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APAS—Ass. Apicoltori CCIAA—Camera di Commercio Fondazione FoJanini 1999 Inquadramento floristico e botanico del territotrio della provincia di Sondrio delle produzioni agricole

Il territorio della Provincia di Sondrio si sviluppa in uno dei tratti più occidentali delle Alpi Centrali e costituisce un importante settore delle Alpi Retiche. Esso si estende per tutta la Valle del fiume , dalle sorgenti alla foce nel Lago di Como (Valtellina), e comprende la Valle dei Torrenti e (). In tutta questa regione affiora una vastissima gamma di formazioni rocciose con una spiccata prevalenza delle formazioni metamorfiche (gneiss, micascisti, filladi, serpentine), seguite da quelle eruttive e, in via subordinata, da quelle sedimentarie che comprendono tra l’altro i depositi superficiali detritici, morenci ed alluvinali. I monti della Valtellina e della Valchiavenna sono perciò costituiti da materiali molto diversi, non solo, come accennato, sotto l’aspetto strutturale e mineralogico ma anche sotto l’aspetto della loro genesi. Nell’ambito della ricchezza mineralogica che caratterizza il substrato litologico, la netta rizzazione e tipicizzazione prevalenza di rocce metamorfiche del tipo gneiss e micascisti (rocce siliciche), è il fattore di maggiore importanza nei processi pedogenetici. Infatti se si esclude la zona del fondovalle, da sempre interessata dall’attività agricola, il suolo ha complessivamente reazione subacida acida (pH<7). Un elemento di differenziamento notevole è rappresentato dall’affioramento delle rocce sedimentarie (calcari e dolomie) nell’alto bormiese e livignasco. Il comportamento della vegetazione, spostandosi da Ovest verso Est, sui diversi versanti alpini a uguale longitudine e più in dettaglio in corrispondenza delle numerose valli laterali, denuncia tuttavia diversità molto accentuate. Tali differenze di comportamento sono da attribuire principalmente alla grande variabilità dei caratteri climatici che interessa l’intero territorio. Con il seguente lavoro si è cercato di definire la distribuzione di massima della vegetazione di interesse apistico nel comprensorio della Comunità Montana di Sondrio, limitandoci a delle indicazioni più generiche per Primula hirsuta quanto riguarda la Valchiavenna e l’Alta Valtellina (zona di Sondalo). Non è stata invece effettuato nessuno studio nelle zone della Bassa Valle. A tal scopo sono state scelte quattro aree di analisi: la Valle dello Spluga (Valchiavenna), l’area del Monte Rolla (settore retico), la Val di Scais (settore orobico), la Val di Rezzalo (Alta Valle). Per ciascuna area sono stati eseguiti rilevi floristici a diverse altitudini per evidenziare il succedersi delle facies vegetazionali. Interreg II Italia—Svizzera, Asse 2 Misura 2.1: Valo Asse 2 Misura 2.1: Interreg II Italia—Svizzera,

Inquadramento floristico - 1 APAS CCIAA Fondazione Fojanini DA A MONTE SPLUGA

L’orientamento S-N della Valchiavenna, il fatto che essa sia aperta alle correnti d’aria relativamente più calde ed umide che provengono dal lago di Como, sono fattori che determinano Rodoreto a Monte Spluga diversità climatiche nei confronti del resto della Provincia. Il fattore piovosità interviene in modo particolare a caratterizzare con più alti valori medi ed assoluti la Valchiavenna (Chiavenna 333 m. - 1602 mm). Il verdeggiare della vegetazione arbustiva ed arborea su tutte le pendici, anche le più aspre e rupestri, denuncia l’umidità dell’ambiente dovuta alla ricchezza e frequenza delle piogge. Le colonie di vegetazione termofila insediate fin sulle alture di Chiavenna (Cistus salvifolius, Erica arborea, Laurus nobilis, Polypodium serratum, ecc.) dimostrano la mitezza del clima; anche se questa osservazione non è certamente valida per l’alta Valle dello Spluga, caratterizzata da temperature medie annue decisamente basse. I primi rilevi floristici sono stati effettuati sui pascoli di Monte Spluga a quote comprese tra i Rodoreto a Monte Spluga 2200 e i 1900 metri s.l.m. Siamo nella zona delle praterie nivali dove si insedia una flora naturale che ben sopporta il calpestio e la brucatura del bestiame. Le facies vegetazionali più estese sono quelle a Nardetum e a Curvuletum. La prima è prevalentemente diffusa alle quote inferiori, la seconda, vegetazione climax dell’orizzonte alpino, a quelle superiori. Il Nardetum, insiste in modo particolare su suoli zonali acidi e poco profondi; è il tipico pascolo acidofilo di origine antropica, contraddistinto dalla massiccia presenza di Nardus stricta (Graminaceae). Alcune specie di interesse apistco vengono riconosciute come tipiche dei Nardeti e quindi si riscontrano sempre nella composizione di questo cotico erboso; tra queste vanno sicuramente ricordate le Rosaceae Potentilla aurea, Potentilla erecta e Geum montanum; le Campanulaceae Campanula scheuchzeri e Campanula barbata. Laddove un razionale uso del pascolo favorisce l’affermazione di specie buone foraggere, questa facies vegetazionale risulta essere eterogenea e quindi dotata di un’ottima ricchezza floristica. In queste situazioni risultano molto diffuse le Leguminosae foraggere come il Trifolium alpinum

