Piano Emergenza Comunale 2003 - aggiornato 2015

REGIONE

COMUNE DI ROCCAVIVARA Provincia di

PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PIANO DI EMERGENZA Pianificazione nazione d'emergenza - Progetto "VIGILPRO"

OGGETTO:

RELAZIONE

COMMITTENTE: AMMINISTRAZIONE COMUNALE ROCCAVIVARA (CB)

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO: Geom. Giuseppe Rolando di Renzo

1 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

INDICE

INTRODUZIONE pag. 4

1. PREMESSA 7

1.1 LA PROTEZIONE CIVILE 7 1.2 SVILUPPO DEL QUADRO LEGISLATIVO 7 1.2.1 LE COMPETENZE 9 1.2.2 IL PROGETTO “VIGILPRO” E LA LEGISLAZIONE REGIONALE 14 1.3 LE ATTIVITA’ DI PROTEZIONE CIVILE 19 1.3.1 GENERALITA’ 19 1.3.2 PREVISIONE E PREVENZIONE 20 1.3.3 IL SOCCORSO 21 1.3.4 SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA 24 1.3.5 L’INFORMAZIONE 25 1.3.5. L’ESERCITAZIONE 26 1.3.6. LA PIANIFICAZIONE 27 1.3.7. I MECCANISMI DI PREANNUNCIO 31 1.4 IL PIANO VIGENTE E LA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE 31

2. STRUTTURA E FINALITA’ DEL PIANO 34

3. TERRITORI E RISCHI 36 3.1 DATI TERRITORIALI 36 3.1.1 CONFINI 36 3.1.2 DATI TOPOGRAFICI 36 3.1.3 PRINCIPALI STRADE DI COLLEGAMENTO CON I COMUNI LIMITROFI E CON IL CAPOLUOGO 36 3.1.4 CARATTERISTICHE ORO-GEOGRAFICHE 36 3.1.5 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DEL TERRENO 36 3.1.6 PATRIMONIO ABITATIVO 36 3.1.7 PATRIMONIO EDILIZIO PUBBLICO 37 3.1.8 ELENCO STRUTTURE SANITARIE E PRONTO INTERVENTO 37 3.1.9 COMUNITA’ MONTANA 37 3.1.10 COM DI 38 3.1.11 POPOLAZIONE 38 3.1.12 ELABORATI E SUPPORTI ALLEGATI 38 3.1.13 ATTIVITA’ PRODUTTIVE 40 3.2 I RISCHI 45

2 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3.2.1 GEOLOGIA REGIONALE ED INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO 45 3.2.2 ANALISI DEI DISSESTI E RISCHIO IDROGEOLOGICO 49 3.2.3 RISCHIO IDROGEOLOGICO 51 3.2.4 USO DEL SUOLO: rischio incendio 53 3.2.5 IL RISCHIO SISMICO 59

4 L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO 73

4.1 CONSIDERAZIONI PRELIMINARI 73 4.1.1 LA STRUTTURA COMUNALE 73 4.1.2 LE RISORSE 74 4.2 LE PROCEDURE 74 4.2.1 LE TIPOLOGIE DI EVENTO 74 4.2.2 LE FASI DI ALLERTA E GLI AVVISI 75 4.2.3 EVENTO PROBABILE DI TIPO GRADUALE – PROCEDURE DI AVVISO 76 4.2.3 EVENTO IN ATTO DI TIPO GRADUALE – PROCEDURE DI AVVISO 79 4.3 L’EMERGENZA 81 4.3.1 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE 81 4.3.2 FUNZIONI E RESPONSABILITA’ ATTIVATE PRESSO IL C. O. C. 83 4.3.3 ALLESTIMENTO DELLA SALA OPERATIVA 87 4.3.4 IL RESPONSABILE DEL C. O. C. 87 4.3.5 ATTIVITA’ DI EMERGENZA 88

5. PREVENZIONE 101

5.1 MISURE PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO 101 5.2 MODELLO ORGANIZZATIVO DI PROTEZIONE CIVILE 102 5.3 ATTIVITA’ CONOSCITIVA 103

6.VERIFICA E AGGIORNAMENTO E VALIDITA’ DEL PIANO DI EMERGENZA 104

7. MODULISTICA 108

3 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

INTRODUZIONE

In seguito all’inserimento del Comune di Roccavivara nell’elenco dei paesi inglobati nel progetto “Vigilpro” l’Amministrazione comunale ha affidato con delibera della Giunta

Comunale del 10 aprile 2003 ai sottoscritti ing. Antonella OCCHIONERO e geologo dott.

Antonino DI LISA l’incarico per la redazione del Piano Comunale di Protezione Civile.

Scopo del Progetto è la realizzazione di una Pianificazione Nazionale di emergenza attuata dal Dipartimento della Protezione Civile per il rischio sismico, attraverso la predisposizione di procedure e metodologie omogenee volte alla gestione delle emergenze, essendo indispensabile l’adozione di un’organizzazione preventiva in grado, specie nella fase di emergenza, di garantire pronti interventi diretti a tutelare l’incolumità delle persone e l’integrità dei loro beni.

Nuovo orientamento per la redazione del piano di protezione civile è quello di far si che i piani elaborati non si basino soprattutto nel censire i mezzi utili nel momento di emergenza ma che gli stessi vengano redatti tenendo in massima considerazione la disponibilità delle risorse.

Al fine di raggiungere tale obiettivo, necessita che nei piani di emergenza vengano inseriti dei responsabili ai quali affidare delle funzioni di supporto in modo tale da attribuire loro compiti specifici sia in fase operativa sia di aggiornamento.

Il piano comunale di emergenza realizzato sulla base di uno scenario definito predispone un sistema articolato di attivazione di uomini e mezzi organizzati secondo un quadro logico e temporalmente coordinato che costituisce il modello di intervento.

Tale modello di pianificazione di emergenza, quale applicazione di quello Nazionale denominato “Metodo Augustus”:

• Definisce il quadro territoriale;

• Fissa gli obiettivi che devono essere conseguiti;

4 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

• Individua le Componenti e le Strutture Operative (artt.6 e 11 della Legge 225/92)

che devono essere attivate;

• Fissa le procedure organizzative da attuarsi al verificarsi dell’evento.

Il Piano comunale è strutturato in tre parti principali:

1. parte generale – raccoglie tutte le informazioni relative alla conoscenza del

territorio, finalizzate all’elaborazione dei possibili scenari di danno dovuti agli

eventi che possono interessare l’area in esame;

2. lineamenti della pianificazione – si individuano gli obiettivi da conseguire per

organizzare un’adeguata risposta di protezione civile al verificarsi dell’evento

e si indicano le Componenti e le Strutture Operative chiamate a farlo;

3. modello di intervento – è l’insieme, ordinato e coordinato, secondo

procedure, degli interventi che le Componenti e strutture Operative di

Protezione Civile, individuate nella parte 2. del piano, attuano al verificarsi

dell’evento.

Sarà inoltre cura dei responsabili delle singole funzioni di supporto far sì che lo stesso rimanga "vivo" e "pulsante" tramite riunioni, conferenze, aggiornamenti tecnici e soprattutto tramite esercitazioni le quali dovranno ottenere preventivamente etc. il nullaosta da parte del Sindaco di un suo delegato.

Di fondamentale importanza è anche l'organizzazione di periodiche ed "improvvise" esercitazioni di protezione civile facendo intervenire la struttura tutta o parziale interessata, ed in casi particolari anche parte della popolazione. Nel caso in cui le esercitazioni dovessero includere la partecipazione della popolazione, il Sindaco o un suo delegato, dovrà ottenerne il consenso da parte della Prefettura.

Si ritiene doveroso evidenziare che le esercitazioni sono da ritenersi importantissime e fondamentali, soprattutto se improvvise, al fine di verificare la rispondenza della struttura di protezione civile alle reali esigenze del verificarsi di un evento avverso.

5 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

E' di vitale importanza che l'esercitazione non sia stata preventivamente definita, specialmente in tutti i suoi particolari, ciò si tradurrebbe infatti in un solo show realizzato ad esclusivo uso dei media.

L'importanza di avere una struttura di protezione civile ben organizzata, efficace, efficiente e quindi pronta in qualsiasi momento ad intervenire a seconda delle esigenze, è infatti elemento da ritenersi essenziale in quanto la popolazione sinistrata, nelle primissime ore dell'emergenza è sola, non potendo contare sull'ausilio immediato di altre forze esterne e pertanto dovrà far fronte a tutte le necessità del caso solo adoperando le proprie risorse e facendo appello alle proprie forze.

6 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

1.PREMESSA

1.1 La protezione civile.

La protezione civile non costituisce una funzione pubblica tipica: essa consiste soprattutto nella predisposizione, nella organizzazione e nel coordinamento di strumenti e di risorse, nelle attività finalizzate alla salvaguardia della vita, dell'ambiente e dei beni, protezione dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, catastrofi o comunque eventi calamitosi, anche di natura antropica.

E' una vera e propria politica dell'ente pubblico, che, partendo dalla conoscenza del territorio e degli insediamenti, ne coinvolge la gestione e ne disciplina l’uso, attraverso attività di previsione e prevenzione e, in caso di calamità, attiva le risorse operative in modo coordinato ed efficace tale da eliminare o mitigare i danni. Restaurando, infine, condizioni normali di vita.

1.2 Sviluppo del quadro legislativo.

Per anni le funzioni di protezione civile sono state regolate da ordinamenti disorganici emessi quasi sempre dopo il succedersi di catastrofi, impostate per far fronte allo stato di emergenza in atto. Soltanto con la Legge 8 dicembre 1970, n. 996 (Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità - Protezione civile) il legislatore iniziò a formulare una normativa organica, individuando, tra l’altro, le prime forme di organizzazione. Infatti fu attribuito al Ministero dell’Interno il compito di coordinare gli interventi di soccorso e assistenza post-evento, ma comunque la norma rimaneva legata all’ambito dell’emergenza e dedicava ancora poca attenzione alle questioni che riguardavano la previsione e la prevenzione.

Solo con il Regolamento di esecuzione della suddetta legge, adottato con il D.P.R. 6 febbraio 19981, n. 66 si registra il primo tentativo di un “testo unico” volto a delineare le strutture organizzative, a codificare le procedure di intervento, nonché a designare le misure di intervento in materia di protezione civile.

La Legge 24 febbraio 1992, n. 225, istituisce il Servizio nazionale per la protezione civile volta a “…tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi.”

Un fatto nuovo di questa legge (art. 6) è che si demanda alle Autonomie locali (Regioni,

Province, Comunità Montane e Comuni) tutta una serie di attività “secondo i rispettivi ordinamenti e le rispettive competenze”. A fianco alle Amministrazioni concorrono nelle 7 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015 attività di protezione civile, gli istituti e i gruppi di ricerca scientifica inerenti in materia, nonché i cittadini e le associazioni di volontariato, come pure gli ordini e i collegi professionali, inoltre “ogni altra istituzione ed organizzazione privata”.

Sono di particolare importanza le particolari strutture operative nazionali come citato dall’art.11 della legge e riportate nella tabella sottostante.

SERVIZIO NAZIONALE DI PROTEZIONE CIVILE

LE COMPONENTI LE STRUTTURE OPERATIVE NAZIONALI ♦AMMINISTRAZIONI STATALI ♦CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO

♦REGIONI ♦FORZE ARMATE ♦PROVINCIE ♦FORZE DI POLIZIA ♦COMUNITA’ MONTANE ♦CORPO FORESTALE DELLO STATO

♦COMUNI ♦SERVIZI TECNICI NAZIONALI ♦ENTI PUBBLICI ♦GRUPPI NAZIONALI DI RICERCA SCIENTIFICA ♦ISTITUTI E GRUPPI DI RICERCA SCIENZA CON ♦ISTITUTO NAZIONALE DI GEOFISICA FINALITA’ DI PROTEZIONE CIVILE ♦CITTADINI ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO ♦ALTRE ISTITUZIONI DI RICERCA ♦ORDINI E COLLEGI PROFESSIONALI ♦CROCE ROSSA ITALIANA

♦OGNI ALTRA ISTITUZIONE ED ♦STRUTTURE DEL SERVIZIO SANITARIO ORGANIZZAZIONEPRIVATA ♦ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO

♦CORPO NAZIONALE SOCCORSO ALPINO

Il legislatore ha scelto tramite l’istituzione del servizio,♦ CORPOun modello NAZIONALE organizzativo SOCCORSO e ALPINO gestionale che individua vari ambiti di competenza ed un coordinamento a livello centrale da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, o come suo delegato il Ministro dell’Interno.

Nonostante ciò, considerando l’ampio numero delle componenti e delle strutture di protezione civile annoverate nella legge, non si riesce a delineare con perfetta chiarezza le competenze e le connesse responsabilità, anche se l’articolo 2, rimanendo sempre nel campo dell’emergenza, ne individua tre livelli in base alla “gravità” dell’evento:

“a) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che possono essere fronteggiati mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via ordinaria; b) eventi naturali o connessi con l'attività dell'uomo che per loro natura ed estensione comportano l'intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria; c) calamità naturali, catastrofi o altri eventi che, per intensità ed estensione, debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.”

8 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

La legge sovente fa riferimento ai piani di emergenza, legatamene agli ambiti territoriali di competenza.

La 225, comunque, è una tappa importane nella normativa in materia, anche perché entrano a far parte delle attività di protezione civile quelle di previsione e prevenzione, che vedremo più avanti nell’ambito delle attività di protezione civile.

1.2.1 LE COMPETENZE

La legge del 15 marzo 1997 n. 59 delega al Governo, per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, la riforma della Pubblica Amministrazione e la semplificazione amministrativa. Con il DLgs 31 marzo 1998 n. 112, si attribuiscono alle amministrazioni locali una serie di competenze anche in materia di protezione civile (art. 107, 108, 109) strada già aperta, come abbiamo visto in precedenza, dalla Legge 225/1992. Con il sempre più utilizzato principio di sussidiarietà, anche in materia di protezione civile, si tende a spostare il fulcro del sistema e le relative responsabilità, verso le autorità territoriali più prossime alla popolazione esposta al problema. Infatti, come disposto dall’articolo 4, comma 3, lettera a) della citata Legge n. 59 del 15 marzo 1997, i livelli decisionali devono essere collocati quanto più possibile vicino al cittadino. Il conferimento di funzioni ad un livello diverso è plausibile solo quando le stesse funzioni siano ritenute inadeguate con le dimensioni territoriali, associative ed organizzative del livello interessato. La decorrenza delle funzioni conferite da parte di Regione, Province e Comuni è prevista insieme al trasferimento di risorse, beni e personale dall’articolo 7 della Legge n.59 del 1997 e dall’articolo 7 del DLgs 112 del 1998 successivamente individuati dal D.P.C.M. 12 settembre 2000, che ha fissato la data di inizio trasferimento al 1 gennaio 2001, e dai D.P.C.M del 19 dicembre 2000 (criteri di ripartizione per le Regioni) e del 22 dicembre 2000 (criteri di ripartizione per gli enti locali: Province e Comuni).

COMPETENZE DELLO STATO Dall’art. 107 del Dlgs. 112/98 le competente dello Stato sono:

♥ Indirizzo, promozione e coordinamento delle attività delle amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche, delle regioni, delle province, dei comuni, delle comunità montane, degli enti pubblici nazionali e territoriali e di ogni altra istituzione ed organizzazione pubblica e privata presente sul territorio nazionale in materia di protezione civile;

9 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

♥ alla deliberazione e alla revoca, d'intesa con le regioni interessate, dello stato di emergenza al verificarsi degli eventi di cui all'art. 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225;

♥ alla emanazione, d'intesa con le regioni interessate, di ordinanze per l'attuazione di interventi di emergenza, per evitare situazioni di pericolo, o maggiori danni a persone o a cose, per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi e nelle quali è intervenuta la dichiarazione di stato di emergenza di cui alla lettera b);

♥ alla determinazione dei criteri di massima di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225;

♥ alla fissazione di norme generali di sicurezza per le attività industriali, civili e commerciali;

♥alle funzione operative riguardanti: 1 gli indirizzi per la predisposizione e l'attuazione dei programmi di previsione e prevenzione in relazione alle varie ipotesi di rischio; 2 la predisposizione, d'intesa con le regioni e gli enti locali interessati, dei piani di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera c), della legge 24 febbraio 1992, n. 225 e la loro attuazione; 3 il soccorso tecnico urgente, la prevenzione e lo spegnimento degli incendi e lo spegnimento con mezzi aerei degli incendi boschivi; 4 lo svolgimento di periodiche esercitazioni relative ai piani nazionali di emergenza;

♥ la promozione di studi sulla previsione e la prevenzione dei rischi naturali ed antropici.

L’incarico di predisporre tutte le attività di pertinenza statale è affidato al Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero il Ministro dell’Interno da lui delegato, disposizioni del DL 7 settembre 2001, n. 343 convertito con la L 9 novembre 2001, n. 401. Per l’esercizio delle sue funzioni il Primo Ministro si serve del Dipartimento della Protezione Civile, la quale struttura è stata rielaborata col D.P.C.M. 12 dicembre 2001 Per quanto riguarda il Ministero dell’Interno invece, con il D.P.R. 7 settembre 2001, n. 398, (art. 6) sopprimendo la Direzione generale della protezione civile e promovendo il “Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile” si sancisce per il Corpo dei VV.FF. una autonomia direzionale gestionale rivolta sia verso la loro natura operativa sia alle riconosciute funzioni tecniche-pianificatorie nell’ambito delle politiche di protezione civile.

COMPETENZE DELLE REGIONI La già citata legge 225 del 1992 affida alle Regioni un ruolo importante:

♦ “1. Le regioni - fatte salve le competenze legislative ed i poteri amministrativi delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano in materia di enti locali, di servizi antincendi e di assistenza e soccorso alle popolazioni colpite da calamità, previsti dai rispettivi statuti e dalle relative norme di attuazione - partecipano all'organizzazione e all'attuazione delle attività di protezione civile indicate nell'articolo 3, assicurando, nei limiti delle competenze proprie o delegate dallo Stato e nel rispetto dei principi stabiliti dalla presente legge, lo svolgimento delle attività di protezione civile. 2 Le regioni nell'ambito delle competenze ad esse attribuite dalla legge 8 giugno 1990

10 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

n. 142, provvedono alla predisposizione ed attuazione dei programmi regionali di previsione e prevenzione in armonia con le indicazioni dei programmi nazionali di cui al comma 1 dell'articolo 4. 3. Per le finalità di cui ai commi 1 e 2 le regioni provvedono all'ordinamento degli uffici ed all'approntamento delle strutture e dei mezzi necessari per l'espletamento delle attività di protezione civile, avvalendosi di un apposito Comitato regionale di protezione civile. 4. Le disposizioni contenute nella presente legge costituiscono principi della legislazione statale in materia di attività regionale di previsione, prevenzione e soccorso di protezione civile, cui dovranno conformarsi le leggi regionali in materia.”

Con il DLgs n. 112 del 1998 sono state conferite alle Regioni compiti concernenti:

♦ “1) alla predisposizione dei programmi di previsione e prevenzione dei rischi, sulla base degli indirizzi nazionali; 2) all'attuazione di interventi urgenti in caso di crisi determinata dal verificarsi o dall'imminenza di eventi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge 24 febbraio 1992, n. 225, avvalendosi anche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco; 3) agli indirizzi per la predisposizione dei piani provinciali di emergenza in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b), della legge n. 225 del 1992; 4) all'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi; 5) allo spegnimento degli incendi boschivi, fatto salvo quanto stabilito al punto 3) della lettera f) del comma 1 dell'articolo 107; 6) alla dichiarazione dell'esistenza di eccezionale calamità o avversità atmosferica, ivi compresa l'individuazione dei territori danneggiati e delle provvidenze di cui alla legge 14 febbraio 1992, n. 185; 7) agli interventi per l'organizzazione e l'utilizzo del volontariato”

Da questo quadro evolutivo è chiaro come il ruolo delle Regioni, in seno alle norme, assume sempre più carattere di rilevanza in materia di protezione civile. Inoltre l’attribuzione di alcune competenze, in precedenza aspettanti al Prefetto, come ad esempio il coordinamento degli interventi di soccorso e l’attuazione di interventi volti a favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle zone colpite da calamità accresce la loro centralità.

COMPETENZE DELLE PROVINCE

Le competenze delle Province in materia di protezione Civile possono risalire come fase embrionale gia alla Legge 8 giugno 1990 n. 142 (Ordinamento delle autonomie locali) e sono modificate dal D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 267 art. 19 e 20 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) in cui, sostanzialmente, nell’ambito dei piani territoriali di coordinamento volti ad attuare i programmi regionali, si dà spazio alle attività di prevenzione dei rischi, con particolare riferimento a quello idrogeologico, ponendo in essere le basi per l’attuazione d’interventi per la messa in sicurezza del territorio.

La già citata legge 225 del 1992 assegna alle Province un ruolo importante:

♣ “1 Le province sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli articoli 14 e 15 della

11 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

legge 8 giugno 1990, n. 142 (8), partecipano all'organizzazione ed all'attuazione del Servizio nazionale della protezione civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi alla rilevazione, alla raccolta ed alla elaborazione dei dati interessanti la protezione civile, alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione e alla loro realizzazione, in armonia con i programmi nazionali e regionali. 2. Per le finalità di cui al comma 1 in ogni capoluogo di provincia è istituito il Comitato provinciale di protezione civile, presieduto dal presidente dell'amministrazione provinciale o da un suo delegato. Del Comitato fa parte un rappresentante del prefetto.”

