lab del centro universitario di Boston

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 53 28/11/2016 Pag. 2 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Trend La maratona di spese pre natalizie è uscita dai confini americani. Dopo il Black Friday virtuale più ricco di sempre, è ora di fare un bilancio Comprare online: il muro è caduto* Oggi è il «Cyber monday» che vale oltre 3 miliardi di shopping negli Usa. Sempre più diretta la sfida tra Amazon e Alibaba... Con gli smartphone e la Rete accessibile ovunque, tutti fanno concorrenza a tutti Un panorama complesso e ricco con le nuove opzioni e show in tv o dal vivo maria teresa cometto

P ersino Apple, di solito allergica a sconti e promozioni, quest'anno si è lanciata nella grande kermesse del consumismo che è il Black Friday . E che da tradizione americanissima è diventato ormai un fenomeno mondiale, celebrato anche in Italia, con record di vendite non più solo nei negozi, ma anche e soprattutto online. Lo scorso venerdì 25 novembre, il Black Friday , Apple ha lanciato sul suo negozio online Apple Store una vendita speciale. Avrà in questo modo contribuito al record di 3 miliardi di dollari realizzati per la prima volta dall'ecommerce in America in quel giorno, secondo le stime della società di ricerche Adobe digital insights. Il Black Friday è il venerdì dopo ThanksGiving, il Giorno del Ringraziamento, la festa nazionale negli Usa che apre la stagione dello shopping natalizio. Lo si chiama «nero» perché dal quel giorno fino alla fine dell'anno gli incassi dovrebbero far uscire i bilanci dei commercianti dal rosso delle perdite. Per incentivare gli acquisti, vengono offerti grandi sconti, creando lunghe code in attesa dell'apertura dei negozi e talvolta veri e propri assalti per accaparrarsi i prezzi più bassi. Tempi nuovi Ma negli ultimi anni la corsa ai negozi è rallentata a favore del più comodo shopping dalla poltrona, mentre ancora si digerisce il tacchino. E la stessa offerta dei commercianti si è diversificata, abbattendo la divisione fra brick and mortar, i negozi di mattoni e malta, e quelli virtuali per far fronte alla concorrenza dell'altra scadenza fondamentale nello shopping natalizio: il Cyber Monday , il lunedì «cibernetic». Quest'ultimo era stato inventato dai big dell'ecommerce per attrarre con forti sconti online i consumatori, quando ancora Internet veloce era poco disponibile nelle case e più facile da usare al ritorno in ufficio dopo ThanksGiving. Ma ora che Internet veloce è accessibile ovunque sugli smartphone, tutti fanno concorrenza a tutti, senza più distinzioni di giorni, orari e location. Molte aziende infatti hanno deciso di dilatare la scadenza del Cyber Monday , che quest'anno cade il 28 novembre e dovrebbe generare il record di 3,36 miliardi di dollari di vendite online negli Usa. Per amazon.com, il più grande negozio online al mondo, la stagione dei grandi sconti 2016 dura ben 35 giorni, dal 16 novembre fino al 22 dicembre, con una concentrazione delle migliori offerte nei cinque giorni da ThanksGiving al Cyber Monday . Il suo concorrente americano diretto, WalMart, la catena di iper-mercati più grande al mondo, ha risposto con un Cyber Monday allungato a un'intera settimana, dallo scorso venerdì al prossimo giovedì, con offerte online irresistibili come un televisore smart Samsung 60 pollici a 578 dollari invece di 1.700. Per competere meglio con amazon.com, inoltre, WalMart ha copiato il suo modello di market place: non solo vende online la stessa merce disponibile nei supermercati, ma offre anche quella di alt ri commercianti, aumentando così il numero dei prodotti in catalogo da 8 a 23 milioni. Su amazon.com si trovano quasi mezzo miliardo di prodotti, secondo le stime di ExportX. In Italia adesso vende anche tre modelli di auto Fiat, la Panda, la 500 e la 500L: basta un click per ottenere uno sconto fino a un terzo del prezzo di listino e ritirare poi la vettura presso il concessionario preferito, entro due settimane. Nella ricerca spasmodica di rendere gli acquisti sempre più semplici e veloci, poi, Jeff Bezos - il fondatore e amministratore delegato di amazon.com - ha inventato il dash botton : un dispositivo grande come una chiavetta Usb, collegato al wi-fi, che permette ai soli clienti Prime - quelli che pagano un abbonamento annuo per le consegne gratuite a casa e per altri servizi - di ordinare un prodotto schiacciando un bottone.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 54 28/11/2016 Pag. 2 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Serve per il rifornimento di generi di largo consumo, dai detersivi all'acqua minerale, e richiede una chiavetta per ogni marchio e prodotto. Introdotto l'anno scorso negli Usa in via sperimentale adesso è arrivato anche in Italia e conta oltre 150 prodotti, dai biscotti del Mulino Bianco ai preservativi Durex. Le proiezioni Il fatto che il dash button sia riservato ai clienti Prime è in linea con la filosofia di Bezos di fidelizzare un numero sempre maggiore di consumatori, sapendo che gli abbonati comprano molto di più dei clienti saltuari. Per loro in America, Gran Bretagna, Germania, Austria e Giappone offre gratis musica e video in streaming: un servizio che potrebbe arrivare in Italia e in altri 200 Paesi, entro dicembre. E ora sta cercando di mettere nel pacchetto Prime anche la trasmissione dal vivo di partite dei tornei americani di baseball, il basket e football: se riuscisse a firmare gli accordi con le leghe, rappresenterebbe un colpo da maestro per un Big di Internet nella corsa a sostituire la televisione tradizionale. Mettere insieme shopping e divertimento è la formula anche di Alibaba, il colosso cinese delle vendite online. Quest'anno il suo fondatore e presidente Jack Ma ha dato il via al Singles' Day lo scorso 11 novembre - il giorno dei cuori solitari che in Cina è l'equivalente del Cyber Monday - con uno show nello stadio di Shenzen da 60 mila spettatori, trasmesso in video streaming, durante il quale si sono esibite le modelle di Victoria's Secret, l'attrice Scarlett Johansson e i campioni di basket Kobe Bryant e di calcio David Beckham. Le vendite hanno toccato 17,8 miliardi di dollari, il 25% più dell'anno scorso, sulla piattaforma di Alibaba, che a differenza di amazon.com non vende direttamente prodotti, fa solo da intermediario. Ma con una presenza sempre più estesa negli StatiUuniti - come azionista di Lyft, il concorrente di Uber e di jet.com, concorrente di amazon.com, e come partner del regista e produttore Steven Spielberg a Hollywood - Jack Ma potrebbe presto lanciare una sfida diretta a Bezos. @mtcometto © RIPRODUZIONE RISERVATA NOVEMBRE per comprare un prodotto premendo un pulsante SINGLES DAY IN CINA PER L'ECOMMERCE È L'ANNO DEI RECORD di prodotti venduti da Alibaba 17,8 miliardi di dollari 25 NOVEMBRE BLACK FRIDAY le vendite online negli Usa1 3 miliardi di dollari 28 NOVEMBRE CYBER MONDAY le vendite online negli Usa1 3,36 miliardi di dollari BOTTONE «DASH» DI AMAZON per comprare un prodotto cliccando su una foto BOTTONE «SHOP NOW» DI INSTAGRAM E PINTEREST Buy Buy AMAZON.COM ALIBABA Jeff Bezos,(52 anni) Jack Ma,(52 anni) CHI HA FONDATO LA SOCIETÀ RICCHEZZA PERSONALE (miliardi di dollari) VALORE IN BORSA (miliardi di dollari) MERCATO ONLINE 67,8 20,5 370,6 227 1) stima di Adobe Digital Insights; 2) Stime ExportX S. Franchino Foto: Cina Jack Ma, fondatore e presidente di Alibaba Foto: Usa Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon.com

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 55 28/11/2016 Pag. 14 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Intervista L'amministratore delegato di Invest Europe che riunisce gli investitori Ue di private equity. L'Italia piace per lusso e cibo Fondi Europa, lasciaci investire 50 miliardi* Collins: «Meno matricole? Troppo care le spese di Borsa. E con Brexit a rischio l'Unione dei capitali» Siamo immuni al vostro referendum, i soldi li mettiamo nelle belle aziende ALESSANDRA PUATO

C'è Brexit e Brexit. Se fosse hard , anziché soft , può diventare un problema la nascita dell'Unione dei mercati dei capitali europei. È il cardine delle riforme finanziarie in corso nel Vecchio Continente. La Commissione Ue ha dichiarato il 14 settembre di volerla accelerare entro fine anno. Ma è messa a rischio in caso di «uscita dura» della Gran Bretagna dall'Unione, pensa l'inglese Michael Collins che dal primo ottobre è amministratore delegato di Invest Europe, ex Evca. È l'associazione europea che raduna circa 650 fondi di private equity, venture capital e infrastrutturali. «La Capital markets union dovrebbe portare più aziende in Borsa, più finanza di private equity e venture capital alle imprese, più circolazione dei capitali - dice Collins -. Dovrebbe ridurre l'affidamento alle banche e gli ostacoli agli investimenti. È questa la visione iniziale dei 28 Paesi che la promuovono, quella nata con Londra. Ma le cose sono cambiate per via della Brexit. La visione resta valida, ma il suo sviluppo va rivisto se ci sarà l'hard Brexit. Con una soft Brexit, con un mercato unico nel quale tuttavia la Gran Bretagna è fuori dall'Ue, sarà più semplice mantenere l'impostazione iniziale». La scorsa settimana Collins era a Milano per presentarsi agli investitori del Paese, con una tappa all'Università Bocconi per la premiazione di alcune startup. Vive e lavora da dieci anni a Bruxelles, dove Invest Europe ha sede. Prima del 2013, quando entrò nell'allora Evca , è stato direttore degli affari di governo europei in Citigroup. Prima ancora, per quattro anni, consigliere finanziario all'Ue in rappresentanza del Parlamento britannico, dove ha supportato ministri e funzionari del Regno Unito su temi economici e regole, inclusa la direttiva sui fondi d'investimento alternativi ( Aifmd). Laurea in Storia moderna a Oxford, diploma post-laurea in management, tifa il Manchester United e gioca a calcio. Sta premendo molto sul venture capital, i soldi per sostenere le nuove imprese. Ritiene l' Italia «interessante». Ma «troppo cari» i costi per quotare le aziende in Borsa, in Europa. Quanti soldi hanno i fondi europei da investire? «Circa 50 miliardi di euro pronti in tutta Europa. È un buon momento per il private equity e il venture capital, cinque anni fa non avremmo avuto tanta attenzione positiva dalle autorità europee». Come giudica l'Italia e il referendum in arrivo? «L'Italia ha grandi aziende nei beni di lusso, nella manifattura, nell'alimentare. Finché avrà di queste imprese nelle quali investire, i fondi di private equity e venture capital non si preoccupano troppo della situazione politica. Diversamente da altri che investono in titoli di Stato, noi siamo relativamente immuni dalle conseguenze di un referendum o delle elezioni. La priorità per la nostra industria è avere meno barriere possibili nella raccolta, negli investimenti e nell'exit, l'uscita dalle aziende nelle quali si è investito. E accesso a professionisti qualificati». Ma la raccolta dei fondi sta calando. In Italia nel semestre si è dimezzata. «È fisiologico. Dopo che si è raccolto tanto, si raccoglie meno. Ma il settore continua a essere in salute, cresce l'appetito per gli investimenti in private equity e venture capital. Con i tassi così bassi gli operatori istituzionali come i fondi pensione cercano alternative e rendimenti. Con noi li hanno». Come va l'Euveca, il passaporto identificativo per i fondi di venture capital europei, in discussione all'Ue? «Il Consiglio europeo non è riuscito a trovare un accordo la scorsa settimana, ci sarà un'ulteriore discussione. Spero che il regolamento sia approvato entro primavera. Diventerà più facile raccogliere denaro dagli investitori europei per il venture capital, si semplifica la gestione sui mercati. Puoi parlare con gli investitori in altri Paesi senza doverti registrare presso le autorità regolatorie locali».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 56 28/11/2016 Pag. 14 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il venture capital sostiene le nuove imprese innovative, ma non decolla. Perché? «Questi fondi tendono a essere nazionali. Molti sono troppo piccoli per attrarre denaro dagli investitori istituzionali. Sarà perciò fondamentale il fondo di fondi europeo che dovrebbe nascere nel 2017. Un veicolo formidabile per i capitali. Avrà 400 milioni di dotazione dal budget Ue, che investiti nei fondi di venture capital potranno sviluppare un investimento di 1,6 miliardi in tutta Europa. Un modello è il vostro Fondo italiano d'investimento partecipato da Cdp». Sempre che le aziende si riescano poi a portare in Borsa. In Italia solo il 4% dell'exit dei fondi è passato nel primo semestre dall'Ipo, l'offerta pubblica iniziale. «È un fenomeno generale, accade in Europa e negli Usa. Dipende dalla volatilità dei mercati, ma anche dai costi delle Ipo: che stanno crescendo, dai prospetti informativi alle spese accessorie. Mentre ci sono meno analisti che seguono le quotate, perché i loro compensi vengono ridotti. Ecco perché è importante l'Unione dei mercati dei capitali, per costruire un mercato maggiore per le matricole di Borsa». © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonti: Aifi; Invest Europe Pparra

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 57 28/11/2016 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Liquidità Arrivano i «Buffett» d'Europa Finanza Mutti, Belstaff e Adecco: ecco dove puntano i re di denari*

Hanno una dote di 300 miliardi e ora rilanciano sull'Italia. Verlinvest ha già scommesso su Mutti e Jab holding sulla Belstaff. Da Copeba e Jacobs a 3G, chi sono gli «investitori pazienti» che stanno nel capitale anche più di 20 anni. Si ispirano alla Berkshire di Warren Buffett e alla Vulcan di Paul Allen, il fondatore di Microsoft. A pagina 15 Il modello è Warren Buffett con la sua Berkshire Hathaway e i quasi 600 milioni di dollari di patrimonio gestito. Ma anche Jeff Bezos con le quote di Twitter e Airbnb. Oppure ancora Paul Allen, il fondatore con Bill Gates della Microsoft, che attraverso la Vulcan capital ha investimenti in Uber, Spotify e Alibaba, il cui valore è attorno ai 30 miliardi. In comune non hanno ancora la taglia ma ne condividono la strategia. È la pattuglia dei permanent capital investor , gli investitori pazienti, tanto da essere disposti a rimanere nel capitale di un'azienda anche vent'anni. Solo in Europa valgono una potenza di fuoco vicina ai 300 miliardi. Fin qui hanno scommesso nelle imprese del Nord dell'Europa, in Gran Bretagna e in Germania. Ma adesso hanno acceso un faro sull'Italia, convinti di poter investire in minoranza a fianco degli imprenditori, nel quadro di una partnership di lungo periodo. In movimento c'è la Cobepa, radici a Bruxelles e interessi tra Francia e Stati Uniti, nata da uno spin-off di Bnp Paribas e oggi di proprietà dei manager guidati da Jean-Marie Laurent Josi. In cassa ha 1,8 miliardi di asset tra cui uno dei maggiori gruppi tedeschi, la Hildebrand group, e vuole investire nella Penisola. Non ha niente a che vedere con un fondo di private equity. «Sostengono gli investimenti nella crescita di un'azienda che così acquista valore e distribuisce più dividendi, spiega Michele Marocchino, managing director di Lazard in Italia che segue anche questa tipologia di investitori -. Ovvio che una strategia di questo genere necessita di tempi più lunghi di permanenza nel capitale. Diventano compagni di viaggio». Il primo passo in Italia di questo tipo di investitori lo ha compiuto dieci giorni fa la Verlinvest, il braccio delle partecipazioni creato dalle famiglie De Mevius e De Spoelberch che alla fine del Settecento entrarono nel settore della birra comprando la Brasserie Artois. Verlinvest ha investito nel 25% della Mutti Industrie nell'ambito di un'operazione che prevede acquisto di azioni e aumento di capitale. L'azienda di Parma guidata da Francesco Mutti potrà sostenere la crescita all'estero dove raccoglie il 30% del fatturato totale pari a 200 milioni sotto la guida di Francesco Mutti. L'imprenditore aveva già stretto un'alleanza con i fondi del Crédit Agricole ma nel 2015 si ricomprò quel 5% dai francesi per cercare un partner di lungo periodo in vista di uno sbarco in Borsa. Verlinvest è appunto un «permanent capital investor», abituato a sostenere i piani di crescita con regole meno stringenti di un private equity. La holding è concentrata sull'alimentare, visto che è ancora il socio di riferimento della AbInbev che si è di recente fusa con Sab Miller e ha marchi come Stella Artois, Beck's, Corona e Budweiser. Aveva già messo un piede nella Rémy Cointreau, a fianco della famiglia Herard Dubreuil, dopo dieci anni di permanenza. Più a lungo restano più elevati sono i ritorni. «In pratica sono investitori che si pongono al pari livello delle famiglie di imprenditori - racconta Marocchino -. Sono in generale meno disruptive nella gestione e nella strategia proprio perché sono più allineati a quella degli imprenditori. Ed è d'altronde su questa base che selezionano l'imprenditore». Scrigno Molti di questi veicoli hanno iniziato con i capitali delle famiglie di imprenditori che hanno ceduto l'azienda. Ma nel tempo hanno attratto anche la liquidità di altri investitori. È il caso della tedesca Jab holding, partita come scrigno delle fortune delle dinastie Reckitt e Benckiser che oggi si è conquistata il ruolo di consolidatore sul mercato del caffé. E sullo scacchiere mondiale muove le pedine. Ha così comprato negli Usa la Keurig Green Mountains, dove peraltro aveva investito (e poi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 58 28/11/2016 Pag. 1 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

venduto) anche la Lavazza. Alla famiglia italiana ha anche appena ceduto la francese Carte Noire, messa in vendita attraverso la Jacobs Douwe Egberts, secondo gruppo mondiale del caffé, nato da una combinazione tra Mondelez e Master Blenders 1753. Il lusso è l'altro focus di Jab holding che ha quote di Coty, Jimmy Choo, Bally e in Italia ha comprato la Belstaff. Altri permanent capital investor giocano in squadra con i grandi. È il caso di 3G, sede a New York e San Paolo del Brasile, dove sono confluite le ricchezze di tycoon sudamericani. Investe al fianco di Buffett e della sua Berkshire Hathaway. Assieme hanno scommesso nel tempo su Burger King e Kraft Foods. Direzione La bussola di questi investitori è indirizzata verso realtà industriali con business promettenti che necessitano però di tempi lunghi per implementare i progetti di crescita. Ma i permanent capital investor non hanno fretta. «Non realizzano operazioni a debito per avere plusvalenze al momento della vendita. L'obiettivo è incrementare i rendimenti di anno in anno», sostiene Marocchino. In una fase in cui la crescita delle economie è lenta e i tassi in Europa sono bassi, questi «investitori illiquidi» spesso riescono a guadagnare più di un fondo di private equity che deve realizzare un certo ritorno entro al massimo 5 o 7 anni. Con 4 miliardi di liquidità già in cassa, la svizzera Jacobs holding ha sempre il cioccolato alle spalle (la Barry Callebaut) ma nel suo portafoglio sono transitate quote di Adecco e i diritti del calcio di Infront. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Modelli Warren Buffett Foto: Ereditieri Françoise Bettencourt-Meyers gestisce la liquidità della Tethys invest che ha partecipazioni in L'Oréal e Nestlé. A destra Nicolas Jacobs della dinastia svizzera del cioccolato. Guida il venture capital attraverso la Jacobs holding. 3G (Stati Uniti) Jab holding (Germania) Jacobs holding (Svizzera) Tethys invest (famiglia Bettencourt) Hal investments (Olanda) Northill capital Verlinvest (Olanda) Torreal (Spagna) 1888 Management (Stati Uniti) Cobepa (Belgio) Hartwall capital (Finlandia) Iconiq capital (Stati Uniti) GBL (Belgio) GenSpring (Stati Uniti) Bergal-Sagemont (Stati Uniti) Berkshire Hathaway (Stati Uniti, il fondatore è Warren Buffett) Bezos expeditions (Stati Uniti il fondatore è Jeff Bezos) Vulcan capital (Stati Uniti, il fondatore è Paul Allen) 32,3 21,3 4* 3 9,1 40 1,4 5** 2 1,8 0,6 16,7 17,8 17 9 593 31,5 30** Partecipazioni rilevanti Kraft Heinz, Anhauser-Bush-InBev, Burger King (Restaurant brands) Reckitt Benckiser, Coty, Keurig Green mountain, Barry Callebout (Van Houten, Suchard) Adécco, Infront, Jacobs Suchard L'Oreal, Nestlé Safilo, GrandVision, Coolblue (vendite online) Ares Life Sciences (aveva Esaote) Mutti industrie, Drums food, Hint drinks, Future retail Aston Martin, Banca Leonardo, Talgo engineering Fondo appena partito Hillebrand group logistics, catena Le Pain Quotidien, Socotec risk management Royal Unibrew, Kährs costruzioni, Inkerman (vini) Tbg digital, Csl communication Lafarge, Engie Alloy inc, Inlign wealth management Eci software, , Roeadnet technologies Lubrizol, Kraft Heinz, (Restaurant brands) Uber, Twitter, Airbnd, Business Insider Microsoft, Uber, Sotify, Dreamworks, Alibaba Dall'alto, Warren Buffett ideatore di Berkshire Hathaway, Paul Allen, fondatore di Microsoft e promotore Le cassaforti I maggiori investitori di lungo termine tra Europa e Stati Uniti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 59 28/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Commercio. Gli scenari dopo l'elezione di Trump Sull'export italiano nel 2017 incognite fino a 30 miliardi Micaela Cappellini

pNaufragio del Ttip, mancata concessione alla Cina dello status di economia di mercato, sanzioni alla Russia, Brexit, apertura all'Iran: che impatto avranno sulle esportazioni globali delle imprese italiane nel 2017? Secondo gli esperti, la nuova ondata di paletti al libero scambio mette a rischio fino a 30 miliardi di export, l'equivalente di un paio di Finanziarie. Questo lo scenario peggiore: il rosso della bilancia commerciale italiana potrebbe infatti essere mitigato dall'apprezzamento del dollaro e dalla ripresa della Russia. u pagina 13 pIl 2017 si prospetta un anno difficile, per il libero scambio. E l'elezione del protezionista Trump alla presidenza degli Stati Uniti, che non ne vuole più sapere del trattato transoceanico Ttip, è solo uno degli ostacoli, lungo le strade del commercio mondiale: ci sono le trattative per la Brexit; c'è l'impasse con la Cina, alla quale a dicembre né gli Stati Uniti né l'Unione europea concederanno lo status di economia di mercato; ci sono le sanzioni alla Russia; infine, c'è il possibile rallentamento del processo di apertura dell'Iran. Sul combinato disposto di tutti questi segnali di stop sullo scacchiere mondiale è già stato detto molto. Ma quanto costerà, alla nostra Italia? Secondo gli esperti, il prezzo potrebbe essere elevato: tra Usa, Cina, Iran, Russia e Gran Bretagna, il nostro export nel 2017 rischia di perdere fino a 30 miliardi di euro in un anno. «L'equivalente di due manovre finanziarie ­ chiosa il professor Giuliano Noci, prorettore del Politecnico di Milano ­ ragion per cuiè fondamentale che l'Italia dedichi il 2017 alla ricerca di nuove mete commerciali, per esempio in Asiae in Africa». Le stime Per la verità, le stime non sono univochee l'ipotesi dei 30 miliardi appartiene allo scenario più pessimistico. Lo stesso professor Noci preferisce parlare di una forchetta «tra i 15 e i 30 miliardi», pari al 4­8% nel nostro export mondiale. Ludovic Subran, Chief economist di Euler Hermes, la società di assicurazione del credito del gruppo Allianz,è più cau• to: secondoi suoi calcoli, il prezzo che l'Italia pagherà sull'altare del protezionismo è di 4 miliardi di euro. «E siccome avevamo previsto che nel 2017 l'export italiano nel mondo avrebbe guadagnato 20 miliardi­ assicura Subran­ il risultato finale per il made in Italy rivisto in base ai contraccolpi sarà comunque positivo per 15,6 miliardi di euro». L'apprezzamento del dollaro Anche le previsioni di Ettore Pastore, partner della società di consulenza americana At Kearney, hanno un lieto fine: se la Brexit e la mancata concessione alla Cina dello status di economia di mercato avranno un impatto negativo sulla bilancia del commercio estero italiano, «la forte crescita attesa per le nostre esportazioni verso gli Stati Uniti grazie soprattutto all'apprezzamento del dollaro saprà più che compensare le perdite provocate dagli altri fattori». Insomma: a fronte di perdite complessive intorno a 1,5 miliardi, gli Usa faranno crescere il nostro export 2017 trai4ei5 miliardi di euro (rispetto ai 36 attuali) e dunque il saldo per il Made in Italy sarà positivo. Il peso della Cina Sia Noci del Politecnico che Subran di Euler Hermes attribuiscono all'uscita della Gran Bretagna dalla Ue un impatto contenuto, ancorché negativo, sulla bilancia commerciale Made in Italy. Dove invece divergonoè sull'impatto cinese: «Non garantire a Pechino lo status di economia di mercato ­ sostiene Subran ­ potrebbe innescare le ritorsioni della Cina, che porterebberoa un calo dell'export Italiano di un mi­ liardo di euro in un anno». Meno pessimista il prorettore del Politecnico: «Lo stato attuale dei rapporti tra Italia e Cina è estremamente positivo• ribatte Noci•e se anche l'impatto della mancata concessione del Mes potrà essere consistente, oggi sono molte le opportunità che gli italiani possono cogliere in Cina come Italia, e non come Europa». A cominciare dall'attrazione degli investimenti cinesi. In Iran il nostro Paese è tra i meglio posizionati, ma gli esperti concordano che un eventuale rallentamento del suo processo di apertura innescato dall'elezione di Trump non costituirà un macigno sulla nostra bilancia commerciale, per il semplice fatto che pur in rapida crescita, il nostro export verso Teheran vale solo 1,2 miliardi di euro. Lo scenario russo Più complesso infine il caso della Russia. La sua ripresa è sotto gli occhi: «Il rublo si sta stabilizzando ­ sostiene Pastore di At Kearney, l'inflazioneè in calo, il petrolio è in ripresa e le importazioni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 60 28/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

crescono, senza contare che in questo caso l'effetto Trump potrebbe essere positivo». L'export italiano verso Mosca dunqueè in ripresa, dopo il tonfo degli ultimi anni? «Prevediamo un ritorno alla crescita delle vendite italiane in Russia per il 2017, con 700 milioni di export aggiuntivo­ sostiene Subran ­ il problema è che i macchinari italiani continueranno a essere gravati dalle sanzioni e quindi perderanno 1,6 miliardi di euro di export. Il risultato per la Russia, dunque, sarà negativo per 900 milioni». TOTALE Lo scenario per gli operatori -1,3 -0,5 -0,9 -0,4 -0,9 -4,0 -1/-1,3 -0,3 +0,1 +0,15/+0,2 36 22,5 10,4 1,2 7,1 -1,0/-1,3 -15/-30 413,7 L'IMPATTO POTENZIALE PER L'EXPORT ITALIANO NEL 2017 SECONDO GLI ANALISTI In miliardi di euro Naufragio del Ttip EULER HERMES A.T. KEARNEY Impatto nullo POLITECNICO DI MILANO L'EXPORT ITALIANO NEL 2015 In miliardi di euro Usa Brexit Gran Bretagna Non concessione alla Cina dello status di economia di mercato Cina Rallentamenti nel processo di apertura dell'Iran Impatto negativo alto Impatto negativo basso Impatto negativo basso Impatto negativo alto Iran Mancata eliminazione delle sanzioni alla Russia Impatto negativo Russia TOTALE MONDO

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 61 28/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1,5 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Settimana cruciale per trovare un accordo tra governo e sindacati sul rinnovo Contratto statali, intesa cercasi Pesa il nodo delle risorse a disposizione nella legge di bilancio Gianni Trovati

PPercorso difficile per il rinnovo contrattuale degli statali, sul quale governo e sindacati stanno cercando un'intesa. L'appuntamento è per mercoledì, quando al nuovo incontro fra Esecutivo e sindacati si capiranno le prospettive per le buste paga dei tre milioni di dipendenti pubblici. Ma sulla trattativa pesa il nodo delle risorse disponibili nella legge di bilancio. u pagina 5 A pag. 5 La lotta alla burocrazia nei Paesi Ue pA infittire l'agenda politica della settimana che porta al referendum costituzionale interviene anche il tentativo di accordo politico che Governoe sindacati stanno provando a trovare sul rinnovo del contratto degli statali. L'appuntamento è per mercoledì prossimo, quando al nuovo incontro fra Esecutivo e sindacati si capiranno le prospettive per le buste paga dei tre milioni di dipendenti pubblici: il Governo punta ad arrivare all'intesa prima delle urne, anche per avere un altro argomento da spendere negli ultimi giorni della contesa, ma per giungere al traguardo ci sono due ostacoli da superare.O li si scavalca ora,o si rimanda il tutto allo scenario che uscirà dal voto. Il primo nodo, ovviamente, è quello dei soldi, riassumibile nella parola d'ordine degli «85 euro». La cifra, ha chiarito venerdì scorso il titolare dell'Economia Pier Carlo Padoan ribadendo la linea già tracciata dalla ministra per la Pa Marianna Madia, indica gli «aumenti medi a regime», cioè al 2018, ed è calcolata anche con l'obiettivo di non allontanare troppo le dinamiche dei salari pubblici da quelle vissute con i rinnovi nei principali comparti del privato. Peri sindacati, anche se con articolazioni differenti nelle posizioni delle diverse sigle, gli 85 euro indicherebbero la base minima dei ritocchi. Un'ipotesi, questa, che naturalmente complica la già difficile ricerca dei finanziamenti necessari a tradurre in pratica queste indicazioni, anche perché rende difficile calcolare in modo fondato l'entità stessa delle coperture necessarie. L'intenzione del governo, più volte ribadita dalla stessa ministra Madia, è poi quella di concentrare gli aumenti sulle fasce di reddito più basse, con una sorta di articolazione dei ritocchi inversamente proporzionale ai livelli di retribuzione attuale. Un meccanismo, quello ipotizzato dalla Funzione pubblica, che nell'ottica del Governo "sfiderebbe" i sindacati a impegnarsi nella tutela dei lavoratori deboli sul piano economico più che nella battaglia politica con l'Esecutivo (nel mirino di questa riflessione governativa c'è soprattutto la Cgil). Oltre alla politica, però, c'è la matematica, che solleva questioni non da poco.I fondi messia disposizione dalla legge di bilancio aprono per il prossimo annoa un aumento medio intorno ai 40 euro, mentre per il 2018i numeri sono ancora tutti da chiarire perché dipendono anche dal costo del «riordino delle carriere» promesso alle Forze dell'ordine e dal nuovo piano di assunzioni nella Pa. In questa fase, comunque, si tratterebbe di mettere nero su bianco un accordo politico, un po' come accaduto sulle pensioni prima della manovra, in cui il Governo si impegna a trovare i fondi per arrivare appunto agli 85 euro medi: impegno non da poco, visto che per il 2018 Roma ha promesso all'Europa un aggiustamento strutturale da 8,5 miliardi (cinque decimali di Pil) sui saldi di finanza pubblica. Sul tavolo ci sono poi le regole per la distribuzione dei premi, oggi "congelate" dalle griglie rigide scritte nel 2009 dalla riforma Brunetta e mai applicate. Qui le idee di sindacati e Governo sembrano più vicine, perché entrambi puntano sulla costruzione di regole più flessibili, evitando l'obbligo di azzerare del tutto i "premi" per il 25% dei dipendenti, e sulla restituzione del tema alla contrattazione, lasciando alla legge solo il compito di fissare principi generali. Anche su questo punto, comunque, un conto sono le intenzioni e un altro le regole: e le chance di successo di questo passaggio dipendono anche da quantoè condivisa fra i soggetti al tavolo la volontà di arrivare a un'intesa prima del referendum. IN SETTIMANA Mercoledì incontro fra Esecutivo e sigle per capire le prospettive delle buste paga di tre milioni di dipendenti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 62 28/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1,5 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Gli stipendi attuali La retribuzione media nel 2014 del personale non dirigente dei principali comparti della pubblica amministrazione, dati in euro Agenzie fiscali Autorità indipendenti Corpi di Polizia Enti di ricerca Enti pubblici non economici Forze armate Istituzioni di alta formazione e specializzazione artistica e musicale Ministeri Presidenza del Consiglio dei ministri Regioni ed autonomie locali Scuola Servizio sanitario nazionale Università Vigili del fuoco Fonte: Aran Voci stipendio 23.698 52.694 23.283 33.737 25.926 25.169 31.690 22.357 27.985 23.219 25.667 25.340 36.626 21.485 Voci accessorie Retribuzione totale 12.150 21.116 15.286 6.073 13.458 12.290 3.792 5.812 21.257 4.705 3.175 4.730 6.168 9.816 Foto: [email protected]

