IGNOTO.

Alla fama di Giovanni Antonio Pordenone, mato maestro nel I 504), e soltanto trattenuto artista d'inquieta e geniale attività, che segna da quelle grettezze paesane che furono la causa l'anello di passaggio fra Tiziano e di certe goffaggini da cui non seppe mai sba­ ha nuociuto la confusione strana che dal Vasari razzarsi perfettamente, è che lo affa­ in poi si è venuta facendo fra la sua famiglia, scina, è l'odiato Tiziano che lo esalta. Sopra­ se . non friulana di origine friulana d'elezione, tutto quest'ultimo, in quanto amava tentare le e quella bergamasca dei Licini. Giovanni Anto­ forti movenze e gli ardimenti plastici. Al suo nio, nato intorno · al 1483, figlio di un capo­ genio focoso e sfrenato, fatto più per la lar­ mastro Angelo de' Lodesanis, usò segnarsi « de ghezza e la prontezza dell'affresco che per il Sachis » o « Sacchiense », e venne anche detto riposato colorire pale o tele, piacevano le azioni «de Curticellis » dal paese bresciano donde pro­ complicate, le forme opulente; quelle simpatiche veniva il suo casato. Se aggiungiamo poi a questi e precoci baroccherie che tmto ci sorprendono non pochi cognomi quello di Regillo, che pare e ci attraggono in Lorenzo Lotto. assunto soltanto dal nipote, la cosa diviene quasi Gli garbava parlar forte e chiaro, anche se complicata. un po' sguaiato, come nel ben rotondo discorrere Ma non avrebbe portato gran danno nem­ cinquecentesco. Ed è perciò che i suoi dipinti meno tanta abbondanza, quando non fosse venuta hanno precorrimenti strani e strane luci, dovute fuori la confusione coi Licini, che significa l'ac­ alle movenze inconsuete, ali' abbominio per il costamento a forme d'arte differentissime da quelle comune e per l'ovvio, che quando non è fatua del caposcuola pordenonese. I Licini: Bernar­ mania è fonte di tanta verità e di tanta nuova dino e il nipote Giulio (non parlo del padre bellezza. Ma dove Lotto è ingenuo, Pordenone suo Rigo della cui arte non abbiamo testimo­ è maschio e quasi sgarbato; ma mentre le novità nianza), rappresentano o una frigida e melensa di movenze di quello si congiungono a ritmi derivazione da Palma Vecchio, o un manie­ non veneti e si colorano di squisite delicatezze rismo tipo Battista Franco e Ponchino, tutto correggesche, l'arte tarchiata e montanara di falsa romanità e retorica. Pordenone non conosce le Grazie ed è tutta Pordenone sin dal suo inizio, dal dipinto cioè fatta del buon sangue del colorire nostrano di di Valeriano del 1506, pubblicato da L. Ven­ Giorgione e del Vecellio. Lotto rimane quindi turi, ai freschi distrutti di San Salvatore di Col­ una specie di via a sè, senza meta e senza lalto e alla pala contemporanea dello stesso ca­ sbocco, perduta fra grandi paesaggi fioriti e stello, non ancora attribuitagli, opera del I 5 I I , lontani; Pordenone è una delle vene dell'arte impersona ben altri ideali es' afferma in ben veneta progrediente; se non uno dei fiumi regali, altre prove (fig. I). ben arginati e domi, torrente impetuoso che li Dopo questo primo momento che ce lo mostra nutre. simile a Pellegrino da San Daniele, ma subito Vediamolo in qualche opera non pubblicata, con caratteri personali marcatissimi (era già chia- ad esempio nella pala di Moriago, la Madonna

193 Fig. l-G. A. Pordenone: Pala già a S. Salvatore di Collalto. e i Santi Antonio ab., Battista e Caterina d'Ales., che non le si potrà mai negare, pur fra le gros­ ritornataci in seguito alla vittoria dopo una pas­ solanità delle forme, è ~l forte risalto, il colore seggiata a Vienna; un'opera matura, da collo­ soffice e vivace, tutta un'armonia di morbide carsi intorno al 1520, che ce ne mostra più i tinte che dà gaiezza al dipinto riconquistato. molti difetti che i molti pregi (fig. 2). OHello Caratteristici ai piedi del trono i due paffuti e

