Un'etnografia Dei Piaceri Nei Club Di Musica Elettronica

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Un'etnografia Dei Piaceri Nei Club Di Musica Elettronica UNIVERSITÁ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA Dottorato di ricerca in Sociologia Applicata e Metodologia della Ricerca Sociale “SE È TUTTO TROPPO BELLO, NON TI PREOCCUPARE” UN’ETNOGRAFIA DEI PIACERI NEI CLUB DI MUSICA ELETTRONICA Relatrice: Prof. Sonia Stefanizzi Candidato: Dott. Enrico Petrilli INTRODUZIONE 1 1 MODERNITÀ E PIACERE 8 1.1 Eudemonismo ed edonismo, una distinzione preliminare 9 1.1.1 Il progetto Illuminista 9 1.1.2 Il primato della felicità 11 1.1.3 Il sensualismo dei Libertini 15 1.1.4 La corruzione del Marchese de Sade 19 1.1.5 L’art de jouir di Julien Offray de La Mettrie 24 1.2 Regimi discorsivi e pratiche edoniche nell’Europa moderna 29 1.2.1 Il piacere sessuale di chi? 29 1.2.2 Nascita della scienza sessuale 35 1.2.3 La prima rivoluzione psicoattiva: le (non) droghe leggere 40 1.2.4 La seconda rivoluzione psicoattiva: da medicine a droghe pesanti 46 2 PIACERI CONTEMPORANEI 56 2.1 Sigmund Freud: il principio di piacere e la sublimazione della libido 57 2.2 Piacere ed edonismo nella sociologia contemporanea 63 2.2.1 Zygmunt Bauman e le incertezze prodotte dal principio di piacere 64 2.2.2 La sociologia dei consumi e le nuove forme di edonismo 69 2.3 Proteste edoniche nel secondo Novecento 78 2.3.1 La rivolta esistenziale del ‘68 81 L’Internazionale Situazionista: la vita contro lo spettacolo 84 Herbert Marcuse, per una società votata al principio di piacere 95 2.3.2 La dissidenza sessuale degli anni ‘70 101 La lotta di lesbiche, gay e transessuali per la libertà sessuale di tutti 102 Dal femminismo della donna clitoridea alla diversità queer 109 2.4 Le spirali perpetue del potere e del piacere di Michel Foucault 120 2.4.1 Le archeologie dei saperi 122 2.4.2 Per una storia del presente 124 2.4.3 L’analitica del potere 126 2.4.4 La storia della sessualità 130 2.4.5 Tecnologie del potere 136 2.4.6 L’opacità del piacere e il suo potere trasformativo 139 2.4.7 Tecnologie del sé e (contro)soggettivazioni 145 3 IL CLUBBING, IL CONTESTO DELLA RICERCA 151 3.1 Genealogia della socialità danzante 153 3.1.1 Sale da ballo, balere e nightclub 153 3.1.2 I party pariahs e la electronic dance music 157 3.1.3 La commercializzazione della club culture 161 3.1.4 Il clubbing nelle società post-disciplinari 166 3.2 Epistemologia della notte 174 3.2.1 I rischi individuali e sociali 176 3.2.2 L’approccio culturalista 179 3.3 Per una carnal sociology del clubbing 182 3.3.1 La sociologia del corpo 184 3.3.2 La sociologia dal corpo 189 3.3.3 L’ontologia non-dualista e il new materialism 193 4. QUESITI DI RICERCA E COSTRUZIONE DELLA DOCUMENTAZIONE EMPIRICA 202 4.1 I quesiti di ricerca 202 4.2 Costruzione della documentazione empirica 204 4.2.1 Etnografia multisituata 205 Le due scene: Berlino e Milano 208 La costruzione del campo 212 4.2.2 Etnografia sensoriale 217 L’apprendistato al lavoro sul campo 224 4.2.3 Interviste semi-strutture 234 4.2.4 Il disegno, una tecnica partecipativa 242 5 DANCING ABOUT ARCHITECTURE: SPAZI E PRATICHE DEL CLUBBING 251 5.1 Fuori dal club: preparazione ed entrata 254 5.1.1 Prepararsi all’evento 256 5.1.2 Il paradosso della selezione all’ingresso 264 5.1.3 Finalmente dentro: la camera di decompressione 277 5.2 Divanetti, zone fumatori e aree chill-out, spazi di socialità 286 5.2.1 Tra “parlare un po’ tossico” e “dinner party talks” 288 5.2.2 Fare conoscenza: amicizia, flirt e seduzione 294 5.2.3 L’azione delle droghe, del tempo e dei divanetti sulla socialità 304 5.2.4 I piaceri della socialità polimorfa 308 5.3 Le ambivalenze del dance floor 313 5.3.1 Iniziare a ballare: “relax your body, relax your soul” 315 5.3.2 Dissolversi nella musica ed esprimersi ballando 319 5.3.3 DJ e clubber, una relazione bilaterale 326 5.3.4 Lo “scambio di energie” tra clubber 329 5.3.5 Una meditazione sonico-cinetica 336 5.4 Il bagno e il rituale dell’intossicazione volontaria 341 5.4.1 Il “principio di autocavia” dei clubber 342 5.4.2 Un rito psicotropo in poco più di un metro quadrato 345 5.4.3 La farmacopea del clubber 354 5.4.4 Il policonsumo, giocare come Alice nel paese delle meraviglie 363 6 IN GIRUM IMUS NOCTE ET CONSUMIMUR IGNI: (CONTRO)SOGGETTIVAZIONI CARNALI 366 6.1 La società della prestazione 367 6.2 L’anestetizzazione sociale 371 6.3 Il risveglio dei sensi e la conoscenza carnale 376 6.4 Non imprenditore di sé 384 6.5 Conoscere e trasformare se stessi 389 6.6 Il bambino e le esperienze estreme 397 6.7 Le sostanze stupefacenti come somato-tecniche 402 CONCLUSIONI 407 BIBLIOGRAFIA 420 ALLEGATO 1 – RESOCONTO CAMPO MILANO 449 ALLEGATO 2 – RESOCONTO CAMPO BERLINO 451 ALLEGATO 3 - TRACCIA INTERVISTA IN ITALIANO 453 ALLEGATO 4 - TRACCIA INTERVISTA IN INGLESE 455 Introduzione La smoderatezza nei piaceri rende blasé perché sollecita costantemente i nervi a reazioni così forti che questi alla fine smettono di reagire Georg Simmel (1903/2011)1 Le metropoli e la vita dello