ISTITUTO STORICO DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ CONTEMPORANEA DELLA PROVINCIA DI

Studi e ricerche sulla Resistenza e l’Età contemporanea n. 19 Savona, aprile 2010

Aut. Trib. di Savona n. 463 del 27.8.1996. Poste Italiane S.p.A. sped. abb. post. - 70% - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n. 46). Dir. comm.: Business Savona. Consiglio Regionale Assemblea legislativa della

Le iniziative dell’ISREC della provincia di Savona sono rese possibili anche grazie al contributo del Consiglio regionale, Assemblea legislativa della Liguria e della Fondazione “A. De Mari” della Cassa di Risparmio di Savona.

Quaderni savonesi. Studi e ricerche sulla Resistenza e l’Età contemporanea. Anno 15, Nuova Serie n. 19, aprile 2010. Autorizzazione del Tribunale di Savona n. 463 del 27.8.1996. Poste Italiane S.p.A. sped. abb. postale - 70% - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004, n. 46). Direzione commerciale: Business Savona. Nota: Su richiesta dell’ISREC della provincia di Savona, il tribunale di Savona ha ordinato in data 6 aprile 2007 l’iscrizione del mutamento del nome del nostro periodico “Il Notiziario” in “Quaderni savonesi. Studi e ricerche sulla Resistenza e l’Età contemporanea”, nell’apposito registro tenuto dalla Cancelleria. Direttore: Umberto Scardaoni Direttore Responsabile: Mario Lorenzo Paggi Progetto grafico: Federico Grazzini Redazione: ISREC della provincia di Savona, via Maciocio 21/R, 17100 Savona Casella postale 103, 17100 Savona telefono e fax 019.813553 e-mail: [email protected] sito internet: www.isrecsavona.it Referenze fotografiche: Archivio dell’ISREC della provincia di Savona. Stampa: Coop Tipograf, corso Viglienzoni 78/R, 17100 Savona

In copertina: Veduta panoramica dello stabilimento della S.p.A. Ferrania negli anni ‘30. I dati riferiti ai destinatari dei “Quaderni savonesi” vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblica- zione a mezzo servizio postale e non vengono ceduti a terzi per nessun motivo. PRESENTAZIONE

Abbiamo accolto volentieri la proposta del prof. Mondino di dedicare un nume- ro dei nostri “Quaderni” alla Valle Bormida, una delle aree fondamentali della nostra provincia, ove nel ‘900 si sono verificate trasformazioni di grande interes- ISTITUTO STORICO se economico, sociale, ambientale, politico, culturale e di costume. DELLA RESISTENZA E DELL’ETÀ Gli articoli, frutto di ricerche e di confronto, pur non esaustivi, rappresentano CONTEMPORANEA certo un contributo di indubbio spessore alla conoscenza della Storia di questa DELLA PROVINCIA DI SAVONA zona, uno stimolo ad ulteriori approfondimenti, a cui sin da ora dichiariamo di- sponibilità e non solo per la Valle Bormida. L’inaugurazione ad presso Palazzo Oddo, del Centro di Documenta- zione per la Storia del novecento nell’Albenganese, fa sperare che, come abbia- mo più volte auspicato, possa fornire materiale di studio e approfondimenti per quell’area, anch’essa di grande interesse e vivacità, anch’essa cerniera e non so- lo geografica, tra realtà diverse fortemente dinamiche. La Valle Bormida in effetti, è stata in un laboratorio di valenza nazionale, non so- lo per l’insediamento di grandi complessi industriali in settori chiave dell’econo- mia: il vetro, la chimica, il fotosensibile ecc., ma per i processi che l’hanno ac- compagnato, spesso con conseguenze devastanti per l’ambiente, la salute, la vita comunitaria, il passaggio da una società contadina ad una società industriale. Oggi la Valbormida sta vivendo un’altra fase della trasformazione: il passaggio ad una economia post-industriale. I processi di terziarizzazione sono evidenti a tutti. A noi che non siamo né una forza politica, né un sindacato, né un ufficio di studi economici, non spetta entrare nel merito. Il nostro compito è appunto quello di ricordare le vicende del passato anche come contributo alla compren- sione del presente e partecipazione alla costruzione del futuro. Ripercorrendo quella stagione tornano alla memoria figure di lavoratori, parti- giani, sindacalisti, amministratori, uomini di cultura che hanno segnato con il lo- ro impegno civile, politico e sociale, con il loro rigore ideale e morale le vicen- de della Valle Bormida. Tra i tanti, anzi, tantissimi voglio ricordare qui Andrea Dotta, lavoratore della ACNA di , rappresentante sindacale, amministrato- re dell’ASL, uomo politico, autore di numerosi studi e ricerche, universalmente apprezzato, scomparso di recente dopo una vita tutta dedicata con disinteresse e spirito di servizio alla tutela della condizione operaia nella fabbrica e nell’am- biente di vita. Pubblichiamo in ultimo, non certo per importanza ma per rigore metodologico, un ricordo della Liberazione da parte di un allora giovanissimo partigiano, Fran- co Balestrini, ferito in quella luminosa giornata, che, partendo da lì, ripercorre la sua vita culturale e il suo impegno nel campo degli artisti sino all’incontro con il grande ed impegnato scultore Agenore Fabbri autore del monumento alla Resi- stenza della nostra città, inaugurato nel 1974 pochi mesi prima degli attentati fa- scisti passati alla storia come “le bombe di Savona”. Ringraziamo tutti per questo insieme di preziosi contributi, certi che riceveran- no diffusione ed apprezzamento.

Umberto Scardaoni Presidente dell’ISREC della provincia di Savona

1 n. 19 - aprile 2010 Tra boschi e ciminiere Davide Montino, Alessandro Marenco

ia per chi ci vive, sia per chi vi arriva la prima vol- Sta, l’impatto visivo che suscita la Valle Bormida si divide tra due estremi solo apparentemente incon- ciliabili: da un lato la presenza costante e ampia di boschi, dall’altro gli imponenti insediamenti indu- striali che emergono, possenti, dal verde paesaggio della Valle. E’ tra questi due estremi che si compie, in effetti, la storia recente di un territorio posto nel- l’entroterra di Savona, che si spinge fi no al limite

Introduzione TRA BOSCHI E CIMINIERE. LA DIFFICILE STORIA DELL’INDUSTRIA IN VALLE BORMIDA: SOCIETÀ, CULTURA, AMBIENTE Davide Montino, Alessandro Marenco 1. Ferrania – Reparto F, 1938. dei confi ni con il Piemonte, un territorio fatto di migliaia di abitanti in pochi decenni, e con loro si colline ed alture, boschi e foreste, e i tre rami delle sviluppa un’edilizia in costante crescita, seppur con valli tracciate dal fi ume Bormida, che scorrono ver- momenti di espansione consistente alternati a mo- so nord per unirsi e poi buttarsi nel Tanaro. E’ una menti di minor sviluppo, che cambia la fi sionomia storia che coincide con la modernità, che anticipa i del territorio. Sorgono borghi industriali (Pian Roc- tempi dell’industrializzazione di massa, in cui, per chetta a Cengio, Bragno, Ferrania), ispirati a moder- certi versi, lunghe consuetudini, abitudini consoli- ni criteri architettonici, con spazi adeguati, spesso date, pratiche diffuse iniziano a mutare molto rapi- con orti e pollai attigui alle costruzioni, con la scuo- damente, lasciando spazio ad altri modi di lavorare, la e altri servizi. Sono politiche di tipo paternalisti- di consumare, di impiegare il tempo. La fabbrica, in co, ancora di matrice ottocentesca, che tendono a un contesto agricolo e tradizionale come quello che legare l’operaio alla fabbrica, a chiudere la sua espe- ancora troviamo nella seconda metà dell’Ottocen- rienza di vita (e di classe) all’interno di legami appa- to, è dunque un elemento dall’alto potenziale de- rentemente comunitari e famigliari. Tutto ciò non stabilizzante. Si pensi, solo per fare un esempio, a impedisce, però, che si sviluppi una forte coscien- come cambia il rapporto con le pratiche migrato- za di classe, un’identità operaia che sente il confl itto rie. La Valle Bormida, che tradizionalmente conosce immanente alle stesse forme di produzione capita- le emigrazioni stagionali (ad esempio in Francia) e listica. La Valle Bormida, sotto questo aspetto, è an- quelle transoceaniche, si trova ad essere, dai primi che terra di lotte e battaglie, di scontri e proteste, del Novecento, un polo di attrazione per persone che hanno inciso sulla sua storia. Spesso sono fatti provenienti da tutta Italia (Toscana, Veneto, Lom- dimenticati, ormai pacifi cati all’interno dei processi bardia, Campania, Marche…), le quali inseguono di deindustrializzazione che hanno interessato il ter- il lavoro e fi niscono per stabilirsi e mettere su fa- ritorio negli ultimi trent’anni, ma che sono parte in- miglia. Alcuni paesi passano da qualche centinaio a tegrante dell’identità di queste zone.

Quaderni Savonesi 2 Tra boschi e ciminiere Davide Montino, Alessandro Marenco

2. – Cartolina raffi gurante interno di Vetreria, 1910. Ripercorrere le vicende della storia dell’industria in tutto ciò che i vari Dopolavori aziendali organizzava- Valle Bormida signifi ca affrontare una storia “diffi ci- no, ha inciso sulla mentalità e i costumi delle perso- le” nella misura in cui si vuole allargare lo sguardo ne comuni, così come il progressivo incedere della e comprendere le dinamiche che intercorrono tra società dei consumi. l’insediarsi e lo svilupparsi di determinati processi L’industrializzazione, inoltre, ha signifi cato maggio- produttivi, e la società nel suo complesso. In que- re mobilità sociale, sviluppo della scolarizzazione, sto numero dei “Quaderni savonesi”, infatti, abbia- incremento dei servizi, crescita della viabilità, au- mo voluto proporre una lettura dell’industrializza- mento degli insediamenti urbani e crescita demo- zione nell’entroterra di Savona che andasse oltre al- grafi ca, maggiore vivacità dei fl ussi elettorali, un im- la ricostruzione delle vicende riguardanti le singo- patto spesso violento con l’ambiente e con la salute le fabbriche, peraltro già in parte ampiamente do- di lavoratori e abitanti della Valle, una maggiore dia- cumentate1, e riuscisse a dare conto di un proces- lettica e, in molti casi, contrapposizione, tra potere so di trasformazione profondo come quello che ha economico, lavoro, politica e istituzioni tradizional- mutato le abitudini, i tempi, le mentalità, i linguag- mente forti e consolidate come la Chiesa cattolica. gi, il paesaggio urbano e l’ambiente di un territorio Insieme a questi aspetti, negli articoli seguenti ab- lungo un secolo di sviluppo industriale. Da un lato biamo voluto mantenere anche una sorta di “sguar- c’è il tentativo di cogliere le peculiarità di un model- do interno” alla fabbrica, restituendo uno spacca- lo produttivo che si incardina sulla fi gura di un ope- to delle culture e dei linguaggi che si sono venuti a raio che è anche un po’ contadino (o viceversa)2, in- defi nire nel contesto quotidiano del lavoro. Questi dividuo che sta a cavallo di due mondi, che condivi- punti di vista non sono esaustivi, e non intendono de allo stesso tempo le forme della modernità e le rappresentare l’approdo fi nale di una ricerca. Anzi, mentalità tradizionali, al quale si affi anca, in molti si propongono come l’inizio di una auspicabile fu- casi, l’operaio, che si porta dietro una maggiore co- tura stagione di studi, che ampli e completi quan- scienza di classe e una consapevolezza politica più to nelle seguenti pagine è appena abbozzato. In al- forte. Dall’altro, si tratta di capire l’impatto che la tri termini, abbiamo voluto qui suggerire dei possi- modernità industriale ha avuto sulle persone e le lo- bili percorsi e temi di interesse, in modo che fosse ro abitudini. Non solo il lavoro, ma anche le biblio- chiaro quanti spazi e ambiti possano essere interes- teche, le attività sportive, il cinema, le gite, insomma sati da una storia sociale e culturale dell’industria in

3 n. 19 - aprile 2010 Tra boschi e ciminiere Davide Montino, Alessandro Marenco

3. Ferrania – Primo edifi cio Ferrania, 1920.

4. Cengio – Operai Acna, seconda metà anni Quaranta.

Quaderni Savonesi 4 Tra boschi e ciminiere Davide Montino, Alessandro Marenco

Valle Bormida. 1931 Acna diviene acronimo di Azienda Colori Na- Procedere lungo le direttive sopra descritte non si- zionali Affini. La storia di questo stabilimento, si in- gnifica necessariamente disconoscere quella che treccia con quella di Cengio e della Valle, essendo potremmo definire una storia “istituzionale” dell’in- stato il polo produttivo più grande, e anche quel- dustria. Anzi, la sola ricostruzione della storia delle lo con il maggior impatto ambientale. Se, da un la- singole fabbriche di per sé illumina aspetti impor- to, l’Acna ha significato lavoro, prosperità e svilup- tanti non solo dal punto di vista economico, ma più po, dall’altro non si può negare che il costo sia sta- in generale dinamiche politiche e culturali, spesso to tanto lo sfruttamento del lavoro quanto l’inquina- decise altrove, che hanno avuto pesanti ripercussio- mento, che ha avuto pesanti ripercussioni sulla sa- ni sulla vita dei lavoratori e degli abitanti della Valle. lute di tanti cittadini e lavoratori. Per quanto esistes- Mettere mano ad uno studio del genere, però, im- sero inchieste, studi e denunce già da tempo, è so- plica risorse maggiori, competenze più specifiche e lo nel 1977 che la Procura di Savona avvia un’inchie- tempi molto più lunghi che esulano dalle nostre in- sta in seguito alla morte di alcuni operai dell’Acna tenzioni. Tuttavia, non sarà inopportuno dare con- per cancro alla vescica, e qualche anno più tardi, nel to, in sede introduttiva, almeno delle vicende più 1987, il Consiglio dei Ministri dichiara la Valle Bor- importanti relative alle fabbriche valbormidesi. mida area ad elevato rischio di crisi ambientale. Sia- Il primo insediamento produttivo di tipo moderno mo ormai agli sgoccioli di una vicenda durata più di si ha nel 1856, ad Altare, dove nasce la Società Arti- un secolo, e questa presa di coscienza arriva quan- stica Vetraria (Sava), con 600 addetti. E forse non do ormai la produzione volge al declino, dopo l’ulti- è un caso, data la secolare tradizione artigianale e mo grande incremento produttivo tra anni Sessanta protoindustriale legata al vetro di quella comuni- e Settanta, quando la produzione passò da 30.000 tà. La Sava fallirà poi nel 1978, dopo più di 120 an- a 100.000 tonnellate annue. Tra anni Ottanta e an- ni di attività, e verrà acquisita dalla Vetreria Etrusca ni Novanta la fabbrica di Cengio riduce progressi- SpA. La produzione e la lavorazione del vetro sono vamente la sua attività, fino ad arrivare nel 1999 alla una delle tipicità dell’industria valbormidese anche totale fermata degli impianti, cui seguirà una bonifi- fuori da Altare, tanto che si svilupparono nel tempo ca, unica in Europa, che si è conclusa recentemente. diverse vetrerie. Nel 1910, a , viene fondata Da uno stabilimento Sipe, costruito nel 1915 a Fer- la Industria del Vetro Mattoi, Carena & C., con 500 rania, prende il via la storia dell’altra azienda sim- addetti (in seguito Vetr.I. e dal 1989 Saint Gobain), bolo della Valle. Nel 1917, infatti, lo stabilimento di che nei primi anni Sessanta apre uno stabilimento a Ferrania viene convertito per la produzione di pelli- Dego, mentre nel 1972, nasce ad Altare la Co.Vetro, cola fotografica ed assume il nome di Film Ferrania, che verrà poi assorbita dalla Bormioli Rocco & Fi- che dal 1933 significherà Fabbriche Riunite Prodot- glio Spa. E’ nell’ultimo quarto del XIX secolo, però, ti Fotografici Cappelli e Ferrania. Nel 1935 viene ac- che si colloca l’avvio di una vicenda che finirà con quistata dall’Ifi (gruppo Fiat) e dal 1937 si chiamerà l’identificarsi con la Valle stessa, nel bene e nel ma- Ferrania Spa. Nel 1964 è acquisita dalla statunitense le. Infatti, il 26 marzo 1882 il sindaco di Cengio con- 3M (Minnesota Mining and Manufacturing), diven- cede l’apertura di una fabbrica di dinamite in locali- tando di fatto la 3M Italia Spa, per diventare presto tà Ponzano. La fabbrica è la seconda sede della fran- uno dei complessi più importanti della provincia, ar- cese Société Continentale Glycérines et Dinamite, rivando ad occupare fino a 3.700 addetti. I continui che dal 1903 passerà alla Sipe, la quale amplierà no- cambiamenti di nome che si sono susseguiti negli tevolmente gli impianti negli anni successivi. Con la ultimi anni (dal 1996 Imation SpA, dal 1999 Ferra- guerra di Libia, prima, e quella mondiale, dopo, la nia Imaging Technologies Spa e dal 2005 Ferrania Sipe di Cengio conosce un grande sviluppo produt- Spa) rimandano ad una incertezza produttiva e fi- tivo, arrivando ad occupare più di 5.000 operai nel nanziaria che si è rivelata vera e propria crisi, tant’è 1918. Dopo la crisi postbellica, nel 1923 la Sipe vie- che l’azienda ha fatto ricorso molto spesso alla cassa ne acquisita dall’Italgas, per poi formare nel 1927, integrazione per i suoi operai, alternando momen- con altri stabilimenti, l’Acna (Aziende Chimiche Na- ti produttivi a momenti di blocco, per arrivare, nel zionali Associate). Nel 1929 viene liquidato il ramo 2009, a terminare la produzione di pellicola. Negli chimico: lo stabilimento viene comprato dalla Mon- anni Trenta, che in generale – anche grazie all’inter- tecatini, per il 51%, e dalla I.G. Farbenindustrie. Nel vento statale – rappresentano un momento di rilan-

5 n. 19 - aprile 2010 Tra boschi e ciminiere Davide Montino, Alessandro Marenco cio ed espansione dell’industria in Valle Bormida, si e malattia, di possibilità e sfruttamento, di lotte e ha la nascita di tre grandi complessi industriali nelle di intese, di diritti e soprusi – che si devono fare, in zone di San Giuseppe e Bragno, nel comune di Cai- primo luogo, i conti. E’ solo nell’accettare, e quindi ro Montenotte. Tra il 1935 e il 1936, infatti, il Grup- nel conoscere, questo passato che è possibile fon- po Montecatini (che intanto ha acquistato la mag- dare un futuro sostenibile e giusto per tutti. Gli ar- gior parte dello stabilimento di Cengio) costruì la ticoli che seguono vogliono pertanto essere un pic- Ammonia e Derivati, che realizzava fertilizzanti per colo aiuto affinché sia possibile conoscere una parte l’agricoltura, con una capacità produttiva di 600.000 così importante della nostra storia, senza dramma- quintali l’anno, e la Cokitalia aprì una fabbrica in gra- tizzare o esaltare, ma solo per comprendere e ren- do di produrre 3.000 tonnellate di coke al giorno, dere collettivo un patrimonio culturale da cui, vo- oltre al gas necessario all’Ammonia. Inoltre, la Mon- lenti o nolenti, veniamo e in cui siamo, in gran par- tecatini installò una Centrale termica tra le più gran- te, ancora coinvolti. di nell’Italia del periodo. Con questi tre impianti si definisce il quadro del sistema industriale valbormi- Davide Montino dese, destinato a restare sostanzialmente invariato Alessandro Marenco nei cinquant’anni successivi. Lo sviluppo industriale qui brevemente tracciato, cui Note si devono aggiungere anche altre realtà importanti operanti nella Valle (tra le altre, Fresia e Demont a 1 Si vedano, almeno, N. Cerisola, Storia delle industrie , la Ceramica Ilsa a Carcare, le Meccaniche savonesi, Editrice Liguria, Savona, 1965; F. S. Cesari- Peluffo e la Nord elettronica ad Altare, la segheria ni Note per una storia economica di Cairo Monte- Mallarini a , la Artigo/Pavigomma e la Barbe- notte, Editrice Liguria, Savona, 1992; A. Dotta, La chi- ris Metallurgica a Cairo, la Fnet e la Siced a Ferrania, mica a Cengio: storia di battaglie e conflitti den- la Cartiera Bormida di , etc…), rappresen- tro e fuori i cancelli, Federazione Italiana Lavorato- ta l’ossatura intorno alla quale la società, le menta- ri Chimici e Affini di Savona, Savona, 1997; A. Verrini, lità e il costume sono mutati nel tempo, ed è anche Nero come la grafite. Settant’anni di attività mine- la struttura che dà forma e influenza tanto le idee raria in un piccolo paese della Valbormida, Istitu- che i comportamenti. Oggi, rispetto a questo pas- to Internazionale di Studi Liguri Sezione valbormida sato, abbiamo dimenticato l’ideologia industriale, la e CAI di Novara, 2005; A. Zanini, Le radici del futuro, centralità del lavoro e della produzione, così come un secolo di industria chimica in provincia di Sa- le forme di controllo sociale (sia di tipo più coerciti- vona. Camera del Lavoro di Savona-Daner Edizioni, vo, sia basate sull’offerta di modi accattivanti di im- Savona, 2000; S. Tringali, Una cooperativa ad Alta- piegare il tempo libero) che ne erano corollario. La re. La Società Artistico Vetraria tra Ottocento e No- nostra memoria collettiva sembra essersi sbarazzata vecento, AMES, Genova, 2006. di un passato fatto di lavoro in fabbrica, turni, fumi 2 A proposito Franco Astengo, nel contributo presente neri, intossicazioni, incidenti sul lavoro3, quasi che in questo Quaderno, distingue un operaio-contadi- un passato del genere non sia degno di essere ricor- no, dove a predominare è la prima identità, presente dato, finendo per rendere mitico e favoloso il tem- soprattutto a Ferrania, e un contadino-operaio, dove po in cui gli stabilimenti non esistevano, e gli uomi- viceversa a dominare è l’identità contadina, maggior- ni coltivavano la terra ed allevavano animali serena- mente presente in una fabbrica come l’Acna di Cen- mente e proficuamente, e questo non è vero. Cer- gio. tamente l’industria ha portato nuove cause di ma- 3 Fin dalla fine del XIX secolo, ad esempio, sulla stam- lattia e di morte, ma occorre pure ricordare che nel pa savonese si trovano con una certa frequenza noti- mondo agricolo e pastorale allignavano malattie gra- zie relative ad incidenti alla Sipe, poi Acna. vi dovute proprio alla miseria, alla malnutrizione4, a 4 Ad esempio la pellagra dovuta a una carenza vitami- tempi e modi di lavoro usuranti e inumani. nica, il gozzo o ipertrofia tiroidea, a causa di una die- Oggi abbiamo la tendenza a vedere solo i boschi, e ta povera di jodio, oppure le tare mentali caratteristi- su questi costruire un pur auspicabile futuro di tu- che dei matrimoni tra consanguinei o ancora le ente- rismo, ma dimenticare le ciminiere non è un bene. riti batteriche causate da insufficienti prassi igieniche Anzi. E’ con questa molteplice storia – di sviluppo che tanto pesavano sui tassi di mortalità infantile.

Quaderni Savonesi 6 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi

a conformazione geografica della Val Bormida detti “mansiones” che daranno poi origine a veri e Lè caratterizzata dal fatto che si estende dal ver- propri villaggi”1. sante padano dell’Appennino ligure nell’entroter- Nel periodo medioevale nella valle si affermano ra di Savona sino al basso Piemonte nel punto in forme di insediamenti umani manifestatisi però cui il fiume Bormida confluisce nel Tanaro, vici- con “una serie modesta di villaggi e di centri dis- no ad Acqui. seminati in un’area boscosa incolta e poco popo- Terra di confine tra Liguria e Piemonte, questa val- lata. Un documento redatto da un segretario al se- le, percorsa da un fiume che a monte è diviso in guito dell’Imperatore Ottone I recita testualmen- due tronconi (la Bormida di Millesimo e quella di te: ‘Transivimus per deserta Langarum et reliqui- Spigno, a sua volta divisa in quella di Mallare e di mus eia sine tributo’. (Transitammo per la Langa deserta e la lasciammo senza tributi)”2. Tuttavia, nel corso di quei secoli e fino al ‘700 “si Terra di confine è calcolato che tutta la popolazione di quel com- tra Liguria e Piemonte prensorio che faceva capo a Cairo, Cengio, Millesi- mo, Altare e Carcare fosse di circa 7mila abitanti”3. LE VIE Pur tuttavia, con le prime forme di sviluppo eco- DI COMUNICAZIONE nomico e commerciale, nel corso del Medioevo, fu costruita la strada che collegava Cairo con Cor- DELLA VAL BORMIDA temilia e Alba, la “Magistra Langarum”. “Lo svilup- Mario Lorenzo Paggi po socio-economico cairese e di tutta la valle rima- se (tuttavia) per secoli cristallizzato trattandosi di un’area marginale rispetto alle organizzazioni po- ) che confluiscono poi in un unico alveo nei litiche della Val Padana… e questa situazione la pressi di Bistagno, ha conosciuto nel corso dei se- ritroviamo praticamente intatta fin quasi alla fine coli, dall’epoca romana, all’alto Medioevo, al do- del ‘700, quando tra il 1794 e il 1796 la Val Bormi- minio dei merchesi Del Carretto varie vicissitudi- da attraversa uno dei periodi storici più comples- ni, tutte caratterizzate da scontri e conflitti mirati a si e drammatici”4. controllare quel territorio, cerniera fondamentale Un triennio nel corso del quale gli eserciti austro- per i traffici commerciali dal mare verso la pianu- sardi cercano, inutilmente, di contrastare quello di ra padana. Ne sono testimonianza, tra l’altro, i nu- Napoleone Bonaparte che aveva come obiettivo la merosi castelli e fortificazioni i cui resti sono anco- conquista dell’Italia settentrionale. ra oggi visibili in numerosi centri della valle come Così, caduta la Repubblica di Genova, dopo la bre- Cairo, Millesimo, , , Murialdo, ve vita della Repubblica ligure, anche la Val Bormi- Mallare, , Cengio, Dego, nonché le fortifi- da dal 1805 al 1814 entra a far parte della Francia cazioni del e del Melogno di fine napoleonica e più precisamente del Dipartimen- ‘800 costruite ai tempi della triplice alleanza (Italia, to di Montenotte che aveva come capoluogo Sa- Austria, Germania) con la finalità di impedire una vona. eventuale invasione dal mare verso l’entroterra fi- È con il prefetto Gilbert Chabrol de Volvic invia- no alla pianura padana. to da Napoleone a governare il nuovo dipartimen- to che anche la Val Bormida conosce un periodo Le strade di ammodernamento e di sviluppo economico in- serita com’era nel circuito di un grande impero Già i romani, comunque, avevano dimostrato inte- multinazionale e animata da un indirizzo politico- resse per questa valle avendo verificato la facilità amministrativo nuovo basato su una intelligente e di comunicazione tra la pianura padana occiden- acuta osservazione delle reali e potenziali risorse tale e il mare attraverso il passo di Cadibona. Così produttive, trasportistiche e commerciali di quella essi costruirono “la via Æmilia Scauri che collega- valle, posta tra le pianure del Piemonte e le coste va Tortona a e divenne una strada di del Mediterraneo. grande comunicazione e lungo essa sorsero a di- Da queste considerazioni nasce l’impegno di Cha- stanza di una giornata di viaggio dei punti di sosta brol per creare nuove vie di comunicazione attra-

7 n. 19 - aprile 2010 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi verso la catena degli Appennini con la fi nalità di far circolare le merci e quindi di stimolare la produ- zione agricola e manifatturiera. Così l’amministrazione del Dipartimento dispo- ne la costruzione della strada che da Savona de- ve giungere ad Alessandria attraverso la Val Bormi- da e la Savona-Torino sollecitata anche dal Gover- no di Parigi per ragioni strategiche. Anche se a questa ricca progettazione, sollecitata anche dalle popolazioni interessate non corrispo- sero che realizzazioni limitate per la breve durata del governo napoleonico e per le sue diffi coltà fi - nanziarie, non vi è dubbio che al sistema stradale organizzato da Chabrol si ispirarono tutti i governi nei decenni successivi. Le opere messe in cantiere in quel periodo furo- no, tuttavia, notevoli e furono sostenute da in- vestimenti rilevanti per l’epoca che per le quat- tro strade del Dipartimento di Montenotte di in- teresse nazionale (la litoranea, la Torino-Savona, la Alessandria-Savona, la Torino-Porto Maurizio) sommarono a 4.671.724 franchi. Impegno fi nan- 5. ziario che, come rileva Chabrol nella sua “Statisti- Ritratto di Gilbert Chabrol de Volvic (Riom, Musée Mandet). ca”, ebbe “un grande benefi cio per l’economia del pennino e le montagne di , mentre per dipartimento, ed in particolare per le classi più po- Finale, che aveva già una strada tracciata a metà, vere che ebbero buone occasioni di lavoro”. era previsto il suo completamento valicando l’Ap- Anche se, al riguardo, va rilevato che ad aggiudi- pennino al colle dei “Termini” a 600 metri s.l.m. carsi i ricchi appalti non furono gli imprenditori per Carcare. E un’altra via di comunicazione era locali ma potenti personaggi piemontesi poiché i già stata iniziata da quella città rivierasca per con- primi non seppero coglierne i potenziali profi tti. giungerla con Ceva valicando a quota mille metri Ovviamente anche le strade progettate per il Di- s.l.m. il Melogno. partimento di Montenotte erano state inserite in E Cairo chiedeva a Chabrol insieme ad Alba, un una classifi cazione generale dal competente mini- collegamento fra di loro attraverso la valle dell’Uz- stero di Parigi. zone superando il contrafforte che separa le due Così, mentre la strada litoranea che metteva in co- Bormide e il Belbo aprendo così “un nuovo sboc- municazione la Francia e l’Italia da Parigi e per Niz- co al dipartimento verso le fertili pianure del Pie- za fi no a Roma, era di prima classe, quelle da Sa- monte”5. vona per Mondovì e da Savona per Alessandria e Tutte strade, queste, considerate “dipartimentali” l’altra da Porto Maurizio a Ceva con diramazioni che nel 1812 Chabrol inserisce in un verbale invia- per Carcare e Acqui, sono inserite fra quelle di ter- to al direttore generale dell’Amministrazione dei za classe. Ponts e Chaussées insieme alla -Mallare- Quest’ultima veniva considerata il secondo asse di Altare, Finale-Calizzano-Nucetto, e di cui, per la comunicazione centrale, quasi parallela alla litora- maggior parte, ottenne parare negativo. nea costiera e al loro interno erano previste nu- Tuttavia nel corso del 1813 viene terminata la Sa- merose diramazioni per collegare i maggiori cen- vona-Alessandria, mentre il collegamento secon- tri abitati al fi ne di facilitare l’interscambio com- dario tra Finale e Carcare comincia già a offrire merciale. qualche risultato. Così, per citare qualche esempio, per la rada di “Così, al termine di sei campagne di lavori, risul- era prevista una strada di collegamento per tavano aperte altre cento leghe di strade in una Bardineto e Calizzano con Ceva attraverso l’Ap- regione totalmente montuosa, e attraverso punti

Quaderni Savonesi 8 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi

6. Sistema generale delle comunicazioni per il dipartimento di Montenotte, 1807. che presentavano gravissime diffi coltà da supera- in 10 leghe, transitassero annualmente 50mila cari- re. L’esempio di quel che già è stato fatto agisce chi di mulo. Per questa mulattiera, già tracciata nel sugli abitanti in maniera così forte, che in capo ad 1744 da Carlo Emanuele, e divenuta più comoda altri cinque anni tutte le strade minori di cui ab- per le bestie da soma ma mai praticabile per i car- biamo parlato saranno aperte, e allora il Diparti- ri da buoi, Chabrol sostenne la necessità di un suo mnento, che possedeva solo sentieri impraticabi- totale ammodernamento. li persino dai cavalli, risulterà uno dei paesi me- Così per la strada che da Finale per il colle dei Ter- glio percorribili”6. mini sarebbe arrivata a Carcare, Chabrol si impe- Di grande interesse, nella “Statistica” di Chabrol, gna per un suo potenziamento poiché “alimente- l’analisi dei commerci e dei mezzi di trasporto fra rà diverse ferriere e servirà per un notevole com- costa ed entroterra valbormidese. Così per fare mercio consistente in olio, salumi e frutta, scam- qualche esempio, sulla strada da Loano e Finale biati con grano, burro, castagne e canapa. Il tra- che per Bardineto e Calizzano arrivava a Ceva, pas- sporto comporterà circa 20mila carichi di mulo al- savano 20mila quintali di sale all’anno e le nuove l’anno. I rifornimenti per le ferriere e i viaggi di ri- ferriere che si trovavano sul suo percorso, ordina- torno – rappresentati, oltreché dal ferro, da pali, vano il minerale necessario per rispedire poi sul- cerchi e doghe per barili – ammonteranno a 10mi- la costa 20mila quintali di ferro. Mentre i 19 muli- la carichi da un quintale decimale, e il passaggio di ni da seta spediscono sulla costa la loro produzio- 30mila muli all’anno”7. ne di circa 19-20mila quintali decimali. Con il tra- Ma la strada considerata più importante è quella sporto di grano e di pesci si calcolava che su quel- che da Savona, arrivata a Carcare si biforca da una la strada Ceva-mare, la cui distanza veniva stimata parte per Mondovì, Carrù, Cherasco e dall’altra per

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Alba, Acqui e Asti. “Su questa via, afferma Chabrol, e che richiedono gran quantità di braccia destinate il commercio sarà enorme, ed è notevole già ades- a curarli e a condurli. Quest’ultima perdita può es- so: ogni anno vi si trasportano oltre 4 milioni di Kg sere valutata pari a non meno di 7 milioni di fran- di sale, circa 1 milione di Kg di merci varie; inol- chi, di cui 5 milioni impiegati per il nutrimento de- tre bisogna calcolare più di cinque milioni di Kg di gli animali, 700mila per il rinnovo del bestiame e 1 grano, riso, semola e canapa. Perciò, questa strada milione e mezzo che rappresenta il prezzo del la- (prima del rifacimento progettato dal prefetto na- voro dei conducenti”9. poleonico, n.d.r.) serve già a trasportare 11 milio- Sulla base di queste analisi il 27 ottobre 1807 ven- ni di Kg equivalenti a 100mila carichi medi di mu- ne decretato “un canale navigabile che partisse da lo”8. Alessandria e sboccasse nel porto di Savona”. I co- Stesse analisi Chabrol compie per il sentiero che sti di questa impresa, secondo Chabrol, avrebbero da Cairo per Cortemilia e per la valle dell’Uzzone dovuto “aggirarsi intorno ai 23 milioni, pari a 198 arrivava ad Alba, che offriva già a quel tempo note- franchi al metro: un prezzo che supera di un ter- voli sbocchi commerciali per i vini di Asti, del Bel- zo quello dei canali di lungo corso eseguiti fino ad bo, del Bormida e per i traffici di grani impegnan- oggi”10. Dopo la discussione sui vari rapporti dedi- do 52mila carichi di mulo. cati ad un progetto concreto in presenza di Napo- Insomma, i trasporti relativi al commercio appen- leone, il 27 dicembre venne ordinata la costruzio- ninico dell’intero Dipartimento di Montenotte ve- ne e uno stanziamento di 750mila franchi per la niva calcolato in 300mila carichi per un totale di prima campagna di lavori. Il canale prevedeva una 30mila tonnellate, di cui una parte rilevante tran- serie di chiuse formate da pareti di 4 metri di lar- sitava per le strade di collegamento fra la costa e ghezza per 4 metri di altezza e lunghe 20 metri tra la Val Bormida. le due camere a monte e a valle, mentre il valico dell’Appennino era previsto in prossimità di Ferra- Il canale navigabile nia a 360 metri sul livello del mare. Il progetto fu oggetto di varie obiezioni e fra que- Non minore interesse Chabrol dimostrò per i por- ste, quelle che l’opera sarebbe costata 40 milioni ti del suo Dipartimento e per il progetto di un ca- di franchi, che nel periodo invernale sugli Appen- nale navigabile che potesse collegare quello di Sa- nini il ghiaccio avrebbe impedito la navigazione, vona con la città di Alessandria dove la confluenza che alcune parti delle montagne erano formate di del Bormida nel Tanaro avrebbe facilitato la navi- pietre mescolate a terra e sabbie con possibilità di gabilità fino al Po. In ossequio, anche ad una diret- frane, che il letto del canale verso Alessandria sa- tiva di Napoleone del 10 maggio 1805 impartita al rebbe sovente ingombrato da detriti. Tuttavia Cha- suo ministro Cretet in cui affermava che “l’Impero brol seppe replicare a questi rilievi in modo ade- non ha bisogno di palazzi o di edifici, bensì di ca- guato, ma dopo il già citato decreto di costruzione nali e di fiumi navigabili”. Così, questo geniale pre- e dopo un successivo “rapporto sull’insieme del- fetto, prima di prendere servizio a Savona aveva di- l’opera non si volle intrapprendere i lavori prima scusso con Gaspard Riche de Prony, già direttore che non si fosse ricevuto nuovamente nuovi ordi- dell’Ecole des Ponts et Chaussées un piano gene- ni dal Governo”11. rale per la navigazione interna dell’Alta Italia e una Che non arrivarono, mentre nel frattempo Cha- volta insediato nel capoluogo del Dipartimento di brol, con decreto imperiale del 23 dicembre 1812 Montenotte aveva elaborato il progetto del canale lasciava Savona essendo stato nominato Prefetto Alessandria-Savona, in connessione con il riordino del dipartimento della Senna, tra manifestazioni di idraulico del Po e con la sistemazione del Tanaro a sgomento della popolazione savonese, consape- cui stava lavorando il suddetto Prony. vole della grave perdita per la città. Analizzando i costi dei commerci tra il Mediter- Ma se non fu possibile realizzare questo canale, tut- raneo e il bacino del Po, Chabrol rileva che essi tavia Chabrol lasciò un segno indelebile sulle rea- ascendono a 18 milioni di franchi. Una doppia per- lizzazioni e sulla progettualità delle linee di comu- dita che grava sul commercio e l’agricoltura. nicazione della Val Bormida che nel corso dell’‘800 Quest’ultima, “costretta a mantenere degli animali e del ‘900 verranno migliorate e realizzate. improduttivi che vengono importati a caro prezzo Di queste vie di comunicazioni progettate e in par-

Quaderni Savonesi 10 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi te realizzate durante il Dipartimento di Montenot- le del suo progetto, quello situato nell’area di vali- te, sono state per due secoli di vitale importanza le co tra Piemonte (Ceva) e Liguria (Savona) fosse ac- ex strade statali, ora provinciali, la Savona-Carcare- colto nel primo lotto delle opere ammesse a frui- Mondovì-Fossano-Torino, la Savona-Carcare-Cor- re del contributo statale disposto dalla stessa leg- temilia-Alba-Torino e, ancora oggi, la Savona-Car- ge 463/55. E l’ANAS, il 18 aprile 1956, aveva con- care-Cairo-Acqui Terme-Alessandria dove il traffi - cesso l’approvazione per costruire il tronco di au- co si innesta sulla Torino-Piacenza, per Milano e tostrada con un preventivo di spesa di poco infe- per Gravellona Toce fi n oltre Verbania. riore agli 11 miliardi di lire”12. Successivamente, il 5 giugno 1956 a Torino veniva L’autostrada Torino-Savona preparato l’atto di nascita della “Autostrada Ceva- Savona S.p.A.”, capitale sociale 1 miliardo, in lar- Ma a partire dagli albori degli anni ‘50, la SPASIS, ghissima maggioranza versato dalla Fiat. Nel 1957 una società di ingegneria costituita dalla Fiat ipo- il tracciato iniziava a prendere forma mentre il ca- tizzava un’autostrada di collegamento fra Torino e pitale della Società veniva portato a 3 miliardi e il Mar Ligure. nuovi fondi furono reperiti con un prestito ob- Così, questa società riuscì ad inserirsi nel “Piano bligazionario di 7 miliardi per questo lotto di vali- decennale di sviluppo della rete viaria” varato con co alpino irregolare e impervio che avrebbe com- legge 463/55, “ottenendo che il tronco più diffi ci- portato la costruzione di 129 tra ponti e viadotti e

7. Una immagine emblematica degli “anni diffi cili”: l’autostrada si inerpica e quasi si avvolge su se stessa tra le asperità di un ambiente irto e inospitale. (Foto e didascalia sono tratte dalla pubblicazione: “1956-2001. Quarantacinque anni di vita della Torino-Savona”, ATS S.p.A., Moncalieri (TO), 2001.

11 n. 19 - aprile 2010 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi di 23 gallerie, concentrati nell’arco di soli 40 km e re entro 7 anni dalla conclusione dei lavori la se- realizzati tutti tra il ‘57 e il ‘59. conda carreggiata. Il 27 gennaio 1960 il ministro dei LL.PP. On. Togni Nel 1971 la società presenta all’ANAS il progetto inaugurava ufficialmente questo tratto autostradale per il raddoppio nel tratto Savona-Altare anziché a carreggiata unica, lungo 40 km, per il quale non nel tratto Carmagnola-Fossano per dare priorità al era stata prevista “alcuna sede collaterale per l’even- tratto alpino poiché “con l’aumento di traffico… tuale raddoppio, e ciò avrebbe creato seri proble- nel tratto di valico, in particolare, appariva eviden- mi quando in futuro la seconda carreggiata sareb- te l’inadeguatezza della carreggiata unica”16. be apparsa di assoluta necessità”13. Al riguardo vi è Nel 1973 dei 124 km totali solo 31 erano raddoppiati da riflettere seriamente sul fatto che tutti i comuni e “intanto si andava aggravando il fenomeno dell’in- interessati da Savona a Ceva non espressero alcu- cidentalità nei tratti di montagna rimasti a carreggia- na obiezione sostanziale per questa scelta azzardata ta unica”17 e “fin dal 1979 la Regione Piemonte ave- poiché su questa autostrada completata inizialmen- va istituito una Commissione per i problemi della te ad una sola carreggiata fino a Torino (che preve- Torino-Savona teatro di numerosi incidenti morta- deva tre corsie di cui quella centrale per il sorpas- li”18 tanto che il 17 luglio 1980 “di fronte ad una im- so) nel periodo 1960-2001 si contarono 441 morti pressionante ricrudescenza del fenomeno, l’autori- e 5631 feriti secondo i dati dell’Autostrada Torino- tà giudiziaria era giunta a disporre la chiusura totale Savona S.p.A., ma si tenga presente che il predetto al traffico del tratto Ceva-Altare in direzione Savona numero di morti non comprende gli automobilisti permettendone la riapertura solo a partire dal 1° ot- che dopo un incidente in autostrada sono deceduti tobre successivo”19 dopo l’abolizione della corsia di a partire dall’ottavo giorno seguente. sorpasso e la riduzione della velocità a 70 km/h. Ancora oggi vi è chi richiama il fatto che “sul lito- Di fronte a tante difficoltà la Fiat, il 31 dicembre rale ligure tra Genova e Savona si stava costruen- 1980 cedeva alla FITUR S.p.A. di Torino l’intero do una sola carreggiata bidirezionale”14 per affer- pacchetto azionario pari a 17.739.168 azioni da no- mare in termini giustificativi che a quei tempi era, minali lire 1.000. per la Ceva-Savona un “caso non singolare in Ita- Nel frattempo, il 12 agosto 1982 in base all’art. 11 lia”15. Ma questa autostrada, approvata dall’ANAS e della legge 531/82 denominata “Piano decenna- dal Ministero dei LL.PP. aveva caratteristiche ben le della grande viabilità e per il riassetto delle au- diverse dalla Genova-Savona essendo un’autostra- tostrade” autorizzava la Società “Autostrade” del da di montagna, molto tortuosa, con un dislivello gruppo IRI a rilevare le azioni della Torino-Savona di circa 650 metri soggetta a visibilità ridotta per ad un prezzo pari al 50% del valore nominale. nebbie, a nevicate e ad un manto stradale sovente Così tra il gennaio e il febbraio 1983 tutti i pacchet- ghiacciato durante i lunghi mesi invernali. ti azionari della Torino-Savona vennero ceduti ad Successivamente, il 31 ottobre 1962 veniva stipula- “Autostrade S.p.A.”. ta con l’ANAS la seconda concessione per la Ceva- Solo il 27 gennaio 1988, però, dopo numerose dif- Fossano mentre il capitale della società veniva por- ficoltà, anche di rifinanziamento, veniva sottoscrit- tato a 10 miliardi per l’investimento necessario, e to con l’ANAS il progetto esecutivo per la costru- nel 1964 incrementato a 15 miliardi. zione della seconda carreggiata (lasciando impre- E il 29 settembre 1965 questo secondo tratto lun- giudicata la questione del tratto di Millesimo tra Ri- go 35,5 km venne completato. vere e Montecala per l’opposizione delle comuni- Nella primavera del 1968 venne formulata con l’ANAS tà locali, risoltosi alcuni anni dopo) tra Carmagno- la terza concessione per la costruzione e l’esercizio la e Altare per 93 km. del tratto Fossano-Torino di 49,2 km e la società as- La previsione di spesa per il tratto Priero-Altare era sumeva la denominazione definitiva di “Autostrada stimata in 222 miliardi e per il segmento mancante Torino-Savona S.p.A.” mentre il capitale veniva por- di Millesimo, in 260 miliardi. tato a 20 miliardi e nell’aprile del ‘70 a 25. Negli anni successivi, con tempi lunghi e molte dif- Tra la primavera e l’estate del 1970 anche questo ficoltà, venivano realizzati i 19 lotti del raddoppio ultimo tratto veniva aperto al traffico, a carreggia- e il 12 novembre 2001 la Torino-Savona raggiunge- ta unica eccetto 14 km da Torino verso Carmagno- va l’obiettivo che si era fissato negli anni ‘70 non la a carreggiata doppia, con l’impegno di realizza- senza che il Ministero del Tesoro, che attraverso

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8. La stazione di S. Giuseppe di Cairo agli inizi del ‘900. l’IRI deteneva la totalità delle azioni Autostrade, la autonomamente i capitali necessari, rallenta la fa- cedesse al gruppo privato ATS S.p.A. il 19 marzo se esecutiva… anche se Cavour stesso confortò il 2000 a interconnessione con la Genova-Ventimi- Municipio di Savona rassicurando il Sindaco “co- glia inaugurata in quella primavera. Quella auto- me il governo (sia) disposto a favorire l’esecuzio- strada era costata 900 miliardi (465 milioni di eu- ne in modo analogo a quanto fece per le altre fer- ro) per circa 10 miliardi al chilometro e il suo rad- rovie eseguite da società private”21. doppio nel frattempo, ha ridotto l’incidentalità al Ma bisognerà attendere il R.D. in esecuzione della di sotto delle medie nazionali. legge del 21 luglio 1861 che approva la concessio- ne della linea Carmagnola-Bra-Ceva-S.Giuseppe- Le ferrovie Savona e la diramazione Cairo-Acqui con la facol- tà di costituire una società con 40 milioni di capita- Mentre tra il 1830 e il 1840 una decina di stati in le e l’obbligo di versare entro tre mesi la cauzione, Europa, spinti dal processo di industrializzazione concedendo alla stessa società anonima per la fer- costruiscono una o più linee ferroviarie, in Italia, a rovia da Torino a Savona, oltre al profi tto derivante parte la Napoli-Portici inaugurata il 3 ottobre 1839 dall’esercizio, un premio non superiore di 10 mi- e la Milano-Monza dell’agosto 1840, bisognerà at- lioni, ed una garanzia di 25mila lire di prodotto lor- tendere ancora 10 anni perché lo sviluppo della re- do per chilometro della diramazione S.Giuseppe te ferroviaria si avvii in modo più consistente supe- di Cairo-Acqui Terme. rando diffi denze e ostilità fra gli stati in cui a quel Il ministro Paleocapa che aveva sostenuto questo tempo è ancora diviso il nostro paese. progetto subirà diverse critiche per aver favorito A Savona nel 1850 iniziano gli studi per collegare Savona. la città con l’interno del Regno sabaudo per incre- Agli inizi del 1862 la società inglese Lamny-Murray mentare e velocizzare i traffi ci portuali. Il Comune si vede fi rmare la concessione dal re. Dopo varie ritiene giusto stimolare questa tendenza e la Cassa diffi coltà per reperire le risorse fi nanziarie neces- di Risparmio eroga una somma considerevole. Nel sarie, il 1° gennaio 1864 vengono emesse “le obbli- 1854, quando “il progetto, redatto dall’ing. Pejron gazioni del prestito per la Torino-Savona e si ini- è presentato al ministero, immediatamente da Ge- ziano i lavori comprendenti gli espropri, gli sban- nova e Oneglia sorgono le prime opposizioni”20. camenti, i muri di sostegno, lo scavo delle galle- Parallelamente la richiesta del Governo di reperire rie”22.

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Nel dicembre 1864 l’assemblea degli azionisti del tra Savona e il suo porto e Torino possono conta- Consiglio di amministrazione della società prende re su una linea con binario unico, però, da S. Giu- atto dei lavori nel tratto comune dei due percor- seppe a Ceva, su una linea per Acqui-Alessandria e si da Savona Letimbro a S. Giuseppe, e l’anno se- dal 1912 sulla “ferrovia aerea” Savona-S. Giuseppe, guente viene deliberata la stazione di Savona ma- una funicolare del carbone ideata e progettata da rittima. Antonio Carissimo e Giovanni Crotti, lunga 16.700 Dopo il fallimento della Lamny-Murray del 1867 sa- metri che valica l’Appennino alla quota di 500 me- rà lo stato a subentrare con una convenzione del tri s.l.m. nei pressi di Altare. 1868. Ripresi i lavori, essi possono considerarsi termina- La “ferrovia aerea” ti nel 1873 e dopo varie ispezioni che rilevano pa- recchie carenze da parte del Ministero dei LL.PP., In una relazione tecnica dei due progettisti stam- il 26 settembre parte da Torino il treno inaugura- pata a Milano nel 1903, dal suggestivo titolo: “Funi- le per Savona composto da 12 carrozze di 1a clas- colari del carbone, Genova-Busalla; Savona-S. Giu- se che ospitano il sindaco di Torino, l’on. Bosel- seppe”, essi illustrano le due ipotesi di lavoro e an- li e altre autorità. “Ovunque il convoglio è accolto che per quella di Savona sostengono la necessità da una grande folla entusiasta”23 e Savona, in festa, di superare l’insuffi cienza degli spazi portuali tra- la sera illumina il corso e il porto, e organizza un sferendo le rinfuse direttamente dalle stive delle gran ballo con fuochi d’artifi cio. Il giorno seguen- navi “nei grandi parchi di S. Giuseppe al di là del- te un viaggio altrettanto importante impegna gli ospiti nel viaggio inau- gurale della linea Savona-S. Giusep- pe-Acqui. La linea ferroviaria per Torino, però, “non gode del favore dei viaggiato- ri né della stampa locale”24, poiché, tra l’altro, il viaggio dura circa 7 ore mentre quello previsto dall’orario è di quattro ore e mezza. Bisogna attendere il 1908 per vede- re approvata il 12 luglio la legge 444 che prevede miglioramenti alle co- municazioni ferroviarie tra Savona e Torino tra cui il tratto Ceva-Mon- dovì-Fossano e la costruzione di una seconda linea Savona-S. Giuseppe. Ma per questo secondo valico biso- gnerà attendere 54 anni poiché nel 1923 viene aperto il solo tratto S. Giuseppe-Altare mentre nel 1953 si concludono i lavori di elettrifi cazio- ne del valico. La nuova ferrovia che ha sede a doppio binario, è armata nel solo binario di sinistra per una lunghezza da Savona a S. Giuseppe di 21,733 km e verrà inaugurata l’8 febbraio 1954 dalle autorità locali tra cui l’on. Carlo Russo, l’on. Varaldo, l’on. Calandrone e il sindaco Lunar- 9. delli. Ora i collegamenti ferroviari Savona, 1912. Linea aerea in costruzione da San Lorenzo verso Lavagnola.

Quaderni Savonesi 14 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi l’Appennino”. mino per trasferire gli impianti funiviari di parten- La proposta di Carissimo e Crotti suscitò in Savona za presso fondali adeguati a ricevere le nuove navi un dibattito controverso la cui eco si trascinerà nel carboniere di grande stazza. tempo, tanto che ancora il 26 giugno 1926 il gior- Oggi, opportunamente riallocate alla Darsena Al- nale “l’Indipendente” di Savona pubblica una let- ti Fondali, le nostre Funivie potranno continuare a tera di Ettore Baldino molto polemica verso l’esta- sfidare sul piano industriale-trasportistico ed eco- blishment savonese. nomico, il nostro futuro. Infatti, in essa, l’autore afferma che “i grandi nomi savonesi ostacolarono in tutti i modi gli impianti Il servizio pubblico automobilistico delle Funivie perché la loro realizzazione avrebbe reso difficile la fattibilità del terzo valico e tolto del Il servizio pubblico automobilistico inizia in Val lavoro agli spedizionieri e agli operai”. Bormida nel 1913, quando il 23 luglio viene auto- Non solo! Il Baldino evidenzia, poi, come il lungo rizzato alla SABA, società anonima Briano e Asten- tempo occorso per avere la concessione (dal 1903 go, l’esercizio sulla linea Savona-Altare. al 1910) fosse dovuto proprio alle ragioni predet- I due fondatori già a inizio ‘900 si erano resi conto te e come “I progettisti, ottenuta la concessione che l’entroterra savonese era “ricco di potenzialità dovettero lottare per trovare i capitali occorrenti agricole e di grandi spazi appetibili per lo sviluppo e a Savona non trovarono un becco di un quat- industriale”25 e che “lo scavalcamento dello spar- trino. I capitali li trovarono in Belgio!!!” anche se tiacque naturale rappresentato dalle Colle di Cadi- successivamente precisa che “Solo da pochi anni, bona rappresentava un’esigenza primaria”26. grazie all’iniziativa del comm. Fiumi e dell’ing. Bel- Le ultime attività della SABA prima della sua cessa- trame, le Funivie sono nelle mani di capitalisti ita- zione furono costituite dall’acquisizione delle dit- liani”, e “Savona ha l’onore di possedere nel pro- te Mallarini, Porro e Pirotti con un’operazione che prio porto, impianti meccanici unici in tutti i por- aveva il chiaro intento di facilitare l’integrazione di ti d’Europa”. tutti i servizi, compresi gli ex SITA nell’entroterra Ottenuta la concessione, però, in soli due anni la valbomidese. Funivia fu costruita e aperta all’esercizio. Avvia- Ma questi tentativi di potenziamento della socie- mento, perlatro, registrato dalla grande stampa tà non furono sufficienti a garantirne l’autonomia nazionale del tempo, fra cui la “Domenica del Cor- e dopo molti decenni nel corso dei quali i mezzi riere” che nel numero 26 del 30 giugno 1912 tito- della SABA avevano svolto il loro servizio pubblico lava così il servizio da Savona: “Le grandi costru- sulle direttrici Savona-Cairo e Savona--Albi- zioni. La più potente ferrovia aerea del mondo”, sola, “con un organico di 190 dipendenti, un par- che ritorna sull’argomento in occasione dell’inau- co autobus di circa 50 unità… confluirà nella neo- gurazione, il 13 giugno 1926 del “pontile d’acco- nata ACTS il 28 marzo 1977”27. sto con quattro gru a benne per lo scarico mecca- Ma nel corso di quell’inizio del 1900 altri piccoli nico diretto dai piroscafi” e il raddoppio della fu- imprenditori si impegnavano nel trasporto pubbli- nivia del 1935 per far fronte alla richiesta di carbo- co in Val Bormida. ne delle nuove industrie insediatesi nel frattempo Così “ai primi del secolo scorso Luigi Mazzucco, in Val Bormida. fondava, dando il nome della moglie Laura, la ditta Ci si riferisce in particolare alla Cokitalia di Cairo Pirotti che svolgeva servizio postale a cavallo”27 tra Montenotte e alla “Ammonia e Derivati”. Bormida e S. Giuseppe di Cairo e successivamente Ovviamente agli inizi del ‘900 non si poteva imma- anche automobilistico fino a Carcare e a Ferrania ginare che la cantieristica a livello mondiale avreb- con l’apertura del nuovo stabilimento. be fatto passi da gigante proponendo navi carbo- Ma i fratelli Mazzucco che nel 1918, alla morte del niere da oltre 100 mila tn/sl per ridurre i costi di padre, erano subentrati nella gestione della ditta, trasporto mettendo, quindi, fuori gioco l’attua- nel gennaio 1976 la cedevano, con 8 dipendenti e le specchio d’acqua delle Funivie che può riceve- 9 autobus alla SABA. re soltanto navi con una stazza intorno alle 30 mi- Nel 1948 Cesare Mallarini otteneva la concessione la tonnellate. Per queste ragioni dagli anni ‘60 ini- della linea Mallare-Altare, prolungata successiva- zia il lungo, faticoso e a volte contraddittorio cam- mente fino a Ferrania ma questa esperienza termi-

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10. 1912, Altare, stazione ferroviaria, autista Luigi Briano, bigliettaio “Cerin” Astengo. Il veicolo è uno SPA del 1908, carrozzato Macchi. La foto è tratta dal volume “ACTS. Un secolo di Trasporto Pubblico. 1912-2001. Storie di uomini e di corriere”, Editrice Liguria, 2001. nava l’1 luglio 1975 quando anche questa impresa frastrutture fondamentali di trasporto per la movi- venne ceduta insieme a due dipendenti e cinque mentazione di merci e passeggeri, anche per lo svi- autobus alla SABA. luppo economico e sociale della Val Bormida. Il 1o febbraio 1977 veniva costituita a Savona l’ACTS, Una valle che dal tempo di Roma al Medioevo do- Azienda Consortile Trasporti Savonese in cui era- cumenta i primi segni del suo sviluppo produtti- no confl uiti l’A.M.T.U., la SABA e la SITA (che ave- vo (i mulini per la molitura del grano, per seghe- va gestito, tra l’altro, le linee Millesimo-Finalmari- rie, per follatura, per azionare i magli delle ferrie- na, Millesimo-Ceva, -Ferrania, Rocca- re), che dal ‘400 conosce i primi esempi di eco- vignale-Savona, Millesimo-) con 402 dipen- nomia precapitalistica (grandi famiglie genovesi denti, che dovette risolvere complicati problemi fi nanziatrici di numerose ferriere ubicate sui fon- per l’organizzazione dei servizi di linea. di vallivi dove si trova con facilità acqua e legna- “Furono momenti di grave confl ittualità culminati, me per il fuoco al fi ne di lavorare i minerali ferro- specialmente in Val Bormida, negli scioperi del giu- si provenienti dall’isola d’Elba che occupano, cia- gno 1978 e del maggio 197929. scuna di esse, circa 100 addetti) che sviluppa l’ar- L’ACTS cui avevano aderito anche i comuni della te vetraria (in maestri altaresi) già a partire dal tar- Valbormida fra cui Cairo M., Carcare, Altare, Cen- do medioevo. gio, Dego, Millesimo, Bormida, Cosseria, Piana Insomma, si può affermare che già dall’antichità la Crixia, Mallare, Pallare aveva istituito subito anche Val Bormida era un territorio la cui economia de- tutta una serie di linee che coprivano tutta la valle rivava da una integrazione fra un’attività preindu- sconfi nando anche in provincia di Cuneo con le li- striale e quella agricola e silvopastorale che andrà nee per Cortemila e quella di Motezemolo e in pro- in crisi quando nell’‘800 le nuove industrie alimen- vincia di Alessandrina con il capolinea a Pareto. tate a carbonfossile sovrastarono le vecchie ferrie- re che erano arrivare ad occupare circa 2-3 mila ad- Conclusione detti: i progenitori dei contadini-operai del ’900. Così, si assiste ad un ritorno totale all’agricoltura Strade, ferrovie, funivia, servizi pubblici automo- che si consolida , appunto, fi no al 1882 quando a bilisti, autostrada, hanno dunque costituito le in- Cengio entra in funzione il dinamitifi cio Barbie-

Quaderni Savonesi 16 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi ri, poi SIPE ( Società Italiana Prodotti Esplodenti) quella di Spigno viene drenata una quantità di ac- che all’inizio del nuovo secolo arriverà ad occupa- qua suffi ciente ad alimentare una centrale elettri- re 5000 dipendenti per la produzione bellica e che ca nei pressi di Cairo ed i nuovi importanti inse- nel 1915 aprirà una seconda fabbrica a Ferrania. diamenti Montecatini e Cokitalia nei pressi di Bra- Dopo la grande guerra la SIPE verrà riconvertita ad gno”31. usi civili per la “produzione di anilina e di inter- È un periodo, questo, nel corso del quale nasco- medi chimici per coloranti prendendo il nome di no anche nuove industrie vetrarie ad Altare, Car- ACNA, mentre la fabbrica di Ferrania si trasformerà care e Dego. nel più grande produttore italiano di materiale fo- Alla fi ne degli anni ’30 gli operai impegnati nelle tosensibile prendendo nel tempo i marchi Ferra- nuove fabbriche sono circa duemila e dopo la se- nia, 3M, Imation”30. conda guerra mondiale a partire dagli anni ‘50, sul- Successivamente nel 1935 a Cairo avviano la loro la spinta del boom economico, l’industria valbor- produzione la Cokitalia e la Ammonia e Derivati midese ritornerà a cicli produttivi di rilevanza na- che diventerà poi Montecatini, Montedison ed in- zionale sostenuti e incrementati dal importanti in- fi ne Enichem. novazioni tecnologiche. Tra il 1935 e il 1938 inoltre, “si realizzano alcune Questo ciclo produttivo, anche per ragioni di com- delle opere maggiori e più spettacolari della storia patibilità ambientali (l’ACNA di Cengio ad esem- economica valbormidese con la diga dell’Osigliet- pio) entra però in crisi come del resto quello savo- ta, un ruscello minore ma ricco di acque e con un nese e vadese, a partire dagli anni ’70 con un’inten- traforo idrogeologico tra la Bormida di Millesimo e sità crescente nei due decenni seguenti con con-

11. Nella cartina, l’indicazione dei possibili tracciati della bretella autostradale che dovrebbe collegare l’autostrada Ge-XXMiglia nei pressi di Albenga, con Predosa, vicino ad Alessandria, attraversando la Val Bormida.

17 n. 19 - aprile 2010 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi seguenze drammatiche sul piano occupazionale (a Note Ferrania, a Cengio, a Cairo, ad esempio). Tuttavia il tessuto infrastrutturale attuale ha costi- 1 Gianluigi Scarzello, Modificazioni ambientali in- tuito nei decenni passati un volano per quella eco- dotte dai cambiamenti socio-economici dell’agri- nomia industriale (si pensi, al riguardo, al ruolo di coltura, in Il Novecento della Val Bormida, Comu- “banchina” portuale svolto dall’area delle Funivie ne di Cairo M., 1999, pag. 69. di S. Giuseppe di Cairo vero e proprio interporto 2 Gianluigi Scarzello, cit., pag. 70. per lo stoccaggio e lo smistamento di rinfuse con 3 Gianluigi Scarzello, cit., pag. 70. treni bloccati o con camion) può costituire, ancor 4 Gianluigi Scarzello, cit., pag. 70. oggi un punto di riferimento utile per il suo rilan- 5 Gilbert Chabrol de Volcic, Statistica del Diparti- cio. mento di Montenotte, a cura di Giovanni Assereto, Anche se, a questo scopo, sarebbe stato un gran- Comune di Savona, 1994, vol. II, pag. 362. de vantaggio aver costruito la bretella autostrada- 6 Gilbert Chabrol de Volcic, cit., pag. 363. le Carcare-Predosa per congiungere l’A6, ad Ales- 7 Gilbert Chabrol de Volcic, cit., pag. 363. sandria, con la Torino-Piacenza e con la Voltri-Gra- 8 Gilbert Chabrol de Volcic, cit., pag. 368. vellona Toce, essendo del tutto superate e insuffi- 9 Gilbert Chabrol de Volcic, cit., pag. 384. cienti le due attuali strade provinciali 29 da Savona- 10 Gilbert Chabrol de Volcic, cit., pag. 384. Carcare a e 30, da questa località ad Ac- 11 Gilbert Chabrol de Volcic, cit., pag. 448. qui-Alessandria, mentre la 29 che prosegue da Pia- 12 Giuseppe Giobellina, 1956-2001, quarantacinque na Crixia per Alba-Torino, svolge, ormai, specie do- anni di vita della Torino-Savona, ATS, Autostrada po il raddoppio della A6 una funzione locale co- Torino-Savona S.p.A., pag. 1. sì come la 28 bis che da Carcare porta a Millesimo- 13 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 5. Cengio-Ceva-Torino. 14 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 5. Insomma, la progettualità stradale di Chabrol nel 15 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 5. primo ‘800, la realizzazione della rete ferroviaria 16 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 13. tra la seconda metà dell’ ‘800 e la prima metà del 17 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 15. ‘900, l’ideazione e la realizzazione delle “ferrovie 18 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 15. aeree” di Carissimo e Crotti, il pionierismo di alcu- 19 Giuseppe Giobellina, cit., pag. 15. ni imprenditori nel servizio pubblico automobilisti- 20 F. Rebagliati, F. Dell’Amico, G. Gallotti, La linea Sa- co già all’inizio del ‘900 avevano contribuito a tra- vona-S. Giuseppe di C.-Acqui T.-Alessandria, L’Edi- sformare la Val Bormida in un polo produttivo in- trice, Cairo M-Savona, 2009, pag. 39. dustriale di rilevanza nazionale. 21 F. Rebagliati, F. Dell’Amico, G. Gallotti, cit., pag. 39. Le proposte, gli studi, i progetti di una nuova bre- 22 F. Rebagliati, F. Dell’Amico, G. Gallotti, cit., pag. 43. tella autostradale che dovrebbe congiungere la co- 23 F. Rebagliati, F. Dell’Amico, G. Gallotti, cit., pag. 44. sta ligure di ponente con Alessandria attraverso la 24 F. Rebagliati, F. Dell’Amico, G. Gallotti, cit., pag. 45. Val Bormida e quindi tre autostrade (la Genova- 25 Bruno Poggi, Mauro Rondelli, 1912-2001. Storie di Ventimiglia con la Torino-Piacenza e la Voltri-Gra- uomini e di corriere, Editrice Liguria, 2001, pag. 58. vellona Toce), se tradotta in concreti passaggi pro- 26 Bruno Poggi, Mauro Rondelli, cit., pag. 58. duttivi, potrebbe rilanciarne la vocazione industria- 27 Bruno Poggi, Mauro Rondelli, cit., pag. 58. le e una sua riscoperta turistica essendo, tra l’al- 28 Bruno Poggi, Mauro Rondelli, cit., pag. 76. tro, questa valle, un’area geografica fra le più bo- 29 Bruno Poggi, Mauro Rondelli, cit., pag. 96. scate d’Italia, ricca di corsi d’acqua e caratterizzata 30 Luciano Pasquale, Lo sviluppo industriale in Val da centinaia di emergenze naturalistiche, ambien- Bormida, in Il Novecento della Val Bormida, Co- tali, artistiche, architettoniche, presidiate da bor- mune di Cairo M., Savona, 1999, pag. 54. ghi rimasti intatti anche nel corso del ‘900. 31 Luciano Pasquale, cit., pag 54.

