INDICE

PREMESSA pag. 3 1. IL TERRITORIO DEL COMUNE DI pag. 5 1.1. Clima pag. 5 1.2. Principali corsi d’acqua pag.19 2. ANALISI DELLA FLORA E DELLA FAUNA pag. 20 2.1. Flora pag. 20 2.1.1. Schede botaniche delle principali specie vegetali pag. 21 2.2. L’importanza delle siepi pag. 22 2.4. Fauna selvatica pag. 22 2.5. Fattori di disturbo per la fauna selvatica pag. 25 3. RETI ECOLOGICHE pag. 27 4. PAESAGGIO AGRARIO DEL COMUNE DI CAMISANO VICENTINO pag. 35 5. CARTOGRAFIE pag. 41 5.1. Classificazione agronomica dei terreni pag. 41 5.2. Uso del suolo agricolo pag. 44 5.3. Carta degli elementi produttivi strutturali pag. 47 5.4. Superficie agricola utilizzata pag. 48 5.4.1 Trasformabilità della SAU nel Comune di Camisano Vicentino pag. 50 5.5. Carta della rete ecologica pag. 54 6. L’AGRICOLTURA NEL COMUNE DI CAMISANO VICENTINO pag. 54 6.1. Allevamenti pag. 54 6.1.1. Classificazione degli allevamenti ai sensi della L.R. n. 11/2004 pag. 56 6.2. Agriturismo pag. 60 6.3. Produzioni tipiche e di qualità pag. 60 6.4. Attività vivaistica pag. 61 7. INDIRIZZI PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE pag. 61 7.1. Indirizzi di tutela dei corsi d’acqua pag. 61 7.2. Indirizzi per una politica del paesaggio pag. 63 7.3. Indirizzi per la salvaguardia e valorizzazione del territorio pag. 65 7.4. Indirizzi per il miglioramento ambientale ai fini della tutela della fauna selvatica pag. 66 7.4.1. Interventi negli ecosistemi agrari pag. 67 8. CRITERI GENERALI PER LA TUTELA E LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE pag. 68 9. CRITERI SPECIFICI PER LA TUTELA E LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE pag. 69

PREMESSA Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad un notevole mutamento nel modo di considerare il territorio e l’ambiente che ci circonda, poiché si è passati da un modello teso ad ottenere il maggior utile possibile dal territorio, senza preoccuparsi che questo è un “bene” finito e non inesauribile, ad un modello nel quale ci si è resi conto che questo sistema di sviluppo estremamente dispendioso e poco rispettoso dell’ambiente non è più sostenibile. La crescita incontrollata degli insediamenti residenziali e produttivi, ha determinato un notevole degrado del tessuto agricolo e paesaggistico con alterazioni e sconvolgimenti negli assetti territoriali, frutto della secolare opera dell’uomo ed in particolare dell’agricoltore. I primi apprezzabili interventi legislativi sono dovuti alla particolare sensibilità del legislatore comunitario con l’introduzione delle Direttive: 1. Direttiva 79/409/CEE – “Uccelli” 2. Direttiva 92/43/CEE – “Habitat” Il recepimento di queste Direttive è avvenuto in Italia in ritardo rispetto ad altri paesi europei più sensibili alle tematiche ambientali; con la Direttiva “Habitat” abbiamo l’individuazione di una serie di habitat da tutelare per le loro particolari caratteristiche ambientali ed ecologiche, e viene demandata ai singoli Stati ed alle Regioni l’individuazione delle specifiche aree da tutelare. Non solo le aree con valenza ambientale o le varie specie sono state oggetto di tutela da parte del legislatore, ma anche il paesaggio nel suo insieme, sia per le sue caratteristiche visive sia come sistema complesso nel quale le varie componenti biotiche ed abiotiche risultano fra di loro in interdipendenza. Per la tutela del paesaggio il momento più importante è stata la firma della Convenzione Europea del Paesaggio (ratificata dall’Italia il 9 gennaio 2006 con la legge n. 14), sottoscritta a Firenze il 20 ottobre 2000 nella quale si è ribadito che per paesaggio non deve essere inteso solo come il luogo dell’eccellenza e patrimonio culturale del Paese ma anche come grandissima risorsa per lo sviluppo sostenibile, nonché elemento fondamentale per il benessere individuale e sociale. Nella nuova concezione europea, il paesaggio viene inteso come comprensivo di tutto il territorio e non solo dei paesaggi caratteristici ma anche dei paesaggi ordinari e quelli degradati e quindi non solo delle zone soggette a vincolo di tutela. In seguito alla firma di questa Convenzione è stato sottoscritto l’Accordo Stato – Regioni il 19 aprile 2001 ed ha avuto corso la successiva sostanziale revisione legislativa del Codice dei beni culturali e del paesaggio, approvato con D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 ed entrato in vigore il 1° maggio 2004. Per la valutazione della compatibilità paesaggistica, successivamente è stato emanato il D.P.C.M. 12 dicembre 2005 con il quale sono stati definite le finalità, i criteri di redazione e i contenuti della relazione paesaggistica che dovrebbe corredare l’istanza di autorizzazione paesaggistica, congiuntamente al progetto dell’intervento da realizzare ed alla classica relazione di progetto.

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In questa logica ed in sintonia con un’economia di tipo post-industriale che privilegia gli aspetti qualitativi della vita a scapito di quelli quantitativi, diviene indispensabile rivedere gli obiettivi della pianificazione territoriale verso forme più rispettose dell’ambiente, favorendo forme di sviluppo sostenibile. Su questi concetti di tutela si basa anche l’attuale Legge Urbanistica (L.R. 11/2004) della Regione che ribalta completamente il modo di vedere il territorio passando da una visione nella quale questo è visto come nuova superficie da destinate all’edificazione sia residenziale che produttiva, ad una visione nella quale le nuove aree edificabili vengono individuate solamente dopo che sono state salvaguardate tutte le valenze ambientali e paesaggistiche del territorio e soprattutto in quantità ben definita che deriva da un apposito calcolo che considera anche la quantità di superficie agricola utilizzata che è stata trasformata ad usi non agricoli.

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1. IL TERRITORIO DEL COMUNE DI CAMISANO VICENTINO Il Comune di Camisano Vicentino si trova in pianura ed è confinante a nord con il Comune di Gazzo Padovano (PD), a est con il Comune di Piazzola sul Brenta (PD), a sud con i Comuni di Campodoro (PD) e di (VI) ed infine ad ovest con il Comune di (VI).

1.1. Clima In mancanza di stazioni di rilevamento meteorologiche nel Comune di Camisano Vicentino, si riporta una sintesi dei dati raccolti dalle centraline collocate nei comuni limitrofi, come individuate dall’ARPAV; i dati meteo riportati sono quelli rilevati dalle centraline dei comuni di Grantorto, e che risultano essere le stazioni meteo di riferimento i cui centroidi distano circa 8 / 9 km da quello del comune di Camisano Vicentino. I dati climatici raccolti riguardano le precipitazioni, la temperatura, la radiazione solare, l’umidità, l’intensità e la direzione del vento; il quadro che ne risulta è sintetizzabile nelle tabelle che seguono.

Precipitazioni Per quanto riguarda le precipitazioni si sono analizzati i dati delle stazioni di: Grantorto, Montegalda e Quinto Vicentino con valori che vanno dal primo gennaio 1994 al 31 dicembre 2011; il dato si riferisce a millimetri di pioggia caduta nel relativo periodo. Parametro: somma annuale delle Precipitazioni (mm) - Valori dal 01.01.1994 al 31.12.2011

Stazione Grantorto Somma Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 62,4 37,2 1,4 124,6 84,6 41,0 71,4 55,2 248,4 92,2 81,6 32,8 932,8 1995 52,2 88,0 41,6 64,6 237,6 124,0 71,0 160,4 133,0 7,8 37,8 191,8 1209,8 1996 113,8 50,4 19,0 117,0 87,6 51,6 44,4 161,2 50,4 180,6 120,4 125,8 1122,2 1997 85,4 3,2 8,6 53,4 56,4 103,0 71,2 32,8 31,2 7,4 117,6 151,4 721,6 1998 45,8 31,2 7,4 140,4 42,4 141,4 33,8 5,2 143,6 201,8 14,6 13,0 820,6 1999 36,6 10,0 59,6 111,6 84,8 80,0 185,8 114,4 73,2 134,2 134,8 56,0 1081,0 2000 1,4 4,0 99,8 63,2 123,2 46,0 44,0 53,4 116,0 181,0 219,4 66,0 1017,4 2001 113,2 7,4 185,2 77,0 42,8 24,2 128,0 75,8 62,0 46,6 54,6 0,4 817,2 2002 40,6 77,8 13,0 134,2 125,4 74,6 96,2 186,0 66,8 114,6 112,6 74,8 1116,6 2003 51,0 6,6 1,6 105,6 14,8 107,4 40,6 16,6 31,8 80,0 141,6 121,2 718,8 2004 34,8 154,8 77,2 70,0 71,2 76,6 50,0 85,4 126,0 107,4 63,0 88,4 1004,8 2005 1,8 0,2 9,2 156,8 99,8 59,4 159,6 152,2 92,0 244,4 173,4 64,4 1213,2 2006 23,6 48,0 40,6 87,0 172,4 44,6 21,2 171,2 169,0 20,0 40,0 64,6 902,2 2007 32,4 47,2 89,2 9,2 180,4 54,8 34,2 96,4 61,4 48,4 46,8 16,8 717,2 2008 95,8 41,2 55,6 128,0 122,2 133,6 104,6 88,0 93,0 64,8 161,8 215,8 1304,4 2009 95,6 67,6 141,6 139,0 32,2 49,6 62,2 84,0 162,4 60,4 129,6 114,2 1138,4 2010 67,6 160,8 52,6 32,6 214,4 93,8 226,0 138,0 148,4 166,6 216,6 210,6 1728,0 2011 43,2 56,6 137,4 21,8 24,2 140,2 113,6 6,8 77,0 119,6 85,8 37,8 864,0 Medio mensile 55,4 49,6 57,8 90,9 100,9 80,3 86,5 93,5 104,8 104,3 108,4 91,4 1023,9

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Stazione Montegalda Somma Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 52,6 31,0 2,2 118,0 47,4 41,8 71,2 54,4 172,0 56,6 41,4 32,0 720,6 1995 48,4 79,0 35,4 77,8 108,8 119,6 62,8 135,2 107,2 18,2 44,0 186,4 1022,8 1996 120,4 47,2 16,2 106,8 116,6 56,0 39,6 63,4 70,4 177,6 116,2 157,6 1088,0 1997 97,4 5,8 11,4 58,2 29,4 68,4 55,8 106,4 16,0 12,0 103,2 137,0 701,0 1998 49,0 33,4 7,4 147,8 76,0 63,4 25,4 9,2 182,4 216,4 20,0 12,0 842,4 1999 47,2 18,0 61,0 120,8 54,0 95,2 102,0 37,8 83,0 149,4 166,8 67,8 1003,0 2000 2,2 5,0 73,8 82,0 97,8 56,6 44,2 82,6 115,4 202,2 186,8 76,0 1024,6 2001 126,2 13,6 200,4 77,8 49,8 22,6 140,2 90,2 82,6 87,4 50,8 1,4 943,0 2002 49,6 91,4 8,8 153,8 212,4 91,8 103,2 191,2 65,0 111,2 106,6 84,2 1269,2 2003 44,8 5,8 1,6 135,2 3,2 84,4 16,0 27,0 46,8 77,8 147,6 98,0 688,2 2004 46,4 173,2 53,2 90,8 82,8 61,2 58,2 105,8 74,8 114,0 87,2 78,6 1026,2 2005 3,4 0,6 2,0 134,2 77,2 41,8 162,8 155,8 91,0 168,2 140,2 63,2 1040,4 2006 26,0 57,0 36,0 72,2 104,8 17,2 39,8 248,8 182,4 15,8 41,2 70,4 911,6 2007 20,8 60,8 82,2 1,4 118,6 51,4 28,2 55,8 64,8 70,0 33,0 16,0 603,0 2008 71,8 36,4 71,8 129,6 105,0 130,6 108,6 62,6 63,2 64,8 160,6 179,8 1184,8 2009 92,2 37,8 128,8 166,2 2,0 70,6 74,8 44,0 112,8 38,4 129,0 88,0 984,6 2010 60,4 164,0 58,4 36,8 153,8 85,8 39,6 92,4 149,4 162,4 213,0 210,4 1426,4 2011 38,6 71,2 143,2 5,4 28,6 70,2 126,6 1,4 50,4 110,8 77,8 31,0 755,2 Medio mensile 55,4 51,7 55,2 95,3 81,6 68,3 72,2 86,9 96,1 103,0 103,6 88,3 957,5

Stazione Quinto Vicentino Somma Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 47,4 34,0 3,6 139,6 75,6 45,6 97,0 22,6 272,0 87,6 87,6 39,0 951,6 1995 55,2 95,6 45,8 65,6 220,2 161,8 58,2 121,8 178,8 10,2 57,6 221,2 1292,0 1996 123,6 56,6 18,8 122,8 118,0 62,2 63,8 129,0 54,2 198,6 162,2 142,6 1252,4 1997 110,4 4,8 10,2 63,4 50,8 76,6 91,0 78,6 22,8 6,8 121,0 158,2 794,6 1998 48,6 34,4 7,0 198,8 53,4 54,8 6,4 5,0 202,6 204,6 18,2 19,2 853,0 1999 51,4 11,8 57,8 147,4 111,8 127,2 108,2 84,6 83,2 130,8 119,2 55,0 1088,4 2000 3,0 3,8 95,4 70,4 84,8 34,4 45,4 53,6 88,8 163,4 244,6 66,6 954,2 2001 106,4 13,2 162,4 80,2 30,4 13,4 97,8 68,2 84,2 41,6 57,6 2,4 757,8 2002 42,2 111,8 13,4 200,2 211,6 114,4 101,8 182,0 81,6 81,6 149,4 88,8 1378,8 2003 60,0 5,2 2,2 129,6 15,8 70,8 35,2 23,2 75,2 123,2 178,0 164,0 882,4 2004 48,8 221,4 93,6 101,2 146,4 106,0 72,2 63,8 128,4 155,4 122,6 102,2 1362,0 2005 4,2 2,4 28,6 186,0 103,2 106,4 194,0 114,2 90,8 168,2 169,2 77,0 1244,2 2006 44,8 47,4 35,4 123,6 113,2 33,0 30,2 189,4 166,6 19,2 37,2 60,0 900,0 2007 30,6 49,0 84,0 12,6 162,6 41,8 64,0 77,2 87,4 61,8 54,6 13,2 738,8 2008 97,6 42,6 54,8 130,6 124,2 127,6 99,8 53,6 89,6 66,8 201,2 240,4 1328,8 2009 105,0 79,4 155,6 169,0 9,0 44,2 75,2 81,2 147,8 56,6 145,8 93,2 1162,0 2010 62,8 158,4 51,6 31,6 120,6 105,6 136,0 79,2 210,8 211,2 270,2 226,6 1664,6 2011 44,2 64,8 105,4 16,2 43,2 119,2 108,0 10,2 61,4 137,0 100,8 45,8 856,2 Medio mensile 60,3 57,6 57,0 110,5 99,7 80,3 82,5 79,9 118,1 106,9 127,6 100,9 1081,2

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Media mensile con minime precipitazioni  Il valore mensile è la somma valori Media mensile con massime precipitazioni giornalieri. Precipitazione minima annuale  Il valore somma annuale è la somma dei valori mensili. Precipitazione massima annuale  Il valore medio mensile è il valore medio Mese con minime precipitazioni dei valori mensili degli anni. Mese con massime precipitazioni  Con valore >> il dato non è disponibile

La precipitazione media annua, considerando i dati del periodo dal 1 gennaio 1994 al 31 dicembre 2011, risulta pari mediamente a 1.000 mm, con un minimo di 603,00 mm registrato nel 2007 dalla stazione di Montegalda ed un massimo di 1728,00 mm registrato dalla stazione di Grantorto nel 2010. L’andamento delle precipitazioni medie annuali presenta un massimo nel periodo ottobre/ novembre e nel mese di aprile mentre i livelli minimi di precipitazione sono riscontrabili nel periodo gennaio / febbraio.

Temperatura Anche per quanto riguarda la temperatura si sono analizzati i dati delle stazioni di: : Grantorto, Montegalda e Quinto Vicentino con valori che vanno dal primo gennaio 1994 al 31 dicembre 2011 Parametro: Temperatura aria a 2m (°C) - media delle minime Valori dal 01.01 1994 al 31.12.2011

Stazione Grantorto Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 -0.4 -0.7 4.5 5.6 11.0 14.7 17.2 16.5 13.0 6.6 5.8 0.1 7.8 1995 -3.8 -0.1 1.5 5.1 10.2 13.6 17.9 15.0 10.3 6.5 1.4 0.9 6.5 1996 1.0 -2.0 2.5 7.1 11.3 15.1 15.2 15.4 10.5 8.7 5.0 0.0 7.5 1997 0.8 -0.4 2.6 3.3 11.4 15.4 15.4 16.3 11.8 6.9 4.3 1.3 7.4 1998 0.3 -0.6 1.3 7.1 11.6 16.0 17.3 16.7 12.7 7.9 1.2 -2.4 7.4 1999 -1.7 -2.3 3.1 7.5 13.5 15.3 17.6 17.5 14.4 9.3 2.6 -2.2 7.9 2000 -4.1 -1.1 3.0 9.0 13.2 15.5 15.5 16.5 13.1 10.7 6.1 1.3 8.2 2001 1.9 0.2 6.1 6.2 14.0 13.8 17.0 17.3 10.6 11.3 2.1 -4.4 8.0 2002 -4.1 1.8 4.6 7.9 12.9 16.9 17.4 16.6 13.1 9.2 7.0 3.2 8.9 2003 -0.7 -3.0 2.7 6.9 13.6 19.1 18.2 19.9 11.7 7.1 5.9 0.2 8.5 2004 -1.6 -0.4 3.6 8.3 10.7 15.8 16.7 16.8 12.5 12.3 3.7 0.7 8.3 2005 -3.3 -2.8 1.7 7.1 12.2 16.1 17.0 14.5 14.3 9.6 3.6 -1.6 7.4 2006 -2.4 -0.2 2.5 7.7 11.6 14.8 17.9 14.2 14.0 9.7 3.8 1.1 7.9 2007 1.0 2.0 4.7 9.1 14.2 17.3 16.4 16.4 11.3 7.7 2.0 -1.2 8.4 2008 1.4 -0.1 3.4 7.6 12.7 16.6 16.9 16.9 12.6 8.6 4.6 0.1 8.4 2009 0.0 -0.1 3.2 8.9 13.6 15.2 17.5 18.1 14.8 8.4 6.2 -0.8 8.8 2010 -1.1 0.9 3.1 7.4 12.7 16.3 18.2 16.3 12.3 7.4 5.8 -0.9 8.2 2011 -0.4 0.5 3.6 8.2 12.2 15.9 16.7 17.7 15.6 7.4 2.5 -0.2 8.3 Medio mensile -1.0 -0.5 3.2 7.2 12.4 15.7 17.0 16.6 12.7 8.6 4.1 -0.3 8.0

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Stazione Montegalda Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 0.5 -0.2 5.3 6.1 11.4 15.2 18.2 17.9 13.8 7.2 7.2 1.2 8.6 1995 -2.9 1.2 2.3 5.7 10.6 13.9 18.3 16.0 11.8 8.0 2.9 1.5 7.4 1996 1.3 -1.3 1.5 7.4 11.2 14.8 15.4 16.0 11.3 9.4 5.8 0.8 7.8 1997 0.8 0.6 3.3 4.1 11.7 16.0 15.9 17.4 13.2 8.3 5.1 2.0 8.2 1998 1.5 0.3 1.9 7.6 12.0 16.3 18.1 17.9 13.3 8.9 2.3 -2.1 8.2 1999 -1.6 -2.2 3.4 8.0 13.6 15.5 17.6 17.6 15.1 9.8 3.0 -1.2 8.2 2000 -3.6 -0.4 3.9 9.4 13.7 15.9 15.7 17.8 13.8 10.6 6.4 2.5 8.8 2001 2.3 1.0 6.0 6.1 13.8 14.5 17.3 17.8 10.9 11.8 2.4 -3.7 8.4 2002 -4.4 2.3 4.3 7.7 12.7 17.1 17.2 17.1 13.0 9.5 7.4 3.2 8.9 2003 -0.5 -2.7 2.9 6.7 12.8 18.8 18.3 19.5 11.3 6.8 5.9 0.2 8.3 2004 -1.6 -0.5 3.5 7.8 10.2 15.4 16.9 17.0 12.6 11.7 3.7 1.2 8.2 2005 -2.8 -2.4 2.1 6.5 12.0 15.8 17.6 15.4 14.4 9.9 4.2 -1.2 7.6 2006 -2.6 -0.5 2.6 7.6 11.5 15.3 18.8 14.9 14.7 10.0 4.0 1.9 8.2 2007 2.2 2.3 4.9 8.8 12.5 16.5 17.0 16.1 11.6 8.0 2.4 -1.1 8.4 2008 1.4 0.2 3.4 7.0 12.2 16.7 17.3 17.5 12.8 9.0 5.3 2.4 8.8 2009 -0.1 0.6 3.7 9.5 14.1 15.5 17.9 19.0 15.3 9.0 6.6 -0.2 9.2 2010 -0.7 1.5 3.4 7.6 12.1 16.3 18.8 16.8 12.6 7.5 6.2 -1.0 8.4 2011 0.1 0.4 4.0 8.7 12.4 16.6 16.9 18.2 16.9 7.5 3.0 0.5 8.8 Medio mensile -0.6 0.0 3.5 7.3 12.2 15.9 17.4 17.2 13.2 9.1 4.7 0.4 8.4

