Castro Nuovi documenti per una lettura critica del processo di BONAFEDE “I principali uccisori furono Ranuccio Zambini e Giandomenico Cocchi” MANCINI

del vescovo di Castro. Mons. Giarda, fedele servitore della volontà del papa, partito da Roma con la carrozza, due vetturini ed il canonico Gabriele Besançon, in prossi- mità di fu assalito da due uomini che, fuoriusciti da una bosca- glia, gli spararono alcuni colpi di terza- role che lo ferirono al petto, nel braccio destro e nella coscia sinistra e gli pro- vocarono la morte il successivo giorno. Che non si trattasse di un atto di banditismo e grassazione, assai dif- fusi nei territori del Patrimonio,1 risulta evidente dal rapido processo che il suc- cessivo 20 marzo in Viterbo, mons. Giulio Spinola, Governatore della città e Rettore del Patrimonio, avviò e che portò all’individuazione, al termine del Dall’uccisione di mons. Cristoforo Giarda alla Seconda Guerra di Castro l 18 marzo 1649, mons. Cristoforo IGiarda (Vespolate, Novara 1595), mentre si apprestava a raggiungere la sua sede vescovile di Castro, capitale dell’omonimo Ducato (1537-1649) procedimento penale, in Giovan posto ai margini dello Stato ecclesiasti- Domenico Cocchi e Ranuccio Zambini co al confine con il Granducato di i principali uccisori del vescovo. Toscana, per prendere il possesso della Da Roma, il 24 marzo, Innocenzo diocesi, venne assalito da due sicari. X emanava la bolla Cum sicut non sine Era stato designato vescovo di Castro gravi animi nostri pertubatione con la da Innocenzo X nella primavera 1648. quale scomunicava i sicari e tutti colo- Alla sua nomina si oppose Ranuccio II ro (di qualsiasi grado e dignità) che Farnese (1630-1694) che l’aveva fatto scienti, complici, avevano ordito l’as- avvisare di astenersi dal portarsi a sassinio e poneva, inoltre, una taglia di Castro in quanto, tra l’autorità papale e 3000 scudi, divenuti poi di 5000, sugli quella ducale, era ancora scontro aper- esecutori dell’assassinio. to circa la “consuetudine” di nomina In una Dichiaratione, data in

1 Nell’area di confine tra lo Stato della ’500, in: Amiata, Storia e territorio, a. II, storici culturali e ambientali per Santa Stato di Viterbo, archivio notarile di Chiesa e quello toscano risultava assai n. 4, aprile 1989. R. Luzi, Il Fiora, a. X, 2005, p. 83-105. Per l’età in , Gerolamo Blasi prot. 80 (1654- diffuso il brigantaggio, in particolare Brigantaggio di “confine” al tempo del oggetto, si riferisce che nel 1664 (21 1676), c. 34v. Nel 1604 Domenico durante la seconda metà del XVI secolo, Ducato farnesiano di Castro (1537- maggio) Mercurio di Jacobo, luogote- Surbano, detto il Buffone, sparò un’ar- tanto che le autorità dell’uno e dell’altro 1649) in; Biblioteca e Società, a. XIX, n. nente del bargello di Viterbo, nella chie- chibugiata al Podestà di Marta, arrestato stato furono costretti a condurre lotte 1 (giugno 2000), ins. 33. V. Fraticelli, sa della Misericordia di , pose agli e condotto nelle carceri di Castro, riuscì contro le bande di briganti. Cfr.: A. Fra apparenze e realtà: Mario Sforza, arresti Antonio Maria Vici di Canino e ad evadere. Violenta anche l’attività di Biondi, Banditismo tra Amiata, conte di Santa Fiora, e il banditismo del Gaudenzio Fabiani, pretesi grassatori di Girolamo del Cozzone di Canino (1608) Maremma e Stato Pontificio alla fine del tardo Cinquecento, in: Tracce… percorsi strade e di altri delitti. Cfr., Archivio di e di Francesco Bizarro di Gradoli (1615).

9 Pagina precedente: Pagina seguente: Ranuccio II Farnese – Duca di Castro e Parma La Città di Castro, incisione dal Blaeu, inizi 1700. e Piacenza (1630-1694) - nel ritratto di G. Zecca di Castro. Ricostruzione ipotetica del- Gorla. Fu sotto il suo dominio che Castro l’arch. Rodolfo Clementi da cui si può avere venne distrutta nel 1649. una idea della magnificenza della città farne- Agguato a mons. Cristoforo Giarda, Vescovo siana prima della distruzione. di Castro, del 18 marzo 1649, lungo la Cassia nei pressi di Monterosi. Il prelato morirà la mattina seguente. Il sacrilego assassino costi- tuì il pretesto per la Seconda Guerra di Castro. Bando contenente la bolla di Innocenzo X sulla scomunica dei mandanti e degli assassini del Vescovo Giarda.

Castro. Nuovi documenti per una lettura critica del processo di Viterbo il 2 aprile e letta in tutte le militari della presa di Castro, che materassi e coperte. Con un bando chiese delle diocesi: “in giorno di iniziarono il 3 giugno 1649 e termi- dato in Gradoli il 7 maggio 1647, il Domenica, e di festa à suono di narono con la capitolazione (2 set- duca Ranuccio ordinava che, sotto campane, è con lumi accesi, radu- tembre) e poi con lo spianamento pena di 200 scudi, nessun cittadino nato, che sarà il popolo più fre- della città (20 settembre – 3 dicem- dello Stato di Castro e di quente”, il pontefice riassumeva il bre 1649), l’uccisione di mons. potesse tenere per sé contenuto della bolla di scomunica Giarda è ritenuta il casus belli, for- “palle di ferro d’artiglieria, bom- maggiore.2 male, della Seconda Guerra di bole, granate et altre robbe atte a Alle censure e pene per i sica- Castro. Conflitto che, a differenza far monitione da guerra (…) poiché ri e loro consoci, al momento tutti della Prima Guerra (1641-1644), devono essere utili alla Città di contumaci, seguì la decisione di conclusasi dopo alterne vicende3 e Castro”, nella cui piazza d’armi muovere guerra alla città di Castro con la partecipazione di alcuni stati aveva inviato Pietro Maria Pozzi la cui sola colpa era stata quella di italiani ed europei con lo status quo con un bombardiere.6 aver precedentemente (1648) impe- antecedente la Guerra,4 privò i Dal 1646 fino a tutto il 1648, il dito l’ingresso in città al canonico Farnese del Ducato di Castro e di Governatore Generale delle Entrate Carlo Grossi che, in nome di mons. Ronciglione. Il Ducato passò quin- per lo Stato di Castro e di Giarda, vi era giunto per prendere di alla diretta autorità dello Stato Ronciglione, Enrico Zambini, fu il possesso della sede vescovile. della Chiesa dopo che il duca fortemente impegnato nell’approv- L’azione dei castresi contro il Ranuccio II ne aveva effettuato la vigionare la capitale di uomini e di Grossi rispondeva più che alla loro vendita (19 dicembre 1649) per sal- mezzi prelevati da tutti i centri del volontà a quella del duca Ranuccio dare i tanti creditori dei Monti Ducato. che, per contestare il diritto di Farnesiani e la cui ratifica d’inca- L’ordine di requisire munizioni, nomina del vescovo, aveva coman- meramento, per il mancato paga- palle di ferro, granate e bombole dato loro tale comportamento. mento dei debiti con scadenza fis- passò poi al colonnello Per essere certo di far rispettare sata al 1657, terminò solo nel gen- OdoardoVerdelli, o Verelli secondo l’ordine, il Farnese aveva inviato a naio 1660.5 le fonti d’archivio. Nel settembre Castro l’Auditore Francesco Il lustro di tempo tra la Prima e del 1648 giunse in Castro anche Pavoni. la Seconda Guerra non fu tuttavia una soldatesca di 400 uomini. A seguito dell’uccisione del privo di tensioni tra le parti. La militarizzazione della città, vescovo Giarda, al comando di Tra il 1646 ed il 1649, oltre a formalmente fu giustificata da Davide Vidman e di Girolamo rinforzare le mura della capitale Ranuccio a Roma con la necessità Gabrielli, un esercito pontificio di furono emanati una serie di bandi di difenderla da eventuali assalti di 5/6 mila soldati e 3 pezzi di canno- al fine di prelevare dai paesi del truppe francesi o spagnole, di fatto ne entrò nei territori del Ducato di Ducato contributi per il manteni- da quelle pontificie. Castro (19 aprile), fece piazza d’ar- mento del presidio militare in Se noti, gli eventi in progressio- mi in e poi portò l’asse- Castro per il quale si richiedevano ne cronologica della Seconda dio alla capitale. anche notevoli quantità di alimenti Guerra, per la pubblicazione del Senza ripercorrere gli eventi (grano, legumi, vino e olio) oltre a Giornale dell’assedio, presa e