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Trifolium alpinum e il Lotus alpinus, sono numerose le Compositae: Crepis aurea, Tanacetum alpinum, Hieracium auricola, Hieracium pilosella, Arnica montana, Leontodon helveticus, Leontodon hispidus, Taraxacum alpinum e compaiono con buona frequenza piante appartenenti al genere Phyteuma (Phyteuma betonicifolium, Phyteuma hemisphaericum). Nelle stazioni in cui il suolo acquista maggiore potenza (generalmente nelle aree più pianeggianti) il pascolo si arricchisce di specie contraddistinte da maggiori esigenze in termini di fertilità e di umidità come: Alchemilla vulgaris (Rosaceae) e Ligusticum mutellina Gentiana kochiana (Ombrelliferae). Laddove, a causa dello stazionamento continuativo del bestiame nel substrato si accumulano sostanze azotate in eccesso, si sviluppa una vegetazione nitrofila nettamente dominata dai Romici (Rumex alpinus in particolare). Nei Nardeti risultano infine localmente presenti specie di maggiore interesse naturalistico; frequenti sono le Genziane (Gentiana punctata e Gentiana kochiana), le Nigritelle (Nigritella nigra e Nigritella rubra); altre Orchidaceae si riscontrano a volte nella composizione del cotico (Gymnadenia conopsea, Pseudorchis albida). Salendo di quota il Nardeto tende a trasformarsi in Curvuletum. Il passaggio tra le due diverse facies vegetazionali non è netto, risalendo i versanti è possibile infatti rilevare varie forme di transizione con la presenza di specie comuni ad entrambe le formazioni citate. L’elemento fisionomico principale della fascia a Curvuletum è la presenza di Carex curvula (Cyperaceae) che predilige substrati Nigritella rubens pedologici del tipo terra bruna alpina, profondi e decisamente acidi. In ogni caso molti elementi dei Nardeti si riscontrano anche con buona frequenza nelle praterie dominate dal Carex curvula; tra questi vanno sicuramente ricordati per il loro interesse apistico: Potentilla aurea, Tanacetum alpinum, Trifolium alpinum, Leontodon helveticus, Leontodon hispidus, Ligusticum mutellina. Nell’area di Monte Spluga si sono rilevate poche piante, particolarmente interessanti per le nostre finalità, più tipiche della facies a Curvuletum; Achillea moscata e Pedicularis verticillata sono le specie osservate con maggiore continuità. Una categoria fitosociologica, molto rappresentata nell’area in esame, e più in generale su tutto il territorio alpino a causa del progressivo abbandono dei pascoli marginali, è l’arbusteto a Rhododendron ferrugineum e Vaccinium spp. La presenza di numerose

