Paolo Uccello, Domenico Veneziano, Piero Della Francesca E Gli Affreschi Del Duomo Di Prato
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y ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte PAOLO UCCELLO, DOMENICO VENEZIANO, PIERO DELLA FRANCESCA E GLI AFFRESCHI DEL DUOMO DI PRATO L LETTORE ha compreso che non intendo gusto di proporre un nuovo nome. Ness una delle I considerare nelle pagine che seguono gli affre due ascrizioni ricordate è, a mio vedere, sod schi famosi di Fra Filippo nella cappella maggiore disfacente e saremo condotti, nel corso del della Cattedrale nostro discorso, pratese ma quelli a suggenrne una quasi altrettanto terza. Comunque famosi della cap l'autore degli af pella così detta freschi è perso dell'Assunta. Ed nalità secondaria anche ha com e si ridurrebbe preso che quasi ad un limitato esclusivo argo interesse erudito mento del mio il chiarirne e de studio saranno le linearne lo stile figurazioni della se pensiamo alla volta e le tre elevata operosità storie delle pa della pittura reti (Disputa di fiorentina con S. Stefano; Na temporanea. Ma tività della Ver costui è anche gine e Presenta squisi tamen te zione al T empio) recettivo e mi per le quali si è sembra di somma ondeggiato fra il importanza con nome di Dome siderar la sua nico Veneziano, fatica nelle riso proposto dallo nanze che essa Schmarsow, e presenta di certe quello di Gio eroiche figure vanni di France in primissimo sco, affacciato dal piano a Firenze, Longhi e, recen nel decennio temen te, ri petu to 1440-1450; per FIG. I - PRATO, DUOMO - LA SPERANZA dal Berenson. chè si possono Le altre storie che completano i due cicli meglio conoscere in tal modo i caratteri di figurativi (Lapidazione di S. Stefano, suo Sep quel momento memorabile. E credo che, sulla pellimento e Sposalizio della Madonna) per le scorta di buone fotografie da me fatte eseguire, quali è ormai pacifica l'attribuzione ad Andrea sia possibile giungere su questa via ad ulte di Giusto meritano di essere appena menzio riori precisazioni. 2) Delimitato il nostro com nate. 1) Ma non si creda che io riporti - come pito, nemmeno mi attardo in superflue descrizioni si suoI dire - alla ribalta della critica il mi ed in troppo analitiche disamine poichè lo glior gruppo dei suddetti dipinti per lo sterile Schmarsow ha compiuto, sotto questo riguardo, I ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 2 - PRATO, DUOMO - LA VOLTA (Fot. Alinari) una fatica eccellente alla quale rimando. Ma è vivamente con la linea calligrafica del manto pur necessario qualche riferimento per poter verdognolo, in una curiosa commistione di gotico giungere a porre in evidenza i modi stilistici degli e di rinascimento, come si scorge ad esempio affreschi. Le figure nella volta sono tutte entro una nelle prime storie della Genesi nel Chiostro verde. mandorla raggiata colorita di giallo, concava e di E il piccolo Crocefisso che la Virtù reca nella un suo ben visibile spessore (fig. 2); ma ognuna sinistra ha una libera impostazione e plastica di esse ha un impianto diverso. La Fede, collo evidenza che debbono derivare da Paolo Uccello. cata di tre quarti, ci presenta due elementi co Nella Speranza (fig. I), di una posa stati ca, struttivi della forma nel bel cercine dei capelli il corpo giovanile e slanciato assume volume biondi e nella veste porporina che cade a cam trica consistenza; ma il panno chiaro come pana in pieghe sicure. I quali elementi non gonfiato dal vento ha uno sviluppo prevalente risaltano troppo oggi per lo stato precario del mente lineare e la testa pallida della giovanetta, l'affresco; ma un tempo dovevano contrastare che si adegua al biondo scolorito dei capelli 2 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte strettI 1n un'infula, prende il valore di un la lucente materia metallica, non richiamano l'ar delicato rilievo, contro il disco dell' aureola. matura fragile del S. Giorgio di Gentile ma quelle Nella finezza del suo contorno essa richiama gli dei santi guerrieri di Paolo, che prende occasione aristocratici profili ascritti ora a Domenico Vene da certe fogge per trovare belle soluzioni volu ziano ora a Paolo Uccello. Un ricordo di questo metriche di forma. La varietà di concezione appare anche nella perfezione dei grani rossi o delle quattro Virtù potrebbe suggerire ad una neri della collana di metallica lucentezza che critica amante delle sottigliezze una distinzione rivela intenti luministici propri del primo; del di mani; la uniformità della tecnica e del cro quale è pure un riflesso nella intonazione cro matismo tenue, prezioso lo escludono: viene matica dèlla veste rosa, sfumata di toni chiari che così a rivelarsi l'eclettica natura dell' artefice si fanno ancora più lievi nel panno svolazzante. che trova nel colore una propria unità di stile. La Carità (fig. 3) ap pare rovinatissima nel manto