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INDICE Pag. ATTORNO A NOI 5 Vladislav Facchini Rublev, Volunia, il rivoluzionario motore di ricerca italiano 6 Matteo Gilberti, Nicholas Branchini e Luca Carnevali, PSN chiuso a causa degli hacker 8 Luca Chaar, Mega Lock!

FERMI E DINTORNI 11 Autori vari, Venerdì 3 febbraio 2012: l’assemblea musicale più “figa” del pianeta! (con fotografie di Alice Papotti e Lorenzo Perego)  Matteo Lucchini, Stars in Sala mensa!  Matteo Lucchini, Hardcore, House e Minimal coi fantastici DJ Pare e Bellani  Riccardo Bruno, Un grande rock con gli Xkey  Simone Campagnole, Cosa vuol dire essere degli Xkey  Martina Battisti, Questo selvaggio e dolce blues-jazz

 Edoardo Nodari, Grandi cover band in Sala Eros  2 fotografie dell’evento rap e hip-hop  Edoardo Boccalari, Che cosa ne hanno detto… 19 Beatrice Bocchi, ¿Pizza o piè de limón?-intervista ad un teenager cileno 23 Edoardo Boccalari, Rinasce il CRIM con un nuovo Presidente

A PROPOSITO DI 25 Alberto Lorenzini, Sulla vita: pensieri in libertà 27 Giorgia Ghirardini, Anoressia Una brutta bestia che ti consuma da dentro 29 Alice Girelli, Lo sport della pedata, croce e delizia di noi italioti

ARTE E CULTURA 32 Valentina Corradini, Flowers (fotografie) 33 Alice Papotti, Movimenti nello spazio (fotografie) 35 Giorgia Ghirardini, Il miracolo della luce (fotografie) 36 Sara Zamboni, Lezioni di linguistica generale 39 Vittorio Cozzani, The Summer of Love e il mito della controcultura hippie 43 Valentina Meneghello, Alice Blackwood (racconto a puntate) 53 Giorgia Ghirardini, Gli strani casi della vita (racconto a puntate) 55 Sara Zamboni, Le lacrime di Nietzsche (recensione) 56 Simone Zavatta, L’amico ritrovato (recensione) 57 Matteo Andreoli, Iron Maiden, The final frontier (recensione) 2

60 Giuseppe Miranda, Le meraviglie di Amalfi 61 Giorgia Ghirardini, I “primi passi” di Avril Lavigne 62 Disegni d’autore

CUCINA E SALUTE 64 Nicolò Gavioli, Tra pentole e fornelli 66 Debora Toso, Nella mandorla bontà e salute 68 Giulia Lanzini e Greta Moschini, Ridere è bello buono e sano

CURIOSITA’ ENIGMISTICA E DIVERTIMENTO 70 Nicholas Branchini, Luca Carnevali e Matteo Gilberti, La tecnologia 3D e il nuovo mondo tridimensionale 72 Marco Rebecchi, La Play Station Vita sta per arrivare! 73 Matteo Diani e Tommaso Ferro (a cura di), Diamo un’occhiata al nostro pazzo mondo 76 Emanuele Aliano (a cura di), Stranezze della vita 78 Nicola Latella (a cura di), Il Barzellettiere 83 E se i nostri profe fossero teachers come si chiamerebbero? 84 Rebus per tutti 84 L’indovinello del dirigente 85 E ora… qualche caricatura

PILLOLE DI SPORT 87 Alessandro Guariglia (a cura di), Le sentenze del calciomercato invernale

Copertina di Slava Facchini Rublev (con immagini di Alice Papotti e Lorenzo Perego)

Sito a cura di Slava Facchini Rublev (con la collaborazione di Alessandro Carlin)

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Attorno a noi

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Volunia, il rivoluzionario motore di ricerca italiano Si chiama Volunia, ed è un motore di ricerca potenzialmente rivoluzionario. Sviluppato da Massimo Marchiori, uno dei creatori dell’algoritmo di ricerca di Google, Volunia ha come slogan “Seek & Meet” (cerca ed incontra). Il nome è una fusione tra “Volo e “Luna” perché vuole significare il balzo “lunare” che il dominio garantisce. Il motore promette infatti diverse nuove funzionalità rispetto a Google: una delle più importanti, come suggerisce lo slogan, è proprio quella di poter comunicare con le persone che visitano gli stessi siti. In pratica se ci si connette ad un sito in tempo reale si Massimo Marchiori potranno vedere persone che lo stanno attualmente frequentando, con le quali si potrà “chattare” e scambiare opinioni. Un'altra funzione è quella di generare in automatico una mappa del sito che si sta visitando, dove le varie pagine sono rappresentate come case, creando una specie di città (foto) che facilita la navigazione. Oltre alle mappe, Volunia ha anche la funzione di ordinare i contenuti multimediali, in modo che questi siano facilmente accessibili e comodi da consultare. Dopo i pregi, bisogna però anche elencare alcuni difetti del nuovo motore. Innanzitutto attualmente Volunia non ha la stessa potenza di ricerca di Google e naviga in un numero molto limitato di pagine online (il rapporto di pagine trovate rispetto a Google è di 1/100). Volunia inoltre Il Logo del Sito non potrà visitare i siti più famosi presenti nel web come Facebook, Youtube e lo stesso Google, dato che essi bloccano la tecnologia iframe, usata da Volunia per aggiungere la chat ed i vari menù. C’è bisogno di ricordare, comunque, che il sito sarà presto gratuito e non ci sarà bisogno di registrazioni. Il dominio, facilmente intuibile, è www.volunia.com e per ora supporta 12 lingue tra cui ovviamente l’Italiano. Non resta altro che provare quest’innovativo motore di ricerca, un mappa di un sito generata con Volunia prodotto tutto “Made in Italy”. Vladislav Facchini Rublev 5

PSN chiuso a causa degli hacker

Cosa sta succedendo al PSN? È la domanda che molti utenti si sono iniziati a porre lo scorso 17 aprile. La domanda ha avuto una risposta pochi giorni dopo dalla stessa Sony che ha svelato l’arcano: il PSN era stato “spento” dalla stessa casa nipponica per evitare un ulteriore danno da parte degli hacker. La Sony ha detto che era l’unica soluzione percorribile e che stava lavorando per tentare di risolvere la situazione. Era evidente che l’attacco era di quelli pericolosi, legati soprattutto ai dati degli utenti (soprattutto quelli delle carte di credito). I principali sospettati erano gli Anonymous, un famoso gruppo di hacker, che però si sono dichiarati innocenti nei confronti delle accuse a loro poste. In una conferenza stampa di alcuni giorni dopo, la Sony ha detto che i server del PSN rimarranno chiusi fino a data da destinarsi. Una sola cosa era certa: i circa 70 milioni di utenti si erano infuriati e, approfittando di questa crisi della Sony, la Microsoft, casa produttrice dell’Xbox, non ci ha pensato due volte a proporre nuove offerte per rubare clienti alla casa nipponica. Nei giorni a seguire la situazione si era fatta sempre più calda: gli utenti che fremevano per un ritorno dei server on line da una parte, i tecnici della Sony che lavoravano giorno e notte per riparare i danni dall’altra. Il 27 aprile un comunicato ufficiale della Sony diceva che l’attacco avrebbe sottratto agli utenti nome, indirizzo, login e online ID di PSN, password ed e-mail ma soprattutto i dati associati alla carta di credito. Era quest’ultimo elemento che, naturalmente, spaventava di più gli utenti. Dopo le rivelazioni sull’attacco hacker, la Sony si trovava in grosse difficoltà: oltre ai tecnici che lavorano giorno e notte, anche i legali della multinazionale avevano delle grosse gatte da pelare perché questa cosa avrebbe avuto delle ripercussioni e questo punto tutti i giocatori Sony avrebbero potuto chiedere un cospicuo risarcimento per violazione della privacy.

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Non tutto era comunque perduto. Dopo 10 giorni dall’attacco al PSN arrivarono piccole (ma positive) notizie: lo storico dei download, la lista amici e le impostazioni del network non sarebbero andate perdute, come anche i trofei (grande notizia per tutti i collezionisti). Restava però il fatto che i server erano ancora “spenti”. Il 1° Maggio un altro comunicato ufficiale Sony ha lasciato intendere che al massimo entro la fine della settimana successiva i due servizi sarebbero stati ripristinati. Effettivamente questa volta Sony ha mantenuto la parola: dalla mattina del 15 maggio 2011, ha iniziato la fase di riattivazione del PlayStation Network, abilitando nuovamente le funzionalità di gioco online, PlayStation Home e sincronizzazione trofei; al momento dell'accesso al PSN si è stati però obbligati a cambiare la password d’accesso. Dopo circa tre settimane di attesa, il 2 giugno 2011, il PlayStation Store è tornato online, mentre il programma Welcome Back è diventato disponibile dal 3 giugno. La Sony ha pensato di fare un regalo agli utenti per scusarsi dei disagi durati quasi un mese e mezzo (17 aprile – 3 giugno); e questa era la lista: Per PS3 erano: Little Big Planet, Infamous, Wipeout HD, Ranchet & Clank: Alla Ricerca Del Tesoro e Dead Nation. Per PSP erano: Little Big Planet, ModNation, Pusuit Force e Killzone Liberation. Per quanto riguarda gli abbonamenti: 30 giorni di iscrizione gratuita a PS Plus per i non abbonati, 60 giorni di estensione dell'abbonamento per gli iscritti a PS Plus e 30 giorni di estensione dell'abbonamento per gli iscritti a Music Unlimited. Sony non ha perso molto nel regalare agli utenti questi giochi perché non erano giochi nuovissimi e molte persone ci avevano già giocato, però i giochi che ha offerto non erano male e sono sempre meglio di niente!

Nicholas Branchini, Luca Carnevali e Matteo Gilberti

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Il 19 Gennaio 2012 è stato chiuso, dietro ordinaza dell’FBI in collaborazione con il Dipartimento di Giustizia Americano, il sito di file sharing Megaupload.com. Oltre ad esso sono stati chiusi anche diciotto siti del gruppo, (come Megavideo), utilizzati per la condivisione di file di vario genere, fra cui musica, film e software. I capi d’accusa: pirateria digitale e ipotetico riciclaggio di denaro. Il sito era al 13° posto dei portali più cliccati sul web con i suoi 50 milioni di visitatori al giorni che rappresentavano il 4% del traffico complessivo della Rete. Megauplod (rinomato dall’accusa “mega-conspiracy“) è accusato di aver diffuso materiale pirata guadagnando 150 milioni di euro in 5 anni di attività e causando al contempo un danno di 500 milioni di euro ai legali detentori dei diritti di copyright per il mancato pagamento di questi ultimi. Inoltre l’accusa sostiene che il sito ha incentivato attivamente gli utenti a caricare simili contenuti, spesso in cambio di diverse migliaia di dollari, e sottolinea l’ipotesi di riciclaggio di denaro (milioni di dollari) elencando in modo minuzioso i conti bancari incriminati. Attualmente, le autorità hanno bloccato tutti i server delle aziende (525 in Virginia, 630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il mondo) e hanno arrestato quattro dei sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim Schmitz (in arte Kim Dotcom), arrestato in Nuova Zelanda. L'operazione dell'Fbi arriva dopo il congelamento a Washington delle proposte di legge SOPA (Stop Online Piracy Act) e PIPA (Protect IP Act ). Queste due leggi sono attualmente in discussione ma, nel caso in cui

8 venissero approvate, permetterebbero a chi detiene il copyright di prodotti presenti in formato multimediale (film, musica, libri, ecc.) di agire concretamente contro i siti che li diffondono in modo non autorizzato. Queste leggi si estenderebbero non solo ai siti di streaming ma anche ai motori di ricerca (es Google, Mozilla, ecc) e per questo motivo la Rete è insorta dichiarando che era a rischio la propria libertà. La protesta si è estesa anche alla chiusura di MegaUpload, manifestandosi sia sui social network(Facebook, Twitter) da parte degli utenti di quest’ultimi sia su siti di importanza mondiale (es: Google, Mozilla). Ha fatto particolarmente scalpore la reazione del collettivo Anonymous alla avvenuta chiusura di Megaupload & co. Il gruppo illegale anti governativo di hacker che si identifica nella frase: "We are the voice of the voiceless. We are the hope for the hopeless. Expect us", durante la notte a cavallo tra il 19 e il 20 Gennaio ha fatto cadere le homepage delle potenti case discografiche e cinematografiche americane (Warner, Universal), del Dipartimento di Giustizia e della stessa FBI. Il braccio di ferro che si è avviato tra il Web e gli organi governativi americani non si sa come finirà. Non si può percorrere né la strada di una liberalizzazione totale sul web dei contenuti protetti da copyright né quella di una censura forzata, che peggiorerebbe le cose e non terrebbe conto del fatto che un'altissima percentuale degli utenti che scaricano o guardano film in streaming non comprerebbero comunque quei prodotti.

Luca Chaar

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Fermi e dintorni

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Chi non c’era ha avuto torto. Organizzata in maniera impeccabile, divertente e coinvolgente: questo è stata l’assemblea musicale di venerdì 3 febbraio. E noi ve la raccontiamo evento per evento.

Stars in Sala mensa! Chi non si è mai improvvisato “Ugola d’Oro” sotto la doccia? Chi non ha mai cantato “Gli Anni” durante una passeggiata in montagna? Ebbene scagli la prima pietra il bugiardone, perché l’evento “Karaoke” era la terapia d’urto che faceva per lui! Situato in posizione strategica (accanto al bar), un grande palco con microfono ed una tela sulla quale venivano proiettati i testi dominavano la scena: anche se al primo evento tenutosi alle 9 i ragazzi erano ancora timidi ed impacciati, via via che la giornata proseguiva un numero sempre maggiore decideva in gruppo di cimentarsi nel canto delle più grandi pietre miliari italiane, dal popolaresco “Tanti Auguri” di Raffaella Carrà alle “Montagne Verdi” di Marcella Bella (!). Tanto valeva mettersi alla prova e tentare! Al terzo evento, grazie al via dato dalla 5BET con “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo, il palco si è incredibilmente popolato di cantanti, tra i quali alcuni insegnanti e anche la nostra preside. Sdoganato completamente il principio per il quale solo chi ha una bella voce può cantare, tutti ci sentivamo tanti Max Pezzali, Ligabue o Eros Ramazzotti.