194 Fig. 2 - G. A. Pordenone : Pala - Moriago.

ricciuti angioletti musicanti; quelli che P. Amal ~ il vescovo Gottardo in trono, poco possiamo lo~ teo divulgò sino alla sazi età nelle sue opere, da dare, tanto sono massicci, gli altri santi Rocco buon parente e da buon seguace di Gianantonio. e Sebastiano che l'accompagnano (fig. 3). Eccoli ripetuti in una paesanotta opera del Mu~ Ma dove le gentilezze giorgionesche hanno nicipio di Pordenone, eseguita intorno al 1525 addolcito sino nel profondo il pennello veloce (ma la cui predella ora nell'Accademia di Ber~ e l'ardente intelletto del friulano è nella bel~ gamo sotto il nome di B. Licinio è del 1534), lissima pala del Duomo di quella stessa città, dove, eccettuato questo concerto bambinesco e che ci rappresenta la Sacra Famiglia e San Cri~

195 stoforo, entro il respiro di un cosÌ caldo e ampio venerazione e nella testimonianza verso la Ver­ paesaggio, come rare volte se ne dipinse uno gine santa. Nulla di più tipico; eppure il di­ di più poetico sulle traccie del genio di Castel­ pinto potè passare a volontà per opera d'ignoto, franco (fig. 4); e nella passionale Sacra Con­ di Bernardino Licinio, di Anselmi e versazione della colI. di Palma il giovane! F rizzoni, ora in A­ Uno scioccherello e merica, piena di en­ , due manieristi; il pri­ tusiasmo tinto rette­ mo bergamasco, il se­ sco (fig. 5). condo lucchese par­ Viene opportuno mense, il terzo vene­ di ricordare accanto ziano. La verità è che a questa pala la qua­ Pordenone, giunto al si ridipinta T rasfigu­ massimo della sua razione del castello maestria, cioè agli an­ di San Salvatore di ni che stanno fra il . Collalto (fig. 6), e 1520 e il '35, ha i quattro santi che qui il capolavoro di le stavano allato e questo periodo più che riproduco per la felice. Fierezza di loro sana e fiorosa movenze e architet­ mascolinità e per il tura con larghi strap­ loro fresco naturali­ pi nel soffitto, come smo che par prelu­ per rovina, ci richia­ dere Caravaggio, e mano chiaro agli spor­ più perchè mi con­ telli d'organo di Spi­ ducono diritto ad un limbergo, che sono capolavoro ignorato del 1524, e parti­ di Pordenone, che colarmente alla ca­ pare ne nassuma e duta di Simon Mago, ne compendi tutte le che, per la subitanei­ virtù (fig. 7 e 8); tà dell' impressione sta una pala del Museo fra l'Assunta di Ti­ Fig, 3 - G,. A, Pordenone: Pala - Municipio, Nazionale di Napoli Porde~one. ziano e il Miracolo che fu sempre ma- di San Marco di Tin- lintesa, a cominciare dal soggetto. toretto. La plastica potente e punto meticolosa delle Aldo de Rinaldis la descrive, sotto il nome figure, a cui non so ancora trovar altro confronto se di Bernardino Licinio, quale una Disputa del non nel Merisi, ci conducono diretto al S. Loren­ Sacramento (fig. 9). È l'Esaltazione dell' Imma­ zo Giustiniani delle Gallerie di Venezia, opera del colata, a cui rendono testimonianza i severi Pa­ l 532. Ma il senso del movimento delle tele di dri della Chiesa, Girolamo e Agostino, Grego­ Spilimbergo è nella tavola di Napoli più acque­ rio Magno e Ambrogio. Un nimbetto di angeli tato e più intimo, e quindi più intenso; e la si precipita sgambettando dal cielo, per unirsi nella forza plastica non è ancora divenuta posa come

196 Fig. 4 - G. A . Pordenone: Pala - Pordenone. Duomo. Fig. 5 - G. A. Pordenone : Pala - Philadelphia. Collezione Johnson.

