Tifatinvita: la Via Micaelica del Tifata Tra e Sant'Angelo in Formis passando per Caserta Vecchia. Un suggestivo itinerario tra testimonianze storiche, artistiche, paesaggistiche e di "culto micaelico"

Anni fa, il Club Alpino Italiano - Sezione di Caserta, Logo CAI Caserta nell'ambito delle attività tese alla valorizzazione del territorio di competenza, ideò il Tifatinvita: annuale escursione di due giorni da Maddaloni a Sant'Angelo in Formis (frazione di ), passando per Caserta Vecchia e le "delizie reali". Un suggestivo itinerario tra testimonianze storiche, artistiche, paesaggistiche e

di "culto micaelico". Terre Alte Maddaloni ha come Santo Patrono San Michele e la collina che la sovrasta, denominata Monte San Michele, impreziosita sulle pendici occidentali dal castello e dalle torri dei Carafa, è dominata in cima dal Santuario di San Michele, provvidenziale baluardo a difesa di quanto resta della “montagna”, mangiata dalla "coltivazione" di cave. Il Duomo di Caserta Vecchia, la Cattedrale di Caserta e l'intera diocesi di Caserta sono dedicati a San Michele. L'abbazia benedettina di Sant'Angelo in Formis è dedicata a San Michele ed insiste nel territorio di Capua: sito vecchio (oggi, ) e nuovo (Capua, dall' 856), che fu dal 593 al 1139 contea e ducato longobardo.

Il Tifatinvita 2015 è previsto, secondo il programma annuale delle attività escursionistiche del CAI di Caserta, sabato 12 e domenica 13 dicembre 2015. Nel 2016, esso verrà inglobato nella manifestazione “Verso Roma per il Giubileo della Misericordia”, che dal 29 ottobre al 5 novembre 2016, percorrerà la “Via Micaelica” dal territorio tifatino, con partenze da Sant’Agata de’ Goti, Maddaloni e Caserta centro, fino a Cassino.

Perché Tifatinvita? Il Tifata/ti/invita! Se la cima più alta dei Monti/Colli Tifatini è Monte Virgo (620 m), la più suggestiva e rappresentativa è certamente il Monte Tifata (603 m). Esso domina direttamente il territorio di "Capua" e l' "ager campanus", su cui si allungano, come tentacoli, in un avvolgente abbraccio, i crinali, che delimitano i diversi canaloni, che scendono al piano dalla sua cima e dalla sua cresta, e che lo rendono riconoscibile anche da lontano. "Tifata", che ha dato il nome all'intera catena, ha il significato di montagna boscosa; infatti, i Tifatini, che chiudono ad est la fertile pianura campana ( Felix) e che, oggi, rappresentano un desolante limite geografico: degrado e devastazioni in particolare nella parte che guarda la pianura, in un non lontano passato erano coperti da boschi di querce e lecci, ricchi di refrigeranti sorgenti anche minerali e termali, incontaminato habitat naturale per specie animali e vegetali, nonché zona residenziale con stupenda

terrazza panoramica sulle antiche città sottostanti di Capua Il Monte Tifata dall'Anfiteatro di S.Maria Capua Vetere (Santa Maria Capua Vetere) e Calatia (Maddaloni). Con l’auspicio che si ponga fine alle offese! E con l’auspicio micaelico della vittoria del bene sul male! Con questi auspici, il CAI Caserta da anni pone in essere azioni affinché il Tifata recuperi la sua antica dedicazione di “montagna sacra” di “lucus: bosco sacro”: “Sulle rovine degli antichi templi che s’innalzavano sulle pendici delle vicine colline del Tifata sorsero le chiese cristiane. Così il tempio di Diana si trasformò in chiesa di San Michele in onore dell’Arcangelo protettore dei longobardi; ...” (Pietro Borraro, da Tuttitalia, Editrice Sansoni, 1962). Tra le azioni realizzate, senza dubbio, la principale è questa “alta via” da Maddaloni a S. Angelo in Formis, denominata Tifatinvita, che potrebbe rappresentare una delle possibili “vie” per recuperare la montagna, bloccandone devastazione e degrado, facendo sì che gli abitanti della pianura ne possano riconquistare la fruizione in chiave di modernità: passeggiate nel verde a pochi minuti da casa con interessanti panorami e stimolanti testimonianze del passato. Non solo, essa potrebbe anche rappresentare il cuore dell’offerta escursionistica della sezione, destinata non solo ai soci delle altre sezioni del CAI o di altre associazioni, ma anche e soprattutto ai numerosi Escursionisti con veduta del borgo di Caserta Vecchia appassionati, soprattutto stranieri (inglesi e tedeschi): buoni camminatori di ottocentesca ispirazione, ai quali verrebbe consentito di ripercorrere agevolmente le vie già vissute e testimoniate dai viaggiatori del passato come il disegnatore e incisore francese: abate Saint-Non, i paesaggisti Coleman e Hackert, il poeta Goethe e studiosi come lo storico tedesco Theodor Mommsen e tra i più vicini a noi: Amedeo Maiuri con le sue “Passeggiate campane”.