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forme transitorie dal pascolo alla brughiera nana subalpina, sono la dimostrazione della forte capacita di ripresa delle Ericaceae, capaci in breve tempo di sostituire la prateria antropica. Loiseleuria procumbens, Calluna vulgaris, due altre Ericacea e Homogyne alpina (Compositae) sono le specie tipiche che, assieme ai Mirtilli e al Rododendro, distinguono l’arbusteto di Monte Spluga. La costante presenza di specie appartenenti al Nardetum Crepis aurea quali: Leontodon helveticus, Trifolium alpinum, Potentilla aurea, mette in evidenza il già accennato processo di rinaturalizzazione delle aree pascolive più dismesse e marginali. Tale facies è evidentemente molto interessante soprattutto nell’ottica degli apicoltori, essendo Rododendro ed Ericaceae più in generale, ottime piante Carex curvula nettarifere. Il secondo gruppo di rilievi floristici è stato effettuato nei pressi della frazione S.Rocco a una quota di 1700 - 1800 metri s.l.m.. Nella nostra analisi si è data particolare rilevanza alla flora dei prati; ci troviamo infatti nell’orizzonte dei boschi di confiere dove si sviluppa una vegetazione forestale che riguarda in modo marginale le nostre finalità. Tra le piante arboree di un certo interesse segnaliamo la presenza del Sorbus aucuparia, comunemente chiamato Sorbo degli Uccellatori e di numerosi Salici, tra questi il Salix Caprea o Salicone. Nei Lariceti, formazioni aperte e luminose, che si spingono anche oltre i 1800 metri, si afferma un sottobosco dominato localmente ancora dai Mirtilli e dalle Ericaceae (Rhododendron ferrugineum, Erica herbacea) a cui si affiancano specie quali: Viola biflora e Homogine alpina, Luzula nivea. Le associazioni di piante erbacee, comunemente chiamate prati, hanno una composizione influenzata o più o meno determinata, non solo dai soliti fattori ambientali ma anche dal fattore antropico, divenuto regolare, continuativo quasi come un fattore naturale. Si tratta quindi di facies erbacee, che se fossero abbandonate, Salix caprae tornerebbero alle condizioni di arbusteti e

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poi di boschi. Nelle zone più trascurate dalle normali pratiche agricole si rende evidente un processo di riconversione dei prati volto a ristabilire la vegetazione climacica. In queste situazioni si è osservata la presenza di uno strato “arbustivo” dominato, più in quota, di nuovo dalle Ericaceae, e dalla rinnovazione del Larice (Larix decidua) e più in basso soprattutto dai Salici e dalla Betulla bianca (Betula pendula). Alle maggiori altitudini (1800m.) si segnala una locale intrusione nella composizione del cotico di specie più tipiche dei pascoli: soprattutto Hieracium pilosella, Hieracium lactucella e Gentianella ramosa (Genziana con fioritura in tarda estate). Il più frequente prato subalpino è il Triseto-Polygonion bistortae, caratterizzato dalla presenza del Trisetum flavescentis, graminacea dalle pannocchie rilucenti e rinomato per la varietà e ricchezza della sua flora. Le associazioni erbacee dell’alta Valle dello Spluga sono tendenzialmente riconducibili a questo raggruppamento vegetazionale. Nel periodo estivo, risalendo i tornanti della Valle, risalta anche agli osservatori meno attenti, il rosa delle infiorescenze spiciformi del Polygonum bistorta (Polygonaceae). Nel complesso la varietà e la vivacità di colori di questi prati è davvero notevole; alle Leguminosae, Trifolium pratense, Trifolium repens, Trifolium badium, Lotus corniculatus, Antyllis vulneraria, Medigago lupulina si affiancano Viole, Campanule, Compositae (Taraxacum officinale, Hieracium sp., Leucanthemum vulgare, Crepis sp) e molte altre piante diverse nel colore e nell’aspetto: Knautia arvensis (Dipsacaceae), Dianthus carthusianorum (Caryophyllaceae), visitate dalle api sia per il polline che per il nettare, Prunella vulgaris, diffusa anche a quote più basse, Parnassia palustris, segnale di ambienti umidi, periodicamente interessati da ristagno idrico.

Triseto-Polygonion bistortae

La terza area interessata dai rilievi floristici è stata il vasto pianoro del paese di Vho (1000 m.). Anche in questo caso abbiamo dato particolare rilevanza alla vegetazione dei prati. La grande diversità di ambienti che abbiamo incontrato durante la discesa verso valle (boschi di conifere,