Stazione Quinto Vicentino Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 0.2 -0.4 5.0 5.9 11.3 14.8 17.7 16.9 13.7 7.4 6.4 1.1 8.3 1995 -2.7 0.5 1.9 5.2 10.5 13.7 18.0 15.3 10.7 7.5 2.4 1.4 7.0 1996 1.3 -1.7 1.4 6.8 10.7 14.2 14.9 15.0 10.5 8.4 4.4 0.0 7.2 1997 0.2 -0.3 2.5 3.3 11.3 15.0 14.8 16.1 12.0 7.0 4.6 1.4 7.3 1998 0.4 -0.8 0.9 6.6 11.1 15.3 16.6 15.9 12.3 7.9 0.7 -2.9 7.0 1999 -2.1 -3.0 2.9 6.8 13.1 14.6 16.9 16.8 13.8 8.9 2.5 -1.9 7.4 2000 -4.0 -1.3 2.7 8.5 12.6 15.0 14.7 16.0 12.3 10.3 5.8 1.6 7.8 2001 1.6 -0.3 5.2 5.0 13.2 13.1 16.3 16.7 9.9 10.4 1.3 -5.3 7.3 2002 -5.0 0.9 3.0 6.3 11.4 16.0 16.5 15.9 12.2 8.7 6.5 2.5 7.9 2003 -1.3 -3.8 1.9 5.8 11.8 17.7 17.2 18.8 10.9 6.4 5.7 -0.1 7.6 2004 -2.0 -0.9 3.0 7.4 9.8 14.8 16.3 16.5 11.8 11.8 3.3 0.5 7.7 2005 -3.7 -3.4 1.6 6.0 11.3 15.6 16.9 14.7 13.9 9.3 3.3 -2.2 6.9 2006 -3.3 -1.0 1.8 7.0 11.3 14.9 18.6 14.4 13.9 9.7 4.1 1.1 7.7 2007 1.0 1.7 4.0 8.5 12.4 15.8 15.6 15.6 11.0 7.4 1.5 -1.5 7.8 2008 0.9 -0.6 2.5 6.6 12.3 16.2 16.7 17.0 12.5 8.7 4.5 0.8 8.2 2009 -0.8 -0.2 2.8 8.7 13.2 15.2 17.3 18.2 14.3 8.3 6.3 -0.6 8.6 2010 -1.2 0.7 3.1 7.2 12.0 16.2 18.4 16.3 12.1 7.0 5.4 -1.1 8.0 2011 -0.5 0.5 3.6 8.3 12.3 16.3 16.6 17.9 16.0 7.6 2.9 0.2 8.5 Medio mensile -1.2 -0.7 2.8 6.7 11.8 15.2 16.7 16.3 12.4 8.5 4.0 -0.3 7.7

Temperatura media minima annuale  Il valore mensile è il valore medio delle minime giornaliere del mese.  Il valore medio mensile è il valore medio dei valori Temperatura media minima mensile mensili.  Il valore medio annuale è il valore medio dei valori Temperatura media minima assoluta mensili dell'anno.  Con valore >> il dato non è disponibile

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Parametro: Temperatura (°C) aria a 2m -media delle medie Valori dal 01.01.1994 al 31.12. 2011

Stazione Grantorto Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 3.9 3.5 10.4 11.1 16.9 20.6 24.5 23.8 18.2 11.9 8.8 3.4 13.1 1995 1.1 4.5 7.1 11.1 16.0 18.8 24.5 20.9 16.0 12.5 6.2 3.9 11.9 1996 3.8 2.5 7.5 12.7 17.3 21.6 21.5 21.4 15.7 12.7 8.7 3.4 12.4 1997 4.6 4.5 9.5 10.8 17.8 20.4 22.1 22.3 18.7 12.3 8.0 4.5 13.0 1998 3.6 5.6 7.8 11.7 17.7 21.7 23.8 23.7 17.8 12.4 5.7 1.5 12.8 1999 2.3 2.6 8.5 12.8 18.5 21.2 23.4 22.5 19.6 13.3 6.1 1.7 12.7 2000 0.1 3.9 8.2 14.3 19.0 22.2 21.5 23.1 18.7 14.2 9.2 5.0 13.3 2001 4.7 5.2 10.3 11.9 19.7 20.4 22.8 23.7 15.9 15.6 6.4 0.3 13.1 2002 0.6 5.5 10.7 12.8 17.7 21.9 22.3 21.6 17.4 13.4 10.4 5.9 13.4 2003 2.7 2.2 8.6 11.8 20.5 24.8 24.4 26.5 17.8 11.5 9.2 4.3 13.7 2004 1.7 3.0 7.7 12.9 15.9 21.0 22.6 22.6 18.2 15.3 8.0 4.7 12.8 2005 0.6 1.9 7.1 12.3 18.3 22.2 23.1 20.4 19.2 13.4 6.9 2.3 12.3 2006 1.2 3.6 7.1 13.2 17.3 21.6 25.2 19.9 19.7 14.7 8.5 4.9 13.1 2007 4.7 6.2 9.9 16.3 20.6 22.7 24.0 22.4 17.6 12.8 6.8 2.8 13.9 2008 4.6 4.5 8.2 12.4 18.1 21.8 23.2 23.2 17.6 13.8 8.2 3.7 13.3 2009 3.1 4.4 8.6 14.1 19.8 21.2 23.8 24.5 20.3 13.5 9.1 3.0 13.8 2010 1.8 4.5 7.4 13.7 17.6 21.7 24.3 22.1 17.6 12.1 9.0 2.2 12.8 2011 2.4 4.9 8.8 15.2 19.5 21.3 22.4 24.9 21.5 12.8 7.1 4.1 13.7 Medio mensile 2.6 4.1 8.5 12.8 18.2 21.5 23.3 22.7 18.2 13.2 7.9 3.4 13.1

Stazione Montegalda Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 4.5 4.0 10.9 11.5 17.4 21.4 25.2 24.9 18.6 12.3 9.6 4.1 13.7 1995 1.8 5.3 7.6 11.6 16.4 19.2 24.9 21.6 16.9 13.5 6.9 4.1 12.5 1996 3.8 2.9 6.4 12.7 17.4 21.7 21.7 21.9 16.1 13.2 8.7 3.6 12.5 1997 4.0 5.1 10.2 11.2 18.1 20.7 22.5 22.8 19.6 13.1 8.3 4.7 13.4 1998 4.2 6.0 8.0 11.9 17.8 22.0 24.2 24.6 18.4 13.0 6.1 1.5 13.1 1999 2.0 2.9 8.6 13.0 18.7 21.2 23.5 23.0 20.3 13.7 6.0 2.1 12.9 2000 0.1 4.4 8.8 14.4 19.4 22.4 21.8 24.3 19.2 13.9 9.3 5.3 13.6 2001 4.5 5.6 9.8 11.5 19.6 20.7 23.1 24.1 16.1 15.8 6.3 0.4 13.1 2002 0.1 5.3 10.2 12.5 17.6 22.7 22.8 22.1 17.7 13.8 10.6 5.5 13.4 2003 2.6 2.3 8.9 11.7 20.4 25.7 25.2 26.6 17.6 11.1 8.9 4.0 13.8 2004 1.5 2.8 7.4 12.7 15.9 21.3 23.2 23.1 18.5 15.1 8.1 4.9 12.9 2005 0.8 2.2 7.4 11.8 18.2 22.4 23.5 20.7 19.2 13.2 6.9 2.1 12.4 2006 0.9 3.4 7.1 13.3 17.5 22.2 25.8 20.3 20.0 15.0 8.7 5.1 13.3 2007 5.2 6.6 10.1 16.2 19.1 22.2 24.6 22.6 17.7 13.0 7.0 2.6 13.9 2008 4.6 4.5 8.2 12.3 18.1 22.0 23.8 24.0 17.9 14.3 8.4 4.6 13.6 2009 3.0 4.8 8.8 14.1 20.3 21.8 23.9 25.1 20.6 13.8 9.3 3.2 14.1 2010 1.9 4.8 8.0 13.7 17.5 21.9 25.1 22.5 17.7 12.0 9.1 2.0 13.0 2011 2.5 4.7 8.9 15.5 19.7 22.0 22.8 25.4 22.3 13.0 7.0 4.1 14.0 Medio mensile 2.7 4.3 8.6 12.9 18.3 21.9 23.8 23.3 18.6 13.5 8.1 3.6 13.3

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Stazione Quinto Vicentino Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 4.4 3.9 10.7 11.3 17.1 20.9 24.7 24.2 18.5 12.4 9.3 4.0 13.5 1995 1.8 5.0 7.5 11.3 16.2 18.8 24.5 21.2 16.4 13.4 6.7 4.0 12.2 1996 4.1 2.8 6.3 12.4 17.1 21.3 21.3 21.2 15.5 12.5 8.2 3.3 12.2 1997 3.9 4.6 9.7 10.8 17.7 20.2 21.9 22.3 19.1 12.4 8.0 4.4 12.9 1998 3.6 5.7 7.6 11.4 17.5 21.7 23.7 23.5 17.9 12.5 5.5 1.4 12.7 1999 2.2 2.5 8.3 12.6 18.5 21.1 23.3 22.6 19.8 13.4 6.2 2.0 12.7 2000 0.3 4.2 8.3 14.2 19.0 22.2 21.4 23.3 18.6 14.1 9.1 5.2 13.3 2001 4.4 5.3 10.0 11.6 20.1 21.1 23.3 24.3 16.0 15.4 6.0 -0.3 13.1 2002 0.1 5.0 10.1 12.3 17.6 23.1 23.0 22.0 17.4 13.2 10.0 5.3 13.3 2003 2.4 2.0 8.4 11.4 19.9 24.8 24.5 26.4 17.6 11.0 8.9 4.0 13.4 2004 1.6 2.8 7.3 12.5 15.9 21.2 23.2 23.3 18.3 15.1 7.8 4.5 12.8 2005 0.6 1.8 7.6 11.7 18.2 22.5 23.4 20.7 19.2 13.1 6.6 1.8 12.3 2006 0.7 3.2 6.9 13.1 17.7 22.4 26.0 20.3 20.0 14.8 8.6 4.9 13.2 2007 4.8 6.5 9.6 15.9 18.9 22.1 23.8 22.0 17.4 12.5 6.5 2.5 13.5 2008 4.2 4.2 7.8 12.0 18.2 21.9 23.5 23.7 17.8 14.1 8.2 4.0 13.3 2009 2.5 4.5 8.5 14.1 20.3 21.9 24.1 24.8 20.3 13.5 9.2 3.0 13.9 2010 1.8 4.5 7.8 13.6 17.5 22.0 24.8 22.3 17.5 12.0 8.8 2.1 12.9 2011 2.4 4.8 9.0 15.6 19.8 21.8 22.6 24.8 21.8 12.9 7.2 4.1 13.9 Medio mensile 2.5 4.1 8.4 12.7 18.2 21.7 23.5 22.9 18.3 13.2 7.8 3.3 13.1

Temperatura massima della media annuale  Il valore mensile è il valore medio delle medie giornaliere del mese  Il valore medio mensile è il valore medio dei valori Temperatura massima della media mensile mensili  Il valore medio annuale è il valore medio dei valori mensili dell’anno Temperatura massima media mensile  Con valore >> il dato non è disponibile

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Parametro Temperatura (°C) aria a 2m -media delle massime Valori dal 01.01.1994 al 31.12. 2011

Stazione Grantorto Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 9.1 8.3 17.1 16.7 23.1 27.6 32.8 32.7 25.4 18.8 12.8 7.3 19.3 1995 7.2 9.8 13.0 17.8 22.8 25.7 32.9 29.1 23.9 22.1 12.0 7.7 18.7 1996 7.2 7.8 12.9 19.0 24.1 29.1 28.8 29.2 22.4 18.3 13.3 7.7 18.3 1997 9.8 10.8 17.4 18.4 25.2 26.6 30.2 29.6 27.9 19.2 12.6 8.3 19.7 1998 7.6 14.0 14.9 17.2 24.8 29.3 31.7 32.4 25.2 18.7 11.7 7.0 19.5 1999 8.2 9.0 14.3 19.1 25.1 28.7 30.9 29.4 27.1 19.0 11.6 6.9 19.1 2000 6.6 10.4 14.5 20.5 26.9 30.3 29.4 32.3 26.8 18.9 13.3 9.2 19.9 2001 7.5 11.3 14.7 18.6 27.0 27.7 30.2 32.4 23.3 22.2 12.1 7.0 19.5 2002 7.6 9.9 18.0 18.2 22.9 27.6 28.3 27.7 23.2 18.2 13.7 8.6 18.7 2003 7.4 8.3 15.3 16.8 27.9 31.6 31.0 34.4 25.4 16.3 13.1 9.1 19.7 2004 5.5 7.4 12.2 17.9 21.4 26.8 29.0 29.0 24.6 18.8 13.1 9.8 18.0 2005 6.3 7.5 13.3 17.5 23.9 28.1 29.1 26.7 24.8 17.4 10.9 6.8 17.7 2006 6.1 8.1 11.2 18.4 22.4 28.0 32.2 26.3 26.4 20.8 13.9 9.9 18.6 2007 9.1 11.0 15.3 23.1 27.4 28.0 31.4 28.9 24.2 18.6 12.5 8.1 19.8 2008 8.7 9.7 12.9 17.1 23.3 27.3 29.5 30.2 23.7 19.9 12.4 7.7 18.5 2009 6.7 9.2 13.7 19.5 25.8 27.2 30.0 31.9 26.4 19.3 12.5 6.8 19.1 2010 5.2 8.8 12.0 19.7 22.6 27.1 30.5 28.3 23.6 17.6 12.1 5.9 17.8 2011 5.7 10.8 13.8 22.0 26.0 26.7 28.2 32.3 28.8 19.1 13.7 9.0 19.7 Medio mensile 7.3 9.6 14.2 18.8 24.6 28.0 30.3 30.2 25.2 19.1 12.6 7.9 19.0

Stazione Montegalda Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 9.2 8.5 17.6 17.2 23.2 27.6 32.4 32.5 25.1 18.4 12.5 7.1 19.3 1995 7.2 10.0 13.4 18.1 23.0 25.4 32.0 28.2 23.4 20.9 11.6 7.2 18.4 1996 6.5 7.4 11.6 18.6 24.0 28.6 28.2 28.6 22.0 17.7 12.4 6.8 17.7 1997 8.1 10.5 17.4 18.1 24.3 25.7 29.3 28.9 27.3 18.9 12.0 7.9 19.0 1998 7.4 13.4 14.6 17.0 23.7 27.9 30.4 31.8 24.5 18.1 11.1 6.1 18.8 1999 6.7 8.6 13.9 18.5 23.9 27.2 29.6 28.7 26.7 18.4 10.2 6.3 18.2 2000 5.3 9.9 14.4 19.9 25.6 28.7 28.0 31.4 25.8 18.1 13.0 8.4 19.0 2001 7.0 10.7 13.9 17.1 25.9 26.7 29.0 30.6 22.3 21.3 11.0 5.8 18.4 2002 5.7 8.9 16.7 17.6 22.9 28.6 29.2 28.3 23.9 19.0 13.7 8.1 18.6 2003 6.8 8.5 15.5 16.9 27.7 32.9 31.9 34.3 24.7 15.9 12.6 8.0 19.6 2004 5.0 7.1 11.9 17.9 21.8 27.1 29.5 29.9 25.5 19.3 13.1 9.6 18.1 2005 5.8 7.8 13.5 17.5 24.4 28.5 29.8 26.8 25.1 17.4 10.3 6.3 17.8 2006 5.1 8.1 12.0 19.1 23.6 29.0 32.8 26.5 26.5 21.1 13.9 9.8 19.0 2007 8.9 11.7 16.0 23.8 25.8 28.1 32.2 29.6 24.7 18.9 12.5 7.6 20.0 2008 8.3 10.0 13.3 17.7 23.9 27.9 30.5 31.0 24.4 20.6 12.3 6.9 18.9 2009 6.6 9.6 14.1 19.6 26.6 28.1 30.2 32.1 27.0 19.7 12.4 6.5 19.4 2010 5.1 9.0 13.1 19.9 22.9 27.7 31.4 28.7 23.9 17.6 12.1 5.3 18.1 2011 5.5 10.4 14.1 22.5 26.5 27.4 29.0 32.7 29.3 19.5 12.7 8.4 19.8 Medio mensile 6.7 9.4 14.3 18.7 24.4 28.0 30.3 30.0 25.1 18.9 12.2 7.3 18.8

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Stazione Quinto Vicentino Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 9.4 8.7 17.0 16.6 22.5 27.2 31.9 31.5 24.8 18.6 13.0 7.6 19.1 1995 7.6 10.0 13.2 17.6 22.3 24.5 31.2 28.0 23.3 21.7 12.2 7.7 18.3 1996 7.5 7.9 11.7 18.1 23.3 27.9 27.7 28.1 21.8 17.8 12.7 7.5 17.7 1997 9.1 10.8 17.1 17.8 23.9 25.7 29.1 29.2 27.5 19.2 12.5 8.2 19.2 1998 7.6 13.7 14.5 17.1 23.9 28.1 30.4 31.5 24.7 18.8 11.6 7.3 19.1 1999 8.2 9.0 14.0 18.7 24.2 27.9 30.2 29.5 27.4 19.4 11.7 7.2 19.0 2000 6.9 10.7 14.2 20.2 25.8 29.2 28.2 31.2 26.3 18.9 13.5 9.5 19.6 2001 7.8 12.9 15.6 18.7 27.4 29.1 31.1 32.7 23.8 23.1 12.8 8.4 20.3 2002 8.3 10.4 18.2 18.8 24.2 30.9 30.5 28.8 24.2 19.0 14.0 8.6 19.7 2003 7.7 9.2 15.8 17.0 27.1 31.9 31.2 34.0 25.3 16.3 13.3 9.1 19.8 2004 6.2 7.6 12.6 18.2 22.3 27.6 29.9 30.4 25.8 19.6 14.0 10.6 18.7 2005 7.4 8.3 14.7 17.8 24.8 29.0 29.8 27.4 25.6 17.9 11.3 7.0 18.4 2006 6.6 8.5 12.2 19.4 23.6 29.1 33.1 27.1 27.3 21.6 14.6 10.8 19.5 2007 9.9 12.5 15.7 23.4 25.5 28.1 31.6 28.7 24.7 18.9 12.9 8.7 20.0 2008 9.0 10.4 13.4 17.7 24.3 27.9 30.7 31.3 24.5 20.8 13.1 8.2 19.3 2009 7.3 10.3 14.5 20.2 27.0 28.4 30.7 32.0 27.4 20.4 12.9 7.3 19.9 2010 5.8 9.4 13.1 20.1 22.9 27.7 31.1 28.6 23.8 17.8 12.3 6.0 18.2 2011 5.9 10.9 14.8 23.0 26.6 27.2 28.3 31.7 28.7 19.4 13.5 8.8 19.9 Medio mensile 7.7 10.1 14.6 18.9 24.5 28.2 30.4 30.1 25.4 19.4 12.9 8.2 19.2

Temperatura media massima annuale  Il valore mensile è il valore medio delle massime giornaliere del mese.  Il valore medio mensile è il valore medio dei valori mensili. Temperatura media massima mensile  Il valore medio annuale è il valore medio dei valori mensili dell’anno. Temperatura media massima assoluta  Con valore >> il dato non è disponibile

La temperatura media annua, considerando i dati del periodo dal 1 gennaio 1994 al 31 dicembre 2011, risulta pari mediamente ai 13 ° C, con minime nei mesi di dicembre / gennaio e massime del periodo estivo, generalmente nel mese di luglio / agosto. La temperatura minima media del periodo è stata pari a –5,3° C registrata nel mese di dicembre 2001 nella stazione di Quinto Vicentino mentre la media massima è stata di 34,4° C, registrata nel mese di agosto 2003 dalla stazione di Grantorto.

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Radiazione Solare Globale (MJ/M2) Per quanto riguarda la radiazione solare si sono analizzati i dati che vanno dal primo gennaio 1994 al 31 dicembre 2011.

