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Saverio Mercadante (1795-1870) I briganti

Melodramma serio in tre parti Parole di Jacopo Crescini (da Friedrich Schiller, “Die Räuber”) Prima esecuzione mondiale Parigi, Théâtre Italien, 22 marzo 1836 New edition based on manuscript copies by Florian Bauer after researches by Dr. Michael Wittmann

Massimiliano, Graf von Moor ...... Bruno Praticò, Ermano, his son ...... Maxim Mironov, Tenor Corrado, his son ...... Vittorio Prato, Bass Amelia, his ward ...... Petya Ivanova, Soprano Teresa, her friend ...... Rosita Fiocco, Mezzo-soprano Bertrando, a hermit ...... Atanas Mladenov, Rollero, a robber ...... Jesús Ayllón, Tenor

L’azione nella Boemia, nel castello di Moor e ne’ suoi contorni. Epoca 1600. (N.B. L’azione ha principio dopo il lutto cessato per la creduta morte del vecchio conte, e cogli apparecchi ordinati da Corrado per le sue nozze con Amelia.)

L’argomento del presente Melodramma è tratto (come ognuno si accorge al titolo) dalla nota Tragedia dello Schiller, che destò al suo primo apparire tanto entusiasmo. Il poeta Italiano, dovendo adattare alla scena ed al canto sì fatti personaggi, ha creduto necessario temperare alcuni caratteri, senza però svisarli del tutto. Quei Briganti, che nel Dramma alemano ci vengono offerti qual torma scellerata, rotta ad ogni dissolutezza, si rappresentano quì come gente avversa d’ogni ingiusta oppressione, amica di quell’innocua indipendenza la quale non sovverte né legge, né ordine alcuno. Sfidano la sventura, ed esultano nei pericoli: il bujo aspetto della notte, il silenzio delle foreste, un cielo tempestoso, la natura nel sua arcano terrore sono conformi ai loro intelletti, e rispondenti alle indoli loro. Gli altri personaggi non abbisognano di alcuna spiegazione. Io avrei volentieri scelto un fatto dalla Storia della Francia, o della mia patria, le cui glorie e sventure presentano ad ogni poesia larghissimo campo. Ma la ristrettezza del tempo, e l’argomento da altri preferito, m’han fatto condiscendere al presente soggetto. Nella trattazione del quale se io sarò riuscito a convenientemente esercitare il valore di chi dovea comporne la musica, e di chi dovea eseguirlo, io sarò ben pago di questa mia fatica. E queste poche parole mi occorreva di premettere, forse di nessuna importanza a chi vorrà leggere, di moltissima a me che dovea scrivere. Jacopo CRESCINI. Parigi 18 Marzo 1836.

CD 1 Che vuol dire? Chi a quell’alma nel fondo PARTE PRIMA può scoprire la recondita piaga? Tace e geme, né il trono l’appaga. Ciò che pensi, che brami non sa. Reggia esterna, con loggie e gallerie. Colonne e gradinate che Egli vien: di più liete venture mettono negli appartamenti. fia presagio il tuo nodo vicino, Da un lato berceau con sedili. sul tuo talamo un fausto destino ogni gaudio fiorir ti farà. Suonin l’aure degl’inni d’amore, Scena Prima di letizia è forier un sì bel dì. All’alzar della tenda, alcuni cortigiani e dame passeggiano Le dame si allontanano. sulle loggie e attraversano le gallerie. Altri escono e si raccolgono in vari gruppi. La musica esprime internamente una festa Scena seconda di ballo, ch’è presso al fine. Corrado e detti. Il giorno sta per spuntare. Cori di cortigiani e dame. [1] Ia. Introduzione: Coro [2] Ib. Scena e Aria Corrado

Coro Corrado Le gramaglie, i funebri doppieri, Perché non posso a tutti degli estinti la prece dolente gli occhi celarmi, o serenar la fronte cedan loco alle danze, ai piaceri, sì che il tumulto mio non sia palese? tale è il cenno supremo del sir. Io temo in ogni sguardo Stolto quel che non cura il presente un qualche esplorator, che i miei delitti per fidarsi all’incerto avvenir. rivelando alla terra mi gridi empio! Via la gioia vapor d’un sorso, Empio? … tu sola, o donna qual da tazza spumante licore; adorata e fatal, tu sola crudel m’hai reso. chi va lento n’ha pena e rimorso Amelia, angiol divino, a me tu splendi quando il nappo di man gli fuggì. come a naufrago stella in gran tempesta; Suonin l’aure degl’inni d’amore, tu m’allegri e m’attristi, di letizia è forier un sì bel dì. tu m’innalzi e m’annienti; ad un istante Molti castellani e castellane e paggi ed armigeri precedono ti son fiero nemico e sono amante. Corrado; i cori dei cortigiani gli vanno incontro. [3] Ove a me rivolgi un guardo