nella pala veneziana. lo stimerei perciò che Pordenone raggIUnge in questa pala una quest' opera tanto equilibrata e forte, tanto squil­ sapienza costruttiva e un risalto che non ha un lante di tinte nel rosso di San Gerolamo, nel nulla da invidiare a quelli più voluti e più rosa della veste, nel manto azzurro della Ma­ artificiosi di Sebastiano dei Piombo. Le figure donna e nel giallo oro della lucente dalmatica di Sant'Agostino, dali' energico profilo fratesco e di Sant' Ambrogio, fosse dipinto eseguito nel­ del grifagno Sant' Ambrogio, sono prototipi di l'Emilia, non appena Pordenone vi giunse per vigoria del corpo e di potenza d'intelletto; chi dipingere a ; cioè nel 1529. E per lo ha dipinto oltre che ben colorire sapeva certo quanto il De Rinaldis non lo creda, stimerei anche arditamente pensare. che la sua provenienza dovesse essere ricer-. Ma , che vogliamo ormai veder cata ancora nel fondo farnese, fonte capitale, tutto di scorcio attraverso le opere meno vul­ come ognun sa, per la formazione della Pina­ gate, non s'arrestò nel suo desiderio di novità coteca Nazionale di Napoli. e di forza a questo pianoro elevato, dominatore

198 c riposante; la sua inquietudine lo portava verso compiere il mistero l'Eterno Padre, che invia il esperienze forse meno perfette, ma non meno suo spirito sotto forma di candida colomba. In fruttuose: ad arrampicarsi per i dirupi e per felice contrasto con queste convulsioni di forme, le creste, con l'ansia dell' inesplorato. l'artista ha posto la georgica pace di un paese, Eccoci dopo il che si tra vede at­ ritorno nel Veneto traverso l'ampia fi­ un' opera che gli nestra della stanza studiosi avranno di Maria; un pae­ difficilmente potuto saggio pieno di luce ben osservare nella e di colore, ove . sua chiesa fuori ma­ l'Angelo Raffaele no, e che riprodotta torna a mostrarsi in si potrà meglio in­ lontananza, dolce vestigare e criticare custode dei fanciulli per lungo e per lar­ di tutto il mondo, go, come si è sem­ come già di T 0- pre abbondato con biuzzo nelle vie di Pordenone, ma cer­ Palestina. to anche godere: È una vera sor­ l'Annunciazione di presa nel tempo in Santa Maria degli cui siamo un' opera Angeli a Murano tanto contorta, ma (fig IO). Un' an­ è ancor poco al cona grandiosa di­ confronto di San pinta intorno al Marco in Cattedra l 537 ; grandiosa del Duomo di Por- sia rispetto alle pit­ denone, che rag­ ture ca,stigate del gruppa intorno aI­

quattroc~nto estre­ \' Evangelista una mo, sia al confronto decina di personag­ stesso di quelle di gi fra santi e acco­ Tiziano, come la Fig. 6 - G. A. Pordenone: T rasfigurazione già a S. Salvatore di Collalto. liti, senza contare i nota e già tanto cin- tre abituali angio­ quecentesca Nunziata di San Salvatore. letti musicanti e il Cristo in gloria (fig. I I). Per La Madonnona del Pordenone non sa più pose ricercate e ritmiche pare di essere innanzi stare composta sopra il suo in ginocchiatoio; la a un quadro dei balletti russi, ove tocca proprio parola dell'angelo vigoroso la sconvolge e la al povero Redentore il compito di primo arti­ commuove; pare che una folata di turbine la sta, con le sue sgangherate piroette celesti. scuota tutta nel corpo e nelle vesti che si gon­ Con questa tela esagitata, dove più di Tin­ fiano come vele. Nell'alto in un nembo di an­ toretto pare di presentire Greco, siamo ben geli, frotta frenetica, caracollante per il cielo, innanzi nell'arte e nella vita del pittore friulano; nuvola di corpi convulsi e contorti, scende a ma giungiamo proprio al suo finire con un'altra