spirito In a time of unprecedented comfort and pleasure and ease, there was a real sort of sadness about the country. I wanted to do something about it, about America and what our children might think of us. David Foster Wallace (1996) Intervista a Time Magazine In una delle sue ultime interviste Michel Foucault (1984: 243) afferma “pleasure – nobody knows what it is!”, analizzando quale confromazione abbia assunto il rapporto tra desidero, piacere e azione nella modernità. In maniera simile anche Roland Barthes (1973/1987) in Le plaisir du texte (Il piacere del testo)2 nota come il tema del piacere occupi un posto marginale nella storia della filosofia, un tema che ha interessato solo menti eclettiche che hanno esplorato i limiti dell’esistenza, mentre di norma filosofi3 e pensatori di vario genere hanno preferito dirigere le proprie attenzioni intellettuali verso valori (socialmente considerati) nobili come la verità, l’amore, il progresso e il conflitto. Nel XXI secolo la situazione non sembra essere migliorata, Tim Dean (2012: 477) all’inizio di The Biopolitics of Pleasure si chiede ironicamente “why the Italians seem to have forgotten about the 1 Considerato il taglio storico dei primi capitoli della tesi ho preferito non rispettare le comuni norme editoriali, ma ho elaborato quella che ritengo una modalità più funzionale alla lettura. Nei casi in cui non è stato consultato il testo in lingua originale sono riportate due date di pubblicazione: la prima è l’anno della prima stampa originale, per permettere al lettore di contestualizzarlo storicamente, la seconda è l’anno della pubblicazione consultata. Nel caso in cui siano presenti delle citazioni, il numero di pagina riportato è quello della pubblicazione consultata. Lo stesso vale per i riferimenti bibliografici riportati a conclusione del testo. 2 Per ragioni puramente estetiche, invece, si è scelto di riportare nel testo il titolo originale delle pubblicazione, accostando quello in italiano tra parentesi quando presente. 3 Il linguaggio non è uno strumento neutro, all’opposto attraverso il maschile “inclusivo” diventa il veicolo per riprodurre stereotipi di genere e processi di esclusione di chi non si riconosce nel binarismo di genere. Nelle pagine a seguire si è scelta la strada più facile, utilizzare il maschile “inclusivo” per aiutare il compito del lettore che potrebbe non trovarsi a suo agio tra asterischi, l’uso del femminile “inclusivo” e via dicendo, ma non per questo si vuole occultare la pericolosità della parola. 1 pleasurable side of life?”, il riferimento è ad alcuni tra i più importanti teorici biopolitici post- foucaultiani (Roberto Agamben, Giorgio Esposito, Toni Negri e Paolo Virno, tutti italiani) e alla loro attitudine a dirigere il proprio sguardo analitico solo su pene e ingiustizie del biopotere contemporaneo, senza tenere conto dell’invito di Foucault a considerare il piacere non solo come istanza del potere, ma anche come meccanismo di resistenza ad esso. Passando dalla riflessione filosofica alla ricerca empirica la situazione non migliora, dato che acusisce il disinteresse nell’esplorare la dimensione edonica dell’esistenza. Un oggetto non adatto alla ricerca scientifica o non in grado di stimolare l’immaginazione degli scienziati sociali, questo sembrano comunicare il numero limitato di studi che nel corso della modernità hanno tentato di trattare il piacere. Tuttavia la situazione sta lentamente mutando nell’ultimo decennio, con un crescente numero di pubblicazioni che hanno iniziato a studiare il piacere da prospettive differenti come la psicanalisi (Saketopoulou, 2014), gli studi sui movimenti sociali (Shepard 2009, 2011) e partecipazione politica (Riley et al, 2010 e 2012), le ricerche su sostanze stupefacenti (Holt & Treloar, 2008; Bunton & Coveney, 2011) e servizi sociali (Race, 2008) e, infine, anche la filosofia (Gracieuse e Morar, 2015, 2016)4. All’inizio di questo nuovo e inaspettato flusso di ricerche sul piacere, Angus Bancroft (2009) ha fatto una riflessione in merito agli studi sui piaceri psicotropi che può essere estesa anche agli altri tipi di piacere, il sociologo scozzese lamentava – assieme all’insufficienza di ricerche sul tema – l’assenza di tentativi di inquadramento teorico e riflessione critica al riguardo, elementi propedeutici per riuscire a rendere questo tema un oggetto di ricerca scientifica come gli altri. Un problema questo ancora presente in letteratura se si considera come le uniche due pubblicazioni che hanno provato a perseguire questo obiettivo, presentando i diversi approcci con cui è stato concettualizzato il piacere, hanno fatto riferimento principalmente a filosofi dell’Antica Grecia o moderni come Thomas Hobbes e John Locke, con Herbert Marcuse e Michel Maffesoli come unici autori citati dello scorso secolo (Iadanza, 2008) o, in altri casi ancora, si sono fermati all’opera di Foucault, non indagando come questo autore abbia influenzato il dibattito contemporaneo (Pringle, 2015).
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