I Diari Di Bordo Di Riccardo Visintin
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I diari di bordo di Riccardo I diari di bordo Un noto settimanale di programmi radiotelevisivi palesava in copertina, qualche settimana fa, uno spettatore solo in un’enorme sala cinematografica; disperatamente solo sulla sua poltroncina di velluto rosso in compagnia di una mega porzione di popcorn. Speriamo che non sia così il nostro futuro, e che si ritorni quanto prima al gesto ed al sublime connaturato moto dell’abbraccio. Il cinema serve anche a questo ed a una bella sensazione non si chiede altro che ci torni a trovare. Appuntamento al prossimo anno. I diari di bordo di Riccardo 17 anni di Maremetraggio raccontati da Riccardo Visintin I diario di bordo di Riccardo 17 anni di Maremetraggio raccontati da Riccardo Visentin Tutti i Diari di bordo sono originariamente apparsi tra le pagine del sito maremetraggio.com e resi sempre disponibili a tutti in forma gratuita. Copyright © 2021 Associazione Maremetraggio Associazione Maremetraggio Piazza Duca Degli Abruzzi, 3 34132 Trieste – Italy Tel.: +39.040.2470808 [email protected] www.maremetraggio.com Se la scrittura di Riccardo fosse qualcosa, sarebbe un respiro. Un respiro profondo, equilibrato, controllato. Vitale, come era colui che lo abitava. Ben distante da quelle fumose apnee in cui capita di incappare, leggendo di quella arte maieutica e composita che è il cinema, lui riusciva ad entrare e ad uscire, in punta di cuore e di fioretto, da registri colti a quelli leggeri, dal sacro al profano, con una scioltezza rara, degna di un critico acuto e colto, quale era. Senza sicumera o arroganza, però. Ma con quella intelligenza sensibile che è l’ unica lente possibile per rendere dei “Diari di bordo” un bagaglio godibile e trasportabile con facilità, perché viaggiare è importante, ma liberi. Senza pesi. La levità di Riccardo, - uomo così parmenideo nelle forme, anche di pensiero-, riusciva a rendere edibile nel racconto anche pellicole difficilmente masticabili, perché le traduceva in mondi accessi- bili. Dire cose grandi con piccole parole, essere semplici senza sempli- ficare, saper guardare il mondo con uno sguardo gentile, per sapienza antica o studio serrato, sono solo una minima parte di ciò che Riccardo donava, con generosità. Le sue cronache quotidiane, ai tempi del Festival, sono un’ autentica goduria. Anni di cesello fine, di calligrafica visione con quella alchimia arguta grazie alla quale si affacciava, riuscendo a cogliere sfumature e significati, su giornate zeppe di fotogrammi, non solo quelli proiettati, ma quelli perimetrati dalle persone stesse. Che fosse pubblico, regista o at- tore, Riccardo sapeva sempre trovare l’ essenza di quella varia umanità, regalandoci istantanee perfette. Non c’è retorica nel ricordare che persona preziosa fosse questo uomo dagli occhi di bambino, salpato troppo presto da questa esistenza. Ed è forse questo, l’esercizio che ci ha lasciato. Non smettere mai di stupirsi. Osservando senza giudicare, come solo certe anime belle sanno fare. Cristina Bonadei Il diario di bordo serve a raccontare un percorso, un’esperienza, un’emo- zione. E tu, Riccardo, questo hai fatto per 17 anni. Ci sei stato vicino, hai vissuto con noi gioie e dolori, hai condiviso momenti di sconforto e festeggiato con noi quando le cose “si mettevano bene”. Sei stato uno di noi. Solo tu avresti potuto raccontare il nostro Festival, in tutte le sue sfac- cettature e cogliendone di inaspettate, agli occhi di molti forse invisibili. Non ti si poteva nascondere nulla. Eri capace di cogliere qualsiasi umore, la minima preoccupazione ma anche la più piccola gioia che solo l’amore per questo lavoro, per un lavoro che ami può dare. Arrivavi in ufficio di soppiatto, a dispetto della tua “mole”, in punta di piedi e nei momenti più strani. E non c’era volta che lo facessi a mani nude. Ci viziavi con dolcetti, caramelle o pupazzetti che ti piaceva abbinare ad ognuna di noi. Eri un gentiluomo. Eri un generoso. Non avevi bisogno di dire nulla, i tuoi occhi parlavano e trasmettevano sempre una smania di condivisione, di appartenenza, di amicizia. Ogni sera, durante il festival, tu eri lì. Seduto nelle ultime file di Piazza Verdi, o dell’Ariston o del Miela o prima ancora del Giardino Pubblico a vedere dall’inizio alla fine ciò di cui avresti scritto il giorno dopo sul Dia- rio di bordo. E nessuno avrebbe potuto raccontare, recensire con tanta delicatezza (anche quando ne dovevi parlar male...) come sapevi fare tu. Ogni racconto era un piccolo gioiello di cultura. Un dono che solo una persona sensibile, colta e generosa come te poteva fare. E lo facevi perché ci volevamo bene. Ci vogliamo bene ancora, perché continui ogni giorno ad essere con noi e mi aspetto da un momento all’altro che chiami per dirmi, come facevi sempre, “Chiaretta sono sempre dei vostri, vero, quest’anno? Mi volete ancora, quando iniziamo?” Quella chiamata quest’anno non ci sarà, lo so, proprio ora che ti sarebbe piaciuto tornare (anche perché era più vicino a casa per te!) in