Detto questo, passiamo alla descrizione dell'itinerario, non solo per presentarlo a coloro che potranno partecipare alla prossima edizione del Tifatinvita (12 e/o 13 dicembre 2015), ma anche per fornire a tutti i dati utili per poterlo percorrere in autonomia; a tal proposito si segnala che, a richiesta, potrà essere inviata la traccia gpx del percorso, che – ad oggi – non è interamente segnato. Si evidenzia, inoltre, che il percorso può avvalersi anche dei collegamenti ferroviari tra Maddaloni e Sant'Angelo in Formis via Caserta e S. Maria Capua Vetere, integrando i servizi offerti da Trenitalia e Metrocampania nordest (ex Alifana), tanto che il Tifatinviata è qualificato anche come attività di Trenorekking. Infine, di solito, per la descrizione dei luoghi ci si avvale di risorse locali: in particolare, a Maddaloni, ci accompagnano gli amici del locale Gruppo archeologico Calatino “Franco Imposimato”. L'itinerario viene descritto con partenza da Maddaloni, ma può anche essere percorso all’incontrario. Partiti dalla stazione ferroviaria di Maddaloni Escursionisti in discesa verso Maddaloni Inferiore (54 m), dopo la visita guidata della città (Guida: Gruppo archeologico Calatino “Franco Imposimato”), si raggiunge il Santuario di San Michele (427 m), passando per il castello dei Carafa. Proseguendo su percorso collinare, senza rilevante dislivello, con stupenda vista pianura campana e sul golfo di Napoli, ma tra devastanti cave estrattive, si raggiunge il borgo medioevale di Caserta Vecchia (406 m, piazza della Cattedrale), oggetto di una visita guidata. Quindi, ci si sistema per il pernottamento e la cena. Selle pendici di Monte San Michele, le Torri dei Carafa Il giorno successivo, si riprende il cammino per raggiungere S. Angelo in Formis. Partendo dalla chiesetta di San Rocco (372 m), con piccolo dislivello, si raggiunge la cima più alta dei Tifatini: Monte Virgo (620 m). Quindi, scesi alla selletta di Torre Lupara (434 m), si percorre il pianoro delle Montagne Baccalà fino a raggiungere ed attraversare la statale che congiunge Caserta con Castel Morrone (Termopili d’Italia, per le gesta dei garibaldini comandati da Pilade Bronzetti, nell’ambito della Battaglia del Volturno del 1860) e proseguire sulle colline prospicienti la piana del Volturno. In verità, dalle Montagne Baccalà è possibile seguire due vie: una più diretta, che giunge alla statale passando per Casa Leonetti e proseguire poi nel bosco retrostante il muro di cinta del bosco di San Silvestro (Oasi WWF) e l'altro più lungo, ma panoramico, che passa per l'altura di Monte Coppa (394 m), caratterizzata dalla presenza delle Comole (particolari crateri carsici). Quindi, aggirato Monte San Leucio (200 m) con vista sull’omonimo Real Sito, si giunge in località Vaccheria (191 m). Attraversata la Statale che congiunge Caserta con Caiazzo, si attacca con un certo dislivello la seconda cima dei Tifatini: il Monte Tifata (603 m), che si raggiunge con splendida vista sulla pianura campana e sulla valle del Volturno. Monte Tifata (603 m) da S. Angelo in Formis Da qui si scende alla Basilica (101 m) di Sant’Angelo in Formis, piccolo borgo frazione di Capua. In alternativa è possibile aggirare il Tifata, percorrendo una delle due vie basse: o quella che è prospiciente la valle del Volturno (quota massima 300 m) o quella che domina la pianura campana, svalicando tra Monte Marmolelle e Monte Sommacco (quota massima 350 m). Da Sant'Angelo in Formis, dopo la visita guidata della Basilica Benedettina, stupendamente affrescata, si raggiunge la piccola stazione della ex Alifana, dove termina l’escursione. In alternativa, in circa un'ora, è possibile

Escursionisti nel pianoro sopra la Basilica raggiungere Santa Maria Capua Vetere. In sintesi, l'escursione da Maddaloni a Caserta Vecchia è lunga circa 10 km; quella, da Caserta Vecchia a Sant'Angelo in Formis, circa 16.

