Volume Primo: dal 33 al 1492

Appunti per una storia del Papato scritti da un internauta per internauti del XXI secolo.

Alle mie lettrici Ai miei lettori

2

INTRODUZIONE

Dal Vangelo secondo Giovanni, Capitolo 21

15 Quando dunque ebbero pranzato, dice Gesù a Simon Pietro: Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Gli dice: Sì, Signore, tu lo sai che ti sono amico. Gli dice: Pasci i miei agnelli. 16 Gli dice ancora una seconda volta: Simone di Giovanni, mi ami? Gli dice: Sì, Signore, tu sai che ti sono amico. Gli dice: Pascola le mie pecore. 17 Gli dice la terza volta: Simone di Giovanni, mi sei amico? Si contristò Pietro, perché gli disse la terza volta: mi sei amico. E gli dice: Signore, tu sai tutto, tu conosci che ti sono amico. Gli dice Gesù: Pasci le mie pecore. 18 Amen, Amen ti dico: quando eri più giovane cingevi te stesso e andavi dove volevi. Quando però diventerai vecchio, tenderai le tue mani e un altro ti cingerà e condurrà dove tu non vuoi.

Il primo “Conclave” si svolge all’aperto, sulle rive del Lago di Tiberiade, dopo una pesca abbondante, un banchetto che ricorda quello eucaristico e che vede la partecipazione di un solo candidato a tu per tu col Risorto. La consacrazione poi sarà nel cenacolo a Pentecoste. Cosa chiede Gesù al primo Papa? Semplicemente di amarlo, di essergli amico e per questo motivo pascere le sue pecore, ovvero amare i fratelli come aveva fatto Cristo. Lo deve ribadire tre volte l’Apostolo, tante quante sono stati i “non so chi sia” della notte fra giovedì e venerdì, un tradimento grave quanto quello di Giuda, con la differenza che Simone di Giovanni, ormai Pietro, ha creduto nella misericordia ed ha pianto. Dopo quella promessa, al primo Papa viene prospettato un servizio a vita fino ai tempi in cui le forze verranno a mancare, anzi sarà in balia di altri, che potrebbero anche privarlo della vita. In fondo in questo quadro – tradimento, perdono, mandato, amore per Gesù e i fratelli, servizio fino a dare la vita – si può riassumere ciò che sarà l’essenza del Papato nei secoli, anche se non tutti i Pontefici incarneranno contemporaneamente tutti questi aspetti. Centinaia di uomini di ogni età e classe sociale si sono susseguiti, accettando un terribile incarico, alcuni degni, altri meno, alcuni con le idee ben chiare su cosa volesse dire questo ruolo, altri molto meno, alcuni riuscendo a portare il fardello fino sul patibolo o sul letto di morte, altri (pochi per la verità) gettando la spugna prima e tornando ad essere semplici Vescovi oppure - novità del XXI secolo - ritagliandosi la figura del “Papa Emerito”.

Cosa mi ha spinto ad intraprendere questo lungo lavoro, che ha dilettato per diversi mesi i momenti di relax prima o dopo il lavoro, i giorni festivi o le vacanze? La voglia di sapere, di conoscere a grandi linee la storia del Papato e quindi della Chiesa istiuzionale, legata a doppio filo anche con la storia del Mondo, dominato dal male, che tante volte ha cercato di circuire la Sposa, rimasta però fedele ed ancora giovane, pur avendo le sue guide terrene ceduto tante volte alle tentazioni più insidiose: possesso, gloria e potere.

I sapienti del mondo, anche quelli cattolici, gli apologeti di professione dicono che noi “pecore” siamo ignoranti, non conosciamo nulla. Giudichiamo (male) senza sapere.

3

Ebbene, il servizio che ho voluto rendere a me e ai curiosi che mi leggeranno, è stato proprio quello di riempire questa lacuna. Scopriremo alla fine che alcuni di costoro che puntano tanto il dito altezzosi, o non sono bene informati o rendono da anni un cattivo servizio alla Verità.

E servire la Verità è anche avere il coraggio di batterci talvolta il petto con sinceri “mea culpa”; lo stesso coraggio di San Giovanni Paolo II e di Francesco nel chiedere umilmente scusa per l’enorme quantità di misfatti compiuti da chi doveva guidare la barca; i quali, se hanno mantenuto con ogni mezzo lecito ed illecito ferma la Dottrina, hanno purtroppo considerato spesso cosa secondaria l’esemplarità di vita e il dovere di essere immagine del Maestro verso i fedeli. Ma proprio i lunghi tempi bui, attraverso i quali è passato il Papato, ci dovrebbe far pensare ad una sorta di miracolo, anzi una prova provata che “la c’è la Provvidenza”, se oggi ancora ci sono milioni di battezzati che recitano almeno una volta alla settimana: “Credo la Chiesa, Una, Santa, Cattolica ed Apostolica”.

Nel titolo ho voluto chiarire che questa non è l’opera di un esperto, anche se qualche studio ai tempi dell’Università Cattolica li ho pur fatti, più per diletto che per obbligo accademico. È semplicemente la fatica di un classico uomo del XXI secolo, oramai ai limiti della terza età, che non ha tempo e pazienza di sfogliare tomi in librerie e si fida di Internet, credo una delle più grandi invenzioni umane della storia. Tutto quello che leggerete qui è la sintesi di migliaia di pagine che ho consultato in Rete e se ci sono imprecisioni, mi scuso, ma non è colpa mia.

Ho scritto da internauta un’opera spiccia, a spunti più o meno brevi, come fossero appunti per una ricerca, essenzialmente per altri internauti, fratelli e sorelle nella Fede e nell’umanità, che hanno voglia di sapere da dove veniamo, aperti ad accettare dove lo Spirito vorrà portare le nuove generazioni.

Ho aggiunto anche delle tavole a colori e in bianco e nero, con le immagini dei Pontefici, dipinte e, dal XIX secolo, impresse su pellicola fotografica. Vi accorgerete che per secoli i Papi non hanno avuto un volto (o il loro vero volto), uno sguardo da lasciare ai posteri. Non era probabilmente ritenuto importante. In realtà, a parte Bonifacio VIII, che ci teneva particolarmente a lasciare sue immagini e statue ovunque a futura memoria, solo a partire dal XV secolo si comincia a prendere l’abitudine di rappresentare il Papa, sempre più realisticamente, mano a mano che la ritrattistica si faceva sempre più “fotografica”. In effetti dal 1500 in poi possiamo studiare la personalità dei Pontefici anche osservando il loro sguardo e la posa scelta per l’artista di corte pagato per ritrarli.

In conclusione, chiedo venia se qualche volta troverete espressi, con qualche punta di emotività, i miei sentimenti davanti ai fatti: non ho voluto fare l’asettico, ma ho scelto di far emergere fra le parole quello che il mio animo mi diceva in quel momento.

Non aggiungo altro, se non il mio augurio di una buona lettura e un grazie se sfoglierete ogni tanto sul vostro video questo corposo PDF.

4

CAPITOLO 1

DAL 33 AL 199

I primissimi secoli della storia della Chiesa sono oscuri, ben poco è certo, a parte la figura di Simone detto Pietro, il primo Vicario di Gesù, la cui personalità è così ben delineata nelle Scritture. Al contrario, i tanti Vescovi di Roma che si succedono in un fazzoletto di tempo, dopo la crocifissione dell’Apostolo, tutti santi, quasi tutti martiri o presunti tali, sono figure dai contorni poco chiari, spesso confusi con omonimi, con palesi contraddizioni cronologiche e attribuzioni postume. Gli anni di inizio e fine Pontificato sono quindi puramente indicativi. Se c’è un tempo in cui si può ben dire che la Chiesa cresca e si sviluppi al di là della fama e dell’importanza dei pastori, è proprio questo che analizziamo qui. Anche se magari non proprio collocate con precisione temporale, vediamo come sotto questi Pontefici già vengano stabilite regole liturgiche ed usanze, che poi, attraversando i secoli, arriveranno fino a noi. Sono due secoli durissimi, fra un regime che passava da persecuzioni assurde a momenti di calma (in base alla maggiore o minore follia dell'Imperatore di turno) e divisioni interne devastanti e controproducenti rispetto all’autorità civile pagana, con un pullulare di eresie che comportano divergenze fra Vescovo di Roma ed altri Vescovi. Rimaniamo esterrefatti da quante interpretazioni più o meno errate o parziali è lacerata la Chiesa fin dall’inizio in merito alla figura di Cristo. Ma nello stesso tempo è chiaro fin da subito che il Vescovo di Roma non è uno dei tanti, è già una voce autorevole, perché è il successore di Pietro e non per nulla quasi tutti verranno sepolti vicino alla sua Tomba, a dimostrazione che era venerata con particolare rispetto.

Pietro (33-67)

- Simone, nato a Betsaida a nord del Lago di Tiberiade da Giona o Giovanni verso l’anno 2, si trasferisce dopo il matrimonio a Cafarnao, piccolo villaggio della Galilea, che diventa uno dei centri della predicazione di Gesù e dove vi si reca spesso per soggiornare qualche tempo, presso la casa stessa dell'Apostolo. Il trasferimento a Cafarnao avviene insieme con la moglie, la suocera, il padre e il fratello Andrea. Qui lavora in proprio come pescatore insieme al fratello e ai futuri apostoli Giacomo e Giovanni di Zebedeo. Sappiamo che era sposato dalla guarigione di sua suocera da parte del Signore, ma niente di più sappiamo sulla famiglia. Altre notizie su moglie ed eventuali figli sono incerte ed apocrife. - Attorno al 28 l’incontro decisivo col Signore, grazie al fratello Andrea. Subito gli viene cambiato il nome da Simone in Cefa (Pietra-Pietro), termine non utilizzato come nome in quel tempo. - Da quel momento la sua figura spicca nel Vangelo, essendo menzionato 114 volte con particolare riguardo, come un personaggio spontaneo nelle sue reazioni, impetuoso, ma anche disposto a comprendere i propri errori e ad imparare. Chi conosce il Vangelo

5 ricorderà tutti i numerosi episodi nei quali Pietro, che non aveva istruzione ed aveva un carattere schietto, viene elogiato e rimproverato da Gesù, pronto a morire per Lui, ma alla fine protagonista di un tradimento clamoroso, di cui si pente amaramente, diventando il Pontefice più “misericordiato” della storia. - L’investitura a primo “Papa” viene ricevuta dalle mani del Risorto sul Lago di Tiberiade, una volta dichiarato per tre volte il suo amore per Gesù. - Dopo l’Ascensione, nel 33 circa, Pietro assume la guida della prima comunità cristiana. - Provvede alla sostituzione di Giuda Iscariota, eleggendo tramite sorteggio un tale chiamato Mattia. In questa occasione rivela particolari macabri sulla fine di Giuda: “Fratelli, era necessario che si adempisse ciò che nella Scrittura fu predetto dallo Spirito Santo per bocca di Davide riguardo a Giuda, che fece da guida a quelli che arrestarono Gesù. Egli era stato del nostro numero e aveva avuto in sorte lo stesso nostro ministero. Giuda comprò un pezzo di terra con i proventi del suo delitto e poi precipitando in avanti si squarciò in mezzo e si sparsero fuori tutte le sue viscere. La cosa è divenuta così nota a tutti gli abitanti di Gerusalemme, che quel terreno è stato chiamato nella loro lingua Akeldamà, cioè Campo di sangue.“ - Dopo la discesa dello Spirito Santo a Pentecoste, Pietro pronuncia un discorso pubblico agli Ebrei confluiti da ogni dove a Gerusalemme, partendo da una citazione dal profeta Gioele ed è il primo della storia di un Vicario di Cristo. Citando spesso l’Antico Testamento, conclude affermando con forza: “Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire.” È anche la prima “udienza” pubblica multilingue, perché tutti miracolosamente riescono a capire. - Compie il primo miracolo in nome di Gesù: è la guarigione di uno storpio che chiede l'elemosina. - Ne segue il suo primo arresto, insieme a Giovanni, da parte dei Sacerdoti e dei Sadducei: vengono entrambi gettati in prigione, perché è già tardi e dovevano presentarsi davanti al Sinedrio solo l'indomani. Pietro allora, forte della sua fede, proclama ancora che ha guarito il paralitico solo nel nome di Gesù. I sinedriti ne sono sconcertati: ritengono Pietro e Giovanni uomini semplici, ma vedendo con quale autorità Pietro sa parlare, restano attoniti e più ancora per un fatto miracoloso inconfutabile. Decidono semplicemente di vietare a Pietro e Giovanni di prendere la parola e di insegnare in nome di Gesù, ma i due apostoli rifiutano di obbedire. Esaurito ogni argomento e sentendosi impotenti davanti all'entusiasmo della gente, i sinedriti lasciano andare gli apostoli. - Ancora la sua testimonianza con la vita e con la parola e una serie di miracoli, portano le autorità religiose a reagire più duramente: viene salvato da un angelo da una seconda detenzione. - Pietro e Giovanni si recano in Samaria attorno al 34-35, dove impongono le mani, perché il popolo riceva lo Spirito Santo. Qui a Simon Mago (il cui nome sarà legato al peccato di “simonia” o commercio dei sacramenti), Pietro fa comprendere che con il denaro non può acquistare il potere d'invocare lo Spirito Santo. - Fa ancora miracoli a Lidda e Giaffa sul litorale palestinese. Proprio a Giaffa avviene un fatto simbolico, dalle conseguenze importanti: mentre abita presso un conciatore di pelli ha una visione: vede una grande tovaglia su cui si trovano in gran quantità alimenti che la Legge di Mosè dichiarava impuri. Pietro viene invitato a mangiarli, e alle sue proteste una voce gli dice: “Ciò che Dio ha purificato tu non chiamarlo più profano”. Poco dopo Pietro viene chiamato presso un pagano, il centurione Cornelio, che a sua volta è stato spinto da una visione a convocarlo. E mentre Pietro gli parla, lo Spirito Santo cala sul centurione e 6 sui suoi compagni, come in una nuova Pentecoste. La dimostrazione che la salvezza è per tutti. - Nel 42 il re di Giudea Erode Agrippa I fa uccidere Giacomo, primo apostolo martirizzato e arrestare Pietro, che ancora in modo miracoloso riesce ad uscire di prigione. - Attorno al 44 è ad Antiochia quando, all'arrivo di alcuni Giudei provenienti da Gerusalemme, per timore si allontana dai pagani e si attiene alle prescrizioni mosaiche. Paolo gliene muove vivo rimprovero, poiché questo atteggiamento è contrario al pensiero cristiano, pur rendendogli omaggio come capo degli Apostoli. - Nel 49-50 è di nuovo a Gerusalemme, dove si tiene quello che viene considerato il primo Concilio della Chiesa. La questione del centurione Cornelio, il primo non circonciso (e quindi considerato impuro dall'Ebraismo) ad entrare nella comunità dei cristiani, aveva suscitato diverse polemiche tra le varie chiese, che sono ancora abbastanza autonome. La posta in gioco è fondamentale: per l'accesso alla nuova fede è sufficiente il Battesimo o è necessario il prerequisito della circoncisione? In termini più generali (e tutt'altro che trascurabili): il Cristianesimo può aprirsi all'ecumene o è limitato ai soli Ebrei? Paolo e Barnaba sono incaricati dai cristiani di origine ebraica di Antiochia di portare le loro istanze. Pietro, invece, è fautore della tesi ecumenica, che prevede l'universalità della vocazione cristiana per un'indifferenziata dispensa della Grazia. Alla fine, la tesi di Pietro prevale decisamente, solo attenuata e mediata da Giacomo che, essendo il responsabile della Chiesa cristiana di Gerusalemme, è a più stretto contatto con gli ambienti ebraici: accesso anche ai pagani, purché si adeguino a quelle norme e condizioni delle leggi ebraiche riconosciute ed applicate anche dai cristiano-giudaici (non cibarsi della carne offerta nei sacrifici, divieto di matrimonio fra parenti, non mangiare animali morti per soffocamento, ecc.). Il Concilio di Gerusalemme è l'ultima apparizione di Pietro nel libro degli Atti. - Probabilmente per sette anni vive ad Antiochia e vi fonda la Chiesa. Da qui parte una lettera (la prima Enciclica della storia) “Ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadòcia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per obbedire a Gesù Cristo e per essere aspersi del suo sangue: grazia e pace a voi in abbondanza.” Egli ricorda a quei primi cristiani cose che sarebbero andate bene per tutti i secoli: “Come figli obbedienti, non conformatevi ai desideri d'un tempo, quando eravate nell'ignoranza, ma ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo. E se pregando chiamate Padre colui che senza riguardi personali giudica ciascuno secondo le sue opere, comportatevi con timore nel tempo del vostro pellegrinaggio.” La lettera poi dà le prime indicazioni su come il cristiano deve comportarsi coi pagani, verso l’autorità, verso i padroni esigenti, in famiglia: umiltà e sottomissione sono le due parole chiave. Il fatto che sia scritta in un greco forbito, fa pensare che difficilmente sia farina del solo Pietro. Una seconda lettera, scritta in lingua greca antica nella prima metà del II secolo, tra il 100 e il 160, non è di Pietro, ma di un autore che conosceva sia la Prima lettera di Pietro che la Lettera di Giuda. Lo scopo della lettera è quello di mettere in guardia i suoi lettori contro i falsi dottori e di calmare l'inquietudine causata dal ritardo della parusia di Gesù. - Probabilmente si reca anche a Corinto, poiché Paolo vi segnala dei partigiani di Pietro. Anche in questo caso una testimonianza del II secolo li individua entrambi come fondatori della chiesa locale. Le tradizioni agiografiche parlano di un successivo e definitivo viaggio verso Roma. In questo caso, l'Apostolo lo si considera sbarcato sulle coste pugliesi, seguendo le antiche rotte romane. Le città nella Puglia che vantano la fondazione petrina delle proprie Diocesi sono Otranto, Leuca e Taranto. 7

- Secondo Lattanzio, Pietro arriva a Roma quando già Nerone era salito al trono, dunque dopo il 54. Ma quel che stupisce è la mancanza di riferimenti a Pietro negli Atti degli Apostoli (che narrano anche la permanenza di Paolo a Roma) e nelle lettere ai Colossesi e a Filemone, nelle quali Paolo ringrazia i compagni che lo sostengono a Roma. - Antiche tradizioni lo fanno ospite nella casa del senatore Pudente (sulla quale oggi sorge la chiesa di Santa Pudenziana, sua figlia, dove è conservata la tavola sulla quale l'apostolo avrebbe celebrato l'Eucaristia) e nella casa, sull'Aventino, di Aquila e Priscilla (sui cui resti è stata edificata la chiesa di Santa Prisca). Anche l'attuale basilica di San Sebastiano è venerata da tempi antichissimi come Domus Petri. - Pietro viene dunque arrestato a seguito della persecuzione neroniana e secondo antiche tradizioni rinchiuso, insieme con Paolo, all'interno del Carcere Mamertino (dove poi sorgerà la chiesa di San Pietro in Carcere). Fuggito, Pietro si dirige verso la via Appia, ferito per la stretta delle catene. Nei pressi delle terme di Caracalla, secondo la tradizione, avrebbe perso la fascia che gli stringeva una gamba, oggi custodita nella Chiesa dei Santi Nereo e Achilleo, detta appunto "in fasciola". Anche in questa versione ricorre l'episodio relativo all'incontro lungo la via Appia con il Maestro, che lo invita a tornare a Roma per morirvi martire (Quo vadis?). - Catturato nuovamente dai soldati dell'Imperatore, viene crocifisso, secondo la tradizione trasmessa da Girolamo, Tertulliano, Eusebio ed Origene, a testa in giù per sua stessa richiesta fra il 64, anno dell'incendio di Roma e dell'inizio della persecuzione anti-cristiana di Nerone, e il 67, benché l'autenticità di tale evento sia ancora oggi fonte di grande dibattito fra gli studiosi della Bibbia. - In mancanza di testimonianze documentate sulla data della morte di Pietro, la tradizione l'ha fissata al 29 giugno. Si tratta in realtà di uno dei più antichi esempi di trasposizione di una festa pagana in cristiana: in quel giorno infatti si celebrava la festa di Romolo e Remo, che i cristiani trasformeranno nella solennità dei due apostoli, quali fondatori di una "nuova Roma", quella cristiana appunto. Con una serie di valide argomentazioni l'archeologa Margherita Guarducci giunse alla conclusione che il martirio dell'apostolo avvenne il 13 ottobre 64. - Testimonianze apocrife individuano il luogo della crocifissione di Pietro nei pressi dell'obelisco del circo di Nerone (quello che anticamente si trovava all'esterno dell'attuale sagrestia della Basilica ed ora è situato al centro di Piazza San Pietro).

Lino (67-76/79)

- Il suo vero nome è Fabio Quintilio. Di lui si sa molto poco. Forse toscano, forse figlio di un certo Herculanus. Arrivato a Roma, si converte e conosce San Paolo, nella cui seconda lettera a Timoteo scrive: “Ti salutano Tubulo, Pudente, Lino, Claudia e tutti i fratelli”. Inoltre pare che sostituisca Pietro nei periodi di assenza. - Su indicazione di Pietro, Lino prescrive alle donne di entrare in chiesa con il capo coperto, facendo riferimento a chiari insegnamenti biblici come si trovano nella Prima Lettera ai Corinzi. - Introduce nel Canone della Messa la parte detta “Communicantes” e aggiunge alla veste, come simbolo dell'autorità papale, il pallio, una striscia di lana bianca a croci nere, tuttora in uso. - Durante il suo Pontificato avrebbe proceduto a due ordinazioni per un totale di quindici Vescovi e diciotto presbiteri. - La tradizione dice che Lino muore martire, ma non ci sono tracce di culto nei suoi confronti nei primi secoli. 8

- Sarebbe stato sepolto nel cimitero vaticano, il 23 settembre del 79.

Cleto o Anacleto (79-92)

- Solo nel 1947 si è arrivati ad affermare che Cleto ed Anacleto sono la stessa persona, come già si riconosceva nei primi secoli, anche se a volte, veniva posto prima Clemente. Comunque oggi nessun critico dubita che Cleto, Anacleto e Anèncleto siano la stessa persona. Anacleto è infatti la forma latina di Anèncleto, mentre Cleto è un diminutivo (più cristiano) di Anèncleto. - Nato probabilmente ad Atene, durante il suo Pontificato avviene la tragedia della distruzione di Pompei, che i cristiani di allora vedono come un annuncio della fine del mondo. - Al contrario l’inaugurazione dell'anfiteatro Flavio e, nell'85, dello stadio Domiziano, che corrisponde all'attuale piazza Navona, vengono interpretati come una sorta di trionfo del paganesimo. - Ordina in tutto 25 sacerdoti, ai quali avrebbe imposto la tonsura (pratica rimasta in vigore per diversi secoli), - Probabilmente non muore martire (come scritto poi posteriormente) e viene sepolto presso la Tomba di Pietro.