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Non è mancato qualche piccolo intoppo del software, che spesso non mostrava a video le parole delle canzoni; ma se la canzone la si conosce a menadito leggerne il testo è superfluo se non denigrante, come ci ha insegnato Alessandro, il personale ATA universalmente conosciuto in tutto l’Istituto, che, risollevando le sorti dei cantanti sperduti sotto le note di “Laura non c’è” di Nek, ha sguainato il microfono sfoderando una grande performance canora protrattasi con la dura verità battistiana di “Dieci ragazze” e quella un po’ più irriverente che botanica di “Ti raserò l’aiuola” di Gianluca Grignani. A queste ultime canzoni nessuno era più seduto ed immusonito ma saltava, batteva le mani e soprattutto vibrava le corde vocali, trascinato dal ritmo e dalla semplicità dell’evento: altroché virtuosismi e complicati spartiti! Bastano la voglia di cantare (e le voci più stonate sono le più accette!) e di stare in compagnia, che l’allegria prende forma! Matteo Lucchini

Hardcore, House e Minimal coi fantastici DJ Pare e Bellani Vero e proprio bagno di folla per i DJ Pare e Bellani, che durante i tre eventi tenutisi alla palestra triennio si sono alternati alla consolle armati di portatile, cuffie e immancabile valigetta dei cd, mixando i brani minimal e house più celebrati del momento. Ai ragazzi non è certamente mancata la voglia di divertirsi con inarrestabili trenini “conga” sotto lo scrosciare di suoni sintetici e melodie al caleidoscopio e le virtuose manifestazioni di tecktonik dance, che serpeggiava veloce incantando i presenti. Matteo Lucchini Un grande rock con gli Xkey Quando siamo entrati eravamo impazienti di sentirli suonare, non vedevamo l’ora. C’era il pienone e quasi non si riusciva a passare, i posti disponibili erano 150 e erano tutti esauriti. Si notava chiaramente che prima di cominciare i ragazzi della band erano un po’ tesi, il batterista si allenava a tenere il tempo, il bassista e il

12 chitarrista continuavano ad alzare e abbassare il volume degli strumenti per trovare il livello adatto e il cantante si schiariva la voce. Poi finalmente hanno iniziato, e, rotto il ghiaccio e la tensione iniziale, gli Xkey si sono lasciati andare e suonavano in maniera decisamente sciolta. Erano veramente gasati e hanno trasmesso la stessa emozione anche a noi del pubblico, tanto che alcuni si sono spinti sino a sotto il palco, praticamente a un metro dal cantante. E così abbiamo anche cantato in coro qualche canzone che sapevamo, battendo le mani e facendo anche del “pogo” (e siamo anche stati ammoniti da quelli della security…). È stata un’ora di vero rock e ci siamo divertiti davvero molto. Perché gli Xkey sono stati veramente bravi. Riccardo Bruno

Cosa vuol dire essere degli Xkey "Ragazzi come si fa?", "Eddai regola il mixer!", "é tardi muovetevi a settare tutto che ho allenamento!". "Che pezzi facciamo il 3?". Tutto di solito parte così. Alle prove ognuno arriva con più o meno voglia, distrutto dagli impegni settimanali. C'é chi é nervoso per il votaccio, chi é calmo e tranquillo perché ha appena avuto una giornata liscia, chi ha appena avuto da dire con la propria ragazza e chi ha assolutamente bisogno di pensare ad altro. Tutto si trasforma quando la magia parte dalle corde di una chitarra e dai tamburi percossi violentemente dalle bacchette. In quell'esatto momento, non pensi ad altro. Tu e gli altri diventate qualcosa di unico che segue lo stesso battito cardiaco scandito dalla batteria.Le vostre sensazioni si possono sentire, aleggiano sospese in aria e chiunque sia vicino le può percepire volente o meno. Magari chi sente può apprezzare, magari lo può maledire candidamente per la quiete interrotta del proprio pomeriggio e perché

13 del tuo messaggio ne ha già le tasche piene. Come é nata, la magia muore con la fine del pezzo. E si ritorna sul pratico. Bisogna decidere i pezzi da suonare davanti alle persone a cui vuoi trasmettere un messaggio, a cui vuoi trasmettere qualcosa che sia più di una sensazione di un’ora. Da quel momento esatto partono le polemiche per le cover migliori. Ciò che piace ad uno, non piace all'altro e ciò che piace ad entrambi non piace al pubblico. Potrebbe persino sembrare una legge di Murphy! Così alla fine si trovano soluzioni che possono essere solo degli armistizi tra i componenti del gruppo. L'unico vero momento di accordo é quando si decide per suonare i propri pezzi. Quelli per cui hai dato anima e cuore, per cui spesso lo sforzo con cui li hai creati é paragonabile a quello di un parto, quei pezzi che spesso sono solo il vero motivo per cui stai a suonare davanti alla gente. Deciso il tutto dopo le numerose prove, si caricano finalmente come muli le povere macchine e si parte alla volta del concerto. Li é il momento della verità, il momento in cui scoprirai se tutti i tuoi sforzi, anche quello di scaricare e caricare le macchine, sono valsi a qualcosa o a niente. Così, mentre pensi, senza rendertene conto, ti ritrovi già con la chitarra in mano davanti a quei ragazzi come un incantatore sta col flauto davanti al serpente. Le tue dita toccano le corde e la magia inizia... Simone Campagnola

Che cover band in Sala Eros! Suona la campanella, il tempo che la lunga fila di persone prenda posto all'interno e il concerto inizia. L'ambiente non è dispersivo e i ragazzi del pubblico sono attenti. Ed eccoli: signore e signori, i Three Times Renegades! Il pubblico resta freddo per poco, perché la band è in grado si scioglierlo in brevissimo tempo, proponendo pezzi Post Grunge veramente coinvolgenti. Bravi davvero, anche se i Three Times Renegades sono un gruppo appena formatosi, nel novembre 2011, grazie al talento di: Matteo Fornasari (batteria), Alessandro Baraldi (basso), Pietro Bitasi e Enrico Gobbetto (tutti e due alla chitarra) e Andrea Beninfanti (voce). Se ve li siete 14 persi o volete comunque contattarli, potete trovarli cercando il loro nome su FB o in MYSPACE. Neanche mezzora per esprimere il loro talento che i Three Times cedono il palco ai The Walking Cone, band davvero inusuale nel panorama mantovano e per questo ancora più apprezzata da quelli che come me amano la vecchia, sana musica rock degli anni passati. Infatti questi straordinari ragazzi, insieme dal 2010, ci fanno passare il tempo rimanente al suono dei Pink Floyd, non facendo mancare neppure i suoni davvero singolari della band di Roger Waters (il rumore delle pale degli elicotteri, per esempio). Ma andiamo ora ad elencare i personaggi che hanno avuto questa bella idea: Edoardo Malaspina (Vocal e tastiera), Emiliano Masotto (Vocal e batteria), Andrea Zanellini (Vocal e chitarra), Recusani (altra chitarra) e Savasi (basso). Davvero notevole la scelta di non avere un cantante, ma di far cantare sia il tastierista sia il chitarrista ma, soprattutto, anche il batterista (e vi posso assicurare che suonare la batteria e cantare nello stesso momento non è una cosa molto semplice). Come sopra, per eventuali contatti potete trovarli su FB digitando il loro nome.

Edoardo Nodari

Questo selvaggio e dolce blues-jazz Chi la ascolta non può che percepire la sua natura: è musica selvaggia e dolce al tempo stesso, come se fiamme e poesia potessero convivere e duettare simultaneamente sulle corde di un basso e di una chitarra elettrica. Giorgio Signoretti e Michele Bianchi si esibiscono sul modesto palco della sala Eros, con una musica tutt’altro che modesta. È il revival di un repertorio vasto e differenziato, che spazia da Dave Matthews a Jimi Hendrix con le sue “Little Wing” e “All along the watchover”, a Rufus Wainwright con “Hallelujah”, e ancora a Bob Marley nella tradizionale “Three little birds”.

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Sono tanti i successi suonati e arrangiati su sfondo blues-jazz, un genere piuttosto sconosciuto e poco apprezzato dalla nuova generazione, che preferisce optare per i suoni forti e caotici del rock, quelli sintetici e amorfi dell’house o quelli ritmici del rap. Eppure nel Novanta un tale, Frank Zappa, diceva che “il jazz non è morto, ha solo un odore un po’ curioso”. Ed è forse la curiosità che muove le gambe di queste persone e le porta proprio qui, in Aula Magna. Alla fine una cosa è certa: è stato inevitabile per il pubblico (nonostante appartenesse alla sopra citata ‘nuova generazione’) restare ammaliato e sospeso sulle note trascinanti ed equilibrate di un blues/jazz classico e contemporaneamente rinnovato. Alla fine abbiamo posto un paio di domande alla coppia di artisti: Il vostro gruppo ha un nome?- Beh, un vero e proprio nome non ce l'ha! Come è nata e da quanto dura la vostra collaborazione?- E’ nata grazie ai laboratori artistici, circa due anni fa. Tu Michele come ti sei avvicinato a questo genere di musica? - Mi sono sempre piaciute le canzoni anni '70 perché trasmettono idee e sensazioni forti. Martina Battisti

Per motivi tecnici non è arrivato in tempo il servizio sull’evento rap hip- hop. Ce ne scusiamo, proponendo comunque un paio di immagini.

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Che cosa ne hanno detto… la Preside <> il prof.Spazzini << Con i nuovi Rappresentanti mi trovo bene, abbiamo avuto modo di conoscerci meglio durante l'organizzazione di quest'assemblea e sono sicuro che lavoreremo sempre meglio. L'assemblea ha rispecchiato le mie aspettative, è andata bene e ne sono soddisfatto; d'altronde credo che, dando responsabilità ai ragazzi, i risultati ci siano sempre. Le difficoltà nell'organizzare una giornata simile sono nella tempistica, che non sempre è dalla nostra parte, e nel fatto che tutte le componenti della scuola, compresi gli esterni, debbano essere coordinati perfettamente.

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L'unico difetto in questo caso specifico è stato il volume eccessivo, ma dopo le prime due rotazioni l'abbiamo corretto ed è andato tutto per il meglio. Mi aspetto sia dai Rappresentanti, che dagli alunni che da me stesso un continuo miglioramento per offrire a tutti degli eventi ben fatti. Il “pubblico” è giustamente sempre più esigente e dobbiamo lavorare per correggere anche i più piccoli dettagli; è questo che significa continuare a crescere. Il punto forte di queste assemblee è la certezza che chi partecipa, che sia spettatore come gli alunni, organizzatore come i rappresentanti o controllore come tutto il corpo docente o i ragazzi degli openday, svolge il suo dovere con precisione e correttezza; è grazie a tutti che possiamo fare queste assemblee.>> i rappresentanti d'istituto <> Edoardo Boccalari 18

¿Pizza o piè de limón? intervista ad un teenager cileno

Nome: Mario Gustavo Cognome: Valladares Carreño Nazionalità: cileno Vive a: Santiago del Cile

Grazie al progetto Intercultura, da circa 6 mesi, abbiamo avuto la fortuna di ospitare nella nostra classe Mario Gustavo, che però purtroppo fra pochi giorni tornerà a Santiago. Di certo non lo dimenticheremo presto per la sua allegria e simpatia, e per tutto quello che ci ha raccontato, facendoci sognare ad occhi aperti paesaggi naturali mozzafiato e metropoli con grattacieli giganteschi.

Santiago del Cile Vina del mar Lago Pehoe

1. Mario, quali sono i motivi che ti hanno spinto a fare questa avventurosa esperienza? Ho deciso di fare questa esperienza grazie alla mia scuola, che ha supportato questo progetti e grazie ai miei amici, che me l’hanno vivamente consigliata, ma ciò che più mi ha spinto a venire è stata la voglia di conoscere un’altra cultura. Credo che sia una esperienza che cambia completamente la vita, il modo di vedere e di pensare. Ho imparato a vedere il mondo con uno sguardo diverso, con meno pregiudizi: prima pensavo che la società europea fosse totalmente diversa dalla nostra, in realtà è molto simile.

2. Perché hai scelto l’Italia e la nostra scuola? Ho scelto l’Italia precisamente per per la sua cultura, ero molto curioso di sapere com’era la vita qui. La scuola è stata scelta da Intercultura, probabilmente hanno scelto questa perché il mio “volontario di afs”, Lorenzo

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Pirovano, frequentava questa scuola. Comunque credo che sia una scuola bellissima.

3. Quali sono le differenze tra il nostro sistema scolastico e quello cileno? Il nostro modello scolastico si basa molto sul sistema scolastico americano, ci sono 3 anni di jardin infantil (scuola materna), poi seguono 8 anni di educazione basica (elementari e medie), 4 di educazione media (superiori). Poi per accedere all’università si deve sostenere un esame a livello nazionale, la PSU. In base al punteggio di questo test si può accedere alle varie facoltà. Il problema è che l’istruzione cilena è divisa tra pubblica e privata, e quella privata è di ottima qualità e offre una buona preparazione all’esame della PSU, ma costa molto. Quella pubblica invece, è gratuita, ma è di scarsa qualità. Anche l’università ha costi molto elevati e chi non può permettersela non ha la possibilità di accedervi. E’ per questo motivo che in Cile ci sono state, e ci sono tuttora, proteste contro i tagli all’istruzione. Studenti e insegnanti, chiedono una migliore istruzione pubblica. Chi frequenta una scuola pubblica è svantaggiato per l’esame della PSU, solo chi va in una scuola privata riesce ad ottenere buoni risultati e quindi ad accedere all’università.

4. Che impressione hai avuto della nostra scuola? L’impressione che ho della scuola è bellissima. Ci sono aspetti per cui assomiglia molto alle scuole americane, ma ci sono anche delle cose molto diverse. Ad esempio “le interrogazioni orali” da noi non esistono, perché facciamo solo test scritti, abbiamo invece una materia dedicata all’esposizione orale che si chiama Hablar en publico (parlare in pubblico). Un altro esempio sono le squadre di scuola, da noi si pratica molto sport come attività pomeridiana (insieme ad altri corsi come teatro, arte, eccetera) e le squadre sportive sono molto importanti. Inoltre ci sono eventi come il ballo di fine anno. Comunque questa scuola mi è piaciuta tantissimo, soprattutto per la gente, che è molto simpatica e divertente, anche i professori sono molto bravi, in generale è una scuola bellissima.

Il Colegio San Ignacio di Santiago

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5. Trovi che la vita di un teenager italiano sia uguale a quella di un teenager cileno? Secondo me no, è differente, il semplice fatto che non ci siano le squadre di scuola cambia tantissimo, ad esempio noi facciamo tutti i giorni sport e conosciamo persone attraverso le partite. L’aspetto più diverso è il tempo libero che i giovani italiani hanno. In generale un ragazzo qua dopo scuola studia, oppure fa qualche sport al di fuori della scuola. Da noi un ragazzo dopo scuola esce con i suoi amici, va dalla morosa oppure va a qualche festa, tutti i giorno son cosi da noi. Poi noi non andiamo a scuola il sabato, abbiamo il “fridays night” quindi la vita sociale di un sudamericano è molto diversa.

6. Cosa ti ha colpito di più dell’Italia e di noi italiani? Credo che quello che più mi ha colpito è la “separazione” che hanno gli italiani tra di loro, tra quelli del sud e quelli del nord. Anche il fatto che la gente qua è molto aperta e simpatica, ma solo con gente proveniente da alcuni paesi, come l’America, mentre alcuni italiani hanno pregiudizi su persone provenienti da altri paesi come l’Africa, ad esempio. Da noi è diverso, forse perché il Cile è un paese multietnico in cui abitano persone provenienti da tutti i continenti. In generale però l’Italia mi ha colpito in modo positivo per la sua storia affascinante, le sue città antiche, per il cibo ottimo, e anche perché ho conosciuto persone che non dimenticherò mai!

7. Piatto italiano preferito La pizza!

8. Piatto cileno preferito Piatto cileno…umhh… il “pie di limón” . ingredienti: Per la pasta: 2 tazze di farina 1 uovo 125 grammi di burro 2 cucchiaini di lievito in polvere 3 cucchiai di zucchero Mescolare la farina con il lievito, aggiungere il burro fuso, l'uovo e lo zucchero per formare un impasto morbido e liscio. Poi stendere la pasta in uno stampo e cuocere in forno preriscaldato per 10 21

minuti o fino a quando i bordi sono un po’ tostati. Per il ripieno: 1 lattina di latte condensato 1 tazza di succo di limone 4 tuorli d'uovo Mescolare tutti gli ingredienti in un liquido denso in modo uniforme. Versare sulla pasta calda e cuocere per altri 10 minuti. Per la glassa: 4 albumi d'uovo 1 1/2 tazza di zucchero a velo Sbattere gli albumi a neve e aggiungere lo zucchero. Coprire il fondo con questo bitume e mettere 5 minuti nel forno. Servire freddo.

9. Una parola per descrivere questa esperienza: Memorabile!

Non mi resta che ringraziarti per aver risposto alle domande. Spero che i mesi trascorsi con noi siano stati piacevoli e divertenti, buon ritorno in Cile Mario!

La 3C e Mario Beatrice Bocchi

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Rinasce il CRIM con un nuovo Presidente

Lo scorso anno, grazie anche ai nostri ex raps, tutti i Rappresentanti d'Istituto delle scuole di Mantova (a parte il Mantegna e lo Strozzi) si sono riuniti ed hanno fondato il Comitato dei Rappresentanti d'Istituto di Mantova (CRIM). Questo comitato è nato per difendere i diritti di ogni singolo studente, favorire lo scambio di idee ed esperienze da una scuola all'altra e la promozione di progetti comuni e non, lasciando comunque ogni Rappresentante libero di fare ciò che desidera all'interno della propria scuola. Lo scorso mercoledì 18 gennaio i nuovi Rappresentanti di otto delle dieci scuole di Mantova (questa volta erano presenti anche Mantegna e Strozzi ma non si sono fatti vivi quelli dello Scientifico Belfiore ed i nostri 4 del Fermi(!!!)) si sono ritrovati al Mantegna e all'unanimità hanno eletto il nuovo Presidente che, a sua volta, ha nominato il nuovo Segretario. E' così in qualità di Presidente Matteo Morandi del Virgilio è subentrato all'ex Edoardo Boccalari, mentre Alessandro Boccalari del Mantegna sarà il segretario. Le proposte di collaborazione e le idee di progetti comuni non hanno tardato ad arrivare e, rinato da appena una quindicina di giorni, il CRIM sta lavorando su diversi fronti: 1_ valutazione delle proposte (da parte di Bambù e Vanità) per lo student party di Pasqua; 2_ richiesta di regolamentare le tempistiche di elezione dei Rappresentanti sul territorio mantovano; 3_ costituzione di un “fronte comune” per regolamentare le assemblee d'Istituto, che molte scuole fanno, al teatro Ariston; 4_ valutazione di un possibile abbassamento dei costi dei gadget qualora tutte le scuole ne comprassero uno stesso modello ma con diversa stampa in base alla scuola; a questo proposito si sta contattando la stessa ditta che ha lavorato con la nostra scuola l'anno scorso per gli annuari: la “SchoolTarget”.