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di te ancor mi stimo io degno, di virtù sfavillo ed ardo, Amelia più non curo il soglio e il regno, Segreta voce ogni fasto della terra ch’ei vive ancor mi dice. mi par muto innanzi a te. Deh! in me sgombra la memoria Teresa che dagli enti m’ha diviso, A che t’illudi? fammi lieto della gloria di bearmi nel tuo riso. Amelia Ah! potrò allor sfidar la guerra Deh! non togliermi almeno che il ciel mosse incontro a me. nell’orror della mia sorte funesta la speme, unico ben che ancor mi resta. Cori Quando, guerrier mio splendido, Che ti manca? sarà ch’io ti riveda, È il tuo volere legge a tutti. odi le angosce, i palpiti; Al tuo potere tutto cede. dirò: “della tua preda Qual v’ha in terra lieto cor mira la guancia pallida, se il tuo non l’è? ma pien di fiamma il cor”. Ciel! tu sei lunge, e immemore Corrado non odi i miei lamenti, [4] Per lei che mi sprezza, il gemito non senti ond’ardo e deliro, d’un infelice amor. all’aura che olezza io chieggo il sospiro Cori che giovi a spirar A te destin propizio parole d’amor. stringe beati nodi, Cori quanto tu vedi ed odi Signor, per te il dì bramato t’annunzia dì miglior. fia questo d’amor. Tutti si allontanano. Amelia Tacete… sol di lagrime saranno i giorni miei! Scena terza Ermano, ah! dove sei? Coro di ancelle e Teresa, Fido a me vivi ancor? con canestri di fiori e veli. [7] Ah! tu m’ami, ed io ti sento, [5] IIa. Coro di donne già ti stringo, o gioia estrema! Vedi come il cor mi trema, Coro di donne come brilla il mio pensier! Come un etereo spirto dileguasi Vieni, o caro, un solo istante fra la caligine che il mondo accerchia, vieni al sen di chi t’adora, ella è invisibile, si stempra in lacrime e se avvien ch’io spiri allora e l’età vergine sfiora in sospir. sarò spenta di piacer. Ah! sì, eguale a tortora eletta a gemere all’esca nutresi del suo martir. Cori O eletta ai talami del tuo signor Come l’alba al cielo, all’onda, di pace l’iride splende per te, sorte arride a te beata, eletta sei dal tuo signor. l’aura anch’essa innamorata Tutte incontro ad Amelia che s’appressa. par ch’esulti al tuo goder. Via.

Scena quarta Amelia turbata e dette. Scena quinta [6] IIb. Scena e Cavatina Amelia Amelia, quindi Corrado. Amelia siede, rigettando con disprezzo Teresa i canestri di fiori deposti dalle ancelle. Tu piangi?

Amelia [8] IIc. Scena e Duetto Amelia-Corrado È mio retaggio il pianto. Almen nel tuo fidato seno Amelia liberamente io posso Ite, vani ornamenti: o gigli, o rose, versar le stille di che il ciglio ho pieno. immagine di vita, io vi ricuso.

Teresa Corrado T’ama Corrado… Perché sempre t’involi quando all’imene tuo tutto festeggia? Amelia È questa Amelia (si alza improvvisamente) delle sventure mie la più tremenda… E tu perché furtivo Egli arde alla mia vista; io quando il veggio tu mi sorprendi allora scorrer mi sento in cor gelo di morte. ch’esser sola vogl’io col mio dolore? Forse a insultarmi vieni? Teresa Corrado Ma Ermano, il sai, fra l’armi ei cadde. O donna, alfine

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quest’alterezza tua deponi; ascolta Corrado chi t’ama. E dirlo ardisci! L’obblia.

Amelia Amelia Tu deponi No, mai. la finta larva e la natìa riprendi; mal sulle labbra tue suona d’amore Corrado la divina parola. Trema.

Corrado Amelia Amelia! È questo Ferisci, il frutto di mie pene? è d’Ermano tutto il mio cor. Finor l’amante udisti, guai se parla il signor!… Corrado Stolta! invano Erman tu chiedi; Amelia egli è spento. Serba a’ tuoi vili satelliti l’imper Amelia (atterrita) delle minacce. Spento?… o ciel! In atto di partire. Tu m’inganni. Corrado Arresta; pensa! Corrado Lo mira, vedi… Amelia Le porge un velo intriso di sangue, Che vuoi? e nel riconoscerlo Amelia dà un grido. …questo vel d’amor fu pegno. Corrado (Cercando celare la sua agitazione.) A te di morte in segno ei lo invia. Quest’è la volta estrema ch’io sì mite ti parlo… Amelia Pensa e trema. Ah! taci crudele! Fin che un resto di ragione mi favella è di pietade. Corrado Sai che a me null’uom si oppone, [10] Perché di pianti inutili che a un mio cenno mille spade bagni le luci, o cara, sul tuo capo… avrai dinanzi all’ara ogni compenso in me. Amelia Pensa che sol quest’anima Sfoga l’ira, l’anima tua sospira, sgombri alfine il tuo pensier. trema se amor in ira Non ti temo, so sfidarti, so morir. si cangerà per te.

Corrado Amelia Pensa ben che abbandonarti Taci, scorrete alfine, o lagrime, posso in seno al pianto, all’onta. il duol non mi spaventa, Ch’io… con lui mia vita è spenta, Avvicinando la destra al pugnale. tutto sparì da me. Amelia Di morte e amor interprete Baciando il velo. A che t’arresti?… Vibra, mira mi posa ognor sul core; quanto temo il tuo furor. lieta nell’ultim’ore Lanciandosi con impeto verso Corrado, io spirerò con te. e presentandogli il petto. Via. Corrado (ricomponendosi) [9] Se per te non ha diletto lo splendor che darti bramo Ricinto del castello, con verdi e lago. mi farò tapino, abbietto, Da una parte chiosko solitario, dall’altra chiesetta gotica; alcuni vedrà il mondo quant’io t’amo; salici sulla riva. se il cor ottenga in dono volentier scendo dal trono, ogni gioia, ogni speranza Scena sesta ho riposta solo in te. Ermano e Rollero. Amelia Darmi in terra quel che anelo III. Finale primo non puoi tu ne il tuo potere, [11] IIIa. Scena e Cavatina Ermano spero aita sol dal cielo, che ode i pianti e le preghiere, Ermano (voce lontana) ei può rendermi, ei solo, Prode garzone un dì quei per cui io vivo in duolo, l’amor e la virtù o la vita che m’avanza nel cor avea; tronchi pur, che mia non è. fortuna lo tradì, fortuna rea! Corrado Ermano e Rollero si appressano colla barchetta alla riva e L’ami ancor?… discendono guardinghi. Tutto intorno è silenzio; inosservati Amelia (con trasporto) toccar possiam la spiaggia. L’amo d’immenso amore. Guarda intorno.