Clemente I (92-97)

- Clemente (Clemens Romanus), il cui nome è il primo che sarà poi ripreso nei secoli da altri importanti Pontefici, è romano, considerato santo anche dagli Ortodossi e Padre della Chiesa. Da Tertulliano sappiamo che forse è stato ordinato da San Pietro in persona, ma il problema è che l’elenco dei primi Papi ha avuto diverse traversie e non siamo certi di nulla nei suoi riguardi. - C’è chi afferma che è il Clemente citato nella Lettera ai Filippesi di San Paolo, nel XIX secolo invece diventa un Clemente console, martirizzato da suo cugino, l'imperatore Domiziano, alla fine del consolato. Più probabile che sia un liberto o figlio di un liberto della famiglia imperiale, che ne includeva migliaia o decine di migliaia. Negli Atti dei santi Nereo e Achilleo, Papa Clemente è rappresentato come suo figlio, ma in questo caso sarebbe stato troppo giovane per poter aver conosciuto gli Apostoli. - Siccome tendenzialmente si data la sua morte attorno al 100, visto che il successore Evaristo prende il suo posto come Vescovo di Roma nel 97, all'epoca dell'esilio ordinato da Traiano, si tratterebbe della prima rinuncia all'ufficio di romano pontefice di un Papa, sebbene dovuta a cause di forza maggiore. - Della sua vita e della morte non sappiamo praticamente niente, ma ci sono narrazioni, che lo vedono addirittura finire in Crimea, dove, secondo la leggenda miracolistica, avrebbe dissetato 2000 persone. Molta gente di quel paese si sarebbe convertita e vi avrebbe fatto edificare 75 chiese. Traiano, per tutta risposta, ordina che Clemente sia gettato in mare con un'ancora di ferro al collo. Quando, intorno all'868, San Cirillo, in Crimea per evangelizzare i popoli slavi, troverà in un tumulo (non in una tomba subacquea) delle ossa ed un'ancora, immediatamente penserà che queste siano le reliquie di Clemente. Trasportate a Roma da Cirillo stesso, saranno deposte da Adriano II, insieme a quelle di Ignazio di Antiochia, sotto l'altare maggiore della Basilica inferiore di San Clemente. - A lui comunque è attribuita la cosiddetta “Prima lettera di Clemente”, indirizzata alla Chiesa di Corinto e con la quale risponde ad una richiesta di dirimere una questione 9 originatasi dalla ribellione di alcuni fedeli, i quali avevano destituito i loro presbiteri e nominati altri. Clemente esorta i membri della Chiesa corinzia alla concordia, biasimando i personalismi e le ambizioni dei singoli. Questa lettera è di grande importanza, poiché attesta che già a quei tempi la Chiesa di Roma godeva di una particolare autorità rispetto alle altre comunità cristiane, dato che Corinto, Chiesa fra le prime fondate, si rivolge a quella di Roma per dirimere una questione interna. - Molti scritti sono invece stati falsamente attribuiti a questo Papa.

Evaristo (97-105)

- Secondo la tradizione, nasce in Palestina, a Betlemme, da una famiglia ebraica ellenizzante e si sarebbe convertito al Cristianesimo a Roma, reggendo la Diocesi romana in sostituzione di Clemente I, esiliato, come abbiamo visto, nel Chersoneso Taurico (l’attuale Crimea), al tempo della persecuzione dell'Imperatore Domiziano o, più probabilmente, di Traiano. - Divide Roma in sette diaconiae, o tituli, luoghi resi santi dal martirio dei cristiani, successivamente destinati ad accogliere l'edificazione di una chiesa in loro memoria (gli antenati delle moderne parrocchie). - Ordina che sette diaconi assistano alle omelie del Vescovo, a testimonianza della sua ortodossia, e inizia la pratica della benedizione pubblica dopo la celebrazione del matrimonio civile. Ma questa attribuzione da parte del Liber Pontificalis è sicuramente errata, perché ciò averrà molto più avanti. - Non è provato il suo martirio. Viene sepolto presso la Tomba di Pietro, anche se un'altra tradizione lo dice sepolto nella chiesa di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta a Napoli. È venerato anch’egli come santo.

Alessandro I (105-115)

- Romano di nascita, è Vescovo di Roma sotto Traiano. Non ha neppure 30 anni quando viene eletto dai Vescovi che si trovano a Roma su indicazione dei presbiteri e dei diaconi della città. Se è così, sarebbe il primo Papa non scelto dal predecessore. - Introduce l'uso di benedire con acqua e sale le case dei cristiani per preservarle dal maligno. - Gli si attribuisce l’uso per la prima volta della formule della consacrazione, che inizia con “Qui Pridie” - Muore forse martire, decapitato sulla Via Nomentana, a Roma, il 3 maggio 115. È venerato come santo solo in alcuni luoghi.

Sisto I (117-126)

- Anch’egli romano, il suo vero nome, Xystus, probabilmente di origine greca, sarà poi mutato in Sistus, in riferimento al fatto che era stato il sesto successore di Pietro e da allora diversi Pontefici prenderanno questo nome. - Governa sotto l’Imperatore Adriano; tra le decisione a lui attribuite, il divieto a tutti, ad eccezione dei ministri del culto, di toccare il calice e la patena durante la Consacrazione. Inoltre, dopo il Prefazio nella Messa il sacerdote deve recitare il Sanctus con l'assemblea. - I Vescovi che si sono recati presso la Santa Sede, al loro ritorno nella Diocesi, devono presentarsi con una lettera apostolica, che conferma la loro piena comunione con il Soglio di Pietro 10

- Gli sono attribuite due lettere, sulla dottrina della Trinità e sul primato del Vescovo di Roma, che sono considerate apocrife - Alla sua morte, il suo corpo viene inumato nella Necropoli Vaticana. È venerato come santo.

Telesforo (127-137)

- Calabrese dell’attuale Terranova da Sibari, prima di giungere a Roma, avrebbe vissuto da anacoreta, per un lungo periodo in Palestina ed in Egitto, forse eremita sul Monte Carmelo: per questo motivo i carmelitani lo annoverano tra i loro santi. Il suo Pontificato si svolge sotto gli Imperatori Adriano ed Antonino Pio. - Combatte la Gnosi, poiché ritiene che possa indirizzare la religione verso un misticismo lontano dalla realtà, in quanto per gli gnostici Dio è completamente separato dall'uomo. - Stando sempre al Liber Pontificalis, si deve a lui l’istituzione della Messa di mezzanotte, della liturgia dell'aurora e di quella della terza ora a Natale, la decisione di celebrare la Pasqua di domenica, quella sul digiuno durante la Quaresima e forse la composizione del canto del “Gloria in excelsis Deo”. - Probabilmente morto martire, viene sepolto nella Necropoli Vaticana, accanto ai suoi predecessori. - È celebrato come santo anche dagli ortodossi.

Igino (138-142)

- Filosofo di origini ateniesi, pare si debba a lui la distinzione degli incarichi tra presbiteri e diaconi, oltre all’istituzione della figura del padrino e della madrina nel Battesimo e del suddiaconato. - Durante il suo breve Pontificato, giunge a Roma dall’Egitto attorno al 140 il teologo e predicatore Valentino, seguace ad Alessandria di un certo Teudas, che si proclama diretto discepolo di Paolo di Tarso e che pretende di aver appreso da Paolo le rivelazioni segrete fatte all'Apostolo direttamente dal Cristo. I Valentiniani cercano di risolvere l'eterno dilemma: se il mondo è stato creato da Dio, da dove viene il male? Se Egli non ha creato il male come lo si può considerare unico Creatore delle cose? Da quel poco che abbiamo, si può immaginare che la sua dottrina sia una fusione sincretica di elementi neoplatonici, giudaizzanti, cristiani e gnostici di derivazione sethiana ed encratita. I frammenti di cui siamo in possesso parlano soprattutto della Redenzione operata dal Cristo e del destino privilegiato dei cosiddetti uomini spirituali, ossia tutti quelli che conservavano nel loro corpo il seme divino. - Predica a Roma anche un certo Cerdone, un altro gnostico, che dopo aver confessato i suoi errori e abiurato l'eresia, verrà riammesso in seno alla Chiesa, salvo poi esserne nuovamente espulso per esservi ricaduto. - Il Pontificato di Igino si colloca durante la costruzione del mausoleo di Adriano (il futuro Castel Sant'Angelo). - Secondo un'antica tradizione muore durante la persecuzione dell'Imperatore Antonino Pio, ma non ci sono prove del suo martirio. Viene sepolto vicino a San Pietro.

Pio I (142-154)

- Viene fatto nascere dalla tradizione ad Aquileia, figlio di Rufino, fratello di Pastore, ma è probabilmente un errore posteriore. Secondo quanto scritto nel Catalogo Liberiano e 11 confermato dal Canone muratoriano - copia di un originale greco risalente al 170 - Pio sarebbe stato fratello di Hermas, l'autore del “Pastore di Erma”, testo paleocristiano di genere apocalittico, in cui si chiede ai fedeli di pentirsi dei peccati, che hanno danneggiato la Chiesa. - Della sua vita prima della proclamazione a Papa, avvenuta dopo tre giorni di digiuni e preghiere, si sa nulla. - Lotta contro Gnostici ed altri eretici (Valentino, Cerdone e Marcione) presenti a Roma con diversi seguaci. Contro di loro si fa aiutare da san Giustino, uno dei più grandi predicatori dell'epoca, che continuerà il suo servizio anche sotto il Pontificato di Papa Aniceto. - Prescrive che gli appartenenti a sette giudaiche, che si siano convertiti al Cristianesimo, debbano essere accolti dalle comunità cristiane e battezzati. Come, non si sa, ma forse anche queste decisioni sono posteriori. - Stabilisce che la Pasqua debba essere celebrata la prima domenica successiva al plenilunio di primavera, per distinguerla dalla Pasqua ebraica, che si celebrava il giorno del plenilunio. - Avrebbe proceduto, in cinque ordinazioni, alla consacrazione di diciannove presbiteri, ventuno diaconi e dodici Vescovi. - Una tradizione più tarda assegna a Pio I il merito della fondazione di due chiese, il titulus Pudentis (la Basilica di Santa Pudenziana) ed il titulus Praxedis (la Basilica di Santa Prassede). - Secondo la tradizione viene martirizzato nella città di Roma; sembra, tuttavia, che non ci siano sufficienti prove per questa affermazione, anche perché nel periodo del suo Pontificato sotto il tollerante Imperatore Antonino Pio non risultano persecuzioni di cristiani. - L'unico dato cronologico di cui siamo in possesso per stabilire la durata del suo regno è l'anno di morte di Policarpo di Smirne, che, con un certo grado di sicurezza, può essere il 155 o il 156. Nella sua visita a Roma, l'anno precedente alla sua morte, Policarpo trova come Vescovo di Roma papa Aniceto, il successore di Pio; di conseguenza, Pio dovrebbe essere morto verso il 154. - Viene sepolto vicino alla Tomba di Pietro. Solo nel IX secolo viene inserito in un Martirologio.

Aniceto (154-166)

- Dice la tradizione che Aniceto o Anicito, sia nato in Siria da un legionario originario addirittura dell’attuale Canton Ticino. A Roma arriva forse dopo essere stato cacciato dalla Chiesa d'Oriente, quale eretico, visto che si era opposto al movimento gnostico. - Secondo il solito Liber Pontificalis, sembra che a lui si debba il divieto ai sacerdoti di portare i capelli lunghi, in nome di una moralità degli ecclesiastici, che doveva anche essere visibile. - Sotto il suo Pontificato, giunge a Roma Policarpo di Smirne, l'ultimo dei discepoli degli Apostoli, all'età di 80 anni. La visita di Policarpo è dovuta alla controversia sulla data in cui celebrare la Pasqua. Policarpo e la sua Chiesa di Smirne celebrano la Pasqua nel quattordicesimo giorno del mese di Nisan, come gli Ebrei, indipendentemente dal giorno della settimana, mentre secondo la Chiesa Romana bisogna celebrare la Pasqua di domenica. Policarpo, che si rifà ad una tradizione iniziata dall’apostolo Giovanni, ed Aniceto non si accordano su una data comune, ma si lasciano in buoni rapporti, evitando quindi un doloroso scisma tra la Chiesa Romana e quella Greca, benché ciascuna adotti

12 una propria liturgia. Pare addirittura che Aniceto abbia ceduto in chiesa la presidenza dell'eucaristia a Policarpo. - Lotta contro eresie e filosofie contrarie alla fede apostolica, tra cui il Montanismo, che porta ad un'ascesi estrema e fa tenere ai suoi appartenenti dei comportamenti antisociali, che irritano pericolosamente la componente non cristiana di Roma e quindi i governanti, che non riescono certo a distinguere gli eretici dai veri cristiani, mandando salomonicamente a morte tutti, Vescovi compresi. - Anche Aniceto sarebbe morto martire, nell’aprile 166, ma non sappiamo le modalità, tant’è che viene escluso nel 1969 dal Calendarium Romanum. Pare non plausibile che sia il primo Vescovo di Roma ad essere sepolto nelle Catacombe dette di San Callisto. Nel 1604 il suo corpo verrà traslato nella cappella di Palazzo Altemps, oggi museo.

Sotero (166-174)

- Il nome significa “Salvatore”, è chiaramente di origine greca, come la sua famiglia immigrata a Fondi, nel Lazio. - Indice una raccolta di denaro da inviare per le necessità della Chiesa di Corinto, in particolare per i poveri e per i cristiani mandati ai lavori forzati, e come prova, ci è giunta la lettera di ringraziamento di Dionisio (o Dionigi), Vescovo di Corinto. Questo ci indica come la Chiesa di Roma, già nel II secolo, abbia un ruolo di garante sulle altre, tanto da preoccuparsi in caso di difficoltà. Scrive infatti Dionigi: “Fin dall'inizio della religione voi introduceste l'usanza di riempire di vari benefici i vostri fratelli e di inviare i necessari aiuti alle molte chiese sparse nelle singole città. Voi così venite incontro alla povertà dei miseri e offrite il necessario ai fratelli che lavorano nelle miniere, mantenendo vivo il tradizionale spirito di grandezza dei vostri antenati. Il Vescovo Sotero non solo ha mantenuto questa abitudine, ma l'ha accresciuta somministrando ampie elemosine, consolando gli afflitti suoi fratelli con la parola e trattandoli come un padre”. Interessante come Sotero venga ancora chiamato semplicemente “Vescovo”. - Ancora una volta la rigidità dei Montanisti porta l’Imperatore Marco Aurelio a scatenare una persecuzione generalizzata sui Cristiani. - Sotero dichiara che il matrimonio è valido solo come sacramento benedetto da un sacerdote. - Conferma il divieto alle donne di toccare patena e calice e di bruciare incenso durante le cerimonie. Ma questo potrebbe rivelarci anche che, fin dai primissimi tempi, la diaconessa era una figura presente nell'ordinamento ecclesiastico, con compiti ben definiti. - Non ci sono prove di un martirio, viene sepolto nelle Tombe di San Callisto oppure vicino a San Pietro. Oggi i suoi presunti resti si trovano nella Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti. Eleuterio (175-189)

- Ancora un Papa dal nome greco, proveniente dalla Penisola Balcanica, forse un liberto (il nome significa “uomo libero”). Diacono di Papa Aniceto, era presente all’incontro con Policarpo. - Durante il suo Pontificato l'eresia montanista giunge al suo culmine, tanto che, allo scopo di presentare le differenze tra cristiani e montanisti, i primi scrivono ben 4 apologie. Nonostante ciò, nel 177 si scatena ugualmente in maniera feroce la persecuzione di Marco Aurelio. In questo periodo vengono uccisi diversi cristiani a Lione, compreso il Vescovo Potino, mentre a Roma viene uccisa Santa Cecilia.

13

- Avrebbe riconfermato che i cristiani non devono rifiutare nessun cibo e ordinato dodici presbiteri, otto diaconi e quindici Vescovi. - Morto Marco Aurelio, col più moderato Commodo i cristiani riescono ad affrontare con più calma il problema dell’eresia montanista, contro la quale Eleuterio sembra un po’ indeciso o forse solo diplomatico. - Non ci sono notizie sicure di martirio, per cui nel 1969 il suo nome è stato tolto dal Calendarium Romanum. Dopo la sua morte viene sepolto vicino alla Tomba di Pietro.

Vittore I (189-199)

- Figlio di un certo Felice, pare che sia nato in Nord Africa e sia di etnia berbera. - Governa durante i regni di Commodo e Settimio Severo, in un periodo di pausa delle persecuzioni. - Si racconta che la futura moglie di Commodo, Marcia, forse cristiana, abbia convocato Vittore per redigere una lista di cristiani da far tornare dalla condanna ai lavori forzati nelle miniere sarde (ad metalla). Per la prima volta, quindi, l'Impero Romano scende a patti con la Chiesa ed il Vescovo di Roma in tema di persecuzioni. Oltretutto facendo da tramite una donna. - Il Cristianesimo fa grandi passi avanti a Roma e trova proseliti fra le famiglie ricche e nobili. I cristiani ricevono incarichi, lo stesso figlio di Settimio Severo, Caracalla, pare abbia una balia cristiana. - Le divisioni nella Chiesa si acuiscono sul problema della celebrazione della Pasqua. Così il Vescovo di Roma, al pari di altri dell’Impero, convoca il Primo Sinodo romano della storia sul problema della festa pasquale: fa appello ai Vescovi della Provincia d'Asia, affinché abbandonino il loro costume (ovvero l’uso della stessa data degli Ebrei) ed accettino la pratica di celebrare la Pasqua sempre di domenica. Se non ottempereranno, non saranno più in comunione con la Chiesa di Roma. Insomma, siamo alla prima minaccia di scomunica della storia e per questo pare che alcuni Vescovi lo abbiano criticato per tanta durezza, esortandolo a mantenere pace ed unità con i Vescovi asiatici, e ad intrattenere rapporti amichevoli con loro. Ireneo di Lione gli ricorda anche che i suoi predecessori avevano sempre mantenuto l'osservanza della domenica di Pasqua, come era giusto, ma non avevano interrotto le relazioni amichevoli e la comunione con i Vescovi asiatici solo perché questi seguivano un altro costume. - È il primo Papa dalla scomunica facile: la condanna colpisce il prete Florino, diventato gnostico (Vittore scrive due trattati contro questa eresia) e Blasto, sostenitore della data pasquale “all’ebraica”. - Condanna anche una nuova eresia: Cristo è soltanto un uomo illuminato dallo Spirito Santo con dei poteri sovrannaturali (adozionismo). Anche in questo caso, il fondatore Teodato di Bisanzio, un venditore di pellame, viene scomunicato. - San Gerolamo sostiene che Vittore I sia stato il primo scrittore in latino della Chiesa, visto che finora era d’uso il greco. - Vittore, nonostante il periodo di pace che vive la Chiesa, pare che patisca il martirio sotto Settimio Severo (ma non tutti gli autori concordano e per questo nel 1969 il suo nome è stato tolto dal Calendarium Romanum) e viene sepolto vicino alla Tomba di Pietro. Alcune sue reliquie sono ora conservate presso l'altare maggiore della Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti.

14

CAPITOLO 2

DAL 199 AL 304

Il terzo secolo dell’Era Cristiana è quanto mai oscuro riguardo ai Vescovi di Roma, di alcuni dei quali sappiamo solo il nome e il luogo della sepoltura. Si succedono nel contempo Imperatori che fanno il bello e il cattivo tempo. Quando è “bello”, ecco allora che la comunità cristiana ha l’opportunità di crescere di numero ed autorevolezza e di potersi dedicare ai non pochi problemi interni che già la travagliano. Questioni dottrinali, eresie orientali che si impiantano a Roma, raggruppando attorno a sé fedeli e pure Vescovi, col triste scenario, consueto purtroppo nella nostra storia, di condanne reciproche e parole grosse. Bastava poi però l’Imperatore psicotico di turno oppure tentato a far tornare i fasti antichi, nella speranza di riportare con le buone o con le cattive il popolo verso divinità ormai accantonate, a far ricadere sui poveri cristiani accuse assurde. Ecco allora che il sangue versato accumunava per un attimo tutti. Tutti quelli che avevano il coraggio di perdere la vita, perché alcuni (molti, pochi?) se la cavavano invece “all’italiana”, magari senza buttare incenso davanti a Zeus, ma solo falsificando o comprando un certificato di “bravo pagano”. E qui altre discussioni se essere misericordiosi o sbattere la porta in faccia per sempre a questi lapsi e libellisti. I Papi di solito erano per perdonare, dopo una penitenza, ma altri, pure loro futuri “santi”, chiedevano la linea dura. Chiudiamo la rassegna di questo capitolo, che racconta di brevi Pontificati di Vescovi di Roma dai nomi più strani, con la crisi provocata dalla dura persecuzione del balcanico Diocleziano, che porta (forse) un Papa a cercare sotterfugi per salvare la pelle e ad anni di sede vacante prima di avere ancora la forza di andare avanti.

Zefirino (199-217)

- Papa Zefirino o Zefferino o Geferino o Severino, introduce la Chiesa nel III secolo dell’Era Cristiana. Sant'Ippolito di Roma ci informa che è un uomo semplice e privo d'istruzione. - È il primo Papa, del cui “segretario” si conosce l’identità. Segretario che poi, secondo una tradizione millenaria, diventerà pure lui Papa. Si tratta di Callisto, originario di Anzio. Il Papa lo nomina Diacono e lo incarica dell'amministrazione dei luoghi di culto, che ora la Chiesa può vantare come proprietà privata, e della supervisione del “coemeterium”: ci sono infatti prove che durante il suo Pontificato la comunità cristiana romana diventa proprietaria anche di un luogo comune di sepoltura sulla Via Appia. - Il nuovo secolo si apre purtroppo con una persecuzione, scaturita, pare, per il rifiuto della comunità cristiana di partecipare alle cerimonie, che erano state istituite per la celebrazione del decennale dell'ascesa al trono dell'Imperatore. Settimio Severo, convinto assertore della religione politeistica e marito di Giulia Domna, di un antico casato sacerdotale della storica città siriana di Emesa, dove veniva praticato il culto al "dio sole", emana decreti anticristiani, che impediscono la conversione al Cristianesimo a pena di sanzioni severissime, che saranno attenuate o abolite solo quando, l'anno successivo, si

15 giungerà ad un compromesso in base al quale i cristiani avrebbero partecipato alle sole cerimonie non in contrasto con i loro principi antipagani. - Eusebio di Cesarea ci racconta della richiesta di perdono (dopo un sogno) di un certo Natalio, consacrato Vescovo dal capo della setta scomunicata fondata da Teodoto di Bisanzio. Questi si cosparge il capo di ceneri e si getta piangente ai piedi di Zefirino. Confessa il suo errore, implorando ed ottenendo di tornare in comunione con la Chiesa. - È un tempo in cui a Roma domina una grande confusione teologica: ci sono i Montanisti, cui risponde un certo Caio, che a sua volta però rifiuta l'Apocalisse di Giovanni, che considera opera dello gnostico Cerinto; c’è Ippolito, il più importante teologo fra i presbiteri romani di questo periodo, che insegna che il Logos Divino si fece uomo in Cristo, che si differenzia in ogni cosa da Dio e che è l'intermediario tra Dio ed il mondo delle creature. Il Papa, in questo caos, tiene la barra dritta: riconosce un solo Dio, e questo è il "Signore Gesù Cristo"; è morto il Figlio, non il Padre, e questa è la dottrina della Chiesa. Non accetta però di emanare un dogma, in cui si decreti che la persona di Cristo è diversa da quella del Padre - Ippolito è sempre più irritato ed adirato contro il Papa e, soprattutto, contro il Diacono Callisto che, come suo consigliere, ritiene responsabile della posizione assunta. Quando, dopo la morte di Zefirino, Callisto sarà eletto Vescovo di Roma, Ippolito si allontanerà dalla Chiesa e, insieme ai suoi seguaci, provocherà il primo scisma, facendosi consacrare a sua volta Vescovo di Roma e divenendo così il primo Antipapa. - A Zefirino si deve la volontà di organizzare i cimiteri cristiani, che vengono spostati dalla Via Salaria alla Via Appia, dove già esistevano quelli di Pretestato e Domitilla. - Muore il 20 dicembre 217 e viene sepolto nella Cella Trichora dei Santi Sisto e Cecilia nel cimitero di Callisto sulla via Appia.