Mario Lorenzo Paggi

Quaderni Savonesi 18 Industria conflittualità sociale in Valle Bormida: il biennio rosso Davide Montino

ove c’è la fabbrica, c’è conflittualità socia- e di partito. Ma in quelle pagine c’è qualcosa di Dle. E per quanto oggi si tenda a dimenticare più: c’è l’orgoglio operaio, la lotta come necessi- questi aspetti della vicenda industriale della Valle tà per sperare in un futuro diverso, ci sono occhi Bormida, anche tale zona è stata interessata, per che hanno provato a guardare in faccia l’utopia. tutta la sua storia, da conflitti più o meno manife- Così si chiude, e non poteva essere diversamente, sti, più o meno dichiarati tra quelli che un tem- il Diario di Giannotti: “I lavoratori hanno lasciato po si sarebbero chiamati “capitale” e “lavoro”. Per la fabbrica cantando L’inno dei lavoratori, dichia- quanto il proletariato valbormidese, in gran par- rando che, nonostante 80 giorni di segregazione te proveniente dalle campagne circostanti e spes- volontaria, la loro lotta non era finita, finirà solo so ancora contadino nel tempo che la fabbrica quando l’accordo raggiunto sarà applicato alla let- tera. Quando la pesante porta della fabbrica si è chiusa alle spalle dell’ultimo lavoratore, contem- poraneamente si chiudeva anche l’ultima pagina INDUSTRIA E di un diario che, fedelmente, ha registrato, forse un po’ rozzamente, uno dei tanti episodi della lot- CONFLITTUALITÀ ta sindacale che i lavoratori italiani conducono per SOCIALE IN VALLE gettare le basi di una società più giusta. Le loro parole d’ordine sono e saranno: libertà, pace, la- BORMIDA: IL voro”3. Al di là di quel poco di retorica che pure 1 emerge da una narrazione per lo più sobria, quel- BIENNIO ROSSO lo che importa sottolineare è l’orizzonte di spe- Davide Montino ranza che accomuna i lavoratori e la coesione di classe che li rende parte di qualcosa di più grande. La fabbrica è stata anche il luogo di una identità gli lasciava, non abbia sviluppato a pieno una co- forte, spesso anche oltre alle appartenenze poli- scienza di classe omogenea e solida come altro- tiche: essere operai in Valle Bormida ha significa- ve, ciò non di meno si sono avuti esempi anche to avere competenze particolari, capacità proprie, duri di contrapposizione e lotta. Significativamen- specificità difficili d trovare altrove4, e tutto que- te, questi momenti di crisi più acuti sono seguiti sto ha dato compattezza e senso all’appartenen- agli sconvolgimenti bellici. Solo per citare un ca- za ad un mondo del lavoro con valori, obiettivi e so eclatante, e presto dimenticato, si può ricorda- speranze condivise. E’ anche da questa solidarie- re la lunga e dura occupazione, dal 14 novembre tà di classe che si comprende quella conflittualità 1952 al 2 febbraio1953, degli operai della Siced tipica del mondo industriale. Uno dei momenti in (Società italiana cellulosa e derivati) di Ferrania, cui, non solo in Italia ma in tutta Europa, questa la cui vicenda è stata registrata nel diario di uno conflittualità ha toccato uno dei momenti più al- di quegli operai, Mario Giannotti2. Dal diario vie- ti, è quello che segue la Grande guerra. Uno scon- ne fuori il ritratto di una Valle operaia, dignitosa volgimento che dalla Rivoluzione russa del 1917 e fiera, scolpita nei valori del lavoro e della giusti- oltrepassa la fine della guerra, per poi sfociare nel zia sociale. E’ la storia di una lotta, con momenti 1919 in un moto rivoluzionario che attraversa i di sconforto e di rabbia, ma anche di gioia e di so- paesi dell’Est, la Germania e tocca l’Italia. In que- lidarietà, una lotta portata avanti non solo per di- sto clima è coinvolta, seppur in misura minore, fendere il posto di lavoro, ma anche per affermare anche la Valle Bormida. Qui, la fine del conflitto quei valori che all’ora, appena finita la guerra, di- porta come altrove la smobilitazione industriale e segnavano la speranza comunista. 120 uomini con si apre un periodo di crisi dopo l’enorme svilup- le loro famiglie hanno sofferto e sperato, e nel- po dovuto alle commesse belliche. E’ soprattut- la narrazione di Giannotti, quella battaglia assu- to il caso di Cengio, che nel 1918 arriva ad avere me quasi la funzione di rappresentare il clima di 1.200 abitanti, e in cui gli operai impiegati alla Si- un’epoca, la mentalità operaia e l’immaginario so- pe sono circa 6.000, più 2.000 delle imprese, tra ciale e politico, le forme della solidarietà tradizio- cui molti bambini. Il paese è cresciuto a dismisu- nale, i rapporti tra la base e i dirigenti sindacali ra, quasi tutte le famiglie del posto affittano una o

19 n. 19 - aprile 2010 Industria conflittualità sociale in Valle Bormida: il biennio rosso Davide Montino due camere, sono state costruite case operaie, ma nova, hanno contribuito a mantenere i fatti di cui molti lavoratori sono costretti a vivere in baracche ci apprestiamo a raccontare poco più che episo- lungo il fiume. L’arrivo di tutte queste persone ha di, specialmente se confrontati con alcuni ben più avuto come conseguenza l’aumento del disordi- drammatici e importanti. Ciò non di meno, sono ne pubblico: aumentano i furti e le liti, si segnala rappresentativi di un certo clima, di un certo pe- la presenza di vagabondi, si denunciano ubriachi riodo, non a caso ricordato dalla storiografia con e molestatori. In questo contesto si fa più forte il il nome di “Biennio rosso”, in cui anche la Valle controllo sugli operai, per esempio con l’introdu- Bormida è stata coinvolta. Il carattere di “capitali- zione dell’obbligo di una fototessera da esibire in smo avanzato” riconosciuto alla Liguria fin dai pri- caso di richiesta da parte delle forze dell’ordine. mi del Novecento, infatti, non poteva che interes- Ma i disordini sono anche di altra natura. Dal 1916 sare in parte anche questo distretto industriale, iniziano, infatti, proteste organizzate dalla Camera portandovi le sue tipiche contraddizioni. La bre- del lavoro contro le condizioni di lavoro in fabbri- ve cronaca di quegli scontri, infine, è un altro mo- ca e contro la guerra, sempre più soggette ad una do per rimettere in gioco la storia contemporanea disciplina di tipo militare, in cui i diritti dei lavo- del nostro territorio in cui, almeno in certa misu- ratori venivano progressivamente erosi di fronte ra, affonda ancora la memoria attuale6. all’interesse nazionale di una guerra sempre più Il primo fatto di una certa rilevanza si ebbe nel- lunga e logorante5. Il caso di Cengio è emblemati- l’agosto del 1920, precisamente nella notte tra l’1 co di una Valle che non è per nulla pacificata nello e il 2. Un gruppo di operai socialisti stava rientran- sforzo di sorreggere il bene nazionale, ossia quella do da un comizio, cantando canzoni “sovversive” vittoria che tarda ad arrivare, mentre il lavoro si fa ed inneggiando alla rivoluzione. Sulla loro stra- sempre più duro (diversi sono gli incidenti, anche da incrociarono una pattuglia di carabinieri: da mortali, dovuti ai ritmi serrati e al prolungarsi del- un primo diverbio, si passò alla scontro fisico che le ore di lavoro), il cibo scarseggia, l’informazio- costò la vita d un operaio e il ferimento di un al- ne diviene propaganda. Non stupisce, allora, che tro. L’evento diede origine, il giorno successivo, finita la guerra queste tensioni diventino scontro ad uno sciopero degli operai della Sipe di Cen- aperto, come nei casi di cui daremo brevemente gio, cui si aggiunsero le maestranze di Savona, che conto di seguito. si concluse con una manifestazione in piazza Maz- zini. L’esempio mostra il livello di tensione matu- Scene di lotta di classe in Valle Bormida rato in qui mesi, testimoniato anche dai frequen- ti scioperi e dalle proteste contro il caro vita, che Sotto la spinta della forte crisi post-bellica, che si coinvolgevano soprattutto le donne, le quali ave- tradusse anche in cospicui licenziamenti, e delle vano tutti i giorni a che fare con la gestione del- dure condizioni di vita in cui erano costretti in pri- le spese domestiche, gestione spesso precaria se mo luogo quelli che avevano sostenuto lo sforzo è vero che dal 1913 il costo della vita era aumen- produttivo, a costo di enormi sacrifici, e quelli che tato del 268% nel 1919 e del 352% nell’anno suc- tornavano dal fronte, era inevitabile che la prote- cessivo. sta assumesse forme organizzate, tanto più laddo- Ad un primo fronte di tensione, tra esponenti del ve si trattava di un proletariato già inquadrato e di- movimento operaio e forze di pubblica sicurezza retto dalla Camera del lavoro e dal Partito sociali- preposte a mantenere l’ordine, ne subentrò un sta. Questa tensione si manifestò, in primo luogo, altro ben più radicale. Infatti, a partire dal 1921 con gli scontri tra operai e forze dell’ordine, ma a si ebbero, in tutta la regione, sempre più scontri complicare un quadro già di per sé controverso, con le squadre di azione orchestrate dai Fasci di si organizzarono dal 1919 anche i Fasci di com- combattimento che proprio in quei mesi si stava- battimento, guidati dalla sede milanese da Beni- no organizzando un po’ dappertutto. Nell’agosto to Mussolini, che nel 1921 divennero poi il Partito di quell’anno se ne contavano in Liguria 29, con Nazionale Fascista. Ovviamente, sia la realtà rura- più di 4.300 iscritti, tra cui quello di Cairo Monte- le in cui le industrie valbormidesi erano calate, sia notte. In questo contesto, il 13 maggio un gruppo la collocazione marginale della Valle rispetto i cen- di comunisti decise di ostruire la strada per Cai- tri amministrativi di Savona e soprattutto di Ge- ro per impedire il passaggio di un camion di fasci-

Quaderni Savonesi 20 Industria conflittualità sociale in Valle Bormida: il biennio rosso Davide Montino sti. Il tentativo andò a vuoto, ma non la reazione sione locale, ma in grado di ampliare un nodo es- delle camicie nere di Millesimo, che attaccarono senziale della storia della Valle Bormida in età con- la sezione comunista del paese, devastando, bru- temporanea, soprattutto in merito alle dinamiche ciando e distruggendo tutti i mobili e le suppel- dei processi industriali di cui è stata teatro impor- lettili, come si legge nella relazione della Prefettu- tante nel corso del XX secolo. ra di Genova datata 15 maggio 1921. Ancora scon- tri a fuoco nel luglio dello stesso anno, e sempre Davide Montino a Millesimo, mentre continuavano i licenziamenti: solo il 27, per fare un esempio, nello stabilimen- Note to SIPE di Ferrania furono licenziati 52 operai e 1 Il presente contributo è una rielaborazione di un 32 operaie. mio precedente articolo, Scene di lotta di classe L’arroganza fascista, spesso squadristi che veniva- in Valle Bormida, 1919-1922, apparso in “Alta Val no da fuori, trovò fino ad un certo punto una resi- Bormida” – Mensile di informazione, anno XLVII, stenza solida. È quello che avvenne, per esempio, 2006, n. 3. nel giugno del 1922 a Carcare, dove un incursione 2 M. Giannotti, Diario di lotta. Testimonianze di di camice nere fu respinta da militanti socialisti e lotta durante l’occupazione della SICED, Arti gra- comunisti. Ma i tempi erano ormai mutati. La rea- fiche, , 2000. zione dei Fasci di combattimento, talora con l’av- 3 Ibidem, p. 106. vallo più o meno esplicito delle istituzioni, e il si- 4 Su questa sorta di “orgoglio operaio” si veda A. Ma- curo appoggio delle classi padronali, stava avendo renco, “E noi dalla Val Bormida potevamo inse- la meglio. In questo senso è emblematico un ulti- gnarli il mestiere…”, in “Alta Val Bormida” – Men- mo episodio, avvenuto il 21 agosto a San Giusep- sile di informazione, anno XLVIII, 2007, n. 5. pe di Cairo. Qui, territorio incontrastato tra il 1919 5 Le informazioni su Cengio sono in I. Dematteis, e il 1920 delle organizzazioni sindacali e del Parti- Cengio. Dai campi alla fabbrica: storia di un to socialista, un gruppo di fascisti si recò presso paese tra Ottocento e Novecento, Comune di Cen- l’abitazione di un militante comunista, intimando- gio - Tipografia Gambera, Millesimo, 2009, pp. 113- gli di consegnare la bandiera rossa del suo partito. 121 e pp. 125-127. Una volta requisita, la bandiera fu bruciata pub- 6 Sul “Biennio rosso” a Savona e in Valle Bormida si blicamente, insieme a diverse copie di giornali ri- veda, S. Antonini, Storia della Liguria durante il tenuti “sovversivi”, dopodiché gli stessi squadristi fascismo. Dal “Biennio rosso” alla “Marcia su Ro- raggiunsero il Circolo Comunista e lo distrussero, ma”: 1919-1922, De Ferrari, Genova, 2003; A. Cer- dando alle fiamme mobili, documenti e tessere. vetto, Ricerche e scritti. Savona operaia dalle lot- Infine, occuparono il palazzo delle scuole comu- te della siderurgia alla Resistenza, Edizioni Lotta nali e issarono sul tetto la bandiera tricolore. comunista, Milano, 2005, in particolare il Capitolo Al di là dell’atto in se stesso, così come viene do- V (Dopoguerra rosso e avvento del fascismo a Sa- cumentato dalla corrispondenza ricevuta dalla vona. 1918-1922). prefettura di Genova tra il 22 e il 24 agosto, quel- lo che emerge è il carattere simbolico dell’evento. Ormai, rientrato il moto di protesta del “biennio rosso”, il fascismo si candida ad essere unica forza politica, al punto da sovrapporsi all’intera nazio- ne, e a conquistare il potere indisturbato. Questi brevi frammenti meriterebbero scavi archi- vistici ben più attenti, in grado di illuminare una fase della storia d’Italia che è stata anche la nostra storia, in modo da delineare nel dettaglio un mo- mento di passaggio così importante come gli anni del dopoguerra, con le loro tensioni, gli scontri, le opzioni politiche in gioco, da cui maturarono poi vent’anni di dittatura. Sarebbe un terreno di rifles-

21 n. 19 - aprile 2010 Nascita delle Società di Mutuo Soccorso in Val Bormida Carla Barbiero

gli albori dell’Unità, l’Italia ancora arrancava alla dove nacque il 3 febbraio 1861 la prima SOMS del- Aricerca di una vera identità che la facesse rico- la vallata. noscere come una sola patria, dall’Alpi alla Sicilia, I principi ispiratori sanciti in quel primo Regola- e che desse forma e sostanza a quei fermenti ri- mento furono sicuramente i capisaldo dell’intera sorgimentali che avevano rivoluzionato i pensieri mutualizzazione valbormidese. e l’agire degli Italiani, o almeno, di un grande nu- Lo Statuto che ho potuto visionare è quello stam- mero di essi. pato a Savona dalla Tipografia A. Battaglia nel 1893 Anche la Val Bormida in questo senso non è sta- e appartenuto a Sanguinetti Comm.re Sebastiano, ta da meno, anzi, è stata una fucina di spiriti in- di professione pensionato e ammesso come socio traprendenti e liberi: voci che uscivano dal coro onorario il 1° novembre 1893. Il primo articolo re- per cantare una canzone che ancora pochi sape- cita: “Sotto la tutele dello Statuto che proclama il di- ritto di Associazione è fondata in Cairo Monte- NASCITA notte e per tutto il Comune una Società che pren- de il nome di Associazione di mutuo soccorso fra DELLE SOCIETÀ gli operai”. Il secondo articolo prosegue specifi- cando: “La Società ha per base l’unione e la fra- DI MUTUO tellanza, per iscopo il mutuo soccorso per mez- SOCCORSO zo dei medesimi […]. La Società provvede ai sus- sidi degli operai ed a tutte le altre spese coi pro- IN VAL BORMIDA pri mezzi”. Carla Barbiero Il quarto conferma infine l’anno di fondazione: “La Società si intende costituita fin dal 1° aprile 1861, vano intonare il cui titolo: “Solidarietà”, riassume- epoca della fondazione”. va e conteneva tutti i principi a cui si ispiravano Inoltre si specifica che “la Società si compone es- gli ideali mazziniani di mutualità su base solidaristi- senzialmente di operai col nome di soci effettivi, ca e non più sulla carità. Personaggi laici e religio- ma non sono esclusi gli altri cittadini non operai, si, con le loro menti illuminati hanno gettato i se- che dimostrano simpatia per le classi lavoranti”. mi da cui sono nate, all’ombra di ogni campanile, La parola operai non aveva a quel tempo il signifi- le Società di Mutuo Soccorso in Val Bormida. Sono cato attuale, ma erano considerati tali coloro che loro i veri protagonisti di questo fermento rivolu- genericamente esercitavano un’arte o un mestie- zionario. Cos’era infatti, ai tempi, se non rivoluzio- re ed anche i braccianti o lavoranti agricoli. L’iscri- ne creare la Solidarietà tra gli operai e le classi me- zione alla Società richiedeva un certificato di sana e no abbienti quando ancora regnava la “donrodri- robusta costituzione fisica rilasciata dal medico, ed gaglia” di abbaniana memoria? uno di moralità. Al socio, inoltre, era vietato gioca- Fu Giuseppe Cesare Abba, che fondando a Cairo re d’azzardo e ubriacarsi. Non potevano iscriversi i Montenotte, nel 1861, la prima Società di Mutuo senza fissa dimora e i dediti all’ozio. Soccorso della Val Bormida, per primo mise in pra- Un’altra fondamentale necessità più volte ribadita tica gli insegnamenti del Mazzini: ovvero seguire la e fatta propria dalle Società di Mutuo Soccorso fu via dell’associazionismo e dell’istruzione come ri- il grande desiderio di educazione e di istruzione medio all’emancipazione dei poveri e per la giu- dei propri associati. All’interno o accanto ad ogni stizia sociale. Da non dimenticare il medico Giu- Soms nasceranno Filarmoniche, Filodrammatiche, seppe Cesio, di sicura fede mazziniana, che ad Al- Cooperative di consumo, scuole serali, biblioteche, tare nel 1856 promosse la costituzione della prima bande musicali, e le stesse promuoveranno festeg- Cooperativa italiana risollevando le sorti di quel- giamenti e attività ricreative: “Domenica ebbe qui l’arte vetraria in stato ormai comatoso, a seguito luogo la festa della Società degli Operai con un del regio decreto di scioglimento dell’Università pranzo di 100 circa commensali, a cui partecipa- del Vetro. va il fiore della cittadinanza locale. Il Presiden- L’intero distretto della Val Bormida era abitato, nel te della Società lesse un discorso analogo ed al- 1861, da 29.388 persone, di cui solo 4.000 a Cairo tro ne lesse il di lei Segretario, Notaro Mellonio, in

Quaderni Savonesi 22 Nascita delle Società di Mutuo Soccorso in Val Bormida Carla Barbiero idillio, il medico Abba un sonetto ed un discorso la Giovine Italia. Di questi era l’anima un Padre sulle Società Operaie. Vi ebbe il giuoco del trian- Canata di Lerici, poeta focoso in tutto, […]. Nel golo, o trabocchetto, corse a piedi e nel sacco con 1846, all’avvento di Pio IX, salì sulle più alte cime premi, banda, commedia alla sera e ballo […] dell’ideale a cantar l’inno alla vita, alla Patria, Cairo 27 settembre 1862”. alla fede; romantico nutrito di classicismo, sve- La Soms cairese e, quasi sempre, anche le altre, si gliò gli alunni suoi ad amare la grande cosa vie- sono sempre dichiarate estranee alla politica: “La tata: l’Italia. Allora nella sua scuola suonarono Società si pone sotto la salvaguardia del lavoro temi tali che gli spiriti si inebriarono di identità e del reciproco amore, essa si manterrà decisa- nuove”. Non deve stupire quindi se da tale scuola mente estranea a qualsiasi partito, eviterà qua- usciranno poi gli uomini che contribuiranno a for- lunque partecipazione a lotte politiche, ammini- mare l’Italia e le nostre Piccole Patrie. strative e religiose […]”. E tra le Società valbormi- Un ulteriore conferma dell’influsso degli Scolopi desi, quella di Cairo fu l’unica a partecipare ai fune- sulla Società di Mutuo Soccorso di Carcare deriva, rali del maestro Mazzini a Genova: “[…] G.C. Ab- a mio avviso, anche da quanto riportato sul verba- ba era corso a Genova; ma, prima, aveva dispo- le della stessa quando venne a mancare un altro sto perché la Società degli Operai di Cairo andas- dei grandi educatori calasanziani, Padre Garassini, se pur essa ai funerali col suo bandierone a rice- definito “l’umile operaio che si meritò la stima e vere il battesimo dal soffio di libertà che avrebbe l’amore del popolo carcarese”. spirato in Genova quel giorno; e la bandiera, di- A Carcare soggiornava spesso e poi si fece costruire venne d’un tratto storica e anche oggi è conserva- la villa un altro grande personaggio: Anton Giulio ta e venerata dalla Società Cairese, che la trasse Barrili, giornalista, romanziere, ma anche Deputa- fuori solo la mattina del 9 novembre 1910 per av- to e Rettore della regia Università di Genova e, pri- volgere il feretro del proprio creatore”. ma ancora, convinto garibaldino. Carcare è il secondo paese valbormidese che fon- Nell’archivio della sua casa-museo sono state rin- da sul proprio territorio una Società di Mutuo Soc- venute tantissime richieste di partecipazione ai fe- corso. L’anno è il 1866 e stando al censimento del steggiamenti delle SOMS valbormidesi e liguri in 1861, contava appena 1.368 abitanti. Nonostante generale. Che il Barrili si interessasse di associa- la poca popolazione a Carcare c’era “un faro che zionismo e mutualismo lo conferma anche il ritro- irradiava luce e spiritualità”: gli Scolopi, che da vamento tra i suoi documenti del libro: “Statistica quasi due secoli contribuivano a formare “genera- della morbosità ossia frequenza e durata delle zioni di cittadini, religiosi e laici, illustri e mo- malattie presso i soci delle Società di Mutuo Soc- desti”. corso” edito nel 1879 dall’allora Ministero d’Agri- Studente degli Scolopi carcaresi era stato Giusep- coltura, Industria e Commercio. pe Cesare Abba mentre un altro grande personag- La Soms di Carcare fu l’unica società valbormidese gio valbormidese di quel periodo, Anton Giulio ad adottare il berretto come simbologia di apparte- Barrili, lo era stato degli Scolopi di Savona. nenza. Poteva trattarsi, forse, del berretto frigio, un Si tende a considerare le scuole scolopiche del copricapo non rigido con punta piegata in avanti, tempo come focolai di patriottismo, un po’ perché che i Romani facevano indossare agli schiavi affran- di costituzione erano liberali e tolleranti e, ancor di cati come simbolo di libertà. più, perché simpatizzavano per i movimenti risor- Nove anni dopo la nascita della Soms carcarese, nel gimentali; a tal proposito si ricorda la figura di Pa- 1875, vede la luce quella di Altare. I Paesani altare- dre Atanasio Canata. si, a differenza dei Monsù, non erano ammessi a far Testimone oculare, così potremmo dire, della per- parte della Cooperativa vetraria sorta nel 1856, ed sonalità patriottica di Padre Canata è lo stesso Abba erano quindi sprovvisti di ogni forma di assistenza. quando nel 1910 scriveva per un giornale: “Verso il Altare, inoltre, detiene anche il primato della fon- 1846 in quel Collegio (delle Scuole Pie di Carca- dazione della prima Filodrammatica della Val Bor- re) c’era un gruppo di Padri di mezza età, alcuni mida, che nasce quattro mesi prima della Cooperti- dei quali, se fossero rimasti da giovani nel cosid- va Artistico-Vetraria. Nel 1877, la Soms di Altare, in- detto “secolo” si sarebbero incontrati in Mazzini vitava ai propri festeggiamenti l’illustre Signor De- o in qualche suo seguace, che gli avrebbe fatti del- putato Barrili: “La S.V. è pregata ad onorare di sua

23 n. 19 - aprile 2010 Nascita delle Società di Mutuo Soccorso in Val Bormida Carla Barbiero presenza la Festa della Società Operaia Altarese Sono quelle di Calizzano e Dego, paesi quasi agli che avrà luogo il 2 settembre prossimo”. estremi della Vallata, ma molto probabilmente con La Società di Mutuo Soccorso di Millesimo risale al una economia abbastanza florida poiché, gli abi- 1881, anche se si auspicava la sua fondazione già tanti erano all’epoca, rispettivamente 2.955 e 3.173 dal novembre del 1861. contro i 1.611 e 1.984 di oggi. In questo periodo di tempo avvennero in Val- Non ho rinvenuto Statuti relativi alla fondazione le Bormida grandi cambiamenti: il completamen- della Società Operaia-Agricola di Dego, se non un to del tratto San Giuseppe-Acqui Terme e l’apertu- biglietto scritto dall’allora presidente, e mandato ra della strada nazionale relativa al tracciato napo- all’illustre Anton Giulio Barrili per invitarlo alla fe- leonico. Molti degli operai, arrivati al seguito delle sta di anniversario del sodalizio. Il biglietto d’invito imprese di costruzione, finirono poi per stabilirvisi porta la data del 9 agosto 1890 e dice: “Questa So- con la famiglia incrementando notevolmente l’in- cietà deliberò di festeggiare il 31 agosto corrente il dice demografico. Decennio della sua fondazione; in tale circostan- Il notevole afflusso di gente nuova fu favorito an- za avrà luogo alle ore 1 un pranzo sociale che la che dalla creazione dei primi nuclei dell’industria S.V. Illus.ma è pregata di onorare colla di Lei pre- chimica e carbonifera della Valle. senza. Col massimo ossequio” firmato Il presiden- E anche se Millesimo viene ricordato insieme a Cai- te Diverio Luigi. ro e Carcare come uno dei più grandi centri com- L’esistenza della Soms di Calizzano è documentata merciali dell’epoca, in realtà nel 1881, aveva appe- da Libro di Cassa del Cav. Avv. Gio. Batta Leale, che na 1.631 abitanti contro i 2.249 di Altare, i 3.173 in qualità di socio onorario e di contribuente così di Dego e i 2.955 di Calizzano; anche Mallare con annotava: “50 lire per diritto di ammissione, mag- 1.724 abitanti e Murialdo con 2.165 superavano gio 1882: 12 lire versate per quota annuale”. Millesimo demograficamente. La Società di Mutuo Soccorso di Bardineto fu fon- Che Millesimo avesse caratteristiche diverse da Cai- data il 19 maggio 1893. Non si notano sostanziali ro e Carcare si desume anche dal nome della sua differenze tra lo Statuto dell’Unione Agricola Bar- associazione mutualistica che chiamò “Società di dinetese, così era chiamata, da quelli precedente- Mutuo Soccorso fra Operai e Agricoltori nel Co- mente esaminati. L’unica novità sostanziale è l’età mune di Millesimo” dove compare per la prima anagrafica di iscrizione cha a Bardineto sale a 18 volta la parola “agricoltore” nell’intestazione di una anni, mentre diritti e doveri restano simili a quel- Soms. li delle altre Società già esaminate. Non ho anco- La spiegazione può leggersi nelle parole del verba- ra trovato nulla sulle Società di mutuo Soccorso di le della prima riunione dove i soci-lavoratori volle- Piana Crixia e Mallare date come presenti rispetti- ro sancire la loro unione a prescindere dall’attivi- vamente nel 1897 e 1883. tà svolta: “Un nucleo di operai ed agricoltori, sti- La Soms di Rocchetta di Cairo, invece, nasce nel mando che le forze disperse nulla di utile possono 1887 e lo Statuto della Società Agricola Operaia, dare, promuoveva la fondazione di una Società stampato a Savona dalla Tipografia Economica Mutua fra i diversi elementi che costituiscono la nel 1920, è già stato oggetto di studio da parte del manualità, onde dar sviluppo e raggiungere quel G.Ri.F.L., che nel 1986 pubblicò un opuscolo sulla benessere morale e materiale a cui deve tendere “Vecchia Società” con in appendice un documen- ogni buon cittadino”. to storico: una fotografia riproducente un artisti- Dietro a questa fondazione vi era stato un lungo co diploma realizzato a mano dal pittore caire- lavoro di preparazione durato almeno una venti- se C.L. Gallo nel 1905. Si tratta di un attestato re- na di anni e perseguito con lungimiranza da quel- lativo all’eredità lasciata da Viglione Pietro – che le menti illuminate che a Millesimo, a partire dal combattè quale caporale insieme a Garibaldi, a 1860-1863, e poi nel 1870, pubblicavano la Rivi- S. Antonio del Salto (Argentina) nel 1846 – alla sta del Mandamento dove viene riportata, tra l’al- Società Operaia di Rocchetta. Di questo beneme- tro, l’unica poesia dedicata alle Società di Mutuo rito Viglione parla anche un articolo firmato da Vir- Soccorso dal titolo: “La fratellanza operaia”. Al- gilio Zunino dal titolo “In memoria dei primi gari- tre due Società di Mutuo Soccorso nasceranno più baldini Cairesi” e pubblicato su “Il Lavoro” in data o meno nello stesso periodo di quella millesimese. 12-08-1947. L’autore, nel tracciare la storia di que-

Quaderni Savonesi 24 Nascita delle Società di Mutuo Soccorso in Val Bormida Carla Barbiero sti primi intrepidi garibaldini che combatterono col ri e operai di ”. Mentre a Saliceto esisteva Generale nel 1845 in Uruguay, dice tra l’altro: “Si sa già nel 1893 una Società di Mutuo Soccorso, questa anche che a Montevideo esiste una Società Ope- non era presente a Cengio, dove nasce ufficialmen- raia di M.S. tutta costituita di soci oriundi di que- te solo nel 1949. Anche se esisteva, fin dal 1909, una sto borgo o dei borghi vicini”. Cooperativa di Consumo, e negli anni Venti, i lavo- Ben documentata è anche la storia del Circolo La ratori, festeggiavano presso il Castello di Cengio Al- Fratellanza Pallarese che nasce l’11 giugno 1903. to, il 1° maggio. Un caso a sé, nel panorama valbor- Grazie a Stefano Mallarini, che ha rinvenuto nel- midese, è rappresentato dall’Associazione Nazio- l’archivio del Comune di Pallare, gli atti costituti- nale Combattenti di Osiglia, nata nel 1918, dove si vi del sodalizio ancora vergati a mano, con accanto potevano iscrivere solo i reduci della Grande Guer- un verbale di Deliberazione recante tutti i nomi dei ra. In comune con l’associazionismo mutualistico soci presenti alla fondazione. aveva (ed ha) l’attività ricreativa e l’obbligo di par- Alla luce di quanto detto finora si può affermare tecipare ai funerali dei soci con la bandiera. che il Comprensorio valbormidese vede, tra il 1880 Nascono nel dopoguerra anche le Società di Mutuo ed il 1890, un intenso sviluppo del movimento mu- Soccorso di Roccavignale: una a Pianissolo deno- tualistico di matrice laica. minata Società Operaia Agricola di Mutuo Soccor- Unica eccezione il paese di Giusvalla, piccolo cen- so, fondata nel 1951, l’altra in frazione Strada deno- tro sulle rive del torrente Valla, che ha una Società minata Circolo A.C.L.I. ma chiamata da tutti, anche di Mutuo Soccorso di ispirazione cattolica. Lo rive- oggi, la “Società”. la il curioso carteggio rinvenuto dallo storico Don Mancano dati relativi alla presenza di una Società V. Scaglione nel corso di una sua ricerca. di Mutuo Soccorso nei Comuni di Cosseria, Plo- Il parroco di Giusvalla D. Bodrito, forse allarma- dio, Bormida e Murialdo, dove però negli anni Cin- to per il diffondersi delle idee mazziniane e socia- quanta, in alcuni di essi, esistevano i Dopolavoro, liste che ispiravano la nascita del sodalizio, scris- retaggio forse più del periodo fascista che delle So- se una lettera al vescovo di Acqui, in data 7 dicem- cietà Operaie di Mutuo Soccorso. Il fascismo co- bre 1884, chiedendogli se poteva rifiutare il funera- strinse al silenzio e alla chiusura tutte le Società di le ad un iscritto della Soms locale, che i soci voleva- Mutuo Soccorso, molto poche quelle che rinac- no portare in chiesa accompagnato dal tricolore. La quero alla fine della Seconda Guerra mondiale. Tra risposta del vescovo non si fa attendere: “[…] nel- queste, quella di Millesimo, riaprì la sede già il 25 le chiese si possono introdurre solamente le ban- aprile 1945. Con il ritorno della democrazia e la na- diere delle Società Operaie Cattoliche, quali bene- scita dello Stato sociale si ridimensiona la funzio- dice la Chiesa. Perché una Società Operaia si pos- ne assistenziale delle Soms. Quelle che riescono a sa considerare Cattolica, deve avere nel suo rego- sopravvivere lo devono alle persone che hanno sa- lamento il seguente corricolo: ‘La Società profes- puto mantenere vivo l’ideale della fratellanza e del sa nel modo il più assoluto ed esclusivo la Religio- mutualismo pur tra le mille difficoltà della moder- ne Cattolica e nutre la più costante devozione ed na società civile. ubbidienza al Romano Pontefice ed alle autorità Sono i protagonisti di oggi, coloro che vengono ecclesiastiche; deve aver inoltre un sacerdote as- identificati col sodalizio che rappresentano e che, sistente’” quindi risponde punto per punto ai dub- a pieno titolo, hanno il diritto di comparire tra co- bi del parroco chiudendo la lettera con queste pa- loro che hanno fatto la storia delle Società di Mu- role: “Se codesta Società Operaia Agricola brama tuo Soccorso. Tra tutti possiamo citare: Paolo Teal- benedetta la bandiera ne ho suggerito con questa di, Dante Serra, Sergio Capelli ed il compianto An- mia il mezzo: chieda ad una delle tante Società drea Stratta. cattoliche che sono in Liguria ed anche a , Spigno, Masone ed in Piemonte il Regolamento, e Carla Barbiero consigli il presidente di adottarlo”. Don Bodrito alla fine vinse la sua battaglia. Il Rego- lamento, stampato a Savona dalla Tipografia Ligu- L’articolo è tratto dal libro: “Società degli operai di re nel 1890, ha per titolo: “Regolamento della So- Carcare fondata nel 1866”, edito dalla S.O.M.S. di Car- cietà Cattolica di Mutuo Soccorso fra gli agricolto- care nel 2006.

25 n. 19 - aprile 2010 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta

tefania Berretta, autrice di questo articolo, Le formazioni partigiane Ssi laureava nell’anno accademico 1993-94 della Val Bormida presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Uni- versità di Genova, con una tesi, essendo re- In Val Bormida operarono formazioni Garibaldi, latore il prof. Danilo Veneruso, sul tema: “La autonome e di Giustizia e Libertà. Resistenza in Val Bormida: 1943-45”. Le bande garibaldine furono attive soprattutto in Questa tesi è articolata in sette capitoli e rac- alta Val Bormida, vale a dire nella zona ovest e a colta in due volumi di cui il primo contiene la nord di Millesimo, anche se qualche gruppo arri- ricostruzione storica integrata da brani di in- vò fino a Santa Giulia di Dego e a Montenotte, so- terviste ai protagonisti di quel periodo, mentre pra Cairo. I gruppi autonomi, facenti capo al mag- il secondo raccoglie i testi completi di quelle te- giore Enrico Martini (Mauri), operarono invece stimonianze. prevalentemente nella bassa valle, cioè nella par- te situata a nord di Savona e confinante con la Val- le Uzzone e il basso Piemonte. Numerosi furono i LA RESISTENZA contatti di questi partigiani con i nuclei piemonte- si delle Langhe, tanto che le brigate della Val Bor- IN VAL BORMIDA mida furono inserite in un primo tempo nella pri- ma e nella seconda divisione Langhe. (1943-1945) Infine, Dego, Santa Giulia e in parte Rocchetta di Stefania Berretta Cairo furono territorio della brigata G.L. Panevi- no che, pur avendo ufficialmente assunto questa Con il consenso dell’autrice, in questo articolo denominazione solo poche settimane prima della abbiamo raccolto la narrazione storica delle Liberazione, operò nella zona per gran parte del- “formazioni partigiane in Val Bormida” conte- la resistenza con distaccamenti e gruppi tra loro nuta nel capitolo terzo e parte del capitolo set- collegati. timo e, in particolare, i paragrafi dedicati ai “riconoscimenti e alle medaglie e alla memo- Connotazione politica delle bande ria della Resistenza”. Nel capitolo terzo vi è da ricordare, infine, che vengono, come già det- Le varie formazioni che operarono in Val Bormida to, richiamati alcuni brani di testimonianze si differenziarono per le diverse forze politiche al- di Pietro Alisei, Giovanni Urbani, Augusto Ca- le quali fecero riferimento. gnone, Lelio Speranza, Armando Cominetti, Al- Le bande garibaldine, contraddistinte dal fazzolet- do Bertetto, Flavia Milano, Luigi Fontana, Li- to rosso, rappresentarono l’emanazione militare dio Milanese, Giovanni Battista Parodi, Gior- del Partito Comunista, ma in esse lottarono fianco gio Ghiglia. a fianco partigiani di diverse idee1. La tesi di laurea della Berretta si apre con due Le formazioni autonome portavano invece il faz- capitoli di contestualizzazione socio-economi- zoletto azzurro e avevano un orientamento più vi- ca e storica, per proseguire, poi, dopo il già ci- cino a Badoglio. Infine, il nucleo di Giustizia e Li- tato capitolo terzo, con temi quali “i fascisti, di- bertà si ispirava agli ideali propugnati dal Partito serzioni, il campo di concentramento di Vesi- d’Azione e al movimento antifascista clandestino ma, i tedeschi, le spie”; “il proclama di Alexan- fondato in Francia da Carlo Rosselli nel 19292. Ol- der e lo sbandamento dei gruppi partigiani, la tre al fazzoletto verde che ricordava le fiamme ver- primavera del ‘45, la Liberazione”; “I rapporti di degli alpini, queste formazioni portavano anche tra la Resistenza e la società civile, i casi di Osi- una losanga metallica sul petto con la scritta GL3. glia, Rocchetta di Cairo, Calizzano, gli operai, Le brigate garibaldine prevedevano la presenza i religiosi, le donne, l’episodio di Teresa Brac- di un commissario di guerra, figura mutuata dal- co” e si conclude richiamando il periodo del se- l’Unione Sovietica, che aveva il compito di colla- condo dopoguerra, le esperienze degli ex par- borare al comando e di parlare ai partigiani duran- tigiani e, come già ricordato, con la memoria te la cosiddetta “ora politica” per spiegare le fina- della Resistenza lità della lotta4.

Quaderni Savonesi 26 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta

Le differenti ideologie rappresentarono a volte de diverse: una parte si diresse ai Pirotti, locali- motivo di incomprensione tra le bande dal faz- tà vicino a Osiglia, altri andarono in Val Casotto, zoletto di diverso colore, ma spesso i gruppi an- in Piemonte10. Il campo delle Tagliate era organiz- che di connotazione politica diversa erano colle- zato intorno a due caverne naturali, situate vici- gati tra loro, per un migliore coordinamento del- no a una cascina che faceva da base d’appoggio e le azioni. avamposto di guardia11. La maggior parte dei partigiani valbormidesi, non Il 9 settembre 1943 si formò anche il distaccamen- scelse la formazione nella quale inquadrarsi se- to Val Bormida della formazione Giustizia e Liber- condo la connotazione politica. tà. La “data di nascita” di questo nucleo corrispon- Più semplicemente, i giovani della Val Bormida de a un’azione avvenuta al Bricco Ridotta per ope- si unirono ai gruppi di partigiani che già esiste- ra del gruppo che faceva capo ai fratelli Emilio e vano nella loro zona, cercando di sfuggire ai ban- Leandro Botta, a Giovanni Mantero, a Giuseppe di di chiamata alle armi emessi dagli occupanti te- Francia e a Carlo e Giuseppe Trombetta, che si deschi. impadronì delle armi in dotazione al presidio fa- A tutti loro era comune l’ideale di combattere per scista di Dego12. L’avvocato Emilio Botta (Bormi- la libertà dell’Italia. da) ne diventò il comandante. Merita di essere citato anche il gruppo di “ribelli” La formazione delle prime bande dopo riunito da Giuseppe Dotta (Bacchetta) nei pres- l’armistizio dell’8 settembre 1943 si di Rocchetta di Cairo subito dopo l’armistizio. I tedeschi definirono Rocchetta “capitale dei ribel- I primi nuclei armati si formarono in Val Bormida li”13. all’indomani dell’armistizio. Sulle colline dell’en- Il gruppo del tenente Bacchetta si stabilì nella zo- troterra in un primo tempo si ritrovarono soprat- na che va da Piana Crixia a Santuario, da Monte- tutto giovani del capoluogo, alcuni dei quali già notte a Giusvalla14. Da questa banda, prese vita la con un’idea politica precisa. brigata Savona, costituitasi ufficialmente il 15 set- A Savona, il Partito Comunista decise di manda- tembre 194315. re sulle montagne alcuni dei propri militanti. Fu Giovanni Gilardi (Andrea) ad assumersi il compi- Il 1944: nascita di nuove brigate. to di dare istruzioni ai primi partigiani arrivati sul- Il distaccamento Calcagno le colline5. Altri gruppi si formarono spontaneamente, grazie I primi rastrellamenti colpirono la Val Bormida al numero sempre maggiore di ragazzi che deci- già nell’inverno ‘43-’44. Un po’ tutti i gruppi ne ri- deva di prendere la via dei monti. Bande si sta- masero vittime. L’unico che riuscì a evitarli fino a bilirono così a Montenotte, Pian del Lazzo, San- gennaio fu quello di località Reciano nella zona di ta Giulia, Todocco,Rocchetta di Cairo, vale a dire Montenotte, costituito, tra gli altri, da Libero Bian- sulle colline attorno a Cairo, Dego e verso la Val- chi (Emilio), Giovanni Carai (Mirto), Lorenzo Del- le Uzzone. la Rosa (Lillo), Armando Aiello (Piccolo), Renato Tra i primi nuclei di cui si ha notizia ci sono quelli Aiello (Moro), Alfredo Massassa (Alfredo), Giovan- di Santa Giulia, Bormida (località Bergamotti), lo- ni Aglietto (Emilio), Quinto Pompili (Jean), Piero calità Tagliate e Montenotte (località Smoglie del- Fasan, Francesco Bazzino (Mario), Aldo Tambu- l’Amore)6. scio, Nello Bovani, Angelo Valli. Questo nucleo su- Nel gruppo di Santa Giulia i partigiani erano una bì il primo rastrellamento nel gennaio del ‘44 e al- trentina, l’80 per cento dei quali sui vent’anni7. Il tri due nei mesi successivi. In diverse ondate ven- loro armamento consisteva in una mitragliatrice nero catturati parecchi dei partigiani che ne face- pesante, dieci fucili, alcuni pugnali, bombe a ma- vano parte16. no e pistole8. Verso la fine di novembre, il gruppo Nel gennaio del ‘44, in località Tagliate, sopra Mal- si spostò nel Cuneese, nella zona di Gottasecca, lare, Carzana (Fioretto), Giovanni Battista Parodi per poi operare a cavallo delle due province9. (Noce), Gino De Marco (Ernesto) e Piero Molina- Alle Tagliate, sulle alture di Mallare, c’erano una ri (Vela) cercarono, tra mille difficoltà, di raduna- ventina di ragazzi di Vado che presero poi stra- re gli antifascisti che avevano resistito al rastrel-

27 n. 19 - aprile 2010 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta lamento che nell’inverno ‘43-’44 aveva colpito la tre, instaurarono una preziosa collaborazione con Val Bormida. Don Suffia, parroco di Calizzano, e costituirono I loro sforzi si concretizzarono il 20 febbraio 1944, un CLN. Si cominciò persino a ciclostilare il perio- con la costituzione, in località Traversine di Meug- dico “Noi Venturi” che raggiunse la tiratura di 500 ge, del distaccamento Calcagno, primo embrione copie. Una SAP affiancò il Revetria nella sua attivi- della brigata Daniele Manin che poi diventerà Cri- tà. L’amministrazione partigiana di Calizzano finì stoni, e della divisione Bevilacqua. Il nome del di- con i rastrellamenti del novembre ‘4422. staccamento, il primo inquadrato nelle formazio- Per risolvere i numerosi problemi organizzativi ni Garibaldi in provincia di Savona, fu estratto a creati dall’aumentato numero di uomini si formò sorte tra quelli di vari partigiani e fiancheggiatori un comando centralizzato dei reparti della vente- morti durante quei primi mesi di lotta. Il coman- sima brigata Garibaldi23. Nel periodo di sua massi- do venne assunto da Noce17. Le funzioni di com- ma espansione, la formazione contò sei distacca- missario di guerra furono assegnate a Gin Bevi- menti dislocati in tutta l’alta Val Bormida24. lacqua18.Il distaccamento si insediò alle Tagliate, Nell’aprile ‘44 i distaccamenti creati da Livio Fer- dove i quarantasei uomini iniziarono un periodo raro (Lupo), Giuseppe Milano (Tom) e Giovanni di addestramento militare sotto l’esperta guida di Barberis (Lince) si unirono al gruppo che Giusep- Noce19. pe Dotta (Bacchetta) aveva radunato sopra Roc- Il distaccamento Calcagno venne subito diviso in chetta di Cairo, dando vita alla brigata Savona, in- squadre e furono creati i servizi di intendenza, di titolata in un primo tempo ad Angelo Voarino e, informazioni militari, di collegamento e sanitario. in seguito, a Furio Sguerso che in questa fase ne La maggior parte degli uomini del Calcagno ave- fu il coordinatore25. va circa vent’anni. Erano operai, contadini, pesca- Il 1° giugno una squadra del Calcagno di stanza a tori, studenti20. Nella primavera del ‘44, l’aumen- Montenotte vide talmente accrescere il numero di tato numero di uomini costrinse i vertici del Cal- volontari da riuscire a costituire un distaccamen- cagno a costituire altri distaccamenti per ottenere to, il Mario Sambolino da cui più tardi prese vita la una migliore organizzazione e una maggiore effi- VI brigata Nino Bixio, in seguito denominata Cro- cienza. Vennero così formati l’Astengo, il Maccari setti. Sia il Sambolino, sia la Nino Bixio operarono e il Rebagliati21. nella zona di Montenotte, spingendosi sporadica- Il distaccamento Revetria si era costituito all’ini- mente verso Cengio e Spigno26. zio dell’estate del ‘44 per iniziativa di una trentina Il 6 agosto 1944 arrivò in Val Bormida dalle Lan- di giovani che si erano dati alla macchia nei pressi ghe un gruppo di trenta giovani ben armati, delle di Murialdo e venne in seguito inserito nella V bri- formazioni Mauri, comandato da Giacomo Asten- gata Garibaldi. La sua attività fu concentrata a Ca- go. Questo nucleo si rese protagonista di diverse lizzano e dintorni. Data la presenza proprio a Ca- azioni nei centri della vallata, affiancando i parti- lizzano di un presidio della GNR, il primo compi- giani comandati da Bacchetta27. to ufficiale affidato al Revetria dal comando del- Nel mese di settembre si formarono la V briga- le formazioni Garibaldi fu di esercitare su questo ta Garibaldi Baltera e la VI Nino Bixio. La Baltera, reparto fascista una pressione costante. Il distac- costituita il 1° settembre, poteva contare su circa camento assolse talmente bene a questo compito 200 uomini ed era organizzata nei distaccamenti che le forze fasciste si ritirarono, lasciando il pae- Moroni, Revetria, Nino Bori e in seguito Ugo Pie- se in mano ai partigiani. A Calizzano, i patrioti al- ro, nello Bovani e Bruzzone. La Nino Bixio, inve- lestirono un piccolo ospedale da campo e fece- ce, era formata dai distaccamenti Astengo, Giaco- ro funzionare un centralino telefonico per i colle- sa e Sambolino e raggruppava circa 150 uomini28. gamenti con i reparti dislocati a Bardineto, a Bor- Ai distaccamenti Astengo e Giacosa venne affidata da di Millesimo e al Melogno. I partigiani furono la zona di Montenotte, mentre il resto della briga- inoltre costretti a censurare la posta in partenza ta rimase in alta Val Bormida29. dal paese per evitare che le lettere potessero for- Alla fine del mese, il giorno 29, nacque la IV bri- nire informazioni utili al nemico, dato che tutta la gata Daniele Manin, strutturata dapprima su quat- corrispondenza era sottoposta al controllo della tro distaccamenti (il Calcagno, il Rebagliati, il Mac- Censura Provinciale di Savona. I partigiani, inol- cari e l’Ines Negri) poi su sette. Il primo ottobre,

Quaderni Savonesi 28 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta infatti, si costituì il distaccamento Bonaguro, una re e Politico Regionale e il Comitato di Liberazio- settimana dopo il Torcello e alla fi ne del mese il ne Regionale, in base al quale la formazione venne Guazzotti. In tutto la IV brigata Garibaldi riunì cir- inserita nell’Esercito di Liberazione del maggiore ca trecento uomini30 e coprì la zona del Colle del Mauri, con un impegno di collaborazione recipro- Melogno31. ca con il CLN di Savona35. Alla vigilia dei rastrellamenti dell’inverno, la for- Il 23 novembre ‘44, un’altra brigata delle forma- mazione GL riunitasi intorno all’avvocato Botta zioni autonome, la Pedaggera, comandata da Gi- contava circa 360 uomini32. ldo Milano e operante nelle Langhe, sconfi nò in Val Bormida, arrivando fi no a Millesimo. Il 17 di- I rastrellamenti del ‘44 cembre, la brigata venne attaccata dai fascisti. Do- e gli spostamenti delle formazioni po alcuni giorni di combattimenti, si spostò nuo- vamente verso Sale Langhe e Priero, in provincia Con il proclama di Alexander e i rastrellamenti del- di Cuneo36. l’autunno ‘44, i gruppi partigiani della Val Bormi- Un percorso inverso alla brigata Pedaggera, fece la da subirono un forte sbandamento che provocò la V brigata garibaldina Baltera che, alla fi ne del no- dispersione di gran parte delle bande e il cambia- vembre 1944, dopo aver perso il comandante Eu- mento di sede di alcune brigate. genio Cagnasso (Bill) in un rastrellamento, deci- Il 2 ottobre la brigata Savona subì un fortissimo ra- se di spostarsi verso le Langhe. Ma anche lì trovò strellamento per evitare il quale dovette spostarsi una forte presenza nemica e rientrò, quindi, in Li- in Valle Uzzone33. guria nel gennaio ‘45, per stabilirsi nella zona di Il 22 novembre la formazione di Bacchetta rice- Santa Giulia. Nel periodo in cui rimase nelle Lan- vette dal maggiore Mauri l’ordine di sbandarsi34. ghe, la V brigata Baltera prese contatti con le for- Pochi giorni prima, l’Intendenza politico-milita- mazioni di Mauri37. re della brigata aveva stipulato un accordo con il Il distaccamento Sambolino, inquadrato nelle for- Comando Militare Provinciale, il Comando Milita- mazioni Garibaldi, mantenne invece le posizioni

11. Cairo Montenotte, 10 gennaio 1944. Nella foto, i partigiani Andrea Bottaro, Luciano Graziano, Gustavo Rizzoglio e Mario Sambolino mentre vengono portati al luogo della fucilazione dopo aver subito atroci sevizie dalle SS.

29 n. 19 - aprile 2010 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta

Nella cartina, la dislocazione delle formazioni partigiane il 24 aprile 1945 dopo le disposizioni operative del Comando tattico della 2a Zona Liguria, per la liberazione di Savona e dei paesi della costa e dell’entroterra.

Quaderni Savonesi 30 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta anche durante il rastrellamento e il 1° gennaio del fino a quel momento aveva operato in Piemonte, ‘45 si riorganizzò, diventando brigata con sei di- ma in aprile si avvicinò alla zona controllata dalla staccamenti grazie all’aumentato numero di uo- divisione Bevilacqua e in essa fu inquadrata pochi mini38. giorni prima della Liberazione46. Le condizioni di vita erano proibitive. Tempera- Per un accordo raggiunto al Todocco, poco pri- ture polari (meno 18-20° C) e scarsi viveri resero ma della Liberazione i distaccamenti di Giovanni difficile l’esistenza delle formazioni. Nel novem- Barberis (Lince), Giuseppe Milano (Tom) e Livio bre del ‘44, il distaccamnento Maccari per sfamar- Ferraro (Lupo) passarono dalle formazioni auto- si fu costretto a macellare un cavallo che il coman- nome a quelle di Giustizia e Libertà. In questo mo- dante Noce aveva inviato come premio per alcune do, il gruppo radunato da Botta raggiunse le 250 azioni39. Ma nonostante tutto, le brigate aumenta- unità47. La brigata GL della Val Bormida venne in- rono anche nel mese di novembre. Il giorno 11 si titolata al giudice Nicola Panevino, giudice del tri- formò la III brigata Libero Briganti, forte di circa bunale di Savona e componente del CLN cittadino 200 uomini, che riunì i distaccamenti Ines Negri, in rappresentanza del partito d’Azione, fucilato a Bonaguro e Torcello40. Cravasco il 23 marzo 1945. A fine marzo la brigata Tra novembre e dicembre prese vita la brigata Li- Panevino venne inquadrata nella III divisione alpi- chene che operò in Val Bormida, nella zona di Pia- na Langhe di Giustizia e Libertà, pur continuando na Crixia e Cairo41. a operare in Val Bormida48. La divisione Fumagalli venne costituita il 25 aprile Nuovi reclutamenti 1945 nell’ambito delle formazioni autonome del e preparativi per la Liberazione maggiore Mauri, staccando la brigata Valle Uzzo- ne dalla II divisione Langhe e la brigata Val Bor- Dopo lo sbandamento dell’invero ‘44-’45, i par- mida dalla I. Il comando venne affidato al tenen- tigiani della Val Bormida si riorganizzarono nella te Bacchetta che ricevette l’incarico di contribuire primavera. alla liberazione di Savona, città di origine di mol- Nel gennaio ‘45 fu creata la brigata Val Bormida, ti dei volontari della formazione49. Alla fine della formata da alcuni uomini della brigata Savona42. guerra, la Fumagalli fu strutturata in quattro briga- nello stesso periodo, alcuni distaccamenti garibal- te: Savona “Furio Sguerso”, comandata da Rinal- dini si stabilirono nei pressi di Murialdo, instau- do Giribone; Uzzone “Bruno Lichene”, comanda- rando un’amministrazione democratica con un ta da Cesare Taini; Montenotte “Giovanni Chiarlo- sindaco eletto dai capi famiglia al posto del pode- ne”, comandata da Enrico Chiarlone; Val Bormi- stà di nomina prefettizia43. da “G. Giuliani”, comandata da Giuglielmo Mon- Il 1° febbraio si ricostituì la brigata Savona che pre- talbetti (Mimmino)50. se temporaneamente il nome di Valle Uzzone per Alla fine della guerra, la formazione numericamen- poi assumere nuovamente la denominazione ori- te più forte risultò essere la divisione garibaldina ginaria al momento del suo inquadramento nella Gin Bevilacqua, con 1.500 uomini, seguita dalla di- divisione Fumagalli di cui si dirà tra breve44. visione autonoma Fumagalli con 1.221 e dalla bri- Lo stesso giorno venne costituita la divisione Gari- gata Giustizia e Libertà Panevino con 26151. La Gin baldi Gin Bevilacqua, formata dalle brigate Brigan- Bevilacqua fu la formazione che pagò il tributo più ti, Cristoni (ex Manin), fratelli Figuccio (ex Balte- alto in quanto a caduti: furono 210, contro i 126 ra) e Crosetti (ex Nino Bixio)45. della Fumagalli e i 6 della Panevino52. Nei mesi che precedettero la Liberazione, le for- mazioni si rimpinguarono per l’accresciuto nume- Il CLN ro di uomini che salirono sulle montagne raggiun- gendo i partigiani. Il CLN clandestino di Cairo aveva sede in un palaz- Nuovi distaccamenti, brigate e divisioni vennero zo nei pressi della centralissima piazza della Vitto- formate. In qualche caso, gruppi che fino a quel ria ed era formato da Remo Stiaccini, poi sinda- momento avevano operato altrove cominciarono co di Cairo, Cesare Benzi, Sergio Bertino, Umber- a essere attive dentro ai confini della vallata. Fu to Cerrato, Antonio Civardi, Vittorio Ghigo, Asca- questo il caso della I brigata Garibaldi Casalini che nio Goso, Lino Marenco, Giacomo Porro, tutti an-

31 n. 19 - aprile 2010 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta tifascisti locali. mando cadeva spesso su figure carismatiche. per- Altri esponenti dell’antifascismo valbormidese ciò le regole stabilite venivano rispettate da tutti e erano in contatto con il CLN savonese e forniva- quando qualcuno sgarrava veniva punito severa- no documenti e armi alle staffette perché li por- mente, a volte anche con la fucilazione. tassero alle bande sulle colline. Uno di questi fu Riconoscimenti e medaglie Mario Castellano, futuro sindaco di Altare. Alcu- ni componenti del CLN di Cairo costituirono con La medaglia d’oro al valor militare conferita alla l’aiuto del parroco, don Gilardi, un Comitato per città di Savona è in buona parte motivata dall’atti- l’approvigionamento che sostenne e rifornì di vi- vità partigiana svoltasi in val Bormida. veri sia la popolazione sia le formazioni partigia- Tra i partigiani valbormidesi parecchi furono insi- ne. Il suo animatore, Carlo Rodino, che fu il primo gniti di medaglie, sia alla memoria sia a viventi. La sindaco di Cairo dopo la Liberazione, finì rinchiu- medaglia d’oro venna assegnata a Bruno Lichene, so nelle carceri tedesche di Cuneo53. partigiano di Altare morto a Vesime56. In suo ricor- do, sono state intitolate diverse vie e piazze, in va- SAP e GAP ri paesi della Val Bormida, ed è stata scoperta una targa in piazza Consolato ad Altare. Un’altra me- Le SAP e i GAP ebbero contatti con le formazioni daglia d’oro venne riconosciuta a Giovanni Chiar- valbormidesi, dal momento che sia le bande sulle lone, un ragazzino ucciso dai nemici, e al quale colline sia i gruppi che agivano nelle città e nelle fu intitolata una delle quattro brigate che forma- zone periferiche, erano coordinati dal CLN savo- rono poi la divisione Fumagalli57. Gin Bevilacqua, nese. I rapporti ufficiali delle brigate raramente ri- commissario delle formazioni Garibaldi dell’alta portano azioni in cui abbiano avuto ruolo elemen- Val Bormida ucciso sul Monte Camulera la notte ti delle SAP e dei GAP. Di sicuro, contatti con que- del 29 novembre 1944, ottenne la medaglia d’ar- ste formazioni ebbe il distaccamento garibaldino gento alla memoria58. A lui fu intitolata la divisio- Torcello, di stanza a Mereta di Calizzano. Il 6 mar- ne che unì tutte le brigate garibaldine della 2° Zo- zo 1945, il partigiano Penna Rossa espose ai com- na savonese. Medaglia d’argento anche per Libe- pagni del distaccamento un piano per compiere ro Briganti, Luigi Moroni e Cristoforo Astengo, il un’azione a Loano. Il piano era stato precedente- cui nome venne ricordato attraverso due distacca- mente concordato con la SAP Boragine54. menti garibaldini59. Anche Livio Ferraro ed Euge- Gruppi SAP agirono anche nelle fabbriche del cai- nio Fumagalli, entrambi cairesi, ottennero la me- rese, coordinati da Giuseppe Ferrando, Ascanio daglia d’argento alla memoria60. A Fumagalli ven- Goso e tale Besio55. ne intitolata la divisione autonoma che operò in Val Bormida. Giuseppe Milano e Gino De Marco, L’organizzazione dei campi entrambi partigiani in valle, il primo cairese, furo- no insigniti della medaglia d’argento. Infine, Silvio Gli accampamenti dei partigiani valbormidesi era- Melogno, valbormidese fucilato a Ceva, ottenne la no precari e scarsamente attrezzati. Gli uomini medaglia di bronzo alla memoria61. dormivano spesso all’addiaccio o, quando le tem- perature raggiungevano livelli proibitivi, si rifugia- La memoria della Resistenza vano in ruderi o cascine abbandonate. Spesso, l’unico modo di ripararsi dal freddo era Il ricordo della Resistenza, in Val Bormida, è vivo costruire baracche di frasche. soprattutto attraverso le piazze, le vie e i cippi in- titolati ai partigiani che hanno combattuto in zona La disciplina o che, provenendo dalla vallata, hanno sacificato la loro vita in altre aree dell’alta Italia. Nonostante la scarsa organizzazione logistica e la Numerosissime sono le lapidi che ricordano pa- precarietà degli accampamenti, tra i reparti parti- trioti caduti. A Cairo, uno dei tanti cippi ricorda Li- giani regnava una disciplina ferrea. Gli uomini era- vio Ferraro, cognato di Giorgio Ghiglia. no tutti volontari, ma le cariche erano elettive e la Praticamente ogni anno, in occasione dell’anni- scelta delle persone da collocare nei posti di co- versario della Liberazione, le sezioni valbormidesi

Quaderni Savonesi 32 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta dell’Anpi scoprono lapidi in memoria di loro com- Lettere Moderne, Facoltà di Lettere e Filosofia del- pagni caduti durante la guerra contro i fascisti e i l’Università di Genova, anno accademico 1974-75, tedeschi. pag. 44. Negli ultimi anni, esattamente nel 1989, una piaz- 6 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., za è stata dedicata a Dego al giudice Nicola Pa- passim; G. Gimelli, Cronache militari della Resi- nevino, componente del CLN savonese fucilato a stenza in Liguria, Milanostampa, Farigliano (Cu- Cravasco, il cui nome venne dato alla brigata val- neo), 1965, vol. I, pag. 81. bormidese di Giustizia e Libertà. A Cairo, numero- 7 P. Castagnino, Immagini e avvenimenti della Re- se vie del quartiere di Cairo Nuovo e delle frazio- sistenza in Liguria, Silvio Basile Editore, Genova, ni sono state intitolate a partigiani. In ogni paese 1979, pag. 39; G. Gimelli, Cronache militari…, della vallata ci sono vie o piazze dedicate a patrio- cit., vol. I, pag. 81. ti caduti. Per il cinquantesimo anniversario della 8 G. Gimelli, Cronache militari…, cit., vol. I, pag. Liberazione, inoltre, il Comune ha intitolato una 115. serie di nuove vie e piazze ad alcuni combatten- 9 G. Gimelli, Cronache militari…, cit., vol. I, pag. ti per la libertà. 115. A Calizzano, un curioso monumento è stato eret- 10 G. Gimelli, Cronache militari…, cit., vol. I, pag. to in memoria di tutti i partigiani, vivi compresi. 81. Una procedura inusuale, osservata per rendere 11 F. Pellero (a cura di), Diario garibaldino, Sabatel- omaggio a tutti coloro che hanno dato un contri- li Editore, Savona, 1978, pagg. 8-9. buto per la Liberazione. 12 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 294; M. Per diversi anni i partigiani cairesi coltivarono la Zino, G.L. tra Fal Bormida e Langhe, in AA.VV. Più speranza di poter allestire un museo permanen- duri del carcere, Emiliano degli Orfini, .Genova, te della Resistenza. Il museo avrebbe dovuto es- 1946, pagg. 310-311. sere aperto negli ultimi mesi del 1965, in occasio- 13 Discorso di Ezio Gagliardo, in Il Comune di Cairo ne del ventennale della guerra di Liberazione. Il Montenotte, numero 2, agosto 1965, pag. 7. suo scopo era ricordare e insegnare quanto pos- 14 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 260. sibile sulla Resistenza ai giovani che non avevano 15 Istituto Storico della Resistenza in Liguria (I.S.R.L.), vissuto quell’esperienza. L’annuncio dell’immi- fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. 4. nente apertura del museo venne dato da Remo 16 G. Gimelli, Cronache militari…, cit., vol. I, pagg. Stiaccini, allora sindaco di Cairo, durante il suo di- 161 e segg. scorso pubblico per il ventennale della Resisten- 17 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., za, il 25 aprile 1965. Il testo del discorso venne ri- pag. 80; G. Gimelli, Cronache militari…, cit., vol. portato anche su un notiziario comunale, dal tito- I, pag. 165. lo “Il Comune di Cairo Montenotte”, stampato in 18 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., un numero speciale nell’agosto del ‘65. Il proget- pag. 80. to però, per varie ragioni, non ha avuto, successi- 19 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., vamente, esiti operativi. pag. 81. 20 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., Stefania Berretta pag. 81. 21 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 104. Note 22 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 1 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, Ars passim. Graphica, Savona 1978, pag. 134. 23 Per un breve periodo questa formazione fu deno- 2 G. Parola, Provincia di Cuneo partigiana, Cassa minata seconda brigata Garibaldi, cfr. E. De Vin- di Risparmio di Cuneo, 1994, pag. 140. cenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 104. 3 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 141. 24 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 4 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 142. pag. 104. 5 L. Colla, Distaccamenti, brigate e divisioni par- 25 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 260. tigiane nell’entroterra savonese, tesi di laurea in 26 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit.,