Con il DLgs n. 112 del 1998 sono state conferite alle Province compiti concernenti:

♣ “1) all'attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali, con l'adozione dei connessi provvedimenti amministrativi; 2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base degli indirizzi regionali; 3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi calamitosi di cui all'articolo 2, comma 1, lettera b) della legge 24 febbraio 1992, n. 225.”

COMPETENZE DEI COMUNI

La legislazione attuale delega ai Comuni, in materia di Protezione Civile, una veste da protagonista, sia in ambito della previsione e prevenzione che in quello di emergenza e soccorso. Con il D.P.R. n. 66 del 6 febbraio 1981 (art. 16) il Sindaco viene definito come “organo locale di protezione civile” . Successivamente, con la già citata L. 225/92 diventa“autorità comunale di protezione civile” e, quindi, responsabile di alcune funzioni proprie secondo le quali il Comune “può dotarsi” di una struttura autonoma di protezione civile.

La già citata legge 225 del 1992 delinea le competenze del comune ed attribuisce funzioni al sindaco come disposto dall’art. 15 della menzionata legge:

♠ “1. Nell'ambito del quadro ordinamentale di cui alla legge 8 giugno 1990, n. 142, in materia di autonomie locali, ogni comune può dotarsi di una struttura di protezione civile. 2. La regione, nel rispetto delle competenze ad essa affidate in materia di organizzazione dell'esercizio delle funzioni amministrative a livello locale, favorisce, nei modi e con le forme ritenuti opportuni, l'organizzazione di strutture comunali di protezione civile. 3. Il sindaco è autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale. 4. Quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del comune, il sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell'autorità comunale di protezione civile”.

12 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Successivamente con il D.Lgs 112/98 si consolida ulteriormente il ruolo dei Comuni

♠ “1) all'attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali; 2) all'adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; 3) alla predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le comunità montane, e alla cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; 4) all'attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; 5) alla vigilanza sull'attuazione, da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; 6) all'utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali.”

Inoltre con il D.Lgs 18 agosto 2000 n. 267 all’art. 54 comma 2:

♠ “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta, con atto motivato e nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento giuridico, provvedimenti contingibili e urgenti al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini; per l'esecuzione dei relativi ordini può richiedere al prefetto, ove occorra, l'assistenza della forza pubblica.”

IL PREFETTO

Già con il D.P.R. n. 66 del 6 febbraio 1981 (art. 16) alcune funzioni tipiche del Prefetto (direzione e coordinamento in fase di emergenza) passano al Sindaco, poi successivamente con l’art. 12 della L. 3 agosto 1999, n. 265 al Sindaco vengono trasferite, in via esclusiva, le competenze in materia di informazione alla popolazione di situazioni connesse al pericolo per calamità naturali. Oggi in sostanza il Prefetto sulla base della normativa vigente rimane a pieno titolo partecipe del coordinamento delle attività di protezione civile solo nel caso in cui ci troviamo nel campo d’applicazione dell’art. 2 comma1 lettera “c” della L. 225/92, nell’eventualità, cioè, di dichiarazione dello stato di emergenza. Certamente rimangono assegnate le competenze, nell’ambito di tutte le emergenze, per ciò che concerne l’ordine e la sicurezza pubblica. A fronte di tutto ciò ci preme segnalare la circolare n. 5114 del 30 settembre 2002 del Dipartimento della Protezione Civile, nella quale il Capo del Dipartimento “Al fine di assicurare il compiuto ed efficace svolgimento delle attività protezione civile e nell'esercizio del potere di coordinamento delle componenti del Servizio nazionale di cui all'art. 6 della legge n. 225 del 1992,” “ ritiene utile fornire una serie di indicazioni volte ad agevolare la ricognizione dell'assetto normativo delle competenze in materia di protezione civile.” Così facendo, il Dipartimento, pone l’accento sulla figura del Prefetto come quella che al verificarsi di un evento

13 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

calamitoso, deve svolgere una funzione di "cerniera" con gli altri enti pubblici attivando, secondo quanto pianificato in sede locale dai competenti enti territoriali, tutti i mezzi ed i poteri di competenza statale. In situazioni di emergenza è soltanto il Prefetto che in sede locale, quale rappresentante del Governo, è legittimato ad assumere iniziative straordinarie, in attesa di eventuali successive ordinanze di protezione civile.

1.2.2 IL PROGETTO “VIGILPRO” E LA LEGISLAZIONE REGIONALE

Il Dipartimento della Protezione Civile quale struttura deputata alla pianificazione nazionale d’emergenza (eventi di tipo “c” Legge 225/92), nel 1999, ha approntato, nell’ambito di quello che venne chiamato progetto “Vigilpro”, un sistema finalizzato alla predisposizione di procedure e metodologie omogenee volte alla gestione delle emergenze, che prevedevano una sostanziale intesa operativa con il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco nel campo delle attività connesse all’attuazione della pianificazione stessa. Il “Vigilpro” nasce come progetto integrato tra Istituzioni centrali ed Enti territoriali, il suo coordinamento fu affidato ad una commissione mista tra Dipartimento della Protezione Civile e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco (non era ancora costituito presso il Ministero dell’Interno il “Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile”) a cui fu demandato l’organizzazione del progetto. Il Vigilpro è stato composto in tre attività da svilupparsi nei successivi tre anni dalla loro programmazione D.M. 649 del 25 marzo 1999:

- Vigilpro1 doveva favorire l’integrazione fra Centro Situazioni e la Sala Operativa del Dipartimento della Protezione Civile e i Servizi Antincendi del Ministero dell’Interno, attraverso “l’approfondimento dei linguaggi e procedure” “finalizzati al perseguimento delle massime energie in occasione di eventi di emergenza”. - Vigilpro2. i Vigili del Fuoco, struttura operativa fondamentale per l’emergenza, diventano di fatto partecipi anche delle “attività di predisposizione di piani di emergenza nazionali e delle connesse esercitazioni.” - Vigilpro3. promozione e costituzione di sale operative territoriali.

14 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

In questi progetti nell’ambito della pianificazione nazionale per il rischio sismico, vengono individuate delle aree di cui quella che riguarda anche la Regione Molise è definita del “Sannio-Matese”, nella quale tutti gli Enti ricadenti per competenza e per peso istituzionale, attraverso sinergie operative, devono concorrere alla realizzazione del progetto. In riferimento al carattere di integrazione tra Enti, prerogativa che costituiva il punto fondamentale del progetto, e al novero delle attività di pianificazione comprese nel “Vigilpro2”, nel 1999 la Regione Molise, si rende partecipe di questi progetti approntando tutta una serie di procedure ed indagini come previsto dalle fasi operative del progetto stesso: approntare una cartografia tematica, individuazioni di strutture quali edifici atti ad ospitare funzioni in fase di emergenza (C.C.S., C.O.M. e C.O.C.), aree di emergenza (area di ammassamento soccorritori, area di ricovero e area di attesa), rilevamento della vulnerabilità, pianificazione d’emergenza secondo il Metodo Augustus1. Nel frattempo la Regione, consapevole del ruolo attribuitole dalla legislazione vigente e in virtù degli oneri assunti nel sistema di pianificazione del Vigilpro, non poteva che accelerare i tempi per l’approvazione di una legge regionale della quale era ancora sprovvista e che doveva costituire l’ordinamento di riferimento in materia di protezione civile a livello regionale, recependo i dettami della normativa in vigore. La legge e la n. 10 e fu approvata il 17 febbario del 2000 (L.R. 17 febbraio 2000, n. 10). Anche se oggi la Legge Regionale registra dei ritardi nella sua attuazione, specificatamente e per importanza per tutto ciò che riguarda il Titolo I (programmazione dell’attività regionale) e il Titolo IV (organizzazione delle strutture operative) cerca attraverso l’esperienza del Vigilpro e le risorse messe a disposizione dal Fondo Nazionale per la Protezione Civile (L. 23 dicembre 2000, n. 388 art. 138 comma 16 – legge finanziaria 2001) di ottemperare perlomeno a

1 linee guida per la pianificazione d’emergenza sviluppate da un gruppo di lavoro del Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero dell’Interno.

15 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

quanto previsto dal comma 4 dell’art. 7 della gia citata L.R.10/2000 come di seguito riportato.

“4. La Giunta Regionale stabilisce, altresì, le priorità nell'espletamento delle diverse iniziative in relazione anche alle risorse finanziarie disponibili; a tal fine è anche consentita l'adozione di programmi parziali di previsione e prevenzione, ovvero limitati a singole aree del territorio regionale. In attesa dell'adozione dei programmi, la stessa Giunta autorizza il Servizio regionale per la protezione civile ad avviare le attività più urgenti, acquisito il parere o su proposta del Comitato tecnico-scientifico.”

Ed il Servizio regionale ha avviato queste attività facendole in un certo senso coincidere con il Vigilpro. Però a tutt’oggi ignoriamo il parere del “Comitato tecnicoscientifico” (sic!) di cui s’ignora l’istituzione, giacché assente in citazione diretta o in forme interpretative in ogni altra parte dell’articolato di legge. Proprio da queste fonti normative appena trattate, trova principio la Delibera di Giunta Regionale n. 2000 del 30 dicembre 2002 (piano di riparto del fondo regionale di protezione civile – Piano regionale di utilizzo fondi anno 2001) dalle cui premesse si ritiene:

“necessario alla redazione e/o al perfezionamento dei Piani Comunali di protezione civile, nonché alla progettazione ed alla realizzazione di interventi volti al miglioramento e al potenziamento della funzionalità di strutture ed infrastrutture a servizio dei C.O.M. e dei C.O.C.”

Considerato:

“che con le note a firma del Presidente della Giunta Regionale, prot. N. 577 e n. 7296, rispettivamente in data 12.04.2002 e 17.04.2002 si è ritenuto opportuno investire, nell’ambito del riparto del fondo regionale di protezione civile, di cui alla legge 23 dicembre 2000, n. 388, articolo 138, comma 16, l’importo assegnato alla Regione Molise per l’anno 2001 per dare attuazione a quanto previsto dal “Progetto Vigilpro” e nella prevenzione del rischio sismico, nonché all’attuazione di interventi finalizzati alla mitigazione dello stesso rispetto ai possibili eventi”

Per questo la Regione ha inteso fornire successivamente (con Delibera della Giunta Regionale n. 125 del 10 febbraio 2003) gli indirizzi per la redazione dei Piani Comunali di Emergenza emanando le “linee guida alla pianificazione comunale di emergenza”. Dalla lettura delle predette linee guida, si evince in maniera del tutto evidente che per ciò che concerne la trattazione dei rischi, si passa da un interesse generalizzato su una gamma di rischi individuabili sul territorio, ad un’attenzione molto più marcata per quanto riguarda l’esame di quello sismico, soffermandosi su

16 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

considerazioni di natura metodologica per l’individuazione e la valutazione delle sue componenti. Sapendo bene che il rischio sismico è quello più importante presente nella regione e che il Vigilpro2 dell’area Sannio-Matese indicava soprattutto regole per la pianificazione riguardante l’emergenza in caso di sisma, non neghiamo, altresì, la presenza degli altri rischi che meriterebbero altrettanta cura. Entrando invece in merito alle “considerazioni di natura metodologica” di cui sopra, dove si propongono indirizzi di analisi che investono esperienze e competenze multidisciplinari, riteniamo che essi non siano ricollocabili ad un livello di competenza prettamente comunale, ma bensì a vera e propria Programmazione inerente la previsione e prevenzione dei rischi, ascrivibile questa nell’ambito delle competenze regionali come disposto dal DLgs. 112/98. Inoltre proprio dall’art. 25 su cui si basa La D.G.R. 125/03 si evince che:

“Funzioni dei Comuni 1. I comuni, singoli o associati, esercitano le seguenti funzioni: a. raccolta dei dati utili per la predisposizione e l'aggiornamento dei programmi regionali di revisione e prevenzione e dei piani regionali e provinciali di emergenza; b. attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali ; c. adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; d. predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le Comunità Montane, e cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; e. attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; f. vigilanza sull'attuazione da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; g. utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. 2. La Regione assicura la necessaria collaborazione tecnica e organizzativa ai comuni rivolta a favorire l'istituzione e la disciplina degli uffici comunali di protezione civile. 3. I Comuni concorrono alle attività di programmazione della Regione e della Provincia, di cui ai precedenti articoli 3 e 27 della presente legge, ai sensi degli articoli 3 e 15 della legge n. 142/1990, della presente legge regionale nonché della legge regionale di attuazione del decreto legislativo n. 112/1998.”

L’ultimo comma del su citato articolo può prestarsi ad errata lettura in merito alla Programmazione, infatti essa sostanzialmente è un richiamo alla collaborazione dei Comuni, nell’abito di quanto disposto dall’art. 108 del D.Lgs. 112/1998, comma c, interpretabile pertanto per ciò che concerne le funzioni relative all’attuazione, in

17 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

considerazioni di natura metodologica per l’individuazione e la valutazione delle sue componenti. Sapendo bene che il rischio sismico è quello più importante presente nella regione e che il Vigilpro2 dell’area Sannio-Matese indicava soprattutto regole per la pianificazione riguardante l’emergenza in caso di sisma, non neghiamo, altresì, la presenza degli altri rischi che meriterebbero altrettanta cura. Entrando invece in merito alle “considerazioni di natura metodologica” di cui sopra, dove si propongono indirizzi di analisi che investono esperienze e competenze multidisciplinari, riteniamo che essi non siano ricollocabili ad un livello di competenza prettamente comunale, ma bensì a vera e propria Programmazione inerente la previsione e prevenzione dei rischi, ascrivibile questa nell’ambito delle competenze regionali come disposto dal DLgs. 112/98. Inoltre proprio dall’art. 25 su cui si basa La D.G.R. 125/03 si evince che:

“Funzioni dei Comuni 1. I comuni, singoli o associati, esercitano le seguenti funzioni: a. raccolta dei dati utili per la predisposizione e l'aggiornamento dei programmi regionali di revisione e prevenzione e dei piani regionali e provinciali di emergenza; b. attuazione, in ambito comunale, delle attività di previsione e degli interventi di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali ; c. adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all'emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; d. predisposizione dei piani comunali e/o intercomunali di emergenza, anche nelle forme associative e di cooperazione previste dalla legge 8 giugno 1990, n. 142, e, in ambito montano, tramite le Comunità Montane, e cura della loro attuazione, sulla base degli indirizzi regionali; e. attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l'emergenza; f. vigilanza sull'attuazione da parte delle strutture locali di protezione civile, dei servizi urgenti; g. utilizzo del volontariato di protezione civile a livello comunale e/o intercomunale, sulla base degli indirizzi nazionali e regionali. 2. La Regione assicura la necessaria collaborazione tecnica e organizzativa ai comuni rivolta a favorire l'istituzione e la disciplina degli uffici comunali di protezione civile. 3. I Comuni concorrono alle attività di programmazione della Regione e della Provincia, di cui ai precedenti articoli 3 e 27 della presente legge, ai sensi degli articoli 3 e 15 della legge n. 142/1990, della presente legge regionale nonché della legge regionale di attuazione del decreto legislativo n. 112/1998.”

L’ultimo comma del su citato articolo può prestarsi ad errata lettura in merito alla Programmazione, infatti essa sostanzialmente è un richiamo alla collaborazione dei Comuni, nell’abito di quanto disposto dall’art. 108 del D.Lgs. 112/1998, comma c, interpretabile pertanto per ciò che concerne le funzioni relative all’attuazione, in

18 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ambito comunale, delle attività di previsione e prevenzione, stabilite dai programmi regionali.

1.3 LE ATTIVITA’ DI PROTEZIONE CIVILE Per chi si appresta a redigere un Piano Comunale di Protezione Civile o meglio un Piano di Emergenza Comunale, oltre a chi il Piano deve adottarlo ed attuarlo, deve comunque essere chiaro oltre alle funzioni, competenze, ed attribuzioni in materia, quali attività sono pertinenti nell’ambito della Protezione Civile. Ciò potrebbe risultare tautologico, considerato che, come visto in precedenza, chi detiene competenze, svolge funzioni e assume attribuzioni lo fa in base ad attività gia implicite nel ruolo attribuitogli. Con questo però non si entra nel merito delle attività che come vedremo sono anch’esse regolamentate.

1.3.1 GENERALITA’

l’art.3 della L.225/95 definisce le attività e compiti di protezione civile. “1. Sono attività di protezione civile quelle volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio, al soccorso delle popolazioni sinistrate ed ogni altra attività necessaria ed indifferibile diretta a superare l'emergenza connessa agli eventi di cui all'articolo 2. 2. La previsione consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi. 3. La prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi di cui all'articolo 2 anche sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione. 4. Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi di cui all'articolo 2 ogni forma di prima assistenza. 5. Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita. 6. Le attività di protezione civile devono armonizzarsi, in quanto compatibili con le necessità imposte dalle emergenze, con i programmi di tutela e risanamento del territorio.”

Riassumendo possiamo dire che le attività di Protezione Civile sono: - PREVISIONE - PREVENZIONE - SOCCORSO - SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA

19 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

In questo novero di attività individuate dalla normativa, sembrerebbe mancare tutto ciò che riguarda i “meccanismi di preannuncio” e la “pianificazione”. Per quanto riguarda i “meccanismi di preannuncio” essi costituiscono attività di protezione civile perché possono essere inquadrati nell’ambito di quelle inerenti la prevenzione, mentre per ciò che concerne la pianificazione essa è intesa come quell’impianto che tiene unite tutte le fasi delle attività e non esclusivamente quelle tradizionalmente appartenenti ai soli “piani d’emergenza”.

1.3.2 PREVISIONE E PREVENZIONE

LE COMPETENZE IN MATERIA DI PREVISIONE E PREVENZIONE

STATO Determina i criteri di massima e formula, sulla base degli accordi raggiunti in sede di Conferenza Stato-Regioni, indirizzi per la predisposizione di programmi di Previsione e prevenzione e ne dispone l’attuazione in base alle ipotesi di rischio.

REGIONE Predispone i programmi di previsione e prevenzione, sulla base degli indirizzi nazionali

PROVINCIA Attua le attività di previsione e attraverso i piani di emergenza gli interventi di prevenzione stabiliti dai programmi regionali

COMUNE Attua sulla base della programmazione e pianificazione sovraordinata tutte le misure per un sistema di protezione civile più prossima ai cittadini.

Il sistema su esposto comporta una successione sistematica e cronologica dall’alto verso il basso che è spesso fonte di ritardi e inadeguatezze nella predisposizione degli strumenti programmatori. Anche se questo sistema può risultare utile per la definizione di livelli di scenario di rischio fino a scala regionale e non permette l’individuazione di tante altre fonti di pericolo prettamente locali basati su studi e monitoraggi ad hoc che piccole comunità spesso non possono accollarsi per i connessi oneri di realizzazione. Inoltre, sulla base delle considerazioni fatte in precedenza, cioè sull’assenza a livello regionale di una norma programmatoria, crediamo che sia ancor più necessario che le attività di monitoraggio e di studio di cui sopra, siano intraprese, in questa fase interlocutoria, con iniziative poste sul principio di convezioni tra i vari Enti interessati.

20 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Pertanto oggi non è un errore affermare che la scelta della Regione di promuovere la pianificazione comunale è frutto esclusivo dell’esperienza Vigilpro che di una vera programmazione come del resto, impone la normativa.

1.3.3 IL SOCCORSO

In emergenza è fondamentale che siano immediatamente netti i ruoli e le responsabilità. Come primo presidio sul territorio è l’Autorità Comunale nelle vesti di Sindaco.

In applicazione della L. 225/92 art. 15 comma 3 e 4:

“3. Il sindaco è autorità comunale di protezione civile. Al verificarsi dell’emergenza nell’ambito del territorio comunale, il sindaco assume la direzione e il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone immediata comunicazione al prefetto e al presidente della giunta regionale. 4. Quando la calamità naturale o l’evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del comune, il sindaco chiede l’intervento di altre forze e strutture al prefetto, che adotta i provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli dell’autorità comunale di protezione civile.”

Dal D.Lgs. 112/98, art. 108 comma 1, lettera c) punto 2 e 4 il sindaco sovviene

“2) all’adozione di tutti i provvedimenti, compresi quelli relativi alla preparazione all’emergenza, necessari ad assicurare i primi soccorsi in caso di eventi calamitosi in ambito comunale; 4) all’attivazione dei primi soccorsi alla popolazione e degli interventi urgenti necessari a fronteggiare l’emergenza;”

Il Sindaco per l’adempimento di tali funzioni potrà servirsi di un organismo comunale di protezione civile (L. 225, art. 2, comma 1, lettera a)) . Tranne in cui l’evento non sia fronteggiabile con i mezzi a disposizione, il sindaco e non più il Prefetto (L. 225, art. 2, comma 1, lettera b)), il quale comunque, informato degli avvenimenti, sarà coinvolto per ciò che concerne l’ordine e la sicurezza pubblica, nonché si farà interlocutore con gli organi statali, potrà richiedere l’intervento della Regione. Solo a seguito di una eventuale deliberazione di stato di emergenza (L. 225, art. 2, comma 1, lettera c)) potrebbe assumerne il coordinamento e la direzione, in base ad ordinanze Ministeriali, cioè incarichi commissariali, che prassi vuole, anche dall’esperienza degli ultimi eventi, sempre più demandati o al Capo del Dipartimento della Protezione Civile e/o al Presidente della Regione. Si tenga presente quanto disposto dalla Legge 401/2001, art. 5, comma 4 bis 21 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

“Il Dipartimento della protezione civile, d’intesa con le regioni, definisce, in sede locale e sulla base dei piani d’emergenza, gli interventi e la struttura organizzativa necessari per fronteggiare gli eventi calamitosi da coordinare con il prefetto anche per gli aspetti dell’ordine e della sicurezza pubblica.”

