03/04/2009

COMUNE DI SETTORE POLIZIA MUNICIPALE Servizio di Protezione Civile

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PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

• PIANO DI EMERGENZA

- CENTRO OPERATIVO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE DI POGGIBONSI (SI) –

INDICE 1 INTRODUZIONE...... 2 2 PARTE GENERALE...... 4 2.1 SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA DEL TERRITORIO ...... 4 2.2 ELEMENTI DI GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA ...... 4 2.2.1 ESTENSIONE TERRITORIALE – POPOLAZIONE RESIDENTE ...... 18 2.2.2 GESTIONE DEL RETICOLO IDROGRAFICO...... 19 2.2.3 RETI DI MONITORAGGIO C.O.C...... 20 2.2.4 RETI DI COMUNICAZIONE VIARIA E FERROVIARIA ...... 20 2.2.5 CANCELLI...... 23 2.3 TIPOLOGIA DI PERICOLOSITÀ E RISCHI PRESENTI SUL TERRITORIO ...... 24 2.3.1 CONCETTI GENERALI: IL RISCHIO E LA PERICOLOSITÀ ...... 24 2.3.2 PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA...... 25 2.3.3 PERICOLOSITÀ SISMICA...... 25 2.3.4 VALUTAZIONE DEL RISCHIO SISMICO ...... 28 2.3.5 RISCHIO INDUSTRIALE ...... 30 2.3.6 RISCHIO TRAFFICO ...... 31 2.4 AREE DI EMERGENZA...... 33 2.4.1 AREE AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE (AS)...... 33 2.4.2 AREE DI RICOVERO DELLA POPOLAZIONE (AP) ...... 34 2.5 LE RISORSE ...... 34 2.5.1 MEZZI OPERATIVI ...... 34 2.5.2 STRUTTURE RICETTIVE ...... 35 2.5.3 ASSISTENZA SANITARIA...... 35 2.5.4 ARPAT E VVF...... 36 2.5.5 L’APPORTO DEL VOLONTARIATO ...... 37 2.6 RISORSE UMANE E FORMAZIONE DEL PERSONALE ...... 40 3 APPROVAZIONE ED AGGIORNAMENTO DEL PIANO ...... 40 4 EFFETTI ED AZIONI SUCCESSIVE ALL’APPROVAZIONE DEL PIANO...... 41

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1 INTRODUZIONE

La protezione civile rappresenta un sistema organicamente strutturato tra una pluralità di soggetti pubblici e privati, le cui attività vengono coordinate secondo le competenze dirette di settore, in risposta alle esigenze di tutela dell’incolumità della persona umana, l’integrità dei beni e degli insediamenti dai danni derivanti da calamità e da altri eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo, come disciplinato dalla Legge Regionale 29 dicembre 2003, n° 67. Tale Legge, nonché il relativo Regolamento di attuazione DPGR 1 dicembre 2004, n° 69/R e s.m.i, stabiliscono le competenze e le attività della Regione e degli Enti Locali e le proprie organizzazioni secondo i principi di interazione, sinergia e sussidiarietà con cui affrontare le calamità e gli eventi indicati. Al di là della rilevanza di tali eventi, come definita all’Art. 6 della Legge, il comune, nella persona del Sindaco secondo l’Art. 15 Legge 24 febbraio 1992 n° 225, è individuato come titolare esclusivo nel proprio ambito territoriale di funzioni proprie come definite all’Art. 8 della Legge Regionale. Il Centro Comunale (C.C.) garantisce, in attuazione degli artt. 2 e 3 del D.P.G.R.T. n° 69/R/2004 e smi, in via ordinaria e continuativa, l’attività di Centro Situazioni (Ce.SI.) e in emergenza o in previsione di un’emergenza l’attività di Centro Operativo Comunale (C.O.C.). Il presente documento è stato redatto secondo le indicazioni contenute nel Decreto N° 5729 del 03-12- 2008 “ Manuale di istruzioni tecnico-operative per l'elaborazione e la verifica del piano di Protezione Civile Comunale/Intercomunale “ con i seguenti contenuti: A) Quadro conoscitivo del territorio comunale, delle infrastrutture e delle reti di monitoraggio. B) Analisi dei fattori di pericolosità rilevabili nell’ambito comunale: • reticolo idraulico: caratteristiche, tratti critici, aree storicamente inondate,attraversamenti, trasporto solido ecc; • situazione dei versanti: frane attive, propensione al dissesto; • scenari di pericolosità sismica; • elementi di criticità dei collegamenti viari . C) Individuazione dei possibili scenari di danno per la popolazione, le attività produttive e per il patrimonio artistico-ambientale, coinvolgenti l’intero ambito comunale ovvero parte di esso, con riferimento a: centri abitati e frazioni esposte-edifici strategici (scuole, ospedali, case di riposo, uffici pubblici ecc). grande distribuzione e industrie-monumenti ed altri beni culturali-viabilità e in particolare strade unico collegamento con centri abitati e frazioni ecc.). D) Individuazione degli uffici comunali (C.C. ) incaricati delle attività di centro situazioni (Ce. Si.) e delle relative procedure operative. E) Individuazione dell’organizzazione del Centro Operativo Comunale (C.O.C.) in emergenza e in particolare: • sede del centro operativo e relativa composizione • indicazione delle varie attività da svolgere e relative competenze

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• Procedura per l’attivazione delle risorse da impiegare nelle varie fasi dell’emergenza per le attività di pronto intervento • Cartografia in scala adeguata con rappresentazione degli elementi contenuti nel piano, quali aree di emergenza, sede C.O.C. viabilità ecc. F) Definizione delle procedure di attivazione del centro operativo. G) procedure di raccordo con il livello provinciale o comunque con le altre forze operative (omologhe per tutto l’ambito comunale) e in particolare: • Sistemi e modalità di comunicazione e rapporto con la Sala Operativa Provinciale anche in relazione alla possibilità di integrazione, in caso di necessità, delle risorse della Provincia a supporto dei Comune ed alla richiesta di supporto del volontariato a livello provinciale. H) Individuazione delle risorse disponibili a livello comunale e delle modalità per la relativa attivazione: • Magazzini e mezzi e strumenti operativi di proprietà dei singoli enti e/o disponibili attraverso convenzioni con ditte private o associazioni di volontari • Aree di emergenza (attesa, ricovero e ammassamento soccorritori), Elisuperfici • Aziende di pubblico servizio-Forze operative statali-Sistemi di comunicazione (radio satellitari, ecc.) • organizzazioni di volontariato operanti nell’ambito comunale e relativa capacità operativa • Procedure per l’utilizzo di tali organizzazioni in forma integrata anche sulla base di convenzioni in essere. I) Modulistica

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Il presente documento “PIANO DI EMERGENZA” affronta i seguenti argomenti: • INQUADRAMENTO GENERALE DEL TERRITORIO • TIPOLOGIE DI PERICOLOSITÀ E RISCHI PRESENTI SUL TERRITORIO • ORGANIZZAZIONE OPERATIVA DEL CENTRO COMUNALE Trattando, con completezza, tutti i punti precedentemente elencati con eccezione delle lettera H), per il cui completamento, si rimanda ad un aggiornamento del Piano Comunale di Protezione Civile, dopo di che, grazie all’approvazione del presente documento, il Comune di Poggibonsi si sarà dotato di una struttura organica di protezione civile.

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2 PARTE GENERALE

Poggibonsi è un comune di 27.890 abitanti, sono molto diffuse la coltivazione della vite e l'agricoltura. Un importante e massiccio polo industriale è sorto alla periferia della città qui si producono mobili, vasi, vetri ed molto sviluppata l’industria dei Caravan alla quale collegato anche ad un importante indotto. Molto fiorente l' edilizia. 2.1 SUDDIVISIONE AMMINISTRATIVA DEL TERRITORIO Il Comune di Poggibonsi è geograficamente collocato nella Val d'Elsa alle propaggini delle Colline del Chianti al margine settentrionale della Provincia di . E’ confinante con la Provincia di Firenze e i comuni di San Gimignano, Colle di Val d’Elsa, Monteriggioni e Castellina in Chianti. L’Alta Val d’Elsa va da Poggibonsi verso sud, lambendo il Chianti e la Montagnola Senese è di interesse principalmente naturalistico e culturale. La Bassa Val d’Elsa si sviluppa da Poggibonsi verso la Piana Empolese è importante via di comunicazione che gravita su Firenze e il Medio Valdarno.

2.2 ELEMENTI DI GEOLOGIA, IDROGEOLOGIA E GEOMORFOLOGIA L'area oggetto di studio è situata nella parte meridionale del grande Bacino Neogenico della Val d'Elsa; questo è delimitato ad ovest dall'allineamento Monti del Chianti-Monti Albani e ad est dalla Dorsale Medio Toscana. La genesi di questo grande bacino è da collegarsi con la generale evoluzione in senso distensivo dell'Appennino settentrionale che si verificò a cavallo tra il Miocene ed il Pliocene. Successivamente alle fasi tettoniche che a partire dal Cretaceo inferiore avevano impilato interi bacini sedimentari s’instaurò nell'Appennino settentrionale una fase distensiva che, riutilizzando per la maggiore parte le vecchie superfici di scorrimento, generò nel Miocene superiore una serie di fosse tettoniche al- lungate prevalentemente in direzione appenninica (NW-SE). La fisiografia della Toscana meridionale era caratterizzata da queste depressioni allungate in senso appenninico e separate da porzioni di copertura sedimentaria rimaste a quote più elevate. Nel Tortoniano superiore in queste depressioni si instaurò un ambiente lacustre con sedimentazione prevalentemente terrigena; con l'accentuarsi degli sprofondamenti tettonici si successivamente (Messiniano) si ebbe una ingressione marina con la formazione sui bordi dei bacini di complessi di scogliera ed al centro di potenti successioni argillose. L'ingressione marina messiniana non interessò tutta la Toscana meridionale ma invase i bacini più

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occidentali rispetto alla grande struttura positiva costituita dalla Dorsale Medio-Toscana. Nel Pliocene una più intensa fase di sprofondamento causò la trasgressione marina pliocenica che, questa volta, riuscì a superare la Dorsale andando ad invadere i bacini più orientali (Bacino della Val d'Elsa e Bacino di Siena). Nel Pliocene medio-superiore il mare iniziò a ritirarsi dalle parti più interne a causa di un generale sollevamento della Toscana e in alcune aree, le più depresse, si instaurò nuovamente un ambiente lacustre con sedimentazione prevalentemente carbonatica il cui prodotto è attualmente rappresentato dai Travertini antichi affioranti nell'area di Colle Val d'Elsa-Staggia- Monteriggioni. Dal punto di vista tettonico non sono state osservate faglie importanti che interessano gli affioramenti di Calcare lacustre e di Sabbie; alcune piccole faglie, con quasi assenza di rigetto, sono state rilevate sulle pareti di Calcare lungo le strade che da Staggia portano a Colle di Val d'Elsa e da Monteriggioni a Colle Val d’Elsa. Tuttavia studi morfotettonici eseguiti da vari Autori in un'area più vasta hanno permesso di individuare allineamenti di faglie, sia a andamento appenninico che antiappenninico, le quali hanno interessato principalmente i sedimenti Pliocenici e in minor misura anche quelli Pleistocenici, questo fatto testimonierebbe un prolungarsi della fase distensiva neogenica anche all'inizio del Quaternario. La stratigrafia dei terreni affioranti è riassumibile nella seguente maniera: DEPOSITI CONTINENTALI RECENTI - Si tratta di sabbie limose e limi sabbiosi grigio-ocra con intercalazioni di calcari spugnosi (Travertini recenti di fondovalle) ocra. La loro origine e dovuta ai cilici depositi alluvionali del Torrente Staggia durante l’Olocene; in affioramento si sono riconosciute e quindi successivamente cartografate due unità litostratigrafiche: • Sabbie limose e limi sabbiosi grigio-ocra (Depositi continentali fluvio-lacustri) • Travertini SEDIMENTI PLIOCENICI - Questa Unità litostratigrafica affiora ampiamente in tutto il bacino della Val d'Elsa, che termina verso l’alto con un deposito carbonatico di origine lacustre cartografato come Calcare lacustre. Si tratta in prevalenza di Sabbie di origine marina di colore ocra piuttosto fini scarsamente stratificate ma, localmente, suddivise in grossi banchi e spesso ricche di macrofossili che talora presentano una marcata stratificazione incrociata. Sotto alle Sabbie affiora l’unità delle Argille azzurre; si tratta di argille e argille sabbiose, ricche in macrofauna e microfauna, di colore grigio - grigio scuro, tendenti talvolta al giallo ocra dove prevale la frazione clastica più grossolana; le Argille dove la percentuale sabbiosa è scarsa si presentano molto plastiche. SEDIMENTI MIOCENICI - Argille lacustri, si tratta di argille e argille marnoso-siltose prevalentemente di colore grigio nocciola, frequentemente vi si alternano nubi e livelli di ciottoli. Sono presenti importanti livelli e lenti di lignite Xiloide di buona qualità che sono stati anche sfruttati industrialmente tra l’otto e novecento.