2 Sommario della Dichiaratione delle 3 L’ iniziale vittoria dell’esercito pontifi- “[…] poiché trovò appoggio in Francia Farnese e i Barberini nella guerra di Censure e pene, nelli quali sono incor- cio di Taddeo Barberini e Luigi Mattei ed entrò in alleanza con Venezia, la Castro, Parma, tip. Ferrari e F., 1933. si li Delinquenti contro la Persona di nell’ottobre 1641, su quello del duca di Toscana e Modena conclusero un patto 5 C. Lanzi, Memorie storiche sulla regio- Monsig. Reverendissimo Vescovo di Castro, fu celebrata dal musicista Marco contro il papa e la “guerra di Castro” ne Castrense, (a cura di R. Luzi), Castro, Orvieto, Rinaldo Ruuli, 1649. Marazzoli (ca 1602/05 – 1662) con la terminò con una sconfitta del papa.” H. , tip. Ceccarelli, p.267. Della Declaratoria della scomunica composizione di Del Tebro e del Po. Jedin, Storia della Chiesa, Milano, Jaca 6 Archivio Storico di Valentano, maggiore, oltre al foglio di stampa, esi- 4 Odoardo Farnese, forte dei suoi rap- Book, 1975, p. 763 e segg. Per lo svol- Valentano BC/ 2, c. 110. ste copia manoscritta nei registri del porti familiari e appoggi diplomatici e gimento della Prima Guerra di Castro e fondo di Castro. militari, uscì indenne dalla guerra. i suoi precedenti, cfr. F. Borri, Odoardo

10 Casa Farnese […]. L’opera, pubbli- cata postuma, fu data alla stampa negli anni 1817 (Parte I) e 1818 (Parte II) con i tipi della Stamperia del Seminario di .11 All’interno della Parte I, al Capitolo VI, Del Duca Ranuccio II e della distruzione di Castro (pp. 71-87), il religioso ha riferito fedelmente le notizie secondo le dettagliate infor- mazioni contenute in un Manoscritto che dice conservato in casa del patri- zio orvietano Angelo Valvasorri: Compendio ed Epilogo della vita e morte di Monsig. Cristoforo Giarda, ultimo Vescovo della Città di Castro (pp. 73-78).12 Il Compendio, più propriamente, è articolato in due sequenze. Nella prima, una premessa che di fatto è però posteriore al 27 gennaio 1650, è demolizione di Castro,7 più com- autonomia, fosse stato il mandante di narrato l’antefatto: dalla nomina del plessa appare la ricostruzione dei “non chiare attioni di corte”.9 barnabita mons. Giarda a Vescovo di Castro alla sua uccisione con la rapi- fatti per ciò che concerne il mandan- Accusato di fellonia, di violata da identificazione dei suoi due assas- te dei due sicari, i quali avrebbero immunità e di falso, meglio forse sini (pp. 73-75). Nella seconda, sono agito, per voce comune e a giudizio solo capro espiatorio della difficile stati trascritti i contenuti del verbale degli storici, anche se mai nominato situazione cui versava il Farnese, il del processo originale fatto in nel processo, per volere del giovane ministro fu condannato a morte dalla stessa corte di Parma (8 gennaio Viterbo contro gli uccisori del vesco- duca Ranuccio II. Per il Pastor, le vo di Castro secondo quanto conte- indagini coinvolsero due alti funzio- 1650) che ne sequestrò anche i cospi- 10 nuto nel Manoscritto orvietano che nari ducali di Parma: Sansone cui beni. La tesi della colpevolezza Asinelli e il ministro Jacopo del ministro Godefroi, italianizzato Godefroi.8 A seguito della guerra, il in alcune fonti in Gaufrido, ha trova- duca Ranuccio inviò il primo a to ampio consenso soprattutto nelle storiografie farnesiane dei ducati di Castro per comandarne la piazza, al Parma e di Piacenza. secondo affidò il comando dell’eser- In merito a questa non ancora cito ducale che, sconfitto a San troppo chiara vicenda, diverso è stato Pietro in Casale ai confini del bolo- l’approccio tra le storiografie farne- gnese dalla milizia pontificia del siane nazionali, o di più ampio conte- marchese Luigi Mattei (13 agosto nuto, e quelle di ambito castrense. 1649), tentava di raggiungere Castro Nelle prime, l’identità dei due assas- per la difesa. Poco dopo la sconfitta sini è perlopiù ignorata, marginale del 13 agosto, con sua lettera in risulta talvolta anche il fatto di Roma del 20 agosto, il duca Monterosi, nella seconde la vicenda Ranuccio “scaricava” su Godefroi il e l’identificazione dei due sicari sono fallimento dell’esercito ducale e riportati con maggiore attenzione e lasciava sottintendere, per dissipare dovizia. Fondamentale per quest’ul- ogni sospetto e ribadire la sua estra- time storiografie è stato il saggio di neità all’assassinio del vescovo di padre Flaminio Maria Annibali Castro, che il suo ministro, in piena (1733 - 1813), Notizie Storiche della

7 R. Luzi, L’inedito “Giornale” dell’as- Varese, dall’Oglio Editore, 1969, p. Viterbo dove morì il 27 febbraio 1813. Ducato e delle terre e luoghi Che lo sedio, presa e demolizione di Castro 190. Scritta in questi anni, Notizie Storiche componevano Coll’aggiunta di due (1649) dopo l’assassinio del vescovo 11 Flaminio Maria Annibali (, 23 della Casa Farnese, è la sua ultima Paesi Latera e Farnese, Montefiascone, barnabita Cristoforo Giarda, in: novembre 1733), francescano, trascorse opera. Stampata postuma con i caratteri Stamperia del Seminario, 1817, Parte I, Barnabiti Studi, 2, Roma, 1985. oltre vent’anni nel Convento di Santa della Stamperia del Seminario di pp. 73-79. Dei due tomi costitutivi lo 8 L. von Pastor, Storia dei Papi dalla fine Maria del Paradiso di Viterbo. Durante Montefiascone, la monografia ebbe l’im- scritto dell’Annibali, nel dicembre 2006 del Medio Evo, Roma, Descleè & C la sua permanenza a Roma attese alla primatur dai canonici Giuseppe Sartini, è stata prodotta una ristampa anastatica, Editori Pontifici, 1961, vol. XIV, p. 277. scrittura di libri liturgici. Fu Ministro Girolamo De Angelis e del Vicario raccolti in un volume unico a cura di F. 9 Cfr., R. Luzi, L’inedito “Giornale” del- Provinciale dei Minori Osservanti e nel Generale, Giovanni Battista Licca. Tramontana per conto dell’associazione l’assedio, presa e demolizione di Castro 1810, a seguito della soppressione 12 Flaminio Maria Culturale, “Card. G. Farnese” di Latera , (1649) […], cit. p. 36. napoleonica degli ordini religiosi, si Annibali, Notizie storiche della Casa con i caratteri della Tipografia 10 Cfr., E. Nasalli Rocca, I Farnese, ritirò presso una famiglia privata di Farnese Della fu città di Castro Del suo Ceccarelli di Grotte di Castro.

11 Innocenzo X Pamphili. Incisione da B. Platina. Pagina seguente: Archivio Storico dei Padri Barnabiti di Roma, Fu sua la decisione di ordinare l’assedio, la frammento del Giornale dell’assedio, presa e Olimpia Maidalchini, cognata di Innocenzo X presa e la distruzione di Castro nel 1649. demolizione di Castro. C. 6, riportante la noti- nel busto di A. Algardi. Secondo gli storici fu zia del 14 settembre 1649: “Desiderava che l’ispiratrice della distruzione di Castro per Mons. Spinola mettesse insieme tute quelle rancori familiari con i Farnese. prove che potea intorno alla morte del Vescovo di Castro, e quando le avesse haùte in stato, le mandasse a Roma…”. Si comprende la città far- nesiana fu occupata e disposta la sua distruzio- ne malgrado ancora mancassero le prove del- l’uccisione del Vescovo e il processo agli assas- sini non fosse stato ancora celebrato.