Le disposizioni fin qui esposte prevedono l’attivazione dei vari livelli di competenza accertato il tipo di evento; in un momento successivo alla attivazione dei soccorsi nell’ambito della prima emergenza, al di là, quindi, delle competenze relative agli eventi, ogni struttura territoriale di protezione civile, a partire da quella comunale, deve operare nel soccorso con tutti i mezzi possibili a disposizione e attivando tutte le procedure del caso. La L.R. 10/2000 come dall’art.3, comma 4, lettera a, dispone che la Regione eserciti le seguenti funzioni di carattere unitario a livello regionale:

“il soccorso alle popolazioni sinistrate, attuando interventi diretti ad assicurare alle popolazioni colpite dagli eventi, in ambito regionale, una forma di prima assistenza” Inoltre il “Comitato operativo regionale per gli interventi urgenti e per le emergenze”, istituito dall’art. 12 della già citata L.R. 10/2000

“a. esamina gli interventi urgenti di cui all'articolo 3; b. valuta le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate all'emergenza e raccolti a cura della Sala operativa prevista dall'articolo 13; c. coordina, in un quadro unitario, gli interventi dei settori interessati al soccorso;

22 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

d. elabora programmi esecutivi e formula proposte per la adozione delle iniziative e degli interventi di competenza regionale ritenuti più opportuni ed efficaci in relazione alle esigenze prioritarie delle zone interessate dall'emergenza.”

Altresì all’art. 14, comma 2, lettera d. il Presidente della Giunta Regionale:

“provvede, per gli interventi di cui alle lettere b. e c. dell'articolo 2 [eventi di tipo b e c, (n.d.a.)] ad assicurare il concorso delle strutture e dei mezzi della Regione alle attività di soccorso di competenza degli organi statali;”

All’art. 20 della stessa legge di cui sopra, si stabiliscono quali siano le attività regionali in ambito emergenziale. La sostanza di quest’articolo è di ordine tecnico, teso a delineare operazioni propedeutiche necessarie a supportare l’opera di soccorso nelle varie fasi. “Art. 20 Attività regionali per le emergenze 1. Per consentire la tempestiva ed efficace attivazione degli interventi di propria competenza, in presenza di situazioni di emergenza accertate ai sensi dell'articolo 21, [accertamento di situazioni di emergenza attraverso il Servizio regionale di protezione civile (n.d.a.)] la Regione provvede ad assicurare il costante allertamento nonché il coordinamento e la messa a disposizione delle funzioni regionali riguardanti l'assistenza generica, sanitaria e ospedaliera, il rapido ripristino delle viabilità, degli acquedotti e delle altre opere pubbliche di interesse regionale e provvede, altresì, ad assicurare l'assistenza operativa tecnica e professionale delle proprie strutture e in particolare dei servizi competenti in materia di: Edilizia pubblica, Lavori pubblici, Schemi idrici, Viabilità, Sicurezza sociale, Sanità, Ecologia, Agricoltura, Foreste, Trasporti, Edilizia residenziale. 2. In relazione alle specifiche ipotesi di rischio, la Regione assicura la pronta utilizzazione dei mezzi e delle attrezzature di cui ha acquisito la disponibilità secondo le indicazioni della presente legge. 3. Nei casi di pericoli, di calamità, di emergenza dichiarata e di ripristino, il Presidente della Giunta, o il Dirigente Responsabile del Servizio di Protezione Civile, al fine di attuare interventi tempestivi ed efficaci è autorizzato ad adottare procedure contrattuali d'urgenza per l'affidamento di lavori, per le forniture di beni e di servizi e per l'utilizzo dei mezzi idonei al soccorso.”

Dall’art. 22, commi 3, 4 e 5, stessa legge di cui sopra, una volta accertata la situazione di emergenza:

3. Il Presidente della Giunta Regionale, o Assessore delegato, qualora ravvisi che l'evento calamitoso, per intensità ed estensione, debba essere fronteggiato con mezzi e poteri straordinari ai sensi della lettera c) del citato articolo 2, assume le iniziative intese a promuovere la dichiarazione dello stato di emergenza di cui a1 comma 1 dell'articolo 5 della legge n. 225/1992. 4. Il Presidente della Giunta Regionale, o Assessore delegato, quando l'evento calamitoso sia riconducibile alle ipotesi individuate dalla lettera b) del ripetuto art. 2 e sia richiesto il concorso della Regione alle attività di protezione civile, assicura l'immediata disponibilità delle strutture organizzative e dei mezzi regionali, assumendo la direzione unitaria degli interventi di competenza regionale secondo le disposizioni delle autorità ;statali competenti.

23 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

5. Nei casi previsti dai precedenti commi 3 e 4, il Responsabile del Servizio per la Protezione Civile è autorizzato all'immediata attivazione del Comitato operativo regionale per le emergenze e della Sala operativa.

1.3.4 SUPERAMENTO DELL’EMERGENZA il comma 5 dell’art. 3 L.225/92 recita:

“Il superamento dell'emergenza consiste unicamente nell'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, delle iniziative necessarie ed indilazionabili volte a rimuovere gli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.”

Dal comma 4 dell’art. 108 del D.Lgs. n.112/98 si conferisce alle Regioni incarichi inerenti: “all'attuazione degli interventi necessari per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita nelle aree colpite da eventi calamitosi” anche se non è statuabile, prima che l’evento accadi, predisporre i provvedimenti necessari, possiamo indirizzarci verso l’ordinamento regionale per individuare le attività organizzative e procedurali di massima previste per il superamento dell’emergenza. L’art. 3, comma 2, lettera d. della L.R. 10/2000 definisce che è attività regionale di protezione civile:

“l'attuazione, coordinata con gli organi istituzionali competenti, degli interventi necessari ed indilazionabili volti a rimuovere gli ostacoli per favorire il ritorno alle normali condizioni di vita delle aree colpite da eventi calamitosi”

Altresì come disposto dall’art. 14, comma 2, lettera c. della già citata L.R. 10/2000, il Presidente della Giunta Regionale

“attua per gli eventi di cui alla lettera b. dell'articolo 2 gli interventi necessari per ripristinare la situazione di normalità”

Oltre questi due commi nella L.R. 10/2000 non si fa più riferimento ad attività che possano riguardare il superamento dell’emergenza. Considerato che tutti i tipi di provvedimenti in stato di emergenza sono volti a superare questo stato, spesso sono disposizioni che assumono carattere di straordinarietà, anche in deroga alla normativa vigente, tipica questo dei poteri conferiti a Commissari Delegati in caso di eventi di tipo “C”. (comma 4, art. 5 L. 225/1992)

“Il Presidente del Consiglio dei Ministri, ovvero, per sua delega ai sensi dell'articolo 1, comma 2, il Ministro per il coordinamento della protezione civile, per l'attuazione degli interventi di cui ai commi 2 e 3 del presente

24 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

articolo, può avvalersi di commissari delegati. Il relativo provvedimento di delega deve indicare il contenuto della delega dell'incarico, i tempi e le modalità del suo esercizio” e richiamato dalla L.R. 10/2000 all’art. 14, comma 3:

“In caso di catastrofe o grave calamità, il Presidente della Giunta Regionale, ove delegato dal Presidente del Consiglio, esercita le funzioni di commissario con i poteri delegati all'atto di nomina. Mantenendo la titolarità della funzione delegata, può subdelegare alcuni compiti delegati, ove previsto espressamente nel provvedimento di delega di cui al comma 4 dell'art. 5 della legge n. 225/1992.”

Qualora ciò non dovesse accadere, è evidente che le conseguenze dell’evento calamitoso potranno essere fronteggiate con misure ordinarie.

1.3.5 L’INFORMAZIONE La conoscenza del proprio ambiente di vita e dei rischi presenti in esso, è strettamente legata alle attività di prevenzione. Pertanto l’informazione, intesa questa nella sua totalità, assume un carattere d’importanza all’interno di tutte le attività di protezione civile. Possiamo genericamente individuare gli aspetti peculiari della informazione e i suoi contenuti, sinteticamente riportati nella tabella seguente.

25 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Non dobbiamo considerare l’informazione alla popolazione come una specie di accessorio ai piani di protezione civile, tant’è vero che una attività del genere anche se prevista, nella pianificazione va comunque programmata separatamente dalla stessa. A livello nazionale il Dipartimento della protezione Civile è la struttura, secondo la normativa (D.L. n. 343/2001) che promuove l’attività di informazione, spesso accanto ad altre strutture sia di natura scientifica che operativa. A livello locale è il Sindaco, come gia citato con l’art. 12 della L. n. 265/1999, l’autorità competente per le attività d’informazione, in ogni caso bisogna tener in considerazione, ai fini di una valida applicazione delle attribuzioni, di un quadro contestuale del genere:

QUADRO CONTESTUALE DELLA COMUNICAZIONE

PERIODO TIPO DURATA Periodo ordinario PREPARATORIA e PREVENTIVA Ricorrente Fase di preannuncio EMERGENZIALE In base all’evoluzione degli eventi Fase di allarme EMERGENZIALE Stato di emergenza Fase post-evento CESSATO ALLARME Strettamente necessaria

1.3.5 L’ESERCITAZIONE

Le esercitazioni di protezione civile devono essere considerate non solo dei test riguardanti la validità dei contenuti di un piano di emergenza, ma un vero e proprio atto simulato nel cui svolgimento ogni figura acquista coscienza del proprio ruolo e solo successivamente cerca di individuarne i difetti rendendo con ciò il piano perfettibile. Esistono varie diversificazioni di esercitazione, tutte legate al tipo di ruolo che si svolge durante la fase di emergenza: - esercitazioni per posti di comando, in quanto coinvolge unicamente gli organi direttivi e le reti di comunicazione testandone linguaggi, procedure e funzionalità. - esercitazioni che riguardano aspetti prettamente operativi in fase di soccorso - esercitazioni dimostrative, basate sulla prova di capacità operativa in ambito tecnico-logistico - esercitazioni congiunte tra vari enti tese a valutare la risposta del sistema nel suo complesso in fase di emergenza. È opportuno, per dare una giusta valutazione finale all’esercitazione, che “l’operazione” sia attivata senza preavviso.

26 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Una esercitazione si può considerare riuscita quando riesce ad evidenziare tutte le inadeguatezze del sistema-soccorso, considerato che in questo tipo di operazione non si può non andare incontro a delle eventualità difficili da prevedere in qualsiasi pianificazione d'emergenza.

1.3.6 LA PIANIFICAZIONE A partire dall’entrata in vigore del DLgs. N.112/1998, diventa obbligatorio da parte dei comuni dotarsi di un piano di protezione civile, il quale precedentemente era solo una disposizione raccomandata dal Dipartimento di protezione civile e dal Ministero dell’Interno. Stando ai più recenti concetti il Piano di protezione Civile, esso non è più inteso come un puro e semplice elenco di beni e risorse da impiegare in caso di emergenza, ma è un strumento che coordina tutta una serie di attività di protezione civile nell’ambito delle competenze di chi lo gestisce nei limiti territoriali di applicabilità. Il piano parte dagli scenari di rischio ipotizzabili, desumibili dai programmi di previsione e prevenzione, predispone nei minimi particolari la realizzazione di tutte le attività propedeutiche come pure l'attuazione di procedure di risposta della struttura, sulla base delle risorse disponibili, al determinarsi di un dato evento. A tal fine il Dipartimento della protezione civile e il Ministero dell’Interno hanno approntato delle linee guida (Metodo Augustus) basate sui concetti di semplicità e flessibilità

“…In sostanza non si può pianificare nei minimi particolari, perché l’evento – per quanto previsto sulla carta – al suo “esplodere” è sempre diverso. Il metodo Augustus nasce da un bisogno di unitarietà degli indirizzi della pianificazione d’emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una miriade di proposte spesso in contraddizione fra loro perché formulate dalle varie amministrazioni locali e centrali in maniera tale da far emergere solamente il proprio “particolare”…L’importanza delle linee guida del metodo Augustus, oltre a fornire un indirizzo per la pianificazione d’emergenza, flessibile secondo i rischi presenti sul territorio, delinea con chiarezza il metodo di lavoro semplificato nell’individuazione e nell’attivazione delle procedure pe coordinare con efficacia la risposta di protezione civile…il metodo Augustus vuole abbattere il vecchio approccio di fare i piani di emergenza basati sulla concezione burocratica del solo censimento di mezzi utili agli interventi di protezione civile e introdurre con forza il concetto della disponibilità delle risorse; per realizzare questo obiettivo occorre che nei piani di emergenza siano introdotte le funzioni di supporto con dei responsabili in modo da tener “vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed aggiornamenti.”

2 Elvezio Galanti – Il Metodo Augustus – DPC informa n.12 Ottobre/Novembre 1998

27 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Il Dipartimento inoltre specifica le caratteristiche di base della pianificazione d’emergenza:

DEFINIZIONE DI PIANO Il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure di Protezione Civile per fronteggiare un qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio è il PIANO DI EMERGENZA. Il Piano di emergenza deve recepire: 1.Programmi di Previsione e Prevenzione; 2. Informazioni relative a: a. processi fisici che causano le condizioni di rischio e relative valutazioni, b. precursori, c. eventi, d. scenari, e. risorse disponibili. Di conseguenza occorre rappresentare cartograficamente le indicazioni utili alla caratterizzazione dei possibili scenari di rischio per l’attuazione delle strategie di intervento per il soccorso e il superamento dell’emergenza, razionalizzando e mirando l’impiego di uomini e mezzi.

STRUTTURA DI UN PIANO Il piano deve essere strutturato in tre parti fondamentali: 1. Parte generale 2. Lineamenti della Pianificazione 3. Modello di intervento

1. Parte generale: Si raccolgono tutte le informazioni relative alla conoscenza del territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla elaborazione degli scenari di rischio. 2. Lineamenti della pianificazione: Si individuano gli obiettivi da conseguire, per dare una adeguata risposta di P.C. ad una qualsiasi emergenza. 3. Modello di intervento: Si assegnano le responsabilità nei vari livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze di P.C.; si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico di P.C.; si utilizzano le risorse in maniera razionale.

28 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

L’attività di pianificazione è sviluppata a vari livelli di competenza territoriale: STATO Compete predisporre e attuare d’intesa con le Regioni e gli Enti locali interessati, i piani di emergenza in caso di calamità di tipo “c” (L. 225/1992, art.2, comma 1)

PROVINCIA Sulla base degli indirizzi regionali elabora i piani provinciali di protezione civile volti a fronteggiare calamità di tipo “b” (L. 225/1992, art.2, comma 1)

COMUNE Predispone ed attua, sulla base dei programmi regionali di previsione e prevenzione, i piani comunali di protezione civile.

A seguito ci preme sottolineare ancora una volta quale sia la differenza tra la programmazione e la pianificazione, questo attraverso una analisi comparata delle due attività di protezione civile.

ANALISI COMPARATA FRA ATTIVITA’ DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE* Criteri generali di programmazione e pianificazione La programmazione deve essere distinta dalla pianificazione. Essa infatti attiene alla previsione e prevenzione, intesa come conoscenza dei rischi che insistono sul territorio nazionale e come attività di mitigazione dei rischi stessi. I programmi devono essere ricognitivi delle problematiche afferenti il territorio e devono prevedere l’individuazione delle possibili soluzioni con specifico riferimento ai tempi ed alle risorse disponibili o da reperire. I piani consistono invece nell’insieme delle procedure operative d’intervento d’attuarsi nel caso si verifichi l’evento atteso contemplato in un apposito scenario. I programmi costituiscono il presupposto per la pianificazione d’emergenza. In ogni caso i piani devono sempre e comunque essere correlati ai programmi triennali di previsione e prevenzione, predisposti a livello nazionale, regionale e provinciale, rispettivamente dallo Stato, dalle Regioni e dalla Provincia.

29 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

30 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

* Fonte DPC informa n. 12 Ottobre/Novembre 1998

1.3.7 I MECCANISMI DI PREANNUNCIO

Una gran parte delle calamità può essere prevista con abbondante anticipo, ciò consente la tempestiva attivazione del sistema di emergenza predisposto dalla pianificazione. L’attivazione deve seguire una procedura basata sull’emissione di avvisi convenzionali di ordine temporale, in riferimento all’evolversi degli eventi, questi segnali sono di: - attenzione - preallarme - allarme Essi devono essere trasmessi alle varie componenti operative dall’autorità competente di livello per la direzione e il coordinamento delle attività di protezione civile nel territorio di riferimento (in ambito comunale il Sindaco).. I tre passaggi di cui sopra dovranno essere convenientemente adeguati in sede di pianificazione. L’attivazione del primo segnale di preannuncio (attenzione) e il passaggio da un segnale ad un altro dovranno essere modulati da precisi rivelatori, quali - avvisi meteorologici - il superamento di limiti di guardia idro-pluviometri, - una riscontrata criticità rilevata mediante l’osservazione diretta.

1.4 IL PIANO VIGENTE E LA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

Il vigente piano comunale di protezione civile risale al 1989, quant’anche abbia 14 anni, presenta, dal punto di vista del modello d’intervento, aspetti simili a quelli delineati dal “metodo Augustus “. Anche se sintetico, comunque delinea compiti, funzioni e

31 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015 procedure in maniera chiara ed inequivocabile. L’unico limite di questo piano è quello dovuto al mancato aggiornamento, così si è persa l’occasione di implementarlo e migliorarlo in riferimento a tutta la normativa succedutasi nel corso di questi anni e alle nuove direttive in materia di pianificazione riguardanti soprattutto l’emergenza.

La tabella sottostante illustra il quadro normativo di riferimento.

32 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

L. 24-2-1992 N. 225 L. 100 del 2012 nel ribadire il ruolo del Sindaco quale Autorità comunale di protezione civile.

33 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

2. STRUTTURA E FINALITA’ DEL PIANO.

Il Piano di Emergenza Comunale è un documento non eccessivamente elaborato, ma certamente chiaro, di rapida e facile consultazione e si articolerà nei seguenti punti:

- IL TERRITORIO E I RISCHI - L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO - LA PREVENZIONE

“IL TERRITORIO E I RISCHI”. Si terrà conto dell’organizzazione del territorio a livello amministrativo, di come è geograficamente disposto, demograficamente insediato e di che tipo di infrastrutture e servizi è dotato, nonché dell’individuazione di tutte le emergenze di determinato interesse. Per quanto riguarda i rischi teniamo a sottolineare che, essendo questo un piano che fa riferimento essenzialmente all'attività da porre in essere in caso di evento, e quindi presuppone in maniera preliminare l'individuazione del rischio insito nel territorio, esula dal nostro incarico e anche dagli stretti compiti comunali connesse all’attività di protezione civile (anche in ordine ai costi), di redigere una carta del Rischio, quale frutto di dettagliate indagini, ricerche e studi che rientrano di fatto nel quadro del programmi di previsione e prevenzione di competenza Regionale. Possiamo altresì far riferimento nell’ambito delle conoscenze acquisite e attualmente disponibili, alla Pericolosità connaturata del territorio, all’Esposizione delle persone dei beni e tanto più alla loro Vulnerabilità, nel campo di una valutazione globale e non di una definizione attenta e precisa di uno scenario di rischio in cui si determina il “cosa succederebbe se…”

“L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO”. Per ciò che concerne l’Organizzazione essa è intesa come disposizione in termini di uomini e risorse nell’ambito della struttura comunale di protezione civile, Mentre per Modello d’Intervento si intende tutte le attività di pertinenza da porre in atto in caso di evento: organizza le strutture e prevede le modalità di attivazione e di esplicazione del soccorso fino al superamento dell'emergenza, cioè la check list in cui sia definita una procedura operativa nella quale sia chiaro e leggibile “chi fa che cosa…”, in modo predeterminato e non soggetto a decisioni da prendersi sotto lo stress dell’emergenza.

34 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Insomma, uno strumento di lavoro tarato su una situazione ipotetica verosimile sulla base delle conoscenze scientifiche del momento attuale, aggiornabile e riadattabile non solo quando cambiano nomi e numeri di telefono, ma soprattutto quando si acquisiscano, ad esempio, nuove conoscenze sui rischi del territorio o nuovi sistemi di monitoraggio e preannuncio.