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Sgombro è di sgherri il loco… ed io che sono? tocchi lugubri: Ermano si arresta. O mio rossor!… Ma chi mi spinse a tanta Sacro agli estinti è il bronzo mattutino; ruina?… chi?… lo stesso forse, forse m’annunzia il mio destino! mio sangue… un padre irato, un fratel empio! Scena settima Rollero Amelia e detti. I tuoi trasporti affrena; ha voce e orecchio quanto vedi intorno. [14] IIIc. Coro religioso Amelia esce dal chiosko con velo nero sopra la testa e viene Ermano (senza badargli) ad inginocchiarsi sul limitare della chiesetta, da cui l’organo Fratel no, ma nemico, a te non torno interno manda una flebile armonia per la preghiera dei morti. per vendicarmi de’ miei dritti offesi; Rollero in disparte ed Ermano, che, quasi colpito, vengo un solo tesoro leva l’elmo e si prostra. a riprender ch’è mio… ma come offrirmi a lei?… potrà l’infinto Uomini e donne (interno) e Amelia manto celar la mia vergogna? Tutto quaggiù si solve, non val forza e virtù; Rollero ogni cosa quaggiù Pensa ch’or le sei presso. ritorna in polve. Qual nebbia al sol si sface Ermano fuggon gli anni e i dì; È ver! tutto mi parla preghiamo a chi morì di lei, del nostro amor: l’aura che spira, l’eterna pace. il caro nome in ogni tronco inciso, il lago e la foresta Amelia quai soavi memorie in cor mi desta! Tutto quaggiù si solve, non dura che un sol dì… Riguardando i due salici sopra la sponda. [12] Questi due verdi salici Ermano (guardando Amelia) piantati su lieti giorni Prega! Oh! il mio perdon chiedesse! crebber di spoglie adorni Allor sarei dal ciel assolto! di placido avvenir. Vane speranze e sogni! Amelia Io vi richiamo invano, Se il padre mio perì lunge da lei che bramo deh! vieni, o morte. tutto è per me dolor. Felice me se almeno Ermano potrò morirle accanto; Il padre!… il padre è spento?… si cangerà il mio pianto Senza il suo perdono viver non posso! nell’estasi d’amor. I cori interni lentamente finiscono la cantilena, Amelia resta inginocchiata sulla soglia della chiesa. Ermano Rollero vorrebbe avvicinarsele I tuoi trasporti affrena, e fa cenno a Rollero di allontanarsi. pensa che a lei sei presso. [15] IIId. Duetto, Largo e Stretta

[13] IIIb. Romanza Amelia Ermano (fra sé, calandosi la visiera) Come turbar poss’io Preludio d’arpa d’entro il chiosko. quel puro spirto tutto in Dio raccolto?… Ermano Io tremo, o cor, ardire. Qual soave armonia! Di quell’angiol divino quest’è il concento! Amelia (con sorpresa) Segui, al ciel rapir teco mi sento! Chi s’appressa? Chi sei?

Amelia (dal chiosko) Ermano (con tenerezza) Ah! Desìo d’armi e di vittoria Un infelice ti strappava dal mio sen; che d’ogni gioia in bando non è amore senza gloria, la sorte invidia di colui che piangi! torna, torna, amato ben. A poco a poco cessa la melodia, Amelia (fra sè) ed Ermano si avvia al luogo da cui usciva. Qual voce? Ancor l’intesi.

Rollero (arrestandolo) Ermano Scoprirti vuoi? Perché il guardo rivolgi altrove? Sì mirar t’è grave Ermano la sventura?… Mi lascia, vo’ vederla. Amelia (piangendo) Rollero Io son pur sì sventurata! Rifletti, Ermano, che in nemica terra tu sei. Ermano Piangi? Ermano (impaziente) Va! Veglia, io volo a lei. Amelia (incerta) La campana della chiesetta dà alcuni Io?… (tremo, vacillo)

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Riguardandolo con attenzione. Tu?… forse tu?… deliro! Ermano Ah, tu desso non sei, Io son… Ermano è spento. Ermano Amelia L’ami tu ancor? A che tremi? A che la voce tronchi?…

Amelia Ermano Più di me stessa. Ah! dammi il perdono!

Ermano Amelia Amelia, ei vive. Che di’ tu? La tua man! Forse t’intendo, Amelia (con ansietà) altra donna m’involò? Ei vive? E nel mio sen non vola? Tu non m’inganni? Ermano Ti consola, amai te sola, Ermano senza te viver non so. Ei t’è presso; mi guarda, Alzando la visiera. riconoscimi. [16] No, no non crederlo, ognor t’amai, Amelia m’eri qual angelo E fia vero? Il desìo fra tanti guai, non m’illude?… tu sei?… t’udia nell’aure t’udia nel flutto, Ermano udia per tutto Ermano, Ermano son io. il tuo sospir.

Amelia Duetto Sempre ripetimi Amelia sì caro accento, Tu vivi? Non è sogno? i lunghi spasimi Ti vedo, ti stringo, ah! non è sogno. più non rammento, amor in giubilo Ermano mi volge il lutto, Tu sei mia? Null’altro agogno, è dolce il frutto al destino più non chiedo. del mio martir.

Amelia Amelia e Ermano Da quel dì che mi lasciasti Più fato barbaro sparve teco ogni mio riso. non ci separi, hanno alfin termine Ermano giorni sì amari: Io da te, mio ben, diviso potrà dividerci vissi in ira al mondo e al ciel. la morte sola; più vero il gaudio Amelia sorge dal duol. Ma perché m’abbandonasti? Fosti, Ermano, assai crudel!

Ermano Ah! tu non sai… ma tu almen tu non macchiasti la tua fè? Scena ottava Amelia Rollero e detti, indi Corrado. Tua mi serbai. Rollero (scende frettoloso) Ermano [17] Erman. Ah! se l’uom che tanto amasti di te indegno?… Amelia e Ermano Che avvenne? Amelia Che di’ mai? qual mistero? Rollero Fuggiam, alcun s’appressa. Ermano Un fallo orrendo… Amelia Amelia Ermano, fuggi. Parla, assolverti potrò. Ermano Ermano Io fuggir? Sappi ch’io… (colpo sì atroce non so darle). Rollero Retrocedendo quando vede Amelia che Corrado si avvicina. Segui. È vano.