Callisto I (217-222)

- Diacono collaboratore di Zefirino, su di lui abbiamo notizie negative ( “uomo industrioso per il male e pieno di risorse per l'errore" ), perché la fonte è quell’Ippolito, che non lo poteva vedere. Schiavo poco fedele al padrone, fuggiasco e poi mandato in Sardegna in miniera, una volta libero, arriva a Roma dove apre un banco, che fallisce per la crisi inflazionistica del II secolo. - La sua elezione provoca lo scisma di Ippolito (primo Antipapa, ma considerato martire e santo), che rimprovera a Callisto la sua origine servile, la sua arrendevolezza nei confronti dei lapsi e la sua dottrina sulla Trinità. - L’Editto con cui il Papa garantisce la Comunione, dopo la giusta penitenza, a coloro che hanno commesso adulterio e fornicazione, provoca una dura reazione da parte del montanista Tertulliano e di Ippolito, il quale chiama i suoi fedeli “Chiesa”, mentre "Scuola di Callisto" i cristiani che seguono il Papa. - Ippolito critica pure il fatto che Callisto non faccia compiere atti di pubblica penitenza per i peccati commessi fuori dalla Chiesa ai convertiti dalle eresie. In più il Papa continua ad ammettere nella sua "scuola" quelli che Ippolito aveva scomunicato. - Callisto I dichiara che un peccato mortale non è ("sempre", si può aggiungere) una ragione sufficiente per deporre un Vescovo. Tertulliano, invece, parla con ripugnanza dei Vescovi che si sono sposati più di una volta, e Ippolito addita Callisto come il primo a permettere queste cose, in contrasto con gli insegnamenti di San Paolo. - Concede al basso clero di sposarsi e alle nobili di sposare persone di basso rango e schiavi, cosa vietata dalla legge romana. Non si capisce come mai i critici lo accusino di provocare così degli infanticidi. 16

- Insiste sulla differenza tra la legge ecclesiastica e la legge civile sui matrimoni - A lui è attribuita erroneamente la costruzione di Santa Maria in Trastevere. Più probabile la Basilica di San Callisto. - Papa ingiustamente accusato da propugnatori di eresie più o meno gravi, in realtà è fedelissimo alla dottrina trinitaria dell'ortodossia cattolica. - Viene martirizzato attorno al 222, forse durante una sollevazione popolare. È sepolto nella Catacomba di Calepodio sulla via Aurelia. Nel 790 Adriano I farà traslare le sue reliquie nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. Gregorio IV ritroverà il suo corpo e quello di San Calepodio sotto l'ingresso della Basilica e li farà deporre sotto l'altare maggiore.

Urbano I (222-230)

- Si sa molto poco di certo di questo Pontefice, probabilmente campano, il cui nome sarà scelto da diversi Papi famosi. - A parte la presenza a Roma della comunità antagonista guidata da Ippolito, non sappiamo altro. - Di sicuro vive un Pontificato piuttosto tranquillo, perché la famiglia imperiale, grazie alla stessa madre dell'Imperatore, accetta al suo interno i riti cristiani. Alessandro Severo è favorevole a tutte le religioni e quindi protegge anche il Cristianesimo. Sua madre, Giulia Mamea, è amica del teologo alessandrino Origene Adamantio, che aveva conosciuto ad Antiochia di Siria. - Pare che l’Imperatore difenda i Cristiani romani anche in una disputa legale tra il Papa e dei tavernai sulla proprietà di un appezzamento di terreno, dove era stato ucciso Callisto I e dove poi sarebbe sorta la Basilica di Santa Maria in Trastevere. - Non abbiamo notizie sicure su suoi scritti o interventi. Neanche sulla morte sappiamo qualcosa di preciso, forse sepolto nelle catacombe di Pretestato sulla Via Appia.

Ponziano (230-235)

- Secondo il “Catalogo Liberiano dei Papi”, Ponziano è romano, eletto il 21 luglio 230. - Durante i cinque anni del suo breve Pontificato, si chiude con una riconciliazione lo scisma con Ippolito, accomunati dalle catene. Infatti, dopo anni di tranquillità per la comunità cristiana, nel 235, durante il regno di Massimino Trace, inizia una persecuzione diretta principalmente contro i capi della Chiesa. Una delle prime vittime è Ponziano, che viene deportato insieme ad Ippolito in Sardegna (ad metalla), nell'isola di Molara. - A questo punto il 28 settembre del 235 Ponziano si dimette per permettere l’elezione di un nuovo Vescovo di Roma. - Finisce i suoi giorni in prigionia a causa delle privazioni e del trattamento disumano che deve subire, circa un mese dopo l'abdicazione. Verrà sepolto nella cripta papale delle Catacombe di Callisto. Il suo epitaffio originale sarà rinvenuto nella cripta di Santa Cecilia, vicino alla cripta papale, nel 1909.

Antero (235-236)

- Primo caso di un Pontificato di pochi giorni. Eletto al posto di Ponziano in prigionia, Antero governa per poco più di un mese. - Forse calabrese di nascita, con molta probabilità muore martire sotto l'Imperatore Massimino Trace per aver fatto raccogliere gli Atti dei martiri da alcuni notai e poi averli 17 fatti depositare negli archivi della Chiesa di Roma. Viene sepolto nella famosa "cripta papale" del cimitero di San Callisto a Roma.

Fabiano (236-250)

- Eusebio ci racconta che i cristiani, riuniti a Roma per eleggere il nuovo Vescovo, mentre esaminano i nomi di molti personaggi nobili ed illustri, vedono una colomba posarsi sulla testa di Fabiano, un contadino che si trova per caso in città. Avendo ben presente la scena del Battesimo di Gesù, la scelta cade su di lui. - Sappiamo poco di Fabiano, che ha iniziato il suo ministero sotto gli imperatori Gordiano III (morto sui vent’anni) e Filippo, detto l’Arabo per le sue origini. Una parentesi pacifica, che vede anche feste solenni per i mille anni della città di Roma, nel 248. - A lui si attribuisce la divisione di Roma in sette distretti, ognuno supervisionato da un Diacono. - Nomina anche sette Sottodiaconi, per raccogliere, insieme ad altri notai, gli Atti dei martiri, cioè gli atti delle corti che li giudicarono nei loro processi. - Fa riesumare il corpo di Papa Ponziano dalla Sardegna e lo fa traslare nelle catacombe di San Callisto a Roma. - Forse inventa la figura del Cardinale, dal latino incardinatus (nella "diaconia"), una sorta di ministro incaricato della trattazione di particolari problematiche scelto tra i sacerdoti del clero, che ne hanno più titolo e merito. - Gli si attribuisce anche l’istituzione dei quattro Ordini minori (ovvero i vari ministeri ecclesiastici che non comportano una vera e propria ordinazione sacramentale, ma conferiscono comunque lo status di chierico a chi li riceve). - Nel 249 sale al trono Decio, il quale si illude di tornare agli antichi fasti, riesumando l'antica religione romana, anche se per sole ragioni politiche. Per questo motivo l'Imperatore pubblica l'”Editto del libellus”, in base al quale ogni famiglia dovrà proclamare solennemente e pubblicamente, attraverso un sacrificio, la sua devozione alle divinità pagane, ricevendone quindi il "libellus", una sorta di certificato, che attesta la sua qualità di seguace degli antichi culti dello Stato e quindi la sua appartenenza a Roma. I cristiani insorgono, ma non tutti adottano lo stesso comportamento: alcuni cedono abiurando la loro religione e rendendosi così lapsi (dal latino lapsus, errore), altri scelgono la via del martirio ed altri ancora cercano ogni tipo di scappatoia per ricevere, anzi pagare, il "libellus" senza compiere il sacrificio (i libellatici). - Tra i primi a rifiutare di tornare pagano è chiaramente Papa Fabiano: per questo è imprigionato nel carcere Tullianum, dove il 20 gennaio del 250 si spegne per la fame e gli stenti. - Viene sepolto nella cripta papale delle catacombe di San Callisto ed onorato come martire.

Cornelio (251-253)

- Dopo la morte in prigione di Fabiano, la persecuzione diminuisce e si può pensare all’elezione di un nuovo Vescovo di Roma, ma per la scelta sorgono immediatamente due correnti di pensiero contrastanti sulla questione dei lapsi: coloro che erano rimasti saldi nella fede si dividono fra indulgenti e rigoristi verso coloro che, per paura della persecuzione, avevano ceduto ed ora vorrebbero tornare in seno alla Chiesa. Solo nel 251 i 16 Vescovi convenuti a Roma eleggono Cornelio, un alto esponente dell'aristocrazia romana, contro la sua volontà, ma in base “...al giudizio di Dio e di Cristo, alla 18 testimonianza di pressoché tutto il clero, al voto delle persone ivi convenute, al beneplacito dei presbiteri anziani e degli uomini di buona volontà, in un tempo in cui nessuno lo aveva preceduto, quando la sede di Fabiano, che è la sede di Pietro, ed il soglio erano vacanti” . - Papa Cornelio è un misericordioso, fautore dell'indulgenza verso i lapsi. Il Vescovo Novaziano, che aveva retto la sede vacante, rigorista, contesta l'elezione del nuovo Papa. Questi sostiene che la remissione di peccati gravi come omicidio, adulterio ed apostasia, avviene soltanto nel Giudizio Finale. Si fa eleggere Antipapa e ne nasce uno scisma, che sarebbe durato fino al V secolo. - La maggioranza dei Vescovi stanno col Papa. All’indeciso Vescovo di Antiochia, Cornelio scrive tre lettere, in cui elenca i difetti nell'elezione di Novaziano e ne parla con estrema amarezza. Da questo testo veniamo sapere che, in quel periodo, la Chiesa di Roma è formata da 46 presbiteri, 7 diaconi, 7 suddiaconi, 42 accoliti, 52 tra esorcisti, lettori e ostiari e 1500 tra vedove e persone bisognose. - A Roma raduna un Sinodo con 60 Vescovi, che condanna Novaziano e il suo scisma. - Nel 252 il nuovo Imperatore Gaio Vibio Treboniano Gallo pensa che i cristiani siano colpevoli della peste di Roma e ne fa le spese proprio Cornelio, che viene imprigionato a Centumcellae (Civitavecchia), dove muore nel giugno del 253. Nel 283 il corpo sarà traslato nelle catacombe di San Callisto. Non viene però sepolto nella cappella dei Papi, ma in una catacomba adiacente, forse in quella di un ramo della famiglia dei Cornelii. Oggi sue reliquie sono a Compiègne, in Francia, oltre che nella chiesa dei Santi Celso e Giuliano. - È venerato come santo anche dai copti.

Lucio I (253-254)

- Figlio di un certo Porfiriano, nativo di Roma, Lucio subisce anch’egli le conseguenze della persecuzione in atto sotto l'Imperatore Gaio Vibio Treboniano Gallo. Inizialmente esiliato, quando diventa Imperatore Valeriano, il Papa può tornare in città. Il Vescovo di Cartagine Tascio Cecilio Cipriano, contento per la buona notizia, gli scrive: “Ci congratuliamo con Voi, i Vostri compagni, e la congregazione intera, perché, grazie alla generosa e potente protezione del nostro Dio, siete tornato per la Sua gloria, in modo che il gregge possa nuovamente avere il suo pastore, la nave il suo pilota, e le persone qualcuno che li governi e gli mostri apertamente che fu per volontà di Dio che il Vescovo fu messo al bando, non che il vescovo fu espulso per essere privato della sua Chiesa, ma piuttosto perché vi ritorni con maggiore autorità.” - La lettera del futuro Santo ci dà altre indicazioni utili per capire che è ancora in atto lo scisma di Novaziano, autoproclamatosi Papa in opposizione a Cornelio. - Riguardo al riaccoglimento dei lapsi, Lucio I è sulla stessa posizione del predecessore, ovvero “Anche a loro, colmi dello spirito di Dio e confermati nel glorioso martirio, dopo la giusta penitenza, non dovrebbe essere negato il godimento della comunione e della riconciliazione”. - Muore, dopo pochi mesi di Pontificato, all’inizio di marzo 254. Inventata sicuramente una sua decapitazione sotto Valeriano, perché la persecuzione inizierà più avanti. Il fatto stesso che viene ricordato nella “Depositio episcoporum” e non nella “Depositio martyrum”, ci conferma la tesi, che non sia stato ucciso. Viene sepolto in un compartimento della cripta papale nelle Catacombe di San Callisto. Le reliquie del santo saranno traslate da Paolo I nella Chiesa di San Silvestro in Capite, poi da Pasquale I nella Basilica di Santa Prassede. La sua testa attualmente è conservata in un reliquiario nella Cattedrale cattolica di

19

Sant'Ansgar a Copenaghen. È tra le poche reliquie ad essere sopravvissute alla Riforma in Danimarca.

Stefano I (254-257)

- Romano, figlio di Giovio, preposto ad una delle sette diaconie definite da Papa Fabiano, viene consacrato Vescovo forse il 12 maggio del 254, presso il cimitero di San Callisto, da presbiteri e diaconi “titulari”, in rappresentanza di tutti i fedeli. - Non essendo ancora ben stabilita una concorde dottrina in merito ai sacramenti, ecco nascere una disputa se è da considerarsi valido il Battesimo praticato dagli eretici. Stefano I sostiene che l'efficacia del sacramento non dipende dallo stato di grazia di chi lo amministra, ma dall'intenzione di compierlo in nome della Trinità. Quindi, per introdurre l'ex-eretico nella comunità cristiana sarà sufficiente l'imposizione delle mani con l'invocazione dello Spirito Santo. Ma non tutti concordano con lui. - Si schiera contro i rigoristi, come Novaziano e Cipriano, che richiedono un nuovo Battesimo per i lapsi, sostenendo che bisogna riaccogliere i peccatori, certo infliggendo loro una penitenza. Cipriano comunque, nel Concilio che indice nel 255, sembra ignorare la posizione del Papa. - Non da meno è il Vescovo di Arles Marciano, che nega la Comunione ai lapsi pentiti. Esortato da Cipriano, probabilmente Stefano rimuove dal suo servizio il Vescovo. - Cipriano ha idee diverse dal Papa anche nel caso dei Vescovi spagnoli Marziale e Basilide, accusati di essere libellatici. Prima rei confessi, poi autodichiaratisi innocenti, i due Vescovi chiedono protezione a Stefano, che li riabilita. Cipriano convoca allora un Sinodo di Vescovi africani, che rinnova la condanna di Basilide e Marziale, ed esorta il popolo ad entrare in comunione con i loro successori. Nello stesso tempo, il Sinodo dichiara che Stefano ha agito in quel modo, perché "stando a distanza, ed ignorando i veri fatti" era stato ingannato da Basilide. Tutte queste incomprensioni portano Stefano I a fare presente che la sede di Roma ha un ruolo, che non è lo stesso delle altre Diocesi. - Infine ordina che i paramenti che vengono usati per fini liturgici non siano impiegati nel lavoro quotidiano e si occupa delle necessità delle Chiese di Siria e d'Arabia. - Nell'anno 257 l'Imperatore Valeriano emana un Editto contro tutte le gerarchie ecclesiastiche, imponendo nello stesso tempo al popolo di riconoscere le divinità pagane e di esercitare il culto cristiano solo in privato. Stando alla tradizione, il 2 agosto del 257 Papa Stefano I avrebbe terminato il suo Pontificato col martirio: nell'officiare la Messa, sarebbe stato decapitato dai Pretoriani dell'Imperatore. - Viene sepolto nel cimitero di San Callisto. Il suo corpo verrà traslato da Paolo I nella Chiesa di San Silvestro in Capite, dove verrà rinvenuto nel 1596. Papa Clemente VIII lo farà spostare sotto l'altare maggiore. Secondo la tradizione, nel 1682 il suo corpo sarà di nuovo traslato nella chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri a Pisa, sede dell'Ordine di Santo Stefano Papa e Martire costituito da Papa Pio IV nel 1561.

Sisto II (257-258)

- Primo Papa a portare il nome di un predecessore, di lui sappiamo molto poco, solo che è “sacerdote buono e pacifico" , avendo il merito di aver riportato la pace all'interno del mondo cristiano, ripristinando le relazioni con la Chiesa africana ed asiatica sul tema del Battesimo dei lapsi. - Nei primi giorni di agosto del 258 Valeriano pubblica un nuovo Editto di persecuzione: Sisto II è uno dei primi a cadere vittima di questo Editto insieme al Diacono Lorenzo (10 20 agosto). Il giorno 6 il Papa riunisce i fedeli in uno dei cimiteri meno conosciuti, quello di Pretestato, sul lato sinistro della Via Appia. Mentre è seduto sulla sua sedia in procinto di parlare all'assemblea, viene catturato da un manipolo di soldati. Viene decapitato o immediatamente, o dopo un processo sommario, al cimitero stesso. - I resti vengono traslati nella cripta papale del vicino cimitero di San Callisto. Dietro la sua tomba, in un reliquiario, viene posta la sedia macchiata di sangue sulla quale era stato decapitato. Papa Pasquale I lo farà traslare nella cappella “iuxta ferrata”, dedicata a lui e a Papa Fabiano, nell'antica Basilica di San Pietro in Vaticano. Sul luogo del cimitero di San Pretestato, dove è stato martirizzato, verrà eretto un oratorio (Oratorium Xysti), che sarà ancora visitato dai pellegrini del VII e dell'VIII secolo.

Dionisio (259-268)

- Ancora un Papa calabrese, Dionisio o Dionigi è un presbitero della Chiesa di Roma durante il Pontificato di Stefano I. - Dopo la tragica fine di Sisto II, la sede di Roma rimane vacante per quasi un anno a causa della violenza della persecuzione, che rende impossibile eleggere un nuovo Vescovo. - In un momento di maggiore calma, il 22 luglio 259, Dionisio è consacrato Vescovo e con l’Imperatore Gallieno, che emette un Editto di tolleranza, la Chiesa rientra in possesso dei suoi luoghi di culto, dei suoi cimiteri e delle altre proprietà, mentre Dionisio è in grado di rimettere ordine nella sua amministrazione. - Indirizza una lettera consolatoria alla Chiesa di Cesarea in Cappadocia e spedisce una grande somma di denaro per riscattare i cristiani che sono stati presi in ostaggio. - Riunisce un Sinodo nel 262 contro il Sabellianismo (il libico Sabellio andava predicando a Roma che in Gesù vi sono tre diverse manifestazioni: Padre, Figlio e Spirito Santo), definendo la dottrina della Trinità. - Rifiuta le false opinioni di coloro che, come i Marcioniti, separano la Trinità in tre esseri completamente distinti o che considerano il Figlio di Dio come un essere creato. - Convoca l’omonimo Vescovo di Alessandria d’Egitto, che pure lui ha le idee confuse sulla Trinità, per capire le sue posizioni. - Sempre dall’Oriente giunge la triste notizia che il Vescovo di Antiochia, Paolo di Samosata, al quale la regina di Palmira, Zenobia, aveva affidato il governo della città, oltre alla cura degli affari spirituali, per sdebitarsi di tanta fiducia, aveva assecondato le sue pretese in materia teologica, promulgando l'idea di un Cristo divenuto gradualmente Dio per adozione da parte del Padre. La lettera che comunica che, dopo due Sinodi e varie discussioni, Paolo è stato rimosso, arriva a Roma quando il Papa è già morto - Era scomparso infatti il 26 dicembre 268 ed era stato sepolto nella cripta papale delle catacombe di Callisto. È il primo Papa a non essere dichiarato martire.

Felice I (269-274)

- Figura tra le più oscure, perché molte notizie su di lui sono false storicamente, per scambi di persone o cattive interpretazioni. - Sappiamo solo che sotto il suo Pontificato l’Imperatore Aureliano decide di affidare i beni immobili della Chiesa di Antiochia a coloro che sono in comunione con la Chiesa di Roma (in merito al caso sopra citato del Vescovo Paolo di Samosata). - Anche la lettera a lui attribuita, letta nel 431 al Concilio di Efeso indirizzata alla Chiesa di Antiochia sul tema della Trinità, sa troppo di Apollinarismo per essere sua. - Sappiamo solo di sicuro che viene sepolto nel cimitero di Callisto. 21

Eutichiano (274-283)

- Dall’iscrizione sepolcrale veniamo a sapere che proviene da Luni, che ha dato poi il nome alla Lunigiana. - Non sappiamo purtroppo altro di questi anni, alcune decisioni attribuitegli sono sicuramente posteriori. - Viene sepolto nel cimitero di Callisto sulla via Appia. Nel XVII secolo i suoi resti verranno traslati a Sarzana (SP).

Caio (283-296)

- Probabilmente governa dal 17 dicembre 283 al 22 aprile 296 e viene sepolto sempre nel cimitero di Callisto. Nella sua tomba verrà trovato l’anello che usava per sigillare le lettere. - Di lui non abbiamo altre notizie certe, anche se una tradizione lo vuole dalmata, addirittura parente dell’Imperatore Diocleziano e questo giustificherebbe il fatto che in questo periodo non solo l’Imperatore è più che tollerante con i cristiani, ma anzi molti di loro diventano collaboratori della casa imperiale - Sappiamo che ai suoi tempi comincia a svilupparsi a Roma l'eresia del Manicheismo ed inizia anche a riscuotere un certo successo il culto orientale di Mitra, cose che produrranno diversi problemi alla Chiesa.