Edoardo Boccalari

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A proposito di…

Riflessioni a 360 gradi

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Un qualsiasi scrittore non scrive mai un articolo su una cosa comune o su un fatto ordinario come nessun regista crea un film su un accadimento quotidiano, che si tratti di un livello come il mio, che si tratti di Italo Calvino o Steven Spielberg, si scrive sempre qualcosa di straordinario, da ricordare, appunto da raccontare. Ma tutti i giorni noi ci svegliamo, andiamo a scuola o al lavoro e qualsiasi cosa facciamo arriva comunque la fine della giornata, indipendentemente da come si è svolta la nostra quotidianità in quel giorno, perché la vita non è un film come tutti sperano che sia, non è uno di quei libri che parlano di magia o di delitti irrisolti, che ci tengono attaccati alla pagina e ci fanno sperare che la storia non finisca mai; ma alla fine finisce e non ci resta niente in mano se non la copertina posteriore del libro. La vita non è un racconto da leggere tutto d’un fiato. E un film che non ci prende non speriamo che finisca il prima possibile. E allora la vita? Perché non dovrebbe essere così? Perché non dovremmo volere un po’ di pace se non ci prende? Perché non lo so. E tutti dicono tante cose su queste domande ma la verità è che nessuno lo sa. Uno scopo che si dice potrebbe e dovrebbe avere la vita è quello di trovare la felicità, il problema è che in realtà è introvabile, perché ciò che vogliamo non lo possiamo avere e ciò che abbiamo non lo vogliamo, quindi noi passiamo la nostra esistenza a cercare di ottenere qualcosa che non possiamo avere e se per caso riusciamo ad ottenerlo non c’interessa più e vogliamo qualcos’altro. Ma la fregatura non finisce qua, infatti ci si potrebbe accontentare di quello 25 che si ha, ma la verità è che accontentarsi è solo una scusa per quelli che si stancano di lottare e di voler ottenere di più. Accontentarsi viene visto dalla nostra mente come una sconfitta e all’uomo non piace perdere, prova dolore quando perde. Il che ci lascia due possibilità nella vita: vivere nel dolore o vivere nella noia dell’accontentarsi che è comunque dolore. Prospettiva allettante! In effetti c’è un escamotage per aggirare questo pseudo-dilemma, ovvero le emozioni: quando una persona prova un’emozione forte non pensa ad altro, ha il cervello talmente pieno di quell’emozione che non può sentire dolore, il problema è che dura poco questo momento e abbiamo bisogno subito di un’altra emozione. Credo che ci siano tanti modi utili per avere queste emozioni, il migliore e il più sano penso siano le passioni: dedicarsi alle proprie passioni, trovare una qualsiasi cosa anche stupida che ci faccia provare un’emozione, che ci renda vivi. Ma sono tutte soluzioni non complete, l’unico vero modo di superare queste problematiche alla fine di tutto è non pensarci.

Alberto Lorenzini

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Anoressia Una brutta bestia che ti consuma da dentro

I disturbi dell’ alimentazione possono essere definiti come disturbi persistenti del comportamento psicologico e alimentare di una persona. Esistono varie forme di anoressia che colpiscono gli adolescenti: tra le più gravi vi è l’anoressia nervosa: è una progressiva perdita di appetito e talvolta della sete, si ha una preoccupazione spasmodica per il peso: anche se molto spesso il soggetto è sottopeso, si vede comunque“ grasso/a”. I Sintomi principali sono : -mantenimento attivo di peso basso ; - paura di ingrassare; -amenorrea (mancanza di almeno tre cicli mestruali consecutivi) nelle femmine. La perdita di peso è principalmente dovuta alla dieta ferrea e fortemente ipocalorica, alcuni per dimagrire si auto-producono il vomito o usano dei lassativi o diuretici. Fino a trent’anni fa, l’anoressia nervosa è stata considerata una malattia rara. Oggi, invece, sembra colpire lo 0,28% delle adolescenti e delle giovani donne adulte dei paesi occidentali. Il 90% delle persone colpite appartiene al sesso femminile, i maschi costituiscono una minoranza. L’età dell’esordio del disturbo è compresa fra i 12 e i 25 anni, con un picco di maggiore frequenza tra 14 e 18 anni. Le cause non sono mai ben 27 note; possono essere legate alla bassa autostima, alla regolazione dell’umore, ad esperienze famigliari (perdita di una persona cara, separazione dei genitori). I sintomi fisici possono essere così classificati:  Eccessiva sensibilità al freddo; mani e piedi freddi, ipotermia.  Sintomi gastrointestinali (stipsi, pienezza dopo aver mangiato, digestione lunga e difficile).  Capogiri e sincope;  Sonno disturbato e risvegli mattutini precoci.  Emaciazione, blocco della crescita e mancato sviluppo delle mammelle (se l’insorgenza del disturbo avviene in età puberale).  Pelle secca, peluria fine sulla schiena, avambracci e lati della faccia;  aritmie cardiache.  Debolezza dei muscoli prossimali (difficoltà ad alzarsi da una posizione di accovaccia mento). L’anoressia nervosa porta molto spesso alla morte ed uscire da questo circolo vizioso è molto difficile; ci vuole un trattamento graduale da parte di psicologi, nutrizionisti, parenti e amici.

Giorgia Ghirardini

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Lo sport della pedata, croce e delizia di noi italioti Il giorno peggiore per una ragazza come me è il lunedì mattina, non solo perché si torna a scuola dopo un giorno e mezzo di pausa, ma anche perché si sa che si sarà sommerse dai discorsi sul calcio. Già, perché la domenica è tempo di partite; e così il lunedì ….. l’arbitro era corrotto, ha dato un rigore che non c’era, Pinco ha sbagliato un gol che nemmeno un bambino, Pallino ha bisogno degli occhiali, non vede i passaggi e tutta una serie di frasi criptiche, che per chi non se ne intende, risultano essere al limite della incomprensibilità. Il calcio è il tipico sport italiano; ed è, credo, proprio questo il problema. Caparezza dice: “In tv c’è più calcio che in una cura per osteoporosi” ed io sono totalmente d’accordo con lui. Il giornale non offre mai una carrellata di informazioni che riguardino tutti i vari sport, perché almeno una decina di pagine riguardano il calcio e solo se per caso rimane posto, in un angolino trovano spazio anche altre discipline sportive. Eppure abbiamo ad esempio una delle migliori campionesse del mondo di nuoto, Federica Pellegrini, la miglior squadra di pallavolo femminile, il Settebello vincitore del titolo mondiale di pallanuoto ai campionati del mondo di Shangai. Ciò dimostra che materiale d’ispirazione non manca. Ma c’è il calcio. E non solo quello giocato del weekend, ma anche quello gossipparo di tutto il resto della settimana: questo ha detto così, quello ha fatto cosà … e via dicendo all’infinito. Del resto il calcio, soprattutto in Italia, muove una quantità di denaro folle. Tra calcio mercato, premi, stipendi (e scommesse) c’è un giro di soldi immenso dietro delle semplici partite di pallone, ed uno dei problemi più grandi è proprio questo: più soldi si immettono nel circuito, più si avrà la tentazione di aggiungerne e in questo modo si alimenta un vortice che peggiorerà sempre più le cose. In questi giorni si parla tanto di calcio scommesse ed è la dimostrazione del traffico di denaro (illecito) che porta a questo sport una carenza di credibilità. Ciò che più preoccupa è il fatto che le scommesse sono un fenomeno sempre in crescita e hanno come conseguenza la slealtà. E mi

29 chiedo: i giovani che giocano a calcio solo per divertimento, si faranno trasportare da questo trend? La lealtà è uno dei primi valori che insegnano i genitori, e gli allenatori ad un bambino, ma questa viene meno quando si vede la simulazione, che è prevista solo dalle regole del calcio. A mio parere è uno dei peggiori falli che una persona può fare perché vuol dire prendere in giro, prima di tutto l’arbitro credulone, poi la squadra avversaria e soprattutto i suoi tifosi. Sicuramente il calcio ha anche dei lati positivi, perché sviluppa i muscoli, la concentrazione, e produce divertimento. Ogni bambino dovrebbe fare qualche sport, un po’ di movimento, e se è anche divertente è il massimo. Anche il fatto che sia un gioco di squadra determina un lato positivo, perché aiuta a socializzare. Dunque il calcio non è uno sport inutile, credo solo che sia stato considerato e sviluppato in maniera non corretta, dando risalto non tanto alla parte della partita, del gioco, della socializzazione, del buon esempio ma a quella del contorno e quindi del risultato e dei soldi. Il mio pensiero è riassunto nei versi di questa poesia di Umberto Saba, Goal:

La folla- unita ebrezza - par trabocchi nel campo. Intorno al vincitore stanno, al suo collo si gettano i fratelli. Pochi momenti come questo belli, a quanti l’odio consuma e l’amore, è dato, sotto il cielo, di vedere. Alice Girelli

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Arte e Cultura

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Valentina Corradini

Flowers

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Alice Papotti

Movimenti nello spazio

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Giorgia Ghirardini

Il miracolo della luce

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Ecco una nuova rubrica del Fermitutti. In queste “lezioni” ci occuperemo di svelare i segreti del linguaggio umano. Tutti noi sappiamo esprimerci, comunicare, è una funzione naturale e per alcuni questo potrà sembrare un discorso banale: cosa c’è di speciale nel sapere parlare? Imparano tutti nel giro di qualche anno. Bè, qualcosa di speciale, in effetti, c’è! Perché di fatto, solo gli esseri umani sanno parlare e molti di loro a volte sono in difficoltà. Partiamo quindi con queste lezioni che vogliono soprattutto mettervi a conoscenza del fatto che a volte le difficoltà nel parlare hanno radici che vanno al di là della timidezza o del luogo comune che questi problemi derivino da questioni sociali.

Qual è il rapporto tra linguaggio e mente umana? Possiamo definire il linguaggio come un modulo cognitivo della nostra mente che ci permette di avere una performance limitata alla nostra specie. Il linguaggio è, infatti, inevitabilmente legato alla cultura di un popolo e costituisce un elemento d’identità. Le caratteristiche del linguaggio sono quelle di produzione e ricezione; quando produco il linguaggio trasformo il significato in suono e quando ricevo, converto i suoni in significato. Ciò che continua a stupire gli esperti è che l’apprendimento del linguaggio è un processo spontaneo. Un bambino impiega circa 5-6 anni per acquisire questa abilità; ma proviamo a pensare quale sforzo richiede imparare una lingua da adulti. Ma ora continuiamo a parlare delle differenze tra specie e scopriamo cosa ci rende veramente unici. Sappiamo che il nostro Dna è diverso dell’2-3% da quello di uno scimpanzé e 36 sappiamo che una prima forma di linguaggio si è sviluppata già con l’uomo di Neanderthal (l’evoluzione ha spostato la laringe più in basso) che è rimasta per lo più gestuale. Si ritiene che dopo la fine dell’era glaciale l’uomo Sapiens Sapiens abbia prevalso su quello di Neanderthal anche grazie a un più sofisticato sistema di comunicazione. In questa successione di eventi però gli esperti si dividono: che rapporto c’è tra linguaggio e pensiero? Esistono due ipotesi: a) la prima afferma che abbiamo il linguaggio perché attraverso il pensiero abbiamo forzato ed evoluto le nostre capacità per elaborare sistemi di comunicazione; questa ipotesi presuppone un passaggio graduale da pensiero a linguaggio. b) La seconda ipotesi afferma che la disponibilità di linguaggio ha innescato lo sviluppo di capacità cognitive; si parla quindi di un passaggio improvviso da linguaggio a pensiero. Un importante studioso, M. Tommasello, elabora la teoria del pensiero prima del linguaggio in un evento cognitivo graduale; per esempio mette a confronto il linguaggio dei primati con quello umano Primati L. verbale (urla,gesti, suoni)  è istintivo, non mostra le complicazioni del linguaggio umano  L. gestuale  complesso, basato sul riconoscimento dell’intenzionalità altrui;  sembra tuttavia assente l’intenzionalità condivisa; A differenza dei primati, negli uomini è presente l’intenzionalità condivisa. Per chiarire meglio questo concetto sarà forse utile questo esempio: ipotizziamo che ci sia un gruppo di primati e che a un certo punto uno di loro si accorga che un carnivoro si sta avvicinando; in una situazione di pericolo il primate inizia a saltare e urlare, mettendo in allarme tutto il gruppo. Questa è una reazione comune di primati e umani; ma se nella stessa situazione di pericolo vi poniamo un solo primate, noteremo una reazione estranea agli umani. Il primate si metterà ad urlare e saltare, nonostante non ci sia nessuno da avvisare. Questo ci fa concludere che nei primati manca

37 l’intenzione di comunicare l’avvicinarsi di un pericolo, manca appunto l’intenzionalità condivisa.

Le conclusioni di questa prima lezione sono che ad oggi non siamo ancora in grado di capire in che modo sia nato e si sia sviluppato il linguaggio. Non sappiamo ancora se esso derivi dallo sviluppo di facoltà cognitive della mente o se sia stato proprio il linguaggio a dare origine al pensiero. I linguisti hanno però capito che in tutte le lingue ci sono delle regole ricorrenti e delle incongruenze apparentemente inspiegabili. Ci occuperemo di questi “misteri” nel prossimo numero, parlando anche di afasia e dislessia. Voglio però lasciarvi con un esperimento curioso, condotto dai linguisti: dopo aver svuotato una scatola di cioccolatini, vi poniamo un pupazzetto; dopo questa operazione chiamiamo un bambino in età prescolare (ignaro dello scambio) e gli chiediamo cosa possa contenere la scatola. Il bambino ovviamente risponderà che la scatola contiene dei cioccolatini; a quel punto la apriamo e gli facciamo vedere che in realtà c’è un pupazzetto e richiudiamo la scatola. Poniamo un’ultima domanda al bambino; gli chiediamo, nel caso facessimo lo stesso gioco con un altro bambino, cosa pensa che risponderà una volta mostrata la scatola di cioccolatini. Voi cosa rispondereste? È naturale che se una persona ignara dello scambio vede una scatola di cioccolatini, questa sia portato a dire che nella scatola ci sono dei cioccolatini. Bene, il bambino vi dirà che sicuramente l’altro bambino risponderà che la scatola contiene un pupazzetto.

Sara Zamboni

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The Summer of Love e il mito della controcultura hippie

Sono molteplici gli eventi che hanno formato gli anni 60 fino a farli esplodere in milioni di stelle che ora possiamo solo ammirare: dai moti contro la guerra in Vietnam alla nascita del mito degli Hell’s Angels, la banda di motociclisti che mise in ginocchio uno Stato intero, dalla rivoluzione sessuale alla ricerca del proprio “io interiore” mediante la cultura “Zen” orientale, dalla voce graffiante dei Creedence Clearwater Revival al primo passo sulla Luna. Negli anni Sessanta molti individui distrussero le barriere che li ostacolavano per vivere in sintonia e armonia con la natura. Questo comportamento fu adottato da gran parte dei giovani sotto i 25 anni, in particolare dagli universitari di Berkley, California, nel 1964, dove presero il nome di “hippies”. Il movimento hippie richiamò a sé giovani dall’animo romantico, puri sognatori i quali volevano e cercavano di creare un mondo nuovo semplicemente trasmettendo un messaggio di pace e amore. Essi fondarono una vera e propria società parallela a quella del mondo coevo, basandosi su l’auto-sostentamento e su uno stile di vita privo di modernizzazione che si avvicinava a quello delle tribù primitive. Era normale vedere migliaia di ventenni equipaggiati di tende e sacchi a pelo attorno ad uno scoppiettante falò sotto le note di musicisti altrettanto giovani e altrettanto illuminati; e tutto questo rendeva la vita un passaggio colmo di passione e bei ricordi. Molti impararono negli anni Sessanta che è possibile cambiare il mondo solo cambiando se stessi. L’intenzione di quei ragazzi fu quella di rivoluzionare il modo d’essere e d’apparire degli esseri umani, e per farlo scelsero di regredire: rendendo l’approccio tra individuo e individuo più spontaneo, basato su istinti che noi tutti possediamo fin dalla nascita ma che perdiamo con l’educazione occidentale.