Stazione Grantorto Somma Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 133.249 197.596 403.275 441.000 551.713 607.606 685.841 597.263 373.785 282.314 105.836 87.812 4467.29 1995 160.7 163.807 421.526 447.884 510.411 580.017 641.458 544.533 366.894 >> >> >> 3837.23 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1998 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1999 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2000 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2001 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2002 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2003 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2004 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2005 >> >> 72.624 443.083 617.29 653.018 616.925 501.8 400.577 207.763 144.546 135.013 3792.639 2006 164.283 193.077 329.703 436.764 564.453 662.381 688.213 534.429 437.052 289.607 178.932 144.038 4622.932 2007 131.637 218.488 366.179 579.891 631.832 585.094 740.591 574.055 440.234 290.442 187.354 149.266 4895.063 2008 115.081 209.69 325.386 402.855 618.865 634.272 719.072 652.221 410.733 285.804 151.468 116.003 4641.45 2009 127.667 235.954 366.489 439.657 711.233 713.492 596.86 648.07 482.935 337.429 128.888 121.143 4909.817 2010 148.745 201.544 340.247 587.109 545.316 688.105 742.976 614.14 431.26 279.276 110.744 103.019 4792.481 2011 118.043 190.969 400.079 578.266 724.061 670.998 725.63 629.213 499.846 352.042 197.728 134.523 5221.398 Medio 137.426 201.391 336.168 484.057 608.353 643.887 684.174 588.414 427.035 290.585 150.687 123.852 4575.589 mensile

Stazione Montegalda Somma Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 158.617 202.774 426.973 459.689 606.639 651.512 775.266 676.176 411.064 320.697 107.054 91.917 4888.378 1995 177.344 173.484 435.728 460.16 558.516 638.866 765.758 603.897 449.278 335.107 169.581 80.024 4847.743 1996 95.167 257.537 370.917 456.909 654.794 720.327 696.955 632.27 414.629 228.511 131.856 102.071 4761.943 1997 148.28 222.938 476.772 604.549 690.127 589.412 784.535 630.613 519.448 294.075 129.365 97.42 5187.534 1998 122.976 269.731 455.171 433.061 655.76 723.333 772.065 669.931 433.688 272.166 196.266 138.013 5142.161 1999 161.234 258.466 361.453 490.058 605.24 728.686 739.205 600.357 435.05 248.104 152.655 124.325 4904.833 2000 189.739 231.8 410.618 500.244 697.225 800.721 756.532 677.569 472.894 202.912 135.471 83.375 5159.1 2001 91.107 237.348 291.038 497.1 642.305 717.44 706.871 654.938 407.888 274.595 172.662 176.716 4870.008 2002 162.978 145.82 423.553 437.692 538.59 691.125 712.852 625.931 430.55 274.494 105.554 83.388 4632.527 2003 137.774 289.651 422.624 478.768 724.356 769.674 784.052 662.017 465.946 258.121 130.996 109.646 5233.625 2004 113.832 135.873 315.488 424.651 608.622 652.177 684.504 626.251 447.119 187.428 146.065 129.007 4471.017 2005 155.987 217.211 345.493 394.64 573.889 619.931 629.389 457.223 354.537 172.229 122.16 115.25 4157.939 2006 134.599 167.07 291.126 388.556 517.566 608.039 621.846 481.059 358.315 246.002 138.716 111.804 4064.698 2007 106.169 187.343 331.178 579.916 634.215 618.268 761.176 556.74 436.318 276.352 176.697 140.304 4804.676 2008 102.598 199.843 326.019 426.969 608.668 623.973 723.925 650.746 398.733 276.945 138.866 101.512 4578.797 2009 114.911 225.8 343.309 397.037 650.394 670.378 723.188 652.917 437.625 319.919 105.008 106.288 4746.774 2010 117.077 183.739 347.364 558.189 564.873 699.472 789.393 631.538 413.75 267.875 106.897 90.348 4770.515 2011 110.455 212.238 383.475 580.519 744.336 643.981 733.928 702.605 472.373 336.82 175.091 117.641 5213.462 Medio 133.38 212.148 375.461 476.039 626.451 675.962 731.191 621.821 431.067 266.242 141.164 111.058 4801.985 mensile

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Stazione Quinto Vicentino Somma Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 162.658 208.522 422.743 455.033 586.726 626.678 768.312 663.122 410.003 327.111 122.875 100.935 4854.718 1995 194.402 179.653 438.86 453.319 550.338 620.27 750.131 611.879 445.117 344.019 175.919 83.607 4847.514 1996 107.782 268.658 368.35 453.803 650.256 702.089 690.328 634.799 424.563 232.201 140.241 117.679 4790.749 1997 172.116 242.312 500.552 624.563 679.904 583.751 764.295 622.768 538.728 307.832 150.904 106.778 5294.503 1998 137.103 293.699 465.796 424.406 660.022 705.158 763.68 619.85 442.01 285.094 213.386 159.991 5170.195 1999 186.299 267.478 369.875 494.734 482.791 714.823 725.165 590.127 452.052 262.602 174.338 139.626 4859.91 2000 211.93 251.606 411.585 503.382 691.765 780.851 735.709 673.063 481.529 213.662 136.023 116.537 5207.642 2001 115.884 255.303 305.403 513.907 701.599 737.573 727.632 688.025 441.232 303.244 197.74 192.205 5179.747 2002 186.444 171.037 447.615 470.942 585.169 716.411 741.219 667.923 442.795 289.67 115.006 95.695 4929.926 2003 179.371 325.681 448.135 510.072 733.958 772.159 776.389 692.123 498.581 277.802 151.801 148.092 5514.164 2004 153.998 164.095 362.438 481.511 686.424 728.799 752.378 688.809 486.362 209.043 177.438 152.027 5043.322 2005 199.247 261.654 370.65 495.142 708.867 754.38 747.238 564.49 453.15 227.714 166.135 146.46 5095.127 2006 191.546 213.047 369.197 496.868 634.535 750.627 759.074 591.395 469.266 296.761 188.854 152.837 5114.007 2007 134.443 209.991 356.376 581.228 632.151 622.548 633.581 536.073 454.653 280.588 185.32 153.753 4780.705 2008 115.225 221.438 336.373 446.454 614.666 602.773 680.908 636.65 415.419 282.283 151.355 116.292 4619.836 2009 132.484 238.295 361.708 417.333 669.555 661.227 700.376 634.278 440.442 300.295 107.864 102.09 4765.947 2010 129.007 182.785 330.305 525.567 528.14 640.378 715.94 579.333 404.123 253.79 106.445 98.368 4494.181 2011 112.119 218.081 387.461 575.542 735.214 626.195 709.306 685.445 461.585 328.084 191.176 125.11 5155.318 Medio 156.781 231.852 391.857 495.767 640.671 685.927 730.092 632.231 453.423 278.989 158.49 128.227 4984.306 mensile

 Il valore mensile è la somma dei valori giornalieri.  Il valore somma annuale è la somma dei valori mensili.  Il valore medio mensile è il valore medio dei valori mensili degli anni.  Con valore >> il dato non è disponibile

L’andamento annuale tipo della radiazione solare globale (radiazione diretta più radiazione diffusa) è stato determinato per alcune località del territorio vicentino; per i mesi da novembre a febbraio la radiazione solare al suolo cresce con la quota della stazione e presenta dunque un minimo in pianura e un massimo in montagna dovuto principalmente alla presenza della nebbia. Tale situazione si inverte nei mesi estivi quando abbiamo una maggiore nuvolosità sui rilievi per la presenza di condizioni più favorevoli allo sviluppo di moti convettivi nelle ore diurne.

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Umidità Relativa Per quanto riguarda l’umidità relativa si sono analizzati i dati dell’umidità relativa (%) a 2m - media delle medie, che vanno dal primo gennaio 1994 al 31 dicembre 2011.

Stazione Grantorto Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 82 78 79 79 78 76 73 76 86 83 95 93 82 1995 79 91 72 78 80 80 77 82 88 90 88 96 83 1996 95 84 78 79 78 70 74 79 81 88 90 88 82 1997 87 83 72 67 75 82 79 81 81 81 91 93 81 1998 89 79 72 87 75 80 79 75 85 91 82 87 82 1999 90 74 82 83 80 75 76 82 85 86 90 90 83 2000 84 82 80 77 73 71 76 76 79 91 96 93 82 2001 89 78 87 73 69 69 77 77 84 91 84 79 80 2002 86 89 70 73 81 77 75 79 >> >> >> >> 79 2003 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2004 89 85 76 76 72 72 73 78 76 88 79 80 79 2005 79 66 73 74 70 68 74 80 80 86 87 79 76 2006 81 77 72 74 74 69 70 78 79 85 84 86 77 2007 90 89 74 66 72 77 71 76 75 83 78 83 78 2008 90 82 80 79 75 81 77 78 79 85 88 93 82 2009 87 77 74 80 73 74 78 75 75 77 89 85 79 2010 85 82 78 69 74 76 78 81 81 80 91 87 80 2011 83 79 73 62 60 75 70 70 74 77 83 83 74 Medio mensile 86 81 76 75 74 75 75 78 80 85 87 87 80

Stazione Montegalda Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 89 84 83 85 81 77 74 75 89 87 99 98 85 1995 84 90 75 79 81 81 76 80 83 88 86 95 83 1996 95 85 76 81 81 74 77 83 85 93 96 92 85 1997 91 82 66 61 68 77 72 75 73 74 88 92 77 1998 89 77 67 82 71 75 72 64 78 88 79 87 77 1999 92 71 80 80 77 72 73 77 79 86 92 88 81 2000 85 82 78 76 68 67 70 67 74 91 94 94 79 2001 90 77 89 74 69 69 75 75 81 91 87 82 80 2002 88 91 72 77 83 78 78 81 81 88 95 93 84 2003 92 66 70 75 62 69 64 59 67 79 91 85 73 2004 91 92 85 82 73 71 70 78 76 92 85 87 82 2005 87 70 77 79 71 66 73 80 82 90 92 87 80 2006 87 82 77 78 75 67 65 81 81 86 89 92 80 2007 95 92 78 70 75 77 65 74 76 84 82 89 80 2008 94 79 77 75 70 76 71 70 74 78 85 88 78 2009 85 73 70 78 66 67 72 68 69 72 88 83 74 2010 84 81 76 69 72 71 70 74 75 80 91 89 78 2011 84 80 73 58 54 67 68 61 68 73 86 85 71 Medio mensile 89 81 76 76 72 72 71 73 77 84 89 89 79

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Stazione Quinto Vicentino Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 82 77 79 80 77 75 72 74 83 80 94 92 80 1995 76 91 70 77 79 82 78 82 87 88 87 96 83 1996 95 85 76 82 81 76 79 85 87 92 94 91 85 1997 93 83 65 60 71 80 75 77 76 76 88 94 78 1998 91 80 71 86 74 79 79 74 85 91 79 88 81 1999 91 74 84 85 80 74 75 81 83 88 93 93 83 2000 89 85 84 81 74 72 76 75 80 93 97 97 84 2001 94 86 84 73 73 73 80 78 82 90 86 82 82 2002 87 90 72 77 82 75 75 79 80 88 95 92 83 2003 91 66 71 74 59 67 66 63 68 78 88 82 73 2004 86 90 82 82 73 72 73 77 76 89 81 83 80 2005 80 67 74 78 72 68 77 80 82 89 89 83 78 2006 83 79 74 76 74 67 67 80 80 86 86 90 78 2007 92 90 77 69 74 77 69 78 76 85 81 86 80 2008 93 85 83 81 75 82 76 77 80 84 90 93 83 2009 89 78 71 75 64 65 69 70 71 77 91 87 76 2010 86 83 78 69 71 71 71 76 79 83 95 92 80 2011 89 83 73 60 57 71 71 65 72 76 84 83 74 Medio mensile 88 82 76 76 73 74 74 76 79 85 89 89 80

Umidità relativa massima della media annuale  Il valore mensile è il valore medio delle medie giornaliere del mese.  Il valore medio mensile è il valore medio dei valori Umidità relativa massima della media mensile mensili.  Il valore medio annuale è il valore medio dei valori mensili dell’anno. Umidità relativa massima assoluta  Con valore >> il dato non è disponibile

L’umidità relativa presenta valori frequentemente elevati durante la stagione compresa fra il tardo autunno fino all’inizio della primavera, a seguito del maggior transito delle perturbazioni ed in condizioni anticicloniche, dei processi di saturazione e successiva condensazione del vapore acqueo presente nei bassi strati che determinano la formazione di dense foschie o di nebbie; i valori minimi si registrano generalmente nei mesi estivi.

Direzione ed Intensità del Vento Per quanto riguarda la direzione e l’intensità del vento, i dati messi a disposizione dalla Regione Veneto si riferiscono alla velocità del vento 10m media aritm. (m/s) - media delle medie, e riferite solamente le stazioni di Grantorto e Quinto Vicentino con valori che vanno da marzo 2005 al 31 dicembre 2011 per la stazione di Grantorto e da aprile 2005 al 31 dicembre 2011 per la stazione di Quinto Vicentino.

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Stazione Grantorto Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1995 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1998 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1999 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2000 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2001 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2002 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2003 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2004 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2005 >> >> 1.2 1.4 1.4 1.3 1.0 1.0 1.0 1.0 0.9 1.1 1.1 2006 0.9 1.1 1.3 1.4 1.4 1.2 0.9 1.1 1.1 0.7 0.7 1.0 1.1 2007 1.0 1.1 1.9 1.6 1.6 1.6 1.4 1.3 1.5 1.1 1.3 1.1 1.4 2008 1.2 1.2 1.8 1.8 1.7 1.3 1.2 1.2 1.4 1.0 1.6 1.8 1.4 2009 1.3 1.5 2.0 2.1 1.8 1.7 1.3 1.2 1.5 1.3 1.0 1.3 1.5 2010 1.3 1.5 1.9 1.8 2.0 1.5 1.0 1.7 1.6 1.4 1.6 1.4 1.6 2011 1.2 1.2 1.9 1.7 1.6 1.5 1.4 1.2 1.1 1.1 1.1 0.8 1.3 Medio mensile 1.2 1.3 1.7 1.7 1.6 1.4 1.2 1.2 1.3 1.1 1.2 1.2 1.3

Stazione Quinto Vicentino Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1995 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1998 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1999 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2000 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2001 >> >> >> 1.5 1.3 1.5 1.2 1.1 1.0 0.6 1.0 1.0 1.1 2002 0.8 1.3 1.4 1.6 1.5 1.2 1.2 1.2 1.1 0.9 1.2 1.0 1.2 2003 1.0 1.4 1.2 1.7 1.4 1.2 1.3 1.3 1.2 1.1 1.0 1.2 1.2 2004 1.0 1.3 1.5 1.6 1.5 1.4 1.3 1.2 1.2 0.9 1.1 0.9 1.2 2005 1.0 1.3 1.2 1.4 1.4 1.3 1.0 1.0 0.9 0.8 0.8 1.1 1.1 2006 1.0 1.2 1.3 1.3 1.3 1.2 0.9 1.1 1.0 0.7 0.7 0.9 1.0 2007 1.0 1.0 1.7 1.4 1.4 1.4 1.3 1.0 1.1 0.7 0.9 0.9 1.2 2008 1.0 1.0 1.4 1.6 1.4 1.0 1.1 1.0 0.9 0.7 1.1 1.4 1.1 2009 1.0 1.3 1.8 1.9 1.6 1.5 1.1 1.1 1.3 1.0 0.9 1.1 1.3 2010 1.1 1.3 1.7 1.7 2.0 1.6 1.3 1.3 1.2 1.2 1.3 1.2 1.4 2011 1.0 1.1 1.7 1.6 1.5 1.4 1.3 1.1 1.0 1.0 1.1 0.9 1.2 Medio mensile 1.0 1.2 1.5 1.6 1.5 1.3 1.2 1.1 1.1 0.9 1.0 1.1 1.2

 Il valore mensile è il valore medio del mese.  Il valore medio mensile è il valore medio dei valori mensili.  Il valore medio annuale è il valore medio dei valori mensili dell’anno.  Con valore >> il dato non è disponibile

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Parametro Direzione vento prevalente a 10m Stazione Grantorto Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1995 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1998 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1999 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2000 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2001 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2002 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2003 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2004 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2005 >> >> ENE NE NE NE SE NE NNO NE NE NO NE 2006 NE NE NE NE NE ENE NNO NE NE NO NO NO NE 2007 NO NO NE NE NE NE NE ENE NE NE NNO NO NE 2008 NE ENE ENE NE NE NNO ENE ENE NE NNO NE NE NE 2009 NE NE NE NE NE NE ENE NE NNO NNO NE NNO NE 2010 NE NE ENE NE NE NE ENE NE NE NE NE NNO NE 2011 NNO NE NE NNO NE ENE ENE E ENE NNO NE NO NE Medio mensile NNO NE NE NE NE NE ENE NE NE NE NE NNO NE

Stazione Quinto Vicentino Medio Anno GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC annuale 1994 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1995 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1996 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1997 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1998 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 1999 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2000 >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> >> 2001 >> >> >> NE E E S NO NO NO NO NO NO 2002 NO ENE NO E E E NO NO NO NO E NO NO 2003 NO NO NO E NO S S E NO N NO NO NO 2004 NO NE NE E ENE E E E NO N NO NO NO 2005 NO NO N NE N NE E NE NO NE NO ONO NO 2006 O O NE NE NE E O O O O O O O 2007 O O NE O NE NE E E NE O ONO O O 2008 O O NE NE NE O ENE E NE O NO NO O 2009 O NO NE NE NE NE E E NO ONO NE NO NE 2010 O N NE NE NE N E ONO O NE N O NE 2011 O ONO ENE NO NO NO E E NO NO NO NO NO Medio mensile NO NO NE NE NE E E E NO NO NO NO NO

 Calcoli effettuati con i dati ogni 10 minuti della direzione.  La direzione è quella di provenienza del vento, il settore è ampio 22.5 gradi con asse nella direzione indicata.  Con valore >> il dato non è disponibile

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Per quanto riguarda la ventosità, non essendo possibile una perfetta taratura in campo dell'anemoscopio, il dato deve essere considerato indicativo. La distribuzione della velocità media del vento secondo gli standard internazionali indica una prevalenza di calma di vento e vento debole, con la maggior parte dei dati attorno a 1 km/h (corrispondente a “bava di vento”, secondo la scala internazionale di Beaufort); rara è la presenza di vento forte. Le calme di vento sono più frequenti nei mesi di dicembre e gennaio tale situazione, in concomitanza con l’inversione termica presente in pianura, determina le situazioni di ristagno dell’aria che favoriscono la formazione della nebbia e l’accumulo degli inquinanti, specie nei centri urbani.

1.2. Principali corsi d’acqua Il Comune di Camisano Vicentino ricade all’interno del territorio di competenza del Consorzio di Bonifica ed Irrigazione “Brenta” di Cittadella (PD), che cura la manutenzione della rete idrografica consorziale e la distribuzione dell’acqua utilizzata per fini irrigui. Per quanto riguarda il reticolo idrografico superficiale ha uno sviluppo sub parallelo con direzione nord – sud /sudest; molti sono i corsi d’acqua con questo andamento ed i principali, sono rappresentati andando da ovest verso est, da: - Roggia Capra - Roggia Puinetta - Roggia Puina - Roggia Piovego - Fiume Ceresone - Canale Rezzonico Il corso d’acqua più importante è rappresentato sicuramente dal Fiume Ceresone, che ha origine nel Comune di e che funge da collettore finale, parte nel territorio comunale e in parte nei comuni più a sud, di molte delle rogge presenti nel Comune di Camisano Vicentino. Nella cartografia redatta oltre a questi corsi d’acqua principali è riportato anche il reticolo idrografico minore come recepito dal Consorzio di Bonifica. Per quanto riguarda la qualità delle acque, non può essere disgiunta dagli obiettivi che vengono di volta in volta perseguiti, poiché ad esempio le caratteristiche di potabilità sono diverse:  per il consumo umano, da quelle di un allevamento zootecnico  per l’uso irriguo delle colture agricole, è diverso che negli stabilimenti agro-industriali,  la qualità dell’acqua stagnante pur fondamentale alla vita di molte specie acquatiche, è inidonea per la balneazione. Il maggiore responsabile dell’inquinamento delle acque di falda e dei corsi d’acqua superficiali, è costituito dai fenomeni di rilascio di sostanze inquinanti direttamente sul suolo, attribuibili a fonti

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diffuse ed a fonti puntuali, con il conseguente interessamento delle acque presenti nel sottosuolo a seguito della percolazione; i maggiori responsabili di eventuali eccessi di flora batterica e di nutrienti sono dovuti:

 all’inquinamento diffuso di tipo civile, dovuto alle abitazioni non allacciate alla fognatura pubblica, che adottano metodi di smaltimento dei reflui a bassa efficacia;

 agli eccessi di azoto e di fosforo minerale impiegati nelle coltivazioni agricole, in particolare il mais, oltre a qualche distribuzione eccessiva di deiezioni zootecniche, talora intempestive e concentrate nei periodi dell’anno a scarsa utilizzazione agronomica, che favorisce il dilavamento e l’infiltrazione nelle acque in profondità;

 alla presenza dei fitofarmaci (erbicidi, insetticidi, fungicidi) riconducibile al loro massiccio utilizzo a partire dagli anni sessanta e fino alla fine degli anni novanta; in questi ultimi dieci anni è in corso una riduzione generalizzata di tali impieghi, per il cambiamento delle agro- tecniche nella difesa parassitaria delle piante e nell’impiego dei diserbanti in post-emergenza a dosi ridotte e frazionate.