“LA PREVENZIONE”. Dal quadro normativo vigente si evince come il Comune costituisce il nucleo locale più proteso verso l'intervento di emergenza che verso una vera e propria programmazione. Pertanto vengono ancora escluse nell’ambito delle attività di protezione civile, tutte quelle che pongono in essere misure sia atte ad eliminare il rischio sia, ove possibile, mitigarne le eventuali conseguenze. A tal fine risulta importante che il Comune tenute presenti le condizioni di rischio esistenti (da cui possono risultare vincoli è limitazioni), proceda nel campo dell'attività legate ai settori di gestione, assetto e tutela del territorio e tenga presente anche tutte quelle che sono le esigenze di un perfetto funzionamento di un Piano di Emergenza Comunale, nonché di tutti i provvedimenti atti alla salvaguardia dei beni esposti. A questo proposito ci corre l’obbligo di suggerire in questa parte del piano tutta una serie di possibili provvedimenti lì dove riteniamo che il “sistema” sia più “vulnerabile” e pertanto non capace di dare una risposta adeguata in caso di evento. Altro aspetto fondamentale di questo punto è la trattazione di ciò che riguarda l’attività da stabilire per la corretta informazione e formazione della Popolazione residente in merito ai rischi presenti sul territorio e soprattutto ai modelli di comportamento in caso di evento.

35 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3. TERRITORIO E RISCHI

3.1 DATI TERRITORIALI 3.1.1 CONFINI: EST – Agro del Comune di SUD – Agro del Comune di Trivento OVEST – con provincia di Chieti NORD – Agro di Montefalcone

3.1.2 DATI TOPOGRAFICI Altimetria Max (m. sul mare) : 928 Altimetria Min (m. sul mare) : 164 Superficie totale (Ha) : 2010 Superficie urbana (Ha) : 150 Km strade interne : 4 Km strade esterne : 17 Km strade montane : 7

3.1.3 PRINCIPALI STRADE DI COLLEGAMENTO CON I COMUNI LIMITROFI E CON IL CAPOLUOGO S.P. n.15 Trignina S.S. 650 “F.V. del Trigno” Strada di collegamento con la S.S. 157 “della Valle del Biferno” S.P. 92

3.1.4 CARATTERISTICHE ORO-GEOGRAFICHE Montano

3.1.5 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE DEL TERRENO Calcareo

3.1.6 PATRIMONIO ABITATIVO 1. Tipologia delle costruzioni: rurali in pietra 95%, in cemento armato 5%; 2. densità delle costruzioni e delle persone ivi dimoranti: 90% centro urbano, 10% zone agricole.

36 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3.1.7 PATRIMONIO EDILIZIO PUBBLICO • Municipio • Scuola materna • Scuola elementare • Scuola media • Ambulatorio comunale • Chiesa di S.Michele • Chiesa di S.Antonio Abate • Strutture cimiteriali • Campo sportivo • Palestra comunale • Centro civico

3.1.8 ELENCO STRUTTURE SANITARIE E PRONTO INTERVENTO 1. Strutture sanitarie: il Comune di Roccavivara non dispone di strutture sanitarie in loco; in caso di necessità usufruisce delle strutture sanitarie dei centri più vicini: Vasto, , Campobasso. 2. Distretto sanitario di Trivento: - Direttore Dott. Amerigo Pandolfo - Popolazione : 19.000 - Superficie : 194 Kmq - elenco comuni: Molise, , Roccavivara, , , , Trivento. 3. CARABINIERI (CB) 0874877101 4. COMANDO STAZIONE CORPO FORESTALE DELLO STATO – TRIVENTO

3.1.9 COMUNITA’ MONTANA TRIGNO MEDIO BIFERNO : • Bagnoli del Trigno (IS) • Fossato (CB) • Limonano (CB) • Montefalcone del Sannio (CB) • Roccavivara (CB) • Salcito (CB) • San Biase (CB)

37 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

• Sant’Angelo (CB) • Trivento (CB)

3.1.10 COM DI TRIVENTO

comuni afferenti: Roccavivara, Salcito, San Biase, Sant’Angelo Limonano, Pietracupa, , Torella del Sannio, Molise

3.1.11 POPOLAZIONE *aggiornato al 03/03/15

UOMINI anni 0 -14 14 - 30 30 - 45 45 - 60 60 - 75 75 – 90 >90 TOT.

Numero 32 67 49 77 66 68 5 364

DONNE anni 0 -14 14 - 30 30 - 45 45 - 60 60 - 75 75 – 90 >90 TOT.

Numero 38 62 48 93 66 77 9 393

3.1.12 ELABORATI E SUPPORTI ALLEGATI

Fanno parte del Piano di Emergenza i seguenti allegati: - TAV.1 “CARTA GEOPOLITICA” - TAV.2 “SUOLI DI PRORIETA’ COMUNALE – RETE STRADALE PRINCIPALE” scala 1:10000 - TAV.3 “RETE ELETTRICA PRINCIPALE – RETE IDRICA” scala 1:5000 - TAV.4 “RETE URBANA DEL GAS “ - TAV.5 “ RETE FOGNARIA” - TAV.6 “CARTA GEOLOGICA E GEOMORFOLOGICA” scala 1: 10000 - TAV. 7 “ CARTA USO DEL SUOLO” scala 1: 10000 - TAV.8 “STRUTTURE PUBBLICHE E DI PROTEZIONE CIVILE” scala 1:5000

38 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

39 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ATTIVITA' DENOMINAZIONE PORIETARIO/SOCIETA' SEDE LEGALE

T.S.P. DI TERRERI ROBERTO T.S.P. DI TERRERI ROBERTO RISTORAZIONE LONARDO E C. LONARDO E C. CNT CANNETO

MURATORE ROSSI OSVALDO CNT CANNETO

RISTORAZIONE CIAFARDINI ATTILIO CIAFARDINI ATTILIO CNT PEDICAGNE

IMPRESA EDILE COGET COGET LG. DEL GOLGOTA

AUTOSTAZIONE ROSSI ALFONSO E FERRARA BENZINAIO CARBURANTI S.N.C. FERNANDO LOC CANNETO ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO "PRO CANNETO" PRESSO COMUNE

ALIMENTARI MINNI CARMELA MINNI CARMELA P.CARLO TUFILLI

ALIMENTARI/ABBIG LIAMENTO BAZAR 2M ROSSI MARIA & C.SNC P.PORTELLA

ABBIGLIAMENTO DI LISA ADRIANA DI LISA ADRIANA P.PORTELLA

FALEGNAME TUFILLI GIUSEPPE TUFILLI GIUSEPPE VIA IV NOVEMBRE

MACELLAIO SALLUSTIO GIUSEPPE SALLUSTIO GIUSEPPE P.PORTELLA

COMPUTER ROSSI MICHELE P.PORTELLA

ASSOCIAZIONE VOLONTARI AVIS ITALIANI DEL SANGUE

INGEGNERE TUFILLI MAURO V.COLLE TERRA SANTA

FABBRO NATALE GIUSEPPE V.DIAZ

MURATORE TUFILLI MASSIMO V.DIAZ

BAR D'ANGELO RAFFAELE V. IV NOVEMBRE

MURATORE GALIZIA GIUSEPPE V. IV NOVEMBRE

40 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ATTIVITA' DENOMINAZIONE PORIETARIO/SOCIETA' SEDE LEGALE

FIORAIO TESTA MARIA TESTA MARIA V. MARCONI

ASSOCIAZIONE ROCCHESE SOCIETA' SPORTIVA V. MARCONI

MEDICO 118 VANNELLI FULVIO NICOLA V. MARCONI

LAVANDERIA GIANICO MARIA GINA V. MARCONI

MURATORE DI NUNZIO ORESTE V. MARCONI

EDICOLA GIORNALI DI NUNZIO LUIGI P.PORTELLA

PARRUCCHIERA SALLUSTIO VINCENZINA V. DEL TRIGNO

AUTOTRASPORRTA TORE CARISSIMO NEVIO V. DEL TRIGNO

ALIMENTARI SOCIETA' 2G DI LISA VINCENZO E GIANICO V. VITTORIO VENETO

FARMACIA DI BIASE CHIARA V. VITTORIO VENETO

AUTOTRASPORRTA TORE GALIZIA GIUSEPPE V. VITTORIO VENETO

ALIMENTARI GALIZIA DOMENICO V. VITTORIO VENETO

GEOMETRA ANTENUCCI SETTIMIO V. VITTORIO VENETO

FABBRO NATALIZIA ENRICO C.DA SAN FABIANO

MURATORE ANTENUCCI ENIO C.DA CANNETO

ALIMENTARI MINNI CLAUDIO V. VITTORIO VENETO

MACELLAIO SALLUSTIO GIOVANNI V. MURROTTO

GEOMETRA MINNI ANGELO V. IV NOVEMBRE

41 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ATTIVITA' DENOMINAZIONE PORIETARIO/SOCIETA' SEDE LEGALE

GEOMETRA DI RENZO DIEGO V. INDIPENDENZA

INGEGNERE GIANICO MICHELE C.DA LA VALLE

GEOLOGO DI LISA ANTONIO P.ZZA PORTELLA

INFERMIERA TOCCARIELLO PATRIZIA C.DA COLLE STIRPE

INFERMIERA DI LISA FAUSTA V. VITTORIO VENETO

COLTURE MISTE VITIVINICOLE PASCIULLO ANNATERESA V. SALITA ASCENZIONE

GEOMETRA EDOARDO ANTENUCCI V. P. GIOVANNI XXIII

EDILIZIA ANTENUCCI ANGELO V. P. GIVANNI XXIII

EDILIZIA DI LISA NICOLA CONTRADA VALLE SNC

EDILIZIA EDILINTONACI 2000 V. DUCA DEGLI ABRUZZI

GAS CIAFARDINI ATTILIO C.DA PEDICAGNE

GAS CO.GAS.S.P.A. V.S.S.ROMEA

V. EMANUELE COSTRUZIONI P.F.M. COSTRUZIONI S.R.L. GIANTURCO

ARTIGIANO DI LISA ARMANDO C.DA VICENNE

ARTIGIANO FERRARA TARCISIO COLLE MATTIA

COMMERCIO MOBILI D'ARREDO TUFILLI GIUSEPPE V.DIAZ

COMMERCIO RISTORO DEL CANNETO CORNACCHIONE AGNESE C.DA CANNETO

COMMERCIO SALLUSTIO ANTONIO C.DA SAN FABIANO

42 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ATTIVITA' DENOMINAZIONE PORIETARIO/SOCIETA' SEDE LEGALE

SOCIALE FESTOPOLIS ANTENUCCI GIOVANNI C.DA CANNETO

COLTIVAZIONE DI BLASIO DOMENICO V. VITTORIO VENETO

COLTIVAZIONE MINNI ANTONIO V. VITTORIO VENETO

COLTIVAZIONE SALLUSTIO GENNARO C.DA CUPELLO

BERARDINO MARIA COLTIVAZIONE BENIGNA C.DA PEDICAGNE

COLTIVAZIONE CARISSIMO NICOLA C.DA COLLE BRECCIOSO

C.DA MACCHIA COLTIVAZIONE CIVICO MARIA ASSUNTA DELL'OLMO

COLTIVAZIONE DI NUNZIO RAFFAELE C.DA COLLE STIRPE

COLTIVAZIONE FOSSACECA ENZA P.ZZA CARLO TUFILLI

COLTIVAZIONE PALMERINO GALIZIA C.DA COLLE STIRPE

COLTIVAZIONE GIANICO GIUSEPPE NICOLA C.DA PIETRALLONI

SOCIETA' COOPERATIVA COLTIVAZIONE S.EMIDIO V. DEL SANNIO

COLTIVAZIONE NIRO LORETA V. VITTORIO VENETO

COLTIVAZIONE ROSSI OSVALDO C.DA LA VALLE

COLTIVAZIONE SALLUSTIO GIOVANNI C.DA SAN FABIANO

C.DA FONTE DEI COLTIVAZIONE SALLUSTIO VITTORIO MONACI

COLTIVAZIONE DI LISA ANTONIETTA C.DA ACQUARA

COLTIVAZIONE DI LISA VINCENAZO VIA A. DIAZ

43 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ATTIVITA' DENOMINAZIONE PORIETARIO/SOCIETA' SEDE LEGALE

COLTIVAZIONE FERRARA MARIA MICHELA V. DUCA DEGLI ABRUZZI

COLTIVAZIONE GALIZIA MARIANNA V. IV NOVEMBRE

COLTIVAZIONE MARCANTONIO BEATRICE V. A. DIAZ

COLTIVAZIONE NIRO FRANCA V. VITTORIO VENETO

COLTIVAZIONE PASCIULLO ANGELO C.DA BUCACHE

COLTIVAZIONE PASQUARELLI DOMENICO V. VITTORIO VENETO

BAR CICCARELLA CARMELA P.ZZA CARLO TUFILLI

BAR CAFFE' HOUSE DI GIROLAMO DEBORA P.ZA PORTELLA

BAR WITE BAR ANTENUCCI ANDREA P.ZA PORTELLA

FABBRO GIZZI PIERO INFISSI GIZZI PIERO C.DA COLLE STIRPE

AGRITURISMO LA FONTE DEI MONACI SALLUSTIO VITTORIO FONTE DEI MONACI

AGRITURISMO PRATO DEGLI ULIVI SALLUSTIO ANTONIO C.DA SAN FABIANO

44 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3.2 I RISCHI

3.2.1 GEOLOGIA REGIONALE ED INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO

Geologia e tettonica

Il territorio del Comune di Roccavivara ricade nel Foglio 154 "" della Carta Geologica d'Italia alla scala 1:100.000. Dalla cartografia ufficiale risulta che nell’area in esame affiorano terreni appartenenti al complesso flyscioide calcarenitico e pelitico-arenaceo (Flysch di Tufillo e Marne del Toppo Capuana del Miocene), i quali a loro volta sovrastano la formazione delle “Argille Varicolori”. Nei fondovalle del fiume Trigno e del torrente Musa si rinvengono depositi alluvionali recenti ed attuali. Recenti studi (Patacca et al. 1992a , Patacca et al. 1992b) sull’assetto geologico regionale hanno messo in evidenza la presenza di almeno quattro unità tettoniche sovrapposte: l’Unità della Montagnola di Frosolone, l’Unità Sannitica, l’Unità Molisana e l’Unità della Daunia. La messa in posto delle diverse unità sembra essere avvenuta lungo direttrici di trasporto tettonico diversamente orientate. Ad una strutturazione quindi compressiva dell’orogeno sono seguiti altresì fenomeni di tettonica trascorrente con direzione dei principali sistemi di faglia orientate WSW-ENE e N-S (Corrado et al. 1997, Naso et al., 1995). Viste le caratteristiche litologiche e stratigrafiche dei terreni in affioramento, è stato possibile riconoscere nella falda Molisana l’unità tettonica della zona in oggetto; il sovrascorrimento della falda Sannitica su quella Molisana si riscontra in corrispondenza della valle del torrente Rivo ed in prossimità del fiume Trigno (Vecchia, 1997) . La falda (o unità) Molisana si caratterizza dal punto di vista strutturale con una serie di rilievi allineati nella direzione NW-SE. Tali rilievi sono costituiti da affioramenti flyscioidi calcarei e marnoso-calcarei che hanno dato una risposta sostanzialmente plastica alle sollecitazioni tettoniche generando pieghe anticlinali e sinclinali più o meno strizzate. Esempi di tali movimenti tettonici sono identificabili sul versante orientale della dorsale di Roccavivara e di quella di Montefalcone nel Sannio i quali hanno prodotto strutture monoclinaliche. La direzione di sviluppo del torrente Musa coincide con l’asse di una sinclinale, mentre, le dorsali di Monte Mauro-Montefalcone nel Sannio e Roccavivara- con quelle di anticlinali.

45 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Oltre a tali fenomeni si sono impostati fenomeni tettonici di tipo rigido con faglie sia dirette sia inverse, ed in alcuni casi anche trascorrenti, che hanno disarticolato le strutture plicative. Appartengono a tale sistema secondario le faglie riscontrabili nel centro dell’abitato (zona Coste), quelle che hanno determinato l’allineamento della struttura Colle Rinaldi-Colle Liscia-Fonte Matteo ed inoltre la struttura di Ripa di Vallivoni-Colle Stirpe. L’abitato di Roccavivara occupa quindi la parte sommitale della dorsale il cui asse ha una direzione NW-SE ed immersione verso NW. Essa è delimitata a NW dal fiume Trigno, a NE dal torrente Musa ed a SW dal vallone Pedicagno. La quota topografica massima viene raggiunta a Colle Ioccadoro (930 m s.l.m.), mentre quella minima in corrispondenza dell’alveo del fiume Trigno (180 m).

Litologia dell’Unità Molisana La sequenza sedimentaria dell’Unità Molisana è composta, dal basso verso l’alto, da Argille Varicolori (Auctorum) e marne, calcari, calcari marnosi calcari detritici stratificati (Mioc. Inf. – Flysch di Tufillo), sabbie e argille (Flysch pelitico-arenaceo).

• Argille Varicolori (Auctorum): la formazione è costituita da un membro inferiore ed un membro superiore. Nel membro inferiore sono presenti litotipi prettamente argillosi quali argille rosse, verdi, grigie, fogliettate con giacitura caotica e con rare intercalazioni arenacee. Nel membro superiore si riscontrano marne compatte, argille marnose rosse, verdi e grigie con intercalazioni di calcari marnosi e calcari detritici.

• Flysch di Tufillo: trattasi in prevalenza di strati lapidei con subordinate intercalazioni di livelli pelitici. La parte lapidea è costituita da una fitta alternanza di calcari, calcari marnosi, calcareniti e brecciole. A tali strati lapidei si intercalano livelli di argille verdastre e marne tenere bianche. La stratificazione risulta è evidente con spessori medi degli strati variabili da 2 cm a qualche dm, solo le brecciole e calcareniti possono raggiungere spessori di qualche metro.(Miocene medio-inf.).

• Sabbie e argille (Flysch pelitico-arenaceo): marne argillose grigio-azzurre ben stratificate alternate ad arenarie e/o sabbie giallastre ben cementate e rare

46 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

intercalazioni calcarenitiche depostesi con meccanismi di torbida (Mioc. Mediosup.)

La formazione flyscioide affiorante nella dorsale di Roccavivara è ricoperta da una coltre detritica calcarea, con spessore variabile, dovuta al disfacimento della formazione in posto sia per cause tettoniche sia per cause legate all’alterazione da parte degli agenti esogeni. La presenza quindi di terreni diversi per litologia e comportamento meccanico determinano una netta differenziazione nella evoluzione delle forme. I fenomeni evolutivi hanno dato origine, in base a risposte differenziate, a forme rigide in corrispondenza degli affioramenti flyscioidi calcarei che si contrappongono a motivi chiaramente plastici, con forme dolci ed arrotondate, in corrispondenza delle aree nelle quali affiorano i termini prevalentemente pelitici e che corrispondono alle depressioni delle aree di valle. In queste aree il reticolo idrografico si sviluppa in modo ramificato con pendenze d’asta anche elevate.

Inquadramento geomorfologico

Centro urbano Il centro urbano di Roccavivara si sviluppa prevalentemente lungo il crinale della dorsale e limitatamente sui fianchi di essa. Le quote topografiche partono da 600 m s.l.m. della parte bassa dell’abitato, sino raggiungere quota 700 m circa della parte alta. Dal punto di vista morfologico esso si colloca sulla linea di spartiacque della struttura calcarea flyscioide, pertanto, le acque di ruscellamento ricadenti sul versante occidentale drenano direttamente nel Fiume Trigno mentre quelle del versante orientale drenano dapprima nel torrente Musa e successivamente nel Fiume Trigno. Su tutto il centro urbano si rinvengono in affioramento calcareniti e calcari marnosi fratturati intercalati da argilla marnosa verdastra e arenaria grossolana. Ciò viene confermato inoltre dalle stratigrafie dei sondaggi geognostici esistenti . I versanti sottesi alla linea di cresta sono molto acclivi, soprattutto quello posto ad occidente dell’abitato in cui le pendenze superano il 50%. La pendenza elevata è determinata dalla presenza di litotipi flyscioidi calcarei interrotti presumibilmente da

47 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

movimenti tettonici su strati con giacitura a reggipoggio. Si tratta dello stesso sistema di faglie che ha tracciato la direzione al fiume Trigno. Pur essendo i versanti molto acclivi non si manifestano fenomeni di dissesto, ad eccezione dei rari fenomeni di crollo che si verificano lungo la S.P. e lungo la Via Coste. Il versante orientale, invece, è meno acclive di quello occidentale ma con pendenze sempre superiori al 40 %. La giacitura è a franapoggio e l’immersione degli strati è superiore a quella del pendio. Su entrambi i versanti si rinvengono coltri detritiche calcaree dovute al disfacimento della roccia in posto. Lo spessore della coltre detritica è variabile e dipende dal grado di fratturazione, dall’inclinazione e dall’esposizione. La giacitura sfavorevole sul versante orientale degli strati delle formazioni affioranti e la presenza di coltri detritiche calcaree nel terreno di fondazione dei fabbricati hanno determinato situazioni di instabilità come nel caso dei dissesti verificatosi al patrimonio edilizio posto a valle di Piazza del Popolo. Dal punto di vista idrogeologico il flysch calcareo risulta permeabile per fratturazione e rappresenta l’acquifero principale. L’elevata permeabilità determina inoltre una bassa densità di drenaggio e l’assenza di una rete idrografia superficiale.

