Diocesi di San Miniato da La Domenica del 09/10/2011 ______

Don Giorgio parroco di S. Maria della Vedute a Fucecchio di Massimiliano Chelini

Domenica 2 ottobre, alle ore 16.30, don Giorgio Rudzki ha fatto il suo ingresso come nuovo parroco della Comunità di S. Maria delle Vedute di Fucecchio. Ripensare a questo momento suscita in noi, suoi parrocchiani, tanti sentimenti. Gioia per la nomina e l’arrivo del nuovo parroco. Dopo l’improvvisa scomparsa di don Mario Santucci, la nostra Comunità parrocchiale si era sentita smarrita, gregge senza pastore; ed i mesi trascorsi da quel momento sono stati duri, senza un riferimento unico. L’arrivo di don Giorgio ci ha raccolti nuovamente, riunendo la Comunità parrocchiale. Accoglienza. Nella sua semplicità, la cerimonia di accoglienza di Don Giorgio nella piazza centrale di Fucecchio da parte delle Autorità e della popolazione, ha dimostrato quanto fosse desiderato il suo arrivo. Le parole del Sindaco, che ha dato la sua disponibilità a collaborare con il nuovo parroco per l’edificazione del nostro paese, ha fatto subito sentire don Giorgio come un «vecchio fucecchiese». Tenerezza. Commovente la consegna di un mazzo di fiori a don Giorgio, portato dai bambini e le bambine del Piccolo Coro di S. Maria delle Vedute: i loro abiti bianchi, come il colore dei fiori, ha sottolineato la loro purezza di cuore e la loro semplicità, due atteggiamenti a cui tutti dovrebbero tendere. Speranza. Significative e piene di speranza le parole di accoglienza del Consiglio pastorale: «Oggi si apre una nuova pagina, su cui tu, don Giorgio, scriverai. Trovi la tua nuova parrocchia, popolosa, difficile come lo può essere oggi una comunità ormai multietnica e alle prese con i problemi di ogni giorno, ma anche una parrocchia in grande fermento, piena di iniziative, con una Chiesa che sta cercando ad ogni costo il suo ambiente di vita con nuove strutture di accoglienza e nuovi orizzonti per una moderna evangelizzazione. Su questa nuova pagina noi troviamo te, nostro nuovo parroco, che oggi festeggiamo, e accogliamo con grande gioia». Coraggio. Quello che ha voluto e saputo infondere il nostro Vescovo a tutti i sacerdoti presenti e, in particolar modo, a don Giorgio: coraggio per la missione pastorale, coraggio nella testimonianza del Vangelo, coraggio anche nelle difficoltà che si presenteranno durante il suo servizio. Coraggio che ha chiesto anche a tutti i fucecchiesi, nella realizzazione dell’Unità pastorale: «una grande sfida» che, come tale, avrà grandi risultati e darà grandi soddisfazioni, segno di quell’unità predicata da Gesù. Armonia. Quella che hanno fatto gustare i cori parrocchiali di Fucecchio, riuniti per animare la celebrazione. I due cori dei più grandi, ed i due cori dei più piccoli capaci, comunque, di emozionare ed eseguire brani di una certa difficoltà. Partecipazione. La chiesa ricolma, l’assemblea partecipe, la presenza di associazioni, movimenti, autorità, contrade, scouts, hanno dimostrato l’importanza di una figura di riferimento come il parroco. Collaborazione. Quella che tutta la Comunità offre a don Giorgio: «Ti assicuriamo che puoi contare su di noi, sulla nostra disponibilità e sul nostro impegno concreto, continuando a mettere a disposizione del Regno di Dio le nostre ricchezze e le nostre debolezze, secondo le tue indicazioni». Fiducia riposta in don Giorgio: «Siamo sicuri che ti prenderai cura di noi, della nostra comunità, con amore e disponibilità, per condurci ad una Fede più adulta, radicata e consapevole, sollecitandoci se il nostro passo si farà lento ed incerto, incoraggiandoci nelle difficoltà, facendoci vivere a pieno la nostra vocazione di membra vive della Chiesa». Simpatia. Nonostante don Giorgio affermi di essere timido, non ha avuto timore di richiedere applausi a scena aperta per le sue parole e di fare battute durante il suo discorso. E questo ci fan ben sperare… Riconoscenza. Il pensiero di don Giorgio e di tutta la Comunità è andato anche ai parroci precedenti: a don Pietro per la sua testimonianza semplice, tenace e concreta; a don Carlo (che non ha potuto partecipare per motivi di salute) per il suo esempio di fede salda, per le attività attuate e le strutture costruite durante i suoi 40 anni come parroco; a don Mario, con il quale don Giorgio ha collaborato molti anni. Tutti sacerdoti che rimarranno come esempio non solo per don Giorgio, ma per tutta la Parrocchia. Festa. Al termine della celebrazione, tutta l’assemblea si è ritrovata per brindare all’arrivo di don Giorgio. Un finale in grande stile, che ha evidenziato l’essere comunità, una sola grande famiglia. Ringraziamento. Quello che tutta la Comunità ha espresso a Don Giorgio: «Ti ringraziamo, don Giorgio, per aver detto Sì eccomi!». Tutti questi sentimenti ci animeranno nelle attività e nel lavoro della Parrocchia, ci saranno di stimolo e di programma.