Marcellino (296-304)

- Anche di questo Papa conosciamo solo il periodo di Pontificato (30 giugno 296-25 ottobre 304), ma nulla sul suo operato. - Sappiamo però alcune cose sicure avvenute durante quegli 8 anni: il cimitero principale di Roma è ampliato con nuove camere sepolcrali; infuria una nuova persecuzione con Diocleziano, per cui i soldati cristiani devono lasciare l'esercito, le proprietà della Chiesa sono confiscate e i libri sacri distrutti, vietate le funzioni religiose, mentre i cristiani devono scegliere tra abiurare la loro religione o venire condannati a morte (la stessa moglie di Diocleziano, Prisca, e la figlia Valeria, entrambe cristiane, sono costrette a sacrificare alle divinità pagane). - Il Papa muore durante la persecuzione, ma non per martirio, poiché nessuno ne parla. - Le sue spoglie vengono inumate nel cimitero di Priscilla, sulla Via Salaria, vicino alla cripta del martire Crescenzio. Le catacombe di Callisto, il cimitero ufficiale della Chiesa di Roma, dove per decenni erano stati sepolti i predecessori di Marcellino, sono state confiscate per la persecuzione, mentre le catacombe di Priscilla, appartenenti alla famiglia degli Acilii Glabriones, sono ancora a disposizione dei cristiani. La sua tomba sarà venerata come quella di un martire. - Nel IV secolo in realtà cominceranno a girare voci sul tradimento di quel Vescovo di Roma, tanto che si sarebbe pentito per l’apostasia commessa. Voci che giravano da tempo a Roma e in Nordafrica. Si racconterà, per salvare capre e cavoli, che Marcellino fosse stato obbligato a sacrificare agli dèi e che avesse bruciato veramente incenso in loro onore. Tuttavia, dopo alcuni giorni, vinto dal rimorso, aveva confessato la fede in Cristo. Per questo, insieme ad altri tre cristiani, era stato condannato a morte da Diocleziano e decapitato.

22

- Resta il fatto che nella “Cronografia Romana” del 336 il suo nome non c’è e sappiamo che durante la persecuzione persero la vita solo due soli appartenenti al clero romano. Il Vescovo di Roma e l'alto clero riuscirono ad eludere i persecutori. Come questo sia avvenuto è ignoto. E forse è meglio non saperlo.

23

CAPITOLO 3

DAL 308 AL 399

“Nella felice occasione in cui io, Costantino Augusto, ed io, Licinio Augusto, ci incontrammo a Milano, affrontammo insieme tutte le questioni relative al benessere e alla sicurezza pubblica. Tra i provvedimenti che ci sembrava avrebbero giovato a più persone e che fossero da disporre per primi, ci parve esservi questo, che stabilisce a quali divinità dovesse essere tributato onore di culto, al fine di dare, sia ai cristiani sia a tutti in generale, libera facoltà di seguire la religione che ciascuno voglia, sicché qualsiasi divinità risieda in cielo, essa possa essere benevola e propizia a noi e a tutti coloro che sono posti sotto la nostra autorità. Perciò ci è sembrato con sana e retta riflessione di dover stabilire che non si debba assolutamente negare il permesso ad alcuno che si voglia dedicare alle pratiche dei cristiani o alla religione che senta a sé più congeniale, cosicché la somma divinità, alla cui venerazione ci affidiamo con libertà di coscienza, possa manifestarsi in tutto il suo consueto favore e la sua benevolenza.” Siamo nel febbraio 313, i due Augusti dell'Impero Romano, Costantino per l'Occidente e Licinio per l'Oriente, si incontrano nella capitale del “senior Augustus”, per sancire la fine di un’epoca storica, tre secoli di sofferenza e paura, intercalati da pause di tolleranza. Eh sì, perché con Costantino cambia tutto. La Chiesa finora perseguitata, modesta, che lascia piccole tracce nella storia, cresce per numero di fedeli ed importanza, tanto da divenire elemento centrale nel società del tardo Impero. Non per nulla ci accorgiamo subito che la documentazione riguardante i Vescovi di Roma e le loro decisioni, si fa sempre più ricca. Nello stesso tempo possiamo subito toccare con mano le conseguenze pratiche della benevolenza imperiale. Costantino e i suoi successori vogliono, in cambio, mettere il naso nelle faccende teologiche ed ecclesiastiche con risultati evidentemente rovinosi ai nostri occhi di cristiani di oggi. Affiancano e proteggono il Papa, ma a volte lo sostituiscono del tutto, con tutti gli effetti che possiamo immaginare. Constatiamo il nascere di un numero incredibile di eresie, tra le quali continua a spiccare l’Arianesimo, che era dilagato in Oriente e puntava a far lo stesso in Occidente, grazie anche alla simpatia dell’Imperatore e dei Vescovi a lui fedeli. Perfino Milano avrà il suo Vescovo ariano (prima di Ambrogio, collaboratore e amico dei Vescovi di Roma del suo tempo). I cattolici (così vengono definiti per la prima volta i cristiani fedeli al Papa) sono guidati da Pontefici, non più “santi” a prescindere, non più martiri, che devono affannarsi a dare direttive morali per un clero ed un laicato adagiatisi sugli allori dopo la proclamazione del Cristianesimo come religione di stato. Sinodi e Concili sono indetti in continuazione e non solo a Roma, per plasmare una dottrina ancora incerta e per dare direttive sul comportamento del clero e dei laici. Nello stesso tempo hanno anche il doloroso incarico di emettere anatemi contro gli eretici e di sancire scomuniche. E per chi non ci sta a rispettare le decisioni del Papa, c’è sempre pronto l’Antipapa di turno, con conseguenti divisioni nel corpo della Chiesa, cosa purtroppo abituale in tutti i secoli dei secoli, almeno finora. 24

Intanto, con la libertà acquisita e le nuove possibilità economiche (già c’è chi se ne approfitta e ne abusa), è tutta un’esplosione di arte cristiana con la costruzione di magnifiche basiliche, mentre San Girolamo scrive per il volgo (vulgata) la traduzione in latino della Bibbia. E per quasi 1300 anni sarà l’unica versione ufficiale delle Sacre Scritture.

Marcello I (308-309)

- Morto Marcellino, non sappiamo se martire o in esilio o addirittura a Roma protetto da un “libello”, sotto la persecuzione - l’ultima - di Diocleziano, la Chiesa rimane senza guida per anni, anche se, già nel 305 con l'abdicazione di Diocleziano e di Massimiano, la persecuzione diminuisce di intensità e, dopo il 307, con la proclamazione di Massenzio, in Italia e in Africa cessa quasi del tutto. Sotto il suo dominio, i cristiani di Roma rientrano lentamente in possesso dei loro beni e possono riunirsi nuovamente senza paura. Iniziano, così, a riorganizzare la loro comunità. - Attorno al 308, il clero romano è in grado di eleggere Papa Marcello. Questi si trova a riorganizzare una Chiesa a pezzi: suddivide il territorio metropolitano in 25 distretti (tituli), assimilabili alle odierne parrocchie, a capo dei quali viene posto un presbitero, che sovrintende alla preparazione dei catecumeni, al Battesimo, alla somministrazione delle penitenze, alle celebrazioni liturgiche e alla cura dei luoghi di sepoltura e della memoria. - Fonda il cimitero di Novella (Cœmeterium Novellœ), sulla via Salaria, di fronte al cimitero di Priscilla. - Forte sostenitore delle antiche tradizioni, irrigidisce la sua posizione e pretende dai lapsi una dura penitenza. Questi arrivano ad odiarlo e ci sono addirittura rivolte e stragi. Massenzio, a questo punto, è costretto ad intervenire proprio contro Marcello, ritenuto da lui responsabile dei disordini e lo esilia in un luogo che è tuttora ignoto. - Il Papa muore in esilio poco dopo aver lasciato la città eterna e viene subito venerato come santo. Sarà traslato a Roma e sepolto nel cimitero di Priscilla. I suoi resti sono oggi deposti nell'antica urna di basalto verde presso l'altare maggiore della Chiesa di San Marcello al Corso. - La tesi che in realtà è Marcellino che muore nel 309 in esilio e che Marcello sia solo un presbitero, che ha gestito la sede vacante dopo le dimissione del Papa nel 304, non è confermata da documenti storici.

Eusebio (309)

- Pochi mesi di Pontificato per quest’altro Vescovo di Roma di origine calabrese. - Un epitaffio ci racconta di una Chiesa lacerata ancora per la questione dei lapsi, verso i quali Eusebio decide di comportarsi come i predecessori, ovvero gli apostati non sarebbero stati esclusi per sempre dalla comunione ecclesiastica, ma avrebbero potuto essere riammessi solamente dopo aver scontato la giusta penitenza. - Contro di lui si schiera un certo Eraclio, capo di una fazione di apostati che esige la reintegrazione immediata nel corpo della Chiesa. A causa di questi contrasti, caratterizzati anche da episodi di violenza, sia Eusebio che Eraclio sono esiliati da Massenzio, il quale, incurante di qualsiasi scrupolo religioso, soffoca i tumulti nel sangue al solo fine del mantenimento dell’ordine pubblico. 25

- Il Papa finisce i suoi giorni in Sicilia. Il suo corpo sarà riportato in seguito a Roma, probabilmente il 26 settembre del 311 e deposto in un cubicolo nelle Catacombe di Callisto, vicino al sepolcro di Papa Caio.

Milziade (311-314)

- Non sappiamo nulla di lui prima della consacrazione, tranne che è probabilmente africano. - La repressione di Massenzio comporta alcuni mesi di sede vacante, finché proprio Galerio, uno dei due Augusti d'Oriente, che era stato il promotore dell'ultima grande persecuzione contro i cristiani, malato e bisognoso di preghiere, il 30 aprile del 311 emana un Editto di tolleranza e libertà di culto per i cristiani (Editto di Serdica). Solo i sudditi dell’altro Imperatore orientale, Daia, rischiano ancora la vita. - In occidente, Massenzio rispetta l’Editto di Galerio e quindi nel 311 la Chiesa può avere una nuova guida con Milziade e nello stesso tempo il diritto di riavere, tramite il prefetto della città, tutti gli edifici ecclesiastici ed i possedimenti che erano stati confiscati durante le persecuzioni. - Come detto, egli fa traslare i resti del suo predecessore, Eusebio, dalla Sicilia a Roma e li fa seppellire in una cripta nelle catacombe di San Callisto. - Nel 312 il Papa è testimone della sconfitta di Massenzio nella Battaglia di Ponte Milvio (28 ottobre) e dell'ingresso a Roma dell'Imperatore Costantino, favorevole, se non addirittura convertito, al Cristianesimo. L'anno successivo Costantino promulga l'Editto di Milano, che pone fine all'epoca delle grandi persecuzioni dei cristiani e permette loro di vivere come tali e di ricostruire i loro luoghi di culto. Dai cristiani l'Imperatore viene visto come un protettore della Chiesa. Costantino dona al Papa il Palazzo del Laterano, che diventa sua residenza: inizia così una nuova epoca. - Su spinta dell’Imperatore stesso - primo intervento della storia di un capo di stato nelle questioni ecclesiali - per redimere i contrasti sorti in Africa fra due Vescovi rivali (Ceciliano e il donatista Maiorino), il Papa convoca presso il palazzo dell'Imperatrice Fausta un Sinodo di 18 Vescovi gallici ed italiani che discute approfonditamente per tre giorni la controversia Donatista. Alla fine si decide in favore di Ceciliano, la cui elezione e consacrazione a Vescovo di Cartagine viene dichiarata legittima, mentre il partito favorevole a Donato (chiamato donatista) è nuovamente condannato come eretico, in quanto, partendo da una critica intransigente nei confronti di quei Vescovi, che non avevano resistito alle persecuzioni di Diocleziano ed avevano consegnato ai magistrati romani i libri sacri (così i sacramenti amministrati da tali Vescovi non sarebbero stati validi), si poteva arrivare come conseguenza all’opinione che i sacramenti non abbiano efficacia di per sé, ma che la loro validità dipenda dalla dignità di chi li amministra. - Costantino affida il caso anche ad un tribunale civile, che dà anch’esso ragione a Ceciliano, che si vede affidare tutti i beni della Chiesa locale. - Dopo la sua morte, il 10 gennaio 314, Milziade viene sepolto nelle Catacombe di San Callisto. La tradizione vuole che i suoi resti siano conservati nella chiesa di San Silvestro in Capite.

Silvestro I (314-335)

- Del Papa che darà il nome “all’ultimo dell’anno” non conosciamo nulla prima della sua consacrazione avvenuta il 31 gennaio 314. Con lui inizia l’epoca della Roma cristiana.

26

- Purtroppo però, la sua figura viene oscurata quasi del tutto dal popolarissimo Costantino, che di fatto si mette a gestire, oltre l’Impero, anche la Chiesa, come una sorta di Papa laico. D’altronde l’unità dell’Ecclesia a lui fa comodo per governare meglio e per questo si adopera tanto in tal senso. - Per chiudere il caso dello scisma donatista, Costantino convoca un Concilio ad Arles, a cui partecipano numerosi Vescovi (non quelli di Roma, neanche invitati), che ribadiscono la condanna del movimento, dichiarandolo fuori della Chiesa, e stabiliscono alcuni principi inerenti alla disciplina ecclesiastica. Alla fine dei lavori scrivono tra l’altro al Papa: “Poiché non potevate lasciare la città, sede preferita dagli apostoli, dove il loro sangue testimonia la gloria di Dio, vi riferiamo che non abbiamo ritenuto nostro unico dovere trattare gli argomenti per i quali eravamo stati convocati; poiché provenivamo da diverse province, abbiamo creduto opportuno consultarci su vari problemi che si dovevano discutere, con l'assistenza dello Spirito Santo e degli Angeli. E desideriamo che siate voi, la cui autorità è più sentita, a far conoscere a tutte le Chiese le nostre decisioni”. - Ma una divisione ancora più disastrosa sta comparendo all’orizzonte: nella Chiesa di Alessandria d'Egitto si sta affermando la predicazione di Ario, un presbitero che diffonde una sua dottrina sulla Trinità. Afferma che Gesù è solo "adottato" da Dio come figlio, sostanzialmente negando l'essenza divina di Cristo. Nonostante la scomunica, la sua dottrina continua a fare proseliti, soprattutto in Oriente, trovando tra i sostenitori anche alcuni Vescovi, tra cui Eusebio di Nicomedia ed Eusebio di Cesarea. Non riuscendo a frenare la diffusione delle idee di Ario, il Patriarca Alessandro di Alessandria chiede allora l'intervento di Silvestro. Ma prima che questi decida sul da farsi, Costantino ha già inviato sul posto il Vescovo Osio di Cordova e, vista la complessità della questione, convoca per il 14 giugno del 325 tutti i Vescovi della Chiesa cristiana (più di 300) ad un Concilio a Nicea (l’attuale İznik in Turchia): si tratta del primo Concilio Ecumenico della storia. - Il Papa non è presente, manda dei legati, mentre Costantino è il Presidente onorario. Ed è con lui ancora che Silvestro deve concordare l’espressione. “omooúsion to Patrí” (della stessa sostanza del Padre), che si trova nella prima formulazione del "Simbolo niceno" (il "Credo" dei Cristiani). - A dimostrazione di cosa voglia dire affidare la Chiesa nelle mani di un potente della terra, Costantino sostituisce il suo consigliere per le questioni ecclesiastiche, Osio, con l'ariano Eusebio di Nicomedia. Questi riesce addirittura ad ammettere lo stesso Ario alla presenza di Costantino (ormai trasferito nella nuova capitale Costantinopoli), il quale, fidandosi del suo nuovo consigliere, ritiene che una riabilitazione ed un rientro di Ario nella Chiesa servirebbe ad una riconciliazione tra la Chiesa di Roma e quella d'Oriente. Al rifiuto di Atanasio, nuovo Vescovo di Alessandria, senza neanche concordarlo con Silvestro, Costantino convoca nel 335, a Tiro, un nuovo Concilio di soli Vescovi ariani, che depongono Atanasio. Chiaramente inutili le rimostranze del vecchio Pontefice. - Silvestro è ricordato anche per le grandi basiliche costantiniane di Roma: San Pietro sul colle Vaticano, edificato sopra un preesistente tempio dedicato ad Apollo, e la conseguente tumulazione, in un sarcofago di bronzo, del corpo del Principe degli Apostoli; la Basilica ed il Battistero del Laterano vicino all'ex palazzo imperiale; la Basilica di San Paolo fuori le mura, sulla Via Ostiense. - Durante il suo Pontificato viene scritto il primo Martirologio Romano e sorge una scuola romana di canto. - Muore il 31 dicembre 335, dopo 21 anni di pontificato. Viene sepolto nella chiesa da lui voluta presso le Catacombe di Priscilla. La sua sepoltura è espressamente menzionata negli itinerari dei fedeli del VII secolo. In seguito verrà traslato nella chiesa di San

27

Silvestro in Capite.

Marco (336)

- Solo pochi mesi dura il Pontificato dell’unico Papa con questo nome: dal 16 gennaio al 7 ottobre 336. Romano, figlio di un certo Prisco, a lui vengono attribuite decisioni come l’unzione dei Pontefici da parte dei Vescovi di Ostia o la concessione del pallio, ma non siamo certi della verità storica di queste notizie. - Così pure vengono attribuite a lui la costruzione di due basiliche. Una di queste è edificata all'interno della città nella regione juxta Pallacinis ed è l'attuale Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio. - Marco muore di morte naturale e viene sepolto nelle Catacombe di Balbina, dove aveva fatto costruire la chiesa cimiteriale. - La sua testa sarà rimossa dal corpo e successivamente, nel 1381, tumulata in un tabernacolo a forma di mezzobusto finemente realizzato in bronzo dorato; quindi sarà affidata al reliquario dell'Abbazia di San Salvatore.

Giulio I (337-352)

- Dopo quattro mesi di sede vacante, viene consacrato Vescovo il romano Giulio. - Pochi mesi dopo la sua elezione muore Costantino. Suo figlio Costantino II, "Augusto" in Occidente, si adopera affinché il Vescovo esiliato Atanasio di Alessandria faccia ritorno alla sua sede Vescovile, con il benestare di Costanzo, sovrano d'Oriente, di simpatie ariane. Ma gli Ariani alessandrini inviano un'ambasceria a Giulio, per consegnargli le delibere del Concilio da loro tenuto a Tiro nel 335, con lo scopo di dimostrare che Atanasio era stato deposto validamente. Da parte sua Atanasio invia a Roma i suoi emissari per consegnare a Giulio una lettera del Sinodo dei Vescovi egiziani, contenente una completa giustificazione delle opere del loro Patriarca. Chiedono un Sinodo e nel frattempo il povero Attanasio continua a fare il pendolare fra Alessandria e Roma. - Il Sinodo si tiene nel 340 con lo scopo di risolvere la caotica situazione della Chiesa egiziana e mediorientale, dove i Vescovi ariani cacciano e perseguitano i Vescovi legati a Roma. Gli Ariani non partecipano al Sinodo, pur essendone tra i promotori, e alla fine il Papa scrive loro una lettera pacata, ma ferma per deplorare la situazione creatasi. - Con l’appoggio dei due Imperatori Costante I e Costanzo II, Giulio riunisce un Concilio a Sardica (l’attuale Sofia, dove il Papa manda dei delegati) nel 342 o 343 ancora sulle persecuzioni dei Vescovi fedeli a Roma da parte degli Ariani, che non partecipano neanche questa volta. Viene decisa più precisamente la procedura contro i Vescovi accusati e sono definitivamente stabilite le modalità dell'intervento papale nella condanna dei Vescovi. Alla fine inviano una lettera al Papa, per comunicargli le decisioni. - Comunque Atanasio non sarà reinsediato nella sua sede dall'Imperatore Costanzo, se non dopo la morte di Gregorio, Vescovo ariano di Alessandria, avvenuta nel 346. Per l’occasione Giulio I invia una lettera di felicitazioni, che è giunta fino a noi. - A Roma il Papa fa costruire la chiesa titolare di Giulio (l'odierna Basilica di Santa Maria in Trastevere) e la Basilica Julia (l'odierna Basilica dei Santi XII Apostoli). - Dal primo Cronografo (calendario illustrato delle festività), redatto da Furio Dionisio Filocalo nel 354, veniamo a sapere con certezza che nel 336 il Natale si festeggiava già il 25 dicembre.

28

- Decreta che nessun ecclesiastico si rivolga più ai magistrati laici e che i loro atti notarili, ad esempio donazioni, testamenti, lasciti, cauzioni, manomissioni debbano essere redatti unicamente da notai appartenenti al clero. - La vita monastica egiziana viene conosciuta nella capitale e l'esempio degli eremiti dei deserti egiziani trova molti imitatori nella Chiesa romana. - Muore il 12 aprile 352 e viene sepolto nelle catacombe di Calepodio sulla via Aurelia. In seguito, nel 790, il suo corpo sarà traslato da Papa Adriano I a Santa Maria in Trastevere, la chiesa che lui aveva voluto.

Liberio (352-366)

- Primo Papa delle origini a non essere considerato santo, Liberio è un Diacono romano, di cui ignoriamo tutto ciò che aveva fatto prima del 17 maggio 352. - Deve ancora affrontare il problema ariano, ma soprattutto deve far fronte alle crescenti ingerenze dell’Imperatore Costanzo, che mira ad unire tutti i cristiani sotto una forma modificata di arianesimo. Questi ha in Attanasio il nemico da abbattere e per questo riunisce un Concilio ad Arles, ben sapendo di avere in Gallia dei Vescovi “cortigiani” assai morbidi con l’Arianesimo. I legati papali sono costretti dall’Imperatore a firmare contro Attanasio. Liberio, all'arrivo di tali notizie, scrive ad Osio di Cordova il suo profondo dolore per l'accaduto; lui stesso avrebbe preferito morire, piuttosto che essere accusato di aver accettato ingiustizia ed eterodossia. - Dopo vicende intricate, con l’Imperatore che cerca di obbligare Roma ad accettare i diktat dei Vescovi egiziani, viene indetto un Concilio a Milano (355) per far in modo che tutti possano accettare il Credo niceno. Ma Costanzo manda addirittura delle truppe e fa esiliare i Vescovi che non accettano di condannare Attanasio (tra questi Eusebio di Vercelli, Lucifero di Cagliari, Dionisio di Milano e Ilario di Poitiers). Non solo, ma fa imprigionare e picchiare i legati papali e alla fine piazza un Vescovo ariano anche a Milano. Il Papa scrive una lettera, nota come “Quamvis sub imagine” ai Vescovi esiliati, chiamandoli martiri, ed esprimendo il suo rammarico per non essere stato lui stesso il primo a soffrire tale pena, così da poter essere di esempio per gli altri. - Il Papa rifiuta di ubbidire ancora all’Imperatore, che gli ha inviato il suo Prefetto di palazzo, l'eunuco Eusebio, con una lettera e dei regali. Il suo messaggio è chiaro: "Obbedisci all'imperatore e prendi questo" . Il Papa rispedisce tutto al mittente e ribadisce che chi non si identifica nel Credo, come gli Ariani, sono eretici e vanno scomunicati. - Si scatena allora il finimondo a Roma fra le varie fazioni pro e contro gli Ariani ed il Papa viene alla fine arrestato e portato a Milano davanti all’Imperatore. Qui parla audacemente, chiedendo a Costanzo di smettere di lottare contro Dio e dichiarandosi pronto a recarsi immediatamente in esilio. Rifiutatosi di sconfessare ancora una volta il Vescovo Attanasio, viene mandato in Tracia. - La maggioranza dei presbiteri romani giurano fedeltà al Vescovo, ma alcuni eleggono un Antipapa (Felice II), che però non ha seguito tra il popolo. - Il Papa legittimo torna a Roma nel 359, i maligni dicono dopo aver ceduto in parte alle richieste eretiche sul Credo. Non si sa. Le fonti sono discordanti. Resta il fatto che il popolo caccia Felice e accoglie in trionfo Liberio - Nel 359, comunque, sono convocati simultaneamente i Concili di Seleucia e di Ariminium (Rimini), dove vincono le pressioni imperiali: i Padri sottoscrivono una formula semi-ariana secondo cui il Figlio, pur non essendo creato dal Padre, non è costituito della stessa Sua sostanza. La disapprovazione di Liberio è palese.