Giardino Pubblico. Proprio ora che torniamo ad essere di nuovo un po’ più vicini, e che abbiamo la possibilità di fare quello che a te piaceva tanto e di cui avevi bisogno: abbracciarci. Ti abbraccio Riccardo, mi mancherai da morire e mancherai a tutti noi. In questa raccolta di 17 anni di diari di bordo ci siamo tutti. Hai colto ogni nostra sfumatura e l’hai lasciata lì, a testimoniare un’attenzione che hai sempre avuto per ognuno di noi. Grazie amico grande per averci donato questo immenso tesoro. Ne avre- mo cura, e lo trasmetteremo a chi vorrà leggerlo (rigorosamente su carta, si, lo so!) per trarre qualche spunto e mettersi in gioco. Ti sarebbe pia- ciuto trasmettere il tuo amore per la scrittura, per la cultura, il cinema e la musica… l’hai fatto e continuerai a farlo attraverso di noi. Forse è poca cosa, ma so che ne sei contento. Enchanté! Chiara Valenti Omero Diario di bordo 2004 Sabato 3 luglio 2004 | Serata inaugurale Dopo il tradizionale cocktail di inaugurazione è stato finalmente tagliato il nastro di partenza della quinta edizione di Maremetraggio, il festival internazionale del cortometraggio di Trieste. L’accoglienza del Pubbli- co non poteva essere più calorosa e convinta: sono state stimate più di 1400 presenze, segno inequivocabile di un affetto sincero per quella che oramai è una realtà culturale consolidata. Il primo cortometraggio proiettato L. City di Sandro del Rosario, è subito ascrivibile tra i migliori presentati nel corso della rassegna: un raffinato gioco ad incastro di luci, ombre e ritagli cartacei, ripresi in maniera genia- le ed anticonvenzionale. Sottolineato da un tango struggente il minifilm ricorda per atmosfere e location certo cinema francese noir, ove pioggia e strade deserte sono persino elementi poetici. Di altro taglio il successivo cortometraggio Heterogenic della coppia Dreossi – Della Calce: uno spassoso e variopinto disegno animato (tec- nicamente sbalorditivo) nel quale seguiamo le peripezie di un simpatico atomo, una particella molecolare che dopo aver subito le più estreme angherie, decide di passare dall’altra parte della barricata. Accolto dalle sincere risate degli spettatori, è un corto italiano dal respiro internazionale. Chi ama il teatro (la tragedia greca nello specifico) non avrà mancato di apprezzare il successivo lavoro in scaletta, Il vuoto del milanese Giaco- mo Gatti. Un cortometraggio drammatico, livido ed intenso, girato a Sesto San Giovanni (Milano) negli stabilimenti in disuso delle acciaierie Falck; il parrallelismo tra il teatro classico ed il vissuto personale del protagonista, viene reso molto bene da interpreti giovani ma puntuali. Infine L’orizzonte degli eventi di Giovanni Covini, un’opera amara e non consolatoria che si riassume nella frase posta a mo’ di epigrafe nel finale: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”; non è così per un uomo 11 totalmente annientato da un recente e probabilmente ingiusto licenzia- Una coppia ormai collaudata per un divertissement che unisce alla gag mento. Il fratello lo cerca per 24 ore e lo trova, ma il futuro di entrambi verbale un veloce ritmo comico. sembra buio. Un lavoro di denuncia sociale applaudito dal pubblico. Nella sezione Ippocampo infine è stato presentato l’atteso film di Simo- Il clou della serata inaugurale si è nel frattempo consumato grazie all’in- na Izzo e Ricky Tognazzi Io no: un’opera complessa e corale, dal forte tervento di Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Giovanni Morricone, Sabrina significato familiare: vi sono infatti coinvolti Francesco Venditti (figlio di Impacciatore e della triestina Ariella Reggio. Simona) e Gianmarco Tognazzi (fratello di Ricky); Entrambi vincono la Lodevole l’intervento di Tognazzi, che senza smanie di protagonismo ha sfida artistica di due ruoli non facili. parlato dell’importanza del “genere filmico” cortometraggio. Alle sue pa- Il piano narrativo principale è inerente alla difficoltà e all’intreccio delle role è seguito il breve spot sociale girato da Tognazzi insieme ad Ariella relazioni sentimentali; Vi si parla poi, coerentemente, di morte e di fuga, Reggio: un semplice monito a valorizzare la presenza degli anziani. attraverso i conflitti interni dei quattro protagonisti. La serata (presentata come di consueto da Andro Merkù) e nel corso Impegnato sabato sera nel ruolo del “bravo presentatore” Andro Merkù della quale le organizzatrici Maddalena Mayneri e Chiara Valenti Ome- questa volta non ha potuto esimersi dal prodursi in una delle sue simpa- ro hanno brevemente spiegato l’assetto della ricca kermesse, si è poi tiche imitazioni, sollecitato in tale contesto da un Ricky Tognazzi in vena conclusa nel migliore dei modi con la proiezione del lungometraggio Al di facezie. Schierati sul palco Simona Izzo, Ricky e Gianmarco Tognazzi cuore si comanda di Giovanni Morricone: una commedia brillante e spu- hanno sottolineato il buon rapporto instaurato con la città di Trieste e meggiante, che narra in modo poetico e nel contempo pungente le tribo- nello specifico con l’Associazione Maremetraggio.