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 63 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1.21 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato TRIESTE E LE OBBLIGAZIONI DI SIENA Vertice Generali per decidere quanto convertire Laura Galvagni

Vertice Generali per decidere quanto convertire pagina 21 pGenerali è al lavoro sulla conversione dei bond subordinati Mps. La compagnia, comeè noto, ha in portafoglio circa 400 milioni di euro di titolie la prossima settimana potrebbe definire, a valle di un cda straordinario, come muoversi all'interno di questa delicata partita. Il primo passo sarà la riunione del comitato degli investimenti prevista per domani, lunedì 28 novembre. In quella sede verrà definita una tabella di marcia e una proposta di piano che dovrà poi ricevere il via libera del board. Al momento non è dato sapere se il consiglio si terrà nelle ore immediatamente successive al comitato oppure nei giorni a seguire, quel che è certo è che la decisione verrà assunta al più tardi entro giovedì 1 dicembre. Il gruppo si trova di fattoa dover decidere se trasformare in titoli l'intero ammontare dell'esposizione oppure se convertirne solo una parte. Di fatto toccherà al comitato degli investimenti analizzare per primo oneri e onori di questa complessa operazione. A guidarlo è il group ceo Philippe Donnet, ma sono presenti anche il group general manager nonché cfo Alberto Minali e il chief investments officer, Nikhil Srinivasan, oltre ai consiglieri Francesco Gaetano Caltagirone, Clemente Rebecchini e Paola Sapienza. La questione è particolarmente articolata. L'ammontare non è marginale e la totale conversione proietterebbe le Generali tra i primi soci della ban­ ca. Secondo le attuali stime la compagnia potrebbe arrivare a detenere fino all'8% del capitale. Una quota rilevante tanto più perché non esiste, al momento, alcun azionista forte pronto a occuparsi del rilancio dell'istituto post aumento di capitale. Tanto più che tra gli altri soci del Monte figura anche uno dei principali competitor di Generali, ossia Axa. Il gruppo francese, peraltro, ha un accordo di bancassicurazione assai rilevante con l'istituto che, proprio in questo momento è in fase di rinegoziazione. La partnership, che tra dannie vita vale il 4,4% del mercato delle poliz• ze in Italia, termina a marzo del 2017 ma già ora, se si deciderà di rinnovare l'intesa, vanno gettate le basi del nuovo accordo.E in questo momento la discussione è ancora in atto. Un eventuale strappo con la compagnia transalpina potrebbe implicare per la banca qualcosa come 750 milioni di euro da versare al gruppo francese. Allo stesso modo, Axa, senza l'intesa con il Monte, rischierebbe di perdere la fetta chiave del giro d'affari che qui genera. Nel mezzo si pongono le Generali: può il gruppo diventare azionista chiave di una banca che distribuisce le polizze di un'altra compagnia? Le prossime mosse del Leone lo chiariranno. Generali Andamento del titolo a Milano 12,5 12,0 11,5 11,0 12,06 25/10 11,60 25/11

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 64 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1.21 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Da domani parte la conversione dei subordinati ­ Si attende il via libera di Consob al prospetto Mps, obiettivo 1,5 miliardi dai bond Marco Ferrando

PScatta domani la conversione dei bond subordinati di Monte dei Paschi di Siena, una volta arrivato l'ok della Consob al prospetto, atteso per oggi o al massimo domattina prima dell'apertura dei mercati. Obiettivo dell'operazione, tassello fondamentale dell'aumento di capitale Mps, è raccogliere fino a 1,5 miliardi. pagina 21 pUfficialmente, l'obiettivo è un miliardo. Ma dalla conversione dei bond subordinati, al Monte si punta a raccogliere di più. Nella consapevolezza che «il prezzoè molto interessante», come ha ricordato giovedì il ceo Marco Morelli alla fine dell'assemblea, ma soprattutto che un buon riscontro potrebbe alleggerire almeno in parte la tensione sul referendum di domenica, 48 ore dopo la chiusura della finestra per la conversione: se dai bondholder dovesse arrivare un miliardo e mezzo, allora, auspicanoi più ottimisti tra gli advisor, anche un'eventuale vittoria del "no" al referendum con annessa probabile reazione dei mercati potrebbe non far saltare automaticamente l'operazione. Le incognite restano tali e tante che a Siena si preferisce ragionare con la logica del passo alla volta. Giovedì è arrivato l'ok dei soci in assemblea, venerdì l'endorsement del ministro Padoan sulla partecipazione del Tesoro all'aumento, che ­ tradotto in cifre­ va ad aggiungere 200 milioni all'ammontare potenzialmente sottoscritto dei cinque miliardi di cui ha bisogno la banca. Oggi,o al più tardi domattina all'alba, si attende l'ok di Consob al prospetto per la conversione dei bond, in totale oltre 4 miliardi di nominale: la scelta di coinvolgere gli obbligazionisti retail ha aumentato esponenzialmente le formalità di accompagnamento, ma l'attenzione sarà puntata soprattutto sugli istituzionali. Perché, si ragiona in banca, per più di un motivo dovrebbero esserei più sensibili al prezzo a sconto, con conseguente possibile upside sul titolo una volta che lo riceveranno in cambio e potranno valorizzarlo in borsa; l'alternativa, cioè tenere e non convertire, porta con sè un rischio evidente: scenderebbero le probabilità di successo dell'operazione e si alzerebbero quelle della risoluzione, che • in base ai dati, pur indicativi, forniti dalla banca­ prevederebbe l'aggressione, cioè l'azzeramento, di 4­5 miliardi di titoli, pur su un totale di 64 miliardi di passività a rischio bailin. Mercoledì, o al massimo giovedì, la banca farà il punto in cda: a metà settimana si dovrebbe avere il quadro abbastanza delineato sull'andamento dell'Lme il liability management exercise ­ e proprio in quelle stesse ore anche il principale contributor, cioè Generali con i suoi 400 milioni di bond in pancia, dovrebbe aver sciolto le riserve. Lo stesso cda dovrebbe anche adempiere alle ultime formalità necessarie sulla conversione del Fresh. Già nel cda di lunedì scorso il prezzo, che in realtà corrisponde a un incentivo alla conversione stessa,è stato fissato nel 23% del valore nominale (decisamente più in basso delle richieste formulate dalla cordata di isitu­ zionali che ne è in possesso, da Attestor in giù), ma per lanciare l'operazione mancano ancora alcuni passaggi tecnici che verranno effettuati nelle prossime ore: ai 5 miliardi di fabbisogno, dai titolari del Fresh potrebbe arrivare poco meno di 300 milioni. In parallelo all'Lme, il ceo Marco Morelli, come anticipato ieri da Il Sole, in settimana sarà di nuovo a Londra per incontrare nuovamente alcuni investitori. Da alcuni di essi, forse addirittura dal Fondo sovrano del Qatar, potrebbe arrivare anche un impegno non vincolante sull'aumento, che poco cambierebbe nella sostanza ­ il problema non è chi lo fa ma se si fa ­ ma senz'altro contribuirebbe a creare un clima più positivo intorno all'operazione. Venerdì sera si farannoi conti sui bond e si incroceranno le dita fino al d•day di lunedì5 dicembre, quando l'incognita del referendum sarà risolta e con essa la reazione dei mercati. All'alba - a poche ore dalla chiusura delle urne - le banche d'affari del consorzio di garanzia del Monte terranno una prima call e poi inizieranno a ricontattare i 284 investitori incontrati con il ceo Marco Morelli da fine ottobre. Passaggi determinanti per capire se la garanzia potrà essere confermata,e- dunque - se l'aumento potrà partire: poche ore dopo il cda del Monte, già convocatoa Milano, delibererà di conseguenza.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 65 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1.21 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La «timeline» di Mps 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 OTT 2016 NOV DIC GEN 2017 1 5 7 9 I target al 2019 24-25 OTTOBRE Approvazione in cda e presentazione del nuovo piano industriale 2016/2019 e approvazione dei conti al 30 settembre 6 NOVEMBRE Il neo presidente 3 La Fondazione Mps decide di proporre Alessandro Falciai per la presidenza al posto del dimissionario Massimo Tononi Le obbligazioni subordinate 28 NOVEMBRE/2 DICEMBRE Finestra per la conversione dei bond subordinati da parte del pubblico retail e degli istituzionali 5 DICEMBRE La verità sulla garanzia Le banche d'affari del consorzio di garanzia sciolgono la riserva sulla garanzia sull'aumento 30 DICEMBRE La chiusura dell'aumento e la cartolarizzazione Chiusura dell'aumento da 5 mld e varo della maxi-cartolarizzazione di 27,6 miliardi di sofferenze lorde delle junior notes 2 4 6 8 10 Gli incontri con gli investitori 26 OTTOBRE/10 NOVEMBRE Road show del ceo di Mps Marco Morelli per la presentazione dell'aumento e del piano. Tappe a Londra, Parigi, New York, Boston, Doha e Singapore 24 NOVEMBRE L'assemblea straordinaria I soci votano sull'aumento da 5 mld, la conversione dei bond, il raggruppamento delle azioni, la nomina di Falciai a presidente Referendum costituzionale Lo spartiacque 4 DICEMBRE Il varo dell'aumento 7-8 DICEMBRE Parte la sottoscrizione al pubblico della quota residua dell'aumento dopo la conversione dei bond e la sottoscrizione da parte degli anchor investor 1 GENNAIO La ripartenza Debutto della nuova banca ripatrimonializzata, alleggerita delle sofferenze e con le coperture sulle inadempienze probabili elevata al 40%

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 66 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

DISCONTINUITÀ DI METODO E CONTENUTI Valerio Castronovo

Quello firmato ieri tra Federmeccanicae i tre sindacatiè un accordo di grande rilievo sia per i suoi contenuti concreti sia per la sua valenza emblematica. Poiché, da un lato, assicura più spazio alla contrattazione aziendale di secondo livello, non cancellando per altro il primo; e, dall'altro, può segnare una svolta nelle relazioni industriali. Del resto, quest'accordo è il corollario di tre successivi "tasselli" che hanno creato negli ultimi mesi un terreno favorevolea un dia­ logo costruttivo fra imprese e sindacati per un rilancio competitivo dell'industria. Storicamente, l'idea di un "patto dei produttori" si è delineata in altri momenti cruciali di emergenza del nostro Paese. Basterebbe citare la prospettiva di una convergenza fra grandi impresee sindacati operai affacciatasi fra gli anni 1974­75e assecondata dalla Confindustria di Gianni Agnelli e dalla Cgil di Luciano Lama. Continua u pagina3 u Continua da pagina 1 Ol'intesa raggiunta nel luglio 1993, durante l'affannosa rincorsa dell'Italia per fare ingresso nell'euro, tra Confindustria e sindacati per allineare la dinamica dei prezzi e dei salari entro i parametri di un "tetto" programmato d'inflazione stabilito dal Governo. Adesso, in un'altra congiuntura economica impervia si è giunti a compiere fra le parti sociali una serie di passi significativi. Il primo dei quali è stato l'accordo del 14 luglio sulla contrattazione aziendale per le piccole imprese prive di rappresentanza sindacale. E ciò in funzione di un processo di sviluppo sul piano delle innovazioni di processo e di prodotto, unitamente a quello di una crescita delle dimensioni finanziarie e operative. Un successivo "tassello" è consistito nella proposta di Confindustria al Governo, in vista della scadenza della mobilità entro il 31dicembre, di stabilire soluzioni appropriate ed efficaci, in tema di ammortizzatori sociali, di concerto con i sindacati, per gestire esuberi di personale, in modo di riqualificarlo e renderne possibile la ricollocazione. Nel contempo va valutata positivamente l'intesa raggiunta dalla nostra Confindustria con quella tedesca per impegnare i rispettivi governi a farsi portatori alla Ue di un progetto di rilancio della manifattura ai fini di arrivare a una crescita con aumento dell' occupazione. Nell'ambito di questa strategia economica e coerentemente a una logica imprenditoriale innovativa, si inserisce il "patto fra gli attori di fabbrica", lanciato a fine ottobre dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, e che verrà discusso con i sindacati il 7 dicembre. Si tratta di coinvolgere tutte le componenti a vario titolo dell'impresa, al fine di farne un laboratorio di competenze e innovazioni in sintonia con la quarta rivoluzione tecnologica e la produzione di Industria 4.0. La digitalizzazione della manifattura può infatti da un lato generare una ripresa degli investimenti e quindi una maggiore produttività e, dall'altro, contribuire attraverso l'acquisizione di high skill da parte di una quota crescente di lavoratori a creare alcune precondizioni di base per contrastare la diffusione di ulteriori diseguaglianze sociali. A ogni modo, è intanto un dato da riscontrare come anche la Cgil abbia percepito segnali tangibili di discontinuità rispetto al passato da parte della Confindustria di Vincenzo Boccia. Del resto, questa sua attitudine a un confronto aperto con il principale sindacato operaio si era già delineata, anche per le sue matrici culturali ed esperienze aziendali, durante la sua presidenza della Piccola Industria.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 67 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 15 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato ... CAPITALE UMANO Rivoluzione digitale tra sostenibilità e rischi per il lavoro I NODI Nelle grandi imprese le macchine erodono l'occupazione In Italia la scuola deve entrare nell'era digitale Max Bergami*

La rivoluzione digitale ha modificato, modifica e continuerà a modificare le nostre vite, il più delle volte in meglio. Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti impensabili: utilizzo dei dati, possibilità di comunicazione, accesso ed inclusione sociale, emancipazione del lavoro, nuova medicina e si potrebbe continuare. Certo, la rivoluzione digitale ha portato anche nuovi problemi di privacy e ha modificato non sempre positivamente la dinamica relazionale tra le persone, ma ancora una volta il saldo tra pro e contro dell'innovazione tecnologica sembra esser positivo. Più incerto sembra essere il futuro perché verosimilmente quello che abbiamo visto non è altro che la parte emersa dell'iceberg. La rivoluzione che sta interessando il mondo produttivo, manifattura e servizi, potrebbe avere implicazioni dirompenti dal punto di vista sociale. In un mondo in cui la retorica della sostenibilità si è accomodata nei salotti buoni dell'economia e della finanza, il tema delle conseguenze occupazionali delle nuove tecnologie digitali è ancora ampiamente trascurato. Se l'automazione ha ampiamente sgravato buona parte della società occidentale dai compiti più ripetitivi, la digitalizzazione dei sistemi produttivi tende ora a sostituire molti ruoli decisionali, cioè ruoli non necessariamente di vertice in cui la discrezionalità umana è sempre stata indispensabile. L'intelligenza artificiale sta entrando prepotentemente nelle organizzazioni con applicazioni sorprendenti, come nel caso di sistemi di autodiagnosi e autoregolazione di macchine automatiche, di robot collaborat i v i c h e i m p a r a n o a interagire con le persone o di interfaccia con i clienti. La competizione tra sistemi automatici e paesi in cui il lavoro costa poco è già stata vinta dai primi: le notizie che arrivano dalla Cina indicano una forte tendenza a sostituire la manodopera con sistemi robotizzati; la visibilità degli effetti di questo cambiamento è solo questione di tempo. Il grande interrogativo di oggi è se anche la competizione per i ruoli in cui esiste una componente decisionale possa esser vinta dalle macchine. Apparentemente anche in questo caso si presenteranno grandi cambiamenti, anche se non è ancora del tutto chiaro quanto le nuove tecnologie avranno bisogno degli umani per poter funzionare. In ogni caso, se è una questione di tempo, allora è necessario usarlo bene e domandarsi quale sia un percorso sostenibile per la rivoluzione digitale in corso. Come verranno impiegate le persone in procinto di esser sostituite dai robot? Inoltre, in questa trasformazione, sarà molto importante il vantaggio di prima mossa, un vantaggio che solo gli attori di una certa dimensione sono in grado di acquisire, attraverso investimenti anticipati in tecnologie caratterizzate da un qualche profilo di rischio. Se dunque ai processi di sostituzione nei contesti produttivi, dovessero aggiungersi gli effetti di una concentrazione che favorisce le maggiori dimensioni, il contesto produttivo italiano potrebbe sperimentare un periodo di seria difficoltà. Le preoccupazioni non finiscono qui. La scuola italiana non brilla per la produzione di competenze digitali, né specialistiche, né generalistiche. Certamente la formazione classica è sempre stata un vantaggio e una grande risorsa nei momenti di difficoltà, non solo per il suo ruolo nello sviluppo delle capacità logiche e della creatività, ma anche per i valori che rappresentano il lievito della coscien­ za collettiva delle nuove generazioni. Tuttavia, in questo caso si sta diffondendo un nuovo alfabeto, composto da sequenze di 0 e 1, che l'Italia ha l'obbligo di presentare ai propri giovani. La competitività e il futuro del Paese dipenderanno anche dalle competenze digitali che, a differenza del passato, non potranno esser più appannaggio di pochi tecnici, ma rappresenteranno una competenza di base, come la lingua italiana, la matematica o la capacità di camminare. La sostenibilità di un percorso di trasformazione si misura affrontando il presente e guardando al futuro prossimo. Nei prossimi anni, le implicazioni della trasformazione digitale sull'occupazione rischiano di essere molto severe, ma il futuro delle nuove generazioni dipende dalle opportunità che verranno loro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 68 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 15 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

offerte da oggi. Foto: *Bologna Business School, Università di Bologna

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 69 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 15 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Siderurgia. Dopo due anni, il Mise derubrica ufficialmente la controllata di ThyssenKrupp dalla lista delle imprese in stato di crisi Acciai speciali Terni torna all'utile La produzione oltre un milione di tonnellate, gli ordini sono coperti fino a metà 2017 IL TREND Risultato finale positivo per 3,3 milioni, il fatturato sale a 1,490 miliardi di euro L'ad Burelli presto presidente di ThyssenKrupp Italia Matteo Meneghello

pAcciai speciali Terni è ufficialmente fuori dalla crisi. La conferma è emersa nei giorni scorsi, durante la riunione al tavolo di confronto del ministero dello Sviluppo coni sindacati, certificata da un tweet del viceministro Teresa Bellanova. L'azienda, dopo otto anni, ha quest'anno chiuso per la prima volta il conto economico in nero (l'anno fiscale chiude al 30 settembre, allineato con quello della controllante ThyssenKrupp), con un utile di 3,3 milioni. Anche in forza di questi dati, al termine della riunione il Mise ha comunicato ai sindacati che Astè stata derubricata dall'elenco delle aziende italiane in crisi. «C'è grande soddisfazione commenta l'amministratore delegato, Massimiliano Burelli ­: in soli due anni, grazie al lavoro di tutti, siamo riusciti a raggiungere un obiettivo significativo: questa azienda sta cambiando pelle». Il fatturatoa fine esercizioè stato di 1,490 miliardi, l'acciaio prodotto ha raggiunto 948mila tonnellate. Numeri che sono stati giudicati positivamente dal sindacato, «soddisfacenti anche rispetto ai timori di questi ultimi anni ­ si legge in una nota di Fismic­UglUilm­Fiom­Fim ­, rispetto al raggiungimento degli obiettivi dell'accordo» siglato nel pieno della crisi che aveva investito l'azienda, a fine 2014 (l'annuncio della messa in mobilità di oltre 500 dipendenti aveva provocato uno sciopero di oltre un mese). Questi numeri, ribadisconoi sindacati «oggi mettono in sicurezza il sito di Terni da un punto di vista economico, produttivoe occupazionale». L'aziendaè coperta con gli ordini fino alla primavera dell'anno prossimo. Nel 2017 ci si attende un aumento della produzione, anche grazie al trasferimento da Torino di una linea di laminazione, secondo quanto previsto dagli accordi sindacali siglati al tavolo di crisi: la laminazione a freddo crescerà di 60mila tonnelllate, a fronte di una produzione di acciaio che sfonderà quota un milione (previsti 1,020 milioni di tonnellate). «Nell'ultimo esercizio abbiamo prodotto 472mila tonnellate di laminatia freddo­ spiega Burelli ­: prevediamo di raggiungere quota 545mila, ma tutto avverrà per gradi. Si tratta di una linea di 500 metri, partiremoa fine marzo, arriveremo a regime a giugno». Il piano di investimenti 2014­18 prevede un budget di 160 milioni, ma sono stati già stanziati 4 milioni aggiuntivi, raddoppiando lo sforzo su ricerca e innovazione (da 2 a 4, milioni, soprattutto a sostegno dell'attività del Centro sviluppo materiali, partecipato da Ast). Aumenterà la produzione nei tubi. «L'aumento di capacità è di 34mila tonnellate• dettaglia Burelli •, con l'installazione di tre linee. Il capannoneè già pronto: una linea è operativa da settembre, una da novembre, l'ultimaè in fase di montaggioe sarà attivaa gennaio». Sui fucinati, è stata vinta recentemente una gara per fornire Siemens (che è comunque già cliente di Ast, insieme ad altri grandi utilizzatori come General Electrice Alstom). Prosegue, infine, l'iter legato al nuovo progetto di gestione delle scorie: restano in gara la francese Hasco minerale la finlandese Tapojarvi, l'assegnazione dell'incarico è attesa per febbraio. L'ad prosegue sulla strada degli investimenti, ma anche del rafforzamento organizzativo. L'applicazione della lean production ha consentito in pochi mesi di diminuire del 30%le giacenze, liberando 100 milioni a sostegno del circolante. «Già 1.700 persone sono state coinvolte nel progetto di lean transformation • spiega Burelli ­. Lavoriamo inoltre per migliorare la logistica della supply chain». In linea generale, l'obiettivoè aumentare il battente della clientela end user: «in questa direzione stiamo crescendo molto all'estero­ conclude l'ad­ in particolare in Germania». L'azienda è tornata ad assumere: 31 gli interinali entrati al 30 settembre, già una sessantina a oggi. L'organico al 30 settembre ha raggiunto quota 2.375 unità, 400 le uscite da luglio del 2014, 84 le assunzioni. La crisi è alle spalle, anche grazie al lavoro di Lucia Morselli, che aveva iniziato il lavoro di risanamento prima dell'insediamento di Burelli, e la situazione incoraggia i sindacati a un confronto a tutto campo. «Il management ci ha dato disponibilità • spiega Riccardo Marcelli,

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 70 27/11/2016 diffusione:105722 Pag. 15 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

segretario della Fim •, venerdì è previsto un primo incontro per definire un percorso. Molti gli argomenti da discutere: politiche commerciali, approvvigionamento materie prime, ambiente e salute. Valuteremo anche la possibilità di riaprire il dialogo sulla contrattazione di secondo livello». Lo stato di salute dell'azienda torna ad alimentare la discussione relativa alla cessione dell'Ast da parte dei tedeschi. Eventualità che l'ad esclude. «A oggi­ sintetizza ­ non è in agenda: ThyssenKrupp ha ribadito l'impegno allo sviluppo di Ast)». La recente nomina di Burelli a presidente di ThyssenKrupp Italia, che sarà ufficializzata a gennaio, fugherebbe ulteriormente questa eventualità. LA PAROLA CHIAVE Lean production 7 Il termine Lean production, tradotto letteralmente «produzione snella», identifica una filosofia industriale ispirata al Toyota production system. L'obiettivo è riorganizzare la produzione, ma anche ripensare gli spazi aziendali, per minimizzare gli sprechi fino ad annullarli. Nelle aziende che lo applicano i risultati vanno dalla riduzione delle scorte, degli errori e dei tempi di attesa per il cliente, fino al miglioramento dei principali indicatori Foto: A regime. I laminatoi di Acciai speciali Terni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 71 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

rating 24 Sì della Camera alla fiducia sulla legge di Bilancio • Voto finale lunedì, poi il testo al Senato • Padoan: nessun impatto dall'esito del referendum Fisco, pensioni e imprese: ecco le novità della manovra Tracciabili tutti i pagamenti dei condomìni - Fondi per il dissesto idrogeologico Marco Mobili

Via libera dell'Aula della Camera alla fiducia sulla legge di Bilancio. Con 348 sì e 144 contrari il testo attende ora il il voto finale di lunedì prossimo, per poi passare al Senato. Il ministro Pier Carlo Padoan ha garantito «che vinca il sì o che vinca il no nel referendum costituzionale non ci saranno impatti sulla manovra». Continua u pagina 2 Servizi u pagine 2­3 pScongiurato almeno in parte l'assalto alla diligenza con 241 emendamenti approvati dei 900 segnalati ed estrapolati dalle 5mila proposte di modifica depositate in Commissione Bilancio. Modifiche che non hanno comunque stravolto l'impianto della manovra risparmiando capitoli come i premi di produttività, la cancellazione della clausole di salvaguardia dell'Iva o la nuova Imposta sul reddito dell'imprenditore. Il budget a disposizione della Camera per modificare, aggiustare e ritoccare la manovra si è attestato sui 270 milioni, mentre il Governo ha dovuto rivedere gli sforzi di spesa per quasi 550 milioni di euro. Di questi, 161 milioni sono stati destinati alla copertura decennale dell'estensione a ulteriori 3mila soggetti dell'ottava salvaguardia esodati. Pensioni e famiglia La modifiche più importanti apportate al testo del Governo hanno riguardato il capitolo pensioni dall'abbassamento da 8mila a 4.800 euro della soglia di reddito da lavoro autonomo compatibile con l'Ape social all'estensione dell'opzione donna con 35 anni di contributi, nonché la possibilità di cumulo con la pensione delle Casse professionali (si veda il Sole 24 Ore di ieri). Novità di rilievo anche sulla famiglia. In particolare viene chiarito che il Fondo di sostegno alla natalità è diretto a favorire l'accesso al credito delle famiglie con uno o più figli, nati o adottati, a decorrere dal 1° gennaio 2017. Inoltre il buono di 1.000 euro per l'iscrizione in asili nido pubblicio privatiè esteso anchea forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni affetti da gravi patologie croniche ed è richiesta sempre l'attestazione dell'iscrizionee il pagamento della rettaa strutture pubblicheo private. Dal 2017è poi stabilito un incremento a regime di 150 milioni del Fondo per la lotta alla povertà e in attesa dell'introduzione di un'unica misura nazionale di contrasto alla povertà, correlata alla differenza tra il reddito familiare del beneficiario e la soglia di povertà assoluta, sarà il ministero del Lavoro ad aggiornare per il 2017 i criteri per l'accesso alla misura di contrasto alla povertà. Immobili Sui condominiè slittato al Senato l'ampliamento della platea per l'eco e il sisma bonus. Mentre è stata introdotta la tracciabilità dei pagamenti effettuati per liquidare i corrispettivi per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi. In sostanza il pagamento della pulizia delle scalee o del giardiniere dal prossimo 1° gennaio dovrà essere effettuato tramite conti correnti bancari o postali intestati al condominio o attraverso modalità facilmente controllabili dal Fisco. Lavoro e imprese in crisi Tra le novità in materia di lavoro spicca l'addio al contributo di licenziamento imposto al datore di lavoro in caso di licenziamenti effettuati in conseguenza di cambi di appalto. Mentre per le imprese in crisi vengono riviste le regole del '42 sui debiti fiscalie contributivi. Le imprese in concordato potranno definire un piano dilazionato o di parziale pagamento, esteso anche all'Iva, degli importi che devono versare allo Stato. Investimenti pubblici Il Fondo di Palazzo Chigi per gli investimenti, paria 1,9 miliardi nel 2017e 3,5 miliardi nel 2018, viene finalizzato anche alla difesa del suolo, il dissesto idrogeologico, così come il risanamento ambientale , le bonifiche e gli interventi sulla rete idricae le opere di depurazionee fognature. Tra le finalità è stata inserita anche la possibile soluzione a questioni oggetto di procedure di infrazione europea. La Camera all'atto dell'approdo in Aula del testo approvato dalla Bilancio ha posto la condizione chei Dpcm con cui assegnare le risorse dovranno comunque passare preventivamente per l'intesa della Conferenza Stato•Regioni o dell'Unificata. Sanità Sulla sanità a tenere banco è stata la "norma De Luca" che ripristinai governatori come commissari per la gestione dei piani di

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 72 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

rientro dei disavanzi sanitari regionali. Con altri emendamenti vengono previsti: risparmi sui biosimilari ma con l'ultima parola al medico prescrittore in nome della continuità terapeutica; rinnovi contrattuali in sanità vincolati nel Fsn per dipendentie convenzionati; stanziati 300 milioni per l'Alzheimer.È poi prevista la continuità contrattuale per i ricercatori di Istituti di ricerca (Irccs) e Istituti zooprofilattici (Izs)e sono state allargate le maglie per i piani di rientro degli ospedali­azienda. Crescita Per la spinta alla crescita arrivano una serie di ritocchi alle regole per le start up, tra cui la riduzione dei costi fiscali e la semplificazione dell'atto costitutivo. Mentre il "visto investitori" riconosciutoa stranieri che entrano in Italia per investire almeno 500mila euro in start up. Birra , sale , Iva ed evasione Dal 1° gennaio 2017 alla birra si applicherà un'accisa di 3,02 euro per ettolitroe per grado­Plato, rispetto ai 3,7 del 2016. Una riduzione del prelievo fiscalea tuttii birrifici che, ricorda il sottosegretario al ministero dell'Economia, Pier Paolo Baretta, vale finoa 14 milioni in tre anni. Addio anche alla tassa sul sale, ossia la concessione pagata dalle imprese estrattive. Mentre arriva l'Iva agevolata al 5% per il trasporto nelle acque interne, lagunare, lacualeo fluviale. Salea 400mila euro la soglia degli utili per le agevolazioni fiscali alle società dilettantistiche. Novità anche per la lotteria degli scontrini: la lotteria viene anticipata al 1° marzo prossimoe sarà un decreto a fissare modalità di estrazione ed entità dei premi. Chi poi acquista con bancomat o carta di credito avrà il 20% in più di possibilità di vincita. Enti locali e Ilva Per gli enti locali anche nel 2017 potranno usare le risorse derivanti dalla rinegoziazione dei mutui, o dal riacquisto dei titoli obbligazionari emessi, senza vincoli di destinazione. Viene prorogata anche la possibilità per le province e le città metropolitane di rinegoziare le rate di ammortamento dei mutui che non siano stati trasferiti al Mef. Inoltre aumenta dal 40 al 50%, a decorrere dal 2017, la quota del contributo straordinarioa favore dei comuni che danno luogo alla fusione. Doppio emendamento del Governo sull'Ilva. Le somme confiscate al Gruppo, nel corso dei procedimenti penali, sono destinate alle bonifiche ambientali. Nel secondo, per evitare una procedura europea per aiuti di Stato, si incrementa il tasso sul prestito ponte da 300 milioni fatto dallo Stato. Lo spread che si applica sull'Euribor viene portato dal3 al 4,1 per cento. Giovani Per i giovani arriva il "bonus musica": i 500 euro per la cultura potranno essere spesi anche per acquistare musica. Mentre per gli appassionati di concerti arriva la norma anti bagarinaggio per i gli acquisti di ticket on line: viene introdotta una sanzione da 5mila a 180mila euro per la vendita di biglietti effettuata da un soggetto diverso dal titolare e anche l'oscuramento dei siti web. Rating 24 START UP Le novità introdotte nella manovra Investimenti. Arriva il visto veloce anche per gli stranieri che decidono di investire in start up EFFICACIA ALTA FISCO Il premio. La lotteria degli scontrini premia chi usa il bancomat: più chance di vincere MEDIA LAVORO Lo sgravio. Scompare la tassa da versare per i licenziamenti nei cambi degli appalti ALTA PENSIONI La scelta. «Opzione donna» con 35 anni di contributie ottava salvaguardia ampliata: nuovi anticipi pensionistici BASSA Bartoloni, Fotina, Marini, Parente, Paris, Tucci, Turnou pagine 2 e 3 INVESTIMENTI Visto veloce anche a stranieri che investono in startup LA NOVITÀ Il "visto investitori" per periodi superiori ai 3 mesi viene esteso agli stranieri che effettuano un investimento di almeno 500mila euro in startup innovative.Vengono però anche inseriti controlli specifici sui richiedenti e sulla provenienza dei fondi . Per restare nel campo delle startup, l'atto costitutivo (anche mediante firma elettronica autenticata) è esonerato dal pagamento delle imposte di bollo e dei diritti di segreteria. EFFICACIA ALTA LE CONFERME Prorogata la maggiorazione del 40% degli ammortamenti previsti dalla legge di stabilità per il 2016e via libera alla maggiorazione del 150% degli ammortamenti su beni digitali (Industria 4.0). Estensione di un anno, fino al 31 dicembre 2020, del credito d'imposta per investimenti in ricercae sviluppo, che sale al 50% per tutte le tipologie di spesa, mentre passa da5a 20 milioni l'importo massimo annuale per beneficiario. EFFICACIA MEDIA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 73 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