Inquadramento floristico - 5 APAS CCIAA Fondazione Fojanini boschi misti, cespuglieti, incolti e aree ruderali, vegetazione ripariale e di greto, vegetazione delle aree rupestri di pendio, vegetazione del bordo stradale) ci ha spinti a Castanea sativa concentrare i nostri studi dettagliati soprattutto in un unico ambito. Ci troviamo in una zona di passaggio; le conifere lasciano gradatamente spazio alle latifoglie. Alla Pecceta montana si sostituisce il bosco misto: Abete rosso (Picea abies) con qualche esemplare di Faggio (Fagus sylvatica) e Acero di monte (Acer pseudoplatanus); si spingono fino ai 1000 metri anche il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior) e il Castagno (Castanea sativa). Sporadiche fioriture bianche nei mesi di aprile-maggio lasciano intendere la presenza del Prunus avium o ciliegio selvatico. Durante i rilievi effettuati nel piano di Vho, abbiamo riscontrato la presenza di numerose specie di interesse apistico; la successiva analisi fitosociologica ci ha permesso di raggruppare le piante osservate in due diverse compagini. Alcune specie sono infatti normalmente presenti in quei prati che non vengono sottoposti con regolarità alle normali cure colturali (tagli e concimazioni). Si tratta di piante frequenti anche negli incolti e ai margini delle strade, per lo più Compositae (Artemisia vulgaris, Cicerbita plumieri, Erigeron annus), grandi Ombrelliferae, Plantaginaceae (Plantago media, Plantago lanceolata) e il Melioloto bianco (Meliolotus alba). I prati falciati con regolarità sono composti da una flora nettamente dominata dalle Graminaceae (Phelum pratense, Festuca pratensis, Arrhenatherum elatius), con buona partecipazione delle Leguminosae (Trifolium pratense, Trifolium repens, Lotus corniculatus) delle Campanulaceae (Campanula patula, Campanula persicifolia) e delle Labiatae (Salvia pratensis, Prunella vulgaris, Clinopodium vulgare). Quest’ultima formazione, brevemente descritta, può essere inclusa nel vasto ordine Arrenatheretalia che comprende gran parte dei prati di origine antropica presenti sul nostro territorio. L’ultimo gruppo di rilevi è stato effettuato negli ambienti compresi tra i 700 e i 400 metri di quota. Ci troviamo quindi nella zona dei Castagneti e degli Aceri-Frassineti. Nell’area in esame queste formazioni non si distinguono nettamente l’una dall’altra; i loro elementi costitutivi formano un bosco misto dominato dal Castagno nello strato arboreo, con Frassino maggiore, Acero montano presenti sia nello strato arboreo che in quello arbustivo. Altre latifoglie partecipano localmente al consorzio, tra queste Tilia ricordiamo il Tiglio (Tilia cordata)

Inquadramento floristico - 6 APAS CCIAA Fondazione Fojanini e l’Ontano nero (Alnus glutinosa) limitatamente alle aree di espluvio. La flora accompagnatrice di queste selve di Castagno è varia e molto poco caratteristica: Corylus avellana (nocciolo), Rubus sp., Populus tremula, Prunus spinosa, Prunus avium, Rosa sp., Sambucus nigra, Salix sp.. La zona sopra l’abitato di Chiavenna, soprattutto in ambiente rupestre, ospita compagini di boscaglie più termofile che rientrano nelle associazioni dominate dal Quercus pubescens (Roverella). Il Sambuco, accompagnato dalla Buddleja davidii, è stato rilevato anche negli incolti cespugliosi a bordo strada; in ambiti simili, ma caratterizzati da maggiore aridità, frequentemente in corrispondenza dei muretti, si è registrata la presenza di piante erbacee del genere Verbascum, del Sedum maximum, della Knautia arvensis, dell’Erigeron annus, della Saponaria officinalis e della Clematis vitalba. I prati hanno invece conservato una flora molto simile a quella già osservata negli ambienti di mezza costa. Le Graminaceae si sono arricchite della Dactylis glomerata ed è aumentata la partecipazione al consorzio dell’Avena maggiore a spese del Fleolo. Nonostante La Valchiavenna vista da satellite la presenza di una vegetazione abbastanza eterogenea, complessivamente abbiamo registrato una ricchezza floristica ridotta se confrontata alle situazioni corrispondenti, registrate nelle altre stazioni d’analisi.

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LE ALPI RETICHE E LE ALPI OROBIE: I DUE VERSANTI DELLA MEDIA VALTELLINA

La Valchiavenna è dunque tendenzialmente "oceanica" cioè ha precipitazioni elevate rispetto al resto della provincia. Il suo orientamento nord-sud evita un intenso e prolungato irraggiamento solare dei versanti, fatto che facilita una maggiore economia d'acqua. In Valtellina l'andamento è piuttosto diverso, le precipitazioni tendono a diminuire partendo dai 1300 mm circa della zona lariana fino ad un minimo raggiunto a Tirano di 693 mm. Questo andamento coincide con il tratto di valle orientata in senso ovest-est, con il versante retico completamente esposto al sole e quello orobico più freddo e generalmente rivolto a nord. La diversità di esposizione dei versanti è un fatto che incide soprattutto sulla temperatura, ma non è certo da trascurare nella valutazione della frequenza delle precipitazioni: a fronte dei 906 mm anno-1 di Campo Moro sul versante retico (1906 m., in Val Malenco), si hanno sulla catena orobica i 1783 mm anno-1 della Valle di Scais (1500 m.) e i 1311 mm anno-1