Infine, qualche nota turistico-culturale. In un paesaggio variegato e stimolante, che si presenta sempre diverso in base all'angolo di visuale e alle condizioni meteo e di luce, sfruttando antiche "vie" di comunicazione, si attraversano numerose evidenze, che rappresentano importanti "segni dell'uomo": archeologiche, architettoniche, le stesse "vie" che si percorrono, o opere rurali, manufatti di forte interesse antropologico. In questa descrizione ci soffermiamo solo su due "gioielli dell'arte" universalmente conosciuti: la Cattedrale di Caserta Vecchia e la Basilica benedettina di S. Angelo in Formis. La Cattedrale di Caserta Vecchia. Romanica, con elementi pugliesi e arabo-siculi; a tre navate (con colonne di spoglio), transetto e abside quadrangolare, sovrastata da un alto (ad uso basilicale) tiburio ottagonale (XIII sec.) e fiancheggiata da un campanile su arco di sostegno ogivale, si distingue per l’ornamentazione del paramento esterno ad archetti ciechi intrecciati e a maioliche policrome, in particolare nel tiburio; nell’interno resti del pavimento musivo figurato nel presbiterio e pergamo con decorazione musiva del XIII secolo. La chiesa ha una pianta a forma di Croce Latina, che ne risalta la netta divisione in due corpi principali. Ha due ingressi posti su due lati, uno ad Ovest che immette in piazza Vescovado e che funge da sagrato, e uno a Sud dove si snoda la strada che attraversa il campanile. La facciata ha uno schema riconducibile a quello delle basiliche

Lombarde, con tre portali ed una navata centrale Il tiburio del Duomo di Caserta Vecchia

che si eleva sulle minori per circa otto metri. La parte frontale della navata principale è decorata in alto con sei colonne di marmo bianco,sovrastate da archi acuti interlacciati, che richiamano un gusto più tardo della prima metà del secolo XII. Sopra il portale di sinistra si apre una finestra ad arco, tutta rivestita di marmo bianco. Molto probabilmente doveva essere uguale anche sul portale di destra, ma l'unica apertura attualmente visibile è un oculo, che quasi certamente sostituì la finestra in circostanze attualmente non chiare. La parte frontale del Duomo, realizzata con tufo lavico, presenta un fregio ad intarsio con motivi a losanghe ed è decorata con animali e motivi floreali tipici della produzione artigianale medioevale, che simboleggiavano la fede in Cristo. Sopra il portale centrale è possibile vedere un finestrone scolpito, mentre il portale centrale è realizzato da un arco variamente scolpito, che poggia su leoni per metà sporgenti. Anche le pareti delle navate laterali sono realizzate in tufo lavico ed hanno un analogo fregio con motivi ad intarsio che corre lungo la parete. L'interno della cattedrale è costituito da tre navate divise da due file di colonne monolitiche. Le 18 colonne sono diverse tra loro per materiale struttura ed altezza, 16 di loro sono realizzate in marmo cipollino di colore grigio, e due, situate sulla sinistra entrando, sono realizzate con marmo bianco. I capitelli per la maggior parte rovinati sono di tipo corinzio, tranne uno, il primo sul lato Sud, che è di stile ionico. I tre soli capitelli che non sono materiale di spoglio presentano la caratteristica di essere scolpiti solo sulla parte rivolta alla navata centrale. L'interno della cattedrale è caratterizzato anche dal fatto di non avere alcuna sovrastruttura o decorazione, in quanto certamente l'intonaco, originariamente affrescato, nelle epoche successive fu ricoperto da stucchi di diverso genere. E’ infatti l'essenzialità il motivo dominante nella parte più antica della chiesa, dove anche le finestre non sono altro che delle semplici aperture nel muro prive di alcuna decorazione. Le coperture delle navate sono realizzate con semplice legno a vista, mentre le volte dove è situato l'altare sono realizzate in pietra tufacea. Il pavimento è in grossi lastroni di pietra calcarea e si innalza in prossimità dell'altare (transetto) al cui superiore livello si accede tramite cinque scalini.