29

- Muore Costanzo e il Papa, in accordo col nuovo imperatore Giuliano, può finalmente annullare le decisioni del Concilio di Rimini e costringe al pentimento i Padri che avevano sottoscritto le decisioni. - Firma anche un Decreto, che vieta di ribattezzare coloro che hanno ricevuto il Battesimo ariano. - Muore il 24 settembre 366 e viene sepolto nelle Catacombe di Priscilla.

Damaso I (366-384)

- Nato a Roma (e non in Portogallo come si credeva) attorno al 305 dall'iberico Antonio (prete presso la chiesa di San Lorenzo) e di una certa Laurentia, cresce attorno alla chiesa del padre. - Alla morte di Liberio, il clero romano è diviso in due fazioni: una, favorevole alla politica del defunto antipapa Felice II, del tutto contraria ad ogni accordo con i sostenitori delle teorie ariane e l'altra, maggioritaria, più conciliante e favorevole ad accordi e compromessi. Le due fazioni eleggono un Papa ciascuno, Ursino e Damaso. Seguono disordini ben descritti da un testimone al di fuori delle parti, il pagano Ammiano Marcellino, che ci dà un quadro deprimente della comunità cristiana di Roma: “L'ardore di Damaso e Ursino per occupare la sede Vescovile superava qualsiasi ambizione umana. Finirono per affrontarsi come due partiti politici, arrivando allo scontro armato, con morti e feriti; il prefetto, non essendo in grado di impedire i disordini, preferì non intervenire. Ebbe la meglio Damaso, dopo molti scontri; nella basilica di Sicinnio, dove i cristiani erano riuniti, si contarono 137 morti e dovette passare molto tempo prima che si calmassero gli animi. Non c'è da stupirsi, se si considera lo splendore della città di Roma, che un premio tanto ambito accendesse l'ambizione di uomini maliziosi, determinando lotte feroci e ostinate. Infatti, una volta raggiunto quel posto, si gode in santa pace una fortuna garantita dalle donazioni delle matrone, si va in giro su di un cocchio elegantemente vestiti e si partecipa a banchetti con un lusso superiore a quello imperiale” . Alla fine il Prefetto Vivenzio Scisciano decide per Damaso, spedendo l’altro in esilio. - L’Antipapa Ursino con i suoi seguaci non si dà per vinto: tenta più di una volta di riprendersi il posto, lancia accuse dai diversi luoghi dove è costretto a vivere contro Damaso, arriva perfino ad accusarlo di adulterio e ci vorrà l’Imperatore Graziano e un Sinodo di quarantaquattro Vescovi, per scagionarlo! - In due Sinodi romani (368 e 369) Damaso I condanna fermamente l'Apollinarismo (il Verbo Divino si sarebbe unito in Gesù Cristo ad un'umanità incompleta, cioè ad un'umanità dotata dell'anima vegetativa ed animale, ma priva dell'anima razionale: il Verbo Divino avrebbe sostituito in Gesù Cristo quest'anima razionale assente) e il Macedonianismo (subordinazione dello Spirito Santo rispetto al Padre ed al Figlio). - Scomunica Aussenzio, Vescovo ariano di Milano che, comunque, manterrà la sede fino alla sua morte, nel 374, quando verrà sostituito da Ambrogio. - Il Sinodo di Antiochia del 378 stabilisce la legittimità di un Vescovo solo se riconosciuto tale da quello di Roma, e forte di questo diritto (e spalleggiato da Ambrogio di Milano che conia, per l'occasione, la formula "Dove è Pietro, là è la Chiesa" ) depone immediatamente tutti i Vescovi ariani. - Manda i suoi legati al Concilio di Costantinopoli (381), nel quale, oltre alla ferma condanna di tutte le eresie, viene affermata la divinità dello Spirito Santo e ribadito, in una formulazione più precisa, il "Simbolo Niceno". - Ai suoi tempi viene emanato il famoso Editto di Tessalonica di Teodosio I, (27 febbraio 380), che stabilisce che il Credo niceno è la religione di Stato. Oltre all'affermazione della 30 formula nicena, che dunque toglie di mezzo le dottrine ariane, l'Editto definisce per la prima volta i Cristiani seguaci del Vescovo di Roma “cattolici”, bollando tutti gli altri come eretici e come tali soggetti a pene e punizioni: “Secondo la disciplina degli Apostoli e la dottrina del Vangelo, crediamo nella sola divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, sotto un'uguale maestà e una pia Trinità. Autorizziamo i seguaci di questa dottrina ad assumere il titolo di cristiani cattolici, e siccome riteniamo che tutti gli altri siano dei pazzi stravaganti, li bolliamo col nome infame di eretici, e dichiariamo che le loro conventicole non dovranno più usurpare la rispettabile denominazione di chiese. Oltre alla condanna della divina giustizia, essi debbono prepararsi a soffrire le severe pene che la nostra autorità guidata da celeste sapienza, crederà d'infliggere loro.” - Invita San Girolamo ad intraprendere la sua famosa revisione delle antiche versioni latine della Bibbia (Vulgata). - È il primo Vescovo di Roma ad invocare il "testo petrino" (Matteo 16,18), secondo il quale il primato della Sede Apostolica si basa sulle parole di Gesù Cristo. Con l’aumento dell’autorità papale si ha un grande aumento dello sfarzo del clero. - Vieta ad ecclesiastici e monaci (più tardi anche a Vescovi e monache) di perseguire vedove ed orfani nella speranza di ottenere da loro regali e lasciti. - Grazie alla sua opera di abbellimento dei cerimoniali e dei luoghi di culto (Catacombe, Basilica di San Lorenzo in Damaso), cresce la convinzione, presso le classi alte romane, che la vera gloria di Roma è cristiana e non pagana. Le conversioni, specie femminili, nell’alta società, aumentano sempre più. - Costruisce in Vaticano un battistero in onore di San Pietro e lo fa decorare con una delle sue artistiche iscrizioni, ancora preservata nelle cripte del Vaticano. - Compone brevi epigrammi su vari martiri e santi e degli inni, o Carmina. Ne compone uno anche per se stesso da mettere sulla tomba: “Colui che camminando andava / sulle salate acque marine, che ai semi / morenti della terra dona la vita, / che seppe sciogliere i letali legami / dopo il buio della morte, che poté / resuscitare a Marta suo fratello, / a tre giorni dalla morte, credo / che farà risorgere Damaso una volta morto.” - Muore l'11 dicembre 384 e viene sepolto in una “basilicula” (piccola chiesa) di famiglia costruita sulla Via Ardeatina tra i cimiteri di Callisto e Domitilla, La reliquia del suo cranio è conservata nella basilica di San Pietro in Vaticano, mentre quella di un braccio, secondo quanto scritto su una lapide del 1091, si troverebbe nella Chiesa di San Tommaso in Parione.

Siricio (384-399)

- Romano, lettore e poi diacono sotto Damaso I, viene eletto cinquantenne, all'unanimità, e, probabilmente, viene consacrato Vescovo il 17 dicembre. L'Imperatore Valentiniano II dà il suo beneplacito all'elezione di Siricio e si affida alle sue preghiere. - Appena eletto, gli arriva una lettera di Imerio, Vescovo di Tarragona (Spagna), che contiene dei quesiti su 15 argomenti riguardanti Battesimo, Penitenza, disciplina della Chiesa e celibato del clero. La risposta è praticamente il più vecchio decreto papale integralmente conservato. - Nella lettera-decreto si toccano diverse questioni: la reiterazione del Battesimo agli eretici; i giorni in cui amministrare il Battesimo; la separazione degli apostati; la disciplina del matrimonio; la riconciliazione dei penitenti; i provvedimenti nei riguardi di monaci e monache inosservanti; le regole da osservare riguardo alla continenza dei chierici; le norme per l'ammissione agli ordini sacri; l'età per l'ammissione al sacerdozio; l'ordinazione di uomini di età avanzata; il divieto delle seconde nozze per i chierici; le norme per 31 l'abitazione di donne in casa dei chierici; l'ordinazione dei monaci; la non sottomissione dei chierici alla disciplina penitenziale; le situazioni che precludono l'ordinazione. - Decreta l’obbligo della continenza per i chierici (alcuni avevano avuto figli dopo l’ordinazione): “I sacerdoti e i diaconi che anche dopo l'ordinazione praticano le loro mogli, agiscono contro una legge irrinunciabile che lega i chierici maggiori sin dall'inizio della Chiesa” . Solo in caso di infrazione della regola a causa di ignoranza, coloro che hanno mancato possono rimanere nel loro stato, ma non sarà loro concesso di avanzare negli ordini e nei relativi privilegi; chi incorrerà in abusi, non osservando questa limitazione, sarà espulso. - Il 6 gennaio 386 un Sinodo romano, a cui partecipano 80 Vescovi, ribadisce in 9 canoni le leggi della Chiesa su vari punti concernenti la disciplina (consacrazione dei Vescovi, celibato ecc.). - Si scaglia contro l’eresia di Gioviniano, che elabora delle teorie contro i digiuni, le buone azioni e i pregi del celibato, trovando dei seguaci persino fra il clero di Roma. Il Papa riunisce un Sinodo, durante il quale Gioviniano ed otto dei suoi seguaci sono condannati e scomunicati. Anche Ambrogio (amico e collaboratore stimato di Siricio) organizza un Sinodo simile del Nord Italia contro Gioviniano. - Siricio ed Ambrogio condannano come eretico anche Bonoso, Vescovo di Sardica, accusato di errare sulla dottrina della Trinità e perché mette in discussione il dogma della verginità di Maria. - Continuano ancora le dispute con le eresie provenienti dalle chiese in Oriente (Meleziani nestoriani, forse i Manichei). - La basilica costruita sulla tomba di San Paolo sulla Via Ostiense viene riedificata dall'Imperatore come basilica a 5 navate e viene dedicata dal Papa stesso nel 390. Il nome di Siricio è stato anche trovato su uno dei pilastri che non sono andati distrutti dall'incendio del 1823 e che ora si trova nel vestibolo dell'entrata laterale del transetto. - Muore il 26 novembre del 399 e viene sepolto nel cimitero di Priscilla sulla Via Salaria. Verrà canonizzato nel 1748, da Benedetto XIV.

32

CAPITOLO 4

DAL 399 AL 461

Continuiamo lentamente il nostro cammino nel V secolo dell’era cristiana, dominato da grandi figure di Pontefici, primo fra tutti il celebre San Leone Magno, Doctor Ecclesiae. È impressionante come, dopo quattro secoli, ci sia ancora una così grande incertezza dottrinale, cosa che smentisce quanto di male si dice sempre del nostro oggi (considerato, un po’ enfaticamente, tempo “ultimo”). Una dottrina così liquida, da provocare eresie di ogni tipo, che nascono come funghi ovunque, specie in quell’Oriente, che non a caso un giorno non troppo lontano sarà travolto dall’Islam e che spiega come mai nel Corano entrino idee tanto eretiche sul Cristianesimo. Potremmo dire che tutte queste battaglie dottrinali hanno fatto sprecare un sacco di tempo e di forze alla Chiesa di allora, che potevano essere usati altrimenti. Ma ciò ha anche aiutato i cristiani del tempo a riaffermare, riflettendoci ulteriormente, il proprio Credo. In questa situazione già caotica, ecco cominciare l’epoca delle invasioni barbariche, con la loro scia di lutti e distruzione. È chiaro che in questo quadro la figura del Vescovo di Roma prenda sempre più un ruolo chiave, sia dal punto di vista religioso (ferma difesa della dottrina), che civile, vista l’impotenza da parte degli Imperatori di salvaguardare la sicurezza dei cittadini. L’Editto di Valentiniano III è la prima chiara espressione, nero su bianco, del Primato della Chiesa di Roma su tutte le altre. Ma con Leone Magno si andrà oltre, perché si hanno le prime avvisaglie di potere temporale. È epoca anche di grandi santi come San Giovanni Crisostomo, San Girolamo, San Patrizio e Sant’Agostino, che aiutano i Pontefici nel loro servizio. Papi a loro volta quasi tutti canonizzati.

Anastasio I (399-401)

- Romano di nascita, della nobile famiglie dei Massimi, a lui viene attribuita la consuetudine da parte del prete celebrante di ascoltare in piedi il Vangelo letto da un Diacono. - Durante il suo breve Pontificato a cavallo fra il IV e il V secolo, deve affrontare l’Origenismo (dal pensatore cristiano Origene Adamantio, 185-254), che sostiene che le anime dei viventi preesistono alla propria nascita carnale e che per la sua infinita bontà Dio non può permettere l'esistenza dell'inferno. Sollecitato da più parti, il Papa condanna gli scritti del teologo alessandrino. - Combatte con energia anche il Donatismo nelle provincie settentrionali dell'Africa, ratificando le decisioni del I Concilio di Toledo del 400. - Edifica a Roma la Basilica Crescenziana, individuata oggi in San Sisto Vecchio.

33

- Amico di Agostino d'Ippona, Girolamo e Paolino di Nola, ha fama di uomo di grande santità, ricco pur nella sua povertà. - Muore il 19 dicembre 401 e viene sepolto nelle Catacomba di Ponziano sulla via Portuense.

Innocenzo I (401-417)

- Sappiamo molto poco della sua vita prima della sua elezione, avvenuta all’unanimità nel 401. Forse di Albano Laziale e figlio di Innocenzo. Stando invece a San Gerolamo sarebbe figlio del predecessore Anastasio I (nato prima che il padre fosse consacrato). - Afferma con forza il principio in base al quale tutte le Chiese devono uniformarsi alla dottrina ed alle tradizioni della Chiesa di Roma. Fin dall'inizio del suo Pontificato, infatti, Innocenzo si comporta come capo dell'intera Chiesa, sia occidentale che orientale. - Deve affrontare nuovi problemi nella Chiesa orientale, dove Giovanni Crisostomo ha dovuto lasciare Costantinopoli, dopo il Sinodo della Quercia (ad quercum), radunatosi nel 403 nei pressi di Calcedonia, in Anatolia, cacciato di fatto dal Vescovo scismatico di Alessandria d’Egitto Teofilo. La vicenda si complicherà e coinvolgerà i due Imperatori Onorio ed Arcadio: il Papa non riconoscerà mai i Patriarchi eletti al posto di Giovanni, mentre lo sosterrà fino alla morte con messaggi di amicizia. Dopo la morte di Giovanni, Innocenzo pretenderà che il nome del Patriarca deceduto sia riabilitato, ma ciò non avverrà se non dopo la morte di Teofilo (412). - Combatte anch’egli l’eresia origenista, mentre si diffonde quella pelagiana, che afferma che l'uomo è in grado di salvarsi con le sue sole forze, poiché per natura sua non è tentato dalla concupiscenza. Inoltre rinnega la dottrina del peccato originale come colpa ereditaria nell'uomo. I Pelagiani si macchiano di gravi comportamenti come quando attaccano San Girolamo e le monache di Betlemme nei loro monasteri e un diacono viene ucciso ed una parte degli edifici incendiata. Cinque vescovi africani, fra cui Agostino d'Ippona, scrivono ad Innocenzo una lettera personale sulle loro posizioni riguardo alla questione pelagiana. Innocenzo nella sua risposta loda i Vescovi africani perché, consapevoli dell'autorità della Sede Apostolica, hanno fatto appello alla Cattedra di Pietro. Il Papa rifiuta gli insegnamenti di Pelagio e ratifica le decisioni prese dai Sinodi africani. - Nel 408 i Visigoti, senza trovare ormai quasi nessun ostacolo, arrivano alle porte di Roma. Alarico dichiara che si ritirerà solamente a condizione che i Romani gli accordino una pace favorevole. Allora alcuni senatori e il Papa vanno a Ravenna per incontrare l’Imperatore Onorio, perché scenda a patti. La missione fallisce e quindi il 24 agosto del 410 i Visigoti entrano a Roma. I danni prodotti dalla peste e dalla carestia sono tremendi. Il Papa e gli altri ambasciatori non sono in grado di rientrare nella città saccheggiata. L’ariano Alarico, fortunatamente, dà ordine di risparmiare la vita degli abitanti e di rispettare le chiese e in particolare le basiliche dei due apostoli usate dai cristiani come luogo di rifugio. - Grazie alle offerte di Vestina, una ricca matrona romana, Innocenzo fa costruire e riccamente abbellire una chiesa dedicata ai Santi Gervasio e Protasio (il vecchio Titulus Vestinae), che tuttora esiste, dedicata a San Vitale. - Scrive circa 36 lettere ai Vescovi per ribadire la dottrina. In una di queste afferma che un presbitero che ha figli dopo l’ordinazione, deve allontanarsi dal sacro ufficio. - Muore a Roma il 12 marzo del 417. Viene sepolto nella Catacomba di Ponziano sulla via Portuense, insieme al predecessore, e forse padre, Anastasio I.

34

Zosimo (417-418)

- Di origine calabrese, è consacrato il 18 marzo 417. La celebrazione viene officiata da Patroclo, vescovo di Arles, che era stato elevato a quella sede in luogo del vescovo Ero, forzatamente ed ingiustamente rimosso dal generale imperiale Costantino. Patroclo si guadagna immediatamente la fiducia del nuovo Papa, cosicché, già il 22 marzo, lo eleva a Metropolita su tutti i Vescovi delle province galliche oltre che Vicario Pontificio per l'intera Gallia e quindi referente del clero ivi residente. - Mostra incertezza e forse un po’ di ingenuità nella gestione dell’eresia pelagiana: prima Celestio nel 417 e poi lo stesso Pelagio riescono, con dichiarazioni astute, a convincere il Papa della loro ortodossia e a tirarselo dalla propria parte. I Sinodi romani che riunisce confermano il parere del Pontefice, mentre dall’Africa partono messaggi che puntano a dimostrare che il Papa è stato ingannato. Solo nel 418, prima di morire, Zosimo, visto pure l’atteggiamento antipelagiano dell’Imperatore Onorio, pubblica il suo “Tractoria”, in cui finalmente condanna il Pelagianesimo ed i suoi fondatori. - Ha dei problemi con i Vescovi africani riguardo al diritto o meno di appello alla sede romana da parte di religiosi che siano stati condannati dai loro ordinari (il caso del presbitero Apiario di Sicca, scomunicato dal suo Vescovo a causa dei suoi crimini). In realtà il Papa, accettando l’appello, commette l'errore di basare la sua azione su un canone che reputa provenire dal Primo Concilio di Nicea, ma che in realtà era un canone del Concilio di Sardica. - Dà indicazioni sull'uso del manipolo (simile alla stola, ma di lunghezza minore, essendo lungo un metro circa. È piegato a metà e tenuto fermo da un fermaglio e viene portato sull'avambraccio sinistro) da parte dei Diaconi e sulla consacrazione dei ceri pasquali nelle parrocchie di campagna. Vieta poi ai religiosi di recarsi nelle taverne. - Muore il 26 dicembre 418 e viene sepolto nella basilica di San Lorenzo fuori le mura.

Bonifacio I (418-422)

- Della sua vita prima dell’elezione, sappiamo che è romano (figlio di un presbitero di nome Giocondo), ordinato da Damaso I e ambasciatore di Innocenzo I a Costantinopoli nel 405. - Ancora una volta, siamo tristemente testimoni di scontri fra fazioni nel clero romano per l’elezione del nuovo Papa: dopo le esequie di Zosimo, una fazione composta principalmente da diaconi, occupa la Basilica lateranense ed elegge come Papa l'Arcidiacono Eulalio. L'alto clero, il giorno successivo, si riunisce nella chiesa di Santa Teodora ed elegge Papa, contro la sua volontà, il cinquantenne Bonifacio. Così avviene che il 29 dicembre 418 vengono eletti entrambi: Bonifacio nella Basilica di San Marcello, sostenuto da nove Vescovi provinciali e da settanta prelati, ed Eulalio nella Basilica lateranense alla presenza dei Diaconi, di alcuni prelati e del Vescovo di Ostia, che, come sappiamo, aveva l’incarico allora della consacrazione dei Pontefici. - Bonifacio a questo punto, deve lasciare Roma, perché l’imperatore Onorio parteggia per Eulalio, avendo ricevuto un rapporto dal Prefetto Simmaco, ostile a lui. Si deve organizzare un Sinodo di Vescovi italiani a Ravenna per decidere chi è il vero Papa: non si arriva ad alcun accordo e si decide che entrambi debbano stare lontani da Roma in attesa di un Sinodo più universale. Ma Eulalio non sta ai patti e durante il Triduo pasquale occupa il Laterano. A questo punto l’Imperatore decide per Bonifacio (3 aprile 418), che, il 10 aprile, può finalmente rientrare a Roma acclamato dalla folla ed essere consacrato. Comunque su richiesta del Papa, Onorio decreta nel 420 una legge che prevede che, “in caso di elezione 35 contestata tra due pretendenti, nessuno di loro sarà vescovo, ma solo colui che sarà designato da una nuova elezione, sulla base di un consenso unanime” . - Mostra grande zelo ed attivismo nel disciplinare e controllare l'organizzazione della Chiesa: limitazione per i Vescovi per quanto concerne i poteri di vicariato papali straordinari, ripristino dei poteri metropolitani dei vescovi provinciali. Ad oriente mantiene gelosamente la sua giurisdizione sulle province ecclesiastiche d'Illiria, sulle quali sta tentando di mettere le mani il Patriarca di Costantinopoli: se la vedranno come sempre i due imperatori, Onorio e Teodosio II, con il Papa in mezzo a cercare di mantenere la sua giurisdizione. - Ribadisce che le donne non possono toccare i paramenti sacri o bruciare l'incenso, vieta agli schiavi di diventare sacerdoti e conferma il primato disciplinare della cattedra di Pietro (Roma) su tutte le altre chiese. - Sostiene attivamente Sant'Agostino nella lotta al Pelagianismo, al punto che il Vescovo d'Ippona gli dedica la sua opera “Contra duas Epistolas Pelagianorum Libri quatuor”. - Muore il 4 settembre 422 e viene sepolto nel cimitero di Massimo sulla Via Salaria, vicino alla tomba di Santa Felicita, in onore della quale aveva eretto un oratorio sul cimitero che porta il suo nome.