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Il bello è che loro ce l’avevano fatta, tutto il mondo ne fu influenzato, la musica, i libri, la TV non parlavano d’altro e negli occhi dei giovani brillava la speranza di avere un luogo adatto a loro, non ostacolato dalle leggi dei vecchi politici conservatori. Hunter S. Thompson (Louisville, 18 luglio 1937 – Woody Creek, 20 febbraio 2005) giornalista, scrittore americano e convinto componente della generazione del LSD e dell’amore, scrisse nella sua più grande opera, “Paura e disgusto a Las Vegas”, pubblicata nel 1971 sulla mitica Rolling Stones, rivista americana di musica, politica e cultura di massa: “C’era follia in ogni direzione, a ogni ora. Se non attraverso la Baia, allora sul Golden Gate o giù sulla 101 per Los Altos o La Honda… Potevi sprizzare scintille dovunque. C’era una fantastica universale impressione che qualsiasi cosa facessimo fosse giusta, che si stesse vincendo. E quella, credo, era la nostra ragion d’essere - quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del Vecchio o del Male. Vittoria non in senso violento o militare: non ne avevamo bisogno. La nostra energia avrebbe semplicemente prevalso. Non c’era lotta tra la nostra parte e la loro. Avevamo tutto l’abbrivio noi; stavamo cavalcando un’onda altissima e meravigliosa. Ora meno di cinque anni dopo, potevi andare su una qualsiasi collina di Las Vegas e guardare verso ovest, e con gli occhi adatti potevi quasi vedere il segno dell’alta marea -quel punto in cui l’onda, alla fine, si è spezzata per tornare indietro. Indovinare cosa avesse ispirato un’intera generazione ad agire in quel modo è impossibile ma una cosa è certa, dalle ricche esperienze affrontate dal 1947 al 1958 da Jack Kerouac e dai suoi compagni di viaggio, baldoria e meditazione, qualcosa sicuramente è nato. Jack Kerouac fu uno scrittore e poeta americano del XX secolo; nacque a Lowell il 12 marzo 1922 e morì a St. Petersburg il 21 ottobre 1969, diventato 40 famoso per le opere come “I Vagabondi del Dharma” scritto e pubblicato nel 1958 e “On the road” scritto nel 1949 e pubblicato nel 1957. Queste opere narrano le sue più grandi scorrazzate per il continente americano per mezzo di autostop e treni merci che lo trasportarono per numerose volte dalla costa Est alla costa Ovest, dove conobbe letterati e poeti di fama mondiale come: William Burroughs (il quale fu uno degli autori che influenzò il leader dei Doors Jim Morrison), il poeta Allen Ginsberg e il poeta saggista Gary Snyder. Kerouac nei suoi viaggi, fatti ovviamente con uno zaino in spalla, un sacco a pelo e una bottiglia di whiskey in mano (nel decennio prima della diffusione hippie), si dilettò nelle tecniche di meditazione e fu l’anticipatore della ricerca del Dharma ovvero della parte più vera e profonda di noi stessi, che in seguito venne presa come una sorta di “religione” dagli hippies (anche se è scorretto definirla religione quanto piuttosto cultura –cultura Zen-). “A quel tempo danzavano per le strade come pazzi, e io li seguivo a fatica come ho fatto tutta la vita con le persone che mi interessavano, perché le uniche persone che esistono per me sono i pazzi, i pazzi di voglia di vivere, di parole, di salvezza, i pazzi del tutto subito, quelli che non sbadigliano mai e non dicono mai banalità ma bruciano, bruciano come favolosi fuochi d’artificio gialli che esplodono simili a ragni sopra le stelle e nel mezzo si vede scoppiare la luce azzurra e tutti fanno – “Oooh”-.” Fu con queste parole, scritte nel romanzo “On the road”, che il giovane Jack Kerouac incantò una generazione di adolescenti che poi crescendo trasformarono per un determinato periodo parte del mondo, soprattutto la California, in un posto bello per vivere dove il sole e l’amore non tramontavano mai. “Aaaaw mama can this really be the end?” [Aaaaw mamma può essere veramente la fine?] Cantava Bob Dylan nella sua più allucinante canzone “Stuck inside of mobile with Memphis 41 blues again”. 1975, la guerra in Vietnam si concluse con il ritiro delle truppe americane da Saigon, le icone portanti del meraviglioso movimento giovanile morirono una dopo l’altra (Brian Jones fondatore dei Rolling Stones, Janis Joplin, Jimi Hendrix, Jim Morrison), e l’ondata di San Francisco dell’estate del 1967 meglio conosciuta come la grande estate dell’amore, “The Summer of Love”, dove la controcultura hippie si manifestò al grande pubblico con una folla senza precedenti di centomila ragazzi e una miscela di musica, droghe psichedeliche, libertà sessuale, creatività espressiva e impegno politico che assediò senza violenza il distretto di Haight-Ashbury, si placò senza riemergere. Era veramente arrivata la fine? Era giunta l’ora di calare il fastidioso sipario? Ebbene sì. Negli anni a seguire un esercito infinito di moralisti gettò a turno un secchio d’acqua su quel fuoco che fin dall’inizio si pensava fosse implacabile e lo spensero, ritraendo i ragazzi hippie come un classico esempio di una gioventù bruciata ma dimenticando che non puoi bruciare se non ti eri prima acceso”.

Vittorio Cozzani

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(RACCONTO A PUNTATE)

Sesta ora. Per fortuna, anche l’ultima. Lezione= noia mortale. Anche se ormai cominciavo ad abituarmi. All’improvviso, come al solito, la voce della preside si diffuse dagli altoparlanti: «Buongiorno, ragazzi, ho un annuncio importante da farvi…» Notai che nella sua voce c’era una nota strana, quasi come se fosse impaurita. La cosa che mi sorprese di più fu sentire una voce maschile che le sostituì e continuò così: «Stiamo cercando una ragazza, Alice Blackwood, ma probabilmente nessuno la conoscerà con questo nome. Non sappiamo come sia, perché cambia aspetto e nome molto spesso; ma se ci stai ascoltando e se ci tieni alla vita di questi ragazzi e a tutti quelli che lavorano in questa scuola, presentati in Presidenza Alice!» Sulle facce dei miei compagni comparvero delle maschere di stupore e di preoccupazione. «E vi avverto» continuò la voce. «Ci sono i miei uomini davanti alla porte di ogni classe su ogni piano, in ogni angolo e hanno il preciso ordine di sparare a chiunque facesse qualche mossa azzardata, quindi il mio consiglio è che restiate nelle vostre aule, seduti e tranquilli.» Merda! Stavano facendo sul serio! Approfittando della confusione che seguì in aula, lanciai delle occhiate dalla finestre per controllare la situazione e vedere quanto fossimo in pericolo. Mi trovavo al secondo piano, quindi era piuttosto difficile vedere bene l’entrata, ma riuscii a contare quattro uomini armati piazzati nel parcheggio interno.

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Smisi di fingermi impaurita e mi alzai in piedi di scatto, attirando così l’attenzione di tutti i miei compagni ai quali feci segno di tacere. Presi il pennarello della cattedra e scrissi sulla lavagna: “NON DITE UNA PAROLA, NON FATE NIENTE, STATE AL VOSTRO POSTO E ANDRÀ TUTTO BENE”. Posai il pennarello e mi diressi al mio banco, presi lo zaino, lo svuotai dai libri e diedi un colpo secco con il gomito allo schienale dello zaino, che si ruppe, rivelando una specie di doppio fondo, nel quale tenevo una pistola calibro 50 e un’altra con silenziatore per ogni evenienza. Mi voltai e incrociai gli sguardi stupefatti dei compagni che continuavano a guardare prima me, poi le pistole. Ma il viso su cui mi soffermai era quello del mio migliore amico, quello a cui avevo raccontato il più possibile della vera me, non della me copertura. Tornai a prestare attenzione alle pistole ed allontanai qualsiasi pensiero al di fuori della missione. Presi le forbici dal mio astuccio ed andai verso una parete apparentemente spoglia, ma che, in realtà, nascondeva la due cose che preferivo: un computer e il mio M16. Trovai l’insenatura nel muro e, aiutandomi con le forbici, aprii il nascondiglio.

Tirai fuori il computer e lo accesi, poi presi anche il mio fucile. Finalmente mi sentivo davvero me stessa.

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“CHE COSA SIGNIFICA TUTTO QUESTO?” scrisse un mio compagno alla lavagna. Quasi con dispiacere, risposi: “SE TE LO DICESSI, DOVREI UCCIDERTI”. “MA ALLORA SEI TU ALICE BLACKWOOD?” domandò un altro ragazzo scrivendo, ed io annuii e tornai al computer, mentre i due cancellavano le loro domande. Mi collegai alla rete internet della scuola e con qualche giochetto che mi aveva insegnato un amico hacker, feci credere al server di essere l’amministratore ed ebbi pieno accesso a qualunque sito. Nella barra del browser digitai l’indirizzo IP di un computer-server che mi avrebbe collegato con Steven, il mio amico hacker. Mentre il computer lavorava, ne approfittai per cambiarmi, così obbligai tutti a girarsi; si scoprì che ero più magra e più muscolosa di quello che facevo vedere (perché appunto dovevo sembrare un’altra); mi levai anche la pelle sintetica dal viso, anche se non cambiava più di tanto dal mio vero volto. Lanciai un’occhiata allo schermo del computer e trovai la faccia soddisfatta di Steven. Scossi la testa e mi vestii con degli abiti più comodi prelevati dallo zaino, una canotta bianca e dei pantaloni lunghi neri con un paio di anfibi. Indossai l’auricolare con il microfono e lo collegai via Bluetooth al computer. «La copertura alla fine è saltata» disse Steven con un sorriso. «Non riuscivi più ad indossare i panni della semplice sedicenne?» mi prese in giro. Io scossi la testa irritata e scrissi: “Non posso parlare perché ci sono uomini armati ovunque. Entra nel sistema di videosorveglianza e poi collegati via satellite al mio PDA, okay?” «D’accordo» replicò Steven serio.

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Dopo due minuti comparve la schermata della videosorveglianza della scuola. «Quello è tutto ciò che si vede» mi disse Steven. «Ora mi connetto al palmare, ci sentiamo lì.» Scollegai l’auricolare dal computer e lo collegai al palmare. «Mi senti?» “Forte e chiaro” gli scrissi. «Perfetto allora io sarò i tuoi occhi.» Diedi un’occhiata alla videosorveglianza e contai ancora gli uomini appostati all’esterno. Non avevo sbagliato: erano proprio quattro. Sospirai e mi preparai per fare al meglio il mio lavoro. Richiusi il portatile e lo misi nella nicchia, insieme ai vestiti e alla valigetta che conteneva le pistole, per poi richiudere tutto come prima. Andai spedita verso la lavagna e scrissi: “SE QUALCUNO ENTRA E VI CHIEDE SE SAPETE CHI IO SIA, DITEGLIELO, NON COPRITEMI E NON CERCATE DI FARE GLI EROI. QUESTA GENTE NON SCHERZA E IO SO GESTIRE QUESTE SITUAZIONI, VOI NO”. Mi girai verso la classe e lo annuirono e cancellai subito quanto avevo scritto. Controllai che le pistole fossero cariche, poi mi misi la cintura piena di caricatori ed infilai la calibro 50 nel fodero e l’altra nella cintura dei pantaloni dietro la schiena; il fucile, con mio grande dispiacere, fui costretta a rimetterlo nella nicchia perché mi sarebbe stato d’intralcio. Con cautela mi avvicinai alla porta e posai l’orecchio, ma non sentii alcun rumore. Presi il PDA e scrissi a Steven: “Intercetta le loro radio se ce l’hanno addosso e attraverso il satellite…” «Identifica le loro posizioni» finì la frase Steve. «L’ho già fatto, Alice. Fuori dalla porta ci sono due uomini.» “Hai fatto in modo di non renderci intercettabili?” «Guarda che comincio ad incazzarmi. Non stai mica parlando con un principiante!» “Lo prendo come un sì” risposi e misi via il palmare. Tirai fuori la pistola con il silenziatore, mi accostai alla porta e, cercando di non fare casino, la aprii lentamente. Guardai nella fessurina che avevo creato e vidi i due uomini che mi aveva detto Steven. Erano armati fino ai denti. 46

Sperai di non beccarmi nessuna pallottola quel giorno. Attesi fino a quando si girarono di spalle e colsi il momento per arrivare dietro di loro e spaccare l’osso del collo a uno e sparare alla testa dell’altro. Restai immobile per qualche minuto, in ascolto se stesse arrivando qualcuno. Quando fui certa che fossimo al sicuro, lanciai un’occhiata alla mia classe, la quale mi stava guardando con un misto di sorpresa, gratitudine e spavento. Sì, dopo quello che avevo appena fatto, anche io li spaventavo. Mi avvicinai a loro e d’istinto indietreggiarono per farmi passare. «Ascoltatemi» dissi a bassa voce. «Lo so che quello che avete visto vi spaventa un po’. È comprensibile: vedere un uomo morire non è mai facile. Ma io sto dalla vostra parte, okay?» Loro annuirono. «Ora dovete farmi solo un piccolo favore: due di voi dovrebbero accompagnarmi per rassicurare le classi del piano e controllare che non ci siano feriti. Chi se la sente?» Come mi sarei aspettata, nessuno si offrì volontario, così scelsi due a caso, comportandomi un po’ da egoista non volendo scegliere il mio migliore amico, perché volevo tenerlo al sicuro. Loro non mi guardarono neppure, ma li capivo: era difficile accettare il fatto che la persona di cui ti fidavi di più era in realtà quella che ti aveva mentito più di tutti. Silenziosamente entrammo in tutte le classi e fui contenta di trovare tutti sani e salvi. Quando finimmo il giro, ebbi la strana sensazione di aver dimenticato qualcosa… I cecchini!

