ANICA

ANICA CITAZIONI

05/07/2014 Repubblica.it 6 Copyright, Guardia di Finanza chiude un "cyberlocker" italiano

05/07/2014 Repubblica.it 8 Italian Black out, Guardia di Finanza chiude "cyberlocker" italiano

05/07/2014 Men's Health 10 ONDE DI CINEMA

ANICA SCENARIO

07/07/2014 Corriere della Sera - Roma 12 «Le mani sulla città» di Rosi restaurato dal Centro sperimentale

07/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale 13 Mai così vicini Douglas e Keaton eroi romantici Il colpo di fulmine arriva dopo i 60

07/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale 15 «Mi alleo con Telefónica e ho fiducia nel premier»

07/07/2014 La Repubblica - Nazionale 18 La leggenda di Muscle Shoals

07/07/2014 La Stampa - Nazionale 20 Zingaretti: io, avvocato vile tra i grattacieli di Napoli

07/07/2014 Il Messaggero - Umbria 22 Marco Pontecorvo al parco per il primo film restaurato

07/07/2014 Il Messaggero - Marche 23 Il cinemaal chiaro di lunae nel segnodi Riz Ortolani

07/07/2014 Il Messaggero - Roma 24 Alessandro De Pedys ambasciatore a Varsavia

07/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza 25 Mediaset , nozze riparatrici tre candidati per Premium

07/07/2014 Il Secolo XIX - Nazionale 27 NATALE SÌ, MA SENZA LUCA E PAOLO 06/07/2014 Corriere della Sera - Roma 29 Tra Sperlonga e Hitchcock

06/07/2014 Corriere della Sera - Milano 31 «Non lo so ancora», in sala con Morandini

06/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale 32 L'infanzia rubata e le donne In scena i tormenti di Truffaut

06/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale 33 Bay regista superstar con i robot: odiato dai critici, fa record di incassi

06/07/2014 La Repubblica - Nazionale 35 Smartphone e pc l'ultima beffa ora spunta la tassa sulle intenzioni

06/07/2014 La Repubblica - Nazionale 37 Polanski racconta "Così girerò Dreyfus"

06/07/2014 La Stampa - Cuneo 40 "Corti" da tutto il mondo al festival dell'Alta Langa

06/07/2014 La Stampa - Nazionale 41 "La Giovinezza" di Sorrentino con Michael Caine

06/07/2014 La Stampa - Nazionale 42 Trucco e parrucco ci dividono dall'Oscar

06/07/2014 Il Messaggero - Nazionale 44 Attenti a quei due

06/07/2014 Il Messaggero - Roma 45 "Bimbi belli", opere prime in gara con Moretti

06/07/2014 Il Sole 24 Ore 46 Novant'anni in piena Luce

06/07/2014 Gazzetta di Modena - Nazionale 47 Il cinema estivo del Pacchioni torna da domani con tanti "cult"

06/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Nazionale 48 Nella favola di "Rio 2096" c'è il Brasile in lotta contro il male del mondo

06/07/2014 Il Tirreno - Nazionale 50 Sarà un autunno nel segno della commedia

06/07/2014 L'Arena di Verona 51 Ruffini, Siani, Neri Parenti In arrivo un fiume di commedie

06/07/2014 Brescia Oggi 52 Ruffini, Siani, Neri Parenti In arrivo un fiume di commedie 06/07/2014 La Sicilia - Nazionale 53 Giannini: «Il bello è trasformarsi»

06/07/2014 Libero - Nazionale 55 Il regista dei Beatles: «Con loro le mie gioie più grandi»

06/07/2014 Libero - Milano 56 Cinema all'aperto Spariscono gli sconti per genitori e figli

06/07/2014 Libero - Nazionale 57 Tassa su tv , telefoni, computer per dar soldi a Gino Paoli (e altri)

06/07/2014 Il Giornale di Vicenza 59 Ruffini, Siani, Neri Parenti In arrivo un fiume di commedie

06/07/2014 Corriere Mercantile - Genova 60 La camorra e i "messaggi da fuori"

05/07/2014 Yahoo Finanza 10:43 62 Luoghi da film : quando cinema e turismo si incontrano

05/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale 64 Mediaset incassa 390 milioni Telefonica corteggia Premium

05/07/2014 Corriere della Sera - Nazionale 65 Quanti gioielli tra i film a episodi da Fellini horror a Manfredi regista

05/07/2014 La Repubblica - Palermo 67 Mafia, risate e star francesi la Sicilia torna set e sfida la Puglia

05/07/2014 La Repubblica - Napoli 69 Posillipo e Chiaia per "Fontanarosa" di Lucio Fiorentino

05/07/2014 La Repubblica - Firenze 70 Santissima Annunziata vedere un film è bello

05/07/2014 La Repubblica - Nazionale 71 Telefonica entra nella pay tv Premium Mediaset incassa e cerca altri soci

05/07/2014 La Stampa - Nazionale 72 "La magìa dei viene da Guerre Stellari"

05/07/2014 La Stampa - Nazionale 74 Telefonica tratta per Mediaset Premium

05/07/2014 Il Messaggero - Civitavecchia 75 Mediaset lascia la Spagnae porta a casa 385 milioni

05/07/2014 Il Messaggero - Nazionale 76 Mediaset lascia la Spagna e porta a casa 385 milioni 05/07/2014 Il Sole 24 Ore 77 Mediaset cede a Telefonica il 22% di Digital plus

05/07/2014 Il Mattino - Nazionale 79 «Transformer», saga record costruita sugli effetti speciali

05/07/2014 Il Mattino - Napoli Nord 80 «Transformer», saga record costruita sugli effetti speciali

05/07/2014 Il Foglio 81 NUOVO CINEMA MANCUSO

05/07/2014 Il Giornale - Nazionale 84 Mediaset , ora Madrid guarda a Premium

05/07/2014 Libero - Nazionale 85 «THE LAST OF ROBIN HOOD» Errol Flynn tra lolite e rivoluzione

05/07/2014 Libero - Nazionale 86 Mediaset si allea con Telefonica Il mercato sogna le nozze con Telecom

05/07/2014 Alias 87 Quando i bimbi d'Italia si chiamavano Balilla. E come siamo oggi

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3 articoli 05/07/2014 Repubblica.it Sito Web La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Home Copyright, Guardia di Finanza chiude un "cyberlocker" italiano

L'HANNO chiamata Italian black out, la prima operazione di sequestro di un "cyberlocker" italiano che dietro un apparente profilo di legalità consentiva l'accesso a 12.000.000 di file pirata distribuiti su 120 server sparsi in tutto il mondo. Il cyberlocker, cioè un sito di archiviazione dei file da cui possono essere scaricati, ddlstorage.com, di cui la procura di Cagliari ha inibito l'accesso sia a livello di IP (i numeri che identificano i computer collegati a Internet) che di DNS (il sistema che traduce quei numeri nel nome testuale del dominio che ospita il server del sito web), era gestito da un'azienda italiana con sede in Lussemburgo. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza il sito avrebbe generato in poco più di un anno un traffico illecito pari a 1.300.000 euro e permesso lo scaricamento di oltre 460.000.000 file: serie televisive, programmi software, album musicali. Il risultato è stato paragonato dalle fiamme gialle per importanza agli effetti delle indagini dell'Fbi su Megaupload e Megavideo. In realtà, anche se i materiali illegali possono ancora essere raggiunti e scaricati aggirando il blocco verso il cyberlocker, l'azione pare di particolare rilevanza per due motivi: il primo è che si sarebbe accertato che una pur piccola percentuale degli uploader dei materiali pirata otteneva un compenso proporzionale al numero di volte che il loro materiale veniva scaricato, il secondo è che si sarebbe accertata l'esistenza di un lucrativo mercato parallelo delle opere dell'ingegno gestito da società apparentemente regolari. Gli sviluppi dell'inchiesta ci diranno se è così. Per adesso sappiano che ai 20 uploader denunciati, residenti in tutte le regioni italiane, non sarebbe stato contestato lo scopo di lucro di questa attività, ma solo l'uso illecito che prevede una semplice multa, e neppure un reato di carattere associativo, fattispecie che dalla vicenda del sito nazista Stormfront invece viene sempre più spesso contestata dalle procure quando più persone responsabili di un crimine comunicano in rete. Inoltre, quasi tutti i 20 denunciati sarebbero persone non dedite ad attività criminali. Le perquisizioni e i sequestri dei computer - i mezzi utilizzati per commettere il reato - avrebbero riguardato dei padri di famiglia che con i bambini in braccio hanno aperto la porta alla guardia di finanza. Quindi se la metodologia di inibire tecnicamente l'accesso al sito è relativamente recente, la denuncia verso il titolare della linea telefonica (che non è necessariamente l'autore del reato) e il sequestro dei computer, rimanda a metodi anni '80. Le associazioni di categoria, Anica (Cinema), Agis (spettacolo), Univideo (editoria audiovisiva), Fimi (Musica), hanno dichiarato la loro soddisfazione per il risultato dell'operazione ribadito l'importanza del legame fra siti pirata e cyberlocker. In realtà è la prima volta in assoluto in Italia che emerge questo legame a seguito di un'indagine. E infatti, Enzo Mazza, numero 1 della Fimi, ha detto a Repubbica.it che "nessuno pensa che ogni piattaforma di file sharing aperta contenga un repertorio criminale, ma stavolta veniva utilizzata come copertura". Fulvio Sarzana, avvocato impegnato nella difesa dei diritti civili digitali fa un'altra riflessione: "L'operazione della Gdf, che dovrà essere valutata, dimostra ancora una volta l'inutilità del regolamento Agcom contro la pirateria online. Se infatti l'inibizione fosse stata adottata dai provider su mandato dell'Autorità, non si sarebbe potuti giungere all'identificazione dei finora presunti autori del reato. Se l'ordine di inibizione fosse arrivato durante lo svolgimento delle indagini non sarebbe stata possibile alcuna attività istruttoria". Il motivo è presto detto: quando arriva un ordine di questo tipo i gestori chiudono tutto e cancellano file e account degli utenti. "D'altra parte - aggiunge Sarzana - questo dimostra che non possiamo fare a meno della magistratura, della polizia e delle garanzie di legge per contrastare fenomeni criminali così vasti". Di diverso avviso Mazza il quale sostiene che, mentre magistratura e polizia sono assai efficaci sul territorio nazionale, l'intervento dell'Agcom costituisce la soluzione per contrastare la pirateria a livello internazionale in quanto predispone i blocchi su siti esteri da cui prendono poi avvio le rogatorie internazionali. È ancora presto per dire se sia stato un duro colpo assestato alla cybercriminalità nel mondo, almeno fino a quando non saranno noti gli interventi adottati dagli altri paesi nei confronti dei siti magazzino verso cui il cyberlocker reindirizzava il traffico. Tuttavia

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 6 05/07/2014 Repubblica.it Sito Web La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

l'adozione del principio del "follow the money" (per capire chi ci guadagna veramente), sostenuta dai parlamentari Stefano Quintarelli e Maurizio Rossi e ribadita con Felice Casson dalla pattuglia PD al Senato rappresenta una traccia decisiva per l'azione investigativa che però attende ancora una formalizzazione nella molto attesa riforma del copyright in Italia.

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 7 05/07/2014 Repubblica.it Sito Web La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Italian Black out, Guardia di Finanza chiude "cyberlocker" italiano

L'HANNO chiamata Italian black out, la prima operazione di sequestro di un "cyberlocker" italiano che dietro un apparente profilo di legalità consentiva l'accesso a 12.000.000 di file pirata distribuiti su 120 server sparsi in tutto il mondo. Il cyberlocker, cioè un sito di archiviazione dei file da cui possono essere scaricati, ddlstorage.com, di cui la procura di Cagliari ha inibito l'accesso sia a livello di IP (i numeri che identificano i computer collegati a Internet) che di DNS (il sistema che traduce quei numeri nel nome testuale del dominio che ospita il server del sito web), era gestita da un'azienda italiana con sede in Lussemburgo. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza il sito, gestito da cinque italiani, avrebbe generato in poco più di un anno un traffico illecito pari a 1.300.000 euro e permesso lo scaricamento di oltre 460.000.000 file: serie televisive, programmi software, album musicali. Il risultato è stato paragonato dalle fiamme gialle per importanza agli effetti delle indagini dell'Fbi su Megaupload e Megavideo. In realtà, anche se i materiali illegali possono ancora essere raggiunti e scaricati aggirando il blocco verso il cyberlocker, l'azione pare di particolare rilevanza per due motivi: il primo è che si sarebbe accertato che una pur piccola percentuale degli uploader dei materiali pirata otteneva un compenso proporzionale al numero di volte che il loro materiale veniva scaricato, il secondo è che si sarebbe accertata l'esistenza di un lucrativo mercato parallelo delle opere dell'ingegno gestito da società apparentemente regolari. Gli sviluppi dell'inchiesta ci diranno se è così. Per adesso sappiano che ai 20 uploader denunciati, residenti in tutte le regioni italiane, non sarebbe stato contestato lo scopo di lucro di questa attività, ma solo l'uso illecito che prevede una semplice multa, e neppure un reato di carattere associativo, fattispecie che dalla vicenda del sito nazista Stormfront invece viene sempre più spesso contestata dalle procure quando più persone responsabili di un crimine comunicano in rete. Inoltre, quasi tutti i 20 denunciati sarebbero persone non dedite ad attività criminali. Le perquisizioni e i sequestri dei computer - i mezzi utilizzati per commettere il reato - avrebbero riguardato dei padri di famiglia che con i bambini in braccio hanno aperto la porta alla guardia di finanza. Quindi se la metodologia di inibire tecnicamente l'accesso al sito è relativamente recente, la denuncia verso il titolare della linea telefonica (che non è necessariamente l'autore del reato) e il sequestro dei computer, rimanda a metodi anni '80. Le associazioni di categoria, Anica (Cinema), Agis (spettacolo), Univideo (editoria audiovisiva), Fimi (Musica), hanno dichiarato la loro soddisfazione per il risultato dell'operazione ribadito l'importanza del legame fra siti pirata e cyberlocker. In realtà è la prima volta in assoluto in Italia che emerge questo legame a seguito di un'indagine. E infatti, Enzo Mazza, numero 1 della Fimi, ha detto a Repubbica.it che "nessuno pensa che ogni piattaforma di file sharing aperta contenga un repertorio criminale, ma stavolta veniva utilizzato come copertura." Fulvio Sarzana, avvocato impegnato nella difesa dei diritti civili digitali fa un'altra riflessione: "L'operazione della Gdf, che dovrà essere valutata, dimostra ancora una volta l'inutilità del regolamento Agcom contro la pirateria online. Se infatti l'inibizione fosse stata adottata dai provider su mandato dell'Autorità, non si sarebbe potuti giungere all'identificazione dei finora presunti autori del reato. Se l'ordine di inibizione fosse arrivato durante lo svolgimento delle indagini non sarebbe stata possibile alcuna attività istruttoria". Il motivo è presto detto: quando arriva un ordine di questo tipo i gestori chiudono tutto e cancellano file e account degli utenti. "D'altra parte - aggiunge Sarzana - questo dimostra che non possiamo fare a meno della magistratura, della polizia e delle garanzie di legge per contrastare fenomeni criminali così vasti". Di diverso avviso Mazza il quale sostiene che, mentre magistratura e polizia sono assai efficaci sul territorio nazionale, l'intervento dell'Agcom costituisce la soluzione per contrastare la pirateria a livello internazionale in quanto predispone i blocchi su siti esteri da cui prendono poi avvio le rogatorie internazionali. È ancora presto per dire se sia stato un duro colpo assestato alla cybercriminalità nel mondo, almeno fino a quando non saranno noti gli interventi adottati dagli altri paesi nei confronti dei siti magazzino verso cui il cyberlocker reindirizzava il traffico. Tuttavia l'adozione del principio del "follow the money" (per

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 8 05/07/2014 Repubblica.it Sito Web La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

capire chi ci guadagna veramente), sostenuta dagli parlamentari Stefano Quintarelli e Maurizio Rossi e ribadita con Felice Casson dalla pattuglia PD al Senato rappresenta una traccia decisiva per l'azione investigativa che però attende ancora una formalizzazione nella molto attesa riforma del copyright in Italia.

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 9 05/07/2014 Men's Health - N.158 - Lug/Ago 2014 Pag. 118 (diffusione:123762, tiratura:160999) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MH Life / Home Video ONDE DI CINEMA

AnicaONDEmand è la piattaforma streaming per gli appassionati di cinema. Nasce dalla sinergia di Anica e CAN, con la partnership di mymovies.it ed è praticamente la prima proposta di cinema digitale indipendente con l'ambizioso obiettivo di combattere il download, la distribuzione e la visione illegale di film. Tutte le pellicole proposte sono made in , che siano produttori o distributori, e fruibili in modalità on demand e con la possibilità di utilizzare filtri di selezione cliccando la categoria ONDESurf. Il catalogo è in constante aumento e include sia produzioni recenti sia i capolavori del cinema in bianco e nero a un prezzo davvero contenuto. Per accedere al servizio www.anicaondemand.it oppurewww.mymovies.it/anicaondemand/ Inizia a scegliere e... buona visione!

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 10

ANICA SCENARIO

52 articoli 07/07/2014 Corriere della Sera - Roma Pag. 12 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

NARNI «Le mani sulla città» di Rosi restaurato dal Centro sperimentale

Per il «Festival del cinema restaurato», stasera alle 21.30 nel parco dei pini di Narni Scalo il regista e direttore della fotografia Marco Pontecorvo, che ha lavorato a lungo con Francesco Rosi e ha collaborato al restauro di «Le mani sulla città», svolto da Mario Musumeci per conto della Fondazione Centro sperimentale di cinematografia-Cineteca nazionale, presenta il film del 1963, Leone d'oro nell'anno in cui uscì alla mostra d'arte cinematografica di Venezia. Per i più piccoli un'altra pellicola restaurata, «Cenerentola» di Wilfred Jackson, Hamilton Ruske, Clyde Geronimi (Usa, 1950).

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 12 07/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 26 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mai così vicini Douglas e Keaton eroi romantici Il colpo di fulmine arriva dopo i 60 Sugli schermi La commedia diretta da Reiner: 90 minuti di ristoro estivo Eros e ironia, Hollywood scommette sull'amore maturo PAOLO MEREGHETTI

Da qualche anno a questa parte sembrano finite le esternazioni pubbliche di attori e attrici over fifty che si lamentavano di un cinema senza parti per loro, tagliati fuori dalla presunta esistenza di ruoli solo per giovani o giovanissimi (o a maggior ragione per giovanissime). A sentirli, l'età, le rughe, il corpo non più scattante e palestrato sembravano un peccato che non si poteva perdonare. Almeno fino a quando chi guida l'industria cinematografica si è accorto che il pubblico che frequenta i cinema tende a invecchiare anche lui, che persino i multiplex accolgono spettatori sempre meno giovani e che il «giovanilismo» - dei temi, degli interpreti e del pubblico - non era più la carta vincente che tutti credevano. E così sugli schermi hanno cominciato a fare capolino film con attori decisamente «maturi», chiamati a interpretare storie che trattavano argomenti altrettanto «fuori moda» ma capaci di interessare e appassionare quel pubblico meno giovane che sta diventando sempre più numeroso e importante. Hanno fatto così la loro apparizione sugli schermi film che raccontavano come vivere senza disporre di pensioni da nababbi (Marigold Hotel ), come fare i conti con un passato ingombrante (Quartet ), persino come poter soddisfare la propria sessualità (Il matrimonio che vorrei ). Ultima arrivata in ordine di tempo questa Mai così vicini , commedia (semi) sofisticata di Rob Reiner con Michael Douglas e Diane Keaton (che nel film dichiara a gran voce di avere 65 anni, togliendosene di fatto solo un paio rispetto alla realtà delle riprese: è nata nel 1946 ma il film era stato girato l'anno scorso), un film che aggiorna i temi - eterni - del colpo di fulmine tardivo e del burbero che non vuole per niente essere benefico, davanti a un'America sempre più preoccupata del proprio invecchiamento. Ed è significativo che a dirigerlo sia stato chiamato quel Rob Reiner che si è imposto come il cantore del neo- romanticismo hollywoodiano, giovanilista e non (Sacco a pelo a tre piazze , il celeberrimo Harry ti presento Sally , Il presidente ), professionista inattaccabile capace di affrontare ogni genere (dall'horror al processuale, da Stand by Me e Misery non deve morire fino a Codice d'onore ) ma sufficientemente attento al mondo che lo circonda - e al pubblico che lo segue - da aver già capito come la «terza età» può offrire interessanti spunti narrativi (come era capitato in Non è mai troppo tardi ). Qui, le «richieste» del mercato sono però declinate con lo stile che gli è più congeniale, quello della commedia sofisticata romantica, è quel che ne risulta è una delle cose migliori della sua carriera recente. Oren e Leah (Douglas e la Keaton) sono due vicini di casa che non nascondono il reciproco disprezzo: tanto lei - vedova che cerca di sfruttare la sua capacità di crooner - è gentile e ospitale, sempre pronta a venire in aiuto dei suoi vicini, tanto lui - venditore di case prossimo al ritiro, lui pure vedovo - sembra odiare il mondo intero e in modo particolare i coinquilini. Figurarsi quando il figlio Luke (Scott Shepherd), con un passato di tossicodipendenze e pessimi rapporti col genitore, gli vuole lasciare la figlia Sarah (Sterling Jerins) perché deve scontare una breve (e ingiusta, ma lo scopriremo dopo) pena detentiva. Che le cose non possano andare avanti come appaiono all'inizio è scontato e che la guerra tra i due debba evolvere verso altri comportamenti è altrettanto prevedibile. Ma evidentemente non è questa la ragione per cui si va a vedere un film così; piuttosto è il piacere di scoprire fino a dove l'abilità dello sceneggiatore (Mark Andrus) saprà arrivare nell'inventare battute e gag e fin dove i due protagonisti avranno il coraggio di spingersi nel prendere in giro la propria età e i propri acciacchi. Perché le schermaglie verbali non risparmiano né il sesso né i dolori della vita e proprio sulle lacrime della vedovanza e l'egoismo dei maschi a letto il film ci regala alcuni dei momenti più divertenti.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 13 07/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 26 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il resto è frutto di un atteggiamento simpaticamente bonario, che graffia senza mai essere cattivo o offensivo e (proprio per questo) trasmette allo spettatore il gusto di un divertimento leggero, scanzonato e consolatorio insieme, dove tutto forse è prevedibile ma comunque capace di strappare un sorriso e un piccolo batticuore. Da sconsigliare a chi chiede al cinema di portarlo in terre inesplorate o di scalare cime inviolate, Mai così vicini è invece raccomandabile a chi cerca novanta minuti di rinfrescante ristoro estivo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le stelle Douglas e Diane Keaton sono due vicini di casa che non si sopportano. Si innamoreranno da evitare interessante da non perdere capolavoro Foto: Insieme Michael Douglas (69 anni) e Diane Keaton (68) in una scena del film «Mai così vicini» Foto: La nipote Sterling Jerins, 10 anni, in «Mai così vicini» è Sarah, un personaggio chiave. È la nipote del burbero Oren (Douglas)

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 14 07/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Pier Silvio Berlusconi e Mediaset «Mi alleo con Telefónica e ho fiducia nel premier» INTERVISTA DANIELE MANCA

«Renzi sa comunicare, e questa non è solo apparenza ma sostanza. Un endorsement? È realismo: senza una scossa all'economia entro dicembre, l'Italia non ha grandi speranze». Così il vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi al Corriere . E sull'alleanza con Telefónica nella pay tv: «Entrano con l'11%, parliamo anche con altri». A PAGINA 11 Che cosa sta accadendo e accadrà a Mediaset? Il capo azienda Pier Silvio Berlusconi che si è sempre tenuto ben lontano dalla politica, anche quella di suo padre, a sorpresa ha avuto parole di apprezzamento per Matteo Renzi. Sul fronte dei contenuti la società si dimostra sempre più aggressiva sul mercato mondiale dove contende ai concorrenti a colpi di milioni i diritti per il calcio, film e serie televisive. E ora si apre a nuovi soci. Certo è già quotata in Borsa. Ma questa volta a diventare compagno di viaggio per l'avventura Mediaset Premium, la piattaforma pay tv che il gruppo di Cologno Monzese vuole aprire sempre più al mercato internazionale, è uno dei maggiori gruppi mondiali della telefonia, la spagnola Telefónica, oggi primo azionista dell'italiana Telecom. Un tassello che va ad aggiungersi all'intesa per la pay tv spagnola della stessa Telefónica che diventa acquirente dei contenuti Mediaset. «Non dimentichi che in Spagna sulla tv generalista abbiamo una posizione molto importante con Mediaset España. E che, non c'è nulla di concreto, ma stiamo parlando con altri partner che ci possano permettere l'accesso al mercato di lingua inglese, primo mercato al mondo seguito appunto da quello spagnolo», dice Pier Silvio Berlusconi al telefono dalla Liguria, dalla sua casa di Paraggi dove trascorre i fine settimana. Annuncia l'alleanza con il gruppo guidato da César Alierta, che acquisirà l'11% di Mediaset Premium, mentre l'intero settore televisivo mondiale è in pieno riassetto. In Italia c'è la Rai che il premier Renzi vuole cambiare in fretta, il gruppo Murdoch che potrebbe cambiare pelle a livello europeo, Vodafone che si muove con acquisizioni nel campo dei contenuti in Germania e Spagna, l'ex British Telecom che si è fatta avanti per i diritti del calcio inglese. E ora l'annuncio Mediaset. Aggressivi a livello internazionale e renziani in casa... «Voi dei giornali l'avete chiamato endorsement , io quello che continuo a pensare è che Renzi abbia ottime capacità di comunicazione, e che questa non sia solo apparenza ma sostanza. Si è impegnato a fare le riforme, dipende da come e se le farà, ma è normale che un imprenditore e manager come me faccia il tifo». D'accordo, una grande impresa deve essere governativa, ma un atteggiamento simile non si era avuto non dico con Prodi, ma nemmeno con Monti e Letta. Se non è un endorsement cos'è? «È il realismo di chi dice che se non si riesce a dare una scossa ai consumi e all'economia entro dicembre, questo Paese non avrà grandi speranze. E se non ci riesce un premier giovane e con qualità che alle ultime elezioni europee ha ricevuto un consenso dal 40,8% degli elettori, sarà un fallimento per lui ma soprattutto per l'Italia». Ma lei ha incontrato Renzi? «No, ma se mi capitasse mi farebbe piacere». Non è che siete rimasti un po' delusi per il fatto che James Murdoch, figlio di Rupert, accompagnato da Andrea Zappia di Sky Italia, sia stato ricevuto a Palazzo Chigi qualche settimana fa? «No, quello proprio no. Forse dovevano chiedere qualcosa. L'incontro è avvenuto a ridosso dell'attribuzione dei diritti tv per le partite della serie A...». Pensiero maligno... «Vede, spesso noi veniamo vissuti come colossi prepotenti perché il nostro fondatore Silvio Berlusconi è stato capo del governo in Italia. In realtà i colossi non siamo noi. Anzi, siamo stati costretti a difenderci da un

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 15 07/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

attacco che voleva spazzarci via, come dimostra la vicenda dei diritti della serie A». Ma voi avevate preso i diritti della Champions a colpi di milioni. «Prima però erano di Murdoch che per due anni ce li ha rivenduti e per il terzo ci ha chiuso la possibilità. Anche qui pura difesa per non essere tagliati fuori. E sulla serie A volevano l'esclusiva totale e abbiamo rischiato grosso, altro che noi prepotenti». È così che avete deciso di rafforzare Mediaset Premium chiamando in aiuto altri soci viste le perdite. «Altro falso mito. I 400 milioni di perdite dei quali ogni tanto si legge sono in realtà gli investimenti. Lo stesso calcolo cumulato fatto sui conti di Murdoch in Italia, come sa chi conosce bene i bilanci, porterebbe a una cifra quasi doppia. Quanto ai soci il nuovo assetto di Mediaset Premium ha una natura tutta diversa e nasce da un incontro che è nelle cose tra chi fa telecomunicazioni e chi fa contenuti». E allora perché non Telecom Italia della quale Telefónica è primo socio? «Con Telecom avevamo studiato, pensi, 14 anni fa un accordo, poi ci si è messo di mezzo il conflitto di interessi, la poca convinzione... Oggi la situazione è completamente cambiata, l'orizzonte non può e non deve essere più solo nazionale, lo dimostra la stessa estensione del gruppo che fa capo a Murdoch». E avete chiamato Telefónica... «A dire il vero ci hanno chiamato loro». Ha visto il loro numero uno César Alierta? «Certo! Più di una volta, l'ultima a Milano. Ed è rimasto affascinato dalla nostra capacità tecnologica, dalle piattaforme Premium, dai sistemi di pagamento a Infinity. In più, saper creare contenuti e ideare come veicolarli agli spettatori abituati a muoversi su diverse piattaforme è la nostra forza. Tanto che alla pay tv spagnola di Telefónica forniremo contenuti, canali, oltre a gestire la raccolta pubblicitaria». Telefónica socio strategico? «Stiamo parlando anche con altri, la piattaforma è aperta». Altri, Al Jazeera, Vivendi... «E non solo». Ma ci sta dicendo che dobbiamo aspettarci una Mediaset meno legata alla famiglia Berlusconi in futuro? «L'orizzonte della concorrenza in campo televisivo è chiaramente internazionale. Abbiamo a che fare con concorrenti globali, ricchi di mezzi, molto aggressivi e spietati. Non ci si può non porre il problema di come essere competitivi oggi e in futuro e se un'azienda italiana senza forti alleanze internazionali può farcela da sola. Ma è evidente che non c'è nulla di concreto, se non che Mediaset Premium è una piattaforma alla quale molti sono interessati». Del resto Internet sta creando non pochi problemi agli editori. «Più a quelli, mi spiace, della carta stampata. Mentre è molto complementare alla tv: pensi che a fine anno saranno 700 milioni i video Mediaset visti online e tutti con spot inseriti». Lei li avrebbe dati 4 milioni per tre anni a Floris? «No. E non ho nemmeno capito perché vada a La7 dove si troverà a competere con Formigli, Santoro, Paragone, Mentana...». Ultima domanda, domani (oggi per chi legge, ndr) si avrà la sentenza su di lei per i diritti Mediatrade.. «La blocco subito: non le risponderò per rispetto al lavoro che sta facendo il Tribunale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Chi è Imprenditore Pier Silvio Berlusconi, 45 anni, è presidente e amministratore delegato di Rti, la società che esercita le attività televisive del gruppo Mediaset, di cui è vicepresidente esecutivo. È azionista di Fininvest e membro dei consigli di amministrazione di Mediaset, Mediaset España, Mondadori, Publitalia e Mediobanca La carriera

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 16 07/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Inizia la sua esperienza professionale nel 1992 nel marketing di Publitalia, la concessionaria pubblicitaria del gruppo di famiglia, nel 1996 diventa responsabile del coordinamento palinsesti e programmi delle reti Mediaset. Nel 1999 è nominato vicedirettore generale contenuti di Rti Il procedimento Nel processo Mediatrade è accusato di frode fiscale. Il pm ha chiesto per lui una condanna a tre anni e due mesi, la sentenza è attesa per oggi Foto: La famiglia Pier Silvio Berlusconi, 45 anni, è il secondo figlio di Silvio Berlusconi, dopo Marina (Newpress)

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 17 07/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 32 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato R2 La leggenda di Muscle Shoals Esce il 10 luglio il film che racconta la storia dei più famosi studi di registrazione d'America. Nati in un oscuro luogo dell'Alabama Al festival di Porretta sarà ospite la band di casa in quelle sale , gli Swampers. Ci racconta l'epopea il bassista David Hood Il tempio della musica che conquistò le star dagli Stones a Bob Dylan CARLO MORETTI