PMI Aziende in crisi, 10 milioni alle coop dei lavoratori LA NOVITÀ Il Fondo crescita sostenibile è stato rifinanziato con 5 milioni per il 2017 e 5 milioni per il 2018 per erogare finanziamenti agevolati a favore di cooperative costituite da lavoratori di aziende in crisi, di cooperative sociali e di cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata, e per consolidare cooperative attive nelle regioni del Mezzogiorno. EFFICACIA BASSA LE CONFERME Prorogata finoa tutto il 2018 la "Nuova Sabatini" che prevede finanziamenti agevolati per l'acquisto di macchinari nuovi. Una quota del 20% dei contributi sarà riservata agli investimenti in tecnologie per sviluppare la manifattura digitale. Per questa categoria di beni, il contributo stataleè maggiorato del 30 per cento. L'importo massimo dei finanziamentia valere sul plafond istituito presso Cdp potrà essere incrementato finoa ulteriori7 miliardi. EFFICACIA ALTA GRANDI EVENTI Commissario straordinario per liquidare Expo 2015 spa LA NOVITÀ Prevista la nomina di un commissario straordinario per la liquidazione della società Expo 2015(con relativa disciplina dei contributi, postia carico dei soci). Otto milioni nel 2017 sono destinati per l'avvio delle attività di progettazione per il trasferimento dei dipartimenti scientifici dell' università di Milano. EFFICACIA MEDIA LE CONFERME La norma su Expoè stata inserita ex novo nel capitolo della legge di Bilancio che già prevede misure per le infrastrutture. In particolare con l'istituzione di un Fondo destinatoa interventi destinatoa finanziare interventi in materia, tra l'altro, di trasportie viabilità, nonché infrastrutture ed edilizia pubblica. Il Fondo ha una dotazione di 1.900 milioni nel 2017. EFFICACIA ALTA LOTTA ALL'EVASIONE La lotteria degli scontrini premia chi paga con bancomat LA NOVITÀ La probabilità di vincita dei premi di tale lotteria è stata aumentata del 20% per le transazioni con carta di debito e di credito rispetto a quelle che avverranno con denaro contante. L'attuazione della lotteria è stata anticipata al 1° marzo 2017 in via sperimentale per gli acquisti tracciabili. EFFICACIA MEDIA LE CONFERME Restano confermate le regole per il funzionamentoa regime della lotteria antievasione. Per partecipare l'acquirente dovrà comunicare il codice fiscale al commerciante, chea sua volta poi dovrà inviare telematicamentei dati al Fisco. Possibilità di accedere all'estrazione non soloa chi chiede scontrinoe ricevuta ma anche la fattura. EFFICACIA BASSA PENSIONI/1 Ape, ridotto a 14 giorni il tempo per il recesso LA NOVITÀ Scende da 8milaa 4.800 euro la soglia di reddito da lavoro autonomo compatibile con l'Ape social. Il testo di partenza della manovra prevedeva per gli autonomie peri lavoratori dipendentio parasubordinati la stessa soglia di reddito di 8mila euro annui. Sempre in tema di Anticipo pensionistico il termine per l'esercizio del diritto di recesso dal contratto di assicurazione stipulato dai pensionandi che chiedono l'Apeè ridottoa 14 giorni. L'anticipo finanziario costituisce sempre una forma di credito al consumo anche al di sopra del limite di importo di 75mila euro. EFFICACIA ALTA LE CONFERME Non cambianoi requisiti per l'Ape di mercato, per le uscite volontarie dei nati tra il 1951e il 1953 che hanno maturato non meno di 20 anni di contributi (il rimborso prevede un onere medio per ogni anno di anticipo del 4,5•4,6%). Il prestito bancario assicurato sarà concesso dopo la preventiva certificazione dell'Inpse potrà essere richiesto dagli over 63 con un anticipo massimo di 3,7 anni rispetto agli attuali requisiti per il pensionamento di vecchiaia. Resta ferma anche l'Ape "aziendale", per l'uscita anticipata, con il contributo delle imprese, dei lavoratori coinvolti in situazioni di crisi. EFFICACIA ALTA PENSIONI/2 Opzione donna e ottava salvaguardia, nuovi anticipi LA NOVITÀ La possibilità di accedere all'anticipo con ricalcolo contributivo della pensione viene estesa anche alle lavoratrici nate nei mesi di ottobre, novembre e dicembre del 1958 (il 1957 per le lavoratrici autonome), che hanno maturato i 35 anni di anzianità entro il 31dicembre 2015 al compimento dei 57 anni e 7 mesi per le dipendenti e 58 anni e 7 mesi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 74 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

per le autonome. Viene inoltre ampliata l'ottava salvaguardia per gli esodati con il coinvolgimento di altre tremila unità e un aggravio di costi di 161 milioni nel periodo 2017•2025. EFFICACIA BASSA LE CONFERME Non cambia l'accesso agevolato alla pensione per in cosiddetti lavoratori precoci. In particolare, potranno uscire con 41 anni di contributi i lavoratori che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni e viene cancellata in via strutturale la penalizzazione prevista per chi va in pensione prima dei 62 anni. Più semplice l'uscita anche per chi è stato impegnato a lungo in attività usuranti. Due i requisiti per l'accesso agevolato: metà della vita lavorativa impegnata in queste attività; aver svolto mansioni usuranti per 7 anni negli ultimi 10 di lavoro escluso l'ultimo. EFFICACIA ALTA SCHEDE A CURA DI Marzio Bartoloni, Carmine Fotina, Andrea Marini, Giovanni Parente, Marta Paris, Claudio Tucci, Roberto Turno SANITÀ Piani di rientro più soft per gli ospedali in rosso LA NOVITÀ I governatori possono nuovamente diventare commissari per la Sanità nelle loro regioni. Gare più apertee base d'astaa prezzi più bassi per l'acquisto dei farmaci biosimilari da parte degli enti del Ssn. Mentrei costi dei rinnovi contrattuali per il personale sanitario sarannoa carico del Fondo sanitario nazionale. Ammorbidimento della stretta peri piani di rientro degli ospedali in rosso. Continuità contrattuale peri ricercatori degli Irccs. EFFICACIA BASSA LE CONFERME L'ossatura della manovra per il resto resta pressoché invariata. A cominciare dalla dotazione delle risorse per il prossimo anno: 113 miliardi, due in più del 2016. Ma con 500 milioni vincolati all'acquisto dei farmaci oncologici, altri 500 riservati ai farmaci innovativi e ancora 100 milioni per il nuovo Piano nazionale vaccini. Ai Lea (livelli essenziali di assistenza) vanno poi vincolati altri 800 milioni della quota 2017. EFFICACIA MEDIA ENTI LOCALI Enti virtuosi, più tempo per «aggiustare» i conti LA NOVITÀ Prevista la possibilità di modificare il piano di riequilibrio finanziario pluriennale: gli enti che hanno il via libera del piano prima dell'ok al rendiconto 2014 possono rimodularloo riformularlo entro il 31 marzo 2017. Gli enti locali potranno rinegoziarei mutui anche in corso di esercizio provvisorioe potranno continuare ad usare anche nel 2017 le risorse derivanti dalla rinegoziazione,o dal riacquisto dei titoli obbligazionari emessi, senza vincoli di destinazione. EFFICACIA ALTA LE CONFERME Conferma l'alimentazione e il riparto del Fondo di solidarietà comunale, che costituisce il fondo per il finanziamento dei comuni anche con finalità di perequazione, alimentato con quota parte del gettito Imu di spettanza dei comuni stessi, da applicare a decorrere dall'anno 2017. Le disposizioni provvedono, in particolare a quantificare la dotazione annuale del Fondo a partire dal 2017, pari a circa 6.197 milioni EFFICACIA MEDIA FAMIGLIA Il congedo per i neo-papà sale a quattro giorni nel 2018 LA NOVITÀ Il congedo obbligatorio per i papà sarà di due giorni nel 2017 e di quattro nel 2018. Si allunga quindi la sperimentazione introdotta nelle precedenti leggi di stabilità che alzava a due giorni i giorni di congedo da fruire entro i cinque mesi dalla nascita del figlio. Per il 2018 il padre lavoratore dipendente potrà astenersi per un giorno in più previo accordo tra genitori e a valere sui giorni spettanti alla madre. EFFICACIA MEDIA LE CONFERME Confermata la misura contenuta nella versione originaria del Ddl bilancio per il riconosciuto un premio di 800 euro alla nascitao all'adozione di minore, corrisposto in unica soluzione dall'Inps su richiesta della madre al compimento del settimo mese di gravidanzao all'atto dell'adozione. Nonè stato vincolato all'Isee il buono di mille euro all'anno (e parametrato su undici mensilità) destinato ai nati dal 2016 per l'iscrizione ad asili nido pubblicie privati. EFFICACIA ALTA CONDOMINI Lavori e servizi: obbligo di pagamenti tracciabili LA NOVITÀ I pagamenti dei corrispettivi dovuti per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi resi ai condomini devono essere effettuati tramite

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 75 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

conti correnti bancari o postali a loro intestati o attraverso modalità facilmente controllabili. Modalità che possono essere stabilite con decreto del ministro delle Finanze. EFFICACIA MEDIA LE CONFERME La norma sulla tracciabilità dei pagamenti dei lavori nei condomini è stata inserita ex novo nella legge di Bilancio, all'interno del capitolo che già nel testo originario prevedeva la tracciabilità dei prodotti sottoposti ad accisa e requisiti più stringenti per la gestione dei depositi fiscali EFFICACIA ALTA LAVORO Cambio appalto, salta la tassa di licenziamento LA NOVITÀ Via la tassa di licenziamento nei cambi appalti, quando l'impresa assicura comunque la prosecuzione del rapporto di impiego dei lavoratori grazie alle clausole sociali contenute nei Contratti collettivi, e senza ricorrere alla Naspi. Prorogati poi gli incentivi alle aziende che utilizzano l'apprendistato duale EFFICACIA ALTA LE CONFERME Si rafforza la detassazione dei premi di risultato collegati alla produttività, con le soglie che arrivano, quanto al bonus,a 3­4 mila euro, per redditi finoa 80mila euro (oggi la sogliaè 50mila euro). Confermato anche lo sgravio per le imprese che assumono studenti in alternanza, dopo aver conseguito il diploma: finoa 3.250 euro l'anno per tre anni. EFFICACIA ALTA SCUOLA Per i supplenti i «36 mesi» scattano da settembre 2016 LA NOVITÀ Arriva una nuova "salva precari":i contrattia termine, per le supplenze, di profe personale Ata, che non possono superare la durata complessiva di 36 mesi, anche non continuativi, «sono quelli sottoscritti dal 1° settembre 2016». Il chiarimento, annunciato nelle settimane scorse dal ministro, Stefania Giannini,è contenuto nella legge di Bilancio all'ultimo miglio alla Camera. Rifinanziato, per2 milioni annui per il triennio 2017­2019, il fondo per il risarcimento dei danni conseguenti alla reiterazione illegittima di contrattia termine EFFICACIA BASSA LE CONFERME Presso il Miur verrà istituito un nuovo Fondo, con una dotazione di 140 milioni per il 2017e 400 milioni dal 2018, destinato all'incremento dell'organico dell'autonomia. Si conta di stabilizzare circa 25mila cattedre, oggi funzionanti in organico di fatto (e quindi coperte da supplenti,e non da personale di ruolo). Confermata poi la proroga del programma «Scuole Belle», con uno stanziamento di ulteriori 128 milioni per il 2107 per la prosecuzione fino al 31 agosto 2017 del piano straordinario per il ripristino del decoroe della funzionalità degli edifici scolastici EFFICACIA MEDIA UNIVERSITÀ E RICERCA Si amplia la platea di studenti che accede alla «no tax area» LA NOVITÀ Si amplia la platea degli studenti che potranno beneficiare della no tax area con un Isee inferiore ai 13mila euro. Saranno ricompresi anche gli iscritti alle magistralie chiè al primo anno fuori corso. Tra le novità anche l'estensione da 25milaa 30mila euro di Isee della soglia massima entro la quale gli iscritti all'università potranno beneficiare di sconti sulle tasse universitarie proporzionali al reddito. Prevista infine la possibilità di accedere ai concorsi per ricercatore di tipob (quelli che portano alla docenza) per chi ha conseguito un'abilitazionee la specializzazione medica EFFICACIA ALTA LE CONFERME Oltre all'introduzione della no tax areaea 50 milioni in più per il diritto allo studio, la manovra contiene diverse misure per la ricercae l'università: in particolare stanzia 270 milioni all'anno per premiarei migliori dipartimenti universitarie 45 milionida assegnare attraverso bonus di 3mila euro per la ricerca­ al 75% dei ricercatorie al 25% dei docenti di seconda fascia. Prevista anche l'istituzione della fondazione «Human Technopole» nell'area post­Expo coni fondi per il suo decollo. Dal 2018 infine il fondo per gli enti di ricerca sarà aumentato di 25 milioni di euro per attività di valenza internazionale EFFICACIA ALTA AGRICOLTURA Estesi gli sgravi contributivi per i coltivatori diretti LA NOVITÀ L'esonero contributivo triennale inizialmente previsto peri coltivatori direttie imprenditori agricoli professionali under 40, che si iscrivono per la prima volta alla previdenza agricola nel 2017,è stato esteso anche agli iscritti nel 2016 le cui aziende sono situate in territori montani e nelle aree svantaggiate del Paese. Nel testo finale viene reintrodotta

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 76 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

l'agevolazione fiscale peri trasferimenti di proprietà di fondi rustici nei territori montani finalizzati all'arrotondamento della proprietà contadina con il registroe l'imposta ipotecaria in misura fissa ed esenzione dalle imposte catastali. EFFICACIA MEDIA LE CONFERME Il comparto agricolo con la manovra di Bilancio incassa l'esenzione Irpef per il prossimo triennio (2017­2019). In particolare la norma presentata alle Camere prevede lo sgravio peri redditi dominicalie agrari relativi ai terreni dichiarati da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola. Confermate le norme sui bonus edilizi: alle strutture che svolgono attività agrituristica per ciascuno degli anni 2017e 2018 riconosciuto un credito di imposta per la riqualificazione delle strutture ricettive turistico alberghiere. EFFICACIA ALTA Foto: Lavoro Salta il contributo per il licenziamento quando l'impresa assicura la prosecuzione del rapporto d'impiego in caso di cambio degli appalti I ritocchi al fisco Piano per ridurre debiti tributari e contributivi per le imprese in crisi Ridotta l'accisa sulla birra, addio alla «tassa sul sale» e Iva al 5% sui traghetti

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 77 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 13 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il mercato. Dopo il boom registrato ad agosto, il fatturato (­4,6%) e gli ordinativi (­6,8%) tornano in terreno negativo A settembre industria in frenata Macchinari, auto e farmaceutica, ancora positivi, salvano il dato tendenziale (-0,3%) Fabbricazione di coke e di prodotti petroliferi , attività estrattiva e prodotti in metallo sono i comparti peggiori Ma. Men.

Matteo Meneghello MILANO pSi sgonfia la bolla d'agosto. A settembre il fatturato dell'industria italiana perde il 4,6% rispetto al mese precedente, ennesimo anello di una lunga catena di «stop&go» che ha caratterizzato il trend degli ultimi due anni, e si riallinea a livelli di poco inferiori rispetto a quelli di luglio (­0,6 punti percentuali), penalizzato soprattutto dalle difficoltà del mercato interno (•1,5 punti), mentre l'estero si conferma in espansione (+1,8 punti). Agosto è stato un mese eccezionale, con un progresso del fatturato del 4,1% su base LA ZAVORRA mensile (+6,8% annuo): in quell'occasione, però, la stessa Istat aveva ricordato che i valori assoluti tipicamente contenuti del mese agostano generano spesso variazioni più ampie, di difficile valutazione. Un mese dopo, la conferma che si è trattata solo di un'anomalia: i numeri di settembre raffreddano gli entusiasmi e ridimensionano il giudizio. Il calo congiunturale del 4,6% del fatturato dell'industria a settembre, fa notare l'Istat, è il più ampio a partire da gennaio del 2012, oltre quattro anni fa, quando la riduzione era stata del 5 per cento. Per gli ordinativi, addirittura, la caduta è stata del 6,8% rispetto al mese precedente. A livello mensile la flessione del fatturato è stata più ampia sul mercato interno (­5,5 per cento) rispetto a quanto avvenuto all'estero (­2,8 per cento). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a settembre 2015), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dello 0,3%, sintesi di un decremento dell'1,3% sul mercato interno ed un incremento dell'1,8% su quello estero. I dati grezzi evidenziano invece, dall'inizio dell'anno, un calo dell'1,3% per il fatturato e dell'1,1 per gli ordinativi totali. Nella media degli ultimi tre mesi l'indice resta comunque positivo rispetto al periodo precedente, con un incremento del 2,3% per il fatturato. Cresce l'export (+1,8% il fatturato), ma anche il mercato interno, grazie al traino di luglio (generalmente fiacco, ma moderatamente positivo per il mercato interno) e agosto. I beni strumentali registrano una crescita sostenuta (+5 per cento). Da inizio anno il calo del fatturato, corretto per effetti di calendario, è dell'1,2 per cento. Gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie segnano variazioni congiunturali negative per i beni strumentali (­6,8%), per l'energia (­4,6%), per i beni intermedi (­4,4%) e per i beni di consumo (­2,7 per cento, ­3,1% per quelli durevoli e ­2,7% per quelli non durevoli). La variazione tendenziale evidenzia comunque un andamento positivo per molti settori cardine del made in Italy. I macchinari si confermano ben intonati, con una crescita del 5,8% del fatturato e del 6,8% degli ordini rispetto al settembre dell'anno scorso. Continua a essere sostenuta la spinta della farmaceutica (+3%, +3,1% gli ordini), così come prosegue l'onda lunga dell'auto (+2,7% il fatturato dei mezzi di trasporto, +10,6% gli ordini). Bene anche l'elettromeccanica (+2,2% e +4,5%) e, in misura minore, tessile e alimentare. Le contrazioni più marcate, per i fatturati, sono quelle legate al settore della fabbricazione di coke e dei prodotti petroliferi raffinati (•12,3%), alle attività estrattive (­5,5%) e alla fabbricazione di prodotti in metallo (­4,6 per cento).

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 78 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1.13 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il mercato. Dopo il boom registrato ad agosto, il fatturato (­4,6%) e gli ordinativi (­6,8%) tornano in terreno negativo MILANO A settembre industria in frenata* Macchinari, auto e farmaceutica, ancora positivi, salvano il dato tendenziale (-0,3%) LA ZAVORRA Fabbricazione di coke e di prodotti petroliferi , attività estrattiva e prodotti in metallo sono i comparti peggiori Matteo Meneghello

PSi sgonfia la bolla d'agosto. A settembre il fatturato dell'industria italiana perde il 4,6% rispetto al mese precedente, ennesimo anello di una lunga catena di «stop&go» che ha caratterizzato il trend degli ultimi due anni, e si riallinea a livelli di poco inferiori rispetto a quelli di luglio (­0,6 punti percentuali), penalizzato soprattutto dalle difficoltà del mercato interno (•1,5 punti), mentre l'estero si conferma in espansione (+1,8 punti). Agosto è stato un mese eccezionale, con un progresso del fatturato del 4,1% su base mensile (+6,8% annuo): in quell'occasione, però, la stessa Istat aveva ricordato che i valori assoluti tipicamente contenuti del mese agostano generano spesso variazioni più ampie, di difficile valutazione. Un mese dopo, la conferma che si è trattata solo di un'anomalia: i numeri di settembre raffreddano gli entusiasmi e ridimensionano il giudizio. Il calo congiunturale del 4,6% del fatturato dell'industria a settembre, fa notare l'Istat, è il più ampio a partire da gennaio del 2012, oltre quattro anni fa, quando la riduzione era stata del 5 per cento. Per gli ordinativi, addirittura, la caduta è stata del 6,8% rispetto al mese precedente. A livello mensile la flessione del fatturato è stata più ampia sul mercato interno (­5,5 per cento) rispetto a quanto avvenuto all'estero (­2,8 per cento). Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 come a settembre 2015), il fatturato totale diminuisce in termini tendenziali dello 0,3%, sintesi di un decremento dell'1,3% sul mercato interno ed un incremento dell'1,8% su quello estero. I dati grezzi evidenziano invece, dall'inizio dell'anno, un calo dell'1,3% per il fatturato e dell'1,1 per gli ordinativi totali. Nella media degli ultimi tre mesi l'indice resta comunque positivo rispetto al periodo precedente, con un incremento del 2,3% per il fatturato. Cresce l'export (+1,8% il fatturato), ma anche il mercato interno, grazie al traino di luglio (generalmente fiacco, ma moderatamente positivo per il mercato interno) e agosto. I beni strumentali registrano una crescita sostenuta (+5 per cento). Da inizio anno il calo del fatturato, corretto per effetti di calendario, è dell'1,2 per cento. Gli indici destagionalizzati del fatturato per raggruppamenti principali di industrie segnano variazioni congiunturali negative per i beni strumentali (­6,8%), per l'energia (­4,6%), per i beni intermedi (­4,4%) e per i beni di consumo (­2,7 per cento, ­3,1% per quelli durevoli e ­2,7% per quelli non durevoli). La variazione tendenziale evidenzia comunque un andamento positivo per molti settori cardine del made in Italy. I macchinari si confermano ben intonati, con una crescita del 5,8% del fatturato e del 6,8% degli ordini rispetto al settembre dell'anno scorso. Continua a essere sostenuta la spinta della farmaceutica (+3%, +3,1% gli ordini), così come prosegue l'onda lunga dell'auto (+2,7% il fatturato dei mezzi di trasporto, +10,6% gli ordini). Bene anche l'elettromeccanica (+2,2% e +4,5%) e, in misura minore, tessile e alimentare. Le contrazioni più marcate, per i fatturati, sono quelle legate al settore della fabbricazione di coke e dei prodotti petroliferi raffinati (•12,3%), alle attività estrattive (•5,5%) e alla fabbricazione di prodotti in metallo (­4,6 per cento). IL FATTURATO Settembre 2014 - Settembre 2016 2014 FATTURATO PER SETTORI I MIGLIORI (settembre 2016 su settembre 2015) Macchinari e attrezzature n.c.a. L'andamento +5,8 +2,7

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 79 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1.13 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

+3,0 104 106 108 96 98 100 102 94 92 2015 Fonte: Istat Prodotti farmaceutici 2016 Mezzi di trasporto 2016 Metallurgia e prodotti in metallo -4,6 -5,5 -12,3 Settembre 2014 - Settembre 2016 GLI ORDINI 94 96 98 100 102 104 106 108 92 2014 2015 I PEGGIORI (settembre 2016 su settembre 2015) Coke e prodotti petroliferi raffinati Attività estrattive

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 80 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 25 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA TRASFORMAZIONE IN SPA Bper all'assemblea: oltre 4mila soci attesi oggi al voto R. Fi.

Anche Bper dirà oggi addio al voto capitario, trasformandosi così da banca popolare a Spa. L'assemblea dei soci si tiene a Modena, dove oggi sono attesi oltre 4mila azionisti. Servizio u pagina 27 pAnche Bper dirà oggi addio al voto capitario, trasformandosi così da banca popolare a Spa. Scontato è infatti l'esito dell'assemblea dei soci che si terrà questa mattina nei padiglioni della Fiera di Modena, dove sono attesi oltre 4mila azionisti. Bper è una delle ultime banche popolari a dover adeguarsi alla riforma Renzi­Padoan, che come è noto impone agli istituti cooperativi con oltre 8 miliardi di attivi il passaggio alla Spa entro dicembre di quest'anno. La banca guidata da Alessandro Vandelli ha un livello di investitori istituzionali nel capitale superiore al 40% e sta lavorando alla costituzione di un nucleo stabile di azionisti che possa metterlo al riparo da potenziali Opa ostili. In questo quadro, si è espressa sul tema l'associazione "Insieme per Bper", che raggruppa azionisti dell'istituto che vivonoe operano nel Sud Italia. L'associazione auspica «che gli attuali associati provvedano a qualificare ulteriormente la loro partecipazione, nei limiti ovviamente delle disponibilità di ciascuno» in vista della trasformazione in Spa. I soci meridionali di Bper ritengono importante «un ampliamento della base associativa, tale da ricomprendere quanti, insediati sul territorio di riferimento, intendano esser titolari di quote sufficientemente apprezzabili del capitale di Bper».

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 81 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 25 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PHARMA Actelion vola in Borsa: rumors di interesse da Johnson&Johnson Lino Terlizzi

Actelion vola in Borsa: rumors di interesse da Johnson&Johnson pagina 30 pDopo un raffica di voci che avevano già fatto impennare il titolo a Zurigo, alla fine ieri nel tardo pomeriggio è arrivata la conferma: Actelion, gruppo farmaceutico svizzero, ha affermato di esser stato in effetti contattato dal gigante americano Johnson & Johnson, per una eventuale "transazione". La società basilese ha peraltro aggiunto che «non c'è assicurazione sul fatto che la transazione si concretizzi». Formula da cautela di rito, quest'ultima, che non ha impedito agli operatori di premiare ulteriormente sulla piazza elvetica, dopo questa conferma dei contatti, l'azione Actelion. Già in chiaro rialzo nei giorni precedenti, ieri a Zurigo il titolo Actelion ha così chiuso la seduta con un balzo di giornata pari al 16%, a quota 184,50 franchi. I riflettori degli operatori e degli analisti sono a questo punto accesi sulla possibilità che Johnson & Johnson vada avanti e che acquisti Actelion. I settori della chimica e della farmaceutica stanno d'altronde vivendo a livello mondiale una fase calda per quel che riguarda fusioni e acquisizioni e questo eventuale passaggio di mano andrebbe ad ampliare un quadro che è già ricco di acquisti e matrimoni. Fondata nel 1997, Actelion ha circa 2.500 addetti e nel 2015 ha realizzato un fatturato di circa 2 miliardi di franchi. Quest'anno, la società elvetica ha registrato in particolare una forte domanda per i suoi farmaci per il trattamento di malattie dei polmoni. Giovedì sera, prima del nuovo balzo di ieri alla Borsa di Zurigo, Actelion aveva un valore di mercato pari a circa 16 miliardi di franchi. Già in passato c'erano state voci sull'interesse per Actelion da parte di gruppi farmaceutici e biotecnologici americani. Anni fa era emerso il nome di Amgen, l'anno scorso invece le voci avevano indicato Gilead come possibile acquirente. Il chief executive officer e maggior azionista di Actelion, JeanPaul Clozel, di fronte alle voci sui gruppi interessati in passato ha sempre ricordato che la società basilese voleva rimanere indipendente. Bisognerà vedere come andrà questa volta, con la discesa in campo del colosso statunitense Johnson & Johnson. Il mercato dal canto suo in questi giorni ha evidentemente creduto fortemente all'ipotesi Johnson & Johnson. Un'ipotesi che è uscita rafforzata, nonostante tutte le cautele del caso, dalla conferma ufficiale di ieri sui contatti. Il titolo Johnson & Johnson ieri ha chiuso in rialzo dello 0,94 per cento

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 82 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 25 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Energia. Operazione da 525 milioni di dollari ­ Opzione su un altro 5% Eni, accordo per cedere a Bp il 10% del mega-giacimento Zohr Celestina Dominelli

pEni apre il mega­giacimento di gas naturale Zohr, in Egitto, al colosso inglese Bp. Ieri il gruppo guidato da Claudio Descalzi ha infatti annunciato di aver ceduto a British Petroleum il 10% della concessione di Shorouk, nell'offshore egiziano, dove si trova il campo scoperto nell'agosto 2015. Bp verserà nelle casse del Cane a sei zampe 525 milioni di dollari (496 milioni di euro), che includono circa 150 milioni di dollari di rimborso pro quota da parte del gruppo britannico degli investimenti già effettuati dall'Eni. L'accordo siglato ieri prevede poi un'opzione per l'acquisto di un ulteriore pacchetto del 5% che farebbe scendere ancora l'Eni che detiene, attraverso la sua controllata Ieoc, una quota di partecipazione del 100% nel blocco. La decisione del gruppo di Descalzi di aprire Zohra nuovi investitori rientra nella strate­ gia del «dual exploration model» che consiste sostanzialmente nel diluire la partecipazione nelle grosse scoperte esplorative recenti, in cui l'Eni controlla quote particolar­ mente significative, con l'obiettivo di anticiparne la monetizzazione del valore. È la strada battuta, per esempio, in Mozambico dove il gruppo ha già ceduto una quota e sta trattando per vendere un ulteriore pacchetto. Nel marzo 2013, come si ricorderà, l'Eni firmò un accordo per la vendita a China National Petroleum Corporation (Cnpc) del 28,57% di Eni East Africa, titolare del 70% della partecipazione nell'Area 4, nell'offshore del paese consentendo così ai cinesi di acquisire indirettamente, a fronte di un corrispettivo di 4,2 milioni di dollari, una quota del 20% dell'Area 4 e conservando di fatto il controllo del 50 per cento. Continua u pagina 26 pDi recente, poi, il ceo Descalzi ha confermato, proprio in una intervista al Sole 24 Ore (si veda l'edizione del 2 settembre), l'esistenza di una trattativa per la vendita di un ulteriore 15% dell'Area4 anche se non si è sbilanciato sul nome del potenziale acquirente (voci insistenti indicano nell'americana Exxon la controparte di questo negoziato). «Non ho mai fatto il nome del partnere continueròa non farlo- aveva spiegato il top manager • ma è vero che che ci sono stati più che dei colloqui, siamo arrivatia degli accordi ben chiari e definiti. Adesso, però, dobbiamo aspettare altri passi formali e, quando saremo pronti, usciremo con la notizia. Spero di poter finalizzare qualcosa per fine anno o, al più tardi, per il primo trimestre del 2017». Intanto, però, l' Eni mette in cascina i proventi della vendita annunciata ieri ben sapendo che quel modello può essere replicato anche altrove: secondo gli analisti,i principali indiziati sarebbero il Congo, l'Angolae il Ghana. Zohrè il più grande giacimento di gas naturale mai scoperto nel Mediterraneo con un potenziale complessivo di 850 miliardi di metri cubi di gas in posto.A febbraio, il gruppo ha completato l'iter autorizzativo per lo sviluppo del campoe la tabella di marcia prevede che il primo gas arrivi entro la fine del 2017. La storia di Zohrè cominciata nel 2012 quando l'Egas, l'ente di stato egiziano per le attività di ricerca nell'offshore del Delta del Nilo, annunciò una gara competitiva offrendo alle major oil la possibilità di valutare 15 blocchi, tra cui figurava anche quello di Shorouk.A valle dell'annuncio, il "braccio" locale di Eni decise quindi di effettuare un primo screening su tutti i blocchi e, dopo svariati approfondimenti, il faro finì per concentrarsi su 3 blocchi, incluso il 9, quello di Zohr, che sembrava avere caratteristiche interessanti nonostante gli scarsi risultati ottenuti in quell'area da un'altra compagnia che aveva detenuto per una decina di anni l'area di Shorouke perforato9 pozzi senza particolari risultati. Nel febbraio 2013, Ieoc fece quindi pervenire la propria offerta al governo egizianoe si aggiudicò la gara. Già allora, va detto, prima di cominciare il programma di perforazione, Eni cercò degli alleati, offrendo loro delle quote di minoranza, per ridurre il rischioe gli investimenti. Ma le compagnie sondate si defilarono giudicando il giacimento troppo incerto. Il gruppo di Descalzi decise dunque di andare avanti da solo e,a luglio 2015, con il supporto della Saipem 10000, cominciarono le operazioni che, di lì a poco, avrebbero portato alla mega­scoperta. 150