Il versante retico dell’area d’indagine

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Le valli oribiche oggetto d’indagine

della Val Venina (1820 m.). Le più abbondanti precipitazione vanno messe in relazione non solo alle inferiori temperature medie, ma anche alla condensazione dell'aria umida che arriva dal versante bergamasco (Nangeroni 1960), fenomeno evidente soprattutto nella fascia delle Orobie Centrali, dove si trova la Valle di Scais. Sul versante orobico la vegetazione ha quindi caratteri più oceanici di quella del versante retico; è cioè più esigente in termini di umidità atmosferica e meno resistente a forti escursioni termiche sia giornaliere che annue. Le foreste di Abete rosso (Picea abies) infatti possono essere miste con l'Abete bianco (Abies alba); fino alla valle di Tartano troviamo ancora boschi Anthoxanthum sp. di Faggio (Fagus sylvatica). Le formazioni vegetali della nostra Provincia, sono tuttavia molto più condizionate dal substrato litologico e dal tipo di terreno che ne deriva a seguito dei processi pedogenetici. Il clima, anche se caratterizzato da grande variabilità, non influenza in modo sempre significativo la composizione floristica delle diverse tipologie vegetazionali, ma ha invece costantemente un'azione di grande importanza nei riguardi del loro comportamento e quindi della loro distribuzione in altitudine. Per esempio, il limite naturale degli alberi sparsi, pur essendo stato più o meno profondamente modificato dall'uomo nel senso di una contrazione o abbassamento, raggiunge i 2100-2200 metri per la catena retica e oscilla intorno ai 1900-2000 metri s.l.m.

Inquadramento floristico - 9 APAS CCIAA Fondazione Fojanini per il versante bacio. Mentre sul piano di Campagneda (Val Malenco) e sul Monte Rolla le praterie nivali si riscontrano ben oltre i 2300 metri, i pascoli del Pizzo Meriggio e della Valle di Scais, trovano solo a quote più basse (2100 m.) condizioni ottimali per il loro sviluppo. In entrambe le situazioni però, le facies vegetazionali si succedono come già descritto per la Valchiavenna. Alle quote superiori abbiamo incontrato i Curvuleti; più largamente estesi sulla costa soliva, limitati in prossimità delle coste ripide e dei macereti sul versante orobico. Più in basso i Nardeti; le aree di riposo del bestiame, caratterizzate dalla ricchezza in vegetazione nitrofila (i Rumiceti). Un'altra facies frequente, che ben rappresenta gli aspetti più fertili delle praterie d'alta quota, è quella a Crepis aurea e Poa alpina. Si tratta di formazioni generalmente dominate dalle Graminaceae forggere (Poa alpina, Festuca rubra, Phleum alpinum, Anthoxanthum alpinum); non mancano tuttavia elementi interessanti anche nell'ottica della nostra analisi: Crepis aurea, Ligusticum mutellina, Trifolium alpinum, Trifolium pratense spp. nivale, Lotus alpinus. I rilievi effettuati in Alpe Colina (2076 m..), Monte Rolla, segnalano la presenza di queste facies pingui. Le osservazioni sui pascoli della Val di Scais, non confermano la diffusione di questa formazione anche sull'altro versante alpino. Tuttavia lavori precedenti (Fondazione Fojanini, Sondrio) nella vicina area dei Campelli e di Pizzo Meriggio ne testimoniano la partecipazione nel complesso delle praterie subalpine. Il fenomeno di abbandono dei pascoli, che ha interessato tutta la montagna valtellinese, è più evidente sul versante orobico. Molte valli e numerose praterie di queste Alpi sono interessate da un ampio processo di espansione del bosco. Le prime avvisaglie di questa colonizzazione sono lo sviluppo di uno strato arbustivo dominato dalle Ericaceae; oltre quindi ai Rodoreti veri e propri abbiamo rilevato numerose forme di transizione, dove le specie erbacee, tipiche dei pascoli, si presentano associate a quelle dei cespuglieti. Più l'area in esame è marginale, più avanzato è il processo di ritorno allo stadio climax.