ROMA IN principio fu il suono. E quel suono si chiamava Muscle Shoals. Cominciarono ad ascoltarlo anche in Europa, «e le canzoni», dice Bono degli U2, «sembravano uscire dal fango del fiume Tennessee». Poi, sull'onda di successi come Whena man lovesa woman di Percy Sledge, il mistero si infittì: «Perché poi quella musica uscisse da un posto sconosciuto in fondo all'Alabama resta ancora oggi un enigma», dice Steve Winwood. Tutti prima o poi avrebbero voluto andarci in pellegrinaggio: «Sognavamo di poterci registrare anche noi, e infine ci arrivammo», ride soddisfatto Keith Richards. Agli Abbey Road d'America, studi di registrazione il cui suono ha raggiunto il mondo intero facendo innamorare per primi i Beatles e i Rolling Stones, è dedicato il film nelle sale dal 10 luglio: si intitola Dove nascono le leggende: Muscle Shoals e raccoglie le testimonianze di molti artisti che si avvalsero di quel suono: tra questi il giamaicano Jimmy Cliff, che proprio in quegli studi decise di tradire il reggae per abbracciare il soul, e il chitarrista inglese Keith Richards, che racconta di come l'anima soul che albergava in quelle sale si sia poi impossessata di alcuni brani degli Stones, a cominciare da Brown sugar . Si ascoltano anche le testimonianze di Mick Jagger, Percy Sledge, Alicia Keys. E della grande Aretha Franklin, il cui fascino fu all'origine di una lite e del licenziamento in tronco di un musicista. In più, al Porretta Soul Festival, dal 17 al 20 luglio, arrivano in esclusiva europea i musicisti di Muscle Shoals che faranno da house band per tutti gli artisti. Gli Swampers erano un gruppo di amici che molti, 40 anni fa, immaginavano neri per via del suono funky che li caratterizzava. La sezione ritmica più ascoltata del pianeta ma sono in pochi a conoscerli davvero: sono presenti in almeno 75 grandi successi soul e rhythm & blues degli anni Settanta e Ottanta, hanno suonato in canzoni immortali come When a man loves a woman ,I never loved a man the way that I loved you , brani dal successo planetario interpretati da Aretha Franklin e da Etta James, da Percy Sledge, Paul Simon e Bobby Womack, da Rod Stewart e da Willie Nelson, dai Rolling Stones. Il documentario è emozionante e si segue come un vero film: «Molti dei filmati d'epoca vennero girati con cineprese amatoriali 8 millimetri, è una fortuna che ce ne fossero in giro mentre registravamo» osserva David Hood, il bassista degli Swampers. «Ma la verità è che sono state fatte meraviglie durante il montaggio del film : tutto appare coerente anche se la data di alcune riprese non coincide esattamente con i tempi della storia». Sostiene Hood che tra le testimonianze del film quella che li ha divertitie li ha emozionati di più è di Keith Richards: «Intanto perché noi tutti avevamo un grandissimo rispetto per Keith, e poi perché ci sentiamo vicini gli Stones, davvero parte del loro successo. Quando nel 1969 vennero a Muscle Shoals erano in un momento difficile della loro carriera, avevano fatto alcune hit ma le cose non andavano bene. Da noi registrarono tre pezzi e con Brown sugar e Wild horses tornarono dritti in vetta alle classifiche». Tra l'altro Richards dice nel film che se Exile on main street l'avessero registrato lì e non nel sud della Francia, Jumpin' Jack Flash sarebbe stata di sicuro più funky: «Da noi non c'erano le distrazioni che si potevano trovare in Costa azzurra» osserva Hood, «non c'erano spacciatori né vita da rockstar. Fu per questo che lavorarono così velocemente alle tre registrazioni, non gli capitava spesso». Ma tra tante star passate negli studi di Muscle Shoals chi fu più sorprendente? «Paul Simon fu l'artista che ci sorprese di più, il suo talento era impressionante» ricorda Hood. «Ma ci sorprese anche in maniera negativa. Considerando che era già una star fu assolutamente alla mano, fu fantastico suonare con lui, un'intesa perfetta. Ma quella era la magia di Muscle Shoals, e infatti quando poi lo seguimmo a New York per registrare Still crazy after all these years ,

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 18 07/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 32 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

ci ritrovammo di fronte un uomo e un artista assolutamente diversi. Quello però era il suo ambiente, al contrario non puoi comportarti come una big star se sei sul fiume Tennessee in Alabama, faresti la figura dell'idiota». A proposito dell'Alabama di quei giorni, il film sottolinea l'elemento del razzismo ma nello studio eravate fianco a fianco musicisti bianchi e neri: «Il film è un film ma in una piccola città come Muscle Shoals negli anni Settanta c'era una quotidianità tra bianchi e neri di assoluta tranquillità. Nei miei ricordi Muscle Shoals è da sempre così, nella mia città in Alabama non ho mai visto episodi di razzismo. Forse accadeva in passato, e forse solo nelle grandi città». Foto: IL FILM La locandina di "Dove nascono le leggende: Muscle Shoals" che arriverà nelle nostre sale dal 10 luglio Foto: LA RITMICA Il bassista degli Swampers, David Hood. Nella foto grande, Aretha Franklin; a destra, dall'alto, Mick Jagger, Bob Dylan, l'ingresso degli studi a Muscle Shoals, Etta James e Wilson Pickett

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 19 07/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 27 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Retroscena Zingaretti: io, avvocato vile tra i grattacieli di Napoli In "Perez" di De Angelis che punta alla Mostra di Venezia si riscatta per salvare la figlia dal fidanzato criminale D'Amore «Sono diversi ma hanno in comune disciplina e abitudine a dubitare» FULVIA CAPRARA INVIATA A RICCIONE

L'Italia di oggi nelle «vite al limite» di un avvocato alla prova del fuoco e di un giovane criminale ancora in tempo per poter scegliere un destino diverso. Protagonisti di Perez , regia del 35enne napoletano Edoardo De Angelis, due beniamini del pubblico, da una parte Luca Zingaretti, campione di intelligente legalità grazie al Commissario Montalbano di Camilleri, dall'altra Marco D'Amore, eroe nero nella serie -fenomeno Gomorra . Al centro la ragazza contesa (Simona Tabasco), figlia di Zingaretti e amante di D'Amore, e sullo sfondo la Napoli incongrua del Centro Direzionale, un' isola di grattacieli, vetro e cemento paracadutata nel cuore pulsante di una città che l'ha sempre vissuta come corpo estraneo: «Una promessa mancata - dice il regista - un po' come l'esistenza di Perez». Ospite applauditissimo, insieme al suo partner, delle Giornate di Cinè, Zingaretti spiega di essersi entusiasmato fin dalla prima lettura del copione: «Nella storia c'è la metafora del mondo in cui viviamo, dal punto di vista psicologico e sociale. Del mio personaggio mi ha affascinato la vicenda umana e professionale». L'avvocato Perez è infatti «un uomo che ha smesso di decidere, uno che si lascia andare, uno che cade, ma poi sa anche rialzarsi». L'evento inatteso che provoca lo scatto d'orgoglio riguarda la figlia, travolta da bruciante passione per un ragazzo sbagliato: «Vedendola in pericolo, Perez è obbligato a rimettere i piedi per terra ». Lo «slancio vitale» finirà per proiettarlo in una spirale pericolosa, quella dove regnano le leggi del crimine organizzato: «Sulle prime - svela D'Amore - ho avuto paura di interpretare il ruolo di Perez . Temevo di rappresentare una biografia analoga a quella proposta in Gomorra . Poi ho capito che qui è tutto diverso, il mio personaggio prova ad amare, deve compiere una scelta e lo farà in nome di un sentimento, anche se ha sulle spalle il peso di un passato difficile. Per questo lo spettatore rimarrà con molti dubbi». Zingaretti è più esplicito: «Al pubblico resterà la sensazione che forse questo ragazzo non è poi tanto cattivo com'era apparso all'inizio». D'Amore sta vivendo il suo momento magico: «Quando il successo arriva così presto, quando ti coglie che sei ancora troppo giovane, è ovvio che possa anche diventare pericoloso. La mia ricetta per non sbagliare è continuare a lavorare sempre con il massimo dell'impegno, pronto alle rinunce, attento ad andare a fondo delle cose che faccio, a discutere, a indagare, a fare notte chiacchierando intorno al senso di una battuta...». Anche in Perez , titolo di punta del listino Medusa, pronto per uscire nel prossimo autunno (ma c'è chi scommette su una possibile partecipazione alla Mostra di Venezia), D'Amore ha lavorato alla sua maniera: «E' un attore innamorato del mestiere - lo elogia Zingaretti che del film è anche coproduttore -, uno che si prepara sul serio, con forte consapevolezza del proprio percorso, una cosa da grandi interpreti, ma soprattutto da grandi uomini». Gomorra è un'altra cosa: «38 settimane di set - dice D'Amore - e una Bibbia da rispettare, il testo di Saviano, che non può prescindere dalla realtà... Io, comunque, non sono uno che nutre snobismi rispetto agli ambiti, cinema, teatro, tv. Per me contano sempre le avventure e le persone con cui le si affronta. Considero quello che mi è successo finora, l'essermi trovato su un set, come la realizzazione di un sogno, di quelli che si coltivano da bambini ». Regista di Mozzarella stories , De Angelis, che è anche autore della sceneggiatura insieme a Filippo Gravino, fa parte della vivacissima new wave partenopea: «Zingaretti e D'Amore sono interpreti molto diversi che hanno però in comune la disciplina con cui affrontano i ruoli e l'abitudine a porsi molte domande. Il nodo del film riguarda un aspetto che mi ha sempre affascinato, e cioè la convivenza tra dimensione criminale e normalità». Metropoli della contaminazione per eccellenza, Napoli è fonte naturale d'ispirazione: «Mi interessa il tema dell'identità, la conflittualità all'interno della famiglia e dello stesso individuo». I ruoli icona Montalbano Luca Zingaretti è diventato famoso con la pluripremiata fiction di Raiuno tratta dai romanzi di Andrea Camilleri: le indagini di un ineffabile commissario siciliano Gomorra La serie Sky tratta dal libro di Saviano e adattata per lo schermo dal team di Romanzo criminale racconta la faida di Scampia e le

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 20 07/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 27 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

gesta di «Ciro l'immortale». Foto: Triangolo Foto: Luca Zingaretti è l'avvocato Perez, la cui figlia Simona Tabasco si innamora del delinquente Marco D'Amore: sullo sfondo la Napoli incongrua del Centro Direzionale, isola di grattacieli, vetro e cemento in una città che l'ha sempre vissuta come un corpo estraneo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 21 07/07/2014 Il Messaggero - Umbria Pag. 42 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Marco Pontecorvo al parco per il primo film restaurato

LE VIE DEL CINEMA NARNI Sarà Marco Pontecorvo, il figlio del regista Gillo, ma anche uno dei più grandi direttori della fotografia a presentare stasera il film "Le mani sulla città" alla rassegna del film restaurato, "Narni, Le Vie del cinema". Si entra così nel vivo della manifestazione narnese che vedrà anche, nella rassegna per i più piccoli, anche un film della Walt Disney del calibro di "Cenerentola". È anche partito e funziona a pieno regime il ristorante che è stato messo in piedi dall'associazione dei commercianti narnesi per sviluppare il festival del film restaurato, che è giunto ormai alla ventesima edizione e che si avvale della condirezione artistica di Giuliano Montaldo e di Alberto Crespi. È stato anche annunciato che anche quest'anno si darà il via al "restauro" di un libro, ovvero la ristampa di un titolo da molti anni fuori catalogo e introvabile: "Il cinema raccontato a mia figlia" di Vittorio De Sica. È la ristampa, o meglio, il "restauro", del volume di Vittorio De Sica "Lettere dal set" edito nel 1987 e da allora fuori catalogo e assolutamente introvabile. Il libro viene rieditato in collaborazione con la famiglia di Emi De Sica, figlia di Vittorio, grazie alla sinergia fra il Comune di Narni e la casa editrice Editori Laterza. Contiene le lettere che De Sica scrisse alla figlia Emi dai set di quattro film: "La ciociara", "Ieri oggi e domani", "Matrimonio all'italiana" e "I girasoli". Tutti interpretati da . È un racconto, ironico commovente e qua e là spassoso, del "dietro le quinte" di quattro film molto importanti e molto amati. Nella riedizione il volume conterrà la riproduzione di alcune lettere autografe, scritte da De Sica rigorosamente a mano, e alcune foto inedite di proprietà della famiglia De Sica. Il libro sarà in libreria in autunno, in coincidenza con il 40esimo anniversario della morte di De Sica e poco dopo l'80esimo compleanno della Loren. Marcello Guerrieri © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 22 07/07/2014 Il Messaggero - Marche Pag. 47 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il cinemaal chiaro di lunae nel segnodi Riz Ortolani

LA RASSEGNA PESARO Conclusa la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema torna, puntuale, la rassegna organizzata dal Cineclub Shining che propone un ciclo di proiezioni sotto le stelle o, meglio e come recita il titolo, «Cinema sotto la luna», una serie selezionatissima di film en plein air. Un appuntamento che da oltre dieci anni porta in città il cinema all'aperto durante i mesi di luglio e agosto e che riscuote immancabile successo e gradimento da parte del pubblico. L'evento nasce anche quest'anno dalla collaborazione del Cineclub Shining e di Pesaro Parcheggi con il patrocinio del Comune di Pesaro e la sponsorizzazione della ditta Sistemi Klein. Le proiezioni all'aperto si tengono, come avviene dal 2008, in piazza Agide Fava, al Parcheggio del Curvone, con inizio previsto alle 21.15, mentre in caso di pioggia si sposteranno al cinema Solaris in via Turati, 42. Il programma, come di consueto, prevede proiezioni tutti i giorni della settimana ad eccezione del sabato e complessivamente saranno proiettati 36 film fino al 22 agosto, tutti i più importanti della passata stagione cinematografica: sono infatti compresi i vincitori dei premi Oscar (Gravity, 12 Anni Schiavo, Dallas Buyers Club, Blue Jasmine), i più grandi successi di pubblico (The Wolf of Wall Street con Leonardo Di Caprio, American Hustle, La mafia uccide solo d'estate, Smetto quando voglio...) e i più apprezzati dalla critica (La vita di Adele, Philomena, Venere in pelliccia...). Ma la rassegna vuole rendere omaggio ad un grande pesarese del cinema scomparso lo scorso anno: Riz Ortolani. E così, se la Mostra del Nuovo Cinema ha completamente dimenticato di farlo, al ricordo del compositore di tanti indimenticabili film, ci ha pensato il Cineclub Shining in apertura di rassegna questa sera con un omaggio al compositore pesarese che in carriera ha musicato centinaia di film. E tra questi stasera verrà riproposto «Il sorpasso», indimenticabile pellicola del 1962 diretta da Dino Risi e interpretata da Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant. Il film sarà proiettato nella versione restaurata dal Centro Sperimentale di Cinematografia e sarà un'occasione unica per vedere su grande schermo un grande classico del cinema italiano, un'opera che ha segnato un'epoca e che trae molto del suo fascino proprio dall'irresistibile colonna sonora dalle venature jazz firmate da Ortolani. Per maggiori informazioni è possibile telefonare al 3381883137. Per consultare l'elenco completo dei film in programmazione consultare il sito www.cineclubshining.it. Claudio Salvi © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 23 07/07/2014 Il Messaggero - Roma Pag. 44 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato giorno & notte Alessandro De Pedys ambasciatore a Varsavia L'ACCADEMIA DI FRANCIA MARTEDÌ INAUGURA " CINEMA ALL'APERTO" CON PROTAGONISTA DELLA RASSEGNA Paola Pisa

Alessandro De Pedys è il nuovo ambasciatore italiano a Varsavia. Lo rende noto la Farnesina a seguito del gradimento del governo polacco. Nato a Roma nel 1961, dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio all'Università di Roma, l'ambasciatore entra in carriera diplomatica. Nel 1992 si trova all'ambasciata d'Italia a Seul, dove svolge la funzione di segretario commerciale fino al '96, anno in cui inizia a prestare servizio presso l'ambasciata d'Italia a Londra, prima come Segretario e poi come Consigliere. Nel 2000 torna alla Farnesina. Nel 2004 è presso l'ufficio affari diplomatici del Segretario Generale del Presidente della Repubblica. Nel 2007 è console generale a Hong Kong e Macao. Nel 2010 torna alla Farnesina come capo della segreteria del Sottosegretario di Stato e poi vice ministro degli Esteri. Ora lo attende l'ambasciata di Varsavia, con il bel Palazzo Szlenkier che dal '22 è di proprietà dello Stato italiano. Inizia domani la rassegna cinematografica "Cinema all'aperto", che tradizionalmente l'Accademia di Francia organizza nei Giardini di Villa Medici. Questa volta la manifestazione è dedicata a Isabelle Huppert , che sarà a Roma per presentare i suoi film. L'ottava edizione della rassegna sarà un omaggio alla grande attrice francese che ha scelto di persona le pellicole. Parte sono state girata in Italia. Inizia, domani sera, con "La pianista" di Haneke, segue mercoledì "Il buio della mente" di Chabrol, il 10 è la volta di "Another country", e ancora film fino alla conclusione del 18 luglio con "Storia di Piera" di Marco Ferreri. Spettacoli alle ore 21. "Cinema all'aperto", una delle interessanti iniziative del direttore dell'Accademia Eric de Chassey , offre la possibilità di visitare i giardini, e i luoghi di Villa Medici in cui sono stati girati film come "Habemus Papam" e "La grande bellezza". La visita inizia alle 19. Per informazioni e costi vedere il sito dell'Accademia. La Francia, con il suo ambasciatore Alain Le Roy , prepara le celebrazioni per il 14 Luglio, Festa Nazionale. Per la stessa ricorrenza, riceverà nella residenza di Villa Bonaparte l'ambasciatore di Francia presso la Santa Sede, Bruno Joubert . Successo di pubblico e grande risonanza a Bucarest, per il concerto in occasione della inaugurazione della Presidenza italiana all'Ue. A volerlo e a fare gli onori di casa l'ambasciatore italiano in Romania, Diego Brasioli che ha consegnato al violinista Alexandru Tomescu , protagonista dell'evento con il suo Stradivari, l'onorificenza "Stella d'Italia" nel grado di Cavaliere. Il primo ottobre un altro concerto davvero speciale, con solista il violinista Uto Ughi , sarà organizzato dall'ambasciata nella Giornata della Musica. La "Stella d'Italia", quale Commendatore, è stata consegnata dall'ambasciatore d'Italia a Madrid, Pietro Sebastiani , a Emilio Ambasz , che è tra i più importanti architetti del mondo, è stato direttore del Moma di N.Y., e ha un fortissimo legame con l'Italia dove passa molto tempo. Foto: Alain Le Roy, ambasciatore di Francia

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 24 07/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 7 Luglio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato [ IL RETROSCENA ] Mediaset , nozze riparatrici tre candidati per Premium Ettore Livini

Meno Spagna, più Italia. E un partner (o più di uno) per dividere gli oneri dei diritti tv del calcio e con cui affrontare la grande sfida della pay-tv europea. Mediaset, dopo vent'anni vissuti orgogliosamente da single, si prepara all'addio al celibato. La campagna - vittoriosa, per carità - per conquistare la Champions League e le partite degli otto big di Serie A nel triennio 2015-2018 è stata un salasso. E farà decollare del 50% (da 400 a 605 milioni l'anno) i costi per trasmettere il meglio del pallone continentale. Troppo per continuare a ballare da soli. segue a pagina 4 con un servizio di Stefano Carli Segue dalla prima Non a caso il Biscione sta vagliando in queste settimane le offerte di matrimonio arrivate a Cologno per scegliere lo sposo (Al Jazeera, Vivendi e Telefonica sarebbero in corsa) con cui dividere, nella gioia e nel dolore, le opportunità e i rischi del futuro della tv a pagamento. I FIORI D'ARANCIO Mediaset arriva al giorno dei fiori d'arancio dopo qualche anno vissuto pericolosamente. E al termine di un percorso nel quale il presunto brutto anatroccolo dei suoi business - i canali pay di Premium - potrebbe trasformarsi nel cigno in grado di rilanciare le quotazioni delle reti di casa Berlusconi. L'avventura delle tv a pagamento era partita qualche anno fa come mossa difensiva per provare a contenere l'arrembaggio di Rupert Murdoch e di Sky in Italia. Un modo costosissimo - dicevano gli analisti commentando gli 1,5 miliardi spesi per il varo di questa attività - per difendere le proprie quote di mercato. I numeri, fino a poco tempo fa, sembravano dare ragione alla Cassandre. Premium, malgrado le promesse del management, ha sempre viaggiato in rosso. Perdendo 200 milioni tra il 2006 e il 2009, sfiorando il pareggio nel 2010 per poi tornare a bruciare quattrini (68 milioni) nel 2011, anno in cui a Cologno, per risolvere il problema, hanno sospeso la comunicazione dei risultati operativi delle attività nelle pay tv. Le difficoltà di questa area di business, sommata alla svalutazione dei diritti per 308 milioni del 2012, hanno pesato per anni come macigni sulla redditività di Mediaset, obbligando il Biscione a chiudere il rubinetto dei dividendi che pompavano liquidità verso le casseforti di Arcore. Ora il vento sembra essere girato. I grandi network mondiali e i big delle tlc hanno deciso che il futuro della tv si gioca nella vendita di contenuti privilegiati, lo sport su tutti, su piattaforme a pagamento. E in tutta Europa è scattata la caccia ai player che avevano merce in vendita. LA RISCOSSA DI PREMIUM Le valutazioni di Premium, in questo scenario, sono salite vertiginosamente in pochi mesi. Poco tempo fa lo scetticismo degli analisti valutava la società di Cologno tra i 200 e i 500 milioni. Mediobanca ha alzato l'asticella in queste ore dopo l'affare Digital+ a 900 milioni-1,2 miliardi. E gli stessi 365 milioni che potrebbero arrivare per l'addio al network iberico sono una cifra molto superiore a quella che anche i più ottimisti in Mediaset speravano di incassare fino a poche settimane fa. Un'offerta cui a questo punto non potevano dire di no. Avanti tutta allora. Ma non da soli. Perché la rivoluzione non è mai una passeggiata gratuita. E quella delle pay-tv non fa eccezione. I numeri, al riguardo, sono pietre. La campagna vittoriosa per strappare a Sky le partite di Champions dal 2015 al 2018 costerà a Mediaset qualcosa come 230 milioni all'anno, più del doppio di quanto pagava negli scorsi anni per il "contentino" dell'Europa League. L'inciucio sull'asse Lega-Sky-Mediaset per la Serie A vale qualcosa come 379 milioni ogni dodici mesi per 70 partite in meno di quelle per cui fino ad oggi pagava una cifra di molto inferiore. Risultato: i costi per i diritti - un bene preziosissimo, ovvio - decolleranno del 50% dal 2015. E Premium, secondo i calcoli della banca d'affari Bernstein, dovrà far lievitare almeno del 18% le entrate della pay-tv per riuscire a tenere a galla i suoi conti. L'operazione non è semplice. Oggi il Biscione ha 1,9 milioni di abbonati contro il 3,5 del satellite di News Corp. E da ognuno di loro incassa in media qualcosa come 22 euro al mese. Gli analisti, su questo fronte, sono concordi: il netto miglioramento dell'offerta consentirà a Cologno di alzare le tariffe. Gli studi degli analisti calcolano che la revisione del listino potrebbe portare nelle casse del gruppo una cifra intorno a 60 milioni l'anno. E' già qualcosa, ma meno dei 205 milioni in più che costeranno i diritti del calcio ogni dodici mesi a partire dal 2015. Il resto, è la speranza del management, dovrebbe arrivare "rubando" parte degli abbonati a Sky, costretti a migrare sulla piattaforma di casa Berlusconi per poter vedere

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 25 07/07/2014 La Repubblica - Affari Finanza - N.25 - 7 Luglio 2014 Pag. 1 (diffusione:581000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

la Champions. LA CACCIA AL SOCIO Si vedrà. Di sicuro però il rischio di fare un buco nell'acqua resta alto. E proprio per questo Mediaset ha messo le mani avanti da tempo per portare un po' di fieno in cascina. Il collocamento sul mercato del 25% di Ei Towers (la società di antenne di cui tiene ancora saldamente in mano il controllo) ha generato 283 milioni di entrate. L'addio a Digital+ ha portato un altro tesoretto in cassa. Meno del valore assoluto dell'operazione, a dire il vero, visto che a vendere la quota è Mediaset Espana, di cui Cologno ha in portafoglio solo il 41%. Cifre che però non bastano da sole a fronteggiare i massicci esborsi previsti nei prossimi anni. Anche su questo fronte, non a caso, Pier Silvio Berlusconi ha cercato di giocare d'anticipo. Annunciando la ricerca di un partner per Premium. All'inizio il progetto era quello di far confluire Digital+ e le attività tricolori sotto il cappello di una nuova azienda in cui far entrare nuovi soci. Ora il disegno, ovviamente, è cambiato. La Spagna non c'è più, ma sullo scaffale c'è un business italiano ricco. Che non a caso non ha fatto venir meno l'interesse di Al Jazeera e Canal+, entrate in data room da tempo per verificare la fattibilità dell'investimento. Un tandem cui si è aggiunta Telefonica. Per ora in posizione defilata. Ma pronta forse a muoversi con più decisione (anche in tempi brevi) se e quando capirà che fine farà la sua partecipazione in Telecom Italia. Una decisione comunque dovrebbe arrivare nelle prossime settimane. E delineare con chiarezza il quadro strategico di alleanze su cui Mediaset costruirà il suo futuro. Le fondamenta sembrano comunque già gettate: con il solito zoccolo duro della televisione generalista in Italia, un forte impulso all'autoproduzione di programmi da vendere anche sul mercato e con la scommessa della pay-tv da portare finalmente in attivo. GLI SPOT IN RIPRESA La speranza è che gli anni più duri siano alle spalle. Specie per quello che riguarda la raccolta pubblicitaria, il vero polmone dei conti del gruppo. Il primo semestre del 2014 si è chiuso ancora con un segno meno davanti. Ma i segnali sono positivi. Lorenzo Sassoli De Bianchi, il presidente di Upa (Utenti pubblicità associati), prevede che l'intero anno «si chiuda in pareggio ma con le televisioni in decisa ripresa». E lo scenario del piccolo schermo italiano sembra continuare a garantire ampi margini al Biscione per difendere le sue posizioni. La7 è stata risanata da Cairo ed è in campagna acquisti di star tv (ultima Giovanni Floris) ma fatica ancora a scalare la classifica dell'audience. La Rai è alle prese con una spending review (e il passaggio delicatissimo del rinnovo della concessione) che sembra destinato a limitarne i margini di manovra nel futuro prossimo venturo. E anche Sky, dopo il mezzo smacco della Champions, ha da affrontare un delicato passaggio societario se - come sembra - i Murdoch lanceranno una sorta di Sky Europe sotto cui far convergere tutte le loro pay-tv nel continente. La partita è apertissima e Mediaset è in campo. Piazza Affari se ne è accorta già da tempo. Fino a inizio 2012 il titolo viaggiava attorno a quota 1,2 euro. Da allora ha preso l'ascensore, arrivando a sfondare quota 4 euro prima di assestarsi ora a quota 3,7 euro, con un ultimo colpo di reni all'insù garantito dalla chiusura con una buonuscita d'oro dell'avventura in Digital+. E con una dote del genere non sarà difficile per il Biscione trovare il partner giusto con cui convolare, finalmente, a giuste nozze. S DI MEO RICAVI EBITDA EBIT POSIZIONE FINANZIARIA NETTA Foto: Qui accanto, il ceo di Telefonica Cesar Alierta (1) che ha ricomprato da Mediaset il suo 22% di Digital+ e che potrebbe essere ora interessato a entrare in Premium per estendere il suo business nelle pay-tv Il ceo di Beinsport, la pay-tv di Al Jazeera Nasser Al Khelaifi (2) Il presidente di Vivendi Vincent Bolloré (3) Foto: Nella foto a sinistra, il vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi L'avventura nelle pay tv avviata per contrastare Sky presenta un conto salato al gruppo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 26 07/07/2014 Il Secolo XIX - Ed. Nazionale Pag. 10 (diffusione:103223, tiratura:127026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL FUTURO DEL DUO AL CINEMA NATALE SÌ, MA SENZA LUCA E PAOLO Hanno firmato con De Laurentiis per altri 3 film ma nel 2014 saltano un turno: niente "panettone" PARLA BIZZARRI «Girare "Colpi di fortuna" è stato un'esperienza formativa» MICHELE ANSELMI

È STATO un amore breve ma intenso. Dovevano girare quattro film insieme, tre dei quali di Natale, invece il legame tra i genovesi Luca e Paolo e il napoletano Aurelio De Laurentiis pare già vacillare. Contratto cristallizzato, diciamo messo in frigorifero, almeno per ora. In attesa di capire che cosa farne. Il primo esperimento, con "Colpi di fortuna", Natale 2013, non ha soddisfatto né gli uni, né l'altro. Piazzata all'inizio del film a tre episodi, nonostante l'ambientazione partenopea e il gran spolvero di calciatori e sponsor, la storiella dei due liguri al Sud non faceva ridere granché, eppure bisognava provarci. Non fosse altro perché il 5 luglio 2012, dalle Giornate professionali del cinema di Riccione, era stato proprio De Laurentiis a dettare alle agenzie: «Il cinepanettone è morto. Dal 2013 al 2016 il Natale sarà di Luca e Paolo». Aggiunse, il patron del Napoli, che era una scelta nel segno del rinnovamento, perché «nei momenti di crisi chi si lascia abbattere è perduto». Si parlò subito di una commedia sulla gelosia, "Ti fidi di me?", poi mai fatta. In compenso, piacquero molto Lillo & Greg, scelti in extremis sempre in quei giorni di luglio del 2012 per un episodio di "Colpi di fulmine", e da allora i due eclettici romani sembrano essere diventati i nuovi Boldi & De Sica. Infatti, proprio giovedì scorso la Filmauro ha presentato il nuovo film di Natale, protagonisti assoluti appunto Lillo & Greg, più Paolo Calabresi, e altri. Uscita il 18 dicembre, titolo: "Un Natale stupefacente", e chissà se l'aggettivo indica qualcosa della vicenda. «Sarà un film molto comico, una commedia per famiglie, questo sarà per noi un Natale 2.0» promette De Laurentiis. In cabina di regia arriva il giovane Volfango De Biasi, classe 1972, già regista di "Iago" e co-sceneggiatore degli ultimi due film natalizi della casa. Luca e Paolo? «Per il 2014 saltano il turno, ma non ci sono decisioni prese per i contratti che li riguardano» è quanto trapela dalla Filmauro. Intanto Neri Parenti, che ha divorziato da De Laurentiis in modo definitivo, l'11 dicembre scenderà in campo col suo "Ma tu di che segno 6?", prodotto a sorpresa dalla sofisticata Lucky Red: una farsa zodiacale con Massimo Boldi, Gigi Proietti, Ricky Memphis, Vincenzo Salemme...E vai col nuovo! Tutta questa frenesia natalizia, tra Medusa che lancerà in grande "Il ricco, il povero e il maggiordomo" con Aldo, Giovanni & Giacomo e Raicinema che punterà dal 1° gennaio su "Si accettano miracoli" con Alessandro Siani e Fabio De Luigi, non sembra turbare più di tanto Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu. L'ultimo film al quale hanno partecipato, "Un fidanzato per mia moglie" di Davide Marengo, uscito il 30 aprile scorso e già fuori del contratto con De Laurentiis, non è andato benissimo: circa 1 milione e 700 mila euro al botteghino. Per ora pensano ad altro. «La testa preferisce il cinema, il cuore il teatro, la mia chiappa destra, dove tengo il portafogli, la televisione» confessò il birichino Luca qualche tempo fa. E oggi? «Se mi chiede di De Laurentiis posso dire questo: il contratto è ancora in piedi, noi intendiamo onorarlo. Ma è vero che non s'è trovato l'accordo sul film di questo Natale, e non ci sono progetti in prospettiva» scandisce al telefono Bizzarri. Traduzione: aspettiamo e vediamo. Mancherebbe all'appello una commedia natalizia (ma non ce n'erano due ancora da girare?) e un'altra di diverso sapore. Probabile che, com'è successo in passato tra De Laurentiis e Giovanni Veronesi dopo "Manuale d'amore 3", si arrivi a una separazione consensuale, con relativo accordo economico. Del resto, l'avvio del sodalizio con "Colpi di fortuna" ha sbriciolato qualche entusiasmo, da entrambe le parti. Confessa al Secolo XIX Luca: «Un'esperienza formativa, fatta con umiltà da parte nostra, ci ha messo in contatto con un mondo - il film di Natale - che non conoscevamo. Infatti abbiamo rinunciato a metter le mani sulla sceneggiatura, cosa che di solito facciamo. Non so quanto abbia pagato, ma c'era sembrata l'atteggiamento migliore da prendere. Forse sbagliando». Sbagliato o no, capita che, verificata sul campo l'intesa artistica e commerciale, si preferisca dirsi addio senza rancore. De Laurentiis, in questo, sa essere pure generoso. E i due attori genovesi, correttamente, avranno capito che il cinepanettone, per quanto riveduto e corretto, non è esattamente la loro tazza di tè. Non a caso Renato

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 27 07/07/2014 Il Secolo XIX - Ed. Nazionale Pag. 10 (diffusione:103223, tiratura:127026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Tortarolo, su queste colonne, il 7 luglio del 2012, scriveva: «Il poco si conta, il niente non si conta. Se uno è genovese, capisce il senso profondo di non sperperare nulla. E di non illudersi troppo se ti fanno un'offerta astronomica. Riusciranno i comici Luca e Paolo, in realtà attori di teatro prestati alla satira, a conquistare una platea dalla forbice ambiziosa: fra i 17 e i 20 milioni di spettatori? Non amano giocare in terreni già dominati da altri. Non amano la satira politica né la battuta da cabaret. Eppure la scommessa è importante. Resta da vedere chi li dirigerà e chi li convincerà sul set. Un'impresa». Già. I mille volti dei comici genovesi Quanti pettegolezzi in una macchinetta "Camera Cafè" è la serie televisiva che ha visto protagonista il duo. Davanti a una macchinetta del caffè, in una saletta relax di un ufficio, Luca e Paolo si raccontano la vita di tutti i giorni Accanto a Morandi sul palco dell'Ariston Nel 2012 Luca Bizzarri e Paolo Kessissoglu hanno accompagnato Gianni Morandi nella conduzione del Festival di Sanremo. I loro interventi hanno portato l'ironia pungente sul palco dell'Ariston "Non contate su di noi" sulle tracce di Gaber Luca e Paolo si sono cimentati anche con il teatro canzone. "Non contate su di noi" è il lavoro che i due hanno fatto con i testi di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, in scena nei teatri italiani Con Antonio Ricci la serata è "Giass" Antonio Ricci ha voluto Luca e Paolo per il ritorno di un suo show in prima serata. "Giass", questo il titolo dello spettacolo, puntava esplicitamente sul politically uncorrect e sulla mescolanza dei generi Foto: Luca e Paolo nel primo episodio di "Colpi di fortuna": l'anno scorso alla Mostra del Cinema di Venezia furono proprio loro a consegnare il premio "opera prima" intitolato a Luigi De Laurentiis

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 28 06/07/2014 Corriere della Sera - Roma Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Il film Il regista Stefano Tummolini, traduttore per l'editore Fazi di «Stoner» di John Edward Williams, ha scritto un sequel letterario «Un'estate al mare» Tra Sperlonga e Hitchcock L'ossessione per l'ego e le relazioni di un gruppo di ventenni ricchi e viziati Stefania Ulivi