2. ANALISI DELLA FLORA E DELLA FAUNA 2.1. Flora Il territorio comunale di Camisano Vicentino si trova tutto in pianura, con aree intensamente coltivate ed interessate dalla presenza dei prati stabili e del seminativo, oltre alle aree urbanizzate con centri urbani ed aree destinate al sistema produttivo-industriale, che in alcuni casi sono interconnesse fra loro. L’uso del suolo, come in molte aree del Veneto, è stato condizionato dall’antropizzazione del territorio, dove lo sviluppo dell’attività agricola, artigianale ed industriale, hanno portato ad una semplificazione dei luoghi, con la scomparsa anche delle associazioni vegetali autoctone che sono rimaste principalmente lungo i principali corsi d’acqua esistenti. Anche lungo questi corsi d’acqua spesso si assiste ad un’interruzione della continuità delle formazioni arboree esistenti, in prossimità dell’edificato od a seguito di interventi spinti di manutenzione dei corsi d’acqua. Le siepi presenti, soprattutto ai margini degli appezzamenti e dei canali consortili, sono costituite essenzialmente da vegetazione arbustiva e/o arborea, con sviluppo in genere esclusivamente lineare, perché l’agricoltura li ha compressi progressivamente fino a ridurne la presenza e mantenerli come semplici elementi di confine. Il portamento delle singole piante e la composizione dei popolamenti sono fortemente diversi da quelli originari, in quanto anch’essi sono stati influenzati dall’uomo, che da sempre ha cercato di diffondere e favorire certe specie per ricavarne legna da ardere.

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Lo strato arbustivo di siepi e fasce boscate è molto importante dal punto di vista naturalistico, per l’ospitalità che garantisce alla fauna, sia in termini di rifugio, grazie all’elevata densità dei rami, sia in termini di alimentazione, grazie alla produzione di grandi quantità di fiori e di frutti. Nel seguente capitolo sono riportate le schede botaniche delle principali specie vegetali riscontrate.

2.1.1. Schede botaniche delle principali specie vegetali Per quanto riguarda le principali specie vegetali riscontrate lungo i corsi d’acqua e/o i confini di proprietà, di seguito vengono riportate le principali caratteristiche, distinguendole in due gruppi indicativi, in base alle loro caratteristiche ed origine. a. Alberi ereditati dal bosco ripario ed utilizzati soprattutto come corredo dei corsi d’acqua e per produzioni legnose poco pregiate.

 SALICE BIANCO (Salix alba) Diffusissimo ed esigente in umidità, è a rapido accrescimento, normalmente trattato a capitozza per la produzione di fasciame e vimini e per quest’ultimo scopo il più adatto è il Salix viminalis, tipico per il colore giallo intenso dei rami.

 PIOPPO (Popolus alba) Tollera anche suoli alluvionali meno ricchi di acqua anche se preferisce l’umidità; nella zona considerata il pioppo viene lasciato evolvere nella forma naturale, raggiungendo altezze superiori ai 20 metri con portamento maestoso.

 PLATANO (Ibrido di Platanus occidentalis e Platanus orientalis) Anche se le sue origini sono estranee al bosco ripario primigenio, le sue preferenze sono orientate agli ambienti fresco-umidi, dove si è conquistato un ruolo di tutto rilievo nelle alberature di campagna; trattato sia a ceduo basso sia a capitozza, produce un legno non pregiato ma apprezzabile per la produzione di legna da brucio. b. Alberi introdotti dall’esterno e naturalizzati.

 GELSO (Morus alba e Morus nigra) Originario della Cina, ha accompagnato l’ingresso della bachicoltura nei nostri ambienti. Un tempo lo sviluppo dei filari di gelso era molto più diffuso mentre ora, i filari residui, conservano un’estrema bellezza nella loro forma tipica delle capitozze che accompagnano ancora molti fossi e stradine, nel territorio del Comune di Camisano Vicentino tale specie non risulta molto diffusa.

 ROBINIA – CASSIA (Robinia pseudoacacia) Importata nel 1600 dall’America del Nord, ha trovato da noi un ambiente favorevole così da comportarsi, in certe plaghe marginali, come una vera e propria infestante; questa sua tendenza si manifesta anche in campagna, dove è il primo colonizzatore spontaneo degli argini o dei rilevati di recente costituzione. Il robinieto insediato, trattato in genere a ceduo, rende piuttosto difficile l’ingresso delle specie autoctone proprio per le sue enormi capacità riproduttive; il legno è molto utilizzato come legna da brucio.

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La sua presenza nel territorio del Comune di Camisano Vicentino è limitata segno che anche per quanto riguarda i filari e le specie arboree presenti c’è una cura da parte dell’uomo che favorisce le specie autoctone a scapito di questa specie alloctona dalle caratteristiche infestanti.

2.2. L’importanza delle siepi Le siepi piantate lungo le strade e nei pressi delle abitazioni, possono svolgere un’importante azione di depurazione dell’aria, diminuendo la presenza di polveri e di gas; nel contempo le siepi si comportano da barriera antirumore nei confronti del traffico veicolare sulle strade ed intercettano le emissioni acustiche provenienti dalle attività artigianali sparse sul territorio. Qualora il 2-3% della campagna occupata attualmente dai seminativi, fosse riconvertita a bosco e/o a siepe, consentirebbe a numerose specie di animali selvatici di insediarsi con ricche e variegate popolazioni di mammiferi e di avifauna che amplificano, tra l’altro, la biodiversità dell’habitat periurbano attualmente molto impoverito. La siepe e/o i boschetti sono in grado di produrre legna da ardere che usata come combustibile nei moderni bruciatori a fiamma inversa o nelle caldaie a cippato costituisce una fonte di energia pratica, economica ed ecologica poiché contribuisce a ridurre il tasso di anidride carbonica, come richiesto dagli accordi internazionali dalla conferenza di Kyoto in poi. Le piante delle siepi per crescere assorbono dall’aria, l’anidride carbonica e vi liberano ossigeno e vapore acqueo e quindi le siepi danno un contributo alla lotta contro l’effetto serra dovuto all’elevato tasso di anidride carbonica nell’atmosfera. In molti casi i boschetti dell’arboricoltura da legno sono in grado di produrre dell’ottimo legname pregiato per lavorazioni artigianali. Le siepi costituiscono inoltre una barriera frangivento naturale in grado di ridurre dal 30 al 50% la velocità del vento in una fascia di lunghezza pari a 10-15 volte la loro altezza. Le siepi campestri ospitano infine molti ausiliari ed un’entomofauna utile all’equilibrio biotico, in grado cioè di contribuire alla difesa biologica integrata delle colture agricole, le quali saranno meno aggredite dai loro parassiti tradizionali. Il valore ecologico intrinseco delle siepi, ben noto agli esperti e tutt’altro che ignoto all’agricoltore, non è sempre sufficiente a convincere quest’ultimo a difendere e curare quei micro-ambienti; la loro rivalutazione può esprimersi in termini di reddito diretto, attraverso sostituzioni graduali e/o nuove introduzioni con specie di un certo pregio (noce, quercia, ecc.), sia in termini di beneficio indiretto, rendendo fruibile le alberate della campagna ad un’utenza esterna.

2.3. Fauna Selvatica La presenza della fauna selvatica risulta direttamente influenzata da una serie di fattori ambientali ed antropici che determinano la distribuzione e l’abbondanza delle specie. La pianura veneta risulta generalmente poco ospitale nei riguardi della fauna selvatica, a seguito dell’elevata urbanizzazione,

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della diffusa edificazione sparsa in zona rurale e della semplificazione del paesaggio rurale, dovuta alla costante riduzione delle siepi campestri, delle alberature isolate e di tutti quegli elementi un tempo presenti e che potevano fornire rifugio e luogo per la nidificazione e/o riproduzione alla fauna selvatica. Il Comune di Camisano Vicentino, come oramai molti altri Comuni, risulta interessato dalla presenza di un edificato di tipo concentrato e diffuso che risulta poco ospitale per la fauna selvatica; la presenza dell’uomo e l’affermarsi dell’agricoltura specializzata, con elevati input energetici e di sostanze di sintesi ha contribuito ulteriormente alla modifica gli habitat naturali che sono stati inoltre ridotti dal progressivo incremento delle aree destinate ad uso civile ed artigianale. Per l’analisi delle specie presenti nel territorio Comunale si è fatto riferimento agli Atlanti del Gruppo di Studi Naturalistici “Nisoria”, con sede presso il Museo Naturalistico Archeologico, di Contrà Santa Corona a ; per quanto riguarda il censimento dell’avifauna, il Gruppo di Studi Naturalistici “Nisoria”, ha eseguito censimenti inerenti alle specie nidificanti nei vari territori della Provincia, mentre non sono state prese in considerazioni eventuali specie presenti sporadicamente durante il periodo migratorio, poiché si è concentrata l’attenzione sulle specie presenti durante un importante periodo del loro ciclo vitale, ovvero durante la riproduzione. Per quanto riguarda l’avifauna presente, di seguito si riportano i dati rilevati dal Gruppo di Studi Naturalistici “Nisoria” per le sole specie eventualmente nidificanti nel territorio del Comune di

Camisano Vicentino, indicando la nidificazione come: possibile, probabile o certa.

Nome comune Nome latino

certa

possibile

probabile

Nidificazione

Nidificazione Nidificazione Nidificazione

Tuffetto Tachybaptus ruficollis X Tarabusino Ixobrychus minutus X Marzaiola Anas querquedula X Quaglia Coturnix coturnix X Gallinella d’acqua Gallinula chloropus X Folaga Fulica atra X Corriere piccolo Charadrius dubius X Tortora dal collare orientale Streptopelia decaocto X Cuculo Cuculus canorus X Barbagianni Tyto alba X Assiolo Otus scops X Civetta Athene noctua X Allocco Strix aluco X Rondone Apus apus X Martin pescatore Alcedo atthis X Upupa Upupa epops X Torcicollo Jynx torquilla X Allodola Alauda arvensis X Rondine Hirundo rustica X Balestruccio Delichon urbica X

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Nome comune Nome latino

certa

possibile

probabile

Nidificazione

Nidificazione Nidificazione Nidificazione

Cutrettola Motacilla flava X Ballerina gialla Motacilla Cinerea X Ballerina bianca Motacilla alba X Pettirosso Erithacus rubecula X Usignolo Luscinia megarhynchos X Saltimpalo Saxicola torquata X Merlo Turdus merusa X Usignolo di fiume Cettia cetti X Beccamoschino Cisticola juncidis X Cannaiola verdognola Acrocephalus palustris X Cannaiola Acrocephalus scirpaceus X Cannareccione Acrocephalus arundinaceus X Capinera Sylvia atricapilla X Pigliamosche Muscicapa striata X Basettino Panurus biarmicus X Codubignolo Aegithalos caudatus X Cinciallegra Parus major X Pendolino Remiz pendulinus X Rigogolo Oriolus oriolus X Averla piccola Lanius collurio X Cornacchia grigia Corvus corone cornix X Storno Sturnus vulgaris X Passera d’Italia Passer italiae X Passera mattugia Passer montanus X Fringuello Fringilla coelebs X Verzellino Serinus serinus X Verdone Carduelis chloris X Cardellino Carduelis carduelis X Migliardino di palude Emberiza schoeniclus X Strillozzo Miliaria calandra X

Un discorso a parte merita il Fagiano (Phasianus colchicus) poiché questo rappresenta una delle prede ricercate dai cacciatori e viene spesso liberato dalle associazioni venatorie sia durante il periodo di caccia sia per il ripopolamento. Il numero di capi presenti risulta quindi influenzato dalla quantità di animali liberati e dalla capacità che hanno questi di riprodursi naturalmente. Anche per l’individuazione degli anfibi e dei rettili presenti nel Comune di Camisano Vicentino si è fatto riferimento all’“Atlante degli Anfibi e dei Rettili della Provincia di Vicenza” del Gruppo di Studi Naturalistici “Nisoria”, dal quale si può desumere che nel territorio comunale possono essere presenti i seguenti anfibi:

 Rospo smeraldino (Bufo viridis)

 Raganella italica (Hyla intermedia, Hyla arborea)

 Rana di Lataste (Rana latastei)

 Rana verde (Rana lessonae, Rana esculenta)

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Possono essere inoltre presenti i seguenti rettili:

 Orbettino (Anguis fragilis)

 Lucertola muraiola (Podarcis muralis)

 Colubro liscio (Coronella austriaca)

 Biscia dal collare (Natrix natrix) Di seguito vengono riportate le caratteristiche di alcuni mammiferi presenti ritenuti interessanti per numero di individui presenti o per importanza che questi hanno sull’ecosistema in genere. Lepre comune (Lepus europaeus). La presenza della lepre nel territorio di Camisano Vicentino, è influenzata dall’attività venatoria con ripopolamenti effettuati dalle associazioni venatorie; in ogni caso la più volte ricordata semplificazione del paesaggio rurale, con l’eliminazione delle siepi, delle scoline e degli altri elementi che possono fungere da riparo condiziona il numero degli esemplari presenti che possono essere inoltre vittima di predatori quali cani e gatti randagi, volpi, ecc. Riccio europeo (Erinaceus europaeus) Attivo principalmente al crepuscolo e di notte, predilige macchie boscate, siepi, giardini, parchi e si ciba di insetti, lumache, vermi, piccoli rettili, giovani topi e talvolta anche di frutta. In caso di pericolo si arrotola a palla, ma il principale fattore di pericolo è dovuto soprattutto ai decessi connessi agli investimenti da parte dei veicoli. Talpa europea (Talpa europaea) Ampiamente diffusa e ubiquitaria, comune nei giardini, prati e campi; è attiva sia di giorno che di notte, vive prevalentemente sotto terra scavando un insieme di gallerie e si nutre di lombrichi, insetti e loro larve e di piccolo vertebrati. Altre specie di mammiferi presenti, la cui presenza è costantemente contrastata dall’uomo per i danni che possono compiere alle colture agrarie od alla scorte, nonché per la possibilità di essere vettori di malattie, sono rappresentate da: Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), Surmolotto (Rattus norvegicus) e Ratto nero (Rattus rattus).

2.4. Fattori di disturbo per la fauna selvatica Vari sono i fattori di disturbo per la fauna selvatica dovuti alla presenza dell’uomo che con il proprio operare ha modificato l’ambiente naturale per adattarlo alle proprie esigenze; le principali azioni che possono avere delle interferenze dirette od indirette con la fauna selvatica sono di seguito analizzate:

 Eliminazione degli elementi caratteristici del paesaggio agrario: l’agricoltore, con l’avvento della meccanizzazione, ha eliminato tutti quegli elementi che potevano essere d’intralcio al normale uso delle macchine; sono quindi scomparsi molti degli elementi caratteristici del paesaggio agrario quali: scoline, siepi campestri, alberature singole isolate, ecc. con una semplificazione del paesaggio e con la riduzione degli habitat utilizzati dalla fauna

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selvatica.

 Uso di sostanze chimiche di sintesi: la moderna agricoltura, caratterizzata da ordinamenti colturali intensivi, dall’eliminazione delle normali rotazioni e con la presenza del mais in monosuccessione, richiede l’utilizzo di concimi chimici, fitofarmaci e diserbi che possono essere fonte di intossicazione e/o avvelenamento della fauna selvatica con conseguente riduzione numerica degli individui presenti in un determinato habitat.

 Edificazione: la presenza dell’edificato, in particolare le zone residenziali e produttive, spesso recintate, rappresentano delle barriere insormontabili per la fauna selvatica terrestre che rendono difficile la libera circolazione della stessa e del loro patrimonio genetico.

 Inquinamento: l’inquinamento dei corpi idrici dovuto agli insediamenti produttivi e residenziali determina la presenza di ambienti poco ospitali per l’ittiofauna che con il tempo tende a ridursi fino a scomparire; oltre all’ittiofauna, l’inquinamento dei corpi idrici ha ripercussioni anche su tutte le specie che sono più o meno interconnesse con il sistema acquatico, ad esempio possiamo ricordare gli uccelli acquatici che si cibano di pesce e che potrebbero veder ridotta la loro fonte di approvvigionamento di cibo.

 Manutenzione spinta dei corpi idrici: interventi di manutenzione particolarmente energici con alterazione delle caratteristiche geometriche dei corsi d’acqua, la presenza di sponde particolarmente ripide, i continui sfalci della vegetazione ripariale determinano delle condizioni di inospitalità e possono essere causa della distruzione di nidi o tane.

 Viabilità: la presenza di strade di comunicazione, le loro caratteristiche costruttive e l’intensità del traffico determinano degli effetti barriera più o meno significativi; tale effetto barriera può essere mitigato dalla possibilità di passaggio nei tratti a raso purché ci si trovi in presenza di strade a basso traffico, oppure dalla realizzazione di tunnel che passino sotto la strada o da ponti appositamente realizzati nel caso ci si trovi in presenza di strade in trincea.

 Caccia: la pratica della caccia interferisce direttamente con le popolazioni cacciabili riducendone il numero ed alterando i rapporti naturali esistenti fra le varie specie.

 Introduzione di specie alloctone: l’introduzione di specie alloctone, determina inevitabilmente delle alterazioni sul numero delle specie presenti in una determinata area. L’introduzione di una nuova specie particolarmente prolifica e con un numero ridotto di antagonisti naturali, determina una rapida colonizzazione delle nuove aree con esclusione delle specie precedentemente esistenti. Anche nel territorio del Comune di Camisano Vicentino sono evidenziabili tutta una serie di fattori di disturbo nei confronti della fauna selvatica dovuti all’intervento dell’uomo, per non ripetere quanto sopra elencato, possiamo ricordare in particolare la presenza dell’edificato diffuso e dell’agricoltura intensiva con gli input chimici esterni che questa comporta.