Mons. Tardelli a Casole d’Elsa per gli 850 anni della Collegiata di Alessandro Furiesi

Solenne conclusione dei festeggiamenti per l’850° anniversario della dedicazione della Collegiata di santa Maria assunta in Casole d’Elsa, nella vicina Diocesi di Volterra. Sabato 1° ottobre alle 16.45, si è snodata la processione introitale per le vie del paese. Presidente della celebrazione l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, affiancato dai vescovi di Volterra Alberto Silvani, di Grosseto Franco Agostinelli, di Fiesole Mario Meini e dal nostro vescovo Fausto Tardelli, quale segno di comunione tra Chiese sorelle. Giunti dinanzi al palazzo municipale, si sono aggregati al corteo religioso i rappresentanti delle più significative istituzioni del territorio, ufficialmente seguiti dai rispettivi labari. L’ingresso nella chiesa è stato accompagnato dal suono festoso delle campane e dal canto durante del coro parrocchiale «Francesco Bianciardi». All’inizio della celebrazione si è data lettura di una breve illustrazione storica sulle vicende della Collegiata di Casole d’Elsa, ricordando in modo particolare la consacrazione della nuova chiesa, avvenuta il 6 novembre 1161 alla presenza del vescovo di Volterra Galgano Pannocchieschi insieme ai vescovi Giulio di Firenze e Villano di . L’arcivescovo Betori, nell’omelia, si è soffermato sul senso della continuità nella storia della presenza del Vangelo: non solo continuità di pietre, ma storia viva della comunità cristiana che, attorno all’edificio ed all’interno di esso, è cresciuta sino ad oggi. Il presule ha ripercorso la pluralità delle immagini che nella Bibbia si riferiscono alla presenza di Dio in mezzo al suo popolo: l’ovile, il tempio, la casa, il campo e – come nel Vangelo appena ascoltato – la vigna. E se nell’antico testamento solo la tenda ed il tempio erano il luogo dell’incontro con il Signore, oggi il luogo della adorazione di Dio è il cuore di ciascuno. È questo il vero e più importante edificio spirituale: è qui che il Signore offre agli uomini il dono della parola ed è qui che agisce la forza dei Sacramenti. Ma il cuore dell’uomo deve essere aperto all’accoglienza del dono, non come i contadini del Vangelo che pensano di essere autonomi e di non dover rispondere al padrone: i frutti che il Signore affida alle nostre cure, non sono per noi, ma per la condivisione. «Così – ha concluso mons. Betori – il mondo di oggi vorrebbe vivere e costruirsi a prescindere dal riferimento a Cristo, che sarebbe come costruire un edificio senza la pietra angolare; il dramma della cultura secolaristica è la sistematica negazione di Dio, la totale eliminazione della Verità ed il trionfo delle opinioni, mutevoli e caduche. La salvezza, in questo contesto, è assicurata solo dalla pietra angolare, che è la presenza di grazia del Signore. La comunità cristiana trovi dunque nella Parola e nei Sacramenti la capacità di vivere con un orientamento certo nella verità del Cristo». Dopo la Comunione, l’assemblea ha festosamente intonato il canto del Te Deum quale ringraziamento per questo significativo giubileo casolano. Prima di sciogliere l’assemblea ha preso la parola il sindaco di Casole d’Elsa che, il quale con parole chiare e nette, ha affermato che senza la presenza della comunità cristiana Casole oggi non esisterebbe neppure ed ha rivolto calorose parole di ringraziamento al parroco don Felido Viti che, con dedizione e senza fronzoli, si fa ogni giorno tenace annunciatore del Vangelo ed animatore della comunità. Al termine della Messa tutti i presenti si sono trasferiti nel chiostro della Collegiata, dove la parrocchia ha offerto una cena fraterna e dove era stata allestita un piccola mostra fotografica che illustrava le trasformazioni della chiesa parrocchiale nell’ultimo secolo.