Castro. Nuovi documenti per una lettura critica del processo di Viterbo

don Leonoro Lambertini, un cognato tela di sangalla nera con un cappuc- del Cocchi e un fratello del capitano cio in capo, e sopra portavano il cap- Pazzaglia. Il crimine compiuto da pello, ed il palandrano sopra la Domenico Cocchi e da Ranuccio veste” (Annibali, p. 76). Difficoltà Zambini, spiega ancora il confermata anche dal Besançon nel Compendio, aveva avuto come suo diario di viaggio: “doi homini movente la grazia e la libertà conces- ben a cavallo con le buffe tirate sa loro dal duca Ranuccio dopo che i sopra il volto”.14 Ai fini della loro due funzionari amministrativi ducali identificazione fu essenziale, forse, erano stati condannati al carcere e la deposizione di Pietro Fabri alla pena capitale (Zambini) per Fiorentino, oste della Croce bianca, frode nei confronti della Camera che, basista della banda in Roma Ducale. Il Farnese, avrebbe rilasciato (Piazza Farnese), aveva consegnato loro anche un salvacondotto che con- ai sicari le pistole (Annibali, p. 77). sentiva a ciascuno dei due di andare In sede di procedimento vennero esi- e abitare dove loro fosse piaciuto e bite anche lettere che compromette- l’Annibali riporta integralmente. voluto. (Annibali, p. 77 e 78 nota n. vano il duca Ranuccio e il suo mini- E’ da questa sezione del 1). Dalle informazioni acquisite dal stro Godefroi. Il processo penale di Compendio (pp.75-78) che conoscia- Compendio attraverso le carte dei Viterbo si chiuse con il riconosci- mo nei dettagli l’operato della banda, verbali di Viterbo, tutto il fatto di mento che: “I di lui principali ucci- i complici, il movente che ha spinto i Monterosi appare chiaro: man- sori furono Ranuccio Zambini, e due sicari ad uccidere il Vescovo. dante/i, i sicari, i componenti della Giandomenico Cocchi, contro i quali A chiusura del Compendio banda. Eppure il riconoscimento Innocenzo X. PP. fulminò la scomu- un’ampia nota (p. 78, n. 1), redatta degli assassini, secondo le escussioni nica colla taglia di quattro mila cin- dall’Annibale, esplicita le conoscen- fornite dai testimoni nel processo di quecento scudi; ma morto il Cocchi ze intorno al canonico Lambertini Viterbo, Besançon e i due vetturini di là a pochi mesi in Sorano, il secondo l’informazione acquisita dal Giambattista Pulcinelli di Viterbo e Zambini lì 27 Gennaro 1650 capitato Manoscritto orvietano e le fonti Carlo di Angelo d’Amelia ed altri, sotto la giustizia fu giustiziato per dell’Archivio Parrocchiale della sarebbe avvenuto in condizioni degni rispetti in Castello” (Annibali Chiesa di S. Clemente di Latera per ambientali avverse per il fatto che i p. 75). ciò che riguarda la genealogia.13 due sicari avevano agito in semioscu- Dai fatti seguiti al procedimento Del Compendio, ai fini di que- rità, con abiti e cappe che li ricopri- penale dobbiamo concludere che st’intervento, si dirà solo che il pro- vano completamente nella figura e l’inchiesta viterbese, in modo rapido, cesso identificò i principali uccisori alterando la voce. acquisì elementi incontrovertibili di mons. Cristoforo Giarda e i com- Per il Pulcinelli: “comparvero circa le responsabilità e i nomi degli ponenti maggiori dell’intera banda due persone a cavallo mascherate” e esecutori, che al momento del pro- della quale, per un totale di 7 indivi- poi ancora “I sicarj erano vestiti con cesso erano però contumaci “Fu dui, facevano parte oltre al suddetto un sacco a guisa di Compagnia di fatto il processo, ma non costa, che i

13 Per le sue Notizie Storiche di Casa 14 R. Luzi, L’inedito “Giornale” dell’as- Farnese, l’Annibali ha potuto disporre sedio, presa e demolizione di Castro di L. A. Muratori, delle fonti storiche (1649) […], cit. p. 24. orvietane di C. Manente e di M. Monaldeschi, di D. Angeli, B. Zucchi e il Valenti per Castro, oltre ai diversi archivi orvietani, del Monte Amiata e parrocchiali dei vari centri del Ducato di Castro e di Latera e Farnese

12 tutte quelle prove che potea intorno Innocenzo X, staccandola dalla giuri- alla morte del Vescovo di Castro, e sdizione ecclesiastica di Orvieto, tra- quando le havesse hàute in Stato, le sferiva ad il titolo di mandasse a Roma15. sede vescovile assegnandole compe- La richiesta avanzata da tenza ecclesiastica sui centri già Innocenzo X suggerisce che le infor- appartenuti alla diocesi di Castro. mazioni da acquisire agli atti del pro- Valentano, eletta nuovo centro del cesso erano ancora incomplete ma potere temporale, ebbe invece il titolo comunque, a giudizio delle autorità di nuova capitale amministrativa del pontificie, già sufficienti a giustificare Ducato acquisendo così nel proprio la guerra contro una città la cui crisi archivio i registri amministrativi del- demografica ed economica era evi- l’antica capitale.17 dente e irreversibile da oltre cinquan- Le ragioni della distruzione di ta anni. Crisi segnalata nel 1600 da Castro, completa di rito di desacraliz- Francesco Giraldi (900 abitanti), zazione della città e di spargimento di dichiarata nei verbali di Consiglio sale sul luogo,18 sono ancora oggetto dagli ufficiali castresi (1627) e poi di ampia discussioni fra gli studiosi. ancora nel 1630 da B. Zucchi che rife- In merito ai numerosi saggi storiogra- risce di una popolazione che non arri- fici, per la sua visione meno confor- va a 800 persone e che tra queste mista dell’intera vicenda, è opportu- “non vi sono più di 60 o 70 uomini no citare un breve ma stimolante sag- arrolati per pigliar armi, e la mag- gio di Carlo Fornari.19 rei nominati di sopra fussero puniti, gior parte forestieri.”16 perché forse fuggiti e protetti dal Valutazione quest’ultima che Errori ed equivoci storiografici: Duca di Parma” (Annibali p 77 e 78), rende ancora più incomprensibile la Ranuccio o Enrico Zambini il mandante, e prove tali da giustifica- volontà del Pontefice di giungere allo Pur riconoscendo la correttezza re l’azione militare contro la città di spianamento della capitale, ormai più informativa del Compendio circa gli Castro. Il fatto che il Compendio non città virtuale che reale ma pur sempre assassini e la banda di Monterosi, rechi la data del procedimento penale dal forte valore solleva però il sospetto che la guerra simbolico del po- sarebbe stata in ogni modo inevitabile tere farnesiano e che il giudizio del tribunale di nelle terre del Pa- Viterbo aveva preventivamente già trimonio. riconosciuto, anche se mai nominato, Lo spiana- in Ranuccio II il mandante dell’assas- mento fisico della sinio. città, era stato già In mancanza dei verbali originali preceduto dalla del processo, non siamo in grado di privazione del spiegare se l’omissione della data nel titolo di sede di Compendio sia un’involontaria man- diocesi e di centro canza dell’Annibali o sia qualcosa sul amministrativo e quale l’estensore del Compendio ha politico del voluto tacere. Indicativo è in ogni Ducato. Il 13 set- modo il fatto che il 14 settembre tembre 1649, con 1649, vale a dire dodici giorni dopo la la bolla In supre- resa di Castro, il Pontefice desiderava mo militantis che mons. Spinola: “mettesse insieme Ecclesiae Throno,

15 R. Luzi, L’inedito “Giornale” dell’asse- Chiedono pertanto la benedizione della Giarda e ignora, forse volutamente, il Pimpaccia di Piazza Navona. Storia di dio, presa e demolizione di Castro (1649) città e invocano su di essa la protezione contenuto del Compendio che rinvia alla Olimpia Pamphili secondo le Cronache […], cit. p. 42. della Vergine Madre SS.ma Annunziata. banda del canonico Lambertini. Cfr., C. del tempo (1594 – 1657), Roma, Nuova 16 Castro, nel 1600, contava una popola- Cfr., Archivio Storico di Valentano, Codoni, Cenni Storici intorno alla terra Editrice Spada, s.d., p. 112. Si tratta dei zione di 900 individui tra i quali anche Castro, Riforme H 6, c. 260. Benedetto di Valentano del Sacerdote D. Cruciano più noti topos leggendari seguiti alla 67 ebrei. Cfr., F. Giraldi, Copia Zucchi, Infomazione e cronica della citta Canonico Codoni, Viterbo, Sperandio distruzione di Castro. dell’Informatione et discorsi dello stato di Castro e di tutto lo Stato suo […], in Pompei, 1867 (ca.), p. 10 e 11. 19 C. Fornari, Castro: le cause remote ed di Castro. […], in: Dominici Angeli Annibali, F., Notizie storiche, cit., p. II, 18 <(…) Terminato il tutto, per ordine del immediate di una distruzione ancor Castrensis, De depraedatione Castrensium 1818. Nei primi decenni del XVII seco- medesimo Pontefice vi fu seminato il sale oggi difficilmente comprensibile, in: et suae patriae historia, (a cura di G. lo, molti dei centri del Ducato avevano e alzata una piramide che dice: “ Qui fu Avrea Parma, a. LXXXI, fasc. III, set- Baffioni, P. Mattiangeli, T. Lotti), Roma un numero di abitanti maggiore di quello Castro”> da una Relazione del card. tembre-dicembre 1997, pp. 305-326. 1981, p. 80. Nel verbale di seduta del della capitale. Francesco Barberini citata da R. Luzi in: 1627 (27 dicembre) gli ufficiali di Castro 17 Il sacerdote valentanese Cruciano L’inedito “Giornale” dell’assedio, presa annotano che, per la continua mortalità, Codoni, indica nel ministro Gaufrido la e demolizione di Castro (1649) […], cit. la popolazione si è fortemente ridotta. mente dell’azione criminosa contro C. p. 20. Vedi anche G. Ciaffei, La

13 Pagina seguente: Archivio di Stato di Viterbo, notarile di Valentano, Notaio G. D. Cocchi (1639-1645). Contratto in cui compare il Ranuccio Zambini di Gradoli. Gradoli, 6 agosto 1644.

