Storia Della Musica Un Artista Si Identificò Tanto Nello Strumento
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TESI XIII: Conquista della tonalità moderna e dei nuovi mezzi espressivi – Strumenti a pizzico, ad arco, a fiato Tra la metà del XVI e la metà del XVII sec. la musica europea cambiò completamente carattere: - la polifonia fu ancora impiegata, soprattutto in musica sacra, mentre si affermò la monodia - il contrappunto perse importanza e ne acquistò la nascente scienza dell’armonia - i modi ecclesiastici, usati per più di un millennio, furono gradatamente sostituiti dai modi maggiore e minore - la musica strumentale assunse importanza sempre maggiore LA TRATTATISTICA NEI SECOLI XV E XVI Partecipi a questi mutamenti furono i trattatisti. Ricordiamo - Heinrich Loris, detto il Glareano, autore del Dodekachordon (1547) - Zarlino, maestro di cappella in S.Marco, che nella seconda metà del XVI sec. pubblicò le Istituzioni Armoniche e altri trattati di armonia - Giovanni Artusi, autore della celebre critica a Monteverdi L’origine della tonalità Il passaggio dai toni gregoriani ai toni moderni avvenne attraverso l’alterazione di un semitono. Tale alterazione modificava la natura della scala modale in cui avveniva l’alterazione. Ciò era avvenuto nel V e nel VI modo per evitare il tritono “fa-si”: nella nuova scala si usava un “si bem”. Nel Dodekachordon del Glareano vengono presentati due nuovi modi in aggiunta agli 8 ecclesiastici: l’eolio, il nostro minore, e lo ionico, il nostro maggiore. Questi rimasero ben presto i soli due modi, avendo assimilato in sé gli altri 8. Per le composizioni liturgiche il passaggio nei nuovi modi fu più lento che nelle composizioni profane L’origine dell’armonia L’armonia si affermò empiricamente dalla pratica degli strumenti polifonici (liuto, organo, clavicembalo). Suonare questi strumenti infatti comportava la creazione di accordi. La teoria dell’armonia fu enunciata da Zarlino, che legittimò l’armonia come scienza in quanto conseguenza di leggi dell’acustica (triadi maggiori come successioni di suoni armonici). Zarlino costruì la nuova scala diatonica (i cui intervalli sono basati sui rapporti che intercorrono tra un suono e i suoi armonici), la scala naturale o zarliniana che sostituì la scala pitagorica L’origine del basso continuo Fin dal XV sec. era diffusa l’usanza di sostituire alcuni voci con strumenti. Ciò aveva modificato la scrittura lineare-melodica contrappuntistica in quella verticale-armonica che si concretizzò nella scrittura accordale. La melodia era svolta dalla voce acuta, sostenuta da un basso, generatore di accordi che sostituivano le altre voci, che prese il nome di “continuo” in contrapposizione con quello “interrotto” delle composizioni polifoniche. Importante fu l’opera di Ludovico Grossi da Viadana, in quanto nella prefazione dei suoi Cento concerti ecclesiastici (mottetti) a 1-4 voci, con il basso continuo per suonar l’organo è presente la spiegazione del nuovo procedimento compositivo. Il b.c. fu utilizzato per tutto il barocco nell’accompagnamento della musica vocale e nella musica strumentale per strumenti non a tastiera. Esso era realizzato generalmente da 2 strumenti: uno melodico (generalmente una viola da gamba, poi un violoncello) che eseguiva il basso, e uno capace di realizzare accordi (clavicembalo, organo o liuto) secondo la numerica prescritta Strumenti a corde e a fiato Lo strumento più popolare era il liuto. Di origine orientale fu portato in Europa dalle Crociate e rivestì ben presto un ruolo da protagonista sia come strumento solista che da accompagnamento. I liuti più comuni avevano 11 corde: 3 doppie intonate all’ottava (sol, do, fa), 2 doppie all’unisono (la, re) e un cantino (sol). Alla fine del XVI sec, per dar maggior sonorità, si aggiunsero altre corde più gravi. Nacquero così nuovi strumenti affini al liuto: la tiorba a due manici paralleli, l’arciliuto e il chitarrone, alto quanto un uomo. Le composizioni per liuto erano scritte su intavolature. Tra gli strumenti ad arco il più diffuso e antico era la viella. Da essa nacquero 3 nuovi tipi di strumento: - la lira, nelle varietà da braccio o da gamba (lirone), fornita di 7 corde - la viola da gamba munita di 5-7 corde era di vari tipi (i più usati erano basso e contrabbasso). Dal XVIII secolo divenne violoncello, pare che il merito della trasformazione sia di Andrea Amati - la viola da braccio munita di 6 corde era anch’essa di vari tipi: viola soprano, contralto, tenore Questi strumenti caddero in disuso nel ‘600, quando vennero sostituiti dagli archi moderni (il primo violino si ha dopo il 1550). Tra gli strumenti a fiato più diffusi si hanno: cornetti dritti o ricurvi del tipo medioevale, 1 trombe di vari tipi, tra cui il clarino, flauti dritti e traversi, fagotti e oboi derivati dalla bombarda (diversa dalla bombarda odierna) Strumenti a tastiera L’organo rinascimentale era un ampliamento dell’organo positivo medioevale. Fu aumentato il numero dei registri (ai principali si aggiunsero i registri di mutazione), furono adottati tasti meno larghi e più profondi per esecuzioni più sciolte