33 n. 19 - aprile 2010 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta

pagg. 165 e 256. divisione Fumagalli esistono dati contrastanti. Al- 27 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., cuni testi riportano la cifra di 1.221 patrioti effet- pag. 296; L. Colla, Distaccamenti, brigate…, cit., tivi. Il Questore di Savona Di Guglielmo però, su pag. 79. richiesta dell’Office of Italian Military Patriots Re- 28 F. Pellero (a cura di), Diario garibaldino, cit., pag. presentatives inoltrata il 9 agosto 1945 circa l’attivi- 18. tà della divisione, risponde il 5 settembre successi- 29 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., vo che i partigiani della Fumagalli erano 1.497. Cfr. pag. 131. lettera della Questura di Savona all’Office of Italian 30 F. Pellero (a cura di), Diario garibaldino, cit., pag. Military Patriots Representatives, n° prot. 802/F- 18. 4/8-9-45, div. GAB, n° 03989. 31 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 52 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 131. pag. 351; P. Castagnino, Immagini e avvenimen- 32 M. Zino, G.L. tra Fal Bormida e Langhe, cit., pag. ti…, cit., pag. 101. 316 53 Discorso di Ezio Gagliardo, in Il Comune di Cairo 33 I.S.R.L., fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. Montenotte, cit., passim. 20. 54 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 34 I.S.R.L., fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. 6. pag. 220. 35 I.S.R.L., fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. 55 Discorso di Ezio Gagliardo, in Il Comune di Cairo 19. Montenotte, cit., pag. 9. 36 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 189. 56 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 37 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 336. pag. 348. 38 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 57 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 369; L. Colla, Distaccamenti, brigate…, cit., pag. 348. pag. 83. 58 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 39 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 348. pag. 169. 59 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 40 F. Pellero (a cura di), Diario garibaldino, cit.; E. pagg. 348-349. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 60 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 189-190; vedi anche intervista con Giovanni pag. 348. Urbani, testimonianze allegate, pag. 422. 61 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., 41 I.S.R.L., fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. 1. pag. 349. 42 I.S.R.L., fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. 14. Il rapporto ufficiale delle azioni della brigata Val Bormida parte dall’agosto ‘44 perché molti dei suoi elementi avevano preso parte a quelle prime azioni come partigiani della brigata Savona. 43 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 206. 44 I.S.R.L., fondo AM, scatola 26, fascicolo 27, pag. 4. 45 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 362. 46 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 370. 47 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 294. 48 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 295. 49 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 259. 50 G. Parola, Provincia di Cuneo…, cit., pag. 260. 51 E. De Vincenzi, R. Badarello, Savona insorge, cit., pag. 351; P. Castagnino, Immagini e avvenimen- ti…, cit., pag. 101. Sul numero degli uomini della

Quaderni Savonesi 34 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della ricostruzione Angelo Billia

a presente ricerca si circoscrive a due periodici pe. Ma si capisce: altro è parlare colla santa libertà Llocali, “Risalire”, bollettino interparrocchiale, e con cui si parla a tu per tu col parroco e altro è mani- “L’Ancora”, settimanale diocesano, ed intende for- festare in pubblico la propria idea, quando si è con- nire una prima analisi dei temi e degli argomenti trollati, come quel giorno, vero?” che circolavano sulla stampa cattolica in un mo- mento di forti tensioni sociali come gli anni del- Quanto scriveva il parroco di Cairo M.te, don Gi- l’immediato secondo dopoguerra. Emerge, pur lardi, sul bollettino mensile interparrocchiale “Ri- nella limitatezza delle fonti consultate, un quadro salire” dell’ottobre 1950, è utile per entrare nel vi- abbastanza netto della posizione della Chiesa, sia vo del dibattito che animava la pastorale cristia- a livello generale, sia nello specifico di una realtà na nel quinquennio tra il 1946/1951 nella Val Bor- mida. Il decreto del Santo Uffizio (organo della Chiesa CHIESA preposto alla tutela della fede e della morale) del 28 Giugno 1949 dichiarava “apostata dalla fede e E QUESTIONE OPERAIA scomunicato” chi “iscritto o no al Partito Comu- nista ne ammette la dottrina Marxista, atea e anti- NELLA VALLE BORMIDA cristiana e ne fa propaganda”, chi la difende e chi DELLA RICOSTRUZIONE la diffonde”. Siamo negli anni immediatamente dopo la guerra. (1946-1951) Molti sono i conflitti sociali presenti: difficoltà di trovare un lavoro, povertà e miseria nelle famiglie, ATTRAVERSO L’ANALISI lotte sindacali per difendere salario e occupazio- ne, ma in Val Bormida la discussione più accesa e DI DUE PERIODICI appassionante è tra comunisti e anticomunisti. La chiesa locale attraverso i due periodici che ho po- LOCALI tuto esaminare, il settimanale diocesano “L’Anco- Angelo Billia ra” e il periodico mensile interparrocchiale “Risa- lire”, prende posizione e diventa la promotrice di industriale come quella della Valle Bormida. Que- una propaganda vivace contro “il pericolo rosso”. sto primo approccio vorrebbe essere, inoltre, uno Le elezioni politiche del 18 Aprile 1948, le prime stimolo per approfondire tale tema estendendo la dopo quelle svolte nel 1946 per scegliere tra Mo- ricerca ad altri periodici cattolici pubblicati nella narchia e Repubblica e per eleggere l’Assemblea diocesi di Mondovì-Alba (per lo stabilimento Ac- Costituente, diventano un’occasione irrinunciabi- na di Cengio) e nella diocesi di Savona, e ad al- le per la Chiesa locale che scende apertamente in tre fonti presenti negli Archivi diocesani, in modo campo con tutta la sua autorevolezza. da poter colmare una lacuna storiografica che a li- La propaganda anticomunista sembra rifarsi al mi- vello locale, data l’importanza di una istituzione tico duello tra Don Camillo e Beppone del Guare- come la Chiesa, lascia scoperte molte questioni e schi: su “L’Ancora” del 2 Aprile 1948 si legge a ca- molti aspetti della storia sociale e culturale del ter- ratteri cubitali: “nel segreto della cabina elettora- ritorio. le, Dio ti vede, Stalin no!”, e il Vescovo in un Co- municato scrive “nella Domenica 11 Aprile, i Rev. Chiesa, lavoro e questione operaia di parroci ricorderanno ancora a tutti i cattolici l’obbligo gravissimo di votare, ed il dovere, non La bacheca (comunista) non esita ad affermare che meno grave, di dare il voto a quella lista di candi- sono proprio quelli di San Giuseppe che non desi- dati che (secondo istruzioni, le quali non manche- derano la Chiesa perché molti sono scomunicati. Io ranno da parte dei sacerdoti) diano sicuro affida- invece (Don Gilardi) affermo che tutti quelli coi qua- mento dal lato non solo politico, ma ancor più dal li ne ho parlato mi hanno fatto sentire il loro ramma- lato religioso”. rico e le loro proteste perché si è tardato tanto a ri- E la lista di candidati non era certa quella del Fron- costruire la chiesa: ed era tutta gente di San Giusep- te Popolare perché “è il partito Comunista che lo

35 n. 19 - aprile 2010 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della ricostruzione Angelo Billia ha suggerito” e “dietro la faccia onesta e patriot- zione con realitivo riassorbimento di mano d’ope- tica di Garibaldi si nasconde la faccia sporca del ra negli stabilimenti ma il sempre crescente co- mongolo Stalin”, dietro la maschera del Fronte si sto della vita e il conseguente disagio delle clas- cela l’assassino di Petkov, di Maniu, di Masarik, di si operaie e impiegatizie diventano occasione per milioni di uomini liberi, si cela il rapitore dei bim- rivendicare, attraverso giornate di sciopero un sa- bi spagnoli e di quelli greci; si cela il nemico del- lario adeguato. Nel Dicembre del 1947 gli operai la religione e della Patria”. Questi toni erano pre- di alcuni stabilimenti (Momtecatini di San Giusep- senti sul giornale fin dall’anno prima, quando vi si pe, di Cengio, della Cokitalia di Cairo) “hanno so- poteva leggere: “Il Comunismo è totalitario e anti- speso il lavoro in segno di protesta per la manca- religioso. Le persecuzioni contro la Chiesa e i suoi ta corresponsione della paga quindicinale da par- ministri e fedeli sono una prova della verità…e te degli industriali fra cui, peraltro, regna vivo mal- sarebbe iattura immensa per noi e per i nostri fi- contento per la restrizione dei crediti da parte del- gli se il comunismo senza Dio e contro Cristo do- le banche, che non consente loro di far fronte agli vesse prevalere per l’inerzia dei buoni e la vigliac- impegni immediati”4. Alcune aziende sono così cheria degli inerti”1. costrette a licenziare parte del personale con con- Tornando alle elezioni del ’48, ecco il manifesto seguente aumento della disoccupazione. pubblicato su “L’Ancora” del 9 aprile: “Italiani, il Negli anni successivi, fino al 1950, non cambia la 18 Aprile scegliete: Democrazia o Comunismo; situazione: si ripetono le agitazioni operaie nei va- America o Russia; De Gasperi o Togliatti; La Liber- ri stabilimenti, gravi disagi vivono le classi lavora- tà o La Dittatura; Il pane bianco o Le rape e i semi trici e il numero dei disoccupati tende a salire co- di girasole; Religione o Ateismo; L’educazione re- me testimonia la relazione del Prefetto: “in data ligiosa dei figli o Scristianizzazione”. odierna (11 Dicembre 1949), dalle ore 11 alle ore E in una lettera rivolta ai “Compagni Comunisti” si 13, hanno sospeso il lavoro circa metà degli operai legge: “I partiti al Governo e specialmente la De- dello stabilimento Azoto-Montecatini di San Giu- mocrazia Cristiana assicurano comprensione del- seppe di Cairo, per rivendicazioni salariali, […] e le esigenze della classe lavoratrice, assicurano pa- gli operai delle vetrerie di Altare (un’ora per ogni ne e lavoro, pace e concordia. Chi ha salvato la li- turno), per rivendicazioni salariali”5. Bastano que- ra dalla inflazione e quindi chi ha salvato i vostri ste poche pennellate per descrivere una situazio- stipendi? Chi ha assicurato il pane e le materie pri- ne di grave disagio sociale in cui viveva il maggior me? Il Governo De Gasperi”2. numero dei Valbormidesi. Non c’era rassegnazio- Ma c’era veramente pane e lavoro per tutti? Non ne, ma la volontà ferma di uscire insieme da quel- sembra. Lo testimonia lo stesso Vescovo di Acqui la povertà che aveva invaso le loro famiglie, volon- che in un comunicato del 1 Gennaio 1948, rivol- tà e impegno a partecipare ai dibattiti che veniva- gendosi ai Parroci e ai fedeli, scrive: “Il nostro Go- no organizzati in molti paesi della Valbormida sui verno ha deciso una sottoscrizione nazionale pro temi politici fondamentali: il referendum tra Mo- soccorso invernale ai disoccupati. Oltre le libere narchia e Repubblica ed elezione dell’assemblea sottoscrizioni che i Parroci sono da noi autorizza- costituente del 2 giugno 1946, il piano Marshall, ti a ricevere, in ogni chiesa ordiniamo una giorna- la nuova costituzione entrata in vigore il 1 gen- ta di raccolta (Domenica 18 Gennaio). Le offerte naio 1948. Era evidente che la popolazione vole- raccolte o sottoscritte siano inviate al Vescovo en- va essere protagonista nel costruirsi il futuro pro- tro il 25 Gennaio e saranno da Vescovo inoltrate prio e dei loro figli. direttamente al Capo del Governo”. E la Chiesa? L’azione pastorale dei parroci era ri- Nel Febbraio del 1947 il Prefetto di Savona nel- volta solo a predicare l’anticomunismo o stava la sua relazione mensile annota che la disoccupa- con chi lottava quotidianamente per “guadagnar- zione, nella provincia, “in campo industriale segna si” il pane? Certo non ho trovato esempi di un cle- un indice di 8.167 unità”, difficoltà economica che ro che dimostrasse la sua solidarietà con chi, at- si ripercuote anche nel commercio dove si riscon- traverso lo sciopero, lottava per dare una digni- trano oltre 800 disoccupati3. Aumentando poi la tà al lavoro e al lavoratore, ma la presenza della disponibilità delle materie prime, di energia elet- Chiesa viene evidenziata dai Parroci richiaman- trica e combustibili migliorano i dati sull’occupa- dosi particolarmente ai messaggi del Papa e alle

Quaderni Savonesi 36 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della ricostruzione Angelo Billia lettere pastorali del Vescovo di Acqui, monsignor voratori cristiani che, eccellenti nella loro capacità Dell’Omo. tecnica e coscienziosità religiosa,sappiano metter La fonte principale di questa ricerca rimane il bol- in armonia la ferma tutela dei loro interessi eco- lettino mensile interparrocchiale “Risalire”, che nomici con il più stretto senso di giustizia e colla- nasce proprio nel 1947 per opera del parroco di borazione con le altre classi sociali”. Cairo Montenotte, Don Gilardi. Ma come conseguire questa giustizia, con quali Un ruolo importante viene dato alle ACLI a cui mezzi? La presenza del Parroco o del Vescovo, in vengono affidati “non compiti sindacali ma pre- particolare nelle grandi fabbriche, era unicamen- sindacali. Non assistenza caritativa ma sociale”6. te legata alla celebrazione dell’Eucarestia in occa- Sono considerate un organo di Assistenza socia- sione della Pasqua o del Natale. Cito ad esempio le che riceve e tratta le pratiche dei lavoratori nei quanto avvenne il 16 Aprile 1944 nella vetreria di confronti degli enti assicurativi per far loro conse- Altare: “S.E.Mons. Vescovo […] ha voluto pro- guire quanto aspetta per legge. Sono ormai innu- muovere ed organizzare in Diocesi la Pasqua de- merevoli i lavoratori che hanno avuto piena sod- gli Operai, dando inizio a questa magnifica e bel- disfazione dell’opera gratuita, intelligente e cor- la iniziativa, si è portato ad Altare per celebrare diale dei patronati ACLI. Per avere l’assistenza dei Lui la Messa, per distribuire Lui con le sue mani Patronati provinciali basta ricorrere ai segretaria- pontificali Gesù Eucaristico, per dire la sua paro- ti del Popolo i quali dovrebbero sorgere in ogni la di conforto, di speranza, di vita, per impartire comune, in ogni frazione e in ogni azienda. Ba- con tutto l’affetto del suo grande cuore la Pastora- sta trovare un posto di recapito e un lavoratore di le Benedizione agli operai e alle loro famiglie, per buona volontà che si assuma l’incarico di ricevere consacrare quasi l’ambiente di lavoro, dove cen- e trasmettere le pratiche al Patronato Provinciale tinaia di uomini consumano, giorno per giorno, con cui si tiene in diretta corrispondenza7. E nel- in una immolazione continua, le energie della vi- l’Aprile del 1950 , in via mons. Bertolotti, a Cairo, ta per il bene della propria famiglia, per il progres- veniva aperta la sede del “nuovo segretariato del so della loro industria, per la risurrezione della Pa- popolo”, alla quale potranno “accedere i lavorato- tria, sempre cara e presente al cuore dell’operaio. ri di tutte le classi e categorie per far valere i loro […] Quante pupille erano umide di commozione sacrosanti diritti a quell’assistenza sociale che le e di amore”9,… mentre tanti giovani erano nasco- vigenti disposizione di legge dispongono in loro sti nelle valli vicine a lottare per conquistare e di- favore..fra cui far percepire i sussidi di disoccupa- fendere il diritto di tutti alla libertà contro il nemi- zione agli aventi diritto”8. co nazista e fascista. Le ACLI, questa nuova forza vitale nata e cresciuta Come vengono vissute dalla Chiesa locale gli scio- nel seno della Chiesa, non ha solo compiti di assi- peri, le agitazioni operaie molto intense, vista la stenza sociale, ma anche di testimonianza cristia- gravità della situazione negli stabilimenti, la disoc- na nel mondo del lavoro. Nel numero di “Risalire” cupazione, il basso salario? Vengono richiamati in del Luglio 1948, riportando il discorso del Papa ai diverse occasioni i principi generali che fanno par- 30.000 operai delle ACLI adunati nell’ampio cor- te della dottrina sociale della Chiesa: “il lavoro ha i tile del Belvedere in occasione della festa di San suoi sacrosanti diritti, […] tra cui diritto al lavoro, Pietro, viene riconosciuto che le Associazioni Cat- diritto al giusto salario famigliare, diritto ad una toliche dei lavoratori sono presenti nel mondo del qualche proprietà, oggetto di graduale conquista, lavoro “non solo perché là c’è l’avversario […], la diritto all’elevazione dei figli, non in misura del loro opera per il popolo non è dovuta alla paura censo, ma delle reali capacità, maggiore spirito della rivoluzione, né del sollevamento delle mas- sociale, capace di avvicinare e affratellare le clas- se, ma l’amore fa battere il loro cuore, quello stes- si”10. Sulla lotta di classe la posizione era netta: “La so amore che faceva battere il cuore di Cristo, e Chiesa non è per la lotta di classe, ma per la since- ispira loro la sollecitudine per la difesa e il rispet- ra collaborazione tra le classi. Auspica la scompar- to della dignità del lavoratore moderno e lo zelo sa di quelle ingiuste sperequazioni che aizzano gli attivo per metterlo in condizioni di vita materiali e animi degli uni contro gli altri, e ciò dovrà avveni- sociali in armonia con tale dignità”. E ancora: “L’al- re nella formazione di una mentalità più cristiana to fine delle ACLI consiste nella formazione di la- sia nei datori di lavoro che nei lavoratori”11. E al-

37 n. 19 - aprile 2010 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della ricostruzione Angelo Billia la domanda “lavoratore chi sei?”, l’autore dell’ar- comunisti, questi intrepidi difensori degli operai, ticolo risponde: “Amico mio ascoltami. Questa è firmano patti di questo genere: -nessuna assun- l’epoca dell’errore che trionfa sull’ingenuità ama- zione dei lavoratori licenziati, - sospensione (ne- ramente delusa […] è l’epoca della menzogna gli stabilimenti Cobianchi) di 150 operai,dei quali che fa leva sulle fatue speranze degli ignoranti, è 69 saranno licenziati entro tre mesi senza nessuna l’epoca dell’odio alimentato dalla malafede e dalla possibilità di riassunzione nella stessa ditta […] rivolta a Dio e alla sua legge. Non lamentarti del- Questo il disastroso bilancio di una delle più gra- le ingiustizie sociali. Lamentati piuttosto di quel- vi sconfitte subite dai lavoratori per esclusivo me- li che li fomentano fino all’esasperazione del pro- rito degli agitatori comunisti”17. Viene quindi sa- prio tornaconto, per sete di egoismo”12. lutato con grande interesse il 1° maggio 1950, da- Le lotte sindacali, gli scioperi, come vengo vissu- ta in cui “inizierà la sua attività la Confederazione ti dalla Chiesa locale? E’ in particolare “L’Ancora” Italiana dei sindacati dei lavoratori C.I.S.L.”18. Fini- che in diversi numeri tra il 1947 e il 1950 affron- va così quel “monopolio operaio” in cui “sociali- ta il problema con articoli firmati sempre dal gior- sti e comunisti si presentavano come i soli difen- nalista Acanto. Provo a riportare alcune sue rifles- sori dei lavoratori e della loro causa. Non vi è altro sioni, anche se trovo difficile raccogliere una sin- gruppo, secondo essi, che possa parlare ed agire tesi adeguata al pensiero che esprime. Tra i mezzi in nome degli operai e dei loro interessi. […] Il utili a raggiungere una migliore distribuzione del- fervore con cui i cattolici partecipano alla vita sin- la ricchezza, una proporzionale diffusione del be- dacale, l’amore pratico alla giustizia sociale, il fer- nessere tra le varie classe sociali “ci sono i sinda- vore verso quanto migliora ed eleva il tenore di vi- cati che, con lo stipulare buoni contratti di lavoro, ta dei lavoratori va gradualmente minando il pre- fanno affluire ai lavoratori maggior copia del red- teso monopolio operaio”19. dito sociale, quindi operano uno spostamento nel La dimostrazione che il cristianesimo è fattore di possesso della ricchezza […] perché il cammino giustizia sociale e sorgente di luce e di elevazione, verso il quale siamo diretti è la giustizia sociale”13. è lo spazio che “Risalire” riserva alla celebrazione “L’operaio infatti non ha bisogno di ricevere per dell’anniversario della enciclica Rerum Novarum elemosina ciò che gli tocca per giustizia”14. La giu- di Leone XIII, emanata il 15 Maggio 1891, “que- sta distribuzione del prodotto è favorita ed aiuta- sta monumentale enciclica del Papa degli operai ta da una seria e vigorosa azione sindacale. “Ma è fu detta acutamente ‘il bacio di Cristo ai poveri’ e un’azione che va svolta con intelligenza, con equi- segnò per i lavoratori il principio della riscossa cri- librio, moderazione e senso di opportunità […] stiana. Troppi operai e datori di lavori hanno il tor- Chi imposta l’azione deve quindi partire da una to di ignorarla: vi sono le norme sicure del Vange- conoscenza esatta della situazione industriale. lo perché le forze lavoratrici possano progredire […] Ora più di una volta accade che i dirigenti come fiume poderoso verso la propria elevazione sindacali non cercano di avere questa precisa co- morale e sociale, senza diventare rovinoso, strari- noscenza della situazione industriale prima di agi- pando”20. E ancora:”In questo documento si par- re. Peggio poi accade se, invece di considerazio- la di salario giusto, di orario di lavoro, della misera ni economiche, prevalgono idee politiche, risen- oppressione dei proletari, di sfruttamento nel la- timenti, volontà di spuntarla”15. voro delle donne e dei fanciulli, di collaborazione In questo contesto si pone l’evidente ostilità nei fra le classi sociali, di una distribuzione più giusta con fronti della C.G.I.L. accusata di essere “il sim- della ricchezza […] e solo un movimento di lavo- bolo eloquente di quello che è il sindacalismo co- ratori potrà realizzare questi principi che sono alla munista”16. A riprova di questo viene raccontato base della dottrina sociale della Chiesa”21. quanto è successo nella ditta SICME di Omegna. La Ditta “licenzia sette lavoratori e ne colloca al- Chiesa e questioni ambientali tri 13 in pensione. Per alcuni viene concordata la riassunzione in altro stabilimento. La Camera del Finora avevamo trovato la Chiesa locale, seppu- Lavoro locale esige la riassunzione alla stessa ditta re presente con il suo Magistero nel mondo del e scatena lo sciopero che dura qualche settimana. lavoro, poco attiva nel condividere la condizione Finalmente si giunge ad un accordo e i sindacalisti sociale di povertà e di sfruttamento che vivevano

Quaderni Savonesi 38 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della ricostruzione Angelo Billia i lavoratori nelle fabbriche e nelle imprese, molti in genere e in modo particolare alle piante arboree dei quali provenienti da diverse regioni d’Italia, in […], a distanza di cinque chilometri in linea d’aria particolare dal Veneto e dal Bergamasco; la trovia- (dallo stabilimento), a metà Settembre i tigli, i ca- mo, invece, impegnata direttamente a denuncia- stagni, le viti deponevano al suolo le foglie ingiallite re e condannare i danni alla salute e all’ambien- come dopo le brinate di Novembre. Precoci stagio- te che l’industria locale sta provocando.Cito alcu- ni, breve vita delle piante, frutti non recati a matura- ni esempi: zione sono i danni di palmare evidenza. Come con- tropartita gli agricoltori domandavano: 1 – rinnovo Il torbido a Cairo e paesi limitrofi è una cosa rea- o conveniente riparazione delle tubature; 2 – la cap- le, tangibile: a momenti stavo per dire una cosa tan- tazione dei nocivi elementi gassosi […]; danni rico- to densa da potersi tagliare con il coltello; ma non nosciuti e compensati in danaro o in concimi chimi- lo dico perché voglio stare nei termini…E il torbi- ci a prezzo di favore. do esce dalle gole degli stabilimenti, che si infischia- no di tutte le proteste, di tutta la gente che tossisce e Grazie all’interessamento del Senatore Varaldo ci che si sente far male… . Che le proteste siano giun- sarà un fermo impegno del Ministero dell’agricol- te a tiro, si sa; che le commissioni governative siano tura, attraverso il Segretario di Stato Canevari, a di- venute a far sopralluoghi, si sa; […] che delle prote- sporre accertamenti per stabilire l’entità dei dan- ste di massa siano state promosse, si sa; Ma si sa an- ni arrecati alle colture dai fumi dello stabilimen- che che proprio in questi giorni le cose hanno pre- to chimico in San Giuseppe di Cairo23. Sempre sul so proporzioni mai registrate fino ora…abbiamo vi- periodico “Risalire” si continua dare ampio spa- sto gente per via che camminava con il fazzoletto al- zio al problema ambientale, all’inquinamento del la bocca difendendosi come poteva da dense esala- fiume Bormida e dell’aria provocato dagli stabili- zioni, non so ben precisare di quale gas…Gente che menti Acna di Cengio, Montecatini, Cokitalia, Fer- tossiva e imprecava…Pensiamo che cosa debba es- rania Film di Cairo Montenotte. Il numero di Gen- sere di quei poveri operai che lavorano dove esala- naio del 1950 titola la prima pagina Riavremo pre- no tali gas; pensiamo ai bambini, ai malati, agli asma- sto aria ed acqua pura? Motivo di un non celato ot- tici. C’è poco da pensare: c’è subito da concludere timismo è dovuto all’intervento del Governo: che si tratta di un vero e proprio attentato alla salu- te pubblica22. Quando non si poteva parlare …si taceva; venuto il tempo di più largo respiro, le proteste fioccaro- Continua ancora Don Gilardi, sempre nello stes- no contro i fumi degli stabilimenti, ma le più erano so articolo, “[…] se il mio popolo chiede di poter proteste in sordina, timorose, perché c’era di mezzo respirare senza guastarsi i polmoni, sento di es- anche una questione di pane. Qualcuno parlò mol- sere tutto con il mio popolo finché non si è fatto to chiaro, come ha fatto il nostro giornalino tra i pri- sentire; né ci potrete colpire neppure con un giu- mi. Si mossero anche pezzi grossi; si agitò la questio- dizio severo, quando non vi scaricherete invece ne molto in alto: risultati? Sembravan nulli […]. In- voi, sinceramente e sollecitamente della respon- vece abbiamo il piacere di constatare che si è svolto sabilità di una provocazione grave. […] I provve- un lavoro intenso, come non mai, le cui risultanze dimenti sono costosi? Convienitene anche voi: la sono fissate nella relazione che pubblichiamo inte- vita vale molto di più. Dunque provvedete, prov- gralmente, convinti come siamo di rendere con que- vedete in tempo: costi quello che costi”. sto un buon servizio ad ogni chiarificazione”. La re- Già nel numero del Gennaio 1949 “Risalire” de- lazione a cui si fa riferimento era stata preparata dal- nunciava i danni all’agricoltura: la Presidenza del Consiglio attraverso l’Alto Commis- sario per l’igiene e la salute pubblica in merito a “in- I proprietari di terreni, in numero di 83 della frazio- convenienti igienici derivanti dallo scarico dei resi- ne di Rocchetta convennero di rivolgersi, per racco- dui industriali da stabilimenti ubicati lungo la vallata mandata e con circostanziata esposizione, alla S.A. del fiume Bormida. Montecatini, restia fino ad ora al risarcimento dei danni cagionati dalle esalazioni gassose dello stabi- Non ritengo mio compito riportare, anche in sin- limento di San Giuseppe di Cairo alla vegetazione tesi, il contenuto di quella relazione, né di esami-

39 n. 19 - aprile 2010 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della ricostruzione Angelo Billia nare quali miglioramenti ha portato all’ambiente piazza, davanti alle fabbriche a lottare con i lavo- e nei luoghi di lavoro (le lotte per difendere la sa- ratori che chiedevano più salario, un orario di la- lute dei lavoratori e il territorio dall’inquinamen- voro che rispettasse la loro dignità umana, un am- to prodotto dagli stabilimenti sono purtroppo du- biente di lavoro più sano. Questo avverrà solo con rate negli anni fino alla chiusura della ex Monteca- il movimento dei preti operai, nato in Francia pro- tini, dell’Acna di Cengio, e ultimamente della ex prio negli anni ’50 e allargatosi poi in Italia e in al- Ferrania Film). Mi premeva solo sottolineare co- tre parti dell’Europa. me, attraverso il bollettino interparrocchiale “Ri- Era però un segno di speranza, un’autorità in cui salire”, la chiesa locale abbia con coraggio e con porre la propria fiducia per un futuro di pace e di forza denunciato i danni che la ripresa industria- lavoro per tutti. le delle fabbriche, se non veniva adeguatamente controllata, poteva portare gravi danni al territo- Angelo Billia rio, in particolare all’agricoltura e alla salute del- le persone. Note Rimanendo ancora in tema di ambiente di lavoro 1 “L’Ancora”, 20 Febbraio 1947 riporto un’ultima riflessione di “Risalire” del set- 2 “L’Ancora”, 9 aprile 1948. tembre 1951: 3 A. Martino, Savona e provincia nel dopoguerra, Grifl, Rocchetta di Cairo (SV), 2008. Siamo stati trepidanti in seguito allo scoppio alla 4 Ibidem. Montecatini; erano tutt’altro che da eludere propor- 5 Ibidem. zioni anche maggiori del disastro. E con immensa 6 “Risalire”, n. 2, febbraio 1948 pena abbiamo visto le carni maciullate e tormentate 7 Ibidem. dei poveri feriti: e lo strazio delle famiglie dei morti 8 “Risalire”, n. 4, aprile 1950. ci toccò profondamente il cuore. Ai caduti del lavo- 9 “L’Ancora”, aprile 1944. ro, come ai valorosi che cadono sulle estreme trin- 10 “Risalire”, agosto 1949. cee che difendono la Patria, abbiamo reso i debiti 11 “Risalire”, settembre 1949. onori e i cristiani suffragi. Dinnanzi allo spettacolo 12 “Risalire”, marzo 1950. delle carni straziate e delle famiglie in lutto, il sen- 13 “L’Ancora2, 18 novembre 1949. so della solidarietà umana e della carità cristiana si 14 “L’Ancora”, 2 Aprile 1948. risveglia e si traduce in atto di commiserazione e di 15 “L’Ancora”, 15 Aprile 1949. soccorso: non uno, non pochi, ma tutti scatterem- 16 “L’Ancora”. 1 Luglio 1949. mo a chiedere giustizia contro chiunque fosse col- 17 “L’Ancora” ,1 Luglio 1949, articolo firmato da Ric- pevolmente responsabile di tanta sciagura. cardo De Giorgi. 18 “L’Ancora”, 28 Aprile 1950. Termino qui la mia ricerca con l’importante rico- 19 “L’Ancora”, 2 Giugno 1950. noscimento da parte della Chiesa locale che i mor- 20 “Risalire”, maggio 1949. ti sul lavoro sono stati equiparati ai morti caduti 21 Ibidem. per difendere la patria. 22 “Risalire”, settembre 1949, articolo firmato da Don E’ stata una ricerca che principalmente si è limita- Gilardi. ta a consultare due fonti, “Risalire” e “L’Ancora”, 23 “Risalire”, luglio 1949. penso, però, di aver colto lo spirito essenziale del- la presenza della Chiesa in una società che viveva un passaggio epocale: zone con vocazione agrico- la stavano diventando zone altamente industrializ- zate. Ho lasciato parlare le fonti per non tradire la sincerità e la forza delle parole, degli insegnamen- ti legati ai vari avvenimenti, politici e sociali. Certo la Chiesa era presente con la sua pastorale, senza condividere la condizione sociale di quel- la nuova classe che si stava formando: non era in

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a chiesa cattolica è una presenza costante nei ni per cui la tecnologia “entra” nella religione. Il Lpaesi della Valle Bormida, come in tutta Ita- caso probabilmente più antico in Valle Bormida lia. Non c’è villaggio, borgata, gruppo di case che coincide anche con il luogo dove era nata per pri- porti i segni di una devozione popolare sentita e ma una struttura industriale: Altare con le sue ve- partecipata: oltre alle chiese o ai santuari ci sono trerie. moltissime chiesette campestri, altarini, nicchie Su questa tela del 1774 di autore ignoto ecco San con statuette, affreschi, magari tracciati con mano Filiberto, antico protettore dei vetrai, benedire i semplice, testimoni di una permeazione forte del- forni da vetro con il gesto caratteristico. Ai suoi la fede nella vita quotidiana. piedi un angelo gli offre il frutto del lavoro. Sopra Con l’avvento dell’industria si creano le condizio- di lui la Madonna. Il quadro si trova nella parroc- chiale di Altare. Lo schema è proprio di molti quadri non diffi ci- PRESENZE li da incontrare, in cui il santo patrono intercede e protegge il paese, ritratto come sfondo del qua- DI FABBRICA dro medesimo. Qui non c’è il paese ma i forni dei vetrai, e questo vuol dire che Altare vive soprattut- NELLE IMMAGINI to grazie a quei forni, da loro dipende la vita e la SACRE ricchezza degli altaresi. Il santo può difenderli e proteggerli per consetire VALBORMIDESI. loro di prosperare per mezzo del lavoro. Di segno non dissimile è la statua che si trova nel- UNA PRIMA la chiesa di santa Caterina a Cengio. Peculiare pe- rò la simbologia scelta per esemplifi care la prote- ESPLORAZIONE zione della santa all’impianto industriale (che, ri- Alessandro Marenco cordiamo, per la prima metà del XX secolo produ- ceva esplosivi). Dalla veste della santa spunta nientemeno che un cannone, ai piedi della stessa una immagine incor- niciata raffi gura lo stabilimento cengese (si rico- nosce la cartteristica forma del serbatoio dell’ac- qua al centro del viale) con la scritta: “S. Barba- ra Proteggi la nostra industria”. Sul fi anco destro la scritta: “Dono dello stabilimento, 4 dicembre 1917” (festa di Santa Barbara) e a sinistra la scrit- ta: “Direttore Cav. Lvigi Magrini”. C’è da osserva- re che la statua porta alcuni simboli propri di San- ta Caterina d’Alessandria, come la torre e la ruota (qui non spezzata). È signifi cativa la data in cui questa statua sarebbe stata donata alla chiesa e perciò alla comunità: il quei giorni la Prima Guerra Mondiale segnava per l’Italia uno dei peggiori periodi (disfatta di Capo- retto, ottobre 1917). Le sorti della guerra erano in- certe, i racconti degli scampati alla terribile guerra di trincea dovevano essersi diffusi tra la gente co- mune, che aveva cominciato a conoscere la realtà di quella tragedia. Questo non impedisce allo sta- bilimento di invocare l’ausilio della santa, patro- 12. na dei minatori e degli artifi cieri, sulla produzio- Tela di San Filiberto, patrono dei vetrai, ad Altare, chiesa parrocchiale. ne della polvere da sparo che tanta fortuna ave-

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13. 14. Santa Barbara, chiesa di Santa Caterina a Cengio. Santa Barbara, chiesa di Santa Caterina a Cengio. Particolare della statua. va portato ai padroni, ai lavoratori e a parte del- to entusiasta di fronte a quella che potrebbe esse- la Valle Bormida. re una navicella spaziale. La tecnologia, nella sua Per anni non si trovano altri segni del lavoro nelle veste più vistosa, è entrata nella chiesa. Non solo chiese valbormidesi. Dobbiamo arrivare al 1967, la tecnica prossima, quella degli stabilimenti, ma anno in cui viene realizzato il mosaico che ador- anche quella più lontana e sensazionale. na la facciata della chiesa di Santa Maria delle Gra- Il disegno seguente ci riporta rapidamente a terra, zie a Cairo Montenotte. Il disegno è di Mario Caf- al lavoro e alla fatica della progettazione e realiz- faro Rore, il mosaico è stato realizzato dalla ditta zazione delle case: un uomo scalzo, intento al la- Odorico di Torino. voro con un martello pneumatico, poco sopra di Il mosaico ricopre tutta la parte alta dell’avancor- lui un altro uomo, in cravatta, studia un disegno po dell’edifi cio sacro. Rappresenta una Madonna tecnico, alle spalle un cantiere edile. Qui si cele- con in braccio il Bambino. A terra alcune fi gure bra il lavoro a tutti noto, lavoro tanto per l’operaio rappresentano persone umili in postura adoran- che per il tecnico. Entrambe le fi gure rappresenta- te. Lo sfondo è assai signifi cativo: tanto sul pro- te (insieme ad altre che non trattano però l’argo- spetto frontale quanto in quelli laterali sono rap- mento che ci interessa in questa esposizione) for- presentate le vedute della Montecatini, con le ci- mano una sorta di omaggio alla divinità: il lavoro miniere fumanti, e i cavi della teleferica Savona- dell’uomo e la sua tecnologia diventano quasi una San Giuseppe. preghiera. Una situazione completamente diversa Le cose sono cambiate: la fi gura sacra non proteg- da quella vista qualche secolo prima, quando il la- ge o intercede direttamente sul sito industriale, voro era “semplicemente” posto sotto la protezio- ma è lo stabilimento, insieme agli uomini e ai cam- ne del patrono. pi, a ornare e ad adorare la divinità. Nella stessa chiesa si trova sulla porta d’accesso Di segno simile sono le fi gure che si trovano at- una vetrata piuttosto recente, che è interessante torno all’arco a tutto sesto sopra l’altare maggiore riprodurre: della chiesa di San Giuseppe Operaio a San Giu- Sul lato sinistro vediamo: in alto un carrello della seppe di Cairo: il primo disegno in basso a sini- teleferica Savona-San Giuseppe, in basso una fi gu- stra dell’altare ritrae due persone in atteggiamen- ra umana dal fi nestrino di un treno; al centro una

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15. Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Cairo Montenotte, vista laterale. chiesa in cima ad un monte, con il sole alle spalle; tivo: a destra una ciminiera. Non abbiamo trovato notizie sulla sua realizzazio- [La porta di questa chiesa] Non è paragonabile al- ne, pare che sia stata installata nei primi anni Ot- la porta del Ghiberti, ma è bella! Maturata l’idea in tanta. Di fi anco c’è però, incorniciato, un artico- un dialogo vivace tra il parroco, membri del consi- lo (probabilmente della rivista L’Ancora) a fi rma glio pastorale e l’architetto sangiuseppese Imano- don Carlo Caldano, parroco di questa chiesa. Ne ne Franco, l’architetto la progettò con rara perizia riportiamo un brano, che ci pare il più signifi ca- e la dedicò a tutti i sangiuseppesi, gente laboriosa

16. 17. Disegno interno alla chiesa di San Giuseppe di Cairo. Disegno interno alla chiesa di San Giuseppe di Cairo.

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e onesta. ferte nei momenti di lavoro. Sul posto di lavoro è … doveroso non dimenticare Dio, quel Dio che con la vita ci ha fornito di braccia per lavorare, di men- Al di là del signifi cato immediato contiene riferi- te per pensare, di cuore per amare, per cui emer- menti più profondi: la chiesa posta al centro ri- ge la nobiltà del lavoro umano, che oltre ad esse- chiama la centralità della fede per il cristiano che re strumento per guadagnare il necessario per sé sulla fede impernia tutta la sua vita. Ma la vita è e per la famiglia, oltre ad estrinsecare la propria pure intessuta di tante altre cose, soprattutto di personalità, oltre ad essere un servizio sociale, è lavoro quotidiano (ecco i disegni laterali). È an- la collaborazione con Dio nel rendere la creazio- che intessuta di gioie e dolori, di preoccupazio- ne adatta all’uso dell’uomo. ni, di sconfi tte e di conquiste (non tutto si poteva Ci auguriamo che la “nostra porta del paradiso” esprimere sulla porta ma tutto abbraccia il pensie- suggerisca sempre simili buoni pensieri a chi en- ro). L’insieme ci aiuta a capire che non si può vive- tra per essa nella casa del Padre e della sua co- re a scompartimenti stagni, ma il tutto deve essere munità”. vissuto in una sintesi continua. Così presso l’alta- re è bene portare le preoccupazioni vissute e sof- Alessandro Marenco

18. Vetrata portale d’ingresso, chiesa di San Giuseppe di Cairo vista all’interno.

Quaderni Savonesi 44 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore

Parte Prima costituiscono l’AMBIENTE NATURALE (dall’atmo- sfera al suolo, dai poli terrestri al mare, dai pascoli L’attuale modo di produrre e la natura alle foreste) sono progressivamente andate incon- tro ad una significativa trasformazione, con suc- - Per interi millenni e per un numero indefini- cessive, profonde ripercussioni sulla condizione to di generazioni, l’AMBIENTE NATURALE ha individuale e sui rapporti socio-economici inter- condizionato la vita e l’evoluzione esistenziale correnti tra uomini e popoli. di tutti gli esseri animati. Ogni volta che io vengo a riflettere su questi argo- La SPECIE UMANA, in particolare, è stata quasi menti, quasi fatalmente, ritornano alla mia men- soggiogata dal mutare degli eventi climatici; tut- te le magistrali considerazioni di HANS JONAS, espresse nella sua pubblicazione: IL PRINCIPIO DI RESPONSABILITÀ (Einaudi – 1990); ripropongo integralmente alla cortese attenzione LA TUTELA dei lettori le sue affermazioni:

DELL’AMBIENTE E “Dall’euforia del sogno faustiano della modernità, DELLA SALUTE IN l’umanità si è risvegliata in un mondo freddo ed insidioso, nel quale non è più la nuda natura, ma VAL BORMIDA il potere conseguito per dominarla a minacciare Aldo Pastore l’individuo e la specie. In questa condizione, in cui l’Uomo è diventato per la Natura più pericoloso di quanto, un tempo, la ti concordano, ormai, sul fatto che le diverse tipo- natura lo fosse per lui, la tecnologia cessa di essere logie, nelle quali si articola l’HOMO SAPIENS, so- una sfera neutrale dell’agire umano e diventa, in no state determinate non tanto da differenze ge- modo ineludibile, oggetto dell’Etica. netiche (e, quindi, razziali) quanto, invece, dall’in- Sono i caratteri stessi della tecnica moderna, il suo flusso diretto del clima e degli altri elementi natu- dinamismo totalizzante, vale a dire l’irresistibili- rali sulla condizione esistenziale degli esseri uma- tà dei suoi imperativi e la globalità spaziale e tem- ni; non a caso, troviamo, nelle zone ghiacciate del porale delle sue conseguenze, unitamente alla loro globo terrestre, individui con pelle chiara, capel- ambivalenza, che la rende pericolosa anche quan- li biondi ed occhi azzurri, mentre invece, nelle zo- do venga impiegata per il raggiungimento di scopi ne equatoriali e surriscaldate, troviamo costante- legittimi e lodevoli, a far si che sorga l’esigenza di mente soggetti con pelle scura ed occhi e capel- una nuova riflessione etica, distinta da quella tra- li neri. dizionale, che era un’etica della prossimità, le cui Ma l’ambiente e, con esso, il clima non hanno con- norme, cioè, si riferivano ad azioni umane di por- dizionato o, addirittura, definito soltanto l’aspet- tata circoscritta. to fisico ed esteriore delle persone; in realtà, le Concernendo i rapporti diretti dell’uomo con l’uo- differenti condizioni naturali hanno caratterizza- mo, l’etica tradizionale era Antropocentrica; la to anche il modo di vivere e di pensare delle di- globalità delle conseguenze della tecnica attuale verse tipologie umane e, quindi, il loro modo di comporta, invece, il superamento di questo antro- intendere l’esistenza individuale e la convivenza pocentrismo, in quanto la BIOSFERA MINACCIATA con gli altri, nei diversi ambiti (familiare, comuni- avanza, nella sua totalità, al centro dell’Etica.” tario e sociale). - Negli ultimi due secoli (seconda metà del 1800 Analoghi concetti erano stati espressi, negli anni e 1900), tuttavia, questa ancestrale situazione ‘70 del secolo scorso, da ENRICO BERLINGUER, è lentamente mutata; con l’avvento delle tec- il quale, più volte, aveva ribadito che “è neces- nologie e delle lavorazioni industriali è stato sario modificare il nostro MODO DI PRODUR- l’HOMO SAPIENS a condizionare l’AMBIENTE RE E DI CONSUMARE e che occorre rivalutare il e, con esso, il CLIMA e non viceversa. CONCETTO DELL’AUSTERITÀ, scorgendo in essa, In effetti, tutte le componenti che, da millenni, l’Idea di un progetto di rinnovamento della pro-

45 n. 19 - aprile 2010 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore duttività e del consumo e, quindi, una Leva per gliare e, poi, superare il numero di quella che vive trasformare l’intera nostra società”. nelle zone rurali”. Le quasi profetiche affermazioni di questo nostro Più recentemente (marzo 2008) GIORGIO RUF- Docente hanno trovato conferma nei dati riporta- FOLO, nella sua pubblicazione “IL CAPITALISMO ti, nell’Aprile 2008, in un ampio ed articolato sag- HA I SECOLI CONTATI (Editore: Einaudi – Gli gio, curato da DEYAN SUDJIC e RICHARD BUR- Struzzi), è giunto a conclusioni assai simili; ripro- DETT, avente per titolo: “THE ENDLESS CITY”; pongo, anche queste, all’attenzione dei lettori: in estrema sintesi, riporto alcuni dati, presenti in questa pubblicazione: “Quella sintesi di Tecnica e di Mercato che ha co- stituito il segreto del trionfo capitalistico ne rappre- − Nel 1910: la popolazione mondiale residen- senta, oggi, la Prigione. te nella CITTÀ era pari al 10 PER CENTO DEL Non è vero che la tecnica prescrive di fare tutto ciò TOTALE; che è fattibile; essa prescrive di fare tutto ciò che è − ATTUALMENTE (APRILE 2008): la popolazio- profittevole. ne mondiale urbanizzata ha raggiunto il 50 Il problema, allora, non è quello di sottrarsi alla PER CENTO; tecnica, ma di sottrarre la tecnica alle leggi di mer- − Nel 2050: le stime indicano che il 75 PER CEN- cato, ponendola al servizio della conoscenza. TO degli abitanti del Pianeta vivrà in gran- In questo senso, l’EQUILIBRIO ECOLOGICO, L’AR- di agglomerati urbani; le campagne divente- RESTO DELLA CRESCITA ECONOMICA DELL’AVERE ranno semideserte. (STERILE E AUTODISTRUTTIVA) È LA PREMESSA NE- CESSARIA DI UN UMANESIMO TRASCENDENTE, IN- La situazione italiana non differisce sostanzial- TESO ALLO SVILUPPO ESISTENZIALE DELLA SPECIE mente da quella sopra indicata; UMANA”. andiamo a leggere, in proposito, quanto riporta- to da un recente rapporto (Agosto 2008) elabora- L’attuale modo di produrre to, congiuntamente, da CONFCOMMERCIO e LE- e la crescente urbanizzazione GA AMBIENTE:

L’attuale indirizzo produttivo ed economico vie- − In Italia, si trovano in una situazione di gra- ne ad incidere, sempre più intensamente, sulla vi- ve crisi MOLTI PICCOLI COMUNI, ubicati nel- ta di relazione delle persone, condizionando, in le nostre zone montane e collinari ed, addi- particolare, la loro collocazione abitativa in rap- rittura, nelle nostre pianure. porto alla tipologia di attività di lavoro o di stu- dio svolta. Infatti: Stiamo, infatti, assistendo, sempre più frequente- mente ed in ogni parte del Mondo, ad un duplice − Questi Paesi si stanno svuotando, perché ab- e correlato fenomeno: L’ESODO DALLE CAMPA- bandonati dai Giovani ed ignorati dagli Im- GNE ed all’INVASIONE ABITATIVA DELLE CITTÀ. migrati; entrambi tendono ad ammassarsi Molti studiosi ed esperti in Demografia hanno se- nelle Metropoli (per ragioni di studio e per la gnalato, da molti anni,la gravità di questo feno- ricerca di un potenziale lavoro); meno; ricordo, a titolo di esempio, la magistrale − La popolazione, ivi residente, è costituita, in esposizione di ANTONIO GOLINI, comparsa al- buona parte, da Anziani sopra i 65 anni, la- l’inizio di questo secolo, sul piccolo volume “LA sciati, dunque, a presidiare paesini semivuo- POPOLAZIONE DEL PIANETA” (Società Editrice. ti; Il Mulino): − Per quanto riguarda il Settore Economico, “Dopo i 6 miliardi di persone sulla Terra, raggiunti parlano eloquentemente i seguenti dati: nel 1999, siamo in prossimità di un’altra straordi- − gli addetti al lavoro di questi piccoli Paesi, naria pietra miliare nello sviluppo della popolazio- nel Settore Industriale ed Artigianale, rappre- ne: intorno al 2006, la popolazione che vive nel- sentano soltanto il 2,1 PER CENTO del totale le Aree Urbane del Mondo dovrebbe, prima egua- nazionale;

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− nelle Attività Commerciali, è attivo solo l’1,5 boschi non sono soltanto un dono spontaneo del- PER CENTO degli occupati nel settore, in sede la Natura, ma sono, anche, frutto della cura e del nazionale; lavoro dell’uomo, protrattosi per secoli e secoli; − l'Attività Agricola, fatti salvi alcuni settori di quindi, l’abbandono delle campagne e la crescen- nicchia, tende ad essere abbandonata dagli te urbanizzazione non sono soltanto fattori nega- abitanti di questi Paesini, perché, tradizio- tivi per il nostro ecosistema, per la nostra econo- nalmente, poca remunerativa; mia e per la nostra convivenza civile, ma sono, so- − il Turismo porta poche risorse, perché la pro- prattutto, un’offesa etica alla nostra storia ed alla mozione dei luoghi e delle bellezze locali è nostra tradizione, perché sono destinati ad incide- carente; inoltre, le strutture turistiche sono re sulla nostra identità civile e culturale. insufficienti per quantità e qualità; Ma, forse, più che sulle mie parole sarebbe, for- − il Settore Sanitario è estremamente carente, se, più saggio che i nostri lettori rivolgessero la perché, da tempo, sono spariti i Medici e le loro attenzione all’indimenticabile riflessione di Ostetriche condotte ed, attualmente, stanno CESARE PAVESE, riferita al significato della paro- dissolvendosi anche i Medici di Base; la “Paese”: − il Settore Scolastico si avvia verso l'estinzione; parliamo delle Primarie (Asili nido e Scuole “Un Paese vuol dire non essere soli, materne), delle Elementari, quelle più vicine sapere che nella gente, nelle piante, nella terra alle Famiglie, quelle radicate e diffuse nel ter- c’è qualcosa di tuo, ritorio. che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”. In conclusione: allorquando un Paese di mode- ste dimensioni perde progressivamente gli abitan- Dall’altra parte, l’INVASIONE ABITATIVA DELLE ti, si infoltisce soltanto di persone anziane, per- CITTÀ ha generato una moltitudine di drammatici de la possibilità concrete di lavoro, non è più do- problemi in ogni parte del Mondo. tato di Servizi Sanitari di base, È DESTINATO AL- Sono nate da questo evento le gigantesche Me- L’ESTINZIONE. galopoli (Città del Messico, Lagos in Nigeria, San Il fenomeno diventa notevolmente più grave, se Paolo nel Brasile, Calcutta in India, Pechino in Ci- noi facciamo riferimento alla nostra piccola ed na). amata Liguria, la quale presenta, in negativo, il più Ma, anche nella nostra Italia, IL PROBLEMA CA- alto numero di Paesi a rischio di estinzione; infat- SA ha avuto e continua ad avere tutta una serie di ti, su 133 Paesi collinari e montani della nostra Re- conseguenze di notevole entità, sia sul piano ur- gione, la Densità Demografica è molto inferiore a banistico, sia sul piano più propriamente sociolo- quella Nazionale (-8 PER CENTO), l’incidenza de- gico; possiamo sintetizzare l’intera problematica gli Under14 sulla popolazione totale è del 10 PER in questi semplici rilievi: CENTO (la media nazionale è del 15 PER CENTO), mentre la media di Anziani è del 29 PER CENTO − è aumentato e continua ad aumentare, nei (quella nazionale è del 18 PER CENTO); Questi centri urbani, il fabbisogno di una degna abi- piccoli Paesi sono minacciati dalla Crisi Economi- tazione per un numero straordinario di cit- ca (vivendo, unicamente, su di una produzione tadini (soprattutto: giovani) in condizioni agricola puramente settoriale, vedi: olivicoltura, economiche disagiate; floricoltura, viticoltura), sono totalmente sprovvi- − il Problema Casa è affidato alla logica della sti di Assistenza Sanitaria di base e, per di più, cor- domanda e dell’offerta e, di fatto, alle regole rono il rischio di perdere un consistente numero utilitaristiche dell’attività economica priva- di Scuole Elementari (una ventina circa per la sola ta; di conseguenza, l’acquisto o il semplice af- Provincia di Savona: da a ). fitto di una casa diventano drammi insoste- Dunque: il fenomeno dell’ESODO DALLE CAMPA- nibili per questa crescente moltitudine di cit- GNE ci dovrebbe far seriamente riflettere e me- tadini; ditare; mi permetto soltanto di ricordare, in pro- − continua a rimanere carente l'attività pub- posito, che i nostri campi, i nostri pascoli, i nostri blica per creare Piani di Edilizia Sociale o

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Convenzionata; è appena il caso di eviden- questo argomento, alcune personali considerazio- ziare che una tale carenza viene ad essere in ni, al fine di fotografare per intero l’attuale situa- aperto contrasto con l’articolo 41 della Costi- zione italiana ed, altresì, di evidenziare le cause di tuzione, il quale stabilisce che “La legge de- un tale dissesto etico e sociale. termina i programmi ed i controlli opportuni Ed allora incominciamo a riportare i dati relativi perché l’Attività Economica Pubblica e Priva- ai MORTI SUL LAVORO (FONTE: RAPPORTO EU- ta possa essere indirizzata e coordinata a fini RISPES 2008) nel periodo intercorrente tra gli an- sociali”; ni 2003-2008: − non esiste poi, di fatto, in gran parte del terri- I MORTI SUL LAVORO SONO STATI 7.588, così torio nazionale, una seria Pianificazione Ur- suddivisi: banistica, capace di conoscere e valorizzare l'intero contesto abitativo delle nostre Comu- ANNO 2003: 1.449 nità (trascurando, in particolare, i program- ANNO 2004: 1.328 mi di recupero del patrimonio urbano) ed, ANNO 2005: 1.206 inoltre, di controllare quotidianamente i pic- ANNO 2006: 1.269 coli ed i grandi interventi (spesso abusivi) sul ANNO 2007: 1.216 territorio, il quale, al contrario, deve essere ANNO 2008: 1.120 inteso come bene comune; − di conseguenza, si è lasciato ampio spazio I dati, sopra citati, giustificano ampiamente il tito- operativo all’edilizia privata, con grande fe- lo del Rapporto Eurispes “PEGGIO DI UNA GUER- licità della casta degli archi-star, autori in- RA”; infatti, i Morti sul lavoro in Italia hanno supe- contrastati e benedetti dei maxi-palazzi cit- rato numericamente i caduti della Coalizione In- tadini, autentici simboli della degenerazione ternazionale in Iraq, nello stesso arco di tempo. artistica della nostra epoca; Ancora più deprimente appare il confronto con − le periferie della città, in particolare, si so- i dati numerici degli altri Paesi Europei: questo no omogeneizzate sotto il profilo urbanistico, confronto dice, a tutti noi, che, in questo triste per cui al povero turista, in giro per l’Italia, settore, siamo i primi in Europa. riesce sempre più difficile distinguere una cit- MAURIZIO MAGGIANI, in un Suo pregevole ser- tà dall’altra; la conseguenza amara di que- vizio giornalistico del 5 ottobre 2008, ha testual- sto ultimo rilievo si identifica con la cadu- mente scritto: ta di una delle maggiori ricchezze del nostro “Secondo i nudi e crudi numeri, un operaio, un Paese, vale a dire la specificità culturale, ur- manovale, un muratore, un tecnico, un camioni- banistica ed architettonica delle nostre città. sta hanno UNA POSSIBILITÀ SU TRENTAMILA di morire lavorando, rischiando molto, ma molto di L’attuale modo di produrre più, di un comune cittadino, potenziale vittima e la tutela della salute della criminalità. E non basta: i lavoratori che rischiano di essere “Non è accettabile che di lavoro si possa morire vittime di incidenti gravemente invalidanti sono (ed in misura rilevante), come non è accettabile intorno ai QUATTROCENTOMILA L’ANNO: un che sul lavoro si possano contrarre tante malattie numero spropositato rispetto alle persone perbe- e tante invalidità a carattere permanente: è un pa- ne che rischiano una grave invalidità a causa del- trimonio umano che, anziché tutelato, viene po- la criminalità. sto in pericolo e distrutto; e tutto questo, per un Possiamo affermare che se esiste una Emergen- Paese, che si fonda su di una Costituzione basata za Criminalità, esiste, pur tuttavia, una Emergenza sul lavoro, ha un sapore beffardo, che rasenta l’as- Lavoro assai più grave ed urgente”. surdo e sconfina, spesso nella tragedia”. Eppure di tutto questo si parla molto poco negli Queste mirabili parole di CARLO SMURAGLIA non organi di informazione, limitandosi, essi, ad espri- necessiterebbero di ulteriori commenti, tanto es- mere il loro dolore ed il loro cordoglio a morte se sono chiare ed esaustive; ma, mi sembra giu- avvenuta. sto e corretto aggiungere alcuni dati e svolgere, su Ancora più scarna appare la divulgazione di noti-

Quaderni Savonesi 48 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore zie e di dati statistici in tema di MALATTIE PRO- tare un’esposizione professionale o accidentale FESSIONALI. all’Amianto”. È pur vero che queste particolari patologie non si manifestano con un inizio clamoroso e con un esi- 2a VERSIONE: (AUTORE: CESARE MALTONI Di- to immediato, perché la loro evoluzione presup- rettore dell’Istituto di Oncologia della Fondazio- pone tempi lunghi (calcolabili, addirittura, in an- ne Ramazzini di Bologna): ni); occorrono, quindi, attenti e prolungati studi per evidenziarle e conoscerle, ma è altrettanto ve- “Dalla fine del 1986 abbiamo raccolto la più ro che di queste malattie si parla poco, se non al- grande casistica del Mondo di mesoteliomi pleu- lorquando esse vengono ad assumere l’aspetto di rici e peritoneali in persone esposte professional- un’ampia diffusione territoriale, per certi versi as- mente: sai simile ad una manifestazione epidemica. i lavoratori di officine delle ferrovie o che lavo- Ma, oltre a questo rilievo facilmente comprensibi- rano per le FFSS, addetti alla costruzione, ripa- le (e, quindi, giustificabile) esiste, pur tuttavia, an- razione, controllo, pulizia e demolizione dei ro- che a livello accademico-scientifico, un atteggia- tabili ferroviari, contenenti amianto. mento incerto ed, addirittura, contradditorio nel- Ma anche i lavoratori dei cantieri navali sono la diffusione dei dati e delle conoscenze, concer- una categoria fortemente esposta ai rischi da nenti le malattie correlate all’Ambiente di Lavoro; amianto, perché questo minerale è stato massi- sembra emergere, inoltre, una certa reticenza nel- vamente impiegato come materiale di coibenta- l’esprimere giudizi su quanto avviene quotidiana- zione per navi della marina militare e mercan- mente in questo mondo. tili e per natanti da pesca e da turismo”. Cito, in proposito, soltanto un esempio, riferito al MESOTELIOMA PLEURICO da ESPOSIZIONE AL- Venendo a dati più recenti, desidero ag- L’AMIANTO. giungere che, nel luglio 2007, la Procura Abbiamo di fronte a noi due contrastanti versioni di Torino ha chiuso l’inchiesta sulle malat- su quanto accaduto, in Italia, negli anni ‘70 ed ‘80 tie che hanno colpito i lavoratori di Quat- del secolo scorso: tro Stabilimenti Italiani della Eternit.

1a VERSIONE: (AUTORI: E.C. VIGLIANI Ordina- Gli stabilimenti in questione sono localizzati a Ca- rio F.R. Di Medicina del lavoro nell’Università di sale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Tori- Milano – Presidente della Commis-sione Perma- no), Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). nente e Associazione Internazionale di medicina I casi di malattie conteggiati (in grande prevalen- del Lavoro) za: MESOTELIOMI PLEURICI), causati da espo- A.D. BONSIGNORE Ordinario di Medicina del La- sizione all’Amianto, sono stati 2.969 (quasi tutti, voro nell’Università di Genova mortali); infatti, tra questi, soltanto 830 sono an- TESTO: Medicina del Lavoro – ECIG Editore – pa- cora in vita. gina 266): Per completezza di esposizione, cito, inoltre, i da- ti relativi alla Regione Liguria, alla data del 20 di- “Il mesotelioma è un tumore molto raro in Ita- cembre 2007: lia; i casi segnalati nel periodo 1977-1978 sono “La Liguria è la Regione in cui ci si ammala di più stati 49, ma di questi solo 25 sono certi in quan- e si muore di più per Mesotelioma Pleurico; in tal to hanno avuto la conferma dell’esame autopti- senso, parlano, ancora una volta, con la loro gran- co o bioptico; de evidenza i numeri: in alcuni paesi sono stati allestiti registri e rac- 1.760 CASI (accertati dal 1994 ad oggi) colti dati statistici che permettono di afferma- 150 NUOVI CASI ALL’ANNO re che i mesoteliomi pleurici rappresentano lo 71 ANNI l’età media riscontrata alla diagnosi 0,75% dei tumori pleuro-polmonari. 80 PER CENTO: MASCHI (sul totale dei sog- Essi sono dovuti sicuramente all’esposizione al- getti colpiti) l’Amianto, ma sono numerosi i casi di mesote- liomi nei quali non è stato possibile documen- Scendendo nei Dettagli Provinciali, riscontriamo

49 n. 19 - aprile 2010 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore questi dati: tutto ciò che serve ad impedire mali sociali ed individuali”. PROVINCIA DI LA SPEZIA: 11,61 CASI ogni 100.000 abitanti per i maschi Ma, per fare SERIA PREVENZIONE, è necessario: 1,66 CASI ogni 100.000 abitanti per le femmine a) Aumentare quantitativamente i CONTROLLI; b) Migliorare la qualità dei CONTROLLI, avvalen- PROVINCIA DI GENOVA: dosi di Ispettori con diverse e particolari spe- 8,45 CASI ogni 100.000 abitanti per i maschi cializzazioni professionali, per la semplice ra- 2,12 CASI ogni 100.000 abitanti per le femmine gione che, nell’espletamento dei controlli stes- si, le materie ed i problemi da esaminare sono PROVINCIA DI SAVONA: complessi e presuppongono competenze plu- 4,49 CASI ogni 100.000 abitanti per i maschi ridisciplinari; 1,69 CASI ogni 100.000 abitanti per le femmine c) Approfondire le modalità attuative dei CON- TROLLI; riporto, in tal senso, una esemplare ri- PROVINCIA DI IMPERIA: flessione del Procuratore Aggiunto di Torino, 1,18 CASI ogni 100.000 abitanti per i maschi RAFFAELE GUARINIELLO: 0,68 CASI ogni 100.000 abitanti per le femmine “Preferisco Cento ispezioni minuziose che Mille superficiali. In questo modo, certi Piani per la Desidero sottolineare, infine, che i problema del- Sicurezza e il Coordinamento potrebbero esse- l’esposizione all’Amianto va al di là delle categorie re esaminati a fondo ed, allora, emergerebbero professionali impiegate nelle diverse lavorazioni, tutti i casi in cui si tratta semplicemente di fo- ma viene altresì ad interessare i cosiddetti “resi- tocopie, cioè dello stesso Piano utilizzato per denti”, vale a dire: persone che non lavorano nelle stabilimenti o cantieri diversi tra loro”. Sedi Produttive, ma che abitano nei dintorni del- d) Ripristinare l’incompatibilità degli Ispettori ri- le Sedi stesse. spetto ad altri impegni professionali di parte; In conclusione: quali le CAUSE di questa dramma- infatti, sono ancora troppo numerosi gli Ispet- tica sequenza di infortuni, di malattie ed i morti? E tori che continuano a svolgere Servizi di Con- come porre RIMEDIO ad esse? sulenza per le Aziende, che, al contrario, do- vrebbero soltanto controllare. − Alcuni esperti e molti politici continuano a sostenere che alla base di questo autentico È questo un elemento gravemente contraddito- dramma vi sia una CARENZA LEGISLATIVA; rio, perché i Controllori debbono essere “SOG- personalmente, questa versione non mi con- GETTI TERZI” e non rappresentanti di una parte; vince perché, nel corso degli anni, il Parla- mento Italiano ha varato molte buone leggi − Occorre, inoltre, percorrere la strada della sulla materia della sicurezza negli Ambien- CERTEZZA DELLA PENA per coloro che com- ti di Lavoro; a mio modo di vedere, vi è sta- mettono reati, offensivi per la sicurezza lavo- to, addirittura, un eccesso di norme, per cui, rativa. verosimilmente, vi è, oggi, la necessità di ri- vedere l’attuale assetto legislativo, abrogando L'IMPUNITÀ, infatti, è diventata, nella nostra So- norme contraddittorie o superate che arreca- cietà, una sorta di automatico privilegio per cer- no, nell’attuale contesto, confusione ed incer- ti cittadini e non per altri; e chi sono QUESTI AL- tezza applicativa di notevole rilevanza; TRI se non gli OPERAI, che subiscono il Danno se non, addirittura, la Morte, mentre, invece gli esen- − È necessario, invece, un serio rispetto attua- ti da malattie professionali e da eventi letali ad es- tivo delle leggi vigenti, il che, in termini con- se collegati (e, per di più, impuniti) continuano a creti, significa PREVENZIONE, assegnando a rimanere i DATORI DI LAVORO? questa parola, il suo vero ed autentico signi- ficato, che corrisponde, in Sociologia e Giu- − È necessario, infine, ribadire un concetto già risprudenza, al concetto: “Mettere in azione precedentemente espresso: le malattie profes-

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sionali e gli infortuni lavorativi sono la spia getto della lavorazione, hanno causato significati- di un sistema industriale vecchio, spesso ar- vi danni all’Ambiente ed alla Salute di molti abitan- caico, reso sempre più incerto dalle sfide del- ti della Vallata. la globalizzazione. Ed, allora, incominciamo a disquisire sull’intera materia, seguendo lo stesso ordine adottato nel- Negli anni scorsi, puntare sulla modernizzazione la Parte Prima. è stato spesso, inteso come intervento indirizza- to alla promozione, al marketing ed, in ogni caso, L’ambiente in Valle Bormida al crescente profitto derivato dal prodotto, mol- to meno alla qualità ed alle condizioni in cui quel Cito integralmente la Parte iniziale del Rapporto prodotto era formato, costruito, lavorato. ILRES (Istituto Ligure Ricerche Economiche e So- È questo uno degli aspetti essenziali della crisi at- ciali) che porta la data del GIUGNO 1975: tuale; è ancora una volta il MODO DI PRODUR- RE alla base del dramma sopra evidenziato; in altri “In questo territorio si trova il “Secondo Polo” della termini, è un tema fondamentale che coinvolge la Provincia di Savona ad alta concentrazione industria- questione dei diritti di tutti i cittadini nel rispetto le, resa più incisiva dalla presenza di alcune Aziende del dettato Costituzionale. di dimensioni medio-grandi, cui fa capo la larga mag- gioranza degli addetti alle Industrie Manifatturiere. Il Comprensorio conta, infatti, 68 unità produttive Parte Seconda per un totale di 8.609 occupati; di questi ben 6.146 risultano nelle otto industrie chimiche localizzate La Valle Bormida, pur nel suo ristretto ambito ter- nell’area in esame. ritoriale riproduce, in maniera speculare, la situa- Se il quadro occupazionale offre già degli elemen- zione descritta nella Parte Prima di questa Pubbli- ti abbastanza indicativi ai fini di una valutazione, sia cazione. pure empirica, del potenziale carico inquinante, va In effetti, nella seconda metà del 1800 e lungo tut- rilevata, altresì, la notevole incidenza esercitata, in to il 1900, l’assetto economico della Valle, riser- tal senso, da altri fattori, quali la tipologia delle la- vato, da Secoli, al Settore Agro-Silvestre, è venu- vorazioni in atto e le particolari condizioni climati- to progressivamente a fondarsi sul Settore Indu- che della zona. striale. Si è già detto del ruolo di primo piano assunto in Questo processo non è stato, però, omogeneo Val Bormida dall’Industria Chimica, che concentra, sotto l’aspetto territoriale, nel senso che l’attività in questo ambito territoriale, Aziende ad alto livello industriale si è indirizzata prevalentemente verso di rischio: basti citare la 3M ITALIA, l’ACNA, la MON- i Comuni posti al Centro della Valle e lungo il de- TEDISON e la COKITALIA. corso dei due rami del Fiume Bormida (Carcare Aggiungasi che la restante attività produttiva è rap- e Millesimo); invece, altri Comuni, localizzati so- presentata da Industrie per la lavorazione di minera- prattutto ai margini periferici della Valle hanno li non metalliferi, costituite, in prevalenza, da Azien- mantenuto un’economia agricola, per avviando, de per la produzione del Vetro, di Laterizi e di Mate- con gradualità, uno specifico interesse verso il riale Refrattario. Settore Agro-Turistico. Entrambe le lavorazioni (quella Chimica e quella atti- Questo processo lento, ma estremamente signifi- nente i Minerali non Metalliferi) rientrano, come no- cativo, ha condotto ad un sovvertimento dell’evo- to, nell’ELENCO DELLE INDUSTRIE CLASSIFICATE luzione demografica, favorendo l’Urbanizzazione INSALUBRI, in base al Decreto ministeriale 12 feb- (talvolta massiccia ed incontrollata) di alcuni Paesi braio 1971. e, dall’altro lato, lo spopolamento di altri, soprat- Quanto alle condizioni climatiche non si può non tutto di quelli posti ai margini della valle. rilevare l’INFLUENZA NEGATIVA ESERCITATA SUL- Ma, questo processo ha determinato, altresì, pro- L’AMBIENTE che, dal punto di vista dell’inquina- fonde ripercussioni sull’essenza naturalistica del- mento atmosferico, RISULTA ASSAI COMPROMES- la Valle, perché i metodi di produzione adottati SO, anche per la presenza di Nebbia per lunghi pe- e le sostanze iniziali, intermedie e terminali, og- riodi dell’anno e per la scarsa Ventilazione.