Stella Maris Nasce la nuova Isola del Mare

Nell’arcipelago del Parco artistico e culturale dell’Istituto Stella Maris di , è affiorata la nuova isola dedicata al Mare. Un’isola che è più isola di tutte le altre, realizzata grazie al contributo dell’Accademia navale di Livorno che ha donato una grande àncora storica e il salvagente rosso con la scritta bianca. Un’installazione dal forte significato simbolico che lega un’istituzione importante qual è la Fondazione Stella Maris (che ha le sue radici nella nostra diocesi di San Miniato) con l’Accademia navale di Livorno, due eccellenze toscane che condividono valori universali, quali l’umanità, il sostegno e l’aiuto a favore di chi è più sofferente, debole e sperduto. L’inaugurazione è avvenuta alla presenza del Presidente della Fondazione Stella Maris, avvocato Giuliano Maffei e del Comandante dell’Accademia Navale, Ammiraglio di Divisione Pierluigi Rosati, con le maggiori autorità civili, religiose e militari di Livorno, Pisa e della Toscana. L’evento che suggella la collaborazione tra l’Istituto di neuropsichiatria per l’infanzia e l’adolescenza di Calambrone e l’Istituto militare livornese che forma l’élite navale del nostro Paese, nella sua semplicità, è stata importante e commovente. Il dono fatto dall’Ammiraglio Pierluigi Rosati, è stato benedetto, davanti agli occhi attenti dei piccoli pazienti, degli operatori e di quanti sono intervenuti. La cerimonia è stata poi seguita dalla presentazione del filmato dello Stato Maggiore della Marina «La rotta del futuro», proiettato presso l’Auditorium della Fondazione di viale del Tirreno 341. L’isola del Mare è l’ultima nata nel Parco Artistico Culturale della Fondazione Stella Maris, un progetto che - come spiega il presidente Giuliano Maffei - «vuole restituire il dono che quotidianamente i bambini e gli adolescenti in cura presso l’Istituto fanno agli operatori e agli stessi amministratori. Un dono che, come in una favola suggestiva ma reale, prende la forma dei doni che artisti, cantanti, pittori, religiosi, registi, fotografi, esponenti delle istituzioni cedono, creando quell’unico e suggestivo arcipelago che sta diventando il Parco della Fondazione Stella Maris. La Stella Maris non è solo un Istituto di cura ma vuole essere anche un arcipelago di ossigeno per ritrovare sé stessi e gli altri, scavare nei propri valori condividendoli con quanti ogni giorno si impegnano a favore dei piccoli pazienti e delle loro famiglie», prosegue l’avvocato Maffei: «Bambini e adolescenti che trovano qui la rotta, per riemergere dal mare delle difficoltà e della sofferenza. Così come tanti artisti e personaggi della cultura hanno ritrovato in questo luogo linfa nuova, anche l’ammiraglio Rosati ha compreso il forte significato di quanto vogliamo realizzare e ha voluto condividerlo, consentendoci di creare l’Isola del Mare. L’àncora dell’Accademia navale si è immersa in un nuovo mare, fatto di amicizia, mutuo aiuto, sostegno e aiuto a favore dei nostri piccoli pazienti. A lui e all’Accademia va il nostro grazie». Il Parco artistico e culturale della Fondazione Stella Maris, è in fase di realizzazione e al momento racchiude l’Isola della Tecnica (rappresentata dalla palazzina che ospita i laboratori e la risonanza magnetica 7Tesla), l’Isola di Peter Pan che a volte c’è e a volte non c’è a secondo di come la si guarda. A breve nascerà l’Isola dello Spirito e tante altre oasi che prenderanno forma e significato grazie all’apporto di tanti artisti amici della Stella Maris.

dalla diocesi Convegno di studi a San Pantaleo Nell’antica chiesa si sono riuniti alcuni dei più autorevoli studiosi italiani in occasione della sistemazione dell’archivio parrocchiale.

Domenica 2 ottobre il borgo vinciarese tra i più belli della nostra Diocesi ha ospitato un importante convegno di storia locale in occasione della sistemazione dell’archivio storico parrocchiale, recentemente inventariato e catalogato da Alexander Di Bartolo. Il pomeriggio congressuale dal titolo San Pantaleo e Leonardo: storie d’archivio di una chiesa millenaria ha avuto come ospiti alcuni nomi tra più illustri della tradizione di studi leonardiana nelle figure del prof. emerito Carlo Pedretti dell’Università della California e del direttore del Museo Ideale di Vinci Alessandro Vezzosi. Quest’ultimo si è soffermato sugli intrecci archivistici ed emozionali tra la comunità di San Pantaleo e la figura della madre di Leonardo, Caterina, la cui presenza è stata ampiamente documentata dalle ricerche del commendator Renzo Cianchi già dagli anni ’70 del secolo scorso. Gli studiosi di Leonardo sono stati preceduti dagli interventi dell’archivista Graziano Concioni, tra i più competenti conoscitori delle carte lucchesi conservate nel prezioso archivio dell’arcidiocesi. Nella relazione di Concioni sono state illustrate tutte le testimonianze relative alla chiesa di San Pantaleone nel periodo antecedente la creazione della diocesi di San Miniato nel 1622. Come naturale prosecuzione della storia ecclesiastica della chiesa di Vinci nel periodo sanmianitese, Alexander Di Bartolo, curatore della sistemazione dell’archivio e organizzatore dell’iniziativa insieme all’avv. Nicola Baronti del Comitato San Pantaleo, ha brevemente illustrato la metodologia di lavoro seguita nel riordino delle carte puntando l’attenzione a quei documenti che rivelerebbero il vivo e fecondo deposito di fede e religiosità popolare delle compagnie laicali settecentesche e ottocentesche presenti in parrocchia. Di più ampio respiro invece la lezione del prof. Adriano Prosperi della Scuola Normale di Pisa e Accademico del Lincei. Nel proprio intervento il professor Prosperi ha dato una lettura critica sempre attenta delle carte dell’archivio parrocchiale facendo riferimento in particolare alle relazioni delle visite pastorali e al deposito di notizie e informazioni che nel ricco fondo documentario si possono ritrovare: notizie biografiche, toponomastiche, vicende ecclesiastiche e civili che costituiscono una preziosa e insostituibile fonte di ricerca e studio per qualsiasi ricercatore. Infine il direttore della Biblioteca Leonardiana, Romano Nanni, ha sollecitato l’incontro e lo scambio di informazioni tra soggetti produttori e detentori di documenti nel territorio comunale al fine di compiere una mappatura quanto più precisa possibile della realtà di Vinci nel trascorrere dei secoli. L’iniziativa è stata salutata dal Vescovo Fausto come un importante punto di riferimento per la vita della comunità e la salvaguardia dei beni culturali archivistici che a tutti gli effetti fanno parte del patrimonio artistico della Diocesi. Bisogna ricordare che la comunità di Apparita-San Pantaleo ha iniziato oramai da tre anni un’importante progetto culturale sotteso ad una riscoperta delle tradizioni liturgiche del luogo attraverso la processione di maggio nel campi, il culto di San Pantaleo con l’acquisizione al patrimonio della parrocchia della statua del Santo della scuola artistica leccese e il restauro della tela seicentesca del santo. Come ricorda infatti il parroco Padre Antonio «il convegno non è altro che un momento intermedio, di grande spessore per questa chiesa di campagna, in vista delle prossime fasi del progetto: rendere cioè la chiesa della compagnia un luogo di incontri culturali e di custodia delle memorie artistiche e popolari del territorio attraverso il comitato di San Pantaleo e il gruppo Dama di Bacco che da tempo ha preso a cuore la salvaguardia del borgo di San Pantaleo che ruota attorno ad una chiesa millenaria tutta da valorizzare». Il convegno, patrocinato dalla Diocesi e dall’amministrazione comunale, è stata l’occasione per riportare anche l’attenzione sul significato pastorale degli archivi storici parrocchiali, e certamente potrà essere il modello per altre iniziative simili nel territorio diocesano. Era presente tra le altre la tv giapponese in occasione della registrazione di un documentario sulle terre di Leonardo che ha avuto come tappa proprio «la chiesa della madre di Leonardo», come gli abitanti del posto usano definirla, e il maestoso castagno selvatico che attesta con la sua antichità la ricchezza della storia del luogo. Un’importante vetrina per San Pantaleo e per tutta la Diocesi, che ancora una volta dimostra il continuo mettersi in gioco della nostra chiesa.

