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I lezione - I anno Corso Insegnanti .

ALLORA INIZIAMO!

Sarà un percorso lungo due anni durante i quali sono sicuro che il cammino da Voi intrapreso Vi porterà a diventare degli ottimi Insegnanti e Maestri di Yoga. Ho deciso di organizzare un corso supportato da lezioni online esattamente come se si fosse a lezione in classe, seguendo un percorso accademico step by step che possa accompagnarvi e guidarvi gradualmente verso l’insegnamento nel migliore dei modi. Esattamente come in un puzzle ci saranno diverse schedine e informazioni che man mano che il corso andrà avanti, formeranno, nella loro interezza, la vostra capacità di trasmettere ai vostri futuri allievi le esperienze e conoscenze maturate in tutto il vostro cammino Yogico. Ma iniziamo subito, senza perderci in parole assolutamente inutili, poiché nello Yoga è la pratica che fa da padrone e solo con la pratica personale potrete assimilare esperienze personali da poter trasmettere. L’obbiettivo finale di questo corso biennale professionale è di “Insegnarvi ad Insegnare”, oltre che ad approfondire e migliorare l’esecuzione di ogni singola e guidarvi nello studio della teoria e filosofia Yogica nel modo più semplice possibile. A volte ci sono moltissimi Yoghi e Yoghini bravissimi nella loro pratica personale ma che non sanno come insegnare.

Come si svolgono le lezioni? • Effettuate una lezione ogni due settimane. Dovrete scaricarle in modo da avere sempre a disposizione tutto il materiale didattico. Alla fine avrete realizzato un libro di diverse centinaia di pagine con tutto il corso step by step. • Alla fine di una lezione troverete i “Compiti per le settimane successive”, dovrete ovviamente farli e si parla più che altro di Pratica! • Troverete a lato dell’icona PDF della lezione altre icone Video o MP3 o ancora PDF dove troverete le asana ben evidenziate e spiegate e fatte vedere tramite video, che vi aiuteranno nella pratica. • In una delle tabelle sulla vostra pagina trovate le asana che state imparando volta per volta con la foto, il video e la tavola correlata. Verranno inserite volta per volta assieme alle lezioni. • Le prime quattro lezioni vi insegneranno i riscaldamenti, Pawanmuktasana e Shakti Badha e alcune basi di . Dalla quinta lezione in poi ci sarà una lezione pratica con le varie asana da praticare tutti i giorni. Abbiate quindi pazienza e non cercate di accelerare i tempi! • Potrete guardare il video e scaricare il PDF della scheda relativa all’asana. • Vi consiglio di filmare le vostre pratiche e paragonare l’esecuzione delle asana con i video che avrete scaricato, potrete così vedere se state facendo correttamente. • Ricordate che state praticando nell’ottica di insegnare, quindi vi consiglio sempre durante la vostra pratica di parlare cercando di descrivere ciò che fate come se vi trovaste davanti ad una vostra classe, questo vi abituerà nell’insegnamento futuro. • Vi ricordo di imparare bene i nome delle asana, ed usate sempre una terminologia Yogica e non parole a caso. • Non esitate a scriverci o telefonarci se non capite!

I metodi di insegnamento:

Molto importante in questa prima fase è capire che ci sono tre metodiche di insegnamento principale. Questo vuol dire che durante ogni singola lezione avrete la possibilità di dimostrare, spiegare o far vedere le asana volta per volta in diversi modi.

• La prima metodica: far vedere prima le asana spiegando come si prendono, poi farle fare agli allievi guidandoli passaggio dopo passaggio, così come le avete dimostrate.

• La seconda metodica: si può direttamente prendere l'asana assieme agli allievi mentre si spiegano tutti passaggi nell'ordine corretto.

• La terza metodica: far prendere direttamente l’asana agli allievi, senza far vedere, senza farla assieme, ma guidandoli nella pratica passaggio dopo passaggio.

Queste tre metodiche potranno dare tre modi di apprendimento differente:

• La prima metodica farà in modo che l’allievo possa imparare vedendo il maestro mentre esegue l’asana, sentendone anche la descrizione. Poi ripetendo, l’asana personalmente, ogni singolo allievo avrà la possibilità di sperimentare l’asana portando l'attenzione e la consapevolezza su se stesso.