Castro. Nuovi documenti per una lettura critica del processo di Viterbo

condizione che, in mancanza di Capitano Enrico (o Ranuccio) senza si anche un altro refuso di una ‘i’ in prove inficianti, deve essere inizial- trarne le conclusioni”20. più allorché scrive che Domenico mente riconosciuta anche ad un’altra Non di rado, l’equivocato onoma- Cocchi fu ucciso in “Soriano”; nel antica fonte, della quale al presente stico dello Zambini appare alternarsi manoscritto del Compendio la locali- se ne ignora l’esistenza, e che indica nella forma di Enrico e di Ranuccio tà indicata è però quella di Sorano. in Enrico Zambini e non in Ranuccio all’interno anche della stessa opera e Soriano, quale luogo di morte del uno dei due assassini, vediamo ora da parte del medesimo studioso pro- Cocchi, è ancora indicato in un bril- quale confusione è scaturita dalla vocando un’accresciuta confusione. lante volumetto di Alfio Cavoli su sovrapposizione delle due fonti e Nelle sue Memorie storiche, lo Castro del 1990.27 onomastici nelle successive storio- Stendardi lo identifica con Enrico ma Tra le fonti bibliografiche consultate grafie senza che gli studiosi ne poche righe dopo, citando per intero dallo studioso toscano non è stato cogliessero l’imbarazzante equivoco. il Compendio orvietano, lo deve però citato il saggio di G. Carabelli. Si precisa che, fra gli studi al presen- indicare come Ranuccio senza che In questo caso la ‘i’ trasferisce dalla te in circolazione, è univoco il rico- l’autore ne avverta la contraddizio- terra medicea di Sorano, nel noscimento del Compendio quale ne.21 Il doppio onomastico si ripete Granducato Toscano (la madre di unica fonte di riferimento per l’iden- ancora in un opuscolo del 1977, Qui Ranuccio II era Margherita de’ tificazione dei due sicari. fu Castro, di anonimo.22 Medici), a quella di Olimpia Ad una meno superficiale lettura Dall’imbarazzante equivoco ho Maidalchini, la temuta Pimpaccia e confronto fra i numerosissimi saggi escluso tutte le approssimative guide che tanto potere esercitava sul cogna- in circolazione, riscontriamo in essi turistiche attualmente in circolazione to Innocenzo X, il rifugio per il l’equivoco intorno allo Zambini per per il fatto che queste pubblicazioni, Cocchi. Se vera la località di Soriano il fatto che in alcuni testi è indicato prive di finalità di ricerca, rinviano [nel Cimino] (VT) al posto di Sorano col nome di Ranuccio, in altri con alla storiografia tradizionale, spesso (GR), si avvertirebbe davvero la quello di Enrico. Confusione ed alterandola nei suoi contenuti accre- natura machiavellica dell’agire di alternanza dell’onomastico che sono scendone la confusione23. Con una donna Olimpia Maidalchini. stati reiterati progressivamente nel ‘r’ di troppo, nella forma di Tutto depone però a favore della corso del tempo e delle opere da Zambrini, ritroviamo Ranuccio in un cittadina toscana quale ultima dimo- parte degli studiosi senza che i saggio storico del 1865 di Gaetano ra del Cocchi: la contiguità fra i cen- medesimi ne percepissero l’incon- Carabelli.24 tri del Ducato di Castro e quelli gruenza o ne correggessero le loro, Anche quest’ultimo refuso di medicei della bassa Toscana, la sicu- eventuali, precedenti indicazioni. una ‘r’ in eccesso nel cognome, non rezza del rifugio lontano dalle guar- Confusione d’identità che non sfug- è sfuggito agli storici e come tale è die pontificie e, non ultimo, il fatto ge, almeno in parte al Gavelli, allor- stato erroneamente ripreso in altri che in Sorano, in data 3 luglio 1650, ché consapevole di ciò, cita entram- più recenti lavori ma adattato per è registrata anche la presenza di bi gli onomastici per lo Zambini: “Enrico Zambrini”25 e ridivenire poi Enrico Zambini. “Gli esecutori materiali del delitto, presso il medesimo studioso Accertata che grande è la confu- poi, vengono individuati nel Capita- “Ranuccio Zambrini”.26 sione dentro ai libri, non resta altra no Gian Domenico Cocchi e nel Al Carabelli, forse, è da attribuir- via di fuga dagli equivoci se non

20 G. Gavelli, La città di Castro e Antonio Luzi), Grotte di Castro, tip. Gigli, 1977, Le Monnier, 1865, p. 167 e 168. “Ma il profilo storico della famiglia Farnese, da Sangallo, Grotte di Castro, tip. C. p. 6 e p. 14. Cocchi morì in Soriano, e lo Zambrini in: Nel segno del Giglio. Ceramiche per Ceccarelli, 1983, p. 142. 23 Anche in: E. Agostini, Gradoli. Storia venuto poscia in potere della giustizia, i Farnese, Viterbo Faul Edizioni 21 Cfr., Eraclio Stendardi, Memorie stori- e territorio, Viterbo, BetaGamma edi- fu decollato in Castello S. Angelo come Artistiche, 1993, p. 24. che della distrutta città di Castro, Viterbo, trice, 1998, p. 17, si evidenzia questa colui che altre fiate aveva bagnato le 27 A. Cavoli, La Cartagine della Quatrini, 1959. Per la citazione dispongo discrepanza. sua mani del sangue degli innocenti”. Maremma, Roma, Scipioni Ed., 1990, della 3 edizione del 1993, Grotte di 24 Gaetano Carabelli, Dei Farnesi e del 25 R. Luzi, Valentano, Viterbo, CARIVIT, p. 79. Castro, tip. Ceccarelli, p. 76 e 77. Ducato di Castro e Ronciglione. Dalla 1986, p. 17. 22 Qui fu Castro (senza autore ma R. storia inedita di Ronciglione, Firenze, 26 R. Luzi, Nel segno del Giglio. Breve

14 ripartendo dalla consultazione delle antiche fonti d’archivio, che sebbene indirette in quanto non riferibili agli atti dei verbali del processo di Viterbo, restano fondamentali per acquisire le conoscenze minime utili alla valutazione degli eventi per come ci sono stati finora narrati dal Compendio e reiterati nell’ampia sto- riografia seguita all’Annibali.

Le fonti d’archivio e nuovi dati Seguendo le informazioni conte- nute nelle fonti d’archivio dei rogiti notarili viterbesi, si contesta al furono ipotecati i beni della famiglia. donna Laura si limita a qualificare Compendio che il capitano Ranuccio A nome della donna, quali suoi Faustina come “sua unica erede uni- Zambini di Gradoli sia stato decapi- parenti più prossimi, agirono Lean- versale di beni mobili e stabili” tato in Castel Sant’Angelo il 27 gen- dro Sarti e Matteo di Cesare30 senza specificarne la precisa consi- naio 1650 (Annibali, p.75) per il fatto Il successivo 2 ottobre 1658, il stenza e natura. Degli altri fratelli, che questi ha continuato, liberamen- capitano Giulio Danielli, Giulio e nella volontà testamentaria non vi è te, la sua attività di possidente in Paolo Francesco de Pallantis, Maria menzione alcuna, è detto invece che Gradoli. Nel 1652 (8 febbraio), il Cinulla e Giulia de Pallantis, affini la casa era posta in suburbio di capitano Ranuccio, in nome e per del capitano Rainuzio Zambini, trasfe- Gradoli, ubicazione questa che non conto dei fratelli Paolo e Francesco, riscono al Commissario Apostolico, sembra adatta al grado e dignità della assenti alla stipula dell’atto, agì nei Michelangelo Oliviero, denaro e beni famiglia Zambini il cui patrimonio, confronti di Alessandro di Marco a titolo di risarcimento del danno fatto all’origine, doveva essere consisten- Antonio.28 Nel 1658, insieme ai sud- dallo Zambini. Dall’elenco risulta che te. Gerolamo Zambini, già da primi detti fratelli e a Orazio Stoppone, lo Zambini era proprietario di un anni del XVII secolo, aveva ricoper- Ranuccio fu condannato dal giudice querceto posto in Gradoli, in contra- to incarichi di funzionario dello Stato fiscale al pagamento di 100 scudi, da Civitella, di una vigna in contrada di Castro per i duchi Farnese. necessari per fabbricare il processo la Citaressa, di un terreno in contrada Nel 1607 (5 agosto) agì per la “super delictis commissis”, e al con- Piccione nella Valle del Lago dove Camera Ducale nella dilazione delle fino. A titolo di risarcimento dei 100 era proprietario anche di un altro ter- spese sostenute dalla Comunità di scudi, il Vicario Foraneo di Gradoli, reno in località Rigo. Oltre ai beni Valentano per i lavori fatti eseguire Domenico Manno, ottenne una casa immobili, nell’atto sono indicate alla Ripa, nel 1613 (28 aprile) operò con cellaro, posta in Gradoli nella anche le quote in denaro, i proventi a Ischia. Funzione ed incarichi Via di Santa Annunziata e una vigna dell’affitto dei terreni e altri beni di amministrativi che, nei decenni a in contrada Vallevida.29 genere diverso (5 botti, uva, 2 tine, 3 seguire, furono continuati dal figlio. L’azione, iniziata dal Giudice porci) che la suddetta doveva paga- Nel 1644 (6 agosto), Ranuccio del fu Andrea Alberetto il 1° maggio 1658 re.31 Figlio di Laura e Gerolamo Gerolamo alias Carolini (o su incarico ricevuto dal Governatore Zambini, oltre ai nominati Paolo e Carosini), per mezzo di Paolo di Roma per ordine del Serenissimo Francesco (sacerdote), della famiglia Cittadella, Auditore Generale dello S.D.N Papa, continuò il successivo faceva parte anche Faustina. La gio- Stato di Castro e Ronciglione, fu 4 giugno quando a Laura de vane risulta l’unica erede universale nominato Esattore Generale dei Zambinis, madre di Ranuccio, in dei beni testamentari lasciati dalla Crediti del Duca di Parma e Piacenza attesa delle novità sul processo infor- madre nel 1671 (27 agosto).32 per lo Stato di Castro e Ronciglione. mativo e investigativo “ad effecto Dalle carte consultate sembra L’atto, dato nel homicidio iam perpretato, et com- concludersi che dopo il pagamento di Gradoli, risulta interessante per la misso in personam D. Capitani dei debiti, il patrimonio della fami- denominazione di Carosini data a Rainutii Zambini, eius filii” e a glia Zambini si era sostanzialmente Gerolamo Zambini e ancor più per il garanzia del debito di pagamento, ridotto a poco valore; il testamento di fatto che fu rogato da Giovan