Nartetum trifolietosum Meriggio

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Un'altra caratteristica tipica di queste montagne è la presenza di ampi spazi erbosi al disotto della fascia del bosco. Si tratta di radure palesemente ottenute dal taglio della vegetazione forestale con lo scopo di ampliare la zona sfruttabile con l'attività della pastorizia. In queste aree si sviluppa una categoria Phyteuma orbiculare vegetazionale che può essere assimilabile a forme di transizione dei prati subalpini verso i pascoli veri e propri a Poa alpina. I rilevi effettuati sulle praterie del Monte Rolla (Alpe Poverzone 1900 m.) confermano la presenza anche nel settore retico di questi pascoli ricchi in essenze dei prati di mezza costa o maggenghi (Trisetetum flavescentis). Infatti, oltre numerose specie delle praterie d'alta quota (Campanula barbata, Trifolium alpinum, Lotus alpinus, Phyteuma betoncifolium, Cerastium alpinus), si segnalano anche questi elementi di tali consorzi: Polygonum bistorta, Ranunculus acris , Agrostis tenuis, Silene nutans. Un'altra formazione che, a causa della elevata ricchezza floristica, abbiamo ritenuto opportuno menzionare in questo lavoro è il Festucetum variae. Si riscontra tipicamente sui pendii alpini soleggiati e caldi, esposti prevalentemente a Nord, annovera tra le specie dominanti: Festuca varia, Carex sempervirens, Hypochoeris uniflora, Gentianella ramosa, Luzula lutea, Pulsatilla alpina, Pedicularis tuberosa. La seconda serie di rilevi è stata effettuata nella fascia dei boschi di aghifoglie. Si tratta per lo più di formazioni miste di Abete rosso (Picea abies) e Larice (Larix decidua), che dall'orizzonte subalpino scendono fino a quello altimontano. Sul versante retico, è possibile rinvenire in questi boschi, alle più alte quote, qualche raro esemplare di Pino Cembro (Pinus cembra) che, prediligendo climi maggiormente continentali, è decisamente più diffuso nel settore dell'Alta Valle (S.Caterina, Livigno). Sul versante orobico invece le foreste di conifere si arricchiscono dell'Abete bianco (Abies alba) che, come già ricordato, predilige ambienti più miti ed umidi. Pulsatilla apiiifolia

Inquadramento floristico - 11 APAS CCIAA Fondazione Fojanini Nella fascia altimontana della stessa sponda anche il Faggio (Fagus sylvatica) partecipa alla formazione di consorzi misti. Le altre latifoglie occasionalmente presenti a queste quote sono quelle già menzionate per la Valchiavenna: Betulla bianca, Sorbo degli uccellatori, Salicone. Inoltre, soprattutto sul versante retico, in primavera è possibile osservare le Vaccinium myrtillus belle infiorescenze gialle del Maggiociondolo (Laburnum anagyroides). Anche in questa situazione il sottobosco che si sviluppa nelle formazioni aperte è localmente dominato dalle Ericaceae, in particolare dai Mirtilli. Il Pino Silevstre (Pinus sylvestris) non è un elemento tipico della vegetazione forestale valtellinese. Tuttavia, poiché è una specie molto frugale, dotata di grande duttilità, lo si può trovare in situazioni edafiche estreme, sia nella fascia della Pecceta che in quella dei boschi di Latifoglie. Nell'area della Comunità Montana di Sondrio lo si riscontra in colonie irregolari negli ambienti più caldi ed aridi sul versante solivo. In questa pineta si sviluppa un sottobosco ben rappresentato da specie mellifere quali: Erica carnea, Rosa pendulina, Polygala chamaebuxus. I rilevi effettuati sulle praterie del Monte Rolla (Forcola 1518 m.) confermano la Polygala chamaebuxus diffusione sulle Alpi Retiche delle facies vegetazionali in cui il Polygonum bistorta costituisce un elemento di distinzione. In Val di Scais invece (Agneda 1200 m.) i prati sono ben rappresentati da specie che prediligono