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3. RETI ECOLOGICHE Con la Convenzione sulla Diversità Biologica a Rio de Janeiro nel 1992, viene fissato il concetto che all’interno delle Reti Ecologiche la biodiversità è definita come: “La variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici ed i complessi ecologici di cui fanno parte; includendo perciò le diversità delle specie e tra le specie di ecosistemi.” La diversità biologica può essere individuata sui seguenti livelli gerarchici:

 diversità genetica: si riferisce alla variazione dei geni all’interno di una specie, comprendendo la variazione genetica all’interno di una popolazione e quella tra popolazioni della stessa specie;

 diversità specifica: si riferisce alla varietà delle specie esistenti entro un’area o una regione e alle relazioni tra loro esistenti;

 diversità tra ecosistemi: si riferisce alla differenziazione degli ambienti fisici e dei raggruppamenti di organismi (piante, animali e microrganismi) e dei processi ed interazioni che si stabiliscono tra loro. L’importanza della tutela della biodiversità è sancita da convenzioni e leggi internazionali che richiedono l’impegno di tutti gli Stati al fine della sua salvaguardia; fra le numerose Convenzioni Internazionali, Direttive Comunitarie e Leggi Nazionali e Regionali, ricordiamo: La Convenzione di Berna (1979) che riconosce gli habitat naturali, la flora e la fauna selvatiche come un patrimonio naturale che va preservato e trasmesso alle generazioni future. La convenzione di Bonn (1979) che richiede ai Paesi firmatari di impegnarsi nella protezione e salvaguardia di tutte le specie migratrici (in particolare di quelle minacciate di estinzione) e del loro ambiente naturale. La Convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro (1992) che riconosce a livello internazionale la grave situazione rispetto alla rapida perdita di diversità biologica e definisce le strategie per affrontare il problema. La Direttiva Habitat (1992), una direttiva europea che individua un elenco di ambienti naturali e di specie a rischio di estinzione e ne richiede la tutela come Siti di Importanza Comunitaria (SIC). La Direttiva Uccelli (1979) è una direttiva europea che individua l’elenco di tutte le specie di uccelli selvatici che vivono nel territorio degli Stati membri per le quali sono necessarie politiche di conservazione. La rete ecologica come presente nel glossario dell’ARPAV è: “Insieme di aree e fasce con vegetazione naturale, spontanee o di nuova realizzazione, tra loro connesse in modo da garantire funzioni diverse, tra cui la libera circolazione di piante e animali e in definitiva lo scambio genico fra le popolazioni. A tal fine è necessario mantenere delle “connessioni” tra le aree protette, ovvero fasce di territorio che consentano il superamento delle barriere dovute allo sviluppo delle attività umane. Gli orientamenti più attuali sono quindi rivolti alla realizzazione di reti ecologiche

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in cui i nodi sono rappresentati da aree naturali e semi-naturali con il ruolo di “serbatoi della biodiversità” e la trama costituita da elementi lineari naturali o semi-naturali che permettono un collegamento fisico tra gli habitat dei nodi, in modo da consentire lo scambio genico tra le popolazioni e sostenere la biodiversità”. La rete ecologica è quindi un sistema interconnesso di habitat, collegati fra loro da elementi che consentano la libera circolazione della fauna selvatica allo scopo di salvaguardare la biodiversità e conseguire una serie di vantaggi che possono essere riassunti di seguito:

 incremento della superficie di habitat disponibile per la fauna acquatica e terrestre

 trasformazione positiva del paesaggio

 aumento di nicchie ecologiche per la riproduzione ed il nutrimento della fauna

 libertà di movimento degli animali e quindi l’accesso a nuove risorse

 aumento della stabilità geomorfologica del territorio

 favorire la fruizione ecocompatibile di territori, altrimenti ambientalmente degradati Con il proprio operare, l’uomo ha determinato una frammentazione degli habitat naturali, ha interrotto la loro continuità determinando una riduzione degli ambienti naturali con conseguenze negative sull’intero ecosistema naturale. Lo sfruttamento del territorio per le attività produttive e i servizi determina sempre più una frammentazione degli spazi naturali e questa è una delle principali cause di perdita di biodiversità, con la conseguente perdita delle comunità animali e vegetali originarie. Le principali cause del processo di frammentazione possono essere attribuite agli insediamenti urbani e produttivi, alla realizzazione di reti infrastrutturali per i trasporti ed i servizi, oltre all’agricoltura intensiva; in questa situazione gli ambienti naturali sono stati ridotti ed è aumentato il loro isolamento, oltre che spesso non risultano interconnessi fra loro. La superficie totale di habitat naturale e la sua distribuzione sul territorio (oltre che la sua qualità ambientale), influiscono direttamente sulla conservazione delle specie presenti e quindi sulla conservazione della biodiversità. Per valutare il livello di frammentazione di un territorio, si devono prendere in considerazione una serie di elementi, fra i quali possiamo ricordare: cause e caratteristiche degli elementi che hanno determinato la frammentazione, dimensioni e forma degli spazi naturali rimasti, caratteristiche delle specie esistenti, eventuali barriere naturali od artificiali causa della frammentazione, esistenza o meno di corridoi ecologici e loro caratteristiche. Non sempre una determinata situazione può avere delle conseguenze univoche sulle specie della fauna poiché le influenze possono variare fra le varie specie od anche all’interno della stessa specie:

 la prima conseguenza della frammentazione è in ogni caso una riduzione degli habitat naturali e/o seminaturali con conseguente riduzione di territorio a disposizione delle varie specie; in questa situazione le specie di piccole dimensioni risultano meno influenzate rispetto alle specie

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di grandi dimensioni che necessitano di una maggiore superficie a disposizione di ogni individuo;

 la possibilità di colonizzazione di un’area o lo scambio di materiale genetico è direttamente influenzata dalla distanza fra le due aree e dalle caratteristiche del territorio che le separa; le zone fra di loro distanti influenzano negativamente la possibilità di scambio di individui fra di loro. Le caratteristiche del territorio fra due habitat o la presenza di una barriera non costituiscono in ogni caso un ostacolo insormontabile in senso assoluto poiché una strada può influenzare negativamente lo spostamento di piccoli invertebrati o anfibi, ma non costituire generalmente un problema per gli uccelli.

 le caratteristiche intrinseche della specie influenzano la loro mobilità e quindi la possibilità di colonizzare aree fra loro distanti; una specie particolarmente mobile ha maggiori probabilità di raggiungere i vari spazi naturali presenti nel territorio rispetto ad una sedentaria; altro aspetto è la dimensione degli animali, i più piccoli hanno maggiori difficoltà a percorrere tratti relativamente lunghi o con piccoli ostacoli quali ad esempio possono essere le coltivazioni.

 le caratteristiche dei corridoi ecologici influenzano le diverse specie che possono usufruirne; questi possono essere relativamente stretti oppure costituire larghe fasce e questo determina un fattore discriminante per le specie che possono usufruirne. Nella fase di individuazione dei corridoi ecologici risulta quindi indispensabile la conoscenza delle specie che potranno usufruirne. In fase di pianificazione e gestione degli ambiti è necessario prevedere la realizzazione o l’implementazione di tutti quegli elementi naturali o seminaturali che consentano di ridurre l’uso del suolo e favoriscano la realizzazione di corridoi ecologici di collegamento fra le residue aree naturali. In base a quanto riportato anche nelle Norme Tecniche del PTCP, una rete ecologica è costituita prioritariamente dai seguenti elementi:  area nucleo: nodi della rete, costituiti dai siti della Rete Natura 2000 individuati ai sensi delle Direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e dalle Aree Naturali Protette ai sensi della Legge 394/91, sono aree già sottoposte a tutela, ove sono presenti biotopi, habitat naturali e seminaturali, ecosistemi terrestri ed acquatici caratterizzati da un alto livello di biodiversità.  stepping stone: area naturale o seminaturale, con collocazione geografica e caratteri morfo- strutturali atti a favorire trasferimenti di organismi fra i nodi.  corridoi: elemento lineare atto a favorire la permeabilità ecologica del territorio e, quindi, il mantenimento ed il recupero delle connessioni fra ecosistemi e biotopi. Si distinguono: - corridoi principali, corrispondenti ai sistemi naturali lineari di maggiori dimensioni e valenze naturalistiche: sono rappresentati da corsi d’acqua o da sistemi agrovegetazionali a prevalente sviluppo lineare;

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- corridoi secondari, corrispondenti sostanzialmente a corsi d’acqua, i quali, se pur in misura inferiore ai precedenti, possono tuttavia concorrere alla funzionalità ecologica reticolare a livello locale. - corridoi PTRC, quali ambiti di sufficiente estensione e naturalità, aventi struttura lineare continua, anche diffusa, o discontinua, essenziali per la migrazione, la distribuzione geografica e lo scambio genetico di specie vegetali ed animali, con funzione di protezione ecologica attuata filtrando gli effetti dell’antropizzazione;  buffer zone: area cuscinetto. Rappresenta un’area contigua e di rispetto adiacente alle aree nucleo, con funzionalità multipla (ad es. mitigazione dell’effetto margine).  restoration area: area di rinaturalizzazione. Ambito dotato di elementi naturalità diffusa, anche con presenza di nuclei naturali relitti. Fanno parte di tale tipologia gli ambiti di risorgiva, fortemente caratterizzanti il territorio provinciale, e varie aree agricole, soprattutto in destra Brenta.  barriere infrastrutturali: quali elementi di discontinuità della rete ecologica Fanno parte della rete ecologica anche gli elementi puntiformi o a prevalente sviluppo lineare, quali siepi, filari, zone boscate, vegetazione arboreo-arbustiva perifluviale che, nel loro insieme, determinano “sistemi a naturalità diffusa” di notevole rilevanza ecologica nel sistema ambientale di area vasta. Per il buon funzionamento della rete ecologica sono indispensabili una serie di azioni, per le quali il pubblico potrà farsi promotore e coordinatore di iniziative prevalentemente privatistiche, allorquando queste avranno anche un interesse economico diretto. Nelle fasce di pertinenza dei corsi d’acqua principali e di quelli secondari, è indispensabile salvaguardare ed anche, se possibile, recuperare l’ambiente ripariale che oltre a rappresentare un’area di rifugio per la fauna selvatica, permette la conservazione dei valori paesaggistici. Gli interventi che possono essere attuati sono rappresentati da una serie di azioni che hanno lo scopo di preservare e nel caso, rinaturalizzare gli ambienti naturali degradati quali:  miglioramento e ricostruzione dei boschi igrofili e degli ambienti di ripa, garantendo le opportune fasce di rispetto;  incremento delle siepi e dei filari alberati lungo i confini dei campi e lungo le strade rurali, con particolare attenzione a quelli presenti nelle fasce laterali dei corsi d’acqua in modo da creare una contiguità con il territorio agricolo circostante;  adozione di criteri di ingegneria naturalistica per gli interventi di sistemazione degli alvei  prevedere la realizzazione di appositi passaggi per consentire il libero movimento della fauna selvatica da nord a sud e viceversa. Nelle aree agricole si propone di avviare a livello comunale uno specifico programma di sensibilizzazione e riqualificazione paesaggistica, da attuare mediante l’inserimento sistematico

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nelle aree coltivate, di nuove siepi lungo i confini degli appezzamenti, e la rinaturalizzazione di sponde ed argini del reticolo idrografico minore (scoli e fossi minori). Questi interventi svolgono anche una funzione di filtro nei confronti dell’inquinamento diffuso di provenienza esterna ed anche da quello di origine agricola. Analizzate le caratteristiche generali di una rete ecologica possiamo analizzare le possibili implicazioni di questo sistema, nel territorio del Comune di Camisano Vicentino, dopo l’analisi dell’estratto della Tavola del Sistema Ambientale del P.T.C.P. della Provincia di Vicenza.

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Nel caso specifico del Comune di Camisano Vicentino, nella Tavola n. 3: Sistema ambientale del PTCP, la Provincia riporta:  Un corridoio ecologico primario rappresentato dal corso del fiume Ceresone  L’idrografia primaria e secondaria  Aree individuate come “Corridoi PTRC” La rete ecologica individuata dal PTCP costituisce elemento di riferimento per la definizione e per lo sviluppo di reti ecologiche a livello locale; nel caso del Comune di Camisano Vicentino gli obiettivi progettuali sono: 1. l’individuazione di corridoi ecologici fluviali e il miglioramento delle capacità di autodepurazione dei reticoli idrografici; 2. salvaguardia degli ambiti agricoli con valenze ambientali, tutela oltre alla crescita del patrimonio agrario 3. la gestione e la conservazione dell’agricoltura in quanto soggetto di salvaguardia dei territori, anche per favorire le colture specializzate ed incentivare forme di agricoltura compatibile e/o con finalità “a perdere”, in favore del mantenimento di particolari specie animali (anche di interesse venatorio); 4. il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica; 5. prevedere di realizzare neo-ecosistemi con finalità di miglioramento dell’inserimento paesaggistico di infrastrutture ed aree insediate; 6. recuperare e valorizzare i beni d’interesse storico-architettonico e ambientale, i percorsi ciclo-pedonali esistenti ed in progetto, nell’ambito di una valorizzazione turistica complessiva dell’area. Nel Comune di Camisano Vicentino la rete di connessione principale è costituita dal fiume Ceresone e secondariamente da una serie di rogge con andamento prevalente nord-sud più o meno connesse con il Ceresone che garantiscono continuità spaziale e funzionale, per collegare le aree a maggiore naturalità tramite la creazione di corridoi e aree di sosta, al fine di favorire lo scambio genetico e quindi la biodiversità. Nel PTRC, PTCP e dalle indagini dirette sono individuati ed individuabili una serie di elementi della rete ecologica per ricavare la carta dei Sistemi Ecorelazionali o della Rete Ecologica che si riporterà più avanti; dalle indagini effettuate emergono alcune considerazioni sugli elementi individuati: 1. Il Corridoio ecologico principale è rappresentato dal fiume Ceresone (come da PTRC e PTCP) caratterizzato da un’asta fluviale spoglia senza un corredo arboreo e/o arbustivo di contorno, è stato possibile individuare lungo il suo percorso in Comune di Camisano Vicentino solamente una piccola area cuscinetto, buffer zone, anche se con caratteristiche ridotte poiché caratterizzata da un filare alberato che corre lungo il fiume con le relative fasce di rispetto.

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2. Le aree individuate come “corridoi del PTRC”, in realtà sono delle “macchie verdi”, alcune ricche di vegetazione arborea poste a nord – ovest del territorio comunale, e a sud dell’abitato di Rampazzo, collegate tra loro da una fitta rete di corsi d’acqua, con un importante corredo di siepi ripariali e da prati e/o seminativi aperti, altre non presentano caratteristiche particolari di naturalità, vengono ugualmente riportate in cartografia e saranno di seguito analizzate. 3. I Corridoi ecologici secondari (come da indagine del PAT) rappresentati dai corsi d’acqua minori, ma non per questo meno importanti, rappresentati dalla Roggia Capra e Roggia Puina; oltre a questi due corsi d’acqua con andamento nord – sud, è stato individuato un possibile corridoio ecologico secondario con andamento est-ovest che collega la roggia Puina con il fiume Ceresone. 4. Le macchie boscate e boschetti di pianura (pochi) e la presenza di siepi importanti (doppia fila) di specie autoctone in genere a corredo dell’idrografia superficiale, come risultano dagli studi del PAT. 5. Piccoli specchi lacustri che utilizzati per attività di allevamento e/o di pesca sportiva, costituiscono anche dei punti ad elevata naturalità, importanti per il transito della fauna selvatica; i siti sono stati individuati nella cartografia della rete ecologica del PAT. Alcuni dei “corridoi del PTRC” ricavati dal PTRC e riportati nel PTCP si ritengono oggi di limitata importanza e scarsamente meritevoli di interesse, quali: 1. un’area agricola coltivata a seminativo, posta a nord-est del territorio comunale, ai confini con Piazzola sul Brenta 2. l’area posta alla confluenza della Roggia Puina con il Fiume Ceresone; in questo caso il territorio è fortemente caratterizzato dalla presenza dell’intersezione delle due più importanti aste fluviali (Ceresone e Puina) in un contesto agricolo impoverito dalla forte presenza del seminativo, in assenza degli elementi arborei verticali. Sicuramente l’area ben dotata di potenzialità naturalistica potrebbe essere sfruttata per una valorizzazione generale del territorio in termini sportivi, ambientali legati ad una mobilità lenta. Di seguito si riporta la Carta della Rete Ecologica redatta in base a tutte le considerazioni effettuate nel presente paragrafo.

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Le principali problematicità riscontrate, per la migrazione e/o libera circolazione della fauna selvatica, sono rappresentate:  dalla barriera infrastrutturale, rappresentata dalla linea immaginaria costituita dalle vie: Vicenza, degli Alpini e Torrossa, con il relativo centro abitato di Camisano Vicentino, che suddivide il territorio comunale in un ambito nord ed uno sud,  dalla forte carenza di corridoi ecologici strutturati, soprattutto in direzione est – ovest; l’unico potenzialmente presente è quello già indicato nella porzione nord del territorio comunale quale ambiente da valorizzare con un percorso in parte lungo la roggia Piovego integrato con altri itinerari lungo i fossati minori, caratterizzati da un importante corredo di siepi campestri che consentano il collegamento fra la roggia Puina ed il Fiume Ceresone. Infine per quanto riguarda la porzione sud del territorio comunale esiste una rete diffusa di piccoli fossati, affluenti dell’importante corso della Roggia Capra che però si collegano e vanno a costituire la rete ecologica prevalentemente fuori dal Comune di Camisano Vicentino.

4. PAESAGGIO AGRARIO DEL COMUNE DI CAMISANO VICENTINO I paesaggi rurali attuali riflettono i risultati di un lungo e complesso processo di sviluppo agrario e sociale, di cui solo in parte emergono i segnali della più o meno complessa evoluzione; gli elementi paesaggistici del territorio, hanno subito una considerevole modifica ed alterazione negli ultimi cinquant’anni, a seguito della diffusa meccanizzazione delle operazioni colturali e della diffusa antropizzazione, che hanno frammentato il territorio rurale e le sue infrastrutture. Anche il Comune di Camisano Vicentino non si sottrae a questa evoluzione e risultano evidenti aree ad elevata valenza agricola, caratterizzate dalla presenza del prato stabile, dei seminativi, il tutto racchiuso dalle siepi residuali a servizio di importanti allevamenti zootecnici, ed aree nelle quali gli interventi dell’uomo hanno profondamente modificato l’originario assetto paesaggistico. In linea generale il trend evolutivo, negli ultimi decenni, del paesaggio agrario di quest’area e di molte altre similari caratterizzate dalla presenza del binomio prati stabili – siepi, può essere riassunto come di seguito:

 una riduzione generale del prato stabile

 una tendenza alla frammentazione del paesaggio, causato dalla estensivazione dei coltivi ed in particolare del seminativo di cereali e/o di soia

 un aumento dell’abitato e delle infrastrutture

 una riduzione dei corridoi alberati

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Per quanto riguarda le caratteristiche generali del paesaggio rurale, abbiamo che a nord, nord-est del territorio comunale, la presenza di acqua grazie alla presenza di rogge, del fiume Ceresone e delle affossature diffusamente e capillarmente presenti, con orientamento prevalente nord - sud, consente l’irrigazione delle coltivazioni, mediante lo storico metodo dell’irrigazione per scorrimento, che risulta essere poco efficiente ma giustificato dall’importante disponibilità di acqua. Esiste quindi un legame fra la disponibilità di acqua, la presenza di prati stabili e la presenza delle siepi, che richiudevano gli appezzamenti determinando quell’aspetto paesaggistico denominato dei “campi chiusi”, cioè di quelle formazioni caratterizzate dalla presenza di siepi e filari, che delimitavano il perimetro dei prati permanenti. A sud del territorio comunale invece la minore presenza di allevamenti e la presenza di un edificato di tipo artigianale-industriale, ha determinato una modifica anche del tipo di coltivazioni effettuate, con una maggiore riduzione delle superfici a prato, a favore dei seminativi che richiedono minori interventi da parte degli agricoltori, ma che riducono ulteriormente la naturalità e la variabilità dei luoghi. Analizzando quindi le caratteristiche dei due principali elementi che compongono il paesaggio abbiamo: I prati stabili I prati stabili di pianura sono solitamente irrigati, per aspersione con tubazioni mobili e/o con impianto pluvirriguo consortile e residualmente ancora per scorrimento, che è un metodo a bassa efficienza irrigua, poiché vengono utilizzate enormi quantità di acqua, ma che offre importantissime interazioni ambientali con la creazione di habitat umidi unici, difficilmente ripetibili. I prati sono lasciati a vegetazione spontanea, in modo che la vegetazione evolva verso forme naturali dove le specie graminacee, sono preponderati e in equilibrio; questi in genere non subiscono interventi di aratura e dissodamento, per molti anni. L’intera area prativa di Camisano, può essere considerata come una propaggine importante dell’area della Destra Brenta, caratterizzata dall’allevamento delle vacche da latte (definita in sito la “Piccola Olanda”) ed inserita anch’essa nella filiera del Grana Padano. I prati al giorno d’oggi sono sfalciati, con la produzione di considerevoli quantitativi di foraggio che possono arrivare anche a 14 - 15 t/ha di fieno/anno; in un anno sono eseguiti quattro tagli che sono affienati, mentre un quinto taglio viene utilizzato per la produzione di erba fasciata, essendo oramai quasi del tutto scomparsa la pratica del pascolamento. La presenza dei prati stabili legata alla zootecnia da latte rappresenta l’aspetto economico dei

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prati stabili, ma la loro presenza offre ai cittadini una grande ed insostituibile valenza paesaggistica, ambientale e naturalistica. Le siepi Nel territorio del Comune di Camisano Vicentino è ancora presente un’interessante dotazione di siepi e/o formazioni arboreo/arbustive lineari, atte a delimitare gli appezzamenti coltivati che costituiscono quell’aspetto paesaggistico, denominato dei campi chiusi di medio-elevate dimensioni e a contribuire alla variabilità degli aspetti paesaggistici in generale. Sicuramente nel tempo si è ridotta la continuità presente nel passato, a causa degli interventi antropici legati alla coltivazione, e soprattutto alla riduzione delle superfici a prato. Per quanto riguarda le specie arboree presenti abbiamo: Acero campestre, Ontano nero, Pioppo nero, Platano, Salice, Ciliegio, Noce, Gelso, mentre fra quelle arbustive troviamo: Biancospino, Frangola, Nocciolo, Pallon di maggio, Salice viminalis, Sambuco, Sanguinella, ecc. Le siepi risultano importanti oltre che per gli aspetti paesaggistici richiamati, anche per tutta una serie di funzioni che sono di seguito richiamate e che sono trattate in un apposito capitolo della presente relazione; le siepi hanno quindi una funzione: □ produttiva: produzione di legna da ardere, utilizzata per il riscaldamento domestico ed un tempo anche come legno da opera, per la produzione di parte degli attrezzi necessari alla conduzione dell’azienda agricola; □ ecologica: creazione di habitat naturali utilizzati dalla fauna selvatica, aumento della biodiversità e assorbimento dell'anidride carbonica atmosferica; □ protettiva: consolidamento delle rive dei corsi d'acqua e funzione di barriera frangivento a protezione delle colture; □ salutistica: difesa dal rumore, difesa dalle sostanze inquinanti (fumi, polveri ecc.); □ ricreativa: abbellimento del paesaggio, possibilità di effettuare osservazioni naturalistiche.

PAESAGGIO AGRARIO A NORD / NORD – EST DEL TERRITORIO COMUNALE Il paesaggio del Comune di Camisano Vicentino, presenta innanzitutto una differenziazione tra il paesaggio a nord del territorio comunale, sopra la linea immaginaria creata da via Vicenza, degli Alpini e Torrossa, inglobante l’area di via Boschi fino ai confini comunali, oltre i centri abitati, dove si ha la presenza di importanti superfici a prato stabile, che caratterizzano il paesaggio agrario racchiuso da un sistema di siepi campestri, in un contesto di campi chiusi di medio- grandi dimensioni.