28 Archivio di Stato di Viterbo, d’ora in 31 Ivi, Leonoro Corsetti prot. 78 (1657- avanti indicato come A.S.Vt., archivio 1661), c. 18v e segg. notarile di Gradoli, Bernardino 32 Ivi, Girolamo Blasi prot. 80 (1654- Pomponio prot. 74 (1638-1652), c. 104v. 1676), c. 176. 29 Ivi, Leonoro Corsetti prot. 78 (1657- 33 A.S.Vt., archivio notarile di Valentano, 1661), c. 11. Giovan Domenico Cocchi prot. 43 30 Ivi, archivio notarile di Gradoli, (1639-1645), c. 176. Girolamo Blasi prot. 80 (1654-1676), c. 9v e 10.

15 Archivio di Stato di Viterbo, notarile di Valentano, Notaio D. Ciotti (1646-1650). Contratto in cui compare il Capitano Enrico Zambini. Canino, 4 luglio 1650.

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Domenico Cocchi.33 Il precedente 22 febbraio, Ranuccio Zambini era indi- cato in un verbale, la cui lettura resta però parziale per il cattivo stato di conservazione delle carte, nel quale è detto che il tenente Zambini, nel pas- sato anno 1643, aveva fatto fare la semina del grano (29 some circa) nel territorio di Mezzano (Valentano) ma che al momento della raccolta, per escussione dei testimoni (gli operai che vi avevano lavorato: Sebastiano, Jacobo, Sante), il grano era risultato di pessima qualità (sconcio et pieno di lolla).34 Nel 1647 il capitano Ranuccio, acquistò da Graziosa de Leandris, La grazia e la libertà, secondo quan- L’omonimia del titolo di Capitano e una vigna alberata di 12 opere, posta to contenuto nel Compendio, è il del gentilizio ha, presumibilmente, nel territorio di Gradoli, contrada movente che avrebbe spinto originato l’equilibrio e lo scambio Quercipaoli, per il prezzo di 93 Ranuccio Zambini e Giovan delle identità. In qualità di agente dei scudi.35 Nel febbraio del 1648, in Domenico Cocchi ad uccidere il Farnese è presente nel Ducato di qualità di Esattore Generale della vescovo Giarda. Castro già dal 1613 quando, con sua Camera ducale, lo Zambini inviò una Non molto diversa da quella di lettera inviata da Capodimonte (24 lettera di patente ai Priori del Ranuccio, è la posizione di Enrico aprile) ai Priori di Valentano, invitò Comune di Valentano con la quale Zambini. Il capitano Enrico, da alcu- gli stessi Ufficiali ad informarlo della regolava la vendita e il prezzo del ni storici (in parte gli stessi di quelli richiesta del denaro di cui necessita- grano della Comunità.36 Per aver poi che lo nominano in altre opere anche va la Comunità e del “peso di cambi usurpato una somma di denaro del Ranuccio) qualificato come il socio poi che la D.A.S. non intende darli in duca Ranuccio col monopolio dei di Giovan Domenico Cocchi nel- altra maniera, potrete dunque dirme- grani, lo Zambini: “fu carcerato in l’omicidio di Monterosi, viene indi- ne, acciò ne possi scrivere à Parma, Valentano, e dall’Auditore Pavoni cato nelle carte dell’archivio come et con fine me ni offero et assecon- condannato a morte, ma ancor egli Gentilhuomo di Parma e residente do”.37 In qualità di Governatore ebbe la grazia dal Duca ottenutagli perlopiù a Capodimonte. Dalle carte Generale dell’Entrate dello Stato di da D. Leonoro Lambertini da Latera, consultate non sembra desumibile Castro, lo troviamo ancora a che andò a Parma per Lui, e poi alcun rapporto di parentela con gli Capodimonte nel 1617 (19 giugno) andarono insieme a Roma; del Zambini di Gradoli, il titolo e la pro- per conoscere dagli Ufficiali della Cocchi, e Zambini fu fatto il proces- venienza gli sono invece esplicitati in Comunità la somma di denaro richie- so in Gradoli (…)” (Annibali, p. 77). molti atti dal 1620 al 1647. sta per la mietitura. Ancora da

34 Ivi, archivio notarile di Gradoli, sciuto non essendo stato copiato all’in- Bernardino Pomponio prot. 74 (1638 - terno del Registro delle Delibere. 1652), c. 7v e 8. 37 Archivio Storico di Valentano, 35 Ivi, archivio notarile di Valentano, Valentano vol. BC/2, c. 21. Bartolomeo Libertini prot. (1642- 1648), c. 249 e 250. 36 Archivio Storico di Valentano, Delibere e Consigli (1639-1655), c. 121. Il con- tenuto della patente ci risulta scono-