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la spada a terra e si mostra senza visiera. Ermano (a Amelia) Corrado (sorpreso) Ho un ferro ancor. Ermano! Oh mio rossor. Amelia prega Ermano di coprirsi almeno Che mai sarà. colla visiera. Corrado si presenta. Corrado (a sé) Amelia e Teresa Che veggo! Entro mie soglie Oh ciel! pietà. armato un uom si accoglie! Ad Amelia. Ermano e Rollero Donna, tu alfin mi sveli Che feci / festi? l’arcano tuo dolore; Oh ciel, che sarà? ei che tra l’ombre celi è amante o traditore; Tutti gli altri (sorpresi) sol son qui signore, Ermano! Il figlio del signor. costui palesa a me, Oh ciel, che mai sarà? tanto per lui e per te trema. Ermano Amelia [18] Incerto, che penso? No, traditor qual credi Ti frena, mio sdegno, questi non è che vedi, mi desta l’indegno ei venne… dispetto e furor. Fra l’odio e vendetta Ermano (Immobile, con ira dignitosa ad Amelia) quest’anima freme, A che cercando la rabbia, la speme vai discolpe? La mia mi straziano il cor. destra educata al brando Corrado egli dirà ch’io sia. Incerto, che penso? Ti frena, mio sdegno; Corrado La rabbia mi preme, Superbo! Al tradimento m’arresta il terror. l’insulto aggiungi ancor? Fra l’odio, vendetta Esci. quest’alma, ah! freme. La rabbia, la speme Ermano (con furia) mi straziano il cor. Io?… Né tu, né i prodi tuoi nol potranno. Amelia Incerto, che penso? Amelia (ad Ermano in disparte) Ei freme, l’indegno, Ti frena. Mi vuoi spenta? mi desta il suo sdegno Deh! cedi al mio dolor. spavento e terror. Rollero Fra l’odia e vendetta Ti frena. Ah, signor, ti frena, quest’anima freme, pietà del suo dolor. l’amore, la speme mi straziano il cor. Corrado Chiamando le guardie dalla parte ond’è venuto. Cortigiani e Rollero Olà, guardie, costui si scacci. Incerto, che penso? Donna, trema per lui, per te. Ei freme di sdegno, Superbo, alfin vedrai. gli desta l’indegno dispetto, terror. Amelia (a Ermano) L’amore, la speme Per pietà, ti salva. mi straziano il cor. Ah, morir mi vuoi d’affanno? Ancelle e Teresa Rollero (trascinandolo seco) Incerto, che penso? Ah signor, parti, va, partiam. Ei freme, l’indegno mi desta spavento, terror. Ermano (risoluto) L’amore, la speme Non temer, ho un brando ancor, mi straziano il cor. paventar i vil farò.

Scena ultima Corrado (con ironia) Teresa, cortigiani, ancelle, armigeri, paggi, castellani etc. [19] Scopri alfin il tuo disegno, le tue frodi sveli omai. Teresa e Ancelle (a Amelia) Amelia, agitata? Ermano T’abbi il trono, t’abbi il regno Amigeri (a Corrado) se usurpato anco me l’hai. Signor, a’ tuoi cenni. Corrado Corrado (ai soldati) Che vuoi dunque? Guardie, costui si scacci. Ermano (afferrando Amelia) Ermano (sguainando la spada) Questa io chiedo. Fuori gli acciar se l’ardite. Ermano, svincolandosi, getta con nobile disprezzo

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Corrado (afferrandola egualmente) Corrado Ella è mia. Al parco.

Amelia Ermano Ah, cessate! Quando?

Corrado (a Ermano) Corrado Ella è mia. Al primo albor. Si stringono con nobile fierezza le destre. Ermano Amelia No, giammai: pria cadrò. Ah! nel punto che il riacquisto tremo ancor sulla sua sorte. Amelia (pregando) Tu sol mi puoi salvar, o morte, Erman, ti calma! a tal scena di terror.

Corrado Ermano e Corrado (sollevando le spade) Io non la cedo! A te affido mia vendetta, ch’io miri al suolo esangue, Coro e Teresa e col prezzo del suo sangue Infelice! Quale eccesso, quale ardir. paghi il fio quel traditor.

Corrado (a Ermano) Amelia (frapponendosi) Or decidi. Me, cagion, me sol svenate di tal lite dispietata, Ermano sia vostr’ira alfin placata, Sai che voglio. ah! pietà del mio dolor.

Corrado Ermano e Corrado Ah, vanne. Vano è il pianto, questo brando sazi appien il mio furor. Ermano Qui ho dritto al par di te. Teresa, Rollero e Ancelle Corrado sguaina la spada. Caddi, o notte, e al ciglio ascondi Amelia tante stragi ed orror. Alme crude, disumane, deh! cessate, Deh! ricopri col tuo manto deh! quest’ultimo delitto risparmiate. lo spettacolo d’orror!

Ermano Cori Sarà il brando Di quei petti furibondi fra noi vindice d’amor. qual mai furia ebbe governo? Fino il cenere paterno Corrado campo fia d’ostil furor. Sì, lo sia.

Ermano Fine della prima parte Dove?

CD 2

PARTE SECONDA Accorriamo.