Località Canneto

L’area urbanizzata si individua in destra idrografica del Fiume Trigno e precisamente alla confluenza del torrente Musa nello stesso fiume. L’area è quasi del tutto pianeggiante con quote topografiche di circa 200 m s.l.m. ad esclusione delle zone denominate Colle Viti di Maggio e Coste Petruccio che si individuano nella parte bassa dei versanti rispettivamente della dorsale di Montefalcone del Sannio e di Roccavivara. Il complesso monumentale ed archeologico di S. Maria del Canneto si individua nella piana alluvionale in destra idrografica del fiume Trigno e del torrente Musa. Così come riportato nella carta geologica e geomorfologica i terreni in affioramento appartengono ai depositi alluvionali recenti e/o attuali e sono costituiti da limi argillosi e sabbiosi e ghiaie poligeniche. Tali depositi ricoprono entrambe le aree di fondovalle sia del Fiume Trigno sia del Torrente Musa. Appartengono invece alla

48 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

formazione pelitico-arenacea i terreni affioranti sui bassi versanti delle località Colle Viti di Maggio e di Coste Petruccio. Normalmente questi versanti sono stabili ma in talune circostanze, pendenze eccessive del versante, fenomeni di ruscellamento diffuso, fossi in erosione ecc., possono verificarsi condizioni di instabilità (vedi fenomeni di disseto nella carta geologica). Pur essendo la litologia affiorante di natura prettamente argillosa la densità di drenaggio è piuttosto bassa; ciò probabilmente è in relazione alla presenza di strati e/o frazioni drenanti quali arenarie e sabbie. Dal punto di vista strettamente litologico il terreno in affioramento in posto è costituito da argilla debolmente sabbiosa di colore grigio con rare intercalazioni di strati arenacei o calcarenitici.

3.2.2 ANALISI DEI DISSESTI E RISCHIO IDROGEOLOGICO Come si evince dalla carta geologica e geomorfologica allegata, i maggiori fenomeni di dissesto sono localizzati sui versanti del settore sud occidentale e nord orientale del territorio. In queste aree affiorano terreni argillosi appartenenti a due diverse formazioni: la formazione delle “Argille Varicolori” e la formazione del “Flysch pelitico-arenaceo”. I dissesti si concentrano nella parte bassa dei versanti dove i corsi d’acqua, seppure abbiano un carattere prettamente stagionale, esplicano una forte azione erosiva predisponendo il versante a piccoli ma ripetuti smottamenti. L’erosione e la pendenza dei versanti, unitamente alle scadenti caratteristiche geotecniche delle argille affioranti, determinano condizioni di instabilità che si manifestano attraverso frane dalle caratteristiche geometriche e dinamiche molto diversificate:

• frane per scorrimento o scivolamento; • frane per scoscendimento; • frane per colamento; • frane per crollo

Le frane per scorrimento avvengono nella maggior parte dei casi lungo superfici di discontinuità strutturali con strati a franapoggio con inclinazione minore del pendio: presenza di interstrati argillosi o marnosi, superfici di faglia, contatto fra litologie

49 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

con comportamento idrogeologico differente. Tale fenomeno si riscontra sia nella componente pelitica del Flysch calcareo di Tufillo ma soprattutto nei versanti occupati dalla formazione del Flysch pelitico arenaceo (vedi versanti incisi dagli impluvi: Vallone la Lama, V.ne Vembro). Le frane per scoscendimento sono caratterizzate da superfici concave nella parte alta con movimenti di rotazione attorno ad un punto posto al di sopra del centro di gravità delle masse. La morfologia che ne consegue consiste: in un accumulo di frana nella parte bassa, una scarpata principale e zone di contropendenza dove spesso si accumula acqua più o meno prolungata nel tempo. Appartengono a tale tipologia le frane che si individuano soprattutto nei settore SW e SE del territorio: Macchie dell’Olmo (V.ne Pedicagno) e V.ne Confine. In questi settori affiora diffusamente la formazione delle “Argille Varicolori”. Le frane per colamento tipiche della zona in esame sono di due tipologie diverse: colate di detrito e colate di terra. Le prime sono relative ad ammassi di materiale incoerente con diametro dei sedimenti superiore alle sabbie mentre le seconde sono relative a movimenti di materiali a granulometria medio-fine con alto grado di fluidità. Le prime sono tipiche delle aree sottosommitali dove affiorano consistenti coltri di detrito calcareo, le seconde invece si esplicano nei versanti dove affiorano le “Argille Varicolori” Tali fenomeni, seppure di modeste proporzioni, si verificano sui fianchi della dorsale sopra la quale poggia l’abitato coinvolgendo in taluni casi anche il perimetro urbano. Le frane per crollo sono caratterizzate da rotolamenti di blocchi litoidi che si staccano dalle pareti rocciose quando gli ammassi sono fratturati e sottoposti ad un’intensa azione di disgregazione e di asportazione alla base da parte degli agenti fisici (acque meteoriche e gelo). Fenomeni limitati di questo genere, favoriti dalla giacitura a reggipoggio degli strati rocciosi, si verificano soprattutto nel settore occidentale del centro abitato (lungo la circonvallazione della S.P. e della zona “Coste”. Ulteriori dissesti sono stati classificati come “aree instabili per erosione concentrata e diffusa”. Rientrano in tale classificazione le aree in cui la frequenza e l’estensione dei fenomeni rende difficoltosa la perimetrazione dei singoli fenomeni. Si tratta di movimenti di masse di terreno, più o meno superficiali, che avvengono

50 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

con modalità differenti e su tutte le formazioni affioranti, in particolare nei litotipi a prevalente composizione argillosa. Essi sono dovuti all’azione concomitante di fessurazione, imbibizione, gelo e disgelo dell’acqua di infiltrazione.

3.2.3 RISCHIO IDROGEOLOGICO

Sulla base di quanto esposto nell’Analisi dei dissesti il rischio idrogeologico nel territorio del Comune di Roccavivara è da considerarsi relativamente basso qualora al termine “rischio” si attribuisce il significato di probabilità del verificarsi di un evento e numero delle persone o cose coinvolte. I movimenti franosi maggiori infatti sono localizzati lontani da nuclei abitativi o infrastrutture viarie. I dissesti individuati nel centro urbano sono limitati ad alcuni settori dell’abitato sui quali, tra l’altro, sono in programma progetti per il consolidamento. Va precisato inoltre che all’interno del centro abitato sono presenti fenomenologie di dissesto idrogeologico riconducibili non tanto a manifestazioni franose quanto a problemi di carattere geotecnico del terreno di fondazione e della tipologia costruttiva dei fabbricati. Lo spessore variabile della coltre di materiale detritico, la circolazione idrica delle acque meteoriche e/o delle acque provenienti dalla perdita delle reti idriche e fognanti spesso è causa di dissesti non quantificabili a priori. L’area di fondovalle denominata Canneto è invece da considerarsi a rischio di inondazione. I depositi alluvionali recenti ed attuali del fiume Trigno e del torrente Musa dimostrano periodiche esondazioni dei corsi d’acqua. Testimonianze storiche riportano eventi che hanno interessato il sito archeologico e la chiesa di S. Maria del Canneto. Le aree potenzialmente inondabili coincidono con la delimitazione in carta delle alluvioni recenti ed attuali del fiume Trigno e del torrente Musa. I movimenti franosi ed i dissesti in genere riportati nella carta geologica e geomorfologica indicano una vulnerabilità della viabilità stradale soprattutto per quelle di tipo interpoderale o della viabilità comunale di scarsa importanza. Trattasi delle seguenti strade:

• strada comunale “Colle Stirpe” sulla quale sono stati già avviati progetti di sistemazione;

• strada comunale per Castelmauro località Fonte Sinigra, V.ne Vembro, V.ne Confine;

51 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

• strada interpoderale Fratta Palicia; • strada interpoderale Castiglione. L’unico asse viario principale interessato da movimenti franosi è la S.P. direzione Trivento in prossimità del bivio di Roccavivara e della diramazione Fondovalle Trignina in località Pedicagno. I movimenti franosi sono periodici e sono collegati a fenomeni di colamento specialmente nei periodi di massima piovosità con conseguente riversamento di materiale sulla sede stradale. In assenza di adeguati interventi di sistemazione idraulica a monte della strada si potrebbero verificare interruzioni della stessa. La S.P. n. 92 di collegamento tra l’abitato e la Casetta Cantoniera non manifesta situazioni di dissesto di una certa rilevanza ad eccezione di locali fenomeni di colamento del materiale detritico calcareo in concomitanza di eventi eccezionali di pioggia. Analoghi episodi sono possibili lungo la S.P. n. 15 Trignina tra la Casetta Cantoniera e Canneto in località Casale e Fornello.

52 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3.2.4 USO DEL SUOLO: rischio incendio La carta allegata al presente lavoro è stata elaborata partendo dalla visione diretta di elementi ortofotogrammetrici disponibili per il territorio in esame e digitalizzando le diverse unità per una scala di rappresentazione 1:10.000. In base alla visione degli elementi ortofotogrammetrici il territorio è stato suddiviso in n. 6 classi di Uso del Suolo: aree cespugliate con presenza di latifoglie ed incolti, seminativi, bosco di latifoglie, colture agrarie specializzate, vegetazione riparia, altri (centro urbano, rimboschimento di conifere, cava). Nella tabella riassuntiva sono indicate le singole classi con i relativi dati di estensione e di percentuale.

TABELLA RIASSUNTIVA Superficie (ettari) Percentuale Aree cespugliate con presenza di latifoglie ed incolti 705 32,8 Seminativi 565 26.3 Bosco di latifoglie 420 19,5 Colture agrarie specializzate 330 15,3 Vegetazione riparia 110 5,1 Altri (centro urbano, rimboschimento di conifere, cava ) 20 1,0 TOTALE 2.150 100

Nella classe delle “aree cespugliate con presenza di latifoglie - incolti” sono state accorpate sia le aree tipicamente cespugliate sia le aree con presenza più o meno diffusa di boschi confinati di latifoglie (ceduo, roverella, carpini ecc.). A questa classe sono state accorpate inoltre anche le aree incolte. Tale scelta trova giustificazione nell’utilizzo dell’elaborato cartografico per valutare un eventuale rischio incendio sul territorio. Come emerge dalla tabella, questa classe rappresenta da sola 1/3 dell’intero territorio alla quale se si sommano le aree di bosco si supera il 50 % del totale. I seminativi rappresentano circa il 26% e sono ubicati nel medio versante orientale e nel medio versante sud occidentale. I boschi di latifoglie rappresentano circa il 20% della superficie totale e sono essenzialmente boschi cedui di querce (cerro e roverella) e faggio, limitatamente alle aree con quote superiori ai 780 m. I boschi sono distribuiti in due grandi settori del territorio: versante nord occidentale, a partire dalla vallata del fiume Trigno sino al centro urbano, e lungo la sommità della dorsale sud orientale. Quest’ultimo confina con le grandi aree boschive dei Comuni di Trivento e .

53 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Le colture specializzate rappresentano il 15% della superficie totale; sono costituite principalmente (in ordine decrescente di superficie) da oliveti, vigneti e frutteti ubicati nella parte bassa dei versanti in destra ed in sinistra idrografica del torrente Musa e limitatamente a mezza costa del versante occidentale. La vegetazione riparia rappresenta le aree vegetali che si rinvengono sui terrazzi alluvionali del fiume Trigno e del torrente Musa. La superficie destinata ad altri usi rappresenta circa 1% della superficie totale e comprende principalmente le aree edificate, la piccola area di rimboschimento a conifere circostante il Santuario di S. Maria di Canneto e l’area di cava del conglomerato sul terrazzo alluvionale del fiume Trigno. Rispetto alle singole classi vi è una tendenza all’aumento della classe delle “aree cespugliate con presenza di latifoglie – incolti” a scapito della classe dei seminativi. Per quanto riguarda la caratterizzazione climatica del territorio sono stati utilizzati i dati termo-pluviometrici registrati presso la stazione di Trivento e pubblicati nel Quaderno divulgativo n. 4/2003 dell’ERSA Molise. La stazione di Trivento risulta quella più vicina ed è posta nel centro urbano ad una quota topografica di 550 m s.l.m.. I set di misure utilizzate per la caratterizzazione climatica del comprensorio sono relative al periodo 1950-1996 e prevedono l’acquisizione del parametro temperatura e precipitazione media mensile.

Tabella dati termo-pluviometrici Param. G F M A M G L A S O N D Media

T°Cmax 9,5 10,5 13,3 17,2 21,7 25,7 29,0 29,1 25,3 19,5 14,5 11,0 18,9

T°Cmin 2,4 2,7 4,5 7,1 10,8 14,1 16,5 16,4 16,4 10,1 6,8 4,0 9,1

T°Cmedia 5,9 6,6 8,9 12,1 16,3 19,9 22,7 22,7 22,7 14,8 10,6 7,5 14,0

P (mm) 60,4 48,3 54,7 49,1 43,3 41,2 38,1 35,1 35,1 68,3 76,8 67,2 630,0

Dalla tabella si evince che i mesi più caldi sono luglio ed agosto (22,7 °C) mentre quello più freddo è il mese di gennaio (5,9°C). Il periodo più piovoso risulta essere compreso tra i mesi di ottobre e gennaio con punte massime nel mese di novembre pari a 76,8 mm. Durante questo periodo si ha una media di precipitazioni pari al 43 % del totale annuo. Il periodo meno piovoso è quello compreso tra luglio ed agosto con minimi mensili compresi tra 35-40 mm di pioggia.

54 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Sulla base dei dati di temperatura e di precipitazione è possibile ricavare il diagramma di Bagnouls & Gaussen il quale permette di osservare graficamente l’andamento comparato di temperatura e precipitazione e di individuare il periodo cosiddetto “secco”. Si definiscono periodi secchi i periodi in cui la precipitazione mensile è inferiore al doppio della temperatura media mensile.

Per la zona in esame il periodo secco è compreso tra gli inizi di giugno e l’ultima decade di agosto. La distribuzione della piovosità all’interno del territorio del comune di Roccavivara è variabile in funzione della situazione orografica e dalla direzione delle correnti prevalenti. Secondo i dati pubblicati nel Quaderno divulgativo n. 4/2003 dell’ERSA Molise risulta che le precipitazioni nel territorio del Comune di Roccavivara sono comprese tra i 500 e 650 mm ad eccezione della zona topograficamente più alta e del versante orientale nella quale le precipitazioni raggiungono valori compresi tra 650 e 800 mm. (Vedi stralcio della Carta delle Isoiete)

55 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

In merito al rischio incendio il territorio del Comune di Roccavivara evidenzia molteplici fattori di pericolo ed interessano soprattutto il versante sud occidentale: • clima secco dal periodo di giugno a fine agosto; • valori minimi di piovosità rispetto alla media regionale; • presenza di aree boschive a partire dalla zona di fondovalle sino a ridosso del centro urbano; • valori minimi di piovosità nel fondovalle associati alla presenza costante di correnti; • presenza nel fondovalle di una viabilità stradale ad intenso traffico specialmente nel periodo estivo; • condizioni orografiche sfavorevoli sia per l’accesso nelle aree boschive sia per la propagazione di eventuali incendi che si dovessero sviluppare dalle quote topografiche più basse. Il versante nord orientale invece evidenzia consistenti superfici a seminativi le quali sono in continuità con le aree cespugliate ed in sommità con la superficie boschiva.

56 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Su tale versante le condizioni climatiche sono lievemente meno rischiose del versante occidentale in quanto la pendenza dei versanti è meno acclive e si instaurano minori correnti, tant’è che l’entità delle precipitazioni è maggiore rispetto al versante occidentale. Per questo settore vi è da considerare tra i fattori di rischio quello della bruciatura delle stoppie del periodo estivo, essendo queste aree confinanti con aree cespugliate e boschive.

57 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Riferimenti Bibliografici :

CORRADO S., DI BUCCI D., NASO G. & BUTLER R. (1997) - Thrusting and strike-slip tectonics in the Alto Molise region (): implications to the Neogene-Quaternary Evolution of the Central Apennines Orogenic System. Geol. Soc. Bull. London, 153

NASO G., TALLINI M. & TOZZI M. (1995) Caratteristiche geologico-strutturali dell'area di Miranda (Isernia) : un contributo alla comprensione dei rapporti falde molisane e avanfossa del Messiniano-Pliocene inferiore. Boll. Soc. Geol. It., 114.

PATACCA E., SCANDONE P., BELLATALLA M., PERILLI N. & SANTINI U. (1992a) - La zona di giunzione tra l'arco appenninico settentrionale e l'arco appenninico meridionale nell'Abruzzo e nel Molise. In:TOZZI M., CAVINATO G.P. & PAROTTO M. Studi preliminari all'acquisizione dati profilo CROP 11 Civitavecchia-Vasto. Studi Geologici Camerti, volume speciale, 2.

PATACCA E., SCANDONE P., BELLATALLA M., PERILLI N. & SANTINI U. (1992b) – The Numidian-sand event in the Southern Apennines. Mem. di Scienze Geologiche dell’Università di Padova, allegato al Vol. XLIII, 297-337.

REALE T. & DE PARI P. (2003) I suoli della Comunità Montana “Trigno – Medio Biferno” . ERSAM – Quaderni di Pedologia n. 4

SERVIZIO GEOLOGICO D’ITALIA (1969 e successivi) - Note illustrative della Carta Geologica d’Italia - Foglio: 154 – Larino.

VECCHIA P. (1997) – Studio geologico e geomorfologica nel territorio della Comunità Montana “Trigno-Medio Biferno. COMUNITA’ MONTANA “TRIGNO – MEDIO BIFERNO” TRIVENTO (CB)

58 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3.2.5 IL RISCHIO SISMICO

In Italia il rischio sismico quantificato in termini di danni e perdite di vite umane risulta essere il più rilevante. Anche un evento di modesta severità può produrre danni di una certa consistenza nell’ambito della comunità che lo ha subito. Questo è dovuto maggiormente alla vulnerabilità del nostro patrimonio abitativo il quale non è adeguato a resistere a tali eventi, ci riferiamo soprattutto ai centri storici di cui il tessuto edilizio stratificatosi nel corso degli anni è formato da sistemi strutturali tra i più sensibili alle sollecitazioni derivanti da una crisi sismica. Per quanto riguarda la cognizione del rischio sismico nella sua totalità sarebbe opportuno, sulla scorta delle conoscenze acquisite, condurre sul territorio, a scala comunale, una serie di indagini che ne delineano le sue peculiarità in riferimento ai fattori che lo compongono. Conoscere i fattori che determinano il rischio diventa fondamentale per intraprendere qualsiasi attività di prevenzione. Questi fattori sono:

- la pericolosità - la vulnerabilità - l’esposizione

Per avere una lettura della pericolosità a scala comunale non bastano solo gli studi condotti a livello nazionale basati sulla “macrozonazione” ma occorre predisporre studi di “microzonazione”, ristretti al luogo in oggetto, che, tenendo conto della natura del sottosuolo, restituiscono un quadro puntuale degli effetti di sito alle indotti dal sisma.

La vulnerabilità è strettamente connessa alla natura delle costruzioni: sistema resistente, materiali e morfologia del manufatto edilizio. Conoscere ad esempio la vulnerabilità degli edifici è fondamentale per individuare i punti critici di un sistema urbano. Questo non basta per risolvere i problemi inerenti la messa in sicurezza delle opere potenzialmente vulnerabili giacché non esiste nessun dettato legislativo che obbliga la proprietà ad adeguare gli edifici esistenti ma può comportare successivamente una serie di scelte che avranno ricaduta sia sulla attività programmatoria degli Enti sia sulla pianificazione territoriale: ad esempio avere a disposizione una mappa della vulnerabilità degli edifici, per ciò che concerne un piano d’emergenza comunale, è essenziale nella individuazione delle aree sicure.

59 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Per quanto riguarda l’esposizione si tiene conto e se ne calcola il valore dei beni danneggiabili e quello delle perdite attese in termini di vite umane.

A chi legge questo documento può sembrare ovvio che chi si appresta a redigere un piano d’emergenza comunale predisponga una mappa del rischio. Teniamo a precisare in merito, qualora ce ne fosse bisogno, che esula dal nostro compito svolgere un’indagine del genere, in quanto approntare mappe tematiche che riguardano la pericolosità sismica, la vulnerabilità sismica e l’esposizione della popolazione e dei beni comporta una campagna di rilevamento con diversi oneri, non ultimo quello economico, che un’Amministrazione comunale non sempre è disposta a sostenere per varie ragioni spesso legate alla contingenza. Ciò è in contrasto con i presupposti di una cultura di protezione civile che si basa principalmente sulla programmazione delle attività di previsione e prevenzione che, pur di competenza regionale, può comunque essere presa in considerazione da qualsiasi ente che ha controllo sulle politiche territoriali là dove esistono problematiche legate a scenari di rischio atteso di una certa rilevanza.

Ciò che prenderemo in considerazione in questo lavoro, per ciò che concerne la conoscenza dei vari aspetti del rischio sismico, sono gli studi condotti a scala nazionale sia dal Servizio Sismico Nazionale (SSN) sia dal Gruppo Nazionale Difesa Terremoti (GNDT). Il tutto sarà riportato solo a titolo esemplificativo e per la conoscenza dei fenomeni in mancanza, come sottolineavamo in precedenza, di un database specifico riproducente una situazione locale.