51 n. 19 - aprile 2010 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore

La presenza di un indice di rischio esterno, al luogo di produzione, piuttosto elevato trova del resto con- ferma nell’attribuzione del Comune di Cairo alla ZO- NA A da parte della COMMISSIONE CENTRALE CON- TRO L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO (LEGGE N° 615) ed, inoltre, nel CONTROLLO SPECIFICO DEL- LA ZONA CIRCOSTANTE LO STABILI-MENTO ACNA DI CENGIO, esercitato da una speciale Commissione ministeriale per la tutela delle acque superfi ciali”.

Quanto riportato dal prestigioso Istituto di ricer- che ILRES potrebbe apparire esaustivo a tutti gli effetti. Occorre, tuttavia, andare a verifi care, sempre nel- l’ambito dell’Indagine ILRES, la situazione esisten- te in alcune componenti dell’Ambiente naturale; mi riferisco, in particolare, all’Atmosfera ed all’Ac- qua. Per quanto si riferisce all’ATMOSFERA riscontria- mo questo sintetico giudizio: “Notevoli le emissioni atmosferiche, che vengono, soprattutto, dalle Industrie Chimiche, dalle Vetre- 19. rie e dalle Aziende metallurgiche ed interessano, Gli impianti dell’ACNA di Cengio negli anni ‘60, particolare. in modo specifi co, Cairo Montenotte e Carcare”. Questo rilievo, che ad un primo esame potreb- tutto trascurabile appare l’utilizzo dei pozzi per- be apparire generico e superfi ciale, è completato, denti. tuttavia, da una molteplice seria di esami (ripor- Quanto ai detriti, va osservato che questi general- tati nella pubblicazione) riferiti alle concentrazio- mente vengono accumulati in superfi cie in quanti- ni delle sostanze inquinanti presenti nell’ambien- tà considerevole: ricorrono, in modo particolare, a te esaminato (dagli Ossidi di Zolfo al Cloro, all’Aci- questo sistema le maggiori industrie chimiche del- do Cloridrico, ai composti di Fluoro sino a giunge- la zona (ACNA – 3M ITALIA e MONTEDISON).” re alle Sostanze Organiche Totali, espresse come Le conseguenze dell’immissione in acqua dei resi- Esano, ed, infi ne, agli Ossidi di Azoto ed all’Ossi- dui delle lavorazioni sono note a tutti. Ma, io de- do di Carbonio). sidero citare, in particolare, due testimonianze di Gli esami sopra citati dimostrano, quasi costante- notevole rilievo (alla luce della statura etica dei mente, valori superiori alla media nelle località del- personaggi che le hanno espresse). la Val Bormida ad alta concentrazione industriale. La prima è di ANDREA DOTTA ed è tratta dal Suo Ma, ancora più interessante e, per certi versi, sor- racconto “adolescenti al fi ume” (inserito nel Vo- prendente appare la relazione riferita agli Scarichi lume: “DREEEA! FRAMMENTI DI VITA”), nel qua- Industriali nelle ACQUE del FIUME Bormida. le Egli viene a parlare dei suoi bagni giovanili nel Riporto, in proposito, integralmente quanto de- Bormida di Saliceto: scritto dall’ILRES: “Una volta al fi ume ci spogliavamo tra i cespugli e “È signifi cativo che, in questo Comprensorio, la ci buttavamo in acqua, Era un’acqua nera e acido- quasi totalità delle Aziende immetta nei fi umi i re- sa che conteneva, sia pure diluiti, gli scarichi della sidui delle proprie lavorazioni: il fenomeno inte- fabbrica: se vedevamo schiuma bianca con venatu- ressa, in larga prevalenza le Bormide di Spigno e di re rossicce o verdastre, uscivamo dall’acqua aspet- Mallare ed, in misura minore, il torrente Zemola. tando che fi nisse la fl uttuazione”. Mentre il ricorso alla rete fognaria risulta limitato, La seconda porta la fi rma di BEPPE FENOGLIO ed concernendo solo delle piccole aziende di Cairo e è estratta dal Suo racconto “UN GIORNO DI FUO- di Millesimo nonché l’Ospedale S. Giuseppe, del CO” (scritto agli inizi degli anni ’50):

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“Hai mai visto il Bormida? RE PER MODIFICARE – UN PROGETTO PER LA Ha l’acqua color del sangue raggrumato, perché SALUTE IN VAL BORMIDA (Opuscolo Informativo porta via i rifiuti delle fabbriche di Cengio e sulle a cura di IST – Regione Liguria ed USL n° 6). sue rive non cresce più un filo d’erba. Riportato integralmente la sintesi finale di questo Un’acqua più porca e avvelenata che ti mette fred- lavoro: do nel midollo, specie a vederla di notte, sotto la luna”. “lo studio ha evidenziato le tendenze evolutive e le Negli ultimi anni, l’attività industriale della vallata caratteristiche storiche degli abitanti dei 19 Comuni è andata incontro ad un progressivo ridimensio- della Val Bormida. namento e si è orientata verso innovative tecnolo- Fra le variabili demografiche prese in esame, le più gie al fine di ottenere una maggiore efficienza nel informative sono state la Densità Abitativa, il Trend settore della tutela ambientale; è appena il caso di della Popolazione Residente, l’Andamento delle Na- ricordare la chiusura definitiva dell’ACNA, la crisi scite, lo Studio dei fenomeni d’Invecchiamento, il strutturale della 3M Ferrania, il rinnovamento del- Saldo Migratorio. l’impianto di depurazione della Cartiera Bormida La lettura comparata di queste informazioni rappre- di Murialdo, le modalità di trattamento dei deposi- senta una chiave di lettura per l’interpretazione del- ti di carbone presso la Cokitalia di Bragno. le modificazioni che hanno interessato la Val Bormi- Ma tutto questo non significa affatto il ritorno ad da negli ultimi venti anni. una: ideale unione tra la Valle Bormida ed il suo ambiente naturale; occorrono non soltanto gior- ni o mesi, ma addirittura anni per poter constata- re, con la dovuta sicurezza scientifica, questa ritro- vata convivenza; è sufficiente ricordare, in tal sen- so, il caso del processo di risanamento ambienta- le dell’Area-Acna e dell’adiacente Fiume Bormida; è vero, infatti, che l’Acqua è ridiventata limpida e non possiede più il macabro colore descritto da Beppe Fenoglio; è vero anche che nelle acque del Bormida sono ri- tornati i pesci e vi sono segni di un positivo rin- novamento vegetale delle sponde; ma è altrettan- to vero che il terreno dei margini del Fiume conti- nua ad ospitare al suo interno, fino alla profondità di almeno Dieci Metri, residui tossici delle passa- te lavorazioni e questi residui continuano ad inci- dere sulla qualità e sulle caratteristiche organolet- tiche dei prodotti agricoli coltivati nei terreni, po- sti a lato degli argini stessi. È dimostrata l’esistenza di una FASCIA CENTRALE In altri termini: occorre una maggiore conoscenza (DENOMINATA: VALLE BORMIDA – ZONA 2), che e serietà scientifica per accertare l’avvenuto risa- comprende i Comuni più popolosi e con la maggio- namento ambientale; non possiamo cadere, anco- re densità abitativa. ra una volta, in un deprimente inganno. A confermare la peculiarità di questa zona nei con- fronti dei Comuni più esterni (denominati: VAL- L’andamento demografico LE BORMIDA – ZONA 1 + 3) contribuisce anche il in Valle Bormida trend delle Popolazione Residente che indica come, fino alla metà degli anni ’70 vi sia stato un costante Su questo specifico argomento, esiste un detta- flusso migratorio dai Comuni Decentrati verso que- gliato e pregevole studio demografico, elaborato sta Fascia. da T. BALESTRI, S. BONASSI, A. CAPPIELLO, data- Anche la lettura del Saldo migratorio conferma que- to Gennaio 1983, che porta il titolo: “ CONOSCE- sta impressione: vi è, infatti specularità fra l’anda-

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mento del Saldo centrale e quello delle Zone Decen- Le ZONE PERIFERICHE, al contrario, mostrano i trate. caratteri propri delle Aree Rurali cioè Decremento Inoltre, in tutta la Val Bormida (e questa è una situa- costante della Popolazione (dovuto più all’emigra- zione comune in tutta la Liguria) la popolazione ap- zione che al calo delle nascite), larga parte dei re- pare in rapido Invecchiamento, con una situazione sidenti compresi nella fascia di età avanzata ed, in- più esasperata nei Comuni periferici. fine, bassa densità abitativa”.

A questo proposito, l’istogramma seguente appare La patologia umana estremamente chiaro: in Valle Bormida Per quanto riguarda il Trend della Natalità è pre- sente un costante Decremento, più marcato nel- QUANTO E COME il MODO DI PRODURRE, sino la Zona Centrale. ad ora perseguito, ha inciso sulle Condizioni di sa- Completata la raccolta dei Dati Demografici, il qua- lute degli Esseri Umani in Valle Bormida? dro che ne è derivato è quello di un TERRITORIO Sul QUANTO parlano, ancora una volta, molto DISOMOGENEO, con una FASCIA CENTRALE più chiaramente, i dati Statistici, oggi, a nostra dispo- popolata e tendenze demografiche simili a quelle sizione. di Zone Urbanizzate. Esaminiamo la seguente tabella, frutto di un prege-

Quaderni Savonesi 54 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore vole studio di Monitoraggio Epidemiologico, ese- forma di invalidità temporanea, né sotto forma guito da STEFANO BONASSI e RICCARDO PUN- di invalidità permanente. TONI (ANNO 1983): È evidente che non possono essere ricondotte a Ovviamente, questa illegittima procedura non è cause ambientali e lavorative tutte le patologie so- mai stata contestata all’ACNA, né da parte degli pra evidenziate (ed, in particolare quelle tumora- Organi di Governo Territoriali, né, tanto meno, da li). parte della Magi-stratura. Ma l’attento esame dei VALORI PERCENTUALI di Il gruppo esaminato comprendeva 13 operai che, tale patologie dimostra, in modo incontestabile, in passato, erano stati colpiti da intossicazioni da quanto segue: sostanze industriali, altri 10 lavoratori che avevano 1) Esistono reali differenze tra le due fasce della denunciato manifestazioni dermatologiche pre- Val Bormida, individuate in precedenza; in par- gresse o in atto, 29 affetti da disturbi dispeptici ed ticolare, il tasso di mortalità per tutti i tumori è 8 soggetti senza sintomi specifici apparenti. più alto del 30% nella fascia industrializzata, ri- spetto alle Zone 1 e 3 (Fasce ad economia agro- - All’esame clinico 26 soggetti avevano presen- turistica); tato segni vari di ipertrofia epatica, 10 manife- 2) Le principali differenze appaiono per i TUMORI stazioni dermatologiche, 18 risultavano affetti DELLA MAMMELLA, dell’APPARATO URINARIO da asma bronchiale, mentre soltanto in 10 ca- e DELL’APPARATO RESPIRATORIO; possiamo si l’esame obiettivo è risultato negativo. affermare, senza tema di smentita, che tali pa- - Le prove di laboratorio, relative alla funziona- tologie sono collegate ad un indice elevato di lità epatica (effettuata presso l’istituto Sanitas urbanizzazione e di industrializzazione. di Savona), alle quali erano stati sottoposti 27 Questi dati, pervenuti da una fonte scientificamen- soggetti, sono risultate negative per 8 lavorato- te autorevole vengono a confermare quanto il sot- ri, in un caso il risultato è stato dubbio, in 6 ca- toscritto aveva detto e scritto nel lontano Maggio si avevano fornito risultati parzialmente positi- 1962, a proposito delle “CONDIZIONI DI SALUTE vi, mentre, per i restanti casi, erano state intera- DEI LAVORATORI DELL’ACNA DI CENGIO”. mente positive. La mia indagine di allora, condotta in collaborazio- - I test cutanei effettuati presso l’Ospedale San ne con il compianto RENATO SACCONE e con AN- Paolo di Savona ad opera del prof. Cannata, pri- DREA DOTTA, aveva interessato 52 lavoratori, pro- mario del reparto di dermatologia) riguardanti i venienti da quasi tutti i Reparti di produzione del- 10 operai, affetti da dermatosi in atto o pregres- lo stabilimento e dalla Manutenzione degli impian- se, avevano fornito i seguenti risultati: ti. - in 2 operai si era riscontrata negatività per le so- È evidente che quell’indagine aveva seri limiti; in- stanze esaminate; fatti: - in 8 operai, le prove sopraddette avevano dato esito positivo e precisamente: a) Non è mai stata concessa al sottoscritto l’au- 1° caso: modesta positività per il Nitroparadi- torizzazione ad entrare nello Stabilimento e, clorobenzolo quindi, di visionare direttamente le modalità di 2° caso: alta positività per l’1/3 Dinitrocloro- produzione esistenti in ogni reparto; benzolo e per il Betanaftolo e modesta posi- b) la totalità delle Malattie (comprese quelle colle- tività per la Paratoluidina gate all’ambiente di lavoro) venivano diagnosti- 3° caso: alta positività per l’1/3 Dinitrocloro- cate e curate da medici della Mutua Aziendale benzolo e modesta positività per il Metami- ACNA, Autonomia ed indipendente dalla preva- nofenolo lente INAM; 4° caso: modesta positività per il Paradicloro- c) di conseguenza, la Malattie Professionali veni- benzolo vano denunciate all’INAIL in un numero estre- 5° caso: alta positività per il Benzatrone mamente ridotto di casi, come è confermato 6° caso: alta positività per l’1/3 Dinitrocloro- dal fatto che nessun lavoratore, da me esamina- benzolo to, è risultato indennizzato dal’INAIL, né sotto 7° caso: alta positività per l’1/3 Dinitrocloro-

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benzolo e modesta positività per il Parani- colare, della vescica (papillomi e carcinomi vesci- troclorobenzolo cali). Desidero evidenziare, in proposito, che giun- 8° caso: alta positività per la Paranitroanilina e gemmo ad individuare oltre trenta casi di neopla- per il Paraclorobenzolo e modesta positività sia vescicale, di sicura natura professionale. per la Paratoluidina A queste indagini sanitarie, fecero seguito diver- se vertenze legali nei confronti dell’ACNA, sino a È appena il caso di accennare al fatto che la posi- giungere alla sentenza del Tribunale penale di Sa- tività ai test cutanei, ora citati, aveva ed ha, tutto- vona del 12 aprile 1984, che condannò dieci Diri- ra, una notevole importanza scientifica, perché era genti dell’ACNA per omicidio colposo di numero- noto, già da tempo, che le ammine aromatiche pe- si lavoratori. netrano nell’organismo umano, oltre che per via Dobbiamo allora doverosamente chiederci a que- respiratoria, anche per via cutanea. sto punto: “è veramente chiusa l’ERA-ACNA? In conclusione: l’esame clinico e le prove di labo- Già in passato ho risposto a questo quesito, ma vo- ratorio eseguite avevano dimostrato, già in allora, glio ribadire, ancora una volta, la mia opinione al l’esistenza di forme patologiche di inconfutabile riguardo e cioè: carattere professionale. l’incidenza di malattie professionali e, soprattutto, Ed in proposito avevano consigliato all’ACNA di neoplasie, indotte dalle lavorazioni dell’ACNA, è l’adozione di alcune elementari ed ovvie misure di ancora alta; per di più sono recentemente sorti ca- tipo profilattico, quali: si di asbestosi e di mesotelina pleurico da esposi- zione all’amianto. 1. l’introduzione obbligatoria delle visite attitudi- Sto seguendo, come medico-legale di parte attri- nali al momento dell’assunzione di nuovi lavo- ce, alcuni casi di lavoratori colpiti da patologie tu- ratori; morali, le quali vanno sicuramente ascritte al tipo 2. le visite periodiche obbligatorie ogni tre mesi e ed alle modalità di lavoro eseguite presso questo controlli di laboratorio periodici; Stabilimento ed alle sostanze ivi trattate. 3. il miglioramento delle condizioni ambientali, Non va dimenticato, in proposito, che i tempi di eliminando o, quanto meno, riducendo la con- incubazione di alcune neoplasie possono raggiun- centrazione della nocività ambientale per mez- gere anche i 25 anni; anche per queste serie mo- zo di dispositivi che impedissero la dispersione tivazioni è prematuro, quindi, dichiarare chiusa di fumi, vapori e gas nell’ambiente di lavoro; l’ERA-ACNA. 4. l’introduzione di iniziative volte ad accrescere Ma, la vicenda dell’ACNA deve insegnare a tut- la percezione del rischio fra i lavoratori; ti noi, ancora una volta che l’ATTUALE MODO DI 5. il miglioramento delle condizioni generali di la- PRODURRE È SUPERATO, perchè lesivo dei diritti voro, mediante rotazione dei lavoratori per di- umani e dell’ambiente. minuire l’esposizione ed inoltre: aumento dei In tal senso, la Valle Bormida presenta attualmente periodi di riposo, alimentazione controllata e eccezionali possibilità di invertire questa tendenza correlata al tipo di lavoro svolto ed infine il pen- e, quindi, di essere di insegnamento a tutti noi per sionamento anticipato. una positiva visione del futuro; si può ancora inve- stire nella Produzione industriale, nella Coltivazio- È ovvio che tutte queste proposte rimasero lette- ne Agricola e nella promozione Turistica; ma per ra morta, da destinare, forse, ai cittadini valbormi- raggiungere questo ottimale obiettivo è necessa- desi del futuro. rio puntare ad un’autentica modernizzazione pro- Ed, in effetti, il caso ACNA no si arrestò a questo duttiva, che parta dall’impiego delle energie alter- punto; negli anni successivi al 1962, la nostra at- native per giungere ad un prodotto finale, senza tenzione (grazie, soprattutto, alla preziosa colla- produzione di scorie e di sostanze nocive; l’utiliz- borazione del compianto prof. Monticone, Prima- zo non affaristico delle conoscenze scientifiche e rio Urologo dell’Ospedale san Paolo ed al decisivo delle moderne tecnologie può far raggiungere al- apparato scientifico dell’Oncologo Prof. Leonardi l’umanità del futuro questo utopistico obiettivo. Santi) si spostò maggiormente verso le manifesta- zioni tumorali dell’apparato urinario ed, in parti- Aldo Pastore

Quaderni Savonesi 56 Culture di fabbrica: il linguaggio, il cibo e il lavoro Alessandro Marenco

l linguaggio è uno strumento di lavoro che co- sta osservare anche grossolanamente i numeri del- Ime tale si adatta alla funzione in modo da esse- le immigrazioni conservati negli archivi storici dei re il migliore per quel tale uso. Il cibo porta in sé la comuni per rendersi conto del “volume” variabile consuetudine e la disponibilità: descrive un aspet- di persone dal meridione, dal Veneto, dalla Sarde- to irrazionale (il rito) e un aspetto materiale (quel- gna, proprio in corrispondenza della grande attivi- lo che è possibile mangiare). Il lavoro qualifica tà industriali (durante la Grande Guerra, soprattut- l’uomo: lavorare da uomo libero è profondamen- to nel 1935 e negli anni seguenti)2. Possiamo allo- te diverso che lavorare da schiavo, non solo: fare ra descrivere il fenomeno complessivamente come un lavoro in cui si spendono competenze, espe- un graduale (ma non integrale) spopolamento dei rienza e fantasia è diverso che fare un lavoro ripe- paesi più piccoli verso i centri che ospitavano in- titivo e banale. sediamenti industriali, e allo stesso tempo una si- gnificativa immigrazione extraregionale, negli stes- si centri maggiori. CULTURE Il linguaggio e il cibo identificano una appartenen- za più di ogni altro connotato. In ogni paese, qua- DI FABBRICA: si in ogni casa, in ogni famiglia, esiste un gergo, un modo di cucinare e una serie di abitudini alimen- IL LINGUAGGIO, tari. L’industria porta gradualmente uno sconvol- gimento in questi canoni: le persone si ritrovano IL CIBO fianco a fianco con individui di altri paesi: si lavora E IL LAVORO e si mangia insieme. Durante il pasto sicuramente Alessandro Marenco si parla. Insomma, si assiste ad una serie di stimo- li che non ha eguali, se non durante il periodo del- la leva militare. Per gli aspetti sopra delineati, cibo, linguaggio e la- Il modello del lavoro agreste, infine, si era adatta- voro, sono elementi costitutivi di una storia cultu- to alla famiglia come nucleo, come gruppo di la- rale dell’industria in Valle Bormida, che meritano voro, alla cui guida si trovava il “vecchio” di fami- di essere approfonditi per meglio comprendere le glia, colui il quale aveva sicuramente passato più trasformazioni sociali che le trasformazioni econo- anni a contatto con gli elementi, con le bestie, con miche hanno causato in questi territori tra ‘800 e le semine e con gli uomini, fossero questi mercan- ‘900. ti o padroni a cui conferire, da mezzadri, la metà L’industria in valle arriva e si consolida in un ar- del raccolto. co di tempo relativamente lungo: dai primi insedia- Nell’industria il lavoro è scandito dall’orologio, menti tradizionali1 al momento di massima espan- non più dal sole, e comanda l’uomo designato, che sione, individuabile con gli anni Sessanta, possia- si trova in quella posizione perché ha acquisito sa- mo considerare circa un secolo. Ecco quindi che le peri specifici. Accade dunque che il giovane abbia trasformazioni di una società rurale avvengono in autorità e potere sul vecchio, sull’operaio più an- maniera quasi insensibile per chi le vive. Per que- ziano. sto, probabilmente, si osserva nei paesi più picco- li della Valle Bormida un calo demografico che non Il linguaggio è mai diventato desertificazione totale: spesso chi era sceso dal paese per andare a lavorare in fabbri- Il dialetto3 è una forma di espressione orale. I po- ca coltivava il progetto di tornare, acquistare ter- chi testi dialettali scritti sono recenti e per lo più ra, riadattare l’abitazione, vivere insomma secon- forzature ironiche o esperimenti di poesia in verna- do i tempi e i modi acquisiti dal modello di fami- colo. Ammettiamo allora che prima delle industrie glia: quello agricolo. si parlassero i diversi dialetti, per ogni paese una L’industria non richiamava, evidentemente, so- certa inflessione, una cadenza che lo rendeva (e lo lo dai vari paesi della Valle. Anche da altre regio- rende) riconoscibile rispetto ad altri. Ma non è tan- ni d’Italia sono giunti per cercare lavoro, talvol- to una questione meramente linguistica: qui inten- ta qualificato. In alcuni casi anche dall’estero. Ba- diamo il linguaggio come contenitore di informa-

57 n. 19 - aprile 2010 Culture di fabbrica: il linguaggio, il cibo e il lavoro Alessandro Marenco zioni, come strumento di lavoro. ro che non conosce, usando attrezzi sconosciuti, Prima dell’avvento dell’industria è corretto pensa- compiendo atti mai compiuti. re ad una società legata ai ritmi e ai lavori della ter- Ancor più forte è il salto che devono aver avverti- ra. Tra la classi meno abbienti l’unica distinzione si to gli uomini avvezzi ai campi entrando in una in- potrebbe fare solo tra contadini come piccoli pro- dustria chimica, peculiare in Valle Bormida, che è prietari conduttori di appezzamenti, mezzadri o produzione mediante reazioni, e questo ha di per braccianti “a giornata”. sé qualcosa di affascinante, di misterioso, di bello e Il linguaggio era dunque specifico per il lavoro dei terribile. Cercando di semplificare, nelle industrie campi, per la trasformazione del raccolto, per l’al- chimiche il lavoro consiste nel far reagire diverse levamento, la conservazione, il trasporto e il com- sostanze a certi livelli di temperatura e pressione, mercio delle sostanze4. controllando la reazione in modo da ottenere un In ogni caso il linguaggio che si parlava sui campi semilavorato utile per fare ancora, spesso, altri se- o nel mulino o presso al forno era legato al territo- milavorati. La chimica è già di per sé una disciplina rio, per questo non aveva bisogno di neologismi o dotata di un suo peculiare lessico, basti solo ricor- termini “segreti” come avviene per i linguaggi della dare come vengono nominate le reazioni più note: mala o del commercio. ossidazioni e riduzioni. Per non parlare della chimi- In Val Bormida abbiamo però due eccezioni do- ca organica, ove possiamo andare dalle nitrazioni cumentate: Altare5 e Roccavignale6. Due linguag- ai doppi legami, alla complessa nomenclatura degli gi che hanno lasciato tracce caratteristiche. Non a idrocarburi e così via. caso si sono distinti dagli altri dialetti proprio per l’uso che se ne faceva, ovvero il mantenimento per Il mio cervello registrava una caterva di nomi strani, una certa classe di segreti o informazioni riservate. che a me profano dicevano ben poco: Basi, Riduzioni, Il lavoro del vetraio era regolamentato e le cono- Anilina, Nitrazioni, Tritoli, Toluoli, Nitrofenoli, Cloru- scenze dei “maestri” erano riservate solo agli inizia- ro di Solforile, Bleu, Rodamina, Benzaldeide, Neozo- ti. Chi veniva a contatto con queste conoscenze do- ne, Betanaftilamina, Alfanaftilamina, Aminazioni, Ni- veva essere anche parte della società, quindi aver- trotoluoli, Fenoli, Acido H, Soda Cloro, Sale Argento, ne gli usi, il linguaggio, le abitudini. Acido Benzoico, Naftoli, Cloruro di Tionile, Cloruro A Roccavignale esisteva un numero cospicuo di uo- di Alluminio, Anidride, Antrachinionici ecc.7 mini che passavano l’inverno commerciando “por- ta a porta”. Già il commercio esige un suo linguag- Il linguaggio dei campi diventa di colpo alieno, ina- gio. Quello ambulante, poi, costituito anche sul- datto, incompleto, insieme alle informazioni ap- l’identità, sulla provenienza dello stesso paese, si prese nella vita precedente. Assistiamo dunque alla fortifica proprio con la mutua assistenza, lo scam- nascita di un linguaggio composito: in parte deriva- bio di informazioni riservate che vanno trasmesse, to direttamente dai banconi di ricerca delle univer- appunto, con un gergo non dissimile da quello del- sità, dei laboratori accademici, e in parte dalla pro- la malavita. gettazione tecnologica degli impianti chimici: reat- I due esempi qui riportati ci narrano di due me- tori, pressostati, percolatori, condutture, frigorie, stieri antichissimi: il vetraio e il mercante. Il lavoro vuoto. nella fabbrica è assolutamente sconosciuto, nuovo, Per un altro verso il linguaggio atavico subisce stupefacente nella sua complessa rumorosità. Si un’ulteriore scossa poiché lo stabilimento è luo- tratta di un flusso di lavori coordinati dove, spesso, go di assembramento di persone provenienti certo l’individuo ignora del tutto o in parte quello che sta dai paesi limitrofi, ma anche da cittadine, prossime facendo, non conosce la funzione e il fine del suo o lontane. Soprattutto per formare una classe diri- lavoro vive – in altri termini – una condizione alie- gente e il gruppo di tecnici, addirittura di operai nata. Arriva dall’esterno, con suo bagaglio di espe- specializzati, gli stabilimenti devono ricorrere spes- rienze empiriche e conoscenze ora superstiziose so a personale qualificato, cercandolo dove si tro- (l’influsso della luna sulle sementi o sulle gravidan- va, cioè difficilmente in Valle Bormida. Questo fe- ze), ora basate sull’evidenza di meccanismi sempli- nomeno coincide soprattutto con gli anni di mag- ci (un mulino, un carro, un martinetto ad acqua), e gior espansione delle attività industriali8. Il dialet- viene improvvisamente catapultato a fare un lavo- to, il linguaggio del paese, diventa sempre più ina-

Quaderni Savonesi 58 Culture di fabbrica: il linguaggio, il cibo e il lavoro Alessandro Marenco deguato: se è necessario comunicare con i colleghi me allora, intorno ai paesi della Valle dovevano es- di lavoro, con i tecnici, con i capi, occorre farlo in sere coperte di coltivazioni strappate letteralmente italiano. Questa sarà senz’altro vista come una dif- ai declivi: orti, campi, vigne. Il territorio ancora og- ficoltà, per alcuni, i quali non riusciranno a risolve- gi porta su di sé chiaramente queste tracce: dopo il re problemi, a giustificarsi, a rivendicare diritti, co- taglio di un bosco, oppure nella stagione inverna- me possono farlo coloro i quali padroneggiano la le, non è difficile scoprire una intera collina solca- lingua comune. ta da muri (quasi illeggibili), sentieri, pianori, bre- D’altro canto possiamo immaginare la fatica e vi campetti evidentemente ottenuti spianando zo- l’adattamento di coloro che da fuori avevano accet- ne impervie. È evidente che il terreno non basta- tato di trasferirsi in Valle Bormida per lavoro, per va mai e possiamo supporre che tutto il coltivabi- cui sono adatte le parole scritte da Primo Levi: le fosse coltivato. Il foraggio per le bestie era il po- co fieno che si recuperava ai bordi delle strade, ai [Per l’emigrante, il viaggio] non è una breve esplora- piedi dei boschi, talvolta integrato con felci o ra- zione senza imprevisti, condotta lungo le piste ben mi di latifoglie, ragion per cui l’allevamento non ha collaudate delle agenzie di viaggio: è un trapianto, mai potuto prendere piede in maniera consistente, forse definitivo; è un inserimento in un lavoro che quel tanto da avviare aziende agricole ben organiz- oggi è raramente elementare, ed in cui la compren- zate, impianti agricoli redditizi. I bovini erano indi- sione della parola, pronunciata o scritta, è necessa- spensabili nel mondo preindustriale: latte, carne, ria; comporta rapporti umani indispensabili con i vi- riproduzione degli stessi, forza motrice, letame e cini di casa, i bottegai, i colleghi, i superiori: sul lavo- fondo accantonato, quasi denaro liquido. ro, in strada, al bar, con gente straniera, di costumi di- In questa situazione l’alimentazione è scarsa e so- versi, spesso ostile9. prattutto poco varia. Scrive il prefetto napoleonico Chabrol de Volvic nei primi anni dell’Ottocento: Come detto gli immigrati in Valle Bormida erano spesso tecnici, dirigenti, impiegati, per cui la lingua [Nell’entroterra del circondario di Savona] tre quar- italiana continuava ad appartenere alla classe me- ti della popolazione vive di granturco e castagne. La dia che possedeva conoscenze e titoli per esercita- gente d’inverno fa solo due pasti: uno poco prima di re il potere sugli operai-contadini, ancora imprepa- mezzogiorno e l’altro alla sera prima che venga buio. rati di fronte alle novità dell’industria. Si preparano le castagne facendole bollire con fave o verdure, e quasi senza sale; […] talvolta alle castagne Il cibo si aggiunge il latte. […] La polenta è una specie d’im- pasto fatto con farina di granoturco e un po’ di sale, Mangiare non è solo introdurre alimenti nello sto- una volta cotta nel paiolo si taglia a pezzi e si man- maco. Si tratta anzi di tutt’altro: il cibo è coltivato o gia senza condimento. Qualche volta ci si mette un allevato, al limite cacciato. Poi trasformato per ren- po’ d’olio e dei fichi secchi. Nei giorni di gran festa si derlo edibile o per conservarlo. Può essere imma- mangia un po’ di carne; il pane si mangia una volta o gazzinato o trasportato. Con il cibo si commercia, a due la settimana11. causa del cibo (o meglio della sua mancanza) ci si sposta, si litiga, si scende a compromessi. Dopo più di un secolo la situazione non è, grosso Il cibo ha sempre un valore rituale, talvolta religio- modo, cambiata. Ecco come Teresa Scarrone, nata so. Scandisce le occasioni di festa, i momenti sere- nel 1915, ricorda cosa e come si mangiava poco pri- ni, celebra di per sé una ricorrenza10. Il cibo infi- ma della Seconda Guerra Mondiale: ne ci rappresenta: quello che mangiamo è un se- gno di appartenenza ad un gruppo, un etnia, una Intervistatore: [cosa mangiavate] a colazione? popolazione. Teresa: A colazione se avanzava un po’ di minestra Prima dell’avvento dell’industria possiamo imma- ce la facevamo scaldare ce ne prendevamo un cuc- ginarci in Valle Bormida un paesaggio sicuramente chiaio per uno. più bello e rigoglioso di quello attuale: negli ampi I: A che ora? Appena giorno? fondovalle di proprietà dei vari marchesi venivano T: Si, appena giorno. Poi o un po’ di latte, o un pezzo coltivati cereali. Le colline che si trovano, ora co- di focaccia [pane di patate cotto nella teglia], così.

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A mezzogiorno era sempre polenta con un po’ di “ba- T. No, antipasti no, magari un po’ di salame. Dunque gna” [sugo] di funghi, con un po’di [condimento?], davo: ravioli, pollo arrosto, contorno di patate. Più di con un po’ di fritto [cipolla o aglio o porri soffritti in tutto facevo pollastro e coniglio, a pezzetti ben cotto, poco grasso – olio o strutto –], con la formagetta, magari anche la gallina bollita per modo di dire, così che a me non piaceva con la polenta. E poi quando c’era anche il brodo, e poi gli facevo anche il budino c’erano le ciliegie, polenta e ciliegie. E alla sera era mi- freddo, ma non “ai boschi” [nella casa natale], quan- nestra, poi un fazzotto [pasta di pane cotta sulla stu- do stavo qui [nel paese di Dego]. fa], mia madre faceva la pasta con la farina e poi li fa- I. Perché ai boschi cosa gli facevi? ceva cuocere sul coperchione della stufa. Alla sera mi- T. Ai boschi eravamo più poveri, quando ero qui che nestra, con le tagliatelle. O patate in insalata, zucchini facevo i pranzi ero già sposata, neh15. quando c’erano. E poi castagne! I: castagne tante neh? Finalmente la carne, sia pure quella di animali di T: Castagne tante, quando ce n’erano tante, quando “bassa corte” come appunto galline e conigli, sia cadevano dalle piante le mangiavamo bollite e arrosti- pure carne evidentemente prodotta in loco. E poi tie e minestra sempre quella roba lì. Poi alle feste più compare il dolce, il budino: vera leccornia da gu- grosse, a Natale facevamo venire i maiali grassi e per stare unicamente in un’occasione eccezionale. Natale ce ne prendevamo un po’. Prendevamo il lar- La memoria di Teresa ci offre ancora uno spunto do perché l’olio era poco, prendevamo il lardo e mia interessante: in quel mondo in cui l’industria stava madre lo strutto lo faceva fondere e ne faceva delle progressivamente stravolgendo la società, come e pignatte e quello serviva come olio e faceva anche le dove si imparava a cucinare? frittelle con questo grasso, con lo strutto. E mangiava- mo quella roba lì, cosa usciva dalla terra12. Intervistatore: Ma tu dove hai imparato a cucinare? Teresa: Quando ero da serva dal medico c’era la pa- Questa alimentazione fornisce un apporto sbilan- drona dell’albergo che chiedeva al medico: “Oh si- ciato, carente di proteine e di vitamine, ricco di car- gnor medico, me la lascia un po’ venire stasera la Te- boidrati e pochi grassi, assolutamente monotono. resa?” e il medico diceva: “Ma io non la posso mica co- Ci par di capire che nessuno morisse letteralmen- mandare che se è stanca non la posso mica mandare a te di fame, semplicemente c’erano sempre le stes- casa sua” “Eh ma Teresa viene volentieri” così alla se- se cose da mangiare, sempre gli stessi alimenti sul- ra preparavo tutto e poi andavo da Ida che aveva l’al- la tavola. Diventa prezioso qualunque apporto di bergo. E a me sai cosa facevano fare? Mi facevano fare gusto o aroma diverso, soprattutto se economico. le sfoglie per le tagliatelle, col mattarello, e c’era Pras- Sotto questo aspetto è interessante la vicenda del- sede, Maria de Vian e Cicchinetta e una del Piano che la “Yerba Mate”, un’erba con cui si può ottenere un si chiamava Pina…16 infuso caldo, di provenienza sudamericana, impor- tata dagli stessi emigranti valbormidesi di ritorno Intanto da domestica in casa di borghesi si appren- dall’America meridionale13. devano usi e costumi certamente più raffinati che Ma soprattutto occorre tenere a mente la frase con- quelli della povera famiglia di origine, ma come se clusiva di Teresa: “Mangiavamo quella roba lì, co- non bastasse, dopo una giornata di lavori casalin- sa usciva dalla terra” L’alimentazione corrispon- ghi, Teresa faceva la sfoglia per l’albergo attiguo al- de alla produzione famigliare, ci sono rarissimi ap- la casa del medico condotto. E mentre tirava la sfo- porti esterni, per cui si può supporre che se ci fos- glia possiamo immaginare che si saranno prepara- se stata una brutta annata o un imprevisto l’econo- te altre vivande, si saranno scambiate informazioni mia della famiglia sarebbe andata in malora14. e commenti sul come, cosa e quanto. Di tutto que- Esistono poi le feste e le ricorrenze, momenti me- sto Teresa faceva tesoro, se è vero che dopo pochi morabili proprio perché finalmente si mangia ade- anni preparava lei stessa i pranzi di matrimonio, co- guatamente. Teresa in gioventù preparava questi me abbiamo visto. pranzi di nozze e ricorda: Le piccole botteghe di paese servivano quindi so- prattutto generi che non si potevano produrre in Intervistatore: Ma ti ricordi cosa si dava [ai pranzi di loco: sale, olio, pesce salato. Con l’avvento dell’in- nozze]? Antipasti? dustria in molte case arriva finalmente uno stipen-

Quaderni Savonesi 60 Culture di fabbrica: il linguaggio, il cibo e il lavoro Alessandro Marenco dio fisso, questo vuol dire in prima istanza la cer- di leva, si mangia spalla a spalla con sardi, calabre- tezza dell’alimentazione, e in secondo luogo la si, emiliani, lombardi o toscani. Ognuno ha la sua possibilità di variare cibo. Ecco che le botteghe co- particolarità, il suo modo di cucinare, la sua con- minciano a dotarsi di altri alimenti, di prodotti non suetudine al consumo di un certo prodotto. Dalla locali, di formaggi, di salumi, addirittura di frutta e contaminazione saranno nati nuove consuetudini verdura, visto che, da dipendenti, si è assottigliato alimentari, che purtroppo nessuno potrà mai rin- il tempo disponibile per coltivare la terra. tracciare con certezza: forse l’uso del peperonci- Le cucine, un tempo enormi laboratori dove tra- no, o il consumo abituale della “pastasciutta”, co- sformare e conservare la produzione famigliare, di- me abbiamo visto dalle testimonianze, inusuale in vengono sempre più anguste, adatte ad accoglie- Valle Bormida. re i prodotti acquistati nella bottega della borga- L’industria ha introdotto il benessere che ha con- ta, c’è scelta, c’è varietà, limitatamente alle possi- sentito la scelta del cibo, migliorando sensibilmen- bilità che dà lo stipendio, si può scegliere quello te la dieta ordinaria degli abitanti della Valle Bormi- che si vuole. Questa deve essere stata una grande da. Ma la terra ha perso il valore, l’importanza che molla, una spinta considerevole a lasciare i campi e possedeva. Se l’orto fatto come passatempo non i boschi, perlomeno ad accettare il compromesso dovesse produrre ortaggi non ci sarebbero proble- dell’operaio/contadino, per finire di sfiancarsi sulla mi: ci si potrebbe rivolgere ad un qualsiasi negozio terra dopo le dure ore nello stabilimento e trovare o supermercato. nel piatto finalmente cose inconsuete. Oggi possiamo definire terminata la fase in cui la L’industria fornisce poi un’altra occasione di ana- famiglia produceva una larga parte di quello che lisi del cambiamento degli usi alimentari17: duran- consumava; ora siamo unicamente consumatori. te il turno di lavoro si mangia, si consuma un pa- Abbandonati così i campi e le stalle, accade che si sto, talvolta due (colazione e pranzo per il primo celebrino gli elogi del mangiare “di una volta” co- turno, cena per il secondo, colazione per il nottur- me paradigma del cibo sano, dimentichi del fatto no). Nei reparti produttivi ci sono spogliatoi, doc- che la salubrità dell’alimentazione non dipende so- ce e soprattutto refettori: ampie sale in cui alle ore lo dall’assenza di pesticidi nelle coltivazioni, ma an- canoniche gli operai si radunano per mangiare. In che dalla varietà del cibo e dal modo di conserva- alcuni stabilimenti c’è un’unica mensa aziendale18, zione che solo con l’arrivo dell’industria si è potu- in ogni caso i lavoratori hanno un tempo limitato in to raggiungere. cui si siedono vicini, mangiano e chiacchierano. È inevitabile commentare il proprio pasto, confron- Il lavoro tarlo col vicino, scherzare, scambiare qualche as- saggio. Nel refettorio si ritrovano gli operai prove- Essendo la famiglia un centro di produzione, que- nienti da diversi paesi, sia interni alla Valle che dal- sta coincideva spesso con la “sede” del lavoro. Il le città limitrofe, che da altre regioni italiane. Così patriarca disponeva, i giovani dovevano adattarsi e il pasto diventa momento di confronto, di scoper- apprendere dai vecchi le tecniche, i tempi, i sape- ta, di riscoperta addirittura della propria identità e ri. Lo schema famigliare veniva ripreso all’esterno identificazione delle altre. Il pasto è un momento della famiglia, per cui nelle attività protoindustria- di scambio, in cui il contadino porge al cittadino un li, tanto frequenti in Valle Bormida19 quali ferriere assaggio della sua produzione, e ne riceve compli- o vetrerie, si poteva assistere ad una organizzazio- menti e approvazione. ne del lavoro tutto sommato semplice: sopra tut- In linea di massima il contadino è colui il quale reca ti il padrone, poi il maestro, poi gli operai, i garzo- con sé una parte della sua mensa, una parte del suo ni, i manovali. podere, mangia in comunione con la famiglia che Il nobile, il notabile o il prete erano i proprietari lo aspetta a casa. Il cittadino, colui che non ha terra del fondo, della bottega, dell’opificio. Gli anziani o non la coltiva, mangia più generalmente quel che comandavano secondo una scala gerarchica deriva- gli somministra la mensa: cibo confezionato, susci- ta dallo schema patriarcale. Il lavoro era costituito tando la commiserazione del contadino. da esperienze pratiche, spesso non diversamente Dal contatto scaturisce il confronto, dal confronto codificate. Non c’erano insomma manuali, testi o l’apprendimento: come per il periodo della ferma schemi di riferimento. Il “vecchio” decideva quan-

61 n. 19 - aprile 2010 Culture di fabbrica: il linguaggio, il cibo e il lavoro Alessandro Marenco do fare cosa e in che modo. Che ne sa del tritolo? Ne scaturiva una forma sociale, una società deriva- Tra un paio di settimane ta dal fatto che il “vecchio” allargava il suo potere Sarà giallo in faccia come un canarino su tutti quelli che venivano a contatto col lavoro. Ma non canterà come un canarino. Unico limite a questo potere è sempre la dimensio- ne della cellula di lavoro, del gruppo di contadini o Il lavoro di fabbrica non è totalizzante come quel- di artigiani (e dei relativi garzoni) che stavano a di- lo contadino o preindustriale: ci sono limiti di ora- sposizione del “vecchio” e che riferiva direttamen- rio e di responsabilità, per cui il lavoratore è chia- te al padrone. mato a compiere la sua opera in un certo ambito di La comprensione stessa dei segreti e dei “trucchi” tempo e non oltre, dedicandosi alla macchina, al per ottenere un certo manufatto, piuttosto che un prodotto, solo per il tempo in cui si trova dentro lo certo modo di operare nell’agricoltura, era dimen- stabilimento. Questo vuol dire, in altri termini, ave- sionata su un apprendimento che durava anni, im- re del tempo libero: concetto nuovissimo, inatte- parando il mestiere semplicemente facendolo, pas- so, ancora lontano da consuetudini borghesi come so passo, con calma, sbagliando e venendo corret- viaggi, passatempi, letture… Tempo libero subito ti, magari brutalmente. A sua volta questo genera- utilizzato reinvestendolo come lavoro nella campa- va l’idea che la “scuola” non sarebbe stata neces- gna: nasce la figura dell’operaio-contadino, soprat- saria, se non negli ambiti d’elezione, ovvero lettu- tutto il turnista che, terminate le otto ore (magari ra e scrittura. Non esistevano, infatti, scuole pensa- sui turni) si reca nei campi o nei boschi. Significa- te per formare ai mestieri, per sperimentare tradu- tivo questo brano di un quaderno delle consegne cendo dalla teoria alla pratica. L’unica scuola pro- della Ferrania: fessionale era la bottega, dalla durissima selezione. I tempi del lavoro erano totalizzanti: lavoro è tutto Sig. Capo Reparto il tempo che non veniva impiegato per espletare i L’operaio [XXX] mi domanda per piacere se non ave- bisogni fisici principali, il tempo passato durante le te nulla al contrario di poterlo cambiare turno. Moti- festività, le ricorrenze religiose. vo: legna da tagliare in un bosco presa fra lui e suo fra- L’industria in Valle Bormida, si insedia, abbiamo tello: però trovandosi uno a un turno e uno all’altro detto, piuttosto lentamente, ma portando una pro- non possono eseguire il lavoro dato come voi ben sa- gressiva quanto inesorabile trasformazione sociale. pete è un lavoro pesante. Dentro la fabbrica non comanda il più vecchio, ma Novità di lavorazione N.N. quello che ha studiato di più. Non c’è possibilità Turno C. 16.1.42 XX21 per un analfabeta di aspirare alla direzione anche solo di una muta di uomini, di un reparto. Occorre Esisteranno insomma due tipi fondamentali di ope- saper leggere, scrivere, far di conto. Occorre addi- raio: quello “cittadino” dedito unicamente al lavo- rittura avere conoscenze specifiche. ro di fabbrica, fruitore di dopolavoro, cinema, lo- Ma essere assunti resta tuttavia una vittoria, una cali pubblici, e quello “campagnolo” impegnato a soddisfazione. L’ingresso nell’industria chimica da usare il “tempo libero” nel lavoro in cascina. Tra le parte di un contadino viene narrato abilmente in due categorie, inevitabilmente, nasceranno attriti. una poesia di Cesare Garelli20: Si legge sulla “Gazzetta dell’ACNA” nel 1946

L’uomo se ne sta come un palo nella vigna Sappiamo che sono tra noi dei vampiri che, pur pos- Davanti alla scrivania del signor Sedati. sedendo diversi ettari di terreno coltivabile, le peco- Gli chiedono età data e luogo re, la capra, i buoi e la mucca, il maiale, continuano a Di nascita mestiere. venire a lavorare in fabbrica. Diciamo una buona vol- Remorino Antonio anni 52 ta a costoro che se ne vadano fuori dai piedi e non Camerana, contadino. importa se sono degli insostituibili, come qualcuno Firmi. Non sa firmare. asserisce. – Al reparto tritolo – dice il signor Sedati. … Costoro in maggioranza fanno i turni, vengono in fab- L’uomo se ne va con i fogli e sorride. brica per riposarsi e per loro lavorare un giorno in

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meno alla settimana è tutto lavoro in più che posso- rativa: non è importante come si fa il lavoro, conta no fare a casa loro. Mille e più lire in meno al mese? il risultato finale. Migliorare il lavoro è quindi una Non importa, intanto il pane (e che pane!), le pata- questione che spetta allo stesso lavoratore. Conta te ecc. non debbono comprarli, anzi, c’è chi ne ven- soprattutto “portare a casa” dei soldi liquidi. de ancora22. …Così capitò a me e al suo garzone Bacicin lui con Su questi attriti si svilupperanno ancora alla fine il carro e avuto ordini andate in Ziogna sopra Isola- degli anni Ottanta, i maggiori attriti, le maggiori grande vi è del carbone da mettere nei sacchi e por- tensioni, sullo sfondo delle istanze di chiusura del- tarlo giù, ma dopo averlo insaccato abbiamo dovuto lo stabilimento ACNA sostenute dalla regione Pie- farsi un lezza, cioè slitta di rami e caricato i sacchi so- monte e dai paesi a valle di Cengio. pra, 3 per viaggio, per avvicinarsi al carro così que- ste giornate ricordo poco mangiare senza orario e col Le memorie di un murialdese caldo, la polvere del carbone, per fare questo portai la mia bicicletta reciclata [?] per 5 lire che alla sera ar- Nel giugno 2008 il comune di Murialdo ha dato al- rivando à casa la mamma mi disse se o fatto lo spaz- le stampe, per la cura di Carmelo Prestipino, un vo- zacamino con un sorriso, ma pero qualche lire ave- lume miscellaneo di storia23, in chiusura viene ri- vo guadagnato. portata la copia anastatica del memoriale di Italino Bertone, un manoscritto ricco di disegni colorati, Il lavoro insomma, prima dell’avvento dell’indu- vergati con chiara grafia. L’ottuagenario autore rivi- stria, era totalizzante e, per quanto possibile, ar- ve i momenti memorabili della sua fanciullezza nel monico con tutto il tempo e lo spazio della vita: la suo paese (Murialdo, appunto), dei suoi mestieri. giornata, la stagione e il paese, per arrivare a chiu- Soprattutto è uno dei pochi memoriali ad essere dersi con la chiesa, nominata senza soluzione di dato alle stampe senza manomissioni, revisioni o continuità nei punti di riferimento della vita. correzioni: si tratta insomma di una fonte, sia pur soggettiva, che non è frequentissimo trovare e che Essendo in questa frazione e passati i miei anni con può conferire informazioni importanti sulla trasfor- quasi 200 abitanti che ricordo da ragazzo era come mazione del lavoro in Valle Bormida. un cantiere dai mestieri più umili al bestiame panet- Il momento del passaggio fra vecchio e nuovo mon- teria macellaio osteria Mulino con segheria e curando do viene percepito con la fine della guerra, l’anno l’agricoltura dai piselli a marzo “in ter Krimen” [fon- fatale in cui si avverte chiaramente la voglia di ri- do agricolo di proprietà del narrante] alle tante casta- costruzione, di riavvio. Alcuni, come Italino, non gne secche centinaia di quintali fino all’inverno sem- vogliono adattarsi come gli altri paesani, preferen- pre occupati e appena scompariva la neve su per er do rinunciare al lavoro negli stabilimenti, evidente- Krimen a fare muri e cascinotti e tanta allegria dal- mente stanchi di stare “in giro”, preferendo il lavo- l’Asilo vicino da 40 a 50 bambini cantare camminare ro agricolo in paese. Scelta che però, dovranno ri- e pregare, la Chiesa questo grande monumento per vedere negli anni a seguire. sentinella il campanile dal 30-40 prima della seconda guerra questo era il Ponte. …che dal 1945 avanti fù come tagliare il passato e Questa descrizione del lavoro si può affiancare con tutti con un idea di lavorare e costruire e migliorare e quella scritta in apertura della memoria di Italino, non voglio lasciar esempio sul mio operato o decisio- decorata da un disegno che accompagna la descri- ni prese, rinunciai agli stabilimenti e forse con più sa- zione di un altro ambiente di lavoro: quello della crificio ma mi accontentai della piccola azienda Vigliz- vetreria: zo, perché dalla guerra, dalle montagne, alla Liguria, alle imprese Diga di Osiglia, stanco di girare e attac- 1936 –Disegno a ricordo Vetreria – Carena Carcare – camento alla famiglia a questo Murialdo, come le mie Inizio il mio balletto per vivere che finì nelle officine generazioni accettai questo magro vivere… Fresia nel 1982. Vicino à questi forni che in compania dei colleghi Lavoro agricolo che il testimone identifica con la fa- Giuanen – Beppin – Battisten abbiamo avuto il batte- tica, non disgiunta da una certa indipendenza ope- simo – vagnese à micca – [guadagnarsi il pane] par-

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tendo dal lavoro dei più duri facendo la strada in bi- 5 G. Rubino, Parlé balurd: il gergo senza tempo di cicletta e dopo 8 ore di corsa a servizio dei macchini- Roccavignale, ed. Valbormida, Cengio, 1989. sti con tutti il giorno bottiglie calde da spostare e di- 6 G. Bormioli, Lessico del vetraio altarese, ed. Valbor- sciplina tremenda, si portava a casa 5 lire e alla quin- mida, Cengio, 1995. dicina 65 lire [sic] al confronto il pane si pagava 1,32 7 A. Dotta La chimica a Cengio, storie di battaglie e centesimi così in giornata guadagnavamo 4 Kg di pa- conflitti dentro e fuori i cancelli. FILCA-CGIL Savo- ne adesso c’è da ridere ma 70 anni fa, nelle nostre ca- na, 1997, p. 72. se era una ricchezza… 8 Si veda ad esempio: Archivio del Comune di Cairo Montenotte, Soggiorno stranieri, XII-1-3; oppure i Il lavoro non ha più nessuna inventiva, nessuna faldoni Immigrazione nello stesso archivio. personalità, nessuna creatività. Non è più corpo 9 P. Levi, I sommersi e i salvati, Einaudi, Torino, unico con il paese, con chi commercia, con la chie- 1986, p. 51. sa, ma si tratta “semplicemente” di otto ore fatico- 10 Ancora oggi alcune famiglie festeggiano il giorno di sissime, in cui si è sottoposti a una disciplina dura. San Giuseppe con le frittelle, il carnevale con le “bu- Da “mestiere”, degno, identificativo dell’uomo, ric- gie”, il giorno dei Morti con i ceci in umido, a Nata- co di un bagaglio culturale; a “lavoro”, fatica inqua- le con la gallina bollita. drata in uno schema con dei limiti precisi: pessimo 11 G. Chabrol de Volvic, Statistica del dipartimento di fare di meno, ma inutile anche fare di più; scarso il Montenotte, Traduzione di G. Assereto, Comune di bagaglio culturale; obbligo di adattarsi rapidamen- Savona, 1994, p. 397, (ed. or. Parigi 1824). te al nuovo ambiente. Si percepisce che chi ha stu- 12 Intervista a Teresa Scarrone, di Dego, registrata con diato può aspirare a posizioni migliori, se non im- videocamera nell’ottobre 2008. L’originale si trova piegatizie, per lo meno da specializzato, da tecni- presso lo scrivente. co, da capo squadra. Una spinta chiara per invo- 13 A. Marenco, Abitudini alimentari ed emigrazione gliare i figli a studiare, a migliorare le proprie con- in Valle Bormida: il “mat” di Giusvalla. in D. Mon- dizioni lavorative. tino (a cura di), Storie della Valle Bormida, rifles- Il lavoro è comunque avvertito come un sacrificio sioni e ricerche sulla storia locale tra XIX e XX se- coerente con gli insegnamenti biblici “Con il sudo- colo, Comunità Montana Alta Val Bormida, Millesi- re della tua faccia mangerai il pane” (Genesi, 3,19) mo, 2006. e forse questo della fatica vista come debito atavico 14 L. Ferrando, A tavola con i Del Carretto, Edizioni e sacro è uno dei pochi segni forti di continuità tra della Biblioteca, Millesimo, 1994. il lavoro rurale e il lavoro industriale. 15 Intervista a Teresa Scarrone, cit. 16 Ibidem. Alessandro Marenco 17 A. Marenco, Persino una testa di vacca, in “Slowfood”, n. 14/2005, p. 128. 18 P. Ricci, G. Tiezzi, Cultura operaia e cottura azien- Note dale: mangiare in fabbrica, in “Fare scuola/8. Qua- 1 Le vetrerie di Altare sono tra i primi insediamenti in- derni di cultura didattica”, La Nuova Italia, 1989. dustriali: del 1856 è la SAVA. Si trattava però di rior- 19 C. Prestipino, D. Bruno, I segni del lavoro nelle Val- ganizzare il lavoro del vetraio (artigianale) secondo li del Bormida tra XIX e XX secolo, Ist. Internaz. metodi industriali. Studi Liguri, Sez. Val Bormida, Carcare, 1997. 2 Si veda l’Archivio Storico della Città di Cario Monte- 20 C. Garelli, Diario di fabbrica, in L. Ferrando (a cura notte, il fondo Immigrazione di), Cesare Garelli Poesie Teatro, Edizioni della Bi- 3 Sul dialetto valbormidese si veda: F. Toso, Tra Val bilioteca, Millesimo, 2003, p.45. Bormida e Basilicata. I dialetti galloitalici della 21 F. Caffarena, Istantanee di vita di fabbrica (1941- Lucania e le loro concordanze nell’Oltregiogo oc- 1942), in D. Montino (a cura di), Storie della Valle cidentale. In G. Balbis (a cura di), Letteratura e dia- Bormida, op. cit., p. 60. letto in Val Bormida e dintorni. Comunità Monta- 22 A. Dotta, La chimica a Cengio. op. cit., p. 30 na Alta Val Bormida, Millesimo, 2003. 23 I. Bertone, I racconti di un murialdese, in C. Presti- 4 H. Plomteux, Il lavoro del carbonaio, GRIFL, Cairo pino (a cura di), Murialdo, tracce di storia e di cul- Montenotte, 1993. tura, Comune di Murialdo, 2008.