Altri (al basso) Buia foresta, con dirupi e grotte in distanza. Accorrete. Al piano parte laterale di un’antica torre mezza diroccata, con finestre inferrate e gran porta nel mezzo. A sinistra un rustico Alcuni (scendendo frettolosi) capitello coll’immagine di Maria Vergine. Piccola capanna in Fosca è l’aura, minaccia tempesta, disparte sull’alto. Nel mezzo una pietra che serve par che il turbo dall’alto discende; di sedile, sotto un grand’albero. fischia, fuma la buia foresta, Notte. La luna si oscura, e comincia un temporale. tutto spira sublime terror. T’apri, o ciel; la tua pompa tremenda è pei forti tripudio d’orror. Scena prima La sonante procella che accampi Briganti. Alcune sentinelle si mostrano correr dall’alto. I presti all’armi il fragore di tuoni, briganti qua e là dispersi si vanno raccogliendo dalle ascese e presti al brando il baleno dei lampi, discese praticabili. e a quell’ira ci tempri il cor: odio e guerra, sterminio risuoni [1] IVa. Coro, Tempesta degli oppressi a’ codardi oppressor. Chieda l’alma dall’onde, dai venti Alcuni (dall’alto) una forza al lor impeto egual. Accorrete. Al poter che ogni dritto calpesta odio, strage, vendetta fatal. Altri (nel mezzo) Siam qui tutti: niun ci ode, ci accusa,

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siam di noi, gridar possiam, Briganti sì, della patria ai tiranni rechiamo Beviam, beviam, cantiam. strage, guerra, vendetta immortal. Il temporale va cessando. Alcuni briganti scendono all’alto con Ermano ceste e fiaccole accese. Lieto sempre, sempre canti fra la spuma de’ bicchier: Sol la vita del brigante Scena seconda è la vita del piacer. Suono lontano di tromba. Ermano, vestito da brigante, e Rollero e detti. Tutti Sì, la vita del brigante è la vita del piacer. [2] IVb. Scena ed Orgia Beviam, beviam, cantiam.

Briganti Tutti i briganti si disperdono qua e là sotto gli alberi, e si Giunge Ermano. sdraiano per riposare. Le sentinelle restano sempre sull’eminenze. Le faci si spengono, né resta che una lanterna La tromba a lui risponda. attaccata ad un albero. Voliamgli incontro.

Ei qui s’appressa: Oh! come

tristo ha l’aspetto! Scena terza Ermano, che t’avvenne, Ermano. tardo ben giungi?

Ermano [3] Va. Scena e Preghiera Ermano Amici…

Ermano Briganti Ermano, ove sei tu?… di chi compagno?… Favella. Tu almen non vedi, o padre,

un figlio che ha il tuo nome Ermano disonorato!… Uopo ho di voi. Campana dell’orologio.

Il tempo segna l’ora che fugge. Briganti Siede. Pronti ne vedi e risoluti. Il Solitario esce dall’alto dalla sua capanna, con fanale in mano, e una cesta sotto il braccio, Ermano e si avvia ad accendere il lumicino dinanzi l’immagine di Maria Tanto ardir mi serbate al nuovo giorno; Vergine. or posar ci conviene. Ermano Briganti In disparte senza esser veduto dal Solitario. Quanto a te piace Alcun qui viene… guardiam. È il Solitario. tutto farem; ma prima Oh! quanto l’invidio! Ei di devoti si alternino le tazze pensier nutre lo spirto, e posa in Dio. e l’usata canzon Che veggo?… È quella, è quella sciogli frattanto. l’immagin sacra a cui dinanzi un giorno Ermano (con affettata disinvoltura) trovai pregando Amelia, e l’amor nostro Sì, beviamo, beviam, cantiam. giurammo eterno – a te, Maria, mi prostro. Il Solitario, dopo breve preghiera si alza, s’inchina all’immagine, e s’incammina con il fanale e la cesta alla parte Orgia su cui corrisponde Trova ovunque e patria e tetto la finestra inferrata della torre. il brigante a suo voler, così fervido ha l’affetto come libero il pensier. Preghiera

Briganti Ermano (s’inginocchia) Beviam, beviam, cantiam. Fra nembi crudeli smarrito il cor mio Ermano la via più non sa. Col periglio sempre innante Regina de’ cieli, è più vivo il suo pensier. con umil desìo sì, la vita del brigante ti chieggo pietà! è la vita del piacer.

Briganti [4] Qual gemito! Sì, la vita del brigante è la vita del piacer. Conte (dentro la torre) Beviam, beviam, cantiam. Oh! quanto l’ore son lunghe se le conta il dolor! Ermano Dalla inferriata. Nelle stragi, nell’amor Sei tu? generoso, ardito ognor, sono fiamme del suo cor Solitario la sventura ed il valor. Son io.

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Conte Solitario Qual sete ardente! Il signor mio salvate… (Forse a lui lo manda Iddio.) Solitario (gli porge la bottiglia) Si allontana e rientra nella sua capanna. Prendi. Scena quinta Conte ed Ermano. Conte Senza il soccorso tuo sarei già spento. [5] Vb. Scena e Duetto Ermano-Conte

Ermano (in disparte) Conte Che fia? Chi mi sveglia dal mio sepolcro?

Conte Ermano (a parte, spaventato) Non più vederti, (Ciel! mio padre, in questo stato, oh vista.) quasi temea. Quanto tumulto e quante grida! Ancor tremo! Osserva Conte se alcun è qui. È forse il manigoldo che il mio capo aspetta? Solitario Nessuno. Ermano (lo aiuta ad uscire) Ahi! misero. Conte Odi, mi sembra… Conte Chi geme? Oh ignoto, Solitario dimmi chi t’addusse in quell’antro? Tutto è silenzio. Ermano Conte Il desìo di salvarti. Il loco propizio è a malandrini. Omai rientra, Conte il cielo ti rimerti. Fia vero?… In terra dunque non è del tutto la giustizia estinta? Solitario (discende) Iddio sia teco. Ermano Deh! ti conforta, e il filo Ermano (segue cautamente il Solitario) delle vicende tue porgimi. Quale mistero! Conte Conte (di dentro) Il crine Oh quanto sollevarti farò dallo spavento lunghe son l’ore se le conta il dolor! quanto saprai che un figlio…

Scena quarta Ermano (a parte) Ermano e il Solitario. (Empio fratel!) Deh! narra.