Solo il titolo - L'estate sta finendo - è nato per caso, discutendo con i produttori. «Eravamo senza titolo e l'ispirazione è arrivata così. È una canzone pop che ascoltavo negli anni Ottanta. Si passa dalla spensieratezza dell'estate alla malinconia dell'autunno, un passaggio molto simile a ciò che accade nei protagonisti». Perché il secondo film di Stefano Tummolini (nelle sale dal 10 luglio distribuito da Luce Cinecittà) è il frutto di un lungo processo di costruzione e ideazione intorno a un gruppo di ventenni romani ricchi e piuttosto viziati riuniti in una villa di Sabaudia. Spunto simile a commedie giovanili viste in questi anni che però il regista romano, 45 anni, ha declinato avendo in mente un riferimento assai diverso. Alfred Hitchcock e il suo Nodo alla gola (Rope ). «L'estate sta finendo nasce dal cinema, è opera di pura finzione, non c'è nessun legame con la cronaca. Stavo lavorando a un ciclo di film tv ispirati ai classici hitchcockiani che poi non si è più fatto. Ma non volevo abbandonare l'idea. Così, con Michele Alberico e Matteo Betti, siamo partiti da quello spunto per costruire il film». L'ambientazione, così come il primo film, Un altro pianeta , è balneare. «Sono un regista da spiaggia», scherza. Ma la villa del non troppo tranquillo weekend di settembre - progettata da un architetto allievo di Frank Lloyd Wright - anziché suggerire atmosfere solari contribuisce ad aumentare l'inquietudine in cui son avvolti i protagonisti: Andrea Miglio Risi, Marco Rossetti, Giuseppe Tantillo, Nina Torresi, Nathalie Rapti Gomez e Ilaria Giachi. Oltre alla partecipazione di due attori che tennero a battesimo l'esordio low cost di Tummolini, Lucia Mascino e Antonio Merone e di un insolitamente cupo Antonello Fassari. Il padrone di casa è Domenico (Miglio Risi) che ha invitato gli amici al mare all'insaputa dei genitori insieme all'amico Fabrizio (Rossetti), con cui divide sogni di gloria e vicende sentimentali. Ha coinvolto nel weekend anche il cugino Guido (Tantillo), palermitano, arrivato nella capitale per un concorso. Da piccoli erano inseparabili, le vacanze in quella villa li avevano uniti come fratelli. Il tempo e le scelte li hanno divisi: ambizioso anche per mascherare le insicurezze uno, disarmante nella sua dichiarata ingenuità l'altro. Il weekend dopo un incidente prenderà una piega inaspettata e metterà ognuno dei protagonisti di fronte a una scelta terribile, sintetizzata nella domanda: «Cosa sei disposto a fare per restare nel gruppo?». Hitchcock insegna, nessuno è del tutto innocente. «In questi venticinquenni» osserva Tummolini « mi pare domini l'ossessione per l'ego, convinti che i loro desideri vengano prima di ogni altra cosa e questo mette in secondo piano le relazioni e l'assunzione di ogni responsabilità verso gli altri. Se non realizzi i tuoi desideri sei un perdente. Forse sono più realizzati a titolo individuale ma anche più soli. Mi sembra non ci sia la consapevolezza che la felicità dipende anche dagli altri». Dovranno farci i conti, anche se avverrà dopo la fine del film. La costruzione di Tummolini prevede anche un sequel, ma in forma di libro, scritto dietro la spinta di Elido Fazi che Francesco Pamphili della Kairos ha prodotto il film. Per Fazi Tummolini ha tradotto diverse opere (solo per citare l'ultima, Stoner di John Edward Williams) e ora manda in libreria Un'estate fa . Ancora un titolo preso a prestito da una canzone. Un sequel della storia in forma di romanzo giudiziario. «Ci interessava che si capisse che quel che è successo ha lasciato segni indelebili». Ha girato tra Gaeta, Sperlonga e Capocotta, dove era ambientato Un altro pianeta . «Quello era autoprodotto. Tutto cambia quando hai una struttura produttiva alle spalle. Hai meno libertà e molta più gente sul set. Ma la bellezza del cinema è proprio quella di riuscire a mettere insieme tanta gente e riuscire a gestirla». Il film è dedicato a Mattia Betti con cui Tummolini lo ha scritto, scomparso l'inverno scorso. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 29 06/07/2014 Corriere della Sera - Roma Pag. 9 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Protagonisti Qui sopra, Nathalie Rapti Gomez e Lucia Mascino. Sotto, Nina Torresi e Giuseppe Tantillo. Sotto, il regista, sceneggiatore e traduttore, Stefano Tummolini Amici In alto a sinistra, una scena del film. Sopra, Andrea Miglio Risi e Marco Rossetti. A sinistra, la copertina del libro Foto: Protagonisti Qui sopra, Nathalie Rapti Gomez e Lucia Mascino. Sotto, Nina Torresi e Giuseppe Tantillo. Sotto, il regista, sceneggiatore e traduttore, Stefano Tummolini Amici In alto a sinistra, una scena del film. Sopra, Andrea Miglio Risi e Marco Rossetti. A sinistra, la copertina del libro

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 30 06/07/2014 Corriere della Sera - Milano Pag. 23 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MEXICO «Non lo so ancora», in sala con Morandini

All'esordio in una nuova veste, come soggettista e sceneggiatore, il milanese decano della critica cinematografica, Morando Morandini, prossimo a compiere 90 anni il 21 luglio, ha firmato insieme a Fabiana Sargentini e a Carlo Pizzati, il copione di «Non lo so ancora» (foto , 2012). Per vedere il film, già passato a vari festival, da Pesaro a Mosca, sono in prevendita i biglietti al Mexico (via Savona 57, ing. € 5) . L'appuntamento di domani alle 21.30 diventa anche occasione per il pubblico di porgere i preauguri a Morando, in sala insieme alla regista Sargentini che con «Non lo so ancora» ha debuttato nella fiction, dopo corti e documentari. Storia di un incontro, segnato da attese per risultati di diagnosi cliniche, «Non lo so ancora» è girato su sfondo ligure, a Levanto e a Moneglia, e con intense interpretazioni di Donatella Finocchiaro e Giulio Brogi. (Giancarlo Grossini) © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 31 06/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 29 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Debutti A Milano la pièce sull' autore francese, protagonista della Nouvelle Vague L'infanzia rubata e le donne In scena i tormenti di Truffaut Rubini: un lottatore vero, nel cinema trovò il riscatto Laura Zangarini

«Senza quell'infanzia devastata che lo segnò intimamente, senza le ferite del cuore, senza la voglia di rivalsa, di affermare la propria identità, il cinema di Truffaut non sarebbe stato lo stesso. Quel grumo di dolore, quell'impasto di tormento e amarezza hanno plasmato la sua arte». A rendere omaggio a François Truffaut è Sergio Rubini, protagonista l'8 luglio al Teatro Franco Parenti, in anteprima assoluta per Milanesiana, di Finalmente Truffaut, di Mario Sesti e Valerio Cappelli (con la regia di Luca Volpatti). Regista, sceneggiatore e critico, Truffaut (1932 - 1984) fu con Godard, Chabrol, Rohmer e Rivette tra i protagonisti della Nouvelle Vague. E, spiega Rubini, «con quel suo amalgamare vita privata e filmografia intendeva non far patire ad altri le sue stesse sofferenze. Certi artisti sono come dei vate - osserva l'attore e regista - esplorano mondi in cui, se ci piacciono, possiamo entrare; o, se ci fanno orrore, evitare. La sua giovinezza fu segnata da una madre anaffettiva, distante. Cercò di compensarne l'assenza con l'ossessione bulimica per le donne. Tentare però di recuperare da adulti quello che non si è avuto da bambini è impossibile. In lui rimarrà, inappagato, un continuo bisogno d'amore». In Effetto notte, Truffaut, che interpreta un regista, dice: «I film sono più armoniosi della vita, non hanno intoppi né tempi morti. Scorrono come treni nella notte»... «Come tutti gli artisti era convinto che l'arte potesse cambiare il mondo. Un'idea da cui noi e il nostro cinema ci siamo allontanati quando abbiamo cominciato a considerare un film, un libro, un'opera d'arte come un "prodotto", evitando quel mondo del confronto in cui ci si racconta, ci si mette in discussione, magari ci si ferisce pure, ma palpita, vive la tensione al cambiamento». Prosegue: «Il cinema di Truffaut è abitato da un'idea feroce di iconoclastia: era più a suo agio nel ruolo di chi mette senza ipocrisia la sua arte al servizio dello spettatore, più che di una causa per la quale non è sicuro che lo spettatore abbia comprato il biglietto. Le sue opere sono un impasto di tenerezza, crudeltà, romanticismo, proiettate in un "oltre" che non cede mai al passato. Anche se poi incontrerà Hitchcock e lo idolatrerà scrivendo su di lui uno dei più bei libri sulla storia della settima arte, Il cinema secondo Hitchcock ». Cosa ci ha lasciato, secondo lei, Truffaut? «Una grande lezione: anche nei momenti più bui non dobbiamo perdere la speranza, luce di cui l'essere umano ha bisogno per vivere. Truffaut si consacrò all'arte come testimonia, prima ancora dei suoi film, la sua biografia: l'infanzia ferita, la fuga dalla colonia, il riformatorio da ragazzino e poi, da adulto, la diserzione dall'esercito, un tentativo di suicidio per un amore finito male e infine il riscatto. La sua vita privata è una lezione necessaria: abbiamo bisogno di un sognatore visionario che torni a segnarci la strada. Mi sembra una straordinaria opportunità per rileggere il presente. E provare a riscriverlo». Se dovesse paragonare Truffaut a un altro «eroe», chi le viene in mente? «Cassius Clay. Un lottatore che aspirava a essere il numero uno. Tutti siamo degli eterni secondi: è solo la forza dei sogni a muoverci. Se Truffaut non si piegò mai alle regole di Hollywood era perché non voleva che i suoi film, i suoi sogni, finissero sullo scaffale di un supermercato» . © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Volto Sergio Rubini (54 anni), interprete di «Finalmente Truffaut», pièce sulla vita del regista Foto: 1966 Il regista François Truffaut (1932 - 1984) con Julie Christie (oggi 73 anni) sul set di «Fahrenheit 451»

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 32 06/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 28 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Hollywood Il mago dei «Transformers» dai video musicali al successo planetario. E si afferma una nuova generazione nel cinema Usa Bay regista superstar con i robot: odiato dai critici, fa record di incassi Cento milioni di dollari in un weekend. «Gli attacchi? Che noia» Giovanna Grassi

LOS ANGELES - I film di Michael Bay, regista e produttore, classe 1965, cresciuto da genitori adottivi e respinto da ragazzo ai corsi di cinema della South California (la stessa dove hanno studiato Coppola e Lucas), sono veleno per i critici Usa più selettivi e zucchero per il box office. In Cina Transformers 4 - L'era dell'estinzione è stato un trionfo, negli Usa ha incassato cento milioni di dollari nello scorso weekend confermando un certo star system legato proprio a Bay, che delle recensioni non si interessa, ma è attentissimo alla resa del suo film in 3D e Imax. La pellicola ha ormai superato 400 milioni di dollari in tutto il mondo. Bay arriva dagli spot pubblicitari e dai video musicali, a Hollywood è noto per i suoi kolossal ad alto tasso tecnologico pieni di effetti speciali, caratterizzati da ritmo e velocità. Nel suo passato ci sono Armageddon (1998) e Pearl Harbor (2001) e nel prossimo futuro (come produttore) sono in arrivo nuove Tartarughe Ninja. «I critici? Che mi odino pure» ripete Bay, forte di un successo che colloca il suo film sui super robot al primo posto negli incassi tra i debutti del 2014. I numeri hanno confermato l'ascendente del regista in una estate che sino a ora non ha snocciolato super campioni Usa. Un esempio? Il film con Tom Cruise Edge of tomorrow - Senza domani ha incassato di più all'estero che non in America per ora. È diretto da un regista, Doug Liman, nato nel 1965, che può contare su un suo zoccolo di spettatori e su una simpatia della quale difetta in casa propria Cruise, inviso a molti. Liman piace grazie ai successi di Mr.& Mrs.Smith (il film galeotto per l'amore di Brad Pitt e Angelina), The Bourne Identity e Fair Game . A suo pari, in queste settimane diversi registi si sono imposti come portachiavi degli incassi. È il caso di Richard Linklater, nato in Texas nel 1960, e che ha una vera e propria platea di fan. In particolare per l'ultimo presentato al Sundance, uscito sugli schermi d'Oltreoceano, presto anche in Italia. Si intitola Boyhood e segue in tempo reale (ci sono voluti anni per realizzarlo) dal 2002 al 2013 la crescita di un giovane che matura assieme a due genitori che poi divorziano. Un altro regista in ascesa è John Carney che ha portato a un successo di critica unanime Begin Again con Keira Knightley. Dietro le quinte c'è il produttore Judd Apatow, star in proprio a sua volta come autore di tanti film. Carney ha scritto e diretto la pellicola, venduta nel mondo all'ultimo Festival di Toronto, in cui Keira è una cantautrice lasciata dal fidanzato (anche lui musicista) che diventato famoso la liquida senza preavviso. Il cast è solido, con l'attrice inglese e con gli americani Mark Ruffalo, Adam Levine attore e frontman del gruppo musicale Maroon 5, ma l'appeal del regista è più forte. Perché il suo film Once aveva avuto numerosissimi premi, un Oscar per la miglior canzone (intitolata come il film) e la vittoria dell'ambito Free Spirit Award (Oscar indipendente) nel 2006. Nel cinema americano si assiste in questi mesi a un ricambio generazionale e un primo piano appartiene sicuramente a Jon Favreau, attore, scrittore, regista, produttore, che ha avuto tre stellette e mezzo da tutta la critica per il suo Chef , da lui anche interpretato al fianco di Sofia Vergara, Scarlett Johansson, Dustin Hoffman. È basato sulla storia di un cuoco che perde il lavoro e decide di ricominciare con un camioncino dove vende ad avventori di ogni tipo i suoi piatti prelibati. La posizione di Favreau è all'opposto di quella di Michael Bay, che afferma di trovare «sempre noiose nonché inutili» le recensioni. L'autore nel suo film ha coniugato, con grande interesse del pubblico, umani e robot. Perché il protagonista Mark Wahlberg è un bizzarro inventore, vedovo e con figlia ventenne a carico, che in una fattoria assediata dai creditori costruisce macchine artificiali. Lo fa in barba al governo americano e alla Cia pronta, con la sua ultima unità (ironicamente chiamata Cemetery Wind) a ostacolare chi potrebbe dare

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 33 06/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 28 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

fastidio con la sua creatività. «La politica non mi interessa» afferma Bay, ma il film è in qualche modo diventato la bandiera del patriottismo americano e del self made man che vince contro tutti e realizza i suoi sogni a stelle e strisce. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli altri vincenti Foto: Jon Favreau (47) Attore, scrittore e regista: lodato dalla critica per il suo «Chef» (2014) Foto: John Carney (42) Irlandese, ha diretto «Once» (2006), Oscar alla miglior canzone, e «Begin Again» (2014) Foto: Richard Linklater (53) Il suo «Boyhood» (2014), applaudito al Sundance, ha richiesto 12 anni di riprese Foto: Doug Liman (48) «The Bourne Identity», «Mr. & Mrs. Smith» e «Edge of tomorrow» tra i suoi film Foto: Effetti specialil Il regista Michael Bay (49 anni) sul set di «Transformers 4 - L'era dell'estinzione», presto anche in Italia

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 34 06/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Come cambia la tassa sui gadget hi-tech in euro La polemica Smartphone e pc l'ultima beffa ora spunta la tassa sulle intenzioni Fino a 5 euro in più un tablet e 9 una chiavetta Ecco quanto si pagherà per il diritto d' autore anche se non si scaricheranno musica e film Le associazioni dei consumatori: "Uno scandalo: l'industria scaricherà sui clienti il contributo nato per ripianare il buco Siae " VALENTINA CONTE

ROMA. Non è un compenso. E neppure equo. Piuttosto un sussidio da un'industria ad un'altra, pagato però per intero dai consumatori. La "tassa" Siae rischia di trasformarsi in una stangata bella e buona, dicono i produttori. Che stavolta non saranno in grado di assorbire l'aumento deciso dal decreto Franceschini. E lo trasferiranno, loro malgrado, nelle tasche di chi acquista tablet, smartphone, chiavette usb, hard disk, tv di ultima generazione, lettori mp3. Non solo giovani e "smanettoni", appassionati di digitale. Ma milioni di italiani che per lavoro o svago oramai usano quotidianamente questi supporti, così utili per trasportare, ascoltare, leggere file di ogni tipo, da musica a film , documenti, libri. E che ora spenderanno di più. Quanto di più? Parecchio se, come calcola Confindustria digitale, il gettito di questo "equo compenso" per la copia privata- rivisto ogni tre anni e destinato alla Siae, la società italiana degli autori ed editori - passerà dai 63 milioni attuali ai 157 milioni annui. Un ricarico del 150%, due volte e mezzo tanto. Esborso sottostimato, spieganoi produttori, visto che le tabelle diffuse ieri con il decreto (firmato dal ministro della cultura Franceschini il 20 giugno scorso, ma non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale) peggiorano a sorpresa le prime indiscrezioni. Per gli smartphone si passa da 90 centesimi fino a 5,20 euro (oltre 32 giga). Compenso esteso ai tablet che sin qui erano esenti. Le tv dotate di funzione pvr (in grado di memorizzare, ma solo in time shifting, per mettere in pausa se ci si allontana) si caricano di 4 euro aggiuntivi, anche se non registrano e dunque non fanno copie, da sommare alla spesa per l'hard disk. I computer imbarcano altri 5 euro e 20. I cellulari tradizionali, ormai sempre più rari, 50 centesimi extra. Va molto peggio agli hard disk: quelli da due "tera" (le dimensioni ampie sono assai richieste) schizzeranno di 20 euro aggiuntivi, il 30% del prezzo attuale. Le schede di memoria rincareranno fino a un massimo di 5 euro, le chiavette usb fino a 9 euro. Tanto. «Il vero motivo di questi aumenti è che la Siae ha bisogno di soldi per i suoi disastrati bilanci, la copia privata non c'entra nulla», va giù duro Fabio Fulvio, responsabile delle politiche per lo sviluppo di Confcommercio. «In un mondo in cui i prezzi dei dispositivi digitali scendono, le memorie si ampliano, aumentare di 3-4 euro il costo delle chiavette vuol dire incidere in modo significativo. Con il risultato che gli utenti più svegli se le compreranno in Belgio». Questo decreto «quasi triplica un compenso definito residuale, cioè minimo», rincara Claudio Lamperti, vicepresidente Anitec (associazione industrie informatica, tlc, elettronica) e direttore generale di Panasonic. «Conoscendo i bilanci attuali dei produttori posso dire che quest'aumento graverà purtroppo tutto sui consumatori, chiamati tra l'altro a pagare per una cosa che non fanno più, la copia privata, visto che oramai ci si collega in streaming o si utilizza la nuvola, il cloud. E le varie piattaforme già ripagano gli autori». In questa storia infatti la pirateria non c'entra nulla. Il balzello (nonè una tassa, perché non va al fisco ma alla Siae) si applica dal 2003 ai dispositivi dotati di memoria e rappresenta il costo della copia legale di opere coperte da diritto d'autore. Se compro un cd musicale e voglio ascoltarlo in auto, dove ho un lettore mp3, lo carico sulla chiavettae via. Senza comprare una seconda copia del cd. Ecco, questo diritto si paga quando si acquista l'usb. In Italia, come in Francia e Germania (anche se qui i produttori hanno fatto ricorso). Altrove no. La Spagna l'ha cancellato nel 2012. In altri paesi si tratta di pochi centesimi. «L'"equo compenso" serve solo ad alimentare il carrozzone Siae, ma intacca però il potere di acquisto delle famiglie e impedisce la ripresa dei consumi», denunciano Elio Lannutti e Rosario Trefiletti

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 35 06/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

(Adusbef-Federconsumatori). «Una misura ingiustificata, ma anche un segnale in contrasto con l'esigenza del governo Renzi di favorire l'innovazione digitale», insiste Elio Catania, presidente di Confindustria digitale. LE TAPPE LA PROTESTA Gli aumenti decisi dal decreto sono inaccettabili per produttori e consumatori perché passano da pochi centesimi a 20 euro in più per un hard disk IL ROSSO Il ministro della cultura Dario Franceschini (Pd) ha deciso di aggiornare l'equo compenso, fermo al 2009, anche per i pessimi conti della Siae, in rosso LA LEGGE L'equo compenso per la copia privata esiste dal 2003, si applica sui dispositivi che contengono una memoria e fa riferimento a una legge del 1941 Smartphone e tablet Þno a 8 GB da> 8 GB a 16 GB da> 16 GB a 32 GB Chiavetta Usb/Usb Stick da 0 Þno a 256 MB > 256 MB Þno a 1 GB per ogni GB successivo Personal computer compenso Þsso Hard disk con uscita audio/video Þno a 80 GB 4,51 da > 160 GB Þno a 250 GB 10,42 iPod Touch o simili Þno a 1 GB da > 40 Gb Þno a 80 GB Lettori Mp3 Þno a 128 MB Tv con funzioni di registrazioni compenso Þsso 4,00 Memoria o hard disk integrato in videoregistratore o decoder Þno a 40 GB 6,44 da > 120 GB Þno a 160 GB 16,10 PER SAPERNE DI PIÙ www.siae.it www.beniculturali.it

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 36 06/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato LA DOMENICA/ GLI SPETTACOLI Polanski racconta "Così girerò Dreyfus" (Testo raccolto da Nicolas Weill Traduzione di Fabio Galimberti)

ROMAN POLANSKI E ROBERT HARRIS Roman Polanski Il mio caso Dreyfus ENTRE LA RICERCA storica tende a riabilitare la figura di Alfred Dreyfus, Roman Polanski ha scelto di raccontare l' affaire dal punto di vista di Georges Picquart, l'uomo che appurò la colpevolezza di Esterházy e l'innocenza del capitano. Perché privilegiare questa figura? Forse la risposta sta nel fatto che Picquart non fosse né ebreo (era anzi vagamente antisemita) né politicamente impegnato (se si eccettua il suo anticlericalismo)? ROMAN POLANSKI «C'è un'espressione usata in inglese, whistle-blower , che indica le persone che lanciano l'allarme, per intederci gente come Edward Snowden. È un argomento questo che mi interessa da molto tempo. Sono almeno dieci anni che cerco di fare un film su questo tema, ma non riuscivo a vedere un modo per adattarlo efficacemente su Dreyfus. Per diverse ragioni. La prima è che come eroe Dreyfus non è molto interessante. Non era né particolarmente seducente né particolarmente simpatico, anche secondo il giudizio delle stesse persone che lo sostenevano. La seconda ragione, ed è la più importante, è che trascorse il grosso del periodo che ci interessa su un'isola deserta, l'Isola del Diavolo, e che per molto tempo veniva incatenato al letto quando dormiva. Insomma, non riuscivo a trovare un modo per affrontare degnamente il soggetto. Poi Robert Harris ha avuto l'idea geniale di adottare il punto di vista dell'uomo che, come sappiamo, è stato quello che lo ha scagionato. Miracolosamente il libro di Robert ( L'ufficialee la spia , in Italia pubblicato quest'anno da Mondadori, ndt )offre tutta la struttura di un film. Attraverso Picquart, il nostro racconto poteva prendere le tinte di un film giallo, addirittura di un thriller. Con lui, con Picquart, c'è quello che a Hollywood chiamano l' arch ». ROBERT HARRIS «Un cliché tipico di Hollywood vuole in effetti che il personaggio cambi nel corso della trama, durante le due ore del film. È chiamato the arch of development , ovvero l'arco narrativo, la curva che ogni trama deve seguire. A Hollywood Picquart sarebbe diventato naturalmente un filosemita. Mentre la realtà è più sfumata. Nella realtà Picquart non cambiò granché, ma era un uomo dotato di un grande senso morale, posseduto dal dovere, dall'onore, e questo lo ha reso interessante ai nostri occhi. Era una figura complessa, non necessariamente molto simpatica, ma davvero notevole. Cambiò veramente opinione sugli ebrei? Secondo me riteneva che l'errore giudiziario fosse qualcosa di assai più grave di un crimine. E valutava molto semplicemente che il suo onore era assolutamente incompatibile con il fatto di lasciare un colpevole in libertà mentre un innocente veniva punito al suo posto. Per l'esercito francese sarebbe stato un disastro. La dimensione politica dello scandalo venne solo dopo. In prima battuta la storia di Dreyfus era una storia di spionaggio; in seconda battuta un fallimento della giustizia; solo in terza battuta diventò una questione politica. Per creare qualcosa sei obbligato a scegliere». ROMAN POLANSKI «Lavorando a questo progetto mi sono reso conto che quando cominci a chiedere alle persone che cosa conoscono dell' affaire Dreyfus, scopri che ne sanno davvero poco o nulla, anche quelle istruite. Quando dico che farò un film sull'affare Dreyfus mi dicono che è una cosa fantastica, che sarà interessantissimo, e basta... La gente ignora che i francesi bruciavano per strada i libri di Zola insieme a L'Aurore (il giornale che aveva pubblicato il famoso J'accuse dello scrittore, ndt ). In buona sostanza non sa che quello scandalo ha letteralmente cambiato la storia della Francia. Non ricorda che all'epoca in cui Zola scrisse il J'accuse , gran parte dell'opinione pubblica gli era ostile». ROBERT HARRIS «Il caso Dreyfus ha largamente ispirato la letteratura, sia quella "alta" che il romanzo popolare. Personalmente per documentarmi mi sono letto Proust e parecchio Zola, ma non tutti gli altri. E ciò che più mi ha affascinato nell' affaire sono gli elementi legati a una modernità ancora in embrione. Ogni giorno venivano spediti a New York telegrammi da seicento parole per informare il pubblico americano degli ultimi sviluppi. Il fatto che fosse stato possibile riprodurre la lettera (il principale documento a carico di Dreyfus, pubblicato da Le Matin nel 1896, ndt ) sulla prima pagina di altri giornali, grazie a nuove tecniche di facsimile, è uno degli elementi che spiegano come avesse fatto lo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 37 06/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

scandalo ad assumere queste dimensioni. Vent'anni prima non sarebbe stato possibile. Si può dire che sia stato il primo evento mediatico globale. La regina Vittoria inviò il presidente della Corte suprema inglese ad assistere al processo. Beh, affascinante». ROMAN POLANSKI «Io non ricordo esattamente cosa sia stato a far scattare in me l'interesse per questa storia. Penso di essere stato molto influenzato anche dal film di Carol Reed, Fuggiasco (1947, racconta di una caccia all'uomo contro un nazionalista irlandese per le strade di Belfast, ndt ). Sono questi i tipi di personaggi che mi interessano. E una volta individuati amo raccontare la loro storia dal loro reale punto di vista, con tutto il rigore che ciò possa richiedere: spesso, quando si comincia a lavorare a questo genere di storie, si è tentati di far dire al vostro eroe qualcosa di interessante anche se non fa parte della sua storia. Beh, bisogna invece essere capaci di mantenere una certa disciplina. Comunque, tornando a noi, la molla che mi ha spinto verso Dreyfus dev'essere scattata in me una decina d'anni fa, poco dopo Il pianista . Volevo che il mio prossimo film avesse un senso al di là del puro divertissement. Quanto al modo in cui mi sono documentato mi piacerebbe rispondere come Billy Wilder fece con Volker Schlöndorff in un documentario che quest'ultimo aveva girato su di lui. «Signor Wilder», gli chiede Schlöndorff, «lei si scrive da solo tutte le sceneggiature. Ritiene che un regista debba saper scrivere?». E Billy Wilder risponde: «No, no, ma deve almeno saper leggere». Sul caso Dreyfus ho letto una quantità di libri incredibile, solo che alla fine non trovavo la maniera di raccontare la storia. Almeno fino a che non è arrivato Robert con la sua idea di Picquart. Come tutti i registi ricevo molte sceneggiature. Ma non mi è mai capitato di leggere un copione che mi facesse dire: «Voglio assolutamente farlo». Solo con Chinatownè successo. Le sceneggiature, in realtà, sono soltanto delle "istruzioni per l'uso", no? Con il libro di Robert invece è stato pazzesco. Un approccio formidabile. Purtroppo in un film non si può essere sfumati come in un libro. È un medium differente. Non si può raccontare la storia nello stesso modo in cui la si racconta in un romanzo. Forse solo le serie televisive possono avvicinarsi alla letteratura. Ci sono delle scene a cui abbiamo dovuto rinunciare. In compenso, certi episodi (penso al processo, o alla degradazione) sono eventi molto visivi, che si prestano perfettamente a un adattamento cinematografico». © 2014 Le Monde ROBERT HARRIS «Sì, prendiamo proprio la cerimonia della degradazione, 5 gennaio 1895. Una scena che ha cambiato il corso della storia mondiale. Theodor Herzl, il fondatore del sionismo politico, era tra la folla e fu da quel momento che pensò che il popolo ebraico doveva avere un suo Stato. La degradazione di Dreyfus rappresentò un punto di svolta». ROMAN POLANSKI «La Cour des Invalides, dove ebbe luogo, oggi è inutilizzabile per i nostri scopi. C'è il prato, è pavimentata, mentre a quell'epoca non lo era: dovremo ricorrere a degli effetti speciali. Vedremo. Comunque c'è tempo. Dobbiamo ancora cominciarea girare. Il film non sarà pronto prima del gennaio 2016». CERTO, UN FILM NON PUÒ AVERE TUTTE LE SFUMATURE DI UN ROMANZO. FORSE SOLO ALCUNI TELEFILM POSSONO AVVICINARSI ALLA LETTERATURA. MA IN QUESTA STORIA CI SONO ALMENO UN PAIO DI EPISODI CHE SEMBRANO FATTI PER IL CINEMA POLANSKI PICQUART È UNA FIGURA PIÙ COMPLESSA DELLO STESSO DREYFUS. NON GLI INTERESSAVA TANTO LA QUESTIONE POLITICA LEGATA ALL'ANTISEMITISMO RITENEVA SEMPLICEMENTE CHE L'ERRORE GIUDIZIARIO FOSSE PIÙ GRAVE DI UN CRIMINE HARRIS MI SONO RESO CONTO DI QUANTO IN REALTÀ LA GENTE SAPPIA POCO DI QUESTA VICENDA, ANCHE QUELLI PIÙ ISTRUITI. VOGLIO DIRE: I FRANCESI BRUCIAVANO PER STRADA I LIBRI DI ZOLA, È UN CASO CHE HA CAMBIATO PER SEMPRE QUESTO PAESE POLANSKI

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 38 06/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: LA SCENA IL 5 GENNAIO 1895 DREYFUS VIENE DEGRADATO CON UNA PUBBLICA CERIMONIA ALL'INTERNO DELLA COUR DES INVALIDES. "INSIEME AL PROCESSO È UNO DEGLI EVENTI PIÙ CINEMATOGRAFICI DI TUTTA LA STORIA" RACCONTA IL REGISTA ALFRED DREYFUS 1894, L'UFFICIALE EBREO ALSAZIANO È RICONOSCIUTO COLPEVOLE DI ALTO TRADIMENTO, DEGRADATO E CONDANNATO AI LAVORI FORZATI GEORGES PICQUART IL COLONNELLO SCOPRE IL VERO COLPEVOLE. NEL 1896 FA RIAPRIRE IL CASO MA VIENE RIMOSSO DALL'INCARICO EMILE ZOLA IL 13 GENNAIO 1898 "L'AURORE" PUBBLICA L'EDITORIALE DELLO SCRITTORE PRO DREYFUS CON IL TITOLO "J'ACCUSE" ROBERT HARRIS LO SCRITTORE INGLESE RACCONTA DI PICQUART NEL SUO ULTIMO ROMANZO "L'UFFICIALE E LA SPIA" (MONDADORI 2014)

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 39 06/07/2014 La Stampa - Cuneo Pag. 53 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

"Corti" da tutto il mondo al festival dell'Alta Langa manuela arami

Venticinque opere selezionate tra cinquecento cortometraggi provenienti da cinquanta Paesi del mondo nelle categorie fiction, animazione e documentari saranno in gara alla terza edizione dell'Alta Langa film festival, in programma da oggi a domenica 13 luglio a Prunetto, Bergolo, Feisoglio, Castelletto Uzzone, Camerana e Monesiglio. L'iniziativa, intitolata «The new generation is coming soon», è organizzata dall'associazione Parco culturale Alta Langa con il sostegno delle fondazioni Crc e Crt. Il sipario si aprirà stasera alle 21 nel castello di Prunetto dove verrà proiettato all'aperto il lungometraggio fuori concorso «E fu sera e fu mattina», girato in Alta Langa da Emanuele Caruso. Saranno presenti il regista e gli attori. Martedì, alle 19, la rassegna si sposterà a Bergolo, dove sarà offerto un'apericena, proiettati i film in gara e trasmessa la semifinale dei mondiali di calcio. I «corti» verranno giudicati dalla giuria composta dal critico cinematografico Steve Della Casa (presidente); dallo scrittore Gianni Farinetti, dal giornalista del La Stampa, Paolo Festuccia, dagli esperti di cinema e musica Vincenzo Gioanola, Fabrizio Pagella, Walter Porro e Anna Torrazza. L'ingresso è libero.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 40 06/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 29 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

"La Giovinezza" di Sorrentino con Michael Caine Il regista premio Oscar gira a Venezia la storia di un anziano direttore d'orchestra Harvey Keitel Raquel Weisz e Jane Fonda FRANCESCO RIGATELLI VENEZIA