• La seconda metodica permetterà di attivare i neuroni specchio. I neuroni specchio sono molto importanti per l'essere umano perché gli permettono di ripetere ciò che vedono, ciò che sentono come fossero degli specchi. Con questa seconda metodica, però, accade che l'allievo non porterà assolutamente la consapevolezza al proprio corpo, ma a quello del maestro.

• La Terza metodica sarà la più avanzata e più difficile per l'allievo. Infatti bisognerà far prendere le asana senza alcun supporto visivo, e senza nessuna dimostrazione. Bisogna guidare l'allievo solamente con le parole durante lo svolgimento delle asana. Questa metodica, anche se è la più difficoltosa per l'allievo, gli permette di portare meglio la consapevolezza al proprio corpo.

Queste tre metodiche dovranno essere alternate durante le varie lezioni, e anche durante la singola lezione. Sicuramente durante i primi mesi di pratica è meglio adottare la prima metodica, che dovrete adottare anche e soltanto durante l’esame finale con la vostra classe dedicata. In questo modo l'allievo principiante, che non ha mai praticato prima lo yoga, avrà un supporto visivo al quale fare riferimento. Bisognerà comunque invitare sempre l'allievo durante la pratica delle asana a portare la consapevolezza al proprio corpo ed ad ogni sua singola parte. Inoltre bisogna sempre correggere manualmente l’allievo durante la pratica, in particolar modo durante l’esame finale.

Una lezione di Yoga deve rispettare alcuni punti fissi e step ben precisi per fare in modo che l’equilibrio energetico ed emozionale (oltre che a quello puramente fisico, muscolare ecc.) possa prendere posto a quel particolare squilibrio in cui mediamente tutti si trovano.

Struttura di una lezione.

Ogni singola lezione sarà strutturata come segue:

• Una prima fase di rilassamento che potrà essere eseguita o in Shavasana, soprattutto durante i primi mesi di pratica, oppure in Siddhasana quando ormai l'allievo sarà più avanzato. Questa fase durerà un massimo di cinque/ sei minuti.

• Seguirà poi una fase di riscaldamento. Il riscaldamento è veramente molto importante sia per il principiante che per l'allievo avanzato. Bisogna fare in modo di scaldare le articolazioni, i tendini, i legamenti, i muscoli e permettere al (energia) di fluire in tutto il corpo nel modo più armonioso possibile. Vedremo diversi tipi di riscaldamento è questa fase avrà la durata di circa 10 minuti. Il riscaldamento che vedremo e studieremo trova le sue fondamenta non tanto nella pratica yogica ma prende spunto dal chi kung e dalle arti marziali. Infatti in quasi tutte le scuole di yoga si inizia direttamente con semplici asana o con le varie tipologie di saluto al sole. Personalmente preferisco eseguire questi riscaldamenti perché preparano meglio ogni fascia muscolare e le articolazioni attivando nel migliore dei modi il Prana.

• La fase successiva sarà quella delle asana. Si sceglieranno volta per volta le asana da effettuare secondo una sequenza ben precisa e che rispetta sia il flusso del Prana che i movimenti fisiologici di tutto il corpo. Questa fase può durare dai 30 ai 45 minuti.

• Segue quindi una pratica di Pranayama che, in relazione dell'anzianità del allievo, potrà essere più o meno impegnativa. Questa fase avrà la durata di circa 10-15 minuti.

• L'ultima fase è quella del rilassamento. Si potrà chiamare "rilassamento profondo" oppure "". Nel primo caso avrà la durata di circa 10 minuti, nel secondo potrà durare anche 15 o 20 minuti. Bisognerà però fare attenzione a rispettare la durata complessiva della lezione che potrà essere a piacimento 60-75-90 minuti. Il mio consiglio personale e di effettuare una lezione di 75 minuti lasciando cinque minuti alla fine della lezione per eventuali domande. Quindi la pratica sarà in realtà i 70 minuti.

ATTENZIONE

È molto importante la puntualità: la elezione deve iniziare esattamente all'ora stabilita, e finire esattamente quando scade il tempo. La pratica dello yoga è una disciplina, quindi bisogna educare l'allievo a rispettare gli orari delle lezioni. Personalmente, quando l'allievo arriva in ritardo di qualche minuto, chiedo di attendere fuori dall'aula dei corsi fino a quando non è concluso il rilassamento iniziale.