Solitario (Si sente ad afferrare per un braccio.) Conte O ciel! Lascia che meco nell’avello io porti l’orror di tanta colpa a cui non reggo. Ermano Taci. Ermano M’apri il tuo cuore, a te supplice il chieggo. Solitario Pietà! Duetto Ermano Conte Taci ripeto, [6] Deh! risparmia ch’io racconti apri l’ingresso. storia orrenda ed inaudita, Conducendolo verso la porta della torre. ch’io riapra una ferita che di sangue stilla ancor. Solitario Va, mi lascia, ad altri serba Come, se le chiavi la pietà che in sen ti piomba; fur gettate nel lago? presso all’orlo della tomba non ho speme, né timor. Ermano Prende da un fardello alcuni ferri. Ermano Apriamo a forza: Sfoga, sfoga il tuo cordoglio, istrumenti fatali, sono anch’io tanto infelice. prima ed estrema volta Il mio stato assai ti dice fia ch’io vi tratti. qual destino mi colpì. Introducendo un ferro nella serratura. Ah! pur un dì vivea beato Solitario presso a un padre, a un core amante, Ah! signor, pensate che Corrado… fato avverso in un istante ogni bene mi rapì. Ermano (ha schiuso la porta) Ti scosta. Conte Hai tu padre?

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lo rese il mio rigor. Ermano Sì, la voce del rimorso Io l’ho perduto. tutto mi strazia il cor. Scaglia, gran Dio, la folgore Conte sul capo al genitor.) Spento dunque?

Ermano [8] Tu lo conosci? Di’! Ancor respira. Ermano Conte Amico ei m’era. Né a lui corri? Conte (con impazienza) Ermano Ah! dov’è? Vive? Narra! Del cielo l’ira lunge a lui mi condannò. Ermano Su estranee rive… Conte Forse ingrato l’hai tradito? Conte (incalzando) Il genitor obblia? Ermano O sulla fronte mia No, il suo amor mi fu rapito. l’ira del ciel chiamò?

Conte Ermano L’ami? Ei t’ama.

Ermano Conte Quanto un core può amar. Ei m’ama?

Conte Ermano A lui corri! Solo tu l’odii! Ben l’invidio! Va, egli esulti de’ tuoi baci nell’ebbrezza, Conte egli gusti una dolcezza Odiarlo io?… Son suo padre. ch’io mai più non otterrò. Ermano Ermano Il tuo perdon daresti a lui? Né in compenso d’un crudele altri figli non avesti? Conte Che dici? Conte Ermano Che rammenti? S’ei ti gridasse ai piè “m’assolvi, o morirò”?… Ermano Stringe le ginocchia del conte. Parla omai. Conte Conte Piangi?… perché m’abbracci? M’odi, e fremer ti farò. Chi sei? Tu di terror m’agghiacci!

[7] Io sì, che un figlio avea Ermano dolce mia cura e orgoglio, Ti parli il mio pianto. degno di me crescea, degno parea del soglio, Conte sperando in lui rivivere Forse… fia ver?… gran Dio! mai non credea morir. Ermano… Ermano! Perfido! Da me il togliea la colpa, il disonor; Ermano due lustri io lo piangea Sì, mi ravvisa. ingrato, e il piango ancor. Conte Ermano Tu mio figlio? In queste vesti Ah! nol creder, no, infedele. qual colpe, oh dio, m’attesti. Se lunge a te il piè volse, empio fratel crudele Ermano fu che il tuo cor gli tolse; Sì mi cangiò il dolor! vivea nel pianto ed esule In me non v’ha rossor. senza trovar pietà. In ira al padre, ahi! misero, Conte forse morir dovrà. Crederti deggio ancor? Tu! figlio ah! vieni, sì Conte (a sé) vieni fra queste braccia (Che ascolto?… forse innocente? se tu innocente sei. Ciel! ed io lo maledia. Han fine i mali miei Morrà per colpa mia? or che ti stringo al cor. Forse cotanto misero Ah! questo soave amplesso

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ti dica il mio perdono, l’onore e la virtù. sento che padre io sono, che mi sei figlio ancor. Conte Fia ver… Sì degni accenti? Ermano in que’ volti, in quelli ammanti! Io riedo sì, per renderti Fra tant’armi e terror tanto a’ tuoi diritti, al trono, tal pietade e tal valor? lieto del tuo perdono riedo di me maggior. Briganti Sono in sì dolce amplesso Tu ci apprendi, o forte Ermano, alla virtù redento, alte imprese ed alti affetti, nel petto ancor mi sento odio a chi ne vuol soggetti, fiamma di gloria e onor. agli oppressi il braccio e il cor.

Ermano Pago or sono; l’infelice Scena sesta che a salvar ci manda Iddio, Detti, i briganti. lo vedete, ei, sì, è mio padre.

[9] Vc. Stretta finale Briganti (con ammirazione) Ei d’Ermano il genitor? Ermano suona la tromba, tutto ad un tratto i briganti si Oh vista, oh furor. svegliano; le sentinelle tutte si raccolgono. Molti altri briganti discendono dall’alto con faci accese in mano e formano un Tutti, snudando le spade, attorniano il Conte. gruppo generale. Il Solitario esce dalla sua capanna e rimane in disparte. Giuriam su questo capo antico, Sentinella (dall’alto) sì, giuriam vendetta, All’armi! il ciel da noi l’aspetta, il ciel da noi l’avrà. Altre Il Solitario si appressa al Conte, che con emozione di All’armi! gratitudine lo abbraccia. Uopo è del nostro ardir. Conte O Erman, sai quante lagrime Conte versò per te il mio ciglio, Che veggo?… un sogno parmi. mentre racquisto un figlio l’altro perir dovrà? Tutti i briganti (attorno ad Ermano) Straziato dai rimorsi, Sai se sappiam ferir. pentito il vedrò allor. Oh! di qual gioia allora Conte (ad Ermano, con sorpresa e terrore) il cor m’esulterà. Forse tu, Erman, tu duce, duce di costoro? Oh! scorno! Ermano e Briganti Deh! l’abborrita luce Avrai vendetta, a te il giuriam. non vegga io più del giorno! A renderti voliam e regno e libertà. Ahi! di mia casa sparvero il nome e lo splendor. Ermano Perché mi fai rivivere Ah no, da noi offeso non sarà. a tanto disonor? Ah sì, perdon ti chiederà.