16 Capodimonte, nel 1620 (9 febbraio), Gentilhuomo Parmegiano e Gover- Leonoro Lambertini possa essere il capitano Enrico Zambini, Nobil natore generale delli Stati di Castro stato riconosciuto come la mente Parmigiano, costatato che la cartiera e Ronciglione per S.A.S 39”. della banda di Monterosi. di Marta mancava di stracci necessa- Pochi giorni dopo (20 febbraio), Il Compendio, come precisa ri per la produzione della carta, con atto di Giovan Domenico Coc- anche lo stesso Annibali (p.78 e 79 emanò un ordine col quale comanda- chi, quale procuratore del duca nota n. 1), dopo averlo infatti descrit- va che nessuna persona dello Stato di Ranuccio, vendette a Orazio di to come la mente organizzatrice del- Castro e di altri luoghi soggetti Pompeo di Sorbello, abitante a l’omicidio e in totale sintonia con la potesse “raccogliere ò far raccoglie- Marta, una vigna posta nella contra- corte di Parma, tace circa la sorte e re, vendere ò comprare stracci di da Banditella a Montalto per il prez- pena che sarebbe dovuta toccargli sorte alcuna, ne quelli cavare, ò farli zo di 156 scudi. Nei tre anni che pre- secondo il contenuto della bolla di cavare fuori di detto Stato senza corrono la Seconda Guerra di Castro, Innocenzo X; tale coinvolgimento gli licenza inscritti di ms. Ascanio Dolci in qualità sempre di Governatore avrebbe quantomeno comportato la da Marta et Ottavio di Giovanni da Generale delle Entrate, lo Zambini è scomunica. Sugano al presente affitttuarii di fortemente impegnato nell’approvvi- Attenendoci però ai fatti rico- detta cartiera ò chi sarà deputato da gionare la capitale di uomini e di struibili dalle fonti d’archivio, ci essi sotto pena di cinquanta scudi beni necessari alla difesa della città. resta difficile conciliare il sacrilego per soma et unum giulio per libra Funzione questa che svolse almeno canonico Leonoro Lambertini del tanto à chi vende, quanto a chi com- fino al 1648 (15 novembre),40 vale a Compendio con quello evinto dalla pra et altre ad arbitrio di S.S. Molto dire a pochi mesi dal fatto di carte notarili. I rogiti c’informano Illustre, et al vetturale le bestie li Monterosi. che, nel 1650, il sacerdote era il tito- stracci, et cinquanta scudi all’Oste et Anche per Enrico Zambini, come lare del beneficio delle cappelle di altri dove alloggiarando per detto già detto per Ranuccio, nell’eventua- Sant’Antonio Abate e dell’altare del Stato (…)38”. La carica di Governa- le equivocato scambio del nome non SS.mo Rosario eretti nella Collegiata tore Generale delle Entrate, gli venne è possibile fissare la data di morte al di Santa Maria Maddalena di rinnovata ancora nel 1647. Il nobile 27 gennaio 1650 in Castel S. Angelo Gradoli. In data 20 ottobre infatti, piacentino Pietro Antonio Morandi, (Annibali p. 75), per il fatto che il 3 sebbene assente alla stipula del rogi- Auditore Generale dello Stato, con luglio 1650 si trovava a Sorano dove, to, il presule ottenne da Gabriele sua lettera ai Giudici e Potestà dello in qualità ancora di Governatore Vittori il beneficio sui suddetti due Stato di Castro e data in Gradoli il Generale degli Introiti del duca altari. 29 gennaio, comunicò loro che: “Il Ranuccio, inviò delle lettere a Mario Titolarità che gli venne confermata Serenisssimo Signor Duca Padrone Miccinelli di Canino nelle quali lo dal vescovo di Montefiasco-ne- ha mandato per suo Governatore nominava suo Depositario e l’obbli- Corneto, Gaspare Cecchinelli, anche Generale delle sue entrate dello gava, sotto pena del pagamento di il successivo 23 dicembre e conser- Stato di Castro et Ronciglione il cinquecento scudi, a vendere tutto il vato fino al 1667. A seguito della sua Signor Capitano Henrico Zambino grano di Canino, e di morte, avvenuta in data antecedente Gentilhuomo Parmigiano onde io ho Arlena al duca Ranuccio Farnese. al 30 maggio 1667, la famiglia De stimato obligarmi darne parte ò le L’informazione è contenuta nel- Romanis, godendo dello iuspatronato SS. VV. acciò lo riconoschino per l’obbligazione, a carico del Cinelli, sulle due cappelle, nominò come tale e l’obedischino in tutte quelle rogata in Canino dal notaio nuovo beneficiario il chierico Marco cose che concerneranno al suo Domenico Ciotti il successivo giorno Tullio Fetti di Gradoli e ne chiedeva governo (…)”. 4 luglio nella Scuola pubblica della la licenza al vescovo falisco, card. 42 Il successivo 4 febbraio, da Comunità e alla presenza di Paluzio Albertoni. Capodimonte, lo Zambini, emanò un Gerolamo di Giorgio Rubei del Figlio di Fabio Lambertini e nati- bando sopra il lavoro degli uomini Papino, chirurgo, e Jacobo di Battista vo di Latera, don Leonoro era stato 41 dello Stato di Castro affinché non si Paraveni. canonico della Collegiata di San recassero fuori di detto Stato senza Giovanni Apostolo ed Evangelista di licenza degli ufficiali delle Il canonico Leonoro Lambertini Valentano. Nel 1645 (7 febbraio), Comunità, sotto pena “dell’impresa Rispetto al Compendio, le fonti come santese della Collegiata, unita- bestiame, grano et altre pene ad d’archivio consultate escludono inol- mente a Pietro Continelli e Giovanni arbitrio nostro. Noi Enrigo Zambini tre che, fino al 1667, il canonico Cocchi (padre di Giovan Domenico),

38 Ivi, Castro vol. 3, Bandi e Lettere prot 10 (1594-1607), cc. 67v-68v. filius de terra Canini Depositarius electus, avrebbe dovuto più esercitare, dopo la (1613-1640), c. 67v. In data 1 maggio 39 Archivio Storico di Valentano, Castro vol. et deputatus ab Illustrissimo D. Capitano resa del settembre del 1649, alcuna auto- 1599, Mario Farnese, appalta per 5 anni 4, Bandi e Lettere 1628-1648), c. 155. Enrico Zambino generale Gubernatore rità sugli uomini e territori dell’ex Ducato a Domenico di Valerio di Camerino, ma 40 Ivi, Valentano BC/1, c. 135. Introitum Serenissimi D. Ranutij Farnetij di Castro e Ronciglione ma che di fatto il abitante a Sucano nel distretto di 41 A. S.Vt., archivio notarile di Valentano Parme et Ducis ut advenit litteras missivas Farnese esercitava ancora una concreta Orvieto, la produzione “della carta Domenico Ciotti prot. 44 (1646-1650), c. sibi directas sub date Sorani die 3 huius ad autorità. mezzana sottile di stampa” da farsi 333. “Die quarta mensis Julij 1650. In mei quas (…).” Il rogito è interessante anche 42 Ivi, archivio notarile di Gradoli, nella cartiera di Sucano. A.S.Vt., archi- et personaliter constitus D. Marius per il fatto che in questa data Ranuccio II, Gerolamo Blasi prot. 80 (1654-1676), vio notarile di Latera Erminio Ridolfo, Miccinellus quondam D. Joannis Baptiste qualificato solo come duca di Parma, non c. 46.

17 Contratto in data 24 gennaio 1644 stipulato in dal notaio Giovanni Domenico Cocchi con il suo “signum” di chia- ra ispirazione farnesiana. Archivio di Stato di Viterbo, notarile di Valentano, G. D. Cocchi (1639-1645).

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all’interno della Comunità e delle locali Confraternite.46 Da Fabrizio Cocchi, sposato con donna Caterina, nacque Giovanni (1589-1655) e da questi, dopo il matrimonio con Ginevra di Pietro Valiserra, il nostro Giovan Domenico.47 Fra i numerosi figli nati dalla coppia, Giovan Domenico era il maggiore. Dal regi- stro dello Stato delle Anime del 1631, redatto dal sacerdote France- sco de Franceschi, è possibile cono- scere la composizione dell’intera rispettivamente Sindaco e Priore di tutto ignota, come anche di delimita- famiglia e l’età dei singoli compo- Valentano, per autorità loro concessa re, in modo meno approssimativo nenti. Della famiglia di Giovanni dalla Comunità di Valentano, fecero rispetto all’Annibali (p. 75), la sua Cocchi (38 anni) e Ginevra costruire al maestro Amadio una data di morte in Sorano. Valdiserra (31 anni), oltre a Giovan Domenico e agli altri figli: Catalena campana di 1331 libre per servizio Giovan Domenico Cocchi, nelle 43 (10 anni), Mariano (8 anni), Pietro della Chiesa. fonti bibliografiche nominato nella (6 anni) e Tempora (4 anni), faceva- forma contratta di Giandomenico Giovan Domenico Cocchi no parte anche la suocera, Caterina (Annibali) o di Domenico (Carabel- A differenza dei suddetti protago- (47 anni), e un garzone di nome li), era nato a Valentano il 20 febbra- nisti, nulla ha modificato la docu- Giovanni (48 anni).48 44 mentazione d’archivio nei confronti io 1617 e fu ucciso a Sorano nel Tempora, nel 1645 sposò Seba- del Cocchi la cui posizione e ruolo 1649 in data antecedente al 26 otto- stiano Sterpa, anch’esso di agiata ed nel fatto di Monterosi restano dunque bre. Famiglia di piccoli possidenti, i antica famiglia valentanese,49 mentre quelli che gli sono stati attribuiti dal Cocchi risiedevano in Valentano già di Catalena, la sorella maggiore, è Compendio. La ricerca non è stata dalla metà del XVI secolo45 quando possibile conoscere solo che non tuttavia né sterile né inutile in quanto nel centro si contavano già cinque morì a Valentano e che nel 1655, per ha consentito di acquisire una discre- nuclei parentali: Paolo, Luciano, volontà testamentaria del padre, le ta quantità di informazioni utili alla Aurelio, Gerolamo e Fabrizio e che furono assegnati 250 scudi di dote. compilazione della sua biografia, del da sempre hanno ricoperto cariche Quella del matrimonio di Tempora,

