Le Famiglie Feudali
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AVVERTENZE Sigle adoperate Acfup Acta Curie Felicis Urbis Panormi, voll. I-X, Palermo, 1982-2002 (Cfr. Bibliografia). Acp Archivio Storico del Comune di Palermo, fondo: Senato. Asa I Acta Sicula-Aragonensia I: Documenti sulla luogotenenza di Federico d’Aragona (a cura di F. Giunta, N. Giordano, M. Scarlata, L. Sciascia), Palermo, 1972. Asa II Acta Sicula-Aragonensia II: Documenti sulla luogotenenza di Federico d’Aragona (a cura di F. Giunta, A. Giuffrida), Palermo, 1972. Asn, AP Archivio di Stato di Napoli, fondo: Archivio Pignatelli. Asp Archivio di Stato di Palermo, fondi: Belmonte, Bonanno, Burgio d’Ara- gona, Campofranco, Camporeale, Colonna di Cesarò, Corte Pretoriana, Cruillas-Palagonia, Dominici, Fatta del Bosco, Firmaturi, Magione, Miscellanea Archivistica, Moncada, Montaperto, Notai, Papè di Valdina, Spadafora, Trabia, Valguarnera Niscemi. Asp, C Archivio di Stato di Palermo, fondo: Real Cancelleria. Asp, ND Archivio di Stato di Palermo, fondo: Notai defunti. Asp, P Archivio di Stato di Palermo, fondo: Protonotaro del Regno. Asp, SMS II Archivio di Stato di Palermo, fondo: S. Martino delle Scale serie II. Asp, SN Archivio di Stato di Palermo, fondo: Spezzoni notarili. Asp, Tab. Archivio di Stato di Palermo, Tabulari: S. M. Scale (S. Martino delle Scale); SM Malfinò (S. Maria di Malfinò); Belmonte; SM Grotta (S. Maria della Grotta); Giosafat (S. Maria Maddalena de Valle Giosafat); Magione; Ospedale S. Bartolomeo; SM Giummarre (S. Maria delle Giummarre); S. Filippo di Fragalà; SM Bosco (S. Maria del Bosco di Calatamauro); Per- gamene Varie; Cefalù (Chiesa cattedrale di Cefalù); Corleone (Città di Corleone). Barberi, CM G. L. Barberi, Il «Magnum Capibrevium» dei Feudi Maggiori (a c. di G. Stalteri Ragusa), tomi 2, Palermo, 1993. Barberi, I G. L. Barberi, I capibrevi, I, I feudi di Val di Noto (a c. di G. Silvestri), Palermo, 1879. Barberi, II G. L. Barberi, I capibrevi, II, I feudi di Val Demone (a c. di G. Silvestri), Palermo, 1886. Barberi, III G. L. Barberi, I capibrevi, III, I feudi di Val di Mazara (a c. di G. Silve- stri), Palermo, 1888. Bcc Biblioteca Civica di Catania: Tabulario di S. Nicolò l’Arena. Bcp Biblioteca Comunale di Palermo, fondo: manoscritti. Bcrs Biblioteca Centrale della Regione Siciliana, fondo: manoscritti. Bcs Biblioteca Comunale di Siracusa: Liber privilegiorum et diplomatum … Syracusarum urbis, libri 3. Castelli Castelli medievali di Sicilia, Palermo, 2001. Avvertenze 13 Cpp, Tab. Cappella Palatina di Palermo, fondo: Tabulario. DBI Dizionario Biografico degli Italiani, voll. I-LXIII, Roma, 1960-2004. Drrs De Rebus Regni Siciliae (a cura di G. Silvestri), voll. 2, Palermo, 1882. Ms Bcp Nomina et Cognomina baronum et feudatariorum ac quantitas pecuniae quae anno quolibet pervenit et pervenire potest eis, ex subscriptis feudis eorum. Tempore Regis Friderici secundi, vulgo tercij nuncupati, in mano- scritto Qq D 88 della Biblioteca Comunale di Palermo. Ms Bsp Quinternus antiquus feudorum et bonorum feudalium aut membrorum Regie Curie cum nominibus et cognominibus baronum et feudatariorum infra scripta et notata possidencium tempore serenissimi et illustrissimi regis et principis domini regis Friderici tercii regis Sicilie, in manoscritto I.B.3, cc. 337-247, della Biblioteca della