Dopo aver girato in due località di montagna svizzere Paolo Sorrentino sta ultimando le riprese del suo nuovo film a Venezia. Si gira di notte nei rii dei Greci e di San Lorenzo, di San Giovanni Laterano, della Salute, di Ca' Foscari, delle Becarie, di San Trovaso, dei Ognissanti, delle Romite, di Noale e della Misericordia. Secondo Arrigo Cipriani, indomito animatore dell'Harry's bar, anche la Laguna meriterebbe un racconto tra sacro e profano come la Roma de La grande bellezza , ma Sorrentino ha deciso di concentrarsi sul futuro e proprio The future doveva chiamarsi il suo nuovo film in inglese. Il titolo sarà invece Youth, La giovinezza , suscettibile di modifiche solo in confronto a The young pope , la prima serie italiana per il mercato mondiale, otto puntate su un immaginario papa americano scritte e dirette sempre dal regista napoletano per Sky e Wildside. Dopo l'Oscar i prodotti firmati Sorrentino sono assai richiesti all'estero. I diritti de La giovinezza sono stati già venduti durante il Festival di Cannes a Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna. E per un film così internazionale il cast non può essere da meno: i nomi sono Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano e Jane Fonda. Della squadra tecnica rimangono i grandi Luca Bigazzi per la fotografia e Cristiano Travaglioli per il montaggio; novità invece è David Lang per la musica, compositore americano dell'anno 2013 e specializzato nel minimalismo che è l 'o b i e t t i vo d i questo film intimista. Da luglio Sorrentino gira le scene veneziane con Michael Caine che interpreta un anziano direttore d'orchestra in completo Principe di Galles e berretto inglese. Nel film il musicista si ritrova a Venezia, ma è solo una parentesi di ricordi nella storia di amicizia con l'altro protagonista, Harvey Keitel. I due anziani passano le vacanze in montagna e in rapporto con la memoria immaginano il futuro. Il musicista non ne vuole sapere di esibirsi per la regina d'Inghilterra e l'altro fatica per completare la sua ultima pellicola da regista. Nel film Caine conserva i suoi 81 anni e sua figlia è interpretata da Rachel Weisz, con cui condivide le origini britanniche. L'attore, noto per la parte di Alfred negli ultimi Batman, ha concluso proprio sulla Laguna l'ultima scena de Il cavaliere oscuro 2 , in cui il suo personaggio avverava il sogno di vedere sereno Bruce Wayne a un tavolo da caffé con Seline Kyle. Allora come oggi, per il cinema è Venezia felix. twitter @rigatells Foto: Il set a Venezia Foto: Il regista premio Oscar Paolo Sorrentino sul set veneziano insieme con l'attore britannico Michael Caine pronto a calarsi nei panni del direttore d'orchestra

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 41 06/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Primi retroscena sul set del nuovo film «Il ricco il povero e il maggiordomo» Trucco e parrucco ci dividono dall'Oscar GIACOMO PORETTI

Se per noi tre realizzare un film di valore è pressoché impossibile, realizzare un film e basta è comunque impresa molto ardua. Taluni pensano che in questo campo siano prioritarie cose come: una buona sceneggiatura, un direttore della fotografia che abbia lavorato a Hollywood, un produttore disposto a investire anche la villa con piscina, un regista colto e raffinato. Fesserie. Tutte le volte che decidiamo di affrontare un'avventura cinematografica, tra noi e il premio Oscar si frappongono gli stessi problemi insormontabili che ora vado ad elencare in maniera inversamente proporzionale alla loro effettiva gravità: la costumista, il parrucchiere, Aldo, e il trucco di Giacomo. La costumista appena si presenta sul set diventa la nemica dichiarata di Giovanni. Lui - che solitamente veste con pantaloni da karateka beige e camicie hawaiiane, sostituite in inverno da vistosissime camicie da boscaiolo - è convinto che non ci si debba mai privare dei propri abiti privati neanche quando si deve interpretare un astronauta o un gangster. Quando girammo «Chiedimi se sono felice», a un certo punto arrivò il giorno tanto temuto, quello in cui avrebbe dovuto calarsi nei panni di Cristiano, l'amico-nemico di Cyrano. Sulle prime iniziò a lamentarsi perché la giubba era troppo pesante, poi fece notare che il colletto inamidato troppo alto sul collo gli impediva una respirazione fluida e continua. Tutto il fastidio veniva esternato a onor del vero con ancora qualche rimasuglio di civiltà, virtù che evaporò in un baleno appena la costumista lo aiutò a indossare i pantaloni: pizzicavano le gambe! La lana a contatto con la pelle avrebbe causato chissà quali arrossamenti. La costumista si diresse silenziosa verso il produttore e chiese che, se proprio doveva essere citata nei titoli di testa, che almeno si usasse un nome falso. Ma il momento peggiore della giornata doveva ancora arrivare. Venne l'ora degli stivali, che a quell'epoca erano alti addirittura fino a metà coscia. Giovanni disse che lui avrebbe indossato ciabatte infradito. La costumista ebbe un'attacco isterico e fu portata via in ambulanza. Il regista tentò di convincerlo che le infradito erano state inventate qualche secolo dopo la vicenda del Cyrano, Giovanni replicò che il problema si sarebbe risolto inquadrandolo fino alla cinta dei pantaloni. La giornata volgeva al termine, le maestranze erano in fila dal produttore: chi chiedeva di farsi cambiare il nome nei titoli del film, chi supplicava di essere licenziato, quando improvvisamente fece la sua comparsa sul set Aldo che brandiva un grosso bastone. Avanzò rapido dietro Giovanni e con sospettabilissima noncuranza calò il bastone sopra la sua testa. È vero che era semisvenuto e che biascicava a monosillabi, ma noi lo vestimmo e approfittammo di quelle condizioni per girare la scena: il movimento inconsulto delle labbra ci aiutò in seguito per far doppiare da un attore bravo le sue battute. Il parrucchiere è il secondo nemico di Giovanni. I suoi prodotti sono sempre scaduti, e quest'accusa infamante fa sì che per non andarsene, il parrucchiere ottenga sempre un ritocco significativo al compenso. Alla fine del film il produttore ci ha confessato che il Curatore di Immagine (così ha preteso di essere chiamato il parrucchiere) ci è costato quanto l'ingaggio di Robert De Niro. Dopo svariati alterchi con il Curatore di Immagine, Giovanni ha deciso che lui non si sarebbe mai fatto pettinare da uno così. I risultati sono visibili a tutti, e noi, che non facciamo dell'estetica il nostro vanto, abbiamo sempre deciso di girare anche se Giovanni si rifiutava di modificare quella cosa che ha in testa e che si ostina a chiamare capelli. Aldo, grazie a noi, non ha mai avuto bisogno del parrucchiere. In quanto alla costumista, non ha mai avuto da ridire. L'unica condizione è che lo si lasci dormire prima e dopo aver girato la sua scena, e così è sempre stato. Il problema è che a volte si sveglia di soprassalto, chiedendosi ad alta voce dov'è e che cosa ci fa in quel posto, spesso brandisce dei bastoni e inizia a menar colpi al primo che gli capita a tiro. Il che, come abbiamo già elencato, a volte è utile, molto spesso dannoso, oltre che insensato. In quanto a me, gira una cattiveria priva di fondamento. Giovanni sostiene che tutte le volte che mi sottopongo al trucco, anche alla più semplice stesura di cipria, il tempo stimato sia di due, tre ore, e il costo dei prodotti per incivilire un poco il mio naso (quello che vedete nei film non è il mio, è finto) sia la voce più cospicua del nostro budget. Da poche settimane abbiamo iniziato le riprese del nuovo film «Il ricco il povero e il maggiordomo», Giovanni, che

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 42 06/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

interpreta il maggiordomo, il primo giorno ha preteso di vestirsi a modo suo: la costumista si è già licenziata. Il Curatore di Immagine se ne sta li con una spazzola in mano in attesa di ricevere il permesso di avvicinarsi ai quattro peli che tristemente stazionano sulla testa di Giovanni. Aldo, beato lui, se la dorme. Io invece sono al trucco da svariate ore: è vero, ultimamente non me la passo male, ma per trasformarmi in un ricco credibile ce ne vuole di tempo. Dietro le quinte del Trio Giovanni pretende di vestirsi e pettinarsi a modo suo: la costumista si è licenziata, il parrucchiere aspetta il permesso di avvicinarsi ai pochi peli che ha in testa Io sono al trucco da ore: ce ne vuole di tempo per fare di me un ricco credibile Aldo, beato lui, dorme

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 43 06/07/2014 Il Messaggero - Ed. Nazionale Pag. 22 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Zingaretti, che interpreta un avvocato d'ufficio, e D'Amore, ancora una volta nel ruolo di un fuorilegge dopo "Gomorra", sono i protagonisti di "Perez." di Edoardo De Angelis IL FILM Attenti a quei due LUCA: «IL PERSONAGGIO PIÙ DIFFICILE DELLA MIA CARRIERA IN UNA STORIA IN CUI LA LEGALITÀ SI CONFONDE CON LA CRIMINALITÀ» Gloria Satta

RICCIONE Luca Zingaretti come non l'avete mai visto: stanco, rassegnato, la barba incolta e un evidente tormento interiore, l'attore interpreta un pavido avvocato d'ufficio alle prese con una vicenda criminale più grande di lui in Perez. , il nuovo film di Edoardo De Angelis, il regista 35enne rivelato da Mozzarella Stories . «È il ruolo più difficile della mia carriera», rivela l'attore, anche coproduttore. Accanto a Zingaretti c'è Marco D'Amore, la rivelazione della serie Gomorra in cui interpretava il camorrista Ciro: questa volta fa un tipo ambiguo, sospeso tra illegalità e sentimenti e coinvolto una vicenda febbrile. «Nel futuro vorrei affrancarmi dai ruoli di delinquente», spiega l'attore napoletano 32enne, «ma in Perez. il mio personaggio era troppo affascinante per rinunciarvi: è un criminale insolito, un uomo al bivio che finisce per compiere una scelta guidato dall'amore». THRILLER Potrebbero essere fratelli: stessi lineamenti duri, stessa pelata sexy e stessa presenza virile, sulle spalle il peso di due personaggi televisivi di enorme successo popolare, Montalbano per Luca e Ciro per Marco: Zingaretti e D'Amore formano l'accoppiata vincente del noir di De Angelis che, distribuito da Medusa, conferma la vitalità del giovane cinema italiano e potrebbe sparigliare la prossima stagione cinematografica. Si abbracciano, si parlano fitto fitto tra di loro i due attori a Riccione dove, nel corso di Ciné, si sono viste le prime immagini, prevalentemente notturne, del film ambientato in una Napoli inedita: la città tutta grattacieli, vetro e metallo del Centro Direzionale, sede dei tribunali. La storia inizia quando l'avvocato Perez, incalzato da eventi imprevisti, si trova a dover difendere la vita della figlia (l'esordiente Simona Tabasco) fidanzata con il poco di buono d'Amore. «Sono sempre stato affascinato dalle storie in cui la legalità si confonde con il mondo criminale: è quella zona grigia in cui un attore può scavare», dice Zingaretti paragonando la lavorazione a un'esperienza umana che l'ha lasciato «svuotato». Spiega: «Mi sono entusiasmato al processo creativo del film che ho potuto seguire dall'inizio. Quando il mio personaggio deve tirar fuori il meglio di sé per salvare la figlia in pericolo, rimetterà in discussione tutta la sua vita». Ecco spiegato il punto contenuto nel titolo: «Significa che l'uomo riparte da zero», spiega il regista. SUCCESSO Dopo i super-ascolti di Gomorra , Marco d'Amore si trova bersagliato dalle proposte del cinema. Teme di venire travolto dal successo? «Recito da troppo tempo per correre dei rischi», risponde l'attore, «Per me il lavoro è fatica, rinuncia, dedizione». Conferma Zingaretti: «Voglio bene a Marco, in lui ho ritrovato il mio entusiasmo, il gusto per i dettagli, la passione per la vita in teatro. Quando recita non si fa distrarre da niente e nessuno: è un atteggiamento tipico dei grandi attori, anzi dei grandi uomini». BUFALA SUL WEB E MAX PEZZALI SMENTISCE: «SONO VIVO»Video intervista su IlMessaggero.it Foto: NEMICI SUL SET Luca Zingaretti e Marco D'Amore in una scena di "Perez."

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 44 06/07/2014 Il Messaggero - Roma Pag. 52 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL PREMIO LA RASSEGNA "Bimbi belli", opere prime in gara con Moretti Appuntamento estivo al Nuovo Sacher con una giuria formata da soli spettatori AL VIA DOMANI CON "LA VARIABILE UMANA" DI OLIVIERO SI CHIUDE IL 24 CON "SMETTO QUANDO VOGLIO" Gloria Satta

Palma d'oro? Leone? Orso? David? Nastro? Macché. Il premio più ambito delle opere prime italiane è ormai quello assegnato da Nanni Moretti ogni estate nell'arena del Nuovo Sacher. E domani, fino al 24 luglio, torna per il decimo anno consecutivo "Bimbi belli", il mini-festival destinato ai film d'esordio: sono undici, selezionati dallo stesso Moretti che, reduce dalla riprese del suo nuovo film Mia madre , ogni sera al termine della proiezione condurrà il dibattito con i rispettivi registi. La giuria, composta da spettatori e spettatrici, nella serata finale assegnerà i premi per il miglior film, la migliore attrice, il migliore attore, il miglior dibattito. L'anno scorso vinsero L'intervallo e Pulce non c'è a pari merito, Alessandro Gassman e Jasmine Trinca come attori. Visto che la qualità degli esordi quest'anno è alta, la sfida si prospetta all'ultimo respiro (Nuovo Sacher, Largo Ascianghi 1, ingresso 6 euro, abbonamento a 11 serate 33 euro, proiezioni 21.30). I FILM Si comincia domani sera con La variabile umana di Bruno Oliviero, un noir sull'immoralità ambientato a Milano e interpretato da Silvio Orlando, Giuseppe Battiston e . Giovedì 10 sarà la volta di Piccola patria di Alessandro Rossetto, già presentato a Venezia: è un ritratto in nero, ambientato nel Nordest, di un'Italia in cui i valori si vanno dissolvendo. Venerdì 11 scende nell'arena l'opera prima più premiata dell'anno: La mafia uccide solo d'estate di Pif (anche interprete con Cristiana Capotondi) che ha scelto la commedia per raccontare la Palermo della criminalità organizzata. Lunedi 14, Sebastiano Riso presenta Più buio di mezzanotte ispirato a una storia vera, protagonista un adolescente omosessuale nella Catania anni Ottanta. Martedi 15 è in programma Nottetempo di Francesco Prisco, un noir con Giorgio Pasotti. Mercoledi 16 Il mondo fino in fondo di Alessandro Lunardelli segue fino in Patagonia i fratelli Luca Marinelli e Filippo Scicchitano. Giovedi 17 torna Giuseppe Battiston in Zoran il mio nipote scemo di Matteo Oleotto, commedia "etilica" ambientata nel Nordest. IL CASO Venerdi 18 c'è Via Castellana Bandier a, il debutto cinematografico dell'autrice teatrale Emma Dante: per questo film l'attrice 83enne Elena Cotta ha vinto il premio per la migliore interpretazione femminile a Venezia. Martedi 22 scende in lizza Spaghetti Story di Ciro De Caro, piccolo grande "caso" della stagione, realizzato a basso costo e applaudito nelle sale "undergound" di Roma. Mercoledi tocca ad Amori elementari di Sergio Basso, ritratto poetico e non scontato dell'adolescenza (c'è ancora Cristiana Capotondi). Il gran finale, giovedi 24, è affidato a Smetto quando voglio di Sydney Sibilia, commedia indiavolata su un gruppo di ricercatori precari che s'improvvisano spacciatori.Alla fine, la premiazione.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 45 06/07/2014 Il Sole 24 Ore - Domenica Pag. 36 (diffusione:334076, tiratura:405061) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato in mostra Novant'anni in piena Luce Camilla Tagliabue

A chi gli chiedeva conto dello stato dell'arte del cinema italiano, Carmelo Bene rispondeva: «Perché, esiste il cinema?». Eppure, per ironia della nemesi, il sardonico artista sarà uno dei protagonisti della ghiotta festa di compleanno della L.U.C.E., ovvero L'Unione Cinematografica Educativa nata 90 anni fa e, a oggi, la più antica istituzione di cinema pubblico al mondo, con il suo archivio di decine di migliaia di filmati e tre milioni di fotografie. Per festeggiare il suo quasi-secolo di vita, l'Istituto Luce-Cinecittà ha inaugurato giovedì al Vittoriano una mostra dedicata all'"immaginario italiano", patrocinata dal Mibact, dalla Regione Lazio e da Roma Capitale, sotto l'Alto Patronato del presidente della Repubblica. Corredano, poi, l'esposizione, curata da Gabriele D'Autilia (testi) e da Roland Sejko (video), un opulento catalogo e quattro retrospettive di film, documentari e cortometraggi, prodotti e distribuiti da Luce dal 1933 al 2013: oltre 130 titoli che saranno proiettati, fino a ottobre, al Maxxi, ai Fori Imperiali, in piazza Santa Croce in Gerusalemme e al Vittoriano stesso. Le sale della mostra sono organizzate secondo un criterio tematico- cronologico: oltre venti schermi di videoinstallazioni e filmati storici; più di cinquecento fotografie d'archivio; ampi pannelli di analisi storico-linguistiche: l'itinerario visivo e uditivo si snoda dagli anni Venti di Città/Campagna alla sperequazione Modernità/Arretratezza dei Sessanta, dalla guerra allo sbarco degli alleati, dalla retorica alla censura fasciste. Fu, infatti, il Duce il primo a capire che «il cinema è l'arma più forte», strumento potentissimo di propaganda politica e formazione pedagogica: trasformò quindi la macchina da presa in macchina da guerra, contribuendo - in bene o in male - a plasmare l'immaginario nazionale. Ecco allora il Bel Paese in posa, non solo nelle pellicole dei maestri neorealisti o di altri blasonati cineasti, ma pure negli scatti dei fotoreporter, nei ritagli di cronaca, nei frame dei cinegiornali: vi sfilano, immortali, le camicie nere in Parlamento e le piazze lacrimose della contestazione; il pettoruto Mussolini e i leader inginocchiati della Dc; i monarchi e i volti televisivi; gli spettatori del circo e i vitelloni in villeggiatura; i pranzi a base di ricci di mare sugli scogli e i lavoratori in fabbrica; le Donne e le Stelle; i monumenti e i tossici nel vicolo. Così è l'Italia, anche perché è stata rappresentata (o si è auto-rappresentata) così; per dirla con Roland Barthes: «Le immagini sono più vive delle persone... Noi viviamo conformemente a un immaginario generalizzato». L'ambizione del catalogo è, pertanto, quella di «raccontare in che modo, lungo il Ventesimo secolo, la realtà riprodotta in immagine ha costruito il nostro immaginario. Per quasi cento anni l'Istituto Luce ha prodotto, raccolto e divulgato in ogni angolo del Paese milioni di immagini che hanno permesso quasi a ogni italiano di costruirsi il proprio personale album mentale». Nel museo e nelle pagine vanno in scena «tutte le immagini, da quelle imposte dalla propaganda a quelle nascoste tra le righe dei messaggi del potere, da quelle semplificate della didattica a quelle insidiose degli slogan commerciali; poiché il nostro immaginario è fatto di immagini che abbiamo amato o odiato, desiderato o ignorato, indagato o solo pensato». Ci vuole, però, un poco di indulgenza e affetto per guardarsi in questo specchio antico e capire, come scrive Dacia Maraini nella prefazione, «che queste fotografie, nonostante le intenzioni mistificatorie, sono qui a raccontarci mirabilmente una storia d'Italia piena di umanità». © RIPRODUZIONE RISERVATA Luce. L'immaginario italiano, Roma, Complesso del Vittoriano, fino al 21 settembre; il catalogo è a cura di Gabriele D'Autilia ed edito da Rai Eri e Istituto Luce-Cinecittà Foto: in posa|Per Mussolini il cinema era lo strumento di propaganda politica per eccellenza

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 46 06/07/2014 Gazzetta di Modena - Ed. Nazionale Pag. 27 (diffusione:10626, tiratura:14183) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il cinema estivo del Pacchioni torna da domani con tanti "cult" mirandola Il cinema estivo del Pacchioni torna da domani con tanti "cult"

Il cinema estivo del Pacchioni torna da domani con tanti "cult" mirandola MIRANDOLA Dopo il successo delle precedenti edizioni torna il cinema estivo del Circolo Pacchioni, realizzato con il contributo ed il patrocinio del Comune. Si parte domani con "La mafia uccide solo d'estate", uno dei film italiani di maggior successo della passata stagione. Si prosegue mercoledì con "Still Life", storia di un funzionario comunale che rintraccia i parenti di persone decedute in solitudine. Scritto e diretto da Uberto Pasolini, "Still Life" ha vinto il premio Orizzonti per la regia al Festival di Venezia. Per la gioia dei bambini (e non solo) il 14 luglio sarà la volta di "Cattivissimo Me 2", film d'animazione campione d'incassi. Serata da Oscar il 16 luglio con la proiezione di "The wolf of Wall Street", controversa biografia di un ricco finanziere corrotto. Film crudo, ironico e provocatorio, ma è già un cult. Per questa prova Leonardo DiCaprio ha ottenuto il Golden Globe e la nomination agli Academy Awards. Il circolo propone poi un'altra pellicola che richiama il premio cinematografico più importante del mondo, "Dallas Buyers Club", i cui protagonisti Matthew McConaughey e Jared Leto sono stati insigniti con l'Oscar per le migliori interpretazioni maschili. McConaughey, che per questo ruolo ha perso 20 chili, interpreta un texano che contrae il virus dell'HIV. All'interno del tabellone c'è anche un evento speciale: la proiezione di "Tellurica - Racconti dal cratere", progetto collettivo che ha visto la partecipazione di dieci registi nella realizzazione di un lungometraggio che racchiude altrettanti punti di vista sul terremoto dell'Emilia. Sarà occasione per riflettere sugli avvenimenti di due anni fa attraverso sguardi inediti che hanno prodotto un'opera di notevole qualità artistica e dal forte valore catartico. Il programma prosegue con "I Sogni segreti di Walter Mitty", dove Ben Stiller dirige se stesso per raccontare la storia di un'inguaribile sognatore che usa la propria fantasia per fuggire alla monotonia quotidiana. Lunedì 28 luglio toccherà al nuovo film dei fratelli Coen, una commedia dalle tinte malinconiche che ricorda il cinema americano on the road degli anni '70. Ricca e memorabile la colonna sonora curata dalla pop star Justin Timberlake, che compare anche nel ruolo di attore. Il cinema estivo chiuderà con il capolavoro di Buster Keaton "Come vinsi la guerra", originariamente proposto lo scorso maggio in un'iniziativa speciale, poi rinviato causa maltempo. Preziosa la partecipazione del maestro Alessandro Pivetti, che accompagnerà le immagini della pellicola con musica dal vivo. Tutti gli spettacoli alle 21.30 (con apertura della biglietteria alle 21) in via Pico 43, ex cinema Astoria. Sergio Piccinini

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 47 06/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale Pag. 54 (diffusione:44247, tiratura:212000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Nella favola di "Rio 2096" c'è il Brasile in lotta contro il male del mondo cinema »l'anticipazione Arriva in Italia il film d'animazione diretto da Luiz Bolognesi e prodotto dalla Gullane in cui lavora la cineasta triestina Manuela Mandler Nella favola di "Rio 2096" c'è il Brasile in lotta contro il male del mondo

Nella favola di "Rio 2096" c'è il Brasile in lotta contro il male del mondo cinema »l'anticipazione Arriva in Italia il film d'animazione diretto da Luiz Bolognesi e prodotto dalla Gullane in cui lavora la cineasta triestina Manuela Mandler di Beatrice Fiorentino Mentre in Brasile la "febbre mundial" sale in attesa delle semifinali, in Italia arriva il primo lungometraggio del brasiliano Luiz Bolognesi "Rio 2096", dopo aver trionfato l'anno scorso al Festival di Annecy, forse il più importante evento dedicato al cinema di animazione. Il film esce distribuito dalla GA&A nelle principali città italiane - Roma, Milano e Torino - ma anche a Trieste, al Cinema dei Fabbri, sala che in poco più di un anno è diventata un vero e proprio punto di riferimento per il cinema indipendente e di qualità. "Rio 2096", nella versione italiana, e "Una storia d'amore e furia" come recita il titolo nella versione originale, è ambientato in Brasile e racconta la vita di un uomo, prescelto dagli dei per combattere il male del mondo e farsi portatore di pace attraverso i secoli. La sua è un'avventura lunga seicento anni. A ogni apparente morte il guerriero si trasforma in uccello e vola alla ricerca della bella Janaína, la donna che ama e che amerà in ogni epoca e tempo. Si ripercorre la storia del Brasile, caratterizzata da secoli di lotte e dominazioni, scegliendo quattro momenti topici: il genocidio degli Indios Tupinamba nel 1500 per mano dei portoghesi, la schiavitù che ha caratterizzato gli anni del diciannovesimo secolo, la dittatura militare degli anni '70 e una futuristica Rio de Janeiro del 2096, quando la guerra per l'acqua e un esasperato squilibrio sociale potrebbero essere all'ordine del giorno. «Non è una cosa troppo lontana dalla realtà. Nei prossimi anni i problemi per l'acqua potrebbero non essere solo fantascienza». A esprimere questa preoccupazione è Manuela Mandler, triestina trapiantata in Brasile per amore al seguito del marito Fabiano, fondatore assieme al fratello Caio della produzione Gullane, che ha realizzato il film assieme alla Buriti Filmes. «In questo scenario futuro o futuribile - prosegue - l'Amazzonia è già scomparsa, i ricchi abitano sulle montagne mentre i poveri non si sa neppure dove siano. Il tema dell'acqua è diventato attuale perché i bacini acquiferi si stanno progressivamente abbassando. Ci sono piogge torrenziali in certe zone, ma totale assenza di precipitazioni in altre. E quindi il timore è molto concreto». Manuela Mandler racconta la genesi del progetto al quale «Luiz Bolognesi ha cominciato a lavorare già sette anni fa. Lui è uno dei più importanti sceneggiatori brasiliani, abbiamo già lavorato insieme a "La terra degli uomini rossi-Birdwatcher" di Marco Bechis e anche alla sceneggiatura di "Amazonia", passati entrambi alla Mostra del cinema di Venezia. Questa è la sua prima regia e ha espressamente voluto realizzare un film di animazione». «Come sceneggiatore so che il mondo dell'animazione offre infinite possibilità dal punto di vista della narrazione - conferma Bolognesi -. Se avessi optato per un film in "live action" non sarebbe stato possibile scrivere la scena nella quale i Tupis e i Tupinambás si affrontano in guerra nel XIV secolo, né avrei potuto descrivere la scena di una Rio de Janeiro del futuro dove un'astronave sorvola la città. Sicuramente questo è il fattore principale per cui ho optato per l'animazione. Volevo raccontare il Brasile in modo da incuriosire i giovani e avvicinarli alla storia del nostro Paese, piena di amore e furia!». Abeguar, questo il nome del protagonista del film, attraversa la storia e il tempo come un eroe rivoluzionario, un combattente che non esita a mettere in gioco la propria vita per la libertà, lottando sempre dalla parte degli oppressi. Il regista lo definisce «un personaggio unico, con una singolarità sia poetica che mitica nel cinema brasiliano», preoccupandosi anche del fatto che i giovani abbiano strumenti adeguati per conoscere la storia del loro Paese. «Vivere senza conoscere il passato, è come vivere nell'oscurità» afferma Abeguar in una delle prime sequenze, e il regista spiega: «Raccontiamo la storia del Brasile sulla base della mitologia Tupinambà, ma al tempo stesso

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 48 06/07/2014 Il Piccolo di Trieste - Ed. Nazionale Pag. 54 (diffusione:44247, tiratura:212000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

umanizziamo il protagonista attraverso valori più contemporanei per creare empatia con gli spettatori. L'immortalità - prosegue - non è una sua scelta e può essere vista quasi come una punizione, il peso di essa è quasi insopportabile. Gli è stato imposto un destino glorioso senza che lui fosse pronto per affrontarlo. E' un uomo sempre in lotta per i valori semplici, come la ricerca della felicità accanto alla sua donna, ma è costantemente ostacolato da eventi violenti. E' un personaggio destinato a combattere con insistenza nel corso del tempo, anche senza sapere se alla fine ne uscirà vittorioso». Accanto all'eroe c'è una donna, Janaína. «Lei è la sintesi della donna brasiliana - spiega Bolognesi -. Diversamente da Abeguar non è consapevole della sua immortalità e, quando muore, lei muore davvero. Nonostante tutto continua ad essere una combattente e sprona l'eroe nella sua battaglia quando lui è pronto a rinunciare, proprio come fanno le donne brasiliane». Se ci si concede un viaggio nella fantasia e ci si lascia andare credendo alla favola di Abeguar, si potrebbe anche pensare che i murales che denunciano l'altra faccia dei mondiali, assai distante dallo sfavillio dei riflettori degli stadi, possano essere opera sua. I volti tristi dei bambini delle favelas, che si ritrovano nel piatto un pallone da calcio anziché cibo per mangiare. «Il Brasile vive tutto sommato un buon momento - racconta la Mandler secondo la sua esperienza - ma ci sono ancora molte differenze tra le classi sociali. Gli anni di Lula hanno regalato stabilità politica e crescita economica, la fascia di povertà è diminuita molto, però alcuni problemi rimangono e il fatto che ci siano proteste in atto è il segnale di una presa di coscienza che va letto come un fatto positivo. Anche se la protesta è disordinata e male indirizzata. Nel film c'è una battuta in cui si dice: "C'è sempre qualcosa per cui combattere". Luiz si sente vicino agli oppressi - continua - sente che il suo film dialoga bene con chi sta protestando in Brasile in questo momento, ma anche con chi si trova in condizioni simili altrove. Infatti "Rio" ha ricevuto un'ottima accoglienza in tutto il mondo. Ha partecipato a più di cinquanta festival internazionali (tra questi il Science+Fiction a Trieste, ndr) ed è andata bene ovunque». Bolognesi e la Gullane sono già al lavoro su un nuovo progetto, come anticipa la produttrice: «Luiz sta lavorando al trattamento del prossimo film, anche questo di animazione. Il titolo provvisorio è "Viaggiatori" e tratta di un gruppo di bambini che abitano in diverse città del mondo, ma che grazie alle nuove tecnologie riescono a scambiarsi gli uni con gli altri per poter vivere realtà diverse e complementari. Ciò che si cerca di analizzare e di mettere in discussione è lo spazio a disposizione dell'infanzia nella società contemporanea». ©RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 49 06/07/2014 Il Tirreno - Ed. Nazionale Pag. 61 (diffusione:80832, tiratura:102004) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Sarà un autunno nel segno della commedia Bova, De Luigi, Ruffini, Papaleo, De Sica, Bisio, Cristiana Capotondi e Paola Cortellesi: il cinema italiano va sul sicuro Sarà un autunno nel segno della commedia

Sarà un autunno nel segno della commedia Bova, De Luigi, Ruffini, Papaleo, De Sica, Bisio, Cristiana Capotondi e Paola Cortellesi: il cinema italiano va sul sicuro ROMA Durante l'estate - dalvo qualche prima (di solito intorno a Ferragosto) - il grande schermo sotto le stelle offre di solito la possibilità di poter vedere qualche fim che ci è sfuggito durante la stagione invvernale. Ma intanto si lavora, dai set al montaggio, per preparare la stagione che verrà. E possiamo già dire che tranne qualche eccezione e qualche sporadica avventura nel campo dei film di genere o d'autore, in Italia è la commedia a vincere nel cuore del pubblico, come dimostrano anche gli incassi al box office. Certo nulla di nuovo sotto il sole. Fatto sta che anche quest'anno, dall'autunno in poi, sta per piombare sugli schermi una vera pioggia di commedie, una sicurezza per una cinematografia come quella italiana che non ha le forze di misurasi con quella Usa nei film ad alto budget. Intanto in sala arrivano il 9 ottobre "Fratelli unici" di Alessio Maria Federici con Raoul Bova, Luca Argentero, e Miriam Leone e "Tutto molto bello" di e con il "toscanaccio" Paolo Ruffini (reduce dalle critiche che gli sono piovute addosso per alcune espressioni usate durate la presentazione dei recenti David di Donatello). La settimana successiva, esattamente il 16 ottobre , è la volta invece di "E fuori nevica" di e con Vincenzo Salemme; mentre il 23 ottobre è di scena "Soap Opera" di Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis e Diego Abatantuono. "Confusi e felici" I a firma di Massimiliano Bruno con Claudio Bisio, arriverà invece sugli schermi solo il 30 ottobre. Di scena un Bisio nei panni di una psicanalista in crisi salvato dai suoi stessi pazienti compreso Marco Giallini. Il 13 novembre è invece la volta de "La scuola più bella del mondo" di Luca Miniero con Rocco Papaleo, Christian De Sica mentre il 27 novembre scenderà in campo "Scusate se esisto!" di con nel cast Raoul Bova e Paola Cortellesi. Sempre nella stessa data, uscirà "Andiamo a quel paese" di e con Ficarra & Picone mentre l'11 dicembre arriverà sugli schermi "Il ricco, il povero e il maggiordomo"di Aldo, Giovanni, Giacomo e Morgan Bertacca e "Ma tu di che segno 6?" di Neri Parenti. Nel cast Massimo Boldi, Gigi Proietti, Vincenzo Salemme e Ricky Memphis per un film tutto da ridere su ossessione, follia e scaramanzia sui segni zodiacali Pesci, Scorpioni, Arieti, Gemelli. In zona prenatalizia, 18 dicembre, arriva "Un Natale stupefacente"di Volfango De Biasi con Lillo & Greg, Paola Minaccioni e Paolo Calabresi mentre il 2015 si apre il 1 gennaio con "Si accettano miracoli" di e con Alessandro Siani. Usciranno, infine, nella prossima stagione, ma in data ancora da definire: "Arance e martello" di Diego Bianchi; "Buoni a nulla" di Gianni Di Gregorio; "Italiano medio" di e con Maccio Capatonda; "Ma che bella sorpresa" di Alessandro Genovesi con Claudio Bisio e Frank Matano; "Ogni maledetto Natale" di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo; "Stasera mi butto" di Francesco Pavolini con Maurizio Battista; "Torno indietro e cambio la mia vita" di con Giulia Michelini, Raoul Bova e,infine, "Zio Gaetano è morto" di Antonio Manzini con Libero De Rienzo e Pietro Sermonti.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 50 06/07/2014 L'Arena di Verona Pag. 56 (diffusione:49862, tiratura:383000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA . Dal 9 ottobre nelle sale un'infornata di film leggeri, «cinepanettone» compreso Ruffini, Siani, Neri Parenti In arrivo un fiume di commedie