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La porzione nord del territorio comunale, presenta una maggiore valenza paesaggistico-rurale poichè caratterizzata dalla presenza dei prati stabili che determinano un eco-mosaico dovuto da ampie macchie di prato, alternate a macchie di seminativo e da una rete idrica diffusa di origine naturale ed antropica, oltre a numerose alberature campestri lineari (siepi), che suddividono i campi oppure posizionate parallelamente ai corsi d’acqua. Caratteristica delle siepi è la presenza di specie autoctone quali Pioppo nero, Platano, Acero campestre, Salice, ecc., allevate a ceppaia o a capitozza, mentre è ridotta la presenza delle specie invasive e/o infestanti, quale la Robinia segno di una costante manutenzione delle stesse e di un periodico taglio per la produzione di legna da ardere, come si è avuto modo di notare anche durante i rilievi in campagna. Lungo le principali vie di comunicazione sono concentrati i fabbricati residenziali e le strutture agricolo-produttive in un territorio che presenta ancora un’economia legata all’allevamento che ha influenzato e/o plasmato il paesaggio, legandolo alla cultura rurale ed allo sfruttamento agricolo che da secoli si attua sul territorio, e che, negli anni, si è specializzato in una produzione lattiero-casearia di qualità, quale quella del Grana Padano. Il paesaggio risulta quindi costituito fondamentalmente da tre elementi principali: il prato, il seminativo e le siepi campestri; oltre a questi elementi principali risultano presenti secondariamente l’edificato ed i corsi d’acqua.

PAESAGGIO AGRARIO A SUD DEL TERRITORIO COMUNALE A sud del territorio comunale, gli appezzamenti risultano invece di minori dimensioni, la superficie a prato risulta ridotta e sostituita dai seminativi, le siepi campestri risultano particolarmente presenti per delimitare le superfici a prato a rafforzare il binomio prato-siepe, mentre minore risulta la presenza lungo gli appezzamenti a seminativo, a conferma della riduzione delle formazioni lineari, con il passaggio dal prato stabile al seminativo negli ultimi cinquant’anni, a seguito della diffusa meccanizzazione delle operazioni colturali, che richiede superfici di elevate dimensioni, senza “gli intralci” rappresentati dalle siepi. Per quanto riguarda l’edificato è diffuso prevalentemente lungo le principali vie di comunicazione ed è rappresentato da una urbanizzazione mista costituita da fabbricati di tipo residenziale e ad uso agricolo, residenziale- produttivo, in presenza di alcune stalle oramai in disuso e qualche attività produttiva presente in zona impropria. Di seguito si riporta un estratto della cartografia, ripresa dalla Carta del Paesaggio del PTCP della Provincia di Vicenza, comprendente anche la Rete Ecologica (già analizzata), nella risultano individuate anche le “aree ad elevata utilizzazione agricola” che, come sopra riportato,

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presentano delle zone con caratteristiche diverse fra quelle poste a nord, nord-est del territorio comunale e le zone poste a sud che pur avendo la stessa valenza produttiva, non hanno la stessa valenza ambientale, venendo meno a sud l’associazione prato stabile-siepi e prato stabile- zootecnia da latte poiché in questa porzione di territorio comunale, le superfici a prato sono assai ridotte in favore dei seminativi e nettamente inferiore è la zootecnia da latte.

PTCP: CARTA DEL SISTEMA DEL PAESAGGIO

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Per quanto riguarda le aree rurali, il PTCP della provincia di Vicenza norma queste aree agli articoli:

ART. 22 - CLASSIFICAZIONE DELLE AREE RURALI 1. Il PTCP recepisce la suddivisione del territorio rurale effettuata dal PTRC distinguendo le seguenti quattro categorie di aree agricole: a. Aree di agricoltura periurbana; b. Aree agropolitane; c. Aree ad elevata utilizzazione agricola; d. Aree ad agricoltura mista a naturalità diffusa ; 2. Eventuali modifiche alla perimetrazione delle aree rurali del PTRC comportano variante semplificata al PTCP ai sensi dell’ART. 6 delle presenti norme. 3. I Comuni orientano la pianificazione in coerenza con gli indirizzi esplicitati in relazione per la classificazione delle aree rurali. 4. DIRETTIVA. i Comuni, in sede di PRC: a. operano la delimitazione puntuale delle aree del sistema rurale; b. evitano di norma lo sviluppo insediativo nelle aree di agricoltura mista a naturalità diffusa e nelle aree ad elevata utilizzazione agricola (terre fertili). c. in tutto il territorio rurale individuano azioni volte: I. Al recupero del patrimonio edilizio esistente, in particolare degli immobili che presentano una particolare valenza storico-architettonica, individuandone i relativi contesti quali elementi strutturanti del territorio; II. Alla salvaguardia degli elementi lineari e puntuali caratterizzanti il paesaggio agricolo, nonché le qualità percettive e di spazialità in essere, attraverso la tutela dei coni visuali, prevedendo per l’inserimento di nuove opere e per le esistenti, adeguate misure di mitigazione di elementi detrattori, in particolare infrastrutture ed elettrodotti; III. A tutelare, di norma, la visibilità dell’acqua superficiale nella rete idraulica naturale e di bonifica, nonché negli specchi acquei per conservare la complessità ecologica e paesaggistica dei luoghi. d. tutelano la permanenza e lo sviluppo delle aziende agricole insediate. ART. 23 - AREE DI AGRICOLTURA PERIURBANA 1. DIRETTIVA. Nell’ambito delle aree periurbane i Comuni, in sede di PRC, individuano azioni volte a: a. garantire l’esercizio non conflittuale delle attività agricole rispetto alla residenzialità e alle aree produttive industriali e artigianali nelle aree confinanti a quelle di agricoltura periurbana. b. favorire la fruizione delle aree a scopo ricreativo, didattico-culturale e sociale, garantendone la continuità al fine della costruzione del sistema delle aree verdi periurbane di cui all’ ART. 37 ed individuando una rete di percorsi di interconnessione tra le aree periurbane ed i centri urbani e tra le aree periurbane stesse. ART. 24 - AREE AGROPOLITANE 1. DIRETTIVA. Nell’ambito delle aree agropolitane i Comuni, in sede di PRC, individuano azioni volte a garantire la compatibilità dello sviluppo urbanistico nelle aree periurbane con le attività agricole. ART. 25 - AREE DI AGRICOLTURA MISTA A NATURALITÀ DIFFUSA

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1 DIRETTIVA. Nell’ambito delle aree di agricoltura mista a naturalità diffusa i Comuni, in sede di PRC, individuano azioni volte a: a. orientare le trasformazioni verso il mantenimento o accrescimento della complessità e diversità degli ecosistemi rurali e naturali; b. valorizzare il ruolo dell’agricoltura e conservare il paesaggio agrario in quanto valore aggiunto delle produzioni agricole tipiche e di qualità; c. limitare le sistemazioni agrarie che comportino rimodellazioni del terreno dalle quali risulti sensibilmente alterato il carattere identitario dei luoghi; d. garantire, attraverso adeguate scelte localizzative, la compatibilità degli interventi di agricoltura intensiva con quelli relativi all’agricoltura specializzata biologica. e. favorire le attività di commercializzazione di vicinato (“chilometro zero”) da parte delle imprese agricole. ART. 26 – AREE AD ELEVATA UTILIZZAZIONE AGRICOLA (TERRE FERTILI) 1. DIRETTIVA. Nell’ambito delle aree ad elevata utilizzazione agricola i Comuni, in sede di PRC, individuano azioni volte a: a. limitare la trasformazione delle zone agricole in zone con altra destinazione, al fine di garantire la conservazione e lo sviluppo dell’agricoltura e della zootecnia, nonché il mantenimento delle diverse componenti del paesaggio agrario in esse presenti. b. limitare l’inserimento di attività in contrasto con gli obiettivi di conservazione delle attività agricole e del paesaggio agrario; c. promuovere la multifunzionalità dell’agricoltura e il mantenimento della rete infrastrutturale territoriale locale, anche irrigua; d. garantire la conservazione e il miglioramento della biodiversità, anche attraverso la diversificazione degli ordinamenti produttivi e la realizzazione e il mantenimento di siepi e di formazioni arboree, lineari o boscate, salvaguardando anche la continuità eco sistemica.

5. CARTOGRAFIE Di seguito vengono illustrate le principali cartografie di interesse agronomico - ambientale prodotte a seguito di fotointerpretazione, rilievi sul campo e per quanto riguarda la classificazione degli allevamenti, dall’analisi ed elaborazione dei dati forniti da ASL e Regione Veneto.

5.1. Classificazione agronomica dei terreni Non essendo presente in Comune di Camisano Vicentino la cartografia e le analisi effettuate in occasione della redazione del Piano Regolatore Generale, le informazioni pedologiche per la classificazione dei suoli sono state ricavate dalla “Carta dei suoli del Veneto in scala 1:250000”, redatta dall’unità ARPAV di Castelfranco Veneto (2005). Come si può notare dalla seguente cartografia i suoli presenti nel Comune di Camisano Vicentino appartengono alle seguenti unità cartografiche:

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 BA1.3: Dossi della pianura del Brenta e del Bacchiglione, di origine fluvioglaciale che presenta le seguenti caratteristiche: - pianeggiante (0,1-0,2% di pendenza), - materiale parentale rappresentato da sabbie e limi fortemente calcarei - falda profonda - terreni coltivati a seminativi (mais,soia), - l’urbanizzato rappresenta il 25%. - regime idrico udico.

 BA2.1: Pianura modale del Brenta e del sistema Bacchiglione-Astico, di origine fluvioglaciale, che presenta le seguenti caratteristiche: - pianeggiante (0,1-0,2% di pendenza), - materiale parentale rappresentato da limi fortemente calcarei - falda profonda - terreni coltivati a seminativi (mais,soia), - l’urbanizzato rappresenta il 20%. - regime idrico udico.

 BR3.2: Piana di divagazione a meandri del Brenta che presenta le seguenti caratteristiche: - pianeggiante (<0,2% di pendenza), - materiale parentale rappresentato da limi e sabbie fortemente calcarei - falda profonda - terreni coltivati a seminativi (mais) e prati, - l’urbanizzato rappresenta il 10%. - regime idrico udico. Estratto della Carta dei suoli del Veneto in scala 1:250000 inerente il territorio del Comune di Camisano Vicentino:

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Secondo la classificazione inerente la capacità d’uso dei suoli a fini agro-forestali (Land capability classification), ovvero la potenzialità del suolo a ospitare e favorire l’accrescimento di piante coltivate e spontanee, i suoli del Comune di Camisano Vicentino, sono tutti classificati

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in classe II, in quanto presentano lievi limitazioni per quanto riguarda la scelta delle colture o delle tecniche di coltivazione attuabili. Le caratteristiche dei suoli del Comune di Camisano Vicentino, riportate in sintesi nelle precedenti unità cartografiche sono di seguito oggetto di alcune considerazioni utilizzando anche le analisi effettuate dal Geologo incaricato, per quanto riguarda le caratteristiche generali possiamo dire che:

 i terreni si trovano praticamente in pianura con pendenze limitate dovute alle consuete sistemazioni idraulico agrarie di pianura,

 i terreni risultano formati da limi e sabbie come si deduce dalla Carta Geolitologica

 la falda presenta prevalentemente una profondità compresa fra 1 e 2 metri come riportato nella Carte Idrogeologica

 i terreni risultano prevalentemente coltivati a seminativi e prati come si deduce dalla Carta della copertura del suolo agricolo,

 l’urbanizzato rappresenta il 21,28% come si deduce dalla Carta della copertura del suolo agricolo e dalla Carta della SAU,

 la piovosità media annuale risulta pari a 1000 – 1200 mm annui

 per quanto riguarda le caratteristiche agronomico - produttive i terreni presentano caratteristiche di buona fertilità con produzioni ottenibili in genere elevate, grazie anche alla buona presenza di acqua per l’irrigazione.

5.2. Uso del suolo agricolo Il suolo comunale, a seguito dell’analisi delle ortofoto, della cartografia esistente e di una serie di rilievi diretti a campione, è stato suddiviso, in base ai diversi usi, raggruppati in un’apposita cartografia, secondo quanto previsto dall’apposito atto di indirizzo della Regione Veneto, riportato di seguito:

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La prima suddivisione che appare dalla lettura della relativa carta è la suddivisione del territorio interessato dall’edificazione, sia residenziale che produttiva dalla zona agricola. Per quanto riguarda la copertura del suolo agricolo sono state individuate le seguenti classi di uso del suolo come da leggenda Corine Land Cover fino al livello 5, secondo quanto previsto nel relativo atto di indirizzo.

Codice Uso del suolo Superficie % 21210 Seminativi in aree irrigue 15.610.257 52,05 23100 Prati stabili 6.651.398 22,18 22200 Frutteti e frutti minori 12.839 0,04 22100 Vigneti 68.357 0,23 21141 Colture orticole 47.956 0,16 24200 Sistemi colturali e particellari complessi 153.501 0,51 21241 Vivai 76.688 0,25 61100 Gruppo arboreo 62.249 0,21 51200 Bacini d’acqua 35.769 0,12 SAU 22.719.014 75,75 51100 Corsi d’acqua 653.853 2,18 21132 Tare ed incolti 175.716 0,59 Viabilità 58.718 0,20 Urbanizzato 6.383.407 21,28 STC 29.990.708 100

Dall’analisi della carta risulta riscontrabile ancora la presenza di importanti superfici a prato, specie nella parte a nord ed est del territorio comunale, intervallate ai seminativi che risultano in genere irrigui; per quanto riguarda le coltivazioni arboree agrarie queste sono poco diffuse sul territorio, come pure poco diffusa è la coltivazione della vite, spesso presente in prossimità dei fabbricati residenziali e rappresentata da piccole superfici, caratterizzanti una produzione in genere destinata all’autoconsumo.

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5.3. Carta degli elementi produttivi strutturali In questa tavola è stata individuata l’area agricola e le principali strutture produttive come di seguito indicato:  Centro aziendale  Allevamento vacche  Allevamento polli  Allevamento tacchini  Allevamento suini da ingrasso  Centro aziendale agrituristico  Serre fisse

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5.4. Superficie agricola utilizzata La L.R. n. 11/2004 “Norme per il governo del territorio”, all’interno del Piano di assetto del territorio (PAT), prevede il calcolo del limite quantitativo massimo di zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa da quella agricola, avendo riguardo al rapporto tra la superficie agricola utilizzata (SAU) e la superficie territoriale comunale (STC), secondo le modalità previste dall’apposito atto di indirizzo. Gli atti di indirizzo emanati dalla Giunta Regionale prevedono che si debba contenere il consumo di ulteriore territorio agricolo, in modo da limitare quel fenomeno che in passato ha comportato una profonda trasformazione dell’assetto territoriale, con la sottrazione di terreni agrari che sono stati destinati a processi di urbanizzazione e industrializzazione a carattere concentrato e diffuso allo scopo di tutelare il settore produttivo agricolo e salvaguardare il sistema idrogeologico, del paesaggio agrario e dell’equilibrio ecologico e naturalistico. Tra le finalità da perseguire, previste dalla L.R. 11/2004, abbiamo i seguenti obiettivi: - la tutela del paesaggio rurale e montano; - la tutela delle aree di importanza naturalistica; - il ricorso all’utilizzo di nuove risorse territoriali solo quando non esistano alternative alla riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente. La determinazione della SAU risulta essere particolarmente problematica e varie possono essere le metodiche utilizzabili con un grado di precisione più o meno elevato, in ogni caso come

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previsto dalla Regione Veneto per il calcolo della SAU, si deve considerare l’effettivo uso del suolo, a prescindere dalle destinazioni e classificazioni del PRG e quindi, sono da considerare SAU, quei terreni che continuano ad essere coltivati con le normali colture agricole, anche se il P.R.G. li considera in z.t.o. diversa dalla “E” agricola. Al fine di definire la modalità di calcolo della SAU trasformabile in destinazioni non agricole, l’art. 50, comma 1, lett. c) della L.R. 11/2004, prevede che debba essere assunto quale dato di riferimento l’indice medio di trasformabilità del suolo negli ultimi dieci anni, determinato dal rapporto complessivo medio per l’intera Regione Veneto tra SAU/STC. SAU 852.744 STC 1.821.302

Tale rapporto è pari a 0,468

Per quanto riguarda l’indice medio così determinato, se riferito a tre tipologie di Comuni per posizione altimetrica (classificazione ISTAT: pianura, collina, montagna) è così disaggregato:

SAU/STC % SAU/STC PIANURA 0,613 61,3 COLLINA 0,454 45,4 MONTAGNA 0,192 19,2

Considerato che ai sensi dell’art. 13 della L.R. n. 11/04, il P.A.T. è redatto sulla base di previsioni decennali, si ritiene di consentire la trasformabilità della SAU in destinazioni diverse da quella agricola rapportando, secondo le varie tipologie di comuni, all’indice medio annuo di trasformabilità del suolo nei dieci anni intercorsi fra il censimento 1990 e quello 2000. Tale indice medio di trasformazione, derivante dal rapporto percentuale tra la differenza dei due periodi censuari 1990/2000 è determinato per le tre tipologie di comuni secondo la seguente formula:

E’ quindi necessario distinguere, all’interno di ciascuna tipologia altimetrica di comuni, due possibili situazioni:

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1. comuni caratterizzati dal rapporto SAU 2000 / STC, inferiore al valore medio del rapporto per il contesto di appartenenza; 2. comuni caratterizzati dal rapporto SAU 2000 / STC, superiore al valore medio del rapporto per il contesto di appartenenza In tale contesto di rilevamento dei dati di trasformazione della SAU nell’arco decennale, si prende come punto di riferimento l’indice medio di trasformazione regionale, anziché quello per singoli contesti di appartenenza (pianura, collina, montagna), in quanto appare più corretto sotto l’aspetto della gestione del fenomeno complessivo della trasformabilità dei suoli agricoli assumere un indice medio regionale, anziché per singoli contesti, consentendo una valutazione del fenomeno nella sua complessità. Pertanto si ritiene di consentire la trasformabilità della SAU, nell’arco decennale delle previsioni del PAT, limitando puntualmente l’indice medio di trasformabilità secondo la seguente tabella ritenendo, in sede di prima applicazione, di consentire la trasformabilità di SAU al 40%, su indice medio regionale per i comuni che sono sopra la soglia del proprio rapporto di contesto SAU/STC, e del 20% per quelli che sono sotto tale soglia.

Il Comune, in sede di stesura del Piano di Assetto del Territorio, in relazione alle specifiche caratteristiche del proprio territorio comunale, potrà apportare modifiche, opportunamente motivate, in diminuzione o in aumento fino al 10%, rispetto alle quantità come sopra determinate.