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Ributtai dentro l’aula i miei due accompagnatori e misi in guardia tutti del possibile pericolo. La cosa che non dovevano assolutamente fare era stare vicino alle finestre. Scesi silenziosamente la prima rampa di scale e controllai che non ci fosse nessuno, poi mi nascosi sotto la finestra del pianerottolo dei laboratori. «Quanti?» chiesi sottovoce a Steven. «Sempre due» Restai bassa e mi coricai sul primo scalino per vedere attraverso la ringhiera come gli uomini erano messi, quando sentii ancora la voce dell’uomo. «Alice! Non ho tutto il giorno e visto che ci sono altri innocenti davanti alla scuola, ti do venti minuti per non condannarli a morte» Merda! Avevo dimenticato che era l’ultima ora e perciò alcuni genitori erano venuti a prendere i loro figli. Questa cosa si doveva risolvere alla svelta perché stavo perdendo la pazienza. Senza tante cerimonie, sparai ai due uomini al piano inferiore, uccidendone uno e ferendo l’altro; lo raggiunsi prima che potesse comunicare che mi aveva trovata. «Per chi lavori?» gli chiesi puntandogli la pistola alla tempia. «Vai in presidenza e lo scoprirai» replicò lui con un sorriso forzato. Mi saltarono i nervi e gli torsi il collo. Peccato, avrebbe potuto sopravvivere. «Adesso mi sono rotta le palle. Quanti in mensa?» «Lo vuoi davvero sapere?» «Ti giuro che…» «Sette» disse prima che finissi di minacciarlo. «In presidenza?» «Otto più Simon.» Scesi le scale e impugnai anche la calibro 50, pronta ad usare anche tutti i colpi se fosse stato necessario. Arrivai alla stanza dove i tecnici si occupavano del server della scuola e vi trovai un uomo armato e gli sparai alla schiena uccidendolo. I 48 tecnici non dissero una parola, ancora sotto shock. Non mi persi in chiacchiere e chiesi se c’era qualcuno ferito, ma loro mi fecero no con la testa. Bene. Ora mancava la mensa; e rimpiansi il mio fucile, ma almeno ero sicura che le pallottole per quei bastardi erano abbastanza per fargli saltare la testa. Uscii e mi diressi furtivamente verso la mensa, ma sentii caricare un fucile alle mie spalle e una voce mi intimò di non muovermi. Altri due uomini di Simon mi puntarono contro i loro fucili e mi ordinarono di alzare le mani. Cacchio! Questo non era previsto! Una cosa, però, mi andò bene: per fortuna alcune ciocche scappate alla coda mi coprivano le orecchie e così non videro l’auricolare. Avanzammo verso il centro della mensa, la quale non era mai stata così silenziosa nonostante fosse piena di ragazzi e professori. «Simon, l’abbiamo presa» comunicò l’uomo alla ricetrasmittente. «D’accordo, ragazzi, l’abbiamo trovata» comunicò Simon all’intera scuola. «Ora siete tutti invitati nella sala mensa a conoscere finalmente il vero volto di Alice Blackwood!» «No!» mi lasciai sfuggire e un uomo di Simon mi colpì con il fucile, facendomi cadere a terra. «Zitta!» mi ordinò. Mi rialzai mentre una fitta alla testa mi coglieva impreparata e d’istinto mi toccai e le dita si tinsero di rosso. Ci mancava anche questa. Alzai lo sguardo sui ragazzi che mi fissavano in cerca di qualcuno che conoscevo e trovai molti dei miei precedenti compagni di classe e alcuni miei amici, i quali mi guardavano ancora più stupiti. Non ve lo sareste mai aspettato, né?, pensai con un sorriso triste. Dopo pochi minuti si sentirono moltissimi passi sopraggiungere e la prima faccia che vidi fu quella di Simon. Restammo a fissarci per un minuto buono, poi lui ordinò ai suoi di far sedere tutti quanti ai tavoli e di mettere me sul piccolo palco. Quando l’intera scuola si fu sistemata, Simon salì sul palco accanto a me e mi accarezzò il viso. Io mi ritrassi con disgusto. Lui scoppiò a 49 ridere per poi rivolgersi agli spettatori: «Ragazzi, vi presento Alice Blackwood, meglio nota a voi… come?» mi chiese, poi tornò a prestare attenzione agli studenti: «Come?» ripeté e scelse un ragazzo a caso. «Tu la conosci?». Lui scosse la testa. «Chiara» dissi a voce alta perché tutti potessero sentirmi. «Il mio… Il nome della mia copertura è Chiara Masini» Chiusi gli occhi per non incrociare lo sguardo delle persone a cui volevo bene. «Quante persone ti hanno conosciuta con il tuo vero nome, Alice?» «Nessuno» replicai. «Fino ad ora» «Perché non apri gli occhi e osservi le facce sorprese di quelli che chiamavi amici? Perché non leggi il tuo tradimento nei loro occhi?» Per dispetto li aprii, ma evitai tutti gli sguardi tranne quello di Simon. Mi concentrai sul suo viso, sui suoi lineamenti duri, sui suoi occhi azzurri, sui suoi capelli biondi, il sorriso che non prometteva niente di buono e tutta la bellezza dei suoi diciannove anni. «Avanti» disse. «Perché non racconti la tua storia ai comuni mortali?» Non risposi e continuai a fissarlo. «Perché non dici una volta per tutte chi sei veramente?» Ignorai ancora una volta la domanda, ma lui si mise a fare ciò che non avrei mai pensato. «D’accordo. Allora comincio io» disse e venne dietro di me per poi abbracciarmi e baciarmi sul collo. D’istinto andai con lo sguardo a dove sedeva il ragazzo della mia copertura, quello che mi ero vietata di guardare, e lo vidi scattare in piedi. «No!» gridai mentre un nostro amico lo obbligava a sedersi. «Oh, ma allora c’è del tenero qua…» disse con un mezzo sorriso Simon. «Credevo che tu fossi solo mia.» «Io non sono mai stata tua, Simon» ribattei distogliendo lo sguardo dal ragazzo a cui tenevo, per passarlo sul diciannovenne. 50

«Tu sei sempre mia» ripeté Simon severo. «Che cosa vuoi?» gli chiesi allontanando la sua mano con uno schiaffo. «Mi sembra così ovvio» replicò lui con un sorriso storto. «Se tu vuoi qualcosa da me, lascia andare loro» dissi fredda, ma ebbi un capogiro e dovetti fare uno sforzo enorme per non svenire. Mi portai una mano alla ferita e sentii i capelli sporchi di sangue: stavo peggiorando, non sarei resistita ancora per molto. «Mmm… No» rispose. «Dopo verrebbero degli sbirri che sarei costretto ad uccidere e oggi non sono in vena di uccisioni. Poi dovrei sbarazzarmi dei corpi e bla bla bla… Io voglio solo quello che mi hai rubato, poi mi volatilizzerò. Puf! Scomparso» Mi avvicinai al suo orecchio. «Scordatelo» gli sussurrai e mi allontanai per poterlo guardare in faccia. «Prima lasciali andare tutti» aggiunsi. Lui rise amaramente. «Oh, tesoro, tu me lo dirai eccome, altrimenti farò un bel buco nella tempia del tuo ragazzo!» Quando vidi che un omone lo tirava su a forza e gli puntava una pistola alla testa, mi sfuggì un gemito. «Forse questo ti farà parlare o sarà l’ennesima dimostrazione per tutti i presenti di quanto sia gelido il tuo cuore.» Deglutii al ricordo della morte di Tyler e di come io l’avevo lasciato morire per degli stupidi documenti. «Così non fai altro che ricordarmi perché io ti voglia morto» dissi tra i denti. «Certo, certo» replicò lui noncurante. «Ricordi? Eravamo in questa situazione quando hai lasciato che gli sparassi» ricordò con un sorriso, avvicinandosi a me. «Ricordi come eri decisa a non lasciare andare quello che volevo, di come sei scappata e di come hai visto cadere con una pallottola nella fronte il tuo amico Tyler?» aggiunse accarezzandomi il viso. Avevo sentito abbastanza e avevo davvero perso tutta la calma che mi restava: ora volevo solo vederlo morire. Estrassi il coltellino che avevo nascosto nei pantaloni e lo puntai alla gola di Simon. «Buttate le armi!» ordinai ai suoi uomini. 51

Loro rimasero immobili e puntai più a fondo il coltellino tagliando un po’ la pelle di Simon. «Ora!» intimai fuori di me. Tutti gli uomini guardarono verso Simon, il quale annuì e loro ubbidirono. «Adesso mettetevi qua davanti e lasciate andare tutti quanti» ordinai e poi guardai l’uomo che mi aveva scoperta. «Tu» gli dissi. «Comunica a quelli di fuori di mollare le armi e liberare tutti» Prese la ricetrasmittente e obbedì. Osservai uno ad uno i visi dei miei amici, i quali mi guardavano ancora sorpresi, ma nei loro occhi potevo leggere anche gratitudine. Cercai di evitare lo sguardo del “mio ragazzo”, ma non ci riuscii. Fui pervasa da una tristezza infinita. Volevo farmi perdonare, volevo spiegarli come stavano davvero le cose, volevo dirgli che (purtroppo) non gli avevo mai mentito su quello che provavo per lui… ma non ce ne sarebbe mai stata l’occasione visto che non l’avrei mai più rivisto. Quando la mensa fu vuota, ordinai a tutti di precedermi perché volevo controllare che se ne fossero andati tutti ed, infatti, quando fui fuori vidi il parcheggio vuoto. Ordinai a tutti di rientrare e di riconsegnarmi le armi. «Ne conto trentadue, ci sono tutti?» domandai a Steven. «No, ne manca ancora uno» replicò. «E si trova ancora in mensa» «È solo?» domandai istintivamente. «No» ribatté e fece una breve pausa prima di aggiungere. «Ma rintraccio due cellulari» Merda!!! Poteva avere due ostaggi e potermi ricattare o peggio ucciderli. «Voi restate qua» ordinai agli uomini di Simon, lui lo spinsi avanti e scambiai velocemente il coltellino con la pistola. «Tu, invece, vieni con me» Facemmo la strada a ritroso verso la mensa e trovai un uomo che puntava la pistola al fianco di uno scagnozzo di Simon.

Chi è l’uomo che riesce a tenere a bada un altro uomo armato fino ai denti? E perché stava aiutando Alice? E poi si conoscevano? Ma chi è Simon? E che cosa cerca da Alice? E Alice chi è veramente? Tutto queste domande avranno (forse) una risposta nel prossimo numero di Fermitutti. Leggetelo mi raccomando!!!! Valentina Meneghello

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GLI STRANI CASI DELLA VITA

(RACCONTO A PUNTATE) Capitolo Numero 2: Un respiro e coraggio..

La serata si trasformò in un vero e proprio delirio… L’indomani la sveglia fu pesante per Marco dopo la bevuta della sera precedente; egli accese il telefono e si ritrovò un messaggio “ Sono stata bene con te… “ lesse il nome: Nina, Marco era dubbioso su chi fosse costei, poi si ricordò di quel vestito rosso, era stata una delle tante per lui. Nina però si era innamorata; quel bacio inaspettato le aveva rubato il cuore; tutta la sera la passò a meditare sulla bellezza di quel ragazzo dagli occhi azzurri e dai capelli neri; adorava quei riccioli che scendevano sul suo orecchio. Decise perciò di fare un primo passo mandandogli un messaggio. Ma non sapeva quello a cui andava incontro… Passò una settimana; le vacanze di Natale erano terminate e si ritornava sui banchi di scuola. Il primo giorno era stato pesante. Quando Nina fece per salire in corriera, vide Marco seduto accanto al finestrino e il suo cuore batté a mille. I posti a sedere erano tutti occupati ma lei si diresse verso Marco, lo salutò e a voce bassa chiese “Posso? Posso sedermi sulle tue ginocchia?“ Marco annuì, poi si rimise le cuffiette, e lei ci rimase male per quel comportamento. L’indomani decise di fare un passo più lungo e fece sgritch da scuola per incontrare Marco: appena lo vide alzò una mano per salutarlo, lui ricambiò con un cenno; quando si fece vicino, Nina con tutto il fiato che aveva in corpo gli gridò “Mi piaci, non so il perché ma provo più di un amicizia”. Marco

53 imbarazzatissimo rispose “Per me è un brutto periodo questo; sono preso da una ragazza che ho appena conosciuto.“

Capitolo numero 3: Tutto cambiò Nina rimase molto amareggiata; le scese una lacrima sulla guancia, il mondo le era caduto addosso. Da quel momento odiava vedere Marco ogni giorno in autobus, le trafiggeva il cuore il pensiero che non potesse essere suo solo perché c’era lei; avrebbe fatto di tutto per essere al posto di quella ragazza. Marco l’aveva fatta innamorare più di ogni altro, il motivo non lo sapeva ma quegli occhi la tormentavano ogni volta che si addormentava.. ogni volta che pensava ..qualsiasi cosa gli ricordava il loro bacio. Pensò di farla finita perché non sopportava di vivere senza di lui, non sopportava che stesse con quella ragazza a dir poco perfetta, bastava che le nominassero quel nome, Giulia, che faceva erompere in Nina una ira tale da dare pugni al muro. La timidezza la bloccava, ma voleva sentire il corpo di Marco vicino al suo per provare a sciogliere quel cuore di ghiaccio. Si sentiva come in colpa … voleva la sua felicità ma prima di tutto voleva stare insieme a lui. Erano passati tre mesi dal loro ultimo incontro quando un giorno, terminata una verifica, uscendo dall’aula per la ricreazione lo vide. Il cuore dentro di lei smise quasi di battere, la sua faccia divenne rossa, sentiva le gambe tremare, non sapeva che fare. Prese le cuffiette, accese una canzone a caso e ricominciò a camminare facendo finta di nulla; non lo salutò nemmeno: ci stava troppo male per quel peso sul suo fragile cuore. Quando uscì da scuola lo stesso giorno fu costretta a prendere l’autobus di Marco. Appena salì lo vide al suo solito posto con le cuffiette blu, si diresse verso di lui senza sapere perché, e lui si tolse una cuffietta e disse “Se vuoi siediti pure.” Nina prese tutto il coraggio che aveva in corpo e rispose “ Grazie …” pochi pochi minuti prima della sua fermata. Giorgia Ghirardini 54

Recensione

“Le lacrime di Nietzsche” di Irvin D. Yalom

1882. Joseph Breuer è un medico viennese, riconosciuto dal mondo intellettuale dell’epoca per i suoi recenti studi sull’equilibrio. È passato alla storia come il pioniere della psichiatria, in particolare, per l’adozione del metodo dell’ipnosi nei suoi casi più difficili. 1882. Friedrich Nietzsche è un professore universitario della facoltà di filosofia di Basilea; è un uomo riservato, solitario; i pochi conoscenti lo definiscono un genio, un “filosofo postumo”, per il quale il mondo non è ancora pronto. A testimoniarlo sta il suo ultimo capolavoro “Così parlò Zarathustra” che parla di un profeta deciso ad illuminare l’umanità ma che non viene compreso. La storia lo ricorda come uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi per la sua influenza sul pensiero filosofico e politico del Novecento. Breuer e Nietzsche non si sono mai incontrati … perlomeno fino ad oggi! In questo libro di Irvin D. Yalom, una giovane è richiamata dalla fama del medico, al quale chiederà aiuto per un suo caro amico che si trova in una situazione disperata e sembra pronto al suicidio: si tratta di Nietzsche! Così, tra bugie e sotterfugi, i due arriveranno ad incontrarsi nella speranza che il medico possa dissuadere il nuovo paziente da un gesto tanto estremo come il suicidio. Ben presto, però, il dottore si vedrà costretto a rivelare le sue insicurezze e i ruoli si invertiranno: il padre della psichiatria si ritroverà paziente del grande filosofo, il quale adotterà gli stessi metodi di Breuer e, anzi, vi apporterà delle migliorie. Tra i dialoghi incalzanti, in un mix di narrativa e filosofia, i protagonisti affronteranno le loro ansie facendosi forza l’un l’altro. È un libro che si legge d’un fiato per i numerosi riferimenti storici, come le comparsate di Freud, all’epoca allievo di Breuer, e per gli spunti fantasiosi di un dialogo che, come unico difetto, ha quello di non essere mai avvenuto! Sara Zamboni

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Recensione

La vicenda si svolge negli anni successivi al 1932/33. Hans è un ragazzo di famiglia ebrea residente in Germania Konradin, ragazzino nobile e affascinante, arrivato nella sua scuola a metà anno scolastico, resta senza amici sino a quando Hans riesce a tutti i costi a conquistarlo. La marea nazista in Germania avanza, le persecuzioni agli ebrei hanno inizio mentre Konradin, la cui famiglia simpatizza per Hitler, non si fa più trovare dall’amico Hans. Quest’ultimo viene spedito in America dai propri genitori, prima che questi muoiano suicidandosi. Konradin, come gli aveva annunciato prima della sua partenza, aveva “tradito” Hans dichiarando di essere a favore di Hitler … ma con il proseguire della lettura le situazioni si stravolgono e Hans ritroverà l’amico in un modo che non si sarebbe mai aspettato. Proprio per il colpo di scena questo libro mi ha colpito in modo particolare. Un’opera d’arte in miniatura. Consigliatissimo, 92 pagine che restano scolpite dentro per tutta la vita.

Simone Zavatta

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USCITA (Italia): 16 agosto 2010

Scrivere una recensione non è mai facile quando si ha a che fare con gli Iron Maiden. Essere oggettivi quando si deve giudicare il gruppo che ha creato il metal, o per lo meno ne ha distinto i caratteri dall' hard & heavy, è veramente arduo. Dopo il deludente “A matter of life and death” il gruppo britannico torna alla ribalta con un album che cerca di dare una forma finale alle continue sperimentazioni iniziate nel 1988 con “Seventh son of the seventh son”, tentando da un lato di non perdere ciò che in passato ne ha reso i componenti delle leggende viventi e, nello stesso tempo, dall’altro di trasformarsi in qualcosa di nuovo. Un cambiamento che influenza anche la copertina dell'album dove la storica “mascotte” del gruppo Eddie viene trasformata in un gigantesco alieno in putrefazione. Una scelta , questa , che ha lasciato scontenti molti fan ( me compreso ) ormai affezionati alla mascotte. L'album è composto da 10 tracce e 11 brani: Satellite 15: Una sorta di overture. Un brano di

57 circa quattro minuti che introduce l'ambientazione fantascientifica dell'opera. I continui bending e la relativamente semplice parte di batteria servono a creare un'atmosfera cupa. The Final Frontier: Canzone che dà il titolo all'album. Collegata a Satellite 15, ha un riff accattivante e una struttura semplice ma efficace, che riescono a descrivere perfettamente la serena rassegnazione del protagonista della canzone: un astronauta che si è avvicinato troppo al sole e che certamente morirà carbonizzato. Rivivendo mentalmente la sua vita, egli si accorge di non pentirsi di nulla, solo vorrebbe poter rivedere la sua famiglia un'ultima volta. El Dorado: Brano mediocre, senza particolari interessanti. Richiama leggermente le sonorità di “No prayers for the dying”. Una caduta di originalità davvero notevole, se non fosse per il bridge davvero bello, accompagnato da un mai deludente Nicko McBrian alla batteria; peccato che questa piccola perla venga rovinata da un ritornello davvero discutibile. Si poteva fare di meglio. Va detto che è una delle poche canzoni di critica degli Iron. In questa canzone viene infatti denunciata l'avidità dell'uomo che ha condotto a una gigantesca crisi economica. Mother of Mercy: Canzone interessante, un tentativo più o meno riuscito di unire le strutture sperimentate in “Brave New World” con le sonorità di “Dance of Death”. Uno dei brani più energici dell'album. Coming Home: Alla quinta traccia si ha un testo che riesce davvero nell'obiettivo dell'album: sintetizzare lo stile degli Iron Maiden. Coming Home riesce infatti a dare un senso allo stile di “A matter of life and death” facendo però venire alla mente le azzeccatissime strutture ideate nel 1992 in “Fear of the Dark”. The Alchemist: Un vero e proprio ritorno al passato. In questa canzone si rievocano le atmosfere di “Poweslave” (1984) e di “Piece of Mind” (1983)

58 aggiungendo una buona dose di progressive che non guasta. Probabilmente la canzone più dura dell'album. Isle of Avalon: Brano forse tirato un po' troppo per le lunghe, ma veramente bello. Un efficacie intro che ricorda le atmosfere di “Rime of the Ancient Mariner” precede un’esplosione potente ed energetica. Finalmente l'utilizzo delle tre chitarre dà i suoi frutti dopo 19 anni. Starblind: Altro pezzo mediocre. Piacevole ma nulla di particolare, utile giusto per amalgamare canzoni dagli stili molto diversi. The Talisman: Una canzone che unisce gli Iron Maiden del passato con quelli moderni, ma non li mischia. Il brano sembra infatti diviso in “compartimenti stagni” dove si riconosco le varie influenze, che non subiscono innovazioni particolari. The Man Who Would Be King: Dimostrazione che il gruppo ha imparato dai suoi errori rinnovando (e migliorando) le strutture e sonorità proprie di “Virtual XI” (1998), un album mediocre che aveva lasciato molti fan scontenti. La parte centrale è del tutto innovativa per il gruppo, un inaspettato cambio di ritmo e di riff rende la canzone veramente piacevole. When The Wild Wind Blows: La classica ballad finale. Orecchiabile ma molto ripetitiva. Sembra quasi che sia stata messa per preparare l'ascoltatore alla fine dell'album e al silenzio che ne consegue.