La Basilica benedettina di Sant'Angelo in Formis. Alle pendici del monte Tifata si trova il piccolo borgo di S. Angelo in Formis, frazione del comune di Capua, dove si può ammirare una delle più preziose testimonianze dell'arte medioevale: la Basilica Benedettina, già denominata in un documento del 942 Sant’Angelo del Monte e quindi dedicata a San Michele Arcangelo. Probabilmente, la prima chiesa sorse nel VI secolo sulle rovine del tempio di Diana Tifatina, forse anche in ricordo dei supplizi che vi avrebbe sofferto San Prisco, primo vescovo di Capua. La realizzazione della chiesa come la vediamo oggi si deve a Desiderio, Abate di Montecassino, (poi eletto Papa con il nome di Vittore III), al quale la chiesa venne donata nel 1027 da Riccardo, principe di Capua. Alla metà del XVI secolo la chiesa venne abbandonata e cominciò ad andare in rovina. A metà del secolo successivo si operarono dei restauri e la chiesa venne assegnata alla parrocchia di San Marcello di Capua. Nel 1799 passò al regio patronato, nel 1870 al demanio dello Stato. Alla Basilica si giunge dopo aver attraversato un arco che appare costruito di elementi di varia epoca e risalente almeno al II secolo d.C. Alla sinistra della chiesa, la possente mole del campanile. La chiesa è a pianta basilicale: longitudinale, a tre navate con quella centrale più alta, terminanti con tre absidi e con una netta divisione tra l’area dedicata al culto e quella dedicata ai fedeli. Le tre navate sono divise da quattordici colonne, della metà del I secolo d.C., probabilmente ricavate dal preesistente tempio. Notevole importanza assume la decorazione pavimentale della Basilica, soprattutto per la identificazione della maggior parte di essa con il tassellato appartenente all'antico tempio di Diana. Davanti alla chiesa il pronao, a cui si accede per mezzo di quattro gradini marmorei: ha cinque arcate, leggermente ogivali, maggiore la centrale, sorrette da colonne diseguali, prodotto di spoglio. La facciata della Basilica presenta 4 ogive con altrettanti affreschi, e due lunette posizionate sopra l’arco d’ingresso. I quattro dipinti laterali mostrano scene della vita dei santi Paolo ed Antonio eremiti. Sul timpano della porta San Michele Arcangelo e nella lunetta sovrastante la Madonna in atto di pregare, vestita alla foggia bizantina, con ornamenti di pietre preziose sull'abito e corona con bende che scendono laterali sul corpo. All'interno dalla chiesa, nelle navate laterali scene del Vecchio Testamento, in quella centrale scene del Nuovo Testamento. Nella parete d’ingresso, il Giudizio Universale, con il Cristo giudice in una mandorla, al di sotto tre angeli con cartigli con le seguenti frasi: Venite benedicti patris mei ; Tempus amplius non erit; Ite maledicti in ignem eternum. Dall’alto in basso sei registri: nel primo gli angeli trombettieri, nel secondo la resurrezione dei morti, nel terzo angeli, nel quarto gli apostoli, nel quinto e nel sesto a destra del Cristo gli eletti a sinistra i reprobi con una rappresentazione dell’inferno e di Satana che reca in braccio Giuda sulla cui natica: JUDAS. La parte più importante degli affreschi è nell’abside centrale: al centro Cristo in Maestà, benedicente e assiso su di un trono tempestato di pietre preziose, che regge nella mano sinistra un libro con su scritto una frase dell’Apocalisse "EGO SUM ALFA ET O(MEGA) PRIM(US) ET NOVISSIMUS", circondato dai simboli dei quattro evangelisti Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Nel registro inferiore si notano al centro i tre Arcangeli (nell’ordine, da sinistra: Gabriele, Michele e Raffaele) e sulla sinistra l'abate Desiderio che offre a Gesù il modello della chiesa, a destra San Benedetto. L’importanza degli affreschi della basilica di S.Angelo in Formis sta nel fatto che le scene in essa rappresentate sono insolite rispetto alla tecnica usata a quel tempo, quando le immagini erano statiche e prive di espressività. Questa diversità di tecnica pittorica fa supporre che sulle impalcature della Basilica vi fossero non già maestranze bizantine, bensì maestri locali che operavano secondo la tradizione bizantina ma con influenze occidentali.

INFO e ADESIONI TIFATINVITA e RICHIESTA TRACCIA GPX Edizione 2015: 12 e 13 dicembre 2015 (Si può partecipare anche ad una sola delle due giornate) Edizione 2016: nell’ambito di “Verso Roma per il Giubileo della Misericordia: dal territorio tifatino, con partenze da Sant’Agata de’ Goti, Maddaloni e Caserta, fino a Cassino”: 29 ottobre – 5 novembre 2016 www.caicaserta.it; [email protected]; [email protected]; 333.3838602