Inquadramento floristico - 12 APAS CCIAA Fondazione Fojanini

substrati pedologici meno acidificati: Anthyllis vulneraria, Hippocrepis comosa, Medicago lupolina, Sanguisorba dodecandra (Rosacea endemica delle Orobie); inoltre, anche a questa quota, sono ancora diffuse numerose essenze dei pascoli subalpini: Trifolium pratense spp. nivale, Ranunculus montanus, Potentilla aurea, Potentilla erecta, Hypericum maculatum. Facies vegetazionali assimilabili al Trisetetum flavescentis, non rinvenute durante le nostre osservazioni in Val di Scais, sono in ogni caso comuni sulle Orobie centrali. I prati appena sopra S. Salvatore (1311 m.), nel vicino comune di Albosaggia, ne costituiscono un tipico esempio. Dal limite superiore della fascia fitoclimatica del Fagetum (1500 m.) fino alle zone di pianura, inizia ad assumere una certa consistenza la vegetazione arbustiva, di grande interesse ai fini del nostro studio. Frequentemente a bordo strada, in prossimità dei muretti di campagna, negli incolti, in ambienti con terreni ghiaiosi e in prossimità delle aree rupicole e dei macereti, si insediano cespugli di Rosaceae: Rubus sp. (Lampone, Mora), Rosa sp. (Rosa canina), Prunus sp. (Prugnolo, Ciliegio selvatico). Altri arbusti e piccoli alberelli come il Nocciolo Anthyllis vulneraria (Corylus avellana), i Salici (Salix sp.), gli Ontani (Alnus sp.), il Pioppo tremolo (Populus tremula), importanti per le fioriture precoci (febbraio-marzo) in quanto assicurano alle api un primo rifornimento di polline, sono una presenza costante nel sottobosco o nel piano dominato della foresta di latifoglie o ancora in ambienti riparali. Nella fascia inferiore dell'orizzonte montano prevalgono su entrambe i versanti alpini formazioni miste ricche di Castagno (Castanea sativa), con Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), Acero di monte (Acer pseudoplatanus) e Tiglio (Tilia cordata). Essi si estendono sul versante orobico fino al fondovalle, mentre sul versante retico si trovano soprattutto nelle valli laterali. I rilevi effettuati sui prati di entrambe le sponde alpine mettono ancora una volta in evidenza facies vegetazionali dominate dagli elementi dell'Arrenatheretalia: consorzi

Inquadramento floristico - 13 APAS CCIAA Fondazione Fojanini boscaglie di Robinia (Robinia pseudoacacia) con Ailanto (Ailanthus altissima); piccole selve di Castagno con Roverella (Quercus pubescens) e Noce (Juglans regia) caratterizzate da un abbondante strato arbustivo dove domina il Nocciolo. Sul versante del Monte Calvario esposto a sud e sul pendio della zona dell'Inferno si sviluppa una vegetazione tendenzialmente termofila; per esempio macchie di Mimosa (Acacia dealbata) si affermano in prossimità di grossi massi, sui terrazzi dove la coltura della vite è stata abbandonata.

IL SETTORE DELL'ALTA VALLE: LA VAL DI REZZALO

La Valtellina all'altezza di Tresenda, alla confluenza con la Valle Belviso, piega abbastanza bruscamente verso NE, ma senza conseguenze sensibili sul clima e sulla vegetazione. Un punto critico è costituito dalla conca di Tirano, in corrispondenza della valle di Poschiavo. Nella cittadina valtellinese si registra, come già accennato, un brusco abbassamento della piovosità, instaurato prevalentemente dall'accentuarsi degli effetti del favonio. La distribuzione delle piogge tende a mutare nel tratto Tirano-Sondalo. Già nel paese di Grosio si può notare un aumento delle precipitazioni del periodo estivo, tale tendenza è tanto più sensibile man mano ci si avvicina a S.Caterina; qui raggiunge la condizione estrema. Si procede quindi gradatamente verso un estremo regime continentale caratteristico della zona interna delle Alpi. L'entità complessiva delle precipitazioni tende a diminuire da Grosio fino in Valfurva, questo fatto è tanto più sorprendente perché concomitante ad un notevole aumento delle altitudini ed è principalmente legato al nuovo cambio di direzione della Valle in corrispondenza Trifolium badium di Sondalo. La Val di Rezzalo, dall'abitato di Le Prese (954 m.) nei pressi di Sondalo, si estende profondamente in direzione Nord e Nord-Est fino ad arrivare alla Valle del Gavia che scende a S. Caterina Valfurva. E' dunque essenzialmente