43 Ivi, archivio notarile di Valentano, posta in contrada Casa d’Arcangelo. Arciprete fatte prima le denuntie a dì 8, gliare, oltre a Sebastiano, facevano Bartolomeo Libertini prot. 50 (1642- ASVt., archivio notarile di Valentano, 15, et 21 di settembre et servate le cose parte anche il fratello Teseo (maggiore) 1648), c. 92 e seg. Vincenzo Bonsignori prot. 6 (1549- da servarsi secondo la forma del Santo e un garzone di nome Francesco di 44 In questa data, il Nostro è registrato 1556), c. 52. Concilio Tridentino. Presenti il capita- Monteleone. Ididem, c. 220v. Il matri- nel Libro dei Battesimi della 46 Nel 1635 (12 marzo), Angelo Cocchi e no Adriano Ricci e Ottavio Vitozzi” I monio fra Tempora e Sebastiano Sterpa Parrocchia di San Giovani Evangelista Antonio di Paolo Cocchi risultano elet- Valiserra sono giunti a Valentano dalla fu contratto in data 16 aprile 1645. per mano dell’Arciprete Maccagnino. ti camerlenghi della Compagnia della metà del XVI secolo dalla Val d’Isére Archivio Parrocchiale di Valentano, “A dì 20 febraio 1617. Giovan Misericordia di Valentano. Archivio derivandone il cognome. Libro dei Matrimoni M.3 (1606-1649), Domenico figlio di Giovanni Cocchi e Parrocchiale di Valentano, vol. CFM 1 48 Ivi, S.A. 1, c. 221. Nel censimento del c. 219v. Sebastiano Sterpa, in data 13 di Genevra sua moglie fu batizzato da (1638-1704), c.n.n. ma piatto anteriore. 1631, gennaio 1655, chiedeva al suocero me Maccagnano Arciprete et fu com- 47 Archivio Parrocchiale di Valentano, Valentano contava 1473 abitanti. Giovanni Cocchi e al cognato Luciano, mare Corintia di Metello.” Archivio Libro dei Matrimoni M.3 (1606-1649), 49 Figlio del sergente Giacomo Sterpa e di la quietanza di 500 scudi che gli erano Parrocchiale di Valentano, Libro dei c. 159v. “A dì 3 novembre 1613. Fu donna Diamante, Sebastiano, era nato a stati assegnati al momento del suo Battesimi B.3 (1602-1649), c. 39v. contratto per verba de presenti tra Valentano intorno al 1626. L’abitazione matrimonio. A.S.Vt., archivio notarile 45 Nel 1555, Giovanni Cocchi di Brigita Giovanni Cocchio et Genevra di Pietro dello Sterpa era posta anch’essa nella di Valentano, Domenico Ciotti prot. 39 vende a Bernardino di Pietro Sterpa di di Battista nella Chiesa suddetta contrada di San Martino e vicina a quel- (1654-1656), c. 79. Valentano un pezzo di terra di 5 staia [Collegiata n.d.a.] per me Maccagnino la di Giovanni Cocchi. Del nucleo fami-

18 non è un’indizio secondario per il apprendiamo che la famiglia aveva atto datato “Millesimo Sexcentesimo fatto che dal Manoscritto orvietano una propria sepoltura nella quadragesimo octavo (…), die vero sappiamo che della banda di Collegiata di San Giovanni decima setptima mensis octobris” Monterosi faceva parte anche un Evangelista e che lasciò come dote mentre la 150 reca la data del 23 cognato del Cocchi. Mariano fu alla figlia Catalena metà di un suo maggio 1648. Sul margine sinistro a sacerdote e nel 1656 (4 aprile), come podere con vigna, posto nel territo- chiusura dell’atto, la carta 118 ha padrino dei figli di Giovan rio di Valentano in contrada il Piano impresso ad inchiostro il sigillo nota- Domenico, agì come loro procurato- della Madonna della Salute, l’altra rile del Cocchi costituito da un ele- re e tutore,50 Pietro ebbe un figliò che metà ai figli Mariano, Pietro e gante giglio (a metà fra quello del- chiamò Giovan Domenico che fu Giovan Battista. Quota che riconosce l’iconografia farnesiana e quella fio- notaio in Valentano dal 1678 al 1715. anche ai nipoti Giovanni, Giacomo e rentina) con alla base le lettere in Dalla unione di Giovanni e Odoardo, figli del defunto capitano maiuscolo di ‘JDC’, iniziali del nota- Ginevra Valiserra, erano nati anche Giovan Domenico. Per sua volontà, i io, inframmezzate da ‘F’ e ‘P’. altri figli che però morirono in tene- figli maschi e nipoti suddetti furono Al disotto del giglio vi è una ra età: Mariano (1615-1617), nominati anche suoi eredi universa- fascia con un motto latino di due 53 Cristofora (1618-1621), Anastasia li. Un inventario, del successivo 3 parole e leggibile solo parzialmente: (1.11.1628/ 15.8.1629), una seconda luglio 1655, ne precisa la consisten- ‘Fo - - -’ ‘Auget’; il secondo termine Anastasia (19.6.1630/ 21.6.1630) e za. Tra i beni elencati sono compresi sembra separato da ‘SP’. Giovan Battista (1633-1634). anche una stalla, un cellaro con can- Alla carta 141, in data 20 febbra- E’ altresì possibile che Tempora tina e cisterna sottostanti l’abitazione io 1647, tra i suoi clienti troviamo il (sposata a Sebastiano Sterpa), più verso la Chiesa di San Martino, un capitano Enrico Zambini che, in qua- propriamente, avesse il nome di casale da cielo a terra posta nel terri- lità di Governatore dello Stato di Cristofora come la sorella premorta- torio di Valentano in contrada il Castro e Ronciglione per il duca Piano della Madonna della Salute, Farnese, vendette ad Orazio di le, modalità questa estesa anche ad altrimenti detta anche Monte Felice, Pompeo, abitante in Marta, una vigna un ultimo fratello, nato dopo il 1635, un’altra casa in di della Camera Ducale posta nella con- che ebbe il nome anch’esso di tre stanze e un magazzino. Tra i beni trada Banditella a Montalto.55 Giovanni Battista come il suo mag- inventariati sono inoltre compresi: Decisamente interessate è la carta giore.51 L’abitazione della famiglia sette bovi aratori, dodici vacche, cin- 158. Si tratta di un atto rogato in era posta in prossimità della chiesa di quanta capre in soccida con Ischia di Castro nella casa del capita- San Martino, nella strada di Santa Domenico di Silvestro, due cavalli no Feliciano Pazzaglia e alla presen- Maria (ora Via Giacomo Matteotti), domi e un polledro asinino, più za dell’Illustrissimo Signore Virgilio vale a dire lungo il principale asse diversi terreni seminativi e a vigna.54 Vetulo di Città Ducale e di D. Gelso- viario della città. Edificio che la Nella sua abitazione di Valentano, mino Gelsomini di Ischia, il 30 famiglia continuò ad abitare anche il capitano Giovan Domenico Cocchi marzo 1649.56 Il rogito conferma che dopo il fatto di Monterosi. La casa rogò alcuni degli atti facenti parte del a dieci giorni dall’inizio del processo proveniva dai beni dotali di Ginevra suo unico fascicolo notarile conser- di Viterbo nulla era ancora emerso a Valiserra ma i Cocchi, fin dal 1555, vato presso l’Archivio di Stato di suo carico. avevano una loro abitazione nella Viterbo. Costituito da un filza di 179 Nel 1639, Giovan Domenico stessa via mentre un’altra era posta carte numerate e registrato con pro- Cocchi fu Cancellario a Capodimonte, nella Contrada del Palazzo tocollo numero 49, il fascicolo con- successivamente anche a Gradoli e a Consigliare. Si tratta in quest’ultimo tiene una serie di atti rogati negli Ischia di Castro dove sposò Leonide di caso del palazzetto di Fabrizio anni 1639-1645 nei diversi centri far- Giovanni Felice Podeis (la donna era Cocchi, nonno del nostro, indicato in nesiani di Capodimonte, Gradoli, stata precedentemente sposata a un rogito dotale del 1584 (6 febbra- Ischia, . A una più attenta Marco Antonio Gambari) e dalla cui io).52 Nel 1655 (16 gennaio), il nota- lettura della filza, si ricava però che unione nacquero, Giovanni, Giacomo, io Domenico Ciotti, alla presenza del le carte sono state cronologicamente Odoardo e Ginevra. Il 5 gennaio del sacerdote Giovanni Battista Lazzari e male ordinate in quanto in quelle 1646, l’Illustrissimo Signore Giovanni Pietro de Grasso di Toscanella, aro- interne sono inseriti atti posteriori Domenico Cocchi Signore, filino di matario in Valentano, rogò il testa- alla data dell’ultima carta del fasci- Giovanni Cocchi di Valentano, abi- mento di Giovanni Cocchi. Dall’atto colo. Così alla carta 145 è inserito un tante di Ischia, acquistò da Magrino

50 A.S.Vt., archivio notarile di Valentano, Acquapendente, Tommaso Alemanno collo è questo l’unico signum posto dal di grano di qualità sconcio “ come li fu Domenico Ciotti prot. 46 (1654-1656), prot. 49 (1583-1608), c. 8. notaio Cocchi a chiusura di un suo consegnato quando fu levato dal c.165 e segg. 53 Ivi, archivio notarile di Valentano, atto. Nel caso specifico si tratta di un pozzo”. 51 Cfr., Archivio Parrocchiale di Domenico Ciotti, prot. 46 (1654- atto, dato in Ischia di Castro il 24 gen- 56 Ibidem, c. 158. Valentano, Index Generalis omnium 1656), c. 81 e segg. naio 1644, nel quale è detto che il pre- Baptizatorum […] redactus a 54 Ibidem, c.129 e segg. cedente anno, Stefano Molla, Sacerdote Dominico Bonasera, cc. 55 Ivi, archivio notarile di Valentano, Castellano in Canino per la Reverenda 137v-138v. Giovan Domenico Cocchi prot. 49 Camera Apostolica, aveva ricevuto dal 52 A.S.Vt., archivio notarile di (1639 - 1645). All’interno del proto- capitano Leonardo Cordelli 160 rubia

19 Resti della Cattedrale di San Savino in Castro a Pagina seguente: seguito dei primi scavi del 1960-1961 guidati Ruderi della Città di Castro. dall’arch. Scipione Tadolini. Nella prima il portale di Jacobus Caronius, ora collocato all’esterno del Museo di Ischia di Castro. Nelle altre resti della Zecca, opera di Antonio da Sangallo, il giovane.