A partire dal 1996 nell’ambito del Programma nazionale di previsione e prevenzione del rischio sismico venne predisposta una Carta del Rischio sismico del territorio nazionale in cui, per la prima volta, si stimarono le perdite attese in termini di popolazione e di patrimonio abitativo. Tale carta non fu mai pubblicata ma servì da base per la predisposizione di una prima graduatoria di rischio dei comuni italiani necessaria al varo di una prima iniziativa a sostegno dell’intervento di miglioramento delle caratteristiche di resistenza degli edifici privati nei confronti del terremoto, prevista dalla legge finanziaria del 1997. Nel 1997 il SSN, su mandato della “Commissione grandi rischi”, ha costituito un gruppo di lavoro per la predisposizione di una proposta di classificazione del territorio nazionale che non tenesse conto dell’eredità storica sulla normativa ma unicamente delle conoscenze

60 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

scientifiche. Il risultato non è stato solo una nuova classificazione del territorio ma anche la definizione di criteri, indirizzi e metodologie applicati alle basi conoscitive disponibili e utilizzabili ogni qualvolta sarà necessario il loro aggiornamento. La proposta è stata presentata alle Regioni poco prima che un nuovo dispositivo normativo (Decreto legislativo 112/98) le investisse della nuova competenza sulla zonazione sismica del territorio: allo Stato, in sede di conferenza unificata Stato-Regioni, rimane proprio il compito di definirne gli indirizzi e i criteri generali. Gli ultimi tragici eventi legati al sisma del 31 ottobre del 2002 hanno dato un’accelerazione per l’approvazione della nuova classificazione sismica ed a una nuova normativa per la costruzione in zone sismiche. (fig. 1)

61 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

62 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

La valutazione del rischio sismico è parte fondamentale nelle attività conoscitive che riguardano tutte le problematiche inerenti lo studio del “terremoto” ed ha come obbiettivo quello della mitigazione degli effetti di un evento sui beni ad esso esposti e sulla popolazione. Per la messa a punto dei singoli obbiettivi si è fatto riferimento a quella che è la relazione tra i diversi fattori che compongono il rischio sismico: Pericolosità, Vulnerabilità ed Esposizione

R=PxVxE

Con tale formula il rischio (R) viene sintetizzato come risultato di un’integrazione tra il fattore pericolosità (P) che esprime la probabilità del verificarsi di un evento sismico, con quelli relativi alla vulnerabilità (V), cioè la predisposizione al danneggiamento e alla loro esposizione (E) valore calcolato in termini economici e di perdite di vite umane.

Dalle varie ricerche condotte negli ultimi anni sia dal SSN che dal GNDT escono fuori alcuni risultati riportati su scala nazionale che riguardano:

- la stima della pericolosità sismica

- la valutazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio

- la stima del danno atteso

- la stima delle perdite di vite umane

La pericolosità viene definita come la probabilità di eccedenza di un parametro descrittivo del moto del terreno (intensità macrosismica, picco di accelerazione, valori spettrali, ecc.) in un determinato intervallo di tempo. Tale probabilità viene normalmente calcolata stimando, per ciascun valore del parametro selezionato, la corrispondente frequenza annua di eccedenza (λ) o il periodo di ritorno (T=1/ λ). (figg. 2,3,4,5,6)

63 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

64 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

65 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

66 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

67 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

La vulnerabilità di una costruzione riflette la sua capacità di rispondere alle sollecitazioni sismiche ed è misurata dal danno (effetto) che la costruzione subisce a fronte di un evento sismico di data intensità. A posteriori, la valutazione della vulnerabilità di una costruzione è immediata e corrisponde al rilevamento diretto del danno prodotto dall’evento sismico. E’ di grande interesse una valutazione “a priori” della vulnerabilità basata sulla conoscenza delle principali caratteristiche degli edifici. Tale valutazione può essere effettuata con diversi livelli di accuratezza descritti sinteticamente nel seguito.

1. Un primo approccio consiste nel costruire modelli matematici di simulazione del comportamento della struttura. Esso presuppone una approfondita conoscenza della struttura e dei materiali che la compongono, richiede un ingente impiego di risorse ed è normalmente utilizzato per indagini su edifici singoli di particolare importanza o significatività.

2. un diverso criterio consiste nell’individuare un indice di vulnerabilità che media il contributo di un certo numero di fattori che vengono ritenuti importanti ai fini del comportamento sismico. Esso richiede, comunque, un rilievo diretto dei fattori sopra menzionati, su ciascuna costruzione, effettuato da tecnici specializzati.

3. Esistono anche metodi che mediano le caratteristiche di questi due primi approcci basandosi su modelli meccanici di ‘metastrutture’ costruiti sfruttando informazioni statistiche, storiche ed un approccio esperto.

4. La vulnerabilità può essere infine valutata attraverso l’attribuzione della costruzione ad una certa tipologia strutturale individuata da poche caratteristiche essenziali (es. tipo di strutture verticali e orizzontali), per la quale viene definita una di probabilità di danno. Questa metodologia presuppone la conoscenza di informazioni meno specialistiche e più facilmente reperibili e quindi si presta ad essere utilizzata su vasta scala. (tab.1)

Nel passaggio dal primo tipo di approccio all’ultimo si perde via via il dettaglio del comportamento strutturale e aumenta l’aleatorietà della valutazione. In questo modo l’aumentata capacità di trattare campioni di grandi dimensioni va a scapito della possibilità di cogliere il comportamento puntuale dei fabbricati. Il metodo mantiene comunque una sua significatività dal punto di vista statistico.

68 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Tabella 1

Identificazione delle tipologie strutturali (Braga et al., 1985).

Strumenti orizzontali Muratura in Muratura in Muratura in Strumenti verticali pietrame non pietrame mattoni o Cemento squadrato sbozzato blocchi armato

Volte 1 5 9 \ Solai in legno 2 6 10 \ Solai con putrelle 3 7 11 \ Solai in c.a. 4 8 12 13

Le suddette tredici tipologie sono state successivamente raggruppate in tre classi (A, B, C) in modo da corrispondere alla classificazione di vulnerabilità prevista dalla scala macrosismica MSK-76 (Medvedev, 1977) secondo quanto riportato in tab. 2.

Tabella 2

Identificazione di tre classi di vulnerabilità corrispondenti alla scala MSK-76 (Braga et al., 1985) Strumenti orizzontali Muratura in Muratura in Muratura in Strumenti verticali pietrame non pietrame mattoni o Cemento squadrato sbozzato blocchi armato

Volte A A A \ Solai in legno A A C \ Solai con putrelle B B C \ Solai in c.a. C C C C

La classe C è differenziata tra muratura di buona qualità (C1) e cemento armato (C2), identificando così quattro classi di vulnerabilità. La ripartizione è stata effettuata utilizzando i dati del censimento ISTAT del 1991.

Per ciò che concerne il territorio del comune di Roccavivara vengono estrapolati i dati riportati in seguito (tab. n3, figg. 7 e 8)

69 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Tabella 3

Classificazione in termini percentuali del patrimonio abitativo di Roccavivara e relativa popolazione residente (SSN su dati ISTAT censimento 1991)

ABITAZ ABITAZ ABITAZ ABITAZ POPOL. POPOL. POPOL. POPOL. cl_A cl_B cl_C1 cl_C2 cl_A cl_B cl_C1 cl_C2

36.2 30.2 23.9 9.7 31.3 30.1 26.9 11.8

70 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Figura 6

71 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015 figura 7

72 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

4 L’ORGANIZZAZIONE E IL MODELLO D’INTERVENTO

4.1Considerazioni preliminari Prima di svolgere alcune considerazioni sull'organizzazione e sul funzionamento del servizio, occorre sia richiamare il concetto preliminare di protezione civile quale coordinamento di strutture predisposte per funzioni ed interventi su eventi possibili sia precisare come non sia necessario (né economicamente utile, del resto finanziariamente impossibile) avere un apparato specifico "pronto all'impiego" per tutti i rischi, ma, anzi, richiede, un riferimento permanente sia in periodo di assenza di evento sia in fase di evento imminente o atteso o in atto.

4.1.1 La struttura comunale. La struttura comunale costituisce il punto di riferimento organizzativo e funzionale ed è un supporto operativo del sindaco, autorità locale di protezione civile. Può non avere una collocazione organica nell’ambito organizzativo comunale (settore - ufficio autonomo: la funzione può essere attribuita a strutture operative già in atto), deve, comunque, essere in grado di:

• essere costantemente reperibile o facilmente raggiungibile; • disporre delle risorse e gestire autonomamente • disporre di strumenti di comunicazione idonei • gestire il piano.

La struttura comunale di protezione civile, a seconda dell’evento calamitoso, promuove l’attivazione delle procedure e delle attività previste dal piano. Al suo interno sarà istituito un comitato comunale di protezione civile costituito da vari componenti con funzioni ben precise e dotato di un regolamento in modo da essere sempre di supporto al Sindaco con soluzioni e predisposizioni da attuare. Inoltre è sempre opportuno tenere collegamenti costanti anche con eventuali gruppi comunali di protezione civile, o gruppi di volontariato che, oltre a essere strutture operative, rendono collaborazioni efficacissime.

73 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

4.1.2 Le risorse Le risorse sono costituite da tutti i mezzi, gli strumenti, le organizzazioni e le strutture idonee a fronteggiare l’evento sia di natura pubblica sia di disponibilità privata. A tal proposito dovrà essere predisposta una opportuna “schedatura” con modalità, vie di accesso e di acquisizione semplici, di facile reperimento e utilizzazione . Inoltre è necessario un aggiornamento periodico al fine di garantire la effettiva possibilità di utilizzo. Le risorse da considerare non sono solo quelle reperibili in ambito comunale o intercomunale, ma anche quelle raggiungibili a più ampio raggio comunque con possibilità di effettiva utilizzazione.

4.2 Le procedure Possiamo distinguere tre tipi di procedure:

1) procedure tra Enti 2) procedure in ambito comunale 3) procedure per la popolazione

Molto dipende dalla natura e dalla estensione di una eventuale calamità, pertanto riconducibile alla classificazione della 225\92 e cioè di tipo: a) livello locale – struttura comunale b) livello provinciale – la struttura comunale si rapporta con la Prefettura, la Provincia e la Regione c) livello nazionale – la struttura comunale si rapporta con la Prefettura, la Regione e il Dipartimento di Protezione Civile.

4.2.1 Le tipologie di evento Le tipologie delle procedure su indicate inoltre acquisiscono una prescindibilià in base all’evoluzione dei fenomeni calamitosi, infatti il fattore che prenderemo in considerazione nel determinare il tipo di procedura è quello legato alla evoluzione

74 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

dell’evento inteso come il riscontro degli effetti in un determinato periodo di tempo, ossia il rapporto tra il lasso di tempo che intercorre tra il manifestarsi del fenomeno e il verificarsi del danno. A tal proposito possiamo classificare gli eventi in ISTANTANEI o GRADUALI. Ad esempio, se il nostro territorio è esposto alla pericolosità sismica è probabile che un terremoto accada entro un determinato periodo di tempo. Indipendentemente dalla durata di tale periodo il terremoto è comunque un evento atteso. Considerando, invece, l’evoluzione temporale brevissima degli effetti prodotti al suo manifestarsi (diretti ed indotti) possiamo definirlo come un tipo di accadimento ISTANTANEO (si producono danni in pochissimo tempo). Altri tipi di eventi istantanei sono quelli non previsti di cui si ignora la causa e lo stato evolutivo del fenomeno e i cui effetti possono prodursi in maniera repentina. Al contrario è GRADUALE un evento dovuto alla pericolosità idrogeologica, di una località ben precisa quando la sua fenomenologia si evolve gradatamente e attraversa varie fasi che vanno da quella di attenzione fino allo stato di emergenza. Durante questo periodo si possono ancora svolgere funzioni idonee per la messa in sicurezza di beni e delle persone. Ad esempio, durante un arco di tempo caratterizzato da cospicua piovosità in uno definito bacino idrografico, si può prevedere un’ondata di piena verso valle (evento probabile). Nel periodo di intervallo che intercorre tra la previsione e il verificarsi degli eventuali danni, si possono ancora adottare tutte quelle misure di salvaguardia pianificate e addirittura studiate all’occorrenza.

4.2.2 Le fasi di allerta e gli avvisi In caso di evento istantaneo, in base alla sua gravità, scattano subito le eventuali procedure d’emergenza, in eventi di tipo graduale si attraversano tre fasi temporali:

1. fase di attenzione, quando la condizione di normalità si perde per l'insorgere di circostanze da cui ci si può aspettare danno;

2. fase di preallarme, quando si dispongono a livello operativo le sole strutture di protezione civile attraverso il monitoraggio strumentale o l’osservazione diretta dei punti di possibile crisi;

75 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3. fase di allarme, quando viene coinvolta anche la popolazione e scattano le misure di salvaguardia miranti allo sgombero delle aree vulnerabili.

Le fasi di attenzione e di preallarme saranno caratterizzate da avvisi e segnalazioni a cura degli Enti preposti; nella fase di allarme si entra in emergenza. Ai fini della comprensione delle procedure degli avvisi è utile suddividere gli eventi graduali e quello istantaneo come riportato nello schema seguente

PROBABILE PROBABILE EVENTO GRADUALE EVENTO ISTANTANEO IN ATTO NON PREVISTO

4.2.3 EVENTO PROBABILE DI TIPO GRADUALE – PROCEDURE DI AVVISO Nell’ambito degli eventi probabili di tipo graduale che possono produrre rischio meteorologico,idraulico, idrogeologico e altri rischi che hanno una rilevanza sociale come potrebbe essere il rischio sanitario (a), la segnalazione che “qualcosa può succedere” non può che arrivare da chi detiene sia i mezzi per il monitoraggio del territorio sia gli strumenti idonei per la previsione degli scenari, nell’ambito dell’evoluzione del fenomeno in atto. Questo tipo di segnalazione è direzionato dall’alto verso il basso :

livello nazionale----- livello regionale----- livello provinciale--- livello locale.

elencheremo di seguito le procedure di tipo standard per la diramazione di avvisi in condizioni meteo avverse, come probabile cause di rischi e con i relativi provvedimenti.

76 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ORGANO ATTIVITA’ TEMPI DIPARTIMENTO DELLA  Riceve da ITAV CNMCA preavvisi o avvisi a carattere ORIENTATIVI PROTEZIONE CIVILE sinottico nazionale (*); H (VEGLIA METEO)  Contatta i servizi meteo regionali, ove esistenti, per H + 1h l’acquisizione di informazioni integrative riguardanti a ragion veduta l’ambito nazionale e regionale;  Effettua la valutazione e la comparazione delle informazioni del CNMCA e dei servizi meteo regionali predisponendo; - Se trattasi di preavviso, la diffuzsione soltanto nel caso di condizioni meteo giudicate di particolare gravità (**), selezionando altresì le regioni e aree regionali a maggior rischio; - Se trattasi di avviso, l’immediata diffusione con eventuali elementi integrativi acquisiti presso i servizi meteo regionali.  Provvedere alla diffusione del relativo messaggio meteo (***) ai seguenti indirizzi: - Responsabili protezione civile di regioni interessate e contemporanea-mente ai servizi meteo regionali ( ove esistenti ); - Prefetture; - Commissari di Governo (p.c.). - Ministero dell’interno – D.G.P.C. - Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali

NOTE: (*) Il CNMCA emette un "preavviso" con allegato documento cartografico a scala sinottica o inferiore quando si prevede una situazione meteo di una certa pericolosità. Il CNMCA emette un "avviso": • come seguito di un precedente avviso allo scopo di confermare o meno la validità, dettagliando, se possibile la fenomenologia e le aree geografiche interessate; • a sé stante (ovvero in assenza di preavviso) quando l’evoluzione del tempo indichi un peggioramento non previsto il giorno prima. (**) Nel caso di precipitazioni, a partire da 50 mm. in 6 ore su area di 400 Kmq. (***) Il messaggio meteo ha uno schema standardizzato come da esempio in appendice n.1.

77 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ORGANO ATTIVITA’ TEMPI REGIONI  Ricevuto il preavviso o l’avviso, oppure d’iniziativa, ORIENTATIVI valutano anche sulla base delle informazioni avute H dai servizi meteo eventualmente operanti a ragion veduta nell’ambito regionale, l’impatto delle previste entro H + 6h

condizioni meteorologiche sul proprio territorio:

- individuando le zone a rischio;

- diramando tramite i mass-media locali analoghi

avvisi

meteo particolareggiati;  informano i prefetti operanti nell’ambito della propria giurisdizione, integrando il messaggio da questi ricevuto da Prociv con le informazioni e/o i

dati acquisiti;

 provvedono a preavvisare e/o allertare, con

opportuno criterio di gradualità le proprie strutture di

protezione civile (enti per il monitoraggio di

emergenza, genio civile, organi sanitari, ecc.).

PREFETTURE  ricevuto il preavviso o l’avviso dal Dipartimento H della protezione civile e/o dalle regioni, oppure entro H + 6h d’iniziativa: a ragion veduta - attivano, sulla base di valutazioni di rischio effettuate dal Dipartimento e/o dalla regione, con la gradualità del caso le varie fasi del piano di emergenza provinciale a tale scopo predisposto (*); - diramano, se è il caso, avvertimenti e/o istruzioni ad autorità provinciali, comunali e delle comunità montane delle aree a rischio e alla popolazione (**);

NOTE (*) Vedasi in appendice n. 2 una sintesi dei principali provvedimenti da attuare. (**) Vedasi in appendice n. 3 un esempio di comunicato stampa.

78 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

ORGANO ATTIVITA’ TEMPI PROVINCIA  Ricevuto il preavviso o l’avviso dalla prefettura: ORIENTATIVI - attiva le proprie strutture di intervento, in H particolare per la viabilità; entro H + 6h - dispone per il presidio e/o interdizione al traffico a ragion veduta

dei tratti di viabilità a rischio; a ragion veduta

- attua ogni altra disposizione prevista nell’ambito

delle competenze provinciali, con particolare

riferimento alla salvaguardia della incolumità delle

persone su ponti, strade e altri manufatti di propria competenza. COMUNI E/O  Ricevuto l’allarme dalle prefetture, attuano con la H COMUNITA’ opportuna gradualità, le predisposizioni per entro H + 2h MONTANE l’operatività delle proprie strutture di protezione civile (polizia municipale, organi tecnici comunali, volontariato, ecc.) sulla base del piano di emergenze comunale predisposto in funzione delle aree a rischio idrogeologico o di innevamento(*).

(a) Per ciò che concerne il rischio sanitario dobbiamo tener presente alcune caratteristiche: è insito in ogni tipologia di rischio, in cui sono direttamente coinvolte le popolazioni evacuate e sistemate in alloggi temporanei o promiscui e ciò che riguarda l’uomo può riguardare anche gli animali (emergenza veterinaria). Altre situazioni hanno la caratteristica di imprevedibilità, come le epidemie, in questi casi dopo la segnalazione, tutti i presidi sanitari in ogni ordine e grado vengono allertati, vengono costituiti degli osservatori epidemiologici, anche in situazioni d’emergenza con unità mobili e personale specializzato.

4.2.3 EVENTO IN ATTO DI TIPO GRADUALE – PROCEDURE DI AVVISO Eventi in atto ed con una evoluzione temporale e che possono e senz’altro sfuggono alle reti di monitoraggio esistenti con una dimensione locale potrebbero produrre scenari ben più complessi in quanto l’innesco dei fenomeni generatori di pericolo è dovuto a parametri non dettagliatamente valutabili all’interno dello scenario preesistente. Per esempio il rischio incendi boschivi. Dopo aver preso atto della pericolosità di alcune aree e adottati tutti i criteri di una perfetta politica A.I.B. può sempre accadere che un focolaio riesca quanto prima a manifestarsi. 79 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

La segnalazione che “qualcosa sta succedendo” può assumere allora la direzione dal basso verso l’alto: livello locale------livello provinciale------livello regionale----- livello nazionale

Una volta arrivata la segnalazione agli organi comunali, il responsabile del Servizio di protezione Civile o il preposto presente del Comitato Comunale di Protezione Civile, come da regolamento (se è prevista una procedura), avvisa il Sindaco, il quale dà ordine di opportuno sopralluogo. Se in fase di sopralluogo si accerta che l’evento in atto è fronteggiabile con i soli mezzi, strutture e uomini a disposizione del comune per interventi di protezione civile da parte del comune si passa alla fase operativa prevista dal presente piano. Verificato invece che l’evento non è fronteggiabile con i mezzi a disposizione, si predispone un’informativa da inviare alla Prefettura , alla Provincia, alla Regione, ad altre strutture operative come i VV.FF., il C.F.S., i CC. In cui si comunica:

- data e ora dell’evento - tipo di evento - area interessata: nome, coordinate, estensione, descrizione (pianeggiante, lieve pendio, scoscesa, ecc.) - accessibilità via terra: tramite quali arterie stradali - popolazione coinvolta o implicabile (distanza dalla zona epicentrale) - edifici interessati: natura, tipo e funzione svolta ed eventualmente interessati (distanza dalla zona epicentrale) - infrastrutture interessate (strade, ponti, reti ecc.) o eventualmente interessati.

Fino ad ora sono state analizzate sia la fase di attenzione sia la fase di preallarme, con la fase di allarme, invece, stiamo già in fase di emergenza e, pertanto, ci sono altre procedure da seguire. La fase di allarme, come per gli avvisi, può scattare a livello sia nazionale sia regionale sia locale, dipende da quale istituzione deriva l’avviso. Il sindaco quale autorità di protezione civile ha il compito di avviare le procedure d’emergenza.