Quaderni Savonesi 64 Voto e territorio Franco Astengo

Una premessa di carattere generale li e industriali coinvolgendo una molteplicità di attori non restringibili in schemi pre-costituiti. a società italiana ha subito, nel corso di questo se- Nel periodo preso in esame dal nostro lavoro, quello Lcondo dopoguerra, profonde trasformazioni con tra il 1946 ed il 1963, si sono svolte 5 elezioni politiche conseguenze importanti sulla vita di tutti. A fronte generali, la prima per l’elezione dell’Assemblea Costi- di queste dinamiche appare importante per le forze tuente, e successivamente per le elezioni delle prime politiche, le istituzioni, i centri di ricerca e di studio, quattro legislature repubblicane (la nostra analisi, a comprendere anche come è cambiata la distribuzione questo proposito si riferisce ai dati relativi all’elezione territoriale del comportamento elettorale, quale indi- della Camera dei deputati: sicuramente i più significa- catore non esaustivo ma fortemente significativo delle tivi sul piano politico), oltre a 4 elezioni per il rinno- vo dei consigli comunali (1946, 1951, 1956, 1960) e 3 elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale (1951, 1956, 1960). VOTO E TERRITORIO: Alle elezioni amministrative dedicheremo soltanto un passaggio in conclusione del testo: la difformità nel IL CASO DELLA metodo di elezione (soltanto a Cairo Montenotte, in- VAL BORMIDA TRA fatti, si rinnovava il consiglio comunale con il sistema proporzionale), il mutamento del sistema di voto per RICOSTRUZIONE E le elezioni provinciali, avvenuto proprio in quel pe- riodo, rende poco significativa l’analisi dei comporta- “BOOM ECONOMICO” menti politici ed elettorali, condizionati da diversi fat- tori di cui appare difficile, a distanza di tanti anni, ren- (1946-1963) dere conto. Franco Astengo Andamento demografico tendenze di fondo assunte dalle dinamiche sociali. e figure sociali In questo senso, nell’ambito di un lavoro più com- plessivo che viene presentato attraverso questo volu- L’interesse dei dati elettorali riguardanti la Val Bormi- me, abbiamo esaminato, l’andamento del voto nella da, nel corso della fase temporale cui ci stiamo riferen- Val Bormida appartenente alla provincia di Savona, nel do, non risede comunque, in via principale, nella de- periodo della ricostruzione industriale all’indomani stinazione dei circa 30.000 voti validi che la zona distri- del secondo conflitto mondiale, tra il 1946 ed il 1963. buiva all’epoca tra i diversi partiti politici. Come vedremo meglio, esaminando i dati, hanno Una quota di voti, in ogni caso, non indifferente circa convissuto, proprio in quel periodo, diversi modelli di gli esiti complessivi delle diverse competizioni eletto- comportamento elettorale, in una zona che, nell’insie- rali al riguardo della provincia di Savona e della stessa me (e come ribadiremo anche nelle conclusioni) ap- circoscrizione ligure. pare molto sensibile ad una dialettica politica più com- I dati più salienti, dal punto di vista dei riferimenti posita, rispetto a quella tradizionalmente incentrata statistici, riguardano però la varietà del territorio e la sul confronto città/campagna, che ha caratterizzato le composizione sociale, in particolare per quello che ri- analisi più significative al riguardo dei mutamenti so- guarda la classe operaia. ciali, e di conseguenza, politici di quel periodo. Il territorio della Val Bormida, appartenente alla pro- L’analisi dei dati elettorali relativi ai 18 comuni che vincia di Savona, presentava all’epoca zone ancora compongono la Val Bormida della provincia di Savona completamente destinate all’attività agricola e zone (una analisi molto sommaria, beninteso), nel periodo ormai intensamente industrializzate (con lavorazioni della ricostruzione, insieme, della democrazia e della particolari, sia sotto l’aspetto dell’innovazione tecno- struttura industriale fino allo sviluppo pieno delle fab- logica, sia dell’impatto con il territorio come appariva- briche e all’emergere di contraddizioni, come quella no essere quelle chimiche: Acna, Ferrania, Montecati- tra ambiente e lavoro segnatamente identificata, a li- ni e le vetrerie). vello nazionale, come il “caso Acna” ma in realtà molto Le “diversità” territoriali sono facilmente riscontrabili più complessa dal punto di vista delle relazioni socia- attraverso i dati elettorali, dalla lettura dei quali risalta-

65 n. 19 - aprile 2010 Voto e territorio Franco Astengo no le diverse “appartenenze” ideologiche e di rappre- il 1946 ed il 1963, fornisce il dato di un processo forte sentanza sociale dei partiti all’epoca (partiti fortemen- di urbanizzazione, dovuto alla presenza industriale: il te strutturati sul territorio, è bene ricordarlo, e per un 55,17% dell’aumento negli aventi diritto al voto in tut- lungo periodo assolutamente prevalenti anche come ta la Val Bormida appartenente alla provincia di Savo- “agenzia formativa” rispetto ai soggetti rappresentati- na, è relativo, infatti, al Comune di Cairo Montenotte; vi della società civile). seguono, in questa graduatoria Carcare con il 27,23%, Le particolarità nelle diverse realtà economico – pro- Cengio con il 23,83% e Millesimo con il 14,45%. duttive presenti sul territorio della Val Bormida ap- Il numero degli iscritti nelle liste elettorali diminuisce, partenente alla provincia di Savona, cui si accennava tra il 1946 ed il 1963, in tutti i comuni legati precipua- poc’anzi, si rifletteva anche sulla composizione socia- mente all’antica identità contadina: Bardineto, Bormi- le della stessa classe operaia: si verificava, infatti, una da, Calizzano, Cosseria, Dego, Massimino. Murialdo, sorta di intreccio tra vere e proprie “figure sociali” di- Osiglia, Piana Crixia, Roccavignale. verse, denominate comunemente : dell’ “operaio-con- Si può, quindi, affermare, senza eccessiva tema di tadino” e del “contadino-operaio”, differenti tra loro smentite che la Val Bormida appartenente alla provin- nei comportamenti quotidiani, nei comportanti poli- cia di Savona si trasforma, in questa fase, sempre più tici (e, di conseguenza, nelle scelte elettorali) nell’ap- in zona industriale. proccio ai meccanismi dell’industria culturale di mas- sa che (dopo il fortissimo impatto del periodo fasci- La partecipazione al voto sta) stava riprendendo il suo ruolo, anche grazie all’av- vento di nuovi straordinari mezzi di comunicazione di Anche il dato della partecipazione al voto, analizzata massa, come quello rappresentato dalla televisione. attentamente in quegli anni fornisce elementi proban- Presenti entrambi in fabbrica i due soggetti esercitava- ti nella direzione appena indicata. no forti livelli di influenza: l’operaio – contadino, pre- Le percentuali dei partecipanti al voto (all’epoca, in valente ad esempio in Ferrania, risentiva della presen- maniera completamente diversa rispetto all’oggi, un za dei molti operai savonesi presenti in quella fabbri- indicatore sicuro della “tensione democratica” preva- ca e portatori di una identità e di una mentalità diver- lente nelle popolazioni) e dei voti validamente espres- sa rispetto a quella tradizionalmente presente in loco, si risultano, infatti, più o meno omologhi con quelli soprattutto rispetto al ruolo del Sindacato (sindacato, delle più importanti zone industriali non soltanto del- del quale meriterebbe di essere redatta una storia spe- la Liguria (all’epoca parte integrante del “triangolo in- cificatamente destinata alla presenza e allo sviluppo, dustriale”), ma dell’intero Paese, e comunque superio- proprio all’interno delle fabbriche della zona, special- ri alle medie nazionali. mente in rapporto al superamento di quella forma di Nel 1946, all’elezione per l’Assemblea Costituente, paternalismo tra Direzione delle aziende e base ope- la percentuale dei votanti nei 18 comuni della Valle raia, in allora modello di relazione industriale anco- raggiunse il 91,06% (a fronte di una media nazionale ra dominante); mentre il contadino – operaio, figu- dell’89,08%) ed il totale dei voti validi (in una situazio- ra presente soprattutto all’Acna di Cengio, risentiva, ne di prevedibile difficoltà, sotto questo aspetto, per nei suoi comportamenti dentro e fuori la fabbrica, nel via della disabitudine al voto, dopo vent’anni di ditta- rapporto con la politica ed il sindacato, del peso della tura e l’esordio, nell’occasione, delle donne: avvenuto realtà contadina dei molti che, da Saliceto, Monesiglio, per una parte appena poche settimane prima alle ele- Camerana, appartenenti alla Val Bormida cuneense, o zioni amministrative, come era avvenuto a Cairo Mon- da Montechiaro, Merana, Spigno, appartenenti alla Val tenotte dove si era votato per il comune il 31 Marzo di Bormida acquese, si recavano a lavorare in quella fab- quello stesso anno) fu dell’85,97% (con una media na- brica, pur mantenendo usi, costumi, abitudini, priorità zionale dell’82,01%). esistenziali, tipiche della gente di campagna. Nel 1948 la Valle Bormida fece registrare una percen- I dati relativi agli iscritti nelle liste elettorali, in tutta la tuale dei votanti pari al 92,76%, con un incremen- valle, ci forniscono comunque il segno di una impor- to rispetto a due anni prima dell’1,70% (il 18 Aprile tante crescita numerica: dai 29.732 elettori del 1946, si del 1948 la media nazionale dei votanti fu del 92,33%, passa ai 33.877 del 1963 (un più 4.145 unità, pari ad un quindi inferiore a quella raggiunta in sede locale, ma incremento del 13,90%). risultò superiore l’incremento nella partecipazione al Una crescita che, analizzata comune per comune, tra voto che, sull’intero territorio nazionale fu del 3,15%):

Quaderni Savonesi 66 Voto e territorio Franco Astengo il totale dei voti validi, nella Val Bormida, in quel 1948 media nazionale, con il 95,36% (un meno 0,49% rispet- fu del 90,49% (un più 4,52 rispetto al 1946), con una to al 1958) mentre, sul piano nazionale si registrò una media nazionale del 90,20% (maggiore dell’8,19% ri- percentuale del 92,89% (flessione dello 0,94%); quan- spetto al 1946, a dimostrazione della maggiore dime- to al numero dei voti validi si passò, in Val Bormida al stichezza degli italiani con l’esercizio del voto). 90,78% (un meno 1,02%) mentre in Italia si ebbe una Le elezioni politiche del 7 Giugno 1953, quelle legate percentuale di voti validi dell’89,92% (una diminuzio- alla vicenda della modifica della legge elettorale pas- ne dell’1,65%, superiore a quella registrata nella par- sata alla storia come “legge truffa”, fecero registrare , tecipazione al voto: quindi, se ne conseguiva che una invece, un forte incremento nel numero delle sche- quota rilevante della disaffezione complessiva si anni- de nulle, dovute ad una particolare attenzione da par- dava, evidentemente, nella crescita di schede bianche te dei rappresentanti di lista nei seggi, in una occasio- e nulle. Il non recarsi alle urne non era ancora conside- ne dove (come poi si registrò al momento del conteg- rato, come attualmente, un gesto di “scelta politica”). gio complessivo dei voti, su scala nazionale) un pugno Esaminiamo, adesso, l’andamento della percentua- di suffragi poteva decidere l’esito, appunto nel senso le dei votanti e del totale dei voti validi, nei principa- del far scattare o meno il premio di maggioranza (che, li centri della Valle. alla fine, come è noto non scattò per uno 0,2%), im- Proprio l’esito di questo tipo analisi ci conferma l’indi- primendo così una vera e propria svolta nella storia rizzo complessivo nell’andamento della partecipazio- d’Italia. ne al voto, cui si è già fatto cenno: quello di una cre- I dati della Val Bormida, in quell’occasione del 7 Giu- scita in relazione alla crescita demografica avutasi nei gno 1953, rapportati ai dati nazionali furono, comun- principali comuni della Valle, a seguito dei fenomeni que, i seguenti: la partecipazione al voto toccò il di ripresa industriale e al conseguente processo di ur- 94,96%, con un ulteriore incremento del 2,20% rispet- banizzazione che va considerato, comunque, nei limi- to al 1948 (in Italia si ebbe, complessivamente, una ti di una zona “marginale” rispetto ai centri più impor- percentuale del 93,84%, con un più 1,61% al riguardo tanti del triangolo industriale, ma, in ogni caso, signifi- delle precedenti elezioni); il totale dei voti validi fece cativa rispetto all’andamento dei flussi di popolazione registrare una percentuale dell’89,50% (una flessione ed al collegamento tra questi e le variazioni avvenute, dello0,99%) confrontabile con l’89,48% a livello nazio- via, via, in sede elettorale. nale (in calo dello 0,72%). In questo modo è possibile notare come nel comune Con le elezioni del 1958, se a livello nazionale si pre- di Cairo Montenotte si registri, tra il 1948 ed il 1953, sentò un dato di sostanziale stabilità nella partecipa- una vera e propria “impennata” nella partecipazione al zione al voto (93,83%, con un calo dello 0,01 rispet- voto: nel maggior centro della Valle, in occasione del- to al 1953) si dimostrò anche il forte attaccamento dei le elezioni del 1946 e del 1948, la partecipazione al vo- valbormidesi all’esercizio del voto: alle urne si recò, in- to si era assestata su percentuali inferiori a quelle del- fatti, il 95,85% degli aventi diritto (massimo storico) l’intera zona (1946: 88,07% a fronte del 91,06%; 1948, con una crescita dello 0,89% in cinque anni; anche sot- 90,10% rispetto al 92,76%), elevandosi, invece, ben al to l’aspetto dell’espressione dei voti validi si registrò, di sopra nell’occasione delle elezioni del 1953 (95,28% in sede locale, una forte crescita del 2,30% (superio- riguardo al 94,96%) : una coincidenza evidente con il re, dunque, a quella dell’1,65% verificatasi a livello na- massimo di crescita negli iscritti alle liste elettorali nel zionale). comune di Cairo Montenotte, pari a 773 unità tra il Il turno elettorale legislativo generale dell’Aprile 1963 1953 ed il 1958, con una percentuale dell’8,73%). presentò, invece, per la prima volta nell’ancor giova- Storicamente più elevate, invece, rispetto a quelle re- ne storia repubblicana, l’esplicitarsi di segnali di di- gistratesi a Cairo Montenotte, le percentuali dei votan- saffezione al voto: segnali pur molto contenuti, sotto ti a Carcare e Altare. l’aspetto numerico. Nulla a che vedere co n ciò che Queste le quote percentuali raggiunte nella partecipa- sarebbe capitato a partire dalle elezioni europee del zione al voto in queste due cittadine, nell’occasione 1979, primo vero momento di “rottura” tra una quo- dei turni elettorali da noi analizzati nel corso di que- ta rilevante dell’elettorato e la facoltà dell’esercizio di sto lavoro, in raffronto a quelli registrati nell’intera voto. vallata: Carcare, 1946 91,89% (91,06%); 1948, 94,02% In ogni caso, anche nel 1963, gli elettori della Val Bor- (92,76%), 1953, 97,38%, (a fronte del 94,96% di zo- mida si recarono alle urne più numerosi rispetto alla na); 1958 96,60% (95,85%); 1963, 95,90% (95,36%,

67 n. 19 - aprile 2010 Voto e territorio Franco Astengo quindi si rileva una evidente riduzione della forbi- giche o del mutare delle alleanze): in questo senso il ce, rispetto all’insieme degli altri comuni). Altare: voto dei comuni della Val Bormida, appartenenti alla 1946, 94,10% (91,06%), 1948, 93,90% (92,76%). 1953, provincia di Savona, non si discosta molto, nel suo an- 95,47% (94,96%), 1958, 95,73% (95,85 %: questo è il damento generale, da quello delle altre zone del co- caso di una percentuale inferiore tra il comune di Al- siddetto “triangolo industriale”, facendo registrare una tare ed il resto della Valle, che coincide con una fles- maggiore influenza dell’esito del voto avutosi nei co- sione, sia pure lievissima, negli iscritti alle liste eletto- muni sede delle fabbriche più importanti ed una pro- rali altaresi che calarono, nell’occasione, di tre unità), gressiva diminuzione nell’importanza politica delle zo- 1963, 95,65% (95,36%). ne rurali (fenomeno che procede di pari passo con la Costantemente molto alta anche la partecipazione al realtà messa in evidenza dalle statistiche demografiche voto nell’altro centro industriale di Cengio, dove, pe- che abbiamo già riportato nel corso di questo nostro rò, come vedremo meglio in seguito, l’orientamento lavoro). politico generale risultava diverso da quello di Cairo I dati più salienti, alla luce di un esame che abbrac- Montenotte, Carcare e Altare. cia tutto il periodo, sono sostanzialmente così riassu- I dati fatti registrare dalla partecipazione al voto in quel mibili: di Cengio furono, comunque, questi: 1946, 93,16% (91,06%), 1948 97,26% (92,76%), 1953, 97,48% (una 1) La sinistra raggiunge il suo massimo di espansio- percentuale, questa, che rappresenta il punto più al- ne con il 1946, toccando il 57,66% e fin da quelle to di partecipazione al voto fatto registrare in tutti i co- elezioni, destinate ad eleggere l’Assemblea Costi- muni della Valle Bormida, nelle elezioni svoltesi tra il tuente, i comunisti (31,20%) sopravanzano i socia- 1946 ed il 1963) 94,96%; 1958: 96,20% (95,85%); 1963, listi (26,46%): un dato, questo, in controtendenza 95,85% (95,36%). rispetto ai risultati nazionali; I comuni della Valle, maggiormente legati alla tradizio- 2) Assume grande rilievo la scissione socialdemocra- ne contadina fecero registrare, invece, proprio in que- tica del Gennaio 1947. Alle elezioni del 18 Aprile sto periodo percentuali inferiori alla media. 1948, le liste di Unità Socialista ottengono l’11,80%, Per ragioni di economia complessiva del nostro di- circa 4 punti in più rispetto alla media nazionale. Si scorso svolgiamo, a questo punto, un solo esempio, tratta di un dato che dimostra una effettiva inciden- relativo al comune di Dego: 1946, 87,31% (91,06%), za, rispetto al riallineamento generale degli schiera- 1948, 89,16% (92,76%), 1953 90,52% (94,96%); 1958 menti politici nei comuni della Val Bormida, appar- 92,39% (95,85%), 1963, 92,44% (95,36%). tenenti alla provincia di Savona; Il comune dove si registrò, in questo periodo, la per- 3) La D.C, sconfitta il 18 Aprile 1948, nei comuni della centuale più bassa di partecipazione al voto fu Osiglia Valle, di oltre 10 punti rispetto al “Fronte”, conser- (88,13% nel 1958). va nel 1953, 1958, 1963 la maggioranza relativa con Esce così confermata, dall’analisi dei dati, la linea di in- percentuali inferiori alla media nazionale ed un di- terpretazione di fondo che indica come altissime per- stacco molto ridotto nei confronti del PCI. Addirit- centuali di voto, sempre superiori alle medie naziona- tura, alle elezioni del 1963, la DC sopravanza il PCI li, sia stata collegata, in Val Bormida, alla crescita del- di una percentuale inferiore ai 5 punti: una dimen- l’industria intrecciandosi con quel rapporto diretto tra sione evidentemente del tutto difforme rispetto ai presenza dell’industria, stratificazione sociale, orien- dati nazionali, laddove si rileva una differenza di cir- tamento di voto, che avremo occasione di esaminare ca 13 punti: nella parte successiva. 4) La Destra si è sempre collocata, nei comuni della Val Bormida appartenenti alla provincia di Savona, I risultati elettorali in percentuali del tutto inferiori al riguardo della e le famiglie politiche media nazionale; 5) Il quadripartito (DC-PSDI-PRI-PLI) che contrasse- L’esame complessivo dei dati elettorali riguardanti le gnò la fase storica di cui ci stiamo occupando qua- elezioni politiche svoltesi tra il 1946 ed il 1963 può es- le formula predominante dello schieramento di go- sere meglio compreso, attraverso una analisi svolta verno, ha raggiunto, nei comuni della Valle Bormi- per “famiglie politiche” (così si denominano, infatti, i da appartenenti alla provincia di Savona, la maggio- vari schieramenti, vista a seconda delle affinità ideolo- ranza assoluta soltanto in due occasioni, e di stret-

Quaderni Savonesi 68 Voto e territorio Franco Astengo

tissima misura: nel 1948 con il 50,88% dei voti e nel 4,35% nell’occasione delle elezioni del 1963, seguen- 1963 con il 50,07%. do un “trend” di carattere nazionale, contraddistinto dall’opposizione che i liberali si apprestavano a con- Il risultato del 1963 risultò, poi, fortemente contraddit- durre contro il futuro governo di centrosinistra: una torio rispetto al nuovo quadro politico che si stava pre- collocazione che consentì al PRI di togliere voti “da de- parando nel Paese, contrassegnato dalla formula del stra” alla DC. centrosinistra e dall’ingresso dei socialisti nell’area di Le percentuali della destra sono sempre risultate infe- governo nel corso della V legislatura (1963-1968). riori alla media nazionale, sia per quel che riguarda i Il futuro schieramento di centrosinistra (DC-PSI.PSDI- partiti monarchici (PNM, PMP, PDIUM) sia i neo-fasci- PRI) uscì, certamente, molto ridimensionato nei risul- sti del MSI, oscillando, osservandone le quote più ele- tati generali, ma in particolari in quelli relativi ai co- vate, tra l’,190% del MSI nel 1953 e l’1,69% del PNM, muni della Valle Bormida appartenenti alla provincia nel corso della stessa tornata elettorale. di Savona, dove i quattro partiti persero, complessiva- mente, circa il 3%, nonostante un forte incremento so- Il voto nei comuni più importanti: cialdemocratico (dal 5,69% all’8,49%), a dimostrazio- le elezioni politiche ne della forza dei cosiddetti “riformisti” all’interno del- l’area socialista, ben presente, all’epoca, anche nelle Esaminiamo, a questo punto, i dati elezione per elezio- fabbriche della Valle. ne, suddivisi per i principali comuni della Valle. Altare merita, primo fra tutti, un “focus” particolare, in I partiti ragione di una storia specifica fatta di intreccio tra la presenza dell’industria vetraria ed una -conseguente- Esaminando, allora, gli “exploit” dei principali partiti, stratificazione sociale (quella tra “monsù” e “paesani”) nel corso di queste tornate elettorali, registriamo co- che aveva dato origine, fin dall’inizio del ‘900, ad una me il massimo storico del PCI fu raggiunto proprio intensa attività sindacale, con scioperi, comizi, manife- nel 1963 con il 31,94%, mentre il PSI non riuscì mai stazioni che fecero di Altare uno dei punti di riferimen- più ad avvicinare il 26,46% ottenuto nel 1946, quan- to più importanti nella provincia di Savona, per la na- do tutte le componenti socialiste si presentarono uni- scente organizzazione del movimento operaio. te, sotto l’insegna del Partito Socialista Italiano di Uni- Apparve così quasi naturale che, alla ripresa della de- tà Proletaria: successivamente le diverse scissioni limi- mocrazia nel 1946, i partiti di sinistra ottenessero, fin tarono fortemente il potenziale di espansione eletto- dalle elezioni per l’assemblea costituente, una posizio- rale del PSI, ed abbiamo già avuto occasione di citare ne di assoluta preminenza con il PCI al 50,97% e il PSI la rilevante influenza avuta dalle liste socialdemocrati- al 15,11%, con la DC ferma al 23,18%. che nella zona (abbiamo già ricordato, anche, il massi- Una posizione di preminenza, quella ottenuta dalle mo storico raccolto il 18 Aprile 1948, da Unità Sociali- formazioni di sinistra in quel di Altare, che non risul- sta con l’11,80%). tò eccessivamente scalfita neppure nell’occasione del- La DC ha raggiunto il proprio massimo storico nei co- la sconfitta subita, sul piano nazionale, con le elezio- muni della Val Bormida appartenenti alla provincia di ni del 1948 dalle liste del Fronte Democratico Popola- Savona in una occasione diversa, da quella “storica” re che, appunto ad Altare, ottennero invece il 59,20% del 18 Aprile 1948, nella quale lo scudo crociato toc- dei voti, con la DC ben al di sotto della media naziona- cò, in Italia, il tetto mai più avvicinato del 48%: in sede le con il 31,54% (anche il risultato di Unità Socialista ri- locale, invece, la DC superò il 40% (40,14% per la pre- sultò sostanzialmente modesto: 5,97%). cisione) soltanto nel 1958, l’occasione contrassegnata Una tendenza, questa di Altare vera e propria “isola dallo slogan “progresso senza avventure”. rossa” confermata anche dall’esito delle elezioni del Tra le forze minori di centro il PRI perse drasticamen- 1953 e del 1958 (anzi, in quest’ultima occasione il PCI te di influenza elettorale dopo il rilevante 4,58%, otte- si riavvicinò alla maggioranza assoluta con il 47,64%). nuto nell’occasione delle elezioni per l’Assemblea Co- Una forte prevalenza a sinistra si registrò anche nel più stituente del 2 Giugno 1946, scendendo a percentuali importante comune della Valle, quello di Cairo Monte- addirittura inferiori all’1%. notte, con la particolarità di una ridotta differenza di Il PLI, esaurite le esperienze dell’Uomo Qualunque e voti tra comunisti e socialisti: il 2 Giugno 1946 il PCI del Blocco Nazionale tra il 1946 ed il 1948, salì sino al si attestò al 38,77% con il PSI al 31,71% (la DC arre-

69 n. 19 - aprile 2010 Voto e territorio Franco Astengo stata sul 21,81%, quindi ben lontana dal 35% raccolto Il voto nei comuni più importanti: sul piano nazionale); il maggior preso del PSI,a Cairo le elezioni amministrative Montenotte, si tradusse però in un risultato particolar- mente brillante per le liste socialdemocratiche (Unità I risultati relativi alle elezioni politiche furono, so- Socialista) alle elezioni del 18 Aprile 1948, dove otten- stanzialmente, confermati anche nelle elezioni ammi- nero il 9,95% (Il “Fronte” toccò la ragguardevole quo- nistrative, per quel che riguarda il Comune di Cairo ta del 57,44% e la DC restò in metta minoranza con il Montenotte, unico comune della Val Bormida savone- 28,45%). se in cui si votò, in quel tempo, con il sistema propor- I risultati elettorali di Cairo Montenotte si stabiliz- zionale: il 31 Marzo 1946 i votanti furono il 79,8% e la zarono così, nel periodo preso in esame, attorno al lista unitaria socialcomunista ottenne il 73,9% dei voti, “trend”appena indicato, con un netto predominio del con 16 consiglieri ed eleggendo, poi, il sindaco Stiacci- PCI (nel 1958 al 37,61%) sulla DC, sempre minoritaria ni; nessun consigliere fu attribuito alla lista del Partito (1958: 26,32%) ed un PSI più forte rispetto alla media d’Azione (4,2%) e la minoranza di 4 consiglieri toccò, nazionale ed ai risultati raccolti in altri centri della pro- così, alla DC con il 21,9%. vincia di Savona (1958: 22,83%). Le elezioni del 27 Maggio 1951 fecero registrare l’in- Risultò diverso l’itinerario elettorale registratosi nel nalzamento nel numero dei consiglieri attributi al co- comune di Carcare, nel periodo 1946 -1963: si passò, mune di Cairo Montenotte da 20 a 30, e la presentazio- infatti, dalla maggioranza assoluta conseguita dal PCI ne di liste separate nei vari schieramenti, con la confer- nelle elezioni per l’assemblea costituente (51,10% il 2 ma dell’amministrazione di sinistra: PCI al 41,6% con Giugno 1946, con il PSI al 17,76% e la DC al 22,67%), ad 14 consiglieri; PSI al 18,5% e 6 consiglieri; DC 18,9% e una competizione “testa a testa” fra comunisti e demo- 5 consiglieri (si votò con uni sistema che prevedeva cristiani (1958: netto calo dei comunisti con il 35,83% un premio di maggioranza), PSDI e PRI uniti al 14,5% e avanzata dello scudo crociato sino al 34,96%), con e ben 4 consiglieri. Si presentarono, inoltre, due liste i socialisti al 16,63%: un risultato dovuto a mutamen- “indipendenti”: quella collocata al centro ottenne il ti di carattere demografico e ad un particolare tipo di 4,9% ed 1 consigliere, mentre quella sposta verso de- immigrazione verso Carcare dovuto alla difformità nei stra realizzò l’1,6%, non ottenendo alcuna rappresen- processi di industrializzazione della zona ma anche a tanza nel consiglio comunale. fattori politici con il PCI carcarese che subì, più che da Le elezioni amministrative del 1956, 27 Maggio, con- altre parti, l’impatto con il dibattito, per certi versi la- fermarono il PCI quale partito di maggioranza relati- cerante, nel post- XX congresso ed invasione dell’Un- va con il 40,6% e 13 seggi, DC e PSI finirono appaiati al gheria nel 1956. 24,5% e 7 seggi (era stato abolito il premio di maggio- A Cengio, invece, sede dell’Acna e località più esposta ranza), 1 seggio al MSI con il 3,3% e 2 seggi ad un ridi- all’influsso della Bormida cuneese e acquese, si rilevò, mensionato PSDI, al 7%. fin dal 1946, un predominio della Democrazia Cristia- In chiusura di questo nostro lavoro, assolutamente in- na, con il 36,33% (PCI al 21,56%, ed il PSI, addirittura al completo e che sarà necessario riprendere magari al- 33,56%, una delle percentuali più elevate di tutta l’Ita- largando il discorso a tutta la provincia, con un solo lia del Nord: di conseguenza risultò fortissimo, il 18 esempio di dati relativi ai comuni della Val Bormida Aprile 1948, l’exploit delle liste di Unità Socialista che appartenenti alla provincia di Savona inferiori ai 10.000 a Cengio ottennero il 14,61%, praticamente il doppio abitanti e quindi dove si votava con il sistema maggio- della media nazionale): d’altro canto, in quel 18 Aprile ritario (maggioranza del 66% dei seggi alla lista prima – appunto a Cengio – la DC toccò la maggioranza as- classificata; minoranza alla seconda, con preferenze soluta con il 50,16%. espresse attraverso il metodo del “panachage”, quindi La DC risultò, al 2 Giugno del 1946, partito di maggio- dotando l’elettore di una facoltà “trasversale”). ranza relativa anche a Millesimo, sia pure in un qua- Abbiamo quindi riportato dati delle elezioni del 1951, dro di maggior equilibrio rispetto a Cengio: nel 1948, ritenendole le più significative dal punto di vista poli- ad esempio, lo scudo crociato ottenne il 46,13% con tico (erano le elezioni di “mezzo” dopo il successo de- il Fronte Popolare al 37,50% (quindi un distacco ab- mocristiano del 1948 alle politiche; si dovevano con- bastanza contenuto) e la socialdemocrazia forte del fermare o meno le amministrazioni uscite dalla prima 12,61%. tornata del 1946, svoltasi in un quadro politico ben di- verso e sotto la spinta degli entusiasmi resistenziali;

Quaderni Savonesi 70 Voto e territorio Franco Astengo contemporaneamente si votò per la prima volta per la sommaria, si evince come, proprio nel 1951, nel mo- Deputazione Provinciale: tutti fattori di una certa im- mento forse più alto della contrapposizione ideologi- portanza che abbiamo ritenuto avessero reso quella ca dei partiti e del peso della guerra fredda (Guerra in tornata amministrativa, di particolare importanza). Corea, “scomunica” di Stalin alla Jugoslavia: nel 1952 si Ecco i dati, comune per comune (abbiamo già riporta- formò il Patto di Varsavia in contrapposizione alla NA- to quelli di Cairo Montenotte, dove si votava con il si- TO), con un sistema politico italiano apparentemente stema proporzionale) così come fornitici dal Ministe- irrigidito attorno alla formula di governo del “centri- ro dell’Interno. smo”, nei comuni della Val Bormida appartenenti alla Altare: maggioranza socialcomunista con 1386 voti provincia di Savona, insieme contadini ed industrializ- contro i 715 raccolti dalla Dc e alleati. zati a formare una sorta di contraddizione apparente- Bardineto: Dc a 181 voti e socialcomunisti a 91. mente inestricabile, si ravvisassero già, sia pure in for- Bormida: DC a 225 voti e socialcomunisti a 158. ma embrionale, una qualche forma di mobilità politico Calizzano: una lista di centro, di ispirazione socialde- – elettorale, in particolare sul versante del centrosini- mocratica (siamo nel comune di residenza dell’On.Pe- stra, anticipatrice di visioni future, in un quadro di so- ra, scomparso in quel momento da circa un anno) ot- stanziale garanzia e partecipazione democratica. tiene la maggioranza con 768 voti, con i socialcomu- nisti a 356. Conclusioni Carcare: la lista di sinistra con 1.319 voti sopravanza quella formata da DC-PSLI-PRI, ferma a 883. Le elezioni rimangono “l’esperimento sociale più am- Cengio: successo della lista D.C: con 957 voti e PCI- pio e complesso per conoscere la società” e assumono PSI a 867. un notevole interesse anche per la ricerca geografica, Cosseria: conferma DC (374 voti) con 60 voti d vantag- la quale in questi ultimi anni ha elaborato una serie di gio su PCI -PSI. contributi metodologici ed empirici che superano lar- Dego: prevale una lista di centrosinistra di ispirazio- gamente l’analisi della semplice distribuzione spaziale ne socialdemocratica con 752 voti, mentre la minoran- dei comportamenti elettorali. za è appannaggio dei socialcomunisti con 425 voti, e Questi, infatti, possono essere considerati come delle la DC, ferma a 358 suffragi, resta esclusa dal consiglio variabili esplicative, quando li si usa per identificare la comunale. “personalità” di una determinata zona. Mallare: vittoria socialcomunista con 473 voti; la DC Abbiamo cercato di lavorare in questo modo, seguen- ne ottiene 396. do la traccia dei dati elettorali dei comuni della Val Massimino: la lista PCI-PSI sconfigge quella DC-PSLI 98 Bormida appartenenti alla provincia di Savona cercan- a 88, dieci voti di scarto. do, pur nell’assoluta sommarietà dell’analisi, di trac- Millesimo: in questo caso è la lista DC-PSLI ad imporsi ciare alcune coordinate interpretative raccolte in que- con 887 voti, contro i 767 di PCI e PSI. sto testo: voto e processi demografici; voto e struttu- Murialdo: DC 582 voti, socialcomunisti 220. ra economica del territorio; voto e processi culturali e Osiglia: lista DC-PSLI in maggioranza (312 voti) con i politici, sviluppati sia in ambito più ampio, sia in sede socialcomunisti fermi a 241. locale; questi i fattori che abbiamo cercato di analizza- Pallare: PCI e PSI sopravanzano la DC, con 312 voti a re e che, adesso, scusandoci per le lacune, sottoponia- 200. mo all’attenzione dei lettori, allo scopo di contribuire Piana Crixia: l’amministrazione tocca ai democristiani a ricostruire la storia, la memoria, l’identità di una zo- con 319 voti; la minoranza spetta a PCI e PSI con 302, na importante del nostro territorio. mentre ottiene 226 voti una lista di ispirazione social- democratica che reste, però, esclusa dal Consiglio Co- Franco Astengo munale. : maggioranza socialcomunista con 15 voti di scarto sulla DC: 124 a 109. Roccavignale: successo della lista DC-PSLI con 424 vo- ti; 322 voti vanno a PCI-PSI.

Nella sostanza, pur da questa elencazione del tutto

71 n. 19 - aprile 2010 Voto e territorio Franco Astengo % 0,23 6,29 0,43 0,27 0,05 0,05 0,47 0,28 0,45 0,32 3,47 0,18 1,13 0,16 0,13 1,62 2,31 0,25 Contadini voti validi 5 38 2 18 1 1 9 2 8 3 7 3 11 1 1 12 22 2 146 % 0,36 0 0,86 0,21 0,27 0,27 0,26 0,14 0,22 0,32 0 0,12 0,2 0 0,27 0,21 0,21 0 S.G. voti validi 8 0 4 14 6 6 5 1 4 3 0 2 2 0 2 2 2 0 61 % 0,68 0,33 0,64 1,07 0,17 0,77 1,41 0,56 5,14 0,74 4,46 0,61 0,92 0,16 2,25 2,15 4,3 0,25 P.d’A. voti validi 15 2 3 72 3 17 27 4 92 7 10 9 9 1 17 21 41 2 352 % 0,68 1,66 1,07 0,55 0,23 0,41 0,47 1,26 1,34 0,63 0,5 0,3 0,41 0 0,4 0,1 0,1 0 B.N.L. voti validi 15 10 5 37 4 9 9 9 24 6 1 5 4 0 3 1 1 0 143 % 3,38 0,66 0,21 1,36 0,23 2,97 2,4 0,84 0,89 0,53 1,46 1,13 0,16 0,13 1,36 1,05 U.Q. voti validi 75 4 1 92 4 66 46 6 16 5 24 11 1 1 13 10 375 % 2,75 9,77 0,64 1,97 1,67 2,07 0,89 1,26 1,34 2,43 6,44 1,16 1,23 0,47 1,06 1,05 1,36 0,12 U.D.N. 1946 voti validi 61 59 3 133 29 46 17 9 24 23 13 19 12 3 8 10 13 1 483 % 2,66 1,82 1,28 2,28 1,33 1,94 2,66 0,84 21,62 0,85 0,5 0,37 1,23 0,31 1,19 0,5 9,55 0,25 P.R.I. voti validi 59 11 6 154 23 43 51 6 387 8 1 6 12 2 9 11 91 2 882 % 23,18 58,11 67,24 21,81 42,9 22,67 36,33 36,36 31,68 26,35 30,2 39,52 56,66 44,65 26,13 38,72 34 43,98 D.C. voti validi 514 351 314 1472 743 503 696 260 567 249 61 649 553 284 197 369 324 358 8464 % 15,11 11,42 8,99 31,71 39,72 33,56 17,76 15,38 21,68 18,94 28,71 29,48 20,59 34,75 29,18 34 38,72 13,39 P.S.I.U.P. voti validi 335 69 42 2140 688 394 643 110 388 179 58 484 201 221 220 369 324 109 6974 % 50,97 9,93 18,63 38,77 13,45 51,1 21,56 43,08 14,53 48,89 25,74 26,8 16,5 19,34 39,26 8,39 8,39 41,77 P.C.I. voti validi 1130 60 87 2616 233 1134 413 308 260 462 52 440 161 123 296 80 80 340 8275 Altare Bardineto Bormida Cairo Mont. Calizzano Carcare Cengio Cosseria Dego Mallare Massimino Millesimo Murialdo Osiglia Pallare Piana Crixia Plodio Roccavignale

Quaderni Savonesi 72 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali

Una cooperativa ad Altare scussione nella competizione politica e nella sto- riografia novecentesca, né si intende qui ritorna- ella pluricentenaria storia dell’arte del vetro al- re su questi temi3. Ci si soffermerà invece breve- Ntarese, la creazione della Società cooperativa mente sui processi di formazione del mito che av- Arte Vetraria (Sav) segna un punto di rottura con volse sin dalla costituzione la Sav, atto a legittima- il passato, costituendo la prima forma associativa re e perpetuare le esclusive prerogative dei pochi tra le numerose famiglie che avevano nel corso dei detentori del potere economico e politico all’inter- secoli mantenuto viva ed esclusiva la tradizionale no della comunità altarese (i monsù), e che avrà tra produzione del centro della Valle Bormida. i suoi estensori figure del calibro di Giuseppe Ce- L’atto di nascita ufficiale di quella che passerà al- sare Abba e Luigi Luzzatti. Nel processo di forma- zione della tradizione, due date (il 1882, ricorren- za del venticinquesimo anniversario di fondazione, ALTARE, LA e lo sciopero del 1904) si collocano come emble- matiche, costituendo l’una il consolidamento del PRODUZIONE mito fondativo e l’apparente risoluzione, mediante l’esempio della cooperativa stessa, dell’antitesi tra DEL VETRO capitale e lavoro; l’altra l’irruzione della modernità e del conflitto di classe in un centro sino a quel mo- E LA SUA mento sostanzialmente estraneo alle influenze del- COOPERATIVA la politica e del sindacato. TRA ‘800 E ‘900 La produzione del vetro Sebastiano Tringali nell’area savonese Nei trent’anni compresi tra l’abolizione dell’Uni- la storia come la primogenita delle cooperative di versitas Vitrea e la fondazione della Sav la produ- produzione della storia italiana data al 24 dicem- zione di vetro ad Altare era continuata, seppure bre 1856, con l’atto costitutivo di una società in in maniera frammentaria: attorno al 1856 è docu- partecipazione, avente per oggetto la fabbricazio- mentata l’esistenza di quattro vetrerie (Berruti, Lo- ne di vetri e cristalli, denominata Società delli Ar- di, Rachetti-Somaglia, Saroldi), mentre nel periodo tisti Vetrai. Lo statuto prevedeva la costituzione di precedente le fornaci in attività contemporanea- un fondo sociale di 30.000 lire, diviso in 150 azio- mente variavano da quattro a sei. ni da 200 lire cadauna; all’impresa potevano appar- Fenomeni congiunturali (gli alti dazi praticati sul- tenere solo vetrai (nell’accezione coeva del termi- le materie prime d’importazione) ma soprattutto ne, ossia i maestri vetrai) nati ad Altare e si sanciva strutturali – comuni all’economia italiana del XIX il diritto di voto solo agli eredi diretti, “non doven- secolo (carenza di infrastrutture, inadeguatezza dosi mischiare persone straniere nell’andamento delle strutture produttive, scarsità di capitali, ritar- della società”1. di tecnologici e di organizzazione commerciale) – L’associazione nasceva per iniziativa del medico spingevano però le maestranze altaresi a riprende- mazziniano, originario di Cairo Montenotte, Giu- re le piste già battute nei secoli precedenti: Tosca- seppe Cesio: questi – secondo la tradizione – nel- na, Emilia, Romagna e Montefeltro, Francia e Lom- l’emergenza dell’epidemia di colera del 1854-1855 bardia, unite alle nuove mete sudamericane che induceva i vetrai della comunità ligure a riorganiz- venivano percorse dall’emigrazione di metà Otto- zarsi unitariamente dopo lo scioglimento dell’Uni- cento, Uruguay ed Argentina in prevalenza. Unica versità e del Consolato dell’Arte Vitrea deliberato alternativa alla diaspora, per i maestri vetrai degli dal re Carlo Felice nel 18232. anni trenta e quaranta dell’Ottocento, era sottosta- Quanto vi fosse di realmente mazziniano nell’as- re alle dure condizioni salariali imposte dall’azien- sociazione dei vetrai, così come quanto vera o fal- da impiantata da un forestiero, Gio. Battista Ber- sa apparisse agli occhi dei contemporanei la coo- ruti, che in breve tempo - grazie ad accorgimen- perazione tra questi, è stato sovente materia di di- ti tecnici, all’utilizzo indiscriminato di manodope-

73 n. 19 - aprile 2010 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali

20. La lavorazione del vetro ad Altare agli inizi del ‘900. ra, al ricorso al cottimo e contando su buone re- conti. Per rendere esecutiva la convenzione, era in lazioni di vendita - provocò la chiusura della mag- seguito compilato un Regolamento di costituzione gior parte degli impianti esistenti4. Nel medesimo d’una società artistico vetraria, che prevedeva la periodo non ebbero seguito iniziative isolate, qua- nomina di un comitato di quindici membri “a sce- li quelle condotte dal maestro Pietro Rachetti per gliersi fra li soci e più specialmente fra quelle per- riunifi care le maestranze su un progetto di associa- sone che per probità, onestà, zelo ed infl uenza mo- zione sottoscritto da 79 maestri ed apprendisti ve- rale o materiale saranno creduti capaci al retto di- trai: si dovette quindi attendere il 1856 per la for- simpegno delle loro funzioni”. L’organo (che fi ssa- mulazione degli statuti dell’associazione. va anche le tariffe per la produzione) nominava an- L’occasione per riunire i vetrai era rappresentata nualmente un consiglio di sorveglianza con il com- dal consueto fermento estivo che precedeva la ri- pito di ripartire il lavoro tra gli artisti, verifi care la presa autunnale delle lavorazioni, momento d’in- compilazione dei libretti, decidere sulle controver- contro e di confronto (soprattutto sulle disparità di sie e sancire le eventuali pene; l’assemblea dei soci trattamento, sull’adozione di libretti individuali di eleggeva direttore, tesoriere e segretario in assem- lavoro, sulla regolamentazione dell’attività e dei sa- blee generali da tenersi tra luglio e agosto, quando lari) tra le maestranze rimaste in Altare e quelle che le maestranze sarebbero state senz’altro presenti avevano trascorso mesi di lavoro nelle fornaci to- in Altare5. scane, emiliane e reggiane. Il 30 settembre era re- Si erano quindi gettate le basi del progetto che datta una Convenzione fra li lavoranti vetrai del avrebbe portato, di lì a pochi mesi, alla nascita uf- luogo di Altare sottoscritta da 102 maestri, sulla ba- fi ciale della società in partecipazione che avrebbe se della quale i fi rmatari si impegnavano a non la- monopolizzato la produzione vetraria della zona e vorare per nessuna delle fabbriche esistenti o costi- di fatto trasformato Altare in una sorta di one com- tuende che non avessero accettato il pagamento in pany town per tutto il secolo successivo. contanti e l’introduzione del libretto su cui annota- I primi anni di attività videro in breve tempo l’azien- re giornate di lavoro, ammontare dello stesso e ac- da - formata con un capitale versato di lire 14.585

Quaderni Savonesi 74 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali e con una prima produzione (1857) di 104.000 li- considerato il più moderno stabilimento italiano, re - partecipare all’Esposizione Industriale di Savo- favorito peraltro dalla prossimità alla domanda dei na del 1857 ed a quella torinese dell’anno succes- centri di produzione enologica del Basso Piemon- sivo, dove conseguiva la medaglia d’argento per i te: quello di Angelo Viglienzoni, in grado di pro- propri prodotti, inizialmente ottenuti per rifusione durre venti milioni di bottiglie da spumante annue, di rottami di vetro bianco e verde, per passare poi con l’impiego di una manodopera di circa duemi- alla onerosa produzione in cristallo che le avrebbe la unità. Lo scalo savonese alla fine del secolo pote- fruttato un’ulteriore onorificenza all’esposizione di va quindi vantare ben settemila tonnellate di pro- Milano del 1871 e nuovamente a Savona nel 1878. dotti di vetro destinati ai mercati del Mediterraneo Bicchieri, tazze, bottiglie, misure da vino, caraffe, e d’Oltreoceano, né l’avvento del Novecento sem- ampolle, lumiere, calamai, vasi per frutta, peschie- bra interrompere l’espansione locale del settore, re, arbanelle, flaconi e lavori di chimica, oggetto se nel 1910 a Carcare verrà fondata la Mattoi & Ca- di una forte e costante esportazione in Italia e al- rena, in grado di passare ben presto dalle 100 alle l’estero, adornano i coevi cataloghi aziendali e at- 500 unità lavorative, per la maggior parte altaresi7. tualmente le teche del Museo del Vetro di Altare. D’altronde di Altare era la gestione di quasi la metà In origine, la necessità di garantire lavoro ai nuovi degli impianti specializzati in vetro bianco costituiti soci aveva portato la società ad accordi con gli al- in Italia tra Otto e Novecento: i nomi dei Rachetti, tri proprietari di vetrerie, acquisendone gli impian- Bordoni, Brondi, Bormioli, Saroldi ricorrono infatti ti produttivi; già l’anno seguente la sua nascita que- nei consigli di amministrazione delle più importan- sta deteneva il pressoché totale monopolio loca- ti aziende italiane del settore8. le della produzione e commercializzazione di ve- tro, in concorrenza esclusivamente con la vetreria Una “rivelazione della previdenza” Rachetti che, dopo un iniziale periodo di affiliazio- ne alla società, non ne aveva seguito i destini e si- Parallelamente alla crescita aziendale, si andava no al 1908 avrebbe rappresentato l’unico antago- consolidando all’interno dell’azienda altarese il si- nista altarese. stema di welfare, riservato ai soli soci della coope- Trascorsa la grave crisi del primo decennio postu- rativa, con la costituzione di una cassa pensioni per nitario, segnata dalla concorrenza del cristallo boe- anzianità (1872) e di una società di mutuo soccor- mo (solo in parte controbilanciata dalla produ- so (1875) fondata da 215 uomini (su 1911 abitan- zione di tubi per illuminazione a gas), nel decen- ti) di cui la metà rappresentata dai soci dell’Artisti- nio successivo la società manteneva un livello pro- co Vetraria. duttivo mediamente alto, indirizzandosi contem- Nel 1882 - venticinquesimo anno dalla fondazio- poraneamente verso una produzione qualitativa- ne e decimo dalla costituzione dell’Associazione mente elevata, grazie a miglioramenti logistici de- Pensioni - l’intero tessuto associativo, previdenzia- rivanti dalla concentrazione della produzione: dal- le e lavorativo di Altare si riconduceva quindi alla le 152.981 lire di fatturato medio per il quadriennio Sav. L’Associazione delle pensioni iniziava a distri- 1857-1860, negli anni sessanta del secolo si tocca- buire i primi sussidi di anzianità; la fabbrica assor- vano le 215.875 per passare alle 325.778 di media biva il lavoro dei 170 soci e dei lavoranti stimabi- annua per il periodo 1871-1880, con un impiego di li in circa 340 in un rapporto di due per ogni mae- circa quattrocento dipendenti. stro vetraio (nel 1883 saranno rispettivamente 241 L’altro polo produttivo del settore, specializzato e 124); il capitale, soggetto progressivamente a va- nella produzione di bottiglie e dunque scarsamen- ri aumenti, toccava le 595.000 lire e la produzione te concorrenziale per l’industria altarese, prendeva le 520.000 lire. intanto consistenza a Savona: nel 1873 era impian- Nel corso degli anni, inoltre, la visibilità dell’azien- tata la fabbrica di bottiglie e damigiane di Viglien- da era cresciuta grazie anche all’assidua presen- zoni, Frugone e Caorsi (50 addetti nel 1880); a Va- za alle recenti esposizioni nazionali: a Milano nel do Ligure nel 1879 la Vetreria Italiana di Tubino & 1871, a Savona nel 1878 e di nuovo a Milano nel C. iniziava la fabbricazione di bottiglie in vetro ne- 1881. Proprio quest’ultima occasione contribuì ad ro “all’uso di Francia”6. Solo al 1895, tuttavia, data attirare l’attenzione dei più importanti operatori la costituzione di quello che per lungo tempo sarà del mondo cooperativo nazionale. Il la venne da-

75 n. 19 - aprile 2010 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali to niente meno che da Luigi Luzzatti9, il quale - do- stro d’Agricoltura, Industria e Commercio, assumeva po avere esaminato gli interventi in campo previ- la presidenza11. denziale della società nella veste di giudice proprio all’Esposizione milanese - ne tesseva le lodi in un E’ l’occasione per osservare la rete di relazioni tes- lungo, documentato e lusinghiero articolo pubbli- suta dalle famiglie altaresi, che restituisce l’immagi- cato sulla prestigiosa rivista “Nuova Antologia” nel ne di un paese tutt’altro che arroccato nel suo iso- 1881, con il significativo titolo Una rivelazione lamento: la presenza e le parole di affetto dei più della previdenza all’Esposizione di Milano10. autorevoli esponenti del mondo politico, finan- L’economista vedeva in Altare una nuova Rochda- ziario, artistico di stampo moderato testimonia- le: un esperimento erede della tradizione dei “Pro- no un’attenzione nei confronti della società che va bi pionieri” tessitori inglesi che nel 1843 avevano ben oltre l’attestato di stima o l’occasione di visibi- realizzato un magazzino cooperativo d’acquisto e lità in termini politici. Come più avanti, in occasio- rivendita di generi a basso costo agli associati, fatti ne dello sciopero del 1904, si schiererà il Gotha del conoscere in Italia da Francesco Viganò e da allora socialismo riformista italiano, qui era la nuova élite faro ed esempio di ogni istituzione cooperativa ot- liberale a palesarsi assumendo impegni per miglio- tocentesca. A scopo di approfondimento Luzzatti rare le condizioni dell’industria vetraria e delle sor- si propose una visita al paese dei vetrai, che si mo- ti di Altare: il suo “sistema” assurgeva agli occhi dei bilitò ampiamente nel fondere l’illustre visita con la convenuti a simbolo della possibilità di un inter- quadruplice ricorrenza (festa del paese, anniversa- vento regolatore da parte governativa e dell’abban- ri costitutivi della società e dell’organismo assicu- dono del liberismo in campo economico. Alla fe- rativo, assegnazione delle medaglie espositive): la sta intervenivano, oltre a Luzzatti, i deputati Berio, tradizionale festa religiosa della comunità e la cele- Berti, Boselli, Faldella, Mameli, Sanguinetti, Siccar- brazione della fabbrica si coniugavano nell’organiz- di, Ferraris, i senatori Corsi e Saracco, i direttori zazione della Festa del Lavoro e della Previdenza, della Banca Nazionale e della Banca Mutua Popo- rimandando ai tempi gloriosi della Corporazione e lare, il segretario generale del Ministero di agricol- alla sua liturgia celebrativa. tura, industria e commercio Simonelli, il presiden- La cerimonia si svolse nei giorni della festa di S. te della Camera di Commercio di Savona; sul fron- Rocco (16 agosto) nello spazio antistante la nuova te dell’associazionismo le principali società operaie struttura produttiva: il lungo corteo preceduto dal- del circondario, gli operai e la direzione della Tar- le bandiere delle associazioni altaresi e dalle ban- dy & Benech di Savona12. Se Luzzatti aveva opera- de musicali delle società di mutuo soccorso inter- to molto - con il suo articolo - ad incentrare l’at- venute alla festa terminava il percorso, con un pa- tenzione del mondo politico-economico sul pae- lese rovesciamento della liturgia laica che da anni - se ligure, pare in ogni modo notevole la presen- nelle ricorrenze previste dal calendario del popo- za del futuro “re delle conserve” torinese France- lo - vedeva uscire gli operai dal luogo di produzio- sco Cirio, o di quel Giovanni Faldella, neodeputato ne per recarsi in corteo sino all’abitato. piemontese ed autore di Figurine, accreditato co- me uno degli scrittori e giornalisti più quotati del- Alle porte dello stabilimento sociale i condirettori, i la scena italiana. membri del consiglio di amministrazione della socie- Il discorso di Luzzatti riprendeva i concetti espres- tà e quelli del benemerito comitato esecutivo della fe- si nell’articolo: sta, si trovavano ad accogliere gli invitati [...], che pas- sarono nella vasta sala destinata alle assemblee gene- Perché siete riusciti? [...] Perché avete rannodate rali dei soci. Decorata cogli stemmi delle antiche Fa- le antiche, pure, gloriose tradizioni dell’arte vostra, miglie Altaresi che conservarono le tradizioni dell’Ar- con lo spirito moderno dell’emancipazione morale te Vetraria, dei diplomi conseguiti alle diversi esposi- ed economica, cercando la vostra libertà e la vostra zioni, col ritratto di Guglielmo Paleologo [...], quel- fortuna in voi medesimi. Voi avete battuto sul vostro lo del Dott. Cesio, adorna delle bandiere sociali. Ad petto, che vi ha risposto come uno scudo glorioso di un capo della sala era disposto il banco della presi- guerra! E vi piacque innestare la vostra società sulle denza, cui soprastava il ritratto di S.M. il Re Umber- antiche memorie della corporazione dei vetrai, quan- to. L’on. Simonelli, quale rappresentante S.E. il Mini- do la religione e il lavoro insieme si aiutavano; con-

Quaderni Savonesi 76 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali

sapevoli di questa grande verità che la fede deve es- da / oggi 15 agosto 1882 / festeggiando con voi fra- sere sostanza di opere buone e il lavoro una religio- telli / i vostri ardimenti / manda questo franco omag- ne. Senza invidie demagogiche e senza acri vapori di gio / ammirando. socialismo. L’evento, grazie alla consacrazione nazionale del- E chiudeva il suo intervento invitando i dirigenti, la società, dava avvio ad un intenso processo en- in occasione del rinnovo dello statuto, ad assume- comiastico, declinato in una moltitudine di pubbli- re “le forme giuridiche della cooperazione sancite cazioni tese a ufficializzare il ruolo delle famiglie nel nuovo Codice di Commercio e che al caso vo- dei monsù quali detentori delle cariche interne al- stro si attagliano. Io ebbi qualche parte in quel la- l’azienda e della loro trasmissione ereditaria al pa- voro e studiando pensavo a voi”. ri del potere politico, anch’esso di esclusiva prero- L’occasione celebrativa diveniva inoltre il luogo di gativa delle famiglie dei maestri vetrai. Un vero e incontro di identità che negli anni a venire non si proprio libro d’oro nobiliare faceva la sua appari- sarebbero più incontrate sullo stesso terreno: al- zione nel 1885, codificando il nuovo ius sanguinis la nutrita presenza dei militari del forte di Altare, che subentrava allo ius soli previsto dai primi sta- il presidente delle associazioni di mutuo soccorso tuti fondativi14. romane interveniva sostenendo la continuità idea- E dall’invito di Luzzatti prendeva infine avvio il de- le della “Rochdale italiana” con il sistema previden- finitivo processo di trasformazione dell’assetto so- ziale; i rappresentanti del governo si avvicendava- cietario: dopo tre anni di dibattito e fitte consulta- no sul palco dando per risolta la questione sociale zioni con avvocati, deputati e lo stesso economista tramite l’esportazione del modello altarese; il cli- lombardo15, alla fine del 1885 l’assemblea dei so- ma di unione suggellato dalle parole dell’esponen- ci deliberava la ricostituzione della Sav sotto la de- te liberale coinvolgeva infine anche la Chiesa che, nominazione di Società Anonima Cooperativa di nella persona di mons. Bertolotti, parroco di Altare produzione fra gli artieri-vetrai di Altare16. dal 1869 al 1931 e fumo negli occhi della propagan- Complice l’introduzione della nuova tariffa genera- da socialista di inizio secolo, concedeva ospitalità e le sui dazi (1887), con la conseguente virata prote- concorreva alle spese per i festeggiamenti. zionistica favorevole all’industria vetraria, i succes- Per quel giorno di concordia - ricordato in contrap- sivi venti anni di attività della ormai Società coope- posizione alla discordia imperante, secondo l’au- rativa Artistico Vetraria ne rappresentano il defini- tore, un quarto di secolo più tardi - avrà parole af- tivo ingresso nel mondo della media impresa na- fettuose un altro estensore della vulgata della coo- zionale. perativa “nata quasi inconsapevole in quel reces- La nuova dimensione imprenditoriale è ben esem- so dell’Apennino”: Giuseppe Cesare Abba nei suoi plificata dalla figura del suo direttore, Enrico Bor- Ricordi garibaldini, corrispondendo con un altro doni. Guardando specialmente alle esperienze in- presente al banchetto, il già ricordato Faldella13. ternazionali (visse un triennio a Parigi), questi si D’altronde il poeta e scrittore garibaldino aveva propose immediatamente di attuare quelle rifor- proprio in quell’occasione composto il testo del- me tecnologiche, commerciali e amministrative in l’epigrafe portata in dono dalla società di mutuo grado di avviare il necessario salto di qualità. Dalla soccorso di Cairo Montenotte: Francia e dalla Germania la Sav incominciò ad im- portare personale qualificato ed infrastrutture (tra Da questa libera valle / pellegrini dell’arte libera vo- queste, i primi, pionieristici, forni a carbone); il li- stra / partivate un tempo / a visitare le terre d’Italia di- stino dei prezzi di vendita conobbe significativi ri- visa / suscitando inconsapevoli forze / desideri e spe- tocchi ed una scontistica differenziata; gli utili, an- ranze / tra liberi e servi. / Rinascente la patria / pre- ziché essere ridistribuiti, vennero per alcuni anni cursori modesti ma arditi / l’unità, la libertà oltrepas- reinvestiti nella gestione. saste / divinando e risolvendo / primi in Italia / pro- Bordoni comprendeva bene la difficoltà - in un pe- blemi altissimi e faticosi / lavoro non più servi al capi- riodo segnato da fallimenti bancari, chiusure di sta- tale / certezza di pane per la vecchiaia. / A voi esem- bilimenti (non ultimo, nel 1890, quello della Tar- pio dei tempi nuovi / da Cairo Montenotte / la più an- dy & Benech di Savona, con il conseguente licen- tica associazione di mutuo soccorso / in Val Bormi- ziamento di 2.000 operai) e crisi monetaria - di una

77 n. 19 - aprile 2010 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali politica di austerità, quale quella promessa e varata bre 1900, segnando inoltre la sconfitta dell’istanza all’atto del suo insediamento17. Tali provvedimenti, rivoluzionaria all’interno della storica querelle tra tuttavia, si rendevano indispensabili al fine di rilan- riformisti e sindacalisti21. ciare la società in vista della congiuntura favorevo- Nel 1904, viceversa, siamo nel pieno dell’azione ri- le determinata dalla tanto auspicata riforma delle vendicativa condotta da leghe, federazioni di me- tariffe doganali, cui Bordoni partecipò attivamente stiere, neonate camere del lavoro. Il biennio 1901- ed il cui varo segnò una vittoria personale a compi- 1902 aveva assistito al picco rivendicativo del pe- mento di un percorso decennale di studio e di pro- riodo antecedente il primo conflitto mondiale: una duzione di pamphlets mirati ad orientare il Gover- tendenza che sarebbe proseguita anche nei due no - grazie soprattutto all’intermediazione di Bo- anni successivi sino a sfociare, proprio nel settem- selli - ad una politica in senso protezionista relati- bre 1904, nel primo sciopero generale nazionale vamente al settore vetrario18. della storia sindacale italiana. Il nuovo corso intrapreso con Bordoni diede i suoi Le differenze più rilevanti non sono però di tipo frutti, se alla sua morte (1898) la Sav presentava bi- cronologico: l’azione rivendicativa dei vetrai altare- lanci in attivo, da 200 a 250 soci e un nutrito parti- si non è riconducibile né a una consolidata prassi tario clienti19, ma non aveva parallelamente contri- politica locale, né alle parallele forme di lotta del- buito a migliorare le condizioni di lavoro e di vita la categoria interessata, sebbene non manchino i dei circa 350 paysans, le cui secolari rivendicazioni punti di contatto: la vertenza va inserita più pro- avrebbero di lì a poco fatto esplodere le contraddi- priamente in quella dimensione totalmente ori- zioni insite nella cooperativa-azienda20. ginale che l’elaborato sistema aziendale della Sav aveva ereditato dall’Ottocento e, parallelamente, La fine della concordia segna anche il punto di inizio di una coscienza po- litica democratica all’interno della comunità alta- Il proletariato del piccolo borgo industre, tagliato rese. Motivi per cui le celebrazioni del 1882 e lo fuori dal mondo da una triplice catena di montagne, sciopero del 1904 possono apparire i due termi- si ricongiunge con la vita per le frementi arterie del- ni cronologici più idonei a comprendere le trasfor- la solidarietà di classe e della dignità operaia. Noi - di- mazioni del contesto sociale, politico ed economi- cono - vogliamo la nostra libertà di pensiero (L. Cam- co di questo centro della Valle Bormida a cavallo polonghi). dei due secoli. Quella che inizialmente poteva apparire come una Nel corso della vertenza che vide contrapposti i normale vertenza salariale, cominciata con una re- monsù e il personale ausiliario della Sav si incon- visione al ribasso dei salari del reparto arrotatori e trano due alfieri (l’uno, Luigi Campolonghi, del smerigliatori da parte della direzione dello stabili- mondo giornalistico-letterario e politico di area ri- mento, assunse subito implicazioni più estese, toc- formista; l’altro, Alceste De Ambris, di quello po- cando il rapporto tra operai qualificati ed introdu- litico-sindacale ispirato al sindacalismo rivoluzio- zione di sistemi meccanici, il diritto di organizza- nario) che di lì a poco sarebbero stati protagoni- zione e di sciopero, il rapporto tra soci coopera- sti di un altro sciopero, che per le sue implicazioni, tori ed avventizi (e di conseguenza la natura coo- le convergenze e le divergenze sul piano dell’im- perativa dell’impresa), il ruolo e l’autorità stessi di postazione teorica, infine per le sue risonanze na- cui si riteneva investito il direttore della fabbrica, il zionali ed internazionali, sarebbe passato alla sto- Don Rodrigo di Altare (“Il Diritto”) o il Gentiluo- ria come il più celebrato conflitto agrario del Nove- mo di vetro, come ebbe modo Campolonghi di so- cento: quello di Parma del 1908. prannominare Arnaldo Bordoni, figlio e successo- Una distanza siderale separa, tuttavia, le due ver- re di Enrico22. tenze. Nel 1908 la curva degli scioperi che tan- La contrapposizione non poteva essere più netta: to avevano agitato le menti dell’universo liberale la direzione, convinta di essere in grado di incana- d’inizio secolo era ormai in drastica picchiata; l’agi- lare la vertenza nell’ambito del rapporto paternali- tazione degli agrari, anzi, sanciva di fatto la chiusu- stico vigente, non riconosceva come interlocuto- ra di una stagione di rivendicazioni apertasi con lo re la Camera del lavoro, considerata espressione di sciopero generale cittadino di Genova del dicem- una politicizzazione estranea alla vita altarese; inol-

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21. Operai della “Società Artistico Vetraria” di Altare al lavoro negli anni ‘60. tre non riteneva di dover dar conto degli arbitrari no camerale savonese (il segretario savonese Ma- licenziamenti degli scioperanti se non al consiglio rio Vizia veniva addirittura arrestato ed espulso dai di amministrazione della stessa cooperativa, esclu- carabinieri di stanza nel centro valbormidese); in- dendo di fatto qualsiasi possibilità di trattativa con fi ne Giuseppe Canepa, direttore de “Il Lavoro” di gli organismi federativi locali e nazionali. Da parte Genova e leader indiscusso del socialismo riformi- loro, gli operai contestavano, oltre alla decurtazio- sta ligure. ne delle paghe, l’introduzione di mezzi elettrici e Solidarietà agli scioperanti proveniva da tutta Italia idraulici avvenuta improvvisamente e in assenza di e dalle nutrite colonie di altaresi stanziate in Fran- precedenti accordi salariali e occupazionali; richie- cia: erano aperte sottoscrizioni e pubblicate le deli- devano inoltre il reintegro dei licenziati e la legitti- bere sindacali sulla maggior parte dei giornali ope- mità delle loro organizzazioni sindacali. rai italiani, grazie alla campagna condotta dalla Con tali presupposti, e con l’allargamento dello Confederazione vetraria, retta a Livorno dallo stes- sciopero a tutti i reparti - conseguente all’intran- so De Ambris23. sigenza e ai tentativi d’intimidazione da parte del- Infi ne, a due mesi dall’inizio dello sciopero anche la direzione - Altare diventava caso nazionale ai pri- la Lega nazionale delle Cooperative decideva di mi di agosto, facendo qui confl uire in rapida suc- prendere posizione, nominando una commissione cessione alcuni tra i maggiori esponenti della po- d’inchiesta capitanata dal maggior esponente del litica democratica. Oltre ai già citati De Ambris e mondo cooperativo ligure, Gino Murialdi, grazie Campolonghi, tra i primi il deputato Angiolo Ca- all’intermediazione del quale si giungeva in breve brini, seguito a breve dal collega Pietro Chiesa, vol- ad un concordato che prevedeva una parziale riam- to più noto e amato del socialismo ligure e primo missione degli operai dopo un atto di sottomissio- parlamentare operaio del partito di Turati; a segui- ne alla direzione, tramite la sconfessione degli ar- re il segretario della Camera del lavoro di Geno- ticoli apparsi sulle varie testate d’orientamento so- va, Lodovico Calda, oltre alla segreteria dell’orga- cialista e democratico24. La commissione decideva