Castro. Nuovi documenti per una lettura critica del processo di Viterbo

che anco Signor Ciotti ha hauto in quattro lettiere di noce con le sue affitto” per il prezzo di 450 scudi colonne, dodici sedie di corame, una annui.58 Il 26 settembre 1646, il credenza figurata di noce, quattro Cocchi quale “appaltatore del forno candelieri d’argento, un bicchiere dello spaccio dell’Illustrissima d’argento), i vestiti di foggia signori- Comunità di Mont’Alto di sua spon- le con finimenti in argento e prezio- tanea volontà, et in ogni meglior si, un anello con giglio in pietra, modo, concede à Cesare del fu quattro portiere di corame con Andrea capraro da Farnese, presen- l’Arme di esso Signor Giovan te e accettante, à spianare in detto Domenico, sono elencati nel verbale forno tutto quel pane che bisognerà anche 25 bovi aratori, consistenti per servizio di quel spaccio, et altro quantità di grano in Canino (ottanta […]59.” vitture di stara sette l’una), Farnese In qualità di Appaltatore del (75 vitture), Ischia (due pozzi di grano, per averne usurpate le entrate, grano di ottanta some in tutto). avrebbero avuto inizio le difficoltà “Quali beni come sopra inventa- del Cocchi con la Camera Ducale, riati restorno in potere di detta SS presumibilmente dopo la data del 17 Leonida ad ogni bene fine et effetto, ottobre 1648. Già graziato dal duca e per quello può ne terrà conto, e Farnese per delitto (?), fu carcerato e cercarà conservarli a tempo di detti processato in Gradoli unitamente a suoi figlioli, e senza pregiudizio Ranuccio Zambini per essersi impos- come sopra. Fatto in Ischia in casa sessato delle entrate ducali quando sua dotale, posta nel borgo d’Ischia, era Esattore Generale dello Stato di appresso suoi noti confini. Presenti Castro. Per ottenere la grazia del Illustrissimo R.P. Frate Filippo Petrucci una cella vinaria, sita in duca Farnese e tornare in libertà, per Giraldino, Priore del Convento di S. Ischia in contrada la Piazzetta, presso lo Zambini si trattava di pena capita- Rocco d’Ischia, Flavio Silvani e i beni del capitano Feliciano Pazza- le, i due si resero assassini del vesco- Alessandro Farolfo da Ischia tutti.”60 glia, di Giovanni di Giacomo e la via, vo Giarda secondo il piano concepito per il prezzo di 35 scudi.57 dal canonico Lambertini in accordo Conclusioni Il successivo 27 gennaio, Ales- con la corte di Parma (Annibali, p. Dalla documentazione dell’archi- sandro Ciotti, affittuario dei beni 77 e 78). vio acquisita non è stato possibile ducali in Montalto, subaffittò per due Il 26 ottobre 1649, a seguito della stabilire chi tra i due Zambini debba anni al capitano Cocchi “il provento morte del capitano Cocchi, nella casa riconoscersi quale sicario del vesco- della Pizzicaria (…) di Montalto con dotale della moglie Leonide fu fatto vo Giarda. Il fatto che Enrico si tro- la pesca del fiume Fiora, e Gabella l’inventario di tutti i suoi beni eredi- vasse in Sorano nel 1650, come vi di Montalto, e con altri suoi annessi tari. Oltre gli arredamenti della casa era stato il Cocchi, proietta sul genti- e nella medesima forma e maniera (tra i quali sono registrati anche: luomo di Parma più di un sospetto

57 Ivi, archivio notarile di Valentano, A.S.Vt., archivio notarile di Ischia di Domenico Ciotti prot. 44 (1646- Domenico Ciotti prot. 43 (1632-1646), Castro, Marco Stefani prot. 31 (1648- 1650), c. 68 v e seg. c. 325r e seg. Leonide aveva sposato 1655), c. 64. 60 Ibidem, c. 283v –284v. in prime nozze Marco Antonio 58 Segue il Capitolato, il 7 riguarda la Gambari e dalla loro unione erano regolamentazione della Gabella del nati: Giunio, Pompilio e Giovanfelice. grano. A.S. Vt., archivio not. di Ischia In data 9 dicembre 1649, con un terzo di Castro, Marco Stefani prot. 30 matrimonio, la donna sposò il capita- (1640 - 1648), c. 203v-205. 61 Cfr., A. Biondi, L’uccisione del no G. Gailetto, nobile romano; cfr., 59 Ivi, archivio notarile di Valentano, “Duchino” di Latera. Nuova luce da

20 sulla sua estraneità all’omicidio. La Compendio, la cui redazione è più le, ritroviamo nel giudizio del sacer- posizione di Ranuccio è quella con- orientata a ricostruire la verità storica dote valentanese Cruciano Codoni il solidata dalla tradizione del dei fatti che quella già sbrigativa- quale, dopo aver esposto il fatto di Compendio, abbiamo però costatato mente anticipata nel processo di Monterosi, si rivolge direttamente ai che la fonte orvietana non regge alla Viterbo del quale conosciamo la data suoi contemporanei: “ (…) quei sedi- completa verifica e controllo dei dati. di inizio ma non quella di chiusura centi repubblicani, del 1848, che La verifica dei dati, oltre che ai con- e le cui conclusioni, anticipate o assisi sulle rovine di Castro con iro- tenuti, dovrebbe essere estesa anche posticipate rispetto alle indagini, nia la più schifosa ardirono proferire allo studio filologico: la congiunzio- cancellarono definitivamente il pote- sarcasmo – Ecco che cosa sanno fare ne “e” al posto della tradizionale “et” re dei Farnese dalle terre del i Papi – E chi non approverà, purché appare poco convincente in un mano- Patrimonio. abbia senno, che questa Città fù giu- scritto della metà del secolo XVII. La distruzione di Castro non ha stamente fatta distruggere? e altresì i All’analisi filologica (la congiunzio- tuttavia annullato la sua storia, al moderni Italiani veduto, che il ne “e” al posto della tradizionale contrario l’ha alimentata con una sto- Territorio Castrense è sempre stato “et“ appare poco convincente per un riografia controversa e dai significati nel Patrimonio, cesseranno di portar documento della metà del XVII seco- anche simbolici. Lo spianamento reclami alla Corte reale di Torino, e non più insisteranno di togliere lo), è il segno di un lavoro non fermo della città fu infatti abilmente stru- mentalizzato e politicizzato in età ancor queste poche Terre al Governo alla sublime ricapitolazione del già risorgimentale dai circoli patriottici temporale del Sommo Pontefice dai detto e avviato ai tradizionali inter- dell’ex Ducato. Nei moti democratici sudditi adorato, ed amato, col prete- rogativi della ricerca storica. Del del 1848-49 e del 1860, il Circolo sto che non avesse fatto parte del resto già un altro documento che rife- Castrense62, sollecitò le coscienze ripetuto Patrimonio.”64 risce dell’uccisione del “Duchino” di delle popolazioni locali contro il Città che ha arricchito anche Latera, riportato in nota potere temporale della Chiesa richia- l’immaginario popolare, la tradizione dall’Annibali (p. 106-107), è gia mandosi alla storia di Castro e alla così la cantava nelle piazze. “Currite stato oggetto di revisione critica da furia devastatrice dei picconi voluta Parmigian col miccio acceso,/ nun 61 parte degli studiosi. da Innocenzo X contro la città. serve Barbancu che Castro è stato Circa il valore da riconoscere al L’Associazione patriottica, provoca- preso”.“Se Castro è stato preso, nun Compendio va aggiunto che la data toriamente, firmò l’ appello del 29 ce frega gnente/ abbruceremo la città del 27 gennaio 1650, indicata per la aprile 1849, rivolto ai soldati france- d’Accopannente”.65 morte in Roma di Ranuccio si sbarcati in Civitavecchia per com- Zambini, data per altro errata, e quel- battere la Repubblica Romana, dalla la del 1667 per don Leonoro sua sede simbolo: “Dalle ruine di Lambertini, sono due degli elementi Castro”.63 di valutazione essenziali ai fini di Battaglia sull’uso politico della un’attribuzione cronologica del storia che, in forma antirisorgimenta-

un documento di Parma, in: Cardinale Grotte di Castro, tip. Ceccarelli, 2000. 1900) e da Giuseppe Bacci (cl. 1956) Girolamo Farnese Ultimo Duca di 63 Ivi, p. 8. che dice di averlo ascoltato dal nonno. Latera, (Giornata di Studi. Museo 64 C. Codoni, Cenni Storici intorno alla della Terra -15 novembre 1999), terra di Valentano del Sacerdote D. Grotte di castro, tip. Cecccarelli, (s.d), Cruciano Canonico Codoni, cit., p. 10 pp.39-50. e 11. 62 Cfr., Un aspetto del Risorgimento 65 Il frammento della canzone è stato rac- Viterbese. L’Associazione Castrense colto ad nel 1982 e mi è stato del 1848-1849 (a cura di R. Luzi), narrato da Maria Domenica Biagi (cl.

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