Il Rex Sacrorum a Roma E Nell'italia Antica
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EDOARDO BIANCHI IL REX SACRORUM A ROMA E NELL’ITALIA ANTICA Revisione e aggiornamento al 2017 del volume Milano 2010 1 SOMMARIO Premessa (2017) p. 4 Introduzione (2010) p. 5 Capitolo 1. Roma tra monarchia e repubblica: dal rex al rex sacrorum p. 8 1.1. Il rex Romanorum p. 12 1.2. Il passaggio all’ordinamento repubblicano p. 20 1.3. Quando fu istituito il rex sacrorum: fonti letterarie e dati archeologici p. 27 Capitolo 2. I reges sacrorum nell’area tirrenico-laziale p. 38 2.1. Le epigrafi: storia romana e storia italica p. 41 2.2. Un rex sacrorum di Alba Longa o Boville? p. 45 2.3. Il rex sacrorum di Tuscolo p. 52 2.4. Ai confini del Lazio arcaico: i reges sacrorum di Lanuvio e Velletri p. 58 2.5. La regalità sacrale nel Latium adiectum: due attestazioni p. 66 2.6. L’erede del lauχume etrusco p. 71 2.7. I reges sacrorum fuori di Roma: per un quadro d’insieme p. 81 2.8. Appendice I. La Regia nel Foro Romano p. 89 2.9. Appendice II. Il rex Nemorensis e la regalità federale in ambito tirrenico- laziale p. 94 Capitolo 3. Il rex sacrorum nella Roma repubblicana p. 107 3.1. Ordo sacerdotum e collegio pontificale p. 110 3.2. Rex sacrorum e pontifex maximus in epoca alto-repubblicana p. 127 2 3.3. Dal III al II secolo: il prevalere del pontifex maximus p. 134 3.4. Il rex sacrorum nell’ultimo secolo della repubblica p. 149 Capitolo 4. L’età imperiale: il rex sacrorum da Augusto alla tarda antichità p. 156 4.1. Discontinuità e tradizione nel sistema sacerdotale p. 156 4.2. I reges sacrorum attestati fino al III secolo p. 163 4.3. La fine del rex sacrorum e del collegio pontificale p. 173 Capitolo 5. Le attività rituali di competenza del rex sacrorum romano p. 180 5.1. Le festività annuali p. 180 5.2. Il calendario mensile p. 189 5.3. I comitia calata p. 195 Conclusioni p. 203 Abbreviazioni p. 211 Bibliografia p. 213 3 PREMESSA (2017) Dopo l’uscita del mio volume Il rex sacrorum a Roma e nell’Italia antica, avvenuta alla fine del 2010, si è manifestato da parte degli studiosi un interesse crescente e inatteso verso la figura del rex sacrorum. Basti dire che, se fino al 2010 c’erano a disposizione due sole pubblicazioni non enciclopediche sull’argomento,1 tra il 2010 e il 2017 sono apparsi almeno sei nuovi articoli specialistici.2 Proprio la lettura di questi recenti contributi, che aprono prospettive di ricerca nuove e interessanti, mi ha indotto a predisporre un aggiornamento del mio volume, che qui presento; come è ovvio, ne ho approfittato per rivedere completamente il testo dato alle stampe nel 2010, ampliandone alcune parti, sintetizzandone altre e, infine, correggendo errori e refusi. Milano, estate 2017 1 Vedi Introduzione, con note 4-5. 2 A. Koptev, Rex Sacrorum: The Roman King in Space and Time, «Ollodagos» 27 (2012), pp. 51-130; C. Goldberg, Priests and Politicians: Rex sacrorum and Flamen Dialis in the Middle Republic, «Phoenix» 69 (2015), pp. 334-354; I.J. Álvarez Soria, El rex sacrorum: ¿fenómeno romano?, «Antesteria» 5 (2016), pp. 133-152; J. Sheehan, The Sacrificing King: Ancients, Moderns, and the Politics of Religion, in For the Sake of Learning: Essays in Honor of Anthony Grafton I, Leiden 2016, pp. 344-363; F. Glinister, Politics, Power, and the Divine: The Rex Sacrorum and the Transition from Monarchy to Republic at Rome, «Antichthon» 51 (2017), pp. 59-76; M. Humm, La Regia, le rex sacrorum et la res publica, «Archimède» 4 (2017), pp. 129-154. 4 INTRODUZIONE (2010) A dispetto della sua attestazione per buona parte della storia romana, il rex sacrorum è una figura sacerdotale che appare trascurata nelle analisi degli studiosi moderni, sia storici sia giuristi. Infatti, tolte le voci enciclopediche, tra cui si distingue quella scritta nell’ormai lontano 1920 da A. Rosenberg per la Pauly-Wissowa,3 sono disponibili sull’argomento due soli articoli, pubblicati uno da A. Momigliano, nel 1969, e l’altro da J. Loicq, nel 2004: questi peraltro si concentrano esclusivamente sull’origine del sacerdozio, il primo confermando il racconto tradizionale che vede nel re dei sacrifici una creazione degli albori della repubblica,4 il secondo sostenendo invece la tesi risalente alla Storia dei Romani di G. De Sanctis, per cui il nostro sacerdote sarebbe stato il prodotto di un decadimento dell’istituto regio incominciato già nel pieno del VI secolo a.C.5 Per il resto, insieme a un contributo di F. Blaive sulla funzione religiosa della regalità,6 si possono trovare alcuni riferimenti al rex sacrorum negli studi di storia delle istituzioni politiche, sempre a proposito del sorgere della repubblica, o in quelli incentrati sul sistema sacerdotale e in specie sul collegio pontificale, mentre manca del tutto una ricerca complessiva di carattere monografico. Tale situazione colpisce ancora di più se si considera che a un altro sacerdote antico come il flamen Dialis, strettamente apparentato con il rex sacrorum, sono stati ad oggi dedicati numerosi articoli, nonché una specifica monografia.7 3 A. Rosenberg, s.v. Rex sacrorum, in RE, I A, I (1920), coll. 721-726; vedi inoltre G. Radke, s.v. Rex Sacrorum, in KlPauly 4 (1972), coll. 1387-1389, e A. Bendlin, s.v. Rex sacrorum, in NPauly 10 (2001), coll. 937-939. 