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 83 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 25 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

milioni$ Gli investimenti Eni ha già effettuato investimenti per oltre 150 milioni nel giacimento I principali giacimenti in fase di avvio Le prospettive del gruppo Eni 65 150 40 40 45 >400 Produzione massima giornaliera a regime. Dato in barili di petrolio o equivalente OCTP Ghana PRODUZIONE: II° semestre 2017 15/06 EAST HUB PRODUZIONE: II° semestre 2017 Fonte: dati societari GOLIAT Norvegia PRODUZIONE: avviata ZOHR Egitto PRODUZIONE: II° semestre 2017 MARINE XII Congo PRODUZIONE: In fase di avvio JANGKRIK Indonesia PRODUZIONE: I° semestre 2017 Foto: Manager. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 84 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 25 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Premium. Spunta un piano per coinvolgere Telecom sulla pay­tv, ma il dialogo tra i due gruppi in lite non riparte Mediaset-Vivendi, due ipotesi di compromesso Marigia Mangano e Antonella Olivieri

Il dato di fatto è che al momento la parola sulla questione MediasetVivendi è lasciata alle carte bollate. Saltata l'udienza, che era stata fissata per il 23 novembre, sulla richiesta da parte del Biscione di sequestro del 3,5% di Vivendi pagamento in natura per il 100% di Premium e il 3,5% di Mediaset ­ le due parti non hanno ripreso a parlarsi. Ma è chiaro che se non si vuole lasciare che a decidere sia il giudice la prima udienza nel merito è fissata a marzo una soluzione andrà pur trovata. Gli eventi degli ultimi mesi • il contratto firmato ad aprile non è stato finalizzato ­ certamente hanno lasciato il segno e c'è chi dubita persino che possa essere ripristinato un rapporto di fiducia tra Vincent Bolloré da una parte e Silvio Berlusconi dall'altra, che è la base per ricostruire un accordo. A luglio Vivendi aveva avanzato una proposta alternativa rispetto al contratto di aprile che puntava a rilevare gradualmente, tramite un prestito convertibile, fino al 15% della capogruppo Mediaset. Proposta rispedita al mittente e che è stata all'origine del ricorso a mezzi legali da parte di Mediaset e, a ruota, di Fininvest, per esigere il rispetto del contratto, con la richiesta di danni in caso di inadempienza. Oggi da tutte le parti coinvolte la situazione viene definita di «stallo», perchè Vivendi e Mediaset non si parlano se non attraverso i legali, non sono aperti canali di dialogo neppure informali, non risultano fissati incontri per discutere la situazione nè a livello aziendale nè al livello superiore. Continua u pagina 26 u Continua da pagina 25 Negli affari però non si può mai dire maie c'è chiè ancora al lavoro per tentare una ricomposizione. Da una parte c'è Tarak Ben Ammar, che era stato il sensale dell'accordo di aprile,e cheè vicino siaa Bolloré che a Berlusconi. Dall'altra c'è Mediobanca ­ che sta ragionando sul dossier seppur senza alcun mandato formale­ che ha sia Bollorè sia il gruppo Fininvest nel suo azionariato stabile. Accanto all'ipotesi già nota 40•2040 •il 40% di Premiuma Vivendi, il 40% a Mediaset e il 20% a terzi soggetti, di modo che, per un certo periodo, fino al ritorno al preggio, nessuno consolidi la pay tv­è rispuntata un'altra ipotesi che chiama in causa Telecom, coniugandosi nel contempo con un'intesa ai piani superiori. L'ipotesi sarebbe dunque quella di partire da un progetto industriale tra Telecom e Mediaset Premium sul modello di quanto fatto da Telefonica in Spagna con Digital plus (che però, a differenza che in Italia, è l'unica pay•tv del Paese, non essendoci Sky) • per veicolare contenuti a pagamento sui binari delle tlc, cementando magari l'alleanza con uno scambio azionario tra azioni Telecom che Vivendi ha in portafoglio (oggi il 23,15%, ma con l'obiettivo di risalire a ridosso del 25%) e azioni Mediaset che Fininvest ha in portafoglio. Entrambe le ipotesi, compresa la più recente (che in realtà, a quanto risulta, sarebbe la riedizione di un'idea già ventilata in passato), sono però allo stadio dello studio a tavolino, nel senso che le due parti in lite non si sono mai incontrate per discuterne. Fonti informate fanno presente che «i francesi non hanno la minima intenzione di utilizzare pacchetti Telecom per alcunchè». Mentre Telecom • che allo stato nonè operativamente coinvolta in discussioni di questo tipo • ha già stretto un accordo commerciale con Premium per la distribuzione di contenuti video,a condizioni giudicate «ottime». Per cambiarlo, essendo Vivendi "parte correlata", occorrerebbe comunque passare al vaglio del consiglio. Al momento, comunque, nessuno sembra essere dispostoa fare il primo passo, anche se non si può escludere che prima o poi questo accada. Il fronte del contenzioso nel frattempo ha avuto avanzamenti con le memorie depositate in vista dell'udienza mancata del 23 novembre.I legali di parte francese, in particolare, avrebbero implicitamente riconosciuto l'esistenza del contratto ­ la cui firma da Mediasetè ritenuta vincolante­ ma avrebbero contestato che il numero di clienti che al 30 giugno, data limite fissata nel contratto per recedere, rispettava le attese • sia stato in realtà influenzato dalle promozioni attive su 90mila abbonati, che poi hanno un termine. La tesi di fondo sembrerebbe essere sempre quella denunciata dai francesi tempo fae cioè cheè stata fornita una rappresentazione della situazione più rosea di quella che era

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 85 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 25 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

l'effettiva realtà della pay•tv del Biscione. Da parte sua Mediaset ha reclamato che il peggioramento della situazione di Premium ha risentito dell'incertezza sullo stato di un accordo che nonè stato finalizzato, ma che per il periodo di interregno prevedeva l'assenso congiunto di Parigie Cologno Monzese su alcune decisioni riguardanti la pay­tv in procinto di passare di mano.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 86 28/11/2016 diffusione:239605 Pag. 1 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PER GLI AUTONOMI UN RISPARMIO DI 360 EURO I conti della manovra bene mamme e manager ai pensionati arriva un bonus da 500 euro VALENTINA CONTE

A PAGINA 11 ROMA. Il manager e la mamma meglio del pensionato e della partita Iva. C'è chi si accontenta dei dieci euro in meno del canone Rai e chi incassa o risparmia anche mille euro. Di certo la manovra, che oggi la Camera dovrebbe approvare per poi passare al Senato, ha un occhio di riguardo per tutti. Come dimostra anche il saldo, lievitato oltre i 27 miliardi iniziali, grazie alla pioggia di micronorme inserite da Montecitorio in zona Cesarini (almeno 250 milioni extra). E dunque: chi ci guadagna di più? Il ceto medio non può lamentarsi. Il premio di produttività detassato passa da 2 mila a 3 mila euro nel 2017 e si allarga ai redditi fino a 60 mila euro (dai 50 mila di quest'anno). Un bel risparmio per quadri e manager: l'aliquota scende dal 38% al 10%. Attenzione speciale anche alle neomamme: il premio alla nascita da 800 euro e il bonus bebè da 1.000 euro non solo si possono cumulare, ma non dipendono dal reddito. Lo prendono tutte, ricche e povere. I pensionati, fin qui trascurati dal governo Renzi ed esclusi dagli 80 euro, recuperano. A ben vedere però le misure non premiano tutti allo stesso modo. L'innalzamento della no tax area non riguarda chi ha più di 75 anni. E aiuta i redditi bassi con un beneficio medio, calcola l'Istat, di appena 38 euro annui. La quattordicesima dà maggiori soddisfazioni, specie a chi fino ad oggi non la prende. Circa 1 milione e 200 mila pensionati dal prossimo anno riceveranno l'assegno extra a luglio, dai 300 ai 500 euro a secondo dei contributi versati. Mentre le quattordicesime esistenti salgono del 30%: 100-150 euro in più, una volta all'anno. E i lavoratori autonomi? Ce n'è anche per loro. I contributi previdenziali scendono dal 27% al 25% (quando dovevano scattare al 33%). Un risparmio, certo: di 360 euro su un reddito di 18 mila euro. Ma anche minore pensione in futuro. Insomma al top della classifica, elaborata dalla Uil-Servizio politiche economiche, vince la mamma con 1.010 euro in più nel 2017 (1.820 euro se cumula i bonus) e il dirigente con 922 euro. In fondo, il pensionato sfortunato perché ha 78 anni (quindi fuori target per la no tax area) e reddito di 23 mila euro lordi, troppo alto per prendere la quattordicesima. Per lui, 10 euro in più e una tv pubblica per una volta un po' meno cara. www.mef.gov.it www.uil.it PER SAPERNE DI PIÙ TOTALE 2017 QUATTORDICESIMA: 420 546 CANONE RAI: 100 90 CANONE RAI: 100 I risparmi per le famiglie 2016 Pensionato da lavoro dipendente, 68 anni 1.547 74 1.473 504 420 QUATTORDICESIMA: 0 420 CANONE RAI: 100 90 10 1.573

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 87 28/11/2016 diffusione:239605 Pag. 1 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

2.057 1.547 1.473 74 336 QUATTORDICESIMA: 0 336 CANONE RAI: 100 90 10 1.973 1.573 1.881 0 1.881 126 10 2.517 2.401 1.038 34 1.004 0 0 QUATTORDICESIMA: 0 90 10 1.128 1.104 1.038 1.038 0 QUATTORDICESIMA: 0 0 10 90 CANONE RAI: 100 1.128 1.138 Pensionato da lavoro autonomo, 70 anni reddito lordo: 12.000€ annui, 18 anni di contributi 420 Pensionato da lavoro dipendente, 76 anni reddito lordo: 9.000€ annui, 22 anni di contributi 136 Pensionato di 70 anni reddito lordo: 23.000€ annui 44 Pensionato di 78 anni reddito lordo: 23.000€ annui 10 Valori in euro minori tasse INNALZAMENTO NO TAX AREA: anno reddito lordo: 12.000€ annui, 18 anni di contributi provvedimenti beneficio annuo INNALZAMENTO NO TAX AREA: INNALZAMENTO NO TAX AREA: INNALZAMENTO NO TAX AREA: INNALZAMENTO NO TAX AREA:

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 88 28/11/2016 diffusione:239605 Pag. 1 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

TOTALE 2017 800 810 1.000 I risparmi per le famiglie 2016 Premio alla nascita 10 QUATTORDICESIMA: 0 800 CANONE RAI: 100 90 890 100 Famiglia a cui è nato un figlio nel 2016 10 BONUS ASILI NIDO: 0 1.000 CANONE RAI: 100 90 1.010 100 1.010 Partita Iva iscritta alla gestione separata reddito lordo: 18.000€ annui, convive con i genitori 4.500 4.860 360 4.860 4.500 Lavoratore/lavoratrice settore privato reddito lordo: 24.000€ annui, premio produttività: 2.500€ PREMIO DI PRODUTTIVITÀ 397 250 147 CANONE RAI: 100 10 90 497 350 Lavoratore/lavoratrice settore privato reddito lordo: 60.000€ annui, premio produttività: 3.000€ PREMIO DI PRODUTTIVITÀ 1.212 300 10 CANONE RAI: 100 1.312 360 157 912 90 922 390 Valori in euro minori tasse provvedimenti TAGLIO CONTRIBUTI PREVIDENZIALI anno beneficio annuo FONTE ELABORAZIONE UIL SERVIZIO POLITICHE ECONOMICHE E TERRITORIALI

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 89 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 1 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL RETROSCENA Palazzo Chigi si sente sotto assedio "Attenti al debito e alle banche" TOMMASO CIRIACO ALBERTO D'ARGENIO

«MI vogliono accerchiare, la lobby dei burocrati di Stato ha bocciato la riforma Madia e non vorrei che anche gli euroburocrati si stiano appoggiando ai mercati per mettermi in difficoltà». In privato Matteo Renzi punta il dito sulle manovre domestiche e internazionali. MANOVRE che a suo modo di vedere mirano a indebolire l'esecutivo italiano in vista del 4 dicembre. Un allarme che si somma alle analisi che nelle ultime ore si rincorrono tra Palazzo Chigi e il Tesoro, dove gli uomini del premier e di Padoan osservano non senza preoccupazione - l'andamento nervoso dello spread. Il capo del governo sta iniziando a unire i puntini. Prima l' Economist che si schiera con il No, poi, ieri, la bocciatura della riforma Madia da parte della Corte costituzionale. Riforma che tra l'altro era già stata impallinata dal Consiglio di Stato. «Anche gli alti burocrati - è stata la reazione a caldo del leader - sono contro il cambiamento, tifano per il No e le loro posizioni di rendita». Un attacco solo apparentemente contro la Consulta, ma in realtà rivolto alle burocrazie, anche regionali, che per il premier non vogliono la riforma. E che cercano di colpire proprio alla vigilia del passaggio più decisivo della legislatura. Non solo, ieri lo spread ha toccato quota 190 punti, per poi ripiegare a 186 in chiusura di seduta. Segno della tensione dei mercati in vista del referendum. Una volatilità che nelle stanze dell'esecutivo attribuiscono alla scommessa dei grandi investitori internazionali contro il futuro del governo. Peggio, Renzi teme che gli speculatori si stiano già muovendo per colpire l'Italia nel suo tallone d'Achille: le banche. Di fronte a questi presagi, negli uffici governativi - a partire da quelli di Via XX Settembre si tracciano gli scenari in vista del 5 dicembre e delle eventuali contromisure. Primo, con una vittoria del Sì all'Economia si aspettano una spinta alla crescita e uno spread - il differenziale tra Btp e Bund che misura il rischio Paese - che si ridimensiona e rapidamente torna ai livelli di quello spagnolo, che grazie al nuovo governo di Rajoy viaggia a una cinquantina di punti base sotto quello italiano. Tuttavia ai piani alti dell'esecutivo valutano ormai apertamente anche gli effetti di una sconfitta. In caso di bocciatura della riforma Boschi, si potrebbero registrare scossoni sui mercati, ma se la politica si dovesse dimostrare in grado di fornire subito una soluzione certa alla crisi, il quadro dovrebbe stabilizzarsi senza particolari danni. Anche perché proprio i movimenti al rialzo dello spread di questi giorni fanno immaginare agli analisti del Tesoro che i listini stiano già scontando l'eventuale vittoria del No, limitandone l'impatto. I veri problemi arriverebbero invece nel caso in cui un'impasse politica dovesse aprire un lungo periodo di incertezza. A quel punto i mercati potrebbero davvero trasformarsi in una minaccia, ricreando quel mix di paura, sfiducia e speculazione che segnò l'autunno 2011. Ma a differenza di allora - ragionano ancora i tecnici governativi - il primo problema non sarebbe lo spread, che per quanto in rialzo non dovrebbe esondare oltre i livelli di guardia grazie al quantitative easing messo in campo dalla Bce di Mario Draghi. Questa volta l'anello debole sarebbero le banche. In particolare gli istituti impegnati in complicate operazioni di ricapitalizzazione, come Monte dei Paschi e Unicredit, che potrebbero andare incontro a diverse difficoltà. Un rischio per il sistema Italia. È questo il contesto nel quale si muove la politica. Il premier continua a ripetere che mai e poi mai si presterà a soluzioni pasticciate. Meglio, al limite, un governo Padoan "a scadenza". Ma nel Pd cresce di ora in ora il partito della continuità. Tra gli sponsor si segnala anche il ministro Dario Franceschini, che ha già indicato in Renzi il successore di Renzi. E che non ha gradito la nuova "personalizzazione" del voto portata avanti dal leader: «Penso che sia da irresponsabili - confidava ieri in Transatlantico, chiacchierando con i deputati che lo circondavano pensare di chiamarsi fuori in caso di vittoria del No». Eppure, il capo del governo resiste. Dovesse perdere, sarebbe disposto a condurre in porto la Legge di bilancio. Nulla di più, per non prestarsi a una dannosa e logorante permanenza da sconfitto a Palazzo Chigi.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 90 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 1 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Certo, di fronte a una tempesta economica non sarà facile sfilarsi. Anche perché, come gli continua a suggerire Angelino Alfano, gestire dalla presidenza del Consiglio la trattativa per la nuova legge elettorale e la transizione a nuove elezioni - già si parla di giugno - può risultare conveniente. Di più, «è la tua assicurazione contro chi vuole annientarti». Proprio il leader Ncd è protagonista in queste ore di un clamoroso riavvicinamento con Silvio Berlusconi. Dopo anni di gelo assoluto, i due hanno ripreso a sentirsi. E hanno anche raggiunto un'intesa di massima su una bozza di riforma elettorale da sottoporre a Renzi. Si tratta di un Mattarellum "rovesciato", nel senso che alla Camera attribuisce circa 400 seggi con un meccanismo proporzionale (ben oltre il 25% della versione del 1993), limitando la quota uninominale a poco più di duecento scranni. Di fatto, il sistema ideale per consentire al Pd, Forza Italia e centristi di dare vita alle larghe intese dopo il voto. Renzi al momento sul punto tace. 181 186 160 134 143 114 141 162 La corsa dello spread 190 1,49% I rendimenti del Btp decennale 19 mag 1,51% 27 giu 1,12% 16 ago 1,34% 16 set 1,37% 20 ott 1,75% 4 nov 2,01% 18 nov 2,09% Massimo di giornata IERI ©RIPRODUZIONE RISERVATA www.tesoro.it www.funzionepubblica.gov.it/ PER SAPERNE DI PIÙ

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 91 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 28 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mps, prospetto sui bond in Consob Qatar in pista ma per 750 milioni Il ministro Padoan: "Fiducia nell'efficacia del piano". Ma il titolo crolla del 13 per cento Per il titolo Fresh del 2008 trattative con i fondi di Attestor che potrebbero salire al 4,5% della banca ANDREA GRECO

MILANO. Il lavoro del management con i legali giovedì notte ha permesso di consegnare in Consob, ieri, il prospetto per la conversione volontaria degli 11 bond subordinati Mps in azioni della banca senese. Non è compreso il Fresh 2008 da un miliardo, per cui la trattativa è aperta con i fondi guidati da Attestor che ne hanno fatto incetta da mesi. Si negozia sul prezzo: Mps non ha convenienza a versare per il suo scambio più di 23-24 centesimi per titolo, perché oltre tale soglia il suo vantaggio patrimoniale si annulla. I fondi, che potrebbero reinvestire fino a 230 milioni diventando azionisti al 4,5%, sembrano potersi accontentare di quella cifra; ma non è detto che consegnino tutti i bond all'offerta, preferendo tenerne una parte per il rimborso integrale a scadenza (sempre se prima non sarà scattata una procedura di risoluzione sul Monte). Il contributo degli obbligazionisti al rafforzamento da 5 miliardi è fondamentale, perché senza almeno un miliardo da essi versato - ma anche un miliardo e mezzo - le banche d'affari questioneranno il 5 dicembre, giorno dell'esito del referendum costituzionale, quando si tratterà di decidere «a loro insindacabile giudizio» (così riporta il contratto) se garantire l'emissione azionaria o no, schiudendo la strada a una possibile garanzia pubblica nella ricapitalizzazione della banca. «Abbiamo fiducia sull'efficacia del piano Mps e saremo conseguenti sull'aumento di capitale ha detto ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a Sky Tg24 -. Il piano funziona, è chiaro che siamo in una fase di incertezza, ma i mercati hanno già dato un prezzo all'incertezza e danno segnali meno preoccupanti di quanto possa sembrare». Ieri il ministro non è stato preso esattamente in parola, a Piazza Affari: l'azione Mps ha perso un rotondo 13% tra forti scambi, tornando a 20 centesimi. Qualche operatore ha imputato parte delle vendite al raggruppamento: l'assemblea che giovedì a Siena ha approvato la ricapitalizzazione ha anche visto accorpare le azioni in ragione di 1 nuova ogni 100 vecchie, così da lunedì Mps varrà 20 euro. Un effetto solo estetico, anche se nella mente dei venditori questa prassi creano talora l'effetto psicologico di far vedere spazio per ulteriori ribassi. Il resto delle vendite sono le note manovre speculative di day trader, gli unici che si avventurino da mesi su Mps. Tra l'altro il cda finito giovedì a mezzanotte ha fissato il prezzo massimo di sottoscrizione delle nuove azioni in 24,9 euro per azione. Una forchetta molto ampia, che verosimilmente si schiaccerà molto verso il basso il 7 dicembre data prevista dell'emissione. Sul fronte della ricerca di nuovi e ben più solidi azionisti, il management guidato da Marco Morelli ha in agenda a giorni nuovi incontri a Londra e negli Stati Uniti, da dove si aspettano le migliori notizie in termini di investimento da parte di fondi istituzionali e grandi hedge. In prospettiva futura questi potrebbero rendere un po' meno invadente negli assetti il presidio della Qatar investment authority, fondo sovrano wahabita che ha terminato la perizia e secondo fonti bancarie è ancora possibilista sull'ingresso in Mps, ma con una fiche più vicina ai 750 milioni che non al miliardo ventilato finora. 5 mld L'entità dell'aumento di capitale di cui ha bisogno il Monte dei Paschi 11 Sono le emissioni di bond subordinati che la banca senese vuole convertire in azioni 20 e Da lunedì il titolo di Siena varrà 20 euro. Il cda pone un tetto di 24,9 per la conversione Mps in Borsa

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 92 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 28 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

0,20 0,279 0,266 0,211 0,273 0,244 0,347 0,225 -13,08% IERI dati in euro 24 ott 2016 27 ott 1 nov 4 nov 9 nov 14 nov 21 nov 0,40 0,35 0,30 0,25 ©RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 93 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 29 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I consumi. Nei negozi della penisola registrato il 50 per cento di presenze in più Black Friday all'italiana con i supersconti vendite in rialzo del 25% LUCIO CILLIS

ROMA. Il venerdì di shopping più nero dell'anno spinge i consumi e dà una mano alle vendite al dettaglio che secondo l'Istat a settembre sono calate dell'1,4% sul 2015. I primi dati che arrivano da Confesercenti sul fenomeno importato dagli Usa, sono confortanti. Il Black Friday si è rivelato un successo e al pari di Halloween ha contagiato milioni di italiani, con un incremento delle vendite sul periodo fino al 25%. Allo stesso modo l'offerta è aumentata con almeno un negoziante ogni quattro che si è lasciato sedurre dal mettere in vetrina (web o su strada) sconti e offerte da non perdere. Dal biglietto aereo o ferroviario, fino alla bottiglia di olio extravergine di oliva (di qualità, sia chiaro) a 2,5 euro al litro, la follia del venerdì a buon prezzo ha coinvolto milioni di persone nel nostro Paese e praticamente ogni sito web, compresi quelli dedicati ai sex toys con sconti fino al 70%. E visto il successo del Venerdì Nero all'italiana e la crisi generale delle vendite, c'è chi - come i consumatori del Codacons - chiede a gran voce «un Black Friday alla settimana da qui a Natale per rilanciare i consumi». Andando a rovistare tra i beni più richiesti nelle ultime ore occorre guardare ad Amazon, il negozio online per eccellenza che rivela quali siano i prodotti più gettonati dagli acquirenti italiani in queste ore. E si scopre che la furia dell'acquisto compulsivo non ha limiti visto che ieri i cd di Vasco Rossi con lo sconto, erano praticamente esauriti. Lo stesso per tutta la serie di film con Harry Potter protagonista, magicamente svaniti nel primo pomeriggio. Curiosamente sono andati a ruba alcuni modelli di aspirapolvere (e fin qui nulla di eclatante) ma anche i "roll da pedicure", un oggetto del desiderio mai intercettato dalle mode. Il fenomeno comunque ha attecchito oltre che online pure in strada: i negozi registrano aumenti di clienti fino al 50% con un balzo delle vendite comprese tra il 10 ed il 25%. «Un risultato positivo ed inaspettato» secondo Confesercenti. In cima alle preferenze restano ben saldi i negozi di tecnologia. Riscontri positivi anche per arredamento e in misura minore di abbigliamento. A Genova file per l'hi-tech mentre a Roma il Black Friday, non è decollato per colpa dell'altro "venerdì nero", quello da traffico causato dallo sciopero dei mezzi pubblici. Gli affari sono andati bene nelle Marche con aumenti delle presenze fino al 20% e in Puglia. Bene infine Calabria e Campania con buoni risultati a Torino, Cagliari e L'Aquila. I NUMERI 70% -1,4% I PREZZI Lo sconto praticato sui prezzi ha toccato punte massime del 70% LE VENDITE Per l'Istat a settembre le vendite sono scese dell'1,4% sul 2015 I CASI I CD DI VASCO Fra gli acquisti più gettonati nei negozi di musica che hanno aderito all'iniziativa ci sono i cd di Vasco Rossi LA SERIE DI HARRY POTTER Tutti i film che raccontano le avventure del maghetto Harry Potter sono andati a ruba nei videostore IL RITORNO DELL'ASPIRAPOLVERE L'aspirapolvere a prezzi scontati è stato uno degli oggetti più venduti nei negozi di elettrodomestici

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 94 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 31 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La giornata Non solo soldi dietro lo sciopero Lufthansa TONIA MASTROBUONI

BERLINO. Oggi è il quarto giorno di sciopero dei piloti di Lufthansa. E andrà avanti a oltranza, hanno fatto sapere ieri. Anche se il loro potente sindacato, Verein Cockpit potrebbe risedersi al tavolo con l'azienda già in questo fine settimana. La compagnia aerea ha avanzato ieri una nuova proposta di mediazione, offrendo aumenti del 4,4% e un una tantum che vale 1,8 stipendi. Intanto il quattordicesimo sciopero in due anni ha lasciato a terra 345mila passeggeri in mezza Europa e sta costando alla compagnia circa 10 milioni di euro al giorno. Lo ha precisato ieri una portavoce. In quattro giorni sono stati cancellati 2.755 voli su 12mila. Oggi saranno soprattutto i voli a lungo raggio a sparire dai tabelloni e 30mila passeggeri saranno costretti a trovarsi un'alternativa. Gli alberghi vicino agli aeroporti delle principali città tedesche sono strapieni. Gli aerei delle controllate compagnie low cost Eurowings e Germanwings, ma anche AUA, Swiss, Brussels e Air Dolomiti hanno continuato invece a volare regolarmente. Ufficialmente i piloti tedeschi scioperano per ottenere un aumento di stipendio, i rinnovi sono congelati da anni e loro chiedono un incremento del 22% in busta paga. Ma va considerato che già per contratto beneficiano di un aumento automatico del 3% all'anno come una sorta di adeguamento a un'inflazione che viaggia ormai da anni attorno all'1%. La verità è che il sindacato vorrebbe anche avere voce in capitolo sulle strategie aziendali. Lufthansa vorrebbe trasferire molte attività sulla controllata low-cost Eurowings e abbattere i costi fino al 40% , buste paga comprese. E loro non ci stanno. Un anno fa, proprio per la pretesa di mettere bocca sui piani industriali, un tribunale aveva vietato le proteste di Verein Cockpit interrompendo una lunga e estenuante catena di blocchi totali dei cieli. Il giudice aveva ritenuto la vertenza al di fuori delle competenze di un sindacato. A quel punto, i piloti hanno ricominciato a incrociare le braccia per ottenere stipendi più alti. Ufficialmente. www.istat.it www.lufthansa.it PER SAPERNE DI PIÙ Foto: I conti di Lufthansa Foto: In miliardi di euro RICAVI Foto: gen-set 2016 Foto: gen-set 2015 Foto: -1,8% Foto: 24,3 Foto: 23,8 Foto: UTILI Foto: gen-set 2016 Foto: gen-set 2015 Foto: +5,9% Foto: 1,85 Foto: 1,74

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 95 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 37 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Lettere Commenti & Idee LA BREXIT E LA DURA REALTÀ TIMOTHY GARTON ASH

ORMAI non mi sposto mai senza il mio brexitometro. Misura due valori: il tempo intercorrente tra l'avvio di una qualsiasi conversazione e il primo accenno alla Brexit (in media tre minuti) e la percentuale dei miei interlocutori che la reputa una buona idea. Negli ultimi due mesi sono stato in America, Canada, Germania, Austria e Polonia e il secondo dato attualmente si aggira attorno all'un per cento. Il restante 99 per cento pensa che noi britannici siamo usciti di testa. Com'è possibile che un popolo noto in tutto il mondo per il suo pragmatismo, empirismo e buon senso agisca in maniera così palesemente contraria ai suoi interessi? Lo stato d'animo di chi si pone la domanda non è di rabbia o disperazione, lo definirei una malinconica incredulità. Ovviamente i paladini della Brexit replicheranno con sarcasmo che il campione rappresentativo è costituito dagli irrimediabili eurofili della mia cerchia, ma in realtà ho scelto il più ampio ventaglio possibile di soggetti. Ritoccate pure la percentuale, saliamo al 10, addirittura al 20%, ma bisogna vivere su un altro pianeta per immaginare che il mondo pensi che la Gran Bretagna abbia fatto una scelta intelligente. Che poi possa trattarsi del pianeta Trump è di scarsa consolazione. Qualunque analisi su "come affrontare la Brexit" ha quindi un avvio deprimente. Con uno stretto margine di voti (52% contro 48%) la Gran Bretagna ha deciso di danneggiare a lungo termine se stessa, l'Europa e, in termini più ampi, l'ordine liberale internazionale. Per il prossimo futuro possiamo solo sperare di ridurre al massimo il probabile danno e puntare sui pochi lati positivi di questa tragedia. In sintesi la politica britannica dei prossimi cinque, dieci anni, sarà impostata alla ricerca del male minore. Come disporsi a questo compito ingrato? Le incertezze sono tali e tante che è folle affidarsi a strategie troppo precise. Credo che i liberaldemocratici sbaglino a proporre ora un altro referendum da tenersi tra due anni sul risultato dei negoziati e ancor di più sbaglia il leader del partito, Tim Farron, a farne un'arma contro il Labour, come sull'ultimo numero del New European. Serve invece un misto di fermezza strategica e flessibilità tattica. In questa fase è essenziale far sì che si vada al voto in Parlamento prima di invocare l'articolo 50 e dare avvio ai negoziati per la Brexit. È sempre più chiaro che le tappe del negoziato saranno probabilmente tre: le modalità di recesso, secondo le previsioni dall'articolo 50; un accordo transitorio, perché in due anni non si è mai esaurito un negoziato complesso come quello di impostare un rapporto completamente nuovo con l'Ue; quindi l'accordo definitivo. Nel conferire il mandato di negoziazione il Parlamento dovrebbe chiedere che la scelta del pieno accesso al mercato unico o, in alternativa, la partecipazione a un'unione doganale, siano esplorate a fondo assieme ai nostri partner europei. Un sondaggio recente targato NatCen Social Research, pubblicato dall' Economist, mostra che la maggioranza degli intervistati, sia favorevoli che contrari alla Brexit, vogliono «consentire all'Ue di vendere liberamente beni e servizi in Gran Bretagna e viceversa» ma anche «che i cittadini Ue intenzionati a stabilirsi in Gran Bretagna siano trattati al pari degli extracomunitari». Quindi, consapevolmente o meno, vogliono la botte piena e la moglie ubriaca, secondo la dottrina di Boris Johnson. Di fronte alla scandalosa ipotesi che questo non sia possibile e in particolare all'idea di concedere la libera circolazione delle persone in cambio del libero mercato, si apre un netto divario tra i pro-leave, in questo caso fronte del no, e i pro- remain, qui fronte del si. L'importanza della questione è tale che bisognerebbe sapere concretamente cosa è in ballo e l'unico modo per scoprirlo è andare al tavolo negoziale. Non bisogna però pretendere che il governo si impegni pubblicamente a portare avanti un piano negoziale preciso.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 96 26/11/2016 diffusione:239605 Pag. 37 tiratura:340745 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La lettera di notifica a Bruxelles per avviare il negoziato di recesso previsto dall'articolo 50 dovrebbe essere il più possibile breve e aperta, facilitando gli altri 27 stati membri a concordare una risposta altrettanto breve e aperta, per dare avvio ai colloqui. Il dibattito attualmente in corso in Gran Bretagna sulla scelta tra "soft Brexit" e "hard Brexit" ha dell'irreale. In fin dei conti l'impatto duro o morbido del recesso dipenderà più dagli altri che da noi. Diciamocelo chiaramente: la Gran Bretagna ha una posizione molto debole in un negoziato da concludersi in due anni (anche se l'orologio si può fermare per un po') il cui esito richiede la piena approvazione da parte di altri 27 stati (anche se in teoria da ultimo basta il voto a maggioranza qualificata). E le scorte di buona volontà del continente nei confronti di un partner scomodo da decenni ormai sono andate esaurite. Lasciate perdere le sbruffonate dei pro Brexit secondo cui "loro hanno bisogno di noi più che noi di loro". Questi loro, ossia i cittadini continentali, la vedono in maniera un po' diversa. Nell'arco dei prossimi dodici mesi si profilano le presidenziali in Austria, un referendum in Italia, le elezioni parlamentari in Olanda, le presidenziali in Francia e le elezioni generali in Germania. Tutti gli appuntamenti elettorali, in particolare quelli in Francia e in Germania, influenzeranno la posizione dei nostri partner europei quando si arriverà al momento critico del negoziato, nel 2018. Per di più non sappiamo quanto saranno palpabili a quel punto le conseguenze economiche negative per la Gran Bretagna dell'incertezza riguardo alla Brexit. Le previsioni dell'"Office for Budget Responsibility", organismo indipendente, e della Banca d'Inghilterra, sono dichiaratamente ancor più incerte rispetto a prima del referendum sulla Brexit, e in ogni caso, si tratta solo di numeri. Il problema vero è stabilire in che misura gli elettori britannici patiranno già le conseguenze economiche negative della Brexit e quanto timore avranno che si aggravino, quando verrà il momento cruciale di decidere a quale accordo puntare. In un periodo come questo, pieno di note incognite, è saggio concordare un rigoroso iter parlamentare, informando l'opinione pubblica sui dati reali e sulle ardue scelte, attuare un'attenta preparazione diplomatica, mantenere le alternative aperte e attendere vigili l'opportunità giusta. Potrà sembrare noioso, ma chi ha mai detto che la Brexit sarebbe stata uno spasso? L'autore è uno storico britannico e professore all'Università di Oxford Traduzione di Emilia Benghi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 97 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INTERVISTA finanza e borsa Giuliani: "Azimut scommette sui paesi emergenti" Adriano Bonafede