Cresime a Staffoli

Il 29 settembre, festa di San Michele Arcangelo, Patrono della parrocchia di Staffoli, 15 ragazzi, presentati dal parroco don Raffaele, hanno ricevuto dal nostro Vescovo il Sacramento della Cresima. Ecco i loro nomi: Ludovica Antonini, Arianna Bellagamba, Mirko Bianucci, Niccolò Burchielli, Andrea Gori, Giulia Guerrazzi, Michael Mancuso, Umberto Mariotti, Lorenzo Martelli, Silvia Meucci, Ginevra Montevidoni, Lorenzo Nieri, Gabriele Orsi, Giorgia Pieracci, Mattia Pozzesi. A tutti loro un augurio di costante crescita cristiana.

Staffoli I 29 anni dei donatori Avis

Domenica 2 ottobre i donatori «avisini» hanno festeggiato il loro ventinovesimo compleanno di vita associativa. Il programma ha visto donatori e volontari uniti in quella forte collaborazione di volontariato. Al mattino l’arrivo delle consorelle, altre associazioni di volontariato dei paesi limitrofi e il rappresentante del comune. A seguire la sfilata dei labari per le vie del paese, preceduti dalla banda folkloristica «A. Mariotti – La Primula» di Fucecchio, la deposizione della corona al monumento ai caduti presso il parco della rimembranza, la Santa Messa celebrata sul campo dal parroco don Raffaele e il pranzo conviviale egregiamente preparato e organizzato dalle donne della cucina «avisina» al quale hanno partecipato circa 130 persone. Anche la giornata è stata molto favorevole per lo svolgimento di questo evento che ha visto tantissime persone strette e unite in quell’unico ideale di fare, ma soprattutto di dare qualcosa di loro al prossimo nonché essere sempre disponibili a operare nel sociale a favore degli altri soprattutto anziani e bambini. L’Avis ringrazia tutti per la presenza, la partecipazione e l’attaccamento che il paese nutre per questa associazione. Uberto

Orentano e Pellegrinaggio a Montenero di Federico Cifelli

Domenica 2 ottobre le parrocchie di e Villa Campanile, al seguito del proprio parroco, don Sergio Occhipinti, si sono recate in pellegrinaggio al Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero, dove hanno incontrato le parrocchie di La Rotta e Montecastello accompagnate da don Wenceslas Karuta , quella di con don Raimondo e Staffoli con don Raffaele. Le Corali parrocchiali riunite , guidate da quella di Orentano, hanno animato la S. Messa concelebrata dai sacerdoti diocesani. E' stata una bella giornata di condivisione e di preghiera sotto il manto celeste della Madonna, che ci ha reso uniti come i «tralci di un unica vite», come ha espresso nella bella omelia Don Sergio. Ora la Comunità parrocchiale di Orentano si prepara ad aprire solennemente il nuovo anno pastorale, questa domenica 9 ottobre con la S. Messa delle 11,30 e l’apertura ufficiale della scuola di catechismo.

Ponsacco Il nostro pellegrinaggio a Lourdes di Cristina Pratelli

Guidati dall’arciprete don Renzo, trentanove ponsacchini hanno iniziato il 29 agosto, all’albeggiare di un’afosa giornata, il loro cammino verso Lourdes in un bel pullman condotto da Donato, accompagnato dalla figlia Moira. Alla partenza non tutti si conoscono, visto che molti non frequentano i medesimi luoghi della vita, ma durante ed alla fine del pellegrinaggio si creerà una bellissima atmosfera di amicizia e partecipazione nella preghiera, arricchita da momenti di canto e di meditazione . Lourdes con la grotta di Massabielle, le sue chiese e le sue processioni aux flambeaux così suggestive, ed i luoghi dove Bernadette ha vissuto, è un santuario che necessita di essere visitato più volte nel corso della vita per conoscerlo e comprenderlo a fondo. In occasione del primo pellegrinaggio spesso la curiosità, com’è capitato anche a me, tende ad inficiare i momenti di riflessione; al contrario, nelle occasioni successive, le precedenti esperienze fanno si che i tre giorni di permanenza nel luogo siano ore di preghiera e di meditazione pura. Ciascuno di noi ha diritto a trovare se stesso, a cercarsi nel silenzio che si assapora di fronte alla Madonna. In questo modo molti hanno trovato la loro serenità e la loro pace interiore, perché prima di tutto hanno imparato ad inginocchiarsi di fronte a Dio, permettendoGli così di ricolmarli della sua immensa tenerezza, di concedere loro il Suo perdono. Dio è la lacrima che sgorga dagli occhi quando, smarriti, chiediamo aiuto a Maria; è il sole che ci ha accolto quando siamo tornati alla luce uscendo dalle grotte di Betharram. Ciò che quest’esperienza lascia nei nostri cuori è un invito a donarsi completamente agli altri, così come Gesù ha fatto, e continua a fare, per tutti noi.

