Leggi l'articolo su beautynews Un nuovo libro racconta Elio

Gillo Dorfles lo defini? «il nostro Duchamp della moda». Aspetto semplice, corpulento, con il suo eterno loden e quel passare tra la gente come fosse li? per caso – ma in realta? raffinato viveur –, Elio Fiorucci era capace di cogliere le sfumature dei sentimenti e di trasformarle in visione.

I suoi negozi, la scelta delle persone che amava avere intorno, quel non possedere un metodo: tutto in lui parlava di liberta? mentale. Colto, incapace di ostentare, vegetariano e animalista, agiva d’istinto, diceva una cosa e poi il suo opposto, sposava una causa e, trascinati tutti in quella direzione, se ne andava da un’altra parte. Aveva il dono della confusione.

Ha segnato uno spartiacque tra le epoche: esiste un prima di Fiorucci e un dopo Fiorucci. Nel 1965 va a Londra: Carnaby Street, King’s Road, Biba e Mary Quant, il Kensington Market. Tornato in quella che era allora una Milano grigia e conformista, produce una piccola rivoluzione inaugurando nel 1967 il primo negozio Fiorucci, in Galleria Passarella, dove si trovano abiti e oggetti stravaganti che importa da tutto il mondo.

pagina 1 / 3 Ritratto di Karla Otto e sticker per occhiali nella rielaborazione grafica di Franco Marabelli, stretto collaboratore di Elio Fiorucci. FOTO KARLA OTTO DI GUGLIELMO PELIZZONI. COURTESY PRESS OFFICE.

Nel 1970 inizia la produzione di vestiti, jeans e accessori. Nel ’74 apre un secondo store a Milano, al quale seguiranno Londra e poi New York, che diventera? noto come “lo diurno”. E? li? che lancia la sua rivista Interview, nel 1977, con la partecipazione di Truman Capote e di molte altre celebrities.

Sara? proprio l’avventura americana, con la Pop Art, lo Studio 54 e l’attenzione del jet set internazionale, a imprimere un passo ulteriore alla storia del brand. I ragazzi si davano appuntamento da Fiorucci, e non solo per i jeans “Buffalo”, quelli piu? venduti e copiati, letteralmente “disegnati” sul sedere di Isabella Sasso, la modella della casa; e neppure perche? Fiorucci aveva modificato la percezione del modo di vestire, introducendo elementi etnici o spalmando d’oro pantaloni e accessori improbabili, o per l’uso improprio della plastica: quei giovani trovavano una risposta alla loro inquietudine. Fiorucci colorava il mondo.

Ma il riconoscimento piu? importante che gli va attribuito e? l’introduzione del concetto di life style. Fu infatti il primo a proporre il concept store: i suoi negozi erano un’esperienza sensoriale, vi si trovavano libri, dischi, profumi, le vetrine erano vere pagina 2 / 3 scenografie d’autore. Arrivarono a ospitare performance di ballerini o di artisti che vi abitavano e dormivano. Nel 1983 chiese a di affrescare le pareti del negozio di Milano, fu un happening storico. Le sorprese erano continue, anche grazie a un’architettura flessibile, tutto era in movimento, la merce, la sua disposizione, la rappresentazione.

Label originale su pull made in Fiorucci. COURTESY PRESS OFFICE.

La grafica di Fiorucci ha segnato una tappa sostanziale; la comunicazione era imprevedibile, spesso il prodotto non compariva nemmeno. Gli sticker, la versione fumettistica della pin up, un’idea di erotismo gioioso, sono frammenti di un discorso dai toni leggeri ma dai contenuti importanti.

Arruolo? artisti, grafici, architetti, creativi vari, ma anche uomini e donne comuni dei quali intuiva il talento, e molti di loro hanno partecipato a un libro appena uscito: Caro Elio. Un viaggio fantastico nel mondo di Fiorucci. A cura di Franco Marabelli, progettista, designer, scenografo e stretto collaboratore di Fiorucci, affiancato da Franca Soncini, a lungo sua pr, resta un documento unico. Immagini inedite, interviste e testimonianze disegnano il ritratto di un imprenditore illuminato e di un uomo molto amato. Il punto di vista del racconto non solo rende l’idea del personaggio, ma ricostruisce un periodo irripetibile, quando era possibile inventare uno stile esistenziale.

In apertura: Elio Fiorucci ritratto nel 1999 da Giacomo Guidi. Le immagini sono tratte dal volume “Caro Elio. Un viaggio fantastico nel mondo di Fiorucci” (Rizzoli per Mondadori Electa), di cui Renata Molho e? editor consultant e Pierpaolo Pitacco art director.

Da Vogue Italia, n. 843, dicembre 2020

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