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COMPLESSO LIGURE ESTERNO UNITA’ DI M. MORELLO Formazione di Monte Morello - La parte più cospicua della Formazione è costituita da un calcare marnoso (Alberese) di colore grigio nocciola sul taglio fresco e bianco sulla superficie alterata. Esso si presenta suddiviso in bancate di potenza variabile dai 50 cm. ai 2-3 metri. In questa litofacies sono compresi anche strati, di spessore dell'ordine del metro, di un calcare a bassa percentuale di argilla (80-94% di CaCO3) di colore grigio chiaro o nocciola, strati di marne e, molto raramente, lenti di arenaria calcarifera, di aspetto simile alla Pietraforte. Quest'ultima differisce, tuttavia, dalla Pietraforte tipica non solo per la maggior abbondanza di minerali fillosilicatici (ben visibili sulla superficie di strato), ma anche per una netta prevalenza della calcite sulla dolomite, nella frazione carbonatica. Tra una bancata e l'altra della litofacies descritta si intercalano più sequenze torbiditiche con caratteristiche sedimentologiche spesso diverse tra loro. Una delle più frequenti è costituita, alla base, da uno strato calcarenitico gradato, con laminazione convolute o parallele; questo passa ad argilliti rosse e verdi con intercalazioni di strati sottili di una calcare siliceo grigioverde. In altri casi la parte basale è costituita da un'arenaria quarzoso-calcarea, a grana fine, gradata, spesso con vistose contro impronte di corrente sulla superficie inferiore degli strati; essa passa verso l'alto a marne rosate e quindi ad un sottile livello di argilliti. L'età di questo Flysch, ricavata sulla base del contenuto microfaunistico è compresa fra il Paleocene superiore e l'Eocene medio-superiore. I corsi d’acqua principali che attraversano il Comune di Poggibonsi sono l’Elsa lo Staggia ed il Foci. Fiume Elsa nasce in Località Molli alla quota di circa 580 m s.l.m. sul versante sud-est della Montagnola Senese, da tre diverse sorgenti. Il fiume Elsa, affluente di sinistra dell’Arno, si allunga per circa 75 Km e drena un bacino imbrifero di 867 Km² caratterizzato da una forma per lo più rettangolare e compreso fra le dorsali della Montagnola Senese e dei Monti del Chianti. Nell’insieme, il bacino presenta una morfologia molto dolce e tipicamente collinare con una quota media di 243 m s.l.m.. I massimi rilievi sono presenti nel settore meridionale con i 722 m s.l.m. di Poggio Casalone ed i 671 m s.l.m. di M. Maggio. Il suo profilo longitudinale mostra un tratto iniziale ad andamento molto regolare e quote relativamente elevate comprese tra 580 e 250 m s.l.m., un breve tratto (zona Gracciano - Colle Val d’Elsa) è caratterizzato da un brusco abbassamento di quota per la presenza di rapide nei calcari pleistocenici ed un tratto finale a debole inclinazione con sviluppo di meandri. La principale ricarica ed i maggiori affluenti del fiume Elsa sono rispettivamente le Vene di ed i torrenti Staggia e Foci. Il Torrente Staggia nasce in località Castagno. Affluente di destra del fiume Elsa a Poggibonsi. Costeggiato dalla SS. 2 (Via Cassia). Suo affluente di destra è il torrente Gena. Il Foci nasce nel Pian di Sala (m 446). Affluente di sinistra del fiume Elsa a Poggibonsi, ha come affluente di destra il torrente Riguardi. Elenco dei principali corsi d’acqua del COC di Poggibonsi:

NOME LUNGHEZZA (Km) BORRO CEPPARELLO 1.656 BORRO DELLA VALLE 1.902 BORRO DI GRANAIO 1.761

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BORRO DI LECCHI 2.661 BORRO DI MELACHECCA 1.647 BORRO DI PAPAIANO 1.609 BORRO GAMBERAIA 1.960 BORRO GLI AMAIONI 3.709 BORRO RITORTI 3.731 BORRO SANTA LUCIA 3.692 BORRO SENESE 1.711 BORRO SORNANO 1.482 BORRO STROLLA 2.540 BOTRO DEL BACCHERETO 1.860 BOTRO DEL PESCINALE 1.156 BOTRO DI LISOIA 2.760 BOTRO DI MONTE CUCCHERI 2.642 FIUME ELSA 13.108 FOSSO AMBOIANA 1.409 FOSSO BACIO 4.716 FOSSO DI CEDDA 1.251 FOSSO DI ORNETO 1.615 FOSSO DI 1.959 FOSSO DI VALLINA 1.332 TORRENTE CARFINI 6.202 TORRENTE DROVE 1.674 TORRENTE DROVE DI CINCIANO 5.796 TORRENTE DROVE DI TATTERA 2.272 TORRENTE FOCI 5.466 TORRENTE STAGGIA 15.041

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Si riporta di seguito una breve ricostruzione storica ambientale dei principali centri abitati del Comune di Poggibonsi attraverso la quale è possibile ricavare importanti notizie su alcuni degli elementi da tenere in considerazione per eventuali interventi di protezione civile soprattutto per la salvaguardia e la tutela il patrimonio storico culturale.

Poggibonsi: E’ il Capoluogo del comune, i primi reperti di insediamenti umani nel territorio sono preistorici (Neolitico), i più importanti però risalgono all'epoca etrusco-romana, come testimoniano le numerose piccole necropoli sparse a breve distanza dall'attuale abitato sui colli del circondario in direzione nord, nord-est, da cui tra l'altro proviene la più ricca quantità di ceramica attica della intera Valdelsa. L'origine dei toponomi conservano tracce della presenza dell'uomo in epoca antica: se Talciona ci rimanda al mondo etrusco, come lo stesso Marturi (Maris, nome etrusco per Marte o Mars-Turan in etrusco la diade Marte-Venere), i nomi di Luco (locus: santuario), Megognano, Gavignano, Cedda, Cinciano, Sornano e Gaggiano sono di origine latina; stessa origine ha la rete stradale. Alla fine dell'epoca antica (età gota), risalgono le case in terra individuate negli scavi all'interno delle mura medicee sul "Poggio di Bonizzo", seguite dagli insediamenti in capanne dell'età longobarda e franca. Ad ogni modo il principale incremento demografico dato all'espansione dei nuclei abitati si verifica fra il X e il XII secolo quando Poggibonsi, in seguito al nuovo tracciato della Via Francigena, venne a trovarsi direttamente inserito su questa fondamentale arteria stradale. E’ nel X secolo che comincia lo sviluppo di Borgo di Marte, detto in seguito Marturi, poi Borgo Vecchio, oggi Poggibonsi. Svariate sono le teorie degli storici intorno all'origine dell'antico Borgo Marturi: la più certa è oggi quella etrusca, nonostante la leggenda lo voglia sorto per mano di alcuni soldati romani scampati alla disfatta di Catilina, avvenuta a Pistoia nel 62 a.C.. Attorno all'anno 1010 risale l'origine del Borgo di Camaldo, che si estendeva dalla Villa Pasquini fino alla chiesa di Santa Maria a Camaldo, incorporata poi nella basilica di San Lucchese, per giungere a comprendere forse anche alcune case coloniche che guardano Calcinaia. Saranno proprio questi due Borghi insieme alla popolazione di Talciona, Santa Agnese, Papaiano, Gavignano, San Lorenzo in Pian dei Campi e Siena, con la protezione del conte Guido Guerra a iniziare nel 1155 (o 1156), su di un colle ("poggio") di grande importanza strategica, l'edificazione della città di Poggiobonizio (nome di Bonizzo Segni, signore del luogo). Questa superba città ghibellina, proclamata "città imperiale" da Federico II di Svevia nel 1220, che, secondo il Villani, era fra le più belle d'Italia, prosperò per soli 115 anni: infatti, essendo di ostacolo all'espansione di Firenze, dopo alterne vicende, nel mese di novembre del 1270 venne conquistata dalle armate fiorentine e napoletane, appoggiate da un forte contingente di soldati francesi e capitanate da Bertoldo Compagnoni e dal Duca di Monfort, dopodiché i fiorentini "comprarono" dai francesi il diritto alla distruzione della città. Mentre i ricchi mercanti riuscirono a fuggire nottetempo, i meno facoltosi ed il popolo minuto non abbandonarono la città. I vincitori però obbligarono i vinti a scendere alle falde del poggio e ad amalgamarsi alla popolazione ancora residente nel più antico Borgo Marturi. Dopo il 1270 questa terra cessò di essere conosciuta col nome di Marturi o Borgo Vecchio ed ereditando

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il nome dal "Nobile Castello" adottò quello di Poggibonsi che ancora mantiene. La città trecentesca nata dall'ampliamento di Borgo Marturi aveva una cinta muraria lunga poco più di un chilometro, con 4 porte (Porta S. Maria detta delle Chiavi dopo la consegna della chiavi all' imperatore Arrigo VII di Lussemburgo il 6 gennaio 1313, Porta del Poggiarello, Porta S. Jacopo detta di Sotto e Porta Ad Cornetum) e 26 torri. La sua struttura urbana antica è ancora oggi rintracciabile almeno nelle linee fondamentali. Con la pace di Fucecchio, del 12 luglio 1293, Poggibonsi fu annessa al territorio fiorentino anche se non mancarono occasioni di rivolta. Così nel 1313, con la discesa in Italia dell'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, si tentò una riedificazione di Poggiobonizio (col nuovo nome Monte Imperiale) che fu interrotta a causa della morte dello stesso Imperatore, avvenuta a Buonconvento il 24 agosto 1313. Da questa data, fino all'invasione napoleonica, Poggibonsi rimarrà sotto l'influenza di Firenze, di cui ne seguirà le sorti. Nonostante ciò, fin dal 1300, il Comune si era dato un proprio statuto mantenendo una certa autonomia con un capitano di parte guelfa, un Podestà, sei Governatori ed un Consiglio Generale. Del 1488 è la fortezza del Poggio Imperiale, grandiosa opera militare testimone del passaggio dall'epoca delle armi bianche alla rivoluzione portata dalla polvere da sparo, con i primi bastioni della cinta muraria della città mai portata a compimento e della relativa fortezza, voluta da Lorenzo il Magnifico e costruita coi nascenti criteri della fortificazione alla moderna su disegno e sotto la direzione di Giuliano ed Antonio da Sangallo. Questa non fu mai portata a termine in seguito alla definitiva sottomissione di Siena a Firenze e alla conseguente perdita de facto del valore strategico-militare della città di Poggibonsi. Con la dominazione spagnola del '600 e il regno dei Lorena del secolo successivo iniziarono le prime forme di industrializzazione; l'occupazione francese dell'800 ispirò in qualche modo una parvenza di idea rivoluzionaria che contribuì all'unificazione politica dell'Italia portando alla città un lieve benessere economico con Firenze capitale. È comunque il '900 che ha portato ad un significativo cambiamento alla città di Poggibonsi, dapprima con la nascita di un'intensa attività commerciale basata sul vino Chianti e Chianti classico e con il consolidamento di svariate industrie; e poi con una completa ricostruzione urbanistica e strutturale che ha restituito un volto nuovo alla città dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale che seminarono distruzione e morte.

Principali edifici storici - Poggibonsi-Città Palazzo Comunale Massima costruzione civile della città, progettata da Salvatore Guidi e realizzata fra il 1818 e il 1871; da quell'anno vi si trasferì l'Amministrazione Comunale, che fino ad allora aveva avuto sede nel vicino Palazzo Pretorio. L'edificio, restaurato di recente, ospita nelle sue sale le opere di oltre cento fra i più noti e prestigiosi artisti contemporanei; fra cui Bacosi, Bandini, Bozzolini, Fusi, Montagnani, Marta Pieraccini, Sarto, Squillantini, Calonaci, Salvetti, Liberatore, Vagarini, ecc. Palazzo Pretorio L'edificio risale alla fine del 1200 ed è stato, dopo la distruzione di Poggiobonizio nel 1270, la sede del potere civile di Poggibonsi per oltre seicento anni fino alla costruzione del nuovo Palazzo Comunale.