Ficarra e Picone, il 27 novembre nelle sale con Andiamo a quel paese Tranne qualche eccezione e qualche sporadica avventura nel campo dei film di genere o d'autore, in Italia è la commedia a vincere nel cuore del pubblico, come dimostrano anche gli incassi al box office. Certo nulla di nuovo sotto il sole. Fatto sta che anche quest'anno, dall'autunno in poi, sta per piombare sugli schermi una vera pioggia di commedie, una sicurezza per una cinematografia come quella italiana che non ha le forze di misurasi con quella Usa nei film ad alto budget. Intanto in sala arrivano il 9 ottobre i Fratelli unici di Alessio Maria Federici con Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini e Miriam Leone e Tutto molto bello di e con Paolo Ruffini. La settimana successiva, esattamente il 16 ottobre, è la volta invece di E fuori nevica di e con Vincenzo Salemme; mentre il 23 ottobre è di scena Soap Opera di Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis e Diego Abatantuono. Confusi e felici a firma di Massimiliano Bruno con Claudio Bisio, arriverà invece sugli schermi solo il 30 ottobre. Di scena un Bisio nei panni di una psicanalista in crisi salvato dai suoi stessi pazienti compreso Marco Giallini. Il 13 novembre è invece la volta de La scuola più bella del mondo di Luca Miniero con Rocco Papaleo e Christian De Sica, mentre il 27 novembre scenderà in campo Scusate se esisto! di Riccardo Milani con nel cast Raoul Bova e Paola Cortellesi. VERSO NATALE. Sempre il 27 novembre uscirà Andiamo a quel paese di e con Ficarra & Picone, mentre l'11 dicembre arriverà sugli schermi Il ricco, il povero e il maggiordomo di Aldo, Giovanni, Giacomo e Morgan Bertacca, e il «cinepanettone» Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti: nel cast Massimo Boldi, Gigi Proietti, Vincenzo Salemme e Ricky Memphis per un film tutto da ridere su ossessione, follia e scaramanzia sui segni zodiacali Pesci, Scorpioni, Arieti, Gemelli. In zona prenatalizia, 18 dicembre, arriva Un Natale stupefacente di Volfango De Biasi con Lillo & Greg, Paola Minaccioni e Paolo Calabresi, mentre il 2015 si apre il 1° gennaio con Si accettano miracoli di e con Alessandro Siani. Il 29 gennaio arriva Noi e Giulia di e con Edoardo Leo. USCIRANNO, infine, nella prossima stagione, ma in data ancora da definire: Arance e martello di Diego Bianchi; Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio; Italiano medio di e con Maccio Capatonda; Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi con Claudio Bisio e Frank Matano; Ogni maledetto Natale di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo; La prima volta di mia figlia di e con Riccardo Rossi; Stasera mi butto di Francesco Pavolini con Maurizio Battista; Torno indietro e cambio la mia vita di Carlo Vanzina con Giulia Michelini e Raoul Bova e, infine, Zio Gaetano è morto di Antonio Manzini con Libero De Rienzo e Pietro Sermonti.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 51 06/07/2014 Brescia Oggi Pag. 48 (diffusione:16000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA . Dal 9 ottobre nelle sale un´infornata di film leggeri, «cinepanettone» compreso Ruffini, Siani, Neri Parenti In arrivo un fiume di commedie

Ficarra e Picone, il 27 novembre nelle sale con Andiamo a quel paese Tranne qualche eccezione e qualche sporadica avventura nel campo dei film di genere o d´autore, in Italia è la commedia a vincere nel cuore del pubblico, come dimostrano anche gli incassi al box office. Certo nulla di nuovo sotto il sole. Fatto sta che anche quest´anno, dall´autunno in poi, sta per piombare sugli schermi una vera pioggia di commedie, una sicurezza per una cinematografia come quella italiana che non ha le forze di misurasi con quella Usa nei film ad alto budget. Intanto in sala arrivano il 9 ottobre i Fratelli unici di Alessio Maria Federici con Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini e Miriam Leone e Tutto molto bello di e con Paolo Ruffini. La settimana successiva, esattamente il 16 ottobre, è la volta invece di E fuori nevica di e con Vincenzo Salemme; mentre il 23 ottobre è di scena Soap Opera di Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis e Diego Abatantuono. Confusi e felici a firma di Massimiliano Bruno con Claudio Bisio, arriverà invece sugli schermi solo il 30 ottobre. Di scena un Bisio nei panni di una psicanalista in crisi salvato dai suoi stessi pazienti compreso Marco Giallini. Il 13 novembre è invece la volta de La scuola più bella del mondo di Luca Miniero con Rocco Papaleo e Christian De Sica, mentre il 27 novembre scenderà in campo Scusate se esisto! di Riccardo Milani con nel cast Raoul Bova e Paola Cortellesi. VERSO NATALE. Sempre il 27 novembre uscirà Andiamo a quel paese di e con Ficarra & Picone, mentre l´11 dicembre arriverà sugli schermi Il ricco, il povero e il maggiordomo di Aldo, Giovanni, Giacomo e Morgan Bertacca, e il «cinepanettone» Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti: nel cast Massimo Boldi, Gigi Proietti, Vincenzo Salemme e Ricky Memphis per un film tutto da ridere su ossessione, follia e scaramanzia sui segni zodiacali Pesci, Scorpioni, Arieti, Gemelli. In zona prenatalizia, 18 dicembre, arriva Un Natale stupefacente di Volfango De Biasi con Lillo & Greg, Paola Minaccioni e Paolo Calabresi, mentre il 2015 si apre il 1° gennaio con Si accettano miracoli di e con Alessandro Siani. Il 29 gennaio arriva Noi e Giulia di e con Edoardo Leo. USCIRANNO, infine, nella prossima stagione, ma in data ancora da definire: Arance e martello di Diego Bianchi; Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio; Italiano medio di e con Maccio Capatonda; Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi con Claudio Bisio e Frank Matano; Ogni maledetto Natale di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo; La prima volta di mia figlia di e con Riccardo Rossi; Stasera mi butto di Francesco Pavolini con Maurizio Battista; Torno indietro e cambio la mia vita di Carlo Vanzina con Giulia Michelini e Raoul Bova e, infine, Zio Gaetano è morto di Antonio Manzini con Libero De Rienzo e Pietro Sermonti.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 52 06/07/2014 La Sicilia - Ed. Nazionale Pag. 20 (diffusione:64550, tiratura:80914) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato L' attore a breve girerà un film americano su un pezzo di storia italiana: «Presto farò Pio XII» Giannini: «Il bello è trasformarsi» Ai giovani. «Purtroppo consiglio loro di andare via dall'Italia. Restando qui perdono il piacere della giovinezza»

Giancarlo Giannini (La Spezia, 1942). Attore, doppiatore, regista, sceneggiatore, è stato ... Maria Lombardo Acicatena. Icona del cinema italiano, del non bello ma fascinoso, un po' volgare ma molto macho che piace alle donne nei film di Lina Wertmuller, Giancarlo Giannini, ad Acicatena per la rassegna Cinenostrum (che ieri sera ha abbassato il sipario ospitando Eleonora Giorgi) spalla di Ornella Muti nel presentare Io e il Re di Luigi Magni, è uno dei pochi nostri attori di fama internazionale. Basti pensare ai titoli di 007, Quantum of Solace e Casino Royale, Hannibal di Ridley Scott, basti pensare che è lui la voce di Al Pacino. Ma a parte Mimì metallurgico che lo ha bollato da siciliano, film che ha legato indissolubilmente l'attore all'Isola, non si può non parlare con lui di un anniversario importante, quello di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto (1974) che compie 40 anni. L'immagine di Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, indimenticabili protagonisti diretti da Lina Wertmuller, ha campeggiato in questi giorni nei manifesti di "Ciné" a Riccione. Un film di culto come la maggior parte di quelli interpretati dal grande attore, oggi settanduenne. Sul bordo di una piscina fra Acicatena e Acicastello parliamo di quell'azzurro mare di agosto. Un film estivo che passa di frequente in televisione. Cosa le ricorda, Giannini, e cosa può dire oggi secondo lei? «Quel film è andato in tutto il mondo. Storia di una coppia raccontata in modo che l'uomo e la donna si riconoscano, è anche film altamente politico: lui è un marinaio poverissimo, lei è una donna ricca. Scocca la scintilla in un posto straordinario che è un paradiso terrestre. E' un'avventura bellissima che tutti vorrebbero vivere. Certo il finale è drammatico. Questo momento svanisce ma è come nella vita, i momenti belli non durano sempre». Una favola dal risvolto politico. Vale ancora? «Perlomeno lì c'erano delle idee abbastanza precise della politica. Se lei oggi mi sa dare un'idea precisa della politica... Io non le so rispondere». Qui ad Acicatena abbiamo visto Io e il Re di Magni dove è "Franceschiello" ultimo re delle Due Sicilie. Quale il suo rapporto con i personaggi interpretati? «Al cinema sei quello che ti chiedono di fare. Il bello è trasformarsi. Io sono uno di quegli attori che non imita la realtà ma cerca di interpretarla». Come regista sta lavorando a un progetto nuovo? «Ho fatto di recente un film che mi è costato molta fatica e molto denaro (il noir Ti ho cercata in tutti i necrologi). L'ho seguito da produttore come si faceva all'antica. Un film molto difficile che sto seguendo nei festival del mondo. Oggi fare un film è un'impresa non solo per il denaro da trovare ma per l' uscita nelle sale . Un conto è uscire con 30-40 copie, un conto con 1200. Ci sono film che invadono il mercato e non si capisce più la differenza. Un giovane che fa un film in Italia ha pochissime possibilità di farlo conoscere. Si parla tanto dei giovani ma non si aiuta nessun giovane. Checchè ne dicano i politici. Io dico solamente quello che penso. Purtroppo mi dispiace ma consiglio ai giovani, appena trovano all'estero un modo di applicare le loro idee, qualunque siano, di andare via dall'Italia. Non è bello che lo dica io ma purtroppo sono costretto. Si illudono molto i giovani che finiscono poi per non avere più il piacere di comunicare con la loro giovinezza le cose nuove che hanno da esprimere. All'estero ancora ci sono queste possibilità». Riguardo il mestiere d' attore, cosa consiglia ai giovani? «Non consiglio a nessuno di fare questo mestiere in cui bisogna essere molto fortunati. Devi avere la fortuna in un momento particolare per poi avere una vita lunga come attore». Nel film appena uscito The congress Ari Folman fa scansionare l'immagine della protagonista Robin Wright perchè possa essere utilizzata sua malgrado. Uno scenario futuristico ma non troppo per il cinema... «Le sembra così strano? In realtà è il vero futuro del cinema. Già 30 anni fa Fellini mi diceva "Giancarlo il cinema è già morto". Ed è vero che il cinema è morto. Purtroppo lo devo dire. I film del futuro sono i videogames, quelli che vengono dalla tecnologia. Io ho dato la voce a uno di questi videogames. Siccome si va molto dietro al denaro e alla tecnologia, il futuro del cinema è legato a questo tipo di giochi. Basti vedere quello che si può fare col videofonino: immettere soldi per produrre soldi. Quello è il nuovo modo di raccontare le storie». Intanto Giannini si prepara a un film americano e va in giro per l'Italia con una tournée teatrale, Storie di una

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 53 06/07/2014 La Sicilia - Ed. Nazionale Pag. 20 (diffusione:64550, tiratura:80914) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

notte d'estate ispirata a Sogno di una notte di mezz'estate. Perchè questo titolo? «Ho fatto teatro per 13 anni e in questo momento mi piace salire in palcoscenico con un pianista molto bravo con brani scritti per Shakespeare da Chopin: io dico dei pezzi e le note di Chopin ci accompagnano». Il film americano diretto da una regista donna (Giannini non può dire di più per adesso) tratterà di storia italiana: i rapporti fra Papa Pio XII e il Fascismo. Lei sarà un cardinale? «Non le dico quello che farò. Potrei fare anche il Papa». 06/07/2014

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 54 06/07/2014 Libero - Ed. Nazionale Pag. 33 (diffusione:125215, tiratura:224026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Richard Lester, vincitore a Cannes nel 1965 Il regista dei Beatles: «Con loro le mie gioie più grandi» LEONARDO IANNACCI

Richard Lester è un signore di 82 anni, gentile e sorridente. Pochi, vedendolo passeggiare per le vie del centro di Bologna, immaginano che questo elegante ottuagenario nato a Philadelphia sia stato uno dei cineasti di culto negli anni '60 e '70, vincitore di una Palma d'Oro a Cannes e - soprattutto - il regista preferito dai Beatles . Con il quartetto di Liverpool, Lester girò anche Help , un lungometraggio stile musical, carino ma nulla più e Come ho vinto la guerra , film con il solo Lennon nel cast, ma l'unico degno di entrare nella storia del cinema è il primo del 1963, A hard day's night , frizzante hi-light sulla Beatlemania. Film che, a 50 anni esatti dalla sua premiére londinese - è stato riproposto a Bologna, nell'ambito del Festival del Cinema Ritrovato. Lester ricorda tutto di quell'epoca favolosa: «Neppure la vittoria a Cannes o i film girati in seguito con Sean Connery e Audrey Hepburn mi hanno regalato emozioni simili. Incontrai i Beatles nel 1963, scelto da Lennon. Aveva visto un mio film con Peter Sellers protagonista e se ne era innamorato. Così mi volle per dirigere A hard day's night . Loro non erano già al top, solo di lì a poche settimane avrebbero raggiunto il successo planetario negli Usa con un'apparizione divenuta indimenticabile all' Ed Sullivan Show ». Lester trasformò i Beatles in attori: «Non avevano mai recitato, così inventai una sceneggiatura vicina alla loro vita caotica: concerti, viaggi, fughe dai fans urlanti, groupies nei camerini, show televisivi. Furono perfetti anche perché a differenza degli altri artisti erano magnetici, surreali e autoironici». Li ricorda uno a uno e li fotografa così: «Lennon era il più pittorico di tutti. McCartney sapeva di recitare la parte di un grande artista anche nella vita. Harrison conobbe sul set di A hard day's night la prima moglie, Pattie. Ringo Starr fu lodato dalla critica per una scena nella quale camminava lungo un fiume. In realtá pochi sanno che mentre girava era ubriaco fradicio!». Dopo Help , però, Lester si staccò dai Beatles. «Chiusero con le tourneé, diventate per loro frustranti perché le urla delle fan coprivano la musica. Poi ebbero un crisi d'identitá e il gruppo si sfaldò. Nel 1967 Jagger mi chiese di girare un film sui Rolling Stones , band che ammiravo. Ma non se ne fece nulla». Foto: Richard Lester, regista dei Beatles, a soli 15 anni cominciò a frequentare l'University of Pennsylvania [web]

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 55 06/07/2014 Libero - Milano Pag. 42 (diffusione:125215, tiratura:224026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato La rassegna «Arianteo» Cinema all'aperto Spariscono gli sconti per genitori e figli Addio agli ingressi a prezzo ridotto per le famiglie nelle proiezioni estive Niente film per ragazzi in cartellone. «Il Comune ha tagliato i fondi» MICHELA RAVALICO

Povere famiglie milanesi. Neppure il piacere di un bel cartoon all'aperto nei sabati di agosto. Quest'anno, per la prima volta da almeno 3 anni, non sarà in programma l'iniziativa «cinema per le famiglie», nell'ambito della rassegna Arianteo. Pare che il Comune non abbia trovato i soldi. Eppure l'iniziativa non era particolarmente costosa: con un investimento di cinquemila euro (iva compresa) Milano offriva ai nuclei familiari composti da due genitori e un figlio (nel caso di un numero maggiore di figli il prezzo del biglietto era quello ridotto) la possibilità di assistere a una proiezione gratis. Di solito, proprio per venire incontro alle famiglie, le serate erano previste al sabato. Mediamente (di sicuro è stato così nella scorsa stagione) si trattava di quattro sabato per estate (due a luglio e due in agosto), durante i quali al posto di film da grandi venivano proiettati cartoni animati o film da ragazzi. L'anno scorso, per esempio, era stato proiettato I Croods della Dreamworks, cartone animato su una famiglia di primitivi. Non sempre c'era il tutto esaurito, ma certo erano serate abbastanza richieste e di successo. Ieri sul Corriere della Sera un lettore si lamentava di questa sgradevole sorpresa, e riportava: «Ho avuto occasione di chiedere al cinema Anteo, organizzatore dell'evento, come mai quest'anno non ci fossere queste serate. Mi è stato risposto che questi film venivano proiettati dal Comune (assessorato all'Educazione) e che quest'anno per motivi di riorganizzazione interna non erano previsti». In effetti anche dall'Anteo ci confermano che la responsabilità è del Comune: «La gestione di Arianteo, l'iniziativa di cinema all'aperto che da più di 20 anni viene organizzata tutti gli anni a Milano,è in capo a noi. Il Comune ci dà gli spazi (come il cortile di Palazzo Reale, e il giardino del Castello, ndr), ma tutti i costi organizzativi e il rischio di impresa sono in capo a noi. Quest'anno abbiamo anche introdotto i proiettori digitali, ed è stata una spesa importante». Tra l'altro la stagione è partita un po' male. Con l'estate che stenta a decollare, ci sono state alcune serate in cui la proiezione è stata annullata per pioggia o magari è stata eseguita lo stesso ma per pochissimi spettatori. «Per questo noi non possiamo permetterci di fare offerte alle famiglie come quella di cui stiamo parlando - spiegano dall'Anteo - invece il Comune fino all'anno scorso partecipava con un piccolo contributo e rendeva possibile le serate per le famiglie. Quest'anno, però, non ci hanno contattati». ::: IL CASO INIZIATIVA Da oltre vent'anni, la gestione dell'Arianteo, l'iniziativa di cinema all'aperto che viene organizzata a Milano, è regolata dal cinema Anteo. Da almen o tre anni il Comune dava la disponibilità e un contributo per realizzare le serate per le famiglie, composte da due genitori e un figlio. Le proiezioni di cartoni animati e/o film per ragazzi erano a titolo totalmente gratuito e sono stati quattro nella scorsa stagione SORPRESA La sorpresa di quest'anno, inaspettata e critica, è stata l'assenza di serate «dedicate alle famiglie» dal programma. Di conseguenza, i nuclei familiari che vorranno vedere un film all'aperto, dovranno trovare una soluzione alternativa ACCUSE «Per motivi di riorganizzazione interna non sarranno previsti» Questa la risposta data a un cittadino che ha chiesto delucidazioni al cinema Anteo. Secondo i gestori dell'iniziativa è stato tagliato il contributo del Comune Foto: Un'immagine della sala all'aperto allestita l'anno scorso a Palazzo Reale per proiettare i film estivi. L'iniziativa «Arianteo» è diventata da anni un appuntamento fisso in città [Fotogramma]

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 56 06/07/2014 Libero - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Tassa su tv , telefoni, computer per dar soldi a Gino Paoli (e altri) Rialzi fino al 500% per l'imposta sull'acquisto degli apparecchi elettronici per rimpinguare la Siae Solita musica: si tutelano i privilegiati, si salvano i furbi e si bastonano gli onesti che non piratano i cd MAURIZIO BELPIETRO

Da quando esiste internet, i file mp3, mp4 o come diavolo si chiamano, non ho mai scaricato una canzone o un libro senza pagarlo. E non perché anche io, come fanno abitualmente milioni di persone nel mondo, non abbia sentito il desiderio di prendermi gratis una musica o un testo: semplicemente perché non ne sono capace. Uso il computer, il tablet e lo smartphone (così adesso chiamano il telefonino), ma li uso per le cose più semplici: scrivere un articolo, leggere una copia di giornale, telefonare a un amico. Tutto il resto per me è tabù, o quasi. Apprezzo quelli che sanno fare i download, guardare i film in streaming e pure coloro che si destreggiano tra le App, ma, scusate, questa non è la mia specializzazione. Ciò nonostante, pur non essendo un pirata del web, pur non essendomi mai appropriato delle altrui opere di ingegno senza pagare le royalties, pur non essendo uno che sente musica o guarda film a sbafo, anche a me d'ora in poi toccherà pagare la tassa Siae, l'ultima tra quelle inventate dal governo Renzi. Di che si tratta? Dell'imposta voluta dal ministro dei Beni culturali Dario Franceschini per far contenti gli autori (...) segue a pagina 3 MAURIZIO BELPIETRO (...) e gli editori. O meglio: di un'imposta che già esisteva fin dal 2003, ma che Franceschini ha fatto lievitare raddoppiandola. La Siae è la società che cura gli interessi di scrittori, cantanti, attori e registi, perché su ogni copia venduta di un libro, un cd oppure di un film fa pagare le royalties. Se una radio manda in onda una hit paga e lo stesso fa il cinema parrocchiale che proietta una pellicola (a proposito: ma esistono ancora i cinema parrocchiali o la crisi delle vocazioni ha avuto riflessi anche sui locali cattolici?). Così per lo meno avveniva fino a ieri. Ma da quando la musica, i film e anche i libri viaggiano su internet tutto è diventato più complicato, perché spesso basta un click per scaricare canzoni, best seller e riprese di successo. Dunque? La Siae non incassa e il piatto piange. Piange Gino Paoli, che della società è presidente, piangono gli associati che vedono ridursi i lauti compensi derivanti dal successo dell'estate. Di vedere gli introiti calare di questi tempi succede a tutti, ma non tutti si chiamano Gino Paoli e non tutti le possono cantarle al ministro dei Beni culturali. Risultato, a forza di protestare e piangere miseria i cantanti e gli artisti del piccolo e del grande schermo si sono fatti fare un decreto su misura, che impone il pagamento di 4 euro per chiunque compri un televisore, di 5,2 euro su ogni smartphone, di altri 5 euro per le memorie rimovibili, di 9 per le chiavette Usb e di 32,20 per ogni computer o hard disk. In pratica, visto che non è in grado di beccare i pirati che scaricano in barba alla legge, il governo ha deciso di tassare tutti gli strumenti elettronici che consentono disentire o vedere opere soggette alla Siae, più ogni strumento che abbia una memoria. Ciò vuol dire che d'ora in poi, anche chi non abbia mai violato le regole scaricando canzoni e film abusivamente sarà costretto a pagare. Il che non solo è un'ingiustizia, ma è una misura che premia anche chi non lo merita. Mi spiego: prendete il caso di un autore che non abbia successo e i cui cd non verrebbero ascoltati neanche se venissero regalati. D'ora in poi potrà reclamare qualche soldo sostenendo che le sue canzoni sono scaricate abusivamente e anche lui, come gli autori di successo, avrà diritto a una fettina della torta Siae. Così non ci sarà più il problema di stabilire se una musica ha successo o meno: tanto gli italiani pagano per tutti e i cantanti possono cantare senza le angosce che hanno tutti gli altri, industriali compresi, i quali ogni giorno sono costretti a lottare contro la contraffazione, ma non per questo chiedono di introdurre una tassa a carico di chi compra gli originali. Insomma, da qualsiasi parte la si prenda, l'imposta Siae è una porcata, che privilegia i più forti e i più coccolati, in questo caso la gente del mondo dello spettacolo. Invece di fare la guerra a chi commette un abuso, si preferisce fare un piacere alla gente che piace, caricandone i costi sulle spalle di tutti. È come se un tempo, quando c'era il mangia cassette e i dischi si potevano registrare, lo stato avesse tassato le cassette e pure i registratori. Di questo passo a breve avremo la tassa sulle fotocopie, perché qualcuno i libri invece di comprarli se lifotocopia in ufficio. Oppure avremo il prelievo sui furbi, ma a pagarlo

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 57 06/07/2014 Libero - Ed. Nazionale Pag. 1 (diffusione:125215, tiratura:224026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

non saranno i furbi, bensì gli onesti a causa della supposizione che tra loro si celi qualcuno che se ne approfitta. Altro che libero mercato, concorrenza e merito da premiare: qui si favoriscono solo i monopoli e i privilegi e la leva è sempre la stessa, quella fiscale. E poi si lamentano se c'è chi compra all'estero o addirittura attraversa i confini nazionali per andarsene definitivamente. Una volta l'Italia era il Paese del sole. Adesso è diventato quello delle sòle. E con l'aiuto dello Stato. [email protected] @BelpietroTweet CAVADINI - DE DOMINICIS alle pagine 2-3

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 58 06/07/2014 Il Giornale di Vicenza Pag. 55 (diffusione:41821, tiratura:51628) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato CINEMA . Dal 9 ottobre nelle sale un´infornata di film leggeri, «cinepanettone» compreso Ruffini, Siani, Neri Parenti In arrivo un fiume di commedie

Ficarra e Picone, il 27 novembre nelle sale con Andiamo a quel paese Tranne qualche eccezione e qualche sporadica avventura nel campo dei film di genere o d´autore, in Italia è la commedia a vincere nel cuore del pubblico, come dimostrano anche gli incassi al box office. Certo nulla di nuovo sotto il sole. Fatto sta che anche quest´anno, dall´autunno in poi, sta per piombare sugli schermi una vera pioggia di commedie, una sicurezza per una cinematografia come quella italiana che non ha le forze di misurasi con quella Usa nei film ad alto budget. Intanto in sala arrivano il 9 ottobre i Fratelli unici di Alessio Maria Federici con Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini e Miriam Leone e Tutto molto bello di e con Paolo Ruffini. La settimana successiva, esattamente il 16 ottobre, è la volta invece di E fuori nevica di e con Vincenzo Salemme; mentre il 23 ottobre è di scena Soap Opera di Alessandro Genovesi con Fabio De Luigi, Cristiana Capotondi, Ricky Memphis e Diego Abatantuono. Confusi e felici a firma di Massimiliano Bruno con Claudio Bisio, arriverà invece sugli schermi solo il 30 ottobre. Di scena un Bisio nei panni di una psicanalista in crisi salvato dai suoi stessi pazienti compreso Marco Giallini. Il 13 novembre è invece la volta de La scuola più bella del mondo di Luca Miniero con Rocco Papaleo e Christian De Sica, mentre il 27 novembre scenderà in campo Scusate se esisto! di Riccardo Milani con nel cast Raoul Bova e Paola Cortellesi. VERSO NATALE. Sempre il 27 novembre uscirà Andiamo a quel paese di e con Ficarra & Picone, mentre l´11 dicembre arriverà sugli schermi Il ricco, il povero e il maggiordomo di Aldo, Giovanni, Giacomo e Morgan Bertacca, e il «cinepanettone» Ma tu di che segno 6? di Neri Parenti: nel cast Massimo Boldi, Gigi Proietti, Vincenzo Salemme e Ricky Memphis per un film tutto da ridere su ossessione, follia e scaramanzia sui segni zodiacali Pesci, Scorpioni, Arieti, Gemelli. In zona prenatalizia, 18 dicembre, arriva Un Natale stupefacente di Volfango De Biasi con Lillo & Greg, Paola Minaccioni e Paolo Calabresi, mentre il 2015 si apre il 1° gennaio con Si accettano miracoli di e con Alessandro Siani. Il 29 gennaio arriva Noi e Giulia di e con Edoardo Leo. USCIRANNO, infine, nella prossima stagione, ma in data ancora da definire: Arance e martello di Diego Bianchi; Buoni a nulla di Gianni Di Gregorio; Italiano medio di e con Maccio Capatonda; Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi con Claudio Bisio e Frank Matano; Ogni maledetto Natale di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo; La prima volta di mia figlia di e con Riccardo Rossi; Stasera mi butto di Francesco Pavolini con Maurizio Battista; Torno indietro e cambio la mia vita di Carlo Vanzina con Giulia Michelini e Raoul Bova e, infine, Zio Gaetano è morto di Antonio Manzini con Libero De Rienzo e Pietro Sermonti.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 59 06/07/2014 Corriere Mercantile - Genova Pag. 22 (diffusione:10321, tiratura:13833) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato GENOVA FILM FESTIVAL Grande successo La camorra e i "messaggi da fuori" Premiati tra i cortometraggi anche "Arctic Spleen", "L'uomo sulla luna"

er la diciassettesima edizione del Genova Film Festival erano 29 le opere finaliste (20 cortometraggi e 9 documentari) scelte fra le circa 400 provenienti da tutta Italia che hanno partecipato alle selezioni del Concorso Nazionale per Cortometraggi e Documentari dedicato ai talenti emergenti del nostro cinema, diventato nel corso degli anni un importante osservatorio sulle nuove tendenze e momento di incontro e confronto tra registi e pubblico. Fra i 20 finalisti del Concorso Nazionale Cortometraggi, la giuria ufficiale composta dal direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio Jacopo Chessa, dal regista Mirko Locatelli e dalla sceneggiatrice Giuditta Tarantelli, ha attribuito all'unanimità il Premio al film "Messaggi da fuori" di Alessio Pasqua (Cosenza) storia di Peppino, conduttore radiofonico che ogni giorno si ritrova a fare da mediatore tra i cittadini di Napoli ed i messaggi che inviano ai loro parenti, detenuti nei vari carceri del sud Italia. Ma ogni messaggio può essere un vero e proprio codice da decifrare. La motivazione: «per la messa in scena e l'impegno civile che, in attento equilibrio, permettono all'autore di trattare un tema difficile come quello della camorra e dei suoi ricatti, sfidando con coraggio le minacce dei clan, realizzando un'opera matura e complessa. L'interpretazione dell'attore protagonista, Marco Mario de Notaris, al tempo stesso intensa e controllata, risulta essere di grande efficacia e contribuisce a favorire il giusto impatto emotivo». Il Premio per la Miglior Colonna Sonora è stato assegnato al film "Vudu dolls" di Raimondo Della Calce (Genova) «per la qualità dell'atmosfera sonora e la maturità nel creare la giusta armonia tra effetti sonori, musica e voci, in completa sintonia con l'evoluzione dei personaggi e lo sviluppo drammaturgico del film». La giuria ha assegnato anche due menzioni speciali a "ReCuiem" di Valentina Carnelutti (Roma) «per la capacità di calare lo spettatore in una dimensione quotidiana, nella quale irrompe l'evento drammatico, con un gusto naturalista, un'attenzione alla recitazione e un uso coerente del tempo filmico, senza scadere mai nella retorica e nel didascalismo" e a "A passo d'uomo" di Giovanni Aloi (Bologna) «per la capacità di universalizzare una storia semplice, lasciando intravedere una ricerca stilistica che, traendo spunto da un'urgenza, riesce a raggiungere un risultato a tratti impreciso ma asciutto, sincero e coraggioso». Ex-aequo, invece, per il Concorso Nazionale Documentari dove la giuria, composta dai registi Gianluca e Massimiliano De Serio e dal fotografo Alberto Terrile ha premiato due dei 9 documentari in concorso "Arctic Spleen" di Piergiorgio Casotti e "L'uomo sulla luna" di Giuliano Ricci «perché affrontano entrambi una riflessione sul rapporto tra la vita e la morte restituendo un ritratto interiore e antropologico allo stesso tempo, con due diverse e complementari declinazioni dell'aldilà. "Arctic Spleen" costruisce con coerenza estetica un saggio-diario intimo e universale. "L'uomo sulla luna", partendo dalle sue tre splendide protagoniste, inscena un dialogo tra i vivi e i morti in forma di ironiche lamentazioni». La Giuria del Premio della Critica, composta da Claudia Bertieri, Massimo Lechi, Anna Parodi, Aldo Viganò e Barbara Zorzoli (designati dal Gruppo ligure critici cinematografici) ha deciso all'unanimità di segnalare due film tra quelli sottoposti al suo esame e di assegnare ex-aequo il Premio della Critica. La giuria segnala nella sezione fiction, "Vudu Dolls" di Raimondo della Calce «per la divertita e divertente definizione dei personaggi di un racconto gestito con personale e consapevole uso della tecnica di animazione» e nella sezione Documentari, "Quello che resta" di Antonio Martino (Bologna) «per il sapiente uso di una sintesi tra documento storico e ricostruzione cinematografica, evidenziata nel raccontare la tragedia della guerra di Bosnia». Il Premio della Critica viene assegnato ex-aequo a: "Ehi muso giallo" di Pierluca Di Pasquale (Roma) «per la funzionalità visiva e drammaturgica con cui il film sa fondere la rappresentazione di personaggi che raccontano o ascoltano una storia con la messa in scena cinematografica della storia raccontata» e a "Arctic Spleen" di Piergiorgio Casotti (Reggio Emilia) «per il pregevole legame che il film sa costruire, senza retorica né moralismo, tra la tragedia dei giovani che si suicidano o tentano il suicidio in Groenlandia e la rappresentazione visiva del loro habitat, insieme inquietante e affascinante». Il Premio Daunbailò, assegnato dall'Associazione organizzatrice del Festival, è stato invece