A pagina 15 Roma [/CAPL22] «L'Esma ci obbligherà a calcolare diversamente le commissioni di performance? Per noi non è un problema: non abbiamo bisogno di queste determinate fee ma di incassare comunque commissioni che rendano possibile la nostra esistenza. E dalla nostra esistenza una cosa è chiara, finora - numeri alla mano - a guadagnarci sono stati anche i nostri clienti». Pietro Giuliani, fondatore, presidente e azionista di Azimut, parla a 360 gradi e a cuore aperto: della redditività della società italiana indipendente di asset gathering (rete di raccolta di risparmio); della remunerazione degli azionisti e dei clienti e, infine, dei piani e delle strategie per il futuro. Ingegner Giuliani, nel 2016 è atteso un utile netto di gran lunga inferiore a quello del 2015: 145 milioni invece dei 245 del 2015, secondo l'ultimo report di Banca Imi. La colpa sarebbe nell'andamento dei mercati, che vi hanno fatto guadagnare poche commissioni di performance. «È così, in effetti, i mercati non sono andati bene e questo si è ripercosso sugli utili. Naturalmente questo è accaduto a tutti i nostri concorrenti». Ma per voi le commissioni di performance sono molto più importanti che per altri. Calcolate le commissioni trimestre su trimestre e non sull'intero anno. Lei sa che l'Esma sta per adottare una risoluzione in cui forse obbligherà tutti gli asset gatherer a calcolare le commissioni sull'intero anno: questo non potrebbe impattare permanentemente sulla vostra redditività? Non è questo che temono gli azionisti, al di là dell'andamento eccezionalmente negativo di quest'anno? «È un refrain che sentiamo spesso, ed è anche vero che alcuni azionisti americani me lo chiedono di tanto in tanto. È ora di fare completa chiarezza su questo punto. Se l'Esma ci toglie parte delle commissioni di performance noi dovremo trovarne altre. Avevamo scelto questa forma di pricing perché alla nostra società devono arrivare i giusti ricavi che possano dare un utile agli azionisti. Se non sarà più possibile avere le commissioni di performance ne introdurremo altre». Facile a dirsi, ma lei vive in un ambiente competitivo dove potrebbe essere difficile aumentare le fee. E poi che tipo di fee? «Evidentemente quelle di gestione. Potremmo essere costretti ad aumentarle mediamente di uno 0,5 per cento. Del resto sui fondi di diritto italiano che abbiamo è già così: hanno una commissione di gestione maggiorata di circa 0,5 punti. Per quanto riguarda la concorrenza, noi non competiamo sulle commissioni ma sui risultati». Cioè? «Ma lei pensa che i clienti vadano davvero a guardare quanto pagano di commissioni o invece quello che guadagnano effettivamente? Se il cliente ci dà 100 euro, vorrebbe che diventassero 102 a prescindere da quanto noi ci tratteniamo di commissioni. Che vuole che gli importi se noi prendiamo 3 o 3,5%?». E voi avete fatto guadagnare i clienti, a prescindere dalle commissioni che avete preso voi? «Certamente sì. Anche quest'anno, nel corso del quale, come abbiamo visto, le nostre commissioni di performance sono basse per l'andamento del mercato, i nostri clienti hanno preso l'1,53 per cento al lordo delle tasse. Mentre l'indice Fideuram dei fondi comuni indica un meno 0,10 per cento». Dai clienti agli azionisti: anche questi ultimi si possono dire soddisfatti? «Guardiamo i numeri: dalla quotazione a oggi, ovvero per noi dal luglio 2004, il nostro titolo è cresciuto del 361 per cento, più di qualsiasi altro del comparto. Il secondo dietro di noi, dalla sua quotazione ha fatto un più 167 per cento. E il Ftse Mib nello stesso periodo è sceso del 40 per cento!» E sui dividendi? «Noi nel 2016 saremo al quarto posto per dividend yield, con il 7 per cento. E quest'anno abbiamo avuto una ristrutturazione difficile da cui siamo appena usciti». Vi consideravano una conglomerata finanziaria e quindi avevate bisogno di un certo buffer di capitale, come una banca. «Sì ma per fortuna abbiamo convinto le autorità che la nostra attività non rientra nella normativa Crd4. Abbiamo dovuto ristrutturarci, fondendo la Sim italiana nella sgr italiana, ma ora è fatta: così facendo abbiamo liberato 500 milioni di capitale che finora erano rimasti fermi, non potendoli utilizzare in nessun modo». In questi anni avete preferito fare investimenti all'estero piuttosto che partecipare al Risiko italiano del risparmio gestito. Intanto quanto avete investito? «Circa 200 milioni, quindi meno del 10 per cento di quanto

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 98 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

valiamo, visto che capitalizziamo circa 2 miliardi di euro. Va però detto che all'estero abbiamo il 17 per cento delle masse gestite. Il che vuol dire che non abbiamo fatto un cattivo affare». Molti analisti pensano che voi abbiate messo tante briciole in giro per il mondo (del resto siete presenti dal Brasile alla Cina) come Pollicino ma senza una vera ratio. Ad esempio non potete fare sinergie di costo, né di ricavi. Allora qual è il vostro obbiettivo? Non era magari meglio concentrarsi in un unico mercato e diventare un operatore più importante in qualche paese? «Le spiego. Sei anni fa decidemmo di andare all'estero, lontano dall'Italia e dall'Europa (salvo Irlanda, Lussemburgo, Svizzera e Montecarlo) che sono aree che in generale crescono meno. Abbiamo allora deciso di puntare le nostre carte sui paesi emergenti, dove la probabilità di far soldi è molto superiore. Ora siamo presenti non soltanto in Cina (sia a Shanghai che a Hong Kong) e in Brasile, ma in Messico, Australia, Turchia, Singapore. Taiwan, Cile e anche negli Usa (Miami). Se vai in questi paesi hai una maggiore possibilità di raccogliere soldi dai clienti perché la loro economia cresce. Il nostro modello è sempre lo stesso: facciamo una partnership con operatori locali che lasciamo lavorare. In fondo agiamo con la logica di un fondo di private equity». Ma voi guadagnate con la presenza in tutti questi paesi o siete in perdita? «La nostra è una scommessa di lungo periodo ma intanto noi, sostanzialmente, non perdiamo nel complesso delle nostre attività estere. Del resto non cerchiamo di fare utili subito, rinvestiamo tutto. Ma basta un piccolo sforzo d'immaginazione per capire che i nostri semini sparsi per il mondo potranno diventare presto delle grandi piante». BANCA POPOLARE, S.DI MEO, ENI, POSTE ITALIANE, UNICREDIT, AZIMUT, FINECO, ANIMA, GENERALI, SNEM, INTESA SANPAOLOI PERSONAGGI 1 ] Sergio Albarelli (1), ad di Azimut e Ashish Bhutani (2), ceo di Lazard Asset management, secondo azionista della società Foto: Pietro Giuliani , fondatore, presidente e azionista di Azimut

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 99 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Donnet: "Mercati difficili così Generali cambia pelle" Marco Panara

Come si assicurerà un'auto senza pilota? Se nessuno la guida di chi sarà la responsabilità dei danni che eventualmente farà? Il mestiere di assicuratore sembra noioso ma talvolta, forse, non lo è. Philippe Donnet, da nove mesi amministratore delegato delle Generali, è un assicuratore al 100 per cento, è un attuario, lavora nel settore da più di trent'anni e si è formato alla scuola di uno dei grandi del ventesimo secolo, quel Claude Bébéar che ha inventato Axa. «Con le auto senza pilota diminuiranno, ci auguriamo, gli incidenti ma il rischio non scomparirà». segue a pagina 4 segue dalla prima «Dovranno tutelarsi i passeggeri, ma dovranno proteggersi per le responsabilità anche i costruttori, i fornitori di software, quelli di connettività e quanti altri saranno coinvolti nella gestione di questa straordinaria innovazione». Il mondo cambia, e le Generali anche. Donnet non sembra né ha la formazione di un meccanico o di un ingegnere, eppure quello che sta facendo in Generali è un profondo lavoro di reingegnerizzazione dei processi e dei prodotti, dell'organizzazione, della cultura dell'azienda e della mentalità degli uomini. Vuole estendere all'intero gruppo quello che, prima di diventare amministratore delegato a Trieste, in tre anni ha fatto da country manager per l'Italia: da cinque marchi a uno, da 280 a 80 prodotti, da tre piattaforme tecnologiche a una, da tre reti di agenti a una. Risultato, la produttività è cresciuta del 30 per cento e il risultato operativo del 24. Donnet si è formato in Axa, dove ha lavorato per 22 anni. La scelta di diventare un assicuratore non è stata ovvia. «Padre medico, madre dentista, sorella medico anche lei, io invece ho fatto studi matematici. Avevo l'idea di entrare nel mondo finanziario e la prima cosa alla quale si pensa è la banca. Ma non trovai l'occasione giusta. Mi informai e provai allora con una piccola compagnia di assicurazioni, guidata da un uomo che avevo conosciuto, Claude Bébéar». Era stato un incontro strano: «Bébéar e io avevamo fatto la stessa scuola, l'Ecole Polytechnique, a un paio di decenni di distanza l'uno dall'altro. Ogni anno l'Ecole organizza un ballo per studenti ed ex studenti, e quell'anno, eravamo all'inizio degli '80, il presidente del comitato organizzatore era Bébéar e uno dei rappresentanti degli studenti ero io». Allora Axa era una piccola compagnia e Donnet è cresciuto con essa ricoprendo una catena di incarichi in Francia e all'estero. «La cultura di Axa di 15-20 anni fa, quella che conoscevo io, è molto diversa da quella di oggi e non posso fare confronti. In Generali c'è una storia che pesa, ma negli ultimi tre anni anche qui abbiamo fatto un cambiamento culturale forte trasformandola da federazione di compagnie indipendenti in un gruppo assicurativo. Ora dobbiamo fare un altro salto culturale puntando sulla imprenditorialità dei capi di ciascuna azienda del gruppo». Passare da una federazione di compagnie indipendenti a un gruppo coeso e puntare sull'imprenditorialità dei Ceo sembra una contraddizione. Donnet spiega così che non lo è: «Noi abbiamo una strategia precisa e l'obiettivo di raggiungere l'eccellenza in tutte le attività che facciamo e in tutti i paesi in cui siamo, ma non mi aspetto che i Ceo si muovano tutti nello stesso modo, così come loro non devono aspettarsi che dal centro gli venga detto come devono fare. Generali non è un gruppo centralizzato, che credo sia un modello sbagliato. Dopo aver lasciato Axa ho fatto l'imprenditore nel private equity e quello è un settore nel quale si lavora con i Ceo, i quali devono portare risultati e non aspettarsi che gli si dica come devono fare. Noi siamo un gruppo buono ma vogliamo diventare eccellente dando potere alle persone. Non credo che altri nel settore stiano seguendo la stessa strada». Donnet nella sua carriera di 22 anni in Axa è stato Ceo per l'Italia e per il Giappone, regional Ceo per Sud Europa, Medio Oriente, America Latina e Asia Pacifico, presidente e Ceo di Axa Re e di Corporate Solutions Axa, sa cosa vuol dire essere Ceo all'interno di un gruppo. «Il punto non è l'autonomia, che non esiste perché tutti dobbiamo rendere conto a qualcuno. I Ceo devono capire la strategia e gli obiettivi e poi devono implementare la prima e perseguire i secondi secondo le caratteristiche dei loro mercati e la posizione dell'azienda che guidano all'interno di quei mercati. Devono fissare le priorità, definire il percorso e condividerlo con il quartier generale». È un

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 100 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

cambiamento culturale profondo. «Penso che i nostri manager lo abbiano capito, d'altra parte io parlo il loro stesso linguaggio, parliamo di cose reali». Il simbolo di questo cambiamento è la Ceo conference, un incontro periodico tra tutti i Ceo del gruppo che Donnet ha fortemente voluto. L'ultima c'è stata la settimana scorsa a Parigi. Donnet non è l'uomo solo al comando, il seduttore degli analisti finanziari, il trascinatore della convention. «Io sono un uomo di squadra, ho bisogno di lavorare in una squadra. Ascolto le persone e mi aspetto che mi dicano quello che pensano anche quando non sono d'accordo con me, e magari mi convinco a cambiare idea. Mi sento un po' come un allenatore, sono stato educato così». Forse il rugby, lo sport che ha praticato e di cui è appassionato, c'entra qualcosa. I punti di forza distintivi di Generali, ripete spesso, sono le reti distributive proprietarie («Si guadagna di più con quello che vendi che con quello che la gente compra») e la competenza professionale. Secondo lui a Trieste di assicurazioni ne sanno di più degli altri. «I risultati sono buoni perché c'è gente che questo business lo conosce molto bene, ha una expertise tecnica molto elevata». E infatti il combined ratio (il rapporto tra i premi incassati e i sinistri pagati più le spese, indice di qualità assicurativa) vicino al 92% è il migliore tra i big del mercato, e il rapporto tra costi sostenuti e premi incassati (indice di efficienza operativa) è il migliore, sempre tra i big nel settore vita e il secondo nel danni. «Questo livello tecnico elevato ci consente di essere un gruppo buono, ma non si può fare tutto con la tecnica, per diventare eccellenti dappertutto e per farlo velocemente ci vuole capacità manageriale. Oggi in un terzo dei paesi nei quali siamo presenti il rapporto tra premi e costi è peggiore rispetto alla media del gruppo e in sei paesi su 10 il rapporto tra costi operativi e risultati operativi è inferiore alla media del gruppo, per portare tutti al livello dei migliori ci vuole capacità manageriale e imprenditorialità». Le parole che Donnet ripete più spesso sono eccellenza e velocità. L'eccellenza, lo ammette, è un'ossessione: «Non è una motivazione forte quella di diventare i migliori di tutti? Che non vuol dire i più grandi, ma i più bravi, i più rispettati, i più redditizi tra gli assicuratori». La velocità invece non è una scelta ma una necessità, figlia dei tempi duri. Usando i numeri di Alberto Minali, direttore generale e finanziario di Generali, la si potrebbe spiegare così: le condizioni negative di mercato - tassi zero e negativi, volatilità, basa crescita economica e quant'altro - si mangeranno di qui alla fine del 2018 il 7% dei risultati operativi del gruppo. Per mantenere gli impegni presi un anno fa, ovvero distribuire 5 miliardi di dividendi nei quattro esercizi tra il 2015 e il 2018, tutti provenienti dai risultati operativi e non da cessioni o operazioni finanziarie, quel sette per cento che le condizioni negative di mercato si mangiano deve essere compensato da altro: da un'accelerazione della qualità tecnica in tutti i mercati (portare tutti al livello dell'Italia) che vale da sola un incremento dell'8% del risultato operativo, dal miglioramento della gestione nei mercati maturi con annesso taglio dei costi (200 milioni netti in meno nei mercati maturi entro il 2019) che vale un altro 2 per cento, dalla crescita del business, che vale un altro due per cento. Se tutto sarà fatto bene e in fretta l'effetto negativo delle condizioni di mercato sarà più che compensato e i risultati operativi cresceranno del 5%. Se poi le condizioni esterne dovessero migliorare sarà panna sulla torta. I numeri indicati da Minali sono la sintesi conclusiva, quello che c'è dietro è molto cacciavite, molta ingegneria, un gran lavoro sulla riduzione della redditività delle polizze vita garantite, sul ribilanciamento del portafoglio verso una struttura che consumi meno capitale, sulla riduzione del turnover dei clienti, sulla digitalizzazione e semplificazione dei processi, sulla personalizzazione dei prodotti, sull'uso dei Big data e data analytics e dell'intelligenza artificiale (che è già all'opera: un software robotico ha analizzato in 45 minuti 46 mila pagamenti e ha trovato esborsi errati per 14 mila euro e fatture dei fornitori superiori al dovuto per 250 mila euro) e via elencando. Un'altra Generali rispetto a quella che abbiamo conosciuto, con un'altra pelle ma soprattutto con un motore diverso dentro. Quando tutto questo sforzo si trasferirà sul valore del titolo, che da settembre è uscito anche dall'Eurostoxx50, non è dato sapere. E rispetto a questa questione emerge l'altra faccia di Donnet, "l'uomo che ama far crescere gli alberi", quella della pazienza. La storia degli alberi è questa: «Amo molto la natura e non so per quale ragione in particolare i boschi. Anni fa ne comprai uno che dopo qualche anno ho rivenduto con una bella plusvalenza, successivamente ne ho comprato un altro

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 101 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

molto più grande, una vera foresta di mille ettari a Sancerre, in società con i miei figli e con Jean Pierre Mustier (ora Ceo di Unicredit, ndr )». La foresta produce rovere per le botti e le barrique per gli Chateau bordolesi e borgognoni. «La foresta mi dà grandi soddisfazioni economiche, esistenziali e anche culturali. Far crescere gli alberi è una attività bellissima». E che richiede pazienza, viene da aggiungere. «L'andamento del titolo Generali è quello che è, non è una fonte di ansia. Probabilmente sconta la percezione di una rischiosità del paese Italia, fattore che non dipende noi. Quello che dipende da noi è rendere più forte, competitiva e redditizia la compagnia nel medio termine, ed è quello che stiamo facendo». E gli azionisti? «Abbiamo azionisti pazienti, che sanno che stiamo facendo la cosa giusta». Un miliardo e 300 milioni di dividendi per ciascuno dei prossimi tre anni li aiuteranno a sopportare l'attesa. S.DI MEO IL CASO "La priorità oggi è Mps" Generali convertirà i 400 milioni di obbligazioni Mps che ha in portafoglio in azioni della banca. La decisione la prenderà il consiglio quando Siena varerà la convertibilità per gli istituzionali e indicherà le condizioni, ma l'orientamento è chiaro. La compagnia non investirà invece in Atlante 2. "La priorità per noi oggi è Mps - ha detto l'amministratore delegato Philippe Donnet - nell'interesse di tutti gli stakeholders. La conversione delle nostre obbligazioni in questo contesto ha molto valore". Foto: A fianco, l'amministratore delegato del Gruppo Generali, Philippe Donnet insieme al presidente Gabriele Galateri di Genola (a destra)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 102 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Fed, Bce e Bank of England l'assedio ai banchieri centrali LE PRESSIONI POLITICHE METTONO A RISCHIO L'INDIPENDENZA DELLA YELLEN SCOMUNICATA DA TRUMP, DI DRAGHI ACCUSATO DAI TEDESCHI, DI CARNEY CHE È PREOCCUPATO PER LA BREXIT Ferdinando Giugliano

La crisi finanziaria e la successiva grande recessione hanno travolto governi e provocato ribaltoni ai vertici di molte istituzioni finanziarie. Per i banchieri centrali, invece, gli ultimi otto anni sono stati segnati da un aumento dei poteri e delle responsabilità senza precedenti. Mohamed El-Erian di Allianz le ha definite nel suo best seller, "The Only Game in Town", l'unica cosa che davvero conta nel mondo dei mercati. segue a pagina 2 segue dalla prima La rapida ascesa dei guardiani della politica monetaria rischia però di essere giunta al termine: dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, e in misura minore nella zona euro, le forze politiche anti-sistema, insieme ad alcune porzioni dell'establishment, hanno messo nel mirino i banchieri centrali. Il pericolo è la fine del paradigma dell'indipendenza, che caratterizza le istituzioni monetarie dei Paesi ricchi da un quarto di secolo a oggi. «L'indipendenza delle banche centrali sembrava un fatto assodato», dice Gregory Claeys, un economista del think tank Bruegel. «La novità interessante di questi ultimi tempi è che questo principio si sta rivelando fragile». A partire degli anni '90, sempre più governi hanno deciso di affidare la politica monetaria a dei tecnici indipendenti come strategia per tenere sotto controllo l'inflazione. I politici hanno scelto dunque di "legarsi le mani" per evitare la tentazione di tenere i tassi d'interesse troppo bassi e stimolare la crescita anche durante un boom economico. Il risultato è stato molto positivo: anche grazie alle spinte disinflazionistiche provenienti dalla Cina, il tasso di crescita dei prezzi si è ridotto sensibilmente, portando sempre più Paesi ad adottare questo modello. «In quegli anni, se volevi che la tua politica monetaria fosse considerata moderna, la tua banca centrale doveva essere indipendente», dice Donato Masciandaro, direttore del dipartimento di economia dell'Università Bocconi di Milano. Per Masciandaro, un motivo per cui i politici hanno acconsentito a questa perdita di potere è stata la relativa oscurità della materia, e i suoi effetti distributivi limitati. Alzare o abbassare i tassi di interesse crea vincitori e vinti, ma in maniera meno evidente rispetto, per esempio, a aumentare un'aliquota fiscale o tagliare un sussidio. A partire dalla crisi del 2008, i poteri dei banchieri centrali si sono poi espansi a dismisura. La politica monetaria ha abbracciato nuovi strumenti non convenzionali, come gli acquisti diretti di titoli attraverso i programmi di quantitative easing . La Banca Centrale Europea e la Banca d'Inghilterra hanno ottenuto nuove funzioni in merito alla vigilanza bancaria, che le portano a imporre agli istituti determinati requisiti patrimoniali, senza i quali possono rischiare la chiusura. Insieme ai nuovi poteri sono arrivate però le critiche. Il caso più eclatante è quello degli Stati Uniti, dove già durante la presidenza di Barack Obama una fronda del Partito Repubblicano si è organizzata intorno al movimento "Audit the Fed", che chiede maggiore scrutinio da parte del Congresso sulle azioni della US Federal Reserve. Alcune di queste battaglie hanno trovato una sponda anche a sinistra: Elizabeth Warren, la senatrice Democratica paladina dell'area più liberal del partito, si è spesa per limitare il potere da parte della banca centrale di prestare soldi alle banche in difficoltà, ottenendo che circa un anno fa la stessa Fed adottasse un regolamento più stringente. La vera minaccia all'indipendenza della Fed è arrivata però con l'elezione di Donald Trump. Durante la campagna elettorale, il tycoon ha attaccato la presidente Janet Yellen, accusandola di tenere i tassi bassi per favorire la crescita negli ultimi mesi dell'amministrazione Obama. In verità, le esternazioni di Trump sono state tutto tranne che coerenti. Il magnate ha detto di essere molto favorevole ai tassi bassi, prima di cambiare idea, adottando una linea più vicina a quella del suo partito. Meno ballerina è stata invece la sua visione a favore di una deregolamentazione dei servizi finanziari, su cui però la risposta di Yellen non si è fatta attendere: «il nostro sistema finanziario è più stabile grazie alla riforma Dodd-Frank», ha detto dieci giorni fa in un'audizione, difendendo il corpus di misure adottate a fatica dal Congresso

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 103 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

durante l'amministrazione Obama per limitare la rischiosità delle banche. Roger Lowenstein, autore del libro America's Bank, è convinto che Trump sostituirà Yellen alla fine del suo mandato, a inizio 2018, ma non dovrebbe cambiare la legge che governa l'indipendenza della banca centrale, il cosiddetto "Federal Reserve Act". «La riforma della Fed non è tra le sue priorità, che sono invece controllare l'immigrazione, tagliare le tasse e tornare indietro sulla riforma sanitaria di Obama», dice Lowenstein. «Penso che Yellen non verrà confermata, ma questo non dovrebbe colpire l'indipendenza». L'altro Paese dove la banca centrale è finita sotto attacco è la Gran Bretagna. Prima del referendum del 23 giugno, Mark Carney, il governatore canadese aveva messo in guardia i cittadini circa il possibile danno economico di un'uscita dall'Unione Europea. All'inizio di agosto, poco dopo il voto per Brexit, insieme al Monetary Policy Committee, Carney ha deciso di tagliare i tassi e far ripartire gli acquisti di titoli di Stato. La reazione dei Brexiteers , come l'ex ministro dell'istruzione Michael Gove, è stata furiosa: Carney è stato accusato di essere di parte, e le sue previsioni sono state ritenute inattendibili alla luce della relativa tenuta dell'economia britannica. Nonostante questi attacchi, Carney ha deciso di prolungare la sua permanenza a Threadneedle Street fino al 2019, ma la convivenza con il premier Theresa May si preannuncia difficile. Davanti a questi episodi, la vita di Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea appare meno complicata. Draghi è stato fino ad ora molto abile a rispondere alle bordate arrivate da parti dell'establishment tedesco a proposito della politica monetaria espansiva di Francoforte. Alcuni incauti commenti del ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble, che aveva accusato la Bce di favorire l'ascesa dell'ultra-destra tedesca, sono stati rispediti al mittente da parte del presidente della Bce durante una conferenza stampa ad aprile, spingendo il cancelliere Angela Merkel a schierarsi a favore dell'indipendenza della banca centrale. Tuttavia, la battaglia più difficile per Draghi deve ancora cominciare: l'inflazione nella zona euro sta risalendo, portando molti in Germania a chiedere di concludere l'esperienza dei tassi negativi, che stanno danneggiando molti fondi pensione. Per quanto riguarda le banche, poi, la Bce sta finendo sempre più sotto accusa da parte del mondo politico e bancario italiano, che la criticano per essere troppo dura nei confronti dei nostri istituti di credito. Cionostante, gli esperti sono convinti che l'assetto istituzionale che protegge l'indipendenza della Bce sia più forte rispetto a quello delle altre banche centrali. «E' praticamente impossibile modificare l'indipendenza della Bce, poichè bisogna cambiare i trattati». dice Claeys. «Negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, invece, basta cambiare una legge ordinaria. Per anni ho pensato che l'indipendenza della Bce fosse eccessiva, ma quando qualcosa va storto e politici populisti salgono al potere, allora questo tipo di indipendenza può tornare molto utile». CSC, THOMSON REUTERSIL CALENDARIO Dicembre di fuoco tutti i board riuniti ma niente "virate" Per quante ingerenze politiche siano nell'aria, almeno per il brevissimo termine nulla cambierà nelle politiche delle banche centrali. Il calendario è fitto. L'8 dicembre il board della Bce con ogni probabilità comunicherà che si va avanti con il Qe, e forse lo allungherà ancora oltre marzo. Il 13-14 è la volta della Fed, che andrà avanti con il suo prudentissimo aumento dei tassi con la prima misura in tal senso da dieci anni. Il giorno dopo, il 15, sarà il board della Bank of England a riunirsi: realisticamente annuncerà la prosecuzione di una politica di tassi moderatamente bassi quale cuscinetto in questa fase di incertezza "pre e post Brexit". E in Giappone si continuerà con il Qe "ad oltranza" annunciato il 21 settembre. Foto: Da sinistra, Mark Carney , Janet Yellen e Mario Draghi all'ultimo G7 Foto: JANET YELLEN Al vertice della Fed dal 3 febbraio 2014, ha gestito il delicato processo di uscita dal Qe MARIO DRAGHI Al timone della Bce dal novembre 2011, ha avviato una fase di espansione monetaria Il premier britannico Theresa May (1) e la senatrice americana progressista Elizabeth Warren (2) Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble (1) e il premier giapponese Shinzo Abe (2) Foto: MARK CARNEY Governatore della Bank of England dal 2013, è preoccupato per i rischi della Brexit 2 Il presidente eletto americano Donald Trump (1) e il presidente cinese Xi Jinping (2). A destra Allen Sinai ,

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 104 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

uno dei più prestigiosi economisti americani

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 105 28/11/2016 diffusione:154324 Pag. 25 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato TUTTO SOLDI La rivincita del mattone, con box e bilocali rendimenti sopra il 4% Gli esperti: meglio puntare sulle case vicino a Università, aziende e uffici SANDRA RICCIO

Il me rc ato immobilia re sembra voler rialzare la testa. I dati sul settore sono ancora ambivalenti. Lo riferisce Nomisma che per l'intero 2016 prevede un solido incremento delle transazioni immobiliari (+12 ,3%). Sul fronte dei prezzi, la previsione continua però a indicare un trend di recessione (da -1,1% a -0,6%). Il calo delle quotazioni tuttavia è sempre più lieve e prosegue in questa direzione da tre anni ormai. Intanto, in tempi di Borse traballanti, il mattone torna di nuovo nei radar degli investitori. La liquidità degli italiani sui conti correnti continua a salire anche perché i titoli di Stato e i listini offrono pochi sbocchi. Molti risparmiatori, per dare valore al patrimonio, tornano a guardare all'immobile da reddito. Permette, oltre alla rivalutazione del capitale, anche di beneficiare di un'entrata mensile con l'affitto (tassazione permettendo). In più protegge da un possibile ritorno dell'inflazione che pare lontano ma comunque a diventare un'ipotesi sempre più concreta. Dove si guadagna di più Il bilocale in affitto arriva a un rendimento del 4,7% lordo annuo. I calcoli li ha fatti Tecnocasa. Le case da reddito non sono tutte uguali però e, soprattutto in questa fase di depressione del mercato immobiliare, è bene fare molta selezione. Il consiglio degli esperti a chi vuole acquistare per mettere a reddito è quello di concentrarsi su città e zone con una domanda vi vace in modo da poter liquidare più facilmente l'investimento. Vale poi la regola di guardare a zone con un'alta continuità di locazione, per esempio le aree universitarie o quelle con una grande densità di aziende e uffici che quindi attirano più loc atari t ras fertisti. Anche i centri delle città d'arte sono particolarmente interessanti con ritorni che, grazie agli affitti a breve, superano il 5%. Cosa accadrà nel caso di un rialzo dei tassi d'inte ress e? Anche questa ipotesi è ancora remota ma dopo l'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca si inizia di nuovo a ragionare su un possibile incremento del costo del denaro. I rischi per l'immobiliare non mancano. I mutui, che stanno sostenendo la domanda, potrebbero vedere una frenata e quindi appesantire di nuovo il settore delle case. «Una salita dei tassi d'interesse non creerebbe nel medio periodo grandi scompensi al mercato, potrebbe invece calare il rendimento nel caso che i prezzi di vendita si mettano a correre più dei canoni di locazione - af ferma Alessandro Ghisolfi, Responsabile del Centro Studi di Casa.it -. Ma questa al momento è un'ipotesi piuttosto lontana». Il box auto conviene Anche il posto auto torna di nuovo di moda e il ritorno che offre è decisamente più alto di quello da bilocale. «I rendimenti annui lordi dei box sono mediamente più elevati di quelli degli appartamenti - spiega Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Tecnocasa -. Nelle grandi città siamo intorno a 5,9%». Il box può quindi essere un'alternativa al bilocale, in più è più facile da gestire oltre che meno costoso. Anche in questo caso vanno considerate le zone più frequentate ma va valutata con attenzione anche la presenza di parcheggi nell'area e la possibile costruzione di nuovi posti auto e box nel quartiere. «L'effetto della realizzazione di nuovi box sarebbe un'ulteriore riduzione dei canoni di locazione - spiega Fabiana Megliola -. Va tenuto poi in considerazione il fatto che in questi ultimi anni di difficoltà di mercato immobiliare, una delle prime rinunce dei potenziali inquilini e acquirenti è proprio il garage, al fine di tagliare le spese». Un aspetto da considerare quando si investe sul mattone, che sia un appartamento o un box, è la rivalutazione degli immobili nel tempo. L'analisi effettuata dall'Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, che parte dal 2001, vede nelle grandi città una maggiore rivalutazione delle abitazioni rispetto ai box: 7,9% contro il 4,8%. I numeri del mattone Variazione % delle domande Ottobre '16 Gennaio '16 Campobasso Bologna Milano Roma Napoli Torino Trieste Firenze Perugia Bari Venezia 7,4 6,9 6,4 6,3 5,9 5,9 5,7 5,6 4,8 4,7 4,5 Prezzo medio di vendita (euro/mq) Ottobre 2016 1.700 2.900 3.900 3.650 2.900 2.350 2.100 3.780 1.600 2.450 3.350 Variazione % prezzo medio di vendita Ottobre '16 Gennaio '16 2,6 2,1 0,0 0,9 2,1 0,0 2,1 -0,5 0,3 - 0,8 -3,5 Aosta Palermo Cagliari Genova L'Aquila Ancona Catanzaro Trento Potenza Totale Variazione %