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Sono ancora visibili le grandi arcate del loggiato che in origine era aperto al piano terreno e adibito alle pubbliche adunanze ed al mercato mentre il piano primo era suddiviso in più locali che comprendevano tra le altre anche la sala per le adunanze private. Affiancato ad esso è posta la torre del Podestà, preesistente costruzione duecentesca inglobata e della quale sono ancora visibili le varie aperture originarie: Sulla sommità era presente un campanile a vela, dove era alloggiata una campana per dare i segnali al castello nelle varie occasioni: ore, calamità, guerre, assedi. Nel 1895 fu aggiunta la merlatura, fu demolito il campanile a vela e la campana fu donata per il campanile di San Lucchese. Sulla torre era installato anche un orologio, commissionato dal Comune a Messer Guglielmo, teutonico maestro orologiaio, il 7 settembre 1500, che con la demolizione del campanile a vela fu trasferito sulla Torre del campanile della Collegiata e munito degli attuali quattro quadranti. Il palazzo fu realizzato quasi certamente in due tempi ben distinti: il loggiato al piano terreno ed il piano primo fino all' altezza del davanzale delle finestre è realizzato in pietre di travertino disposte a filaretto, mentre la rimanente porzione del piano primo è realizzata in mattoni con alternati conci di travertino. L'edificio nei secoli ha subito molti rimaneggiamenti, al punto che ai primi del Novecento risultava completamente intonacato con finestre ad architrave a piatta e munite di persiane. È degli anni Trenta il restauro che lo ha riportato all'aspetto originario come lo vediamo oggi. Nei vari secoli i Podestà che vi sono succeduti hanno affisso sulla facciata i loro stemmi in pietra ancora ben visibili sopra le arcate del piano terreno. Dal 1997 l'edificio ospita il Museo di Paleontologia, con testimonianze di Archeologia e Scienze Naturali. Collegiata di Santa Maria Assunta È la maggior chiesa di Poggibonsi. Costruita nel 1863, al posto della antichissima ma ormai distrutta pieve romanica di Santa Maria di Borgo Marturi. Di assetto basilicale a tre navate, lo stile neoclassico utilizzato non è valso tuttavia a conservarle l'imponenza originale che l'edificio doveva avere. Ne è testimonianza la bellissima e quasi intatta torre campanaria che l'affianca, sulla cui sommità dove è alloggiato il campanone della chiesa di S. Agostino in Poggiobonizio sorretto da un singolare traliccio metallico che i poggibonsesi chiamano bonariamente "gabbione" e che è finito col diventatare nel tempo un simbolo stesso della città. La chiesa, fra le numerose opere conserva la grande "Resurrezione" del Botticini, recentemente restaurate, la statua lignea di San Gregorio e una bellissima fonte battesimale del trecento. Chiesa di San Lorenzo La chiesa testimonia, nel suo assetto essenziale e pur nelle reiterate trasformazioni subite, il trapasso armonico e gotico. Fu la chiesa degli Agostiniani di Lecceto, che vi ebbero a lungo il loro convento, e il luogo dell'incontro storico fra Carlo VIII di Francia e Girolamo Savonarola avvenuto, come ricorda un'epigrafe, nel 1495. L'edificio, dopo innumerevoli e tragiche vicende (soppressione dell'ordine, occupazioni militari, trasformazione in caserma prima e ospedale poi, bombardamenti, ecc..) è stato intelligentemente e accortamente ripristinato e si offre ai visitatori nelle sue linee armonicamente essenziali e con opere di grandissimo pregio tra cui un dipinto rappresentante San Nicola di Neri di Bicci, il trecentesco e veneratissimo crocifisso ligneo di Giovanni D'Agostino e la bella Madonna delle Grazie proveniente dal soppresso Oratorio del Piano.

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Santuario di Romituzzo Nato attorno all'oratorio di alcune "donne romite", assunse le dimensioni di chiesa e quindi di Santuario già all'inizio del XV secolo con il diffondersi e moltiplicarsi della devozione verso un'immagine della Madonna (la "Madonna della Neve") dipinta da artista ignoto della fine del 1300. Alla fine del ‘500 la chiesa si arricchì del bel campanile e soprattutto di un armonioso porticato che racchiude l'intero recinto sacro e ne dilata armonicamente l'ampiezza. Il tempio ha raccolto, nell'arco di quattro secoli, innumerevoli testimonianze di fede, così come testimoniano le migliaia di ex voto in cartapesta, appesi alle pareti e un centinaio di tavolette votive, restaurate recentemente. Ogni anno, la prima domenica di maggio, si celebra la Festa in onore della Madonna di Romituzzo quale patrona di tutto il popolo poggibonsese. Chiesa di San Giuseppe Costruzione moderna (1960-1962) realizzata su progetto del prof. Carlo Del Zanna, la chiesa merita una visita almeno per due motivi: l'armonica linearità dell'insieme e la presenza di opere assai importanti dell'artista poggibonsese Giuseppe Calonaci (celebre ormai nel mondo la porta di ingresso al tempio detta "della Pace"), che ha realizzato anche la grande vetrata di sinistra, e l'imponente "Resurrezione" del pittore senese Enzo Pollai. Piazza Mazzini E’ la piazza nata interamente nell'area rasa al suolo dai bombardamenti aerei del 1943-1944 a simboleggiare in chi ne decise la costruzione, la volontà di rinascita e di affermazione della città. Primo elemento la nuova stazione ferroviaria, progettata dall'architetto poggibonsese Carlo del Zanna, realizzata al posto del vecchio scalo merci, che copre l'intero lato basso del leggero declivio, su cui si è sviluppata nel tempo, con i suoi uffici pubblici, banche, stazione degli autobus, parcheggio multipiano, ufficio di informazioni turistiche, che si trovano ai due lati di essi. La parte superiore, che la separa da via Trento e dal Centro Storico ma che si apre al traffico in arrivo, è schermata da due grandi aiuole, delimitate da un muretto, all'interno del quale si trovano alti cedri del Libano. La parte centrale è occupata dalla splendida fontana di Umberto Mastroianni, una delle dodici fontane ideate per altrettante piazze nei cinque continenti. La grande fusione in bronzo, che costituisce la tazza della fontana e che fu realizzata negli anni settanta, è omaggio ai valori della Resistenza. Colombaio Lungo la via che dall'uscita del raccordo autostradale conduce verso la zona sportiva del Bernino, è collocata l'originalissima "Porta del Lavoro" dell'artista Poggibonsese Giuseppe Calonaci.

Principali edifici storici Poggibonsi-Periferia Basilica di San Lucchese Su una delle più belle e suggestive colline della media Valdelsa, a meno di un chilometro dal centro storico, il complesso monumentale di San Lucchese (convento e basilica) si è sviluppato attorno alla primitiva chiesina romanica di Santa Maria in Camaldo e ai suoi immediati insediamenti. Di questo primitivo edificio rimangono visibili e significative tracce nell'attuale parete di sinistra della grande chiesa gotica, realizzata attorno al 1252, ed anche nella facciata. La basilica, uno degli edifici per il culto più

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grandi della Valdelsa, ha subito, nel corso dei secoli, aggiunte (la parte absidale delle cappelle fu costruita attorno alla metà del XIV secolo, mentre il portico antistante la basilica è del XVII secolo), trasformazioni e ristrutturazioni di recupero, specie alla facciata e al tetto (per frane, scosse telluriche, cannoneggiamento del 1943) senza tuttavia esserne snaturato ed anzi mantenendo integro l'assetto originario. All'interno una serie non trascurabile di opere d'arte: una Immacolata Concezione in terracotta (Giovanni della Robbia), due affreschi di Bartolo di Fredi (fra cui la celebre Madonna del Cardellino), ancora affreschi di Taddeo Gaddi e di Cennino Cennini nelle cappelle di San Lucchese (dove è conservato il corpo del santo), altri di Arturo Viligiardi illustranti vicende della vita di San Lucchese. La sacrestia, alla quale si accede dal lato destro della basilica, conserva un prezioso armadio con 17 splendide formelle di Memmo di Filippuccio. Il convento, cui si accede da un portone a destra della basilica conserva l'Aula Capitolare della fine del 1200, che chiude da un lato il grande chiostro secentesco attiguo alla stessa basilica. Da qui si ha accesso al refettorio, costruito nel 1400, che conserva uno splendido affresco di Gerino da Pistoia, "La moltiplicazione dei pani e dei pesci". La Fonte delle Fate Sulla strada che porta a San Lucchese ed a circa 200 metri da quest'ultima, la Fonte di Vallepiatta, detta delle Fate, è l'unico grandioso reperto architettonico della sovrastante e distrutta Poggiobonizio. Riscoperta, in parte, nel 1803, dopo che era stata interrata nel 1484 con la costruzione della Fortezza del Sangallo e successivamente ricondotta allo stato originale, questa grande fontana pubblica (la più grande per dimensione di tutto il territorio senese) è stata completamente restaurata, ripulita e ricondotta all'antico splendore grazie ad un recente intervento. È attribuita al disegno di un "magister lapidum" del tutto sconosciuto, Balugano da Crema, che comunque vi ha riversato la sua grande sapienza costruttiva. Essa si presenta con una sorta di portico costruito su sei arcate doppie a sesto acuto, all'interno del quale si trovano le vasche per la raccolta delle acque. Antistante è la piazza delimitata su un lato dalla seconda cinta muraria di Poggiobonizio, dove è una postierla, che incluse la fonte a scopo difensivo in quanto di vitale importanza per l' approvvigionamento idrico in caso di assedio. La fonte era (ed in parte lo è ancora) alimentata dal vasto impluvio sovrastante, attraverso una lunga serie di gallerie e cunicoli. La sua realizzazione è riferibile ai primi anni del XIII secolo. Poggiobonizio e Fortezza Medicea di Poggio Imperiale È la collina sovrastante l'antico Borgo Marturi e l'attuale città e dove Guido Guerra dei Conti Guidi fece iniziare nel 1155 la costruzione della nuova città di Poggiobonizio, radunandovi i vari popoli della terre circostanti. Distrutta dai fiorentini nel 1270 con la proibizione assoluta e tassativa di mai più abitarvi, nel 1313 sperò di risorgere per volontà di Arrigo VII, che ne fece riprendere la costruzione. Morto l'imperatore, la sommità della grande collina conobbe il silenzio e l'oblio fino al 1484, quando nella parte sud di essa, Lorenzo il Magnifico iniziò a far costruire le mura urbiche del nuovo abitato da costruire secondo i canoni rinascimentali della " città ideale", difeso dalla fortezza, uno dei primi esempi di architettura militare di "transizione" tra le armi medievali e quelle da fuoco realizzata in forma "antropomorfa" secondo le teorie di Francesco di Giorgio Martini,che oggi possiamo ammirare. Affidata a Giuliano da Sangallo la costruzione terminò, senza concludersi, nel 1510 e fu subito considerato il più

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perfetto gioiello costruttivo d'arte militare. Nel 1991 sono iniziate ricerche preliminari sul colle per conto dell'Università di Siena e, successivamente, scavi archeologici sistematici che stanno portando alla luce ciò che resta dei vari insediamenti che dal V-VI secolo si sono succeduti fino alla città di Poggiobonizio e la successiva ricostruzione di Arrigo VII nel 1313. Il grande cantiere di scavi, destinato ad ampliarsi nei prossimi anni, è facilmente visitabile seguendo i percorsi suggeriti dalla segnaletica esistente. Tutta la collina con i suoi antichi tesori costituisce il Parco Archeologico e Tecnologico La Magione di San Giovanni al Ponte Il piccolo ma splendido complesso monumentale (chiesa, foresteria e servizi complementari) rappresenta un raro esempio di conservazione e ripristino di strutture medioevali, riferibili al XII secolo. Fu sede dell'antico Spedale gerosolimitano e anche casa dei cavalieri templari sulla Via Francigena, presso il diruto ponte di Bonizio sul torrente Staggia. La chiesina, ad una sola navata terminante con la bellissima abside, ha nella facciata motivi di particolare interesse, legati alla singolarità degli elementi costruttivi come il residuo campanile a vela in bozze di travertino e il portale con archivolto fortemente estradossato. Discorso a parte merita la finestrella con stipiti a denti di sega visibile sulla facciata; questa era stata probabilmente realizzata con una forma così particolare allo scopo di creare in un giorno preciso dell'anno una particolare illuminazione dell'interno della chiesa, ma la costruzione chiaramente posteriore delle attuali volte a crociera, che hanno sostituito le capriate a vista del soffitto, ne ha fatto perdere completamente l'effetto. Il complesso della Magione è attualmente sede della milizia del Tempio e centro di grandi iniziative culturali. Abbazia di San Michele Arcangelo a Poggio Marturi ora Castello di Badia L'attuale costruzione ottocentesca, se pur molto bella, fa torto alla primitiva e formidabile costruzione di una delle Badie più antiche della Tuscia longobarda e franca, insieme a quella di San Salvatore all'Amiata e all'insediamento della famiglia dei Cadolingi a Fucecchio e a San Miniato. Prima di essere Castello e luogo di difesa fu centro attivo di attività economiche, sociali e culturali di grande importanza. Dopo alterne vicende delle diverse comunità monastiche che vi si susseguirono, la Badia pervenne a privati che, nella prima metà del 1800. la trasformarono nell'attuale castello di stile tardo-romantico. Castello di Strozzavolpe Legato ad una infinità di leggende (alcune suggestive e delicate, altre crudeli e paurose) è uno dei luoghi più amati dai Poggibonsesi. Dimora dell'antichissima famiglia dei Conti Guidi, fu ulteriormente fortificato da Guido Guerra alla fine del 1100. Fortilizio imprendibile, in posizione invidiabile, era collegato da un leggendario tunnel alla città di Poggiobonizio. Salvo piccolissime contaminazioni ottocentesche (la sommità della torre), ricorrenti del resto ovunque in periodo romantico, la struttura, cui si accede ancora oggi attraverso il ponte levatoio, ha conservato intatto gran parte dell'originario assetto, comprese le possenti ed irregolari mura di cinta. Fu via via proprietà degli Alberti, dei Salimbeni, degli Adinari, dei Rinuccini, dei Ricciardi ed oggi dei Bizzarri-Arcangeli. Di grande interesse, all'interno del castello, la Sala d'armi e la piccola cappella gentilizia, trasformata in periodo rinascimentale. Chiesa di San Martino a Luco Piccola ma deliziosa chiesetta romanica a circa due chilometri dal centro della città. Una sola navata e