80 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

4.3 L’EMERGENZA le procedure che verranno in seguito enucleate sono linee guida per tutti gli eventi ipotizzabili. Esse potranno adeguarsi alle particolari esigenze, non previste, che in fase di emergenza possono sorgere. Si ricorda che il Sindaco, autorità comunale di protezione civile (art.15 co. 3, L.225/92), al verificarsi dell’emergenza assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale dandone comunicazione al Prefetto e al Presidente della Giunta Regionale. Il Sindaco per l'espletamento delle proprie funzioni convoca e si avvale della Comitato Comunale di protezione civile per impartire le seguenti disposizioni: a. Apertura del Centro Operativo Comunale b. Assegnazione di funzioni e nomina dei relativi responsabili c. Allestimento della Sala Operativa d. Nomina del responsabile del C.O.C.

4.3.1 IL CENTRO OPERATIVO COMUNALE Il Sindaco al verificarsi dell' emergenza, nell' ambito del suo territorio comunale, si avvale del Centro Operativo Comunale per la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita e delle attività in fase d’emergenza. Il Centro Operativo Comunale dovrà essere ubicato in un edificio non vulnerabile ed in un' area di facile accesso. In questo caso è stato individuato nell’edificio della Scuola Materna sito in via V. Veneto.

81 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Prospettiva via Vittorio Veneto lato SUD

Prospettiva via Vittorio Veneto lato NORD

82 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

4.3.2 FUNZIONI E RESPONSABILITA’ ATTIVATE PRESSO IL C.O.C.

La struttura del centro operativo comunale si configura secondo le seguenti funzioni di soccorso: 1) Servizi essenziali 2) sanità - assistenza sociale 3) volontariato 4) materiali e mezzi 5) attività scolastica 6) censimento danni, persone e cose 7) strutture operative locali 8) comunicazioni 9) assistenza alla popolazione. 10) Gestione economica.

1) Servizi essenziali

In questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto. Si rende utile, pertanto, richiedere presso i compartimenti e/o le sedi locali il dislocamento di personale idoneo. Mediante i compartimenti territoriali deve essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l'efficienza o gli interventi sulla rete. L' utilizzazione di personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal proprio rappresentante nel centro operativo. Eventuali concorsi di personale e mezzi vanno coordinati dal responsabile del C.O.C Il responsabile, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, sarà nominato dal Sindaco.

2) Sanità e assistenza sociale

Saranno presenti i responsabili della Sanità locale, eventuale personale delle organizzazioni di volontariato che operano sul territorio nel settore sanitario, o professionisti del settore reclutati all’uopo in forma volontaria. Il responsabile dovrà essere presumibilmente il rappresentante del presidio sanitario locale, altrimenti il Sindaco, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, ne farà la nomina.

83 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

3) Volontariato e gruppi comunali di protezione civile I compiti delle organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di protezione civile in relazione alla tipologia dei rischi da affrontare, alla natura ed alla tipologia delle attività esplicate dall' organizzazione e dai mezzi a loro disposizione. Il responsabile, qualora siano presenti sul territorio, più organizzazioni di volontariato, sarà quello indicato dai gruppi stessi in base al regolamento comunale di protezione civile, altrimenti il Sindaco, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, ne farà la nomina.

4) Materiali e mezzi Questa funzione si occuperà della gestione delle risorse disponibili da parte del Comune per le attività di emergenza e si attiverà per l’ulteriore reperimento in base alle esigenze reali. Il responsabile di questa funzione organizza l’impiego delle suddette risorse in riferimento al tipo di evento in atto e alla loro disponibilità. Il responsabile, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, sarà nominato dal Sindaco.

5) Attività scolastica In questa funzione prenderanno parte le rappresentanze scolastiche e il compito sarà quello di concordare eventuali dislocamenti e garantire sotto la massima sicurezza il ripristino delle attività scolastiche, sempre e comunque nel rispetto delle competenze assegnate agli Organismi ed Enti preposti dalla legislazione vigente. Il responsabile di tale funzione è preferibile sia l’assessore con delega in materia di istruzione e/o edilizia scolastica, altrimenti il Sindaco, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, ne farà la nomina.

6) Censimento danni L'effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell'evento calamitoso e per determinare sulla base dei risultati, riassunti in schede riepilogative, gli interventi di emergenza. Il responsabile della suddetta funzione,

84 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

al verificarsi dell'evento calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei danni riferito a:

• persone • edifici pubblici • edifici privati • impianti industriali • servizi essenziali • attività produttive • opere di interesse culturale • infrastrutture pubbliche • agricoltura e zootecnia • altro.

Per il censimento di quanto descritto il coordinatore di questa funzione si avvarrà di:

• funzionari dell’ufficio tecnico del Comune e/o del supporto di tecnici di altri Enti • esperti nei vari settori e/o liberi professionisti.

7) Strutture operative locali. Nell’eventuale ipotesi ci sia un distaccamento sul territorio comunale di strutture operative come ad esempio i VV.FF. è importante che tengano la loro rappresentanza all’interno del Centro Operativo Comunale. Il responsabile della suddetta funzione dovrà coordinare le varie componenti locali istituzionalmente preposte a questo servizio e sarà nominato all’uopo dalle suddette strutture.

8) Comunicazioni Questa funzione avrà un ruolo delicato che curerà la comunicazione e sceglierà i mezzi più idonei per farlo. Il responsabile di questa funzione dovrà organizzare la comunicazione all’esterno attraverso una rete di telecomunicazioni affidabile anche in caso di evento di notevole gravità.

85 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Il responsabile, previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, sarà nominato dal Sindaco.

9) Assistenza alla popolazione

Per fronteggiare le esigenze della popolazione a seguito dell' evento calamitoso dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell'ente locale in possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture (alberghi, campeggi, ecc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come “zone ospitanti”. Il funzionario dovrà fornire un quadro sulle possibilità di alloggiamento e dialogare con le autorità preposte alla emanazione di provvedimenti necessari per la messa a disposizione degli immobili o delle aree.

10) Gestione economica-amministrativa

Il responsabile di questa funzione, è nominato dal Sindaco previo parere del Comitato Comunale di Protezione Civile, dovrà avere cura dell’amministrazione economica in fase di emergenza con apposita contabilità.

Attraverso l'attivazione di tali funzioni, del centro operativo comunale, si deve raggiungere il più possibile l’obbiettivo che l’individuazione dei vari responsabili esperti per le funzioni in emergenza sia corrispondente per buona parte a quello operante nel Comitato Comunale di Protezione Civile. Questo consente al sindaco di avere nel centro operativo non solo personale esperto ma anche personale con il quale si è instaurata nel corso del tempo una certa fiducia e che pertanto sia capace di raggiungere una omogeneità d’intenti. A tal fine si crede opportuno che la nomina di questi responsabili sia quantomeno fatta in “tempi di pace” ovvero non in fase di emergenza, nella quale sarà utile non perdere del tempo prezioso, per dedicarlo alle fasi operative del piano d’emergenza.

È importante sottolineare che non sempre le suddette funzioni si attivano contemporaneamente o si debbano necessariamente attivarle tutte, inoltre le funzioni possono essere accorpate secondo le necessità organizzative, derivanti dalla verifica della situazione in corso.

86 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Tutti i responsabili nominati delle funzioni devono ritrovarsi previa convocazione del Sindaco presso la Sala Operativa del Centro Operativo Comunale.

4.3.3 ALLESTIMENTO DELLA SALA OPERATIVA

Nella Sala Operativa afferiscono il Sindaco e i vari responsabili delle funzioni o personale incaricato-delegato. In essa si svolgono attività di controllo e comando nonché di comunicazione in stato di emergenza. La Sala Operativa sarà anche sede di riunione come centro situazioni in grado di analizzare l’andamento della gestione dell’emergenza dai cui scaturiscono scelte e decisioni che supporteranno il Sindaco nell’espletare al meglio la sua funzione di autorità comunale di protezione civile. La sala operativa comunale deve essere collocata presso il Centro Operativo Comunale, o in altra sede idonea, capace di garantire la maggior parte dei seguenti servizi:

1. postazioni per radioamatori 2. linee telefoniche 3. servizio fax 4. generatore di energia elettrica 5. altre attrezzature secondo l'emergenza in atto 6. documentazione inerente il rischio. Misure di sicurezza e predisposizione organizzative vengono disposte dal Sindaco, sentiti il responsabile della C.O.C. ed il Comitato Comunale di Protezione Civile.

4.3.4 IL RESPONSABILE DEL C.O.C.

Al fine di garantire una migliore gestione delle normali attività del C.O.C., è opportuno che a gestire il Centro Operativo Comunale sia nominata una figura di comprovata o quantomeno riconosciuta capacità, che sia in grado di tenere sotto controllo tutte le attività funzionali del C.O.C. e per tale, capace in ogni momento di dare sempre un quadro aggiornato della situazione. Il suo compito sarà quello di interagire continuamente con i responsabili delle funzioni attivate ed evidenziare le eventuali carenze o ritardi rispetto alle attività stabilite, inoltre si rapporterà con il Sindaco per ogni tipo di esigenza.

87 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

La figura del Responsabile del C.O.C. non necessariamente dovrà essere esterna a quelle dei responsabili delle funzioni attivate, anche se tale formula è la migliore in caso di emergenza. Importante è che tale figura e quella del Sindaco non coincidano; è utile che ci sia, anche in caso di emergenza, una separazione dei ruoli e delle funzioni tra quella operativa e quella amministrativa.

4.3.5 ATTIVITA’ DI EMERGENZA

Fino ad ora abbiamo visto quali tipi di funzioni debbono essere eventualmente attivate in caso di emergenza. Vedremo adesso quali attività sono da porre in essere da parte del Sindaco in collaborazione con il C.O.C. • avvisi e comunicazioni • predisposizione aree di attesa • predisposizione aree di ricovero • delimitazioni delle aree a rischio • salvaguardia della popolazione • salvaguardia del sistema produttivo locale • rapporti con le istituzioni locali • ripristino delle comunicazione e dei trasporti • censimento e salvaguardia dei beni • relazione giornaliera • emergenza neve • le aree ammassamento soccorritori

AVVISI E COMUNICAZIONI

Comunicazione agli Enti locali

Dopo una prima ricognizione effettuata dalle funzioni attivate predisporre un’informativa da inviare alla Prefettura , alla Provincia, alla Regione, ad altre strutture operative come i VV.FF., il C.F.S., i CC. In cui si comunica: - data e ora dell’evento - tipo di evento

88 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

- area interessata: nome, coordinate, estensione, descrizione (pianeggiante, lieve pendio, scoscesa, ecc.) - accessibilità via terra: tramite quali arterie stradali - popolazione coinvolta o implicabile (distanza dalla zona epicentrale) - edifici interessati: natura, tipo e funzione svolta ed eventualmente interessati (distanza dalla zona epicentrale) - infrastrutture interessate (strade, ponti,reti ecc.) o eventualmente interessati. - particolare esigenze in merito a richiesta soccorsi - particolare esigenze in merito a richieste di materiali e mezzi.

Avvisi alla popolazione

Qualora sia possibile si ritiene necessario, in caso di emergenza, emettere avvisi, anche sonori (sirena), tramite il sistema di trombe elettriche distribuite nei punti strategici del centro abitato ed, in caso di fallimento, si deve ricorrere a sistemi alternativi si deve ricorrere a sistemi alternativi come quello ambulante o quello di presidio di zona; quest’ultimo può risultare utile qualora si predispongano dei risposabili di zona che, opportunamente esercitati, sappiano già cosa fare in caso di evacuazione presidiando la zona assegnatagli, comunicando con strumenti idonei (megafoni, telefonia mobile, ricetrasmittenti ecc.) con il centro operativo e dando informazioni alla popolazione.

Comunicazioni mezzi d’informazione

I mezzi di comunicazioni dovranno essere costantemente aggiornati con comunicati stampa periodici. Si dovranno, inoltre, organizzare rassegne stampa e predisporre eventualmente servizi logistici per i servizi di informazione nelle zone di operazione.

PREDISPOSIZIONE AREE DI ATTESA Le aree di attesa sono quei luoghi in cui indirizzare la popolazione in caso di evento calamitoso; esse devono essere sicure e la popolazione deve recarvisi con urgenza al momento dell’allarme o nella fase in cui l’evento si sia già manifestato. Le operazioni da svolgere per individuare tali aree e renderle operative sono sostanzialmente le seguenti:

89 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

1. definire gli scenari di un evento ed indicare la popolazione interessata; 2. individuare luoghi sicuri attraverso una attenta analisi della vulnerabilità degli “spazi” accreditabili a tale funzione; 3. analisi della viabilità in sicurezza(generalmente pedonale) da percorrere per raggiungere le aree individuate; 4. indicare alla popolazione, raggruppata in quartieri, vie o strade, isolati e rioni, ecc., la corrispondente area di attesa dove dirigersi in caso di allarme. Premesso quanto sopra riteniamo che sarebbe stato opportuno individuare le aree di attesa secondo questi principi ma ci preme ancora una volta sottolineare che una valutazione inerente la sicurezza sia per quanto riguarda dette aree sia i percorsi di accesso non poteva prescindere che da una stima della vulnerabilità delle quinte edilizie circostanti tali aree e percorsi, questo, soprattutto riguardo al rischio sismico. Tale stima implica una campagna di rilievo della vulnerabilità che esula dal nostro incarico. Pertanto si è ritenuto opportuno riconfermare quanto previsto dalle schede del vigilpro del giugno 2002, ritenendo che l’area del centro sportivo, o meglio, la superficie del campo da gioco sita a S-E. del centro abitato (TAV. N. 8 e 9). Sia la più sicura in senso assoluto, inoltre la sua distanza massima dall’edificio più distante del centro abitato e di circa 1,3 Km percorribile a piedi in 20-30 minuti.

90 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Area di attesa – Campo Sportivo Visuale angolo NE

Area di attesa – Campo Sportivo Visuale angolo SO – direzione ara di ricovero

91 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

PREDISPOSIZIONE AREE DI RICOVERO nell’individuazione di un’area di primo ricovero si è ritenuto opportuno optare per la palestra adiacente il campo sportivo. La struttura è coperta e potrebbe garantire un buon riparo per chi non ha la possibilità di rientrare nelle proprie abitazioni nelle prime 24 ore dall’evento per un max numeri di posti letto di 150. La struttura è dotata di un minimo di servizi che andranno sicuramente potenziati o istallati exnovo come l’impianto di climatizzazione. Considerata la morfologia e la clinometria del comune di Roccavivara ci si rende conto che aree pianeggianti nei pressi del centro abitato non ce ne sono; quelle di una certa estensione si trovano a N-E a valle del centro abitato, nella zona di canneto. Nelle successive 24-48 ore è necessario individuare, qualora ce ne fosse il bisogno, ricoveri alternativi e/o aggiuntivi a quello previsto. La soluzione immediata sarebbe quella di trasformare il campo sportivo da area di attesa a tendopoli, anche perché è già fornita di servizi essenziali i quali andranno adeguati ed eventualmente potenziati. Allorché si presentassero dubbi nell’individuazione di sistemazioni alternative, qui di seguito riportiamo un vademecum sulle tipologie di soluzioni ipotizzabili per il ricovero della popolazione.

92 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Interno area di ricovero – palestra comunale

AREE DI RICOVERO DELLA POPOLAZIONE

STRUTTURE IMPROPRIE IDONEE AD ACCOGLIERE LA POPOLAZIONE

SISTEMAZIONE TEMPORANEA Alberghi, centri sportivi e turistici, edifici pubblici temporaneamente non utilizzati, campeggi, ecc.

SISTEMAZIONE ALTERNATIVA • Rientro nelle proprie abitazioni attraverso una sollecita verifica delle strutture e/o della pericolosità attraverso interventi di ripristino leggeri • Affitto e/o assegnazione di altre abitazioni anche attraverso il sistema della “autonoma sistemazione” sperimentata nel corso degli ultimi eventi.

TENDOPOLI E/OROULOTTOPOLI

AREE ADIBITE AD ALTRE FUNZIONI, GIA’ FORNITE, IN TUTTO O IN PARTE, DELLE INFRASTRUTTURE PRIMARIE In questo caso devono ricondursi tutte quelle aree comunemente rifornite di servizi, come zone sportive e spazi fieristici. In questa categoria una rilevante importanza è da attribuirsi a tutte quelle superfici dedicate al calcio, in considerazione sia della loro diffusa distribuzione sul territorio, sia perché rispondenti a criteri di rapida utilizzazione, in quanto caratterizzate da:

93 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

• dimensioni sufficientemente ampie e misure certe; • esistenza di opere di drenaggio; • allacci con la rete elettrica, idrica e fognaria; • impianto di illuminazione notturna; • esistenze di vie di accesso; • presenza di aree adiacenti, quali parcheggi, idonee all’eventuale ampliamento della tendopoli o per essere adibite ad altre attività dell’organizzazione dei soccorsi.

AREE POTENZIALMENTE UTILIZZABILI INDIVIDUATE SUCCESSIVAMENTE AD UN EVENTO CALAMITOSO In questo caso è fondamentale individuare in tempi rapidi, qualora non sia stato già precedentemente pianificato, aree idonee all’istallazione di tendopoli. Ci troviamo nella fase di emergenza immediatamente successiva ad un evento calamitoso. Sarà per tanto importante valutare le aree selezionate rispetto al potenziale rischio residuo, quali: • aree sotto tesate elettriche o sopra elettrodotti interrati; • superfici esposte a crolli di ciminiere, tralicci, antenne, gru ed • istallazioni sopraelevate; • zone percorse da condutture principali di acquedotti e gasdotti; • aree sottostanti o immediatamente prossime a rilievi potenzialmente pericolosi o a rocce fessurabili; • superfici sottostanti o immediatamente prossime a dighe, bacini idraulici e condotte forzate; • zone di esondazione di fiumi e corsi d’acqua o esposti a fenomeni di marea; • superfici suscettibili di cedimento di terreno, smottamenti e frane; • terreni adibiti precedentemente a discarica poi bonificati; • aree eccessivamente esposte localmente a fenomeni meteorologici particolari quali forti venti, trombe d’aria ecc.; • zone vicine a complessi industriali possibili fonti di rischio incendio, chimico, biologico, ecc.; • aree prossime a magazzini, centri di stoccaggio e serbatoi di gas, liquidi e solidi infiammabili o a rischio chimico, ecc.; • foreste e macchie (rischi di incendio e folgorazione da fulmini); terreni arati recentemente, avvallamenti e conche suscettibili, con la pioggia, di perdere consistenza.

Sarà inoltre opportuno, soprattutto nella prima fase, evitare accuratamente di occupare le aree suscettibili di essere utilizzate come “triade” sanitario, zone di atterraggio dei soccorsi e/o di parcheggio per i mezzi operativi smistamento dei soccorsi ecc., nelle immediate vicinanze o all’interno dei centri abitati colpiti, aree individuate per la realizzazione per la realizzazione degli insediamenti abitativi di emergenza.

94 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Non devono sovrapporsi le aree di ricovero della popolazione civile evacuata alle aree operative destinate al personale addetto alle operazioni di soccorso e/o magazzini di assistenza (a causa dei diversi ritmi di veglia/riposo per evitare fenomeni di tensione psicologica nella popolazione). Sarà viceversa utile ricercare: 1. zone che consentono un agevole fornitura elettrica, acqua e allacci fognari per le necessità tecniche ed igieniche del campo; 2. campi sportivi ed aree di parcheggio dei grandi centri di distribuzione commerciale; 3. aree industriali/commerciali in disuso che dispongono gia di strutture per l’immagazzinaggio; 4. scuole ed impianti di ricezione; 5. terreni preparati in bitume o cemento; 6. aree demaniali e terreni agricoli destinati da tempo a foraggio. Individuata l’area è fondamentale la redazione di un progetto che consenta una ottimale dislocazione delle tende e dei servizi, adottando una organizzazione fondata su moduli precostituiti, con agevoli percorsi all’interno del campo, prevedendo itinerari di afflusso alle merci, oltre che la normale viabilità, al fine di consentire un uso omogeneo di tutta l’area. Sarà quindi utile attenersi ai seguenti accorgimenti: • pochi percorsi carrabili principali di attraversamento dell’area, protetti con materiale (piastre metalliche, palanche, ecc.) atte ad impedire lo sprofondamento dei mezzi; • aree di stoccaggio o magazzini-tenda dei materiali da posizionare ai bordi della tendopoli, per circoscrivere il transito di mezzi pesanti; • eventuali tubazioni in superficie e non interrate.