Società Siciliana per la Storia Patria di Palermo. RA I Registri della Cancelleria Angioina, ricostruiti da R. Filangeri con la collaborazione degli Archivisti Napoletani, voll. I-XXV, Napoli, 1950- 1978. Altre abbreviazioni utilizzate perg. pergamena VD Val Demone VM Val di Mazara VN Val di Noto D. F. Descriptio feudorum del 1335 N. B.: Per quanto riguarda la numerazione delle carte dei registri della Cancelleria e del Protonotaro, è stata in linea di massima seguita l’antica, per favorire il riscontro con i dati riportati da G. L. Barberi nei suoi Capibrevi. Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) LE FAMIGLIE FEUDALI ABATE1 – L’8.3.1234 Gilberto Abate, tramite il fratello, il dominus Enrico Abate abitante a Trapani, acquistò per 1750 tarì dal dominus Nicoletto Asmundo abitante di Calatafimi, falconiere dell’imperatore Federico, e dalla moglie Margherita, col consenso di Benedetto loro figlio minorenne, il territo- rio con terre lavorative, selva e foresta denominato Inichi (Inici), nel teni- mento di Calatafimi (Asp, Trabia serie A, 1449, 15). Lo stesso Gilberto, che al momento della sua rivolta contro Carlo d’Angiò risulta signore del casale Ciminna, ebbe confiscato quest’ultimo casale dal sovrano angioino che nel 1271-72 lo concesse per metà agli eredi dell’Abate e per l’altra metà a Folque de Venellis (RA, VIII, 68; RA, VIII, 184), il quale ebbe come successore nel 1280-81 Bartholomé de Venellis (RA, XXIV, 127). - Il figlio di Gilberto, Palmerio Abate, che nel 1278-79 era titolare di impre- cisati beni feudali in Sicilia (RA, XXI, 266; Catalioto, 1995, 308), il 15.5.1292 fu reintegrato come custode della foresta di Partinico, ruolo dal quale era stato estromesso da Matteo di Termini (La Mantia, 1956, 183); nel 1292 risulta tito- lare del casale e feudo di Asinelli (l’odierno Isnello), dal quale parte degli abi- tanti si erano allontanati per sottrarsi ai servizi feudali cui erano obbligati (La Mantia, 1956, 233; Sciascia, 1993, 130). Palmerio morì nell’estate 1300 in seguito alle ferite riportate nella battaglia di Ponza. - Gli successe il fratello miles Riccardo Abate, vivente nell’aprile 1303, che dalla prima moglie ebbe i figli Nicola e Enrico, mentre dalla seconda moglie Ricca ebbe il figlio Giacomo (Asp, Tab. S. M. Scale, 21: 2.4.1303). - Il dominus miles Nicola (I) Abate sposò la palermitana Filippa de Milite, cugina di Matteo Sclafani; da essa ebbe i maschi Riccardo e Palmerio e le fem- mine Preziosa (che sposò Garsiolo de Yvar) e Albamonte (che sposò Marino Capece). Abbiamo sue notizie dall’8.3.1309 (Asp, Misc. Arch. II, 127b, 199v)2 1 Monografia sulla famiglia in: Sciascia, et alterum Tirrasinum sita in territoriis 1993, pp. 109-160: Gli Abbate di Trapani; Carini et Chinnisi iuxta tenimenta terrarum tavola genealogica, p. 244. Chinnisi qua tenet heres domini Mattei Pipi- 2 In questo atto Nicola Abate concede in toni et secus tenimenta terrarum Carini et gabella ad estalium ai fratelli Perrello e iuxta tenimentum terrarum quod dicitur Franchono de Cisario «dua tenimenta terra- Munchilebi et secus nemus Partinici via rum quorum unum dicitur casale Calidum publica mediante» per 7 anni dal successivo 18 Repertorio della feudalità siciliana (1282-1390) al 6.12.1336 (Bresc, 1986, 908 e 883)3, mentre risulta già morto il 7.4.1337 (V ind.) (Asp, ND, Rustico