Iniziamo a praticare: Sulla vostra pagina troverete sulla riga la prima lezione. In questa prima lezione troverete due video con due forme di riscaldamento che, come abbiamo detto in precedenza, devono precedere le asana vere e proprie. Dovrete scaricarle (ci si posiziona con il mouse sull’icona e si clicca con il pulsante destro: nella finestra che si aprirà dovete scegliere “salva oggetto con nome”. In questo modo potrete attivare il download del filmato o degli appunti in PDF, o foto Jpeg o MP3) e praticarle per queste due settimane ogni giorno! Potete praticarle anche più di una volta di seguito. Vi consiglio di dedicare tutti i giorni, per iniziare, non più di una mezz’ora. PERCHE’? Desidero che non partiate in quarta! Ci vuole calma, pazienza e disciplina. Se riuscite in questi primi tempi ad essere regolari tutti i giorni, senza saltare una lezione o consiglio che vi darò, sono sicuro che otterrete il massimo dei risultati! Troverete anche la serie di Pawanmuktasana I. Scaricate il video e studiatela attentamente.

PAWANAMUKTASANA I

Estensione ginocchio Dita piedi Caviglie Rotazione caviglie

Rotazione ginocchiio Liberare anca Movimenti ampi Rotazione anca

Gomiti, estensione laterale

Farfalla Dita mani e rotazione Gomiti estensione polsi davanti

Giro spalle

Mobilitazione collo (Per i dettagli vedi il video del corso)

“Pawan” significa “vento” Mukta significa liberare e “Asana” significa “posizione”.

Dunque la serie di Pawanmuktasana sono delle posizioni che servono liberare il corpo dai gas e della flatulenza e alla regolazione di Vata, Pitta e Kapha del corpo stesso.

L’aria o gas non è riferita solo ai gas gastrici o intestinali ma anche ai gas che si formano all’interno di ogni singola capsula articolare dovuti al normale, o anomalo, processi metabolico delle cellule. Quando questi gas o acidi si accumulano nelle articolazioni si formano poi a lungo andare artrosi o artriti.

Questi movimento hanno una influenza benefica sulle articolazioni, sui muscoli e tendini e possono essere definiti antireumatici.

Nelle figure sono rappresentati tutti i movimenti che si possono far fare alle varie articolazioni. Si faranno una decina di movimenti per serie. Il movimento deve essere lento, senza scatti ed armonioso.

Non bisogna contrarre eccessivamente i muscoli, ma permettere alle articolazioni di lasciarsi andare in movimenti naturali senza sottoporre le varie parti a stress o eccessive tensioni. Nel video si vede la sequenza completa che può essere comunque, come visto nelle lezioni precedenti, essere fatta anche in modo parziale.

La sequenza può essere utilizzata anche come riscaldamento iniziale.

E’ anche utilissima per preparare le articolazioni delle caviglie, ginocchia ed anche alla posizione del Loto Padmasana e a tutte le posizioni sedute.

Compito per le prossime due settimane:

• Scaricate i riscaldamenti 1 e 2., e le Pawanmuktasana 1. • Imparateli alla perfezione ripetendoli più volte. • Quando li saprete, mentre li praticate, parlate come se doveste farli fare ai vostri allievi. La pratica dovrà essere fluente e regolare, dovrete quindi fare in modo che le vostre spiegazioni non interrompano il flusso armonioso dei movimenti, esattamente come li vedete nei video.

LETTURE

Yoga Con il sostantivo maschile sanscrito Yoga nella terminologia delle religioni originarie dell'India si indicano le pratiche ascetiche e meditative. Tale termine sanscrito, con significato analogo, viene utilizzato anche in ambito buddhista e giainista. Come termine collegato alle dar śana , yoga- dar śana (dottrina dello yoga ) rappresenta una delle sei dar śana , ovvero uno dei "sistemi ortodossi della filosofia religiosa" induista. Origine e significato del termine

Il termine yoga si riscontra già nel più antico dei Veda , il Ṛgveda , con il significato di "unire", "attaccare", "imbrigliare". Altri termini sanscriti simili sono yuj (verbo) con il significato di "unire" o "legare", "aggiogare"; yúj (aggettivo) "aggiogato", "unito a", "trainato da"; yugá (sostantivo) ossia il giogo che si fissa sul collo dei buoi per attaccarli all’aratro. Mircea Eliade (1907-1986) lo riferisce alla radice yuj con il significato di "unire", da cui anche il latino iungere e iugum . Ananda Coomaraswamy (1877-1947) ricorda in tal senso il brano del Ṛgveda dove viene indicato che l'uomo deve:

« aggiogare sé stesso come un cavallo disposto ad obbedire » (Ṛgveda V,46,1 cit. in Ananda Kentish Coomaraswamy. Induismo e Buddhismo . Milano, Rusconi, 1973, pag. 76)

Da qui il significato, posteriore, di yoga come insieme di tecniche anche meditative aventi come scopo l' "unione" con la Realtà ultima e tesa ad "aggiogare", "controllare", "governare" i "sensi" (indriya ) e i vissuti da parte della coscienza ( buddhi ).

Si potrebbe anche dire che tramite la pratica Yogica si può trovare l’unione fra Corpo, mente e Spirito per poter poi trascendere il tutto verso dimensioni che vanno altre l’illusione ( Maya ) della quale stiamo facendo esperienza in questa nostra vita terrena.

Alcuni tipi di Yoga classico

• Jñ āna Yoga (Y. della conoscenza) • Yoga (Y. della devozione) • Yoga (Y. dell'azione) • o Ashtanga Yoga (Y. regale, mentale) • Hatha Yoga (Y. fisico) • Dhyana Yoga (Y. della meditazione) • Yoga (Y. delle formule o mantra) Altri tipi di Yoga • Yoga • Anusara Yoga • Iyengar Yoga • Yoga • Yoga o yoga spontaneo • Satyananda Yoga • Surat shabd yoga • Yoga Ratna • Yoga Tibetano • Vihangam yoga • Ashtanga yoga • SwáSthya Yôga

Bhakti Yoga

Nella scuola di pensiero induista del Ved ānta, il (dal sanscrito Bhakti - devozione/amore, e Yoga - unione) è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la liberazione (insieme a Jñ āna Yoga, Raja Yoga e ).

Bhakti yoga è appunto la via della Bhakti, è la relazione con Dio attraverso un intenso amore e profonda devozione. Questo Yoga (la cui essenza potrebbe riassumersi nell'espressione Amare per l'amore dell'amore ) tra tutti è il più semplice e diretto, e si rivolge a tutti gli esseri umani proprio per la sua facilità di messa in pratica, dato che non richiede spiccate capacità intellettive o abilità particolari. Il Bhakti Yoga non è altro che intenso amore per Dio: poiché Egli è la personificazione dell'amore, la via più facile per raggiungerLo è amarLo. Qui si parla di un amore trascendentale , infatti Dio non può essere realizzato con un amore così ardente e assorbente come la passione coniugale; l'amore devozionale deve essere sviluppato progressivamente.

Secondo il Bhakti Yoga, la persona che ama Dio non ha né bisogni, né afflizioni; non odia né gli esseri, né gli oggetti; non ha alcun piacere negli oggetti dei sensi e riconosce la parte di Dio localizzata in tutti gli esseri. L'estasi che deriva dalla relazione con Dio () nell'amore è la cosa più inebriante in assoluto, colui che (anche una sola volta) ha fatto l'esperienza di questo amore non vedrà altro che questo, non ascolterà, né parlerà più che di questo, poiché penserà costantemente soltanto a questo amore.

Un altare con Radha e Krishna

Dio si rivela in maniere differenti a coloro che Lo amano, assumendo la medesima forma che il devoto ha scelto di venerare. Così, se si adora nella forma di Vi ṣṇ u, Śiva, Kali, Rama, Krishna, o Buddha, o il Cristo, o Allah, allora Dio si manifesterà in quella particolare forma.