Santa Maria a Monte La festa di Prima Comunione

Sabato 1 ottobre un bel gruppo di bambini della parrocchia di Santa Maria a Monte ha ricevutto la Prima Comunione. È con essa che il cammino dell’iniziazione cristiana raggiunge il culmine. I bambini ed i loro genitori sono giunti a questo appuntamento dopo una preparazione centrata sul significato dell’Eucaristia nella vita di un cristiano. L’Eucaristia lo inserisce e lo rende partecipe in modo più pieno e dinamico alla vita della comunità ecclesiale. I bambini hanno dimostrato di comprendere che la Chiesa da sempre si riunisce ogni domenica per celebrare Gesù risorto. È Gesù stesso che ha voluto che i suoi amici si trovassero insieme per spezzare e condividere fraternamente il pane. I catechisti che li hanno accompagnati nella preparazione hanno loro sottolineato come con la Messa diventiamo e ci sentiamo popolo di Dio. È nella Messa della domenica che si manifesta e cresce la Chiesa e tutti si sentono fratelli, figli di un unico Padre. Ma la cosa straordinaria è che Gesù per la sua presenza tra noi non ha scelto una pietra preziosa o delle cose rare e costose: ha scelto il pane e il vino, le cose più semplici, che non mancano nemmeno nelle famiglie più povere. Ma in quel pezzo di pane e in quelle gocce di vino si rende presente Gesù, il Figlio di Dio. La comunità cristiana di Santa Maria a Monte è invitata a sostenere questi bambini affinché possano comunicare con Gesù non solo ricevendo il Pane Eucaristico, ma anche nella preghiera, nell’ascolto della Parola di Dio, vivendo la fraternità in famiglia e con gli amici. La Comunione Eucaristica è il momento culminante e insieme la fonte degli altri modi di incontrare Gesù e di fare comunione con lui. Ma l’Eucaristia deve essere sempre accompagnata dall’amore e dal servizio verso gli altri.

Fucecchio La festa di San Candido

Il 3 ottobre scorso, Fucecchio ha celebrato la ricorrenza annuale del suo celeste patrono San Candido. Nel pomeriggio mons. Fausto Tardelli ha conferito il Sacramento della Cresima a 45 ragazzi. In seguito la processione con l’immagine del Santo patrono si è snodata per le vie del paese, fino alla chiesa della Vergine dove, da un palco allestito sul sagrato, il vescovo, insieme al sindaco Claudio Toni e al parroco mons. Andrea Cristiani, ha lanciato un messaggio di pace. Il volo della colomba bianca, liberata da tre bambini del paese, ha simbolicamente suggellato la celebrazione. Alle 20 si è svolta una conviviale fraterna presso la Sala del poggio salamartano.

Il Poverello di Assisi: icona per il nostro tempo di Antonio Baroncini

Il 18 giugno 1939, assieme a S. Caterina da Siena, papa Pio XII proclamò S. Francesco patrono principale d’Italia, affidando loro la protezione dell’intera nazione. Una grave sciagura stava per avvolgere il mondo intero: iniziava il secondo conflitto mondiale e l’aiuto di un grande santo, a cui chiedere grazie, forza e coraggio si faceva necessario per tutti. Il 4 ottobre di ogni anno ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica. Queste sono solo date, importanti per seguirne il cammino storico, ma ciò che più è rilevante e formativo per le nostre coscienze è racchiuso nella nobile ed umile spiritualità di Francesco, la quale ha forgiato la sua vita ed il vasto movimento del francescanesimo. La grandezza spirituale di Francesco d’Assisi si coglie nella rinuncia alla vita ricca ed agiata di cui era figlio, per dedicare la sua bontà, la sua intelligenza, il suo sforzo fisico, la sua caparbietà alla realizzazione del suo piano cristiano ed umano: aiutare i ceti sociali più deboli, vittime di una feroce disuguaglianza, porgendo l’attenzione, con amore fraterno, verso quel prossimo respinto e disprezzato dalla società, verso il povero, «il malato, il perdente, l’ultimo». La sua opera si inserisce «in una spirito di riforma» volto contro «la corruzione dei costumi degli uomini del potere politico ed ecclesiale del tempo». Siamo nel 1200, anni difficili per la Chiesa e l’impero, lotte continue tra loro per segnare la fine di un’era ed iniziarne un’altra, assegnando ufficialmente ad ognuno i propri doveri e diritti: la Chiesa esigeva il controllo completo della nomina dei vescovi. Si cercava una linea di condotta giusta ed equilibrata e molta attenzione, molte energie erano rivolte a questioni politiche di governo, appannando un po’ l’aspetto evangelico della Chiesa. Il disegno divino, però, non mancò ed il Poverello di Assisi, con la sua richiesta di autorizzazione papale della regola di vita per sé e per i suoi frati, richiamò l’attenzione all’umiltà, alle miserie dei poveri, alle sofferenze dei malati, suscitando nel papa Innocenzo III fiducia e speranza e vedendo in Francesco, per la sua opera, la persona ideale per incanalare le inquietudini ed il bisogno di partecipazione dei ceti più umili nel seno della Chiesa. Possiamo riconoscere in Francesco l’icona anche del nostro tempo. Il simbolismo della missione che gli era affidata: «va’, Francesco e ripara la mia Chiesa in rovina», rappresenta per ciascuno di noi una sfida da raccogliere. La mitezza di Francesco attrae credenti e non credenti, impedendone una contrapposizione. Ancora una volta, nella storia dell’uomo, un «minore tra i minori», «un umile tra gli umili» riusciva a sconvolgere un processo storico e sociale formulato da solo potenti, incarnando la figura di «uomo del popolo». La storia si ripete: come allora, anche oggi l’uomo è afflitto da molti eventi inquieti e difficili e Francesco ci testimonia, con i fatti, di non perdere, se pur anche stanchi, la speranza, poiché, come ci ha ricordato il nostro Vescovo, mons. Fausto Tardelli, domenica scorsa nella sua omelia «dobbiamo avere una sconfinata fiducia in Colui che ha detto “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (AP 21,5). Alla sua morte, la grande figura di Francesco influenzerà il costume del tempo: la letteratura, la pittura, l’architettura. La struttura semplice ed armoniosa delle chiese e dei conventi, richiamandosi alla vita semplice e povera di Francesco e dei suoi frati, costituiscono un patrimonio artistico di straordinaria bellezza. Anche la nostra diocesi, con il complesso in San Miniato e con il convento in San Romano ne testimonia la grandezza e l’originalità. San Francesco ci incoraggia, ci spinge alla ricerca del bene comune, ci insegna ad amare e a lodare Dio: «Laudate et benedicite mi Signore, et rengratiatelo et serviatelo cum grande humilitate».