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 60 06/07/2014 Corriere Mercantile - Genova Pag. 22 (diffusione:10321, tiratura:13833) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

assegnato al documentario "Arctic Spleen" di Piergiorgio Casotti . Vince il concorso Obiettivo Liguria il documentario "La zona grigia" di Giacomo Pallaver e Alberto Strano, «perché, nonostante la difficoltà nel trattare un argomento impegnativo come la Shoah, ha saputo tenere un ammirevole equilibrio tra resa espressiva, lirismo e istanze etiche». La giuria, composta dai registi Fabrizio Lo Presti e Adel Oberto e dal docente e saggista cinematografico Saverio Zumbo, ha inoltre deciso di assegnare tre menzioni speciali a: "All'ombra del porto" di Serena Gargani «per aver saputo trattare il tema dell'immigrazione allargando lo sguardo a diversi mondi e ordini di discorso. Tra Genova e Dakar; tra documentazione sociale e ispezione dell'immaginario». "Perù Storie e Persone" di Sergio Schenone «per la lucidità di analisi con cui viene affrontata la realtà peruviana; per la partecipazione e l'equilibrio, la sensibilità e la precisione, con cui ne sono rilevate le dinamiche sociali, storiche e politiche». "Sotto il mare d'acciaio" di Giampiero Orselli «per lo sguardo personale, poeticamente risentito, lucidamente parziale portato sulla devastazione ambientale subita da Cornigliano, con libertà stilistica, spontaneità e forza evocativa». Il Genova Film Festival è organizzato dall'Associazione Culturale Daunbailò e diretto da Cristiano Palozzi e Antonella Sica. LA RASSEGNA Grande successo per la rassegna dell'Associazione Culturale Daunbailò che si conclude oggi al The Space. Nella foto una scena del cortometraggio di fiction vincitore del Genova Film Festival "Messaggi da fuori" di Alessio Pasqua.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 61 05/07/2014 Yahoo Finanza Sito Web 10:43 La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Luoghi da film : quando cinema e turismo si incontrano News

Provate a chiedere a un bambino dove vorrebbe andare in vacanza: vi proporrebbe sicuramente un luogo che ha visto in TV o al cinema. Ovviamente faremmo di tutto pur di accontentare i nostri piccoli, persino accompagnarli in capo al mondo, nelle location dei loro cartoni animati preferiti. E, diciamo la verità, non ci andrebbe poi così male. Se prendiamo l'esempio di "Frozen", l'ultimo successo della Disney, ci aspetta un viaggio in Norvegia, tra fiordi e natura selvaggia. Si stima che le ricerche dei voli per la Norvegia siano aumentati del 153% e solo nel primo quadrimestre del 2014 le prenotazioni alberghiere sono aumentate del 37%. Il tour operator di lusso Virtuoso ha riportato un incremento del 65% delle prenotazioni in Norvegia. "Arendelle", dove è ambientato il film Disney "Frozen" (Walt Disney Pictures) L'aumento della domanda turistica in Norvegia è frutto anche del lavoro di marketing dell'Ente per il Turismo Locale e della Norwegian Airlines, che soprattutto negli Stati Uniti hanno raccolto proseliti tra i piccoli fan di "Frozen" e i loro genitori. Secondo Vibeke Barnes, direttrice della sede newyorkese della Innovation Norway, un'agenzia di comunicazione che si occupa di "vendere" letteralmente l'immagine della Norvegia nel resto del mondo, questo fenomeno non ha precedenti. La Innovation Norway ha addirittura collaborato con la Walt Disney Company per realizzare spot e seminari sul territorio statunitense per i promuovere il turismo in Norvegia. Mentre il fenomeno "Frozen" è relativamente recente, la capacità di cinema e televisione di influenzare il mercato del turismo non è una novità, anche se in passato questa connessione non era presa in grande considerazione, come ci spiega Simon Hudson, direttore del Centro per gli Studi sull'Eccellenza nel Turismo e nello Sviluppo Economico presso l'Università della Carolina del Sud. Il problema, forse, era l'impossibilità di misurare l'impatto del fenomeno in un mondo che non era ancora globalmente collegato e tecnologicamente avanzato come al giorno d'oggi. Secondo Hudson, il primo esempio di flusso turistico influenzato dal grande schermo è stato quello verso le Bahamas, che negli anni '60 hanno visto un boom di visitatori (soprattutto ragazzine con genitori al seguito) come conseguenza del successo stratosferico di "Help!", il film dei Beatles. Ancora oggi le Bahamas devono ringraziare i Fab Four per la loro fiorente industria dell'ospitalità. I Beatles alle Bahamas sul set di Help!" (Getty Images) Come accennato in precedenza, un tempo era impossibile avere dati precisi sui flussi turistici. Solo nel 2012 la Tourism Competive Intelligence è stata in grado di stimare che 40 milioni di turisti internazionali scelgono la destinazione delle loro vacanze in base ai loro film preferiti. Hudson prosegue notando che, sebbene il film "Lo Squalo" abbia causato un boom del turismo a Martha's Vineyard (la location in cui è stato girato), il suo impatto è stato molto inferiore perché la pellicola è uscita solo in 465 sale, contro le 10.000 del "Signore degli Anelli". Aggiungiamo ovviamente che i social media possono fare da cassa di risonanza al fenomeno, e il fatto che i viaggiatori moderni sono sempre più propensi alle nuove avventure "on the road", e il gioco è fatto. Martha's Vineyard, location in cui è stato girato il film "Lo Squalo" (Matt Cottam/Flickr) "Il Signore degli Anelli" viene spesso ricordato come il film che ha rivoluzionato il modo in cui i media possono influenzare le scelte dei turisti: un recente studio ha stimato che la Nuova Zelanda avrebbe dovuto investire 41 milioni di dollari in promozione per ottenere lo stesso livello di attenzione che la trilogia gli ha regalato. Il fenomeno ha avuto una tale risonanza che è stato persino coniato un nuovo termine per definirlo: il "turismo del cinema". 'Hobbiville' in Nuova Zelanda (Jeff Hitchcock/Flickr) In realtà, sottolinea Simon Hudson, il "turismo del cinema" muove i primi timidi passi con la nascita del Technicolor: per esempio, la contea di Mayo, in Irlanda, ha visto un incremento di turisti statunitensi dopo l'uscita di "Un Uomo Tranquillo", pellicola del 1952 con John Wayne. Anche il film del 1989 "L'Uomo dei Sogni" continua ad attrarre, grazie all'interpretazione di Kevin Costner, migliaia di visitatori verso le bellezze rurali dello Iowa. Ogni anno circa 65.000 persone visitano il campo da baseball immerso nella natura in cui sono state ambientate le scene principali della pellicola: per festeggiare i 20 anni dalle riprese in solo giorno si sono riversati nella città di Dyersville circa 12.000 turisti (tra cui lo stesso Costner). Kevin Costner ne

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 62 05/07/2014 Yahoo Finanza Sito Web 10:43 La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

L'Uomo Dei Sogni (Everett Collection) Secondo Anna Soellner, portavoce della Motion Picture Association of America, molte location hanno raggiunto lo status di luoghi iconici, come ad esempio la città di San Francisco, teatro di parecchi capolavori di Hitchcock. Alcune pellicole hanno contribuito a creare da zero il folklore locale, come è successo con "King Kong" o "Indiana Jones e il Tempio Maledetto", che hanno portato una nota di colore in più alle già meravigliose Hawaii, e soprattutto un incremento dei visitatori. Sempre a detta della Soellner, alcune mete utilizzano strategie di marketing più aggressive di altre, come per esempio la Norvegia con "Frozen", o l'Irlanda del Nord con "Il Trono di Spade". Il Trono di Spade è stato girato in Irlanda del Nord (HBO) "Il Trono di Spade" ha inoltre avuto il merito di cancellare dalla memoria collettiva l'immagine negativa che l'Irlanda del Nord aveva in passato a causa dei frequenti attacchi terroristici. Ora è diventata "Westeros", la nazione dei re, dei draghi, e di pericolose donne dai capelli rossi. Il fenomeno del turismo è talmente nuovo in Nord Irlanda che non sono ancora disponibili dati ufficiali in merito. Marie- Therese O'Neill, direttrice dell'Ente per la Cultura e il Turismo in Irlanda del Nord, sostiene che la connessione tra "Il Trono di Spade" e un nuovo interesse dei turisti per la regione è davvero stupefacente. Il bosco oscuro di Armoy ne Il Trono Di Spade. (Horslips5/Flickr) Quando le persone guardano "Il Trono di Spade", percepiscono un aspetto del Paese completamente diverso, e sentono il desiderio di visitare di persona i luoghi spettacolari in cui la serie è ambientata. Marie-Therese O'Neill crede inoltre che l'impatto de "Il Trono Di Spade" sul turismo nord irlandese possa essere molto simile a quello verificatosi in Nuova Zelanda con la trilogia de "Il Signore degli Anelli": persino la Regina Elisabetta ha visitato "Westeros" di recente! La lista dei luoghi che hanno beneficiato dell'influsso del cinema è quasi infinita, dal Marocco, con "Casablanca", film del 1942, a Miami, grazie alla serie degli Anni '80 "Miami Vice", che ha portato un flusso impressionante di visitatori soprattutto dalla Germania. Gli esperti, come la direttrice del turismo del cinema presso VisitScotland, Jenni Steele, sono convinti che oggi, grazie ai social media, la fascinazione di alcuni luoghi possa protrarsi nel tempo, per esempio postando online foto "dietro le quinte" delle location dei film. Rimanendo in Scozia, il Paese ha conosciuto una fortuna costante dal 1995, con "Braveheart", proseguendo oltre il 2012 con "Brave", il fortunato film d'animazione della Pixar. Brave. (Walt Disney) Mai prima di "Brave" la Disney aveva collaborato così strettamente con una location particolare e, come ricorda Jenni Steele, è stato creato una sorta di album fotografico che raccoglieva tutti i luoghi del film, con tour a tema che hanno riscosso un successo incredibile. Il turismo scozzese ha conosciuto una seconda giovinezza grazie a questo rilancio, e sono fiorite anche circa 1000 attività collaterali legate alla pellicola. Gli spettatori sono sicuramente una fonte di guadagno: uno studio ha calcolato che le migliaia di turisti che verranno attirati in Scozia da "Brave" nei prossimi cinque anni genereranno circa 120 milioni di dollari di introiti. E questa stima non considera la nuova serie "The Outlander", in uscita ad agosto con ben 16 episodi ambientati nelle Highlands, che dato l'argomento originale (viaggi nel tempo, avventure e ricostruzioni storiche) avrà una risonanza e un successo assicurato. "The Outlander" ha già un gran seguito sui social media, dove verranno pubblicate foto e dettagli delle location degli episodi. Il castello Eilean Donan è uno dei luoghi più iconici della Scozia (Extra Medium/Flickr) Non sappiamo ancora con certezza se "The Outlander" garantirà un nuovo boost turistico, come non sappiamo quale sarà la prossima pellicola che porterà letteralmente gli spettatori dai cinema all'aeroporto. Ma è un dato di fatto che questo fenomeno non è destinato a esaurirsi, come prevede Cari Gray, proprietario del tour operator Gray&Co, perché le persone hanno sempre più voglia e possibilità di mettersi in viaggio seguendo i sogni alimentati dai loro gusti cinematografici. L'articolo è sato originariamente pubblicato su Yahoo Finance: "Frozen Tours to Norway Take Off as Film Tourism Reaches a Fever Pitch".

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 63 05/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 37 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Televisione Trattative nel fine settimana tra il gruppo di Cologno Monzese e quello spagnolo Mediaset incassa 390 milioni Telefonica corteggia Premium Ceduto il 22% di Digital+, i colloqui con Al Jazeera Francesca Basso

MILANO - È arrivato a Borse chiuse l'accordo, che scadeva ieri, tra Mediaset Espana e Telefonica su Digital+, la società che controlla la principale pay tv spagnola, e di cui si parlava da giorni. Alla fine la controllata spagnola di Mediaset incasserà fino a circa 390 milioni (10 milioni in più di quanto offerto in un primo momento e altri 25 milioni per la fornitura di contenuti tv). Mentre proseguirà per tutto il fine settimana, secondo fonti finanziarie, la trattativa che dovrebbe portare all'ingresso di Telefonica in Mediaset Premium. La società spagnola di telecomunicazioni guidata da Cesar Alierta avrebbe già pronto un assegno da circa 100 milioni per il gruppo di Cologno Monzese. In dettaglio, Mediaset Espana ha venduto il 22% di Digital+ per 325 milioni di euro, di cui 30 milioni come contropartita della rinuncia a esercitare il diritto di prelazione sulla quota detenuta da Prisa in Digital+. Inoltre Mediaset riceverà ulteriori 10 milioni nel caso in cui Telefonica riesca a completare l'acquisizione del 56% di Digital+ da Prisa e ulteriori 30 milioni in funzione dell'evoluzione dei clienti della tv a pagamento in Spagna per il gruppo Telefonica nei quattro anni successivi all'acquisizione del controllo di Digital+. Quindi Mediaset Espana dovrebbe incassare 335 milioni contestualmente alle operazioni che porteranno Telefonica a controllare D+ e altri 30 milioni al massimo nel caso in cui si realizzi la condizione finale del contratto (clienti Telefonica nei prossimi 4 anni). Telefonica si è inoltre impegnata ad acquistare contenuti e intrattenimento da Mediaset Espana e dunque anche dal Biscione. Ora l'attenzione è sul possibile ingresso di Telefonica, che è già primo azionista di Telecom Italia, in Mediaset Premium con una quota di minoranza (non oltre il 15%). Ma da tempo ha manifestato un interesse per la pay tv italiana anche l'emittente araba Al Jazeera. Solo due settimane fa, nel pieno del caos per l'assegnazione dei diritti tv per le partite di calcio della serie A e della battaglia tra Sky e il Biscione, Ali Bin Thamer al Thani, componente della famiglia reale del Qatar, che controlla indirettamente il network Al Jazeera, aveva detto che «Mediaset è una grossa azienda e per noi rappresenta una grande opportunità. Stiamo valutando la cosa sotto diversi aspetti e ci stiamo pensando». Non è un mistero l'interesse da parte del gruppo della famiglia Berlusconi per l'allargamento dell'azionariato di Mediaset Premium a soci industriali con capitali e know how. Telefonica rappresenterebbe un alleato prezioso sul fronte delle telecomunicazioni e Al Jazeera è un colosso del satellite. Ammesso che Telefonica ed Al Jazeera accettino la coabitazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 64 05/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 49 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Il cinema ritrovato La rassegna di Bologna rilancia opere minori di grandi maestri. Successo di pubblico Quanti gioielli tra i film a episodi da Fellini horror a Manfredi regista Titoli bocciati dai critici o ignorati: la riscoperta di un genere Lo spogliarello di Sophia Meritano attenzione non solo «I mostri» di Risi e «Ieri, oggi, domani» con il celebre spogliarello di Sophia Loren PAOLO MEREGHETTI

Li avevano definiti «film per pigri», come se la lunghezza fosse il discrimine dell'impegno. E per molti anni i film a episodi non avevano avuto diritto quasi nemmeno alle critiche. Bocciati in blocco e buttati nel dimenticatoio, cancellando così il fatto che tutti i grandi maestri del cinema, da Fellini a Visconti, da Antonioni a Ferreri, da Rossellini a Pasolini (per non parlare dei «bistrattati» maestri della commedia all'italiana: Risi, Monicelli, Comencini, Scola, Lattuada) si erano tutti misurati con quel tipo di film. A colmare una lacuna - e a scoprire che anche lì si nascondono autentici capolavori - è arrivato il «Cinema ritrovato» che ha affidato a me e a Goffredo Fofi il compito di scavare dentro una miniera di titoli e di registi. Poteva essere una scommessa azzardata, visto il generale disinteresse, e invece i film che valevano la pena di essere proiettati a un pubblico internazionale erano talmente tanti da esserci dovuti fermare al 1968, lasciando gli ultimi quarantacinque anni di storia patria a una prossima edizione. Perché questo ribaltamento di orizzonte? Perché i registi - e gli attori - più attenti hanno usato gli episodi come vere e proprie palestre cinematografiche, dove sperimentare stili, temi e idee. Certo, molti titoli sono da lasciare dove erano stati sepolti: troppe volte i film a episodi erano pretesti per tirar fuori dal cassetto barzellette mai diventate vere sceneggiature, per infarcire i titoli di testa di nomi famosi pagati poco perché fatti lavorare pochissimo (quanti titoli sfruttavano le interpretazioni dei cantanti più popolari?). Ma tra tanti film dimenticabili - più di duecento - ce ne sono molti che invece meritano attenzione ed applausi. Per esempio perché hanno permesso di sperimentare generi poco popolari in Italia, come hanno fatto Mario Bava e con l'horror. E proprio Toby Dammit , dove Terence Stamp prova a «scommettere la testa col diavolo» (come invitava a non fare il titolo del racconto di Edgar Allan Poe da cui Fellini prese spunto) è una delle proposte meno conosciute e più applaudite, perché apre il mondo del regista romagnolo verso temi fino ad allora non scandagliati - come la morte - e dimostra che il «post-moderno» non è certo un'invenzione di Tarantino e Co. Altri registi hanno usato gli episodi per affrontare temi considerati scottanti, come l'omosessualità, per la prima volta raccontata senza gli spregiativi toni farseschi in Scandaloso , dove Manfredi si ingelosisce dell'attenzione di un villeggiante per la moglie e non si accorge che l'oggetto del desiderio è invece lui. Altri ancora se ne sono serviti per fare i conti con i nuovi linguaggi, mutuati dalla televisione e dalla pubblicità, come Gregoretti nel Pollo ruspante . O per misurare le proprie ambizioni registiche: Ettore Scola ha esordito con un film a episodi (Se permette parliamo di donne ) ma la vera sorpresa della rassegna è stata L'avventura di un soldato , la prima regia di Nino Manfredi, qui anche interprete nella parte di un militare che su un treno corteggia senza parole una procace vedova (Franca Marzi). Naturalmente non potevano mancare gli episodi costruiti sulla forza degli attori, che spesso nella misura breve sono riusciti a dare una dimostrazione perfettamente concentrata della loro genialità. Così oltre al classicissimo I mostri , all'Oscarizzato I eri, oggi, domani (con lo strip della Loren rifatto anche da Altman), hanno strappato applausi a scena aperta Totò nel funambolico episodio del vagon-lit (da Totò a colori ) e in quello malinconico e poetico di Pasolini (Che cosa sono le nuvole ), Alberto Sordi venditore di bolle di sapone in Accadde al commissariato e presentatore in Guglielmo il dentone . E Tognazzi inquietante professore represso in Controsesso . E se questi sono forse titoli che dicono molto agli spettatori italiani (ma non agli stranieri: le resse di Bologna lo hanno dimostrato), dentro ai film a episodi si nascondono anche piccoli gioielli da scoprire, come l'unico film diretto da Riccardo Fellini, il fratello di Federico che diresse solo un misconosciuto Storie sulla sabbia , il cui episodio centrale (Anna : la storia di una ragazza che il giorno del matrimonio si accorge si aver sbagliato

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 65 05/07/2014 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 49 (diffusione:619980, tiratura:779916) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

uomo) è stato la vera «perla rara» della rassegna. A dimostrare come anche in Italia ci sia ancora tanto cinema da ritrovare e riscoprire. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ispirato da Poe Il racconto di Federico A fianco Terence Stamp in una scena di «Toby Dammit», l'episodio diretto da Federico Fellini di «Tre passi nel delirio» (1968). Si narra la storia di un attore alcolizzato che accetta di girare un film in cambio di una Ferrari su cui troverà la morte. I registi (Roger Vadim e Louis Malle oltre a Fellini), si ispirarono ai racconti di Edgar Allan Poe Foto: Antonioni giallo Londra, Dopoguerra. Un giovane uccide una prostituta senza motivo. «I vinti» ('53) è un giallo di Antonioni prima dei capolavori Foto: Sordi in gonna In «Accadde al commissariato» (1954) Sordi in gonna per vendere bolle di sapone. Gran prova d'attore, nessuno si salva dalla sua ferocia comica Foto: Nino il militare In «L'avventura di un soldato» ('62) Nino Manfredi corteggia senza dire una parola Franca Marzi in gramaglie. Da un racconto di Calvino Foto: Il prof. Tognazzi In «Controsesso» ('64) il prof. Ugo Tognazzi mette un wc in classe per evitare le copiature. Il Tognazzi più ossessivo e perverso. Un capolavoro

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 66 05/07/2014 La Repubblica - Palermo Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Cinema / Ciak, si rigira In città c'è "La Catturandi" Ficarra e Picone a Rosolini e la Binoche va a Ragusa Mafia, risate e star francesi la Sicilia torna set e sfida la Puglia La media di 50 film all'anno e gli aiuti alle produzioni "Siamo di nuovo credibili" PAOLA NICITA

APALERMOè arrivata la "Squadra Catturandi", con Alessio Boni, Anita Caprioli, Massimo Ghini e Leo Gullotta, a Rosolini girano Ficarra e Picone, nel Ragusano, dopo Matteo Garrone, è attesa . E prima o poi toccherà alle produzioni russe. La Sicilia torna a essere set per il cinema, recuperando i fili di una storia antica che sembrava un po' sbiadita, specie dopo il clamore che suscitò l'aver ignorato "È stato il figlio" di Daniele Ciprì che si "rifugiò" in Puglia:e lo fa passo dopo passo, per colmare uno svantaggio rispetto ad altre regioni e recuperare il tempo perduto, e anche con un certo successo che negli ultimi tempi è diventato visibile. Basti pensare alle più recenti produzioni siciliane - per registi e per ambientazione - come "Salvo", celebrato sulla Croisette con Gran Pr ix e Prix Révélation de la Semaine de la Critique 2013,o ancoraa Via Castellana Bandiera di Emma Dante, premiato a Venezia con la Coppa Volpi per Elena Cotta, e ancora Sebastiano Riso con il suo " Più buio di mezzanotte", unico film italiano de la Semaine de la Critique 2014 ,o "Terramatta" di Costanza Quatriglio, evento speciale ai Venice Days della Mostra di Venezia 2012. Insomma, la Sicilia adesso può sfidare la Puglia, che con la sua solidissima Film commission, una delle più attive d'Italia, quest'anno ospita i film di , Ricky Tognazzi, Liliana Cavani e altri. A raccontare la nuova onda del cinema siciliano è Pietro Di Miceli, dirigente responsabile della Sicilia Film Commission - cellula dell'assessorato regionale al Turismo - che spiega: «Anno dopo anno, abbiamo messo a regime i bandi e le graduatorie, che si erano arenate. Così la Sicilia Film Commission ha potuto innanzi tutto recuperare la sua credibilità e diventare un punto di riferimento per le produzioni, non solo per il sostegno economico, ma anche per tutta l'organizzazione che ruota intorno al set: dalla figure professionali alle informazioni sul territorio. Cerchiamo di agevolare e aiutare le produzioni anche per le autorizzazioni, ad esempio, o nella ricerca di particolari professionalità». Negli ultimi tre anni sono stati circa centocinquanta i film girati in Sicilia, una media di cinquanta all'anno, anche a fronte dei numerosi tagli e delle cancellazioni dei capitoli di spesa dei bilanci regionali. A giungere in soccorso del cinema siciliano è Sensi Contemporanei, grazie ad un accordo di programma che utilizza risorse del ministero dei Beni culturali e dell'ex ministero per lo Sviluppo economico per rafforzare l'industria audiovisiva regionale: da qui arrivano i fondi che permettono cofinanziamenti e la realizzazione di manifestazioni legate alla promozione del cinema. Un altro elemento che caratterizza il nuovo corso della Sfc è il coinvolgimento delle ex Atp, trasformati in una sorta di "sportelli per il cinema" che aiutano le produzioni. «Dagli uffici di Palermo non possiamo fare tutto - dice Di Miceli - così abbiamo pensato di chiedere la collaborazione di alcune strutture istituzionali dislocate sul territorio, ed è un coinvolgimento che sta dando ottimi risultati. Altre volte chiediamo di collaborare ai comuni stessi, specie a quelli più piccoli, di sostenere le produzioni in varie maniere, come sta succedendo sui set a Pantelleria e a Levanzo». La speranza per il cinema siciliano è di tornare a Venezia «Magari con un documentario - confida Di Miceli - ma vedremo. In ogni caso, stiamo organizzando nuove produzioni di film, con cast internazionali». Tra questi, c'è il nuovo film di Piero Messina, assistente di Paolo Sorrentino, "L'attesa", che vede nel cast Juliette Binoche e sarà girato tra qualche settimana nel Ragusano. E l'internazionalizzazione è una nuova importante carta che la Sfc gioca negli ultimi tempi, tessendo un rete di rapporti con produttori internazionali che scelgono laSicilia per girare i loro film: dopo la collaborazione con le scuole di cinema della Russia e dell'Argentina, sarà ora la volta di America e Sud America. Nuovi set, in questi giorni, sono a Rosolini, per il nuovo film di Ficarrae Picone "Andiamoa quel paese", ambientato tra piazze, chiese e scorci del sud est dell'Isola, dove i due comici palermitani hanno immaginato la fuga di due amici, che scappano dalla città per andare alla ricerca di un luogo più tranquillo ed economico.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 67 05/07/2014 La Repubblica - Palermo Pag. 18 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«Nel cast - anticipano Ficarrae Picone- Tiziana Lodato sarà la moglie di Salvo, mentre Fatima Trotta avrà il ruolo della fidanzata di Valentino. Special guest , una meravigliosa signora di 100 anni. Che è spuntata con occhiali a fascia, sembrava la mamma di Superman". Set principale del film, che uscirà nelle sale il 27 novembre, sono la piazza e la chiesa di Rosolini, «incredibilmente cinematografiche - dicono Ficarra e Picone - e poi la cosa che ci piace di più è che questo film è come se si fosse scritto da solo, già questo ci sembra ottimo. Abbiamo già contato 99 ruoli "parlanti"». Matteo Garrone è appena passato da Ragusa con il cast che vedeva tra gli attori protagonisti Salma Hayek e Vincent Cassel, per il suo nuovo film " Il racconto dei racconti", ed è facile immaginare il ritorno d'immagine di una simile scelta. Il cinema che muove il turismo non è invenzione recente, per tutti basti pensare alle location de "Il padrino", che ancora oggi richiamano visitatori da tutto il mondo diretti a Savoca, piccolo paese che vive nel ricordo di un set di quarant'anni fa. Dal cinema alla televisione, la Sicilia è sempre set perfetto soprattutto se il tema ha risvolti legati all'attualità: in questi giorni e finoa metà agosto in Sicilia si gira "Catturandi", serie televisiva Rodeo Drive e Rai con la regia di Fabrizio Costa, che si terminerà di girare a novembre. Oggi ciak sull'autostrada, per una scena girata all'internodi un'auto, nei pressi di isola delle Femmine. Nel cast Alessio Boni, Massimo Ghini, Anita Caprioli e Leo Gullotta. La fiction racconta tante storie, tutte rette da un'unica grande storia sviluppata dagli uomini della "Catturandi". Leo Gullotta racconta: «Interpreto uno dei protagonisti, un avvocato che conosce bene le segrete storie dell'Isolae che cerca di guidaree proteggere il giovane interpretato da Boni. Un ruolo da buono? Oggi è difficile essere buoni, più facile cattivi. Ma credo nel ruolo della narrazione, anche della finzione, rispetto al presente». Gullotta sottolinea: «Il cinema è strumento di riflessione, non dimentichiamo le potenzialità di un simile linguaggio. Tornare in Sicilia è per me sempre un respiro d'aria di casa, certo che questa terra sia perfetto set naturale, sono felice se si investe in questo». Il messinese Ninni Bruschetta - recentemente nominato alla direzione del Teatro Vittorio Emanuele di Messina -per TaoDue sta girando, fino ad agosto, "Romanzo siciliano", un grande giallo che vede la regia di Luca Pellegrini, ambientato tra Roma e Siracusa, e che sarà trasmesso su Canale 5 in autunno: nel cast anche Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di un tenente colonnello dei carabinieri. Se n'è accorta la piazza Duomo di Ortigia che ha ospitato scene di funerali e di auto esplose. LA SCHEDA FIC & PIC Salvo Ficarra (foto) e Valentino Picone sono autori e protagonisti di "Andiamo a quel paese" che si gira a Rosolini. Nel cast anche Tiziana Lodato BINOCHE Dal 24 luglio Piero Messina, assistente di Paolo Sorrentino, girerà a Caltagirone a Ibla e Chiaromonte "L'attesa" con Juliette Binoche Foto: GARRONE Ninni Bruschetta è uno degli attori di "Romanzo siciliano" girato a Siracusa. In alto Matteo Garrone regista de "Il racconto dei racconti": un set a Donnafugata

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 68 05/07/2014 La Repubblica - Napoli Pag. 15 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IL SET Posillipo e Chiaia per "Fontanarosa" di Lucio Fiorentino La vicenda di un ragazzo difficile aiutato prima dal pugilato e poi dalla musica ALESSANDRO VACCARO

CAMPANIA, piccola Hollywood. Sono tanti i set naturali che ospitano in questi giorni le riprese dei film della stagione 2014-15. A partire da Napoli, tra Posillipo, Chiaia e Bagnoli, dove Lucio Fiorentino ha appena iniziato a girare "Fontanarosa", storia di un ragazzo difficile aiutato prima dal pugilato, poi dalla musica. Opera seconda per il regista, che dalla visione apocalittica del disaster movie "Pandemia" passa adesso a esplorare l'inquietudine di un artista. Un intreccio di fiction e realtà: il cantante e chitarrista Alessandro Fontanarosa presta il cognome e alcuni spunti biografici al personaggio che interpreta, Giuliano. Elisabetta Valgoi è sua sorella Anna, che per combattere un tumore al cervello deve sottoporsi a un costoso intervento chirurgico. Per aiutarla a raccogliere i soldi dell'operazione, Giuliano è disposto a mettere da parte la musica e a salire ancora una volta sul ring. Nutrito il cast: Lucia Peraza Rios, Massimiliano Gallo, Lello Serao e Cristina Donadio. Cambio di registro con Luca Miniero e Alessandro Siani. Il primo, dopo il successo di "Un boss in salotto", è ad Acerra per girare "La scuola più bella del mondo", con protagonista un eccentrico professore napoletano (Rocco Papaleo) che accompagna la sua classe in visita in un istituto toscano, diretto da un preside puntiglioso (Christian De Sica). Ultimi ciak, invece, per il film di Siani "Si accettano miracoli": set nel Sannio, a Sant'Agata de' Goti, e in Costiera amalfitana, tra Scala, Conca dei Marini, Furore e Atrani, dov'è ambientata la storia di tre fratelli (Siani, Serena Autierie Fabio De Luigi) che si ritrovano dopo molti anni grazie a un miracolo. Le Grotte di Pertosa-Auletta, infine, accolgono la troupe del film "La grande seduzione", che ruota intorno alle vicende dei pescatori di un villaggio. Dietro la macchina da presa c'è Massimo Gaudioso, davanti Fabio Volo, Silvio Orlando, Carlo Buccirosso, Nando Paone e Miriam Leone. Foto: Alessandro Fontanarosa

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 69 05/07/2014 La Repubblica - Firenze Pag. 16 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato IN COLLABORAZIONE COI FESTIVAL FIORENTINI Santissima Annunziata vedere un film è bello (gaia rau)

Un mese di grande cinema internazionale. All'aperto e a ingresso gratuito. Torna dal 7 al 31 luglio in piazza Santissima Annunziata "Apriti cinema!", la rassegna che permetterà di rivedere i migliori film, in lingua originale con sottotitoli in italiano, passati dai festival della "50 giorni" e della "Primavera di cinema orientale". Primo titolo del cartellone, a cura di Quelli della Compagnia e Quelli dell'Alfieri, sarà, lunedì alle 21.30, Finding Vivian Maier di John Maloof e Charlie Siskel, il documentario, presentato a "Lo schermo dell'arte", che racconta l'incredibile storia della fotografa americana e del suo passato da tata. Seguiranno Turning the art world inside out di Jack Cocker (il 14), Worldstar di Natasa von Kopp (il 21, nella foto) e Marwencol di Jeff Malmberg (il 28). Largo anche alle proiezioni del Festival dei Popoli, dedicate ai grandi scrittori: Bukowski: born into this di John Dullaghan (il 9), With love from Truman di Albert Maysles (il 16), Salinger il mistero del giovane Holden di Shane Salerno (il 23) e Philp Roth- Una storia americana di William Karel (il 30). E ancora i titoli dei festival "Wa! Japan", "Florence Korea", "Middle East Now", "River to River" e tanti altri. Infine, una piccola retrospettiva dedicata a in occasione del Premio Fiesole. Programma su www.quellidellacompagnia.it.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 70 05/07/2014 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 25 (diffusione:556325, tiratura:710716) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Telefonica entra nella pay tv Premium Mediaset incassa e cerca altri soci Gli spagnoli saranno l'apripista per il nuovo partner forte: voci su Al Jazeera e Vivendi SARA BENNEWITZ