verdastro, ma ben conservata nel l'ovale del volto rosato dagli occhi fermi e in corniciato in una zaz zera bionda. Gli ante nati di questa figura idealizzata si trovereb bero in prossimità di Jacopo Bellini se non ricordassimo che l'An gelico ci aveva offerto immagini altrettanto delicate e di modulo analogo. La Fortezza reca una colonna alabastrina contro l'armatura gri gia risaltantefrail verde della veste e la porpora del manto. Il modulo della testa tondeggian te, dagli occhi un po' dilatati, allontana que sta Virtù dalle sue raf finate compagne, per una ricerca di grandio sità atta a meglio signi fi carne il carattere e trae ispirazione da Paolo Uccello. Gli spallacci dall'ampia curvatura e l'impeccabile tondo lu cente della cubitiera, di cui è posta in evidenza FIG. 3 - PRATO, DUOMO - LA CARITÀ (Fot. Alinari) 3 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 4 - PRATO, DUOMO - S. DOMENICO FIG. 5 - PRATO, DUOMO - S. GIROLAMO Gli elementi geometrici dei costoloni e quelli luminose nei loro fondi rossi contro cui nitide che nelle fasce delle vele si uniscono a carta risaltano le vive scanalature della calotta a cei fogliami sanno sempre di gotico. Tornano conchiglia e le sagome chiare di contorno e le questi nell' intradosso dell'arco trionfale stac patere coordinate con quelle, che con lieve chia candosi verdi o biancastri dal fondo, non più roscuro accennano la perfetta curvatura di un così triti ma piegati a spirali sempre più sottili, tondo incavo. In così piena spaziosità si impian in un virtuoso gioco lineare e prospettico in tano solidi santi. Il S. Domenico 3) nella sua faccia sieme. Nè meraviglia che siano pausati da quat piuttosto melensa accenna un compromesso fra tro nicchie di decisa struttura rinascimentale, l'Angelico e il Lippi (fig. 4), sebbene il piombare 4 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 6 - PRATO, DUOMO - S. PAOLO (Fot. Alinari) FIG. 7 - PRATO, DUOMO - s. FRANCESCO delle vesti dalle pieghe diritte e 1'orlo in parte sta figura fosse sciolta ed articolata come lo sono sinuoso del mantello riflettano tendenze già no le potenti statue che tuttora ammiriamo; mentre tate nelle Virtù della volta. Ma il S. Girolamo nella nostra immagine la tunica cinerea dalle (fig. 5), visto dal sotto in sù (nella testa ormai semplici pieghe, la cintura che finisce geometri distrutta doveva atteggiarsi ad una espressione camente con una fettuccia irrigidita a segmento patetica poi tanto sfruttata), ha una postura più di cerchio e i grani neri del grosso rosario,lumeg larga ed animata che ha suggerito allo Schmarsow giati di bianco come fossero di vetro, dimostrano il ricordo delle statue del Campanile del Duomo che quei lontani modelli sono veduti attraverso fiorentino di Nanni di Bartolo e del Ciuffagni o la la originale interpretazione di Paolo Uccello. descrizione vasariana del perduto S. Ivo di Ma E nel S. Paolo (fig. 6) che si volle derivato an saccio nella Badia. Pure è facile credere che que- cora da Masaccio, da quello smarrito nella chiesa 5 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte FIG. 8 - PRATO, DUOMO - LA DISPUTA DI S. STEFANO (Fot. Alinari) del Carmine, la concezione masaccesca (conser dallo Schmarsow, mentre nei tratti fisonomici vataci nel pannello con lo stesso Santo nel Museo è un misto di Angelico e di Lippi. di Pisa) si modifica attraverso il sentimento pla L'eclettico artefice continuò la decorazione stico formale del Doni dal quale deriva il tor della cappella. Nell'affresco con Jacopone da tuoso piegheggiare del manto che nuoce invero Todi, già nella parete di fondo ed ora nella all' insieme con la sua calligrafia. Deve inoltre sacrestia, egli giunge, attraverso le sue idealità rimontare a lui la costruzione della testa dalla uccellesche, quasi al capolavoro. 4) La nicchia fronte ampia e la barba che forma una conica allungata ha uno slancio proporzionato alla esigua massa puntuta accordata all'arco così regolare figura di prospetto e la impressionante magrezza dei baffi biancastri. di questa è posta in rilievo dall'ampia campana Il S. Francesco (fig. 7), impiantato con lar del saio grigio-chiaro. Le occhiaie profonde del ghezza che l'avvicina al S. Girolamo, raggiunge, volto ossuto risuscitano il folle asceta umbro nella tonaca marrone dai semplici panneggi, la come un fantasma per il quale passa un fremito consistenza e lo spessore di una lamina metallica di vita che gli viene soprattutto dall'impianto e, nel garbo delle maniche, sempre si avvicina diverso delle due gambe stecchite. a Paolo. Assai meno nel volto che appare defi Gli alti e i bassi di questi affreschi, nella loro nito nella sua struttura ossea da dolci trapassi mescolanza fra poetiche astrazioni ed intenti di piani come nel Santo omonimo della pala di naturalistici, rivelano non un creatore, ma un Domenico Veneziano agli Uffizi, ricordato imitatore.