Invito al Rosario di Renato Colombai

Ottobre è mese mariano, caratterizzato dalla festa della Beata Vergine del Rosario. E’ questa la pratica della devozione popolare, espressione più semplice di elementi dai significati complessi e molteplici. Le centocinquanta Ave, che richiamano i centocinquanta Salmi, hanno guadagnato al Rosario la definizione di Salterio Angelico o Salterio della Beata Vergine Maria, Il tratto più saliente di questa preghiera è costituito dalla ripetizione continua del nome di Maria e del nome di Gesù, sulla base di una pratica antichissima nella Chiesa che con forme diverse realizza l’invocazione continua del nome divino. In occasione della vittoria di Lepanto contro i Turchi, avvenuta proprio il7 ottobre 1571, il papa Pio V volle rendere grazie alla Santa Vergine istituendo la festa della Beata Vergine Maria della Vittoria ed incoraggiando la recita del S. Rosario, da tempo pratica fondamentale di venerazione e di culto popolare. E’ poi con Gregorio XIII nel 1573 che la festa prese il nome della Beata Vergine Maria del Santo Rosario e venne stabilito che fosse celebrata la prima domenica di ottobre, giacché la vittoria era stata conseguita appunto di domenica, mentre l’intera cristianità era impegnata a recitare il Santo Rosario per la buona riuscita della battaglia. Fu poi San Pio X a fissarla nel 1913 nella data storica del 7 ottobre. Al di là dei connotati storici il legame tra il mese di ottobre e la recita del Santo Rosario costituisce un elemento di forte sollecitazione per la comunità cristiana a invocare Maria in un mese peraltro dedicato alle missioni. Con questo spirito, ogni giorno alle ore 17.30, nella Chiesa Collegiata di Santa Maria a Monte reciteremo in questo mese il Santo Rosario.

Appuntamenti e segnalazioni ... Una pubblicazione di Franco Palagini di don Luciano Marrucci