Il Bhakti Yoga è inizialmente descritto nel dodicesimo capitolo della , nel quale si afferma:

« Coloro che, fissando le loro menti su di Me, Mi adorano stando sempre uniti a Me con intensa fede e devozione suprema, Io li considero i perfetti conoscitori dello yoga. »

(Bhagavad Gita, XII, 26 ) Inoltre, sempre nella Bhagavad Gita si legge:

« Soltanto col servizio devozionale è possibile conoscere Me, il Signore Supremo, che cosa e Chi sono Io. E colui che diviene pienamente cosciente di Me grazie a questa devozione, entra rapidamente in Dio. »

(Bahagavad Gita, XVIII, 55 )

Secondo lo Srimad Bhagavatam esistono 9 cose da fare per praticare il Bhakti yoga:

• ricordare Dio ( smaranam ) • ascoltare ( svaranam ) • cantare/celebrare ( kirtanam ) • servire ( pada sevanam ), • adorare sull'altare ( arcanam ), • provare amicizia per i devoti ( sakhyam ), • pregare ( vandanam ), • servire tutti con umiltà ( dasyam ) • sottomettersi ( atma-nivedanam ).

Jnana Yoga

Nella scuola di pensiero induista del Ved ānta, il (dal sanscrito Jnana - conoscenza, e Yoga - unione) è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la salvezza (insieme a Bhakti Yoga, Raja Yoga e Karma Yoga).

Jnana Yoga è il sentiero della conoscenza ; secondo questo Yoga, la liberazione () e l'unione con Dio si possono acquisire per mezzo della conoscenza di Brahman , riconoscendo il Brahman come il proprio Sé. La liberazione dal Sa ṃsāra (ciclo delle nascite e delle morti) è ottenuta grazie alla realizzazione dell' identità dell'anima individuale ( jiva ) con l'Anima Suprema ( Brahman ).

La causa di tutta la sofferenza e degli attaccamenti è l' ignoranza metafisica (Avidya ); essa agisce come un velo (Maya) o uno schermo, che impedisce al Jīva di percepire la sua natura reale e divina. Nella sua piccolezza ed ignoranza, il Jiva (l'anima individuale) stupidamente si convince di essere separato e diverso da Brahman. La conoscenza di Brahman (o Brahma Jnana ) rimuove questo velo permettendo al Jiva di ristabilirsi nella sua propria natura essenziale: Sat-Chit-Ananda (Esistenza, Conoscenza, Beatitudine ).

Il praticante del Jnana Yoga ( Jnana- ) prende coscienza che Brahman è la Vita della sua vita, l'Anima della sua anima; egli sente e sa che Dio è il suo proprio Sé. Grazie alla meditazione costante, intensa ed integrata, egli comprende la sostanziale unità di Atman e Brahman, e realizza di essere uno con l'Assoluto attraverso la visione spirituale o intuizione profonda, e non soltanto con lo studio di libri, di teorie o di dogmi; infatti, Jnana non è un sapere puramente intellettuale. Non si tratta unicamente di comprendere e accettare un concetto. Non è una semplice asserzione intellettuale, è la realizzazione diretta di una unione, l'unità con Dio, l'Essere Supremo. La sola convinzione intellettuale non può portare all'autentica conoscenza di Brahman.

Il Jnana Yoga insegna che esistono quattro metodi per conseguire la Liberazione:

• Viveka - discriminazione: l'abilità di differenziare tra ciò che è reale / eterno (Brahman) ed irreale / temporaneo (qualsiasi altra cosa nell'universo). • Vairagya - distacco: il rifiuto dei piaceri del mondo, dovuto alla comprensione che questi sono in verità le fonti del disagio. • Shad-sampat - le Sei Virtù: o Sama (la calma, il controllo della mente e dei pensieri); o Dama (il controllo degli organi di senso); o Uparati (la rinuncia alle attività che non siano doveri, o attività che non facciano parte del Dharma); o Titiksha (fermezza interiore di fronte alle avversità, alle diversità e alle coppie di opposti, come il piacere ed il dolore); o Shradda (fede nell'insegnamento del Ved ānta); o Samadhana (concentrazione perfetta); • Mumukshtva (ardente attesa e intenso desiderio di liberazione dai vincoli di tempo e spazio).

Al Jnana Yoga è dedicato il quarto capitolo della Bhagavad Gita.

Karma Yoga

Nella scuola di pensiero induista del Ved ānta, il Karma Yoga (dal sanscrito Karma - azione, e Yoga - unione) è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la salvezza (insieme a Jñ āna Yoga, Raja Yoga e Bhakti Yoga).