Celestino I (422-432)

- Non sappiamo quasi nulla di lui prima dell’elezione del 10 settembre 422, se non che è romano, figlio di Prisco, sicuramente Diacono attorno al 418. - Grande amico di Agostino, ne difende la memoria dopo la sua morte nel 430, esaltandone la santità, la cultura e lo zelo e vietando ogni possibile attacco da parte dei Semipelagiani. - Di carattere fermo e al tempo stesso gentile, riesce a guidare la Chiesa in tempi duri di eresie ed invasioni barbariche, grazie anche a Galla Placidia, madre del piccolo Valentiniano III, che lo aiuta a cacciare dalla capitale i settari. - Raccomanda ai presbiteri di non rifiutare di impartire l'assoluzione anche a coloro che lo desideravano in punto di morte e di non vestire come monaci. - Ordina che i laici non possano e non debbano essere elevati all'episcopato al posto del clero, anche se per volontà popolare (“populus docendus non sequendus” ). - Difende il diritto della Chiesa romana di ricevere e decidere sugli appelli provenienti da tutte le regioni. La Chiesa d'Africa dissente, ma non mancherà mai di riconoscere il primato del Vescovo di Roma. - Gli ultimi quattro anni di Pontificato sono occupati dall’ennesima crisi dottrinale proveniente dall’Oriente. Quando Nestorio diventa Patriarca di Costantinopoli nel 428, il Papa ne è felice. Ma presto desta sospetti circa la sua ortodossia, ricevendo in modo benevolo i Pelagiani banditi da Roma dal Papa e predicando insegnamenti eretici riguardo alla duplice personalità di Cristo e, in particolare, rispetto al ruolo della Madonna, che si rifiuta di riconoscere come "Madre di Dio", considerata solo come "Madre di Cristo". Dopo un’indagine condotta da Cirillo d’Alessandria, il Papa riunisce un Sinodo a Roma nel 430 e la sentenza è dura: Nestorio verrà scomunicato e deposto, a meno che entro dieci giorni non ritratti solennemente e per iscritto i suoi errori. Nello stesso tempo il Papa riabilita tutti coloro che erano stati condannati da Nestorio. - Come sempre si mette di traverso il potere temporale, con l’Imperatore che, non convinto delle decisioni prese a Roma, indice un Concilio generale da tenersi a Efeso (7 giugno 431). Approfittando delle assenze, a vario titolo, di molti rappresentanti delle Chiese d'Oriente e d'Africa, nella seduta del 22 giugno Cirillo chiude in tutta fretta i lavori, 36 confermando la condanna di Nestorio. L'Imperatore accoglie il reclamo di quest'ultimo e convoca una nuova assemblea generale nei primi giorni di luglio, che però di nuovo conferma la sentenza già emessa in precedenza. Teodosio II non può opporsi, ma chiede ed ottiene la deposizione anche di Cirillo, che però sarà presto riabilitato, mentre Nestorio si ritirerà in un convento, dove morirà poco dopo in Egitto. - Restaura ed abbellisce la chiesa di Santa Maria in Trastevere, che aveva subito il saccheggio da parte dei Goti, e la chiesa di Santa Sabina. Fa abbellire le Catacombe di Santa Priscilla con dipinti del Concilio di Efeso. - L’ultimo atto del Papa prima di morire è l’invio di San Patrizio in Irlanda, che darà frutti millenari. - Viene sepolto nelle Catacombe di Priscilla, dalle quali verrà traslato, nell'820, da Pasquale I nella chiesa di Santa Prassede.

Sisto III (432-440)

- Figura importante del clero romano, anch’egli in contatto con Agostino. - Avendo un approccio più conciliante con i rappresentanti delle varie eresie, non può mancare chi lo accusa di essere pure lui eretico. - È un Papa diremmo oggi “mariano”. Infatti approva gli Atti del Concilio di Efeso, in cui si discute sul tema se Maria possa essere chiamata "Madre di Gesù" in quanto uomo, o "Madre di Cristo" in quanto uomo e Dio. Il Concilio attribuisce, infine, a Maria il titolo greco di Theotokos ("portatrice di Dio"). - Nella controversia Pelagiana, frustra il tentativo di Giuliano di Eclano di essere riammesso in comunione con la Chiesa cattolica. Riconferma i diritti del Vescovo di Roma sull’Illiria. - A lui si devono diverse opere di edilizia religiosa in città: inaugura Santa Sabina sul Colle Aventino, fa restaurare la Basilica di Santa Maria Maggiore (già Basilica Liberiana) e la Basilica di San Lorenzo fuori le mura. Inoltre arricchisce la Basilica di San Pietro e quella Lateranense con preziosi regali ottenuti dall'Imperatore Valentiniano III, cosa che porta San Girolamo a criticarlo. - Muore il 19 agosto del 440 e viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura.

Leone I (440-461)

- Detto Magno, Dottore della Chiesa, venerato come santo anche dagli Ortodossi, una delle figure centrali della storia della Chiesa. - Nato in Toscana, forse a Volterra, figlio di Quintiano, è figura importante a Roma e fuori Roma come Arcidiacono (430), consigliere di Celestino I e di Sisto III, inviato dall’imperatore Valentiniano III a pacificare la Gallia. - Siamo nel 440, c’è in Gallia quasi una guerra civile tra le due più alte autorità romane: il Generale Ezio e il Prefetto del Pretorio Albino. Il potere imperiale è così debole, che per pacificarli manda un uomo di Chiesa: il Diacono romano Leone. Questi va e riconcilia i due. Ed è allora che viene a sapere della morte di Sisto III e che la scelta è caduta all’unanimità su di lui. È consacrato appena rientrato a Roma, il 29 settembre. - Quando lo avvertono che ad Aquileia danno la Comunione a dei Pelagiani, convoca un Sinodo e decide che gli eretici debbano abiurare pubblicamente le loro vecchie credenze e sottoscrivere un’inequivocabile confessione di fede. - Deve affrontare poi una nuova eresia devastante, arrivata a Roma dall’Africa: il Manicheismo, religione radicalmente dualista, che accetta solo due principi, la Luce e le Tenebre, coevi, indipendenti e contrapposti, che influiscono in ogni aspetto dell'esistenza e 37 della condotta umana. Questa credenza fonde in modo originale elementi cristiani di derivazione giudaico-cristiana (Elcasaiti) e gnostica, in particolare di Bardesane e di Marcione, assieme ad una riformulazione del dualismo zoroastriano e di elementi della morale e dell'organizzazione simile a quella dei buddisti. Ha grande successo ovunque, per opera di missionari poveri e pacifisti. - Leone chiede ai fedeli di segnalare gli eretici ai sacerdoti: nomi, case, simpatizzanti, appuntamenti. Nel 443, insieme ai senatori ed ai presbiteri stessi, istruisce di persona un'inchiesta, nel corso della quale sono esaminati i capi di questa comunità. - Un certo numero di Manichei si convertono; gli altri, che si ostinano nella loro eresia, in ossequio agli editti imperiali, sono banditi, finché il 19 giugno 445, Valentiniano III, probabilmente su insistenza del Papa, emette un Editto, in cui stabilisce sette punizioni per i Manichei. A questo punto sono scacciati da tutte le province, anche in Oriente. - È durissimo anche contro l’eresia priscilliana (un misto di gnosticismo, docetismo, modalismo trinitario, ascetismo, rivendicazionismo sociale, con simpatie verso l’astrologia) diffusa in Spagna: ordina che si convochi un Concilio dei Vescovi delle province limitrofe per istituire un'inchiesta avente il fine di determinare se qualche Vescovo sia caduto nell'eresia. Qualora se ne trovino, essi devono essere scomunicati senza esitazione. - L’8 luglio 445 è una data da ricordare nella storia della Chiesa e del Papato: l’Editto di Valentiniano III riconosce solennemente il primato del Vescovo di Roma sull'intera Chiesa, in quanto è basato sui meriti di Pietro, la dignità della città e il Credo di Nicea; ordina, inoltre, che ogni opposizione alle sue decisioni, che hanno forza di legge, deve essere trattata come tradimento e che chiunque si rifiuti di rispondere agli avvertimenti di Roma, debba essere ivi estradato da parte dei Governatori provinciali. Questo anche come conseguenza del fatto che il Papa aveva avuto problemi sia in Gallia che in Oriente per fare capire i limiti di potere cui potevano giungere i Vicariati. - Usa la massima energia nel mantenimento della disciplina ecclesiastica, in un periodo in cui le continue devastazioni dei barbari portano disordini in tutti gli aspetti della vita e le regole della moralità vengono seriamente violate. Insiste sull'esatta osservanza dei precetti e non esita a rimproverare, quando necessario, i Vescovi. Lo fa inviando una grande quantità di lettere con istruzioni particolareggiate sul come risolvere numerose questioni ecclesiastiche e disciplinari. - Tra queste lettere, importante quella al Patriarca di Alessandria d’Egitto, nella quale afferma che la pratica ecclesiastica della sua sede debba seguire quella di Roma, poiché Marco, il discepolo di Pietro e fondatore della Chiesa alessandrina, non può avere altra tradizione che quella del "principe degli apostoli". - Con grande energia e chiarezza affronta la grave eresia del Monofisismo (l'esistenza in Cristo della sola natura divina). In particolare nella celebre lettera a Flaviano, Patriarca di Costantinopoli, che aveva scomunicato un monaco monofisita, conferma la dottrina dell'Incarnazione e dell'unione della natura Divina ed umana nella Persona unica di Cristo. L’Imperatore di Oriente Teodosio II si schiera però contro Flaviano. - Nel febbraio del 450 l'Imperatore d'Occidente Valentiniano III, la moglie Licinia Eudossia e sua madre Galla Placidia compiono un pellegrinaggio a Roma, partecipando alle solenni celebrazioni liturgiche tenute in occasione della festa della Cathedra Petri (22 febbraio). Leone approfitta dell'occasione per supplicarli di intervenire presso Teodosio II al fine di convocare un nuovo Concilio. Morto Teodosio nel luglio 450, il Concilio si tiene a Calcedonia l’anno successivo, sotto il nuovo Imperatore d’Oriente Marciano. In questa occasione si accetta solennemente l'epistola dogmatica del Papa a Flaviano quale espressione della Fede cattolica sulla Persona di Cristo. Inoltre Leone elimina il canone che

38 elevava il Patriarcato di Costantinopoli alla pari della Sede di Roma, diminuendo i privilegi degli antichi patriarchi Orientali. - Grande il suo impegno a livello civile: quando l'Italia settentrionale viene devastata da Attila, Leone parte con il console Gennadio Avieno e col prefetto Trigezio ed incontra personalmente il re degli Unni sul Mincio e ne scongiura una marcia su Roma. Quando, nel 455, Roma è invasa invece dai Vandali di Genserico, ottiene la promessa che le vite degli abitanti siano risparmiate. Da ciò si evince come lentamente le parti si stiano invertendo: non più il potere imperiale entra nelle faccende religiose, ma è la figura del Papa, che, davanti allo sgretolamento dell’Impero, prende sempre più su di sé mansioni prettamente politiche e civili. - Grazie a lui vengono realizzate diverse opere architettoniche ed artistiche a Roma: una Basilica sulla tomba di Papa Cornelio sulla Via Appia; il tetto della Basilica di San Paolo fuori le mura, che era stato distrutto da un fulmine; il grande mosaico dell'Arco di Trionfo che si è conservato ancora oggi. Leone fa anche restaurare l'antica Basilica di San Pietro in Vaticano, costruita da Costantino I. Durante il suo Pontificato, la ricca e pia aristocratica romana Demetriade erige sulla sua proprietà, al III miglio della via Latina, una Basilica in onore di Santo Stefano. Sempre nello stesso periodo, ma soprattutto per volontà dell'imperatrice Eudossia, viene eretta la Basilica Eudossiana (ora Basilica di San Pietro in Vincoli). - Molto abbiamo della sua produzione scritta: 96 sermoni e 143 lettere, da cui si evince l'alta concezione della dignità del suo ufficio, così come la completa convinzione del primato del Vescovo di Roma. - Muore il 10 novembre 461 e viene sepolto nel vestibolo di San Pietro. Nel 688 Sergio I farà traslare il corpo all'interno della Basilica e vi farà erigere sopra un altare: si tratta del primo Pontefice deposto in San Pietro. Attualmente i resti di Leone si trovano ancora in Basilica sotto l'altare della Cappella della Madonna della Colonna, a lui dedicato, dove furono traslati nel 1715. - Nel 1754 Benedetto XIV lo ha innalzato alla dignità di Dottore della Chiesa (Doctor Ecclesiae).

39

CAPITOLO 5

DAL 461 AL 514

Si sgretola l’Impero Romano d’Occidente e comincia, secondo la suddivisione storiografica classica, il Medio Evo. Gli uomini del tempo non se ne accorgono proprio, per ora la vita nella Roma decadente va avanti come sempre, anche se non è più Caput mundi ed è dominata da un Re barbaro. Si abbellisce in compenso sempre più con magnifiche chiese e basiliche, segno che le possibilità economiche della Chiesa sono ancora cospicue, nonostante i tempi. Si fa sempre più netta la contrapposizione fra Occidente ed Oriente cristiano, e ai nostri occhi moderni sembrano molto labili i confini fra motivazioni dottrinali e politiche. Capiamo meglio così, come sia difficile ancora oggi l’unità dei due polmoni del cristianesimo e quanto sia importante quel buon rapporto creatosi fra Papa Francesco ed il “fratello Andrea”. La lotta alle eresie, antiche e nuove, è ancora al centro delle preoccupazioni dei Pontefici a cavallo fra V e VI secolo. Abbiamo un Papa africano di etnia berbera, che mette giù una bozza della futura teoria sulla divisione dei poteri fra Stato e Chiesa (con la Chiesa posta su un gradino superiore); ed è sempre lui che obbliga a dare la Comunione sotto le due specie, anche se per motivi contingenti e limitati nel tempo. C’è pure un Papa talmente reietto ai suoi tempi, che Dante sarà costretto a spedirlo all’inferno addirittura fra gli atei. Il nuovo secolo si apre con una terribile disputa tutta romana fra un diacono ed un arciprete eletti Pontefici, con Teodorico a fare da arbitro molto parziale. Una tragica scena (un Papa a San Pietro ed uno in Laterano, coi relativi preti e fedeli), che purtroppo rivedremo spesso nei prossimi capitoli. Un dualismo che allora era visto come scandaloso e inaccettabile a livello dottrinale, un’anomalia da risolvere appena possibile, con le buone o con le cattive.

Ilario (461-468)

- Il suo nome compare ai tempi del Pontificato di Leone Magno come legato al II Concilio di Efeso (Latrocinium Ephesinum). Qui si era battuto vigorosamente per i diritti della sede romana e si era opposto alla condanna di Flaviano di Costantinopoli. Per questo motivo era stato oggetto della violenza di Dioscoro di Alessandria, che voleva impedirgli di andare a Costantinopoli oppure di tornare a Roma a riferire al Papa. - Sardo di origine, nel 461 l’Arcidiacono Ilario viene consacrato probabilmente il 19 novembre. - Continuando l’opera e lo spirito di Leone, si applica a riorganizzare la Chiesa, specie dove la situazione è maggiormente caotica come in Gallia e Spagna. Il problema è sempre quello dell’ampiezza dei poteri dei vescovati locali, se possono o meno scegliere in autonomia chi mettere alla guida delle Diocesi. Ormai è chiaro che questo non è possibile senza coinvolgere Roma. Riguardo la Gallia, il 19 novembre 462 convoca un Sinodo 40 romano per esprimersi su questi problemi. Ilario rende note le sue decisioni tramite un'Enciclica inviata ai Vescovi provinciali di Vienne, Lione, Narbonne e delle Alpi Marittime. - Sono proprio di un Sinodo Romano tenutosi in Santa Maria Maggiore nel 465 per discutere di problematiche locali (la nomina del Vescovo di Barcellona) i primi documenti originali arrivati fino a noi intatti di un’assise di questo tipo. Dopo un'allocuzione del Papa e la lettura delle lettere dalla Spagna, il Sinodo decide che le leggi della Chiesa non debbano essere derogate nel campo delle nomine episcopali. - Invia anche un'Enciclica in oriente, per confermare i Concili Ecumenici di Nicea, Efeso, e Calcedonia e la lettera dogmatica di Leone I a Flaviano, ma non si sa nulla del contenuto. - Anche a Roma difende l’integrità della fede, arrivando a chiamare nel 466 l’Imperatore Artemio in San Pietro di fronte a tutti per rendere conto della condotta di un suo favorito, Filoteo, che frequentava eretici, esortandolo a promettere che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per tenere sotto controllo l'eresia. - Fa costruire due oratori nel Battistero del Laterano, uno in onore di Giovanni Battista, l'altro di Giovanni Apostolo, una cappella in onore della Santa Croce nel battistero, conventi, due bagni pubblici, e biblioteche vicino alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura. Il tutto condito di ori e altri materiali preziosi dappertutto impiegati con l'abbondanza di un mecenate rinascimentale. Questo farà piovere su questo Papa dei giudizi negativi, se teniamo conto che Roma stava precipitando nella miseria e il popolo ne soffriva. - Muore il 29 febbraio 468 e viene sepolto nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura.

Simplicio (468-483)

- La tradizione lo vuole nato a Tivoli e figlio di un certo Castino. - Il suo Pontificato vede lo sgretolarsi dell’Impero d’Occidente. Non solo per cause esterne, ma pure per lotte intestine fra Imperatori insignificanti e personaggi di spicco, specialmente generali, che tramano colpi di stato continui. A Roma imperversano peste e carestia ed è in questo quadro drammatico che nel 476, gli Eruli di Odoacre entrano in Italia al seguito di altre tribù germaniche. Non avendo praticamente incontrato alcuna resistenza, Odoacre, divenuto ormai padrone del Paese, pone fine all'Impero d'Occidente, deponendo l'ultimo Imperatore, Romolo Augusto, assumendo il titolo di Re d'Italia, con l'assenso del Senato ed il successivo riconoscimento dell'Imperatore d'Oriente Zenone. Anche se ariano, Odoacre si comporta con rispetto nei confronti della Chiesa cattolica. Mantiene anche gran parte della struttura amministrativa esistente, cosicché il cambiamento non produce grandi differenze per Roma. - Ad Oriente, invece, il nuovo Imperatore Basilisco sale con un colpo di stato con l’appoggio dei Monofisiti e di conseguenza vengono deposti i Vescovi fedeli a Roma per sostituirli con alcuni che riconoscono solo i primi tre Sinodi ecumenici e non il Concilio di Calcedonia e la Lettera di Papa Leone I: la ferma presa di posizione del popolo, animato dai monaci fedeli all'ortodossia cattolica, spinge il Patriarca di Costantinopoli ad opporsi all'Imperatore e a difendere la fede minacciata. Gli abati ed i presbiteri di Costantinopoli si uniscono a papa Simplicio, che fa ogni sforzo per difendere le definizioni del Concilio di Calcedonia. In varie lettere indirizzate ad Acacio, agli abati, ai presbiteri ed all'Imperatore stesso, il Papa esorta a permanere nella comunione con Roma. Al ritorno sul trono dell’Imperatore legittimo (Zenone) le cose cambiano e il Papa si congratula con lui per il suo insediamento e lo esorta ad attribuire la vittoria a Dio, che aveva desiderato ciò per restituire la libertà alla Chiesa. - A Roma, che, nonostante la fine dell’Impero, non ha subito grandi contraccolpi, fa erigere quattro nuove chiese: sul Colle del Celio una dedicata a Santo Stefano, la cui parte 41 centrale tuttora esiste ed è nota come Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio, una dedicata a sant'Andrea (Sant'Andrea Catabarbara), facendovi aggiungere un'abside adorna di mosaici all’originale basilica civile di Giunio Basso vicino alla Basilica di Santa Maria Maggiore; un'altra dedicata al primo martire, Santo Stefano, dietro alla basilica di San Lorenzo in Agro Verano, che non esiste più; una quarta, ancora esistente, in onore di Santa Bibiana, iuxta palatium Licinianum, dove era la tomba della Santa. - Alla sua morte, il 10 marzo 483, Simplicio viene sepolto nel portico di San Pietro in Vaticano; in seguito, le sue spoglie saranno traslate nel poliandro della Basilica e, da allora, non se ne sa più nulla.

Felice III, in realtà II (483-492)

- Dopo la morte di Simplicio, l’ariano Odoacre tenta di influenzare l’elezione del nuovo Vescovo di Roma attraverso il Prefetto della città Basilio, il quale afferma che, su ordine del Papa defunto, nessuno avrebbe dovuto essere consacrato senza l’approvazione del Re. Il clero romano però si oppone a questo Editto, che limita il loro diritto di elezione e continua ad osservare il documento emanato dall'Imperatore Flavio Onorio su richiesta di Papa Bonifacio I, secondo il quale può essere riconosciuto Vescovo di Roma solamente chi sia eletto secondo la forma canonica con l'approvazione divina ed il consenso universale. Viene scelto Felice, che è consacrato il 13 marzo 483. Siccome Felice II non è considerato ancora un Antipapa (tra l’altro canonizzato), viene conteggiato come terzo, anche se in realtà sarebbe il secondo Felice legittimo. - Nato da una famiglia senatoriale romana, la gens Anicia, figlio forse di un ecclesiastico, a sua volta forse sposato e padre di Gordiano, prima di diventare sacerdote, di sicuro sappiamo che è insignito del titolo cardinalizio di Fasciolae. - L’Oriente cristiano è squassato ancora da divisioni, anche se l’Imperatore Zenone, su suggerimento del Patriarca di Costantinopoli Acacio, pensa di fare bene a pubblicare un Editto noto come Henotikon (o Atto di Unione) nel quale dichiara che nessun simbolo di fede diverso da quelli stabiliti a Nicea, con le aggiunte del 381, può essere riconosciuto. Invece di unire, questo provoca ulteriori divisioni. Vescovi spodestati e poi rimessi al loro posto con il Papa che deve intervenire pesantemente con l’arma della scomunica verso i Vescovi monofisiti. In più lo stesso Patriarca di Costantinopoli, che sembra in comunione con Roma, poi segue le direttive imperiali. - Per capire la gravità dei tempi, il Papa riunisce un Sinodo, manda legati in Oriente e questi, catturati, passano con gli eretici. Allora il Papa in un Sinodo romano scomunica il Patriarca Acacio e anche i legati e come risposta ad Oriente si cancella il nome del Papa dai “sacri dittici”. Il Papa non accetta scuse, perché sempre nei dittici compaiono nomi di eretici. E non se ne esce. Infatti la rottura fra le due Chiese (Scisma Acaciano) durerà fino al 518! - Non sta meglio l’Africa, dove i fedeli al Papa sono perseguitati da anni dai Vandali ariani. Tornata la pace, molti di quelli che erano stati ribattezzati ariani, desiderano ora ritornare alla Chiesa cattolica. Poiché vengono respinti da coloro che erano sempre rimasti fedeli, fanno appello al Papa, che convoca un Sinodo nel 487 e spedisce una lettera ai Vescovi d'Africa, in cui espone le condizioni alle quali costoro potranno essere riammessi in seno alla Chiesa. - Muore nel 492 e viene sepolto nella tomba di famiglia della Basilica di San Paolo fuori le mura.