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senza abside terminale, conserva il bel paramento murario a bozze di tufo e travertino. La lunetta del portale e l'architrave risultano rimaneggiati. L'edificio è stato recentemente restaurato grazie ai contributi della comunità poggibonsese di San Giuseppe. Chiesa di Sant'Andrea a Papaiano Una delle più antiche costruzioni romaniche dell'area valdelsana (è ricordata prima del Mille), l'edificio attuale è riferibile tuttavia alla prima metà del secolo XII. Una sola grande navata, terminante in un transetto rialzato e in tre absidi, una delle quali quasi del tutto scomparsa. La chiesa fu restaurata oltre un secolo fa (riapertura delle finestre laterali e ricostruzione della bifora sulla facciata) ma non "depurata" del brutto intonaco che nasconde ancora il bel filaretto. All'interno un affresco di Scuola Fiorentina del XV secolo (Madonna e Santi) ed una Sacra Famiglia in ceramica policroma del XVIII secolo. Chiesa di Santa Maria a Talciona L'edificio, d'impianto romanico e risalente ai primi del 1100, fu allungato nel corso del XIII secolo. È ad una sola navata e termina con una bellissima abside. Vi si notano chiari influssi architettonici oltramontani (portale con arco crescente e rosone sovrastante riccamente decorato) e, purtroppo, i segni di un restauro frettoloso realizzato un secolo fa (ripristino della torre campanaria e consolidamento del filaretto interno). Di pregio notevolissimo l'architrave dello stesso portale, che raffigura, in un bassorilievo datato 1234 rappresentante l'Adorazione dei Magi. Chiesa di San Bartolomeo ai Pini Sul tracciato della cosiddetta Francigena di Marturi (Pian de' Campi, Maltraverso, Galognano) si raggiunge in realtà più facilmente dalla statale Cassia in località Bellavista. L'edificio, romanico, costituito da un'uica navata e senza abside, è in pessime condizioni di conservazione. Chiesa di San Lorenzo in Pian de' Campi A meno di due chilometri da San Lucchese, lungo il tracciato della Via Francigena di Marturi, questo piccolo edificio, d'impianto romanico, conserva in minima parte l'originario paramento murario. Una monofora segna un portale non originale e due finestrelle sul lato sinistro dell'edificio danno luce sufficiente alla piccola navata terminante in un'abside. Vi si conserva un bellissimo affresco quattrocentesco di Pier Francesco Fiorentino. A pochi metri di distanza dall'edificio furono casualmente rinvenuti nel 1963 antichi oggetti sacri in argento, appartenenti alla scomparsa chiesa di Galognano (due patene con dedica, tre calici, un cucchiaino) di grande pregio artistico e di notevole rilevanza storica, d'epoca gota. Noti come "tesoro di Galognano" gli oggetti sono attualmente esposti presso il museo civico e d'arte sacra di Colle. Chiesa di San Pietro a Canonica A due chilometri dal capoluogo, la chiesa fu al centro di un antico cenobio di religiosi e chierici. L'edificio romanico dell'inizio del XII secolo, ha subito sostanziali devastazioni che l'hanno completamente snaturato. Rimangono, inserite nei filaretti della facciata, alcune porzioni di architravi decorati che danno testimonianza del diffondersi in Valdelsa degli stili Pisano-Volterrani. Magione di Torri Sul più antico tracciato valdelsano della Via Francigena e alla confluenza di questa con la cosiddetta

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Volterrana Sud, Torri si trova a meno di 3 chilometri dal capoluogo, sulla tre Vie-. Fu una grande magione dei Cavalieri di San Giovanni, i Gerosolimitani, che la utilizzarono, nel 1173, per un Capitolo generale dell'ordine per la sua grandezza e capacità ricettiva. Era stata costruita ai primi del secondo millennio ed era costituita da una più ampia chiesa, da un grande ospizio per i pellegrini adiacente ad essa e di altri servizi complementari. Cinta di mura e con un'unica porta d'accesso fra le due imponenti torri in laterizio (di cui sopravvive oggi una soltanto) fu oggetto di non poche mire di signorotti della zona. Dell'antica chiesa romanica, utilizzata a lungo come tinaia, rimane ben poco: la parte superiore della facciata con il piccolo rosone murato e parte della lunetta del portale nascosto da un capannaccio. È venuto recentemente alla luce un bellissimo portale in pietra serena che doveva rappresentare un accesso secondario al complesso assistenziale. Nonostante poco o niente sia stato fatto per salvarlo dalla completa rovinache, Torri è oggi considerato per legge bene storico e artistico inalienabile e patrimonio dell'UNESCO. Pieve di San Pietro a Cedda Il complesso monumentale si trova sulla via Chiantigiana a 6 chilometri dal centro cittadino. È giustamente considerato l'edificio romanico fra i più belli della Valdelsa. Ad una sola navata di tipo abbaziale (ricorda la Badia di Coneo) termina in una splendida abside, forse l'elemento architettonico più significativo e pregevole dell'intero edificio, il quale tuttavia conserva anche una intatta e imponente torre campanaria. Le decorazioni, i fregi, le simbologie tipiche delle costruzioni medioevali che si colgono sui vari elementi costruttivi (portali, architravi, monofore ecc.) rappresentano motivi di particolare richiamo. La facciata è in parte coperta dalla costruzione di poco posteriore adibita a canonica. All'interno, di notevole fattura, un tabernacolo della Scuola di Mino da Fiesole. Bellissimo il trittico trecentesco di scuola Fiorentina trafugato e poi recuperato, che vi è rimasto esposto per secoli (ora al Museo Civico e d'Arte Sacra di Colle) e del quale viene proposta una gigantografia fotografica. Chiesa di San Donato a Gavignano Piccola, ma deliziosa chiesina romanica dell'immediata periferia cittadina. Sottoposta ad interventi fra i più devastanti nel corso dei secoli (ne fu distrutta l'abside nel secolo scorso per utilizzare le bozze in un muro di un orto!) ha oggi gradatamente ritrovato l'antico e grazioso aspetto.

Staggia Senese: Nel 1994 ha celebrato i suoi mille anni di vita, anche se gli storici gliene attribuiscono almeno cento in più. Nell'anno Mille era infatti già un importante castello, residenza di una potente famiglia di origine longobarda, un discendente della quale, Isalfredi, vi aveva fondato una chiesa intitolata a Santa Maria. Nella prima metà del XII secolo vi si stabilì la famiglia dei Soarzi, che si trovò a dover fare i conti tra le mire senesi e fiorentine sul castello (strategicamente importantissimo e vitale punto di transito di uno dei tracciati valdelsani della Via Francigena) seguendo le alterne fortune politiche delle due città e pagando con la distruzione del castello la propria alleanza con Siena da parte dei fiorentini. Prima della fine del XIII secolo il castello e gran parte delle sue terre e pertinenze furono acquistati da Albiero Franzesi, dell'omonima famiglia fiorentina di mercanti, magnati e finanzieri. Il Castello fu

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ricostruito agli inizi del trecento insieme alla rocca, poi abituale dimora dei Franzesi. Furono a più riprese fortificate e ampliate le mura castellane in coincidenza delle mai sopite aspre lotte fra Siena e Firenze, che termineranno solo nella seconda metà del XVI secolo. Il Castello conserva ancor oggi l'impianto urbanistico della sua prima fortificazione, caratterizzata da una cerchia muraria alta e possente ancorché rimaneggiata e trasformata nel corso dei secoli, da una strada centrale fra le due porte principali e da altre stradine parallele, caratterizzate da antiche corti, orti, pozzi di approvvigionamento ecc. L'antica pieve romanica di Santa Maria, al centro del borgo, fu purtroppo completamente snaturata alla fine del XIX secolo.

Principali edifici storici – Frazione di Museo del Pollaiolo Attiguo alla pieve di Santa Maria a Staggia Senese, il minuscolo ma preziosissimo museo (famoso per essere il più piccolo del mondo) ospita un'opera di grandissimo pregio di Antonio del Pollaiolo: la Santa Maria Egiziaca, alcune tavole di Scuola senese e fiorentina dei secoli XIV e XV, una bella tela del Salimbeni e alcuni preziosi oggetti di arte sacra.

2.2.1 ESTENSIONE TERRITORIALE – POPOLAZIONE RESIDENTE Il territorio di competenza del Centro Operativo Comunale si estende per circa 70,90 Kmq con 27.890 abitanti quindi una densità pari a circa 393 residenti per Kmq. Il totale della popolazione residente è distribuito principalmente nel capoluogo e nelle frazioni di Staggia e

Popolazione residente, movimento naturale, migratorio e sado totale – Anno 2001 Saldo Popolazione Nati Saldo Iscritt Cancellat Saldo Comune Morti Total Popolazione al 31/12/08 1/01/08 Vivi Naturale i i Migratorio e Poggibonsi 28973 239 213 -74 961 665 296 222 29195 Bellavista.

Di particolare interesse è il dato riferito all’età Popolazione residente in base all’età

91.0% della popolazione residente, in questo caso si

25.000 osserva come il 9% della popolazione sia ultra 75

20.000 (dato nettamente inferiore alla media provinciale che si attesta a circa il 12%), cioè cittadini anziani, 15.000 24.956 9.0% generalmente con autonomia limitata, con forti 10.000 limitazioni ad utilizzare mezzi privati e/o pubblici

5.000 7.783 sia per visite mediche, ritiro pensione, spesa che

0 >75 <75 in caso di eventuali evacuazioni.

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2.2.2 GESTIONE DEL RETICOLO IDROGRAFICO Con la Legge n° 183 del 1989, per il Come di Poggibonsi, è stato individuato il Bacino di rilievo nazionale del Fiume Arno. I collettori principali sono, il Fiume Arbia i Torrenti Staggia e Fosci, entrambi affluenti dell’Arbia. Sul territorio del C.O.C è presente una barriera idraulica di interesse nazionale inscritta nell’elenco delle competenze del Servizio Nazionale Dighe (S.N.D.), cioè con altezza superiore a 15 metri o volume di invaso superiore al milione di metri cubi. Si tratta dell’invaso del Cepparello di Drove di cui si riportano i seguenti dati ricavati, in parte, dall’archivio del Servizio Nazionale Dighe - Ufficio periferico di Firenze. Invaso Ceparello di Drove Acque Spa Gestore: Via Bellaria 1 – 56121 Spedaletto (Pi) Tel. 800983389 Fax 050/843260 Altezza coronamento: 25,17 m

Volume d'invaso: 520.000 mc Volume autorizzato 330.000 mc Quota del coronamento: 189 (m s.l.m.) Tipologia: Terra omogenea Uso: Potabile Anno di fine costruzione: 1962

Per la gestione del rischio connesso con la struttura suddetta si rimanda al piano redatto dall’Ente Gestore.

La gestione del reticolo idrografico vede coinvolti, in considerazione delle diverse classificazioni, vari soggetti. Gli eventuali tratti di corsi d’acqua con opere classificate in 2a categoria ricadenti nel territorio di competenza del C.O.C. fanno parte del Bacino dell’Arno e quindi, ai sensi del recente riordino delle funzioni avvenuto con D.P.C.M. 22.12.2000, sono gestiti dalla Provincia di Arezzo. Per la parte restante del reticolo idrografico superficiale, ricadendo per effetto della D.C.R. 315/96 nel comprensorio di bonifica n.21 (Val d’Elsa), è gestito sensi della L.R. 34/94 dai soggetti sotto riportati:

Comprensorio: 21 – Val d’Elsa Consorzio di Bonifica Colline del Chianti Via Verdi, 16 Firenze Gestore: Tel. 055/240269 – Fax.055/241458 E-mail [email protected]

Il reticolo è inoltre oggetto delle competenze riservate al Comune di Poggibonsi ed alla Provincia di Siena dalla L.R. 91/98 “Norme per la difesa del suolo”. Amministrazione Provinciale di Siena Ufficio Tecnico e lavori Pubblici

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Piazza Duomo, 9 53100 Siena Tel. 0577 241201 Fax 0577 241202 [email protected] Numero verde 800 455157

2.2.3 RETI DI MONITORAGGIO C.O.C. L’attuale rete di monitoraggio idro-pluviometrica presente sul territorio del COC si avvale delle seguenti stazioni a lettura automatica afferenti al Centro Funzionale della Regione Toscana.

