La Musica Come Geografia: Suoni, Luoghi, Territori a Cura Di Elena Dell’Agnese Massimiliano Tabusi La Musica Come Geografia: Suoni, Luoghi, Territori
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La musica come geografia: suoni, luoghi, territori a cura di Elena dell’Agnese Massimiliano Tabusi La musica come geografia: suoni, luoghi, territori a cura di Elena dell’Agnese e Massimiliano Tabusi Certificazione scientifica dell’Opera I contributi di questo volume (ad esclusione, come riportato e motivato anche nei rispettivi testi, dei lavori di Luca Toccaceli e Giovanni Vicedomini) sono stati sottoposti a un processo di referag- gio a «doppio cieco» effettuato da esperti anonimi, che i curatori desiderano ringraziare per il loro determinante apporto. Il processo è documentabile su eventuale richiesta ai curatori da parte di entità di valutazione scientifica. Ogni Autore resta responsabile del proprio scritto e delle relative illustrazioni iconografiche e cartografiche. Hanno contribuito alla realizzazione di questo volume Alessandro Arangio, Alessandra Bonazzi, Fabio Carbone, Stefania Cerutti, Caterina Cirelli, Germana Citarella, Raffaella Coletti, Gian Luigi Corinto, Simona De Rosa, Giulia de Spuches, Stefano Del Medico, Elena dell’Agnese, Elena Di Blasi, Fausto Di Quarto, Ilaria Dioli, Alessandro Fagiuoli, Chiara Giubilaro, Teresa Graziano, Vincenzo Guarrasi, Andrea Marini, Giuseppe Muti, Annalinda Pasquali, Donatella Privitera, Antonella Rinella, Francesca Rinella, Lorena Rocca, Laura Stanganini, Massimiliano Tabusi, Marcello Tanca, Luca Toccaceli, Giovanni Vicedomini. I curatori desiderano inoltre ringraziare gli altri componenti del Comitato Scientifico del Workshop «Musica e Territorio» (Sergio Conti, Fabio Amato, Filippo Celata, Giulia de Spuches, Giuseppe Muti, Sergio Zilli) per il loro prezioso contributo. © 2016 Società Geografica Italiana Via della Navicella, 12 – 00184 Roma www.societageografica.it ISBN 978-88-88692-98-2 Licenza Creative Commons: Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-NC-ND 4.0) In copertina L’immagine è un’elaborazione grafica che vede in primo piano una performance dei Camachofones (Porto, 27 luglio 2016), sulla quale è innestata la Nova totius Terrarum Orbis geographica ac hydro- graphica tabula di Hondius (1630), ampiamente modificata per essere metaforicamente integrata in una nota musicale evocando, sia per la musica sia per la cartografia, la funzione di «visioni» del mondo. La fotografia della performance e l’elaborazione sono a cura di Massimiliano Tabusi. Indice 5 Introduzione di Elena dell’Agnese e Massimiliano Tabusi La musica come geo-grafia: rappresentazioni e metafore spaziali fra testi, suoni e melodie 15 Elena dell’Agnese «Io lo vedo grigio ma mi dicono che è blu …»: un approccio ecocritico alla canzone italiana 27 Alessandra Bonazzi L’Arte della fuga e l’Idea del Nord: Glenn Gould e il contrappunto cartografico del paesaggio artico 39 Giulia de Spuches I detriti dell’anima. Geografie musicali diasporiche nel Mediterraneo 51 Laura Stanganini C’era una volta il barrio flamenco 67 Marcello Tanca Geografia e canzoni: la provincia, l’altrove, la geografia in Paolo Conte 83 Lorena Rocca e Alessandro Fagiuoli Cartoline sonore: rappresentare i luoghi dal punto dell’ascolto 99 Luca Toccaceli Ti sputo ma ti amo: rock e rap cantano Milano Note, parole e costruzioni di senso, fra identità e resistenza 115 Massimiliano Tabusi Musica, video e memi spaziali. Idee di luogo dalla canzone napoletana al «Lago che combatte» 137 Caterina Cirelli e Teresa Graziano «Cento Sicilie». Suggestioni identitarie, immagini di paesaggio e impegno civile nei cantautori dell’Isola 149 Fabio Carbone e Gian Luigi Corinto Choro, maxixe, samba: da musica per gente di malaffare a fondamento dell’iden- tità nazionale brasiliana 163 Elena Di Blasi e Alessandro Arangio Musica e canti dei minatori dell’altopiano gessoso-solfifero siciliano. Rassegnazio- ne o ribellione? 183 Chiara Giubilaro «The (anti-)Establishment Blues»: la doppia geografia di Sixto Rodríguez tra mar- ginalità e sovversione 193 Donatella Privitera La musica rap tra integrazione e multiculturalità. Un’indagine tra i giovani Fare musica e reinventare lo spazio, fra il locale e il globale 207 Andrea Marini Il Seattle Sound: l’espressione musicale di un territorio 223 Giuseppe Muti Il reggae come musica, il reggae come icona: la globalizzazione della musica gia- maicana 235 Raffaella Coletti e Simona De Rosa Talenti locali, pubblico nazionale, format globale: X Factor Italia tra omologazio- ne e adattamento 249 Vincenzo Guarrasi Dancing Geographies. Danze popolari e spazi urbani 263 Fausto Di Quarto Reinventare lo spazio pubblico con la musica. Il caso del Viaduto Santa Tereza a Belo Horizonte 279 Giovanni Vicedomini Flash mob musicali Mettere in scena: la musica come strumento di valorizzazione del territorio 291 Stefania