4 A. Momigliano, Il rex sacrorum e l’origine della repubblica, in Studi in onore di E. Volterra, Milano 1969, pp. 357-364. 5 J. Loicq, Le rex sacrorum: prêtre de la république ou roi déchu?, in Images d’origines. Origines d’une image: hommages à J. Poucet, Louvain 2004, pp. 223-241. Cfr. G. De Sanctis, Storia dei Romani I. La conquista del primato in Italia, Firenze 19562, pp. 387-389. 6 F. Blaive, Rex Sacrorum. Recherches sur la fonction religieuse de la royauté romaine, «RIDA» 42 (1995), pp. 125-154. 7 Basti qui ricordare gli articoli più significativi: W. Poetscher, Flamen Dialis, «Mnemosyne» 21 (1968), pp. 215-239; A.W.J. Holleman, An enigmatic function of the flamen Dialis and the Augustan Reform, «Numen» 20 (1973), pp. 222-228; N. Boëls, Le statut religieux de la Flaminica Dialis, «REL» 51 (1973), pp. 77-100; G. Martorana, Osservazioni sul flamen 5 Il mio lavoro costituisce dunque il tentativo di colmare una lacuna negli studi moderni: composto di cinque Capitoli, si propone di raccogliere e analizzare tutta la documentazione disponibile – soprattutto letteraria ed epigrafica –, con l’obiettivo di ricostruire non solo l’origine del sacerdozio, bensì anche le sue successive vicende nel contesto sacerdotale della res publica, seguendo una parabola cronologica che va dall’età arcaica alla fine del paganesimo. Nel Capitolo Primo viene ripresa e discussa la delicata questione dell’abbattimento della monarchia, ma solo al fine di chiarire come, proprio in tale circostanza, potesse inserirsi l’avvento di un rex sacrorum: pertanto si parte da una messa a punto dei sicuri caratteri ascrivibili alla monarchia romana, delle cui funzioni sacrali il nostro sacerdote viene presentato dalle fonti quale necessario erede, e si giunge a considerare le evidenze archeologiche, che verso la fine del VI secolo attestano un’eloquente trasformazione nel sito della Regia e, più in generale, nella zona del Foro Romano. Il Capitolo Secondo, il più articolato di tutti, costituisce un ampliamento del tema affrontato nel Primo: il punto di partenza è sempre il periodo compreso tra il VI e il V secolo, ma gli orizzonti dell’indagine vengono di seguito allargati in senso cronologico e geografico, per concentrarsi sulla storia di tutte le città dell’area tirrenico-laziale dove sono attestati reges sacrorum. Il materiale a disposizione è quasi esclusivamente epigrafico e databile a epoca non anteriore alla tarda repubblica, quando Roma aveva già allargato il suo dominio sul resto dell’Italia: la ricerca verte allora sull’effettiva origine di tutti questi reges sacrorum italici e, in ultima analisi, sul possibile rapporto di dipendenza rispetto al modello romano.8 Conclude la discussione un’appendice Dialis, in Philias Charin. Miscellanea di studi classici in onore di E. Manni, Roma 1980, pp. 1449-1475. Monografia: F. Marco Simόn, Flamen Dialis. El sacerdote de Júpiter en la religión romana, Madrid 1996. 8 Non si tengono invece in considerazione i pochi reges sacrorum attestati fuori dell’Italia: questi sono senza dubbio sacerdoti locali rinominati alla latina, a seguito della conquista romana: sull’argomento cfr. C. Gabrielli, Il rex sacrorum in Africa: testimonianze e problematiche, «SHHA» 21 (2003), pp. 133-137. 6 dedicata alla funzione storica del rex Nemorensis, il re-sacerdote che ancora in età imperiale aveva sede nel nemus Aricinum e che è divenuto famoso, presso i lettori moderni, grazie agli studi comparativi di J.G. Frazer sul suo feroce e arcaico rituale di successione.9 Dopo il censimento dei reges sacrorum italici, l’indagine torna a fondarsi sul più documentato istituto romano, per seguirlo lungo i secoli della repubblica e quelli dell’impero, che sono l’argomento rispettivamente dei Capitoli Terzo e Quarto. Qui si elabora innanzitutto una schedatura prosopografica di coloro che a Roma sono noti per essere stati reges sacrorum, necessaria per individuare i requisiti politico-sociali richiesti per l’accesso al sacerdozio. Di conseguenza, si tenta di delineare non solo il complessivo prestigio del rex sacrorum, ma specialmente la sua importanza rispetto agli altri più antichi sacerdoti della città – i flamini maggiori e il pontefice massimo –, nonché l’eventuale evoluzione maturata col tempo nei loro rapporti reciproci. Quanto all’età imperiale, il rex sacrorum è documentato fino alla tarda antichità grazie alle epigrafi e agli autori cristiani di III e IV secolo: la ricerca giunge quindi a trattare della legislazione antipagana di Graziano e Teodosio, così da verificarne le modalità di incidenza sulla struttura sacerdotale di Roma.