Tirando le somme “The Final Frontier” è un album che vale comunque la pena di ascoltare. Presenta un gruppo nuovo, che non suona più duro come un tempo (l'età avanza…) ma che vuole rinnovarsi senza dimenticare il proprio passato. Il progressive si fa sempre più influente nello stile del gruppo rendendo ogni album una continua sorpresa. Up the Irons!

Matteo Andreoli 59

Amalfi perla del Tirreno

Che bella l’Italia! Forse non tutti gli italiani la pensano così, visto i mille problemi che ci affliggono. E anche quando si tratta di vacanze molti preferiscono recarsi all’estero. Ma quanti di noi hanno visitato l’Italia prima di fare questa scelta? Non son qui per contarli ma voglio presentarvi una cittadina molto nota, sia nella storia che come meta di interesse turistico, situata nel sud Italia, in provincia di Salerno: la piccola meravigliosa Amalfi. Chi non l’ha sentita nominare? È stata una delle quattro repubbliche marinare, assieme a Pisa, Genova e Venezia. Oggi è una cittadina di poco più di 5000 abitanti che sorge alle pendici della catena montuosa dei Monti Lattari (che divide la provincia di Napoli da quella di Salerno) e si affaccia sul Mar Tirreno. Sulla linea dell’orizzonte si può tra l’altro scorgere un ammasso montuoso dove sorge Castellabate, il luogo della sceneggiatura del famoso film “Benvenuti al sud”. Comunque posso dirvi che il posto merita (in estate del resto Amalfi è affollata di turisti). Vediamo insieme qualche foto originale del mio tour.

Discesa dal valico di Chiunzi (collega l’area Veduta della costiera in direzione di Salerno. vesuviana all’area di Amalfi- -Minori-Maiori) (con una parte della cittadina di Maiori)

Il paese di Atrani (appena precedente Amalfi venendo da Salerno) Il Duomo di Amalfi 60

Interno del Duomo di Amalfi Fontana in piazza del Duomo

Giuseppe Miranda

I “primi passi” di Avril Lavigne

Canadese, bionda, occhi azzurri, un viso che buca lo schermo: la carriera di Avril Lavigne ha inizio in un paesino di solo 5000 anime (Napanee), quando, a soli 10 anni, fa la sua prima apparizione in concerto di Natale. Da allora Avril sfrutta ogni occasione possibile per far sentire la sua straordinaria voce, finché viene ad ascoltarla un pezzo grosso di Arista Records (Antonio 'L.A.' Reid) che decide di metterla immediatamente sotto contratto. Così a 17 anni si getta su un rock melodico ma nello stesso tempo graffiante. Con un apprendimento autodidatta della chitarra e una gran voglia di iniziare a scrivere i suoi testi, Avril dà sfogo alla sua creatività, ma solo quando si trasferisce a Los Angeles le cose cominciano ad andare per il verso giusto: qui incontra l’autore e produttore Cliff Magness, che è capace di affiancarla in modo discreto, guidandola senza toglierle spazio. Nel 2002 l’esordio col primo CD “Let Go”: 14 milioni di dischi venduti, 8 nomination ai Grammy Award e singoli che sbancano al Top 10 come "Complicated" e "Sk8er Boi". Dopo un lungo tour mondiale Avril pubblica “My world” (Novembre 2003), una sorta di riassunto in formato DVD con foto, interviste, video musicali, e “dietro le quinte”. Terminata la tournée si rimette al lavoro sul disco “Under My Skin", 61 che esce nel 2004 e vanta collaborazioni di tutto rispetto: con la cantautrice canadese Chantal Kreviazu, che contribuisce alla composizione di molti brani, ma anche con i producer Butch Walker, Raine Maida e Don Gilmore (Linkin Park, Pearl Jam). Nel frattempo Avril ha intrapreso anche la carriera di modella e quella cinematografica (nel 2006 esordisce come attrice dando la voce a uno dei personaggi del film d'animazione "La Gang Del Bosco"). Poi è tempo di matrimonio: il 15 luglio 2006 sposa Deryck Whibley, cantante/chitarrista del Sum 41. È proprio il neosposo a coprodurre i terzo album ufficiale di Avril, "The Best Damn Thing".

Giorgia Ghirardini

Disegni d’autore

Elia Gandini Federico Peroncini

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Salute e Cucina

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Tra Pentole e Fornelli

(Carnival Edition) Hai in casa qualche uovo, un pugno di farina, mezza tazza di zucchero e non sai cosa fare? Seguimi nel fantastico mondo della cucina!

La Classica: Lattughe Mi sento in dovere di ringraziare di cuore quei cuochi mantovani che, in un lontanissimo passato, partendo da pochi ingredienti e lavorando sodo, sono riusciti a creare dolci tanto semplici quanto deliziosi! Ingredienti: 500 g di farina bianca, 5 uova, 5 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai di olio, 1 cucchiaino di lievito e 1 cucchiaino di aceto bianco. Grappa a piacere e olio per friggere. Procedimento: Nulla di più semplice! Setacciare la farina e il lievito, unire tutti gli ingredienti e qualche cucchiaiata di grappa e impastare bene. Occhio: più si impasta, più le lattughe saranno leggere e croccanti! Prendetevi pure tre quarti d’ora abbondanti (o ancora meglio un’ora) … trascorso questo tempo lasciate riposare l’impasto in un luogo fresco per 5-10 minuti, dopodiché tiratene una sfoglia sottile e tagliatee dei rettangoli, incidendo al centro alcuni tagli paralleli. Friggete le lattughe in olio ben caldo e, appena inizieranno a raffreddarsi, spolverizzate con abbondante zucchero a velo. Lo sapevi? Il Carnevale in passato, precedendo la lunga e rigida Quaresima, era il periodo degli eccessi e delle esagerazioni. In tutta Italia e in Europa era d’obbligo festeggiare mangiando grandi quantità di cibi ricchi, saporiti e, soprattutto, per quanto riguarda i dolci, fritti … è proprio per questo che in molte città e regioni troviamo diverse varianti dello stesso piatto: le chiacchiere lombarde (lattughe per i Mantovani) diventano cenci in Toscana, sfrappole in Emilia, galani in Veneto, bugie in Piemonte, ecc.

L’inedita: Rosquillas all’arancia Nel periodo di Carnevale anche in Spagna si danno da fare con pastella e olio bollente! In queste ciambelline arancia, limone e anice si fondono per dare origine ad un aroma molto particolare.

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Ingredienti: 250 g di farina, 1 cucchiaino di lievito vanigliato per dolci, 2 uova, 50 g di burro, 100 g di zucchero semolato, 1/4 di tazza di latte circa, scorza grattugiata di 1 limone e 1 arancia, qualche cucchiaiata di liquore all’anice (sambuca) e un pizzico di sale. Olio per friggere. Procedimento: Lavare molto bene il limone e l’arancia e grattugiarne le scorze. Battere leggermente l’uovo, unire il burro fuso, il latte, il liquore e mescolare fino ad ottenere un impasto omogeneo. Unire il lievito, lo zucchero e le bucce degli agrumi. Incorporare a poco a poco la farina senza smettere di mescolare, la pasta deve risultare liscia e non troppo compatta. Prendere piccole porzioni, dar loro una forma cilindrica e unire le estremità per formare le “rosquillas”. Friggerle in olio caldo finché siano dorate. Toglierle, asciugarle su carta da cucina assorbente e quando sono fredde spolverarle con zucchero a velo. Lo Sapevi? Un paese festaiolo come la Spagna non può certo ignorare il Carnevale! In questo periodo dell’anno tre sono le città che, con le loro manifestazioni, risaltano in tutto lo stato: a Tenerife, nelle Canarie, il Carnevale dura un’intera settimana nella quale si elegge ufficialmente una “regina del carnevale” che starà in carica tutto l’anno, a Cadice, antico porto spagnolo, gruppetti di persone in maschera cantano per le strade canzoni provocatorie contro politici e personaggi famosi e a Villanova i La Geltru, paesino piccolo ma molto caratteristico, coppie di ogni età si sfidano nella Caramelada, una battaglia a suon di…caramelle!

La Rapidissima: Frittelle di mele Dolce tipico del Trentino ma diffuso un po’ ovunque, le frittelle di mele possono essere un delizioso fine-pasto per una cena “improvvisata” in qualche ora, soprattutto se spolverizzate di cannella e accompagnate da un ciuffo di panna montata o, ancor meglio, da un po’ di cioccolato fuso. Ingredienti: 2 o 3 mele, 150 g di farina bianca, 200 ml di latte, 150 g di zucchero, 2 uova, una

65 bustina di vanillina, un pizzico di sale, succo di un limone e olio per friggere. Procedimento: Sbattere i due tuorli con 100 g di zucchero, aggiungere il latte, il sale, la farina setacciata e la vanillina. Una volta ottenuta una pastella liscia e omogenea lasciarla a riposare per circa 15 minuti nel frigo. Trascorso questo tempo montare a neve ben ferma gli albumi e incorporarli al composto. Sbucciare le mele, privarle del torsolo e tagliarle a rondelle: passare ogni rondella nel succo di limone, “impanarla” nei 50 g di zucchero rimasti, inzupparla nella pastella e friggerla nell’olio ben caldo. Spolverizzare di zucchero semolato o di cannella e servire ben calde.

Lo sapevi? La mela, frutto comunissimo presente in tutto il mondo, racchiude nella sua famiglia ben 7000 varietà diverse e, coincidenza o no, è uno dei simboli più ricorrenti nella storia dell’uomo: dalla terribile mela che, secondo la tradizione, costò ad Adamo ed Eva il soggiorno nell’Eden alla celebre mela di Newton che, colpendolo sulla testa, gli diede la geniale intuizione della forza di gravità, dalla mela d’oro destinata “alla più bella” che scatenò l’ira degli dei, o meglio delle dee, dando origine alla guerra di Troia alla intramontabile mela di Biancaneve, dalla mela morsicata simbolo (appunto) della Apple alla Grande Mela, “soprannome” della città di New York.

Nicolò Gavioli

Nella mandorla bontà e salute

Identikit della mandorla La mandorla è il seme commestibile del mandorlo, una pianta appartenente alla stessa famiglia del pesco, le rosacee: la pianta è alta circa dieci metri ed i suoi semi, le mandorle appunto, sono racchiusi in un guscio legnoso a sua volta contenuto in un nocciolo. Generalmente le mandorle vengono consumate secche durante tutto l'anno e si trovano fresche

66 solamente in primavera. Fino all'inizio del secolo scorso Agrigento rappresentava il primo produttore al mondo di mandorle e nella sua provincia ne venivano coltivate più di 700 specie; purtroppo oggi le cose sono cambiate e sono drasticamente diminuite le zone di coltivazione e anche numerose varietà di mandorle sono scomparse.

Proprietà curative e benefici della mandorla Alle mandorle, oltre alle proprietà altamente energetiche, vengono attribuite proprietà lassative; inoltre fin dai tempi più antichi il latte di mandorle è considerato un ottimo rimedio rinfrescante dell'intestino e della vescica. Le mandorle sono indicate in caso di denutrizione, perché, oltre che altamente nutritive, sono anche un alimento molto equilibrato, e il loro utilizzo viene consigliato in determinati momenti in cui l'organismo ha particolarmente bisogno di energia: gravidanze, convalescenze, attività sportiva, superlavoro fisico ed intellettuale. Molto importante è il ruolo della vitamina E che svolge un'azione determinante nell'attenuazione del rischio di attacchi cardiaci; infatti insieme ai grassi insaturi contribuisce a ridurre la crescita della placca aterosclerotica nelle arterie. Le mandorle possono quindi essere considerate un alimento completo: meno grasse delle noci, ma in possesso di maggiori proprietà stimolanti e curative.

Il latte di Mandorle Bevanda altamente energetica, si prepara con mandorle dolci, qualcuna amara e zucchero. E' un alimento con un grande apporto calorico, attenzione quindi a non esagerare con le dosi (visto anche il suo gusto piacevole), infatti un bicchiere di latte ha le stesse calorie di mezzo etto di banana. Ha proprietà antidepressive, antinfiammatorie, rinfrescanti e riequilibranti dell'umore. Debora Toso 67

Essere felici e ridere coinvolge e migliora tutti gli aspetti della vita, dal lavoro alle relazioni interpersonali alla salute, in modo inconsapevole e naturale. Secondo accurati studi scientifici, la risata migliora il nostro umore e il modo di rapportarsi con le altre persone instaurando buoni rapporti sia lavorativi che privati, favorendo il lavoro di squadra, aumentando l’autostima, aiutando ad abbandonare atteggiamenti schivi e a sciogliere il ghiaccio nelle situazioni critiche. La risata è utile anche secondo gli psicologi per curare la depressione lieve grazie al senso di serenità che ridere infonde nella mente umana e alla capacità di vedere la realtà in modo più positivo. Non solo a livello mentale ma anche per la salute la risata si dimostra un ottima alleata. Se ridessimo un’ora per tutti i giorni dell’anno potremmo bruciare tante calorie da poter perdere addirittura 5 chilogrammi, l’equivalente di 30 minuti di sollevamento pesi, ogni giorno dell’anno. Inoltre ridere per un’ora brucia 100 calorie, tanto da potersi permettere un peccato di gola come un sacchetto di patatine o un pezzetto di cioccolata senza farsi assalire dai sensi di colpa. La terapia della risata o comicoterapia, creata da Patch Adams, è indicata per pazienti come bambini, anziani e malati mentali, visto che alza la soglia del dolore, rafforza il sistema immunitario stressato dalla malattia, aiuta la rigenerazione dei muscoli e tiene in allenamento il cuore; é usata anche per indurre l’appetito nei soggetti con mancanza di fame come gli anziani e arricchisce il latte materno rendendo al neonato più facile il dormire e l’evitare eritemi. Regalare e regalarsi sorrisi fa veramente bene, chi l’avrebbe mai potuto credere? Un sorriso, tra l’altro, non solo fa bene alla salute e alla mente ma ci rende di gran lunga più belli e più attraenti, per questo è l’unico accessorio di cui non dovremmo mai fare a meno!

Giulia Lanzini e Greta Moschini

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Curiosità Enigmistica Divertimento

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La tecnologia 3D e il nuovo mondo tridimensionale

Il mondo dell'intrattenimento virtuale è sempre in continua evoluzione per cercare di attrarre a sé un pubblico sempre più vasto di spettatori; e l'ultima innovazione è naturalmente la visione 3D. Si trovano ormai film, consolle, televisori e cellulari che utilizzano questa nuova tecnologia. Ma vediamo più a fondo di cosa si tratta. I primi passi nel mondo tridimensionale La tecnologia 3D si divide in due categorie: il 3D tramite l'uso di occhialini e il 3D senza occhialini. Il 3D sviluppato tramite l'utilizzo di appositi occhialini è la semplice evoluzione della Primi passi nel mondo stereoscopia inventata ancora nel 1832. Alla sua tridimensionale nascita questa tecnica utilizzava un gioco di lenti di diverse dimensioni e due immagini in diverse posizioni per creare l'effetto tridimensionale. Si è poi passati ad una tecnica chiamata anaglifo che permette la visione di un’immagine in tre dimensioni grazie all'ausilio di occhialini con lenti monocromatiche di colori diversi. Questo è possibile perché l'occhio umano distingue i colori prima dell'immagine e quindi, grazie all'utilizzo di colori diversi, le immagini vengono filtrate e separate in due fasci creando così la visione di due immagini contemporaneamente e quindi un effetto tridimensionale. L'ultimo sviluppo in materia sono i nuovi occhialini che tutti noi vediamo nei

Occhialini monocromatici per la cinema e che avrete notato essere più grandi, visualizzazione 3D tramite anaglifi "spessi" e pesanti dei classici occhialini a lenti monocromatiche. Questi occhialini hanno al

loro interno un piccolo processore che comanda due diversi display LCD all'interno della lente che, sincronizzati con il monitor della televisore o del cinema ecc., trasmettono le immagini a due frequenze diverse; l’immagine cioè viene trasmessa prima su un occhio e poi sull'altro ma ad una velocità tale che l'occhio umano non riesce più a dividere le due immagini e quindi le invia al cervello contemporaneamente creando un effetto 3D. Nei modelli più avanzati c’è

70 anche un sensore di distanza dalla fonte (ovvero schermo del cinema, tv, ecc) che varia la frequenza delle immagini in base alla distanza. Occhialini con display LCD Parliamo ora della tecnologia 3D senza occhialini che permette quindi una visone tridimensionale senza l'utilizzo di nessuno strumento particolare ma solo grazie ai nostri occhi. La tecnologia usata si chiama parallax barrier o barriera di parallasse, che consiste in un dispositivo inserito prima di una fonte di immagini (esempio: schermo LCD) che alla sua attivazione crea una specie di filtro che divide naturalmente i pixel in diversi gruppi in Occhialini con display LCD modo che l'occhio sinistro veda solo la parte sinistra del gruppo e l'occhio destro la parte destra; questo piccolo "trucchetto" dà un grande effetto di profondità e quindi di tridimensionalità, ma in realtà sfrutta semplicemente il fenomeno fisico della parallasse. Il vantaggio del 3D con l'ausilio di occhialini è che in ogni punto o angolo l'immagine rimane nitida, chiara parallax e con la stessa percezione di profondità; lo barrier svantaggio è che ovviamente il supporto utilizzato ha un costo più elevato ed una scomodità d'uso. Il vantaggio invece della tridimensione senza occhialini è la possibilità di visualizzare liberamente un’immagine senza strumenti; inoltre la tecnologia per creare l'effetto costa molto meno; gli svantaggi però sono grandi perché questa tecnica prevede un maggiore sforzo della vista per l'elaborazione dell'immagine e oltretutto l'immagine ha un punto centrale (che può cambiare da persona a persona) in cui il 3D risulta nitido e chiaro e punti in cui l'effetto è poco visibile o addirittura sparisce. Concludiamo dicendo che la tecnologia 3D è una tecnologia semplice e relativamente nuova che permette di vivere esperienze virtuali sempre più simili alla realtà che ci circonda. Ma vi lasciamo con una domanda: perché l'uomo cerca di ricreare virtualmente il mondo che lo circonda? E sopratutto che sbocchi potrà avere questa tecnologia? A voi la risposta... Gilberti Matteo, Branchini Nicholas, Carnevali Luca 71

Con l'arrivo dell'anno nuovo la Sony non smette di produrre e si prepara a lanciare sul mercato la Play Station Vita Ultimo modello di PSP, annunciato

già nel gennaio 2011. Uscirà il 22 febbraio 2012. E' caratterizzata da uno schermo touch da sedici noni, con prestazioni e grafica superiori alle vecchie versioni. Dispone di Wireless, Bluetooth, GPS e, inoltre, vi è la possibilità di installare il 3G.Saranno presenti anche due fotocamere, una anteriore ed una posteriore. La PSV ha fatto il suo debutto in Giappone già da alcune settimane. Benché le vendite nei primissimi giorni siano state molto positive, i rivenditori hanno registrato un drastico calo delle PS Vita vendute già durante la seconda settimana. Probabilmente il fascino delle piattaforme fisse come PS3 e Xbox 360 ha causato questa diminuzione.

Non ci resta altro che aspettare e provare. Marco Rebecchi

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Anno nuovo, vita nuova! Però ritorna alla carica questa rubrica con una sfilza di nuove curiosità pescate dalla rete. In questo numero si parlerà di cannucce, torri, costellazioni e molte altre “cose” insolite… Buona lettura!

Le costellazioni sono... 88. Questo numero è il risultato dell'originario elenco tolemaico formato da 48 costellazioni cui se ne aggiunsero nei secoli altre 40, ad opera soprattutto di Bayer e di Hevelius. Numerosi altri tentativi di rimpinguare questo numero fallirono miseramente, come pure fallirono i tentativi di rinominare le costellazioni antiche con nomi di santi o di eroi nazionali. Dal 1930 l'Unione Astronomica Internazionale ha ufficialmente adottato il numero di 88 costellazioni e fino ad oggi non vi sono stati cambiamenti di sorta. All'inizio del 2000 è stata avanzata l'ipotesi di modificare o addirittura cancellare alcune costellazioni poco visibili come il Cancro e la Chioma di Berenice. Stiamo seguendo l'evoluzione della cosa. E vi terremo naturalmente informati. Lunghezza massima di una cannuccia Succhiando in una cannuccia, si elimina l’aria in essa contenuta. Di conseguenza il liquido sale, spinto dalla pressione atmosferica che si esercita all’altra estremità e che ha un valore di 1,033 chilogrammi per ogni centimetro quadrato di superficie. Quindi, ogni cm2 di superficie ha la capacità di equilibrare una colonna d’acqua di tale peso. Dato che l’acqua ha una densità di 1 g per cm3, si tratterebbe di una colonna alta 10,33 metri.

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Questa è anche la profondità massima (teorica) alla quale una pompa a vuoto può estrarre acqua dal sottosuolo. In pratica, se si “succhia” una bevanda di densità minore dell’acqua, la colonna di liquido potrebbe essere un poco più alta; ma poiché è impossibile fare il vuoto assoluto in essa, di fatto la “cannuccia” sarà lunga al massimo 7-8 metri. Quante telefonate si scambiano nel mondo? Si calcola che siano ben 13 miliardi le telefonate che quotidianamente attraversano le reti mondiali. Di queste, 160 milioni vengono effettuate in Italia (circa 110 mila al minuto). Il maggior numero di linee telefoniche pro capite si trova in Scandinavia. E quante lettere? Secondo l’Universal postal union (Upu), le lettere che ogni giorno vengono imbustate per i mercati interni sono circa 1,2 miliardi, mentre per l’estero si spediscono quasi 17 milioni di lettere al giorno. E messaggi di posta elettronica? Secondo il Radicati Group, un istituto di studi del settore comunicazioni istantanee di Palo Alto in California, ogni anno vengono spediti 32 miliardi di e-mail. Si stima che nel 2002 ne siano state spedite, a livello globale, qualcosa come 22 mila miliardi all’anno. Il 55 per cento del traffico è generato dagli Stati Uniti, il 23 per cento dall’Europa, e il 12 per cento dall’Asia. E messaggini? La Gsm Association ha calcolato che il numero di sms scambiati sul solo mercato europeo è di almeno 1 miliardo al mese. Qual è l’orologio più preciso del mondo? Quello atomico-ottico realizzato dai ricercatori del National Institute of Standards and Technology degli Stati Uniti utilizzando un singolo ione di mercurio, fibre ottiche non lineari e un laser a impulsi di un femtosecondo (un millesimo di milionesimo di milionesimo di secondo). Questo orologio 74 non sgarrerà neanche di 1 secondo nei prossimi 4,5 miliardi di anni, insomma fino alla fine del mondo! Ad oggi gli orologi atomici più precisi, come l’americano Nist F-1 al cesio, erano “garantiti” per soli 20 milioni di anni. Femtobattiti. Il nuovo “Big Ben” atomico ha un solo difetto: misura unità di tempo talmente brevi che è molto difficile tenerne il conto. Per questo sono allo studio contatori superveloci che riescano a “scandire” i femtosecondi. Che cos’è la torre bionica? Al momento è solo un progetto. Ma nei prossimi anni potrebbe diventare realtà. Si tratta di una città verticale, alta 1.228 metri (quasi il triplo dei più alti grattacieli), con 300 piani, 368 ascensori e capace di accogliere 100 mila persone su 2 milioni di metri quadrati. A idearla è stato l’architetto spagnolo Javier Pioz, che vorrebbe costruirla a Hong Kong o Shanghai (Cina). Il nome della torre (bionica, appunto) è dovuto al fatto che la sua struttura si ispira alla natura: materiali membranosi e flessibili come in una pianta, tanto spazio interno, pareti sottili, leggere e resistenti come le ossa degli uccelli e, per ridurre gli effetti di un eventuale terremoto, un lago che ne circonda le fondamenta. La torre, che ha la forma di un missile, costerà circa 15 miliardi di euro e per innalzarla serviranno 15-20 anni. Ma già dopo i primi 2, a differenza dei tradizionali grattacieli, il primo livello sarà abitabile (un po’ come un albero che cresce giorno dopo giorno). L’edificio, pensato per risolvere i problemi di sovraffollamento delle metropoli, ospiterà uffici, abitazioni, servizi e giardini. Che cos’è il progetto lnternet2? Internet2 è un consorzio, formato da oltre 180 università Usa, che collabora col governo e con alcune aziende informatiche per sviluppare una nuova rete mondiale superveloce. La rete è in funzione dal 1997 e dovrebbe risolvere i problemi di congestione e di lentezza che affliggono Internet. Molti ricercatori, infatti, lamentavano da tempo l’impossibilità di sfruttare

75 appieno le potenzialità della rete, a causa dei troppi “colli di bottiglia” lungo i cavi principali. Nacque così l’idea di realizzare una nuova rete dedicata alle esigenze di scienziati e ricercatori. Se vi è piaciuto seguiteci sul prossimo numero dove si parlerà di invenzioni e fenomeni insoliti. Alla prossima! Matteo Diani e Tommaso Ferro

Distribuiscono volantini “Vendesi Droga” Sarà forse vero che la pubblicità è l’anima del commercio, ma ci sono forse situazioni in cui sarebbe meglio limitarsi ad una pubblicità discreta. Non la pensava così, evidentemente, un gruppo di spacciatori di Portland, che per aumentare il giro di affari ha pensato bene di mettersi a distribuire volantini con sopra scritto “Eroina in vendita”, l’indirizzo a cui rivolgersi e la persona di cui chiedere. Com’era prevedibile, un volantino è finito nelle mani della polizia, che ha mandato degli increduli agenti all’indirizzo indicato, arrestando sei persone (quattro uomini e due donne) e sequestrando una elevata quantità di diverse droghe, oltre ad armi e contanti. Dopo l’arresto, i vicini degli spacciatori sono corsi in strada ad abbracciare gli agenti: infatti i sei avevano reso il quartiere quasi invivibile con li fatto che da tempo facevano ben poco per nascondere la loro attività di spacciatori, anche se prima che la polizia avesse il volantino (sembra consegnato da un abitante del quartiere), non era riuscita a mettere insieme prove sufficienti per arrestare i sei.

Baby autista La piccola Ameleah Kegley, di Mansfield, Ohio, era appena tornata a casa dall’asilo, ma quando è scesa dallo scuolabus ha avuto una brutta sorpresa: a casa non c’era nessuno. Ameleah, nonostante abbia appena 5 anni, non si

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è persa d’animo e ha deciso di mettersi alla ricerca della mamma, e per farlo non ha esitato a mettersi a guidare la macchina. Le cosa non sono però andate come la piccola sperava, perché è sì riuscita a trovare le chiavi e mettere in moto la vettura, ma comprensibilmente ha avuto difficoltà a guidare ed è finita in retromarcia nel giardino della casa di fronte, rimanendo bloccata. A questo punto, Ameleah ha chiamato il 911 perché la aiutassero a rimettere a posto la macchina “altrimenti la mamma si sarebbe arrabbiata”. La bambina non ha ammesso con gli agenti di essersi messa alla guida, rimanendo su un più vago “la macchina della mia mamma ha avuto un incidente”. L’agente che è intervenuto ha poi raccontato che “aveva seguito esattamente quello che la mamma faceva quando saliva in macchina: messo le chiavi, girate, acceso le luci, ingranato la marcia”. Gli agenti hanno rintracciato in breve tempo la madre: la donna si era allontanata per accompagnare al pronto soccorso un parente, ed aveva tentato di avvisare il padre della bambina (che non vive assieme a loro) di andare a prenderla, ma l’uomo non aveva ricevuto il messaggio.

100 anni focosi Il traguardo dei 100 anni va certamente festeggiato a dovere, e Clare Ormiston non voleva certo il “solito” regalo, del resto in cento anni di regali uno ne accumula un bel po’. E così, quando la figlia le ha chiesto cosa avrebbe voluto per il suo centesimo compleanno, Clare ha scelto uno spogliarellista. Le figlie e le nipoti non hanno voluto deludere la richiesta ed hanno contattato uno spogliarellista che è intervenuto alla festa ed ha realizzato il desiderio dell’anziana nonnina che ha così potuto avere un giovanotto atletico che si spogliava per lei. “È stato divertente. Mi ha fatto sorridere”, ha commentato poi Clare. Anche Scorpion, lo spogliarellista, è rimasto soddisfatto: “È una cosa piuttosto insolita, ma è stato molto divertente, credo che mi ricorderò a lungo quest’esperienza”.

Emanuele Aliano

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IL BARZELLETTIERE

Geometria Una piccola vecchia signora un giorno andò alla Banca del Canada portando con sé una borsa piena di denaro. Insistette che doveva parlare con il direttore della banca per aprire un conto perché “E' un sacco di denaro!”. Dopo un po' di ripensamenti, gli impiegati la portarono nell'ufficio del direttore (il cliente ha sempre ragione!). Quest’ultimo le chiese quindi quanto voleva versare e lei rispose "165.000 dollari" e buttò la borsa sulla sua scrivania. Il direttore fu, chiaramente, curioso di sapere come aveva fatto ad ottenere tutto quel contante, e glielo chiese: “Signora, sono sorpreso di vedere che Lei si porta appresso tutto questo contante. Come ha fatto ad ottenerlo?”. La vecchia signora rispose: “Ho fatto delle scommesse”. "Scommesse? Che tipo di scommesse?" La vecchia signora rispose: "Per esempio, scommetto 25.000 dollari che le sue palle sono quadrate" "Ah!" rise il direttore "E' una scommessa stupida. Lei non potrà mai vincere una scommessa di questo genere!" La vecchia signora lo sfidò: "Allora, accetta la mia scommessa?" "Certo! Scommetto 25.000 dollari che le mie palle non sono quadrate!" Allora la vecchia signora disse: "Dato che si tratta di un mucchio di denaro, posso portare con me il mio avvocato domattina alle 10 come testimone?" "Sicuramente!" disse il fiducioso direttore. Quella notte, il direttore era veramente nervoso a causa della scommessa e passò un sacco di tempo davanti allo specchio a controllare i propri testicoli, girandosi a destra e a sinistra 78 continuamente. Li controllò con attenzione finché non fu sicuro che non era assolutamente possibile che fossero quadrati e che avrebbe vinto la scommessa. Il mattino dopo alle 10 precise, la vecchia signora fece la sua comparsa con il suo avvocato nell'ufficio del direttore. Presentò l'avvocato al direttore e ripeté la scommessa: “25.000 dollari che le palle del direttore sono quadrate." Il direttore accettò di nuovo la scommessa e la vecchia signora gli chiese di abbassare i pantaloni, così tutti avrebbero potuto vedere. Il direttore accettò. La vecchia signora scrutò attentamente gli attributi del direttore e infine gli chiese se poteva toccarli. "Va bene, in fondo 25.000 dollari sono un sacco di soldi, quindi credo che lei debba essere assolutamente sicura." In quel momento, il direttore notò che l'avvocato stava silenziosamente sbattendo la testa contro il muro. Così chiese alla signora: "Che diavolo ha il suo avvocato?" Ella rispose: "Niente, a parte il fatto che ho scommesso con lui 100.000 dollari che alle 10 di stamattina avrei avuto nelle mie mani le palle del direttore della Banca del Canada".

Il telefonino Un gruppo di uomini è nello spogliatoio di un club di golf. Un cellulare su una panca squilla e uno dei membri del club risponde attivando il vivavoce. Tutti gli altri si fermano ad ascoltare. LUI: "Pronto?" LEI: "Tesoro, sono io. Sei al club?" LUI: "Sì." LEI: "Sono al centro commerciale e ho trovato una giacca di pelle carinissima a soli 1000 euro. Sei d`accordo se la prendo?" LUI: "Certo, comprala se proprio ti piace tanto." LEI: "Sono passata prima all`autosalone della Mercedes e il gestore mi ha mostrato la collezione del 2009. C’è un modello che mi piace veramente..." LUI: "Quanto?" LEI: "90.000.” LUI: "OK, ma per quel prezzo voglio anche tutti gli optional." LEI: "Fantastico! Ah, e ancora una cosa... la casa che volevo l`anno scorso è di nuovo in vendita. Chiedono 950.000." 79

LUI: "Va bene, fagli un`offerta di 900.000. Probabilmente accetteranno. Altrimenti gli daremo gli altri 50.000, per quel prezzo mi pare un bell`affare." LEI: "OK. Ci vediamo più tardi! Ti amo da impazzire!!" LUI: "Ciao, anch`io ti amo tanto." L`uomo riattacca. Gli altri lo fissano increduli, senza parole. A questo punto lui sorride e chiede: "Qualcuno sa di chi è questo cellulare?!?

La tartaruga Una piccola tartaruga si arrampica su un albero fino ad arrivare al primo ramo e poi si butta atterrando di pancia su un mucchietto di foglie secche. Si rialza, torna ai piedi dell'albero e ricomincia ad arrampicarsi: arriva al primo ramo e si butta di pancia atterrando di nuovo sullo stesso mucchietto di foglie. La cosa si ripete più e più volte. Su un ramo più alto una coppia di passeri osserva la scena, e alla quinta volta lui dice a lei: “Cara, sarà il caso di dirglielo che è stato adottato?!”

Manicomio Al manicomio un pazzo disegna un cerchio per terra e ci salta dentro. Il dottore insospettito gli chiede cosa stia facendo. "Faccio un salto in centro, ti serve qualche cosa?"

In Paradiso Un uomo si presenta a S. Pietro alle porte del Paradiso. Questi gli dice: "Dunque... vedo che hai condotto una vita senza infamia e senza lode... ma non vedo atti di bontà tali da assicurarti l'entrata in Paradiso...". "Veramente ho salvato una donna dall'essere scippata” risponde l’uomo, “C'erano due giovinastri e io li ho affrontati dicendo loro ‘Perché ve la prendete con una donna... stronzi... provate con uno grande e grosso come voi...’ e così la donna ha potuto fuggire...”. 80

San Pietro è perplesso: "Strano... ma non vedo questo avvenimento scritto nel libro della tua vita... quando sarebbe accaduto?". “Circa 5 minuti fa!!”.

Calcio divino In Purgatorio si sta svolgendo una partita amichevole tra diavoli e angeli. L'allenatore per i diavoli è LUCIFERO e per gli angeli GESU'. La partita va avanti con molta monotonia e con continui rimpalli. Ad un tratto, quasi allo scadere del secondo tempo, San Gennaro stoppa di petto e passa a San Filippo il quale, ricevendo la palla, si ringalluzzisce e inizia a dribblare tutti gli avversari, arrivando solo in area. Di fronte a lui il portiere, un diavolaccio di prima categoria, prova a fermarlo con tutti i mezzi più indecenti e più subdoli, ma San Filippo, ormai caricato dribbla anche quello, prende la mira, tira e... palo! "Oh Mado***!" esclama San Filippo. "San Filippo !" urla Gesù e con il sangue agli occhi si avvicina a lui con fare minaccioso. "Scusami, Gesù, non volevo offendere tua madre, scusami, scusami..." implora San Filippo tutto

impaurito per la bestemmia che gli è uscita di bocca. E Gesù tutto imbestialito: "Mia madre 'na sega! Come hai fatto ha sbagliare quel gol ?"

Genesi

Un giorno Dio creò la terra e vide che era bella. Poi creò la natura e vide che era bella. Poi creò il regno animale e vide che era bello. Poi creò la donna e disse: "Si truccherà!"

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Sordità Un uomo, abbastanza anziano, telefona al proprio medico per fissare un appuntamento per sua moglie. La segretaria domanda: “Qual è il problema di sua moglie?” “Sordità. Non ci sente per niente”. “Allora, mi faccia un favore, faccia così: prima di portarla qui, le faccia un test così da facilitare la diagnosi”. “Senza guardarla, ad una certa distanza cominci a parlarle in tono normale e poi si avvicini sempre di più fino a che sarà sicuro che sua moglie la sta sentendo. Quando poi verrà qui dirà al medico qual è la distanza da cui sua moglie comincia a sentirla distintamente… Va bene?”. “Ho capito”. Alla sera, mentre la moglie prepara la cena, il vecchietto comincia a fare il test. Misura la distanza tra lui e la moglie e pensa "Sono a circa 10 metri, comincio adesso. “Maria, che cosa c'è da mangiare questa sera?” Silenzio. Si avvicina a 7 metri: “Maria, che cosa c'è da mangiare questa sera?” Silenzio. Si mette ad una distanza di 3 metri: “Maria, che cosa c'è da mangiare questa sera?” Silenzio. Alla fine si mette alle spalle della moglie e le rifà la domanda: “Maria, che cosa c'è da mangiare questa sera?” E la donna risponde: “Pollo arrosto, per la miseria!... è la quarta volta che te lo dico !”

Nicola Latella

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E se i nostri profe fossero teachers come si chiamerebbero?

Ecco alcuni dei loro cognomi “tradotti” nella lingua anglosassone. Sapresti riconoscerli? NB: Per facilitarti, te li diamo secondo l’ordine alfabetico che hanno nella lingua italiana little blessed (plural) (you) blend little beautiful (plural) little men with black hair gray (plural) little black men holes (Verona language) solitary solitary black people sing of golds equal (plural) hoods Parma’s people or cheeses cart of Parma (plural) charles (plural) little pieces (she) leaks red (plural) bagpipe little solaces nice little bagpipe knock provincial (plural) of angel scratches mountains of the eagles (I) roll little gifts (you) know little porters safe (plural) big porters wise hawks shaven (female) flour insults big holes little fine lords crashes street cleaners throat cue into the (female) great (plural) Trento’s people I wine three faces (she) throws them (you) suffer padlocks vallies little primary school teachers winning (plural) But-unsophisticated voice but-ostriches (you) hoe

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Rebus per tutti

FI AS

VA NO

(11, 1, 3, 9)

NTI (6, 2, 12) L’indovinello del Dirigente (pervenutoci da parte dall’ex dirigente del Fermi prof. Riccardo Freddi)

LA FA VEDERE CON PIACERE: cos’è?

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TUTTE LE SOLUZIONI NEL PROSSIMO NUMERO

E ora … qualche caricatura

Babe e Slava

Il prof. Visentini (anonimo)

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Pillole di sport

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Le sentenze del calcio-mercato invernale

Il calcio mercato invernale si è concluso con i seguenti acquisti/cessioni delle squadre di .

ATALANTA ACQUISTI CESSIONI Guglielmo Stendardo (d, Lazio) Leonardo Pettinari (c, Varese) Alessandro Carrozza (c, Varese) Matteo Ardemagni (a, Modena) Riccardo Cazzola (c, Juve Stabia) Fabio Caserta (c, Juve Stabia) Simone Padoin (c, Juventus)

BOLOGNA ACQUISTI CESSIONI Matteo Rubin (d, Torino) Massimo Coda (a, Siracusa) Frederik Sorensen (d, Juventus) Riccardo Pasi (a, Siracusa) Muniru Abdulai (c, Nocerina) Manuel Gavilan (a, Piacenza) Ishak Belfodil (a, Olympique Lione) Federico Rodriguez (a, Piacenza)

CAGLIARI ACQUISTI CESSIONI Daniele Dessena (c, Sampdoria) Daniele Magliocchetti (c, Reggiana) Nicolas Bovi (c, Reggiana) Davide Biondini (c, Genoa) Mauricio Pinilla (a, Palermo) Salvatore Burrai (c, Latina)

CATANIA ACQUISTI CESSIONI Marco Motta (d, Juventus) Sergio Gontan Gallardo "Keko" (a, Juan Pablo Carrizo (p, Lazio) Grosseto) Felipe Seymour (c, Genoa) Francesco Fabio Sciacca (c, Grosseto) Giulio Ebagua (a, Torino) Pablo Martin Ledesma (c, Boca Juniors) Wellington Teixeira Dos Montes Mariano Gonzalo Andujar (p, (d, Uberaba) Estudiantese) Maxi Lopez (a, ) Gennaro Delvecchio (c, Lecce) Pablo Sebastian Valeira Alvarez (d,

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Saragozza) CESENA ACQUISTI CESSIONI Vangelis Moras (d, Swansea) David Meza Colli (a, Alvares) Daniel Pudil (d, Granada) Roope Riski (a, Honefoss) (a, Juventus) Aldo Simoncini (p, Valenzana) (c, Lazio) Citazins Martins Eder (a, Sampdoria) Mario Alberto Santana (c, Napoli) Erjon Bogdani (a, Siena) Abdelkader Ghezzal (a, Levante) Antonio Candreva (c, Lazio)

CHIEVO VERONA ACQUISTI CESSIONI Sebastiano Ferrari (a, Vicenza) Marco Gallozzi (c, Empoli) Dario Dainelli (d, Genoa) Nikola Gulan (d, Fiorentina)

FIORENTINA

ACQUISTI Ahmed Hegazy (d, Ismaily) (a, Juventus) Mounir El Hamdaoui (a, Ajax) Ruben Olivera (c, Lecce) Kenneth Zohore (a, Copenhagen)

CESSIONI (a, Genoa) Santiago Martin Olivera Silva (a, Boca Juniors) Marco Augusto Romizi (c, Bari) Haris Seferovic (a, Lecce) Nikola Gulan (d, Chievo) Khouma Babacar (a, Racing Santander) Gianni Munari (c, Sampdoria) Marco Romizi (c, Bari) 88

GENOA ACQUISTI CESSIONI Alberto Gilardino (a, Fiorentina) Andrea Caracciolo (a, Novara) Davide Biondini (c, Cagliari) Sebastian Cesar Helios Ribas (a, (a, Lazio) Sporting Lisbona) Fernando Daniel Belluschi (c, Porto) Alexander Merkel (c, Milan) Roger De Carvalho (d, Figuerense) (a, Torino) Felipe Seymour (c, Catania) Aleksic (a, St Etienne) Dario Dainelli (d, Chievo)

INTER ACQUISTI CESSIONI Juan Jesus (d, International) Luca Caldirola (d, Brescia) Samuele Folla (c, Sacilese) Emiliano Viviano (p, Palermo) Fredy Guarin (c, Porto) Jonathan (d, Parma) (c, Sampdoria) Juan Jesus (d, Novara) Coutinho Correia Philippe (c, Espanyol) Sulley Ali Muntary (c, Milan) (c, Paris Saing Germain) McDonald Mariga (c, Parma)

JUVENTUS ACQUISTI Marco Borriello (a, Roma) F. Rossi (c, Vicenza) Martin Caceres (c, Siviglia) Simone Padoin (c, Atalanta) Ouasim Bouy (c, Ajax)

CESSIONI Filippo Boniperti (a, Carpi) Frederik Sorensen (d, Bologna) Cristian Pasquato (a, Torino) Amauri (a, Fiorentina) Marco Motta (d, Catania) Vincenzo Iaquinta (a, Cesena) Michele Pazienza (c, Udinese) 89

Luca Toni (a, Al Nasr)

LAZIO ACQUISTI Emiliano Alfaro Toscano (a, Liverpool Montevideo) Antonio Candreva (c, Cesena) CESSIONI Guglielmo Stendardo (d, Atalanta) Giuseppe Sculli (a, Genoa) Juan Pablo Carrizo (p, Catania) Simone Del Nero (c, Cesena) Djibril Cissè (a, QPR) Luis Pedro Cavanda (d, Bari)

LECCE ACQUISTI CESSIONI Haris Seferovic (a, Fiorentina) Matteo Legittimo (d, Alto Adige) Marcelo Miglionico (d, Livorno) Rodney Strasser (c, Milan) Emanuele Blasi (c, Parma) Djamel Mesbah (c, Milan) Gennaro Delvecchio (c, Catania) Cristian Pasquato (a, Torino) Valeri Bojinov (a, Sporting Lisbona) Stefano Ferrario (d, Parma) Luca Di Matteo (d, Palermo) Bryan Bergougnoux (d, Omonia Nicosia) Ruben Olivera (c, Fiorentina)

MILAN ACQUISTI Alexander Merkel (c, Genoa) Rodney Strasser (c, Lecce) Djamel Mesbah (c, Lecce) Maxi Lopez (a, Catania) Sulley Ali Muntary (c, Inter) Philipp Prosenik (a, Chelsea) Lucas Roggia (a, Internacional Porto Alegre) CESSIONI Taye Taiwo (d, Queens Park Rangers QPR)

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NAPOLI ACQUISTI CESSIONI Eduardo Vargas (a, Universidad de Leandro Rinaudo (d, Novara) Chile) Giuseppe Mascara (a, Novara) Mehdi Kabine (a, Carpi) Mario Alberto Santana (c, Cesena)

NOVARA ACQUISTI Andrea Caracciolo (a, Fiorentina) Leandro Rinaudo (d, Napoli) Giuseppe Mascara (a, Napoli) Daniel Monberg Jensen (c, svincolato) Martin Ofosu Asiedu (a, Como) Juan Jesus (d, Inter) Gabriel Silva (d, Granada) CESSIONI Luigi Giorgi (c, Siena) Carlos Labrin (d, Palermo) Riccardo Meggiorini (a, Genoa) Alex Pinardi (c, Vicenza)

PALERMO ACQUISTI CESSIONI Agon Mehmeti (a, Malmoe) Mauricio Pinilla (a, Cagliari) Franco Vazquez (c, Belgrano) Francesco Benussi (p, Torino) Milan Milanovic (d, Siena) Mauro Cetto (d, Lille) Emiliano Viviano (p, Inter) Luca Di Matteo (d, Lecce) Carlos Labrin (d, Novara) Adam Simon (c, Bari) Massimo Donati (c, Bari) Nicolas Viola (c, Reggina)

PARMA ACQUISTI CESSIONI David Lofquist (c, Mjallby) Nwankwo Emeka Obiorah (c, Mattia Sprocati (a, Pavia) Gubbio) Michele Bentoglio (a, Sarnico) Ze Eduardo - Jose Eduardo de Jonathan (d, Inter) Araujo (c, Empoli) Stefano Chuka Okaka (a, Roma) Matteo Rubin (d, Bologna) Stefano Ferrario (d, Lecce) Emanuele Blasi (c, Lecce) McDonald Mariga (c, Inter - Real

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Sociedad)

ROMA ACQUISTI CESSIONI Nicolas Lopez (a, Nacional Marco Borriello (a, Juventus) Montevideo) Stefano Chuka Okaka (a, Parma) Marquinho (a, Fluminense) David Marcelo Cortes Pizarro (c, Alexis Jonathan Ferrante (a, Manchester City) Piacenza) Gianluca Caprari (a, Pescara)

SIENA ACQUISTI CESSIONI Luigi Giorgi (c, Novara) Gennaro Troianiello (c, Sassuolo) Erjon Bogdani (a, Cesena) Milan Milanovic (d, Palermo) Francesco Esposito (c, Gracciano) Mihail Ivanov (a, Piacenza) Gabriele Angella (d, Reggina)

UDINESE ACQUISTI Jean-Alain Fanchone (d, svincolato) Gelson Fernandes (c, Leicester City) Matias Daniel Campos Toro (a, Audax Italiano) Bryan Carrasco (c, Audax Italiano) Michele Pazienza (c, Juventus) Matej Vydra (a, Bruges) CESSIONI Thierry Doubai (d, Sochaux) Abdoul Wahlid Sissoko (c, Brest) Emanuele Belardi (p, Reggina) Sodinha (c, Ceara)

A cura di Alessandro Guariglia

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