Inquadramento floristico - 14 APAS CCIAA Fondazione Fojanini

caratterizzata da un clima con regime continentale, ridotta umidità dell'aria e del suolo, notevoli escursioni termiche giornaliere ed annue. I rilevi effettuati sulle praterie in località Clevio (2153 m.) mettono in evidenza un cotico variabile, molto influenzato dalla morfologia del territorio, nelle zone di impluvio, in presenza di risorgiva, si registra ristagno idrico, con lo sviluppo di una flora prevalentemente igrofila: Carex sp., Eriophorum sp., Epilobium palustre, Parnassia palustris, Polygonum viviparum, Saxifraga aizoides, Saxifraga stellaris, Stellaria sp., Trifolium badium. Tali formazioni vegetali non sono esclusive della Val di Rezzalo o dell'Alta Valtellina, ma si riscontrano sui pascoli alpini laddove l'accumulo di acqua nei primi strati del suolo determina condizioni di ridotta disponibilità di ossigeno. Nella aree di espluvio si affermano consorzi dominati dal Nardus stricta, che si alternano ad aree pianeggianti, più fertili, dove trovano condizioni favorevoli per il loro sviluppo gli elementi del Poion-alpinae ed in particolare del Crepido festucetum. Più in quota, pur non avendo riferimenti botanici precisi, è facile supporre la presenza del Curvuletum, che nel nostro territorio può essere considerato esteso per tutto l'orizzonte alpino superiore. Appena al disotto del pianoro di Clevio, su un vasto pendio, si trova un bellissimo cespuglieto nettamente dominato dal Rododendro (Rhododendron ferrugineum) con Ontano verde (Alnus viridis); ai margini di questa formazione, lungo il sentiero che l'attraversa, si sviluppa una vegetazione di Graminaceae con intrusioni di alcune altre specie, quali: Epilobium angustifolium, Solidago virgaurea, Astrantia minor, Aconitum napellus (pianta dall'infiorescenza viola molto vistosa che contiene un alcaloide tossico, velenosa anche per l'uomo). Ci troviamo nella fascia della Pecceta subalpina; la vegetazione forestale è dunque contraddistinta da formazioni miste di conifere dominate dall'Abete rosso (Picea abies) che non si distinguono sensibilmente da quelle già descritte in precedenza. Plantago media Nell'area sottostante il cespuglieto (Ronzone 1873 m.), ha inizio un pianoro di oltre un chilometro, che scende dolcemente fino alle baite di Macoggia (1853 m.). Tutta quest'area è coperta da prati, nella più parte sfalciati con una certa regolarità e quindi caratterizzati da una vegetazione ricca in Graminaceae; in particolare specie dell'ordine dell'Arrenatheretalia. Le aree più dislocate, lontane dalle baite, trascurate dall'attività antropica e solo saltuariamente destinate al pascolo, presentano una vegetazione discontinua che poggia su un terreno compatto e ricco in scheletro. In queste situazioni si riscontrano con frequenza specie come: Capsella bursa-pastoris, Epilobium

Inquadramento floristico - 15 APAS CCIAA Fondazione Fojanini angustifolium, Plantago media, Silene vulgaris, Taraxacum officinalis, Urtica dioica, Vicia cracca. Al termine di questo pianoro la valle scende rapidamente fino al paese di Fumero (1470 m.). Sui ripidi versanti si sviluppa una Pecceta montana molto fitta; solo sporadicamente, in corrispondenza delle aree più esposte, l'Abete rosso lascia spazio al Larice e al Pino silvestre. In queste nicchie più aperte si può sviluppare il solito sottobosco di Ericaceae con, tra l'altro, presenza di Calluna vulgaris. Ulteriori osservazioni eseguite sui prati di Fumero, mettono in evidenza una vegetazione erbacea molto varia, che si distingue per ricchezza in Compositae (Centautrea jacea, Crepis biennis, Leucanthemum vulgare, Achillea millefolium, Carduus sp.) e in Leguminosae (Lathyrus pratensis, Lotus corniculatus, Medicago sp., Trifolium pratense, Trifolium repens, Vicia cracca). Non abbiamo invece rinvenuto le specie più caratteristiche del Triseto-Polygonion bistortae. I boschi di questa fascia sono rappresentati da notevoli pinete d'alto fusto (Pino silvestre) che discendono i ripidi scoscendimenti, alternati a piccole aree a prato, fino quasi il paese di Le Prese (1000m.). In questi ambienti "ingrati", caratterizzati da terreno superficiale ricco in scheletro con ridotta capacità di ritenzione idrica, il Pino silvestre riesce a vincere la concorrenza dell'Abete rosso. Lungo la strada e in corrispondenza delle radure erbose si sviluppa una flora ricca; Compositae ottime produttrici di polline e nettare, assiduamente visitate dalle api (Arctium tomentosum, Cichorium inthybus, Galinsoga parviflora, Matricaria chamomilla, Sonchus arvensis, Taraxacum officinale ); Meliolotus alba, Verbascum nigra, Convolvolus arvensis, Mentha sp., Malva sp., Scabiosa sp., Sedum maximum. Lungo i margini dei prati di fondovalle si estende una fitta boscaglia di latifoglie dominata questa volta da Frassino maggiore e da Acero di monte; il Castagno partecipa solo sporadicamente a questo consorzio.

Trifolium pratense

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