Ermano (al Conte) Conte Mal giudichi alle vesti Dei falli suoi perdon mi chiederà. costor che vedi accolti; Ah sì, il cor m’esulterà. spirti, qual io, son questi Alcuni briganti precedono, altri seguono il Conte ed Ermano d’ogni servaggio sciolti; che si dispongono ad uscire dalla foresta. in lor delitto ignobile credimi ancor non fu; Fine della seconda parte le spade lor difendono

PARTE TERZA Cortigiani Notte, il silenzio doppia coll’ombra tua severa, Magnifica sala nel castello, con porta nel mezzo. l’alba del dì foriera arresta nel suo cammin.

Ancelle Scena prima Troppe col raggio fulgido Coro di cortigiani e di ancelle. stragi svelar può il giorno, Entrano cautamente. tutto è mestizia intorno,

nunzia di rio destin.

[10] VIa. Coro Cortigiani

Verso gli appartamenti

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di Corrado a sinistra. Così mi chiami a sfida di onore? Notte, dal sen pacifico Ah! parmi udir in campo i cor bollenti e fieri tempra tromba che all’armi invita; di placidi pensieri, d’ira, vendetta avvampo, nutri la mente e il cor. non sento più pietà. Cada l’odiata vita, spento mirarti anelo, Ancelle Verso gli appartamenti da me la terra e il cielo di Amelia a destra. salvarti non potrà. Notte, dal sen pacifico spargi l’obblìo, la calma, Cori sogni per te quell’alma Sul capo a chi t’insulta solo di pace e amor. il nostro acciar cadrà. Si allontanano lentamente i cortigiani Tutti partono, e restano guardie alla porta. da una parte, le ancelle dall’altra. Scena seconda Corrado. Scena quarta Amelia. [11] VIb. Scena e Aria Corrado Esce atterrita e tutta in disordine dal suo appartamento.

Corrado (quasi spaventato)

Tutto riposa: eppure un suon confuso VIIa. Scena e Aria Amelia mi percosse l’orecchio. Il grido forse [13] del rimorso che nel sen mi veglia? Ombra di un padre irato Amelia perché sempre m’insegui e mi spaventi? Dove corre quell’empio?… Ah! me perduta! Io ti veggo… ah! mi lascia! Ei forse, oh! dubbio! oh affanno! Deh! non chiamar nell’ira tua funesta Ei cerca una vita della mia più cara! il fulmine d’Iddio sulla mia testa! Arrestarlo potessi!… In ogni parte So… non t’uccisi; questa smania atroce, è periglio, terror. Fieri custodi quest’amor mio fatale mi tolgono l’ingresso. – Quest’è l’ora fu che ti spense… Un giorno forse, o rabbia, della sfida. Ah! che non vivi, o padre; per te veduto avrei tu sol placar potresti tante discordie. sposa d’Ermano l’infedel che adoro. Oh pena! Forse nel rio cimento No, fin ch’io vivo mai! ei spira… ah Dio! mancar mi sento! Tu riposi, o donna, e forse sogni colui che aborro! [14] Ciel! del mio prode Ermano Ma per poco: né ancor t’uccisi. i giorni tu difendi; Il tuo sangue perché non ho versato ancora? perché tu a me lo rendi Mori, e spenga il furor che mi divora. quando dovea cader? Lo piansi un dì lontano, Si avventa con impeto verso gli appartamenti di Amelia, trae il or piango il suo ritorno, pugnale, e quando è sulla soglia retrocede pentito. e parmi in un sol giorno e vita e morte aver. [12] Ah! no: vivi e spargi un fiore Scena quinta sul sentier della mia vita, Teresa, cori di ancelle e detta. deh! pietosa odi il dolor di quest’alma rapita! Ah! lascia ch’io con te sospiri, Cori con te palpiti il mio cor. [15] Amelia, esulta, splender Nel sorriso tuo divino dei del tuo riso adorna, scordo il mio fatal destino; il padre a te ritorna, di te indegno, di te privo Ermano lo salvò. al delitto solo io vivo… Amelia (con trasporto) Ma chi s’avanza… Ah! il padre vive?… Crederlo poss’io? I cavalieri… agitati, perché? Scena terza Cori Cori di partigiani, armigeri e paggi. Mai non fu spento; Corrado in buio carcere Cori lo chiuse. Da faci, da spade, da genti feroci è cinto il castello, ne intendi le voci. Amelia Oh ciel! che sento! Corrado Che ascolto! Cori Pio solitario cura Cori n’ebbe e i suoi dì serbò. Di Ermano gli sgherri son presso, è capo egli stesso. Amelia Ardenti ne vedi, voliamo, o Signore. Fia ver? Alfine si sbrani l’immenso furor. Cori Corrado Te ne assecura. O vil traditor! Amelia

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Non m’ingannate? Scena settima Ermano e detti. Cori Ermano, spaventato, inseguito come da una furia, attraversa la Ah! no. scena colla spada insanguinata. S’incontra nel padre e in Amelia e gli casca Amelia il ferro di mano. Ah! di quai dolci palpiti tutta rapir mi sento, Tutti vola rapìta l’anima Qual vista! quale orror! ai giorni del contento; sì, questo dolce palpito Amelia m’annunzia il genitor. Quai vesti! oh dio! qual sangue. O Ermano, a un cor che t’ama Tolto è l’iniquo velo; deh! riedi vincitor! in faccia al mondo e al cielo colpevole è il mio cor. Cori Ah ciel! dopo tanti spasimi Apri alla gioia il cuore; comincia il mio dolor! tuoi prieghi il ciel accolse, Ermano quant’il destin ti tolse Dove il fraterno sangue, ora ti rende il ciel. dove me stesso ascondo? Il nome mio nel mondo nome sarà d’orror. Ciel! dall’infamia toglimi [16] VIIb. Terzetto finale di vile malfattor!