"Karma Yoga" può essere tradotto come "Via dell'azione"; è un tipo di filosofia empirica e diretta, una spiritualità semplice ed immediata basata sulla ricerca della trascendenza nell' azione stessa , e non nella sua negazione (al contrario di quanto nella mentalità comune si sarebbe soliti pensare). Combinando e fondendo azione e meditazione , questo Yoga consiste nella progressiva purificazione e aderenza al Dharma tramite le proprie azioni, dalle più piccole e quotidiane a quelle più importanti e decisive.

Al Karma Yoga è dedicato il terzo capitolo della Bhagavad Gita, nella quale si espone questa filosofia dell'azione. Qui si afferma che tra azione ed inattività è preferibile l'azione, a patto che essa sia compiuta con distacco, perseguendo il proprio dovere universale (Dharma) e non provando desiderio o avversione verso i frutti delle proprie azioni, ma agendo soltanto in accettazione del proprio ruolo (svadharma) e al servizio dell'universo e della Divinità. In questo modo, l'azione non produce Karma poiché in effetti non si agisce affatto, ma si considera Dio l'unico autore delle proprie azioni; il corpo, i sensi, la mente, l'intelletto e la stessa anima individuale (jīva) divengono così strumenti della Volontà Divina; questo abbandono, questa rinuncia a ritenere sé stessi autori dell'azione, porta il devoto ad una progressiva identificazione del proprio Sé limitato con il Sé illimitato, fino al conseguimento di Moksha (liberazione dal ciclo di nascite e morti, o Sa ṃsāra).

Raja Yoga

Nella scuola di pensiero induista del Ved ānta, il Raja Yoga (dal sanscrito Raja - re, e Yoga - unione, lett. la Via Regale), detto anche Ashtanga Yoga , è uno dei quattro sentieri di base per raggiungere la salvezza (insieme a Bhakti Yoga, Jñ āna Yoga e Karma Yoga).

Il Raja Yoga è il “percorso regale” che porta all'Unione con Dio tramite la padronanza di sé ed il controllo della mente. Questo tipo di Yoga insegna la padronanza dei sensi e delle vritti (fluttuazioni, onde di pensieri che costituiscono l'attività della mente) e, inoltre, come sviluppare la concentrazione (Dharana) e comunicare con Dio; in particolare, il Raja Yoga attribuisce grande importanza alla concentrazione . Esso propone il metodo della meditazione e dell'introspezione come mezzo supremo per realizzare Dio, ed include vari elementi di altre forme di yoga.

Se l'Hatha Yoga può considerarsi una disciplina fisica, il Raja-Yoga è una disciplina mentale . La filosofia del Raja Yoga afferma che la mente ha la potenza di un proiettore; così come i raggi del sole concentrati attraverso una lente possono bruciare il cotone, i raggi dispersi della mente quando vengono riuniti sviluppano una grande potenza, che permette di avere accesso al tesoro della conoscenza più profonda e trascendentale. Gli otto stadi

Il saggio Patañjali, considerato uno dei massimi esponenti dello Yoga, identificò nel Raja Yoga otto stadi attraverso cui lo yogi può gradualmente raggiungere l'unione con Dio, il Samadhi.

1. Yama: astinenze, regole di comportamento; o Ahimsa o Satya o Asteya o Brahmacarya o Aparigraha 2. : osservanze, autodisciplina; o Sauca o Santosa o o Svadhyaya o Ishvara pranidhana 3. Asana: posizioni fisiche, posture; 4. Pranayama: controllo della respirazione e del flusso vitale; 5. : ritrazione dai sensi dai loro oggetti; 6. Dharana: concentrazione; 7. Dhyana: meditazione; 8. Samadhi: unione del meditante con l'oggetto della meditazione.

Hatha Yoga

Lo Hatha Yoga è una forma di Yoga (uno dei sentieri che, presso la religione induista, portano all'unione con Dio) basato su una serie di esercizi psicofisici di origini antichissime, originati nelle scuole iniziatiche dell'India e del Tibet. È ad oggi molto praticato anche in occidente, in cui nella maggior parte dei casi è stato privato dei suoi significati spirituali e viene proposto come una mera forma di ginnastica esotica alternativa; questa "laicizzazione" ha fatto sì che molte persone, a prescindere dall'orientamento religioso, si avvicinassero – seppur in modo superficiale – a questa pratica, spesso erroneamente scambiata con lo Yoga nella sua totalità.