5.4.1 Trasformabilità della SAU nel Comune di Camisano Vicentino Per la determinazione della trasformabilità della SAU nel Comune di Camisano Vicentino, è necessario applicare la metodologia definita dalla Giunta regionale, richiamata in precedenza. Risultano già noti:  il parametro dell’indice di trasformabilità caratteristico di ciascun contesto geografico

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 la percentuale di SAU trasformata a livello regionale nell’ultimo decennio; mentre restano invece da determinare la:  specifica area geografica di appartenenza,  superficie territoriale  superficie agricola utilizzata. Per quanto riguarda l’area geografica di appartenenza, l’ISTAT classifica il Comune di Camisano Vicentino come ambito di pianura. Secondo quanto riportato nel V Censimento Generale dell’Agricoltura (ISTAT, 2000), nel territorio comunale di Camisano Vicentino la SAU ammontava a 2.380,39 ha. Il PAT ha provveduto ad un aggiornamento di tale valore, attraverso l’analisi della Carta Tecnica Regionale e le ortofoto recenti con rilievi diretti a campione nel territorio effettuati nella primavera del 2013. La cartografia della SAU del territorio comunale, è stata realizzata in base a quanto previsto dallo specifico atto di indirizzo determinando l’uso del suolo e sommando le categorie che compongono la SAU, di seguito si riporta nuovamente lo schema dell’uso del suolo Codice Uso del suolo Superficie % 21210 Seminativi in aree irrigue 15.610.257 52,05 23100 Prati stabili 6.651.398 22,18 22200 Frutteti e frutti minori 12.839 0,04 22100 Vigneti 68.357 0,23 21141 Colture orticole 47.956 0,16 24200 Sistemi colturali e particellari complessi 153.501 0,51 21241 Vivai 76.688 0,25 61100 Gruppo arboreo 62.249 0,21 51200 Bacini d’acqua 35.769 0,12 SAU 22.719.014 75,75 51100 Corsi d’acqua 653.853 2,18 21132 Tare ed incolti 175.716 0,59 Viabilità 58.718 0,20 Urbanizzato 6.383.407 21,28 STC 29.990.708 100

Le aree identificate come non agricole sono rappresentate da:

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- Superfici urbane e viabilità: in tale voce sono individuati gli aggregati urbani (compresi i parchi cittadini e gli impianti sportivi), gli edifici isolati e le aree di pertinenza degli edifici (cortili, giardini ornamentali). Sono state considerate superfici urbanizzate anche le strade appartenenti al contesto urbano e gli incolti (le tare di coltivazione e gli incolti a ridosso della rete stradale); - Idrografia: tale voce individua i fiumi, i canali, i fossi e gli specchi d’acqua, in particolare non viene considerato SAU il laghetto Margherita inserito all’interno dell’abitato di Camisano capoluogo mentre il bacino d’acqua presente a sud-est del territorio comunale ed utilizzato per l’allevamento del pesce è stato inserito nella SAU; - Tare ed incolti: in questa categoria sono inserite alcune aree rappresentate da impianti fotovoltaici a terra (a nord-est del territorio comunale) od aree non coltivate ed oggetto di lottizzazioni, in alcuni casi già convenzionate, nelle quali devono ancora essere effettuate le opere di urbanizzazione ma che oramai sono destinate all’edificazione. La superficie della SAU è stata ottenuta sommando tutte le superfici considerate SAU nell’elenco riportato nello specifico atto di indirizzo. Nella seguente tabella risultano riportati i risultati di questa elaborazione:

Superficie

Mq %

Superficie comunale totale 29.990.708

SAU 22.719.014 75,75

I risultati delle elaborazioni mostrano che la superficie agricola utilizzata è pari a Ha 2.271,90 che corrispondono al 75,75 % dell’estensione territoriale del comune. Pertanto, poiché tale valore supera la soglia del 61,3%, fissata dalla Giunta regionale per gli ambiti di pianura, l’indice di trasformabilità da applicare alla SAU risulta pari al 40% del parametro regionale, e quindi pari a 1.30% (3,24 x 40%). Di conseguenza, la SAU comunale che può risultare soggetta a trasformazione risulta pari a: 22.719.014 mq x 1,30% = 295.347,18 mq

SAU trasformabile = 295.347,18 mq = 29,5347 ha

Graficamente la S.A.U. è individuabile come di seguito:

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La quantità di zona agricola massima trasformabile fissata può subire un incremento massimo del 10% a seguito delle seguenti motivazioni:  esiste una potenziale richiesta di sviluppo residenziale, specificatamente in relazione alla collocazione del territorio comunale ed alla disponibilità di servizi.  il territorio agricolo mantiene tuttora una integrità pressoché originaria, con limitata edificazione diffusa recente, minimo frazionamento dei fondi, ampia presenza di limiti morfologici tipici dell’area agricola (canali, fossati, filari alberati di confine); Il quantitativo massimo di SAU trasformabile, nel periodo di validità del PAT, risulta quindi pari a 32.48.82 ettari (29.53.47 + 10%) SAU trasformabile = 32.48.82 ettari

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5.5. Carta della rete ecologica Le considerazioni e le analisi inerenti la rete ecologica sono state effettuate nel precedente capitolo 3, i principali elementi individuati sono stati riportati in un’apposita cartografia nella quale risultano indicati:

 Corridoio ecologico primario

 Corridoi ecologici secondari

 Stepping zone – isole ad elevata naturalità

 Buffer zone

 Barriera infrastrutturale

6. L’AGRICOLTURA NEL COMUNE DI CAMISANO VICENTINO Un’azienda agricola per poter esercitare la propria attività e potersi rapportare con il mercato deve essere registrata obbligatoriamente presso vari Enti come ad esempio: Ufficio IVA, Camera di Commercio, ASL (allevamento); oltre a queste “registrazioni obbligatorie”, un’azienda agricola si rapporta anche con una serie di altri organismi quali l’AVEPA (Agenzia Veneta per i pagamenti in Agricoltura) ora Sportello Unico Agricolo, per quanto riguarda le richieste di contributi o di carburante agricolo agevolato, ecc.. Il settore primario è inoltre soggetto ogni 10 anni al Censimento Generale dell’Agricoltura effettuato dall’ISTAT, l’ultimo dei quali effettuato nei mesi di novembre e dicembre 2010 e gennaio 2011. Per quanto riguarda gli allevamenti di animali si rimanda all’apposito capitolo nel quale sono analizzati i dati forniti dal Settore Veterinario dell’A.S.L.; qui si può ricordare che l’allevamento bovino è rappresentato da alcune realtà di medio elevate dimensioni, accanto ad alcuni piccoli allevamenti per i quali si può presupporre la chiusura nel breve periodo a meno che non rappresentino delle realtà produttive nelle quali i capi allevati siano destinati all’autoconsumo. L’allevamento equino è diffuso ma, se si escludono due realtà aziendali importanti, si tratta di piccole realtà e di animali che possono essere considerati d’affezione più che animali allevati in aziende agricole per il reddito che si potrebbe trarre da tale attività imprenditoriale. Non risultano ancora disponibili i dati relativi al 6° Censimento Generale dell’Agricoltura, ma nel 5° censimento l’ISTAT, ha rilevato la presenza di 432 aziende agricole ed una SAU di 2.380,39 ettari.

6.1. Allevamenti Ai fini dell’individuazione delle strutture agricole produttive e/o degli allevamenti zootecnici intensivi si è fatto riferimento alle registrazioni ufficiali dell’A.S.L. - Settore Veterinario per

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quanto riguarda la specie allevata ed il numero di animali, oltre che dei dati messi a disposizione da parte della Regione Veneto ed inerenti le “Comunicazioni per l’utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici”; per quanto concerne invece le superfici delle aziende agricole condotte dagli allevatori, sono state desunte sempre dai dati forniti dalla Regione Veneto. Ai fini del PAT risultava sufficiente l’analisi dei dati forniti dagli Enti pubblici, mentre in fase di futura redazione del P.I. l’analisi deve essere affinata con visite aziendali e/o con un apposito questionario inviato alle aziende con allevamenti di medio – elevate dimensioni, in ogni caso anche in fase di PAT i dati sono stati ulteriormente affinati attraverso un’indagine sui sistemi di gestione aziendale allo scopo di determinare in materia più precisa il vincolo, ricordando che l’analisi dovrà essere nuovamente effettuata in futuro, in fase di redazione di ogni nuovo PI, in quanto gli eventuali vincoli sono da intendersi come vincoli dinamici che risultano influenzati dalla numerosità dell’allevamento, dal suo sistema di gestione, oltre che da future variazioni della normativa di riferimento. Nella tabella seguente, sono presentati i dati forniti dal Settore Veterinario dell’A.S.L., nella primavera del 2013, per quanto riguarda le specie allevate ed il numero di capi presenti; nel caso dell’allevamento di bovini il dato è pressoché certo, grazie alla particolare normativa che regola tale allevamento; per le altre categorie si parla di capacità potenziale, poiché rilevata in fase di autorizzazione o di eventuali variazioni strutturali dell’allevamento. Tipo N° capi presenti Bovini da 4.340 riproduzione Bovini da carne 26 Equini 48 come capacità potenziale Scrofe 40 come capacità potenziale Suini Ingrasso 5.508come capacità potenziale Svezzamento 300 come capacità potenziale Caprini 12 come capacità potenziale Avicoli 69.280 come capacità potenziale

Risulta presente infine una stalla di sosta collegata ad un’attività di commercio bestiame. Sono inoltre presenti alcuni allevamenti di conigli per l’autoconsumo, oltre ad un allevamento di piccole-medie dimensioni, nel quale sono presenti circa 700 fattrici. Dall’analisi, su dati ASL, del numero di capi allevati nei singoli allevamenti, si possono trarre le seguenti considerazioni:  Allevamento bovini da riproduzione: nel dato aggregato sono presenti oltre alle vacche da latte anche gli animali da rimonta; questo tipo di allevamento è caratterizzato dalla presenza di quattro aziende di medio-elevate dimensioni (rispettivamente 277, 363, 557 e 828 capi) seguita da altre di medie dimensioni (140 - 170 capi) ed alcune di piccole dimensioni (circa

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30 - 40 capi). Risultano inoltre presenti alcune realtà caratterizzate dalla presenza di 2 - 10 capi, quasi marginali, per le quali si può presupporre che nel giro di qualche tempo, cesseranno l’attività, a meno che non siano piccole realtà collegate all’autoconsumo famigliare.  Allevamento di bovini da carne risulta poco diffuso con un numero di capi allevati esiguo; in genere si tratta di allevamenti per autoconsumo.  Gli allevamenti di suini sono rappresentati da due realtà importanti e da altri piccoli allevamenti, quasi sempre destinati all’autoconsumo.  Gli allevamenti avicoli sono rappresentati da alcune strutture di medie dimensioni che sono state oggetto di apposita analisi riportata nel seguente capitolo.  È presente un solo allevamento di conigli che può essere classificato come di piccole - medie dimensioni. Successivamente nella primavera del 2014 e nell’autunno 2014 sono stati nuovamente richiesti all’ASL i dati inerenti gli allevamenti del Comune di Camisano Vicentino che sostanzialmente confermano quelli dell’anno precedente se si esclude il numero di suini da ingrasso presenti che risultano inferiori poiché il principale allevamento risultava momentaneamente chiuso.

6.1.1. Classificazione degli allevamenti ai sensi della L.R. n. 11/2004 Con la presente indagine sono stati classificati gli allevamenti presenti sul territorio comunale e sono stati individuati gli allevamenti zootecnici intensivi e/o quelli di elevate dimensioni quali generatori di vincolo e quindi soggetti alla normativa sulle distanze, in base ai parametri previsti dall’atto di indirizzo – Edificabilità delle zone agricole - della lettera d) dell’art. 50 della L.R. n. 11/2004 e successive modifiche, che prevedono le modalità di realizzazione degli allevamenti zootecnici intensivi o di quei allevamenti che seppur connessi con il fondo agricolo presentano elevate dimensioni. Questi allevamenti risultano generatori di un vincolo di inedificabilità la cui estensione risulta influenzata oltre che dal peso vivo mediamente presente anche dal tipo, alla dimensione e dal sistema di gestione dell’allevamento stesso. La situazione per quanto riguarda gli allevamenti è in continua evoluzione e quindi in fase di PI si dovrà effettuare una nuova puntuale indagine, al fine di rilevare l’effettiva situazione degli allevamenti zootecnici esistenti. In base all’analisi dei dati riferiti al 2013, gli allevamenti soggetti alla normativa sulle distanze, in quanto intensivi o perché superano il peso vivo medio previsto dalla Classe 1 sono riportati nella successiva Tabella 1 e graficamente riportati nella Tavola 5a con le relative fasce di

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rispetto. Successivamente a seguito dell’incontro con la Provincia di Vicenza, con i nuovi dati dell’ASL riferiti al 2014 è stata ulteriormente affinata l’indagine, senza però effettuare un rilievo diretto in azienda, con alcune informazioni recepite sulla gestione aziendale e quindi le fasce di rispetto dei vari allevamenti sono state rideterminate; tali fasce di rispetto dovranno essere rideterminate, in fase di redazione del primo Piano degli Interventi, con un’indagine precisa che preveda anche dei rilievi in loco. A tal fine si riporta quanto previsto dal punto 9 bis del punto 5 dell’Atto di indirizzo Lettera d – Edificabilità zone agricole della L.R. 11/2004 (art. 50): “9 bis. Gli strumenti urbanistici comunali possono prevedere nuovi sviluppi insediativi o trasformazioni urbanistiche, comprese le aree di edificazione diffusa, ricadenti parzialmente o totalmente nelle fasce di rispetto degli allevamenti esistenti, purché l’efficacia di tali previsioni sia esplicitamente subordinata al trasferimento, alla dismissione o alla variazione in riduzione della classe dimensionale degli stessi, attraverso il ricorso agli strumenti della perequazione urbanistica, del credito edilizio e degli accordi pubblico-privato, anche tenuto conto di quanto esplicitamente previsto nel sopra richiamato punto 7 bis. Tali condizioni di efficacia devono essere riportate nella normativa dello strumento urbanistico e puntualmente richiamate nei certificati di destinazione urbanistica. A tal fine, è opportuno chiarire che nel Quadro Conoscitivo del Piano Regolatore devono essere riportati, oltre agli allevamenti in quanto elementi generatori di “vincolo”, anche le fasce di rispetto (cioè le distanze minime reciproche) generate dai medesimi; tale dato deve inoltre essere aggiornato, perlomeno su base annua, in relazione alla situazione degli allevamenti, che può modificarsi nel tempo, con conseguente variazione o eliminazione della fascia di rispetto. Rimane facoltà del Comune individuare nella tav. 1 – Carta dei vincoli del PAT, esclusivamente gli allevamenti – in quanto elementi generatori di “vincolo” – demandando al PI l’individuazione delle fasce di rispetto.” I risultati di questa nuova analisi sono riportati nella Tabella 2 e graficamente riportati ella Tavola 5b con le relative fasce di rispetto. In definitiva quindi nella cartografia sono riportati gli allevamenti quali generatori di vincolo sia perché intensivi sia perché di elevate dimensioni (peso vivo medio superiore a quanto previsto dalla Classe 1 del sopra richiamato atto di indirizzo). Il vincolo si deve intendere dinamico non cogente ma ricognitivo che deve essere in seguito confermato in fase di redazione del Piano degli Interventi.

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Tabella 1.

rate rate

sparse

vincolo da da vincolo

Dimensione Dimensione Dimensione Dimensione concent

zona agricola zona

residenze civili civili residenze civili residenze

Numero

Indirizzo limite da vincolo limite da vincolo

Specie allevata Specie

Denominazione

Classe dimensionale Classe

min min min

max max Max 1 Az. Agr. La Colombara di Tosetto Walter Via Malspinoso 17 Bovini 2 200 400 100 200 200 300 La Ceresona di Luisotto Giuseppe S.r.l. Società 2 Via Zuccola 13 Bovini 2 200 400 100 200 200 300 Agricola 3 Canton Pierattilio Via Rezzonica 8 Bovini 2 200 400 100 200 200 300 4 Dalle Palle Tiziano Via Chiesa 45 Bovini 2 200 400 100 200 200 300 5 Dalle Palle Silvano e Munari Teresa Via Chiesa 47 Bovini 2 200 400 100 200 200 300 6 Borgo Pietro e Giuseppe S.S. Via Bosco di Sopra 1/bis Bovini 1 100 200 50 100 100 200 7 Casarotto Enrico Via Gioranzan 47 Tacchini 2 200 400 100 200 200 300 8 Fanin Stefano Via Ponte Napoleone Polli da carne 2 200 400 100 200 200 300 9 Fanin Stefano Via Riva 3 Polli da carne 1 100 200 50 100 100 200 10 Scaranto Giorgio Via Sarmego 4 Tacchini 2 200 400 100 200 200 300 11 Ex –Zarpellon Via Badia 133 Suini 3 300 700 150 250 300 500 12 Azienda Agricola Benetti Angelino e C. S.r.l. Via Badia 157 Suini 2 200 400 100 200 200 300 13 Lucatello Andrea Via Casette Polli da carne 2 200 400 100 200 200 300 14 Lucatello Andrea Via Casette Polli da carne 1 100 200 50 100 100 200

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Tabella 2.

a

Punti

Numero

Indirizzo

zona agricol zona

Specie allevata Specie

Denominazione

Classe dimensionale Classe

residenze civili sparse civili residenze

Dimensione vincolo da da vincolo Dimensione

residenze civili concentrate concentrate civili residenze

Dimensione vincolo da limite limite da vincolo Dimensione limite da vincolo Dimensione

1 Azienda Agricola La Colombara Via Malspinoso 17 Bovini da latte 2 30 200 100 200 La Ceresona di Luisotto Giuseppe S.r.l. Società 2 Via Zuccola 13 Bovini da latte 2 30 200 100 200 Agricola 3 Canton Pierattilio Via Rezzonica 8 Bovini da latte 2 60 300 150 250 4 Dalle Palle Tiziano Via Chiesa 45 Bovini da latte 2 30 200 100 200 Società Agricola Santa Teresa (ex Dalle Palle 5 Via Chiesa 47 Bovini da latte 2 30 200 100 200 Silvano e Munari Teresa) 6 Borgo Pietro e Giuseppe S.S. Via Bosco di Sopra 1/bis Bovini da latte 1 50 150 75 150 7 Casarotto Enrico Via Gioranzan 47 Tacchini 2 90 400 200 300 8 Fanin Stefano Via Ponte Napoleone Polli da carne 2 20 200 100 200 9 Fanin Stefano Via Riva 3 Polli da Carne 1 20 100 50 100 10 Scaranto Giorgio Via Sarmego 4 Tacchini 2 30 200 100 200 11 Zarpellon Via Badia 133 Suini 3 110 700 250 500 12 Azienda Agricola Benetti Angelino e C. S.r.l. Via Badia 157 Suini 2 80 400 200 300 13 Lucatello Andrea Via Casette 10 Polli da carne 2 20 200 100 200 14 Lucatello Andrea Via Casette 14 Polli da carne 1 20 100 50 100

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Per quanto riguarda l’allevamento Zarpellon questo è stato riportato nella cartografia anche se attualmente risulta momentaneamente chiuso. Oltre agli allevamenti presenti nel Comune di Camisano Vicentino, il confinante Comune di Campodoro ha fornito l’analisi inerente un importante allevamento di suini presente proprio lungo il confine del Comune di Camisano Vicentino, in base alle analisi effettuate dal Comune di Campodoro, tale allevamento determina un vincolo di: 700 metri dai limiti della zona agricola 500 metri dalle residenze civili concentrate 250 metri dalle residenze civili sparse

6.2. Agriturismo L’Agriturismo rappresenta un aspetto dell’attività agricola, al pari dell’allevamento o della coltivazione, in continua espansione a livello provinciale sia come numero di nuove strutture, sia come richiesta da parte dei clienti; nel territorio del Comune di Camisano Vicentino risultano presenti due realtà:  CASCINA MATTARELLO che offre alloggio, spuntini e ristorazione  LA BAITA DEI SALUMI che associato all’allevamento propone la vendita di salumi Queste attività rappresentano un’interessante integrazione al reddito aziendale e consentono anche ad aziende di piccole dimensioni, la sopravvivenza, a patto di proporre un’ospitalità di qualità ed in stretto collegamento con il territorio e le sue tradizioni.

6.3. Produzioni tipiche e di qualità Le produzioni agricole ottenute nel territorio del Comune di Camisano Vicentino possono essere utilizzate per la produzione di importanti e riconosciuti prodotti DOP quali:

 Formaggio DOP

 Grana Padano DOP

 Provolone Valpadana DOP

 Soppressa Vicentina DOP Anche alla produzione viti-vinicola, seppur presente in una superficie ridotta del territorio comunale, viene riconosciuta la qualità delle produzioni in quanto ricade all’interno della:

 IGT “Delle Venezie”

 IGT “Veneto”

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6.4. Attività vivaistica Considerando la presenza di alcune importanti attività vivaistiche presenti nel territorio comunale, si è fatta specifica richiesta al Servizio Fitosanitario Regionale per conoscere i nominativi e le caratteristiche aziendali delle strutture autorizzate ai sensi della L.R. 19/99 che risultano essere:  Vivai Busatta sas di Busatta Lorenzo e C. con sede in via Vanzo Nuovo 88  Barizza Mara con sede in via San Daniele 40  De Antoni Andrea con sede in via degli Alpini 53  Az. Florovivaistica di Bastianello Mirko con sede in via Europa 5  Sagittario sas di Noal Fabiola e C. con sede in via Roma 78

7. INDIRIZZI PER LA TUTELA DELL’AMBIENTE Risulta di particolare importanza la tutela dell’ambiente e di seguito vengono proposti degli interventi specifici per la tutela di particolari aspetti ambientali.

