Omicron – Onlus Osservatorio Milanese Sulla Criminalità Organizzata Al Nord

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Omicron – Onlus Osservatorio Milanese Sulla Criminalità Organizzata Al Nord Omicron – Onlus Osservatorio Milanese sulla Criminalità Organizzata al nord L’INFLUENZA DELLA CRIMINALITÀ STRANIERA SULLA STRUTTURA DEGLI INTERESSI E DEI COMPORTAMENTI CRIMINALI: LE GRANDI AREE METROPOLITANE NELL’EUROPA MEDITERRANEA (Barcellona, Parigi, Milano) Sabato 1 dicembre 2001 Comune di Milano Palazzo Marino sala Alessi COMMISSIONE EUROPEA Direzione Generale: «Giustizia e Affari Interni» Unità: « Crimine Organizzato » Programma Falcone: 2000/FALCONE/183 i Il presente Rapporto è stato realizzato grazie al supporto finanziario della Commissione Europea, Direzione Generale «Gistizia e Affari Interni», tramite il Programma Falcone. Il presente rapporto riflette le opinioni degli autori del gruppo di ricerca e dell’«Osservatorio milanese sulla criminalità organizzata al nord – Onlus»; esso non rappresenta in alcun modo il punto di vista ufficiale della Commissione che pertanto non è responsabile dell’uso che potrebbe essere fatto delle informazioni contenute. La realizzazione del presente Rapporto non sarebbe stata possibile senza l’attenzione e la partecipazione attiva del Comitato scientifico di Omicron – Onlus. Comitato scientifico: Giancarlo Caselli, Adolfo Ceretti, Nando dalla Chiesa, Michele Dalla Costa, Vittorio Grevi, Alison Jamieson, Maurizio Laudi, Marcelle Padovani, Livia Pomodoro, Virginio Rognoni, Maurizio Romanelli, Adriano Sansa, Bartolomeo Sorge, Armando Spataro, Federico Stella. Omicron – Onlus Viale Col di Lana 12, 20136 Milano tel. 0039/02/89421496 fax 0039/02/8356459 E-mail: [email protected] – Sito Internet: www.omicronweb.it ii IL GRUPPO DI RICERCA SPAGNA Coordinatore di ricerca in Spagna DOTT. RAMON MACIA GOMEZ Magistrato Audiencia di Barcellona Ricercatore DOTT. SALVATORE GURRIERI Docente Liceo italiano di Barcellona FRANCIA Coordinatore di ricerca in Francia PROF. JACQUES SOPPELSA Presidente e ordinario di Geopolitica all’Università “La Sorbonne” di Parigi Ricercatore DOTT. FABRICE RIZZOLI Dottorando di ricerca all’Università “La Sorbonne” di Parigi ITALIA Direttore del progetto e coordinatore di ricerca in Italia PROF. SEN. NANDO DALLA CHIESA Associato di Sociologia economica all’Università degli Studi di Milano Ricercatori DOTT.SSA SIMONA PEVERELLI Direttrice di Omicron DOTT. GIUSEPPE MUTI Dottorando di ricerca all’Università “La Sapienza” di Roma iii Omicron – Onlus / Programma Falcone 2001 4 Introduzione INDICE INTRODUZIONE Pag. 6 Capitolo I IL CASO DI BARCELLONA E IL CONTESTO SPAGNOLO Pag. 17 Parte prima SOCIETÀ, MIGRAZIONI E CRIMINALITÀ IN SPAGNA Pag. 20 Parte seconda LA CRIMINALITÀ STRANIERA A BARCELLONA Pag. 46 Capitolo II IL CASO DI PARIGI E IL CONTESTO FRANCESE Pag. 71 Parte prima SOCIETÀ, MIGRAZIONI E CRIMINALITÀ IN FRANCIA Pag. 74 Parte seconda LA CRIMINALITÀ STRANIERA A PARIGI Pag. 104 Capitolo III IL CASO DI MILANO E IL CONTESTO ITALIANO Pag. 121 Parte prima SOCIETÀ, MIGRAZIONI E CRIMINALITÀ IN ITALIA Pag. 124 Parte seconda LA CRIMINALITÀ STRANIERA A MILANO Pag. 170 CONCLUSIONI Pag. 217 BIBLIOGRAFIA Pag. 229 5 Omicron – Onlus / Programma Falcone 2001 INTRODUZIONE LA GRANDE PENTOLA: LO SFONDO Il pianeta è in subbuglio. Movimenti e mutamenti epocali ne stanno trasformando la fisionomia. La loro rapidità e ampiezza sprigiona ed evoca continuamente nuovi problemi. Di ordine economico, politico, istituzionale, culturale, religioso. E correlativamente si producono nuovi cambiamenti volti ad affrontare i primi: sul piano istituzionale, sul piano legislativo, anche sul piano diplomatico-militare. È cambiata, e continua a cambiare, la carta geografica. Sistemi geopolitici dotati di una elevata stabilità si sono dissolti in un battito d’ali del tempo, con contraccolpi perfino superiori alle attese su equilibri complicati e delicati in ogni parte del mondo. Altri sistemi, come quello europeo, si sono allargati, segnando però un divario tra il loro peso economico e la loro capacità di influenza politica. Poteri istituzionali a base regionale hanno cercato di usare l’incertezza e la propria posizione nello scacchiere mondiale per accrescere capacità di contrattazione e peso politico-militare. E altri soggetti, non istituzionali, sempre a base locale, sono riusciti a ricavarsi nicchie territoriali per esercitare importanti poteri di fatto, anche illegali. Sono nate decine di nuovi stati, o di nuove forme di governo, complicando la mappa delle alleanze e delle decisioni concertate. E si è imposto imperiosamente all’agenda degli Stati, dei popoli, delle coscienze, il grande tema della globalizzazione, affrontato con approcci diversi e sviluppando giudizi di valore differenti, ma comunque ormai centrale in tutte le analisi della nuova realtà mondiale. I confini. La loro dislocazione, la loro esistenza, la loro