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 106 28/11/2016 diffusione:154324 Pag. 25 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

delle domande Ottobre '16 Gennaio '16 4,4 4,2 3,9 3,5 3,4 3,3 2,4 2,4 1,9 4,7 Prezzo medio di vendita (euro/mq) Ottobre 2016 2.500 1.900 2.400 2.750 1.700 2.300 1.300 2.800 1.600 Variazione % prezzo medio di vendita Ottobre '16 Gennaio '16 -0,5 -0,8 -2,8 -2,6 -1,2 -0,5 0,6 0,0 -0,9 1.900 -0,7% - LA STAMPA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 107 28/11/2016 diffusione:154324 Pag. 28 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MODA TUTTO SOLDI "Ristrutturiamo Diesel e faremo acquisizioni" Rosso: "Abbiamo tagliato tanta distribuzione non più utile alla strategia Il referendum? Il No è una coalizione anti Renzi. La Borsa? Ci arriveremo" FRANCESCO SPINI

Il nuovo lusso? «È il cibo». L'Italia non cresce? «Perché manca positività». Il referendum? «Voterò sì, gli altri sono solo contro Renzi». Quanto al suo gruppo, pensa alla Borsa. «Ci arriveremo di certo, ma non è il momento». Renzo Rosso è seduto in uno dei due salotti del suo studio, due piani di quadri, colori, cimeli, fotografie, ritagli. Siamo a Breganze, provincia di Vicenza. La sede di Diesel e di Otb («Only the brave», solo i coraggiosi), l'impero creato da Rosso nel lontano 1978, è un capolavoro di architettura. Ma il momento non è dei più facili. «Il 2016 è un anno molto duro per noi - dice il patron - perché stiamo ristrutturando completamente Diesel. I nostri non saranno numeri belli. Altri marchi del gruppo vanno invece molto ben e, penso a Marni, M a i s o n M a r g i e l a , V i k tor&Rolf». Renzo Rosso, cosa succede in Diesel? «E' un caso particolare perché ha 38 anni di storia. È l'azienda che ci ha permesso di realizzare tutti gli investimenti che abbiamo fatto, un'azienda fantastica, che stiamo portando verso l'alto di gamma. Per questo abbiamo tagliato tanta distribuzione che non era più in linea con quello che vogliamo essere in futuro». Vuole creare i jeans di lusso? «Parlerei di un alto di gamma moderno. Non è il lusso-lusso, talvolta arrogante e con un pubblico troppo anziano. La nostra è un'alternativa al lusso, per giovani». Non è un momento facile per l'alto di gamma. «E' il momento peggiore per il mondo dell'abbigliamento, perché il consumatore sta cambiando e sta girando il suo budget di acquisto anche in altre direzioni: pensa molto di più a se stesso, l'alimentazione diventa sempre più importante, sarà il vero lusso del futuro. Si pensa molto di più alla forma fisica, allo star bene, ai viaggi. Una parte di questo budget viene sottratto alla moda. Per il nostro settore la sfida è più difficile». Eppure continuate lo shopping. «Abbiamo acquisito il marchio di Paula Cademartori, del cui prodotto mi sono innamorato, lo vedo bene nel futuro di Otb: è gioioso, crea simpatia». Qual è l'obiettivo? «Vo gliamo mette re insieme sempre più brand e aziende che abbiano una visione strategica moderna, che possano incontrare l'interesse del consumatore del futuro. Più cresciamo, più diventa quasi automatico, per fare sinergia, procedere con altre acquisizioni». E la Borsa? «Ci arriveremo un giorno, di sicuro. Oggi però è meglio non essere quotati. In questo modo il management può impegnare tutto il suo tempo per gestire l'azienda, imprimere la crescita. Diesel, dicevo, è in una fase di ristrutturazione: se tagli la distribuzione più "bassa", e sei quotato, il mercato non te la fa passare liscia. La Borsa arriverà, ma nei prossimi anni, anche perché non so ancora per quanto sarò io a gestire tutto. Lo vorrei fare per trasparenza, per il management, per i miei figli». Come diversifica i suoi investimenti? «Da tre anni in particolare nell'alimentare biologico, con NaturaSì. Ho sempre curato la parte esterna del corpo, oggi vorrei pensare all'interna, al mangiare bene, che vuol dire curare il proprio fisico. È un'attività che può creare tanti posti di lavoro , ripagando di più anche chi lavora la terra». Cosa chiederebbe al governo? «La burocrazia mi fa impazzire. Per fare qualsiasi cosa non sai mai con chi parlare, ognuno ha il potere di bloccare qualsiasi cosa. E poi, con più trasparenza, va eliminata la corruzione». E al referendum cosa farà? «Voterò sì. In realtà per il "no" c'è una coalizione che non ha nulla a che vedere col contenuto di quello che andiamo a votare, ma è solo contro una persona, il primo ministro». Come vede l'America di Trump? «Hillary Clinton ha perso perché non è stata sufficientemente innovativa, non ha parlato abbastanza ai giovani sui loro p ro b l e m i . Ve d o p e r ò c h e Trump sta già mitigando i toni usati in campagna elettorale». Ha rimpianti? «Una cosa mi è dispiaciuta: una decina di anni fa stavo per andare nello spazio con la Soyuz , dovevo stare via 12 giorni. I miei manager mi hanno bloccato. Peccato: mi ero organizzato perfettamente. Ma servivano 6 mesi di allenamento in Russia, troppi, e avevano un po' di paura per me». Perché l'Italia non riparte? «Perché manca la voglia di crederci, c'è troppo attaccamento alle poltrone e al

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 108 28/11/2016 diffusione:154324 Pag. 28 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

potere. Pensiamo al turismo: abbiamo il 70% dei beni culturali al mondo e non sappiamo sfruttarli». Un imprenditore cosa può fare? «Restituire nel sociale parte di quello che ri ceve. Con Otb Foundation abbiamo appena donato robot che operano la prostata, che faranno diventare quello di Bassano un ospedale di eccellenza. A volte basta poco. Con 200 mila euro abbiamo finanziato un programma che addestra topi che disinnescano mine: abbiamo reso ai contadini 48 mila ettari di terra tra Tanzania, Mozambico e Angola». c 38 anni di storia 74 milioni Il gruppo Diesel è stato fondato dall'imprenditore Renzo Rosso nel 1978 È il valore dell'Ebitda, cioè del margine operativo lordo del gruppo Diesel milioni di euro L'azienda in cifre 1,59 3,5 1978 7.500 2002 5 80 52 95 Data di fondazione Diesel Otb Fatturato miliardi di euro Risultato netto milioni È il valore della posizione finanziaria netta riportata dal gruppo Diesel nel 2015 per cento È il valore dell'export di Otb (Only the brave), il gruppo che ha Diesel, tra i marchi più noti Dipendenti Marchi del gruppo Diesel Viktor&Rolf Maison Margiela Marni e Paula Cademartori Presenza nel mondo paesi - LA STAMPA IL RIMPIANTO Una decina di anni fa stavo per andare nello spazio con la Soyuz , dovevo stare via 12 giorni. I miei manager mi hanno bloccato. Peccato mi ero organizzato bene. L'ITALIA NON RIPARTE Manca la voglia di crederci, c'è troppo attaccamento alle poltrone e al potere. Pensiamo al turismo: abbiamo il 70% dei beni culturali al mondo e non sappiamo sfruttarli Foto: A Vicenza Foto: Nel paesino di Breganze c'è la sede di Diesel e di Otb («Only the brave», solo i coraggiosi). Il gruppo può contare su 7500 dipendenti e un fatturato di 1,6 miliardi di euro. Il settore dell'export è molto forte e il gruppo è presente in 80 Paesi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 109 27/11/2016 diffusione:154324 Pag. 24 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

IPOTESI DI INTESA DOPO 13 MESI DI TRATTATIVE. ORA TOCCA A CONFINDUSTRIA E PARTI SOCIALI SCRIVERE LE NUOVE REGOLE Metalmeccanici, 92 euro di aumento Siglato il nuovo contratto. Addio al vecchio meccanismo dell'inflazione programmata PAOLO BARONI ROMA

Dopo 13 mesi di confronto, 20 ore di sciopero e centinaia di assemblee nelle fabbriche ieri imprese e sindacati dei metalmeccanici hanno firmato il nuovo contratto nazionale di categoria. Accordo storico, perché per la prima volta si introduce un nuovo meccanismo di recupero dell'inflazione, che d'ora in avanti avverrà solo ex post, e perché dopo due rinnovi separati la Fiom torna a siglare un contratto assieme a Fim e Uilm. E' la svolta che Confindustria ed i sindacati confederali (col governo a fare da terzo incomodo) aspettavano aspettavano da tempo prima di avviare una trattativa altrettanto impegnativa come quella che porterà riscrivere le regole sui contratti. Per questo Matteo Renzi ha definito l'intesa raggiunta ieri tra Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm, «un bel passo avanti». Mentre il ministro del Lavoro Poletti parla di «importanti e positive novità» e «di un bel segnale per l'industria manifatturiera che continua a rappresentare un asse di sviluppo centrale per il futuro del Paese». Aumenti e nuovi diritti Tra i punti principali dell'intesa, che interessa 1,6 milioni di lavoratori e che sarà sottoposta a referendum tra il 19 ed il 21 dicembre, c'è un aumento medio per ogni lavoratore di 92 euro al mese tra aumento salariale legato al recupero dell'inflazione (51,7 euro) e contributi vari (previdenza, sanità, welfare e formazione). A questo si aggiungono poi 80 euro di una tantum (a marzo 2017) ed un pacchetto di aumenti defiscalizzati attraverso strumenti di welfare (450 euro in 3 anni). Vengono poi potenziate sia l'assistenza sanitaria integrativa che la previdenza integrativa, col contributo a carico della aziende che sale dall'1,6 al 2%. Parte in via sperimentale un nuovo sistema di inquadramento e viene introdotto il diritto soggettivo alla formazione per tutti (24 ore di corsi in azienda e 300 euro) che servirà soprattutto a recuperare il gap nel campo delle competenze digitali. Forte balzo in avanti anche sul fronte della partecipazione con la diffusione della contrattazione di secondo livello che attiverà lo scambio salari/produttività e con l'introduzione in tutte le grandi aziende di un «Comitato consultivo di partecipazione», mentre nell'ambito della salute e della sicurezza viene rafforzato il ruolo dei rappresentanti dei lavoratori (Rls). Imprese soddisfatte Per il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi il nuovo contratto «segna una svolta e può essere considerato un benchmark di riferimento per tutta l'industria del Paese. Assieme al sindacato abbiamo compiuto un primo importantissimo passo verso un vero e proprio rinnovamento contrattuale: questo è l'inizio della via italiana alla partecipazione». La Fim Cisl pa rla di « acco rdo stori co», Maurizio Landini (Fiom-Cgil) di contratto «pulito e senza scambi, che garantisce a tutti i metalmeccanici nuovi diritti». E come Susanna Camusso saluta la ritrovata unità tra i sindacati che «porta risultati ai lavoratori». Il presidente dell'Amma, l'associazione della aziende meccaniche e meccatroniche torinesi, Giorgio Marsiaj, definisce l'accordo di ieri «un buon punto di partenza per iniziare nuove relazioni industriali e superare vecchi schemi» e quindi plaude «a Federmeccanica, per aver saputo innovare, e al sindacato, per essere stato artefice di cambiamento, strada su cui ora occorre continuare per far fronte agli scenari globali e creare nuova occupazione». E adesso le nuove regole La palla ora passa a Confindustria e ai sindacati confederali che si sono dati appuntamento per il 7 dicembre per aprire il dossier sulla riforma del modello contrattuale. «L'accordo dei metalmeccanici sicuramente aiuterà» conferma il presidente degli industriali Vincenzo Boccia che punta a defini re un «Patto della fabbrica». A Furlan (Cisl) e Barbagallo (Uil) preme però anche un'altra partita, quella della Pa. «Adesso tocca subito al pubblico impiego», dichiarano all'unisono. Ma questa è tutta un'altra partita. c I punti chiave Aumenti e inflazione A regime l'aumento medio mensile è di 92,67 euro tra parte salariale, welfare e formazione. L'inflazione viene recuperata ex post, gli aumenti scattano a giugno anziché a

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 110 27/11/2016 diffusione:154324 Pag. 24 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

gennaio Assistenza sanitaria Potenziata l'assistenza sanitaria integrativa di Metasalute con 156 euro/anno versati dalle imprese. Assistenza riconosciuta a tutti i lavoratori ed ai loro familiari a carico Welfare aziendale Previsti «Flexible benefits» pari a 100 euro nel 2017, 150 nel 2018 e 200 nel 2019. Soldi netti da spendere come «carrello della spesa»: buoni carburante, spese scolastiche, beni e servizi vari Formazione Viene introdotto il diritto soggettivo alla formazione: 24 ore pro capite di corsi realizzati all'interno delle aziende in 3 anni. In alternativa un contributo di 300 euro per corsi esterni Foto: REPORTERS Foto: Una manifestazione dei metalmeccanici

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 111 27/11/2016 diffusione:154324 Pag. 24 tiratura:222715 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Intervista "Accordo storico, con la Fiom abbiamo ritrovato l'unità sindacale" Bentivogli (Fim): la nostra intesa un esempio per il Paese [P.BAR.]

ROMA E'vero che c'era la necessità di recuperare un terreno di affidabilità e di rapporti anche personali ma quando stanotte Landini mi ha chiamato Laura, col nome della moglie, ho capito che eravamo andati un poco oltre. E a quel punto gli ho detto: "Maurizio, fermiamoci qui"». Il segretario della Fim Marco Bentivogli reduce da 4 giorni di trattative no stop adesso scherza, ma uno dei risultati importanti che ha portato a casa è anche la ritrovata unità sindacale. «Quello dei metalmeccanici è un contratto storico - spiega - un esempio per tutto il Paese. E' stata una vertenza durissima, che ci ha fatto toccare con mano l'autenticità della crisi delle relazioni industriali e ci ha fatto comprendere da una parte e dall'altra che non si può più vivere di proroghe e accordicchi». Come ne siete usciti? «Con un accordo davvero nuovo, che difende i due livelli contrattuali e modifica la struttura del contratto. Non vogliamo insegnare niente a nessuno ma sono certo che questa intesa segna un prima ed un dopo quantomeno per i metalmeccanici: d'ora in poi sia contratti nazionali e contratti aziendali si faranno in modo diverso». E con la Fiom come è andata? «Per me questo è un altro risultato importante se si considera che dal punto di vista dei rapporti tra metalmeccanici i due che se le davano di più eravamo io e Landini e prima ancora Rinaldini e Farina. Come abbiamo costruito le soluzioni? Facendo leva sul rapporto personale come facevano i nostri predecessori di tanti tanti anni fa. La cosa più forte credo sia stato ricostruire un terreno unitario, non andando all'indietro come si fa spesso per costruire le piattaforme, ma guardando avanti». Sicuro di esserci riuscito? «Certamente. Alla fine i nostri sforzi hanno prodotto un accordo che non solo cambia la struttura contrattuale ma introduce un nuovo meccanismo di calcolo degli aumenti. E poi, con Metasalute, si costruisce il più grande fondo sanitario integrativo di natura negoziale probabilmente d'Europa, si rafforza la previdenza complementare e si punta su altri pezzi di welfare innovativo. Ma soprattutto viene introdotto diritto soggettivo alla formazione per tutti che ci consentirà veramente di preparare la vigilia della quarta rivoluzione industriale. Lo ripeto: è davvero un contratto storico». Un esempio per tutto il Paese, soprattutto se si guarda alle risse della campagna referendaria... «Di fronte ad una vertenza così dura non serve autocertificare le proprie capacità ma occorre dimostrare di saper fare delle cose anche con le persone che sono più distanti da noi. E questo è quello che manca in questo Paese, dove si esaltano solo i contrasti e le cose che dividono». Foto: A sinistra Marco Bentivogli (Fim) con Maurizio Landini (Fiom)

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 112

SCENARIO PMI

14 articoli 26/11/2016 diffusione:238671 Pag. 1 Ed. Milano tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Patto per la Lombardia Accordo Renzi-Maroni. Sbloccato il maxi finanziamento per il trasloco della Statale nel sito di Rho Il governo evita il crac Pedemontana Fondo di garanzia da quasi 3 miliardi. M5S all'attacco: aiuto di Stato, pronti ad azioni legali Senesi

Due mesi dopo il Patto per Milano, ecco quello per la Lombardia. Quasi 11 miliardi di euro, 2,7 dei quali destinati a salvare, come fondo di garanzia, la società autostradale Pedemontana. Soddisfatto il governatore Maroni che ha ottenuto più di quanto richiesto a Roma. Attacca però il M5S: «L'aiuto a Pedemontana è scandaloso. Porteremo la questione davanti alla Corte dei conti». alle pagine 2 e 3 Due mesi dopo il Patto per Milano, ecco quello per la Lombardia. Quasi undici miliardi di euro, addirittura qualcosa in più rispetto a quanto chiesto da Roberto Maroni a Matteo Renzi. A pochi giorni dal referendum il premier-segretario del Pd e il governatore leghista, divisi politicamente su tutto, suggellano l'intesa che dovrà far piovere soldi freschi su strade, autostrade, bonifiche ambientali e il campus universitario post- Expo. «Come si dice a casa nostra: Quand l'è ura, porta a ca' », spiega Maroni giustificando la fretta dimostrata nell'arrivare alla firma dell'intesa. Traduce per lui Renzi: «Appena Roberto ha sentito parlare di governo tecnico ha accelerato e firmato subito». Si trattava insomma di portare a casa i soldi prima del 4 dicembre, prima cioè che dalle urne del referendum possano uscire scenari politici imprevedibili. Da precisare subito: la cifra di 10,7 miliardi indica in realtà il valore complessivo delle opere finanziate. I soldi che effettivamente arriveranno dal governo superano di poco i 700 milioni di euro. E con lo stesso criterio va letta la cifra monstre che il Patto per la Lombardia sembra destinare a Pedemontana, un buco nero di 87 chilometri che inghiotte da anni risorse senza produrre reddito. L'accordo firmato da Maroni e Renzi prevede 2,7 miliardi di euro per completare l'autostrada che collegherà il Varesotto alla Bergamasca. In pratica Pedemontana vale da sola un quarto dell'intero Patto. Non si tratta ovviamente di soldi che il governo destinerà a un'opera la cui realizzazione è sulla carta in project financing (e cioè a carico dei privati). Piuttosto, come ha lasciato intendere il sottosegretario di Palazzo Chigi Claudio De Vincenti, quei soldi andranno a costituire una sorta di fondo di garanzia per mettere al sicuro i conti della società, ancora troppo esposti sul fronte creditizio. Sul punto però il Movimento Cinque Stelle minaccia persino azioni legali. «Pedemontana doveva pagarsi coi soldi dei privati e invece la stanno pagando i cittadini tra defiscalizzazioni, garanzie e supporto finanziario. Quei soldi servirebbero a mettere in sicurezza il nostro territorio dal dissesto idrogeologico, aiutare le piccole medie imprese e dare un vero reddito di cittadinanza per far ripartire l'economia. Se Renzi e Maroni daranno un altro euro a Pedemontana, li portiamo davanti alla Corte dei conti e alla Commissione Europea», attaccano i consiglieri regionali grillini Iolanda Nanni e Stefano Buffagni. In prima fila, nella sala Biagi di Palazzo Lombardia, c'è anche Beppe Sala. Il sindaco, uno dei protagonisti occulti dell'intesa sancita tra Maroni e Renzi, può dirsi anche lui legittimamente soddisfatto: il Patto regionale contiene i 380 milioni di euro necessari a mettere in agenda la realizzazione del campus della Statale sull'area di Rho-Pero. Non solo: Comune e Regione condivideranno i 110 milioni di euro messi sul piatto alla voce «politiche abitative», soldi la cui destinazione sarà decisa d'intesa col Comune capoluogo. Insomma un'intesa tripartita, che per una volta mette tutti d'accordo. Governo, Regione, Comune. Si firma con la penna verde, ma non è un rimando leghista. «Concretezza lombarda», esulta Maroni. Che al premier, a proposito di riforme istituzionali, manda a dire che la vera svolta sarebbe quella affidata ai costi standard: «Se tutta l'Italia fosse come la Lombardia, lo Stato risparmierebbe 25 miliardi di euro all'anno». Il premier raccoglie l'assist in chiave referendaria e rilancia: «I costi standard sono previsti nella riforma costituzionale. In ogni caso, comunque andrà questa discussione, voi avete una grande responsabilità.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 114 26/11/2016 diffusione:238671 Pag. 1 Ed. Milano tiratura:333841 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'Italia è ancora un Paese diviso in due, il Nord che si rilancia e parti del Mezzogiorno che invece faticano. Se la Lombardia, e Milano in pr imis , saprà prendere il Paese per mano e ci portasse verso il futuro, sarebbe fondamentale per dare speranza ai nostri figli». Carlo Sangalli, a nome di Confcommercio, benedice il clima di rinnovata concordia: «Il Patto rappresenta una reale opportunità per il mondo delle imprese che chiede infrastrutture sempre più efficienti, una burocrazia snella e un fisco ragionevole». Esulta anche il ministro all'Agricoltura Maurizio Martina, bergamasco e tra i possibili candidati del centrosinistra proprio alla sfida con Maroni nel 2018: «Il Patto ci consente un salto di qualità per rilanciare la Lombardia tra le aree più competitive nel contesto europeo e internazionale». Andrea Senesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Numeri e progetti Il Patto per la Lombardia PER IL CAMPUS DELLA STATALE NELLA SEDE EXPO PER POLITICHE ABITATIVE Tra i capitoli di spesa PER PEDEMONTANA 2 miliardi e 741 milioni di euro come Fondo di garanzia 380 milioni di euro 110 milioni di euro d'Arco Bresso Arese Pero Duomo M I L A N O Area Expo 2015 L'IPOTESI DI TRASLOCO LA MAPPA Biblioteche Spazi dipartimentali Padiglione Italia Campo sportivo Servizi per attività scientifica Ufficio amministrazione gestionali Orto botanico Aule didattiche Palestre Aule didattiche Seminari Open Theater Città Studi 10,7 miliardi di euro Cifra comprensiva di finanziamenti statali e investimenti di enti terzi (Regione, Comunità europea) 720 milioni dallo Stato Richieste di extracosti per la tratta B1 (dall'interconnessione con l'A9 Milano-Como a Lomazzo) Pagamento pedaggi Dati in miliardi di euro Da inizio lavori ad agosto 2014 Da agosto 2014 a oggi 1,8 Totale 3,2 1,4 Anno 2015 (nov-dic) Anno 2016 (gen-ago) Ricavi 2.945.804 14.247.677 770.753 non pagati 3.129.770 non pagati 199.054 Importo recuperato 130 milioni dall'Ateneo 130 milioni cofinanziamento da altre istituzioni 120 milioni pubbliche derivanti dalla valorizzazione di Città Studi (Alienazioni Fondo immobiliare) Interventi del Fondo federale immobiliare Rilancio del ruolo dell'Aler Risparmio energetico e risanamento del patrimonio abitativo valore totale Pedaggi non pagati 659.786 Importo oggetto di sollecito 4.661.439 20.118.841 Il quadro finanziario dell'opera Dati in euro di cui Le firme Il premier Matteo Renzi è arrivato a Palazzo Lombardia ieri per siglare col governatore Roberto Maroni il patto che porterà in dote più di 10 miliardi di euro A settembre il premier aveva firmato un patto analogo col Comune di Milano dal valore di 2,5 miliardi Due documenti che - ha spiegato Maroni - si integrano a vicenda e vanno portati avanti insieme Il premier Se la Lombardia prendesse il Paese per mano e lo portasse verso il futuro, sarebbe fondamentale per dare una speranza ai nostri figli Il governatore La Lombardia ha la spesa pubblica per abitante più bassa di tutte le Regioni italiane. Se l'Italia fosse la Lombardia, ci sarebbero risparmi per 25 miliardi Il sindaco Ci sono un po' di cose su cui bisogna lavorare assieme, dalle case popolari a Human Technopole fino alla linea metropolitana Milano-Monza Foto: L'incontro Il prefetto Alessandro Marangoni ( da sinistra ), Matteo Renzi, Beppe Sala e Roberto Maroni

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 115 28/11/2016 Pag. 30 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I dati del Cerved Spiragli di ripresa, il sistema economico sta reagendo Imprese Torna la voglia di mettersi in proprio In netto calo procedure concorsuali, liquidazioni e fallimenti Aperte tante nuove attività. E così il saldo è di nuovo positivo isidoro trovato

La crisi non sarà del tutto alle spalle, ma di sicuro è finita la moria di piccole e medie imprese. Tra il 2008 e il 2014 la crisi ha prodotto un'emorragia di Pmi, con una perdita di 14 mila società, da 150 a 136 mila (-9%). Nel 2015 si è registrata un'inversione di tendenza che ha visto il numero delle aziende tornare a crescere fino a 137 mila, con un incremento di circa 500 imprese (+0,4% sul 2014). Una tendenza che continuerà anche nel 2016. Non si può ignorare che tale risultato è anche l'effetto di un saldo positivo tra Pmi nate e morte e del saldo nullo tra realtà che hanno ridotto la propria scala dimensionale fino a diventare microimprese e società che hanno percorso il sentiero inverso. Segnali positivi Un forte impulso alla crescita delle società di capitali è stato dato dall'introduzione delle srl semplificate, la forma giuridica introdotta nel 2012 come strumento di stimolo dell'imprenditoria: nel 2015 ne sono state costituite 35 mila, il 40% delle società di capitali nate nell'anno. Nella prima metà del 2016 l'aumento è proseguito (+15%), anche se a ritmi inferiori rispetto a quelli del 2015 (+33%). La foto più fedele di questo cambiamento è quella scattata dal Cerved con il suo «Report Pmi». I dati evidenziano un netto calo di chiusure di Pmi: nel 2015, circa 6 mila imprese sono uscite dal mercato a seguito di procedure concorsuali o per liquidazione volontaria, -22% rispetto all'anno precedente; tale tendenza positiva è inoltre proseguita anche nella prima parte del 2016. In particolare, per la prima volta dall'inizio della crisi, nel 2015 sono diminuite le Pmi fallite (-20%), con un calo proseguito anche nei primi sei mesi del 2016 (meno 15%). I miglioramenti sono consistenti anche per quanto riguarda le procedure concorsuali non fallimentari e le liquidazioni volontarie, che con un -21% tornano al di sotto dei livelli pre- crisi. «Il nostro rapporto Pmi 2016 indica che è terminata la fase di selezione, con le aziende più deboli espulse dal mercato ed evidenzia che nel corso del 2015 e nella prima parte del 2016, tutti gli indicatori che monitoriamo mostrano chiari segnali di miglioramento - commenta Marco Nespolo - amministratore delegato di Cerved -. I ricavi sono cresciuti del 3,1%, a tassi tripli rispetto all'anno precedente e circa la metà delle Pmi ha un bilancio che classifichiamo come 'solvibile', in aumento di quasi dieci punti percentuali rispetto all'ultimo anno prima della crisi, il 2007». Previsioni Secondo lo scenario macroeconomico elaborato da Cerved, il Pil si attesterà al più 0,8% nel 2016, per poi accelerare lievemente nel biennio successivo. Una prospettiva che prevede una graduale accelerazione del fatturato e del valore aggiunto delle Pmi, che, secondo le proiezioni economiche, dovrebbero crescere nel prossimo triennio a tassi, rispettivamente, del 4,2% e del 5,1%. «Le Pmi si presentano più solide - conferma Nespolo - ma molta strada deve ancora essere fatta per recuperare i livelli di redditività pre-crisi: nonostante il recupero del Mol, +3,9% nel 2015 e un'accelerazione fino al +6,5% prevista per il 2018, al termine del periodo di previsione l'indice rimarrà inferiore a quello pre-crisi di ben 24 punti percentuali». A livello settoriale la ripresa dovrebbe toccare quasi tutti i settori, perfino quello delle costruzioni, che beneficerà della notevole disponibilità del sistema bancario alla concessione di finanziamenti alle famiglie. Nel quadro previsionale del Cerved, basato sui dati di bilancio incrociati con i trend macroeconomici, emerge un dato preciso: il settore industriale farà da traino per l'intero periodo, favorito da un mercato interno in cui sembra ritornata la propensione al consumo di beni durevoli (e in particolare all'acquisto di auto). Il vantaggio del settore industriale si evidenzierà anche sui mercati esteri favorito dal perdurare della

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 116 28/11/2016 Pag. 30 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

debolezza della moneta unica europea. © RIPRODUZIONE RISERVATA Segnali di guarigione Fonte: Rapporto Cerved PMI 2016 2015 2016 2015 2016 2015 2016 2015 2016 2015 2016 Rischio Vulnerabilità Solvibilità Sicurezza Agricoltura Costruzioni Energia e utility Industria Servizi 9,7% 28,9% 39,7% 21,7% 10,6% 27,4% 39,3% 22,7% 20,7% 40,6% 30,6% 8,7% 19,8% 38,1% 31,2% 9,5% 26,03% 37,2% 28,4% 10,0% 22,4% 37,9% 29,8% 9,9% 25,5% 32,9% 31,7% 9,6,% 23,3% 31,4% 35,7% 10,2% 29,2% 39,6% 21,0% 10,0% 26,7% 39,7% 10,0% 23,6% Foto: Cerved Marco Nespolo, amministratore delegato della società quotata in Piazza Affari

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 117 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato I RISCHI DEL DOPO VOTO Manovra da mettere in sicurezza Giorgio Santilli