199 che fu appena sospettata sua: la Maddalena a , e )' artista non potè vedere la sua pittura cui appare Cristo del Duomo di Cividale (fig. /2). messa nel decoroso altare che le veniva desti­ Il Cavalcaselle la dava a Palma Vecchio, e solo nato. Estrema testimonianza quindi questa pala il dotto Hadeln l'ha riconosciuta «pordenonesca », della sua bravura, ma non tale genuina testi- avvicinando que- monianza che non st'opera ad una ri­ VI SI possa ncono­ co~data per errore scere in certe ari­ a Belluno dal Ri­ dità di segno e di dolfi. Il dubbio del tocco )' aiuto ligio dotto studioso non del genero Pompo­ ha però ragione di nio Amalteo, che esistere se ben si lo accompagnò co­ osserva la fiorente me ombra seguace Maddalena, dagli nella vita e ne pro­ occhi sgranati, pro­ pagò com'eco fe­ sternata in atto tea­ dele le maniere sino trale, che molto ri­ quasi alla fine del corda quello della cinquecento, m CUi Nunciata di Mura­ SI spense. no, innanzi al Re­ dentore travestito da ortolano. Tutto ci richiama al no­ Qyesto il Por­ stro artista che vi denone sconosciu­ dispiega il suo stile to; ecco ora il Por­ enfatico e generoso. denone frainteso. Il nome del vec­ Confusioni facili chio Palma viene e talora ragionevo­ poi messo comple­ li, come quelle con tamente da banda Lorenzo Lotto', oltrechèper l'evi­ molto vicino a lui Fig. 7 - G . A. Pordenone: Santi già a S. Salvatore di Collalto. denza di queste per libertà e sfrena- chiare caratteristi- tezza di movenze, ' che, per opera della notizia che mi offre il co. G. ma con direttive formali e stilistiche quasi del Dalla Torre, il quale, da quell'erudito ch'egli è tutto opposte. di cose cividalesi, ha potuto scoprire che il per­ Direttive di nettezza corporea e di chiarezza sonaggio ritratto accanto al Cristo nel pregevole cromatica che Lotto aveva ereditato da Alvise dipinto, è il canonico Andrea Damiani, che fece Vivarini e che erano in contrasto con la pla­ erigere raltare il J o febbraio J 539, dieci anni stica più chiaroscurale e sintetica di G. A. Por­ cioè dopo che Palma non era più. denone. Penso quindi abbia ragione il vecchio Ma anche Pordenone era morto qualthe poco battesimo che dà il San Rocco della Galleria prima, nel gennaio di quell' anno, nella lontana Giovannelli a L. Lotto, anche se altri critici

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vogliano vedervi la mano del pittore da Porde­ Non si capisce come SI SIa potuto assegnare al none o del Beccaruzzi (fig. /3). Mentre le' forme suo pennello tanto poco scaltrito quel!' arditissimo scontorte del santo pellegrino e dell'angelo, quasi dipinto che è il Cristo morto del Monte di scavezzato nell'impeto del volo, non si sa se Pietà di . Op€ra della piena maturità convengano meglio di Pordenone, da­ a l'uno o a l'altro, vanti alla quale, se è chiaro che le tin­ non mi sono affa­ te limpide del di­ ticato Invano, il pinto, la precisione nome del maestro delle forme umane si dovrebbe gridare e agresti, che rile- non dire (fig. /4).

o vano quelle in tutte Solo a Tiziano era le membra scon­ dato poter conce­ torte e in ogni ric­ pire un quadro cio delle vesti svo­ tanto dolente e po­

lazzanti, che sta­ tente, se conti- o gliano foglia per nuando il felice ten­ foglia le fronde e tativo dell' Assunta branca per branca avesse voluto di­ i rami del bosco pingere ritmi di . . fitto, contro il pae­ corpI commossI, e saggio lontano, so­ non si fosse piut­ no la cifra di un tosto svagato nelle antonelliano rinno­ delizie delle tecni­ vato come fu Lotto che coloristiche su­ non di un giorgio­ gose e smaglianti. nesco focoso come Il vecchio mo­ Pordenone. tivo della Pietà, Ma le affinità rinnovato da An­ esistono. tonello, ha qui la Come esistono sua pIena espres­ Fig. 8 - G . A. Pordenone : Santi già a S. Salvatore di Collalto. chiare con quell'al­ sione cinquecente- tro artista friulano sca, nella fioritura F r. Beccaruzzi che del Pordenone fu disce­ degli angioli pienotti e forti, tutti affaccendati a polo e ne trasse grandiosità di concetti e va­ sollevare il magnifico corpo del Redentore e a di­ lentia tecnica, non però l'ardore barocco dei stricarlo dal sudario; cari puttini in cui è una sa­ suoi componimenti pittorici, nè la forza plastica nità piena, un'energia convinta e secura, quale delle forme tarchiate e violente. O!!anto Porde­ nessun altro pittore avrebbe potuto rappresentare none è proteso e quasi forzato, altrettanto l'altro prima di Tintoretto, eccettuato Pordenone che è placido e meticoloso; cosÌ che finisce con perciò lo precorre. Davanti a un'opera cosÌ ma­ l'assomigliare più al fiamminghismo dei Bassano gistrale non dovrebbero esservi dubbi, tanto più di quello che alla magniloquenza del maestro. quando i freschi della cappella Broccardo Mal-