e fu adottata la pedaliera (prima in Germania e nei Paesi Bassi). Altri strumenti erano il clavicordo e il clavicembalo I trattati di musica strumentale La diffusione degli strumenti ebbe come conseguenza la trattatistica su di essi. I trattati di musica strumentale non avevano nulla a che vedere coi moderni metodi di tecnica. Si proponevano innanzitutto di insegnare a trasporre sui vari strumenti la musica vocale. Inoltre la maggior parte dei trattati conteneva un’antologia di composizioni per lo strumento. Molto importante per gli strumenti a tastiera fu Il Transilvano, dialogo sopra il vero modo si suonar organi et istromenti da penna (cioè clavicembalo) di Girolamo Diruta TESI XIV: Origine del melodramma Il Barocco si colloca tra Rinascimento e Classicismo (dall’inizio del XVII sec. alla metà del XVIII sec, tra l’età di Monteverdi e quella di Bach ed Handel). Si può dividere in 3 parti della durata di circa mezzo secolo: età di Monteverdi, Frescobaldi e Schutz; età di Carissimi, Lulli e Purcell; età di Vivaldi, i 2 Scarlatti, Couperin, Bach ed Handel Cultura del Barocco: a Roma palazzi e fontane del Bernini, poemi e poesie del Marino. L’arte barocca rifiuta i canoni dell’estetica classico-rinascimentale (misura, equilibrio, sobrietà): l’obiettivo è ora stupire, rappresentare e “fare spettacolo”. La musica era la componente essenziale della manifestazione più originale del barocco: la festa. Per i regnanti dilettarsi di musica era un dovere di stato: l’organizzazione della musica si basava sulle cappelle delle corti Lo stile della musica barocca: - mentre nel rinascimento si adottò uno stile unico per musica vocale e strumentale (sia sacra che profana), la musica barocca adottò più stili: stile polifonico “alla Palestrina” per musica sacra, stile omofono per musica da camera e per l’opera - mentre nel rinascimento si dava più importanza alla produzione vocale, nel barocco si fa molta musica strumentale - mentre nel rinascimento si usava la polifonia, nel barocco si usa la monodia: nascita e sviluppo della teoria armonica - vengono introdotti nuove forme: continuarono a vivere messe, mottetti, toccate-preludi; nacquero opere, balletti e oratori; nella musica strumentale concerti, suites, fughe, variazioni L’affermazione della monodia: la Camerata Fiorentina Durante il Rinascimento era spesso normale che le voci inferiori di una composizione polifonica fossero sostituite da uno strumento polifonico quali liuto, organo e clavicembalo. Questa pratica monodica era comune in frottole, villanelle e canzonette, ma anche in madrigali, chansons e lieder. In realtà la monodia vera e propria nacque dai dibattiti che alla fine del ‘500 si svolsero alla Camerata Fiorentina. Nell’ultimo ventennio del XVI sec. si riunirono in casa del conte de’Bardi alcuni musicisti, gentiluomini e poeti, i quali volevano far rivivere la musica greca, secondo loro la più perfetta ed espressiva, osteggiando la polifonia. Le tesi della Camerata furono esposte nel Dialogo della musica antica e moderna di Vincenzo Galilei, ma l’opera che segna la nascita della monodia è la raccolta di madrigali monodici e arie di Giulio Caccini, Le nuove musiche per voce e basso continuo (1602). Contemporanea fu l’apparizione dei Cento concerti ecclesiastici a 1, 2 , 3 voci con basso continuo di Ludovico Grossi. 2 Teatro e Musica Già nel XV sec. il movimento umanistico volto al recupero della cultura classica aveva riscoperto il teatro antico con commedie di Plauto e Terenzio e tragedie di Seneca. Ciò stimolò la produzione teatrale moderna: nacque così il teatro italiano (commedie di Ariosto, Machiavelli, Aretino e tragedie che non riuscirono a imporsi se non a strette cerchie di letterati). Accanto a commedie e tragedie nacque il nuovo genere della favola pastorale (Aminta del Tasso e Il pastor fido del Guarini). Altro genere di successo fu la Commedia dell’arte, basata su esili canovacci e con maschere come Pantalone, Brighella, Arlecchino, il Dottore, il Capitano, gli Innamorati… La musica era presente nel teatro rinascimentale come musica di scena, valido esempio ne è il coro dell’ Edipo Tiranno di Sofocle, musicato da Andrea Gabrieli nel 1585. Gli Intermedi furono spettacoli rinascimentali di vasto impiego, utilizzati come riempitivo tra una scena e l’altra, costituivano entità autonome. I più importanti sono i 34 intermedi per La pellegrina, commedia di Bargagli rappresentata a Firenze nel 1589 per le nozze di Ferdinando de’Medici. A tali intermezzi collaborò la Camerata Fiorentina. Essi costituiscono il diretto antecedente dell’opera. I brani, molti dei quali in stile concertante, sono di grande varietà: “sinfonie” strumentali, madrigali da 3 a 30 voci, alcuni a cappella, altri con accompagnamento strumentale. I primi melodrammi I primi drammi per musica nascono dal desiderio della Camerata fiorentina di emulare la tragedia greca fondendo linguaggio e musica: nasce il recitar cantando, cioè il nuovo modo flessibile di declamare un testo, cantandolo sulle note indicate dal compositore. Il primo dramma per musica fu Dafne di Peri su testo di Rinuccini, rappresentato nel 1597.