79 n. 19 - aprile 2010 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali nello stesso tempo l’espulsione dalla Lega naziona- Note le delle cooperative (cui era iscritta dal 1890), solle- 1 Atto di società e Statuto fondamentale della Socie- citata in questo a più riprese dal De Ambris. tà delli Artisti Vetrai eretta nel comune di Altare, Era l’epilogo di una vertenza che era stata anche cit. in G. Malandra, I vetrai di Altare, Cassa di Rispar- banco di prova di organismi appena costituiti (è il mio di Savona, Savona, 1983. caso del Circolo socialista altarese e della locale Ca- 2 Il provvedimento, voluto per favorire la Fabbrica mera del lavoro di Altare, nata come sezione terri- Regia Avena di Chiusa Pesio, stabiliva inoltre il di- toriale di quella savonese nel 1902), in via di con- vieto di lavorazione del vetro bianco ad Altare, co- solidamento (la Confederazione vetraria italiana, stringendo le aziende esistenti alla sola fabbricazio- la stessa Camera del lavoro di Savona), o di costi- ne di articoli di vetro bianco e verde ordinario ad tuzione (la Federazione nazionale degli Arrotato- uso farmaceutico. ri). Il fallimento dello sciopero - che seguiva quello 3 Ad innescare la controversia sulla genuinità della dei lavoratori del vetro di Colle Val d’Elsa, nell’an- cooperativa vetraria fu per primo Ugo Rabbeno, nel no precedente - confermava agli occhi degli orga- suo celebre studio sulle realtà cooperative italiane. nizzatori le difficoltà di mobilitazione di un settore Il giovane studioso reggiano, allievo dell’economi- di manodopera fisiologicamente arretrato sul pia- sta Luigi Cossa, elencava i punti che avrebbero al- no dell’organizzazione sindacale. lontanato la Società Artistico Vetraria dai principi Contemporaneamente, tuttavia, oltre a demolire cui s’ispirava: “l’indole corporativa e famigliare” che definitivamente agli occhi degli osservatori demo- escludeva gli operai salariati dall’associazione ed al- cratici il mito mazziniano della cooperativa (di cui la ripartizione degli utili “toglie a questa associazio- la libertà di associazione costituiva il cardine), l’epi- ne molta parte del pregio che le si dovrebbe rico- sodio aveva innescato la diffusione di idee di matri- noscere se avesse completamente carattere coope- ce democratica e socialista all’interno della comu- rativo, e se non fosse compenetrata, fenomeno co- nità, la cui prima espressione fu la creazione di una sì frequente nelle società di produzione, da un cer- cooperativa tra cerchiai, fondata su rigidi criteri di to spirito ristretto e capitalista”. Cfr. U. Rabbeno, La appartenenza di classe25. Una vera e propria cesu- cooperazione in Italia. Saggio di sociologia econo- ra, quindi, nel tessuto sociale altarese e nei rappor- mica, F.lli Dumolard, Milano, 1886. ti tra comunità e azienda, i cui dirigenti si dimo- 4 G. Malandra, I vetrai di Altare, op. cit., p. 184. stravano compatti nell’adesione alla prova di for- 5 Regolamento di costituzione d’una Società Artisti- za condotta dal Bordoni. Nonostante l’accettazio- co Vetraria in questo comune d’Altare per l’esecu- ne del diktat che aveva posto fine allo sciopero, zione della convenzione intesa tra gli artisti me- molti abitanti, distintisi durante l’agitazione, erano desimi e sottoscritta il 30 settembre 1856, compila- costretti all’emigrazione interna (ad esempio a Car- to il 25 ottobre dello stesso anno e riprodotto in G. care) o all’esilio politico26. Malandra, I vetrai di Altare, op. cit., p. 291. Il Comi- Sotto la direzione di Aleramo Bormioli l’azienda, tato non sembra discostarsi di molto nelle sue fun- nel decennio precedente il primo conflitto mon- zioni dall’antico Consolato, espressione dell’Univer- diale, manteneva la propria posizione di eccellenza sità del Vetro: ai consoli (sei) erano infatti deman- nel panorama industriale ligure, figurando ai primi dati i compiti di stabilire i salari, comporre le mae- posti della produzione vetraria nazionale. I vetri di stranze per le fabbriche al di fuori del paese e fare Altare accompagnarono la nazione nell’avventura prestare giuramento di fedeltà a queste, per le qua- coloniale: esportazioni verso Tripoli, Bengasi, Ales- li vigeva l’obbligo di rientrare in Altare prima della sandria d’Egitto sono registrate nei partitari per gli festività di San Giovanni. D’altronde, una forte con- anni 1912-1915, sino a quando la guerra costrinse tinuità con il passato nella costituzione della socie- la Sav a limitare al territorio italiano le vendite, cer- tà era avvertita dagli stessi appartenenti alle famiglie cando peraltro con ogni mezzo le materie prime maggiorenti: come ebbe a osservare Mariano Bron- necessarie a far fronte ad una domanda costante- di, “l’Università cacciata dalla porta rientrava dalla fi- mente in crescita grazie alla contemporanea espan- nestra” (M. Brondi, La cooperazione e la previden- sione dell’industria chimica e farmaceutica27. za tra gli artieri vetrai di Altare. Cenni storici e ri- flessioni, Tip. Ricci, Savona, 1884, p. 51). Sebastiano Tringali 6 R. Badarello, Cronache politiche e movimento ope-

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raio savonese 1850/1922, Comune di Savona, Savo- innovazione, in L. Borzani (a cura di), Tra solida- na, 1987, p. 44. rietà e impresa. Aspetti del movimento cooperati- 7 N. Cerisola, Storia delle industrie savonesi, Editrice vo in Liguria (1893-1914), Centro ligure di storia Liguria, Savona, 1965, p. 66. sociale, Genova, 1993, p. 59. 8 A. Marianelli, Proletariato di fabbrica e organizza- 15 Lettera di Maggiorino Ferraris a Mariano Brondi, 5 zione sindacale in Italia: il caso dei lavoratori del giugno 1885, in Archivio della Società Artistico Ve- vetro, Franco Angeli, Milano, 1983, p. 60. traria (Asav), Proposte di modifiche allo Statuto: 9 Luigi Luzzatti (Venezia 1841 - Roma 1927), tra i “L’on. Luzzatti senza potere entrare in particola- maggiori giuristi, economisti e uomini politici ita- ri dello statuto, preferirebbe in massimo che la So- liani, assolse varie cariche di governo: segretario ge- cietà Altarese potesse assumere la forma Anonima nerale del Ministero di agricoltura, industria e com- Cooperativa, a termini del Codice di Commercio. mercio nel 1869 e 1871; vicepresidente della com- Ciò parrebbe tanto più facile in quanto che il pro- missione d’inchiesta industriale e presidente del- getto di statuto già stabilisce il voto unico, cui oc- la commissione per la tariffa doganale, incarica- correrebbe soltanto stabilire in non più di lire 100 to quindi di condurre i negoziati per il rinnovo dei il valore delle azioni e a lire 5.000 il massimo con- trattati di commercio con la Francia, la Svizzera e tributo di ciascun socio [...]. Queste sarebbero in l’Austria-Ungheria (1873); ministro del Tesoro (dal massima le osservazioni dell’on. Luzzatti, il quale 1891 al 1892, dal 1896 al 1898 e dal 1903 al 1905); in- desidera che si renda interprete presso tutti i soci fine presidente del Consiglio nel 1910-1911. A Luz- del massimo conto in cui egli tiene le dimostrazio- zatti si deve l’approvazione delle leggi sugli infortu- ni di affetto che costantemente gli giungono dagli ni degli operai sul lavoro, sulla Cassa per l’invalidità operai e cooperatori altaresi”. e la vecchiaia e, nel 1910, di quella relativa all’obbli- 16 Modificazioni da farsi al progetto di statuto per la go scolastico. Esperto di credito cooperativo, pro- ricostituzione della Società Artistico Vetraria di Al- mosse la costituzione della prima banca popolare tare proposte dalla maestranza in Ferrara l’an- (Lodi, 1864). Cfr. F. Catalano, Luigi Luzzatti. La fi- no 1885, in Asav, Proposte di modifiche allo Statu- gura e l’opera, Banca Popolare di Milano, Milano, to. Per la travagliata genesi della cooperativa riman- 1965; P. Pecorari, Luigi Luzzatti: economista e poli- do a S. Tringali, Una cooperativa ad Altare. La So- tico della nuova Italia, Edizioni Scientifiche Italia- cietà Artistico Vetraria tra Ottocento e Novecento, ne, Napoli, 2003; . AMES, Genova, 2006, pp. 35-44. 10 “Nuova Antologia”, anno XVI, 1 novembre 1881, n. 17 In particolare, Bordoni non aveva visto di buon gra- 60. do la trasformazione della società in partecipazio- 11 F. Cappa, Festa del lavoro e della Previdenza in Al- ne in cooperativa, adducendo motivazioni di natu- tare - XV agosto MDCCCLXXXII, Tip. Ricci, Savona, ra finanziaria, poiché per forza di cose si sarebbe 1882. dovuto ricorrere ad una riduzione del capitale so- 12 Alla festa concorrevano anche le società di Calizza- ciale, che avrebbe indebolito lo stato patrimoniale. no, Carcare, Dego, Spigno, Millesimo e Finalborgo. Cfr. Enrico Bordoni alla Onorevole Commissione Per la cronaca della giornata e per la citazione del per la riforma dello Statuto della Società Artistico discorso di Luzzatti, cfr.: F. Cappa, Festa del lavo- Vetraria di Altare (12 luglio1889) - Alla Assemblea ro, op. cit.; M. Badano Brondi, Storia e tecniche del generale nella Seduta del 26 settembre 1889, Alba, vetro preindustriale. Dalla Liguria a Newcastle, [1889]. De Ferrari, Genova, 1999, cui si rimanda soprattut- 18 Ricordiamo: L’industria del vetro ed i trattati di to per le notizie sulla società nel periodo successivo commercio (1878); Dati storici e statistici sull’in- a quello considerato dalla presente trattazione. dustria vetraria in Altare (1878), con dedica a Pao- 13 Lettera a Giovanni Faldella, in G.C. Abba, Ricordi lo Boselli; L’industria del vetro in Italia ed i tratta- garibaldini, Società tipografica editrice nazionale, ti commerciali. L’arte vetraria in Altare nella sua Torino, 1913 (ma 1907), p. 128. origine nelle sue vicende nel suo sviluppo nelle sue 14 Per le considerazioni sui processi di invenzione del- speranze (1879), più volte tradotto ed ampiamente la tradizione nell’attribuzione di titoli nobiliari dei diffuso e citato all’estero; la Statistica dell’industria maestri vetrai si rimanda ad A. Molinari, Il Paese dei vetraria in Francia, Austria e Italia (1884). Legato vetrai. La cooperazione ad Altare tra tradizione e al mondo finanziario e preoccupato dalle crisi ban-

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carie di fine secolo, Bordoni diede anche alle stam- za Cooperativa “Avanti!” di Sampierdarena (che in- pe un Rapporto sul riordinamento degli istituti di viava a più riprese aiuti alimentari), dagli operai al- emissione (1891). Sull’evoluzione del dibattito sui taresi residenti a Tolone, da tutte le Leghe altaresi dazi doganali per l’industria vetraria italiana, cfr.: A. (contadini, vetrai, cerchiai, arrotatori, etc.), dai cir- Marianelli, Proletariato di fabbrica, op. cit., p. 20 coli socialisti liguri (tra cui quello di Cairo), da nu- e sgg. Più in generale, sulle trasformazioni in sen- merosi sodalizi savonesi, dalle cooperative portua- so protezionistico dell’industria italiana dopo l’ap- li genovesi, dalle camere del lavoro di Genova, Mila- plicazione delle nuove tariffe, cfr. V. Castronovo, La no, Torino, Torre Annunziata, La Spezia e Sampier- storia economica, in: Storia d’Italia, Einaudi, Tori- darena, dalle altre categorie in lotta, quali i marmi- no, 1975, v. VII, p. 99 e sgg. sti di Carrara. Il totale delle sottoscrizioni raccolte 19 Il bilancio 1898 si chiuse con un utile di 1.326.000 li- a favore dei vetrai toccò la considerevole somma di re ed un dividendo di 83.000. Tra i clienti riscontria- 6.115 lire, di cui 5.488 distribuite in sussidi. mo numerosi laboratori chimici, ospedali e farma- 24 Asav, Libro delle adunanze e delle deliberazioni cie, la Marina Militare, vetrerie del circondario (Vi- del Consiglio di Amministrazione, 1897-1904. glienzoni e Rachetti principalmente), la Radif di Ge- 25 La Società Anonima Cooperativa tra gli operai la- nova, la Brondi di Ferrara. Cfr. Asav, Inventario e voranti in cerchi fu fondata ad Altare il 29 ottobre resoconto economico 1898-1899. 1904, con presidente Giovanni Pagliari (licenziato 20 Al 31 dicembre 1904 (il primo esercizio per cui era dalla Sav), segretario Nicola Pizzorno (segretario obbligatoria la registrazione in base alla nuova leg- della locale Camera del lavoro) e come soci tutti i ge sulle assicurazioni dei lavoratori) erano iscritti a membri dell’esecutivo dell’organismo sindacale. libro matricola 200 soci e 368 operai, saliti a 480 al- 26 E’ il caso di Giuseppe Scarrone, fuoriuscito nel 1904 la ripresa autunnale del lavoro nell’anno successivo. ed emigrato sette anni più tardi a Rio de Janeiro, il Cfr. Archivio del Comune di Altare, Società Artistico cui percorso è stato ricostruito da A. Molinari in Josè Vetraria, Libri matricola e Libri matricola dei soci Scarrone. Un vetraio altarese a Rio de Janeiro, in maestri vetrai e figli, anno 1904. La documentazio- A. Gibelli (a cura di), La via delle Americhe. L’emi- ne conservata illumina sulla provenienza geografica grazione ligure tra evento e racconto, Sagep, Ge- degli addetti alla vetreria: fatta salva la maggioranza nova, 1989. altarese della manodopera, si registrano nuclei con- 27 Nutrita al proposito è la corrispondenza con il go- sistenti di operai provenienti dai comuni limitrofi verno per ottenere il carbone necessario al funzio- (Mallare, Quiliano, Cairo Montenotte, Carcare, Sa- namento dei forni e al trasporto della produzione: vona) e da centri fuori regione con una consolida- Archivio Centrale dello Stato, Carte Boselli; Presi- ta tradizione di produzione del vetro: Colle Val d’El- denza del Consiglio dei Ministri, Guerra Europea, sa, Montelupo Fiorentino, San Giovanni Valdarno. b. 29 bis, Problemi di approvvigionamento. Geno- Un’ulteriore conferma della notevole mobilità che va (1916). Durante il conflitto la Sav aveva rappre- caratterizzava la maggioranza delle maestranze del sentanze commerciali a Torino, Firenze, Milano, Ri- vetro italiane, già evidenziata da A. Marianelli, Pro- mini, Palermo, Firenze e Napoli; tra i clienti le mag- letariato di fabbrica, op.cit., pp. 137-142. giori industrie del settore enologico (Fratelli Gan- 21 Per la visione degli scioperi da parte delle élites bor- cia, Campari, Fratelli Branca) e alimentare (Perugi- ghesi si veda G.C. Jocteau, L’armonia perturbata. na, Ligure Lombarda), oltre a decine di laboratori ci- Classi dirigenti e percezione degli scioperi nell’Ita- vili e militari, ospedali e farmacie: cfr. Asav, Inventa- lia liberale, Laterza, Roma-Bari, 1988. Vasta è la let- rio generale, anni 1915-1917. teratura sulla conflittualità operaia di inizio secolo: per tutti, cfr. G. Procacci, La lotta di classe in Italia agli inizi del secolo XX, Editori riuniti, Roma, 1970. 22 La Farandole (L. Campolonghi), Il “Gentiluomo di vetro”, “Il Lavoro”, 28 agosto 1904. 23 Solidarietà ai circa 130 scioperanti, oltre che dai gior- nali e dalle organizzazioni di categoria, era espres- sa in forma concreta dalla Vetreria Operaia Federale di Livorno, dalla Federazione Bottigliai, dall’Allean-

Quaderni Savonesi 82 Cengio e la sua fabbrica Irma Dematteis

egli anni Ottanta del XIX secolo, quando eventuali di disoccupazione assorbiti dalla prima- Ni paesi europei come la Gran Bretagna, la ria attività familiare e ciò preservava dagli indesi- Francia e la Germania avevano già conosciuto la derati effetti conflittuali, sul modello di quelli che seconda rivoluzione industriale e l’economia oc- nelle aree urbane contrapponevano proletariato cidentale viveva la «grande depressione», nel- e borghesia concorrendo a rafforzare la “lotta di l’Italia del Nord iniziavano i primi timidi segnali classe”. di un’industrializzazione che avrebbe visto il suo Nel 1903 queste favorevoli condizioni avrebbero vero decollo nell’età giolittiana. E’ nell’ambito di portato all’acquisizione della piccola fabbrica da questo fenomeno - che nel corso del Novecento parte della Sipe (Società Italiana Prodotti Esplo- porterà il nostro paese a trasformare la sua eco- denti) che con la guerra di Libia, e soprattutto con il primo conflitto mondiale sarebbe diventata la più importante industria italiana nel campo del- la produzione di esplosivi – e la maggior parte del CENGIO materiale occorrente per le forze armate italiane impegnate al fronte era prodotto a Cengio. E LA SUA FABBRICA: Nel dopoguerra, dalla corrispondenza intercorsa LA TRASFORMAZIONE tra Comune, Prefettura e direzione Sipe emerge la problematicità del rapporto che legava Cengio al- DI UN TERRITORIO la fabbrica e che derivava dall’impatto ambientale di quest’ultima. Non erano più le esplosioni, che E DI UNA COMUNITÀ avevano funestato i primi decenni di convivenza, a preoccupare ma era l’inquinamento del fiume - NEL CORSO in cui venivano scaricati i residui di lavorazione - a causare una vertenza con tutti i comuni dell’Al- DEL NOVECENTO ta Val Bormida. Irma Dematteis La Sipe esponeva le proprie ragioni che non si fondavano sulla negazione dell’inquinamento, ma nomia - che si colloca la prima vera iniziativa a ca- sulla clausola contrattuale che la tutelava da even- rattere industriale della Valle Bormida: l’impianto tuali richieste di risarcimenti: “perché lo scriven- di un dinamitificio a Cengio della Sociètè Con- te ebbe contrattualmente a convenire, a seguito tinentale Glycerines et Dynamites, un’iniziativa di forti pagamenti effettuati in passato all’unico estranea alla tradizione della valle entro cui si col- scopo di evitare reclami neppur giustificati, che le locavano segherie, fornaci, piccole officine mec- fosse possibile il libero esercizio della sua attuale caniche, imprese di costruzioni che rispondevano industria con rinuncia da parte degli indennizzati a una richiesta in loco e che perpetuavano, nono- anche a danni futuri”. stante qualche progresso, una divisione del lavo- Le oggettive difficoltà in cui versava in quel mo- ro vecchia di secoli. mento offrivano alla società una giustificazione La scelta di un piccolo paese agricolo che aveva non facilmente contestabile e insieme la possibi- vissuto fino ad allora una condizione di grande lità di “un ricatto” sulla scottante questione occu- marginalità era dovuta alla situazione ambientale pazionale: molto favorevole: una conca appartata entro vaste aree boschive con la presenza della linea ferrovia- […] le condizioni dell’industria non consentono at- ria e di un fiume ricco d’acqua, il terreno a basso tualmente né l’anticipo né il pagamento di qualsiasi costo e il valore delle colture agricole molto mo- importo. La Società affronta quotidiani sacrifici per desto. Anche le condizioni di carattere sociale si- non chiudere, come il suo interesse imporrebbe, lo curamente rendevano interessante la zona: la ma- stabilimento di Cengio ubbidendo al solo intento so- nodopera da impiegare di origine contadina era ciale ed umanitario di non lasciare senza lavoro la abituata a gravose fatiche quotidiane e a una scar- maestranza che ancora vi è occupata. sa resa economica del proprio lavoro, era quin- di disponibile ad accettare bassi salari e periodi [Se il Ministero imponesse il provvedimento di risar-

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cimento] saremo nella dolorosa ma assoluta neces- quanti ne sono occupati in tutti gli altri 53 stabi- sità di constatare la inutilità degli sforzi fino ad og- limenti della provincia insieme uniti”. gi compiuti per tenere, sia pure in modesto funzio- La fabbrica assorbiva tutta la popolazione diret- namento, lo stabilimento…costretti dalle nostre im- tamente o indirettamente e ne attirava dai paesi prescindibli condizioni, detto stabilimento sarà chiu- vicini: c’erano 80 esercizi commerciali, la stazio- so senz’altro, con tutte le conseguenze che posso- ne incassava in media 5 milioni l’anno, “attivissi- no essere facilmente comprese e la cui responsa- ma l’industria del legname praticata da nume- bilità non potrà certo risalire alla scrivente, la qua- rose ditte tra cui prima la Società Anonima Se- le nei momenti di crisi che sta attraversando… e ciò gherie6, il cui attivo stabilimento assorbe la mas- a prescindere dalle eccezioni di diritto da noi oppo- sima parte della produzione dell’Alta Val Bormi- nibili1. da”. Vi erano varie imprese edilizie che occupava- no un centinaio di operai. Si poneva infatti il problema della riconversione Ma l’impegno tecnico finanziario richiesto si rive- industriale che comportò il forte ridimensiona- lò ben presto sproporzionato alle risorse dell’Ital- mento della fabbrica e una sua diversa attività2. gas e poco tempo dopo, precisamente nel 1932, E’ un dato di fatto che la trasformazione in indu- l’azienda entrò in liquidazione, passò in proprie- stria di pace fu lunga e sofferta, ma, quando, con tà della Montecatini (51%) e dell’IG Farbenindu- atto notarile del 3 marzo 1928, nacque l’Acna, strie (49%), mantenne la sigla Acna nel significato Aziende Chimiche Nazionali Associate3, la nuova di Azienda Colori Nazionali ed Affini e diventò una società, sotto il controllo dell’Italgas, ereditò dalla vera industria chimica; infatti indirizzò le sue pro- Sipe una grande potenzialità che le avrebbe con- duzioni soprattutto allo sviluppo degli intermedi sentito uno sviluppo notevole in tempi relativa- e dei coloranti. mente brevi: l’intera area di 600.000 mq. di cui Il gruppo tedesco trasferì parte del suo know how 200.000 coperti dove sorgevano gli impianti per e dei brevetti alla fabbrica di Cengio e ciò provocò le produzioni utilizzate dall’industria della gom- una forte specializzazione di quest’ultima sul mer- ma, dalla farmaceutica, dalla profumeria; i repar- cato interno, ma consentì all’IG di mantenere sot- ti per la fabbricazione del betanaftolo, dei vari aci- to il suo controllo l’assistenza tecnica e di impedi- di - picrico, cloridrico, formico, nitrico, solforico - re l’espansione degli italiani verso i suoi tradizio- di soda caustica, di solfuro di sodio e di tritolo; i nali mercati d’esportazione7. macchinari per la produzione di intermedi per co- Durante tutti gli anni Trenta le innovazioni e lo loranti – in particolare l’anilina che trovò un no- sviluppo delle tecnologie all’ Acna furono notevo- tevole mercato interno nell’ambito dell’industria li così come andò crescendo la produzione, ma i tessile autarchica degli anni Trenta; la dotazione consumatori di coloranti pagarono a caro prezzo di 4.000 m. di strada ferrata particolare con 100 va- la politica protezionistica del governo fascista che goni-cisterna e vagoni-pots4. mirava a dare la massima copertura del mercato a Gli operai erano 800, gli impiegati un centinaio, prodotti italiani. Le fonti principali di materie pri- ma la nuova società ridimensionò gli impianti in me – catrame, toluolo e benzolo – provenivano vista di un programma di sviluppo dell’industria dalla lavorazione delle cockerie8, ma la scarsa pro- delle materie coloranti. duzione nazionale di questi derivati e la necessi- Due anni dopo l’azienda dimostrò la sua vitalità; tà di ricorrere all’importazione comportava prez- la sua produzione di acido picrico, di tritolo e di zi elevati e ciò aumentava notevolmente i costi dei artifizi per uso militare soddisfaceva le necessi- prodotti chimici. tà dell’esercito italiano e alimentava l’esportazio- Nel 1936 l’Acna ottenne l’autorizzazione ministe- ne in vari Paesi europei tra cui Spagna, Finlandia, riale per la fabbricazione di custodie di cartone Grecia, Jugoslavia e Svizzera. per proiettili di artiglieria, con miscela di acido pi- La crisi sembrava ormai superata, poiché in una crico (60%) e binitrofenolo (40%); allestì un im- delibera podestarile5 si diceva: “[Cengio è] centro pianto di iposolfito sodico, produceva acido nitri- di attività industriale notevolissimo… ospitan- co, cloridrico, formico, pirico e solforico, anilina e do uno stabilimento chimico di importanza na- naftalina, fuochi artificiali, petardi per segnalazio- zionale in cui lavorano oltre mille operai e cioè ne e naturalmente tritolo, con correnti d’espor-

Quaderni Savonesi 84 Cengio e la sua fabbrica Irma Dematteis tazione in Europa, nei Paesi Asiatici e in Ameri- gli operai. ca Latina. Per quanto concerne la situazione ecologica, nel L’interdipendenza tecnica tra colori, esplosivi e 1935 i contadini della vallata – come già era avve- altri prodotti chimici basati su intermedi organi- nuto vent’anni prima – intentarono causa all’Acna ci fu sempre rilevante e infatti la Montecatini, la per ottenere il risarcimento dei danni da inquina- più grande compagnia chimica italiana che gode- mento subiti dalle colture agricole11. va dell’esplicito appoggio del governo e fu prota- La politica aziendale fu, fin dai tempi della Sipe, gonista della politica autarchica del regime, con- di tipo paternalistico – in una relazione di bilan- trollava i sei maggiori produttori di esplosivi tra cio del 1936 la Montecatini era definita “una gran- cui l’ Acna che, come precedentemente la Sipe, de famiglia” –; alla costruzione di alloggi per le più volte aveva avviato conversioni e riconversio- maestranze, ai dormitori, agli spacci e alle men- ni da esplodenti a coloranti e viceversa9. se aziendali, agli impianti sportivi, ai locali per le Dal 1935 al 1939 quando l’Italia viveva ormai un scuole, alle attività culturali e ricreative, negli anni periodo di conflitti - conquista dell’Etiopia, guerra Trenta si aggiunsero un sistema sanitario – infor- civile spagnola, occupazione dell’Albania – la pro- tunistico e nuovi servizi sociali. duzione di esplosivi si moltiplicò e a Cengio au- Tra la IG Farbenindustrie e la Montecatini i rap- mentò del 20%, in particolare l’Acna. si specializ- porti non furono facili e il presidente Guido Do- zò nella produzione di pentrite (tetranitropenta – negani tentò di liberarsi della consociata tedesca eritrite)10; contemporaneamente lo stimolo belli- aumentando il capitale. co incentivò le produzioni di colori sintetici e in- E fu probabilmente la presenza di quest’ultima a termedi organici. imporre all’azienda italiana nel 1938 l’epurazione Lo sviluppo portò, come era ovvio, a un crescente del direttore commerciale e di sei impiegati ebrei impiego di manodopera con uno stabile fenome- “…l’ A.C.N.A. rappresentò l’eccezione, per cer- no di pendolarismo. Secondo una statistica del- ti aspetti inspiegabile, se non in relazione alle l’agosto 1937, 688 operai Acna risiedevano a Cen- pressioni delle autorità tedesche”12. gio, 798 nei paesi del Savonese e 406 in quelli del Alla vigilia del secondo conflitto mondiale un Cuneese; l’immigrazione da altre regioni era co- complesso di motivazioni – non ultima le esigen- stante, in particolare di manodopera operaia spe- ze belliche – indusse l’Acna a intensificare nuo- cializzata. Contemporaneamente un notevole im- vamente la ricerca, lo sviluppo e il rinnovamen- pulso ricevette il commercio, sia per i nuovi inse- to degli impianti, avvalendosi più di una volta di diamenti sia per il rifornimento di materie prime licenze, di consulenze e di tecnici della IG Farbe- all’industria; i trasporti venivano effettuati qua- nindustrie. Il progetto più rilevante fu, nel 1941, il si esclusivamente per ferrovia, ma alla vigilia del- rinnovamento della vecchia fabbrica di fenolo che la guerra assumevano importanza anche i traspor- poté così triplicare la sua produzione13. ti su strada. Durante la guerra il paese fu zona militare e lo sta- Si ridusse sempre più il numero degli occupa- bilimento produceva soprattutto tritolo; alla ma- ti nell’agricoltura, anche tra gli abitanti originari nodopera maschile si affiancò quella femminile del luogo, mentre si diffuse la figura dell’operaio- che dovette sostituire i lavoratori richiamati sotto contadino, appartenente a famiglie rurali, che nel- le armi e mandati a combattere nelle diverse cam- le ore libere dal lavoro dello stabilimento conti- pagne militari. La fabbrica ridusse via via la sua at- nuava a lavorare la terra. tività per mancanza di materie prime e di mercato, La condizione operaia era carente sotto il profi- ma il personale continuò ad essere presente sul lo della sicurezza: negli impianti non esistevano le posto di lavoro sia per ragioni sociali, sia in previ- pompe di trasferimento delle sostanze da un’ap- sione di una ripresa al termine del conflitto. parecchiatura all’altra e i lavoratori presentavano Dopo l’8 settembre la situazione cambiò decisa- spesso tratti di pelle colorata di giallo, si trattava mente: i tedeschi presero possesso dello stabili- della reazione xantoproteica causata dal contatto mento e la produzione rimase praticamente fer- dell’acido nitrico con la pelle; la loro vita media ma. superava di poco l’età della pensione e il preco- Le restrizioni della vita quotidiana dovute al con- ce invecchiamento era un tratto comune a tutti flitto si riflettevano anche nell’attività dell’indu-

85 n. 19 - aprile 2010 Cengio e la sua fabbrica Irma Dematteis stria: nei laboratori veniva sintetizzata la saccarina l’Italia sia del paese di Cengio. per sopperire alla mancanza dello zucchero; qual- Dalla fine degli anni Sessanta saranno prima le du- che cinghia di trasmissione spariva per trasfor- re lotte sindacali e poi una nuova coscienza ecolo- marsi in suole da scarpe; i partigiani requisirono il gica a spezzare quel legame tra la fabbrica e il pae- sale sempre più raro e importante merce di scam- se che aveva segnato un secolo di storia comune. bio; sia i repubblichini sia i membri della Resisten- za si appropriavano di benzolo e toluolo da utiliz- Irma Dematteis zare come carburante. Questa situazione mise in gravi difficoltà il diretto- Note re dello stabilimento, il dottor Tamburini, il quale 1 Archivio Comunale di Cengio (ACC), Polizia urba- più di una volta fu messo in prigione e il suo an- na e rurale1921-1971, Lettera della Sipe alla Pre- tifascismo doveva essere noto se nel dopoguerra, fettura, 1927. durante il processo ad esponenti della “San Mar- 2 Si tornò a produrre polveri piriche e dinamite, ol- co”, uno di loro affermerà di averlo avvertito come tre a intermedi per colori. probabile vittima di un agguato dei militari della 3 ACC, Volture 1928-29. Quella che in seguito sa- Repubblica Sociale rà definita “vecchia AC.N.A.” nasceva dalla fusio- L’Acna era possibile obiettivo di bombardamento ne della Sipe con la Società di coloranti Italica di aereo per cui furono costruiti un rifugio in roc- Rho e di Cesano Maderno, sotto il controllo del- cia e uno in terrapieno per le intere maestranze l’Italgas. in servizio, con una media di accoglienza di 1.500 4 Produits Chimiques Industriels – Produits inter- persone e fu curato l’occultamento dello stabili- mediares Explosifs, Usine a Cengio, S.I.P.E., Mila- mento “con la mimetizzazione dei tetti median- no, 1927. te colorazione e con alberature di circostanza 5 ACC, Delibere podestarili 1927-1930, seduta del 6 [ma] data la mancanza di incursioni aeree non aprile 1929. si è potuto esperimentare l’efficacia del masche- 6 I soci fondatori erano dirigenti dell’ ex Sipe. ramento e rilevarne di conseguenza le manche- 7 R. Petri, Innovazioni tecnologiche per uso bellico volezze”14. e mercato civile, in V. Zamagni (a cura di), Come Alla fine del conflitto Cengio affrontò la ricostru- perdere la guerra e vincere la pace, il Mulino, Bo- zione del dopoguerra e la sua ripresa fu ancora logna, 1997. una volta legata alla riconversione industriale del- 8 La Cockitalia nasce nel 1935-36. la fabbrica. 9 R. Petri, Innovazioni tecnologiche per uso bellico Nel 1945 la situazione occupazionale era pesantis- e mercato civile, op. cit. sima: reduci, ex combattenti, ex deportati, giova- 10 Fu proprio nel reparto della pentrite che il 17 otto- ni, tutti disoccupati, forzarono i cancelli della fab- bre 1939 avvenne una violentissima esplosione che brica per chiedere la ripresa delle assunzioni; l’an- provocò cinque vittime. no dopo l’organico superava già le 2.000 unità con 11 La sentenza, sfavorevole ai contadini, si avrà dopo un esiguo numero di donne, impiegate o addette quarant’anni. alla lavanderia e alla mensa aziendale. 12 B. Bezza, Montecatini 1888/1966 capitoli di storia Il ruolo dell’Acna continuò ad essere essenziale di una grande impresa, il Mulino, Bologna 1966. nel settore culturale, sportivo e del tempo libero: 13 R. Petri, Innovazioni tecnologiche per uso bellico l’Enal e le gite aziendali, una ricca biblioteca e il ci- e mercato civile, cit. nema, la pista di pattinaggio e i campi da tennis 14 ACC, Rifugi antiaerei 1942-1958, Relazione del Co- accompagnarono, unitamente alla scuola di mas- mune alla Prefettura del 28 settembre 1948. L’as- sa, la gioventù della nuova generazione del dopo- senza di bombardamenti da parte degli Alleati si guerra. spiega forse con l’intenzione di utilizzare la fabbri- L’avanzata tecnica e produttiva dell’industria chi- ca come base di rifornimento e per la produzione mica contribuì allo storico sorpasso sia produttivo futura del dopoguerra. sia occupazionale dell’industria sul settore agrico- lo e fu determinante per sostenere la crescita e lo sviluppo negli anni successivi al conflitto sia del-

Quaderni Savonesi 86 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano

A S.R. perché questo lavoro, è accaduto a Cengio, con i suoi cambiamenti ineren- e tutto il resto, senza di lei ti la popolazione e il territorio, con l’insediamento di non avrebbe avuto un senso. un’industria, è emblematico per capire ogni altro ca- so analogo sia in ambito nazionale che internaziona- a demografia si configura come la disciplina che si le. Linteressa delle popolazioni umane, indagandone gli aspetti strutturali ed emotivi… Col termine popolazio- Cengio prima dell’avvento ne non si intende un qualcosa di statico e immutabile, della “fabbrica” bensì un insieme di individui capaci di riprodursi al loro interno, spesso identificato in caratteristiche territoriali, Il punto di partenza sarà quello di fornire una visione di Cengio prima della nascita dell’industria e per que- sto specifico compito molto utili ed esaurienti sono le parole riportate da Gilbert Chabrol de Volvic, prefet- CENGIO E LA SUA to napoleonico di Savona, nella sua opera sul Dipar- timento di Montenotte dei primi anni del 1800 il qua- POPOLAZIONE le, descrivendo Cengio, osserva: “…sulla riva sinistra NEL NOVECENTO. della Bormida, è diviso in parecchie frazioni: le più importanti sono intorno alla collina dominata dal ca- LO SVILUPPO stello; le altre sono situate su alcune collinette o nel fondovalle. Il clima è incostante ed esposto ai venti di DEMOGRAFICO sud-est e nord-est. I principali prodotti consistono in vino, castagne, grano, legumi e seta. Un terzo del ter- DI UN PAESE TRA ritorio è coperto di sterpaglie e boschi cedui, la me- tà dei quali non dà alcun frutto. In alcune zone si po- CAMPAGNA ED trebbe fare del buon vino, ma non si lascia maturare INDUSTRIA abbastanza l’uva. Gli abitanti sono industriosi e labo- Fabrizio Musizzano riosi; coltivano i vigneti a terrazze, come in Liguria. La parrocchia ha 400 franchi di rendita. La popolazione è di 633 abitanti.” Prosegue poi con una visione glo- geografiche, etniche, religiose o giuridiche. bale del Cantone di Millesimo di cui Cengio faceva Una popolazione è in continua evoluzione nel tempo, parte: “…vi sono 5784 abitanti: sono in genere doci- soggetta a variazioni di tipo quantitativo e qualitativo: li, pacifici e laboriosi, ma piccoli di statura e soggetti nascite, morti, processi migratori, cambiamenti di stato al gozzo ed altri difetti di conformazione. Si possono degli individui che la compongono. Materia di rilevazio- tuttavia notare alcuni esempi di longevità, e nel capo- ne della demografia sono gli eventi a cui il collettivo “po- luogo si contano dodici persone che hanno superato polazione” è soggetto, aggregando gli eventi individuali gli ottant’anni.” Il Cantone di Millesimo, di cui parla secondo modalità specifiche. Chabrol, oltre a Cengio comprendeva: Millesimo che L’aggregazione di tutti gli eventi individuali rispetto al ne era il capoluogo, Cosseria, Roccavignale, Monteze- tempo e relativi all’intera collettività (variazioni di tipo molo, Castelnuovo, Biestro, Plodio, Rocchetta di Cen- quantitativo e qualitativo) costituisce il movimento della gio, Carretto e Rocchetta di Cairo. popolazione e allo stesso tempo determina lo “stato”, la Un’ altra visione illustre dello scenario dell’epoca ci sua “fotografia”, a vari istanti di tempo successivo. (Del è data da Goffredo Casalis con le notizie riportate sul Panta - Rettaroli, Laterza, Roma-Bari, 1994) comune nella sua opera sugli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna che iniziò nel 1833 e finì nel 1854. Lo Quello che si andrà a presentare in questo interven- scritto riguardante Cengio è del 1837: “E’ situato tra to, è il graduale passaggio di un piccolo paese della il Bormida e il Belbo in distanza di tredici miglia, a le- Val Bormida come Cengio da un’economia prevalen- vante, da Mondovì, della cui provincia faceva ancor temente basata sull’agricoltura ad un’economia indu- parte nel 1819. Le sue vie comunali accennano a Mil- striale, attraverso l’uso dei dati fornitici dagli archi- lesimo ed a Savona, e mettono a vari paesi circonvi- vi comunali, di Stato, parrocchiali ed altro. Ciò che cini. Il comune è distante quindici miglia dal capo di

87 n. 19 - aprile 2010 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano provincia, e un miglio circa da ciascuno dei confinan- Di particolare interesse, per la nostra analisi, la divi- ti villaggi. Il Bormida, nella direzione da ostro a borea, sione della popolazione nelle varie borgate prenden- interseca questo territorio. L’altezza media delle sue do, sempre come esempio, il dato del 1891 dove an- acque vi è di ottanta centimetri, la minima di cinquan- cora compariva la frazione Ponzano, che di lì a po- ta, e la massima di quattro metri abbondanti. Due so- co venne conglobata nel territorio di pertinenza dello no gli accrescimenti periodici del Bormida, cioè in stabilimento con spostamento della popolazione re- primavera allo sciogliersi delle sue nevi, ed in autun- sidente. Pochi anni più tardi verrà costruita Pianroc- no. L’ampiezza del suo letto è sommamente variabi- chetta, un intero quartiere posto a valle della fabbrica, le con danno dell’agricoltura. Per mancanza di ponti dove troveranno posto per lo più gli operai e le loro vi si valica col mezzo di pedali che in ogni escrescen- famiglie, servito di scuola e negozi: Bormida 242; Bri- za del fiume si debbono rinnovare. In tutte le villate di gnoletta 104; Chiesa 101; Costa 78; Stazione 46; Mon- cui è composto il paese, si trovano copiose sorgenti. ti 44; Valgelata 43; Piani 42; Ponzano 36; Belbo 30; Il territorio è parte in collina, parte in pianura; produ- Beia 24; Valbona 17; Chiappa 12; Vignali 7; Gelati 5. ce in discreta quantità cereali e legumi. Non vi si man- Prendiamo ora in esame anche altri dati significati che tiene che il bestiame necessario alla coltivazione delle mostrano l’andamento demografico della popolazio- terre. Oltre alla chiesa parrocchiale avvi quella de’ di- ne e che si possono desumere dagli atti di nascita, sciplinati; e nelle varie borgate stanno parecchi orato- morte e matrimoni compilati dal parroco su registri ri campestri. Si vedono gli avanzi di un antico castello. ufficiali dal 1838 e proseguiti dai dipendenti comuna- Pesi e misure del Piemonte. Gli abitanti sono mezza- li solo pochi anni dopo il 1900. namente robusti, di lodevol indole, e assai periti nell’ Il totale dei nati nel periodo dal 1838 al 1899 è di agricoltura. Popolazione 950…” 2215, con una media di 35,7 nascite per anno. Il valo- Le varie fonti esaminate hanno fornito quindi i dati re minimo si registra nel 1867 (23 nati), quello massi- sulla popolazione in alcuni anni del 1800: mo nel 1884 (61 nati). Per capire al meglio la situazione è utile raggruppare i Anno Abitanti Fonte dati in classi di dieci anni: 1810 633 Chabrol 1837 950 Casalis Anni Nascite 1859 824 Sovrintendenza Archivistica Genova 1838-1847 352 1871 876 Cougnet 1848-1857 318 1878 982 Cougnet 1858-1867 307 1868-1877 365 Dal 1891 ci si è avvalsi di uno Stato delle Anime (do- 1878-1887 438 cumento redatto per alcuni anni dal parroco duran- 1888-1897 367 te la sua visita alle famiglie nel periodo pasquale, do- 1898-1899 68 ve venivano annotati tutti componenti della famiglia TOTALE 2215 con nome, cognome, professione, date di nascita e al- tre informazioni ritenute importanti) che, esaminato, ha messo in chiaro queste cifre: I maschi sono 1138 mentre le femmine sono 1077. L’eccedenza dei maschi alla nascita è tipica della N. Nuclei specie umana, ed è misurata dal tasso di mascolini- Anno Ab. famiglie familiari M F tà (rapporto tra maschi e femmine) che, per l’intero 1891 831 164 149 421 410 periodo, è di 1,056. 1892 857 177 151 439 418 1893 866 181 151 439 427 Per quanto riguarda i decessi verificatisi il totale è di 1894 876 179 151 437 439 1616 con una media di 26,06 l’anno. Il valore mini- 1895 880 180 150 442 438 mo è di 10 decessi (nel 1869), quello massimo è di 79 1896 890 183 150 449 441 (nel 1855). In quest’anno dal 18 agosto al 12 ottobre, 1897 904 181 150 451 453 il parroco riporta 41 morti a causa del colera che, nel 1898 916 185 150 456 460 periodo esaminato, è l’unica indicazione di una ma- 1899 930 187 150 461 469 lattia come causa di morte.

Quaderni Savonesi 88 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano

Anni Morti Anni Matrimoni 1838-1847 249 1838-1847 65 1848-1857 293 1848-1857 92 1858-1867 194 1858-1867 71 1868-1877 242 1868-1877 68 1878-1887 287 1878-1887 65 1888-1897 302 1888-1897 64 1898-1899 49 1898-1899 16 TOTALE 1616 TOTALE 441

Significativa anche l’età alla morte che, divisa per Risulta una punta massima nel decennio 1848-1857 classi di età, ha dato il seguente risultato: con 92 matrimoni per poi tornare ai valori del perio- do precedente. Nei periodi successivi si nota un ca- Anni M F Tot lo costante degli eventi. Analizzando gli eventi secon- <1 273 194 467 do la stagionalità si possono fare alcune considera- zioni: i mesi con maggiori sposalizi vanno da Gen- 1-4 165 139 304 naio ad Aprile, con punte massime a Febbraio con 73 5-9 29 40 69 atti e Aprile con 66. Gli altri mesi si aggirano dai 20 ai 10-14 12 16 28 35 con un valore minimo a Settembre di 13. I perio- 15-19 17 15 32 di invernali sembrano i più propizi per tali cerimonie, 20-24 16 17 33 approfittando del fatto che per i lavori agricoli era un 25-29 15 34 49 momento di pausa. Il dato di maggior rilievo però è 30-34 15 23 38 quello che emerge dallo studio sulle età al matrimo- nio. La media degli uomini è di 29,58 anni, mentre 35-39 9 25 34 per le donne è di 24,49 anni. Disgregando i dati per 40-44 13 25 38 classi di età ne risulta il seguente quadro: 45-49 21 22 43 50-54 29 29 58 Anni Mariti Mogli Tot 55-59 25 18 43 <16 0 7 7 60-64 17 26 43 16-20 13 143 156 65-69 49 33 82 21-25 148 161 309 70-74 46 52 98 26-30 150 69 219 75-79 41 31 72 31-35 62 20 82 80-84 22 25 47 36-40 27 20 47 >85 9 7 16 41-45 9 6 15 Tot 823 771 1594 46-50 13 7 20 SENZA INDICAZIONE ETA’ 22 51-55 5 4 9 56-60 5 2 7 Da rilevare la cifra che interessa i primi anni di vi- 61-65 4 1 5 ta. Più della metà dei bambini non raggiungeva l’età 66-70 4 1 5 adulta e, per la maggior parte, il periodo più critico >70 1 0 1 era il primo anno. Sono presenti in tale fascia ben 467 casi, pari al 28,9%. La media d’età alla morte è di Significativa anche la composizione delle famiglie 25,91 anni, media molto bassa, ma che è influenzata dove i figli erano considerati una ricchezza per il dall’alta mortalità infantile. fatto che in pochi anni avrebbero anche loro por- tato il proprio contributo al sostentamento del nu- Infine riportiamo i valori dei matrimoni: cleo. Questa la situazione: 1 figlio 48 coppie; 2 fi-

89 n. 19 - aprile 2010 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano gli 33; 3 figli 34; 4 figli 28; 5 figli 25; 6 figli 18; 7 fi- vare nelle splendide pagine che Edmondo De Ami- gli 11; 8 figli 11; 9 figli 6; 10 figli 4; 11 figli 7; 13 fi- cis dedica al tema nel suo libro Sull’Oceano. Testi- gli 1; 15 figli 1. monianza per Cengio dell’emigrazione nelle Ame- In tutte le fonti esaminate l’occupazione che trova riche è data da ciò che venne riportato dal parroco maggior rilievo è quella del contadino, sia per gli nel 1863 quando gli giunsero tre documenti in cui uomini che per le donne, arrivando a percentuali erano contenuti i certificati di morte di tre com- molto alte. Le altre professioni (falegname, nego- paesani che perirono nel naufragio del Brick-Barca ziante, mastro da muro, maestra, ecc…) sono per SICILIA accaduto il 5 Novembre del 1863 presso l’ lo più sporadiche e di poco conto ai fini statistici. isola di Boa Vista; tale documento era stato redat- Il lavoro femminile era prevalentemente orientato to dal Consolato della Marina di Genova che aveva verso l’attività nei campi e la cura della casa e dei ricevuto notizie dell’incidente dalle autorità com- figli. Il paese aveva il proprio centro vitale a Cengio petenti del luogo. Il foglio riporta anche la notizia Chiesa, dove erano dislocati il Comune, la Parroc- che nel naufragio morirono complessivamente 76 chia e il cimitero. Pochi erano gli esercizi commer- individui. Spesso si emigrava verso la Francia, so- ciali. Ulteriore conferma di una certa staticità del- prattutto la parte meridionale, dove si prestava la la popolazione è data dai cognomi presenti in pae- propria opera nell’agricoltura, nei lavori edili e nel- se: nel 1891 sullo Stato delle Anime i più presenti l’industria. erano Poggio, Bagnasco, Magliano, Garello, Arena, Veglio, Pregliasco, Icardi, Armellino, Scavino, Bo- 1882: La svolta ve. Pochi i cognomi che potevano avere un’origi- ne non del posto o fuori della Val Bormida. Il mo- Il 26 marzo 1882 il sindaco di Cengio, Antonio Ga- vimento migratorio, molto intenso anche prima rello, autorizzò, con delibera di Giunta, il signor del periodo preso in esame, può essere classifica- Pessano Giuseppe ad impiantare in zona Ponza- to secondo la sua durata in temporaneo e stagio- no, nel territorio di Cengio, una “Fabbrica di Dina- nale ed ebbe come motivo la ricerca di sostenta- mite”. La scelta della località dove collocare que- mento per sé e per i propri cari, rendendo eviden- sto insediamento fu favorita dalla vicinanza con la te quali fossero le condizioni nelle quali ci si trova- sede stradale e con la linea ferroviaria Torino-Sa- va nel territorio della Val Bormida. Si può anche di- vona di recente costruzione (1874), la presenza di stinguere tra emigrazione entro il territorio nazio- un corso d’acqua, come il fiume Bormida, ed il nale e emigrazione verso altri paesi. Considerevo- terreno costituito da una conca appartata entro le nel periodo fu anche l’emigrazione femminile, una vasta area boschiva. A questi benefici si som- che fino ad allora era stata piuttosto rara. In que- marono il basso costo dei terreni, la scarsa enti- sti casi i figli erano lasciati a parenti o ad amici o tà della popolazione e il modesto valore delle col- affidati alle cure di istituti. Il più importante della ture agricole presenti. La popolazione locale vide zona era l’Ospizio di Savona. Col passare degli an- nella costruzione dello stabilimento un’opportu- ni emigrare divenne meno difficile, infatti coloro nità per avere una fonte di reddito sicura aven- che affrontavano una simile avventura davano no- do la speranza di condurre la propria vita con me- tizie al riguardo ai loro parenti ed amici, facendo sì no sacrifici. Nel 1882 entra così in funzione il “Di- che molti altri lasciassero il loro paese e formasse- namitificio Barbieri” che diverrà, dopo pochi anni ro nella nuova terra una comunità omogenea per (1906), Sipe (Società Italiana Prodotti Esploden- tradizioni. Per quanto riguarda Cengio un flusso ti). Erano quelli gli anni delle guerre coloniali in emigratorio si ebbe verso l’America Meridionale, Libia, gli esplosivi venivano usati massicciamente e in particolar modo verso l’Argentina e l’Uruguay. nelle guerre per la creazione dell’Impero colonia- E’ infatti spesso nominata parecchie volte la città le italiano. Nel 1908 gli impianti industriali occu- uruguayana di Paysandù, al confine con l’ Argen- pavano più di 50 ettari (505335 mq, praticamen- tina. Il luogo di partenza per questi viaggi transo- te poco più di mezzo Kmq.). Tra i prodotti in usci- ceanici era per lo più Genova, ma sono state ritro- ta dalla fabbrica vi erano acido solforico, oleum e vate notizie riguardanti anche il porto di Marsiglia. tritolo. Con lo scoppio della grande guerra i lavo- Un esempio di quali erano le condizioni di chi emi- ratori occupati nella Sipe furono esonerati dal ser- grava e di come si affrontava il viaggio si può tro- vizio militare e quindi molte persone chiesero di

Quaderni Savonesi 90 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano essere assunte per evitare di partire per l’evento Anno Abitanti bellico. Vi furono anche alcuni incidenti nella pro- 1901 1377 duzione che causarono vittime. Testimonianza di 1907 1382 ciò si ha nel dato contenuto negli atti di morte te- 1911 1668 nuto dalla parrocchia, dove è segnato nel giorno 1920 3470 27 aprile 1891 per sei ragazze comprese tra i 16 e i 19 anni, la dicitura “Morta nella fabbrica di di- 1921 3226 namite”. Altra testimonianza di un incidente nel- 1922 2566 la fabbrica la lapide posta sotto il porticato del Pa- 1923 2336 lazzo Rosso dove si indicano 1 dottore e 8 ope- 1924 2314 rai morti durante il periodo della guerra ’15-’18. 1925 2371 Proprio per far fronte alla domanda generata nel 1926 2477 primo conflitto mondiale la Sipe avviò, nel 1915, 1927 2491 un secondo insediamento a Ferrania in un terre- no di proprietà dei De Mari usando anche il nuo- 1928 2515 vo impianto delle “Funivie Savona-San Giuseppe”, 1929 2548 realizzato nel 1912. Importante fu il suo contribu- 1930 2950 to durante la Prima Guerra Mondiale: fu questo il 1931 2950 periodo di più intensa produzione. Nel 1916 sul- 1932 2544 le rive della Bormida arrivò una grossa commes- 1933 2537 sa dalla Russia, una scelta obbligata da una tragi- ca necessità: produrre esplosivi per la guerra con- 1934 2720 tro gli Imperi Centrali (Germania, Austria-Unghe- 1935 2839 ria, Turchia e Bulgaria). Da ricordare che in que- 1936 2966 gli anni, e precisamente nel 1916, venne anche co- 1937 3028 struito il Palazzo Rosso, destinato, secondo il pri- 1938 3169 mo progetto, a locale per magazzini generali rac- 1939 3239 cordati con la ferrovia e poi utilizzato, dagli anni 1940 3242 ’30 in poi, come sede del Dopolavoro Aziendale. Dopo la guerra, quindi, iniziò una riconversione dell’azienda che culminò nella fusione della Sipe Un’improvvisa crescita della popolazione che va di con la Società di Coloranti Italica di Rho e di Cesa- pari passo con gli occupati nello stabilimento. A no Maderno a formare le “Aziende Chimiche Na- seguire vengono forniti i dati di chi lavorava in fab- zionali Associate” con acronimo Acna. La produ- brica, senza contare l’indotto: zione comprendeva acido nitrico, fenolo ed inter- medi per coloranti in genere. Nel 1931 l’azienda Anno Addetti fallisce e viene ricostituita con lo stesso acronimo 1890 700 (circa) come “Aziende colori nazionali ed affini” sotto la 1915 286 proprietà della Montecatini. Da allora fu uno dei più importanti complessi chimici per la produzio- 1916 2000 (circa) ne di coloranti e prodotti intermedi. Nel secondo 1918 6000(circa) conflitto mondiale si intensificò la produzione di 1924/25 800 operai e 60 impiegati tritolo, lavorando a pieno ritmo fino al 1943. e tecnici Dopo l’apertura della fabbrica il cambiamento per 1931 717 il paese e per la popolazione fu evidente. Questi i 1932 777 dati sulla popolazione registrati sui dati conservati 1933 966 nell’Archivio comunale. E’ da notare che dal 3 set- 1934 1334 tembre 1928 Rocchetta di Cengio, fino ad allora Comune a sé, entrò a far parte, come frazione, del 1935 2116 Comune con una media di 420 abitanti. 1936 1629

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1937 2095 e culturali. Sono da rilevare infatti profonde diffe- 1938 1980 renze tra i vari gruppi sociali. La famiglia contadi- 1939 2169 na continuò ad avere un più alto numero di figli 1940 2332 rispetto a quella dove il capofamiglia era un ope- raio o un artigiano. 1941 2337 Utile la divisione della popolazione nelle varie 1942 2431 borgate che deve essere confrontata con i valori di pochi decenni prima. Ad esempio riportiamo Due tabelle che si commentano da sé e che dan- la situazione nel 1931: Bormida 778; Brignoletta no l’esatto quadro di come la popolazione creb- 234; Chiesa 157; Costa 174; Stazione 813; Pianroc- be con il crescere del lavoro in fabbrica a seconda cheta 257; Rocchetta 441. del momento di maggior o minor produzione. A Per le altre borgate i dati rimasero pressoché sta- questi dati vanno sommati anche i numeri relativi bili al periodo precedente. L’indicazione che se ne a color che lavorarono non come dipendenti della può trarre è quella che le borgate che videro un fabbrica ma come stipendiati da aziende esterne aumento della popolazione furono quelle nelle che prestavano la loro opera nell’indotto. estreme vicinanze dello stabilimento, dove furo- L’aumento della popolazione è evidente anche no costruite le case per l’accoglienza delle nuove prendendo in esame le registrazioni delle nasci- forze lavorative. Le frazioni che fino a poco tem- te, morti e matrimoni e comparandolo con il pre- po prima erano il fulcro del paese diminuirono la cedente periodo. loro importanza e si spopolarono con intere fa- miglie che traslocarono a valle, pur mantenendo, Anni Nascite Morti Matrimoni per chi li aveva, i possedimenti terrieri. Per molti 1920/24 285 130 65 infatti il nuovo benessere dato dallo “stipendio fis- so” della fabbrica non voleva dire lasciar perdere 1925/29 255 102 67 il lavoro nei campi, rimanendo sempre una fonte 1930/34 256 117 62 importante di sostentamento. 1935/39 342 160 82 Lo spostamento degli interessi del paese a valle, è testimoniato inoltre dal trasferimento del Comu- Da notare che se il numero delle nascite ha un ne dalla borgata Chiesa prima in quella della Sta- considerevole aumento, il numero dei decessi ri- zione e poi a Bormida, oltre alla costruzione del- mase quasi stabile, segno che la popolazione pre- la parrocchia di Santa Barbara che prese il posto sente in paese ebbe una diversa distribuzione nel- della parrocchia della Natività di Maria Vergine a le varie fasce d’età. Il declino del tasso di mortalità Chiesa, per seguire gli abitanti e il loro bisogni spi- è dovuto anche ad una migliore igiene pubblica, rituali. alimentazione e cure mediche. Da rilevare la dimi- Si deve mettere in evidenza anche il fatto che i da- nuzione della mortalità infantile che portò ad una ti riportati tengono conto solo dei residenti effet- riduzione della “domanda di bambini” in quanto i tivi nel Comune non prendendo in considerazio- genitori non avevano più bisogno di molti figli per ne tutti coloro che lavoravano a Cengio ma che ar- assicurarsi che alcuni di essi sopravvivessero. Se- rivavano dai paesi limitrofi giornalmente oppure condo il parere di alcuni studiosi l’urbanizzazio- usufruivano delle camere date in affitto per poco ne e l’industrializzazione misero in crisi il sistema tempo. Il numero delle persone presenti in pae- famiglia come unità di produzione e incoraggia- se era quindi aumentato di molto e, come riporta- rono l’individualismo, mentre il lavoro svolto fuo- no anche le varie notizie dell’epoca, si rese neces- ri dalle mura domestiche, non più rivolto solo al- saria l’apertura di locali ed esercizi commerciali in la campagna, rese più difficile per le donne il ge- ogni parte del territorio comunale. Con la mag- nerare e allevare figli. A questo va sommato, inol- gior concentrazione di persone si ebbero inoltre tre, l’aspetto che l’età al matrimonio sia della don- problemi di ordine pubblico che vennero risolti na che dell’uomo si alzò. Da prendere in conside- con alcuni provvedimenti da parte del Comune. razione poi la teoria secondo la quale contribui- Proprio in questo periodo poi iniziano ad essere rono al declino della fecondità fattori ideologici costruite case e palazzi per dare nuove opportu-

Quaderni Savonesi 92 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano nità abitative a chi a Cengio si trasferiva o doveva no della lavorazione del latte casalinga; a Chiesa 2 avere una base d’appoggio per il proprio lavoro. osterie, 1 produzione di vino, 2 sartorie, 1 spaccio La tabella delle professioni poi è letteralmente di sale e tabacchi, 1 trebbiatrice per il grano e la sconvolta. Nel 1921, pur rimanendo presenti le scuola; a Bormida 6 affittacamere, 4 botteghe da occupazioni di agricoltore o contadino, murato- barbiere, parrucchiere e pettinatrice, 7 tra osterie, re e falegname, se ne trovano altre legate sia allo locande e trattorie, 1 commerciante in carni, 2 in stabilimento che alle nuove attività del posto. Ec- stoffe e tessuti, 7 rivendite di commestibili, 1 di- co allora comparire la professione di operaio, im- stributore di benzina, 2 forni con rivendita, 2 fab- piegato, fattorino di cassa, deviatore F.S., pompie- bricazione mobili in legno, 1 essiccatoio per casta- re, meccanico, esperto esplosivi, dirigente alber- gne, 2 maglierie, 4 segherie e lavorazione del le- go, guardiano, elettricista, fuochista, aggiustatore, gno, 3 fabbricanti e riparatori di calzature, 1 mec- telefonista, dirigente, dottore in chimica, dottore canico elettricista, 1 noleggio automobili, 3 ripara- in medicina e farmacista. Il lavoro della donna ha zione e vendita biciclette, 1 ditta di edilizia in ge- una maggiore considerazione come denotano le nere, 1 produzione di bevande gasate, 1 produ- indicazioni di casalinga, operaia, sarta, dattilogra- zione di gelati, 6 produttori di vino 1 riparatore di fa, stiratrice, insegnante, cuoca, commessa. Lo sta- orologi, 4 sartorie, 1 spaccio sale e tabacchi, 1 stu- bilimento offre opportunità di lavoro anche alle dio fotografico, 2 trasporti a trazione animale, 1 donne. Molte produzioni sono affidate alla figura vendita di frutta e verdura, il peso pubblico, la ca- femminile e a testimonianza di questo fatto ricor- serma dei Carabinieri e il Municipio con le scuo- diamo nuovamente l’incidente del 1891nel qua- le; a Rocchetta 3 essiccatoi per le castagne, 1 lavo- le morirono 6 ragazze che stavano lavorando al- razione casalinga del latte, 2 sartorie/maglierie, 2 la fabbricazione di esplosivi. aziende che si occupavano di edilizia e 3 produt- I vari censimenti industriali dell’epoca poi ci dan- tori di vino; a questi si devono sommare 4 produt- no un quadro di quanti aprirono un attività com- tori di formaggio Robiola e 8 pescatori di mestiere merciale o si occuparono di un’azienda solo a con libretto e licenza di pesca. Cengio. Nel volgere di pochi anni, visionando ciò Un lungo elenco che fa ben capire come a Cengio che viene riportato per il 1937, quasi in ogni fra- alla staticità di un tempo si era sostituita una fer- zione erano presenti esercizi commerciali o attivi- vida attività economica e un movimento continuo tà correlate: a Genepro (Stazione) si contano 9 af- di persone con nuove e diverse esigenze. fittacamere, 4 aziende impegnate nella lavorazio- Altro aspetto la progressiva istruzione della popo- ne e commercio legnami, 7 comprendenti locan- lazione che deve in ogni caso, con le nuove occu- de, osterie, bottiglierie, 1 servizio automobili per pazioni legate alla fabbrica, saper leggere e scri- passeggeri, 2 botteghe da barbiere e parrucchie- vere e comunicare molto più di prima. In tal sen- re, 1 ditta da camionista, 3 calzolai, 3 commercian- so aumentarono anche i locali per le scuole che ti in carni, 2 riparatori e vendita di biciclette, 2 sar- trovarono una loro collocazione in quasi tutte le te per la confezione vendita di vestiti, 1 tintoria, 5 borgate. produttori di vino, 1 commerciante in tessuti, 3 ri- Che l’emigrazione del periodo precedente si fos- vendite di commestibili, 1 elettricista, 2 forni con se trasformata repentinamente in immigrazione si vendita, 2 venditori di frutta e verdura, 1 imbian- può anche intuire da una semplice lettura dei co- chino e verniciatore, 1 vendita giornali, 1 azienda gnomi presenti nella popolazione residente. Se di trasporti a trazione animale, 1 azienda trebbia- solo pochi anni prima quelli predominanti erano trice per cereali, 1 spaccio sale e tabacchi, 1 lavo- per lo più del luogo, ora molti denotano radici li- razione casalinga del latte, l’asilo infantile parroc- guri, venete, lombarde, oltre che piemontesi, se- chiale, la sala del cinematografo, il servizio postale gno di un flusso continuo di nuova gente che an- telegrafico e telefoni, lo spaccio commestibili del dava ad inserirsi nel tessuto sociale del paese e, dopolavoro, il Distaccamento delle Guardie di Fi- anche solo per un breve periodo, andava a farne nanza e la Casa del Fascio; a Pianrocchetta 1 ne- parte. Con il continuo scambio tra persone diver- gozio di commestibili, 1 sartoria, 1 spaccio sale e se, cosa mai avvenuta a Cengio prima d’allora, cre- tabacchi, il Dopolavoro e la scuola; a Brignoletta sce anche l’arricchimento culturale grazie anche 1 sartoria e confezione abiti e 2 che si occupava- alle opportunità di socializzazione che vengono

93 n. 19 - aprile 2010 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano fornite dalla dirigenza dello stabilimento con fe- o che, se arriva fino ai grossi centri urbani, è co- ste, occasioni di incontri e ricorrenze. Una comu- munque gestito entro un ambito familiare ad ele- nità che fino ad allora era stata quasi chiusa, con vato controllo sociale interno. Il nucleo raramente sporadici e poco frequenti scambi, ora si apre ad si separava. Una prima separazione, seppur sotti- un nuovo mondo. le e breve, fu data dall’obbligo di frequenza scola- stica. I bambini erano costretti a vivere per alcune Conclusioni ore della giornata in luoghi lontani dalla casa: i lo- cali delle scuole. Non sempre la frequenza era as- Abbiamo così assistito, nel volgere di pochi de- sidua e molte erano le assenze in corrispondenza cenni, al graduale passaggio di Cengio, della sua dei grandi lavori nei campi. L’accesso alla scuola popolazione e del suo territorio, da un’economia era più assiduo nei mesi invernali quando il lavoro prevalentemente agricola ad un’economia basata in campagna era ridotto. Altro elemento di distac- principalmente, anche se non esclusivamente, sul co molto più importante era il servizio militare ob- lavoro della fabbrica. Per Cengio e per i suoi abi- bligatorio che portava lontano per lungo tempo i tanti una piccola Rivoluzione industriale che ne giovani contadini. Un’assenza che imponeva una cambiò radicalmente il futuro. Non solo lo stabili- riorganizzazione del lavoro in famiglia dove si im- mento ebbe i suoi influssi ma anche le varie realtà pose il contributo decisivo delle donne. commerciali e artigianali che nacquero a suo sup- Altra figura di rilevo in un’economia agricola era porto. Un nuovo benessere, anche se ad intervalli il bracciante definito come “proprietario soltanto seguendo l’acquisizione o le cessazioni delle com- di vanga e zappa”. Il bracciante era ciò che più di messe in fabbrica, che ebbe i suoi influssi anche disponibile e libero ci fosse sul mercato del lavo- per i paesi del circondario i quali fornirono, oltre ro. Prestava il proprio servizio, dove era chiama- che manodopera, opportunità di sviluppo impor- to, a giornata, a mese e a stagione e copriva sia le tanti. Un aumento della popolazione vertiginoso punte dei grandi lavori stagionali, come la mieti- che seguì di pari passo i ritmi di produzione del- tura, la fienagione e la vendemmia, che i lavori ri- la fabbrica con le sue impennate e con i suoi mo- guardanti il territorio come la costruzione di stra- menti di crisi, il tutto in un periodo caratterizza- de e, nel caso di Cengio, anche della linea ferro- to da profondi cambiamenti anche in ambito na- viaria che attraversava il paese. Un lavoro che po- zionale. teva interrompersi bruscamente in ogni momen- Nel cambiamento che si ebbe anche il sistema fa- to e che quindi aveva una grossa componente di miglia venne toccato. A Cengio, come in tutta la precarietà. Val Bormida, prevaleva la famiglia contadina dove A Cengio, come si è già detto, chi aveva il lavo- il nucleo contava su molti componenti che abita- ro nei campi, pur avendo una nuova occupazio- vano la stessa casa. Oltre al padre, alla madre e ai ne nello stabilimento, non abbandonò quasi mai figli troviamo al suo interno, i nonni, gli zii, i co- la terra. Si ebbero quindi due casi distinti: la fami- gnati e le nuore. Nella famiglia operaia i compenti glia operaia, il cui sostentamento arrivava esclusi- erano molti meno contando solo su padre, madre vamente dalla fabbrica, e la famiglia mista definita e figli (in minor numero come già messo in rilie- “agricolo-industriale”.Primo aspetto da considera- vo). La famiglia contadina di per sé era più statica, re è che la famiglia operaia non aveva una stanzia- legata alla propria terra, anche se il mondo conta- lità garantita e si muoveva secondo i ritmi imposti dino fu sempre in movimento: si ebbero migra- dalle lavorazioni, per lo più andando dietro ai mo- zioni stagionali nei territori vicini, espatri, circo- menti di alti e bassi della produzione. Nel paese lazione di lavoratori da una cascina all’altra, con- di Cengio accadde spesso: molti, con le loro fami- tinui spostamenti di famiglie mezzadrili da un po- glie, arrivarono e lasciarono il Comune a seconda dere all’altro, persone che andavano in città come dei periodi di maggior lavoro o crisi della fabbrica. servi, bambine e bambini che venivano “affittati” Da ciò ne conseguiva che in questo nucleo ci fos- presso altre famiglie contadine come servi. Tut- sero un minor numero di nascite vista anche l’in- ti spostamenti presenti anche a Cengio ma che si sicurezza di un reddito certo nel lungo periodo. svolgono sempre all’ìnterno di un orizzonte lavo- Nelle famiglie operaie il lavoro salariale del marito rativo e culturale che è sostanzialmente agricolo era la fonte principale di reddito e veniva integra-

Quaderni Savonesi 94 Cengio e la sua popolazione nel ‘900 Fabrizio Musizzano to sia da attività della moglie, molte volte saltua- belle e considerazioni esposte fossero state visua- rie, che dai fi gli. L’occupazione femminile e mino- lizzate, come se il lettore potesse aver avuto da- rile era pagata con bassi salari condizionando an- vanti agli occhi una serie di istantanee dell’epo- che le altre retribuzioni. Altro aspetto da conside- ca cogliendo così il passaggio graduale e repenti- rare è che la famiglia operaia viveva in un ambien- no di una stagione che condizionò gli usi, i costu- te diverso da quella contadina fatto di agglomerati mi, le abitudini, il modo di lavorare e vivere di un urbani e nuove costruzioni dove si condividevano intera popolazione e il suo territorio. gli stessi ritmi di vita condizionati per lo più dalle In ultima battuta vorrei fare una considerazione turnazioni di lavoro. personale sul lavoro presentato: dietro ad ogni La famiglia agricolo-industriale manteneva caratte- numero, ad ogni “fredda” statistica o tabella è da ristiche comuni di entrambi i casi con la principale ricordare che ci sono sempre delle persone che differenza legata al fatto che se il capofamiglia, im- con la propria vita e le proprie scelte sono state pegnato nei lavori dello stabilimento, doveva cer- testimoni di un particolare momento e ne hanno care una nuova occupazione, la famiglia rimaneva scritto la storia. Nello studiare le carte, i registri e i sulla propria terra non allontanandosene e mante- documenti il primo pensiero che affi ora è sempre nendo gli introiti che gli forniva. Per il caso cenge- questo; se tutto ciò è utile per riscoprire e rende- se, in questo tipo di nucleo famigliare, era di gran- re visibile la storia anche solo di una singola per- de importanza sia il lavoro nei campi che nella fab- sona allora vuol dire che il tempo passato su que- brica, con orari di lavoro che venivano divisi se- ste fonti non è stato vano ma ne è valsa la pena. condo le esigenze dell’uno o dell’altro. Chiudendo l’analisi mi piacerebbe che tutte le ta- Fabrizio Musizzano

22. Giugno 1929, una gita al Castello di Cengio dei bambini delle scuole elementari della frazione Bormida. Una foto delle nuove generazioni che andarono a costruire il futuro del paese. (Collezione privata di Giovanni Meriggi).