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Fig. 9 - G. A_ Pordenone: Dilpula dell"lmmacolala - Napoli. Museo Nazionale. (e sono quelli che più facilmente passano sotto il nome del Pordenone) sono troppo placidi per la bollente foga del maestro. Ci basti richiamare il bellissimo prototipo degli Uffizi, nella cui signo­ rilità un po' freddina si potrà riconoscere tutt'al più un ricordo di Paris Bordone, ma non l'ac­ cento del caposcuola friulano (fig. /5). È anche in questo, a fianco del nobile personaggio, uno di quei ridenti paesi con i quali Beccaruzzi non dimenticò mai di rallegrare i suoi garbati rit~at~i, scritti sempre con uguale pulita calligrafia; un caratteristico paese collinoso, ricco di radure , e d'alberi dalle chiome copiose e allucciolate, che mi fa ritenere suo quello tanto discusso con Euridice e Orfeo della Pinacoteca di Bergamo.

Fig. IO -G. A . Pordenone - Annunciazione Murano, S. Maria degli Angeli. chiostro nel Duomo di Treviso, opera al pari del Cristo morto del miglior tempo pordenonesco, il 1520, paiono reclamarlo a gran voce. Ma nem­ meno in quei freschi tanto memorabili, nemmeno nell' Adorazione dei Magi che ne rappresenta la pagina più felice, tutta accesa com'è di sentimento giorgionesco, il pittore seppe essere più grande. Pordenone ci lasciò certo nel Cristo trevi­ giano l'opera sua più perfetta e uno dei capo­ lavoridell' arte cinquecentesca. E non ne è che uno sviluppo in forma pii! drammatica l'altro dipinto poco dopo nel 1522 sulla parete ter­ minale del Duomo di . Se la Pietà è troppo potente per la placida vena del Beccaruzzi, i ritratti del Beccaruzzi Fig. I l-G. A. Pordenone: Pala - Pordenone, Duomo.

203 Ma con Lotto e con Beccaruzzi siamo ancora opere del grande friulano. Il pennello solo n­ In un campo d'arte che ha molti contatti e mase poi nella celebre Gipsoteca, chè l'altro legami con quella del pordenonese. La confusione dipinto, forse per la sua grandezza importuna che non ha più alcun pretesto è quella con (m. 2.80 >< 2.99) venne barattato con l'Acca­ Bernardino Licinio, ripetuta qua e là per sola demia Veneziana per due opere di poco conto, forza d'inerzia; per­ l'una di Palma chè le stesse va­ Govane e l'altra ghe somiglianze che del Vicentino. in qualche modo si Da quel giorno possono trovare fra la tela con la Ma­

I ran e non ancora donna del carme­ pubblicati ritratti di lo, venerata dal Antonio Pordeno­ beato Angelo, da ne, nipote del gran­ Simone Stock, da de omonimo, sono un altro frate car­ puramente casuali melita e dalla fami­ e derivati da una glia Ottoboni, di­ cert'aria comune di venne nelle R. R. Lombardia che Li­ Gallerie e in tutte cinio ricavò dalla le pubblicazioni in­ patria Bergamo e torno al Pordenone Antonio da Como, opera sua tipica ove presto si tra­ (fig. /6). Cavalca­ sferì con la moglie. selle, Zanotto, ,Be­ Scherzi anche renson, Borenius, più strani sono però tutti quelli che eb­ capitati all'arte, bero via via occa­ quasi tutta da scò• sione di parlarne, prire,di G. A. Por­ non sollevarono il denone. menomo dubbio.