MILANO. Mediaset dice adiòs alla sua partecipazione nella televisione a pagamento spagnola e cede a caro prezzo a Telefonica il suo 22% di Dts. Il colosso presieduto da Cesar Alierta, pur di consolidare le perdite fiscali accumulate dal veicolo che controlla Digital+, ha firmato subito al gruppo del Biscione un assegno da 325 milioni di euro, a cui si aggiungeranno altri 10 milioni che Telefonica sarà pronta a pagare una volta che avrà definito l'acquisto del 56% in mano ai connazionali di Prisa. Il colosso iberico delle tlc si è anche impegnato a mantenere con Mediaset Espana un contratto di fornitura nei contenuti televisivi (del valore di circa 25 milioni), e potrebbe aggiungere ai 335 milioni stanziati per Digital+ fino a massimi 30 milioni, nel caso in cui i futuri abbonamenti della pay tv spagnola superino determinate soglie prestabilite; una pratica abbastanza comune che compensa i venditori dei mancati guadagni futuri di un'attività. Chiusa la partita spagnola, il gruppo di Cologno si concentra sulla valorizzazione delle attività a pagamento italiane, per cui vanno avanti serrate trattative con primari gruppi industriali, che potrebbero riservare delle sorprese già a cavallo del fine settimana. Secondo fondi finanziarie vicine a Mediaset, Telefonica potrebbe rilevare fino a un 10% delle tv a pagamento del gruppo italiano in attesa che il gruppo controllato dalla famiglia Berlusconi trovi un nuovo partner industriale. A questo proposito il socio più accreditato sarebbe l'emittente araba Al-Jazeera che fa capo al Qatar, ma anche la francese Vivendi potrebbe giocare un ruolo nella partita. L'investimento di Telefonica potrebbe servire a fissare un prezzo per l'emittente premium italiana, che se finora ha avuto risultati in forte perdita, negli ultimi mesi si è però assicurata una posizione privilegiata nel calcio a partire dal 2015. A febbraio Mediaset Premium si è aggiudicata infatti l'esclusiva della Champions League per il triennio 2015-18, con un investimento di circa 220-230 milioni l'anno; la scorsa settimana ha invece ottenuto le partite delle migliori otto squadre italiane di serie A per lo stesso triennio, con esborso annuo di 373 milioni. In settimana, a margine della presentazione dei palinsesti autunnali, Pier Silvio Berlusconi ha sottolineato che le attivitàa pagamento in Italia dovranno essere in grado di coprire gli ultimi investimenti fatti nel calcio. Obiettivo che, a detta del vice presidente di Mediaset, sarà raggiunto sia con un incremento degli abbonati, sia attraverso l'aumento della spesa media mensile per cliente. Gli analisti finanziari, alla luce dei nuovi risvolti, stimano che Mediaset Premium possa avere un valore di circa un miliardo di euro, anche se restano scettici sulle prospettive di breve termine della tv a pagamento, che alla luce degli ingenti investimenti fatti dovrà accelerare il passo per arrivare al pareggio operativo in tempi brevi. Anche per questo motivo l'ingresso a stretto giro di un partner industriale servirebbe alla pay tv italiana a creare sinergie sui contenuti e a spingere sullo sviluppo della società. I NUMERI 100 mln IL CIP Telefonica potrebbe puntare un cip da 100 milioni per comprare un 10% di Mediaset Premium 22% DIGITAL + Il Biscione ha invece ceduto a Telefonica il 22% di Digital +, a un prezzo tra 335 e 365 milioni

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 71 05/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 26 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Personaggio "La magìa dei Transformers viene da Guerre Stellari" «Ci dà una sceneggiatura , diamo dei suggerimenti, lui non ne tiene conto, noi ricominciamo da capo» Shawn Kelly, animatore della mitica Industrial Light and Magic "Ho imparato tutto da Lucas, quei film sono la mia scuola, la mia vita" «L'ultima frontiera della tecnologia è rendere l'espressione del viso» ADRIANA MARMIROLI MILANO

La saga cinematografica di Transformers l'ha seguita fin dalle origini, Shawn Kelly: animatore capo della mitica Industrial Light & Magic (la più famosa azienda di effetti speciali digitali, creata da George Lucas) ha lavorato alla serie di film di Michael Bay dal primo capitolo fino al quarto, appena uscito negli Stati Uniti e da noi in sala il 16 luglio. Transformers 4: L'era dell'estinzione , con due grandi attori come Mark Wahlberg e Stanley Tucci a dividere la scena con i mostri meccanici, ha debuttato questo weekend con incassi da capogiro: circa cento milioni di dollari, più di ogni altro film dell'anno, mentre oltre duecento li ha incassati nel mondo, di cui ben novanta nella sola Cina (mai capitato). In questi giorni di grandi soddisfazioni Kelly però non è negli States: in trasferta a Milano, vi ha tenuto una masterclass dedicata alle giovani leve dell'animazione (con partecipanti dall'Italia ma anche da vari paesi europei) organizzata da Marco Farace e Ciro Sannino di Blue Shuttle, appassionati animatori partenopei. Molti degli esempi pratici che Kelly mostra agli alunni sono tratti proprio dai suoi film, e a leggere i titoli ci si trova dritti dritti nell'immaginario giovanile degli ultimi vent'anni: Star Wars (gli episodi I, II e III, ossia i «nuovi»), Hulk, I Pirati dei Caraibi, The Avengers, Rango, Noah e naturalmente Transformers . « I n q u e s t o quarto capitolo la novità, dal mio punto di vista (anche il cast "umano" è cambiato, soprattutto brilla l'assenza della star dei primi tre episodi, il giovane Shi a L a B o e u f ) , è Lockdown: un assassino spaventoso, senza pietà, collezionista di transformers, che tiene in una specie di zoo e delle cui parti è composto. Ha una faccia quasi umana, espressiva. La sua origine è misteriosa: sa molte cose del passato degli Autobot. La sfida con lui è stata proprio dargli q u e l l 'e s p re s s i v i t à che gli altri transformers non avevano mai avuto». Dal primo Transformers a oggi è passato quasi un decennio e da allora molto è cambiato nel lavoro di Kelly. «Agli inizi era tutto più difficile. In compenso forme e animazioni erano semplici. A mano a mano che la tecnologia migliorava, però, tutto diventava più complesso: più personaggi, più grandi, più complicati. Anche le riprese si sono fatte più sofisticate: all'inizio erano a scatti, ora sono fluide e morbide, realistiche, come le potrebbe fare una vera cinepresa». Il lavoro con il regista Michael Bay è semplice. «Ci dà una sceneggiatura, creiamo delle visualizzazioni che lo aiutino per il film. Lui gira il film. Ce lo manda e non c'è quasi più niente dei nostri suggerimenti. Ricominciamo da capo». Californiano, 38 anni, studi di animazione tradizionale, da quando lavora ha lasciato carta e china per il solo computer. «Cartoon, videogame o digital animation, al pubblico sembrano cose diverse, mentre per chi ci lavora non c'è differenza». Animare il camaleonte Rango o il gigantesco Optimus Prime, è lo stesso. «Usiamo gli stessi strumenti seppure in modo diverso: con uno stile spinto agli estremi per l'animazione, con molti più soldi e tempo per un film». Nella vita di Kelly non ricorre solo il nome di Bay, anzi: il suo primo mentore e maestro è stato George Lucas, fin da quando a 22 anni è entrato alla Industrial Light and Magic per lavorare su Star Wars . Per questo ci terrebbe molto ad animare anche il settimo episodio della saga fantascientifica. «Dipende però dal film che devo fare prima, Warcraft , una superproduzione epic fantasy tratta da un videogame, il cui regista è Duncan Jones, il figlio di David Bowie». « Star Wars - continua - mi ha ispirato, è stato la mia scuola, ha condizionato la mia vita. Quando avevo 5 anni mio padre, a sorpresa, mi portò a vedere L'Impero colpisce ancora . La mia mente scoppiava. Chiesi a papà dove si trovasse il pianeta coperto di neve che vedevo sullo schermo. Mi rispose che non esisteva, che l'aveva creato un artista. Uscendo dal cinema, non avevo ancora capito che volevo fare l'animatore, ma ero certo di voler essere il tizio che aveva creato quel mondo». Foto: AP

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 72 05/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 26 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Foto: Una scena di Transformers 4: L'era dell'estinzione Foto: Shawn Kelly, animatore di Industrial Light & Magic, vicino alla statua di Yoda

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 73 05/07/2014 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 18 (diffusione:309253, tiratura:418328) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

NEGOZIATI A OLTRANZA NEL FINE SETTIMANA PER DEFINIRE UN ACCORDO. IL GRUPPO IBERICO INTERESSATO AL 10% DELLA PAY TV A CUI GUARDANO ANCHE AL JAZEERA E VIVENDI Telefonica tratta per Mediaset Premium Intesa in Spagna sulla quota in Digital Plus: il Biscione vende il 22% e incassa fino a 365 milioni di euro Altri 25 milioni deriveranno dalla fornitura di canali e programmi tv FRANCESCO SPINI MILANO

Mediaset mette fine alla telenovela spagnola e passa alla cassa: al gong finale delle trattative vende a Telefonica la sua quota in Dts, la holding cui fa capo la pay tv iberica Digital Plus. Per il 22% che fa capo al Biscione, il gruppo di telecomunicazioni guidato da Cesar Alierta mette sul piatto una decina di milioni in più quanto si era impegnata in precedenza (già considerando un premio del 20%), arrivando fino a 365 milioni di euro. Ma se si contano gli accordi per la fornitura di contenuti e canali tv raggiunti tra i due gruppi, il conto per Mediaset España potrebbe salire non distante da 390 milioni. E non finisce qui. Da due giorni si è aperto un nuovo fronte, inatteso, che potrebbe portare all'ingresso nella futura Mediaset Premium (la pay tv italiana oggi è una semplice divisione del Biscione e andrà trasformata in una società a sé stante: ci vorrà tempo) la stessa Telefonica, con una quota tra il 10 e il 15%, tale insomma da non essere di troppo ingombro per l'atteso partner industriale, a cui è candidata la araba Al Jazeera e per cui è in lizza anche la francese Vivendi. Se la valorizzazione della pay tv italiana del gruppo guidato da Fedele Confalonieri e Pier Silvio Berlusconi fosse quella sostenuta dal Biscione ovvero vicina al miliardo di euro - per gli spagnoli vorrebbe dire un investimento da circa 100 milioni di euro. Se son rose fioriranno. E fioriranno a breve. I rappresentanti dei due gruppi lavorano senza sosta, si tratta a oltranza durante il fine settimana per definire i termini di un eventuale accordo. Intanto la partita spagnola si chiude con Mediaset España che accetta la maxi offerta di Telefonica e «conclude la valutazione intrapresa con Mediaset Italia di progetti tesi a integrare la attività di pay per view in una singola società»: la newco europea della pay di Cologno non ci sarà. Ma la contropartita si è mostrata allettante in un momento in cui Mediaset ha sottoscritto impegni importanti in termini di diritti sportivi, tra l'esclusiva Champions e i diritti per le maggiori squadre di Serie A: in tutto sui 600 milioni a stagione dal 2015. La cifra base offerta da Telefonica è di 295 milioni. A questa si aggiungeranno altri 30 milioni riconosciuti per la rinuncia al diritto di prelazione sulla quota di Prisa, il 56% di Digital Plus (per cui saranno riconosciuti 750 milioni di euro) che finirà sempre a Telefonica: al closing dell'affare riconoscerà, sempre a Mediaset, altri 10 milioni. Per finire con ulteriori 30 milioni legati al numero di clienti della pay tv di Telefonica nei quattro anni successivi all'acquisto della quota di Prisa. Telefonica, sulla falsariga di Bt in Inghilterra o Deutsche Telekom in Germania, con la sua Movistar punta ad aumentare i clienti offrendo un pacchetto che integra telefono, banda larga e, appunto, tv a pagamento. Servono però sempre più contenuti. E qui ritorna in campo Mediaset che si è impegnata a fornire produzioni esclusive e due canali bell'e fatti (recentemente ne ha dovuti spegnare due sul digitale terrestre: «Siete» e «Nueve»). In compenso nel giro di un anno o poco più riceverà altri 25 milioni che, di questi tempi, sono assai benvenuti. Foto: ANSA Foto: Il vice presidente esecutivo di Mediaset Pier Silvio Berlusconi durante la presentazione dei palinsesti

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 74 05/07/2014 Il Messaggero - Civitavecchia Pag. 19 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

Mediaset lascia la Spagnae porta a casa 385 milioni TELEFONICA CONQUISTA IL 100% DELLA TV A PAGAMENTO. LEGALI AL LAVORO PER SPIANARE LA STRADA ALL'INGRESSO DI MADRID IN PREMIUM

PAY TV MILANO C'è l'accordo ufficiale, dopo che le indiscrezioni si rincorrevano da giorni, tra Telefonica e Mediaset Espana corporacion su Digital+. In una nota il gruppo di tlc spagnolo guidato da Cesar Alierta ha comunicato di aver definito l'acquisto del 22% della pay tv detenuto dalla controllata iberica del Biscione. Prezzo: 295 milioni. Le parti si sono accordate perché Mediaset riceva altri 30 milioni come contropartita della rinuncia a esercitare il diritto di prelazione sulla quota detenuta da Prisa in D+. Inoltre Mediaset otterrà ulteriori 10 milioni nel caso in cui Telefonica riesca a completare l'acquisizione del 56% di D+ da Prisa e ulteriori 30 milioni in funzione «dell'evoluzione dei clienti della tv a pagamento in Spagna per il gruppo Telefonica nei quattro anni successivi all'acquisizione del controllo di Digital+». PREZZO A PIÙ VOCI In totale, quindi, Mediaset Espana dovrebbe incassare 335 milioni contestualmente alle operazioni che porteranno Telefonica a controllare D+ e altri massimi 30 milioni nel caso in cui si realizzi la condizione finale del contratto (clienti Telefonica nei prossimi 4 anni). Con l'accordo, Mediaset Espana esce pertanto dalla pay-tv spagnola in cui era entrata contestualmente all'acquisizione da Prisa di Cuatro. Secondo quanto si apprende, in funzione dell'esito di altre collaborazioni tra Mediaset Espana e Telefonica l'importo finale della transazione potrebbe anche aumentare fino a circa 385 milioni. Mediaset in Piazza Affari ha risentito del calo generale dell'indice chiudendo a 3,7 euro (- 1,4%). Eppure il giorno prima l'aspettativa di una chiusura favorevole al gruppo italiano era stata festeggiata in Borsa con una crescita del 3,8%. Il Biscione porta a casa un risultato importante perché gli consente di mantenere un canale con Telefonica. E anche se negli accordi ufficiali non si fa riferimento, i legali stanno lavorando a un accordo che apra le porte di Premium al gruppo iberico. Il negoziato potrebbe concludersi nelle prossime ore. La strada dell'uscita dalla Spagna dal punto di vista azionario è l'epilogo di una vicenda che ha attraversato fasi alterne. Inizialmente infatti Mediaset aveva mostrato interesse a rimanere in Digital+, in condominio con Telefonica. Ma gli spagnoli hanno puntato i piedi facendo sapere di rifiutare qualunque forma di co-gestione. E quando l'ipotesi di vendita stava prendendo piede, è spuntata la soluzione mediana della vendita- collaborazione con gli spagnoli propensi a mettere sul piatto altri 55 milioni circa. Al tirar delle somme, Telefonica ha dovuto sottoscrivere un assegno da 1,1 miliardi per l'intero capitale di Digital+.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 75 05/07/2014 Il Messaggero - Ed. Nazionale Pag. 19 (diffusione:210842, tiratura:295190) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PAY TV Mediaset lascia la Spagna e porta a casa 385 milioni TELEFONICA CONQUISTA IL 100% DELLA TV A PAGAMENTO. LEGALI AL LAVORO PER SPIANARE LA STRADA ALL'INGRESSO DI MADRID IN PREMIUM

M I L A N O C'è l'accordo ufficiale, dopo che le indiscrezioni si rincorrevano da giorni, tra Telefonica e Mediaset Espana corporacion su Digital+. In una nota il gruppo di tlc spagnolo guidato da Cesar Alierta ha comunicato di aver definito l'acquisto del 22% della pay tv detenuto dalla controllata iberica del Biscione. Prezzo: 295 milioni. Le parti si sono accordate perché Mediaset riceva altri 30 milioni come contropartita della rinuncia a esercitare il diritto di prelazione sulla quota detenuta da Prisa in D+. Inoltre Mediaset otterrà ulteriori 10 milioni nel caso in cui Telefonica riesca a completare l'acquisizione del 56% di D+ da Prisa e ulteriori 30 milioni in funzione «dell'evoluzione dei clienti della tv a pagamento in Spagna per il gruppo Telefonica nei quattro anni successivi all'acquisizione del controllo di Digital+». PREZZO A PIÙ VOCI In totale, quindi, Mediaset Espana dovrebbe incassare 335 milioni contestualmente alle operazioni che porteranno Telefonica a controllare D+ e altri massimi 30 milioni nel caso in cui si realizzi la condizione finale del contratto (clienti Telefonica nei prossimi 4 anni). Con l'accordo, Mediaset Espana esce pertanto dalla pay- tv spagnola in cui era entrata contestualmente all'acquisizione da Prisa di Cuatro. Secondo quanto si apprende, in funzione dell'esito di altre collaborazioni tra Mediaset Espana e Telefonica l'importo finale della transazione potrebbe anche aumentare fino a circa 385 milioni. Mediaset in Piazza Affari ha risentito del calo generale dell'indice chiudendo a 3,7 euro (1,4%). Eppure il giorno prima l'aspettativa di una chiusura favorevole al gruppo italiano era stata festeggiata in Borsa con una crescita del 3,8%. Il Biscione porta a casa un risultato importante perché gli consente di mantenere un canale con Telefonica. E anche se negli accordi ufficiali non si fa riferimento, i legali stanno lavorando a un accordo che apra le porte di Premium al gruppo iberico. Il negoziato potrebbe concludersi nelle prossime ore. La strada dell'uscita dalla Spagna dal punto di vista azionario è l'epilogo di una vicenda che ha attraversato fasi alterne. Inizialmente infatti Mediaset aveva mostrato interesse a rimanere in Digital+, in condominio con Telefonica. Ma gli spagnoli hanno puntato i piedi facendo sapere di rifiutare qualunque forma di co-gestione. E quando l'ipotesi di vendita stava prendendo piede, è spuntata la soluzione mediana della vendita-collaborazione con gli spagnoli propensi a mettere sul piatto altri 55 milioni circa. Al tirar delle somme, Telefonica ha dovuto sottoscrivere un assegno da 1,1 miliardi per l'intero capitale di Digital+.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 76 05/07/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato PAY- TV Mediaset cede a Telefonica il 22% di Digital plus Simone Filippetti

Simone Filippetti u pagina 19 MILANO. Arriva la pax televisiva sulla Spagna. Mediaset dice addio alla pay-tv Digital+. Vende a Telefonica il suo 22%, incassa dai 345 a 365 milioni. E poi potrebbe rimanere con un piede nella piattaforma, fornendo contenuti alla tv iberica. E sempre Telefonica, che quindi diventa il dominus assoluto salendo al 100% di D+, sarà probabilmente il socio industriale per Premium, la pay-tv in Italia di Mediaset. Niente arabi (si era parlato di Al Jazeera dell'emiro Al Tani) o francesi (Canal+ di Vivendi), ma saranno gli spagnoli gli alleati nella pay-tv . Secondo l'agenzia Radiocor-Il Sole 24 Ore, gli spagnoli sarebbero disponibili a versare 100 milioni per entrare in Premium con una quota del 10%. A PierSilvio Berlusconi, numero due del Biscione, potrebbe dunque riuscire il colpo di vincere su entrambi i tavoli: incassare, ma non dire addio alla Spagna, e quindi al polo europeo della pay-tv, cosa che sarebbe stata un suicidio industriale. Perché Mediaset si sarebbe ritrovata con una pay-tv mono-paese (e quel paese è l'Italia dove la crisi è infinita). Il tutto mentre l'arci-nemico Rupert Murdoch crea una sorta di super-Sky europea. Già due giorni fa dalla Spagna all'Italia rimbalzavano i rumors di un accordo ormai fatto: Mediaset vende e stipula però un accordo commerciale per dare contenuti a D+. In più, come contropartita, Telefonica entrerebbe come socia di Premium, la pay-tv del Biscione. Che questa fosse la strada imboccata è indiscrezione che circola ormai da qualche giorno. Ieri sera l'annuncio ufficiale di Mediaset Espana. L'epilogo arriva dopo varie inversioni di rotta. All'inizio sembrava che Mediaset fosse intenzionata a restare in D+ in una coabitazione 50-50 con gli spagnoli. Che invece vogliono essere padroni assoluti. Ecco farsi avanti la tentazione della vendita, ma al momento della decisione, ecco che arriva un rinvio di due settimane. Cambiano ancora le carte in tavola: un nuovo accordo. Quello misto vendita-fornitura. Il prezzo pagato da Telefonica, legato ad alcune clausole, potrà arrivare fino a 365 milioni, 10 in più di quanto offerto in un primo momento. Nel dettaglio: 325 milioni vengono riconosciuti immediatamente (che comprendono 30 milioni come contropartita della rinuncia a esercitare il diritto di prelazione sulla quota detenuta in D+), mentre altri 10 verranno conteggiati non appena Telefonica definirà l'acquisto, ormai certo, del 56% di D+ da Prisa. Altri 30 milioni verranno versati se Canal+ raggiungerà nei prossimi 4 anni un determinato livello di abbonamenti. Telefonica è disposta a pagare fino a 55 milioni in più rispetto ai patti (300 milioni). Come dire di no. Prendersi tutta D+ costerà 1,1 miliardi agli spagnoli. Ce ne vorranno altrettanti, stimano gli analisti, per ristrutturare D+. Il gioco vale la candela per un gruppo già zavorrato da 45 miliardi debiti? Di sicuro Mediaset ne uscirebbe come il vincitore morale: incassa (e porta a 650 milioni il suo tesoretto) ma non abbandona la Spagna. Lo scotto da pagare è l'addio al sogno di una pay-tv paneuropea, nella quale potrebbe entrare Al Jazeera. Ma l'ingresso di Telefonica compenserebbe il contraccolpo. Non solo: si ridisegnerebbe anche lo scacchiere. Due settimane fa, quando Murdoch ha annunciato un accordo con Telecom Italia Media per affittare canali sul digitale terrestre, la mossa era stata letta come una sorta di dichiarazione di guerra e un attacco a tenaglia degli spagnoli (azionisti di maggioranza indiretti di Ti Media). Da una parte Telefonica liquida Mediaset dalla Spagna, dall'altro apre le porte a Sky per fare concorrenza diretta a Mediaset. Ora cambia tutto. Se l'intesa Telefonica-Mediaset su Premium si concretizzerà con queste cifre, la valutazione implicita del 100% di Premium - che nel 2013 ha registrato ricavi caratteristici per 550 milioni - sarà intorno al miliardo di euro: una cifra senz'altro molto elevata, per un business che finora ha perso soldi (400 milioni cumulati e la promessa di un pareggio quest'anno).

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 77 05/07/2014 Il Sole 24 Ore Pag. 1 (diffusione:334076, tiratura:405061) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

© RIPRODUZIONE RISERVATA telefonica prisa mediaset espana I conti e l'azionariato di Digital+ * In via di cessione a Telefonica per 750 milioni di euro I NUMERI L'AZIONARIATO Distribuidora de Television Digital (Dts, la società che controlla Digital+) in % Dati 2013 I DATI FINANZIARI I trim. 2014 292,58 I trim. 2013 302,94 In unità Numero abbonati 1.661.381 In miliardi di euro Fatturato 1,116 I trimestre 2013 Saldo abbonati in unità -28.530 Fatturato in milioni di euro I trim. 2014 0,62 I trim. 2013 15,98 Ebitda rettificato in milioni di euro I trimestre 2014 +10.975 I trimestre 2013 Arpu (Average revenue per user per month) in euro 43,1 I trimestre 2014 43,5 In milioni di euro Ebitda 28 In % Quota di mercato 43,2 290 295 300 305 22 Telefonica 22 Mediaset España Comunicacion 56* Prisa

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 78 05/07/2014 Il Mattino - Ed. Nazionale Pag. 22 (diffusione:79573, tiratura:108314) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

La sfida Mark Wahlberg in una scena di «Transformer 4: l'era dell'estinzione» film campione d'incassi nel mondo A sinistra, il regista americano Michael Bay Pianeta cinema «Transformer», saga record costruita sugli effetti speciali Cento milioni di incassi in un solo weekend per il nuovo film di Bay sulle automobili-mostro. Snobbato dalla critica, boom di pubblico

Il regista «Ogni volta realizzo qualcosa di mai visto prima» Protagonista Wahlberg: «L'adrenalina mi prende alla gola anche se so che è tutto preparato» Francesca Scorcucchi Dura tre ore buone e allacriticanonèpiaciuto,matuttoquestoaHollywoodpoco importa. Quello che conta è che il quarto capitolo della saga dei «Transformers»,daquestofinesettimanaal cinema negli Stati Uniti (ed in arrivo in Italia il 10 luglio) è un successo al botteghino, e che successo. Il film ha incassato 100 milioni di dollari negli Stati Uniti e nel mondo, e grazie soprattutto al boom che ha fatto in Cina è arrivato alla considerevole cifra di 300 milioni. Davvero tanto per un soloweekenddiprogrammazione.Ilsegreto di questi numeri? Non il filo drammaticodellastoriachesupporta l'azione-giudicato dagranparte della critica piuttosto debole - ma, appunto,quello che rende un«summer movie» così divertente, ovvero un mix di azioni spettacolari, rumore oltre la normale sopportazione, esplosioniinrapidasequenza. «Transformes 4: l'era dell'estinzione», è tutto questo. Il regista, Michael Bay, sa cosa il pubblico vuole dai suoi film ed è in grado di consegnarglieloconuncerto grado di originalità. «Quello che ogni volta mi ripropongo di fare è di mettere il pubblico di fronte a qualcosa di mai visto-diceMichaelBay - Essere originali è il nostro obiettivo». «Nessun bravo regista ti dirà mai "voglio gli effetti speciali di quelfilm",ilnostrotipo di pubblico si annoia facilmente, non sempre è facile essere all'altezza delle aspettative - spiega Jim Schwalm, a capo degli effetti speciali del film - Come creare un'esplosione memorabile? Per esempio mettendo sacchidi cementosopral'esplosivo». Chi pensa che ormai gli effetti speciali siano tutti creati al computer si sbaglia. Sul set di «Transformers» c'era un intero camion pieno del solo equipaggiamento per le esplosioni. E chi dice che il mestiere dell'attore è un mestiere sicuro non è mai stato su un set come questo. Mark Wahlberg, NicolaPeltz•eJackReynor, che fanno partedelcast(insiemeaKelseyGrammer e Stanley Tucci), hanno dovuto correreinmezzoadunpercorsodisseminatodiesplosivo.«Ancheseè tutto attentamentepreparato,quandocorriesentiledeflagrazionialletuespalle l'adrenalinaelapauratiprendonoalla gola», dice Mark Wahlberg che nel film interpreta il nuovo protagonista, Cade Yeager, che in un mondo in cui viene annunciata la fine dell'era dei Transformers,acquistaunvecchiocamion,conl'intenzione dismantellarlo e rivenderne i pezzi. Salvo poi scoprirecheilveicolononèaltricheOptimusPrime,leader degliAutobots. «Il mio personaggio ha una figlia adolescente (interpretata da Nicola Peltz)eallafinelasuamissione diventa proteggere la figlia dagli eventi straordinaricheaccadonointorno a loro. Mi è piaciuto interpretarelapartediunpadre un po' più avanti negli anni.Iohounafiglia,ancora bambina, ma ungiorno dovrò anch'io affrontare le problematiche adolescenziali che affronta Cade. Mi ha sempre affascinato il rapporto degli adulti con i ragazzi,chenonsonopiùbambini,non puoipiùtrattarlicometali,manonsonoancoracompletamenteadulti.Diciamo che per me questa è stata una palestra, non solo fisica (e di allenamento fisico per un film del genere ne devi avere), maanchepsicologica,per ilmiofuturo dipadre». Il film è stato girato in parte a Detroit, dove sono statiricostruitiinteriquartieridiHongHonginzone industriali dismesse. E portare a Detroit, la città dell'industriaautomobilistica, una delle zone degli StatiUnitichepiùhasubito la crisi degli ultimi anni, un film su automobilichesitrasformanoinmostri meccanici ha un suo significato, anche metaforico, profondo. «Non è la prima volta che giro a Detroit - dice MichaelBay chenella cittàdel Michigan ha girato anche "The Island" e parte degli altri film della saga di "Transformers" - L'ho iniziato a fare quando nessuno aveva mai pensato diportarel'industriacinematografica da queste parti. Trovo che questa città, nonostante i suoi problemi, abbia un'energiastraordinaria». L'effetto visivo in città era davvero imponente. Tutto il centro di Hong Kong, e una parte della Cina è stata ricostruita.Epoifattaesplodere.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 79 05/07/2014 Il Mattino - Napoli Nord Pag. 21 (diffusione:79573, tiratura:108314) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Pianeta cinema «Transformer», saga record costruita sugli effetti speciali

Francesca Scorcucchi Dura tre ore buone e alla critica non è piaciuto, ma tutto questo a Hollywood poco importa. Quello che conta è che il quarto capitolo della saga dei «Transformers», da questo fine settimana al cinema negli Stati Uniti (ed in arrivo in Italia il 10 luglio) è un successo al botteghino, e che successo. Il film ha incassato 100 milioni di dollari negli Stati Uniti e nel mondo, e grazie soprattutto al boom che ha fatto in Cina è arrivato alla considerevole cifra di 300 milioni. Davvero tanto per un solo weekend di programmazione. Il segreto di questi numeri? Non il filo drammatico della storia che supporta l'azione - giudicato da gran parte della critica piuttosto debole - ma, appunto, quello che rende un «summer movie» così divertente, ovvero un mix di azioni spettacolari, rumore oltre la normale sopportazione, esplosioni in rapida sequenza. «Transformes 4: l'era dell'estinzione», è tutto questo. Il regista, Michael Bay, sa cosa il pubblico vuole dai suoi film ed è in grado di consegnarglielo con un certo grado di originalità. «Quello che ogni volta mi ripropongo di fare è di mettere il pubblico di fronte a qualcosa di mai visto- dice Michael Bay - Essere originali è il nostro obiettivo». «Nessun bravo regista ti dirà mai "voglio gli effetti speciali di quel film", il nostro tipo di pubblico si annoia facilmente, non sempre è facile essere all'altezza delle aspettative - spiega Jim Schwalm, a capo degli effetti speciali del film - Come creare un'esplosione memorabile? Per esempio mettendo sacchi di cemento sopra l'esplosivo». Chi pensa che ormai gli effetti speciali siano tutti creati al computer si sbaglia. Sul set di «Transformers» c'era un intero camion pieno del solo equipaggiamento per le esplosioni. E chi dice che il mestiere dell'attore è un mestiere sicuro non è mai stato su un set come questo. Mark Wahlberg, Nicola Peltz e Jack Reynor, che fanno parte del cast (insieme a Kelsey Grammer e Stanley Tucci), hanno dovuto correre in mezzo ad un percorso disseminato di esplosivo. «Anche se è tutto attentamente preparato, quando corri e senti le deflagrazioni alle tue spalle l'adrenalina e la paura ti prendono alla gola», dice Mark Wahlberg che nel film interpreta il nuovo protagonista, Cade Yeager, che in un mondo in cui viene annunciata la fine dell'era dei Transformers, acquista un vecchio camion, con l'intenzione di smantellarlo e rivenderne i pezzi. Salvo poi scoprire che il veicolo non è altri che Optimus Prime, leader degli Autobots. «Il mio personaggio ha una figlia adolescente (interpretata da Nicola Peltz) e alla fine la sua missione diventa proteggere la figlia dagli eventi straordinari che accadono intorno a loro. Mi è piaciuto interpretare la parte di un padre un po' più avanti negli anni. Io ho una figlia, ancora bambina, ma un giorno dovrò anch'io affrontare le problematiche adolescenziali che affronta Cade. Mi ha sempre affascinato il rapporto degli adulti con i ragazzi, che non sono più bambini, non puoi più trattarli come tali, ma non sono ancora completamente adulti. Diciamo che per me questa è stata una palestra, non solo fisica (e di allenamento fisico per un film del genere ne devi avere), ma anche psicologica, per il mio futuro di padre». Il film è stato girato in parte a Detroit, dove sono stati ricostruiti interi quartieri di Hong Hong in zone industriali dismesse. E portare a Detroit, la città dell'industria automobilistica, una delle zone degli Stati Uniti che più ha subito la crisi degli ultimi anni, un film su automobili che si trasformano in mostri meccanici ha un suo significato, anche metaforico, profondo. «Non è la prima volta che giro a Detroit - dice Michael Bay che nella città del Michigan ha girato anche "The Island" e parte degli altri film della saga di "Transformers" - L'ho iniziato a fare quando nessuno aveva mai pensato di portare l'industria cinematografica da queste parti. Trovo che questa città, nonostante i suoi problemi, abbia un'energia straordinaria». L'effetto visivo in città era davvero imponente. Tutto il centro di Hong Kong, e una parte della Cina è stata ricostruita. E poi fatta esplodere. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 80 05/07/2014 Il Foglio Pag. 15 (diffusione:25000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato SPETTATORI PER UNA SETTIMANA NUOVO CINEMA MANCUSO scelti da Mariarosa Mancuso