42

Gelasio I (492-496)

- Africano della Cabilia, di origine berbera (anche se la tradizione lo vuole come l’unico “Papa nero” della storia), oggi lo diremmo ”di Curia”, visto che era stato “segretario” del predecessore, incaricato della stesura di documenti ecclesiastici. - Come Felice, è inamovibile nei confronti del potere religioso e civile dell’Impero d’Oriente, di fatto monofisita. Nonostante le intenzioni anche positive del Patriarca di Costantinopoli Eufemio e le minacce dell'Imperatore Anastasio, non si arriva ad alcun accordo, rimanendo il nome di Acacio ancora assente dai Sacri dittici. Per difendere il punto di vista romano, scrive anche un libro: “De duabus in Christo naturis”. - Mentre in Oriente la scomunica del Papa verso il Patriarca di Costantinopoli è di fatto un attacco anche all’Imperatore, in Occidente comincia a maturare l’idea della separazione dei poteri che, da allora, ha caratterizzato la cultura occidentale. Gelasio sostiene con fermezza che Roma deve il suo primato ecclesiastico solo alla Divina istituzione da parte di Cristo stesso, che conferisce il primato sull'intera Chiesa a Pietro ed ai suoi successori. - Quindi il potere della Chiesa è auctoritas, un potere legislativo, mentre l'autorità dell'Imperatore è solo potestas, un potere esecutivo. Così Gelasio si rivolge all’Imperatore: “Due sono, Augusto Imperatore, quelle che reggono principalmente questo mondo: la sacra autorità dei vescovi e la potestà regale. Delle quali tanto più grave è la responsabilità dei sacerdoti in quanto devono rendere conto a Dio di tutti gli uomini, re compresi.” Queste idee però sono ancora abbozzate e limitate a questo Pontificato: bisognerà attendere secoli, perché si chiarifichino in pieno. - Dopo una lunga lotta, riesce a far sopprimere l'antica festa romana dei Lupercalia, che egli considera un rimasuglio superstizioso, ed in qualche modo licenzioso, di paganesimo. Questa festa combinava fertilità e purificazione e quindi decide che a febbraio d’ora in poi venga celebrata la purificazione e la fertilità della Vergine Maria. - Per stanare i Manichei a Roma, decreta che l'Eucaristia venga ricevuta "nelle due forme", con il vino oltre che con il pane. Poiché i Manichei ritenevano il vino impuro ed essenzialmente peccaminoso, avrebbero rifiutato il calice e sarebbero stati quindi individuati. Successivamente, scomparso il Manicheismo, ritorna in voga il vecchio metodo di ricevere la Comunione solo con la specie del pane. - Pubblica in un Sinodo romano (494), il suo celebrato catalogo delle autentiche scritture dei Padri, assieme ad una lista di lavori apocrifi o alterati da interpolazioni, e ad una di libri eretici proscritti. - Compone molti inni, prefazioni e collette e stila un libro per la Messa. Il Messale che porta comunemente il suo nome, il “Sacramentarium Gelasianum”, sarà, però, composto solo il secolo successivo. Quanto di esso sia opera di Gelasio è ancora una questione dibattuta. - A lui si deve anche l'usanza delle ordinazioni nei giorni di magro, così come l'applicazione della quadruplice divisione dei redditi ecclesiastici, sia redditi di proprietà che donazioni volontarie dei fedeli: una parte per i poveri, un'altra per il supporto delle chiese e l'arricchimento del servizio divino, una terza per il Vescovo e la quarta per il clero minore. - Ricordato anche per la sua attenzione ai poveri (definiva le proprietà della Chiesa "patrimonio dei poveri"), di lui ci è rimasto parecchio: 42 lettere e frammenti di altre 49, archiviate attentamente in Vaticano, che spiegano incessantemente ai Vescovi orientali il primato della sede di Roma. Esistono inoltre 6 trattati e il decreto sui libri canonici e apocrifi. Tantissimi suoi decreti sono stati incorporati nel Diritto Canonico.

43

- La sua morte avviene il 21 novembre 496 e viene sepolto nel portico di San Pietro in Vaticano.

Anastasio II (496-498)

- Forse di famiglia greca immigrata a Roma, viene consacrato Papa il 24 novembre del 496: è il 50° della storia. - Il suo atteggiamento accomodante nel riconoscere la validità degli atti sacrali del Patriarca monofisita Acacio e la benevola accoglienza del Diacono Fotino di Tessalonica portano il clero romano a criticarlo pesantemente e a considerarlo troppo aperto verso gli eretici. - Provvede a decorare in argento la "confessio" sul sepolcro del martire Lorenzo nella Basilica suburbana a lui dedicata. - La sua morte il 19 novembre del 498 sembra quasi una vendetta: la tradizione dice che è avvenuta nel gabinetto e che avrebbe perso le budella. Viene sepolto nell'atrio dell'antica Basilica vaticana. - Queste dicerie arrivano fino al XIII secolo alle orecchie di Dante, che sbatte all’Inferno questo Papa, nel girone degli Epicurei, ovvero degli atei.

Simmaco (498-514)

- Nato in Sardegna probabilmente a Simaxis (OR), viene battezzato a Roma e qui diventa Diacono. Alla morte del tanto disprezzato Anastasio II, la maggioranza del clero e parte del Senato lo elegge Papa, mentre a Santa Maria Maggiore altri eleggono l’arciprete Lorenzo, che aveva dietro il “partito bizantino “, gente coi soldi, interessata a chiudere la rottura con l’Oriente. A livello politico, il senatore Flavio Anicio Probo Fausto Nigro parteggia per Simmaco, il senatore Flavio Rufio Postumio Festo per Lorenzo. - I due prescelti vengono convocati a Ravenna alla corte di Teodorico: il Re sceglie Simmaco, perché voluto dalla maggioranza del clero. Qualche maligno immagina che il Papa abbia corrotto qualche funzionario, più realistico pensare che ad Odoacre serva uno sfavorevole al suo rivale Imperatore d’Oriente. Per fortuna Lorenzo si sottomette e riceve in dono dal Papa la diocesi di Nocera in . - Il Sinodo romano del 1º marzo 499 cerca di stabilire delle norme per le prossime elezioni dei Pontefici: qualsiasi appartenente al clero romano che cerchi di accaparrare voti per un successore durante la vita del Papa, o che tenga consultazioni per quello scopo, deve essere deposto. Il Papa ha la possibilità di scegliere il suo successore e quindi clero, senato e popolo devono accettarlo. In mancanza di indicazioni, allora sarà eletto quello che ha ottenuto la maggioranza dei voti espressi dal clero. Attenzione, si parla di maggioranza e non più di unanimità come era sempre stato. Decisione che sarà comunque disattesa in futuro. - Nell’anno 500 Teodorico decide di fare visita all’ex capitale dell’Impero e nessuno si pone il problema della sua fede ariana: per ringraziarlo ed ingraziarselo, viene accolto con tutti gli onori sia dal Papa che da clero e popolo. - Il nuovo secolo si presenta sotto cattivi auspici: il partito romano-bizantino guidato da Festo e Probino cerca di far decadere Simmaco e sfrutta l’occasione della Pasqua celebrata a Roma in due date diverse (25 marzo il Papa, 22 aprile i bizantini). Si rifanno vivi i fautori di Lorenzo che puntano il dito contro il Papa, accusandolo di varie colpe. Si chiede l’intervento del Re, che convoca il Papa a Ravenna, ma questi si ferma a Rimini, non ritenendo Teodorico suo giudice. 44

- Non contenti, gli oppositori occupano il Laterano e il Papa deve uscire dalle mura e andare in Vaticano, convocando un Sinodo per respingere le tante accuse, tra cui quella di sperperare le ricchezze della Chiesa. Teodorico manda addirittura un reggente al posto del Papa, un certo Pietro, vescovo di Altinum (Diocesi veneta, oggi scomparsa), che, arrivato sul posto, fa di più: prende posizione in favore di Lorenzo e confisca le proprietà pontificie. - Il Sinodo riunito prima nella basilica Giuliana (Basilica di Santa Maria in Trastevere) e poi nella basilica Sessoriana (Basilica di Santa Croce in Gerusalemme), si svolge in modo drammatico, col Papa che cerca di discolparsi, con tentativi addirittura di farlo fuori lungo la strada (vengono uccisi alcuni chierici). Impaurito, non vuole più uscire neppure sotto scorta per andare al Sinodo. Nella quarta sessione si decide di non giudicarlo più e di lasciare a Dio il compito, decretando a maggioranza che deve essere considerato innocente di tutti i crimini di cui era stato accusato e quindi pienamente investito del suo ufficio episcopale; l'intera proprietà della Chiesa dovrà essere trasferita a lui; chiunque tornerà alla sua obbedienza non dovrà essere punito, ma chiunque intraprenderà le funzioni ecclesiastiche a Roma senza il permesso papale, dovrà essere considerato uno scismatico. La decisione viene sottoscritta da 75 Vescovi, fra cui i Vescovi di Milano e di Ravenna. Molti tornano alle loro Diocesi, ma la maggior parte di loro incontra i presbiteri romani in San Pietro per una quinta sessione del Sinodo, presieduta da Simmaco stesso il 6 novembre. L'Editto pubblicato dal prefetto Basilio (483), regolante la gestione dei possedimenti della Chiesa viene dichiarato non valido e Simmaco pubblica un nuovo Editto sulla gestione di questa proprietà e specialmente sulla sua vendita. - Per altri quattro lunghi anni ci sarà un Papa a San Pietro e un Antipapa al Laterano, appoggiato dal Re. Lorenzo fa anche aggiungere il suo ritratto alla serie dei papi nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Poi, grazie ad intermediari come il Diacono Dioscuro di Alessandria e per il fatto che Lorenzo guardava con troppa simpatia ad Oriente, Teodorico torna ad appoggiare Simmaco, che riprende la potestà piena e le proprietà. L'Antipapa, obbligato a lasciare Roma, si ritira in un podere che apparteniene al suo protettore Festo. - Difensore dell’ortodossia, molti dei Vescovi orientali perseguitati si rivolgono a lui e gli inviano una confessione di fede. Dopo il 506, l'Imperatore Anastasio I Dicoro gli invia una lettera piena di invettive, alla quale il Papa risponde fermamente, affermando con forza i diritti e la libertà della Chiesa. In una lettera dell'8 ottobre 512, indirizzata ai Vescovi illirici, Simmaco li ammonisce di non rimanere in comunione con gli eretici. - Per la prima volta un Papa assegna il pallio ad un Vescovo fuori dall’Italia, a Cesario di Arles in Gallia. - La tradizione dice che fece bruciare i libri dei Manichei e che li cacciò dalla città. - Fa costruire asili per i poveri vicino alle tre basiliche principali, invia somme di denaro per la Chiesa africana dominata dai Vandali e per il nord Italia, percorso dai barbari. - Fa costruire una chiesa dedicata a Sant'Andrea vicino a quella di San Pietro, una basilica dedicata a Sant'Agnese sulla via Aurelia e la chiesa di San Pancrazio sul Gianicolo. Adorna la chiesa di San Pietro, ricostruisce completamente la Basilica dei Santi Silvestro e Martino ai Monti e apporta migliorie alle catacombe sulla via Salaria. Fa edificare edifici residenziali nei pressi della Basilica di San Pietro, che costituiscono il nucleo dei futuri palazzi Vaticani. - Dai documenti del tempo veniamo a sapere che Roma aveva 28 titoli di Basiliche, affidate ciascuna ad almeno tre sacerdoti, il più importante dei quali era “incardinato” (prete-cardinale). Direttamente sottoposte al Vescovo di Roma erano le cinque basiliche principali: San Giovanni in Laterano, San Pietro, San Paolo, San Lorenzo e Santa Maria Maggiore, alle quali saranno aggiunte San Sebastiano e Santa Croce in Gerusalemme: le “Sette Chiese” meta di pellegrinaggi in epoca medievale.

45

- Muore il 19 luglio del 514 e viene sepolto nel portico dell'antica Basilica di San Pietro. La sua tomba è andata perduta.

46

CAPITOLO 6

DAL 514 AL 590

Percorriamo insieme il sentiero accidentato del VI secolo, fermandoci alla vigilia dell’elezione del celeberrimo San Gregorio Magno. Tanti pontefici, dai nomi più strani (ma abbiamo anche i primi Giovanni e i primi Benedetto), molti dei quali riescono a governare per pochi anni o pochi mesi. Possiamo ben dire che chi sostiene che non sempre lo Spirito Santo assista gli elettori e che le decisioni papali possono tranquillamente essere capovolte (addirittura bruciate!) dai successori, qui ha diverse conferme. Se pensiamo che uno dei pontificati più lunghi e importanti del secolo è quello di Vigilio, eletto mentre il predecessore, costretto alle dimissioni, muore al confino sulle Isole Ponziane, come un antifascista del secolo XX, un Papa che vive per otto anni a Costantinopoli, burattino nelle mani della famiglia imperiale, che gli fa perfino firmare, dopo un tira-molla quasi comico, un decreto semieretico, creando uno scisma fra i cattolici del nord (Milano compresa) e quelli del sud-est, potete immaginare il livello generale degli altri. Tempi stranissimi, se è vero che per una trentina d’anni diventa possibile per un Papa scegliersi il successore in vita con l’imposizione del suo Pallio. Poi ci sono i casi di “Papa-papà” e di “Papa-nipote”, tutti regolari, perché allora si poteva avere dei figli prima del presbiterato. Un secolo percorso ancora da continue divisioni dovute alle eresie (a dimostrazione che la dottrina è ancora alquanto magmatica), da incomprensioni continue, seguite da riappacificazioni, fra Roma e Costantinopoli, con il potere regale ed imperiale a sfidarsi anche in campo religioso, coinvolgendo laici e clero, Papa compreso. Intanto Roma, non più capitale, sprofonda nella miseria e viene falcidiata dalla peste, a causa delle invasioni, prima dei Bizantini e poi dei terribili Longobardi. Solo le nuove cattedrali danno lustro alla città. E dopo aver fatto patti con gli Ostrogoti, in questo capitolo la Chiesa cerca appoggi in un primo tempo a Bisanzio, mentre alla fine si accorge che al di là delle Alpi, nei territori dell’antica Gallia, c’è un popolo, quello dei Franchi, che è fedele alla dottrina e al Papa. Sono i primi segnali di un rapporto che percorrerà i secoli venturi.

Ormisda (514-523)

- Di buona famiglia frusinate, uomo sposato e padre di un futuro Pontefice (prima di essere Diacono), si schiera con Simmaco durante il periodo del doppio Papa. Notaio durante il Sinodo del 502, in quella occasione Sant'Ennodio, Vescovo di Pavia, gli predice che sarebbe diventato Papa. Cosa che avviene puntualmente il 20 luglio 514, ovvero il giorno dopo dei funerali di Simmaco.

47

- La crisi orientale dovuta al Monofisismo raggiunge apici tragici: si passa alle armi, con una sedizione guidata dal generale Vitaliano di Moesia contro l’Imperatore Anastasio, per vari motivi, tra i quali anche alcuni religiosi a difesa della sana dottrina e del ritorno all’unione con Roma. Tra il 514 e il 515 c’è uno scambio di messaggi fra Roma e Costantinopoli, con le posizioni che di fatto restano immutate. - Importante è la lettera di Papa Ormisda all’Imperatore del 1º agosto 515, contenente la formula di una confessione di fede (regula fidei) conosciuta come "formula Hormisdae” da far sottoscrivere ai Vescovi orientali. Dice così: “Prima condizione per la salvezza è quella di custodire la norma della retta fede e non deviare in alcun modo da quanto è stato stabilito dai Padri. E non si può trascurare l'espressione del Signore nostro Gesù Cristo, che dice: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Questa affermazione è provata dai fatti, perché nella sede apostolica la religione cattolica è stata sempre conservata pura” . Un certo numero di Vescovi di Scizia, Illiria, Epiro e Dardania torna in comunione con Roma. - Chi non si convince a cedere è l’Imperatore. Seguono ancora due anni di inutili scambi di ambascerie, in cui Anastasio cerca di sobillare il Senato e il clero romano contro il Papa e di corrompere i legati pontifici. Alla fine, l'11 luglio 517, scrive di nuovo ad Ormisda, comunicando l'intenzione di interrompere le trattative, mentre continua a perseguitare i fautori dell'unione con Roma. Nel 518 ci pensa il destino a chiudere la faccenda: in quell’anno muoiono sia Anastasio che Timoteo, il Patriarca eretico di Costantinopoli. - Il nuovo Imperatore Giustino I, fedele a Roma, riporta finalmente la pace fra le due Chiese: il 28 marzo 519, Giovedì Santo, nella Cattedrale di Costantinopoli, alla presenza di una grande folla, viene festeggiata solennemente la riunificazione della Chiesa greca con quella di Roma. La maggior parte dei Vescovi orientali e greci accetta e sottoscrive la formula di Ormisda. - Finito un problema, ne nasce un altro nel 519, quando alcuni monaci scizi, appoggiati dal futuro Imperatore Giustiniano, chiedono che diventi dogma questa espressione: "Uno della Trinità fu crocifisso". Il Papa, nel 521, dichiara che la formula in questione, anche se non errata, è pericolosa, perché si presta ad una falsa interpretazione e che il Concilio di Calcedonia non ha bisogno di emendamenti. Ma quelli insistono e alla fine il Papa è costretto a chiarire qual è la formula giusta: "Una delle tre Divine Persone ha patito secondo la carne." - Incarica Dionigi il Piccolo di tradurre in lingua latina i canoni della Chiesa orientale. Si occupa di tenere i contatti con tutte le chiese locali, inviando numerose lettere. Dai tanti doni ricevuti per San Pietro, immaginiamo ottimi rapporti con Teodorico ad Occidente e Giustino ad Oriente. - Poco prima di morire, viene a sapere che le persecuzioni vandale in Africa sono finalmente terminate (523). - Muore il 6 agosto di quell’anno e viene sepolto sotto il pavimento dell'atrio di San Pietro.

Giovanni I (523-526)

- Senese di origine, è il primo di una lunga serie di “Papi Giovanni”, il nome d’ora in avanti più comune tra i Pontefici. Viene eletto molto anziano, il 13 agosto 523. - Sotto il suo Pontificato, Dionigi il Piccolo - dotto monaco originario della Scizia, teologo e biblista, ma anche astrologo e matematico - riceve dal Papa l’incarico di compilare una tavola cronologica che renda la Chiesa di Roma indipendente dall’Oriente per quanto riguarda la definizione della data della Pasqua. Dionigi scopre che nel Calendario Giuliano le date della Pasqua si ripetono ciclicamente ogni 532 anni e compila una tabella, che 48 contiene l'elenco delle date lungo tutta la durata di tale ciclo. Facendo questo, decide di non fare più riferimento, nel conteggio degli anni trascorsi, né alla fondazione di Roma, né alla proclamazione a Imperatore di Diocleziano, ma “ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi”. Non conoscendo lo zero, egli stabilisce che l'anno immediatamente precedente all'1 (cioè l'anno nel quale era nato Gesù secondo il suo calcolo) sia l'1 a.C. Decisione storica la sua, anche se in realtà ha sbagliato di alcuni anni. L’uso di contare gli anni “dopo Cristo” dal VII secolo verrà usata nei documenti pubblici e privati; nel X secolo sarà conosciuto in tutta l'Europa occidentale. L'uso di contare in base all'Anno Domini anche gli anni prima di Cristo sarà adottato solamente nel corso del XVIII secolo. - Di lui sappiamo molto poco, se non del suo intervento per sanare una nuova crisi politico-religiosa fra Oriente ed Occidente: questa volta è Teodorico, ariano, che non accetta che il nuovo Imperatore d’Oriente prenda provvedimenti duri contro i suoi correligionari. Il Re finora aveva lasciato i cattolici liberi di professare la loro fede, anche se a livello civile aveva di fatto esautorato i Vescovi dal controllo del territorio in favore dei suoi funzionari civili e militari (conti). Teodorico invia quindi prima un’ambasciata in Oriente composta da ecclesiastici e senatori romani, poi costringe Giovanni I a partire per Costantinopoli. Ma cosa poteva fare il Papa là se non approvare le decisioni antiariane di Giustino? - Il Papa si accontenta di pregare l’Imperatore di avere un po’ più di moderazione, anche perché a Costantinopoli (che curiosamente sarà sede di un nunzio, che si chiamerà anche lui Papa Giovanni: Angelo Roncalli), viene accolto trionfalmente dai fedeli e da Giustino stesso, che, già che c’è, si fa incoronare dall’illustre ospite. Da notare che nella sede del Patriarcato sceglie di celebrare in rito latino (526), a dimostrazione di come ormai sia cosciente del fatto che il Vescovo di Roma abbia un ruolo primaziale. - Al ritorno in Italia, Teodorico (che teme, con l’unità cristiana, il ritorno dell’Impero Romano), fa arrestare ed imprigionare il Papa a Ravenna, dove muore carcerato il 18 o il 19 maggio. Il suo corpo, quattro anni dopo, sarà traslato a Roma e sepolto sotto il pavimento della Basilica di San Pietro. Nel suo epitaffio, stranamente, non ci sono allusioni al suo ruolo storico.

Felice IV, in realtà III (526-530)

- Il Cardinale presbitero Felice, di origini sannite, figlio di un certo Castorio, diventa Papa il 12 luglio 526, scelto direttamente da Teodorico e accettato supinamente dal clero e dal laicato di Roma. Provvidenza vuole che questo sia l’ultimo atto importante del Re, perché un mese dopo circa muore, lasciando il Regno alla reggenza di Amalasunta, figlia di Teodorico, ben disposta verso i cattolici, con la quale Felice IV manterrà buone relazioni. - A dimostrazione del suo buon cuore, ella dona alla Chiesa due antichi edifici situati nel Foro Romano: il Tempio del divo Romolo, figlio dell'Imperatore Massenzio ed il contiguo Templum sacrae urbis, il vecchio catasto romano, che Felice trasforma nella Basilica dei Santi Cosma e Damiano, tuttora esistente. Nella sua abside si può ancora osservare il magnifico mosaico che lo raffigura; la veste è simile a quella dei nostri sacerdoti per la S. Messa, ai piedi delle pantofole color azzurro. - Un Editto reale, elaborato da Cassiodoro, conferma l'antico uso che ogni capo d'accusa civile o criminale di un laico contro un membro del clero debba essere sottoposto al Papa o ad una corte ecclesiastica nominata da lui. Viene istituita un'ammenda di dieci libbre d'oro per chiunque violerà questa norma, i cui proventi dovranno essere distribuiti dal Papa ai poveri.