95 n. 19 - aprile 2010 La biblioteca del Palazzo Rosso di Cengio Davide Montino

l Palazzo Rosso2 di Cengio è forse uno dei luo- essa di controllo, rivolta agli impiegati, agli operai Ighi che maggiormente suscita ricordi ed emo- e ai giovani. Uno dei luoghi dove questa funzione zioni nelle persone del paese e della Val Bormida, era più evidente era la Biblioteca3. Soprattutto in sia sul versante ligure che piemontese. Costruito un area dove strutture di questo tipo erano assai nel 1916 sotto la direzione dell’architetto Cesare rare (un sistema bibliotecario interurbano in Val- Mazzocchi, dapprima doveva essere un magazzi- le è stato costituito solo un paio di decenni fa), e no, ma la sua destinazione d’uso fu subito modifi- i libri, per i ceti meno abbienti, erano merce rara cata. Divenne infatti un centro di attività culturale e poco raggiungibile. Data la scarsità di documen- e ricreativa, in cui si tenevano le lezioni dell’Uni- tazione4 non è possibile tracciare la storia della Bi- versità popolare, si organizzavano feste, si proiet- blioteca nella sua interezza, ma sarà ugualmente interessante affrontare un periodo, breve ma si- gnificativo, come quello della Ricostruzione se- guita alla seconda guerra mondiale. Emerge un ORGANIZZAZIONE quadro composito sia dell’offerta che delle prati- DEL TEMPO LIBERO che di lettura, che getta luce su aspetti solitamen- E PUBBLICA LETTURA: te poco indagati. LA BIBLIOTECA Ricostruire e leggere… L’Italia che esce dalla Seconda guerra mondiale DEL PALAZZO ROSSO è un paese solo in parte distrutto nei suoi aspet- ti materiali: l’industria, l’agricoltura, soprattutto le DI CENGIO DURANTE infrastrutture subiscono danni, è innegabile, ma è 1 nella sfera dei beni immateriali, sul piano spiritua- LA RICOSTRUZIONE le, affettivo e simbolico, che si contano le macerie Davide Montino più vistose. E’ un paese, l’Italia, che va ricostrui- to in primo luogo dal punto di vista morale, per tavano film e si allestivano spettacoli. Durante il ridare continuità ad un’esistenza nazionale trava- fascismo fu sede del Dopolavoro, e venne amplia- gliata dal fascismo, dalla guerra e dalla Resisten- to. Al suo interno trovarono posto, oltre alla men- za, le cui ferite sono ancora vive e pulsanti nel cor- sa, il Circolo impiegati, il Cinematografo con 250 po sociale. E’ in questo contesto che si collocano posti, la Sala bigliardi e la Biblioteca. Una struttu- le vicende relative alla Biblioteca del Palazzo Ros- ra forse unica in tutta la provincia, di sicuro un va- so di Cengio, già attiva almeno dal 1937 all’interno sto progetto di organizzazione del tempo libero, del Dopolavoro fascista, e che si sente l’esigenza da cui passarono anche le forme della modernità, di rimettere in funzione fin dall’autunno del 1945, soprattutto nel secondo dopoguerra. Nel tempo, quando lo stabilimento riprende, inevitabilmente, infatti, Palazzo Rosso è stato il luogo dello sport, la sua routine produttiva. Se l’occupazione in fab- delle gite popolari, dei corsi di fotografia, oltre che brica è la sicurezza di una ripresa materiale, dun- delle feste (memorabili i veglioni di capodanno e que, la Biblioteca vuole essere il segno di una ri- il carnevale) e del cinema. Un luogo in cui la po- presa spirituale. polazione della Valle Bormida ha fatto esperienza La situazione, però, è difficile, seppure non tragi- di un mondo altrimenti troppo lontano. In que- ca. I punti di vista, all’interno della Gazzetta dell’A. sto senso, l’industria è stata veicolo di un processo C.N.A delle maestranze dello stabilimento di Cen- di modernizzazione dei costumi e delle mentali- gio, organo del C.L.N. aziendale con una diffusio- tà, che ha avuto come scopo quello di organizza- ne settimanale media intorno alle 700-1000 copie, re e dirigere il tempo libero delle masse operaie, sono a questo proposito contrastanti. In un artico- e allo stesso tempo di abituare ad una società che lo del 24 ottobre 1945, per esempio, l’anonimo au- stava cambiando rapidamente senza che ciò deter- tore lamenta che “la nostra biblioteca è uno sface- minasse eccessivi traumi. In questo senso, Palazzo lo, amministrata male e condotta peggio”, senza Rosso ebbe anche una funzione educativa, e con riviste dignitose, con pochi libri, e senza qualcu-

Quaderni Savonesi 96 La biblioteca del Palazzo Rosso di Cengio Davide Montino

23. Panorama dello stabilimanto SIPE di Cengio nei primi decenni del ‘900.

24. Cengio – Palazzo Rosso, anni Trenta.

97 n. 19 - aprile 2010 La biblioteca del Palazzo Rosso di Cengio Davide Montino no che sappia gestirne l’attività. Altri non la pen- interessante, perché permette di sondare, seppu- sano così. Giovanni Parravano risponde, in un lun- re da una angolazione molto particolare, i gusti e go articolo del 21 novembre, che la situazione non le pratiche di lettura comunemente diffuse. Tra gli è esattamente quella, che sono stati fatti i catalo- autori dei 435 volumi dati in prestito primeggiano ghi ed è stata riordinata. Certo, sono stati acquista- Virginio Brocchi (39 volte), Fracchiaroli (22), Sal- ti pochi libri nuovi, “la guerra e i bombardamenti gàri (17), Lucio D’Ambra (15), Fallada (13), Moret- ne hanno condizionato l’attività”, ma con più fon- ti (13), Milanesi (9), D’Annunzio (8), Stendhal (7). di si “auspica un rilancio”, che deve, però, coinvol- I titoli più gettonati sono Secondo il cuor mio di gere i lettori, primo vero problema della Bibliote- Brocchi e Whisky di D’Ambra, letti 7 volte, tutti i ca. Infatti, quando viene creata nel febbraio 1946 tre volumi di Salgàri, L’isola di Bali di Fracchiaroli una sala di lettura, è d’obbligo rilevarne la scarsa e Vecchio cuore di Fallada. Titoli ed autori riman- frequentazione. Non viene meno, d‘altro canto, dano senza equivoci ad una lettura amena, d’eva- l’impegno, “perché – leggiamo in un articolo del sione, che mescola l’amore, l’esotismo e l’avventu- 13 febbraio 1946 – siamo consci dell’utilità di que- ra. Poco apprezzati i classici, mentre i due libri mai sta sala di lettura in seno al nostro E.N.A.L.; voglia- chiesti in prestito sono La divina commedia e il mo che sia frequentata da molti dipendenti e che Vangelo. Questo fatto produce la necessità, nelle questi portino anche dei famigliari a leggere le no- due rubriche successive, di insistere sulla manca- stre riviste”. ta richiesta del Vangelo, quasi che l’assenza di in- A questo dibattito iniziale, in cui affiorano i limiti di teresse per il testo religioso fosse avvertita come una struttura che ha risentito della guerra, ma so- una preoccupante laicizzazione, se non addirittu- prattutto che è collocata in un’area sociale – i con- ra scristianizzazione, dei lettori. E’ un piccolo ele- tadini/operai dello stabilimento – in cui la lettura mento, ma chiarisce l’influenza e l’attenzione del- è pratica poco diffusa, segue l’inaugurazione della la Chiesa verso le pratiche popolari, anche quel- Biblioteca nell’ottobre 1946, con apertura settima- le di lettura. Diffidente, per tradizione, verso i te- nale il lunedì, il mercoledì e il venerdì dalle 17.30 sti scritti, soprattutto i romanzi5, l’ultimo posto re- alle 19.30, e con l’acquisto di alcuni libri nuovi, tra legato al vangelo significava aver perso del tutto, cui Lettera aperta a Benedetto Croce di Operti, I a livello pratico, il controllo sulle “buone letture”, discorsi segreti di W. Churchill, L’era del popolo di e questo non poteva essere tollerato. Pare, dal ri- Vallace e Ingegneria divertente di Scortecci. cordo di alcuni testimoni, che la questione diven- Tra i promotori delle attività bibliotecarie c’è Vin- ne oggetto, seppur velatamente, anche delle pre- cenzo Badano, che tiene sulla Gazzetta una rubri- diche domenicali del periodo, tese a sollecitare la ca fissa, a partire dal 27 novembre 1947, che ten- lettura di quelle opere approvate dalla Chiesa. ta di mettere in moto una partecipazione attiva dei Qualche altro dato interessante sembra emergere lettori. In quell’occasione, infatti, viene lanciato un circa la divisione di genere dei lettori. I più assi- “concorso letterario”, che citiamo nelle sue moda- dui paiono essere gli uomini. I primi quattro uten- lità e finalità per esteso: “Tutti coloro che prendo- ti, per numero di testi presi in prestito, sono in- no un libro in prestito, sono invitati a leggerlo con fatti tutti maschi, con 19, 16, 13 e 12 volumi. La molta attenzione, in modo da poterne fare, dopo prima donna si incontra solo al sesto posto, con lettura, una brevissima, ma esauriente recensione. 10 libri. Lo stesso Badano, curatore della statisti- Questa recensione, o sunto, dovrà contenere no- ca, commenta laconicamente “le lettrici sono piut- me dell’autore, titolo, serie e numero del volume, tosto rare”. Sembra profilarsi, anche per le prati- e poi, in brevissima sintesi, il soggetto e lo svolgi- che di lettura, un accesso all’alfabeto ancora pret- mento del libro, aggiungendovi, se del caso, qual- tamente maschile – se non in termini di alfabetiz- che giudizio personale”. Le migliori recensioni sa- zazione almeno in quelli di abitudine alla lettura – ranno pubblicate, le altre resteranno, come consi- , cui si devono aggiungere gli impegni domestici e gli di lettura, nel catalogo della Biblioteca. Intanto, lavorativi che le donne accumulano, che fanno in il mese successivo, l’11 dicembre, a testimonianza modo di lasciare ben poco tempo libero per ulte- di una certa frequentazione, viene pubblicata una riori svaghi. Infine, in quegli anni le donne erano statistica in cui si dà conto degli autori più letti e oggetto di forti controlli familiari, e la lettura pote- dei titoli più richiesti. Documento estremamente va essere considerata come un elemento destabi-

Quaderni Savonesi 98 La biblioteca del Palazzo Rosso di Cengio Davide Montino lizzante dei valori tradizionali. Forse non è un ca- Note so che le prime due assidue lettrici siano sposate, 1 Il presente contributo è una rielaborazione di un e quindi più autonome rispetto al controllo della mio precedente articolo, La Biblioteca del Palaz- famiglia di provenienza. Non è il caso di approfon- zo Rosso di Cengio negli anni della Ricostruzione dire oltre, resta però la spia evidente dello squili- (1945-1953), in “La Valle dei varchi. Collana di do- brio che assumono le pratiche di lettura, anche vi- cumenti sul territorio, la storia e la cultura valbor- ste tramite documenti fragili come questi. midesi”, n.2, 2006. E il concorso letterario? Ancora nel gennaio 1948, 2 Sul Palazzo Rosso si veda G. Ferro, Il palazzo ros- sul numero 3, non sono arrivate recensioni. Il so, Tipografia Officine d’Arte, Savona, 1938. Il no- coinvolgimento dei lettori sembra caduto nel vuo- me deriva dal fatto che il palazzo è costruito in cot- to. Eppure una certa fruizione della Biblioteca pa- to. re esserci. In ogni caso, da questo momento si in- 3 Ovviamente, anche le proiezioni filmiche rispon- terrompe anche la rubrica curata da Badano, e no- devano a precisi indirizzi ideali e morali, così co- tizie sulla Biblioteca ricompaiono solo a partire me tutte le attività svolte non erano “neutre”, ma si dal 1952. Sono notizie che danno conto dell’attivi- inserivano in un preciso contesto ideale e politico tà ordinaria, delle spese (per esempio nel 1951-52 basato sulle idee di interclassismo, di pacificazione sono state spese 126.790 lire) e dei libri acquista- sociale, di conservatorismo, etc… ti. In un certo senso, tali comunicazioni sembrano 4 A tutt’oggi, anche dopo aver chiesto alla Syndial, rispondere ad un assestamento delle attività: dal- attuale proprietaria dell’ex Acna, non è chiaro se e l’aprile 1952 c’è una nuova bibliotecaria, Elena Fra- dove si trovi un archivio aziendale. tina; nel 1953 vengono acquistati 25 volumi a gen- 5 Su questo tema si veda P. Delpiano, Il governo del- naio, 30 a febbraio, per un totale di 200 libri nuovi, la lettura. Chiesa e libri nell’Italia del Settecento, contati a settembre. il Mulino, Bologna, 2007. Il silenzio in cui cade il lavoro di diffusione del li- bro tentato dalla Biblioteca si inserisce nel quadro più ampio di profonde modificazioni del modo di spendere il tempo libero. La nascente società dei consumi e dell’intrattenimento, infatti, si ma- nifesta in modo netto anche sulla Gazzetta: sem- pre più spesso troviamo le cronache sportive, le gite aziendali, il cinema, i concorsi fotografici. E’ un’Italia che si prepara lentamente al “boom eco- nomico”, che scopre il consumo e il divertimen- to come dimensione privilegiata dell’agire socia- le. Non è un caso che, ancora oggi, la memoria del Palazzo Rosso sia soprattutto legata al cinema e ai balli. La pratica della lettura, come intratteni- mento, lascia il posto dunque ad altre occupazio- ni; quello che non viene meno, se mai, è il ruo- lo di luogo di formazione e di diffusione cultura- le, testimoniato da chi vi ha lavorato per tanti anni. Una possibilità di “lettura pubblica” vasta ed impo- nente (migliaia diventano nel tempo i libri catalo- gati), non solo nel panorama cengese ma in quello di tutta la Valle, quando non c’era ancora un capil- lare Sistema bibliotecario intercomunale, e nei pic- coli centri a molto si pensava meno che ad aprire biblioteche pubbliche.

Davide Montino

99 n. 19 - aprile 2010 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati

Il contesto generale lari, anche se erano presiedute da magistrati nomi- nati dalle corti di appello competenti per i rispetti- Nel corso della primavera del 1945 la Società per vi territori5. In realtà il 20 aprile la segreteria del Co- Azioni Cokitalia1 fu investita dal processo di epura- mitato di liberazione nazionale dell’alta Italia (Cl- zione dal fascismo. La defascistizzazione era inizia- nai) aveva diffuso norme proprie per la formazio- ta un anno addietro nell’ambito pubblico, e dopo il ne ed il funzionamento di commissioni di giusti- 25 aprile si era estesa dal Regno del Sud al Nord li- zia permanenti, composte di tre sezioni: una per la berato. L’accordo fra le autorità alleate e il governo raccolta delle denunce e per l’emissione degli or- Bonomi aveva portato alla fine di luglio del 1944 al- dini di cattura, una per l’esecuzione di tali ordini, l’istituzione dell’Alto Commissariato per le sanzio- l’altra per l’istruzione del processo6. I rappresen- tanti del movimento di liberazione erano consape- voli di dover scendere ad accordi con le forze allea- te affinché le loro misure epurative non fossero in- L’EPURAZIONE validate come incostituzionali, e del resto necessi- tavano di snellire le macchinose procedure dell’ap- IN FABBRICA: parato meridionale7. IL CASO DELLA Il 25 aprile il Clnai, in virtù dei poteri delegati dal governo Bonomi per l’Italia occupata, emanò e dif- COKITALIA fuse ai Cln periferici un decreto che fissava gli orga- ni che esercitassero i poteri giurisdizionali in cam- DI SAN GIUSEPPE po epurativo, nel rispetto della normativa ministe- riale n. 142. Le funzioni inquirenti erano attribuite DI CAIRO alle commissioni di giustizia, mentre il giudizio sa- rebbe spettato alle corti d’assise del popolo e, nei (1945-46) casi più gravi, a tribunali militari. In ogni capoluo- Emanuela Miniati go di provincia veniva posta una corte d’assise po- polare presieduta da un delegato del Comitato di ni contro il fascismo, con il Decreto legge luogote- liberazione provinciale (Clnp) e da quattro giurati nenziale n. 159 del 29 luglio 1944; a novembre ve- designati dai partiti politici costituenti il Clnp8. niva diffusa dall’Allied Military Governement of Oc- Tra l’aprile ed il maggio 1945 il movimento di li- cupied Territories2 un’ordinanza che prevedeva la berazione aveva messo in atto un radicale inter- costituzione di commissioni provinciali nel centro- vento di cambiamento del vecchio ceto politico Nord, gestite in modo uniforme dagli stessi italiani e amministrativo che, seppure contrastato e rima- (order n. 35 del 28 novembre 1944)3. sto inconcluso, non aveva precedenti nella storia Nei giorni dell’insurrezione si rese evidente la ne- contemporanea italiana. In particolare nel settore cessità di adeguare alle nuove circostanze resisten- aziendale, i Cln manifestavano una ferrea volontà ziali le norme e le blande applicazioni messe in at- di autogestione, soprattutto là dove i comitati di to a Sud della linea Gotica. I Comitati di Liberazio- stabilimento erano gestiti da elementi prossimi al ne Nazionali (Cln) rivendicavano poteri autono- partito comunista e a quel “vento del Nord” che mi nelle gestione della questione e, già prima del- ambiva a cogliere la situazione di destabilizzazio- l’avvenuta liberazione, definivano modelli epura- ne per approntare cambiamenti rivoluzionari nel- tivi propri che consentivano rapidità d’azione ed la gestione e nella proprietà dei mezzi di produzio- estendevano i provvedimenti all’ambito del pri- ne9. I comitati di base aziendali (e in questo senso vato, con attenzione alle imprese. Una particola- non faceva eccezione il caso cairese della Cokitalia) re commissione ministeriale integrò la legislazione erano spesso in contatto con attivisti radicali e con esistente con il decreto che diede avvio alle Corti i quadri del Pci, anche se il gruppo dirigente tenta- d’Assise straordinarie per ogni capoluogo di pro- va di frenare gli slanci rivoluzionari nelle fabbriche, vincia4. Esse entrarono effettivamente in funzione consapevole della necessità di mantenere il perso- tra maggio e giugno, riconoscendo ai Cln un ruolo nale amministrativo al fine della ricostruzione10. fondamentale nella designazione dei giudici popo- I Tribunali del popolo ebbero tuttavia vita breve,

Quaderni Savonesi 100 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati

25. La “Cokitalia” di San Giuseppe di Cairo negli anni ‘50. dal momento che già ai primi di maggio il gover- del Nord, l’ordinanza entrò in vigore il giorno stes- no militare alleato assumeva i pieni poteri al Nord: so in cui giunse nelle mani dei Cln aziendali (Clna), esautorava i Cln e promuoveva corti d’assise straor- fu affi ssa in stabilimento12 e venne seguita con un dinarie e commissioni provinciali di epurazione, fi - certo rigore dai rappresentanti delle forze di libe- no a quando avrebbe infi ne restituito uffi cialmente razione e dalle direzioni13. il Nord al governo italiano11. Entrò così di fatto in Le forze alleate scelsero infatti di cooperare aper- vigore anche al Nord l’ordinamento generale n. 35, tamente con il movimento antifascista, tentando e si procedette a defi nire con maggior rigore e con di interferire il meno possibile con l’attività delle integrazioni legislative la procedura per l’epurazio- commissioni e favorendo un’intensifi cazione ed ne nelle aziende private. Il 2 giugno 1945 fu ema- un’azione più profonda, che coinvolgesse i grup- nata a tale scopo dagli Alleati l’Ordinanza genera- pi sociali ancora rimasti esclusi dall’opera di epura- le n. 46 da parte del Contrammiraglio della Riserva zione14. Secondo le nuove direttive, la Cokitalia e le di Marina degli Usa e Uffi ciale Capo degli Affari Ci- altre aziende settentrionali costituivano, attraverso vili Ellery Wheeler Stone, che si articolava in quat- la nomina delle Commissioni Provinciali di Epura- tordici punti e si proponeva di porre fi ne ai licen- zione e secondo l’o.g. n. 35, le rispettive Commis- ziamenti “selvaggi” e di agire secondo “justice and sioni di Epurazione Aziendali, composte da un pre- good order”. A Cairo, così come in tutte le aziende sidente, un rappresentante degli operai e degli im-

101 n. 19 - aprile 2010 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati piegati e uno per i datori di lavoro di categoria15. pello straordinarie provinciali, dei tribunali militari Ad agosto il governo di Roma, dopo un lungo silen- e di quelli popolari, così come nella miriade di fa- zio in proposito, azzardava un proprio intereven- scicoli dell’Alto Commissariato per le sanzioni con- to in materia di amministrazione e imprese priva- tro il fascismo, istituito il 27 luglio 1944 e retto da te, cercando di riprendere le redini di un’operazio- Carlo Sforza, che sono stati depositati presso l’Ar- ne dalla quale si ritrovava ormai esclusa16. Ne nac- chivio Centrale dello Stato di Roma18.Per quanto ri- que un dibattito che diede luogo a confronti acce- guarda il Gruppo Montecatini, esiste un fascicolo si nel convegno di settembre che si tenne a Roma. riguardante proprio l’epurazione aziendale, con la I delegati del Clnai dimostrarono di non voler ce- corrispondenza delle varie filiali italiane. Dalla ri- dere di fronte ai tentativi dell’Alto Commissariato dotta consistenza dell’unità archivistica risulta im- di sottrarre l’epurazione aziendale dal controllo di- mediatamente evidente non soltanto la difficoltà di retto dall’interno per rimetterlo ad autorità provin- ricostruire le vicende degli stabilimenti, ma anche ciali. I cosiddetti “nordici” non intendevano rinun- e soprattutto il carattere privato con il quale si pro- ciare al decentramento delle competenze, che as- cedette all’epurazione interna e alla conseguente sicurava di giudicare da vicino i diversi gradi di pe- conservazione della documentazione prodotta. Le ricolosità sociale in relazione anche alle differen- carte datano dal febbraio all’ottobre 1945, e rical- ti categorie17. cano le procedure riscontrate nella documentazio- ne delle altre aziende e dello stesso archivio del- I documenti la Commissione di Epurazione della Cokitalia, dal momento che concernono casi dirigenziali ma an- La documentazione sull’opera di epurazione allo che impiegatizi. Si tratta esclusivamente di docu- stabilimento Cokitalia di San Giuseppe è stata con- menti riguardanti le fasi iniziali delle indagini, de- servata in un ricco e dettagliato archivio, relativo nunce ed accertamenti, che non consentono di ef- quasi unicamente all’attività della Commissione di fettuare un bilancio conclusivo sull’epurazione del epurazione e del Comitato di liberazione aziendali. gruppo aziendale19. Una fonte tanto interessante si è conservata grazie Se in proposito si possono solamente azzardare ad un archivio privato, ed oggi è depositata presso ipotesi, è però probabile, in base al caso Cokita- l’Archivio Ligure della Scrittura Popolare di Geno- lia S.a.20, che anche per gli altri stabilimenti satel- va. Solamente oggi se ne può effettuare un bilan- liti la documentazione prodotta in materia epura- cio e confrontare i risultati di studio con la ricerca tiva sia andata perduta o si sia conservata presso parzialmente avviata in ambito nazionale e anco- privati, chiudendo le porte ad un approfondimen- ra lacunosa. Le modalità di conservazione di que- to storico del caso Montecatini. La questione assu- ste carte sembrano ricalcare le procedure della lo- me un significato rilevante se si pensa che la ricer- ro produzione e le relative attività di defascistizza- ca non ha ancora saputo proporre un esame d’in- zione: improntate su una legislazione governativa sieme e stabilire l’entità degli effettivi risultati otte- ed alleata, nella pratica erano gestite da organi giu- nuti, proprio a causa dell’esiguità della documen- diziari interni allo stabilimento, rispondenti ad una tazione archivistica21. sorta di “giustizia popolare” che elevava a norma Il settore delle imprese private, per quanto è noto inopinabile la volontà delle maestranze. I lavorato- oggi, ha realizzato risultati piuttosto soddisfacenti ri stavano investendo le proprie energie in un af- attraverso i suoi eterogenei apparati epurativi, so- flato rinnovatore quando non velatamente rivolu- prattutto durante il periodo immediatamente se- zionario, e ciò non poteva che esulare dalle ordi- guente alla liberazione. Ma di fatto nell’Italia anco- nanze e dall’azione pubblica, emanazioni del po- ra occupata molto era stato lasciato di intentato, e tere ministeriale ed occupazionale alleato. Nono- con la cessazione del mandato alleato si era esau- stante l’eccezionalità delle condizioni governati- rito anche l’entusiasmo rinnovatore che aveva ani- ve in cui si dispiegò il processo epurativo dell’Ita- mato le amministrazioni pubbliche e private22. Sap- lia del Nord, le corti straordinarie archiviarono e piamo che Savona e la sua provincia furono le più conservarono con cura la documentazione prodot- assidue ad affrontare l’epurazione nelle aziende, al ta nell’immediato dopoguerra. Ne è rimasta trac- punto che alla fine di ottobre del 1945 essa pote- cia evidente negli archivi delle corti d’assise e d’ap- va dirsi pressoché conclusa. La vicenda della Co-

Quaderni Savonesi 102 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati kitalia, che portò a termine la maggior parte del- collettivo”28 che ha coinvolto la società intera, po- le istruttorie avviate nei giorni dell’insurrezione al- sta di fronte a se stessa e alle proprie scelte. Forse l’inizio di settembre conferma ampiamente questi la rapidità con cui si è proceduto non ha permes- risultati, consolidando l’idea che Savona sia stata so però di rendersi pienamente consapevoli del- la più solerte tra le città del Nord a procedere alla le necessità di un rinnovamento profondo e non defascistizzazione23. Non solo, ma può considerar- soltanto formale, che potesse essere assimilato da- si un caso di epurazione riuscita, se non altro per gli organismi amministrativi ma anche e soprattut- quanto riguarda impiegati ed operai, dal momen- to dalle singole coscienze, nel pubblico, nel privato to che la direzione fu oggetto più di accuse che di e nel vissuto quotidiano della gente comune. L’in- effettivi procedimenti disciplinari24. E del resto in terruzione drastica imposta all’epurazione ha chiu- quasi tutte le imprese il gruppo padronale perdet- so bruscamente la riflessione sul passato fascista. te e velocemente recuperò posizione e status25. Si è rifiutata una graduale ma più ponderata assun- In Italia molti settori sociali non sono stati coinvol- zione di responsabilità, e se ciò ha risposto alla vo- ti dalla defascistizzazione e in molti altri i condan- lontà di una parte consistente della popolazione e nati sono stati riabilitati e amnistiati; ciò è accadu- della classe politica, ha impedito però di ammet- to per l’impegno non soltanto dei settori moderati tere le proprie responsabilità di fronte alle società ma delle stesse sinistre più intransigenti, in funzio- coinvolte nella guerra, consentendo di insabbiare i ne di un progetto di rapida pacificazione. Ma nono- crimini perpetrati dagli stessi italiani che si stavano stante questo la ricerca non può più accontentarsi proclamando ormai del tutto defascistizzati29. della proverbiale definizione di “epurazione man- cata”. Una tale considerazione ha un fondamento Il Cln di fabbrica reale nei condoni e nelle reintegrazioni che carat- terizzarono il governo De Gasperi e in particolare L’archivio della Commissione di Epurazione della l’avvento dell’amnistia Togliatti, ma rimanda in pri- Cokitalia si presenta particolarmente ricco e vario, mo luogo alla percezione dei contemporanei del e si estende per un periodo che travalica i mesi del- tempo, animati da uno spirito innovatore di classe la defascistizzazione vera e propria, dall’agosto del dal sapore di lotta sociale prerivoluzionaria26. 1943 al marzo 1947. L’attività epurativa in sé eb- Gli Alleati e il Clnai profusero un impegno ferreo be inizio nei giorni successivi alla liberazione, con e coerente nel liquidare fascismo e collaborazio- un documento che data 28 aprile 1945 e presenta nismo, senza scivolare in grossi compromessi. So- una lista di “indesiderabili” stilata dal Cln azienda- prattutto non si verificarono gli arbitri e le punizio- le e diretta al Cln del Comune di Cairo. Il Comitato ni indiscriminate perpetrate invece nella Germa- aziendale era allora riconosciuto dal Clnai come or- nia occupata dal governo militare americano, ma si gano addetto all’epurazione, e in quel breve perio- improntò piuttosto l’epurazione sulla ricerca della do che trascorse tra la liberazione e l’entrata in vi- correttezza e dell’uniformità procedurale, alla qua- gore dell’o.g. n. 46 dell’Amg agì con zelo dall’inter- le concorse l’opera dell’apparato antifascista del no della fabbrica. Funzionando parallelamente ai Cln. Nella pratica l’inefficienza e la volontà priva- tribunali del popolo del Savonese30, rendeva con- ta hanno potuto intaccare questi intenti, e se i de- to del proprio operato all’unica autorità cui rico- creti retroattivi e le clausole ambigue hanno vanifi- nosceva di dover rispondere, il Cln locale maggio- cato parte dei provvedimenti giudiziari; ma l’azio- re, ovvero quello del Comune di Cairo Montenot- ne congiunta e la volontà di rigore e legalità espres- te31. Il Comitato interno si affrettò infatti ad istitui- se dagli organismi straordinari di giustizia hanno re una serie numerosa di indagini tra la fine di apri- concorso a costruire e rinsaldare i valori antifasci- le ed i primi giorni di maggio, intentando in que- sti su cui si è fondata la repubblica27. L’Italia è sta- sto breve tempo ben quattordici delle ventuno de- to infatti il paese in Europa che ha affrontato la re- nunce totali, sottoposte a giudizio più o meno re- sa dei conti in modo più rapido e convincente, seb- golare32. La maggior parte dei provvedimenti per bene l’ideologia fascista non sia mai stata del tutto sospetto squadrismo, collaborazionismo, sfrutta- cancellata, ed ha anzi continuato sempre a riemer- mento dei favoritismi politici a vantaggio della car- gere nella storia nazionale. Gli italiani si sono ritro- riera furono dunque avviati al di fuori del control- vati così a dover affrontare un “esame di coscienza lo delle autorità governative del Sud e del Governo

103 n. 19 - aprile 2010 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati militare alleato, che solamente all’inizio di maggio dale doveva comprendere, per volontà dell’orga- cominciò negli effetti ad esercitare potere nel ter- nizzazione centrale milanese, rappresentanti non ritorio occupato. soltanto di tutti i partiti, dietro autorizzazione del- Le accuse avanzate in quei giorni febbrili erano ri- le rispettive federazioni locali, ma anche di tutte le volte primariamente a dipendenti schedati come categorie di produzione, dall’operaio all’impiega- squadristi, aderenti alla Repubblica sociale italiana to al dirigente35. e come elementi fascisti in liste di attesa per otte- Alla Cokitalia furono eletti per il Comitato di Li- nere riconoscimenti vari da parte del Partito fasci- berazione Trombetta, Besio, Rossi, Caudato e Ve- sta repubblicano. Il coinvolgimento con Salò era ri- nuti36. Nonostante l’ufficiale riconoscimento della tenuto l’accusa più grave e le indagini in proposi- Commissione di Epurazione da parte delle autori- to venivano inizialmente deferite al Tribunale Mi- tà provinciali giungesse solamente a metà agosto, litare e al Tribunale del popolo. Le imputazioni ri- il giorno stesso della liberazione di Cairo il Clna as- guardavano motivazioni politiche, come previsto sunse il controllo aziendale, proclamando aperta- dalle direttive per l’epurazione del Clnai, che com- mente l’intenzione di procedere immediatamen- prendevano inoltre volontari o arruolati nell’eser- te all’allontanamento dei cosiddetti “indesiderabi- cito coinvolti nella repressione antipartigiana, ma li”37. Il giorno seguente il Comitato savonese dira- anche tutti quegli elementi resisi “indesiderabili” e mò una circolare con cui definiva le competenze “socialmente e moralmente invisi”33, un definizio- dei Cln di fabbrica, sottostanti alle direttive del mo- ne che lasciava alle aziende private come la Coki- vimento dell’Alta Italia; si trattava principalmente talia un ampio margine di discrezionalità quando di funzioni politiche, compresa la delicata questio- non di arbitrio nei procedimenti disciplinari. ne dell’epurazione. La gestione tecnica ed ammini- Sebbene le operazioni epurative siano iniziate al- strativa spettava invece alla direzione, rappresenta- l’indomani delle disposizioni diffuse dal Cln pro- ta allora dall’ingegnere Carlo Ceruti, direttore del- vinciale di Savona, all’interno dello stabilimento lo stabilimento, che nella pratica fu presto esauto- Cokitalia la mobilitazione antifascista era già noto- rato dei suoi poteri e della sua autorità, e sottopo- riamente ed ampiamente sviluppata parallelamen- sto in prima persona ai processi della Commissio- te all’evolversi del movimento resistenziale. Le for- ne di epurazione38. mazioni sappiste del Comune di Cairo si erano in- Le maestranze svolgevano attiva propaganda sul fatti costituite all’interno e precipuamente per ini- luogo di lavoro, diffondendo ciclostilati e distri- ziativa delle tre maggiori fabbriche insediate tra buendo volantini anonimi, gestendo un servizio Bragno e San Giuseppe: Funivie, Montecatini e, continuato di guardia all’interno dello stabilimen- appunto, Cokitalia. Il sodalizio aziendale tra i tre to e costituendo un gruppo di circa trenta operai grandi stabilimenti, avviato sul finire del 1936, si armati in vista dell’insurrezione. Frattanto lavora- riproponeva nell’attività congiunta delle Squadre tori, capireparto, medici di fabbrica e dirigenti si d’azione di fabbrica. Attraverso l’iniziativa dei lavo- dimostravano diffidenti quando non ostili verso ratori, esse si tenevano in contatto diretto con i lo- gli elementi conniventi con la cospirazione. La Co- cali reparti partigiani, e grazie all’impegno di una kitalia non aveva arrestato la produzione durante parte della direzione, nella persona dell’ingegne- il conflitto, e neppure l’aveva interrotta nel corso re Bonini delle Funivie, comunicavano anche con i dell’occupazione tedesca, come invece era accadu- quadri della cospirazione savonese34. to allo stabilimento Funivie, così era entrata in col- Lo stabilimento istituì il proprio Comitato di libe- laborazione con le forze nazifasciste fornendo ma- razione, dietro direttiva del Clnai e spronato del teriali e mano d’opera39. Partito comunista, al fine di assicurare una mobi- Le tante e varie forze che agivano all’interno del- litazione delle masse lavoratrici e delle risorse ma- lo stabilimento indussero i lavoratori a costituire, teriali e produttive. Fin dagli esordi del Clna, era nell’agosto del 1943, una sorta di commissione in- chiara l’intenzione dei componenti e delle stesse terna per gestire i rapporti tra “datori di lavoro” e gerarchie organizzative del Nord di agire in previ- “prestatori d’opera”, nella quale figuravano già al- sione dell’insurrezione e della conseguente epura- lora elementi che si sarebbero distinti nella batta- zione da fascisti e collaborazionisti, che comincia- glia interna al fascismo e nell’impegno epurativo40. rono ad essere individuati e segnalati. Il Cln azien- Nel gennaio del 1945 le maestranze maturarono la

Quaderni Savonesi 104 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati decisione di istituire una vera e propria Commis- colarmente sentito dalle maestranze di ogni livel- sione interna operaia, per la quale furono eletti, tra lo, ancor più dei precedenti squadristi o delle rac- i sei rappresentanti, lavoratori che avevano costi- comandazioni politiche. Senza dubbio le rivendica- tuito il precedente comitato ed altri che avrebbe- zioni di allontanamento dal posto di lavoro aveva- ro in seguito subito i processi e le indagini di defa- no una valenza politica, dal momento che gli attivi- scistizzazione41. sti e i maggiori rappresentanti locali dell’antifasci- Nei giorni dell’insurrezione non fu fermata l’attivi- smo appoggiavano le operazioni epurative, e d’al- tà produttiva, anche se subì le conseguenze dell’in- tra parte spesso gli avanzamenti di carriera erano terruzione delle vie di comunicazione dovuta alle legati alla vicinanza ad ambienti fascisti, e così le ultime operazioni di guerriglia e di sabotaggio, e raccomandazioni che proteggevano da eventuali i pericoli e i disagi della ritirata delle truppe ger- provvedimenti disciplinari in caso di soprusi o mal- maniche. In questa contingenza di sommovimenti trattamenti45. Vi erano in gioco in questi tipi di de- e confusioni, una parte delle maestranze sapeva e nuncia non soltanto un’avversione di classe per la voleva perpetrare il lavoro assieme all’impegno di proprietà e la gestione dei mezzi di produzione, lotta. E questa compenetrazione avrebbe propria- veicolata dalle sinistre, ma anche una profonda vo- mente caratterizzato la volontà epurativa che ave- lontà di rinnovamento dei rapporti interni al ciclo va animato fin dall’inizio lo stabilimento dall’inter- e all’ambiente produttivo46. no. Se altri lavoratori presero dapprima le distan- Il direttore di stabilimento Carlo Ceruti stilò una ze dagli avvenimenti di aprile, ne furono nei mesi dettagliata difesa articolata secondo le dichiarazio- successivi inevitabilmente coinvolti, così che pro- ni rispettive di ogni accusatore e la rivolse al Cln duzione, battaglie sociali e politica divennero un d’azienda, al quale riconosceva l’inappellabile ge- tutt’uno nella vita politica dell’azienda nel lungo e stione politica ed epurativa nello stabilimento. Le travagliato anno postbellico42. Nei giorni della libe- argomentazioni dell’ingegnere spesso non verteva- razione il Cln di fabbrica cominciava così ad inten- no direttamente sui capi d’accusa in sé. Si presen- sificare notevolmente la propria attività. tavano come attenuanti per disegnare un quadro d’insieme capace di descrivere un direttore pre- Comincia l’epurazione: la Direzione muroso e magnanimo, ancorché ligio agli avverti- menti e agli ordini intimidatori nazifascisti, impo- Nella prima metà di maggio, quando ancora non sti con la forza: elargizioni personali, assunzioni ri- era stata emanata la legislazione alleata in materia paratrici, indennizzi e provvedimenti di tipo socia- di epurazione, alcuni operai mossero accuse diret- le47. Le motivazioni dell’ingegner Ceruti effettiva- te, per iscritto e firmate in prima persona, al diret- mente non riguardavano questioni direttamente tore di stabilimento. Le imputazioni che gli si attri- politiche, ma evidenziavano la sua estraneità a im- buivano erano varie, politiche e non, e più o meno plicazioni schiettamente fasciste, mantenendo una concernenti competenze a lui in persona attribui- condotta onesta verso il proprio incarico dirigen- bili: dalla denuncia di comportamento o azioni di ziale. Anche l’impegno a contrastare o ridurre le impostazione fascista, alla discriminazione, alle pu- assegnazioni di mano d’opera alle forze naziste era nizioni e ai soprusi, alla noncuranza nei confron- presentato in tale ottica. ti delle condizioni di lavoro precarie o particolar- La scusante della correttezza sul lavoro era senza mente faticose delle maestranze, all’indolenza nei dubbio la più diffusa tra i manager e i dirigenti po- confronti delle asportazioni di materiali e delle ri- sti sotto accusa dalle aziende, anche e soprattut- chieste di personale da parte tedesca43. to perché le rimostranze avevano quasi ovunque Le rivendicazioni dei lavoratori nei confronti della un tono sociale e di classe più che politico. In so- direzione dimostravano quanto la qualifica di “in- li tre giorni dall’esposizione della difesa di Ceruti, desiderabile” fosse legata, piuttosto che a motiva- il Clna prese in esame ed espose un proprio pare- zioni politiche o a implicazioni con il fascismo, alla re riguardo all’epurazione del direttore. I rappre- scorrettezza e alla rigidità dimostrata sull’ambien- sentanti del Comitato si espressero in favore del te di lavoro, che aveva reso capireparto, dirigenti, suo allontanamento, dimostrando però una certa ma anche lavoratori invisi ai dipendenti44. Il risen- cautela e rimettendo la decisione definitiva al Co- timento nei confronti di questi elementi era parti- mitato milanese di sede della Montecatini, aziona-

105 n. 19 - aprile 2010 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati ria maggiore tra le due imprese, attribuendo ad es- stante l’istituzione della Commissione aziendale di sa una maggiore competenza tecnica in proposito epurazione53. Immediatamente Ferrante si astenne e palesando l’incapacità di procedere ad un giudi- dall’esercizio delle proprie funzioni amministrati- zio unanime48. Il primo di giugno, immediatamen- ve, in attesa che si definisse l’ambigua posizione in te prima del sopraggiungere dell’o.g. 46, il Cln di cui si ritrovava per le accuse a suo carico54. Il Cl ri- stabilimento di San Giuseppe informava Milano chiese a Milano una decisione in merito55, e con- della richiesta avanzata dalle maestranze di allon- venne con un delegato della sede di sottoporre il tanare senza indugi l’ingegnere Ceruti e di invia- vice direttore amministrativo ad un periodo di pro- re un suo sostituto da affiancare al dottor Collo, al va per decidere riguardo ad una conferma o ad un momento solo nella direzione dello stabilimento49. eventuale licenziamento56, Nel corso della trattati- Non esisteva dunque una procedura standard nel- va con Milano, sembra fosse riconosciuto come ca- l’espulsione dei dirigenti, e se il Cln rappresenta- po del servizio amministrativo A. G., anch’egli epu- va l’autorità maggiormente competente, funziona- rando sottoposto ad indagini, gestite dalla com- va nelle operazioni decisionali la gerarchia interna missione provinciale per la delicatezza del caso. Il ai comitati di liberazione. ragionier G. era stato segnalato tra gli iscritti all’Isti- Frattanto, il Governo Militare Alleato diffondeva tuto Nazionale di Cultura Fascista, ma né per lui né l’o.g. del 2 giugno per le imprese private, che giun- per Ferrante compaiono nell’archivio della Com- geva fino al Comitato di liberazione della Cokita- missione aziendale d’epurazione della Cokitalia lia. Secondo le direttive, anche a San Giuseppe si documenti che delucidino le decisioni definitive in costituì una Commissione di epurazione aziendale, merito alla loro posizione, forse per l’esito negati- che entrò in funzione tra il 5 ed il 9 di giugno. Era vo delle indagini a loro carico con una conseguen- costituita dal rappresentante della direzione, Leo- te conferma al gruppo dirigenziale57. poldo Orengo, e da quello degli operai e impiegati, Le istruttorie avviate nei confronti della direzione Leonardo Manconi, approvati poi ufficialmente alla riguardavano anche personaggi di rilievo più late- carica dalla Commissione provinciale di Savona50. Il rale per lo stabilimento, come l’ex vice direttore Cl aziendale passò così le competenze in materia tecnico Franco Borsano, presente in Cokitalia dal di defascistizzazione al nuovo organo preposto alla 1935 al 1938 e impiegato nel 1945 alla direzione raccolta delle denunce, alla realizzazione delle in- generale del Gruppo Montecatini, perché provvi- dagini e al giudizio disciplinare51. sto di qualifica di squadrista. Il Clna e la Cea, che Il Comitato continuava però a rispondere delle de- procedevano parallelamente nel definire le rela- cisioni prese dalla Commissione a nome dello sta- zioni finali, concordarono nel ritenerlo un elemen- bilimento, e le comunicava alla sede lombarda con to corretto, che anzi manifestò in alcune occasioni cui manteneva diretto contatto. L’opera di Orengo sentimenti avversi al nazifascismo58. diede presto risultati significativi, se si pensa che A settembre spettò invece al medico di fabbrica dopo circa una settimana dalla richiesta di allonta- dottor M. sottoporsi alle indagini del Cln di sede namento di Ceruti, la Commissione d’epurazione del Gruppo Montecatini e di San Giuseppe. Il Co- concordò con il Clna e le maestranze di conferma- mitato aziendale aveva ancora competenze rilevan- re l’ingegnere alla direzione dello stabilimento, ri- ti in autunno, e richiese informazioni politiche sul conoscendo sì le sue manchevolezze ma anche le medico per poter provvedere alla sua sostituzione, capacità di gestione dell’impresa, preziose nell’in- pur in contrasto con la volontà delle maestranze59. combenza della ricostruzione. Vennero di lì a po- Purtroppo anche per questo caso mancano infor- co confermati anche il dottor Carlo Collo alla dire- mazioni sulla sorte dell’inchiesta60. A fine anno ve- zione tecnica e il dottor Antonio Ferrante a quella niva ancora esaminato il caso di un ingegnere, che amministrativa52. risultò aver tenuto una condotta politica e morale Alla fine di giugno, tuttavia, il Clna richiese alla di- rispettabile per tutto il periodo di assunzione, e fu rezione generale della Cokitalia di Milano e al Cl- così scagionato da ogni accusa61. na del Gruppo Montecatini la sospensione del dot- tor Ferrante, a seguito di lamentele diffuse tra i la- Operai e impiegati sotto accusa voratori; evidentemente esercitava ancora negli ef- fetti una larga influenza in ambito epurativo, nono- Con l’istituzione della Commissione aziendale di

Quaderni Savonesi 106 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati epurazione non mutò sensibilmente la situazione nonostante l’entrata in vigore dell’o.g. 46, risulta- dei procedimenti avviati nei confronti delle mae- va nella pratica impossibile o per lo meno sconve- stranze. Proseguirono infatti le indagini in corso, niente revocare i licenziamenti degli “indesiderabi- che furono demandate all’interesse diretto della li”, scacciati dalla volontà della massa e dunque in Commissione, mentre vennero istituite solamente pericolo di fronte ad un’eventuale riassunzione in altre due cause, che terminarono l’una con un’as- un ambiente ostile. Non solo, ma le decisioni del- soluzione, l’altra con un perentorio giudizio nega- le maestranze erano considerate quasi inappellabi- tivo che non fu contestato dal diretto interessato, li dal momento che erano interpretate come indi- il quale non si presentò neppure all’interrogato- spensabili ad una buona riuscita della ricostruzio- rio con la Commissione per esporre la propria di- ne68. Così l’opinione e le aspettative dei dipenden- fesa62. Le istituzioni per l’epurazione, il Clna prima ti divennero sinonimo di correttezza procedurale, e la Cea poi, si mantennero piuttosto coerenti nel e la volontà di far luce sui casi di presunto collabo- passaggio di gestione dall’una all’altra, nonostante razionismo superò qualsiasi altro intento e persino le soppressioni del Tribunale del popolo di Savo- le raccomandazioni, come accadde nel caso di un na, ancora attivo almeno nei giorni di giugno, e la processo intentato al padre di uno dei sindaci del maggiore responsabilità attribuita alla Commissio- dopoguerra della Valbormida, che nonostante le ri- ne provinciale63. mostranze e l’indignazione del figlio partigiano fu La raccolta di prove e testimonianze procedeva sottoposto a un’inchiesta aziendale, interrotta so- con eguale zelo, coinvolgendo i Cln locali, azien- lamente dalla sua morte per malattia69. de, autorità pubbliche e private, così come singo- Le procedure di epurazione, tuttavia, non sempre li lavoratori, partigiani o abitanti dei luoghi coin- erano lineari né trovavano accordo unanime tra i volti nelle indagini. Furono così coinvolti i Cln dei lavoratori e tra le due maggiori istituzioni compe- comuni di Cairo Montenotte e di Carcare, ma an- tenti, il Cl e la Commissione di epurazione azien- che di città lontane, il sindaco della liberazione di dali. A questo proposito esistono almeno tre casi Carcare Mario Melandri e quello di Cairo, Carlo Ro- significativi, che mostrano quanto potere avevano dino, presidi e professori delle scuole valbormide- mantenuto nella pratica i rappresentanti dei parti- si64, comandi e formazioni partigiane come il grup- ti antifascisti del Clna rispetto ai componenti del- po “Sergio” o il comando del distaccamento “Mo- la Commissione. Orengo e Manconi trovavano ra- roni” della V Brigata65, lo stesso direttore di stabili- gioni adducibili a discolpare gli imputati, come la mento Carlo Ceruti, che testimoniò in favore di un correttezza sul lavoro, manifestazioni occasiona- impiegato proprio nei giorni in cui era posto sotto li di avversione o contrarietà rispetto a fatti o de- accusa dalle maestranze66. cisioni di filofascisti; ma i delegati dei partiti mo- Ma soprattutto era sempre richiesto a dipendenti stravano maggior convinzione e capacità di dimo- di ogni livello di partecipare attivamente e con re- strare la pericolosità morale e politica, l’attiva pro- sponsabilità alle operazioni epurative dello stabili- paganda in favore del Pnf, la mancanza di rispetto mento, al fine di ricostruire dall’interno e in modo per i diritti e le rivendicazioni sindacali, e riusciva- trasversale l’organico di produzione e i suoi valori no a far condannare e a licenziare gli elementi sot- condivisi. Maestranze, dirigenti, impiegati veniva- to accusa. Solamente in un caso, in seguito al ricor- no sollecitati a produrre documentazione chiara e so alla Commissione aziendale d’appello, deferito con paternità certa, di testimoniare in prima perso- poi alla commissione provinciale per il decadimen- na agli interrogatori della Commissione, di coope- to delle corti d’appello di stabilimento, la decisio- rare per un corretto svolgimento delle inchieste67. ne del Clna fu rettificata e il licenziamento revoca- Spesso l’opinione dei lavoratori era tenuta in mag- to70. Di fatto, ad ogni modo, la Commissione d’ap- gior conto rispetto a qualsiasi testimonianza, come pello provinciale, competente a fine 1945 per i ri- espressione più genuina della volontà della fabbri- corsi, fece riferimento al Cln della Cokitalia nell’in- ca attraverso i suoi componenti di base, anche se dagare e proporre giudizi sugli imputati, e del re- ciò avesse implicato di sfociare in forme di vela- sto pochi furono i casi che proseguirono sotto ta- ta illegalità o comunque di trattamento ineguale le corte71. da un caso all’altro. Procedure simili caratterizza- Un rilevante fattore di scontro tra le istituzioni vano tutti gli stabilimenti dell’Italia occupata, dove coinvolte nell’attività di epurazione fu la compe-

107 n. 19 - aprile 2010 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati tenza riconosciuta alla Camera Confederale del La- zione. voro di Savona, la quale era interpellata a dare un Un solo caso fu interrotto per la decisione di una proprio parere sulle decisioni aziendali in merito ai corte giudicante diversa da quella aziendale di epu- licenziamenti. Nel caso di un’istruttoria per un ca- razione ed estranea anche al Cln, con tutta proba- so di scarsa rilevanza politica, avviato nei giorni im- bilità la Corte d’assise straordinaria di Savona, dal mediatamente successivi all’insurrezione, in un’at- momento che l’imputato, appartenente alle forma- mosfera euforica di sapore rivoluzionario, l’intran- zioni delle Brigate Nere, fu condannato alla fucila- sigenza del Clna si scontrò con l’autorità confede- zione76. rale, che giudicò la sentenza di licenziamento trop- po severa. Quattro operai erano stati incolpati di La conclusione “grave indelicatezza” nello scortare una grossa par- e i provvedimenti amnistiali tita di solfato d’ammonio, lungo una linea interrot- ta dalla ritirata nazista e dai sabotaggi partigiani al- All’inizio di settembre 1945 la Cokitalia aveva por- la ferrovia per Ventimiglia. L’accusa implicava per tato a termine la maggior parte delle istruttorie in alcuni di essi risentimenti più o meno profondi e materia di epurazione. La provincia di Savona, che riguardanti questioni politiche piuttosto che la vi- pure era stata la più solerte nel procedere alla de- cenda in sé, durante la quale una scorta aveva ap- fascistizzazione, doveva ancora ultimare l’opera- profittato per realizzare un affare personale a sca- zione nelle imprese private, e il Clnai stava solle- pito del materiale di proprietà aziendale. Uno de- citando gli stabilimenti ad una maggiore assiduità gli operai della scorta, in particolare, era già stato per concludere l’epurazione prima che avvenisse segnalato all’indomani della liberazione come “in- il passaggio dell’autorità governativa dalle forze al- desiderabile”, e denunciato al Tribunale del popo- leate al governo italiano77. Le corti istituite in via lo come aderente alla Rsi72. straordinaria in seguito ai decreti dell’Amg stava- All’inizio di giugno, quando ancora non era entra- no per decadere, dal momento che era stata attri- ta in vigore presso la S.a. Cokitalia l’ordinanza 46, buita loro una validità di sei mesi78, e gli stessi Al- la Camera Confederale del Lavoro chiese al Clna di leati spingevano per portare a compimento le pro- riesaminare la pratica dei quattro imputati insieme cedure prima che si smobilitassero le commissioni alla direzione, e convocò gli operai per presentare di epurazione79. le proprie relazioni difensive73. Nel frattempo en- La Cokitalia maturò una precisa consapevolezza di trava in funzione la Commissione di Epurazione, e dover attuare in tempi brevi le disposizioni discipli- di comune accordo con il Clna, ancora largamente nari antifasciste prima della fine dell’anno, quando influente, revocò il licenziamento per tutti e quat- cioè sarebbe cessato il mandato del governo mili- tro gli operai, attenuando la pena con il pagamen- tare alleato. Il Regno si stava infatti dimostrando ti- to di un indennizzo e la sospensione delle retribu- tubante sulla questione epurativa e i provvedimen- zioni delle mensilità corrispondenti al periodo del ti di agosto, ottobre e novembre presi dal nuovo processo74. governo Parri, in particolare la legge “Nenni”, che Un caso in particolare si era svolto con maggiore era stato nominato all’Alto Commissariato per le attenzione da parte del Comitato aziendale, che sanzioni, denunciavano un atteggiamento blando aveva interpellato anche il Tribunale del popolo e permissivo, in vista di un’insindacabile volontà di per l’operaio coinvolto con il Pfr. Nonostante l’in- pacificazione80. tervento della Ccdl e il buon esito della sua opera- A San Giuseppe solamente due casi si conclusero zione di interferenza, i rappresentanti di fabbrica dopo la decadenza delle commissioni di epurazio- dei partiti riuscirono a documentare il manifesto ne. Furono i due soli procedimenti che ricorsero collaborazionismo dell’imputato e a concludere la in appello, con i quali si rettificarono le decisioni vicenda con una sentenza di epurazione75. volute dal Clna e vennero assolti gli imputati, l’uno Era sempre più chiaro che il Clna aveva mantenuto a dicembre del 1945, l’altro ad aprile dell’anno se- una grande capacità d’ascendente all’interno del- guente81. lo stabilimento, e continuava ad esercitare un po- Per quanto riguarda il bilancio delle istruttorie to- tere effettivo nonostante la formale decadenza del- tali, per tre di esse non si conosce l’esito definiti- la sua competenza decisionale nella defascistizza- vo, forse per una lacuna documentaria; ma proba-

Quaderni Savonesi 108 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati bilmente esse furono concluse assieme alle restan- ripercorreva a ritroso, ma nelle imprese private più ti, data la loro conduzione parallela82. spesso non si tornò indietro88, come nel caso dello Con l’avvento del governo De Gasperi si impose stabilimento Cokitalia di San Giuseppe. la chiusura definitiva dell’epurazione, che per il Nord fu prorogata fino al termine del mese di apri- Emanuela Miniati le 1946, scadenza alla quale corrispondono gli ulti- mi documenti prodotti dallo stabilimento Cokita- lia83. Il Cln aziendale continuò a funzionare almeno sino all’inizio di febbraio 1946, ma fu poi dismesso in breve tempo, se si pensa che ai primi di aprile, a Note distanza di un anno dalla sconfitta del fascismo, la 1 D’ora in avanti S.a. Cokitalia. Commissione di epurazione provinciale di Savona 2 Amgot o anche Amg. rispondeva ormai del proprio operato alla direzio- 3 R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia, Baldi- ne dello stabilimento e gli organismi straordinari di ni Castoldi Dalai, Milano, 1999, pp. 209-211. A. Albe- giustizia all’interno della fabbrica erano decaduti84. rico, Il collaborazionismo fascista e i processi alla Del resto già nell’autunno del 1945 il Clna aveva corte straordinaria d’assise (Genova 1945-1947), mostrato qualche segno di debolezza, nel corso di Coedit, Genova, 2007, pp. 17-18. dissidi interni che contrapponevano i rappresen- 4 Ddl n. 142 del 22 aprile 1945. A. Alberico, Il collabo- tanti comunisti alle altre forze antifasciste più mo- razionismo fascista, op. cit., pp. 19-21. derate, che riflettevano problematiche emergenti 5 H. Woller, I conti con il fascismo. L’epurazione in tutto il paese all’esaurirsi dell’entusiasmo comu- in Italia 1943-1948, il Mulino, Bologna 1997, p. ne e unificatore che aveva caratterizzato quella pri- 410. ma e breve fase del dopoguerra85. 6 R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia, op. La parziale esautorazione della Commissione in- cit., pp. 213-214. terna conseguente all’elezione del Consiglio di ge- 7 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., pp. 393- stione costituiva un sintomo ulteriore dell’affievo- 394. lirsi del rinnovamento socio-politico. A San Giu- 8 R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia, op. cit., seppe come in altre importanti industrie del Nord, p. 215. i consigli di fabbrica e i comitati di base perdette- 9 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., pp. 395- ro progressivamente la propria influenza nella ge- 398. stione aziendale, e i consigli di gestione dovette- 10 Ibidem, pp. 401-402. ro accontentarsi di una funzione puramente con- 11 A. Alberico, Il collaborazionismo fascista, op. cit., sultiva86. La normalizzazione stava restituendo au- p. 22, H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., pp. torità ai gruppi dirigenti, e di lì a poco sarebbe ini- 395,-402. ziata una nuova epoca di discriminazione politica e 12 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., p. 403; Ar- di classe all’interno delle fabbriche, che avrebbe ri- chivio della Commissione di epurazione della Coki- definito i rapporti di forza nella produzione e nelle talia (AceC), o.g. n. 46, art. 1, comma 14. battaglie sindacali87. 13 Cfr. Acec. Il 22 giugno veniva promulgato il decreto presi- 14 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., p. 404. denziale n. 4, meglio noto come “amnistia Togliat- 15 Acec, o.g. n. 35, art. 4. ti”, che altrettanto notoriamente lasciò ampio mar- 16 Ddl n. 472 del 4 agosto 1945. gine discrezionale nell’attività dei magistrati, tan- 17 R. Canosa, Storia dell’epurazione in Italia, op. cit., to che ne seguì l’annullamento della maggioranza pp. 219-221. delle sentenze emesse dagli organi straordinari di 18 Cfr. A. Alberico, Il collaborazionismo fascista, op. giustizia istituiti all’indomani della liberazione. La cit., p. 17; Archivio centrale di Stato (Acs), Alto Com- conclusione ufficiale dell’epurazione avvenne con missariato per le sanzioni contro il fascismo, b. 130, il decreto legislativo del 7 febbraio 1948 n. 48, e f. VI/7-32, Società Montecatini. negli anni seguenti sarebbero stati stabiliti ulteriori 19 Acs, Alto Commissariato per le sanzioni contro il fa- condoni, indulti e provvedimenti amnistiali. L’epu- scismo, b. 130, f. VI/7-32, Società Montecatini. razione politica nel campo pubblico e nel penale si 20 Società per Azioni.