STAZIONI PLUVIOMETRICHE E MULTISENSORE SENSORI CODICE STAZIONE BACINO Pioggia Vento Umidità 136 Poggibonsi x Elsa Poggibonsi 1066 Elsa Montemorli x x x STAZIONI IDROMETRICHE CODICE STAZIONE BACINO (Corso d’acqua)

228 Poggibonsi Idrometro Elsa

I dati, sia in tempo reale che le serie storiche, riferiti a tali stazioni, si trovano direttamente on line su sito www.cfr.toscana.it attraverso un accesso ristretto basato su login personalizzato. 2.2.4 RETI DI COMUNICAZIONE VIARIA E FERROVIARIA La rete stradale è caratterizzata da infrastrutture di interesse Nazionale (Autostrade e raccordi autostradali), Regionale, Provinciale (SP ed SS) e Comunale. Le singole strutture sono elencate nella tabella seguente: LUNGHEZZA STRADA DESCRIZIONE (Km) A901 RACCORDO AUTOSTRADALE FIRENZE SIENA 10,692 SP1 STRADA PROVINCIALE DI SAN GIMIGNANO 4,802 SP130 STRADA PROVINCIALE DI CASTAGNOLI 4,970 Ex SP44 STRADA PROVINCIALE (Oggi Comunale) DI SAN LUCCHESE 2,107 SP70 STRADA PROVINCIALE DEL CASTELLO DI STAGGIA 1,803 SP95 STRADA PROVINCIALE DI PIANO D'ELSA 2,854 SP51 STRADA PROVINCIALE DI CASTELLINA IN CHIANTI 0,394 SS2 STRADA STATALE CASSIA 12,386 SS429 STRADA STATALE DI VAL D'ELSA 8,518 SS68 STRADA STATALE DI VAL DI CECINA 3,558

Le strade statali, con il passaggio al demanio provinciale e regionale, sono state fortemente ridotte e sono rappresentate da una sola arteria la Firenze Siena (c.d. “Autopalio”). Tale viabilità di comunicazione rappresenta, per i suoi volumi di traffico e per il ruolo nel collegamento interprovinciale, situazioni di elevata ed oggettiva criticità. La gestione e la manutenzione delle infrastrutture di interesse nazionale è di competenza della Azienda Nazionale Autonoma Delle Strade A.N.A.S:

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Azienda Nazionale Autonoma Delle Strade A.N.A.S. Viale Dei Mille, 16 50131 - Firenze Tel 055/579375

Con il passaggio delle strade statali, precedentemente gestite dall’ANAS, al demanio provinciale e a quello regionale la manutenzione delle infrastrutture di interesse Regionale e Provinciale (SP ed SS) è stata attribuita all’Amministrazione Provinciale di Siena:

Amministrazione Provinciale di Siena Ufficio Tecnico e lavori Pubblici Piazza Duomo, 9 53100 Siena Tel. 0577 241201 Fax 0577 241202 [email protected] Numero verde 800 455157

Per quanto riguarda la gestione e la manutenzione delle infrastrutture di interesse Comunale, si deve fare riferimento direttamente al Comune di Poggibonsi.

La rete ferroviaria interessa il Comune di Poggibonsi con infrastrutture di interesse locale/interesse nazionale per un totale di circa 21 Km di cui 14 in esercizio secondo la seguente tabella.

Km Ferrovie TOTALI Attività Empoli-Siena-Chiusi 13,812 In attività Colle di Val d’Elsa - Poggibonsi 7,312 Dismessa

La gestione e la manutenzione delle infrastrutture ferroviarie è di competenza di Treni Italia Spa:

R.F.I. Direzione Dipartimentale Firenze Struttura Operativa Mantenimento in efficienza Viale Fratelli Rosselli, 5 00159 Firenze E-mail: [email protected], tel 055.2352350.

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2.2.5 CANCELLI Durante l’emergenza, che interessa un paese o quartiere in fase di evacuazione, si rende necessario ridurre gli accessi all’area interessata per poter agevolare il lavoro delle forze impegnate nei lavori di protezione civile. A tale scopo, saranno istituiti dei cancelli sulle strade di accesso all’area interessata per ridurre il traffico al minimo indispensabile e, in particolar modo, per scoraggiare l’accesso ai curiosi. A paese evacuato, è necessario istituire delle ronde antisciacallaggio allo scopo di scoraggiare eventuali malintenzionati che potrebbero approfittare dell’abbandono delle abitazioni. Qualora sia necessario stabilire dei cancelli di accesso alla zona dove sono in corso operazioni di soccorso oppure un evento calamitoso, questi saranno ubicati tenendo conto delle necessità espresse dal responsabile delle operazioni; saranno necessariamente attivati e gestiti dalla Polizia Municipale, eventualmente integrata o sostituita dalle altre Forze di Polizia, Carabinieri e Polizia Provinciale. Anche la viabilità interna ai cancelli principali sarà curata dal Comando di Polizia Municipale in collaborazione con le altre forse di Polizia secondo le normali regole di coordinamento. Due ambulanze messe a disposizione dal servizio 118, ed in collegamento con il medesimo e con il C.O.C., saranno eventualmente ubicate una a nord ed una a sud della zona interessata dall’evento, immediatamente all’interno dei due cancelli più prossimi. La squadra tipo degli addetti ai cancelli dovra essere composta di almeno due volontari affiancati necessariamente da una persona appartenente alle forze dell’ordine o a un vigile urbano. Tutte le squadre addette ai cancelli, devono essere coordinate dal responsabile della viabilità e in sala operativa (C.O.C) non deve mai mancare una persona di riferimento per il personale dei cancelli . Prima di essere avviata al controllo di un cancello alla squadra di volontari devono essere date, istruzioni precise sui compiti che devono essere svolti. Inoltre, per poter mantenere contatti adeguati con la sala operativa, prima di uscire la squadra montante deve compilare un semplice modulo prestampato con le seguenti informazioni:  · Data e ora di uscita  · Ora prevista per il rientro  · Nomi di tutti i componenti la squadra  · Nome o numero del cancello dove si sta recando  · Numero della radio in dotazione o numero di telefono cellulare  · Responsabile del coordinamento della squadra  · Uno spazio per le note

La scheda riportata in allegato B dovrà essere accompagnata da idonea cartografia con l’ubicazione dei cancelli attivati.

Di seguito sono riportati i “cancelli di Piano” come indicati nelle cartografie allegate:

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NUMCANC NOME NOMVIA IDAREARISC INCROCIO 1 PONTE VIA PISANA NORD VIA PISANA 0520220002 2 PONTE VIA PISANA SUD VIA PISANA 0520220002 3 BERNINO OVEST VIA DEL COLOMBAIO 0520220017 VIA PONTE PIETRO NENNI 4 MAGIONE OVEST VIA DELLA MAGIONE 0520220007 5 MAGIONE SUD STRADA COMUNALE DI MEGOGNANO 0520220007 6 BERNINO SUD STRADA COMUNALE DEL LUCO 0520220017 STRADA PROVINCIALE N.130 7 LARGO CAMPIDOGLIO LARGO CAMPIDOGLIO 0520220005 8 ROTONDA SALCETO 0520220005 9 PONTE CIMAMORI NORD VIALE MARCONI 0520220005 10 PONTE CIMAMORI SUD VIALE MARCONI 0520220005 VIA GALVANI 11 PONTE ELSA OVEST 0520220004 VIA SAN GIMIGNANO VIA DEI CIPRESSI 12 PONTE ELSA EST VIA SAN GIMIGNANO 0520220004 13 CASTELLO STAGGIA NORD 0520220012 14 CASTELLO STAGGIA SUD 0520220012 17 SAN LUIGI NORD STRADA PROVINCIALE DI PIANO D'ELSA 0520220003 18 SAN LUIGI SUD STRADA PROVINCIALE DI PIANO D'ELSA 0520220003 19 POGGIBONSI NORD - DROVE RACCORDO AUTOSTRADALE SI-FI DIREZIONE SUD 0520220016 20 POGGIBONSI SUD - SALCETO RACCORDO AUTOSTRADALE SI-FI DIREZIONE NORD 0520220016 21 COSTITUZIONE NORD VIA DELLA COSTITUZIONE 0520220005 22 COSTITUIZIONE SUD VIA DELLA COSTITUZIONE 0520220005

Nuovi cancelli potranno essere attivati, di volta in volta e con le stesse modalità, nel caso di scenari diversi da quelli di progetto.

2.3 TIPOLOGIA DI PERICOLOSITÀ E RISCHI PRESENTI SUL TERRITORIO 2.3.1 CONCETTI GENERALI: IL RISCHIO E LA PERICOLOSITÀ Gli eventi che richiedono interventi di protezione civile dipendono da numerose cause, sia naturali che artificiali, e coinvolgono in misura diversa persone, beni ed infrastrutture. La necessità di meglio definire questi eventi, ai fini della prevenzione e della pianificazione delle emergenze, ha portato alla loro schematizzazione per poter analizzare e confrontare fenomeni diversi per intensità ed effetti, sia temuti che avvenuti. E’ stato così introdotto ad opera dell’UNESCO, nel 1984, il concetto di rischio inteso come “misura della potenzialità di un evento dannoso”. L’equazione del rischio ha trovato ampia diffusione nella comunità scientifica, anche se ancora oggi non vi è uniformità di interpretazione.

Rt = E X Rs = E (H X V) Il Rischio totale (Rt) viene così definito come il prodotto tra gli elementi a rischio (E) e il rischio specifico (Rs) inteso a sua volta come il prodotto tra la pericolosità (H), ovvero la probabilità di accadimento dell’evento catastrofico in uno specifico periodo di tempo e in una data zona geografica per la vulnerabilità (V) degli elementi a rischio. In Italia la sua prima applicazione è stata nel campo della prevenzione sismica quando, dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980, si riclassificò il territorio nazionale, cioè si aggiornò l’elenco delle aree potenzialmente soggette a danni da terremoto, nelle quali vige l’obbligo di costruire con criteri

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antisismici. Il concetto di rischio è poi stato esteso ad altri fenomeni naturali e da ultimo a fenomeni dannosi di origine antropica.

2.3.2 PERICOLOSITÀ IDROGEOLOGICA Il 45% delle vittime avutesi in Italia, a seguito di calamità naturali tra il 1945 ed il 1990, è dovuto ad eventi idrogeologici, il 32% in seguito a frane, il 9% per frane-alluvioni ed il 4% a causa di alluvioni. In conseguenza dell’alto impatto avutosi in seguito ai tragici eventi che nel 1998 colpirono Sarno, il Ministero dell’Ambiente e gli Enti istituzionalmente competenti hanno dato avvio ad un’analisi conoscitiva delle condizioni di rischio su tutto il territorio nazionale, con lo scopo di giungere ad una mitigazione attraverso una politica congiunta di previsione e prevenzione. A seguito del Decreto legislativo n° 180 del 1998, noto appunto come “Decreto Sarno”, le Regioni, tramite le Autorità di Bacino, hanno individuato le aree a pericolosità elevata (PI3 – PF3) e molto elevata (PI4 – PF4). Le Autorità di Bacino hanno elaborato i Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), volti soprattutto alla definizione delle condizioni d’uso del territorio, per prevenire il rischio esistente attraverso il mantenimento ed il recupero di condizioni di equilibrio. In cartografia sono riportate le seguenti aree di rischio come definite dal PAI dell’Arno.

IDZONARISC IDAREARISC DENOMINAZ TIPURB NRESID NDISABILI RISCTIPO AREA Ha 0520220003 0520220003 SAN LUIGI AI ID 1.81 0520220007 0520220007 LA MAGIONE AB ID 1.57 0520220008 0520220004 BOCCA D'ELSA - MASSO AI 16 ID 12.63 0520220011 0520220011 FERROVIA BELLAVISTA AI ID 1.40 0520220012 0520220012 IL CORTO AG ID 2.23 0520220014 0520220014 LA CADUTA AB ID 0.66 0520220016 0520220016 IL CASALINO AB 894 FR 12.13 0520220017 0520220017 BERNINO AB ID 4.65 0520220058 0520220005 ZONA PONTI STADIO AI ID 13.24 0520220059 0520220001 DROVE A PANCOLE AB 36 ID 5.38 0520220061 0520220002 PONTE VIA PISANA AI ID 5.27

2.3.3 PERICOLOSITÀ SISMICA Con il termine di pericolosità sismica si intende la valutazione qualitativa e quantitativa degli effetti sul territorio e sulle opere dell'uomo della sismicità locale e delle zone limitrofe. La valutazione della pericolosità consiste nella previsione della ricorrenza dei terremoti e dei parametri del moto con i quali un evento sismico si manifesta in un certo punto della superficie (risposta sismica). Essa prevede la valutazione dei seguenti aspetti: Scuotibilità: comprende la valutazione dei parametri del moto del terreno sulla base dei caratteri sismotettonici generali dell’area considerata. Lo scuotimento sismico è ovviamente prodotto dal transito nel terreno delle onde elastiche che si irradiano dalla faglia sismica. Esso può essere

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misurato con sismometri in termini di accelerogrammi o sismogrammi. L'accelerazione massima (di picco) del terreno, detta PGA, è il parametro più utilizzato e più semplice per quantificare lo scuotimento. Risposta sismica locale: si riferisce a fattori locali geologici, morfologici, idrologici, ecc., superficiali e del substrato, che possono modificare le vibrazioni sismiche o costituire situazioni di precario equilibrio geomorfologico. Con queste premesse, le indagini per la valutazione del rischio sismico possono essere suddivise in: MACROZONAZIONE SISMICA: individuazione della ricorrenza dei terremoti e valutazione della scuotibilità; MICROZONAZIONE SISMICA: riconoscimento a scala locale di aree omogenee dal punto di vista della risposta sismica locale. Negli ultimi 20 anni è stato condotta in Italia una serie di progetti di ricerca multidisciplinari (geologia, geofisica, sismologia) volti a ricostruire la storia tettonica passata ed attuale della penisola italiana. Lo scopo finale era quello di definire le caratteristiche sismogenetiche del territorio e, di conseguenza, la sua pericolosità sismica. Tali progetti hanno portato alla suddivisione del territorio della penisola italiana in una serie di zone all'interno delle quali si dovrebbero manifestare attività sismogenetiche con uno specifico stile tettonico prevalente e con tassi di sismicità e distibuzioni di magnitudo costanti nel tempo, almeno su periodi dell'ordine del millennio (Scandone et al., 1990; Scandone, 1997). Nella figura seguente si riporta una mappa di tale zonazione. Secondo tale modello sismotettonico della penisola italiana, la zona in esame risulta essere legata al margine interno della placca padano-adriatico-ionica, affetta in età terziaria dalle deformazioni che avrebbero dato origine al sistema orogenico dell’Appennino settentrionale. In particolare, la fascia tirrenica (31) e la fascia intermedia (32) dell’Appennino settentrionale, nelle quali si trova l'area in oggetto, apparterrebbero alle zone interne dell’edificio appenninico, caratterizzate da deformazioni legate all’evoluzione dell’attività tettonica distensiva mio-pliocenica post-collisionale. Lo stile deformativo di questo dominio è pertanto dominato da faglie dirette che denunciano una tettonica attiva di tipo distensivo, ma anche dalle strutture ad esse associate, quali anticlinali di tipo roll-over e transfer faults, caratterizzate invece da cinematica compressiva e trascorrente, rispettivamente.