«Lucciola, lucciola vien da me…» è il titolo della brochure che ha per autore Franco Palagini. Quaranta pagine in carta «rusticus» con un corredo di riproduzioni fotografiche in bianco e nero. Questa volta l’autore ne è anche lo stampatore, infatti l’opuscolo è stato dato alle stampe nell’aprile dell’anno corrente con i tipi dalla storica tipografia Palagini. Da questo complesso artigianale sono uscite per decenni le copie del settimanale diocesano, le lettere pastorali di diversi Vescovi, i programmi, i libri e i manifesti dell’Istituto del Dramma Popolare, due edizione artistiche delle Risorse di San Miniato e varie produzioni dell’Orcio d’Oro. Al banco del proto e a gomito dello stampatore si sono avvicendati scrittori, artisti e raffinati cultori della bella stampa. Era inevitabile che il virus della parola stampata passasse anche in Franco Palagini insieme all’effluvio degli inchiostri respirato fin dall’età prescolare. C’è una frase nella pagina introduttiva che offre la chiave di interpretazione per quanto intende consegnare ai lettori Franco Palagini: «È come se una sera ci ritrovassimo a veglia a dar sfogo ai ricordi, così, come ci vengono alla mente». Lucciola lucciola vien da me, viene da pensare alla notte di San Lorenzo dei sanminiatesi fratelli Taviani. Qui e altrove il racconto sembra cominciare dalla fiaba e nella fiaba riconfluire. Franco parla anche del lavoro in tipografia ma si sofferma nei ricordi, nelle rimembranze, nelle rappresentazioni di figure che hanno deciso di lasciare traccia di sé e ora con tenerezza riaffiorano con i loro volti con le loro parole e perfino con i loro gesti. Si tratta di persone che appartengono alla sfera degli affetti familiari: il padre, la madre e i nonni, gente legata col vincolo del sangue e dell’amicizia; ma anche altri personaggi che furono le icone minori, ma non per questo trascurabili, della nostra San Miniato. Ecco come l’autore fa rivivere e quasi rianimare la piazza del Seminario. «Forse è meglio che descriva la piazza del Seminario, dove si sono svolti la maggior parte di questi avvenimenti: è un piazza rettangolare attraversata da parte a parte da una strada lastricata; dalla parte della strada si innalzano tre scalinate di diversa forma e altezza che portano alla piazza del Duomo; dall’altra parte della strada c’è il Palazzo del Seminario Vescovile con la facciata riccamente affrescata con figure allegoriche e scritte in latino. mentre al piano terra nel periodo di cui parlo, gli anni ’40 e ’50, c’erano le botteghe artigiane che davano vita a tutta la piazza. Cominciando da sinistra, c’era lo spaccio delle ACLI che vendevano a prezzo conveniente i prodotti che gli Stati Uniti mandavano per aiutare le popolazioni dopo la guerra; accanto c’era Goro, il sarto che cuciva per i preti ed aveva un figlio anche lui in Seminario; dopo le scale c’era l’arrotino Moscatelli, poi gli stagnini Renzo e Aldo e ancora la tipografia di babbo e accanto lo stanzino dove dormiva Memo, un uomo che veniva da Carrara per lavorare dal marmista; in un’latra bottega lavorava lo stagnino Gigione, marito di Mariona, che accomodava solo i tegami e le pentole sfondate mentre lei, assieme ai Luglioli, andava a suonare le campane del Duomo. Poi Ettore il calzolaio e, dulcis in fundo, le casse da morto di Pietrone che però vendeva anche i mobili per la casa. Lungo la strasa c’era il negozio di Culino che assieme al fratello cieco vendeva le stoffe al metraggio; Tosca invece vendeva i piatti accanto al laboratorio di marmista del marito, Mario, che era venuta da Firenze per fare il cameriere al vescovo Giubbi. Custodi del seminario e portieri erano due tipi curiosi: Eugenio e Lancillotto. Eugenio dava da mangiare ai piccioni tanto che bastava che uscisse dalla porta perché ne arrivassero a decine. Lancillotto era piccolino e camminava saltellando, ogni tanto si vedeva partire con la valigia e diceva che andava a trovare i parenti a Empoli. Nelle belle sere di primavera e estate si vedevano lunghe file di seminaristi che andavano a fare passeggiate ristoratrici dopo il giorno di studio. Ora anche tutto questo non c’è più, i seminaristi sono finiti, le botteghe chiuse e di queste è rimasto solo il disegno in pietra dell’ingresso a L o a T come nel Medioevo. Le voci e la vita che c’erano allora non si possono ricreare fra i due archi che proteggono la privacy della piazza. Solo lo strillare delle rondini che si rincorrono nelle sere d’estate riesce a ravvivarla un po’».

San Miniato Alla Mostra mercato del tartufo bianco non soltanto il palato, ma anche «il cuore si scioglie» di Luciano Gianfranceschi

I cercatori crescono più dei tartufi, e il territorio sanminiatese sembra non deluderli; nonostante la stagione avversa: scarsa pioggia, molto caldo. Ma il tartufo bianco è ancora «misterioso», e poi nel fondo delle valli, sotto terra, l’umidità c’è: e la natura si adatta. Chi non si adatta è invece il buongustaio, che lo vorrebbe già al massimo dell’afrore e della consistenza, dimenticando che al borsino è quotato «appena» mille euro, anziché tre-quattromila, proprio perché il ghiotto tubero ora è una primizia, mentre sarà al meglio della produzione, e quindi del valore, in novembre. E infatti il prossimo mese, nei fine settimana 12-13, 19-20 e 26-27, si svolgerà la 41.a mostra mercato nazionale del tartufo bianco di San Miniato. Con eventi in tutta la città, ma il padiglione dei tartufi e del vino in piazza del Duomo (programma completo, tel. 0571 42745, www.cittadisanminiato.it). Presso l’ex chiesa del convento di San Martino, il sindaco Vittorio Gabbanini ha anticipato che la novità di successo della passata edizione, il Palatartufo, in piazza Dante, darà spazio anche all’iniziativa di solidarietà «Il cuore si scioglie». La presentazione ufficiale è stata avviata da Domenico Ragone, presidente della Fondazione San Miniato promozione: «Il testimonial 2011 è un uomo, ritratto in bianco e nero, che mostra fiero il frutto della terra, il tartufo, scolpito dalla nostra natura. Un filmato locale girerà anche su YouTube, e verrà diffuso tramite Internet». Invece la vicepresidente Maria Grazia Messerini ha illustrato il programma, che coinvolgerà anche altri prodotti del territorio e occuperà piazze, strade e angoli della città. Tra gli eventi culturali, anche il riferimento al 150esimo dell’unità d’Italia. Inoltre, per le risorse di cui vantarsi, anche il pellame conciato al vegetale del Consorzio pontaegolese, con esposizione a Palazzo Grifoni. Il CdA di San Miniato Promozione è completato da Katiuscia Lippi, Leonardo Sforzi, Silvia Ghizzani e Leonardo Gronchi. Ha poi invitato agli assaggi dei prodotti del territorio, il professor Marco Nebbiai, docente all’istituto alberghiero di Castelfiorentino. La serata ha proposto una cena a buffet con i prodotti tipici interpretati dagli chef dei ristoranti di San Miniato, e i vini dell’associazione Vignaioli di San Miniato di cui è presidente Leonardo Beconcini. Tra le autorità, il presidente della Fondazione Crsm Antonio Guicciardini Salini, per San Miniato Turismo il presidente Cesare Andrisano, ed esponenti dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Concerto per soprano, coro e orchestra a Mozart sacro