Antonio Cano- Fig. 12 - G. A. Pordenone: "Noli me tangere" - Cividale; Duomo. Soltanto il vecchio va comperava a storico delle arti fri- Roma intorno al ulane, il co. Fabio 1820, dalla famiglia bresciano - friulana degli Maniago tentò ribellarsi, ed ebbe il coraggio di Ottoboni, che aveva a quel tempo molti beni accennare con alquanta incertezza ai dipinti e alla nell'Udinese, un pennello o stendardetto, e una loro derivazione da Pissincana; ma questo dubito­ grande tela; entrambe dedicate alla Madonna so ardire non gli valse che una paternale agrodolce del Carmelo. Li : comperava per la sua predi­ e ironica dello Zanotto. Come poteva ribel­ letta Rotonda di Possagno, che stava allora larsi al giudizio dell'allora divino Canova? costruendo; e siccome i proprietari dicevano le I dubbi li solleverò io, con franchezza pari due tele provenienti dal paese di Pissincana alla persuasione. Derivino o non derivino le presso Pordenone, le battezzò senz' altro per pitture dal Friuli, è certo che i committenti

204 Fig. 13 - L. Lotto: S. Rocco - Venezia, Galleria Giovannelli. non le fecero fare dal Pordenone, ma da un loro non moto che non abbia il suo corrispondente concittadino ugualmente degno: Alessandro Bon­ dali' altro canto? Dove la simmetria è mante­ vicino, il Moretto da . Tutto ce lo dice. nuta sino allo scrupolo e non esiste figura che Pordenone, il complicato Pordenone dalle forme non pur muoversi a danza, ma osi un gesto che truculente, dalle pose margiasse, sempre piene non sia di profonda compunzione edi dolce d'irrequietudine e di felici trovate, come avrebbe estasi? potuto concepire un dipinto tanto equilibrato, E cosÌ del colore; di un cilestrino cmereo dove per la perfetta bilancia non v'è figura, dominante, di una delicatezza sottile e pacata,

205 Fig. 14 - G. A. Pordenone: Pietà - Treviso. Monte di Pietà.

tutto " il contrario dei colpi di scudiscio della tanto strana, tanto cieca, e tanto durevole: perchè tavol(),zza pordenonesca. A meno che non si fra il gentile, raffinato e casalingo Morettoe il vogli~ tirar fuori l'ombrellone della pittura pro­ bollente cavaliere Pordenone ci son di mezzo vinciale di morelliana memoria, che avrebbe monti, fiumi e mari. Crederei di far quasi torto avuto le più imprevedute risonanze da Ber­ allo studioso se dovessi ancora insistere in queste gamo al Friuli, non si saprebbe trovare un ap­ o in simili distinzioni, che dalla composizione piglio solo che ci potesse condurre al nome di e dal colore potrebbero scendere ai più minuti Pordenone. particolari, per sempre più sottolineare una dif­ La Madonna nell'atto misericorde di coprire ferenza così assoluta e potente. santi e devoti con il suo mantello generoso non Risparmiamoci la fatica per gettar l'occhio è che una delle tante Assunte veneto-Iombarde sopra il pennello similare di Possagno, che da del Moretto, che si lascia riconoscere pur at­ un lato rappresenta la stessa Madonna della traverso ai danni dei molti restauri indiscreti, Misericordia, con due confratelli incapucciati, in in ogni particolare; anche in quegli occhi scer­ ginocchio ai suoi piedi (fig. 11) e dall' altro pellini, un po' tagliati alla cinese, che guardan le grandiose figure dei profeti Enoch ed Elia di sghimbescio dal viso dell'ultima devota di (fig. 18). E qui che la conservazione è mi­ destra, quella di cui non appare altro che il capo. gliore, il nome del Moretto ci viene incontro, Par di sognare pensaiJdoa una confusione se è possibile, anche più chiaro e giulivo. Il