Caratteristiche

Lo Hatha Yoga insegna a dominare l'energia cosmica presente nell'uomo, manifesta come respiro, e quindi a conseguire un sicuro controllo della cosa più instabile e mobile che si possa immaginare, ossia la mente sempre irrequieta, sempre pronta a distrarsi e divagare.

In tal maniera lo yoga, influendo insieme sulla vita psichica e su quella fisica dell'individuo, che del resto pensa strettamente congiunte, si propone di compiere una revulsione immediata dal piano dell'esperienza quotidiana, umana e terrena e di attuare con grande prontezza il possesso della più alta beatitudine. Ecco perché lo Hatha Yoga è anche chiamato "la via celere".

Chi ne segue le regole non è più un uomo comune ma diventa un , cioè un uomo perfetto. Uno dei segni ch'egli è un uomo perfetto è appunto lo straordinario dominio sugli elementi, quale si mostra con la pratica del tummò, in virtù della quale l'asceta prova di poter cambiare per suo volere le condizioni stesse della vita. Le principali pratiche

Un'altra postura dello Hatha Yoga: Sarvangasana , la posizione "della candela".

Questa breve descrizione della fisiologia indiana è utile per comprendere il significato delle principali tecniche "esteriori" dello Yoga.

Asana

Gli Asana sono posture del corpo con le quali il praticante amplifica le caratteristiche e le attitudini mentali. Ogni postura fa confluire maggiore prana verso specifiche parti del corpo, irradiando le relative ed i interessati. Le posture, quindi, non sono soltanto complessi esercizi ginnici, bensì strumenti per incanalare l'energia nelle diverse parti del corpo. Perché la pratica di Asana venga eseguita correttamente è necessaria una giusta attitudine del praticante conforme alle otto membra descritte da Patañjali.

Pranayama

Il Pranayama è un insieme di tecniche di respirazione che consente l'accumulo e l'utilizzo del prana. Attraverso il controllo del respiro il praticante è in grado di purificare il corpo e la mente.

Meditazione

La meditazione è il settimo degli otto passi descritti dal saggio Patañjali per raggiungere l'unione con Dio. La meditazione è il passo immediatamente precedente al Samadhi, ovvero l'unione del meditante con l'oggetto meditato, l'unione dell'anima individuale con l'Anima universale. La pratica seduta è uguale alla vita quotidiana: ciò che viene fuori mentre siamo seduti è il pensiero cui vogliamo aggrapparci, la nostra caratteristica principale; poco alla volta le idealizzazioni, le proiezioni, le paure, le incrostazioni si dissolvono più esse si dissolvono più diventiamo disposti ad osservare in maggiore profondità, la respirazione addominale profonda e silenziosa si radica. Meditare è essere totalmente presenti a ciò che accade. Meditare non è un isolamento sensoriale, piuttosto una apertura priva di centro, all'interno della quale il mondo scorre, si manifesta e si riassorbe con creatività spontanea. Definirla esperienza è eccessivo, perché in quel momento non c'è più il centro, non c'è più lo sperimentatore, c'è soltanto l'espressione dell'espansione in un rapporto dinamico con il fluire delle cose. Quando pratichiamo la seduta con piacere, possiamo cominciare ad esplorare l'espansione e ci familiarizziamo col passaggio da uno stato di tranquillità a uno stato di contrazione e chiusura. L'insegnamento della seduta è proprio l'alternanza di questi due stati che appaiono opposti. Un giorno perdiamo di vista alti e bassi, dilatazione e contrazione e facciamo esperienza della continuità, come fossimo un'onda dell'oceano che dal suo punto più basso trae la forza per risalire. Assaporato il piacere dell'onda, emerge la sensazione più profonda di essere acqua e, dimenticando la dualità di alto-basso, contrazione-rilassamento, noi siamo infine fluidità. In questo modo comprendiamo all'improvviso che noi siamo ciò che cerchiamo: la via ha raggiunto la semplicità: nella seduta si sgretolano tutti i sogni spirituali e le proiezioni. Cessiamo finalmente di attenderci qualunque cosa dalla pratica: ci resta solamente la vita così come è.

Roberto Boschini – Sw Dhyan Nirman Massage & Yoga Trainer Via P. Gaona, 22 Martina Franca (TA) Cell. 334-3329814 P.I.02913420739 Attività professionale di cui la Legge 14 gennaio 2013, N°4