109 n. 19 - aprile 2010 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati

21 Cfr. in proposito H. Woller, I conti con il fascismo, 40 Cfr. AceC, maestranze alla direzione, nomina dei fi- op. cit., p. 404. duciari di reparto, 21 agosto 1943; elenco compo- 22 Ibidem, pp. 405-406. nenti Sap Cokitalia. 23 Ibidem, p. 413 e R. Canosa, Storia dell’epurazione 41 Cfr. AceC, verbale della nomina della commissione in Italia, op. cit., pp. 225-237. interna di fabbrica, 5 gennaio 1945; maestranze alla 24 Cfr. AceC. direzione, nomina dei fiduciari di reparto, 21 agosto 25 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., pp. 532- 1943. 533. 42 Cfr. AceC, Clna al Clna del Gruppo Montecatini Mi- 26 Ibidem, pp. 569-571. lano, resoconto degli avvenimenti del periodo in- 27 Ibidem, pp. 572-573. surrezionale, 4 luglio 1945; segreteria della Came- 28 Ibidem, p. 574. ra Confederale del Lavoro della Provincia di Savona 29 Ibidem, pp. 575-576. (Ccdl) alla direzione dello stabilimento Cokitalia, 2 30 Cfr. AceC, Clna al Clnp di Savona, 25 aprile 1945. giugno 1945. 31 Cfr. Acec, Clna al Cln del Comune di Cairo, 28 aprile 43 AceC, difesa della direzione dall’accusa di Zanella, 1945. di Zunino del 16 maggio 1945, Pasotto, Goslino del 32 Cfr. AceC. 16 maggio 1945, Callegaro, Ghione; denuncia della 33 Cfr. AceC, Clna, Procedura da seguire in materia di maestranza a nome di Carniello del 12 maggio 1945 epurazione secondo le direttive del Comando di Li- e relativa difesa della direzione del 16 maggio 1945. berazione Nazionale Lombardo, 15 maggio 1945. 44 Cfr, sull’argomento R. Canosa, Storia dell’epurazio- 34 D. Rodino, Cairo Montenotte fra cronaca e sto- ne in Italia, op. cit., pp. 239-240. ria. Fatti e misfatti del XX secolo (con qualche di- 45 Ibidem, pp. 244-246. gressione), Grifl, Cairo Montenotte, 2002, pp. 359, 46 Ibidem, p. 254. 453. AceC, elenco componenti Sap Cokitalia. L’elen- 47 AceC, relazione di difesa della direzione del 16 mag- co comprende: Guzzi, Lucchesi, Corso, Prospero, gio 1945. Cerrato, Ghione, Barroni, Cresta, Michelis, Ventu- 48 AceC, Clna al Clna di sede Milano, 19 maggio 1945. ra, Celso, Beretta, Cirio, Binello, Milano, Rosato, Ze- Cfr. sull’argomento R. Canosa, Storia dell’epurazio- chi, Astengo, Bazzaretti, Manconi, Leonelli, Cappe- ne in Italia, op. cit., pp. 283-296. lin, Comazzi, Leon Valsagna, Da Castro, Ferraro. 49 AceC, Clna alla Cokitalia Milano, fonogramma del 1 35 AceC, fascicolo acefalo, punto “Compiti Cln azienda- giugno 1945. li e di fabbrica”. 50 AceC, Clna alla Commissione di Epurazione Provin- 36 Cfr. AceC, Clna a Clna Gruppo Montecatini Milano, ciale di Savona (Cep), 4 giugno 1945; Commissione 27 giungo 1945. di Epurazione aziendale (Cea), e Clna alla Cokitalia 37 Cfr. AceC, Clna al Clnp di Savona, 25 aprile 1945; Cl- Milano, 9 giugno 1945; Clna alla Cep di Savona, 13 na alla Commissione Provinciale di Epurazione di agosto 1945; Cep di Savona alla direzione di stabili- Savona. mento Cokitalia e p.c. al Clna e alla Cea, prot. n. 596/ 38 Cfr. AceC, Clnai al Clnp di Savona, prot. n. 997/5, cir- E. colare n. 3 del 26 maggio 1945; accuse alla direzione 51 AceC, o.g. n. 46. datate dal 5 al 16 maggio 1945 e 1 giugno 1945. 52 AceC, Cea e Clna alla Cokitalia Milano, fonogramma 39 Cfr. AceC, difesa della direzione dalle accuse di Za- del 9 giungo 1945; Clna al Clna Gruppo Montecatini nella; accusa di Goslino alla direzione del 15 maggio Milano, 12 giugno 1945. 1945; accusa di Ghione alla direzione del 12 maggio 53 Cfr. AceC, Clna al Clna Gruppo Montecatini Milano e 1945; accusa delle maestranze all’ing. Ceruti del 12 p.c. alla direzione generale Cokitalia Milano, 27 giu- maggio 1945; difesa della direzione da Ghione e Cal- gno 1945. legaro; Clna al Clna del Gruppo Montecatini Mila- 54 AceC, dottor Antonio Ferrante, dichiarazione, alle- no, resoconto degli avvenimenti del periodo insur- gato del 27 giugno 1945 al fonogramma del 28 giu- rezionale, 4 luglio 1945. Cfr. l’opuscolo Cairo Mon- gno 1945, Clna al Clna Gruppo Montecatini e p.c. al- tenotte. Dati e notizie di carattere storico-economi- la direzione generale Cokitalia, Milano. co tratte dalla relazione introduttiva al “Piano re- 55 AceC, Clna al Clna Gruppo Montecatini Milano, fo- golatore generale” dell’archivista Sergio Nicola, in nogramma dell’11 luglio 1945. possesso dell’Anpi di Cairo Montenotte, p. 7. 56 AceC, Clna al Clna Gruppo Montecatini Milano, 27

Quaderni Savonesi 110 L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di San Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati

luglio 1945. del Comune di Cairo, 28 aprile 1945) al 25 agosto 57 Cfr. AceC, in particolare elenco iscrizioni all’Istituto 1945 (Cea alle maestranze, 25 agosto 1945). Nazionale di Cultura Fascista; Clna al Clna del Grup- 70 Cfr. AceC, verbali di giudizio di M. D.O., non data- po Montecatini Milano, 10 luglio 1945; Clna, proce- to e del 5 settembre 1945; verbali di giudizio di A. T. dura da seguire in materia di epurazione secondo le non datato e del 5 settembre 1945; verbale di giudi- direttive del comando di liberazione nazionale lom- zio di G. R. non datato; Cep per le Aziende Private bardo. di Savona alla direzione Cokitalia, prot. n. 976 del 5 58 AceC, Cea e Clna alla Cea di sede del Gruppo Mon- aprile 1946, oggetto G. R. tecatini, giudizio sull’ingegnere Franco Borsano. 71 Cfr. AceC, in particolare Commissione d’Appello di 59 AceC, Clna Gruppo Montecatini Milano al Clna fab- Savona alla Cea, prot. n. 202/EA del 19 novembre brica Azoto San Giuseppe di Cairo, al Clna Cokitalia, 1945; Clna alla Commissione d’Appello di Savona, al Clna Acna di Cengio, 3 settembre 1945. 24 novembre 1945. 60 Cfr. AceC. 72 AceC, Clna al Clna del comune di Cairo Montenotte, 61 AceC, Cea e Clna alla direzione Cokitalia San Giusep- 28 aprile 1945. pe, posizione politica ing. Pietro Faga. 73 AceC, Camera Confederale del Lavoro (Ccdl) della 62 AceC, Cea, giudizi su G. C. e sul dottor G. P., 5 set- provincia di Savona alla direzione Cokitalia e al Clna, tembre 1945; 2 giugno 1945; Clna alla Ccdl di Savona, 16 maggio 63 Cfr. AceC, Clna alla Cep di Savona, 4 giugno 1945. 1945. 64 AceC, dichiarazione di Umberto Panini del 6 mag- 74 AceC, Clna alla direzione Cokitalia, 11 luglio 1945. gio 1945 e relativi allegati; dichiarazione di Tomma- 75 AceC, verbale di giudizio di P. C., 5 settembre 1945. so Rebufello alla Cea, 16 maggio 1945; Clna a Mario 76 AceC, Cea, verbali di giudizio su G. C., 5 settembre Melandri, 5 maggio 1945; Clna al Cln del Comune di 1945 e non datato. Cairo Montenotte, 8 agosto 1945; Cln del Comune 77 Cfr. AceC e su questo argomento R. Canosa, Storia di Cairo Montenotte al Cnla, 8 settembre 1945; Cln dell’epurazione in Italia, op. cit., pp. 225-227. del Comune di Carcare al Clna, prot. n. 108 del 21 78 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., p. 410; A. agosto 1945; Cln di Sampierdarena al Clna, 14 ago- Alberico, Il collaborazionismo fascista, op. cit., p. sto 1945; Comitato Circondariale di Liberazione Na- 23. zionale di Albenga al Clna, 20 agosto 1945; Cln di 79 H. Woller, I conti con il fascismo, op. cit., p. 493. San Martino Buonalbergo alla Cokitalia Milano, 18 80 Cfr. in proposito H. Woller, I conti con il fascismo, agosto 1945; Cln del Comune di Carcare al Clna, 17 op. cit., pp. 492-500; A. Alberico, Il collaborazioni- maggio 1945; allegati al verbale di giudizio della Cea smo fascista, op. cit., pp. 22-24. su Graziano Mallone, a firma del preside delle scuo- 81 AceC, Clna alla Commissione d’Appello di Savona, le medie Scuole Pie di Carcare prof. Grillo e delle 11 dicembre 1945; Cep per le aziende private di Sa- scuole elementari di Carcare prof. Benso. vona alla direzione Cokitalia, 5 aprile 1946. 65 Acec, allegati al verbale di giudizio della Cea su Giu- 82 Cfr. AceC, casi Faccin, Fumagalli, Gallo. seppe Cazzani, dichiarazione del gruppo partigiano 83 Cfr. in proposito A. Alberico, Il collaborazionismo “Sergio”; Cvl, V Brigata “Baltera”, comando distacca- fascista, op. cit., p. 24 e AceC. mento “Moroni”, certificato su Ermenegildo Melan- 84 AceC, Clna, avviso alle maestranze, 2 febbraio 1946; dri; comandante del presidio di Cairo Montenotte Cep per le aziende private di Savona alla direzione Mirto, dichiarazione su Graziano Mallone. Cokitalia, 5 aprile 1946. 66 AceC, allegato al verbale di giudizio della Cea su Gra- 85 AceC, comunicato di Venuti, Rossi, Caudino, Trom- ziano Mallone, dichiarazione di Carlo Ceruti del 7 betta, 30 ottobre 1945; Clna al Clnp, 27 novembre maggio 1945; D. Rodino, Cairo Montenotte fra cro- 1945; Clna, avviso, 2 febbraio 1946; chiarificazione naca e storia, op. cit., p. 453. di Bonino. 67 Cfr. in generale AceC e Cea, avviso alle maestranze 86 Cfr. sull’argomento H. Woller, I conti con il fasci- del 25 agosto 1945; giudizi della Cea del 5 settembre smo, op. cit., p. 532. 1945. 87 Cfr. AceC, elezione per il consiglio di gestione, 29 ot- 68 Cfr. in proposito R. Canosa, Storia dell’epurazione tobre 1945. in Italia, op. cit., pp. 241-245, 249-252. 88 Cfr. A. Alberico, Il collaborazionismo fascista, op. 69 Cfr. AceC, caso E. M., dal 28 aprile 1945 (Clna al Cln cit., pp. 25-26.

111 n. 19 - aprile 2010 La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino

l presente contributo vuole raccontare la vita di della Montecatini erano sorti in località Bragno tra il Iuna scuola in un piccolo borgo operaio della Val- 1935 e il 1938. Gli operai della fabbrica erano all’in- le Bormida, negli anni Cinquanta, scuola che sor- circa un migliaio e con la costruzione dell’azienda geva nel centro del villaggio costruito dall’azienda Cokitalia questa frazione divenne sinonimo di in- Montecatini per ospitare i propri operai. I locali an- dustria1. Si aprirono così inedite possibilità di scola- cora oggi presenti si trovavano lungo la strada sta- rizzazione e le stesse famiglie, anche quelle più po- tale che collega Cairo Montenotte alle sue frazioni vere, cominciarono a considerare l’istruzione come minori. L’edificio che venne poi adibito alla scuola uno strumento di mobilità sociale e di miglioramen- in questione era stato acquistato dalla società “Am- to per le condizioni future dei propri figli. Da que- monio e derivati” intorno alla fine degli anni Qua- sto punto di vista, si può dire che i processi di indu- strializzazione abbiano contribuito, più o meno di- rettamente, a sviluppare anche la scuola, sia perché i figli degli operai non avevano la necessità dei lavo- LA SCUOLA ri connessi all’agricoltura, sia perché lo stesso lavo- ro di fabbrica richiedeva almeno minimi livelli di al- E LA FABBRICA: 2 IL CASO DEL fabetizzazione . VILLAGGIO Notizie da una “scuola operaia” Nei registri dell’epoca si trova una sezione dedica- MONTECATINI ta alle notizie riguardanti gli alunni e le famiglie in cui sono inseriti in ordine: paternità, maternità, luo- NEGLI ANNI go di nascita, occupazione del padre, ultimo anno di vaccinazione, eventuale provenienza da scuola CINQUANTA pubblica, data di iscrizione, potenziale assistenza da Emilia Bonifacino parte del patronato e per ultimo l’indirizzo di resi- denza. Leggendo i cinque registri si nota che non ranta, e mantenne tale funzione fino a circa metà vengono mai compilati tutti i campi, ma si trovano degli anni Settanta. comunque notizie interessanti, per esempio che in La sua ubicazione ha permesso di accogliere i fi- tutti i cinque anni i bambini sono sempre in me- gli degli operai della fabbrica e la maggior parte dei dia venti per classe (alcuni bocciati o trasferiti negli residenti della zona, tuttavia la posizione risultava anni) e che tra loro almeno quattro o cinque pro- comunque scomoda per alcuni bambini, soprattut- vengono da altre regioni di Italia, soprattutto Ve- to in inverno, poiché costretti a percorrere chilo- neto e Campania e che spesso costoro sono molto metri a piedi per poterla raggiungere. Si tratta di più grandi rispetto ai compagni valbormidesi, poi- una scuola elementare mista composta di circa set- ché per varie ragioni non hanno potuto frequenta- tanta alunni, i quali durante la settimana alloggiano re la scuola elementare o l’hanno fatto in maniera presso il villaggio nei locali messi a loro disposizio- discontinua. La classe insomma risulta alquanto ete- ne dalla stessa fabbrica. rogenea nei suoi componenti e questo pare essere Per conoscere la scuola, gli scolari e l’ambiente cir- un notevole ostacolo per la maestra che non riesce costante, sono stati analizzati cinque registri, dal- a portare tutti al livello programmato. Due scolari l’anno scolastico 1952-53 fino a quello 1956-57. Il sono orfani di padre pertanto al posto dell’occupa- materiale presente presso l’Archivio Didattico di zione paterna l’insegnante riporta quella della ma- Cairo Montenotte ha permesso di soddisfare l’in- dre. Da quanto si legge nel registro dell’anno scola- tenzione di seguire una sola classe ed un’insegnan- stico 1952-53 le famiglie erano quasi tutte di estra- te lungo i cinque anni elementari. zione operaia: in questo anno scolastico i genitori Grazie all’analisi di questi registri è stato possibile operai sono dieci ma all’ultimo anno diverranno ad- conoscere la realtà socio-economica delle famiglie dirittura quattordici su venti, altri invece sono per- e, più in generale, comprendere il quadro storico lopiù commercianti, proprietari delle piccole botte- della Valle Bormida di questi anni; gli insediamenti ghe che rifornivano le frazioni dei prodotti primari.

Quaderni Savonesi 112 La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino

I bambini con le famiglie risiedono per la maggior do nelle sue parole così come attraverso la didatti- parte nel Villaggio Montecatini, mentre gli altri abi- ca un forte spirito cristiano che ribadisce continua- tano in Val Cummi, presso la Centrale Falk (centra- mente. Le assenze appaiono per gli insegnanti, cosi le elettrica di zona), in località Passeggeri, nelle case come per la maestra I. F., un nemico da dover com- Fanfani, nell’edifi cio della cabina CELI (centrale del- battere, e non erano poche le occasioni in cui non la compagnia elettrica ligure), in regione Casazza3. si poteva andare a scuola. Ad esempio, ogni inverno Nei registri di classe era presente una parte dedica- capitava che i bambini restassero a casa per svaria- ta alle “osservazioni eventuali sul carattere e l’atti- te malattie infettive, spesso messi in “quarantena”, tudine allo studio di ogni scolaro” che l’insegnan- mentre non si contavano le infl uenze e le bronchiti. te di questa classe completava ogni anno scolastico, In altri casi le assenze erano dettate da ben altri pro- a differenza delle colleghe che spesso omettevano i blemi, come l’estrema povertà di alcune famiglie. loro giudizi. Tra i pareri riportati si legge, ad esem- In generale, quando le assenze non erano dovute pio: “niente volontà, scarsa intelligenza”, o ancora alla salute, la maestra richiamava la famiglia attra- “bambina gracile fa quello che può”. Come se la sa- verso note scritte, o addirittura muovendosi di casa lute fosse indice di migliori risultati a scuola; que- in casa per parlare con i genitori degli alunni. sto fatto è un’ulteriore informazione circa l’aspetto Le vacanze estive e le numerose assenze invernali umano della maestra I. F., che insegna da dieci anni, rappresentavano una vera minaccia al lavoro svol- non più giovanissima, madre di famiglia, che i suoi to durante l’anno scolastico: i bambini tornavano a alunni ricordano ancora oggi come una donna se- scuola con nuove diffi coltà nella lingua (in famiglia vera e materna allo stesso tempo, con gravi proble- si parlava solo il dialetto), pertanto la maestra do- mi di salute che la costringevano spesso a chiedere veva effettuare uno sforzo e ritardare lo svolgimen- giorni di permesso. Una donna che dedica tutta la to del programma ministeriale per poter garantire propria passione a questi bambini, preoccupando- ai bambini almeno un minimo di conoscenza del- si spesso per coloro che sono assenti, rimproveran- l’italiano4. doli solo se estremamente necessario e trasmetten- Leggendo quanto redatto da I.F. nella Relazione fi -

26. Gli impianti industriali “Montecatini” di Cairo Montenotte.

113 n. 19 - aprile 2010 La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino nale, si comprende che era giunta al Villaggio Mon- la classe e si nota che se nei programmi del 1945 tecatini nel 1949 ricoprendo, oltre a quello di inse- era l’educazione civile del cittadino a essere al cen- gnante, altri ruoli come per esempio referente per tro dell’attenzione, nel 1955, con la forza della legge la segreteria di Cairo Montenotte, occupandosi di dello Stato, era la dimensione religiosa dell’indivi- raccogliere fondi per varie manifestazioni. Pare che duo, sotto il rigido magistero della Chiesa, a essere questo piccolo borgo le stia molto a cuore, tanto posta al centro. Si coglie dunque uno scarto signifi- che cercò di apportare alcune migliorie e modifi- cativo nell’impostazione dei programmi, che infatti che, tra le quali l’istituzione di una piccola bibliote- non erano più quelli ispirati dalla pedagogia liberal- ca scolastica di 40 libri, di cui era molto orgogliosa, democratica di Washburne5, ma dall’attivismo cat- perché spesso ex alunni o famigliari ne usufruivano. tolico che aveva dato corpo ai nuovi programmi del Inoltre modificò l’orario delle lezioni: in preceden- 1955, segno di una Italia più conservatrice e antimo- za i bambini effettuavano tre ore di lezione al matti- derna6. I nuovi programmi insistevano poi sull’unio- no e tre al pomeriggio, per cui la maestra decise di ne tra vita religiosa e legge morale e civile, dando tenere aperta la scuola dalle 8.40 alle 13.40, permet- l’impressione di un mondo ovattato che teneva i tendo così ai bambini di percorrere la strada solo bambini lontani dalla memoria storica più recente; due volte invece che quattro, soluzione utile soprat- in questo periodo L’Italia fa un balzo indietro nel tutto in inverno con il clima freddo e la neve. tempo, e tenta di rimuovere un buio ventennio i cui I Registri forniscono anche notizie circa l’edificio le segni sono ancora visibili. Del fascismo, della guer- condizioni materiali della scuola. L’edificio era pri- ra, della resistenza non si parla. La maestra e l’istru- vato, in buone condizioni di manutenzione e di re- zione in genere guidavano gli scolari verso un mon- cente costruzione, fornito di impianti sanitari ma, do poco reale che non insegnava nulla della vita ve- sottolineava l’insegnante, privo di abitazione per il ra che i bambini sperimentavano nella loro espe- personale scolastico. Sarebbero stati necessari, pe- rienza e che avrebbero dovuto affrontare nel futu- rò, alcuni lavori di riparazione come il rifacimento ro. Un esempio è dato dal piano mensile delle le- della pavimentazione, la messa in efficienza dei ter- zioni di dicembre dell’anno 1955, per il programma mosifoni e aggiustare i banchi. L’aula aveva le se- di storia e geografia “I mestieri: il falegname e il pa- guenti dimensioni: “lunghezza 10,51 m; larghezza store. Disegni, illustrazioni esplorazioni. Il mestie- 6,75 m; altezza 3,67 m; superficie mq 70,9425; volu- re del babbo. Tutti lavorano. Mestieri antichi e mo- me m cubi 250,368”. L’arredamento dell’aula risul- derni”. In questi anni l’industria muoveva la piccola tava completo con 11 banchi a 2 posti che potevano economia della Valle Bormida, quasi più nessuno di contenere 22 alunni. Le condizioni generali dell’ar- mestiere faceva il pastore, eppure spesso questi te- redamento erano discrete, ma i sussidi didattici era- mi rurali ricorrevano con insistenza, senza mai cita- no piuttosto scarsi: alcune carte geografiche e l’ap- re invece il lavoro in fabbrica. La dimensione indu- parecchio radio comprato con i proventi delle lot- striale, come del resto si vede anche dai libri di te- terie. Ogni elemento che costituiva l’arredamento sto e dalle letture scolastiche, oltre che dai quader- delle classi era stato acquistato dalla società, tanto ni7, non è presente nell’orizzonte scolastico, e que- che ogni anno nel registro la maestra inseriva due sta discrepanza tra retorica della scuola e realtà ri- copie dell’inventario degli oggetti presenti, in cui ri- sulta tanto più evidente se osservata dalla Val Bor- portava tutti i materiali presenti nell’aula, scriven- mida, dove la fabbrica è una presenza radicata sia do, inoltre, da chi erano stati comprati e la quan- economicamente che socialmente. tità di ogni oggetto. Cattedre, banchi, lavagne, car- Le ultime pagine dei registri erano suddivise in due te geografiche, predelle erano tutte proprietà della sezioni verticali, a sinistra si trovava quanto descrit- Montecatini, società a cui faceva capo la “Ammonio to sopra, il piano mensile delle lezioni, e a destra e Derivati”, l’unico acquisto della classe era, appun- preceduta da una lunga riga si trovava quella che to, la radio che la maestra descrive quasi come una può essere definita la parte più significativa del do- conquista in ogni piccolo dettaglio: “n.1 Radio mar- cumento, la “Cronaca di vita di scuola, osservazio- ca S.A.F.A.R. a 5 valvole di proprietà della scuola”. ni sugli alunni”. Essa permette di comprendere il Nei cinque registri analizzati, una parte era dedi- mondo della scuola che si sta studiando e, soprat- cata al piano mensile delle lezioni in cui la maestra tutto, permette di entrare in contatto diretto con le per ogni materia scriveva cosa aveva insegnato al- vicissitudini quotidiane di alunni e insegnanti. Alcu-

Quaderni Savonesi 114 La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino ni maestri non compilavano questo ritaglio, pratica spiccatamente dalla Cronaca: non più obbligatoria negli anni Cinquanta, mentre lo era stata durante il ventennio fascista, in cui do- Inizio la campagna contro la menzogna fin dal primo veva poi essere letta dal Direttore didattico ed era giorno di scuola, e che la prima efficacia del mio lavo- elemento di valutazione dell’opera dell’insegnante. ro è frutto sopra tutto, di una scrupolosa vigilanza nei Tuttavia il fatto che l’insegnante I.F. continuasse as- riguardi di ogni atto e di ogni parola degli alunni, co- siduamente a compilare questo documento ci sug- me di un severo controllo sopra me stessa, così che gerisce qualcosa riguardo alla sua personalità e ai l’alunno abbia sempre davanti a sé la chiara visione suoi metodi di insegnamento ancora rivolti al passa- di ciò che è atto la sincerità, e abbia, insieme, un aiu- to. Nella Cronaca erano registrati i problemi riguar- to a viverla nella sua condotta. Il fanciullo sa, fino dal danti le condizioni climatiche, il comportamento primo giorno di scuola, quale sarà la mia condotta di dei bambini e altri episodi inerenti la didattica, le at- fronte all’alunno sincero o al bugiardo. Non castigherò tività scolastiche ed extrascolastiche, gli avvenimen- mai i sinceri; sarò severissima con gli altri. A onor del ti eccezionali, ed infine le riflessioni dell’insegnan- vero ho sempre conseguito risultati buoni, direi,anzi, te. Come tutte le scritture, tuttavia, devono essere ottimi. Naturalmente non esigo la pubblica confessio- analizzate con attenzione, perché non sempre chi ne di una mancanza commessa in privato: ma il male scriveva lo faceva in libertà: poteva infatti trattenere fatto davanti a tutti, va confessato davanti a tutti. Do certi commenti, oppure indulgere ad un certo au- tutta al mia stima, la mia fiducia al sincero, ma la tolgo, tocompiacimento per il proprio lavoro, dato che le e in modo manifesto al bugiardo12. Cronache erano lette dal Direttore didattico o da- gli Ispettori. La Cronaca, oltre a fornire un quadro Nella Cronaca vengono affrontate varie argomenta- dettagliato della scuola, può anche mostrare alcuni zioni. Ogni inverno per esempio la tematica princi- aspetti della vita del borgo che viveva attorno ad es- pale è il clima rigido e le aule troppo grandi e fred- sa, divenendo una fonte molto utile per compren- de per poter studiare, come nel gennaio 195, in cui dere le dinamiche sociali e culturali di aree perife- l’insegnante scrive: riche che difficilmente potrebbero essere studiate8. Infine, nonostante la Cronaca fosse uno scritto bu- il freddo intenso, e la mancanza di riscaldamento per- rocratico e rigido, si trasformava talvolta in scrittura ché si sono guastati i termosifoni ci fa perdere un po’di quasi privata in cui si esprimevano emozioni, sensa- tempo ogni poco bisogna far alzare i bambini farli gio- zioni e stati d’animo che l’insegnante viveva per le care per evitare che si intirizziscano. Hanno promesso piccole cose che capitavano nell’aula o nel paese, che ci metteranno due stufe elettriche. L’aula è vastis- divenendo così anche un utile strumento per son- sima (10 ½ X 4 ½) ed è munita di sei finestre e del- dare l’immaginario e la mentalità dei docenti9. Que- la porta di conseguenza l’aria filtra da ogni parte con ste considerazioni generali vanno tenute presenti grande inconveniente per i bambini che sono obbliga- anche nell’analisi dei nostri documenti10. Sfoglian- ti a starsene per una mattinata fra i banchi. do il registro dell’anno scolastico 1952-53 il primo pensiero scritto nella cronaca dimostra subito lo Quello che la maestra I. F. scrive non riguarda pe- spirito materno della maestra: rò solo pensieri e opinioni proprie in quanto, co- me detto, è la coordinatrice della scuola del Villag- Primo contatto con gli alunni sono 22. Undici bimbe gio Montecatini, pertanto i compiti burocratici ven- e undici maschietti. Sono ancora attaccati alle gonne gono affidati a lei, come la raccolta e l’invio di sol- delle mamme che li accompagnano. Si staccano a ma- di per varie occasioni che spedisce puntualmente lincuore e qualcuno piange. E’ da questo primo mo- alla Segreteria Didattica di Cairo Montenotte. Ogni mento che si accorgono se la maestra li ama. Quindi cifra raccolta viene riportata con precisione nella sto molto attenta nel dimostrarmi materna, giusta, pa- cronaca mensile. Oltre a questi scritti si trovano tal- ziente, serena. Siamo una grande famiglia, la scuola è volta notizie brevi sui protocolli o le circolari della la nostra seconda casa11. scuola, nella cronaca del 7 ottobre 1952 si legge per esempio: “prot. 1410 firme per deleghe. Prot. 1450 L’insegnante I. F. è una donna assai devota e mos- Nominativi insegnanti in possesso di diploma di abi- sa da un forte sentimento cristiano, il quale emerge litazione per le scuole di minorati psichici”. Segno

115 n. 19 - aprile 2010 La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino della marcata burocratizzazione della vita scolastica, ai pensieri personali o perché i momenti di svago anche dei piccoli centri come quello del Villaggio erano davvero pochi. In ogni caso, tali date vengo- Montecatini. no riportate come notizie burocratiche, come in oc- Attraverso la cronaca è possibile, poi, ricevere in- casione della Festa degli alberi del novembre 1956: formazioni riguardanti l’andamento scolastico del- “prot.1742 oggetto festa degli alberi”, oppure quan- la classe e di alcuni alunni in particolare, per i quali do vengono proiettati alcuni film, come il 21 marzo gli insegnanti citavano giudizi specifici. Questo per- 1953: “spettacolo gratuito a cura di cinemobili”. Oc- mette di capire meglio la condizione socio-econo- casioni che non meritano più che qualche fredda mica delle famiglie; ad esempio si nota che i bambi- riga. Appena più articolata la descrizione della pas- ni aventi un migliore rendimento e che difficilmen- seggiata scolastica che i bimbi di prima elementare te risultavano assenti, provenivano da famiglie piut- fecero il 30 aprile 1953: tosto agiate che potevano seguire i bambini scuo- la e a casa. oggi abbiamo fatto la passeggiata scolastica e i bambi- Coloro che faticavano di più, invece, avevano alle ni si sono divertiti un mondo. Siamo partiti alle ore 9 spalle una famiglia povera, oppure erano orfani di e ci siamo portati in località Val Cummi. A mezzogior- un genitore costringendo l’altro a lavorare molto e no ci siamo fermati sotto un grande albero e abbia- a seguire poco i figli. In altri casi i bambini avevano mo fatto colazione al sacco. I bambini erano allegri. problemi “psichici”, ma non esistendo insegnanti di Hanno cantato diverse canzoncine imparate a scuola sostegno ci si limitava a comprenderli poco e a con- e hanno giocato molto. Alle 4 siamo tornati a malin- tinuare anche con costoro lo stesso programma di- cuore a casa. dattico. Anche in questi registri sono presenti com- menti su alcuni alunni, spesso non positivi: “Ho due In definitiva, pur essendo l’unica a tenere la Cro- o tre elementi intelligenti ma privi di buona volon- naca sul suo Registro, I. F. non sembra indulgere tà. La famiglia non li aiuta e crescono abbandonati a molto a considerazioni più ampie oltre al resoconto se stessi. Io però non li abbandono e mi propongo strettamente necessario della sua attività. Ciò non di portarli, se non proprio al livello degli altri, molto di meno, emerge un quadro abbastanza significati- avanti e meritarli della promozione”13. vo di quella piccola “scuola operaia”, segno tangi- La maestra nel porre i suoi giudizi accusa sempre le bile della presenza dell’industria in Valle Bormida, famiglie di non aiutare i bambini nei loro doveri ot- presenza che non si limitava alla sola sfera econo- tenendo così cattivi risultati: mica, ma invadeva altri ambiti, nel tentativo di man- tenere un controllo vasto e capillare sugli operai e il bambino D.A. è un elemento insoddisfatto e disor- le loro famiglie. dinato. Viene a scuola sempre senza penna, libro ecc. L’ho già richiamato diverse volte ma non mi è possibi- Conclusioni le farlo cambiare. La famiglia non lo cura affatto e peg- gio di ogni cosa gli da sempre ragione. Quindi la mae- L’industria accelerò i processi di modernizzazione stra perde la sua autorità. L’ho preso sotto tutti i lati della Valle Bormida, e tra questi la scuola fu uno dei ma finora non ho ottenuto nulla. Speriamo nell’avve- più importanti15. Le fabbriche si preoccuparono di nire. E’intelligente ma la cattiva volontà lo rovina14. fornire edifici e materiali, supplendo in taluni casi alle mancanze dei comuni e dello Stato. Questa at- Meritevoli di attenzione, infine, sono le parti della tenzione si inseriva in una politica più vasta di con- cronaca che la maestra dedica per quelle che posso- trollo sociale, di stampo paternalistico, volta a lega- no essere definite le occasioni speciali. Durante gli re gli operai ad una comunità del lavoro senza con- anni Cinquanta difficilmente si ricevevano visite se flitti e contraddizioni di classe. L’impianto genera- non dall’Ispettore scolastico, a differenza del perio- le della didattica (dai programmi alle istruzioni, dai do fascista, in cui la visita di Gerarchi o altre autori- libri ai documentari vista in classe) andava in que- tà comportava un’intera giornata di festa e molte di sta direzione, eliminando dalla scuola ogni possi- più per la preparazione di marce e canti da parte di bile spunto critico, e soprattutto ogni riferimento scolari e insegnanti. Sono poche le situazioni di fe- alla complessità di un paese sempre più industria- sta che I. F. annota, poiché lascia molto più spazio lizzato, e ciò era tanto più evidente in realtà forte-

Quaderni Savonesi 116 La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino mente interessate dall’industria, come la Valle Bor- tra XIX e XX secolo, Comunità Montana Alta Val Bor- mida. Se pensiamo che siamo negli anni della Rico- mida, Millesimo, 2006. struzione, a ridosso del “boom economico”, appare 3 Sono tutti piccoli quartieri e frazioni di Cairo Monte- quanto mai stridente la sovrapposizione tra quan- notte, in provincia di Savona. to si faceva a scuola e la realtà esperita ogni giorno 4 Sugli insegnanti e scuola rurali in Valle Bormida, A. dagli alunni. Nonostante ciò, i Registri della scuola Marenco, D. Montino, Storie magistrali. Maestre e Montecatini ci mostrano uno spaccato preciso del- maestri tra Savona e la Valle Bormida nella pri- la Valle. Famiglie operaie, strette intorno alla fabbri- ma metà del Novecento, Comunità Montana Alta Val ca (che metteva a disposizione anche le abitazioni, Bormida, Millesimo, 2008. lo spaccio, i momenti di svago, etc…), provenien- 5 Il colonnello Carleton Washburne, allievo di Dewey, ti dai paesi limitrofi e spesso anche da altre zone era a capo della Sottocommissione alleata per l‘istru- d’Italia, che investivano nella scuola come oppor- zione, ed aveva ispirato, non senza dover scende- tunità di miglioramento sociale, e che si riconosce- re a patti con istanze conservatrici, i programmi del vano in una appartenenza comune. A differenza de- 1945, impostati a valori democratici e ad un’etica ci- gli operai-contadini di altre realtà, soprattutto del- vile molto rigorosa. la Valle Bormida piemontese, qui i lavoratori aveva- 6 D. Montino, Le parole educate. Libri e quaderni tra no scarsi rapporti con la terra (magari un orto, il bo- fascismo e Repubblica, Selene, Milano, 2005, p. 188. sco da tagliare, ma molto raramente cascine avvia- Sui programmi elementari si veda E. Catarsi, Sto- te, allevanti etc…), e la loro dimensione era più as- ria dei programmi della scuola elementare (1860- similabile al proletariato urbano. Anche per questo 1985), La Nuova Italia, Firenze, 1990. l’industria aveva maggiore interesse nel gestire una 7 D. Montino, Le parole educate, op. cit., Capitoli VIII scuola. Era il segno di un intervento pubblico mes- e IX. so in opera però da un soggetto privato, che stava 8 D. Montino Registri di classe: istruzioni per l’uso, in a significare il prendersi cura della popolazione, ga- Miscellanea 2007, Comunità Montana Alta Val Bor- rantire un servizio ritenuto fondamentale per la so- mida, Millesimo, 2007, p. 227. cietà, e quindi sanciva una presenza che andava ben 9 A. Marenco, D. Montino, Storie magistrali, op. cit., oltre al mero rapporto economico tra lavoro e capi- p. 50-51. tale. I fili che legavano la fabbrica alla gente erano 10 Oltre a cosa scriveva è importante anche osservare la ben più complessi e solidi che non uno stipendio a scrittura di I. F., la quale risulta veloce e ricca di nu- fine mese, e passavano anche attraverso una picco- merose correzioni che rendono poco comprensibi- la scuola elementare di Cairo Montenotte. li alcune parole, soprattutto quando lascia libero sfo- go alle proprie opinioni. In tal modo, seppur indiret- Emilia Bonifacino tamente, è possibile capire un poco del carattere di questa donna, che alcuni dei suoi alunni ricordano essere sempre molto severa, ma anche con un gran Note affetto per i suoi bambini. 1 Sulle industrie in Valle Bormida si veda, almeno, 11 Archivio didattico di Cairo M.te (SV), Scuola villag- N. Cerisola, Storia delle industrie savonesi, Editri- gio Montecatini, Cronaca del 3 ottobre 1952. ce Liguria, Savona, 1965 e A Zanini, Le radici del 12 Ibidem, Scuola villaggio Montecatini, Cronaca del futuro,un secolo di industria chimica in provincia novembre 1952. di Savona, Camera del Lavoro di Savona/Daner Edi- 13 Ibidem, Scuola villaggio Montecatini, Cronaca del zioni 2000. novembre 1953. 2 Non è un caso che nei comuni interessati da insedia- 14 Ibidem, Cronaca del novembre 1953. menti industriali, anche in Valle Bormida, la frequen- 15 Si veda anche il caso di Cengio, in cui era presente za scolastica sia maggiore e si attivino classi elemen- la Sipe e poi Acna, in I. Dematteis, Cengio. Dai cam- tari superiori con una certa facilità. Su questo tema pi alla fabbrica: storia di un paese tra Ottocento e si veda D. Montino Aspetti di storia della scuola e Novecento, Comune di Cengio - Tipografia Gambe- dell’alfabetizzazione in Valle Bormida tra XIX e XX ra, Millesimo, 2009 e in D. Montino Aspetti di storia secolo, in D. Montino (a cura di), Storie della Valle della scuola e dell’alfabetizzazione in Valle Bormi- Bormida. Riflessioni e ricerche sulla storia locale da tra XIX e XX secolo, op. cit.

117 n. 19 - aprile 2010 Armi chimiche, industria e fascismo. Rassegna A proposito del volume bibliografi ca “Veleni di Stato” di Gianluca Di Feo, Rizzoli, Milano, 2009

Gianluca Di Feo, giornalista pri- tore, infatti, fi n dal 1923 Cengio ma al “Corriere della Sera” e poi è una delle industrie che fa par- all’“Espresso”, è specializzato in te di un “network di fabbriche e inchieste, e si è occupato preva- laboratori [che] in poco più di lentemente di criminalità orga- sette anni ha distillato decine di nizzata, corruzione, traffi ci ille- migliaia di tonnellate di sostan- citi d’armi e di servizi segreti. In ze letali” (p. 49). Ipotesi non del questo volume ha indirizzato le tutto azzardata, se consideriamo sue attenzioni da reporter ver- che il primo nucleo della fabbri- so un tema che pur essendo le- ca, nata nel 1882, era la Sipe, do- gato all’attualità parte da lonta- ve si costruivano appunto armi e no. Si tratta di dare risposta ad proiettili, tra cui le bombe a ma- una domanda inquietante: che no conosciute con lo stesso no- fi ne hanno fatto le armi chimi- me della ditta produttrice. Ma se che e batteriologhe sperimen- fi no a qui possiamo registrare la tate nei laboratori fascisti? Dove presenza di una fabbrica desti- sono stati depositate e occulta- nata alla produzione delle armi, te le scorie delle lavorazioni e le come ve ne erano altre sparse armi inutilizzate? Quello che og- per la penisola, ben più interes- gi è un problema ecologico, po- santi sono altre considerazioni. tenzialmente molto grave, con Tra gli anni Venti e gli anni Tren- in più la diffi coltà di individuare ta, con il passaggio alla Monteca- con esattezza tutti i termini del- tini, la fabbrica di Cengio si con- la questione, ha però una radi- verte alla produzione di coloran- ce storica, che ancora una volta ti chimici, mantenendo una ra- ci spinge a fare i conti con quel- pida capacità di riconversione lo che è stato il regime di Mus- alla produzione bellica. Quel- solini e la sua ancora più triste lo che non si sapeva, e che Di appendice, la Repubblica socia- Feo ci presenta con documen- le di Salò. In questo Quaderno tazione inedita, è che l’Acna era dell’Isrec savonese ci siamo oc- uno dei 57 siti della Repubblica cupati del tema della storia in- sociale messi a “disposizione dei dustriale della Valle Bormida tra piani chimici dei nazisti” (p. 75). Ottocento e Novecento, e pro- Nel Dossier W0204/8185, redat- prio nel libro di Di Feo troviamo to e aggiornato 14 volte tra il lu- un’indicazione ben precisa su glio del 1944 e l’aprile del 1945 quella che è stata una delle fun- e conservato presso i National zioni dell’Acna di Cengio, una Archivies di Londra, sono con- delle fabbriche più importanti tenuti diversi fascicoli ciascuno del polo industriale valbormide- riguardante un singolo stabili- se. In base a quanto riporta l’au- mento. Emerge chiaramente il

Quaderni Savonesi 118 Rassegna bibliografica ruolo, mai indicato prima, della Etiopia, 1991) e soprattutto di desi, che nella seconda metà de- Montecatini come “partecipe al Angelo Del Boca (I gas di Mus- gli anni Trenta hanno un certo programmaRassegna dei gas” (p. 76). Le solini, 1996), è la presenza di un sviluppo. sue lineebibliografica produttive di fertiliz- impiego costante e massiccio di Altra questione è poi quella del- zanti e coloranti sarebbero sta- armi chimiche anche nelle guer- lo smaltimento relativo a questo te convertite in produzione di re italiane, impiego che presup- tipo di produzione chimica, che armi chimiche al servizio dei na- pone una filiera produttiva spe- si inserisce nel discorso più am- zisti. In questo quadro si inseri- cifica. Non è dunque difficile pio della bonifica delle aree in- sce anche l’attività di Cengio, ci- immaginare il settore chimico, dustriali del nostro paese. Sen- tato come polo dell’acido cloro- durante la dittatura, che viene za entrare nel merito, quello che solforico, elemento fondamen- strutturato con la duplice finali- si può evidenziare è la necessi- tale per gli aggressivi più poten- tà di realizzare prodotti ad uso tà di avere più informazioni pos- ti: “le foto aeree lo confermano. civile (coloranti, fertilizzanti) e sibili affinché le bonifiche siano C’è un deposito. Produzione 50- ad uso bellico (esplosivi, armi le più efficaci ed estese, nell’in- 60 mila tonnellate l’anno” (p. chimiche). Ed è dunque proba- teresse della salute di tutti. Se il 76), si legge nel Dossier. Insom- bile che stessa sorte sia toccata libro di Di Feo potrà aiutare an- ma, pare che il sistema chimico allo stabilimento di Cengio, area che in questa direzione, sarà tan- italiano, almeno in parte, sia sta- strategica proprio in funzio- to di guadagnato per tutti. In se- to piegato al progetto nazista e ne bellica fin dal primo conflit- de storiografica, infine, ci augu- fascista di guerra chimica, al fi- to mondiale, il cui ruolo è venu- riamo che nuove ricerche possa- ne di produrre i gas da impiega- to consolidandosi poi negli anni no procedere nel senso indicato re in battaglia. Il documento ci- Trenta, in concomitanza con la da Veleni di Stato, per dare cor- tato, seppur interessante, avreb- guerra d’Etiopia. Il conflitto co- po e fondamento documenta- be bisogno di ulteriori riscon- loniale fascista, infatti, in gene- le alle suggestioni poste dal vo- tri (come sottolinea lo stesso rale ha fatto da traino alla pro- lume, e che meriterebbero una Di Feo), pertanto lo dobbiamo duzione industriale, ovviamen- indubbia attenzione sia sul pia- considerare solo un indizio. Ma te comprendendo la produzio- no prettamente storico che su quello che mi pare confermato, ne di armi, e questo influsso, in- quello politico. dopo gli studi di Giorgio Rochat fatti, è ben documentabile nella (Le guerre italiane in Libia e in storia delle industrie valbormi- Davide Montino

119 n. 19 - aprile 2010 Franco Balestrini Mauro Baracco

uando si afferma che la Resistenza è patrimo- re di delicati versi in rima e mi sia concessa una Qnio di tutto il popolo italiano, non si enuncia conclusiva considerazione del tutto personale, un assunto retorico bensì si fa’ una considerazio- come persona di profonda umanità. ne storica incontrovertibile: ad essa hanno parte- Credevo quindi di conoscere tutto o quasi di que- cipato uomini di credo e censo i più diversi e di sto personaggio, fino a quando, leggendo la pub- diverse generazioni, tutti accomunati dall’unico blicazione di Guido Malandra del 2003 edita a cu- desiderio di fare dell’Italia un Paese finalmente li- ra dell’ANPI e relativa alle squadre di azione pa- bero dalla tirannia. triottica savonesi operanti nel periodo della Libe- Pochi mesi or sono, abbiamo reso omaggio, qui razione, venni a conoscenza di un altro aspetto a Savona, a Giuseppe Noberasco “Gustavo”, no- della sua figura che ancor più lo ha fatto cresce- re nella mia considerazione: l’aver fatto parte, in età giovanissima, degli organici della brigata S.A.P. FRANCO BALESTRINI “Falco” (Divisione “Antonio Gramsci”), con il no- me di battaglia di “Napoleone” ed in questo ruo- PATRIOTA lo, il 24 aprile del 1945, durante i combattimenti nella città di Savona, essere gravemente ferito in DELLA DIVISIONE combattimento. “ANTONIO GRAMSCI” Ho creduto quindi giusto ed opportuno, in base Mauro Baracco alle considerazioni che facevo all’inizio, segnalare all’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Con- temporanea, anche questa esperienza di vita e so- stro concittadino, comandante delle SAP genove- no soddisfatto che l’amico Franco Balestrini ab- si, iscrittosi al Partito Comunista nel lontano 1939, bia accettato di parlare e scrivere su queste pa- un uomo già maturo quando decise di impegnar- gine di quel suo rischioso impegno di allora e di si con il movimento di lotta al nazifascismo. quello successivo nel campo culturale, che conti- In questo numero di Quaderni Savonesi, prende nua tutt’oggi. la parola un altro figlio della città di Savona, di tut- t’altra generazione e di diverso percorso umano e Mauro Baracco culturale, che in età ben acerba decise che era giunto il momento di compie- re una impegnativa e rischiosa scelta di vita: Franco Balestrini. Siccome spesso i ricordi si confondono e sovrappongono, specie quando sono relativi a periodi belli ed intensi, fino a poco tempo fa’ ero convinto di cono- scere pressoché compiutamente Fran- co Balestrini: lo sapevo uomo di pro- fonda competenza nel campo delle ar- ti figurative, fondatore dell’omonimo Centro Culturale di , una vera e propria fucina di eventi arti- stici di altissimo livello ed in quel con- testo lo sapevo amico fraterno del Mae- stro Agenore Fabbri, autore di tante te- stimonianze artistiche sul tema della Li- bertà e del quale, il prossimo anno, si celebrerà il Centenario della nascita. Ancora: avevo avuto l’occasione di ap- prezzare Franco Balestrini come auto-

Quaderni Savonesi 120 Un piccolo “bandito” e un grande scultore Franco Balestrini

’incontro tra i due protagonisti del titolo (Franco LBalestrini e Agenore Fabbri) avvenne nel 1989 ad Albissola Mare nello spazio della galleria BALESTRINI in via Isola nell’occasione della inaugurazione di una Sua mostra personale presentata dal prof. Silvio Riolfo Marengo di Savona con relativo catalogo. Nei prece- denti dieci anni di attività esposero altri artisti di chia- ra fama da Reggiani a Rotella, da Schifano a Bertini, da Lam a Costa e tanti altri; oltre mille persone ven- nero in visita durante il periodo espositivo ad omag- giare il Maestro. UN PICCOLO “BANDITO” E UN GRANDE SCULTORE L’incontro nel 1989 tra Franco Balestrini 27. e Agenore Fabbri Nella foto, Franco Balestrini e Agenore Fabbri. dalle brigate nere che, in continuo ci fermavano per le Da allora, e reciprocamente, le nostre vite cambiaro- strade cittadine per verifi care i nostri documenti pur no notevolmente ed io ebbi il piacere prima di divide- essendo visibilmente ragazzi di 14/15 anni che fre- re il mio tempo col Suo, poi di aiutarLo nella condu- quentavamo più o meno regolarmente la Scuola Me- zione dei rapporti di relazione con Enti, Comuni, Mu- dia (epperciò regolarmente inquadrati secondo lo sta- sei sia nazionali che internazionali, con privati. Infi - to fascista come “balilla”) ,dopo varie sedute svoltesi ne con l’amicizia giunse anche l’affetto che ci legò si- sui gradini di accesso ai diversi portoni di via Vanni- no alla Sua morte. Da solo, alle cinque del mattino nel ni in Villapiana ove tutte le nostre famiglie abitavano, Novembre 1998, ebbi l’onore di chiudere i Suoi occhi decidemmo di aderire alla Resistenza, anche perché azzurri alla luce del mondo, nello Ospedale di Savona, tutti in famiglia avevamo parenti prigionieri in Germa- dopo un ricovero di circa quattro mesi, intervallato da nia o già nei partigiani,costituendo una squadra SAP un tentativo di ricupero funzionale che non avvenne. (squadra armata partigiana) con capo della stessa lo Il prof. Renzo Mantero lo seguì con affetto amicale se- scrivente e, referente gerarchico quale capo distacca- guendo solo, purtroppo, lo svolgimento del suo peg- mento Piero Parisotto ventenne, sempre abitante in gioramento. zona (via Mignone) con nome di battaglia “Alce” e il Al momento del funerale vi era stato un impegno da mio “Napoleone”. parte dei Comuni e delle Associazioni partigiane ad Con Alce concordammo le azioni da svolgere quali le effettuare a breve una Mostra antologica del Maestro scritte sui muri pubblici del quartiere contro gli occu- a cui io, avrei contribuito mettendo a disposizione le panti (tedeschi e b.n.), continuare ad assistere con ci- opere in mio possesso. bo e sigarette i prigionieri tenuti dai tedeschi in tende Dopo dodici anni da allora, credo che realizzare que- presso la stazione delle Funivie di S:Lorenzo ove era sto giusto impegno resti attuale ed indifferibile. installata una batteria contraerea, cercare armi e mu- Ma torniamo ai motivi per i quali sono stato richiesto nizioni e quant’altro potesse essere utile per la lotta per scrivere la mia avventura giovanile di partigiano. armata; infi ne incontrarci, in segreto, in date e luoghi Nel maggio del ’44 assieme ad altri coetanei (14/16 diversi ogni volta che fosse necessario: Così facemmo anni) i fratelli Carlo ed Ezio Giacchero, Tullio Carda- per diversi mesi sino alla guerriglia tenuta sino alla fi - no e Oreste Spada tutti irritati ed offesi dal comporta- ne di Aprile ’45; nell’occasione ci dettero le armi a chi mento violento e di prepotenza tenuto dai tedeschi e il moschetto a chi il fucile, la pistola o rivoltella e cosi

121 n. 19 - aprile 2010 Un piccolo “bandito” e un grande scultore Franco Balestrini giunse il 23 aprile del 1945, giorno nel quale i tedeschi si stavano ritirando dalle nostre zone abbandonando le brigate nere al loro destino. Nella stessa giornata i partigiani cominciarono a scen- dere nella periferia della città, s’armarono i distac- camenti delle Sap che ebbero l’ordine di presidiare l’area di Villapiana, mettendo a guardia delle due vie di penetrazione al quartiere (via Torino e S.Lorenzo) le squadre armate. Allertati dall’ultima incursione al comparto di Villapiana, le squadre Sap si ritirarono verso la collina a monte di P.zza Brennero e si divisero in due gruppi: uno andando su pel vicolo di S.Lorenzo l’altro su da via Istria. Sono andato nel gruppo che si inerpicava nella viuzza piccola, tortuosa e in forte pendenza che portava ad una stazione intermedia del percorso della teleferica con vagonetti pieni di carbone prelevati direttamente dalla nave ormeggiata nel Porto; la stradina era con- tenuta fra due muretti in pietra e al primo varco del muro lasciammo lo stradino per inoltrarci nella cam- pagna di qualche casa abìtata; ivi giunti, da un bunker in cemento costruito nella zona della Villetta, sita su un’altra collinetta antistante lo spazio da noi occupa- to, ancora in mano ai tedeschi, individuatici partirono molte raffi che di fucili mitragliatori; noi ci stendem- mo a terra su delle fasce solo parzialmente contenu- 28. te da muri in pietra, coltivate a grano quasi maturo ed Nella foto, da sinistra a destra: Oreste Spada, Franco Balestrini, Ezio io stavo strisciando a gattone e vedevo cadere sopra Giacchero. di me le spighe di grano tagliate di netto dai proiettili che, entrando poi nella terra creavano una nuvoletta brigate nere che mi vollero vedere in viso. di polvere, con un odore specifi co che, entrato nelle I portantini mi consigliarono di chiudere gli occhi e mie nari non dimenticherò mai più. Gattonando cer- far fi nta di essere svenuto, cosa che feci, e i fascisti do- cavo di mettermi a riparo dal fuoco tedesco e ad un po essersi resi conto che ero stato ferito in combatti- tratto sentii un forte colpo al braccio destro e alla ma- mento pensarono subito di farmi fuori ma, considera- no e, immediatamente fui inondato di sangue e cad- to il mio pallore per la forte emorragia sopravvenuta di a terra. Gli amici che erano sdraiati su altre fasce e per la giovane età mi lasciarono passare per essere mentre i tedeschi continuavano a mitragliare a tutto portato all’Ospedale. Ivi giunto quasi dissanguato, fe- spiano il sito, piano piano strisciando vennero a dar- ci una rapida visita medica e poi mi sistemarono in un mi un aiuto e mi trasportarono entro una casa coloni- salone sul pavimento frammisto a decine e decine di ca passando da una fi nestra al 1° piano; mi sdraiarono partigiani morenti o feriti in combattimento. Solo al- sul pavimento ov’io, girando gli occhi, vidi che accan- la mattina del 24 Aprile i miei genitori furono avverti- to a me vi era una bara con dentro un defunto. Lì atte- ti e vennero a trovarmi e, dopo aver parlato col Pri- si che arrivasse una scala a pioli di legno, mi presero e mario, mi portarono a casa da dove, dopo pochi gior- adagiarono sulla stessa per compiere il tragitto al con- ni in auto fui trasportato all’Ospedale Santa Corona di trario per raggiungere la vera barella (ancora a mano . con grosse ruote) che altri avevano chiamato, con la La pallottola particolarmente appuntita del calibro presenza costante dell’amico, ora scomparso, Mirko 7,65 mi perforò l’omero in asse subito sopra il gomito, Bottero, Effettuato il trasbordo, la barella di corsa mi tagliò il nervo mediano che rimase appeso per un fi lo portò lungo via San Lorenzo verso l’Ospedale S.Paolo (causa di un dolore continuo ed insopportabile sen- ma nella stessa via fui fermato da una squadraccia di za anestetici) ed infi ne strappò l’arteria succlavia de-

Quaderni Savonesi 122 Un piccolo “bandito” e un grande scultore Franco Balestrini stra provocando una forte emorragia e, infine sui tes- rii dare le dimissioni. suti e pelle un grosso danno. Alla mano furono appli- Avevo 44 anni e fu dura rinunciare a ciò che rappre- cate mollette metalliche per chiudere la ferita. Il grup- sentava la massima esperienza per un tecnico. po di partigiani che dividevano con me il padiglione Ma il tempo è stato galantuomo e nel 1977, in con- Elio mi diedero il soprannome di “giassciagruppi” in comitanza della presentazione a Pozzo Garitta in Al- quanto iniziavo il giorno piangendo dal dolore e mor- bissola Mare di un mio libro di poesie (erano in mo- dendo il fazzoletto. stra in una galleria adiacente opere del ’60 di E. Scana- Dopo una ventina di giorni, mi trasferirono ad Albis- vino) che affascinavano i colti visitatori; rendendomi sola Mare in convalescenza diurna (alla sera dormi- conto che non ne comprendevo il relativo linguaggio vo a casa) presso il Ristorante dell’Hotel Wanda sito e messaggio, capii che mi sarei perso emozioni nuo- sulla via Aurelia; ricordo il profumo inconfondibile di ve, sensazioni ed amore che sgorgavano, spontanea- un minestrone alla genovese a base di pesto, che si mente sinceri dagli astanti. Non ancora idoneo a ta- spandeva su tutta la zona ove, trentaquattro anni do- li esami dopo aver preso atto delle mie carenze nel- po avrei aperto il mio spazio espositivo nella adiacen- le arti visive e nella consapevolezza di dover riempire te via Isola. il vuoto che sentivo entro di me, decisi di aprire uno Tornato a vivere a casa, dovette passare più di un me- spazio espositivo, in un locale a piano terra. di via Iso- se perché compissi i 15 anni d’età. la per guadagnarmi la conoscenza di tali già intuitive Frequentando l’ufficio dell’ANPI di corso Italia a Savo- possibilità di lettura. na ottenni dallo stesso l’aiuto per ottenere la parziale Cosi feci e nel decorso di un trentennio, entrai con invalidità temporanea, ma cosa mi fece male è l’aver tanta passione e dedizione in un nuovo mondo, in saputo che come partigiano ferito in combattimento, continua mutazione, che rinnovava ad ogni nuovo non avrei ottenuto la medaglia d’argento al valor mili- contatto con i diversi artisti, gioie, intuizioni e messag- tare; infatti ottenni solo la croce di bronzo nel 1970. gi che sfociavano anche nel mondo poetico che avevo Mi iscrissi a scuola (liceo commerciale) e frequentai la già vissuto per altri tipi di sensazioni, innamorandomi classe e, successivamente feci domanda tramite l’ANPI completamente dell’arte. di iscrizione nei Convitti –Scuola della Rinascita patro- L’Arte è continua angoscia per chi la crea, attraverso cinati dal Ministero Pubblica Istruzione ed Anpi, in al- di essa l’artista riesce a colmare le sue ancestrali pau- lora costituiti pel ricupero degli anni persi dai parti- re e a confermare la sua coerenza nella denuncia con- giani durante il conflitto; ottenni il relativo consenso tinua che intende ottenere, secondo il mio limitato nel novembre 1946 e mi recai assieme a mio padre, a punto di vista. Milano in piazza Zecca Vecchia (vicino alla piazza del Per la disponibilità dimostratami da Carlos Carlè, inau- Duomo) dove mi fermai due mesi e, dopo le vacanze gurai una sua personale nell’Aprile 1979, natalizie mi trasferirono a Bologna in via Castiglione, con enorme successo di pubblico ch’io non avevo dove feci pratica per perito edile e alla sera per dor- previsto e, d’allora continuai a mostrare ai visitatori mire, andavamo tutti alla Torre Maratona dello Stadio quello che ritenevo il meglio dei vari settori in cui è Comunale. articolata l’Arte Contemporanea. Solo prima dell’inizio del calendario scolastico fui an- Nella mia personale poetica di fondo – che considero cora trasferito a Genova in via Pisa, ove stetti due an- il tessuto connettivo per determinare le scelte opera- ni e colà mi diplomai, presso l’Istituto Vittorio Ema- te nel trentennio di attività – e che ancora mi accom- nuele nel 1949. Un anno prima mio padre cessò di vi- pagnerà nel certo breve mio futuro, molto spazio è vere (già membro della Comm.Interna della’I.L.V.A. di guidato dall’istinto (mio e dell’artista) che sa apprez- Savona) e a me toccò l’onere di mantenere mia ma- zare l’analisi del pensiero, la qualità pittorica, il meto- dre, già malata e quindi trovai subito lavoro provviso- do di lavoro e la coerenza del raziocinio di cui sa im- rio presso un Ente di Diritto Pubblico di Savona do- pregnare ogni operaprodotta. ve invece stetti per 23 anni scalando tutti i gradi ge- Ancora qualche considerazioni sul titolo dell’articolo rarchici, anche ottenendo la carica di facente funzio- ove cito il Grande Scultore e le Sue particolarità: ne del Direttore, assente per grave malattia, ma aven- Pensare è più interessante di sapere, però meno in- do già reso note le mie riserve sulle decisioni assun- teressante che guardare da questo frammento Goe- te precedentemente dal C.d.A. e respingendo le forti thiano dopo trent’anni di esperienza espositiva, nello pressioni intese a farmi mutare atteggiamento prefe- spazio di Albissola (galleria d’arte oggi poco frequen-

123 n. 19 - aprile 2010 Un piccolo “bandito” e un grande scultore Franco Balestrini tata in parte per un maggior isolamento dal mondo “vivo” che attornia, in parte per una dequalificazione culturale di massa più interessata al “carpe diem”) mi ritrovo a pensare e guardare attorno le opere fissate nella creta da un grande scultore: risse- battaglie- cani- gatti- cavalli- personaggi e legni informali, bronzi e fer- ri che hanno caratterizzato il prodotto d’arte di Age- nore FABBRI. Di Lui, ormai assente dalla vita, in Italia poco o niente si parla dopo che la critica, i settimanali e i giornali l’hanno seguito quasi ossessivamente nel- la fase produttiva più importante e, in Germania pochii anni fa si è tenuta l’ultima personale al Mu- seum am Ostwal di Dortmund con un prestigioso ca- talogo di Mazzotta, preceduta da personali con altri cataloghi nei musei di Monaco, Duisburg e Hanno- ver (Sprengel Museum). Fabbri, sempre attento e dubbioso nelle scelte opera- te, solo dopo dieci anni di attività della galleria mi ha concesso di fare una Sua personale, anche a se- guito di una raccolta di opere acquisite in tutta Ita- lia da privati ed ha cosi inteso premiare il mio en- tusiasmo pel Suo lavoro; dopo venne l’amicizia, poi tri, con questi, pur essendo nati sentimenti di simpa- l’affetto che ci hanno legato sino alla Sua morte. tia, stima ed amicizia, forse per mio demerito, non è Sono certo che il Suo modellato, il Suo colore, le Sue mai nato l’afflato umano e sensibile che ha impronta- slabbrature, i Suoi tagli “unicum” della scultura del to tutti i rapporti con Fabbri. secolo scorso realizzato in modo pragmatico e visce- Chiudo questa esternazione di stati d’animo, di sen- rale, lasceranno tracce indelebili nella storia del- sazioni e di filtrati d’arte vissuta a piene mani pre- la scultura mediterranea e l’insieme di tal sensibi- cisando che non ho inteso neppure sfiorare la lettu- le esecuzione espressionista permetterà una lettura ra critica dell’artista, già fatta da altri ben più qua- più consona ai sentimenti nei diversi stati d’animo. lificati, ma per parlare delle emozioni che sono nate Ho vissuto con Lui quasi in simbiosi gli ultimi anni al contatto con un uomo assai diverso nel carattere, della Sua vita, Gli ho dedicato quattro grandi mo- stile e vita, ma dotato di forte caratterizzazione arti- stre personali con relativi cataloghi, tanto del mio stica che ha forse condizionato inconsciamente e, ri- tempo per sottrarLo alle incombenze ripetitive di tengo favorevolmente, le scelte effettuate per le due- mostre all’estero e in Italia, rapporti con le istituzio- cento mostre tenute e curate sia in galleria che fuo- ni, gallerie e collezionisti, talchè con l’affetto nato ri sede nel decorso del mio tempo dal 1979 al 2009, anche in Lui, , quasi non poteva fare a meno di me, cercando talenti in tutte le regioni italiane ed an- com’io di Lui. che all’estero quali Argentina (Aguero) - Canada Cosi Fabbri è passato nella storia dell’Arte, cosi è (Tromblaj) - Francia (Rougemont - Fachat - Caron) passato e rimasto nella mia, segnando positivamen- - Germania (Cinteanu - Thomas) - Giappone (Shiri- te e nel profondo il corso della mia vita, come le in- mizu) - Polonia (Haka) - Spagna (Arrojo - Gonzales) crinature delle Sue opere. e Svizzera(Willen - Holzer - Elzen). Queste mie considerazioni fissate solo su un protago- Sento doveroso precisare che, per le ultime mostre nista del centinaio ed oltre esposti nello spazio galle- del nuovo millennio è stata determinante l’amicizia ria, nate dal desiderio di presentare il meglio del mio coll’ing. Riccardo Zelatore, sensibile esperto e cono- percorso di ricerca. scitore delle vie dell’Arte, che ha saputo illuminare il Sebbene abbiano ruotato altri autori forse anche più nuovo percorso con scelte appropriate assumendo- importanti, da Lam a Rotella, da Bertini a Reggiani, da ne - di volta in volta - veste sia di critico o di curato- Costa a Colombara, da Caminati a Giannici e tanti al- re, al quale vanno i miei più sentiti ringraziamenti.

Quaderni Savonesi 124 Ricordo di “Lillo”

Il 26 febbraio scorso, il nostro Istituto aveva organizzato a Savona un convegno su “La questio- ne di Fiume nella storia della frontiera orientale” e sul ruolo di D’Annunzio e del generale Ca- viglia. In quell’occasione Lorenzo Dellarosa aveva inviato alla Redazione di “Quaderni savonesi” un suo ricordo della guerra partigiana relativo ad un incontro avvenuto nella villa del marescial- lo Caviglia ad per testimoniare come, avendolo sollecitato insieme al partigiano Mirto, egli si fosse dimostrato concretamente disponibile per “un aiuto per la sopravvivenza in montagna” della loro brigata. Quello è stato l’ultimo rapporto di Lorenzo Dellarosa con il nostro Istituto prima della sua scom- parsa L’Isrec della provincia di Savona, nell’esprimere alla famiglia di “Lillo” il più sentito cordoglio a nome del Comitato direttivo e di tutti gli iscritti, ha inviato ai giornali della città questa no- ta biografica.

Lorenzo Dellarosa nome di battaglia “Lillo”

Nato a Savona il 12 luglio 1924. Ha vissuto e studiato a Tolo- ne poiché la famiglia, fuggi- ta in Francia per motivi politi- ci (il padre era socialista e ami- co di Pertini), rientra a Savona nel 1939. Operaio della “Scarpa e Magna- no”, entra in contatto con il Par- tito Comunista e diventa impe- gnato antifascista nell’opera di reclutamento e di propaganda. Dopo l’armistizio è tra i primi a scegliere la montagna e a militare nelle formazioni Garibaldine dan- do vita con altri 40-45 giovani al distaccamento “Calcagno” che, con la crescita del movimento, di- venterà la Divisione Garibaldi “G. Bevilacqua”. Partigiano coraggioso ha partecipato a diverse azioni militari contro i nazisti e le Brigate Nere. Dopo la Liberazione è tornato a lavorare alla “Scarpa e Magnano” partecipando a tutte le battaglie politiche e sindacali. È stato anche un impegnato attivista dell’A.N.P.I. Ha collaborato con Nanni De Marco alla redazione di pubblicazioni sulla Resistenza Savonese.

125 n. 19 - aprile 2010 Recenti pubblicazioni dell’ISREC

Quaderni Savonesi 126 SOMMARIO

Presentazione Umberto Scardaoni 1 Valle Bormida: laboratorio di valenza nazionale Tra boschi e ciminiere. La difficile storia dell’industria in Valle Bormida: società, cultura, ambiente Davide Montino, Alessandro Marenco 2 Le vie di comunicazione della Val Bormida Mario Lorenzo Paggi 7 Industria e conflittualità sociale in Valle Bormida: il Biennio rosso Davide Montino 19 Nascita delle Società di Mutuo Soccorso in Val Bormida Carla Barbiero 22 La Resistenza in Val Bormida (1943-1945) Stefania Berretta 26 Chiesa e questione operaia nella Valle Bormida della Ricostruzione (1946-1951) attraverso l’analisi di due periodici locali Angelo Billia 35 Presenze di fabbrica nelle immagini sacre valbormidesi. Una prima esplorazione Alessandro Marenco 41 La tutela dell’ambiente e della salute in Val Bormida Aldo Pastore 45 Culture di fabbrica: il linguaggio, il cibo e il lavoro Alessandro Marenco 57 Voto e territorio: il caso della Val Bormida tra Ricostruzione e “boom economico” (1946-1963) Franco Astengo 65

127 n. 19 - aprile 2010 Altare, la produzione del vetro e la sua cooperativa tra ‘800 e ‘900 Sebastiano Tringali 73

Cengio e la sua fabbrica: la trasformazione di un territorio e di una comunità nel corso del Novecento Irma Dematteis 83

Cengio e la sua popolazione nel Novecento. Lo sviluppo demografico di un paese tra campagna ed industria Fabrizio Musizzano 87

Organizzazione del tempo libero e pubblica lettura: la Biblioteca del Palazzo Rosso di Cengio durante la Ricostruzione Davide Montino 96

L’epurazione in fabbrica: il caso della Cokitalia di san Giuseppe di Cairo (1945-46) Emanuela Miniati 100

La scuola e la fabbrica: il caso del Villaggio Montecatini negli anni Cinquanta Emilia Bonifacino 112

Recensioni Armi chimiche, industria e fascismo. A proposito del volume “Veleni di Stato” di Gianluca Di Feo, Rizzoli, Milano, 2009 118

Franco Balestrini patriota della Divisione “Antonio Gramsci” Mauro Baracco 120

Un piccolo “bandito” e un grande scultore. L’incontro nel 1989 tra Franco Balestrini e Agenore Fabbri 121

Ricordo di Lorenzo Dellarosa “Lillo” 125

Quaderni Savonesi 128