Cerutti e Ilaria Dioli Il ruolo dei festival musicali nei processi di valorizzazione culturale e turistica dei territori 309 Germana Citarella La tammurriata come fattore di promozione e valorizzazione del territorio campano 325 Stefano Del Medico La Stazione di Topolò tra produzione territoriale e linguaggi musicali 339 Annalinda Pasquali La valorizzazione delle rassegne e dei festival musicali delle Marche e gli effetti so- cio-economici sul territorio. Il caso del Monsano Folk Festival 357 Antonella Rinella e Francesca Rinella Un nuovo «spartito» per la governance del sistema musicale. Il progetto «Puglia Sounds» La musica come geografia: suoni, luoghi, territori E. dell’Agnese, M. Tabusi (a cura di), 2016, SGI, pp. 5-12 ELENA DELL’AGNESE - MASSIMILIANO TABUSI INTRODUZIONE Il fatto che la musica possa portare con sé un messaggio culturale o po- litico è indubbio. Non solo le parole e i testi possono diventare l’inno di un partito o di un movimento o, alternativamente, possono esprimere dissenso politico, in modo diretto o indiretto, ma persino la scelta di un linguaggio espressivo invece di un altro nel testo di una canzone può funzionare nella stessa direzione (come avviene se si sceglie di cantare in una lingua minori- taria, invece che nella lingua nazionale o nell’imperante inglese: si veda, in proposito, Berger e Carrol, 2003). Oltre alle parole, anche il modo di artico- lare la voce, la scelta dello stile compositivo, degli strumenti, o dell’arran- giamento possono essere associati ad una narrazione nazionale o transna- zionale, o ad una determinata adesione identitaria, possono assumere una connotazione estetica, o costruire un senso di appartenenza. La musica è un invito a stare insieme (in un locale dove si suona, ad un festival o ad un concerto), ma è anche un prodotto dell’industria culturale e come tale con- trassegna il territorio di reti e relazioni. Inoltre, la musica è ovunque, inonda ogni tipo di spazio pubblico, come gli ascensori, i supermercati, i taxi, i ri- storanti, in alcuni casi persino le vie delle città; anche se non è pensata per veicolare uno specifico messaggio, entra nel soundscape della quotidianità (Smith, 1994) e riesce talora a costruire una connessione indelebile fra pae- saggi simbolici, spazi di vita e memoria. Le «idee di luogo» possono formarsi in molti modi: certamente attraverso il vissuto personale e l’esperienza, ma anche mediante la ricezione di stimo- li culturali, tra i quali l’arte ha un ruolo assai importante (Smith, 1994). Tali stimoli, che a loro volta possono influenzare la percezione diretta, non si li- mitano all’aspetto visuale, ma sono veicolati anche mediante gli altri sensi (Jackson, 1989; Valentine, 1995; Kong, 1995). Con i suoi soundscapes la musica interagisce con la società in un rapporto di azione e retroazione che comporta un reciproco effetto (Shepherd, 1991; Smith, 1994; Duffy e Waitt, Licenza Creative Commons: Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 International (CC BY-NC-ND 4.0) 6 Elena dell’Agnese e Massimiliano Tabusi 2011). La musica e i suoni possono caratterizzare il contesto, tanto che suo- ni e melodie diventano talora un aspetto capace di segnare gli spazi geo- grafici anche in senso identitario (le «musiche orientali», il tango, la voce del Muezzin…). La connessione è particolarmente forte anche perché, anche se i testi sono in una lingua che non si comprende, la melodia non è soggetta a barriere linguistiche (si pensi alla notorietà globale dei brani e delle im- magini promossi tramite i videoclip) e, dunque, la sua percezione è ampia- mente diffusa e spesso trasversale rispetto alle classi sociali dei soggetti che ascoltano. Di grande rilievo sono le capacità identitarie della musica. Oltre all’esperienza sociale del canto (ad esempio in coro), l’ascolto di concerti è tra le motivazioni che portano a radunare folle talvolta enormi; le preferen- ze musicali sono tra i più forti elementi di connessione socio-culturale, par- ticolarmente ma non certo esclusivamente tra i più giovani, così come lo è, tradizionalmente, la danza (Thrift, 1997); dai balli tradizionali al ritrovo in discoteca, lo stesso concetto di «festa» e di «divertimento» è assai frequente- mente correlato a spazi caratterizzati da suoni e musica. Inoltre, la musica è una forma di comunicazione e come tale mette in connessione la relazione fra costruzione musicale, arrangiamento e gli strumenti di una identificazio- ne etnico/culturale, ponendosi talora come un confine, in altri casi come strumento per il suo – possibile – superamento (senza fare riferimento ai te- sti, un semplice strumento, come l’arpa celtica, o uno stile composito, come la patchanka di Manu Chao, possono assumere in questo senso un signifi- cato localistico e contribuire a creare un soundscape divisivo, oppure pro- porsi come veicolo di ibridazione culturale e di unione). Come è evidente,