natura, il loro assottigliamento, la loro moltiplicazione. Questa sembra essere la vera, più profonda dimensione problematica della contemporaneità. I confini che si superano, i confini che si rafforzano e si vorrebbero potenziare, i confini che spariscono. Che vengono invocati o irrisi. Con tutte le innovazioni linguistiche che ne discendono. Globalizzazione, appunto. Ma anche termini meno pregnanti sul piano ideologico, come transnazionale, multietnico, meticciato, contaminazione. La comunità politica internazionale si interroga su quali possano essere gli strumenti più idonei a governare questa massa disordinata di processi e di cambiamenti, di spinte e di domande, intrico costante di azioni e di reazioni. Crea nuove leggi, nuove agenzie, nuove relazioni diplomatiche e politiche. Ma i cambiamenti appaiono dotati di una forza regolabile sempre e solo parzialmente e comunque con grande fatica. La loro essenza sta d’altronde in un fattore che per definizione non si presta a lungo alle regolazioni: quello demografico. È esso infatti che esprime e sintetizza la qualità dei cambiamenti che si sono sopra richiamati. È esso che la ricorda ogni giorno a tutti, con la forza dei suoi problemi, con il suo irrompere nei paesaggi umani che mutano sotto gli occhi dei cittadini delle aree più sviluppate del mondo. Senza di esso la stessa nascita dei nuovi Stati, la nascita di poteri regionali di fatto, tutte le altre dinamiche in atto, avrebbero significato diverso. È esso che, combinandosi inscindibilmente con le tante altre trasformazioni, le qualifica in una assoluta specificità storico-sociale. L’immigrazione. È precisamente questo il fenomeno, è questa la parola che sintetizza il subbuglio; che più legittima l’immagine del pianeta come enorme pentola in ebollizione. Ed è essa che, in virtù di alcuni dei suoi portati e delle sue conseguenze, ha sollecitato questo lavoro di ricerca; a ennesima, piccola testimonianza della vastità e profondità dei problemi che la originano e ai quali essa, a sua volta, dà origine. Non è certamente il caso di spiegare e ricostruire in questa sede quali siano le ragioni e le radici di un fenomeno che è oggetto di studio crescente e per la cui comprensione di massima si rimanda alla essenziale bibliografia contenuta in fondo al Rapporto. Vale solo la pena di ricordare, sul piano metodologico, che si tratta di una questione che presenta mille facce e che 6 Introduzione non può mai essere affrontata in una prospettiva uniforme. Le provenienze, le ragioni stesse degli spostamenti, le culture di origine, le aree presidiate nel mercato del lavoro (legale e illegale) dalle comunità di appartenenza, le religioni, le antropologie, creano panorami frastagliati e anche cangianti – come si vedrà meglio più avanti – da contesto nazionale a contesto nazionale. Nella economia della ricerca è però utile ricordare come siano scattate sul finire del secolo scorso due combinazioni decisive, le quali, singolarmente e nel loro intrecciarsi, hanno prodotto una situazione di contraddittorietà obiettiva dei valori e delle strategie ai quali i paesi europeo- occidentali tendono oggi a conformarsi. La prima combinazione è quella di “mobilità ricca” e “mobilità povera”. Si tratta evidentemente di una terminologia semplificatrice; utile però a indicare come nel medesimo periodo, e non casualmente, il continente europeo, e in particolare la sua area economicamente più sviluppata, abbia vissuto una linea di tensione. Una tensione tra le spinte che su di esso si scaricavano dai sistemi territoriali e sociali esterni, e le spinte funzionali che crescevano al suo interno. Da un lato, cioè, su di esso si è addensata una straordinaria domanda di mobilità in entrata. I paesi più poveri hanno dato la più classica delle risposte alla propria povertà. Le loro generazioni più giovani e intraprendenti hanno cercato fortuna e benessere nelle aree opulente. La formidabile concentrazione della ricchezza in una piccola parte del mondo, la sua esibizione attraverso stili di vita che i commerci, il turismo e (in certi casi soprattutto) i mezzi di comunicazione di massa hanno trasmesso dando loro familiarità quotidiana, hanno fatto da levatrice di una poderosa spinta universale. Sulla scia dei movimenti demografici che ne sono seguiti, si sono conquistati nuovo spazio, ancora secondo i più classici modelli, anche comportamenti e organizzazioni criminali, specialmente a ridosso di etnie dotate di particolari specificità (chiusura sociale, vincoli di clan, sviluppo di attitudini violente). Di fronte a tutto ciò le aree ricche hanno cercato sia di regolare la fisiologia dei movimenti demografici sia di reprimere le patologie criminali, con risultati difformi e non sempre soddisfacenti, specie nei casi, come quello italiano, dove più massicce e temporalmente concentrate sono state le pressioni. Il mondo dei poveri
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