206 come un buon fratello accanto ai migliori giorgioneschi, da Palma Vecchio a Ti­ ziano? E nello stesso tempo non disdice vicino a quell'indipendente delizioso che fu Lorenzo Lotto? Se in lui vizi formidabili pareggIa­ rono le non meno grandissime virtù, noi che sappiamo che ogni piccolo uomo vale per quel poco che ha fattci di bene al confronto di quel tant'altro che ha fatto di male, che cosa diremo di chi ha nel bilancio almeno tanto buono quant' è il cattivo? Senza comprendere questo temperamento artistico singolare e ardito, questo saggiatore di cose nuove, vero specchio del maturo e po­ liforme cinquecento, non si giunge dal Vecellio a Jacopo Robusti ,dal pagano Veronese al pensoso Tintoretto, dall'arte per i soli occhi a quella per gli occhi e per la mente. Fig. 15 -F. Bellavista: Ritratto - Firenze, Uffizi. Senza le tappe di questo salire fati-

Profeta di SInistra, dalla testa a pera, dali' ampia fronte quadrata e prominente, con le vesti lumeggiate come solo usa­ vano veronesi e bresciani è tipico e de­ gnissimo del genio del suo autore; ma gli fanno ugualmente onore e il com­ pagno pensoso e la Vergine opulenta, che ci ricorda quella di Paitone e per­ sino la sublime Santa Giustina di Vienna. Perdere del resto dei Pordenone per ritrovare dei Moretto non è cambio che guasti. Quello che invece sgomenta è la possibilità di questi errori. Che cosa sappiamo ancora del Por­ denone grande quasi sempre, alle volte veramente eccelso, che sta nel cinque­ cento friulano come un colosso a guar­ dia di pigmei, e nel cinquecento veneto Fig. 16 - Moretto : Madonna del Carmelo - Venezia, R.R. Gallerie.

207 coso non si sarebbero preparate le ali indome del~ predominanti sino al I 5 I 3, dopo il giorgionismo l'ultimo genio dell'età aurea veneziana, come senza più diretto della Madonna della Loggia a . la modesta mongolfiera non si sarebbe giunti al e della pala del Duomo a Pordenone, prima volo vertiginoso di W right. E le tappe di questo dei freschi eloquenti e maestosi della cappella generoso pollone Malchiostro a friulano, gonfio di T reviso e del San linfa sino a scop~ Lorenzo Giusti~ plarne, sono un niani di Venezia continuo e chiaro non era prevedi~ progresso; dai fre~ bile che il pittore schi asprigni e innamorato delle candidi di Va~ figure nerborute e Ieri ano e di San delle pose energi~ Salvatore, alla pa~ che avesse attinto la giorgionesca di n uove forze dalla Pordenone, alla visione dei fioren~ possente Pietà di tini e dalla sospi~ T reviso degna del rata Città Eterna? più energico Ti~ T utti avreb~ . . Ziano, su su SinO bero potuto affer~ alle opere di Cre~ mare la natura~ mona, di Napoli, lezza e la quasi di Piacenza e per~ necessità di que~ chè no anche fino sta parentesi, per~ alle frenesie della chè nel tempo in Nunciata di Mu~ cui si andava im~ rano e del San ponendo sempre Marco in Catte~ più vigoroso que~ dra, è una serie sto friulano robu~ di continue prove sto, non erano an~ gloriose, anche se cor giunte a Ve~ non di complete Fig. I 7 - Morello : Pennello - rec/o Possagno - Rotonda. neZia per mille vittorie. E quan~ rivoli sotterranei do, come di tutte le nature troppo feconde, e potenti le tendenze plastiche dell'Italia cen~ dopo aver vagliato e compreso, vi sarà fatta trale. Non ve n'è alcun sentore nè in Bellini anche per Pordenone un florilegio delle opere vecchio, nè attraverso )' opera del portentoso più significative, l'astro suo riderà di luce chia~ giovanetto Giorgione; e se un artista ha il de~ rissima nel mirifico stellato dell'arte veneta senza siderio di abbeverarsi a quelle fonti estranee impallidire al confronto dei maggiori. e famose, deve uscire dalla città del colore o in esilio quasi definitivo, come Sebastiano del Piom~ Ma a Roma G. A. Pordenone? bo e Giovanni da Udine, o temporaneo come Dopo le forme di Pellegrino da S. Daniele, Lorenzo Luzzi e Pellegrino da San Daniele.