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Modello di zonazione sismogenetica della penisola italiana (Scandone, 1997). Sembra pertanto appropriato puntualizzare che la complessità degli stili tettonici osservati a livello locale e, soprattutto, superficiale, può spesso contrastare con quello definito sull’area oggetto di studio definita a livello regionale e non è comunque indicativo dell'attività sismica principale che insiste all’interno dell’intero dominio sismotettonico. L'individuazione di strutture tettoniche (faglie) attive all'interno di un'area sismogenetica costituisce il passo successivo per una più precisa definizione del modello sismotettonico (e della pericolosità sismica) locale. Per lo studio della pericolosità sismica del sito oggetto di studio, come previsto dalla normativa in vigore (Ordinanza PCM n. 3274 del 20.03.2003, D.M. 1409/2005 “Testo Unico per le Costruzioni” e Ordinanza PCM n. 3519 del 28.04.2006, (pubblicata sulla G.U. - Serie gen.le n. 108 del 11.05.2006) si è fatto riferimento alla macrozonazione sismica secondo la quale il territorio nazionale è suddiviso in zone sismiche, ciasuna contrassegnata da un diverso valore di PGA, ovvero del parametro ag = accelerazione orizzontale massima convenzionale su suolo di categoria A (formazioni litoidi o suoli omogenei molto rigidi caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800m/s). I valori convenzionali di ag, espressi come frazione dell’accelerazione di gravità g, da adottare in ciascuna delle zone sismiche del territorio nazionale sono riferiti ad una probabilità di superamento del 10% in 50 anni (Parametro di scuotimento) ed assumono i valori di seguito riportati: Zona 1 – valore di ag = 0.35g Zona 2 – valore di ag = 0.25g Zona 3 – valore di ag = 0.15g

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Zona 2 – valore di ag = 0.05g La Regione Toscana con la Delibera n° 604 del 16/06/2003 "Indirizzi generali e prime disposizioni sulla riclassificazione sismica della Regione Toscana, in applicazione dell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003" recepiva la normativa nazionale sulla riclassificazione sismica del territorio nazionale. In base all’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28.04.2006 relativa ai "Criteri generali da utilizzare per l'individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l'aggiornamento degli elenchi delle medesime zone" e a seguito dell'entrata in vigore della DGR 19/06/2006 n° 431 "Riclassificazione sismica del territorio regionale: "attuazione del D.M. 14/09/2005 e OPCM 3519 del 28/04/2006" il comune di Poggibonsi ricade tra i comuni classificati in Zona 3s (valore di ag compreso tra i valori 0,125 e 0,150)

2.3.4 VALUTAZIONE DEL RISCHIO SISMICO La storia sismica del Comune di Poggibonsi, riassunta nel data base "DOM4.1” (database di osservazioni macrosismiche di terremoti di area italiana al di sopra della soglia del danno" contiene i dati macrosismici, provenienti da studi GNDT), riporta i seguenti dati: Osservazioni sismiche (18) disponibili per POGGIBONSI (SI) [43.47, 11.146]

Data Effetti in occasione del terremoto di:

Ye Mo Da Ho Mi Is (MCS) Area epicentrale Ix Ms

1869 09 26 20 45 70 SAN GIMIGNANO 70 50

1906 04 21 06 35 65 VAL D`ELSA 65 47

1911 09 13 22 29 60 CHIANTI 75 47

1909 08 25 00 22 50 MURLO 75 51

1918 11 10 15 12 50 S.SOFIA 80 58

1919 06 29 15 06 50 MUGELLO 90 63

1920 09 07 05 55 50 GARFAGNANA 100 65

1919 10 25 13 51 45 MONTERCHI 60 48

1904 11 17 05 02 40 PISTOIESE 70 50

1909 01 13 00 45 40 BASSA PADANA 65 54

1914 10 27 09 22 40 GARFAGNANA 70 58

1919 09 10 16 57 40 PIANCASTAGNAIO 80 52

1899 06 26 23 18 35 PISTOIESE 75 50

1917 04 26 09 35 35 MONTERCHI-CITERNA 95 56

1976 05 06 20 30 FRIULI 95 65

1930 10 30 07 13 25 SENIGALLIA 85 60

1898 03 04 20 CALESTANO 70 47

1940 01 31 11 20 SIENA 65 41

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L’intensità macrosismica più elevata (7,0) è stata registrata nella scossa del 26 settembre 1869 alle ore 20:45 GMT. Essa colpì la Toscana centrale, in particolare i paesi della valle del fiume Elsa. Gli effetti maggiori furono riscontrati a San Gimignano, dove 2 case subirono crolli, furono gravemente danneggiate le carceri, il conservatorio di Santa Chiara, la chiesa della Madonna dei Lumi e la chiesa di Sant'Agostino. A Siena, Colle Val d'Elsa e Poggibonsi le scosse causarono la caduta di qualche fumaiolo. A Libbiano fu danneggiata la chiesa parrocchiale. La scossa fu avvertita anche a Firenze. Nelle località più colpite furono avvertite varie repliche la notte del 26 settembre e la mattina del 29 settembre

Per effettuare una prima valutazione del rischio sismico sono stati adottati i risultati dello studio condotto dal Servizio Sismico Nazionale, Rischio Sismico 2001, nel quale viene stimato attraverso un calcolo probabilistico il livello di danno indicativo per un dato territorio comunale sulla base del picco di accelerazione (PGA), la vulnerabilità degli edifici derivante dalla tipologia costruttiva ed il numero dei residenti. Tale modello, i cui dati derivano dal Censimento 1991 e dai dati del Piano per la classificazione degli edifici e della popolazione, fornisce uno strumento indicativo per ottenere una stima dell’ordine di grandezza dei potenziali danni derivanti da una crisi sismica di progetto a livello di macroarea; si deve comunque puntualizzare che i parametri che governano la fenomenologia sismica in una data area non sono costanti, e che sensibili variazioni degli stessi possono comunque variare lo scenario di danno. In tale contesto particolare importanza assume il programma regionale di Valutazione degli Effetti Locali (VEL) che attraverso la microzonazione sismica ha come obiettivo di caratterizzare all’interno di ambiti territoriali a scala subcomunale le aree a comportamento omogeneo sotto il profilo della risposta sismica locale in corrispondenza di un terremoto atteso, e definire i possibili effetti sul tessuto urbano (con particolare attenzione agli edifici strategici e rilevanti) sulle reti di servizio, sulle infrastrutture e gli insediamenti produttivi.

Vengono di seguito riportate le tabelle di calcolo dedotte dal rischio sismico 2001

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Abitazioni presenti nel Comune ripartite per classi di vulnerabilità

COD_AMM COMUNE ABITAZIONI SUPERFICIE AB A AB B AB C1 AB C2 9052022 POGGIBONSI 9916 828155.0 18.8 15.0 12.1 54

Nome variabile Note Cod_istat Codice istat del comune Comune Nome del comune ABITAZ Abitazioni (dati Istat) SUP Superficie delle abitazioni (dati Istat) ABA Percentuale di abitazioni in classe A ABB Percentuale di abitazioni in classe B ABC1 Percentuale di abitazioni in classe C1 ABC2 Percentuale di abitazioni in classe C2

Popolazione residente nel Comune ripartita secondo le classi di vulnerabilità delle abitazioni

COD_AMM COMUNE POPOLAZINE POP A POP B POP C1 POP C2 9052022 POGGIBONSI 27890 16.1 13.8 12.2 57.8

Nome variabile Note Cod_istat Codice istat del comune Comune Nome del comune POP_RES Popolazione residente (dati Istat) POPA Percentuale di popolazione residente in abitazioni di classe A POPB Percentuale di popolazione residente in abitazioni di classe B POPC1 Percentuale di popolazione residente in abitazioni di classe C1 POPC2 Percentuale di popolazione residente in abitazioni di classe C2

Indici di rischio PGA Il parametro di rischio usato è il picco di accelerazione PGA. (Valori annui rapportati ai capoluoghi)

COD_AMM COMUNE P_AB_CRO P_POP_CR P_AB_INA P_AB_DAN P_DANSUP 9052022 POGGIBONSI 0.003 0.003 0.118 0.794 0.17613

Nome variabile Note Cod Amm Codice istat del comune Comune Nome del comune P_AB_CRO Percentuale di abitazioni crollate sul totale delle abitazioni. P_POP_CRO Percentuale della popolazione coinvolta in crolli sul totale della popolazione. P_AB_INA Percentuale di abitazioni inagibili sul totale delle abitazioni. P_AB_DAN Percentuale di abitazioni danneggiate sul totale delle abitazioni. P_DANSUP Percentuale della superficie delle abitazioni danneggiate sul totale della superficie delle abitazioni.

Stima (considerando che la qualità degli edifici di nuova costruzione è sicuramente non peggiore delle percentuali del 2001) degli abitanti coinvolti in crolli o in edifici inagibili

COD_AMM COMUNE ABIT. IN ABITAZIONI CROLLATE ABIT. IN ABITAZIONI INAGIBILI ABIT. IN ABITAZIONI DANNEGGIATE 9052022 POGGIBONSI 0.758 27.107 188.259

2.3.5 RISCHIO INDUSTRIALE Il rischio industriale preso in considerazione dal Dipartimento della Protezione Civile e anche dalle Autorità periferiche, è quello che, per gravità e per estensione, è paragonabile all’incidente avvenuto presso lo stabilimento ICMESA (Seveso – 1976), quando avvenne il rilascio di immense quantità di diossina. Le gravi conseguenze di quell’incidente, indussero gli stati europei a predisporre una

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regolamentazione precisa per le attività industriali più pericolose. La direttiva comunitaria CEE n° 501/82, nota come Direttiva Seveso, recepita dall’ordinamento italiano con il D.P.R. n° 175/88 e successive modifiche, nonché dalla Legge n° 137/97, definirono i processi produttivi, la natura ed i quantitativi di sostanze che caratterizzavano gli impianti industriali considerati a rischio d’incidente rilevante. Più recentemente il D.Lgs. n° 334 del 17 agosto 1999 ed il suo decreto applicativo del 9 maggio 2001, puntualizzano l’obbligo dei Sindaci dei Comuni, dove sono ubicati gli impianti a rischio d’incidente rilevante, a divulgare le notizie contenute nella “scheda informativa” contenente, oltre alle informazioni generali dell’industria, anche il Piano di Emergenza destinato alla popolazione confinante e l’individualizzazione delle tre aree circostanti l’impianto, denominate “di sicuro impatto”, “di danno” e “di attenzione”, per le quali devono essere predisposte differenti norme di comportamento. Le industrie a rischio d’incidente rilevante sono indicate dalla normativa come quelle che utilizzano processi richiedenti l’uso di sostanze pericolose e/o impianti che in condizioni di funzionamento anomalo possono dare origine ad eventi incidentali, come emissione di sostanze tossiche, esplosione ed incidenti di entità tale da provocare ingenti danni immediati o differiti per la salute umana e per l’ambiente, all’interno ed all’esterno dello stabilimento. La prevenzione del rischio industriale avviene attraverso la progettazione, il controllo e la manutenzione degli impianti industriali in base al rispetto della normativa. La Regione Toscana, con la Legge Regionale n° 30 del 20 marzo 2000 “Nuove norme in materia di attività a rischio d’incidenti rilevanti”, ha disciplinato le competenze amministrative in materia di attività a rischio d’incidenti rilevanti, secondo quanto previsto dal D.Lgs. n° 112/98. In base alla normativa di riferimento sul territorio del Comune di Poggibonsi non sono rilevabili industrie a rischio d’incidente rilevante. 2.3.6 RISCHIO TRAFFICO Si considera quale principale fattore di rischio traffico a livello comunale la pericolosità del raccordo autostradale Siena Firenze (AUTOPALIO) a due carreggiate, dove i problemi dovuti ai fattori meteorologici, soprattutto in presenza di neve o ghiaccio, sono aggravati dalla presenza di un numero sempre elevato di autotreni che, oltre a creare gravi problemi allo scorrimento del traffico, rallentano le eventuali operazioni di soccorso. Su tale arteria transitano mediamente 13.000 veicoli al giorno per entrambe le corsie. Nel caso di incidenti gravi è ipotizzabile la chiusura del raccordo autostradale con la necessità di far defluire il traffico sulla viabilità locale. Sono stati individuati i seguenti possibili scenari: 1 - Chiusura del tratto tra S. Donato e Poggibonsi Nord (corsia sud) Il traffico confluirebbe alla rotatoria di Drove proveniente dalla Cassia; qui immissione per Siena sulla terza uscita. Segnaletica: già esistente