de Rusticis, I, 81, 36). Il 12.2.1330 Nicola Abate sti- pulò una transazione col monastero di S. Caterina di Palermo per definire il confine tra il tenimento di Munkilebbi (ora Montelepre) di proprietà del monastero e il suo casale di Carini (Asp, Monastero S. Caterina di Palermo, 65, 17 ss). La descrizione dei beni feudali posseduti da Nicola Abate nella D. F. del 1335 lascia adito a talune difficoltà interpretative, che possono essere sciolte dal confronto fra le versioni riportate dalle due principali fonti della Descrip- tio, che risultano nel caso in questione particolarmente tormentate, e da altri coevi documenti. Il manoscritto della Bsp riporta: «Nicolaus Abbas miles pro Asinello, Chifalo, Carino roch-is, pro terra Chiminne, Terrasinis, casalis Calli- cuda et Inichi eris symonis 600»; il manoscritto della Bcp, invece, riporta: «Nicolaus Abbas miles pro Asinello, Chifala, Carmorochis, Chiminne, Tirrasi- nis, casalis Cabis Cudis, Inichi 600». Nicola Abate quindi ricavava 600 onze di reddito da Isnello (Asinello)4, da Cefalà, da Carini5, da Terrasini, dal casale Cabiscudi (Callicuda, in ms Bsp; si tratta di Cudia), da Inici, mentre con buona verisimiglianza i due termini eris simonis che si trovano soltanto nel manoscritto della Bsp costituiscono l’errata trascrizione del nome dei due teni- menti Umri (ora Ummari) e Simeni, che si trovavano in vicinanza di Inici e che sappiamo essere appartenuti alla famiglia Abate fin dal Duecento (Scia- scia, 1993, pp. 115, 120, 132). Per quel che attiene Ciminna, che certamente secondo la D. F. del 1335 era posseduta da Matteo Sclafani (come entrambi i manoscritti della D. F. atte- stano in altra parte del documento e come abbiamo potuto costatare da altre fonti per il periodo compreso dal 1328 al 1349), la chiave interpretativa ci viene fornita dal termine «roch-is» che segue la parola «Carino», e precede «Chiminne», poiché certamente Nicola Abate possedette il tenimento delle Rocche in territorio di Ciminna, probabilmente quello stesso che era stato lasciato in feudo da Carlo d’Angiò nel 1271 agli eredi di Gilberto Abate, nonno primo settembre VIII ind. per 140 onze (Garufi, 1902, 75-77, n. 166, 170). annue. 4 Isnello figura in potere di Nicola Abate 3 Nel febbraio 1330 il milite Nicolò Abate era senior in un atto stipulato il 6.12.1336 (Asp, in lite con il monastero di S. Caterina di ND, S. Pellegrino, I, 2). Palermo sul possesso di un tenimento di 5 Nel 1271 il castello di Carini venne con- terre chiamato Munkilebi. Nel febbraio 1337 cesso da Carlo d’Angiò a Jean e Simon de venne sancita l’appartenenza del tenimento Montfort (RA, VI, 154). Munkilebi al monastero di S. Caterina Le famiglie feudali 19 dello stesso Nicola. Solo che già nel 1333 Nicola Abate risulta averlo ceduto al cugino della moglie, Matteo Sclafani, che ne godeva i frutti e che, però, nel testamento di quello stesso anno disponeva un lascito di 100 onze ai due figli di Nicola, rispettivamente Palmerio e Riccardo, «in restauratione fructum teni- menti terrarum que dicuntur roccarum de Chiminna perceptarum dudum per eundem testatorem» (Asp, Moncada, 396, 57). Nel successivo testamento del 2.4.1345 Matteo Sclafani dispose che quel tenimento fosse restituito a Ric- cardo Abate, figlio del defunto Nicolò Abate, in virtù della donazione irrevoca- bile fra vivi (Bcc, Tab. S.