La legge di bilancio ha avuto la prima approvazione parlamentare ieri alla Camera e le modifiche apportate, per quanto numerose, sono state di portata marginale rispetto all'impianto del governo. Gli aspetti più importanti e qualificanti della manovra­ il piano «Industria 4.0» per favorire gli investimenti del manifatturiero nella digitalizzazione, il rafforzamento del bonus fiscale peri premi di produttività aziendali, la riduzione dell'Ires, la sterilizzazione della clausola di salvaguardia dell'Iva, il rilancio degli investimenti pubblici­ sono rimasti nella sostanza immutatie questoè certamente positivo. Il sostegno alla crescita degli investimenti privatie pubbliciè il pilastro portante della manovra ed è la scelta di fondo, condivisibile, della politica economica in questa fase di crescita ancora debole. Sono aspetti positivi anche il riferimento a «Casa Italia» per la prevenzione sismicae il ricorso all'extradeficit che la commissione Ue ha messo sotto osservazione. Miglioramenti di questo impianto sono sempre possibili, per esempio con il ripristino integrale del "bonus mobili" che traina un intero settore. Così come non è mancato, nel finale di partita, il solito rito delle micro•norme per distribuire piccoli stanziamenti. Né è mancato il peggioramento di qualche norma già sbagliata in partenza: il riferimento è, in particolare, all'ottava salvaguardia per gli esodati, allargata ad altre tremila unità, con un aggravio di 161 milioni che vanno ad aggiungersi al miliardo e mezzo di costo per il periodo 2017•2025. Non basta giustificare questa misura dicendo che vengono utilizzate risorse già stanziatee non spese per le precedenti salvaguardie. Continua u pagina3 u Continua da pagina1 Si tratta comunque di una maggior spesa sociale che va alla previdenza, in particolare per garantire un'uscita anticipataa categorie specifiche, quando in prospettiva ci sarà bisogno di nuove risorse per garantire spesa sociale destinata agli ammortizzatori socialio alla lotta alla povertà. Tuttavia, possiamo dire che l'assalto alla diligenza non c'è stato o quanto menoè stato contenuto, che il governoe la sua maggioranza hanno tenuto bene al primo passaggio parlamentare, nonostante qualche screzio procedurale sull'applicazione della nuova legge di bilancio, che l'impianto fondamentale della manovra non ha subito colpi gravi. Si può aggiungere­e nonè cosa di poco conto­ che le opposizioni hanno avuto un atteggiamento responsabile. Tutto questo significa anche che la legge di bilancioè stata sottratta in queste settimane allo scontro politico mentre infuria una durissima campagna elettorale sul referendum costituzionale senza esclusione di colpi bassi. C'è da augurarsi che le forze politiche facciano la stessa scelta responsabile nel passaggio al Senato. Tanto più questoè necessario in quanto l'esamea Palazzo Madamaè calendarizzato subito dopo il referendume rischia di pagare l'esito della votazione. In caso di vittoria del sì, la rapida approvazione della legge di bilancio sarebbe una scelta naturale per il governo Renzie si tratterebbe solo di chiudere la porta ad altre tentazioni di allargamento del capitolo socialee pensionistico presente in manovra. Potrebbe esserci qualche ulteriore richiamo da Bruxelles, ma c'è da aspettarsi che quel discorso "correttivo", se necessarioe comunque limitato, possa essere eventualmente ripreso con l'anno nuovo, una volta blindatae portata al traguardo questa manovra. In caso di vittoria del no, lo scenario politico si complicherebbee tanto più sarebbe necessario continuarea tenere fuori la legge di bilancio dallo scontro politico. Per farlo servirebbe una rapidissima approvazione della manovra al Senatoe la sua definitiva messa in sicurezza, primao durante il chiarimento politico, con un accordo il più ampio possibile fra le forze politiche. Una corsia preferenziale che consenta di chiudere subito la partita della manovra. In questo modo si manderebbe un segnale di responsabilità ai mercati, che potrebbero vivere giorni di tensione anche alta,e si eviterebbe il rischio gravissimo di un esercizio provvisorio di bilancio.A un'approvazione rapida della legge di bilancio sarebbe certamente interessato in ogni caso anche il Quirinale. Soprattutto, sarebbe una scelta fatta nell'interesse del Paese e della nostra economia che ha bisogno, comunque, dal 1° gennaio di mettere in pratica tutte quelle misure di stimolo che la legge di bilancio contiene.A partire dagli investimenti chea oggi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 118 26/11/2016 diffusione:105722 Pag. 1 tiratura:156556 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

sono la strada maestra per far ripartire il Pil.E il Pilè di tutti, non di qualche forza politica.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 119 28/11/2016 Pag. 20 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Si sono difese negli anni della grande crisi, adesso tentano l'aggancio Le imprese Il Pil torna a crescere con l'export* LUCA PAGNI

SE FOSSE per la Lombardia, l'Italia se la giocherebbe alla pari con il resto d'Europa. Trainata dalla Milano del dopo Expo, diventata una delle città più attraenti dell'Unione Europea, la Lombardia è la regione che sul fronte delle imprese meglio si è difesa negli anni successivi alla grande crisi cominciata nel 2007. Grazie alla sua capacità di reazione del suo tessuto industriale ha confermato il suo ruolo guida che va ben oltre i confini nazionali: non per nulla già da tempo è entrata di diritto nel ristretto club dei "quattro motori d'Europa", assieme a Catalogna, Baviera e Baden-Wutterberg. Lo confermano tutti gli ultimi indicatori. A cominciare da quelli relativi a Milano e al suo hinterland: secondo uno studio della Camera di Commercio, è tra le aree metropolitane più ricche della Ue, addirittura al quarto posto alle spalle di Londra, Parigi e Madrid. Un primato che si estende poi al resto della Regione. Secondo la società di ricerche Prometeia, il Pil della Lombardia è cresciuto nel 2015 dell'1,1%. Dato confermato anche dalle previsioni per il 2016, che vedono una crescita dell'1%. Tutto questo mentre a livello nazionale le proiezioni più ottimistiche non vanno oltre una crescita dello 0.8%. Il Pil lombardo cresce sulla spinta sia dell'export sia della domanda interna, con ordini alle imprese in aumento rispettivamente del +2,8% e +1%, mentre si consolida l'espansione del settore manifatturiero avviata già nel 2014: dopo Expo è in recupero anche il settore delle costruzioni, con numeri in crescita per la prima volta dal 2007. E ancora. L'indice di produzione industriale è salito dell'1,5% nel 2015, con una crescita del fatturato più che proporzionale (+3,3% contro il +0,7% del 2014). Questo ha portato come conseguenza anche una ripresa del mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione nel 2015 è calato di 0,3 punti percentuali, con un incremento ancora più significativo del maggiore tasso di occupazione (65,1% contro il 64,9% nel 2014). La Lombardia potrebbe fare ancora meglio, ma sconta ancora un gap con il resto d'Europa sul lato della formazione: risulta laureato il 26% della popolazione tra 30 e 35 anni; e nonostante il valore sia superiore alla media italiana (23,9%), siamo ancora lontani dall'obiettivo del 40% fissato dalla Ue. Il recupero della domanda e degli ordinativi ha consentito alle imprese di tornare a essere profittevoli. Lo dice una ricerca della Banca d'Italia. Nel 2015, la percentuale di aziende che hanno chiuso l'esercizio in utile è ulteriormente cresciuta (73% del totale), tornando ai livelli del pre-crisi. Attenzione, però: i risultati migliori arrivano dai settori a elevato contenuto tecnologico delle province più industrializzate, con Milano e Monza e Brianza. Secondo Bankitalia, il fatturato delle imprese "a vitalità diffusa" (dove si concentra un quinto di tutta l'occupazione del settore manifatturiero) è aumentato del 24,2% nel periodo 2007-2014, l'export del 19,3% nel biennio 2013-2014 rispetto al periodopre-crisi. «Questo perché hanno giocato d'attacco durante la crisi, investendo in R&S, innovazione e digitalizzazione dei processi produttivi, e ripatrimonializzando le società». Questo vuol dire che il resto della regione soffre, come potrebbe far pensare qualche dato che arriva dai distretti industriali. Anche in questo caso il bicchiere è mezzo piano: «Si tratta di un rallentamento congiunturale - ha spiegaro Alessandra Lanza, partner di Prometeia - perché la Lombardia è ricca di realtà votate all'export, in questo momento sofferenti per il rallentamento dell'economia mondiale. Saranno le prime a riagganciare la ripresa». Foto: L'IMPRENDITORE Gianfelice Rocca, uno dei titolari del gruppo internazionale Tenaris, è dal 2013 presidente di Assolombarda, la principale associazione territoriale degli imprenditori in Italia

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 120 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL COMMENTO Produttività per risalire ha bisogno di stabilità Paolo Onofri

Come ogni anno l'Istat, sulla base delle maggiori informazioni nel frattempo acquisite, rivede la contabilità nazionale (Cn) dei tre anni precedenti rendendo definitiva quella dell'anno più lontano. Ai primi di novembre è stato pubblicato lo studio che utilizza i dati della Cn definitiva del 2013 e quelli rivisti del 2014 e 2015. Nel documento vengono presi in considerazione gli andamenti della produttività del lavoro e del capitale nel ventennio 1995-2015. Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, sul Corriere di lunedì scorso, si soffermano sul confronto internazionale fornito dall'Istat e sottolineano che la crescita della produttività del lavoro italiana è mediamente un quinto di quella dei principali paesi europei e un ottavo di quella americana. segue a pagina 10 La conclusione che ne traggono i due economisti, dopo aver analizzato alcune cause possibili, è che se il primo tentativo di riforme istituzionali messo in atto negli ultimi decenni dovesse essere vanificato dal voto del 4 dicembre, verrebbe vanificata anche l'aspirazione a cominciare a ridurre il gap che in questi vent'anni si è così aperto. Se si trascura per un momento il confronto internazionale, non tutto è così negativo nella nuova rappresentazione che l'Istat ci dà della nostra economia. Infatti, rispetto a quanto si sapeva fino a sei mesi fa, il valore aggiunto in termini reali negli ultimi tre anni ora risulta più elevato in media di quasi mezzo punto percentuale, la produttività del lavoro è cresciuta, anziché ridursi, come le prime valutazioni segnalavano e il costo del lavoro per unità di prodotto anziché crescere, come inizialmente indicato, è rimasto costante in tutti i tre ultimi anni. L'immagine che viene ridisegnata da queste nuove valutazioni, come si osserva in un documento dell'Ufficio Parlamentare del Bilancio (UPB), "configura un settore manifatturiero che, seppure ridimensionato dalla crisi, ha accresciuto, già nel corso della recessione, i livelli di efficienza e profittabilità". Se utilizziamo i dati che lo studio dell'Istat mette a disposizione possiamo cercare di capire da dove viene l'inversione di tendenza. Innanzitutto, nel periodo 1995-2015 la crescita della produttività del lavoro è stata dello 0,3 per cento medio annuo, i dati mostrati da Alesina e Giavazzi, ma se isoliamo il periodo 2009-2013 l'incremento è stato dell'1,1 per cento medio annuo, da cui l'osservazione dell'UPB sul fatto che quegli anni erano anni di recessione e se ne potrebbe dedurre che abbiano abbandonato l'attività produttiva le imprese meno efficienti. Il pesante ciclo espansivo prima e quello recessivo poi nel settore edilizio ha certamente modificato la composizione settoriale del prodotto complessivo spiegando in parte gli andamenti citati nella produttività del lavoro. Nei due anni successivi, 2014 e 2015, l'incremento della produttività del lavoro si è ridotto probabilmente quando Jobs Act e sgravi hanno forzato l'aumento dell'occupazione. Spesso, per spiegare le differenze con gli altri paesi si fa riferimento alla inefficienza sistemica nostra. In effetti, il sospetto che in quel ventennio l'efficienza sistemica sia stata in leggero declino anno dopo anno è fondato. Per l'efficienza sistemica il correlato empirico è molto difficile da trovare. Da sessant'anni a questa parte si procede in modo indiziario calcolando quanto della variazione del prodotto è spiegato dalla variazione delle quantità di lavoro e capitale impiegate. Se residua qualcosa di non spiegato dalla variazione delle quantità, lo si attribuisce a modificazioni delle qualità dei fattori produttivi (capitale umano più elevato e/o beni capitale che incorporano più avanzato progresso tecnico), oppure lo si attribuisce all'efficienza complessiva dell'intero sistema economico (infrastrutture di ogni genere, vincoli legislativi, etc.). Questo residuo, chiamato produttività totale dei fattori produttivi, negli ultimi venti anni è diminuito dello 0,1 per cento all'anno, ma negli anni 2009-2013 è cresciuto allo 0,8 per cento annuo e nei dati provvisori del 2014 e 2015 allo 0,7 e 0,4 per cento rispettivamente. Dal 2009 tutti questi sono valori che corrispondono agli ordini di grandezza dell'aumento della produttività totale dei fattori produttivi negli altri paesi avanzati: 0,3 per cento per la Francia e all'incirca 0,8 per cento per Usa, Germania e Spagna. Pur senza mutamenti travolgenti, la recessione sta portando maggiore efficienza produttiva e margini di profitto più elevati. Gli importanti

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 121 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 1 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

aumenti di occupazione intervenuti negli ultimi anni costituiscono un potenziale di crescita della produttività del lavoro se la ripresa della domanda potrà essere confermata nei prossimi anni. Per il momento si tratta di movimenti ancora limitati, quasi impercettibili, ma una eventuale destabilizzazione politica in Italia e in Europa non solo ridurrebbe la possibilità di cominciare a ridurre il gap che ci divide dagli altri paesi, come Alesina e Giavazzi paventano gelerebbe sul nascere un germoglio di ripresa che a fatica sta spuntando.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 122 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 44 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato FLASH La crescita di Fedon passa dallo sviluppo delle rete globale (e.m.a.)

Segnali positivi per Giorgio Fedon & Figli. Lo confermano i numeri della società riferiti ai primi nove mesi del 2016 chiusi il 30 settembre che descrivono un fatturato consolidato pari a 52,2 milioni di Euro con l'incremento dei ricavi generati dalla leva retail, in aumento del 32% a quota 3,4 milioni (rispetto ai 2,6 milioni nello stesso periodo dell'anno precedente). È in crescita in Italia e all'estero l'azienda quotata sul mercato Aim Italia creato da Borsa Italiana per le Piccole e medie imprese che è attualmente specializzata nella produzione e distribuzione di astucci per occhiali e accessori per l'occhialeria e inoltre in borse da lavoro, trolley, orologi, articoli da viaggio e occhiali da sole. «Con l'esercizio 2016, Fedon ha intrapreso un'espansione su larga scala, come evidenziano le performance in crescita dei negozi negli aeroporti, outlet e grandi mall, in Italia e all'estero, l'ultimo dei quali è il flagship aperto alla fine di ottobre nello Shopping Mall K11 di Hong Kong», dice Maurizio Schiavo, a.d. della società veneta. Sul versante dello sviluppo dei monomarca, due nuove aperture sono in cantiere entro la fine dell'anno all'aeroporto internazionale di Hong Kong e al Mantova Outlet.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 123 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 28 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L'ACQUISIZIONE Tecnomors un polo di robotica tra Novara e gli Usa L'AZIENDA PIEMONTESE È SALITA AL 100% NELL'AMERICANA APPLIED ROBOTICS. ORA PARTE L'INTEGRAZIONE TRA LE DUE REALTÀ SPECIALIZZATE NELL'ENDTO-ARM-TOOLING Christian Benna

Torino Tecnomors mette mani e polsi sul mercato statunitense della robotica. La società novarese di San Maurizio di Opaglio, dal 1967 attiva nella componentistica per l'automazione sfornando pinze, mandrini e morse, ha portato a termine l'acquisizione del 100% di Applied Robotics, azienda Usa specializzata nell' end to arm tooling , ovvero i sistemi di presa e cambio utensile dei robot industriali. Dalla fusione delle due società, che già erano partner dal 2011, nasce una Pmi ad alto tasso innovativo: 10 milioni di fatturato, 70 dipendenti e l'obiettivo di diventare riferimento nel mercato dei sistemi di polso, pinze speciali e monitoraggio anticollisione per la robotica internazionale. Il valore dell'acquisizione ammonta a 3 milioni di dollari ed è stato finalizzato dal fondo di investimento Trafalgar della famiglia piemontese Giacomini, azionista di controllo di Tecnomors, con il contributo di una linea di finanziamento di Unicredit. «In un'epoca di notizie spesso legate alla cessione di aziende italiane in mani straniere - ha commentato Flavio Giacomini, ad di Trafalgar insieme con il fratello Graziano, mentre il padre Piero è presidente - siamo la dimostrazione in piccolo che un'eccellenza italiana nella tecnologia, sorretta da una visione strategica del business a lungo termine, è in grado di crescere e competere a livello mondiale. Abbiamo creduto nelle potenzialità di Tecnomors fino a trovare in Applied Robotics il giusto partner per offrire soluzioni di automazione industriale a 360°, con l'obiettivo anche di far crescere in provincia di Novara un polo delle tecnologie per la robotica in grado di giocare su una dimensione globale». Insieme le due società contano di sviluppare sinergie nell'affrontare i mercati internazionali e soprattutto mettere a fattore comune i laboratori di ricerca nella robotica applicato nell' end to arm tooling . Il piano industriale prevede che vengano mantenuti e sviluppati i siti produttivi, quello americano di Glenville, nello Stato di New York, e quelli italiani di San Maurizio d'Opaglio e di Castelleone. Insieme, le due aziende hanno un portafoglio clienti che spazia dall'automotive fino all'healthcare e all'orologeria: Rolex, Bmw, Ford, PSA, Renault, Nissan, General Electric. Foto: Flavio Giacomini presidente di Trafalgar e maggiore azionista di Tecnomors

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 124 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 29 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Graziella Group, le mosse per conquistare Braccialini L'ACQUISIZIONE DEL BRAND TOSCANO DI BORSE DI LUSSO, A CUI PUNTANO ANCHE ALCUNI FONDI ITALIANI ED ESTERI, È L'ULTERIORE PASSO DEL GRUPPO ARETINO VERSO LA DIVERSIFICAZIONE. MENTRE CONTINUA AD APRIRE MONOMARCA ALL'ESTERO Maurizio Bologni

Firenze Due leve per ripartire: l'acquisizione del brand fiorentino di borse per signora Braccialini e lo sviluppo della divisione green power. Punta su questo il poliedrico Graziella Group, che ha costruito le proprie fortune sull'oreficeria, business capace di portare l'azienda aretina sulla soglia dei 200 milioni di ricavi nel 2013 (ebitda al 7,8%), prima della brusca frenata dei mercati arabi. Ma l'azienda ha anche saputo diversificare allargando il business ad energie rinnovabili, edilizia sostenibile, food&relais e smart technology con illuminazione e domotica. E adesso scommette anche su queste. Fondato da Graziella Boncompagni, che nel 1958, a 17 anni di età, aprì un piccolo laboratorio orafo e incominciò a mettere a frutto la sua non comune creatività, oggi il gruppo è guidato dal figlio Gianni Gori, che nella vita ha fatto anche il calciatore professionista e detiene il 25% della holding capofila (il rimanente 75% resta alla madre, in azienda lavorano altri componenti della famiglia). Negli anni passati Graziella Group ha sfondato in Medio Oriente, Africa e repubbliche dell'ex Unione Sovietica (all'export è destinato il 95% della divisione luxury). E fino al 2013 è cresciuto con gioielli sfarzosi in stile barocco moderno, in oro e diamanti, disegnati dal centro di creatività interno e realizzati con tecnologie di elettroformatura, elettrofusione e laser che permettono di "gonfiare" il volume dell'oggetto - come piace a arabi, russi e africani - limitando l'impiego della costosa materia prima. Nel 2015 il gruppo si è guadagnato il riconoscimento di Banca Cr Firenze (IntesaSanpaolo) come una delle otto migliori Pmi della Toscana. Ma allora i mercati di riferimento avevano già rallentato in modo sensibile. «Faremo come abbiamo sempre fatto, innoveremo il prodotto e troveremo nuovi mercati», promise allora il tenace Gori. Graziella non ha arretrato. Ha continuato ad aprire negozi. L'ultimo monomarca, a metà novembre, è il secondo megastore al , strutturato su cinque livelli. Arriva subito dopo una nuova apertura ad Istanbul e anticipa quella di Algeri prevista a gennaio. Ma di recente il gruppo ha inaugurato monomarca anche sul lungarno a Firenze vicino a Ponte Vecchio e ad Alicante, è presente in franchising in Kazakistan e con corner in varie aree del mondo. Non solo. Graziella Group vuole spingere ora sul mercato delle borse per signora e per sviluppare questa linea di business ha chiamato alla vicepresidenza Massimo Macchi, manager di esperienza nel settore del fashion di lusso, già a Bulgari, Guess, Ferrè e Gucci di cui è stato vice presidente. E' Macchi l'avanguardia per tentare di andare alla conquista dell'azienda fiorentina Braccialini, brand noto nel mercato delle borse di lusso, arrivato a fatturare fino ad oltre 70 milioni di euro poco più di cinque anni fa e poi finito in disgrazia anche per contrasti tra i quattro soci (la famiglia Braccialini e tre fondi di investimento). Ora Braccialini è in concordato preventivo. La gara per vendere l'azienda potrebbe essere chiusa entro l'anno. Fa gola a diversi soggetti che vanno da fondi arabi e arrivano fino al gruppo distributivo della moda Cami e a una cordata messa in piedi da manager del Made in Italy con l'appoggio di un fondo di investimento italiano. Tutti hanno avanzato manifestazioni d'interesse. L'unica offerta vincolante, però, è per adesso quella di Graziella Group, che vede nell'azienda fiorentina un'occasione per acquisire un brand di fama, allargare la propria rete di negozi in Italia (gli aretini si propongono di rilevarne quattro a Roma, Milano, Firenze e Parigi con 12 addetti) e reclutare una squadra ricca di competenze maturate nella pelletteria (dai commerciali agli addetti allo sviluppo del prodotto, dai pianificatori della produzione agli esperti di logistica, in tutto 40 addetti a fronte di un accordo di mobilità tra azienda e sindacati che prevede di ridurre il personale a 37 unità). L'altro driver di crescita è la diversificazione. Graziella ha un'anima green. Gianni Gori - "imprenditore a tutto tondo", lo definiscono gli amici - ha cominciato a sperimentare il fotovoltaico per rendere più efficiente la propria azienda orafa. Poi ha investito 110 milioni per avviare il nuovo asset del gruppo, dedicarsi anche a eolico e

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 125 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 29 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

biomasse, fino alla frontiera più avanzata della geotermia. Insieme a GE, e approfittando di un bando del ministero delle Attività produttive, il gruppo ha annunciato in estate la realizzazione a Castelnuovo val di Ceciana in Toscana di un rivoluzionario impianto geotermico che reinietta nel sottosuolo tutto il fluido captato senza emissioni in aria (dovrebbe entrare in funzione nel 2018). Investimento, 40 milioni. S.DI MEO Foto: Gianni Gori (1) amministratore delegato di Graziella Group. Massimo Macchi (2) manager di esperienza nel settore del fashion di lusso, già a Bulgari, Guess, Ferrè e Gucci, chiamato alla vicepresidenza della società aretina. Riccardo Braccialini ( 3), ex ad della società fiorentina e tuttora socio con il 22%

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 126 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 52 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Le piccole aziende resistono alla crisi ma gli incentivi non sono per sempre PIÙ RICAVI E MENO FALLIMENTI: LE SOCIETÀ CHE SONO RIUSCITE A SOPRAVVIVERE ALLA RECESSIONE SI SONO RIORGANIZZATE. PERÒ ADESSO DEVONO FARE I CONTI CON UNO SCENARIO NON ROSEO. A PARTIRE DA I TASSI BASSI HANNO COMINCIATO A PRENDERE PIEDE ANCHE IN ITALIA LE SPAC MENTRE SI ATTENDE LA NUOVA LEGGE DI BILANCIO CHE DOVREBBE CONSENTIRE AI PRIVATI UNA GRANDE LIBERTÀDI MOVIMENTO CON UN REGIME AGEVOLATO IN TEMA FISCALE (l.d.o.)

Il risanamento attuato nella lunga stagione della crisi; la maggiore propensione all'internazionalizzazione; il miglioramento nei tempi di pagamento. Se i limiti delle piccole e medie imprese italiane sono quelli noti da anni, dalla scarsa patrimonializzazione alla resistenza verso l'apertura del capitale, non mancano le ragioni per vedere il bicchiere mezzo pieno. Perché la doppia recessione negli ultimi otto anni da una parte ha creato un'emorragia di Pmi attive sul mercato (tra il 2008 e il 2014 il dato è calato del 9%, con una modesta ripresa dello 0,4% nel 2015, per arrivare a quota 136mila), ma dall'altra ha spinto chi è riuscito a resistere a riorganizzarsi a fondo, rivedendo la struttura di governo, l'offerta e il posizionamento sul mercato. Lo scorso anno, segnala un'analisi di Cerved - che utilizza la classificazione Ue di Pmi (dai 2 ai 50 milioni di ricavi, dai 10 ai 250 dipendenti) - i ricavi hanno segnato un progresso del 3,1%, un tasso triplicato rispetto all'anno precedente, con effetti positivi sull'andamento del valore aggiunto, che è aumentato a livelli vicini al 4%. In crescita anche il margine operativo lordo (+4%), con una dinamica più favorevole per le piccole imprese rispetto alle medie. Di pari passo nell'ultimo anno è crollato il numero dei fallimenti (-20%), un trend che è proseguito anche nei primi sei mesi di quest'anno (-15%) e che fa ben sperare in una performance molto positiva nell'intero 2016. Inoltre lo scorso anno le Pmi sono risultate più rapide a pagare i fornitori, con ritardi in media di 11,5 giorni (-2 giorni sul 2014) rispetto ai tempi concordati nel contratto, e tempi di pagamento (72,2 giorni, -1,4 giorni) risultati ai minimi dal 2012. Numeri che fanno sperare nell'avvio di un ciclo positivo, destinato a durare man mano che sui conti delle aziende si rifletteranno i miglioramenti evidenti sul versante macro. Perché se i tassi bassi hanno aiutato la ripresa, la spinta è arrivata anche da altri versanti. L'aumento della redditività (il return of equity è cresciuto a un incoraggiante tasso dell'8,6% tra 2014 e 2015) è anche merito del ritorno agli investimenti, che in buona parte sono andati al comparto dell'innovazione. Una strada obbligata per restare competitivi in uno scenario economico che si muove sempre più su scala globale. Così non sorprendono le conclusioni alle quali è arrivato Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison. L'economista ha dimostrato come, scorporando dalle statistiche Eurostat i flussi prettamente commerciali e di transito delle merci (che gonfiano i valori di Paesi come Belgio e Olanda), le Pmi manifatturiere italiane possono vantare valori di export secondi in Europa solo alla Germania, davanti ad altre grandi economie del Vecchio Continente come Francia e Regno Unito. Mentre la Penisola è indietro se si considera solo la categoria delle microimprese (sotto i dieci addetti), per lo più composta da operatori che lavorano per imprese più grandi e che sono in massima parte esportatori occasionali. Questo segmento dell'economia, in Italia più numeroso che altrove, è quello che è stato maggiormente colpito dalla lunga stagione della crisi e che, anche laddove ha resistito, presenta un equilibrio finanziario in molti casi precario. Con tutto ciò che ne deriva quanto a capacità di investimento e di accesso al credito bancario, oggi più che nel passato vincolato a valutazioni di tipo oggettivo (bilanci e garanzie). Non è un caso se una Pmi italiana su due chiude entro quattro anni dall'avvio dell'attività. La priorità, dunque, è rafforzare la struttura patrimoniale, in modo da avere spalle abbastanza robuste per affrontare eventuali, nuove fasi negative dei mercati. Storicamente l'imprenditoria italiana è poco propensa ad accogliere nel capitale soggetti esterni: nel primo semestre gli investimenti dei fondi di private equity

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 127 28/11/2016 diffusione:400000 Pag. 52 N.40 - 28 novembre 2016 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

sono cresciuti del 174% rispetto al medesimo periodo del 2015, segnala l'associazione di settore Aifi, eppure l'ammontare di 4,9 miliardi di euro resta ben distante dai valori delle altre grandi economie del Vecchio Continente. Mentre progressi significativi si registrano sul fronte di forme di collaborazione meno impegnative, come le reti d'impresa, che consentono di mettere in comune solo alcune componenti del business (ad esempio l'export) o addirittura singoli progetti (come lo studio di un mercato estero), senza rinunciare all'indipendenza delle singole aziende. Dal 2009 al 31 ottobre sono 3.114 gli accordi di questo tipo sottoscritti, con oltre 15mila aziende coinvolte e una tendenza dello strumento a prendere progressivamente piede anche tra le piccole e piccolissime realtà. Passi in avanti che in ogni caso non bastano a risolvere i ritardi strutturali del nostro Paese. Le rilevazioni Istat segnalano che la produttività del business sector (il totale dell'economia meno il settore pubblico, le utility e il comparto immobiliare) aumenta al crescere della dimensione di impresa. Una micro azienda ha un valore aggiunto per occupato di poco superiore a 25mila euro, che è il 61% rispetto al dato di una società media e solo il 38% della produttività di una grande impresa. Uno studio curato da The European House-Ambrosetti segnala che in media un'azienda grande investe il 2,8% del suo fatturato, contro l'1,9% di quelle piccole, e ha una capacità di Adesso hanno cominciato a prendere piede anche in Italia le Spac (Special purpose acquisition companies), investitori privati che mettono i loro denari in prima persona in società ad hoc che si quotano in Borsa, cercano un'azienda target, si fondono con questa, e in questo modo renderla automaticamente quotata a sua volta. Un veicolo di investimento su misura per piccole e medie imprese. Sempre alle piccole e medie imprese è dedicato l'Aim, il listino di Piazza Affari dedicato proprio alle Pmi, con procedure di ammissione e comunicazione semplificate rispetto al mercato principale. Ad esempio, non viene richiesto il prospetto informativo, sostituito dal documento di ammissione, e tutto il processo di quotazione viene curato dal Nomad, l'advisor finanziario al quale tocca valutare l'appropriatezza delle società che richiedono l'ammissione. Attualmente le società quotate sono 79, un numero che continua a crescere di anno in anno (a fine 2014 erano 54), con una capitalizzazione che si aggira intorno ai 2 miliardi e mezzo di euro. Eppure si tratta di una fetta molto piccola delle Pmi italiane che potrebbero ricevere una spinta importante dall'accesso al mercato dei capitali. I limiti fin qui evidenziati dall'Aim sono generare valore, misurata come rapporto tra Ebitda e fatturato, pari al 9,7%, contro il 7,2% di queste ultime. Piccolo non è più bello (come invece si sosteneva un tempo), dunque, perché limita le capacità d'investimento. Quindi gli incentivi alla patrimonializzazione introdotti dal Governo possono aiutare, ma solo fino a un certo punto. Le ultime rilevazioni di Prometeia rendono chiara l'impossibilità di invertire la tendenza in modo considerevole a breve - in Germania la quota di occupati nelle micro imprese è solo il 26% del totale contro il 46% dell'Italia -, ma attestano anche che lo scenario è in miglioramento rispetto al passato. Restano però gli ostacoli esterni come la burocrazia e il costo del lavoro, che tarpano le ali agli sforzi di molti imprenditori, comprimendo i margini e indebolendone la capacità competitiva a livello internazionale. Ed è anche su questo fronte che occorre intervenire. Perché condizioni di favore come i tassi ai minimi e il basso costo dell'energia fin qui hanno aiutato a parare i colpi, ma non potranno durare per sempre. (l.d.o.) INTESA SANPAOLO SU DATI AMECO BFA E THOMSON REUTERS S. DI MEO Foto: Uno studio curato da The European House Ambrosetti segnala che in media un'azienda grande investe il 2,8% del suo fatturato, contro l'1,9% di quelle piccole: è questo il vero problema Foto: Attualmente le società quotate sono 79, un numero che continua a crescere di anno in anno (a fine 2014 erano 54), con una capitalizzazione che si aggira intorno ai 2 miliardi e mezzo di euro

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 128 27/11/2016 diffusione:115344 Pag. 18 tiratura:158020 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Stop al «nanismo» industriale serve subito un salto di qualità ENRICO CISNETTO