7.1. Indirizzi di tutela dei corsi d’acqua I corsi d’acqua su sede demaniale e/o privata, in gestione ai competenti Consorzi di Bonifica, sono soggetti alla conservazione delle opere di bonifica esistenti come previsto dal R.D. 08.05.1904 n. 368; la presenza di una rete idrica efficiente e diffusa sul territorio, è indispensabile sia per lo sgrondo delle acque meteoriche, sia per la distribuzione dell’acqua ai fini irrigui. Tale rete per poter essere efficiente, deve subire una costante azione di pulizia e manutenzione per preservare nel tempo la sua funzionalità e, a tale scopo, è indispensabile salvaguardare le fasce di rispetto dei corsi d’acqua, in modo da permettere il transito dei mezzi meccanici utilizzati. Si ricorda l’esistenza delle norme di “polizia idraulica” che con lungimiranza erano state emanate nel lontano 1904; tali norme sono importanti specie nel territorio interessato dai fenomeni di urbanizzazione, che modificano il territorio originale ed in alcuni possono aver eliminato le fasce di rispetto dei corsi d’acqua. I competenti Consorzi di Bonifica, consapevoli delle problematiche sopra menzionate, sono impegnati nell’applicazione rigorosa di tali norme, in accordo con il Genio Civile ed i Comuni; in particolare si ricorda quanto prevede l’art. 133 del R.D. 368/1904: “Sono lavori, atti o fatti vietati in modo assoluto rispetto ai sopraindicati corsi d’acqua, strade, argini ed altre opere d’una bonificazione: a) le piantagioni di alberi e siepi, le fabbriche e il movimento del terreno dal piede interno ed

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esterno degli argini e loro accessori o dal ciglio delle sponde dei canali non muniti di argini o dalle scarpate delle strade, a distanza minore di 2 metri per le piantagioni, di metri 1 a 2 per le siepi e smottamento del terreno, e di metri 4 a 10 per i fabbricati, secondo l’importanza del corso d’acqua; (……..omissis……….) e) qualunque opera, atto o fatto che possa alterare lo stato, la forma, le dimensioni, la resistenza e la convenienza all’uso a cui sono destinati gli argini e loro accessori e manufatti attinenti, od anche indirettamente degradare o danneggiare i corsi d’acqua, le strade, le piantagioni e qualsiasi altra dipendenza di una bonificazione; f) qualunque ingombro totale o parziale dei canali di bonifica col getto o caduta di materie terrose, pietre, erbe, acque e materie luride, verifiche o putrescibili, che possano comunque dar luogo ad infezioni di aria od a qualsiasi inquinamento dell’acqua”. In base alle considerazioni sopra esposte, i nuovi fabbricati devono distare almeno 10 metri dal ciglio superiore dei corsi d’acqua demaniali consortili; nel caso del Comune di Camisano Vicentino particolare tutela dovrà essere prevista nelle fasce di rispetto dei principali corsi d’acqua, dove deve essere salvaguardata anche la sua funzione di corridoio ecologico. L’urbanizzazione degli ultimi anni può determinare la nascita di nuovi problemi per quanto riguarda lo scolo delle acque, in quanto un’area urbana dà un contributo 10 o 15 volte superiori alle portate dei corsi d’acqua rispetto all’area agricola. Il terreno impermeabilizzato tipico dell’ambiente urbano, necessita di una rete scolante efficiente ed in grado di recepire elevati quantitativi di acqua in breve tempo, mentre il terreno agricolo riesce ad assorbire elevati quantitativi di acqua ed a cederli lentamente. Gli adeguamenti della rete idrica di scolo, a seguito del rilascio delle acque bianche provenienti da nuovi insediamenti, vanno considerate opere di urbanizzazione primaria ed essere eseguite con il controllo del Consorzio di Bonifica. Allo scopo di ridurre i problemi causati dalla cementificazione del suolo, ed aumentare la permeabilità delle aree urbane, è necessario che il Comune in fase di rilascio dell’autorizzazione edilizia richieda:

 il mantenimento o la formazione di superfici permeabili ad elevata capacità di assorbimento idrico nei confronti della falda acquifera;

 la costituzione di superfici permeabili su di una superficie pari almeno al 40% della superficie scoperta del lotto. Oltre alla tutela dei corsi pubblici come previsto dalla legislazione vigente, è bene che il Comune preveda la tutela di tutti i corsi d’acqua minori gestiti dal Consorzio di Bonifica, con le relative zone di tutela da salvaguardare sulla base delle seguenti indicazioni:

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 deve essere conservato il più possibile il carattere ambientale delle vie d’acqua, mantenendo i profili naturali del terreno, le alberature e le siepi, preservando dimensioni di ampia sicurezza per i fossi ed evitando il più possibile il loro tombinamento;

 è consentita la realizzazione di opere attinenti al regime idraulico, agli impianti, ecc., nonché le opere necessarie per l’attraversamento dei corsi d’acqua; le opere devono essere però realizzate secondo le norme prima citate sulle fasce di rispetto ed in ogni caso previa autorizzazione del Consorzio di Bonifica, che potrà fornire specifiche prescrizioni per la tutela della rete idraulica. In fase di progettazione di nuovi piani di lottizzazione al fine di conseguire i pareri del competente Consorzio di Bonifica si suggerisce di adottare per la realizzazione delle reti principali delle acque bianche, condotte possibilmente sovradimensionate rispetto alle necessità della lottizzazione, avente la funzione di invaso nel caso in cui il collettore demaniale, a seguito di piovosità eccezionali, non sia in grado di smaltire immediatamente la portata d’acqua in arrivo. In alternativa si propone di prevedere sul verde primario delle vasche di laminazione o di raccolta dell’acqua di prima pioggia, aventi una cubatura rapportata alla superficie urbanizzata; la cubatura dovrà essere ricavata tra la quota normale e quella di massima piena del collettore ricevente. A tale scopo si dovranno prevedere adeguati manufatti regolatori di quota e di portata e in caso di nuove urbanizzazioni, può anche essere prevista la possibilità che una percentuale della superficie urbanizzata sia mantenuta inedificata allo scopo di dedicarla all’invaso temporaneo.

7.2. Indirizzi per una politica del paesaggio Per quanto concerne la tutela del paesaggio e, nello specifico, del paesaggio agrario, interventi concreti di tutela e conservazione sono possibili considerando le opportunità fornite dalle numerose normative che interessano il settore primario. Il paesaggio di pianura si caratterizza in genere per un elevato grado di fragilità e compromissione per la scarsa presenza di siepi ed alberature campestri. In questo caso è importante prevedere il divieto per l’espianto delle alberate e delle siepi e favorire invece la loro reintroduzione, specie lungo i corsi d’acqua; in particolare si dovrà avviare oltre agli interventi di tutela, un progetto di valorizzazione che, partendo dal ripristino del patrimonio arboreo ed arbustivo, sviluppi la possibilità di creare un’area di valenza ambientale e paesaggistica. In questo caso il Comune può dunque farsi promotore di interventi di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua di concerto con i Consorzi di Bonifica, e vietare la rettifica dei corsi d’acqua e

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l’impermeabilizzazione del fondo e delle loro sponde, a meno che questi interventi non siano considerati indispensabili dal competente Consorzio di Bonifica. In linea generale si dovrebbero attuare delle politiche territoriali atte al miglioramento complessivo del paesaggio agrario, con la valorizzazione degli elementi caratterizzanti gli aspetti visivi, mediante la conservazione, il ripristino ed il potenziamento dei singoli elementi che caratterizzano il paesaggio campestre. La presenza di residenze ed attività sparse sul territorio ed una semplificazione eccessiva dell’originale rete di alberature campestri, inducono a proporre due linee principali di intervento paesaggistico: la mascheratura degli edifici a grande impatto visivo e la risistemazione dei corsi d’acqua con il ripristino delle classiche formazioni ripariali. Si rende pertanto necessaria la riqualificazione delle aree produttive mediante interventi di riforestazione urbana, con la creazione di quinte arboree tra le aree stesse e la campagna circostante, e la relativa piantumazione razionale delle aree. Interventi di questo tipo oltre ad essere comuni in altri paesi della CEE, possono trovare concreta applicazione attraverso convenzioni tra i comuni e gli imprenditori singoli o associati, anche per il loro costo limitato e l’elevata “resa” paesaggistica. Per la manutenzione e/o l’introduzione di nuove superfici boscate o siepi, erano previsti all’interno del Piano di Sviluppo Rurale, sia nel periodo di programmazione 2000 – 2006 che in quello successivo 2007 – 2013, specifici incentivi economici, tali incentivi economici saranno molto probabilmente riproposti, all’interno del nuovo Programma di Sviluppo Rurale, attualmente in discussione. Da ultimo non bisogna dimenticare due importanti Leggi Regionali:

 Legge regionale 2 maggio 2003, n. 13: Norme per la realizzazione di boschi nella pianura veneta

 Legge regionale 2 maggio 2003, n. 14: Interventi agro-forestali per la produzione di biomasse Queste due leggi periodicamente vengono finanziate dalla Regione Veneto e la prima, prevede specifici contributi per la realizzazione di boschi in pianura, da parte delle pubbliche amministrazioni o dei consorzi di bonifica, mentre la seconda concede a tutti i conduttori di un terreno agrario, la possibilità di accedere ad un contributo per la realizzazione di colture legnose atte a produrre biomassa. Il fine di entrambe le leggi è quello di: a) migliorare la qualità dell’ambiente, dell’aria e dell’acqua nel territorio regionale; b) aumentare la sicurezza idraulica del territorio regionale interconnessa con la presenza di

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aree boscate; c) ridurre gli effetti dell’inquinamento atmosferico e delle concentrazioni urbane attraverso

anche l’assorbimento di anidride carbonica (CO2) da parte delle nuove formazioni arboree; d) incrementare la biodiversità negli ecosistemi di pianura, favorendo la diffusione delle specie arboree ed arbustive autoctone e della disponibilità di habitat per la fauna selvatica; e) concorrere alla produzione di biomasse forestali con finalità di produzione energetica e incrementare l’arboricoltura da legno. Per evitare l’interruzione degli spazi aperti, le recinzioni delle proprietà dovranno limitarsi alle pertinenze delle abitazioni e dei fabbricati adiacenti e dovranno comunque svilupparsi entro un raggio massimo di 200 metri. Gli edifici di notevole impatto visivo dovranno essere opportunamente mascherati, utilizzando specie arboree ed arbustive tipiche della zona, ed ogni intervento edilizio dovrà prevedere la sistemazione del verde; nei parchi e nei giardini, anche se già ora presenti, l’impiego delle conifere dovrà essere tendenzialmente limitato, dando la preferenza alle specie autoctone.

7.3. Indirizzi per la salvaguardia e la valorizzazione del territorio Per la salvaguardia del territorio in generale, i principali obiettivi dovrebbero essere:

 salvaguardia dei caratteri specifici del territorio aperto, legati ai suoi rilevanti valori paesaggistici, naturalistici ed ambientali;

 tutela e valorizzazione degli ambiti particolarmente dotati di risorse naturalistiche ed ambientali, favorendo e promovendo, d’intesa con gli operatori agricoli ed in un clima di reciproco rispetto, azioni per una ordinata e più ampia fruizione degli ambiti medesimi;

 salvaguardia e valorizzazione delle attività agricole presenti nel territorio, sia come fattore produttivo di grande rilievo, sia come presidio insostituibile del territorio medesimo;

 salvaguardia dei valori storici e culturali presenti nel patrimonio edilizio esistente nel territorio rurale;

 salvaguardia dello spazio aperto rurale da ulteriori erosioni dovute ad usi edificatori impropri, cioè quelli non esclusivamente connessi e dipendenti dalla funzione agricola ovvero non necessari alla reale conduzione dei fondi;

 promozione ed incentivazione degli interventi di recupero dell’edilizia rurale esistente, favorendo anche i possibili ampliamenti ed un pur limitato ricorso a nuove destinazioni d’uso compatibili, nell’obiettivo di ridurre al minimo il ricorso alla nuova edificazione che dovrà comunque essere riservata agli esclusivi fini della conduzione agricola dei relativi fondi e definendo le tipologie edilizie ammesse, con particolare riguardo all’uso dei

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materiali ed al recupero delle forme tradizionali;

 tutela delle infrastrutture necessarie all’attività primaria (viabilità rurale, opere di bonifica e regimazione idraulica, impianti di irrigazione, ecc.);

 salvaguardia e valorizzazione delle corti rurali e delle case coloniche storiche, dei manufatti storici minori, dei parchi e giardini storici, degli ambiti di interesse floristico e faunistico.

7.4. Indirizzi per il miglioramento ambientale ai fini della tutela della fauna selvatica Le principali evoluzioni subite dal territorio rurale di pianura, in contrasto con una gestione compatibile con la fauna selvatica, come riportato anche all’interno del Piano Faunistico Venatorio, possono essere elencate come di seguito:

 Bonifica e messa a coltura di superfici un tempo non coltivate: il fenomeno risulta particolarmente grave poiché si assiste alla diffusa tendenza di porre a coltura aree marginali un tempo ignorate;

 Diffusione della meccanizzazione delle operazioni colturali: un accenno riguarda soprattutto l’enorme diffusione dei piccoli attrezzi agricoli motorizzati, in particolar modo decespugliatori e motoseghe, spesso usati anche a livello domestico per operazioni di pulizia;

 Ricomposizione fondiaria del territorio rurale finalizzata prevalentemente a garantire un uso efficiente delle macchine agricole: tale ricomposizione ha fortemente semplificato la struttura territoriale delle zone rurali;

 Specializzazione produttiva con la diffusione di una o poche specie su vasti comprensori (monocoltura): il fenomeno non pare in regressione, particolarmente grave risulta la tendenza a convertire a tale forma di coltivazione, appezzamenti in precedenza destinati alla produzione di foraggio;

 Ricorso generalizzato ai mezzi di sintesi chimica per la difesa delle colture dalle avversità e per la fertilizzazione: da questo punto di vista si assiste, forse, ad una maggior attenzione nel rispetto delle prescrizioni quantitative e temporali nell’uso di fitofarmaci e concimi. Altro punto ben più importante è rappresentato dalla modificazione, in gran parte negativa, degli ambienti coltivati, dovuta alla frammentazione causata dall’indiscriminato sviluppo di insediamenti civili e produttivi e delle relative infrastrutture.

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7.4.1. Interventi negli ecosistemi agrari Al fine della salvaguardia della fauna selvatica possono essere messe in atto tutta una serie di azioni allo scopo di limitare le interferenze negative sui selvatici, fra i principali interventi ricordiamo:  Mantenimento di aree incolte cespugliate ed inerbite (scarpate di strade, appezzamenti marginali, arginature), conservazione o ripristino di siepi, delle alberate e di fasce e macchie boscate e tutela delle zone umide. La presenza di questi elementi naturali del paesaggio deve mirare ad un adeguato livello di diversificazione della struttura dell’ambiente.  Adozione di ordinamenti atti ad assicurare un adeguato livello di diversificazione colturale, compatibilmente con le esigenze produttive.  Mantenimento di strisce di colture in piedi, in particolare di cereali, sino alla fine dell’inverno, possibilmente ai margini degli appezzamenti.  Allestimento di colture specifiche per la selvaggina (foraggere, sorgo, miglio, girasole, ecc.) intercalati temporalmente alle colture principali o sfruttando i terreni marginali o, ancora, quelli posti a riposo (set-aside).  Conservazione dei corsi d’acqua e delle zone umide, assicurando adeguati accessi alle disponibilità idriche e tutela dalle fonti d’inquinamento.  Prima di effettuare le principali lavorazioni del terreno sarebbe utile effettuare battute sugli appezzamenti da lavorare, senza l’ausilio dei cani, al fine di allontanare la fauna selvatica ed in particolare le lepri.  Durante lo sfalcio dei prati e la raccolta del fieno è importante l’uso di sistemi per spaventare la fauna selvatica e favorirne la fuga, effettuare uno o due passaggi al centro dell’appezzamento prima di iniziare la falciatura, regolare la barra falciante almeno dieci centimetri al di sopra del suolo durante i passaggi ai bordi degli appezzamenti poiché oltre il 50% dei nidi si trova entro i primi 15 metri dai bordi, limitare al minimo le operazioni di sfalcio durante le ore notturne.  Particolare attenzione deve essere adoperata durante l’impiego di fitofarmaci (insetticidi, fungicidi, diserbanti ....) oltre a diminuire la quantità e la varietà di cibo cosi come l’opportunità di luoghi di rifugio o riproduzione, è responsabile di intossicazioni acute o croniche a carico degli animali selvatici.

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8. CRITERI GENERALI PER LA TUTELA E LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE Le indicazioni che seguono definiscono i criteri generali e le norme da seguire negli interventi su tutto il territorio agricolo, per la tutela e la riqualificazione dell’ambiente: a) Sentieri È bene prevedere il recupero delle carrarecce esistenti che potranno essere aperte all’uso pubblico per percorsi pedonali e ciclabili. b) Tutela del patrimonio arboreo esistente Nella zona agricola sono autorizzati i movimenti di terra, i lavori di abbattimento di macchie e formazioni arboree lineari produttive ed improduttive, solo per le opere strettamente necessarie all’attività agricola e per la difesa del suolo, oppure da parte delle autorità preposte. Tutti gli elementi tipici del paesaggio agrario e quelli documentari della struttura tradizionale agraria del territorio quali: confini di proprietà, confini di campo, capezzagne, capi fosso, corsi d’acqua, devono essere salvaguardati e valorizzati; le alberature abbattute devono essere sostituite utilizzando specie arboree locali. Compete ai proprietari la manutenzione delle aree alberate e verdi, la sostituzione degli esemplari abbattuti o vetusti. c) Corpi idrici superficiali La tutela dei corpi idrici superficiali dovrà essere assicurata con particolare riferimento all’assetto delle sponde, la sistemazione a prato, agli attraversamenti, alle alberature ed agli eventuali percorsi, allo scopo di conservare la rete idrica superficiale e favorire il drenaggio delle acque. d) Recinzioni Le recinzioni dei fondi agricoli saranno ammesse solo con materiale vegetale vivo quali le siepi delle specie autoctone tradizionalmente usate nella campagna. Per le pre-esistenze insediative edificate od edificabili saranno consentiti i materiali quali pietre, mattoni, per gli accessi carrai e/o pedonali e limitatamente alle aree di stretta pertinenza delle residenze e degli annessi rustici, sarà consentito l’utilizzo di reti metalliche con stanti in ferro o legno dell’altezza massima di 1,50 ml, poggiante su zoccolo di fondazione interrato e affiancate da una siepe di acero campestre, sanguinello, evonimo, ligustro e bosso oltre a quelle in genere dotate di spine e atte a formare barriere invalicabili come biancospino, pruno spinoso, piracanta. Le presenti norme possono essere derogate nelle zone di riserva agro-venatorie per il ripopolamento della fauna e nei fondi “chiusi”. e) Disciplina degli impianti vegetali Negli interventi di nuova costruzione, ampliamento e di ristrutturazione, le aree libere scoperte dovranno essere recuperate e risistemate con la messa a dimora dei specie arboree ed arbustive

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tipiche della zona. f) Fasce di schermatura delle aree urbane Per le nuove aree urbane dovranno essere costituite delle fasce di schermatura e di separazione con le zone agricole limitrofe mediante la messa a dimora di specie arboree ed arbustive autoctone. g) Mascheratura degli allevamenti In occasione di richieste di ammodernamento degli allevamenti dovrà prevedersi la costituzione di opportune fasce di schermatura lungo i confini di proprietà o in prossimità degli edifici con l’impiego di specie arboree ed arbustive autoctone.

9. CRITERI SPECIFICI PER LA TUTELA E LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE In questo capitolo saranno proposti alcuni interventi specifici per la salvaguardia e la tutela del territorio rurale e di alcuni ambiti specifici del territorio del Comune di Camisano Vicentino. 1. Per l’edificabilità in zona agricola si rimanda a quanto previsto dagli articoli 43, 44 e 45 della L.R. 11/2004 che risulta molto più restrittiva rispetto alla precedente normativa ed attualmente sono limitate rispetto un tempo le aziende agricole che possono edificare nuove strutture agricolo-produttive (ex annessi rustici). 2. Per quanto riguarda la riqualificazione del Ceresone che rappresenta il corridoio ecologico principale del Comune di Camisano Vicentino e più in generale per una caratterizzazione ambientale dei percorsi ciclo-pedonali esistenti e di progetto si propone la realizzazione di isole boscate lungo il percorso con funzione di sosta e/o ricreativa; la presenza di queste aree poste in posizione periferica rispetto all’abitato ed interessate sporadicamente dalla presenza dell’uomo, entrano a far parte dei corridoi ecologici e quindi possono essere utilizzate anche dalla fauna selvatica. Nella scelta delle specie utilizzate per la realizzazione delle isole boscate si consiglia di porre particolare attenzione, dando la preferenza alle specie arbustive ed arboree produttrici di bacche e/o semi graditi alla fauna selvatica, in particolare gli uccelli, che potranno trarne beneficio come alimento oltre che come sede di nidificazione. Alcune delle specie utilizzabili, in quanto aventi le caratteristiche sopra esposte, sono: Carpinus betulus, Prunus avium e Celtis Australis come specie d’alto fusto e Cornus sanguinea, Cornus mas, Virbunum lantana e Virbunum opolus ecc. 3. Riqualificazione della rete di canali irrigui esistenti ed in particolare delle siepi presenti lungo gli stessi; tale rete risulta particolarmente importante per lo scolo delle acque

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meteoriche e quindi non deve essere tralasciata la sua manutenzione o peggio smantellata poiché se questa sarà adeguatamente collegata anche con una serie di siepi campestri, essa rappresenterà un insieme di importanti corridoi ecologici secondari nei quali consentire la libera circolazione della fauna selvatica. 4. Particolare cura dovrà essere posta nella progettazione e nella gestione delle aree “di frangia” fra le aree residenziali, commerciali, artigianali ed industriali ed il territorio agrario circostante allo scopo di armonizzare il passaggio fra questi diverse aree. In queste aree di “passaggio” è bene prevedere la realizzazione di boschetti, siepi o bande boscate, allo scopo di mascherare gli edifici esistenti, specie quelli maggiormente impattanti sul territorio circostante; nella scelta delle specie è importante scegliere quelle tipiche della pianura veneta.

12 settembre 2016

Dott. Sergio Facchin Agronomo

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