AREE DA INDIVIDUARE PREVENTIVAMENTE IN SEDE DI PIANIFICAZIONE

In questo caso una prima operazione da compiere nell’applicazione di una metodologia di analisi per l’individuazione e realizzazione di nuove aree necessarie all’istallazione di tendopoli, è quella di determinare esigenze e funzioni richieste dal territorio per applicare, a scala comunale, quel principio della polifunzionalità già enunciato. Si rende quindi necessario stabilire un percorso congiunto tra pianificazione territoriale e pianificazione di emergenza per coniugare le esigenze di spazi da destinare a verde pubblico, aree di sosta o impianti sportivi, ad esempio, con gli scenari di evento riferiti alle diverse tipologie di rischio a cui un determinato territorio è esposto, indicando il numero della potenziale popolazione da assistere in caso di evento. Sarà così possibile progettare un impianto sportivo, un parco, o un semplice giardino pubblico con i seguenti accorgimenti:

• la localizzazione dei siti, definiti in sede di pianificazione urbanistica, dovrà considerare la sicurezza dei luoghi in termini di potenziale utilizzo, in caso di calamità, per funzioni di assistenza alla popolazione; • i collegamenti con l’area dovranno essere garantiti anche in previsione di un potenziale evento; • le indicazioni provenienti dagli standard urbanistici, per il dimensionamento degli interventi di natura urbana, dovranno essere integrate con le esigenze derivanti dal piano di emergenza;

95 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

• la progettazione esecutiva dovrà coniugare le esigenze sociali e/o territoriali con le funzioni di protezione civile, recependo le indicazioni dimensionali per l’istallazione dei moduli tenda e/o moduli abitativi, sociali e di servizio nonché degli spazi necessari alla movimentazione dei mezzi e dei materiali; • dovrà essere prevista la possibilità di un rapido di collegamento con le principali reti di servizio, dimensionate in base al potenziale bacino di utenza in caso di evento.

INSEDIAMENTI ABITATIVI DI EMERGENZA

IN SEDE DI PIANIFICAZIONE

1. analisi dei rischi a cui un determinato territorio è esposto; 2. definizione degli scenari di evento 3. individuazione della potenziale popolazione interessata da inagibilità degli edifici, rispetto alla loro distribuzione territoriale; 4. analisi delle esigenze di natura urbana da coniugare, in fase progettuale, con le esigenze dettate dal piano di emergenza;

5. verifica della sicurezza geologica e dell’idoneità funzionale dell’area, intesa come morfologia del terreno, possibilità di rapido collegamento alle reti dei servizi e viabilità idonea al transito dei mezzi e alla movimentazione dei materiali; 6. predisposizione di un progetto esecutivo sulla base del principio della polifunzionalità; 7. modifiche, eventuali, degli strumenti urbanistici vigenti; 8. individuazione di norme tecnico -/ amministrative per la gestione di un’area destinata a più funzioni.

IN SEDE DI EMERGENZA 1. costituire in ambito comunale un “Gruppo Tecnico” per la gestione degli interventi necessari alla realizzazione degli insediamenti abitativi. Questo sarà composto da tecnici comunali, provinciali, delle Comunità montane, liberi professionisti locali, tecnici inviati da altre amministrazioni locali o centrali; 2. analisi costante del variare delle esigenze sulla base delle ordinanze di sgombero disposte a seguito delle verifiche tecniche; 3. individuazione delle aree idonee rispetto alle esigenze alloggiative dettate dalla distribuzione sul territorio della popolazione interessata; 4. verifica dell’idoneità geologica e funzionale dell’area da parte del “Gruppo Tecnico” e, qualora si ritenga necessario, ulteriore accertamento da parte del G.N.D.C.I.; 5. acquisizione temporanea dell’area;

96 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

6. redazione di un progetto ed affidamento lavori in sede di pianificazione di emergenza sarà pertanto utile mantenere aggiornato l’elenco di imprese ed artigiani, in grado di assicurare una rapida esecuzione dei lavori, indicando i mezzi, il personale a disposizione ed i tempi di intervento. Questo potrà essere codificato anche attraverso apposite intese e/o convenzioni tra le amministrazioni comunali e le singole imprese o le rispettive associazioni di categoria eventualmente operanti sul territorio. Per l’acquisizione urgente di un’area per la realizzazione di un insediamento abitativo di emergenza, possiamo distinguere due casi: • Aree di proprietà comunale; • Aree di proprietà privata; nel primo caso occorre una deliberazione della Giunta comunale con la quale l’area prescelta viene destinata all’uso di area attrezzata di protezione civile; alla delibera dovrà essere allegata la documentazione catastale, la relazione geologica ed ogni altro atto ritenuto utile alla definizione della procedura. Nel secondo caso le ordinanze di requisizione sono adottate dal Prefetto quando si tratta di un evento che interessa più comuni o dal Sindaco che, per grave necessità pubblica, determinatasi a seguito di eventi calamitosi occorsi sul territorio comunale, necessita di disporre di aree di proprietà privata da utilizzare per la collocazione delle strutture ad uso abitativo e di servizio per la popolazione. La requisizione in uso, fino alla cessata esigenza a favore dell’Amministrazione comunale, viene adottata ai sensi dell’art.7 della L. 20 marzo 1865, n. 2248, all. E, che prevede la requisizione in uso temporaneo della proprietà privata, in caso di grave necessità pubblica, nonché ai sensi del D.P.C.M. con il quale è stato dichiarato lo stato di emergenza nella regione interessata. Ogni ordinanza contiene, in allegato, l’elenco delle aree che vengono requisite con l’indicazione degli estremi catastali, della superficie da occupare e l’intestazione dei relativi proprietari e:

• Autorizza il personale tecnico del Comune ad accedere nelle predette aree al fine di redigere lo stato di consistenza delle stesse; • Stabilisce la corresponsione di un’indennità di requisizione per la durata della medesima, da determinarsi con successivo provvedimento.

Tutte le Ordinanze sono adottate con estrema tempestività, previa verifica di tutte le condizioni previste dalla vigente normativa, per consentire in tempi brevi la messa a disposizione delle aree da parte dei Comuni. Vengono, inoltre, adottati provvedimenti di occupazione d’urgenza, ex art. 71, della L. 25 giugno 1865, n. 2359, a favore dell’A.N.A.S. e della Provincia per permettere la realizzazione di varianti o riparazione di tratti di strade danneggiate da eventi calamitosi per consentire il collegamento con le aree. Come già accennato è importante garantire l’assistenza alle popolazioni interessate da un evento calamitoso, nei limiti del possibile

97 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

DELIMITAZIONI DELLE AREE A RISCHIO

Tale operazione avviene tramite l'istituzione di posti di blocco, denominati “cancelli”, sulle reti di viabilità ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dell'area a rischio. La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari onde favorire manovre e deviazioni.

SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONE

Il sindaco ha il compito prioritario della salvaguardia della popolazione e la tutela del proprio territorio. Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate all'allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo con particolare riguardo alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini). Sarà di fondamentale importanza organizzare il primo soccorso assistenziale entro poche ore dall'evento.

SALVAGUARDIA DEL SISTEMA PRODUTTIVO LOCALE

La salvaguardia del sistema produttivo è uno dei principali obiettivi da realizzare nelle aree colpite da eventi calamitosi. Questo intervento di protezione civile si può effettuare o immediatamente prima che l'evento si manifesti attuando piani attraverso i quali salvaguardare i mezzi di produzione e i relativi prodotti stoccati oppure immediatamente dopo che l'evento ha causato danni alle persone e alle cose in una determinata porzione di territorio; in questo caso si dovranno organizzare interventi per il ripristino dell'attività produttiva e commerciale nell'area colpita attuando interventi mirati per raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.

RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI LOCALI PER LA CONTINUITA’ AMMINISTRATIVA E SUPPORTO ALL'ATTIVITA' DI EMERGENZA

Uno dei compiti prioritari dei sindaco è quello dl mantenere la continuità amministrativa del proprio comune(anagrafe, ufficio tecnico, ecc.) provvedendo con immediatezza ad assicurare collegamenti con la regione, la prefettura, la provincia, la comunità montana.

98 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Ogni amministrazione, nell'ambito delle rispettive competenze previste dalla legge, dovrà supportare il sindaco nell'attività di emergenza.

RIPRISTINO DELLE COMUNICAZIONI E DEI TRASPORTI

Questo settore è fondamentale nella pianificazione e deve riguardare tutte le problematiche relative alla salvaguardia dei servizi di pubblico interesse. Durante il periodo dell'emergenza si dovranno già organizzare interventi mirati alla riattivazione dei trasporti, l'ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l'accesso dei mezzi di soccorso nell'area colpita.

CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEI BENI

Mirato soprattutto al patrimonio edilizio esistente sia pubblico sia privato danneggiato dall’evento. Inoltre è da considerare di particolare importanza la salvaguardia dei beni culturali e delle attività produttive e delle infrastrutture e servizi di rete. Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento di questi beni.

RELAZIONE GIORNALIERA DELL'INTERVENTO DA INVIARE AGLI ENTI INTERESSATI

La relazione sarà compilata dal responsabile del C.O.C. e vistata dal sindaco: dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere ricavando i dati dalle relazioni delle varie funzioni. Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno attraverso i più attendibili mezzi di comunicazione tutte le disposizioni che la popolazione dovrà attuare.

EMERGENZA NEVE

Particolare attenzione si vuol dedicare alla neve, emergenza molto frequente nel corso dell’anno nel comune di Roccavivara. Attualmente questa problema viene affrontato con risorse umane, prevalentemente private, capaci di mettere a disposizione mezzi idonei sia allo sgombero della neve sia allo spargimento di sale sulle strade comunali.

99 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

I suddetti proprietari, nonché conducenti dei mezzi, vengono reclutati con emissione di bandi comunali. Questo tipo di soluzione sembra garantire fino ad adesso un buon risultato ma non eccessivamente efficace in caso di nevicate tali da isolare sia il centro abitato sia le case sparse sul territorio comunale. In questo caso sarà utile stabilire attività prioritarie che siano in grado di agevolare tutte le altre attività in caso di emergenza:

1) allertare 24 su 24 squadre di sgombero neve predisposte in turnazioni per interventi lungo la viabilità principale con mezzi meccanici. 2) Valutare la situazione che si prospetta attraverso i bollettini meteo e gli avvisi derivanti dagli enti preposti, ed in caso di insufficienza dei mezzi meccanici, reclutare all’occorrenza personale manovale. 3) In caso di blocco delle sedi stradali di accesso al centro abitato dirottare presso il campo sportivo mezzi meccanici che siano in grado di tenere sgombera una piazzola circolare con diametro superiore ai 20 ml. E percorso di accesso ad esso di larghezza 3 ml, in grado di garantire un eventuale atterraggio di elicottero. 4) Cercare di comunicare con i residenti dei centri abitati periferici per valutare le condizioni di disagio. 5) Comunicare presso Prefettura e Regione i disagi in atto e d eventuale richiesta di soccorso.

LE AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI

Questo tipo di area è prevista dalla pianificazione nazionale di emergenza e in particolare nel progetto vigilpro, in territorio comunale sede del Centro Operativo Misto, ma è opportuno pensare strategicamente una sua individuazione anche in sede comunale. Più che ad un vero e proprio centro di ammassamento dobbiamo concepire quest’area come una allocazione di eventuali soccorritori. Essi possono essere ricoverati in luoghi chiusi se ce ne sono a disposizione o, altrimenti, se dispongono di soluzioni logistiche autonome, bisogna reperire delle aree all’occorrenza. Queste aree devono essere sicure con disponibilità nelle vicinanze di risorse idriche ed elettriche facilmente collegabili e facilmente raggiungibili attraverso percorsi stradali agevoli anche per mezzi di grosse dimensioni.

100 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

5. PREVENZIONE

La prevenzione deve essere considerata quell’insieme di attività capaci di tutelare la vita dell’uomo e i suoi beni, rispetto a quelle che sono le fonti e i livelli di pericolosità insiti nel territorio in cui esso vive. L’azione di prevenzione è proficua se essa viene svolta prevalentemente in periodo di “normalità” cioè non in emergenza, ma alcune attività preventive volte alla salvaguardia dell’uomo e delle sue attività, vengono svolte anche in periodo di emergenza e/o post-emergenza, questo per ridurre gli effetti indotti dall’evento in atto o avvenuto. Quello che ci accingiamo a ipotizzare, in questa parte del lavoro, è una linea d’indirizzo di natura non prescrittiva che fornirebbe alle funzioni di protezione civile un ruolo d’importanza strategica nell’ambito amministrativo. Pertanto sarebbe utile partire dalla realizzazione, per le strutture comunali preposte in materia, di un centro di costo, sia per le attività consolidate, che per gli obiettivi specifici di sviluppo delle medesime attività.

Al di là di queste considerazioni e alla luce di quanto prima riportato, riteniamo utile inquadrare l’attività preventiva in tre linee d’intervento:

1. Misure per la messa in sicurezza del territorio 2. Modello organizzativo di protezione civile 3. Attività conoscitiva

5.1 MISURE PER LA MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO

Per quanto riguarda la messa in sicurezza del territorio, inteso quest’ultimo nell’accezione più ampia del termine, allargata cioè ai contenuti antropici, rappresentano una serie di interventi da adottare in tempi prestabiliti per limitare o mitigare gli eventuali effetti di un ipotetico evento. Queste sono sostanzialmente opere che dovrebbero far capo ad uno specifico programma d’intervento che prevede sostanzialmente due linee operative: a. Vincoli di piano b. Interventi di programma

101 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

Per ciò che concerne l’apposizione dei vincoli è necessario che, in fase di dotazione di strumento pianificatorio, si tenga conto di quanto sia riportato in questo lavoro e delle eventuali direttive dell’Amministrazione comunale in materia di protezione civile.

Per gli interventi di programma, l’Amministrazione comunale, con specifica progettazione disporrà degli strumenti attuativi per la realizzazione di opere atte a mitigare gli effetti degli eventi attesi a cose e persone, tenendo conto di quanto segnalato nel presente piano.

Nel considerare le esigue risorse messe a disposizione dalla finanza pubblica, rispetto alle enormi energie che richiedono le attività di risanamento territoriale, siamo consapevoli che la problematica non è di facile soluzione, pertanto l’Amministrazione comunale provvederà di volta in volta, nella maniera che riterrà opportuna, secondo le esigenze e le priorità stabilite, nel reperire i finanziamenti necessari volte alla realizzazione degli interventi programmati.

5.2 MODELLO ORGANIZZATIVO DI PROTEZIONE CIVILE nel considerare il modello organizzativo come sistema preventivo, dobbiamo ricordare che il primo presidio organizzato presente sul territorio quasi sempre è l’Ente Comune, pertanto è evidente come sia necessario predisporre un minimo di struttura comunale di protezione civile che operi anche in tempi di normalità, inoltre, quanto più questa risulti essere attrezzata e adeguata, tanto più risulterà essere efficace la risposta nelle attività sia di prevenzione che di emergenza. Premesso quanto appena espresso e in considerazione di quanto riportato nel “modello d’intervento” riteniamo indispensabile almeno che si proceda, con successivi adempimenti, alla realizzazione dei seguenti punti: a. adozione del regolamento comunale di protezione civile b. nomina del Comitato Comunale di Protezione Civile c. promozione per l’istituzione del gruppo comunale volontari di protezione civile per ciò che attiene all’impiego di materiali e mezzi soprattutto riguardo l’attività in fase emergenziale è utile predisporre: a. un elenco aggiornato dei materiali, mezzi, scorte varie, con relativa fonte di approvvigionamento e relativi addetti alla fornitura, messa in opera e gestione.

102 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015 b. la sede C.O.C. qualora mancasse di servizi e attrezzatura idonea per l’attivazione delle funzioni. c. l’area di ricovero della popolazione – Palestra Campo Sportivo – (sistema di illuminazione supplementare, climatizzazione, ecc.) d. l’area di attesa – Campo Sportivo – (opere di sistemazione esterna, regimentazione acque, adduzione reti e messa in opera punti di erogazione dei servizi in caso di allestimento di tendopoli o roulottopoli ecc.) e. l’acquisizione di materiale e mezzi per il primo soccorso e allestimento primo ricovero. f. l’acquisizione di materiali e mezzi per il personale addetto ed impegnato in attività di protezione civile. g. il potenziamento e/o sostituzione del sistema di allertamento esistente basato su trombe amplificate elettricamente.

5.3 ATTIVITA’ CONOSCITIVA

Riguarda l’insieme di notizie relative ai rischi incombenti il territorio nonché i modelli di comportamento necessari in caso di emergenza. Tale attività è rivolta principalmente alla popolazione, attraverso un’azione informativa ed addestrativa partendo dal coinvolgimento delle scuole e delle istituzioni presenti sul territorio comunale. L’importanza che riveste l’attività conoscitiva è proporzionale al livello di pericolosità della zona in cui la popolazione interessata vive. Quanto più si riescono a formare-informare i cittadini rendendoli partecipi, anche attraverso le esercitazioni, alle attività di protezione civile, migliore sarà la risposta che essi forniranno in caso di emergenza, non solo eseguendo le più elementari norme comportamentali per l’autoprotezione ma rendendosi parte attiva nella gestione dell’emergenza stessa. E fondamentale, che il cittadino delle zone direttamente interessate all’evento conosca preventivamente:

• le caratteristiche scientifiche essenziali di base del rischio che insiste sul proprio territorio; • le predisposizioni del piano di emergenza; • come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento; • con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarme l’informazione corretta è indispensabile affinché si crei ascolto intorno alle problematiche inerenti il rischio presente nell’ambiente in cui si vive. Per ottenere anche un livello di partecipazione accettabile sarebbe idoneo predisporre esercitazioni che garantirebbero una certa automaticità operativa in caso di emergenza, tale da ridurre al minimo tutti i tempi morti, l’impiego di personale specializzato e risorse in termini di materiali e mezzi.

103 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

6. VERIFICA E AGGIORNAMENTO E VALIDITA’ DEL PIANO DI EMERGENZA

Consiste nel simulare situazioni di rischio su un determinato territorio attraverso esercitazioni periodiche che vedono coinvolte le componenti e le strutture operative previste nel piano di emergenza, nonché la sperimentazione delle procedure di allertamento ed allarme. Al termine di ciascuna esercitazione, a cura del responsabile della struttura comunale di PROTEZIONE CIVILE, verrà redatto apposito verbale in cui saranno riportate le eventuali modifiche e/o aggiornamenti da apportare al piano di emergenza. Avviene ogni qualvolta vengono emesse nuove normative riguardanti il servizio nazionale, regionale e provinciale di protezione civile, nonché qualora l'amministrazione comunale lo ritenga opportuno e necessario. La validità del presente piano sarà di tre anni a partire dalla data di presentazione, salvo disposizioni da parte dell’Amministrazione Comunale

104 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

MODULISTICA

1. AUTORIZZAZIONI – RIEPILOGHI E RESOCONTI

• AUTORIZZAZIONE AD EFFETTUARE I SOPRALLUOGHI • PERMESSO DI CIRCOLAZIONE • SCHEDA ANAGRAFICA RILEVATORE • TESSERINO DI RICONOSCIMENTO • RIEPILOGO COMPOSIZIONE SQUADRE

2. AVVISI – COMUNICATI – SEGNALAZIONI – ORDINANZE

• ARRIVO DI SEGNALAZIONE DI EVENTO • REGISTRAZIONE DELLA SEGNALAZIONE DI EVENTO • AVVISO ALLA POPOLAZIONE • AVVISO ATTIVAZIONE DELLA SALA OPERATIVA • TRACIA COMUNICATO STAMPA • SEGNALAZIONE DI EVENTO CALAMITOSO • SEGNALAZIONE IMPIEGO GRUPPI DI VOLONTARIATO • MODELLO DI ORDINANZA SINDACALE

3. ISTANZE – DENUNCIA DANNI – RIEPILOGHI E RESOCONTI

• DENUNCIA DANNI ATTIVITA’ PRODUTTIVA – AUTOCERTIFICAZIONE • DENUNCIA DANNI PRIVATI – AUTOCERTIFICAZIONE • ISTANZA SOPRALLUOGO CONGIUNTO PER VIABILITA - INFRASTRUTTURE PRODUTTIVE – ALTRO • ISTANZA SOPRALLUOGO EDIFICI PUBBLICI PRIVATI E CHIESE • RIEPILOGO ISTANZE SOPRALLUOGO EDIFICI PRIVATI. • RIEPILOGO ISTANZE SOPRALLUOGO EDIFICI PUBBLICI • ISTANZA SOPRALLUOGO FENOMENO FRANOSO • RIEPILOGO ISTANZE SOPRALLUOGO FENOMENI FRANOSI • RIEPILOGO ISTANZE SOPRALLUOGO CONGIUNTO VIABILITA INFRASTRUTTURE

105 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

4. RILEVAMENTI – SOPRALLUOGI E STIME – RIEPILOGHI E RESOCONTI

• MODELLO SOPRALLUOGO CONGIUNTO • SCHEDA AEDES POST SISMA • MODELLO RIEPILOGO AGIBILITA POST SISMA • PRIMA STIMA DANNI AGRICOLTURA • PRIMA STIMA DANNI ATTIVITA PRODUTTIVE. • PRIMA STIMA DANNI BENI MOBILI E IMMOBILI • SCHEDA RIEPILOGO PRIMO ACCERTAMENTO DANNI • SCHEMA RAPPORTO GIORNALIERO • RESOCONTO ESITI SOPRALLUOGHI SU AREE INTERESSATE DA FRANE • PROVVEDIMENTI URGENTI EDIFICI • PROVVEDIMENTI URGENTI FRANE

5. RICHIESTE E INTERVENTI

• INTERVENTI DI DIFESA DEL SUOLO • INTERVENTI DIFESA INFRASTRUTTURE PUBBLICHE • MODULO RIMBORSO SPESE OPERE PUBBLICHE DI SOMMA URGENZA • SCHEDA RICHIESTA ALLOGGIAMENTI TENDA

6. ALTRO

• CARATTERISTICHE AREE MODULI

106 Piano Emergenza Comunale Roccavivara 2003 - aggiornato 2015

1. AUTORIZZAZIONI – RIEPILOGHI E RESOCONTI

107