Amelia Conte Giunge alcun; ad ogni aura Qual ferro, oh dio! quel sangue che spira incerta io tremo: la colpa sua m’addita; così il mio spirto è da terror percosso a che più resti in vita, ch’anco presso al piacer gioir non posso! misero genitor? Cori Ciel, mi serbavi a piangere Nella regal sua vesta estinto un figlio ancor! qui viene il padre… mira. Cori Amelia Oh! colpa, oh dio! quel sangue Ah! non traveggo? ritorna al padre intriso! Ciel! non dannare a gemere Cori tanto amor! Il cielo a te lo invia. Conte (con impeto ad Ermano) Scena sesta [17] Così serbi ? Conte e dette. Iniquo parla, dì, così il serbi? La mia vita ancor ti prendi; Amelia a’ tuoi piedi io cada spento, Padre amato! questo solo manca a te. Abbandonandosi nelle di lui braccia. Ermano Conte L’ire tue sospendi, oh padre: Figlia, ah! figlia mia! reo non sono, il credi a me. Ben due volte disarmato Voci interne. la vita gli perdono, nel furor suo disperato Tutti sul mio brando s’avventò. Quale lamento! Conte (a sé) Voci interne Creder deggio? Ei langue. Amelia (a sé) Tutti Ah! fosse vero. Che fu? Ermano (con forza) Voci interne Innocente, il giuro, io sono. Respira appena. Amelia (con compiacenza) Amelia e Conte Innocente io sì lo spero. Ah! forse Ermano, ohimè! Conte Conte Ma chi il figlio rende a me? Crollate, antiche mura, l’onta e la mia sciagura Ermano coprite e sia sepolto, Si prostra, e abbraccia al disonor sia tolto le ginocchia del padre. che cadde intorno a me. [18] Sul mio fronte la mano stendi, e il figlio benedici, i miei dì meno infelici io trarrò col tuo perdon.

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Non odiarmi, deh! compiangimi, padre, perdona, non odiarmi Donne più che reo misero io sono. Oh vista, pietà! Amelia (al Conte) Deh! l’ascolta. Egli è innocente. Ermano (risoluto) Vi seguo – che più mi resta! Conte Grida il ciel di me vendetta, Ah! vacillo, non resisto. nell’abisso che mi aspetta maledetto io scenderò. Cori (al Conte) Deh! l’ascolta, deh! gli perdona. Amelia (in ginocchio) Ah! crudel, m’odi, t’arresta, Amelia (al Conte) o al tuo piede io spirerò. Tu sei commosso! Briganti Conte (a sé) Tu preghi invano, a noi giurò. Chi resiste? Tu figlio! Ermano Briganti (di dentro) Retrocede a quella preghiera, dà un’occhiata pietosa Ermano! al padre, quindi si rivolge ad Amelia. [19] Deh! non scemar con lagrime Tutti la mia virtude estrema, Quai grida! lascia che solo io gema sul mio destin crudel. Ermano Padre, rammenta un misero Ah! quando ti volgi a Dio; Accorgendosi di chi sono le voci che lo chiamano allor sperar poss’io resta immobile: quindi vuol fuggire. qualche pietà dal ciel. Si scosta. Donne e Amalia Io gelo. Amelia (a Ermano) Ah! no, t’arresta, non ti lascio, spietato. Ermano Si vada. Conte (a Ermano) Ah! no, t’arresta, Ermano. Amelia e Conte (ad Ermano trattenendolo) Dove corri? Arrestati Ermano! Donne Ah! misera prega invano. Ermano (furibondo) La ruina io seguo già che mi trascina. Briganti Vieni Ermano, a che t’arresti, d’armati cinti noi siam. Scena ultima Briganti e detti. Ermano Padre, Amelia, addio per sempre. Briganti (con forza ad Ermano) Vien, rammenta il giuramento. Amelia Salvo è il padre, a che t’arresti? Ah no! crudel, io spirerò. Per te siamo in gran periglio. Ad Ermano trascinato dai briganti; quindi cade nelle braccia di Teresa. Amelia Ah! io moro. Ah! che veggio. Sleal, tu duce a questi? Cori Oh! infausto dì! Conte Che veggio. Egli è perduto. Fine Ah! v’arrestati.

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The plot of this opera is drawn (as the title suggests) from the well-known Tragedy by Schiller which was greeted with such enthusiasm from its very first performance. The Italian poet, having to adapt such fully formed characters to the stage and to a musical setting, has felt it necessary to temper some of their traits, yet without distorting them in any way. The brigands who in the German drama are presented to us as a villainous throng, inured to all forms of dissolute behaviour, are here represented as people opposed to any form of unjust oppression and in favour of that benign independence which subverts neither law nor command. They challenge misfortune and exult in danger: the darkness of night, the silence of the forests, stormy skies, nature in all its terrifying mystery, these are countered by their intellect and are in accord with their temperament. The other characters require no further explanation. I should willingly have chosen a tale from the history of France, or of my own country, whose glories and misfortunes offer great scope for poetry. However, the short time available and the fact that others wished this story to be retold led me to agree to its adaptation. If, in so doing, I have succeeded in inspiring the composer, and the performers, that will be reward enough for my efforts. And it occurred to me to write these few introductory words, perhaps of little import to those who will read them, but of great significance to the one who wrote them. Jacopo Crescini

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