Non c'è più tempo, è ora di attrezzarsi per giocare con i grandi. Il tessuto produttivo italiano, affetto da un "nanismo" che ostacola la competizione sui mercati globali, impedisce l'aumento della produttività e allontana gli investimenti in tecnologia e innovazione, ha bisogno di fare un salto di paradigma. Senza il quale siamo destinati alla serie B. Nel suo rapporto di fine 2015, l'Istat stimava una media di 3,7 dipendenti per azienda, con il 95% di microimprese (sotto i 10 dipendenti) che realizza solo il 30% del valore aggiunto. Questo perché le "piccole" sono strutturalmente poco produttive, cioè meno in grado di organizzare processi produttivi e commerciali complessi, sfruttare la divisione e la specializzazione del lavoro, produrre economie di scala. Quindi, è positivo che dopo aver perso il 25% della nostra capacità industriale durante la crisi, a distanza di cinque anni (nel 2015) il numero delle piccole e medie imprese sia tornato a crescere dello 0,4% (rapporto Cerved), così come siano diminuiti del 20% i fallimenti e cresciuti i ricavi (+3,1%). Ma non basta. Non solo perché si è recuperato solo il 3,5% di quanto perso dal 2010 ad oggi, ma perché anche prima della recessione la struttura delle nostre imprese non era adatta a cogliere le sfide della modernità. Innanzitutto, c'è un problema di proprietà. Anzi, di gestione. L'86% delle nostre imprese è di proprietà familiare. In Germania lo stesso dato arriva al 90%, ma lì la gestione è delegata a manager nel 70% dei casi, mentre in Italia si scende al 30%. Per stare al passo con la competizione odierna, occorre meno atteggiamenti conservativi, tipici delle decisioni in famiglia, e più managerialità, coraggio, aggiornamenti tecnologici. Ergo, servono quegli investimenti che arrivano solo aprendosi al capitale di rischio, il quale necessariamente risponde a logiche diverse da quelle della parentela. Non è un caso che il mondo imprenditoriale italiano sia spaccato a metà. Se la redditività media del capitale dal 2007 al 2015, secondo S&P, è inferiore del 2% rispetto alla media Ue, ad una minoranza di campioni che esportano - il 20% dice l'Istat, ma ho la sensazione che sia un dato troppo benevolo si deve l'80% del valore aggiunto e dell'export. Sono quelle imprese che hanno accettato le sfide della globalizzazione, crescendo dimensionalmente, accettando di partecipare alle filiere territoriali e ai distretti industriali, che si sono messe in rete, che si sono dotate degli strumenti per vincere le sfide dei grandi mercati. Siamo in una fase in cui importanti aziende Piquadro, Calzedonia, Falconeri, Oreal, Safilo, Ima - stanno riaprendo stabilimenti in Italia, in quel fenomeno globale che si chiama "reshoring" e in cui siamo in testa in Europa, con 121 operazioni su 730. Ecco, il capitalismo può evolversi secondo la positiva "distruzione creativa" teorizzata da Schumpeter, oppure può indirizzarsi all'autodistruzione immaginata da Marx. Sta ad una scelta di politica industriale decidere da che parte andare. (twitter @ecisnetto)

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 129 26/11/2016 diffusione:69939 Pag. 1 N.233 - 26 novembre 2016 tiratura:128717 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA TRANSIZIONE (FORZATA) DELLE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO Riforma, non a tutte piace La legge 49/2016 suscita molte perplessità e il gruppo unico stenta a decollare Martedì prossimo Cassa centrale banca (Ccb) si presenta alle siciliane Per Rapisarda del Credito Etneo invece si tratta di una opportunità per l'Isola Carlo Lo Re

Due poli bancari sono meglio di uno? Con il celebre slogan pubblicitario a fare capolino dai meandri della memoria, la domanda da mesi tormenta i vertici delle banche di credito cooperativo italiane, cioè da quando, con la legge 49/2016 varata dal governo Renzi, la radicale riforma del comparto è entrata in via di attuazione, a seguito dell'emanazione della normativa secondaria da parte di Banca d'Italia. Da un lato il gruppo costituito attorno alla «romana» Iccrea Banca, sostenuto da Federcasse e Confcooperative e che sembrava inizialmente dover aggregare la totalità delle bcc italiane. Dall'altro la «trentina» Cassa centrale banca, con storico radicamento nel Nordest, forte della tradizione cooperativa che in quel territorio viene praticata, non solo in campo bancario, che si è aperta anche a quelle bcc che in ogni regione italiana si sono sentite tradite dal sostegno alla riforma dato da Federcasse (e per questo motivo non digeriscono che detta riforma sia definita anche «autoriforma»). La loro preoccupazione nasce dalla previsione normativa di dover obbligatoriamente aderire a un gruppo bancario in forma di spa, al quale dovranno assoggettarsi con la sottoscrizione di un contratto «di dominio» (in una sua versione soft viene definito «di coesione»), che riserva alla capogruppo la funzione di direzione e controllo su tutte le bcc aderenti, rendendo concreto il rischio che le stesse possano perdere il contatto con il territorio e attenuare la capacità di comprendere, meglio della grande distribuzione bancaria, le esigenze delle piccole e medie imprese, nonché i bisogni delle famiglie. Per la verità, la necessità di cambiamento era avvertita da molti, anche nello stesso universo delle bcc, in quanto per competere negli attuali mercati servono soggetti non deboli. Conseguentemente, la «riorganizzazione» in gruppo ha l'obiettivo di rafforzare tutti gli istituti, onde evitare fallimenti dagli esiti talvolta drammatici per i risparmiatori. A tal riguardo la Banca centrale europea e la Banca d'Italia monitorano con attenzione e apprensione il sistema bancario italiano, di cui il credito cooperativo ha per oltre mezzo secolo rappresentato una fetta significativa e apprezzata. La rete di piccole banche del territorio va pertanto salvaguardata, al Sud e soprattutto in Sicilia, dove sarebbe molto difficile applicare i rigidi criteri di erogazione del credito delle multinazionali. Anche a tale riguardo la posizione di Cassa centrale banca, che martedì mattina, al Grand Hotel Baia Verde di Acicastello (Catania) si presenterà alle bcc siciliane, così come ha già fatto di recente in Puglia, è chiara: ogni bcc deve proseguire nel solco della tradizione, rinnovando il compito (fondamentale per l'economia del territorio) di essere «banca della comunità», per promuovere la crescita, l'efficienza e la redditività delle pmi locali, senza alcuna sostituzione della capogruppo che dovrà, invece, farsi carico di rafforzare la rete commerciale e rappresentare ulteriore garanzia per i mercati (particolarmente in un momento di così forti turbolenze come l'attuale). Nell'Isola, le banche di credito cooperativo sono attualmente 22 e già 9 di esse hanno comunicato a Ccb la loro preadesione. «Ci accostiamo con piena fiducia al Gruppo Cassa centrale banca», ha dichiarato a Milano Finanza Sicilia Venero Rapisarda, direttore generale del Credito Etneo Bcc di Catania, «confortati dalla riconosciuta efficienza delle strutture espresse dal movimento cooperativo trentino che verrà riproposta dal progetto che abbiamo potuto già verificare, insieme alla pattuglia di consorelle etichettate come «ribelli», già nell'incontro di alcuni mesi addietro a Bologna e ancora nel corso del recente meeting di Verona. Siamo pertanto convinti che l'ingresso in tale gruppo costituirà anche per le bcc siciliane un'opportunità per continuare a operare nell'interesse dei nostri territori, mantenendo la storia e la connotazione di ciascuna, rafforzate da una capogruppo che contribuiremo a creare per quanto concerne il capitale economico e gli assetti organizzativi, disponendo anche di prodotti e servizi che un gruppo bancario di dimensioni nazionali sarà in grado di assicurare». (riproduzione riservata)

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 130 28/11/2016 diffusione:71844 Pag. 14 tiratura:141770 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato DINASTIE DIVISE Alessandro Benetton lascia l'azienda di famiglia Il figlio di Luciano si dimette dal cda per contrasti con lo zio Gilberto sulle strategie industriali LA SVOLTA L'arrivo dei manager nella cassaforte Edizione ha aperto una frattura Camilla Conti

Alessandro Benetton ha deciso di lasciare il cda di Benetton Group dopo essere stato presidente esecutivo sino al 2013. Le dimissioni sono state già depositate e verranno probabilmente ufficializzate oggi, ha scritto ieri la Tribuna di Treviso citando fonti interne al gruppo. All'origine della decisione dell'imprenditore cinquantenne, foglio di Luciano Benetton, la mancata condivisione sui progetti futuri dell'azienda: Alessandro sarebbe stato infatti contrario alla ristrutturazione aziendale e favorevole a un rilancio del marchio storico di cui il padre Luciano era stata la mente creativa. Dissensi iniziati da un paio di anni: in una intervista rilasciata lo scorso 10 ottobre l'imprenditore aveva sottolineato che il suo passaggio al vertice dell'azienda era stato solo «una parentesi». Perchè «è come in auto, o guidi tu o è meglio non toccare il volante se guidano altri». La frattura nell'impero fondato dai quattro fratelli Benetton (Luciano il creativo, Gilberto l'uomo dei conti, Carlo e Giuliana i tecnici) si è allargata da tempo. Gli equilibri storici della famiglia erano già cambiati con la scissione in tre parti dell'azienda dividendola tra la parte industriale (Atlantia che controlla Autostrade per l'Italia e Aeroporti di Roma), quella immobiliare e il retail (con Benetton e Autogrill), tutte però facenti capo alla cassaforte Edizione srl interamente controllata dalla famiglia. Non solo. Al posto di Alessandro, quando aveva lasciato la presidenza operativa del gruppo Benetton, prima arrivarono Gianni Mion (per trent'anni al fianco di Gilberto) da presidente e Marco Airoldi nel ruolo di ad. Poi la presidenza è stata affidata a Francesco Gori, ex Pirelli. Una managerializzazione dell'azienda arrivata fino alla holding Edizione che può contare su circa 12 miliardi di ricavi: nel 2017 infatti a guidare la cassaforte di famiglia arriveranno Marco Patuano (ex timoniere di Telecom) come amministratore delegato e Fabio Cerchiai, attuale numero uno di Atlantia, come presidente, prendendo il posto di Gilberto che diventerà vicepresidente. Una svolta non condivisa evidentemente da Alessandro visto che non ha mai incontrato il nuovo presidente Gori in questi mesi. Cosa succederà adesso? Nel prossimo cda del gruppo Benetton sarà nominato il successore indicato dall'azionista Edizione e sarà quasi certamente un esterno alla famiglia. Segno che anche Luciano Benetton si è schierato dalla parte del figlio Alessandro le cui energie sono e resteranno concentrate sulla sua società di private equity, 21 Investimenti. Quanto alla «United Colors», i conti non tornano: il 2015 è stato chiuso in rosso per 46 milioni con un calo del fatturato dell'1,2% a 1,5 miliardi. Pesa la concorrenza di grandi catene come Zara e H&M tanto che l'azienda è alla ricerca di un partner industriale. E qualcuno arriva a scommettere che presto potrebbe essere addirittura venduta. LA GALASSIA IN USCITA Luciano Benetton è il figlio di Gilberto MODA 100% Benetton Group S.r.l. Il gruppo Benetton 100% Schema37 S.r.l. 100% EDIZIONE MANIFATTURIERO 100% Schema37 S.r.l. 100% Olimpias Group S.r.l. RISTORAZIONE 100% Schema37 S.r.l. 50,10% Autogrill S.p.A INFRASTRUTTURE 100% Sintonia S.p.A. 30,25% Atlantia S.p.A. 100% Aut. per l'Italia S.p.A. 95,92% Aeroporti Roma S.p.A. 32,71% Eurostazioni S.p.A. 40% Grandi Stazioni S.p.A. 46 Il 2015 del gruppo Benetton si è chiuso ancora in rosso per 46 milioni con ricavi in calo dell'1,2% a 1,5 miliardi

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 131 26/11/2016 diffusione:28000 Pag. 28 N.12 - dicembre 2016 Investire tiratura:45000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato INVESTIMENTI PORTAFOGLIO LE PMI tornano di moda Le imprese made in Italy convincono e piacciono. L'Europa ha varato un piano per lo sviluppo di quelle ad alto tasso di innovazione e internazionalizzazione. Il Governo Renzi ha lanciato programma Industria 4.0 per aumentarne la competitività. E i fondi di investimento, che hanno puntato su di loro, hanno battuto tutti gli altri in termini di performance. Un trend destinato a durare anche nel 2017. Giovanni Rossetti

Le piccole medie aziende italiane piacciono. Prima di tutto agli investitori esteri, ma anche ai fondi comuni di investimento. I primi nel corso del 2015 hanno fatto a gara per portarsi a casa una azienda italiana, tanto che secondo l'ultimo rapporto di Kpmg Advisory, sono state concluse 201 operazioni di M&A per un valore di 32 miliardi di euro (+21% sul 2014). I secondi, invece, sono tornati a credere fortemente nelle imprese tricolore, tanto che, sempre nel 2015, quelli che avevano un portafoglio centrato sulle società italiane hanno battuto tutti gli altri sul fronte dei rendimenti. A riaccendere i riettori sulla in dustria italiana hanno contribuito diversi fattori, a cominciare dal piano europeo firmato da Jean-Claude Juncker, presiden te della Commissione Ue, che punta sulle Pmi italiane ad alto tasso di innovazione e internazionalizzazione e coinvolge la Banca europea degli investimenti, Cassa depositi e prestiti, Sace e il ministero del Tesoro. Il piano ha sbloccato due contratti di garanzia: InnovFin e Cosme, attraverso i quali le banche potranno erogare crediti alle Pmi fino a 1 miliardo di euro, a condizioni economiche vantaggiose. I fondi sono destinati a Pmi innovative e società a media ca pitalizzazione di piccole dimensioni (fino a 499 dipendenti). A tutto questo si è aggiunta poi Industria 4.0, la manovra del Governo Renzi Industria che ha l'obiettivo di aumentare la com petitività delle imprese made in Italy. Un progetto con cui il Governo italiano ha stanziato 20 miliardi di euro in tre anni per il rilancio degli investimenti nelle imprese made in Italy. All'interno del pro getto è già previsto 1 miliardo di euro per le piccole e medie imprese che andranno ad aggiungersi alle risorse stanziate dal piano Juncker per le Pmi italia ne. Non solo. Il governo ha anche rispolverato il piano Finanza per la crescita che prevede: l'aumento del le detrazioni fiscali, che passa dal 19 al 30% per investimenti fino a 1 milione di euro in Pmi innovative; l'eliminazione della tassazione sul capital gain su investimenti a medio lungo periodo per i Piani Individuali di Risparmio (PIR). Promossi in Italia fin dal 2011 questi ultimi sono strumenti di risparmio destinati solo alle persone fisiche, che non posso no investire più di 30 mila euro all'anno nel Pir ed entro un limite complessivo di 150 mila euro. Le opzioni per i piccoli investitori Un quadro dinamico che rende interessante l'investimento in Pmi Italiane anche per i piccoli investitori. E gli strumenti più pratici per farlo sono i fondi specializzati, che negli ultimi 12 mesi hanno dato buone soddisfazioni. «La performance registrata dai titoli small cap italiani è stata significa tivamente superiore a quella delle blue chips su qualsiasi orizzonte di tempo, con una accelerazione negli ultimi anni», interviene Carlo De Vanna, Gestore azionario Italia in Ersel. «Le motivazioni alla base di questo risultato sono molte, ma le più importanti riguardano la diversa composizione settoriale dei due indici che rappresentano queste categorie di società e la maggiore vocazione internazionale delle aziende medio- piccole». Più nel dettaglio: il peso dei finan ziari è strutturalmente più basso tra le small cap rispetto all'indi ce principale, e le banche hanno sicuramente avuto performance molto negative negli ultimi anni. «In secondo luogo, l'Italia ha da sempre un problema di crescita bassa se non negativa e quindi, se si vogliono trovare aziende che registrino tassi di crescita importanti, bisogna rivolgersi a quelle che esportano una quota significativa del fatturato. Mentre in altri Paesi si riescono a trovare titoli esportatori tra le blue chips, in Italia bisogna cercare tra i titoli a minore capitalizzazione: sono queste infatti le nostra vere multinazionali», incalza De Vanna. Un ambito che ha caratteristiche proprie molto particolari, «che ben si addicono a una diversificazione non solo tra comparto azionario e mondo non azionario, ma anche all'interno del mondo azionario stesso», aggiunge Guido Crivel laro, Responsabile Azionario Italia di Symphonia Sgr. «Certamente il mondo small cap domestico è un'asset class contraddistinto da una elevata

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 132 26/11/2016 diffusione:28000 Pag. 28 N.12 - dicembre 2016 Investire tiratura:45000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

atipicità, eleva te potenzialità di crescita e alta volatilità, caratteristiche queste da tenere ben presente quando si formula un giudizio di giusta complementarietà tra i vari tasselli che costituiscono l'asset alloca tion del portafoglio». Per questo investire in small cap è un'attività dicile, che richiede molta atten zione nella fase della selezione dei titoli, perché il motto: piccolo è bello non vale sempre. «Ciò si gnifica eettuare una buona diver sificazione del portafoglio, quindi approcciare questo segmento di mercato attraverso i fondi comuni che permettono un'ampia diver sificazione ed un monitoraggio continuo delle società investite, è molto più eciente che il fai da te», incalza De Vanna. Le imprese su cui puntare Quello in fondi specializzati in Pmi è un tipo di investimento che si adatta a qualsiasi tipo di investitore privato. I criteri con cui vengono scelte le aziende su cui investire sono diversi a seconda delle strategie seguite dalle società di gestione. «Nelle nostre analisi abbiamo trovato nell'in dice Star il comparto vincente all'interno del mondo delle small cap. Si tratta in larga prevalenza di titoli industriali, con ottimi prodotti e operanti in mercati dove le possibilità di crescita in termini di incremento di quote di mercato sono significative», dice Crivella ro. L'apertura al mercato delle so cietà stesse, in termini di cultura, comunicazione e trasparenza è inoltre una caratteristica discriminante vincente». Questo consen te anche di tenere sotto controllo il rischio. Lo stesso vale per Ersel. «Da 20 anni oriamo ai nostri clienti Fondersel PMI, un fondo che investe in aziende a media e piccola capitalizzazione una quota rilevante del portafoglio e che permette di coniugare un'attenta selezione dei titoli ad una corretta gestione del rischio» aerma De Vanna. Negli ultimi tre anni, a fronte di un indice principale che ha perso circa il 3%, Fondersel PMI ha registrato una performance positiva di quasi il 16% puntando soprattutto sulle medie aziende industriali. Qualche nome? «IMA, Interpump, Brembo, Diasorin e Recordati», precisa De Vanna che aggiunge. «Dopo l'esito del refe rendum e qualora venisse trovata una soluzione definitiva per rica pitalizzare le banche più fragili, non escludiamo di aumentare il peso dei finanziari, con partico lare riguardo alle banche di minore dimensione che potrebbero essere coinvolte in future aggregazioni». E per gli investitori che invece vogliono approcciare il mercato domestico in generale con una predilezione per le small cap, ma che temono una volatilità troppo elevata, Ersel recen temente ha varato un'evoluzione del fondo Pmi: Globersel Pmi Hd. «L'obiettivo del fondo è quello di ridurre la volatilità attraverso una gestione dinamica dell'esposizio ne azionaria attivando strumenti di copertura in presenza di trend ribassisti», prosegue De Van na. I vantaggi per l'investitore? Investire in small cap italiane in maniera diversificata e control lata, «con in più la possibilità di limitare in misura considerevole le perdite nei periodi di mercato marcatamente ribassista come l'attuale», conclude De Vanna. E a chi si domanda se nei prossimi mesi questo tipo di investimento possa dare ancora soddisfazioni Crivellaro risponde: «Le società che stiamo monitorando mostrano bilanci solidi, ottimi posizionamenti di mercato e significative crescite in conto economico. Abbiamo inoltre riscontrato un continuo miglioramento dei margini aziendali. In diversi casi inoltre riteniamo che il mercato non stia apprezzando tutte le potenzialità insite nel business. Per questi motivi ci attendiamo che i titoli in oggetto possano dare ancora soddisfazione agli investitori», chiosa l'analista.5 PORTAFOGLI DOC COSA HANNO IN PORTAFOGLIO I CAMPIONI DI RENDIMENTO 2015 CHE PUNTANO SULLE PMI ITALIANE • EURIZON AZIONI PMI ITALIA: HA VINTO LA CLASSIFICA GENERALE DEI FONDI COMUNI ITALIANI 2015 CON UNA PERFORMANCE DEL 43,13% (A TRE ANNI RENDE IL 21,8%). IL FONDO INVESTE PREVALENTEMENTE IN ITALIA SUI SETTORI DELLA FINANZA (27,83%), INDUSTRIA (16,36%), BENI DI CONSUMO CICLICI (12,73%), SALUTE (11,87%) E TECNOLOGIA (8,56%). • FONDERSEL PMI: HA RESO IL 36,69% NEL 2015 (A TRE ANNI GUADAGNA IL 20,51%). PRIVILEGIA LA FINANZA CON UN PESO DEL 30,81%. GLI ALTRI COMPARTI PIÙ RILEVANTI SONO: INDUSTRIA (17,64%), BENI DI CONSUMO CICLICI (11,50%), SERVIZI DI PUBBLICA UTILITÀ (10,28%) ED ENERGIA (7,75%). • SYMPHONIA AZIONARIO SMALL CAP ITALIA HA GUADAGNATO IL 33,73% NEL 2015 (A TRE ANNI RENDE IL 19,13%). IN PORTAFOGLIO COME PRIMO SETTORE C'È L'INDUSTRIA (21,96%) SEGUITA DA TECNOLOGIA (21,26%). COMPLETANO L'ASSET ALLOCATION I

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 133 26/11/2016 diffusione:28000 Pag. 28 N.12 - dicembre 2016 Investire tiratura:45000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

COMPARTI DELLA SALUTE (16,47%), DEI BENI DI CONSUMO CICLICI (14,27%) E DELLA FINANZA (10,72%). • AZIMUT TREND ITALIA È AL 4° POSTO DELAL CLASSIFICA DEL MIGLIOR RENDIMENTO 2015 CON UNA PERFORMANCE DEL 27,98% (A TRE ANNI RENDE L'11,59%). IN PORTAFOGLIO È LA FINANZA A PESARE DI PIÙ (27,47%), SEGUITA DA BENI DI CONSUMO CICLICI (26,11%), INDUSTRIA (21,45%), TECNOLOGIA (10,78%) E SALUTE (3,53%). • ANIMA GEO EUROPA PMI Y CHIUDE LA TOP 5 DEI FONDI SPECIALIZZATI IN PICCOLE E MEDIE IMPRESE CON UN RENDIMENTO DEL 27% NEL 2015 (A TRE ANNI RENDE IL 16,21%). NON INVESTE ESCLUSIVAMENTE IN ITALIA, MA ANCHE IN EUROPA COMPRESA UK. BENI DI CONSUMO CICLICI (21,81%), INDUSTRIA (19,70%) E TECNOLOGIA (13,34%) SONO I PRIMI TRE SETTORI IN PORTAFOGLIO. FONTE: BLOG ONLINE SIM Foto: GUIDO CRIVELLARO Responsabile Azionario Italia di Symphonia Sgr CARLO DE VANNA Gestore azionario Italia in Ersel

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 134 26/11/2016 diffusione:28000 Pag. 32 N.12 - dicembre 2016 Investire tiratura:45000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SETTORI TECNOLOGIA Con questi fondi il rendimento è HI-TECH Social media, realtà aumentata, intelligenza artificiale e internet delle cose sono i confini della tecnologia su cui i grandi investitori puntano adesso. Da Musical.ly a Watson, ecco le storie in cui credono i migliori gestori del settore. Roberta Fossa

Mentre i sondaggisti prevedevano la vittoria schiacciante di Hillary Clinton alle elezioni presidenziali Usa 2016, un software dal nome curioso di MogIA, basato su un sistema di intelligenza artificiale, è stata l'unica voce furi dal coro prevedendo la vittoria di Donald Trump dopo aver incrociato 20 milioni di informazioni prese da piattaforme pubbliche come Google, Facebook, Twitter e YouTube. I social media, l'internet delle cose e l'intelligenza artificiale sono i confini della tecnologia su cui le aziende ora scommettono, cambiando idea rapidamente su vincitori e vinti. Così mentre Twitter è ormai una stella cadente di Wall Street e ha annunciato la chiusura di una serie di sedi periferiche nel mondo, tra cui quella di Milano, Snapchat ha cominciato la sua marcia verso il listino di New York e il debutto è fissato per marzo 2017. Il valore atteso è di quasi 18 mi liardi di dollari, più di quanto fu assegnato a Twitter e Weibo, il principale social network in lingua cinese, ma meno di Linkedin e tutto sommato congruo secondo il consensus degli analisti di Bloomberg, perché la crescita di utenti (150 milioni attivi) e ricavi (circa 300 milioni attesi a fine 2016) è esponenziale e il target è quello dei Millennials (il 70% degli utenti di Snapchat ha tra i 18 e i 24 anni) ambitissimo dalle aziende. Sembra incredibile ma il social media del fantasmino fondato da Evan Spiegel, ancora prima di arrivare in Borsa, è già il passato per Wall Street. L'attenzione dei grandi investitori della tecnologia, costantemente a caccia del prossimo Facebook, è già puntata su un'altra gallina potenzialmente dalle uova d'oro dei social media. Si chiama Musical.ly ed è una App made in Cina che consente di condividere video mimando con la bocca e con i gesti le canzoni più famose dando la possibilità di usare eetti speciali e decidere come far scorrere le immagini con il time lapse per rallentare e accelerare il video. Anche in questo caso il target sono gli under 25 e gli utenti, che si definiscono Musers, sono già oltre 100 mila, soprattutto americani. Per gli analisti, Musical.ly vale già 500 milioni di dollari e il suo fondatore, l'ingegnere cinese Alex Zhu, 37 anni appena, vuole aggiungere funzioni in modo da fare concorrenza a Facebook. Mark Zuckerberg, per ora, non si preoccupa e ha fatto sapere che non crede abbia le stesse potenzialità di Snapchat, ma resta a guardare. L'intelligenza artificiale Fuori dalla mischia dei social media, il comparto della tecnologia più promettente al momento è quello dell'intelligenza artificia le e non si tratta solo dell'eetto MogIA. Sul tema hanno puntato da tempo un gruppo di imprenditori e aziende di spicco della Silicon Valley che hanno fondato OpenAI, un centro di ricerca no-profit che ha come obiettivo far progredire le conoscenze sull'In telligenza artificiale e assicurare che essa porti benefici all'intera umanità e non venga utilizzata per soli fini di profitto. Tra gli investitori ci sono Elon Musk, il fondatore di Tesla e SpaceX, Peter Thiel (cofondatore di Paypal e tra i primi investitori di Facebook) e Reid Homan (co fondatore di Linkedin). Il 2017 sarà un anno di svolta per que sto segmento secondo gli analisti, soprattutto perché potrebbe essere il momento propizio per l'aermazione di Watson, il siste ma progettato da Ibm per fornire alle aziende una base su cui costruire le applicazioni di nuova generazione Watson è un software basato su sistemi di intelligenza artificiale sui quali costruire ser vizi, applicazioni e business. Ibm crede a tal punto in questo scenario che ha già investito circa 1 miliardo di dollari nel progetto e oltre 2000 professionisti dedicati allo sviluppo. Per Big Blue è una scommessa simile a quella del codice a barre, che ha impiegato quasi 15 anni prima di essere capito e poi è diventato un must per qualsiasi prodotto e per ogni forma di commercio. L'obiettivo è che Watson diventi per le azien de un complemento irrinunciabile come motore di ricerca dei gusti dei consumatori, esattamente come Google è il browser per cer care le risposte alle domande in Rete, in grado di scoprire i trend del momento basandosi sull'ana lisi di milioni di conversazioni online confrontando 10 mila fonti su social media, blog, forum, commenti, recensioni. Sono

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 135 26/11/2016 diffusione:28000 Pag. 32 N.12 - dicembre 2016 Investire tiratura:45000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

già circa un migliaio le aziende nel mondo interessate al progetto, tra cui diverse telecom e società dell'ener gia, che vogliono capire come dar vita a nuovi progetti e ci sono già degli esperimenti pilota. Buone potenzialità per il 2017 La tecnologia che non si ferma mai si è rivelata un buon investi mento nel 2016. La prova à che l'indice Nasdaq americano che racchiude la maggior parte dei titoli tecnologici è tornato sui massimi a fine settembre 2016 e si sta mantenendo su questi livelli anche dopo la vittoria di Donald Trump. Quotazioni così non si vedevano dal 2000, prima del crollo delle cosiddette dotcom. Apple, Google, Facebook, Alibaba, Alphabet sono alcuni dei titoli preferiti dai gestori, ma soprattutto sono attratti dalle valutazioni del settore tecnologico che in media ha utili per azione di poco superiori a quelli dell'S&P 500, ma con prospettive migliori. Le potenzialità restano intatte per il 2017. «Il comparto tecnologico spicca per la sua crescita trainata dall'innovazione. Nel corso del tempo il settore ha visto un aumento dei ricavi, della redditività e della capitalizzazione di mercato, ma ogni fase di crescita è stata sostenuta da diverse tec nologie, con un vincitore diverso in ciascuna di esse», ha detto a Investire Sohn Hyun Ho, gestore di FF Global Technology Fund di Fidelity International il campione di rendimento a tre anni della categoria Morningstar Azionari tecnologia con una crescita del 23,50% (+13% da gennaio al novembre 2016). «Nel corso del tempo il settore ha visto un aumento dei ricavi, della redditività e della capitalizzazione di mercato, ma ogni fase di crescita è stata sostenuta da diverse tecnologie, con un vincitore diverso in ciascuna di esse». Secondo il gestore di Fidelity, il comparto presenta diversi driver di crescita, basati sulle tecnologie attuali e future, sostenuti dai "vantaggi competitivi" della proprietà intellettuale. Se a ciò si aggiungono il crescente interesse per le acquisizioni del private equity e le buone prospettive generali di M&A, la sempre maggiore attenzione delle società tecnologiche ai rendimenti per gli azionisti e le valutazioni storiche e relative generalmente interessanti, ritengo che il settore costituisca un'area d'investimento interessante. Dello stesso parere è Bernd Kie gler, gestore azionario mercati sviluppati di Raieisen Capital Management che con il suo fondo Raieisen Azionario Tecnologia R ha ottenuto un rendimento a tre anni del 20,6% (+6,8% da genna io a novembre 2016 secondo dati Morningstar) puntando sui big americani come Apple, Microsoft e Facebook con Wall Street che pesa per l'80% in portafoglio. «In uno scenario in continua trasformazione gli investitori trovano in questo settore opportunità attra enti persino in fasi di mercato generale in cui la crescita economica complessiva resta meno dinamica», ha detto a Investire Kiegler. «Per fare un esempio, recentemente Facebook ha pubblicato i suoi dati trimestrali con una crescita dei ricavi superiore al 50%, in un contesto in cui l'economia USA registra un tasso di crescita contenuto intorno al 2%». Le opportunità di investimento Oggi il settore della tecnologia continua a orire interessanti opportunità di investimento e si conferma uno dei segmenti di mercato che mostrano la crescita più rapida in termini di sviluppo e innovazione. La selezione dei trend e dei titoli fa dierenza nella performance. «Nel prossimo futuro continueremo a investire nelle azioni tecnologiche fondamentalmente sottovalutate, emesse da aziende con bilanci e ussi di cassa solidi e modelli commerciali e di business orientati al lungo termine», ha aggiunto Kiegler. «Continueremo inoltre a puntare su quelle società che dimostri no di essere in grado di battere la concorrenza nelle rispettive nicchie di mercato: continuiamo a preferire in particolare i segmenti IT e le soluzioni basate sul cloud per i quali ci aspettiamo una crescita superiore alla media, in aggiunta a questi ultimi recentemente abbiamo iniziato a posizionarci sui segmenti legati a semiconduttori e hardware IT». Per il gestore di FF Global Technology Fund di Fidelity International la selezione dei titoli e dei mercati nel settore dei semiconduttori e dei dispositivi correlati ha oerto il contributo maggiore alla performance relativa passata insieme con i titoli di piccole e medie dimensioni attive nel segmento dei software. «Il fondo ha una predilezione per le società internet/online, come società di e-commerce rivoluzio narie e altre società leader ben posizionate per sfruttare l'incre mento significativo del traco mobile e Internet e la domanda crescente di contenuti digitali nelle varie piattaforme» ha detto Sohn Hyun Ho. «Sono ottimista per i titoli cinesi legati a internet, che con ogni probabilità trarranno vantaggio dal passaggio della Cina verso un'economia più orientata ai ser vizi e ai consumi». Per il gestore

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 136 26/11/2016 diffusione:28000 Pag. 32 N.12 - dicembre 2016 Investire tiratura:45000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

di Fidelity adesso l'innovazione legata al cloud computing è una buona storia da mettere in portafoglio così come la pubblicità digitale e nell'e-commerce, dove le tec nologie sono diventate centrali e hanno raggiunto un punto critico in termini di adozione e monetizzazione. Tra i segmenti promettenti c'è l'internet delle cose che riguar da gli investimenti che le società stanno eettuando nella loro trasformazione digitale in vari settori (manifatturiero, edilizia, agricoltura, finanza) e tra le tecnologie del futuro, secondo il gestore di Fidelity, sono da tenere d'occhio la realtà virtuale au mentata, l'intelligenza artificiale e le auto senza guidatore.

SCENARIO PMI - Rassegna Stampa 28/11/2016 - 28/11/2016 137