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2 - Chiusura del tratto tra l’uscita di Poggibonsi Nord e S. Donato (corsia nord) Uscita Poggibonsi Nord su rotatoria di Drove; qui deviazione sulla prima uscita per Barberino val d'Elsa via Cassia. Segnaletica: (1) sulla rotatoria indicazione Deviazione per Firenze via Barberino val d'Elsa a destra (prima uscita)

3 - Chiusura del tratto tra Poggibonsi Nord e Poggibonsi Sud (corsia sud) Uscita Poggibonsi Nord su rotatoria di Drove; qui deviazione sulla terza uscita in direzione Centro; percorsa via delle Pancole, su viale Marconi deviazione a sinistra in via Montegrappa; alla rotatoria di largo Campidoglio la segnaletica già esistente indica la svolta a sinistra (terza uscita) e quindi l’immissione verso Siena (prima uscita rotatoria di Salceto) Segnaletica: (1) sulla rotatoria di Drove indicazione Deviazione per Siena a destra sulla terza uscita; (2) su viale Marconi indicazione Siena a sinistra verso via Montegrappa;

4 - Chiusura del tratto tra Poggibonsi Sud e Poggibonsi Nord (corsia nord) Dall’uscita Poggibonsi Sud, transito in via Andreuccetti - rotatoria di via Borgaccio – via Borgaccio - via delle Pancole – rotatoria di Drove – Poggibonsi nord Segnaletica: (1) sulla rotatoria di via Borgaccio indicazione Deviazione per Firenze verso destra (prima uscita) per via Borgaccio; (2) all’intersezione di via Borgaccio con viale Marconi indicazione Firenze a destra verso via delle Pancole; alla rotatoria di Drove segnaletica già esistente

5 - Chiusura del tratto tra Poggibonsi Sud e Colle val d'Elsa Nord (corsia sud) Dall’uscita Poggibonsi Sud immissione nella rotatoria di Salceto e poi in quella di largo Campidoglio per proseguire in via del Colombaio, ponte P. Nenni e via Senese fino a Campostaggia; da qui due alternative: a) la SR 68 verso Colle val d'Elsa con reimmissione nella Siena-Firenze a Colle val d'Elsa Sud oppure b) la SR Cassia per Monteriggioni e poi Siena Segnaletica: (1) sulla rotatoria di Salceto Deviazione per Siena verso destra alla terza uscita; (2) sulla rotatoria di largo Campidoglio Deviazione per Siena a diritto alla seconda uscita; (3) all’intersezione di via del Colombaio con il ponte P. Nenni Deviazione per Siena a destra; (4) sulla rotatoria di via Senese Deviazione per Siena a diritto alla seconda uscita; (5) sulla rotatoria di Campostaggia indicazione ipotesi a) Siena via SGC Firenze-Siena a diritto alla prima uscita (SR 68), ipotesi b) Siena via SGC Firenze-Siena seconda uscita a destra per Staggia Senese.

6/7 - Chiusura del tratto tra Colle val d'Elsa Sud e Poggibonsi Sud (corsia nord) Il traffico proveniente dalla SP 70 di Fontana confluirebbe in via della Pace; all’intersezione con via Romana deviazione a sinistra sulla Cassia verso Poggibonsi; alla rotatoria di Campostaggia si prosegue per il Centro e quindi rotatoria di via Senese – ponte P. Nenni – via del Colombaio –

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rotatoria di largo Campidoglio – rotatoria di Salceto – rotatoria di via Borgaccio e, tramite via Andreuccetti, Poggibonsi Sud Segnaletica: (1) intersezione via della Pace via Romana Deviazione per Firenze a sinistra; (2) sulla rotatoria di Campostaggia Deviazione per Firenze a diritto alla prima uscita; (3) sulla rotatoria di via Senese Deviazione per Firenze a destra alla prima uscita; alle successive intersezioni segnaletica già esistente

2.4 AREE DI EMERGENZA Le Aree di Emergenza sono quelle zone destinate, in caso di emergenza, ad uso di protezione civile. Ovvero sono spazi e/o strutture in grado di accogliere la popolazione e di ospitare servizi essenziali destinati al soccorso ed al superamento dell’emergenza. Pertanto devono essere ubicate nelle vicinanze di risorse idriche, elettriche e di smaltimento delle acque reflue, ma soprattutto individuate in aree esenti da rischi prevedibili. Le aree di emergenza (ammassamento soccorritori e risorse, ricovero della popolazione), a cui fa riferimento la presente pianificazione, sono state censite dal Comuni attraverso i propri uffici tecnici e comunicate all’Amministrazione Provinciale di Siena, che le ha inserite nel proprio Data Base in dotazione anche al C.O.C. Il Ce.Si a mezzo dei propri referenti e con la collaborazione dei referente della funzione di supporto F1 e F7, dovranno assicurare la revisione e l’aggiornamento di tali aree con cadenza annuale.

TIP NPERSOS TIPOSUOL TIPOPROP AREAM IDSUBAREA EMEVIA O P O R Q 0520220001 ISTITUTO RONCALLI B AS 50 AS PU 1000 0520220002 FONTE DELLE FATE AS 1300 AS PU 17000 0520220003 VIA BOTTICELLI - GIOTTO AS 400 AS PU 6000 0520220007 VIA SANGALLO AP 1000 TE PU 13000 0520220009 VIALE MARCONI - STADIO AS 100 PR PU 13000 0520220010 LOCALITA' BERNINO AP 1000 AS PU 35000 0520220013 VIA A. VOLTA AP 500 AS PU 12000 0520220014 VIA ALDO MORO AP 500 CS PU 12000 0520220015 ISTITUTO RONCALLI PALESTRA AP 50 CS PU 1000 0520220016 VIA MARMOLADA AP 1500 TE PU 13000 0520220017 STADIO STAGGIA AP 100 PR PU 2200 0520220018 SCUOLA ELEMENTARE STAGGIA RP 500 CS PU 10000 EX STRADA PROVINCIALE 44 PER SAN 0520220019 LUCCHESE AS 1000 TE PR 30000 0520220020 ISTITUTO RONCALLI PARCHEGGIO AP 300 AS PU 2000 0520220021 IL VALLONE AP 1100 AS PU 15000 0520220022 ISTITUTO RONCALLI AREA SPORTIVA AP 1000 TE PR 28000

2.4.1 AREE AMMASSAMENTO SOCCORRITORI E RISORSE (AS) Le aree di ammassamento soccorritori vengono individuate come i luoghi in cui far convergere le risorse materiali (p.e. alimenti, abiti, etc) ed umane destinate alle operazioni di soccorso ed

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assistenza alla popolazione; tali aree, opportunamente attrezzabili, sono collocate in porzioni di territorio esenti da rischio ed ubicate in prossimità dei centri abitati maggiori. Il Ce.Si a mezzo dei propri referenti e con la collaborazione dei referente della funzione di supporto F1, F3 e F7, dovranno assicurare la revisione e l’aggiornamento di tali aree con cadenza annuale.

2.4.2 AREE DI RICOVERO DELLA POPOLAZIONE (AP) Le aree di ricovero sono costituite da luoghi aperti in cui può essere allestita una tendopoli per 500 persone ed aventi una superficie di almeno 6000 mq, con reti elettrica, idrica e fognaria presenti o facilmente raggiungibili. Tali aree, opportunamente attrezzabili, sono collocate in porzioni di territorio esenti da rischio ed ubicate per lo più in prossimità dei centri abitati maggiori. I Comuni, a mezzo dei propri referenti del servizio associato, con la collaborazione del referente della funzione di supporto F1, F3 e F7, dovranno assicurare la revisione di tali aree prima della definitiva approvazione del Piano Comunale di Protezione Civile. Il Ce.Si a mezzo dei propri referenti e con la collaborazione dei referente della funzione di supporto F1, F3 e F7, dovranno assicurare la revisione e l’aggiornamento di tali aree con cadenza annuale.

2.5 LE RISORSE Al fine di garantire un quadro conoscitivo delle risorse del territorio, il Ce.Si. aggiornerà il censimento di tutti i mezzi, strutture e risorse utilizzabili in emergenza, raccogliendo i dati in un software gestionale sviluppato su ArcMap dalla Regione Toscana e dalla Provincia di Siena. Il Ce.Si a mezzo dei propri referenti e con la collaborazione dei referente della funzione di supporto F7, dovranno assicurare la revisione e l’aggiornamento di tali aree con cadenza annuale.

2.5.1 MEZZI OPERATIVI I mezzi operativi disponibili, a cui fa riferimento la presente pianificazione, sono quelli censiti dal Comune attraverso i propri uffici e comunicate all’Amministrazione Provinciale di Siena, che li ha inseriti nel proprio Data Base in dotazione anche al C.O.C. Il Ce.Si a mezzo dei propri referenti e con la collaborazione dei referente della funzione di supporto F1 e F4 dovranno assicurare la revisione e l’aggiornamento di tali aree con cadenza annuale. Con l’apporto del volontariato sarà costantemente aggiornato il censimento delle risorse utilizzabili in emergenza od in previsione di essa su www.protezionecivile.regione.toscana.it per mezzo dell’applicativo “SART”. Tale strumento costituisce un utile supporto per le Funzioni di supporto sia nella gestione delle risorse che delle strutture del volontariato.

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2.5.2 STRUTTURE RICETTIVE Attraverso il censimento delle risorse già eseguito dal Comune, sono state individuate le strutture ricettive presenti sul territorio (alberghi, residence, ostelli, agriturismi, case ed appartamenti per vacanze) e sono state inserite in un elenco contenuto nel Data Base provinciale in dotazione anche al C.O.C e riportate sulle tavole allegate. Il Ce.Si a mezzo dei propri referenti e con la collaborazione dei referente della funzione di supporto F1 e F9 dovra assicurare la revisione e l’aggiornamento di tali aree con cadenza annuale. 2.5.3 ASSISTENZA SANITARIA (informazioni ricavate dal sito internet http://www.usl7.toscana.it ) IL SERVIZIO 118 Il Servizio cosiddetto di Emergenza e Urgenza si attiva con il 118 attraverso l'invio di mezzi ed equipaggi di soccorso nel momento in cui si verificano incidenti di vario tipo o si manifestano sintomi gravi da richiedere un intervento sanitario di pronto soccorso qualificato ed in tempi brevi, sia a domicilio che sul luogo dell'incidente. La telefonata può essere fatta anche dai telefoni pubblici senza necessità di inserire scheda o moneta. Al 118 rispondono da Siena operatori qualificati che ti faciliteranno la descrizione del caso tramite domande semplici e mirate. La precisione delle risposte è fondamentale per un intervento efficace e tempestivo. Ad ogni richiesta di intervento dovranno essere specificati: - Dove è successo - Cosa è successo - Da dove chiami - Quante persone coinvolte - In quali condizioni è l'infortunio

Il servizio 118 è dotato di strumentazione e mezzi di soccorso avanzato con a bordo delle ambulanze medici, infermieri e volontari qualificati, abilitati ad effettuare le manovre di soccorso sul luogo dell'evento è perciò possibile che il paziente riceva le prime cure sul posto, prima del trasferimento in ospedale. Il 118 è il numero che può essere composto da qualsiasi apparecchio per richiedere i seguenti servizi: • Emergenza Urgenza • Guardia Medica • Trasporto Sanitario Ordinario • La sede operativa è a Siena, il responsabile del Servizio 118 è il Dott. Marco Picciolini.

OSPEDALE VAL’D’ELSA L'Ospedale fa parte dell'Azienda Usl 7 di Siena, che comprende anche gli Ospedali Riuniti Val di Chiana Senese (Montepulciano - Nottola), Ospedale Amiata Senese (Abbadia S.S.) ed il Policlinico

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delle Scotte (Siena). Ha un totale di circa 210 posti letto suddivisi in camere da due e quattro letti con servizi nell’anticamera. Località Campostaggia - Poggibonsi Centralino: Tel. 0577 9941 Segreteria Direzione Sanitaria: tel. 0577 994902, Fax 0577 994234 Segreteria Dir. Infermieristica osp.: tel. 0577 994802 Direttore Sanitario: Dott. Luigi Tonelli Responsabile U.O. Infermieristico osp.: Gioietta Bagaggiolo Per arrivarci: - da Firenze percorrendo l'Autopalio uscita Colle di Val d'Elsa nord e seguire le indicazioni per Poggibonsi - da Siena percorrendo l'Autopalio uscita Colle di Val d'Elsa sud e seguire le indicazioni per Poggibonsi Oltre ai poliambulatorii e al day hospital offre i seguenti servizi • Accoglienza • Anestesia e Rianimazione (Terapie Intensive) • Cardiologia e UTIC (Terapie Intensive) • Chirurgia • Dialisi • Emotrasfusionale • Endoscopia • Laboratorio Analisi • Medicina • Oncologia • Ortopedia • Ostetricia e Ginecologia (Materno Infantile) • Pediatria e Neonatologia (Materno Infantile) • Pronto Soccorso • Radiologia • Riabilitazione

Al suo interno trovano posto anche un Bar, la mensa, un giornalaio e uno sportello bancario. 2.5.4 ARPAT E VVF In caso di particolari eventi che comportano il coinvolgimento dell’ambiente in senso generale, compreso il monitoraggio e la verifica strumentale di eventuali pericoli anche per le persone, il personale di A.R.P.A.T. non ha la responsabilità diretta del coordinamento delle operazioni, ma fornisce ogni eventuale supporto tecnico necessario alle strutture della protezione civile.