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Nè le prove lasciate da questo viaggio d' a~ della Vergine, che seduta entro una nicchia more sono sempre chiare ed evidenti; solo Se~ mostra il Bimbo benedicente a Sant'Antonio, bastiano tenta una sin crasi calcolata di colo­ il presentatore dell'offerente, un bellissimo vec~ rito veneziano con disegno romano; gli altri, o chio in veste grigia, dalla testa calva, dalla can~ si affogano nelle agevolezze accademiche, come dida barba, dali' espressione fervorosa, e a Giovanni da Udine, o appena colgono qualche San Gregorio papé1, avvolto nel piviale giallo ricordo di cose più vedute che intese, come il bruno, dominato dali' enorme triregno, tutto in~ Morto da Feltre. Di tento a sostenere il Pellegrino appena esi~ sacro librone, come ste la testimonianza un Mosè le tavole della sua andata in della legge. Nel basso una firma scritta nel il solito trio di ·· bel ~ passaggio per Assisi. lissimi angioli paffuti Ma se non era Por­ tutti trasportati dalla denone tale da poter musica dei loro istru~ divenire un romanista menti a corda. di proposito non era Nè la prova di­ nemmeno cosÌ estraneo mostra l'artista smar­ come Tiziano da non rito e scomposto. sentire r alto significato Pordenone era tempra dell' arte corroborante troppo originale per e intellettuale che si turbarsi e perdersi. usava nel centro glo­ Il dipinto non è rioso della cristianità. che la figliazione di~ La sua foga spon­ rettissima della Ma­ tanea era tutta fatta donna della Loggia a per illuminarsi dinanzi Udine, con in più . . . al nuovI esempi se non un entusiasmo nuovo, per divamparne come che rompe i vecchi poco dopo il genio di schemi e trabocca in Jacopo Robusti. novità di movenze e Ma dall' innesto na~ di forme. Se la Ver~ Fig. 18 - Moretto ; Pennello - lIerso Possagno - Rotonda. turale nessuna prova gine dal viso pienotto

era apparsa sinora nell'opera di Pordenone; ec~ non è gran che espressiva, se il putto male cola, tanto più importante quanto più bella, de- sta in piedi sulle ginocchia materne e sembra siderata e imprevista. voler sgusciar di mano ad ogni istante, È un largo affresco (fig. /9) della parrocchiale di due santi sono un vero portento di nobile Alviano nell'Umbria; paese che ci lega lal nome espressione, di sano ardimento e di verità. del condottiero della Serenissima Bartolomeo, il Soltanto Lotto per la ricordata comunione di vinto glorioso di Ghiara d'Adda. intenti avrebbe potuto dipingerne di eguali, ma Sarebbe infatti la moglie sua Pentesilea Baglioni non certo di migliori; e solo un pennello ugual­ la grave gentildonna in ginocchio (fig. 20), ai piedi mente paterno carezzare alcunchè di più dilet~

209 Fig. 19 - G. A. Pordenone: Affresco Fig. 20 -G. A . Pordenone : Particolare del ritratto Alviano, Chiesa Parrocchiale. di Pentesilea Baglioni - Alviano, Chiesa Parrocchiale. tevole del trio angelico. Li ritroveremo quasi Pentelisea, presentono un' arte nuova più trasu­ identici per schema nella pala di Santa Maria mata e pensosa, più intima e fine, meno dilette­ di Campagna a Piacenza e altrove, ma non vole di quella che da Giorgioné a Tiziano aveva mai in forma cosÌ perfetta ed equilibrata, con troppo deliziato il mondo. Quell'arte per cui tanta gioia di forme e d'espressione. gli esempi intellettuali di Firenze edi Roma Se la Vergine non è che il passato più mec­ potevano essere nutrimento, senza servilità, alle canica che arte, i due Santi protettori, eroi di estreme conquiste del cinquecento veneto che Dio, tutti fierezza e novità accanto alla volontà Tintoretto impersona.

GIUSEPPE FIOCCO.

Nola bibliografica.

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