RIO 2096 - UNA STORIA D'AMORE E DI FURIA di Luiz Bolognesi, voci italiane di Massimo Lodolo, Barbara De Bortoli, Dario Oppido L'animazione, in questo caso, fa risparmiare. Ma non erano i film più costosi della terra, quelli disegnati o fabbricati al computer? Lo sono, se li gira la Pixar riscrivendo le sceneggiature fino allo spasimo e superando un ostacolo tecnico alla volta: prima le superfici lisce e plasticose dei giocattoli, poi la pelliccia dello spaventatore professionista Sulley, poi l'acqua e le meduse attorno al pesciolino Nemo, poi il muschio e i riccioli ribelli della principessina scozzese Merida in "Ribelle - The Brave". Non lo sono, se vige l'arte di arrangiarsi: una battaglia disegnata risulta meno costosa di una battaglia con i cavalli e gli stuntman (quando chiesero a un gruppo di scrittori svizzeri una serie di sceneggiature per un film a episodi atto a celebrare la nascita della Confederazione, i costi salirono alle stelle: un conto è scrivere "diligenza sul San Gottardo, sotto una tempesta di neve", un conto è mostrarla sullo schermo). Vale per il bellissimo "L'arte della felicità" di Alessandro Rak, che mostra Napoli vista dall'alto e sotto la pioggia: inquadrature per cui sarebbe servito l'elicottero, e un diluvio prolungato per i giorni necessari alle riprese. Vale per "Rio 2096", raro film brasiliano che si possa vedere senza sbadigliare. Devono aver preso qualcosa, dal Cinéma Nôvo di Glauber Rocha in poi, che rende le pellicole soporifere (anche la madre patria portoghese non scherza, con il più che centenario Manoel De Oliveira: ultimo film pervenuto "Gebo e l'ombra"). Quattro episodi, dal 1654 quando "brasile" era solo il nome di un albero fino al 2096, in un futuro post-apocalittico segnato dalle guerre per l'acqua. In mezzo, il secolo degli schiavi e gli anni 70 della dittatura. Il cattivo si chiama Anhangà, spirito della foresta e signore della morte, alleato con i mercanti di uomini e i capitalisti tutti. L'eroe buono e giusto e immortale lo contrasta ogni volta che può, trasformandosi in uccello tra una fatica e l'altra. I disegni e l'animazione sono splendidi a dispetto del budget ridotto, a tratti ricordano "Valzer con Bashir", il primo film dell'israeliano Ari Folman. Meritavano una sceneggiatura migliore: man mano che i secoli trascorrono l'ideologia prende il sopravvento e traspare l'intento educativo del regista Luiz Bolognesi verso "i giovani che non conoscono la storia del paese dove sono nati". Popcorn L'allieva modello si chiama Hailee Steinfeld, conviene rassegnarsi e impararlo: ormai nessuno a Hollywood si cambia più il nome. Archibald Alexander Leach non sarebbe mai diventato Cary Grant, se fosse nato in questo secolo e non agli inizi del novecento. Hailee Steinfeld si tiene stretta fieramente il suo, per ricordarla sono meglio i titoli dei film: era la testarda ragazza che nel "Grinta" dei fratelli Coen voleva vendicare il padre ucciso da un balordo. Anche Shailene Woodley resta fedele all'anagrafe, e ancora una volta i titoli vengono in soccorso: era la figlia di George Clooney in "Paradiso amaro", è la ragazza guerriera di "Divergent", sarà nel prossimo e strappalacrime "The Fault in Our Stars", tratto dal romanzo di John Green uscito in italiano con "Colpa delle stelle". L'ultimo numero di Vanity Fair mette le due ragazze nella lista dei giovani attori da tenere d'occhio. Assieme a Odeya Rush, che reciterà con Meryl Streep nel distopico "The Giver - Il mondo di Jonas". Assieme a Dayo Okeniyi, nato in Nigeria e volato negli Stati Uniti per lavorare con Arnold Schwarzenegger in "Terminator: Genesis". Assieme a Will Poulter, che era con Jennifer Aniston in "Come ti spaccio la famiglia" di Rawson Marshall Thurber (Jennifer sì che ci ha fatto la cortesia, di cambiarsi il cognome da Anastassakis). Poche le eccezioni pronunciabili e memorizzabili all'istante. Tra cui una signorina che di nome fa Lily James - ottimo anche per un'attrice del cinema muto, finalmente: sarà "Cinderella" a fianco di . L'allieva modello si chiama Hailee Steinfeld. Per lei Catherine Keener e Mark Ruffalo, sul set di "Begin Again", hanno fatto una lista di 26 film da vedere. La poveretta era già stata tormentata da Jeff Bridges e Matt Damon, quando insieme giravano "Il grinta". Aveva tredici anni, i due veterani lasciavano cadere nella conversazione nomi e titoli. Lei tornava a casa e cercava su Google. Adesso che ne ha 17 ha deciso di studiare sul serio. Colpa di Keener e Ruffalo che citavano "Harold e Maude". Lei non ne aveva mai sentito parlare - come del resto la maggior parte dei blogger: sembra che il cinema sia stato inventato negli ultimi vent'anni. Nessuno le aveva

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 81 05/07/2014 Il Foglio Pag. 15 (diffusione:25000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

mai raccontato la storia del giovanotto che tenta il suicidio ogni pomeriggio e della vecchietta che tenta di riconquistarlo alla vita guidando senza patente. Ha chiesto, le è stata fornita una lista che comprende "Easy Rider" di Dennis Hopper e "L'impareggiabile Godfrey" di Gregory La Cava, una tra le più divertenti commedie sofisticate di sempre. C'è "L'ultimo spettacolo" di Peter Bogdanovich, c'è "Alice non abita più qui" di Martin Scorsese, c'è "Colazione da Tiffany" di Blake Edwards. Sotto "Begin Again" si nasconde invece il remake - autoremake, il regista è sempre John Carney da Dublino - di un bellissimo film irlandese intitolato "Once". Tanto bello che fa sembrare nuova la storia del musicista di strada colpito improvvisamente dal successo e dall'amore. INSIEME PER FORZA di Frank Coraci con Adam Sandler, Drew Barrymore, Wendi McLendon- Covey, Terry Crews Primi appuntamenti disastrosi. Ne hanno uno James Gandolfini e Julia Louis-Dreyfus in "Non dico altro" con Nicole Holofcener. Il ristorante ha la musica a palla, l'orecchio non è più quello di un tempo, non bastasse i due divorziati parlano sottovoce per timidezza (e perché sono fuori allenamento, da tempo non fanno vita sociale). Però loro la mettono sul ridere - lei di più, poi le toccherà sopportare un invito al brunch domenicale dove il corteggiatore si presenta in tuta, con la patta aperta, un paio di orribili sandali ortopedici (appena lei si leva le scarpe e si massaggia i piedi, a Gandolfini viene un attacco di fastidio per l'intimità non desiderata: "Colpa di mia madre che aveva piedi orribili", si giustifica). Adam Sandler e Drew Barrymore si incontrano al ristorante per un appuntamento al buio. Lui guarda le tette delle cameriere e ordina gamberetti piccantissimi, da spegnere con la birra. Lei ha una baby sitter in seria difficoltà con i bambini rimasti a casa. Va a finire che si rivedranno in circostanze obbligate - in questo caso, una vacanza africana con la figliolanza - e finiranno per piacersi? Lo sospettiamo fin dal titolo, pigro come il resto del film. A nulla servono i ragazzini simmetricamente disposti per riempire i buchi. Due figlie per lui (che si comportano come maschiacci) e due figli per lei (che sentono gravemente la mancanza di una figura paterna: neanche Massimo Recalcati sarebbe riuscito a immaginare qualcosa di più banale). Segue il solito inno alle famiglie ricomposte, come se nessuno mai avesse visto (per citare un solo titolo del filone) "Appuntamento sotto il letto" di Melville Shavelson, anno 1968. Il titolo originale - "Yours, Mine and Ours" - allude agli otto figli di Lucille Ball e ai dieci figli di Henry Fonda, vedovi e vogliosi di mettere su una piccola caserma. Ricostituito con pezzi da "Tre uomini e una culla" e "Una notte da leoni", lasciando le cuciture ben visibili - anche "Babysitting" di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau. La baby sitter ha dato buca, il genitore fa subentrare il primo venuto: un dipendente che proprio quella sera aveva organizzato la festa per i suoi 30 anni. All'alba, arriva una telefonata della polizia. L'adulto è scomparso, il ragazzino pure, la casa è in condizioni disastrose. Fortuna che la telecamera di sorveglianza ha registrato tutto. R I P E S C A G G I STORIES WE TELL di Sarah Polley, con Michael Polley, Harry Gulkin, Pixie Bigelow, Susy Buchan, Deirdre Bowen QUEL CHE SAPEVA MAISIE di Scott McGehee e David Siegel, con Alexander Skarsgård, , Steve Coogan, Onata Aprile Da una foto di famiglia, lacerata e riaggiustata con poca cura, Paul Auster scopre l'orribile verità: la nonna aveva ucciso il nonno con una fucilata, nella cucina di casa. "Altri casi di malattia mentale in famiglia?" chiede lo psichiatra al padre di Alan Bennett, dopo il ricovero della madre. Fu così che lo scrittore di "La sovrana lettrice" e "Nudi e crudi" scoprì che il nonno si era suicidato. E' successo anche all' attrice e regista australiana Sarah Polley, che ricordiamo soprattutto per "Lontano da lei" (Julie Christie scivolava nell'Alzheimer e si prendeva una cotta per il vicino di ospizio: è il "vorrei anch'io quel che ha ordinato la signora" dei tempi nostri). Il film-verità comincia con un ritratto della madre Diane, morta quando lei aveva undici anni; dal primo marito aveva avuto due figli, sposò Michael Polley in seconde nozze. Scopre un segreto di famiglia (segue prova del Dna per confermarlo). Fa scrivere a suo padre un memoir, da recitare nel film mentre lei gli corregge la dizione, la grammatica, e scopre qualche bugia. Senza (troppi) rancori. "Le storie che raccontiamo" sono il punto in comune tra la vita e il cinema, e al novanta per cento almeno sono " fiction". Nel senso delle invenzioni, non delle miniserie italiane. Bisognerebbe far vedere questo film a chi sta per mettere su una famiglia e a chi una famiglia la sta per sfasciare" scrive Nicholas Barber sull'Independent. Lasciando i sentimenti e parlando di tecnica: è l'adattamento riuscito di un quasi illeggibile romanzo di Henry James con lo stesso titolo. Lo scrittore americano ha la fissa dei punti di vista, meglio se obliqui o parziali, e

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 82 05/07/2014 Il Foglio Pag. 15 (diffusione:25000) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

per pagine e pagine si diletta a inseguire le intermittenze del cuore e i contorcimenti della ragione. Ovvio che quando costruisce un romanzo attorno a una bambina di sei anni con genitori divorziati rasenta l'incomprensibilità. Brave le sceneggiatrici Nancy Doyne e Carroll Cartwright, bravissima Onata Aprile che fa Maisie: una seienne senza lagne sentimentali e senza carinerie. Funziona benissimo anche il passaggio dal divorzio britannico di fine Ottocento al divorzio neyorchese d'oggi. L'affidamento congiunto - sei mesi con la mamma rockettara Julianne Moore, sei mesi con il papà mercante d'arte Steve Coogan - c'era già allora. E già ai tempi di Henry James esistevano i consorti-trofeo, l'ex tata e il barista tutto muscoli. Trascurati entrambi dopo qualche mese, come la povera Maisie dimenticata a scuola: gli ex coniugi vogliono solo litigare. R I P E S C A G G I LA GELOSIA di Philippe Garrel, con Louis Garrel, Anna Mouglalis, Emanuela Ponzano, Arthur Igual INSTRUCTIONS NOT INCLUDED di Eugenio Derbez, con Eugenio Derbez, Jessica Lindsey, Loreto Peralta, Daniel Raymont Il padre Philippe scrive e dirige, il figlio Louis fa l'attore protagonista, la sorella Esther fa l'attrice. Per trama, un episodio nella vita del padre, rispettivamente del nonno, Maurice Garrel. Anche lui attore, lasciò la famiglia per un'altra donna, e si capisce che Philippe - 66 anni, per chiarire - non gliel'ha ancora perdonato. E' un film di famiglia. Ed era anche meglio che restasse in famiglia. Visto e commentato dai parenti stretti del regista, che ormai comprendono Valeria Bruni Tedeschi, ex fidanzata dell'imbronciato e mai pettinato Louis Garrel, e l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy, marito della di lei sorella Carla Bruni. Philippe Garrel sta ora con Caroline Deruas, sceneggiatrice di questo film e di "Un été brülant", con e fischiatissimo a Venezia. I non parenti come noi si sono annoiati parecchio, apprezzando qualche battuta non si sa quanto intenzionale. "Al verde va bene, ma non sopporto di essere povera" dice Anne Mouglalis in impermeabile e stivali da feticista - quintessenza della gattamorta french style. Da esporre al museo, l'appartamento alternativo anni 70, epoca delle corna di papà Garrel e quindi di questo esercizio - in bianco e nero - sulla gelosia: muri un po' scrostati, materasso per terra, tessuto batik con elefantini. Il padre chiude il ragazzino in una cantina con un lupo. Lo fa sdraiare nell'erba e gli piazza un ragno velenoso sul petto. Risultati, zero: da adulto Valentin ha paura dell'acqua, dei lupi, dei ragni, e del matrimonio, in cima alla lista delle cose temibili. Passa da una fanciulla all'altra, finché una vecchia fiamma americana suona alla porta, gli mette in braccio una bambina di un anno, si fa prestare i soldi per il taxi e scappa verso l'aeroporto. Figlia di Valentin, intuisce lo spettatore. Il giovanotto conferma a modo suo: "Maledetti preservativi in offerta", mentre l'amante del pomeriggio se ne va sbattendo la porta. Record d'incassi, per un film in lingua spagnola distribuito negli Usa. Successo costruito a tavolino, e sempre a tavolino si sarebbero potute tagliare via le ridondanze. Sbrigata l'obbligatoria satira di Hollywood - Valentin finisce per fare lo stuntman mentre la figlia cresce, esaurendo le smorfiette del repertorio "volevo abbandonarti sul ciglio della strada ma ora non posso vivere senza di te" - arriva un altro film da scopiazzare. Aiutino: c'erano Meryl Streep e Dustin Hoffman, gli spettatori nel 1979 piansero tanto. Già, perché la mamma torna, e ora che la parte faticosa è finita vorrebbe pure indietro la piccina.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 83 05/07/2014 Il Giornale - Ed. Nazionale Pag. 21 (diffusione:192677, tiratura:292798) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato MEDIA Perfezionata in Spagna la cessione di Dts a Telefonica Mediaset , ora Madrid guarda a Premium Il Biscione vende per 365 milioni, ma la società di Alierta investirebbe 100 milioni anche nella pay tv italiana Maddalena Camera

Alla fine il cerchio si è chiuso. La maggiore pay tv spagnola, Canal+ (già Digital+), è ora al 100% nelle mani di Telefonica, l'ex monopolista iberico di telecomunicazioni. Mediaset ieri ha ufficializzato la vendita della sua quota di Dts, il 22%, incassando fino a 365 milioni di euro, mentre la società guidata da César Alierta per il 56% in mano a Prisa pagherà 725 milioni. E dunque, con un esborso di poco superiore al miliardo di euro, ha conquistato il controllo di Canal+ diventando il p r i n c i p a l e operatore spagnolo di servizi televisivi a p a g a m e n t o . Telefonica, infatti, è già presente nella pay tv con una sua piattaforma, Movistar, che conta 676mila clienti, ai quali si aggiungono ora altri 1,6 milioni (quelli di Canal+ che in Spagna ha i diritti sul calcio), per una quota di mercato complessiva del 60%. Ovvio che a questo punto servirà il benestare dell'Antitrust, ma visto che con questa mossa Telefonica ha raggiunto l'obiettivo voluto dal governo spagnolo, l'ok appare scontato. Madrid voleva infatti tener fuori dal Paese pericolosi (e danarosi) concorrenti, come Al Jazeera, la tv del Qatar che, in Francia, è entrata nel settore pay tv con BeInSport creando problemi sul fronte dei diritti sportivi al competitor CanalPlus. Quanto a Mediaset - la cessione dell'asset è avvenuta da parte della controllata Mediaset España - porta a casa cassa preziosa in vista degli esborsi che dovrà effettuare per pagare i diritti sul calcio, 370 milioni per la serie A, e 690 milioni per la Champions dal 2015. Inoltre, Mediaset fornirà contenuti pay a Telefonica per 25 milioni di euro. Il contratto prevede che ai 325 milioni del contratto base saranno aggiunti altri 40 milioni. Nel dettaglio, 10 saranno pagati non appena Telefonica definirà l'acquisto del 56% di Dts da Prisa. Altri 30 verranno versati se Canal+ raggiungerà, in 4 anni, un determinato livello di abbonamenti. Sul tavolo c'è anche l'ipotesi di un ingresso degli spagnoli in Mediaset Premium in funzione del futuro riassetto della tv a pagamento di Cologno Monzese con l'intervento di un broadcaster internazionale (Al Jazeera). E, secondo indiscrezioni raccolte da Radiocor , la società spagnola avrebbe un assegno da 100 milioni già pronto per investire nella pay tv italiana. Se così fosse, la valutazione della pay tv italiana, che nel 2013 ha realizzato ricavi per 550 milioni, sarebbe di un miliardo di euro, superiore alle stime degli analisti che indicavano per l'asset un valore di 850 milioni. Telefonica farebbe anche un «dispetto» a Telecom Italia, di cui è il principale azionista con il 15% dopo lo scioglimento di Telco. Telecom, infatti, ha siglato un accordo con Sky, principale (e unico) concorrente di Mediaset Premium in Italia, per la fornitura di contenuti a pagamento. Positivi i commenti degli analisti: «Ci pare la soluzione più positiva per Mediaset España - ha spiegato Equita Sim - che vedrà salire la propria cassa e avrà anche modi di ricomprare parte delle proprie azioni in mano a Prisa (14%)». In Borsa, Mediaset dopo giorni al rialzo, ieri è scesa dell'1,44%. 1,6 Sono i milioni di abbonati di Canal+, l'ex Digital+, cheèlamaggiorpaytvdella Spagna UN ANNO A PIAZZA AFFARI Lug. Mag. Mar. Gen. Nov. Set. 2013 2014 3,70 € -1,44% Foto: STRATEGIE Pier Silvio Berlusconi Foto: IN AZIONE César Alierta Foto: INCASSI La torre Mediaset a Cologno. Il gruppo, oltre alla pay tv in Spagna, ha venduto il 25% di Ei Towers (la società delle torri di trasmissione) che ha portato in cassa circa 300 milioni

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 84 05/07/2014 Libero - Ed. Nazionale Pag. 32 (diffusione:125215, tiratura:224026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

«THE LAST OF ROBIN HOOD» Errol Flynn tra lolite e rivoluzione In un film gli ultimi anni dell' attore con la passione per Cuba. E per una quindicenne GIORGIO CARBONE

Se un regista avesse proposto un instant movie su quell'argomento nel lontano 1959, lo avrebbero buttato giù dalle scale. Hollywood stava piangendo Errol Flynn, ovvero Robin Hood , Don Giovanni , Capitan Blood , stroncato da un infarto a soli 50 anni. Lo piangeva e voleva ricordarlo com'era nel suo grande periodo, l'«uomo che tutti i Walter Mitty, i giovani timidi e complessati han sempre sognato di diventare», come disse Jack Warner al suo funerale. L'uomo nella bara era un corpo distrutto dagli eccessi (bacco,tabacco, venere) e soprattutto uno che la sua vita esagerata l'aveva voluta concludere in un modo scandaloso (almeno per la morale dell'epoca) portandosi a letto una ragazzina di 15 anni. È passato oltre mezzo secolo e la pubblica morale s'è spostata parecchio. Di Beverly Aadland, l'ultima compagna di Errol, oggi il mondo è pieno. E gli Errol Flynn non scandalizzano più nessuno. C'è spazio ora per un film con un Errol piuttosto simpatico e una Beverly non più condannabile. La storica frase di Flynn «Forse sono troppo vecchio per lei, ma vi assicuro che lei non è troppo giovane per lei», non fa più inorridire le anime belle. Kevin Kline che ha impersonato il divo in un film (il 29 agosto in Italia) The last of Robin Hood non nasconde di aver accostato il personaggio con decisa simpatia. E così Dakota Fanning che fa Beverly. A conti fatti l'unica a farci una cattiva figura nella pellicola è la madre della ragazza (impersonata da una spiritata Susan Sarandon) che buttò la figlia nelle braccia di Flynn e dopo la morte di lui schiamazzò indegnamente per papparsi una parte di eredità. The last of Robin Hood sta per ultimo anno della vita della superstar che il «last» volle viverlo alla grande senza aspettare un tramonto che sembrava inevitabile. A 49 anni era finito come attore (il corpo devastato non gli rispondeva più, la testa in disordine gli impediva di ricordare le battute). Meglio andare incontro alla morte, come ilsuo generale Custer, e intanto vivere la sua ultima passione proibita (Flynn non s'era negato a nessun tipo di piacere). Alla fine del 1958 s'imbarcò con Beverly su una nave diretta a Cuba. L'isola era in fermento per la rivoluzione di Fidel Castro. Fidel stava muovendosi dalla Sierra per dare il colpo mortale alla dittatura di Fulgencio Batista. Errol e Beverly si unirono ai rivoltosi. Con loro c'era nientemeno che Ernest Hemingway, anche lui desideroso di chiudere in gloria come gli eroi di Per chi suona la campana e Isole nella corrente . Ernest si limitò ad accompagnarsi ai «barbudos», ma Flynn combattè sul serio e rimase anche ferito nell'assalto a un'hacienda. S'era portato una cinepresa per riprendersi in eventuali atti eroici. E per raccontare il suo amore per Beverly. Il tutto è documentato da un filmetto distribuito all'inizio degli anni 60 Cuban rebel girls . Quando i «guerrilleros» di Castro arrivarono all'Havana, Errol tornò con Beverly in America. Dove dimostrò che della revolucion non aveva capito un tubo. «Tranquilli», annunciò in tv, «Fidel non è un comunista e non lo sarà mai». Non gli credettero e fecero bene. Kevin Kline però l'ha voluto mostrare esuberante e brillante. «Perchè non avrei dovuto?», ha dichiarato l'attore che a 57 anni ne dimostra dieci di meno di Errol durante il suo «last». Nel film la somiglianza è molto reale. E Kline è realmente affascinato da Flynn: «È stato un grande del cinema e l'ultimo peccatore onesto di Hollywood. Dopo di lui ci sono arrivati i pezzi di cacca». ::: LA SCHEDA LA CARRIERA Errol Flynn interpretò personaggi avventurosi ed eroici in molti film. Tra i più famosi «Robin Hood» e «Capitan» Blood. L'ADDIO Morì, a soli 50 anni, per un infarto. Le sue ultime parole pare siano state di rammarico per dover morire prima «di quello stronzo di Jack Warner» (presidente Warner Bros). Foto: DIVO DI HOLLYWOOD Foto: Accanto Kevin Kline, nei panni di Errol Flynn, in una scena di «The last of Robin Hood» che in Italia arriverà il 29 agosto. Sopra il vero Errol Flynn nei panni di «Robin Hood» [Olycom]

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 85 05/07/2014 Libero - Ed. Nazionale Pag. 25 (diffusione:125215, tiratura:224026) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato Fronte anti Sky Mediaset si allea con Telefonica Il mercato sogna le nozze con Telecom Dopo D+ in Spagna, il Biscione cede per 100 milioni il 10% di Premium agli iberici Alierta torna a investire in Italia e riaccende i piani di integrazione tivù-telefonia NINO SUNSERI

Telefonica raddoppia. Dopo Telecom pensa all'alleanza con Mediaset. Cesar Alierta ha pronto l'assegno da cento milioni per entrare in Premium. Un colpo di scena. Avrebbe avuto, infatti, un'accelerazione la parte della trattativa tra Mediaset e il gruppo spagnolo che dovrebbe portare ad un'intesa sulla pay-tv italiana. Nel corso delle negoziazioni che riguardano la vendita del 22% di Digital+ da Mediaset a Telefonica per una cifra vicina ai 380 milioni - le parti sembrano, a sorpresa, aver trovato un'intesa anche per una collaborazione su Mediaset Premium: gli spagnoli sarebbero disponibili a investire un centinaio di milioni per arrivare a detenere una quota di minoranza (intorno al 10%) della pay tv del Biscione. Telefonica a questo punto, oltre ad essere primo azionista di Telecom, sarà insieme al primo gruppo televisivo italiano. L'operazione Premium naturalmente dovrebbe essere funzionale al riassetto della tv a pagamento che, nelle prossime settimane, Mediaset conta di realizzare con l'intervento di un'altra compagnia internazionale. Al Jazeera in prima fila. Ovviamente la decisione di Telefonica ribalterebbe tutte le previsioni a cominciare proprio dalla presenza in Telecom. Si era parlato di disimpegno e di un ritorno di fiamma degli americani di Att. Nulla di tutto questo. Telefonica non ha nessuna intenzione di uscire. Casomai raddoppia. L'intesa sulla pay tv potrebbe portare alla costruzione di un agglomerato telefonia-media con Telecom da un lato e Mediaset dall'altro. Una possibilità accarezzata, a suo tempo, senza molto successo, da Marco Tronchetti Provera. L'impegno per Telefonica sarebbe senz'altro molto rilevante. Per dare consistenza alla sua strategia dovrebbe consolidare il controllo su Telecom. Un investimento che si andrebbe a sommare con l'acquisto di E-Plus in Germania. Operazione certamente costosa. Tuttavia consentirebbe ad Alierta di essere presente su tre importanti mercati europei: Italia, Germania e Spagna. Una soluzione che renderebbe digeribili gli inevitabili tagli imposti dall'antitrust in Brasile. La convienenza per Mediaset? Il gruppo deve decidere il suo futuro. Aveva un progetto per costruire una pay tv europea giocando su Premium in Italia e Digital+ in Spagna. L'intervento di Telefonica, che ha il medesimo problema con Movistar, ha cambiato lo scenario. Rifiutare l'offerto di Alierta non era possibile. Da qui la scelta di cambiare il parametro. Un'alleanza che, forse, potrebbe allargarsi ad Al Jazeera. Stimolante sul piano operativo. Problematico su quello della politica internazionale.

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 86 05/07/2014 Alias - N.27 - 5 Luglio 2014 Pag. 5 (diffusione:30179, tiratura:94483) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato VITTORIANO LUCE, L'IMMAGINARIO ITALIANO Quando i bimbi d'Italia si chiamavano Balilla. E come siamo oggi Novanta anni della nostra storia nelle foto, nei film , nei cinegiornali dal fascismo al dopoguerra, dalle star di Hollywood sul Tevere alla contestazione. E ognuno con il suo vissuto SILVANA SILVESTRI

ROMA pescatori. Si mostrava un servizio su Venezia, chi era mai stato fuori dal paese? E così via via i cinegiornali che erano proiettati nelel sale prima del film provvedevano a far conoscere popolazioni diverse e lontane, personaggi famosi, educare secondo le nuove scoperte Negli ultimi anni, alla mostra del cinema di Venezia spesso i film più applauditi sono stati i cinegiornali del Luce in apertura di programma: bianco e nero splendido, capacità di sintesi, velate, ma non troppo, indicazioni politiche, una stoccata umoristica finale a chiudere i servizi. Sarà anche per questo successo che Roberto Cicutto, amministratore delegato del Luce- Cinecittà ha lanciato l'idea di una mostra di parte dello sterminato archivio. Quelli che a lungo sono stati considerati servizi di regime, fiancheggiatori del fascismo e poi nel dopoguerra della democrazia cristiana, hanno quasi perso dopo tanti anni il potere di manipolare l'opinione del pubblico per diventare preziosi reperti d'archivio. Se proprio volete perdervi dei meandri del suo immenso labirinto si può vedere liberamente tutto quello che è stato catalogato su archivioluce.com. Oppure, per non resistere all'insopprimibile fascino dell'anacronismo, si andrà a visitare la mostra appena inaugurata al Vittoriano di Roma: «Luce. l'immaginario italiano» aperta fino al 21 settembre (dalle 10.30 alle 21.30 biglietto 6 euro, 4 euro ridotto). L'inaugurazione ricordava molto da vicino i servizi di un tempo, l'assalto dei fotografi e cineoperatori alle autorità, in questo caso il ministro Franceschini che, segno dei tempi cambiati, avanzava e poi parlava agli operatori dei tg in tutta tranquillità, proprio sotto le gigantografie di un biblico Charlton Heston e Sandokan, non senza un pizzico di ironia, pur affrontando argomenti spinosi come quello del destino di Cinecittà, da anni nell'occhio del ciclone. «Una mostra, ha detto, che i ragazzi dovrebbero vedere per rendersi conto di come sono cambiati i tempi». Peccato che le vacanze siano appena iniziate e che da un monitor che proiettava i tentativi di ricostruzione del dopoguerra si sentivano scandire parole che ascoltiamo ancora oggi come: «più lavoro, più occupazione, più case». Il tempo si è fermato. Serafico c'è Alfred Hitchcock in carrozza si allontana dai flash e dai microfoni. Ancora più rilassato Robert Mitchum seduto al bar con un whisky davanti. Il rombo della storia sembra rincorrerci per le sale: è l'effetto dei tanti monitor in funzione: ma se ci si posiziona davanti allo schermo, il microfono dal soffitto da la possibilità di ascoltare. Per quanto riguarda i tempi passati è impressionantela la prima sala, «una piazza» ricostruita con pannelli giganti dove è assemblato un pubblico del primo novecento, coppole e calzettoni, infanti e giacchette: testimonia la prima volta che una proiezione arrivò in Sicilia in un villaggio di scientifiche a evitare le malattie («tu sai mamma che baciando il tuo bambino trasmetti la tubercolosi?» ci intima una voce mentre passiamo di fronte a un monitor). L'istituto Luce, fodato nel 1924 compie novant'anni, è la più antica istituzione pubblica del mondo, creata con lo scopo di raccontare l'Italia, educare il pubblico, nutrirlo di propaganda, diventando obbligatoria nel '26 la proiezione dei filmati, nel 27 inaugurati i cinegiornali. Anni dopo Mussolini si occuperà dell'indistria cinematografica che oltre ad essere la rivoluzione dell'epoca e ad essere considerata «l'arma più forte», era una sua autentica passione (fan di Stanlio e Ollio in particolare, ma nella saletta di villa Torlonia passava tutto). La mostra che ha come sottotitolo «l'immaginario italiano» propone diverse strade da percorrere, soprattutto quella dei collegamenti che ognuno può tessere con i suoi ricordi la sua esperienza di vita, la sua generazione. Chi sarà la bella ragazza del video promozionale che passa dal bianco e nero al colore? i più giovani non riconosceranno forse Rossana Schiaffino che come musa della mostra accoglie i visitatori. Dello sterminato materiale dell'archivio composto da tre milioni di fotografie e cinquemila ore di film sono stati composti due percorsi paralleli: una mostra fotografica con più di 500 fotografie dell'archivio a cura di Gabriele D'Autilia che ha curato anche il libro che accompagna il visitatore nelle avventure, propagande, corpi politici, paese reale, il Bel paese, donne, linguaggi, stelle, italiani e italiane. In parallelo c'è il percorso dei cinegiornali, centinaia di

ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/07/2014 - 07/07/2014 87 05/07/2014 Alias - N.27 - 5 Luglio 2014 Pag. 5 (diffusione:30179, tiratura:94483) La propriet intelletuale riconducibile alla fonte specificata in testa pagina. Il ritaglio stampa da intendersi per uso privato

filmati dell'archivio storico più alcuni percorsi specifici, a cura di Roland Sejko, il cineasta albanese che da anni lavora agli archivi del Luce, autore del bellissimo documentario vincitore del David di Donatello Anja,la nave . «Abbiamo lavorato sul montaggio della sterminata quantità di materiali, dice Sejko, mi sono posto il problema di come raccontare itinerari attraverso le immagini. Abbiamo trovato piccole gemme cercando di fare un discorso narrativo, anche perché il tempo di attenzione del pubblico non è lungo. Uno spazio a parte, più approfondita prende la sezione «Io noi voi» dove si mette in evidenza il rapporto tra Mussolini e la folla. Tra i vari percorsi siamo attirati dai servizi dal festival di Venezia che si possono agevolmente ascoltare in cuffia: «Non posso che dare un giudizio negativo» afferma il giovane critico Biraghi dall'edizione del '63 «chesi è svolto in un clima di noia piuttosto profonda», si ascolta la voce di Antonioni, si sottovaluta nel '66 la vittoria di Kluge ( Artisti.. .) e del misterioso film Chappaqua , si danno giudizi moralistici sull'edizione della contestazione («chi crede nell'ordine appare come un coltivatore di luoghi comuni...»), si mostra il più recente ritrovato, le tre dimensioni, con due Mitchell che funzionano in sincrono. Effettivamente la storia si ripete, è bene saperlo. Qualcosa di nuovo la esprime il ministro Franceschini, la creazione di un museo del Cinema a Cinecittà, così come c'è a Torino dove nacque il cinema italiano o in altre città. «Cinecittà, il luogo su cui stiamo facendo passi avanti, luogo che è nato per produrre cinema»: dovrebbe essere ovvio ma non lo è, in realtà è diventato un deserto salvo il lavoro di sporadiche troupe straniere, o la speranza che la Rai inizi qui le lavorazioni delle sue innumerevoli fiction. In quel grande museo, dice, la mostra potrebbe avere una sua collocazione permanente. Nel frattempo ci sono altre iniziative parallele a movimentare l'estate romana: la retrospettiva «Effetto Luce» curata da Gianni Canova con 60 titoli, dagli anni '60 al '99 ai Fori imperiali (piazza della Madonna di Loreto) dall'11 al 27 luglio e piazza Santa Croce in Gerusalemme dal 28 luglio al 5 settembre a ingresso libero. E la retrospettiva «Identità» con 30 titoli a cura di Gianni Canova, dal 1933 di Camicia nera di Forzano alla Balia di Bellocchio, nella sala Verdi del Vittoriano alle 11.30 alle 18.30 con ingresso libero per i visitatori della mostra. E 30 rari documentari scelti da Giacobini e Attene da Gloria di Omegna ('34) il primo sulla guerra mondiale a L'Africa di Pasolini di Borgna (fino al 21 settembre al Vittoriano). A cura di Luciano Siovena al Maxxi «XXISecolo» le opere prime e seconde che il Luce ha prodotto, ultima Alice Rohrwacher. Foto: Al centro: sul set della «Dolce vita». A destra dall'alto Giorgio Napolitano, due attori del muto, butteri dell'Agro pontino ('31), Mussolini miete il grano a Littoria ('38)

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