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A.R.P.A.T Dipartimento Provinciale di Siena Loc. Ruffolo, 53100 Siena Tel. 0577-365711, Fax 0577-365726 E-mail [email protected]

Il Corpo VVF, al fine di salvaguardare l'incolumità delle persone e l'integrità dei beni, assicura gli interventi tecnici caratterizzati dal requisito dell'immediatezza della prestazione, per i quali siano richieste professionalità tecniche anche ad alto contenuto specialistico ed idonee risorse strumentali, ed al medesimo fine effettua studi ed esami sperimentali e tecnici nello specifico settore. Sono compresi tra gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale: • l'opera tecnica di soccorso in occasione di incendi, di incontrollati rilasci di energia, di improvviso o minacciante crollo strutturale, di frane, di piene, di alluvioni o di altra pubblica calamità; • l'opera tecnica di contrasto dei rischi derivanti dall'impiego dell'energia nucleare e dall’uso di sostanze batteriologiche, chimiche e radiologiche. Gli interventi tecnici di soccorso pubblico del Corpo nazionale si limitano ai compiti di carattere strettamente urgente e cessano al venir meno della effettiva necessità. In caso di eventi di protezione civile, il Corpo nazionale opera quale componente fondamentale del Servizio nazionale della protezione civile e assicura, nell’ambito delle proprie competenze tecniche, la direzione degli interventi tecnici di primo soccorso nel rispetto dei livelli di coordinamento previsti dalla vigente legislazione. VVF Distaccamento di Poggibonsi Strada di S.Lucchese , 53036 Poggibonsi Fax 0577-936222 Tel. 0577-936222

2.5.5 L’APPORTO DEL VOLONTARIATO La LR n.67/2003 disciplina espressamente la “risorsa” volontariato, individuandola come strategica nell’ambito del sistema regionale della protezione civile. In particolare, le organizzazioni di volontariato concorrono al sistema delle risorse dei comuni in quanto: a) siano operanti nel territorio del comune e censite nel piano di PC (art.18, comma 1, lett.b); b) abbiano concorso alla elaborazione del piano e definito nell’ambito di questo il proprio apporto (art.12, comma 3, lett.a). In considerazione dell’articolazione delle organizzazioni di volontariato sul territorio, l’elenco regionale del volontariato, istituito ai sensi del regolamento regionale n. 7/R del 3/3/2006, censisce non solo le organizzazioni, ma specificatamente le loro sezioni operative. Il censimento delle sezioni operative è strettamente funzionale ad una razionale impostazione del piano di protezione civile

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comunale: infatti è proprio con riferimento alle sezioni operative sul proprio territorio che il comune potrà correttamente definire l’apporto della risorsa volontariato, in termini quantitativi e qualitativi. A tal fine è stato predisposto Il programma informatico denominato: “G.E.Vo.T”: Gestione Elenco del Volontariato Toscano, accessibile dal seguente indirizzo web: http://web.rete.toscana.it/procivav . L’ applicativo consente il censimento on-line di tutte le Organizzazioni di Volontariato iscritte all’elenco regionale di protezione civile. E’ un data-base sul sito web della protezione civile regionale, accessibile mediante password personalizzata per ogni Organizzazione di Volontariato che permette alle medesime di tenere aggiornati in tempo reale i propri dati e tutte le informazioni utili al “sistema regionale della protezione civile”. Il data base è consultabile in sola lettura dagli Enti Locali oltre che dalle componenti regionali (protezione civile, AIB, aziende ASL,...) mediante apposita password rilasciata dal Settore Sistema regionale di protezione Civile. L’ applicativo consente inoltre di gestire per via informatica la procedura per l’ autorizzazione all’impiego delle OO.VV. ai fini dell’accesso ai benefici di legge semplificando ed accelerando i tempi per l’autorizzazione stessa. La visualizzazione del censimento regionale consente ai comuni una prima conoscenza circa le risorse del volontariato disponibili. E’ tuttavia necessario che in fase di elaborazione del piano di protezione civile, d’intesa con lo stesso volontariato, le informazioni reperite siano: a) verificate (infatti i dati del censimento sono inseriti dalle stesse organizzazioni. È strategico evidentemente che il comune verifichi l’effettiva operatività dei mezzi e altre dotazioni indicate) b) organizzate nell’ambito delle varie attività da svolgere. Per ciascuna delle attività previste nel piano saranno quindi individuate puntualmente le risorse del volontariato (uomini, mezzi e professionalità) occorrenti per svolgerle, analogamente a quanto si è precisato per le altre tipologie di risorse. In relazione alle peculiarità della risorsa volontariato e alla pluralità delle attività in cui è coinvolta (dal centralino H24,al pronto intervento) è opportuno che, una volta definiti gli impieghi nell’ambito delle singole attività, se ne verifichi la coerenza e compatibilità attraverso un quadro di sintesi corrispondente ai singoli scenari previsti dal piano di protezione civile. Tale quadro di sintesi configura un vero e proprio “piano di utilizzo delle risorse del volontariato” rappresentabile in forma sintetica, dalla scheda che segue.

La redazione del “piano di utilizzo delle risorse del volontariato” comporta notevoli vantaggi, in

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quanto consente: · di verificare se la risorsa è sufficiente ad assolvere i vari compiti previsti nel piano e quindi , ove non sia sufficiente, a prevedere la tempestiva richiesta alla provincia di altre squadre; · di concordare con i rappresentanti dell’organizzazione le condizioni di sicurezza per lo svolgimento dell’attività codificate;· di promuovere, anche attraverso le linee finanziarie regionali, programmi di potenziamento delle sezioni (formazione, dotazioni) funzionali all’attuazione del piano di protezione civile · di “accorciare” i tempi di intervento previsti attraverso l’eventuale messa in “stand-by” o pre - allertamento delle sezioni di volontariato Il piano di utilizzo delle risorse del volontariato, proprio per queste sue caratteristiche, non è né può essere un atto unilaterale del comune, ma deve essere puntualmente concordato con i rappresentanti del volontariato; i piani di utilizzo del volontariato devono dare espressamente atto dell’avvenuta intesa delle sezioni medesime o delle organizzazioni indicate circa la partecipazione alle attività di PC previste nel piano, intesa che, come sopra evidenziato, costituisce elemento previsto direttamente dalla legge regionale e che può opportunamente risultare dalla sottoscrizione del piano di utilizzo. Sono operanti nel territorio del Comune di Poggibonsi le seguenti associazioni volontariato: 1. CONFRATERNITA DI MISERICORDIA DI POGGIBONSI Via del commercio 32, Poggibonsi (Si) Incrizione GEVOT decreto n° 2127 del 20/05/2008 Attività: trasporto e/o soccorsi Tel H24 0577-936193 E-mail [email protected]

2. PUBBLICA ASSISTENZA DI POGGIBONSI Via Dante 39 Poggibonsi (Si) Incrizione GEVOT decreto n° 2127 del 20/05/2008 Attività: trasporto e/o soccorsi Tel H24 0577-981581 E-mail [email protected]

3. VAB SEZIONE VALD’ELSA Via c/o Palazzo Comunale Piazza Luchetti n. 1, 53031 Casole d’Elsa (SI) Centrale Operativa: Via Liguria n. 5, 53034 Colle Val d’Elsa (SI) Incrizione GEVOT decreto n° 1621 del 11/11/1994 Attività: trasporto e/o soccorsi/antincendio

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Tel H24 329-3703222 / 348-3420611 Fax 0577-921539 E-mail [email protected]

Le tre associazioni sono state coinvolte nel processo di formazione del Piano comunale di Protezione Civile con la sottoscrizione, per ogni scenario, delle relative schede di impiego del volontariato. Attualmente è in vigore una sola convenzione con l’associazione VAB ed è in corso la definizione di convenzioni, relativamente agli interventi di protezione civile, anche delle associazioni Pubblica Assistenza e Misericordia. Le tre associazioni hanno in oltre sottoscritto un accordo con il Comune di Poggibonsi per la partecipazione all’organizzazione delle Funzioni di supporto relativamente all’organizzazione comunale di protezione civile.

2.6 RISORSE UMANE E FORMAZIONE DEL PERSONALE Le risorse umane eventualmente impiegabili all’interno dell’Organizzazione Comunale di Protezione Civile sono tenute a conoscere i contenuti del presente piano, con particolare riferimento ai soggetti cui spettano particolari mansioni operative o decisionali. Viene inoltre considerato di fondamentale rilevanza per l’efficace gestione delle emergenze l’individuazione da parte di ciascun Funzionario di idonei sostituti nelle funzioni operative peculiari individuate. In tal senso il C.O.C promuove la formazione del personale. Essa sarà a vari livelli, con l’obiettivo fondamentale di costituire un’equipe di soggetti che nell’ambito territoriale costituisca un complesso omogeneo di professionalità e competenze diverse per fronteggiare le situazioni di criticità secondo schemi razionali ed elastici. Si tende quindi a promuovere la crescita individuale e collettiva degli operatori di protezione civile anche attraverso: • Analisi delle esperienze personali dei singoli o dei gruppi già operativi; • Acquisizione di metodologie da Associazioni ed Enti Pubblici operanti nel settore anche a livello provinciale o regionale; • Confronto e scambio informativo reciproco con strutture analoghe nell’ambito provinciale e regionale; • Partecipazione di Soggetti in rappresentanza della struttura comunale a convegni e giornate di studio sul tema; • Analisi delle pubblicazioni specializzate di settore; • Partecipazione a corsi di formazione di livello superiore; • Organizzazione di esercitazioni.

3 APPROVAZIONE ED AGGIORNAMENTO DEL PIANO

Il presente piano, adottato dal Comune di Poggibonsi, è trasmesso ai sensi dell’art. 24 del DPGR

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69/R del 1° dicembre 2004 alla Regione Toscana ed alla Provincia di Siena per la formulazione di eventuali osservazioni. Qualora siano apportate modifiche al piano, se ne darà tempestiva comunicazione alla Regione ed alla Provincia. La sua approvazione potrà avvenire trascorsi almeno 60 giorni dall’invio, alla Regione ed alla Provincia, del documento adottato e delle relative osservazioni. Eventuali aggiornamenti sostanziali del piano seguiranno analoga procedura. Qualora intervengano atti dello Stato e/o della Regione che apportino modifiche non sostanziali del Piano e dei suoi allegati, queste saranno recepite, anche senza far seguire una formale approvazione del piano stesso; analoga considerazione vale per la modulistica predisposta dalla R.T., dalla Provincia o dal C.O.C., eventualmente aggiornata sulla base delle esperienze maturate sul campo. L’individuazione del Responsabile del C.O.C. e del Ce. Si., così come i Referenti delle funzioni di supporto e delle unità di crisi potrà subire variazione dietro una sola disposizione del Sindaco; questo comporterà un automatico aggiornamento del Piano.

4 EFFETTI ED AZIONI SUCCESSIVE ALL’APPROVAZIONE DEL PIANO

Entro 90 gg dall’approvazione del presente piano il Sindaco, promuove e formalizza: • l’istituzione del servizio di reperibilità H24; • la nomina dei Responsabili del C.O.C. e del Ce.Si; • la formalizzazione delle richieste, agli organismi di appartenenza, dei nominativi e dei recapiti H24, inerenti l’Unità di Crisi e l’Unità di Crisi Interna e dei collaboratori delle funzioni di supporto che svolgono compiti rilevanti, anche ai fini di protezione civile, nell’ambito delle competenze ad essi attribuiti dalla normativa vigente o sulla base di appositi atti convenzionali; • la formalizzazione, anche a mezzo di convenzione, di un gruppo di pronto intervento, di uomini e mezzi afferenti al volontariato, da affiancare a quelli del Comune nella gestione dell’emergenza; • la formalizzazione degli incarichi ai funzionari del Comune di Poggibonsi da affiancare ai responsabili per la formazione delle relative funzioni di supporto sia nell’attività ordinaria che in emergenza; ALLEGATI A) CARTOGRAFIE SCENARI DI RISCHIO IDROGEOLOGICO MOLTO ELEVATO B) SCHEDE SCENARI DI RISCHIO IDROGEOLOGICO MOLTO ELEVATO - TRAFFICO C) PIANO DI EMERGENZA - ORGANIZZAZIONE OPERATIVA DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE DI POGGIBONSI ( MANSIONARIO ) D) PIANO DI EMERGENZA – SCHEDE E FAX SIMILE DOCUMENTI ED ORDINANZE

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