Si rinnova la collaborazione tra il coro «Monsignor Cosimo Balducci» di San Miniato e la Jugend Sinfonie Orchester di Wiesbaden (Germania), con il concerto in programma per sabato 22 ottobre nella Chiesa di Balconevisi alle ore 21.30, interamente dedicato alla produzione sacra di Wolfgang Amadeus Mozart, il compositore salisburghese considerato il musicista «genio» per eccellenza. Il felice e consolidato sodalizio artistico tra il Coro della Città di San Miniato e la Jugend Sinfonie Orchester della Scuola d’Arte e di Musica di Wiesbaden, diretta stabilmente da Christoph Nielbock, ha prodotto - negli anni - numerosi concerti in Toscana e una serie di memorabili tournées in Germania e in Francia, con i primi successi conquistati nella Marktkirche di Wiesabden, nel duomo di Geisenheim, nell’abbazia cistercense di Eberbach, etc. Indimenticabili restano i concerti effettuati nel Principato di Monaco, tra i quali spicca l’esecuzione della «Messa di Gloria» di Pietro Mascagni presso la Cattedrale dell’Immacolata Concezione, in cui, nell’aprile 1998, è stata realizzata un’incisione dal vivo. Il programma del concerto, denominato “Mozart sacro”, prevede le Sonate da Chiesa in Do maggiore Kv 278 e Kv 329, il «Laudate Dominum» tratto dai Visperae solemnes de Confessore Kv 339, il «Regina coeli» in Do maggiore Kv 108 ed il «Te Deum» in Do maggiore Kv 141. Il concerto, con ingresso gratuito, vedrà la partecipazione del soprano Laura Lensi. Per informazioni scrivere all’indirizzo mail: [email protected]

Viaggio nel Sistema Museale di San Miniato Un’opera, un artista

Il Sistema Museale di San Miniato in collaborazione con la Cooperativa «La Pietra d’Angolo” e l’adesione della Fondazione Conservatorio di Santa Chiara, dell’Arciconfraternita di Miseric»rdia, del Museo Diocesano e dell’Accademia degli Euteleti propone una serie di appuntamenti sulle opere più significative custodite nei Musei di San Miniato. Gli incontri costituiscono l’occasione per meglio conoscere e apprezzare il patrimonio artistico della città. In ogni appuntamento è prevista un’introduzione da parte del prof. Luca Macchi (coordinatore del Sistema Museale), un’esposizione storico-artistica dell’opera e del suo autore, che di volta in volta sarà curata dalle dottoresse Barbara Pasqualetti e Angela Loretta, dalle dottoresse Benedetta Spina e Elisa Barani del Museo diocesano, e una lettura in forma teatrale di brani critici e letterari da parte di Anna Di Maggio e Enrico Falaschi (Teatrino dei Fondi). Le presentazioni e le letture avverranno davanti all’opera stessa, quasi un colloquio con l’opera e con il suo autore, con gli avvenimenti dell’epoca in cui è stata realizzata. Ogni incontro si concluderà con un aperitivo con prodotti tipici. L’ingresso è libero. Il programma: Domenica 9 Ottobre, ore 16.30 Conservatorio di Santa Chiara Noli me tangere di Lodovico Cardi, detto il Cigoli Domenica 16 Ottobre, ore 16.30 Palazzo , Arc. di Misericordia Il gruppo ligneo della Deposizione Domenica 23 Ottobre, ore 16.30 Museo Diocesano I bacini Ceramici della Cattedrale Domenica 30 Ottobre ore 16.30 Accademia degli Euteleti La maschera funeraria di Napoleone Buonaparte Domenica 6 Novembre ore 16,30 Palazzo Comunale, Oratorio del Loretino Altare ligneo Info: 345.4464283 - [email protected]

L’agenda del Vescovo

Sabato 8 ottobre - ore 17,30: Ingresso di don Marcos Roberto Policarpo nella parrocchia di Bassa. Domenica 9 ottobre - ore 11: Saluto al popolo riunito nel Santuario della Madonna della Querce, nel 60° anniversario della consacrazione dell’altare. Ore 11,30: Cresime a Lazzeretto. Pomeriggio: A , Giornata per i neo-cresimati. Martedì 11 e mercoledì 12 ottobre: Assemblea ordinaria della Conferenza Episcopale Toscana. Mercoledì 12 ottobre - ore 21,15: In Cattedrale, inizio dell’Anno pastorale con i giovani. Giovedì 13 ottobre - ore 10,30: Alla Fondazione Conservatorio di Santa Chiara in S. Miniato, commemorazione del filosofo Augusto Conti, nel 150° dell’Unità d’Italia. Ore 21,30: S. Messa all’Apparita, per l’anniversario della morte di don Giuseppe Bossi. Venerdì 14 ottobre: A Chianciano, giornata con le Comunità Neocatecumenali. Sabato 15 e domenica 16 ottobre: Giornate di spiritualità a La Verna, con i Cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme.