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Jperna Tesid.Pdf DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEI BENI CULTURALI DOTTORATO DI RICERCA Memoria e materia dell’opera d’arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione e musealizzazione -XXVII CICLO- ARTE PROTO-FEMINIST Una rilettura delle neoavanguardie italiane degli anni Sessanta (L-ART/03) Coordinatore: Prof.ssa Elisabetta Cristallini Tutor: Prof.ssa Elisabetta Cristallini Tutor esterno: Prof.ssa Maria Antonietta Trasforini Dottoranda: Jessica Perna DATA DELLA DISCUSSIONE: 27 NOVEMBRE 2015 INDICE INTRODUZIONE 7 I PARTE LA GENERAZIONE DI NEOAVANGUARDIA 1 Campo d’indagine 1.1 Sotto la lente: analisi della neoavanguardia 17 1.1.1 Una rilettura eccentrica 22 1.2 La feminist art tra dibattito nazionale e anglosassone 24 1.3 Metodologia critica 28 2 Neoavanguardiste: che genere di donne? 2.1 La prima emancipazione 33 2.2 Famiglia e cultura 39 2.3 Percorsi di formazione e identità 47 2.4 Sotto la maschera 53 2.5 Traiettorie di emancipazione 64 2.5.1 Tendenze e controtendenze 65 2.5.2 Il risveglio delle coscienze 70 1 3 Donne degli anni Sessanta: che genere di artiste? 3.1 Gli effetti dei ruoli di genere 76 3.1.1 Il dilettantismo colto 76 3.1.2 Stereotipi d’artista 80 3.1.3. Il complesso di Michelangelo 90 3.2. Artiste e gruppi di neoavanguardia 94 3.2.1 Casi di studio: Gruppo T; Gruppo Punto; Gruppo 70; Gruppo 63, 98 Sperimentale p. e Operativo “r”; Scuola di Piazza del Popolo 3.2.2 Strategie d’affermazione 120 3.3 Le donne nel circuito espositivo istituzionale e privato 124 II PARTE TEMI E MODI DELLA CORRENTE PROTO-FEMINIST 1 Ricerca identitaria 1.1 La costruzione dell’immagine femminile nei media 137 1.2 Temi di ricerca 149 1.2.1 Il corpo 150 1.2.2 L’infanzia 159 1.2.3 Maternità e ruoli sociali 165 2. Uno sguardo sul mondo 2.1 Attualità 173 2.2 La forma della natura 183 2.3 Il linguaggio 195 2.4 Ordine e casualità 204 2 CONCLUSIONI 215 APPARATI - Interviste: Simona Weller; Mirella Bentivoglio; Lucia Marcucci; Elisabetta Gut; Cloti Ricciardi; Nanda Vigo; Laura Grisi; Marina Apollonio 223 - Repertorio iconografico 265 - Indice delle illustrazioni 303 BIBLIOGRAFIA - Bibliografia generale 311 - Recensioni e stampa 337 - Cataloghi di mostre 345 - Siti web 363 - Fonti archivistiche 365 3 4 a Miriam e Francesca 5 6 INTRODUZIONE Questo studio tenta di rileggere la produzione di alcune artiste della neoavanguardia italiana negli anni Sessanta all’interno del più ampio dibattito critico sulla feminist art. Tale corrente internazionale, nata in seno o a latere dei movimenti femministi degli anni Sessanta e Settanta, traspone sul piano estetico questioni sull’asimmetria sociale tra i sessi. Le opere feminist riflettono innanzitutto la denuncia dei rapporti di potere e di gerarchia instaurati nella società, dei processi di esclusione, svalorizzazione, stereotipizzazione che un sesso impone all’altro. Al contempo, permeano i coevi linguaggi artistici con una marcata impronta di genere, riconfigurando i concetti di soggettività e di alterità.1 Pur definendosi a livello teorico solo negli anni Settanta, i prodromi della feminist art emergono in diversi paesi occidentali già nel decennio precedente sulla spinta delle prime contestazioni femminili, ma soprattutto a traino dei profondi cambiamenti socio- culturali che investono le nazioni industrializzate nel secondo dopoguerra. In Italia la critica ha affrontato solo in parte questo fenomeno, dato il tortuoso e controverso rapporto tessuto tra arte e neofemminismo fin dalla sua fase di gestazione e a fronte del ritardo con cui gli studi di genere hanno trovato sviluppo nel nostro paese.2 Ne consegue che l’esperienza umana e professionale delle neoavanguardiste è giunta a noi, il più delle volte, filtrata dall’interpretazione della critica tradizionale che, tenendo in scarsa considerazione la prospettiva di genere, ha finito per trascurare il background storico e culturale del loro vissuto. Proprio dal contesto s’intende partire, invece, per 1 Per una panoramica sulle artiste coinvolte si veda: C. Butler (a c. di), Wack. Art and the feminist devolution, cat., Los Angeles, Washington, New York, Vancouver 2007-2009, The Museum of Contemporary Art Los Angeles e The Mit Press, Londra 2007; L. Nochlin; M. Reilly (a c. di), Global feminism: new directions in contemporary art, cat., New York e Wellesley 2007, Brooklyn Museum, New York 2007; G. Schor (a c. di), Donna: avanguardia femminista negli anni ‘70 dalla Sammlung Verbund di Vienna, cat., Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea, 19 febbraio – 16 maggio 2010, Electa, Milano 2010. 2 Cfr. L. Iamurri, Questions de genre et histoire de l’art en Italie, «Perspective», 4, 2007, pp. 716-721. 7 riscrivere la storia delle neoavanguardiste italiane alla luce dei condizionamenti politici, sociali e culturali che ne hanno orientato il vissuto e le pratiche artistiche. Le due parti in cui si articola la tesi puntano, dunque, a un duplice obiettivo: tratteggiare un profilo generazionale delle neoavanguardiste e individuare nella loro produzione degli anni Sessanta i motivi precorritori della feminist art. A tal fine, il primo capitolo circoscrive il campo d’indagine e chiarisce la metodologia della ricerca. Si parte pertanto dall’esame della letteratura di riferimento che ha seguito due binari principali: quello della critica tradizionale e quello della critica femminista. Solo sul finire degli anni Novanta, lo studio sociologico di Maria Antonietta Trasforini ha tentato di superare questa divisione riscrivendo da un’ottica di genere l’esperienza di alcune esponenti di neoavanguardia impegnate in ricerche di contaminazione tra parole e immagini.3 Dispiegando lo sguardo oltre i confini nazionali, si passa poi a considerare il dibattito critico femminista. Qui, la posizione marginale occupata dall’Italia è dovuta sia alla specificità del suo contesto culturale sia alla prospettiva critica adottata dagli studi di genere nei paesi anglosassoni. A chiusura del primo capitolo, infine, si spiegano le ragioni che hanno portato a limitare l’indagine a sole dodici artiste tra le molte operanti negli anni Sessanta: seguendo un processo di selezione basato su tre criteri – generazionale, storico e storiografico - si è scelto di restringere il perimetro alle neoavanguardiste nate tra il 1930 e il 1940, cofondatrici di gruppi o esponenti dei maggiori movimenti degli anni Sessanta e oggetto di una discreta letteratura. Marina Apollonio, Dadamaino, Lucia Di Luciano, Giosetta Fioroni, Laura Grisi, Elisabetta Gut, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Cloti Ricciardi, Grazia Varisco, Nanda Vigo e Simona Weller sono le protagoniste di questo studio. La loro esperienza di vita è riletta con un occhio anche alla generazione precedente – Carla Accardi, Mirella Bentivoglio, Lia Drei, Titina Maselli e Marisa Merz - rispetto cui si tenta di evidenziare linee di continuità e momenti di rottura. I capitoli seguenti delineano il ritratto delle artiste di neoavanguardia considerando il contesto cetuale e culturale di appartenenza, le tappe della loro formazione e quelle 3 Cfr. M. A. Trasforini, Ritratti di Signore. Una generazione di artiste in Italia, in A. M. Baraldi, (a c. di), Post scriptum: artiste in Italia tra linguaggio e immagine negli anni ‘60 e ‘70, cat., Ferrara, Palazzo Massari, 18 aprile - 28 giugno 1998, Civiche Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, Ferrara 1998, pp. 133-165. Lo studio viene presentato con lo stesso titolo, ma in versione ridotta e rielaborata in M. A. Trasforini (a c. di), Arte a parte: donne artiste fra margini e centro, Franco Angeli, Milano 2000, pp. 145- 170. 8 della realizzazione nell’ambito familiare. Le dodici artiste crescono sotto il regime fascista e trascorrono un’infanzia segnata dal trauma della Seconda guerra mondiale. Tra adolescenza e maturità, vivono in prima persona numerosi e profondi cambiamenti socio-culturali che incidono sulla condizione femminile. Il suffragio universale e la parità di genere, sancita dalla neonata costituzione del 1948, segnano una svolta rispetto alla politica antifemminista della dittatura mussoliniana aprendo alle donne la strada verso la completa emancipazione. Di contro, il perdurare fino agli anni Sessanta di un assetto giuridico di matrice fascista rende per molti aspetti l’appena raggiunta parità una condizione solo formale, osteggiata da un senso comune retrogrado che continua a limitare l’azione delle donne in ragione della specificità biologica. Le artiste crescono in un orizzonte culturale complesso, dove il conservatorismo politico e la morale frenano le spinte progressiste - eterogenee e contraddittorie - indotte tanto da mutamenti socioeconomici – boom economico, liberalizzazione dei costumi, laicizzazione del paese – quanto dalle rivendicazioni dei movimenti emancipatori femminili. L’audacia e la perseveranza con cui le donne si fanno largo in un contesto ancora fortemente misogino e connotato al maschile sono dunque controbilanciate da traiettorie di vita spesso in linea con le aspettative sociali, ovvero conformi alla morale e al buon costume. Negli stessi anni in cui il neofemminismo vive la sua complicata fase di gestazione, allontanandosi dalle rivendicazioni emancipatorie dell’Unione Donne Italiane, le neoavanguardiste sembrano seguire un percorso di liberazione individuale, distaccato dalle tendenze ufficiali e mirato alla completa autonomia.4 Successivamente, si analizza il loro iter nel campo dell’arte: l’esordio, le modalità e le strategie di affermazione, e in ultimo i risultati ottenuti. Figure di spicco dei gruppi e dei movimenti in cui operano, si distinguono come fondatrici,
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