49

- Prende parte al cosiddetto conflitto Semipelagiano in Gallia meridionale sulla natura della Grazia divina. Invia ai Vescovi di quei luoghi una serie di Capitula sulla Grazia ed il libero arbitrio, basati sulle Sacre Scritture e sui testi patristici. - Durante il suo Pontificato, attorno al 529, Benedetto da Norcia fonda l'Abbazia di Montecassino nell'acropoli che si ergeva sul monte dell'antico castrum Casinum, sul confine meridionale del Latium novum. - Ormai malato, temendo contrasti alla sua morte per la scelta del successore, decide di sceglierlo di persona, imponendo il suo Pallio sulle spalle dell'Arcidiacono Bonifacio alla presenza del clero e del Senato. Oggi sarebbe una grave violazione del Diritto Canonico, ma allora era perfettamente in linea col Sinodo di Roma del 499, in cui Papa Simmaco aveva stabilito che ogni Pontefice potesse scegliere il suo successore e che tutta la Chiesa dovesse seguire la sua indicazione. - Nonostante il Papa minacci di scomunica chiunque provocherà disordini in merito alla sua scelta, vedremo quanto il Senato e il popolo ci tengano a mantenere la prerogativa di eleggere il Papa. - Muore il 22 settembre 530 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Bonifacio II (530-532)

- Come abbiamo detto, dopo la morte di Felice, la maggioranza del clero non approva la scelta del Papa e quindi elegge Dioscuro. Così abbiamo ancora una volta due Papi: Bonifacio, consacrato il 22 settembre nella Basilica Julii e Dioscuro consacrato contemporaneamente in Laterano. Ancora una volta è il destino o la Provvidenza a sistemare le cose: l’Antipapa muore già il 14 ottobre. - Ma chi era questo Bonifacio? Si può dire che è il primo Papa “tedesco”, essendo infatti un Ostrogoto. Come sappiamo, era stato scelto dal predecessore con tanto di cerimonia pubblica e minaccia di scomunica per chi non l’avesse accettato. Una volta rimasto a governare da solo, fa firmare, a chi l’ha appoggiato, un documento in cui si definisce anatema l’Antipapa, accusando questi di aver ottenuto la sua elezione con la simonia, cioè corrompendo i presbiteri. Ognuno di loro viene costretto quindi ad esprimere il proprio pentimento per aver partecipato ad elezioni irregolari e ad impegnarsi ad obbedire al Papa. Rimane tuttavia qualche risentimento, a causa del fatto che Bonifacio non è divenuto Papa in seguito ad una regolare elezione. - Sembra quasi sfidare l’opposizione, quando nel 531, durante un Sinodo, nomina anch’egli il suo successore, indicando il Diacono Vigilio, e rende regola il fatto che un Papa si scelga il successore. Ma questa volta va male, perché la corte di Ravenna e il Senato si mettono di traverso e riuniscono un Concilio, per cui Bonifacio deve tornare sui suoi passi, ritirare il Pallio a Vigilio e bruciare il decreto: da allora in poi questa modalità sarà vietata. - Conferma gli atti del secondo Concilio di Orange (529), uno dei più importanti del VI secolo, che concludono efficacemente la controversia semipelagiana. - Riceve un appello dai Vescovi africani, che stanno riorganizzando la loro Chiesa dopo le devastazioni operate dai Vandali, per confermare i diritti primaziali dell'Arcivescovo di Cartagine, in modo che quest'ultimo possa essere maggiormente in grado di profittare dell'aiuto della sede romana. - Muore e viene sepolto il 17 ottobre 532 in San Pietro. Caso raro di Papa non canonizzato dei primi secoli.

50

Giovanni II (533-535) detto anche Mercurio

- Probabilmente a causa delle discussioni sulle modalità per l’elezione dei Pontefici, passano due mesi di Sede Vacante. - La nuova piaga che colpisce il Cattolicesimo è la simonia, che sembra sia già praticata per l’elezione di Vescovi e Papi. Nei due mesi trascorsi per l’elezione di questo Papa, inizia quindi un vergognoso traffico di arredi sacri. Il re Atalarico emana un Decreto contro la simonia, addirittura inciso nel marmo nell'atrio di San Pietro. Il Re si riserba la conferma dell'elezione papale e mette a disposizione dei funzionari regi una cospicua somma di denaro per procurare suffragi al candidato scelto. In caso di contestazione davanti ad un tribunale, si sarebbe dovuto pagare al tribunale tremila solidi, somma devoluta ai poveri. - Per la prima volta nella storia, pare che questo sacerdote romano di nome Mercurio abbia voluto cambiare nome dopo l’elezione papale il 2 gennaio 533. Per cui in alcune iscrizioni appare come Mercurio, in altre come Giovanni. - Torna di modo in Oriente la formula “Uno della Trinità è stato crocifisso”, difesa da Giustiniano e dagli Acoemetae, una setta di monaci. L'Imperatore bizantino gli invia la sua professione di fede e molti regali preziosi e fa incorporare nei suoi Codici la propria lettera a Papa Giovanni e la sua risposta. - Muore l’8 maggio 535 proprio mentre si tiene un Concilio a Cartagine (535) sulla questione se i Vescovi caduti nell'arianesimo possano, dopo il pentimento, mantenere il loro rango o essere ammessi alla comunione laica. Viene sepolto in San Pietro.

Agapito I (535-536)

- Romano di nascita, sicuramente figlio di un presbitero, Gordiano, ucciso durante i disordini per l’elezione di Simmaco nel 502, a sua volta probabilmente figlio di Papa Felice III, è venerato come santo anche dagli Ortodossi. - Fa bruciare, di fronte al clero riunito in assemblea, l'anatema che Papa Bonifacio II aveva scagliato contro il suo rivale Dioscuro e che aveva ordinato fosse conservato negli archivi della Chiesa di Roma. - Conferma i decreti del Concilio tenutosi a Cartagine, secondo i quali, come abbiamo visto, i convertiti dall'Arianesimo erano stati dichiarati non idonei ad accedere agli ordini sacri e quelli già ordinati erano ammessi alla sola comunione laica. - Sotto la minaccia del generale bizantino Belisario, che sta per invadere l’Italia dalla Sicilia, il re Teodato chiede al Papa di implorare l’aiuto dell’Imperatore d’Oriente Giustiniano. Agapito parte per Costantinopoli, dove ha poco successo dal punto di vista politico, ma molto dal punto di vista religioso. Infatti risolve positivamente l’ennesima elezione di un monofisita a Patriarca (Antimo), anche se l’Imperatore inizialmente, credendo il Patriarca assolutamente ortodosso, è irritato col Papa, il quale con ironia risponde: “ Con impazienza ero venuto ad ammirare il cristianissimo imperatore Giustiniano. Al suo posto trovo un Diocleziano le cui minacce, tuttavia, non mi terrorizzano”. Alla fine, convintosi anche l’Imperatore che Antimo è monofisita, riesce a farlo rimuovere e, caso unico, elegge lui stesso sul posto nel 536 il sostituto nella persona di Menna. Giustiniano mette nelle mani del Papa la sua confessione di fede e la risposta di Agapito è interessante, molto lontana dal pensiero odierno: "Anche se non posso ammettere in un laico il diritto di insegnare la religione, tuttavia osservo con piacere che lo zelo dell'Imperatore è in perfetto accordo con le decisioni dei Padri".

51

- Il 22 aprile dello stesso anno muore lontano da Roma dopo solo 10 mesi di pontificato. I suoi resti mortali sono portati a Roma in una bara di piombo e deposti in San Pietro. La sua tomba andrà perduta durante la ricostruzione della Basilica. - Scriverà di lui Dante del Paradiso: “Ma 'l benedetto Agapito che fue sommo pastore, a la fede sincera mi dirizzò con le parole sue.“

Silverio (536-537)

- Figlio del Papa Ormisda, quindi anch’egli probabilmente di Frosinone, è il terzo Papa della storia a dimettersi, ancora una volta per costrizione. - La sua elezione nasce nel clima di contrasto fra Oriente ed Occidente: l’Imperatrice d’Oriente Teodora, che parteggia per i Monofisiti, sceglie il Diacono Vigilio (quello prima indicato e poi scartato come successore da Bonifacio II), il re ostrogoto Teodato vuole Silverio. Questa imposizione regale non piace per nulla al clero romano, reazione dovuta anche al rango modesto del candidato nella gerarchia ecclesiastica. In effetti, per la prima volta un Suddiacono accede al Pontificato. Stando alle cronache posteriori, sarebbe stato Silverio stesso a prendere l'iniziativa, offrendo denaro. Fatto sta che, altra anomalia, la consacrazione ha luogo l’8 giugno, prima che l'assemblea del clero approvi il decreto d'elezione. - Nel breve periodo di Pontificato vive la disastrosa guerra fra Ostrogoti e Bizantini, risultato di intrighi prima di tutto familiari, con la moglie cattolica del re Teodato che si accorda con Giustiniano per riunire l’Impero e Teodato che invece la fa arrestare e strangolare, mentre favorisce i Goti antibizantini. Ucciso pure lui, sale sul trono Vitige. I Bizantini di Belisario intanto entrano a Roma alla fine del 536 e il Papa li accoglie bene. Ma a marzo del 537 Vitige torna e mette la città sotto assedio, sottoponendola a privazioni e carestia per un anno. Le chiese costruite sulle catacombe fuori dalle mura cittadine sono devastate e le stesse tombe dei martiri aperte e dissacrate. - Il generale bizantino Belisario, su consiglio della moglie Antonina, passa dalla parte dell’Imperatrice d’Oriente Teodora e si impegna a mettere come Papa il Diacono Vigilio, mentre viene fatto girare un documento falso, che accusa Silverio di essersi accordato coi Goti per farli entrare in città, lasciando una porta aperta. - L'11 marzo 537, quindi, Silverio viene processato e poi arrestato, spogliato del suo abito episcopale, vestito come un monaco e tradotto in Oriente presso il luogo del suo esilio. Un Suddiacono annuncia al popolo che Silverio non è più Papa. Vigilio viene consacrato Vescovo di Roma al suo posto. - In Oriente però cominciano a capire che Silverio è innocente, quindi viene imposto a Belisario di organizzare un nuovo processo. A questo punto l’ex Papa rientra in Italia e probabilmente arriva a Napoli. Tuttavia, Vigilio non è disposto a tollerare il ritorno del suo predecessore illegalmente deposto. Questi, forse d'accordo con l'Imperatrice Teodora e con l'aiuto di Antonina, moglie di Belisario, fa portare Silverio sull'isola di Palmarola, un isolotto vicino a Ponza. Lì, l'11 novembre, è costretto ad abdicare, firmando un documento in cui rinuncia al ministero di Vescovo di Roma in favore di Vigilio. Qui muore il 2 dicembre a causa delle dure privazioni e del trattamento subito. - Viene sepolto il 20 giugno sull'isola e qui onorato ancora oggi come patrono.

52

Vigilio (537-555)

- Divenuto Papa nel modo irregolare che sappiamo, governerà la Chiesa per ben 18 anni. Di lui sappiamo che è romano, padre e fratello avevano probabilmente ruoli politici importanti. Diacono dal 531, già ai tempi di Bonifacio II era stato indicato come successore, con tanto di dono del pallio. Andata male la prima volta, il secondo tentativo, con le buone o con le cattive, va a buon fine. Burattinaia di questa elezione indegna, costata la vita al Papa legittimo, è Teodora, che per far convincere il Diacono Vigilio, inviato come legato a Costantinopoli per cancellare il Concilio di Calcedonia, gli promette la Sede di Pietro più settecento libbre d'oro. - Una volta ottenuto quello che voleva, Vigilio si mette sulla scia dei predecessori riguardo al Monofisismo, alla faccia del’Imperatrice. Nel 540 avviene lo strappo definitivo: invia due lettere a Costantinopoli, una indirizzata all'imperatore Giustiniano, l'altra al Patriarca Menna. In entrambe le lettere il Papa ribadisce i concetti espressi dal Concilio di Efeso e dal Concilio di Calcedonia e conferma le decisioni del suo predecessore, Leone I, approvando in pieno la deposizione del Patriarca Antimo. - A questo punto sorgono nuovi problemi con l’Impero d’Oriente, dove Giustiniano nel 543 emana un Editto di condanna dei “Tre Capitoli”, cioè gli scritti di Teodoro, Vescovo di Mopsuestia, di Teodoreto, Vescovo di Cirro e di Iba, Vescovo di Edessa, assertori di teorie diofisiste sospettate di nestorianesimo. Un modo per distogliere l’attenzione dai Monofisiti. Vigilio rifiuta di riconoscere l'Editto imperiale, perché avrebbe sminuito le decisioni prese a Calcedonia, che aveva riconosciuto invece l'ortodossia di Teodoreto e di Iba. Giustiniano, non potendo accettare che il Vescovo di Roma si sostituisca a lui nella legislazione ecclesiastica, ordina che venga prelevato e trasportato a Costantinopoli, dove avrebbe dovuto risolvere la questione con un Sinodo. - Il Papa viene obbligato ad imbarcarsi per Costantinopoli, mentre celebra Messa, in pieno assedio da parte del goto Totila. Mentre si reca sul Tevere, dove lo aspetta una nave, molti gli tirano pietre, perché pensano che fugga nel momento in cui il popolo soffre la miseria più nera. Non vedrà mai più Roma. - Arrivato a Costantinopoli nel gennaio 547, Vigilio cerca di persuadere l'Imperatore ad inviare aiuti agli abitanti di Roma e dell'Italia, che sono così duramente oppressi dai Goti. - Sotto pressione ed isolato, il Papa acconsente alla condanna dei “Tre Capitoli”. Ciò scatena le ire della Chiesa d'occidente, i cui Vescovi respingono la decisione papale. I Vescovi d'Africa addirittura scomunicano il Papa. - Vigilio a questo punto cambia di nuovo idea e Giustiniano ne ha le tasche piene: rifiuta la convocazione di un Concilio, ribadisce la condanna dei “Tre Capitoli”, cui aderiscono i Vescovi orientali, che vengono immediatamente scomunicati dal Papa. - Il Pontefice romano viene di nuovo arrestato, ma fugge calandosi con una fune dalla finestra e si reca a Calcedonia, dove invia una lettera enciclica, in cui denuncia le violenze e le persecuzioni subite. Giustiniano gli promette un ritorno sicuro nella capitale sul Bosforo. - Il Concilio si tiene sì, ma in Oriente nel 553, cui Vigilio si rifiuta di partecipare ben sapendo le posizioni dei Vescovi orientali. Anzi considera nulle le sue decisioni e Giustiniano allora fa cancellare il nome di Vigilio dai Dittici di tutte le chiese (una sorta di damnatio memoriae) e fa arrestare il seguito papale. E così questa tragica figura di Papa cambia di nuovo idea, approvando i canoni conciliari con una lettera dell'8 dicembre 553 al Patriarca Eutichio, e riaffermando poi in dettaglio la sua decisione con la Costituzione Apostolica del 26 febbraio 554. A questo punto, all’inizio de 555, le Chiese del nord Italia, dell’attuale Austria e della Baviera si ribellano a questo Papa-banderuola. 53

- Dopo ben otto anni di permanenza quasi coatta in Oriente, finalmente può tornare a Roma, che non riesce però a rivedere, perché muore durante la tappa a Siracusa il 7 giugno 555. - I suoi resti sono portati a Roma e sepolti nella Basilica di San Silvestro sulle Catacombe di Priscilla, sulla Via Salaria. Nessuna iscrizione lo ricorda. E ci sarà pure un motivo…

Pelagio I (556-561)

- Ex Nunzio Apostolico a Costantinopoli, durante gli anni di assenza di Vigilio da Roma è lui il punto di riferimento: dilapida le sue fortune per il bene della popolazione colpita dalla carestia e cerca di indurre il re dei Goti Totila a risparmiare la vita della popolazione, benché la città venga sistematicamente saccheggiata. - Quando Pelagio si reca anche lui nella capitale dell’Impero d’Oriente per concordare una pace tra Totila e Giustiniano I, in realtà è lì per spingere Vigilio a salvaguardare l’ortodossia. Per questo Giustiniano lo fa arrestare. Ma quando torna a Roma, alla morte di Vigilio, come il predecessore fa un bel voltafaccia e si schiera con l’Imperatore. - È quindi il candidato di Giustiniano (ora signore anche dell’Italia) al Papato, e per questo non viene accolto bene dai Vescovi italiani, tant’è che è consacrato il 16 aprile 556 da solo due di loro, invece che da tre come era tradizione. - L'atteggiamento altalenante assunto in merito alla questione dei Tre Capitoli reca danno alla reputazione del Papato nell'Italia settentrionale (scisma con le sedi vescovili di Milano ed Aquileia). I Franchi, da poco convertiti, chiedono al Papa una professione di fede ai principi dell'ortodossia. La risposta è alquanto evasiva. - Alcune fonti raccontano che, accusato dell'omicidio del proprio predecessore, Pelagio viene costretto a giurare solennemente sulla tomba del martire Pancrazio, castigatore degli spergiuri. - Detto questo, bisogna riconoscere che come Vescovo di Roma fa tutto quanto è in suo potere per alleviare la povertà e lo squallore in cui i cittadini sono caduti, anche quelli che un tempo erano ricchi e nobili. Tra l’altro la Prammatica Sanzione (Pragmatica sanctio pro petitione Vigilii) da poco promulgata da Giustiniano, conferisce al Papa funzioni civili come amministratore delle finanze e della giustizia anche laica che, in mancanza di un potere centrale visibile, gli consentono di limitare le sofferenze della popolazione. - Pur in un clima di miseria, fa costruire ancora basiliche (tra cui quella dei Santi XII Apostoli) e può sembrare un controsenso. Ma almeno così dà lavoro e salario garantito. - Muore il 4 marzo 561. Viene sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Giovanni III (561-574) detto anche Catelino

- Di un’importante famiglia romana, forse è il secondo caso di cambio di nome dopo la consacrazione. Infatti viene spesso citato come Catelino. - Pur essendo molto vicino alla corte di Bisanzio, deve aspettare quattro mesi prima che Giustiniano confermi la sua elezione. Per il resto sappiamo molto poco di lui, perché, causa l’invasione longobarda, i documenti che lo riguardano sono andati perduti. Quel poco che conosciamo è merito del futuro Papa Gregorio. - Calati dalla Pannonia nel 568, ariani, guidati da Alboino, i Longobardi ben presto occupano il nord e l’interno della penisola, lasciando ai Bizantini solo le coste. Il Papa, quindi, deve tenere una difficile politica di equilibrio fra Longobardi e Bizantini per riuscire a salvaguardare la Chiesa in Italia e impedire che Roma sia soffocata dalla miseria e dalle malattie. 54

- Durante l’occupazione dei Longobardi, molti cattolici vengono martirizzati, il monastero di Montecassino viene distrutto, moltissime chiese sono saccheggiate. - Per proteggere Roma dall’assedio del Duca Faroaldo I di Spoleto nel 573, il Papa deve recarsi a Napoli per chiedere l’aiuto dell’Esarca bizantino Narsete, che contribuisce a salvare molti monumenti della Città Eterna. Ma lasciamo la parola ad un testimone del tempo, il futuro Gregorio Magno : “Come una spada tolta dal fodero, così le orde selvagge piombavano su di noi. Gli uomini cadevano dappertutto come mietuti, le città rimanevano spopolate, i castelli distrutti, bruciate le chiese, rasi al suolo i monasteri di uomini e donne. Ora i campi erano deserti e tutto il paese languiva nell'abbandono, perché nessuno più lavorava; anche i possidenti erano scomparsi, e dove prima abitavano gli uomini, ora pascolavano in solitudine gli animali selvaggi” . - Giovanni III termina la costruzione della Basilica dei Santi Filippo e Giacomo (che poi diventerà la Basilica dei Santi XII Apostoli), e la eleva a titolo cardinalizio. Decide che il pane, il vino e le candele, necessarie per la celebrazione delle Messe a Roma siano forniti dalla chiesa di San Giovanni in Laterano. - Fortunatamente, sotto il suo Pontificato, nel 572, finisce lo scisma con la Diocesi di Milano, ma rimane quello con la Chiesa di Aquileia, perché anche Giovanni è un difensore delle risoluzioni del II Concilio ecumenico di Costantinopoli. - Muore il 7 luglio 574 e viene sepolto in San Pietro.

Benedetto I (575-579)

- Si tratta di Benedetto Bonosio, figlio di tal Bonifacio. Deve aspettare ben 11 mesi per la consacrazione (2 giugno 575), che avviene durante le incursioni longobarde, quindi con grandi difficoltà per far arrivare da Costantinopoli l’approvazione di Giustino II. - Vista la situazione drammatica che stanno vivendo Roma e l’Italia, chiede aiuto all’Imperatore ed ottiene che dall'Egitto arrivino navi cariche di grano, ma il sollievo è di breve durata. - Cerca di creare dei buoni rapporti col Duca longobardo di Spoleto, nomina ben 21 Vescovi, ha il merito di chiamare dal monastero camaldolese il futuro Gregorio I Magno, per consacrarlo Diacono. - Per il resto, sempre a causa della distruzione dei documenti, non sappiamo altro di lui. Muore il 30 luglio 579 e viene sepolto nella sagrestia della Basilica di San Pietro.

Pelagio II (579-590)

- Papa romano, ma di origine gotica (figlio di un Vinigildo), anche la sua consacrazione viene ritardata durante l’assedio longobardo, in attesa di approvazione imperiale. - Un po’ con le suppliche, molto col denaro suo e dell’Imperatore d’Oriente, riesce a far sì che i Longobardi abbandonino i dintorni di Roma, postandosi oltre il fiume Liri, non senza aver prima distrutto l'Abbazia di Montecassino, i cui monaci si rifugiano a Roma. - Chiede aiuto all’Imperatore d’Oriente, con un’ambasciata che comprende anche il Diacono Gregorio, che ha l’ordine di non mollare mai Maurizio, mentre riceve lettere su lettere dal Papa che lo incita ad un maggiore impegno. L’Imperatore manderà solo nel 584 un Esarca e pochi soldati. Ma a questo punto il Papa ha già deciso di guardare ai Franchi. Così inizia la lettera che invia ad un Vescovo locale : “Noi crediamo che il fatto che i Principi franchi professino la fede ortodossa sia stato determinato da una legge della Divina Provvidenza; come avvenne agli imperatori romani, affinché potessero aiutare la città, da qui alla sua rinascita […] Persuadeteli con tutta la convinzione possibile a tenersi lontano 55 da ogni amicizia o alleanza con i nostri più indicibili nemici, i Longobardi” . È l’inizio di un rapporto fra Santa Sede e Francia che durerà secoli. I risultati militari dell’intervento franco sono però modesti. - Il suo Pontificato è un continuo implorare aiuto per salvare l’Italia dai Longobardi (inutile anche la richiesta all’Esarca di Ravenna Decio) e deve ancora fare affidamento su Gregorio che si trova presso la corte imperiale a Costantinopoli: “Qui siamo in tali difficoltà che a meno che Dio muova il cuore dell'Imperatore ad avere pietà di noi e ci mandi un generale militare e un Duca, noi saremo interamente alla mercé dei nostri nemici, poiché quasi tutto il distretto intorno a Roma è senza protezione; e l'esercito di questa indicibile gente prenderà possesso dei luoghi ancora in mano all'Impero”. Alla fine si raggiunge solo una tregua fra Esarcato bizantino e i Longobardi. - Pelagio II può poco anche per saldare la spaccatura causata al nord dalla condanna dei Tre Capitoli di Papa Vigilio. Manda lettere al vescovo Elia di Grado e ai Vescovi d'Istria. Il Papa ricorda loro che la fede di Pietro non può essere annientata o cambiata, e che quella fede che egli conserva è la fede del Concilio di Calcedonia così come dei primi tre concili generali; li esorta quindi a stringersi attorno a quella gloriosa unità ecclesiastica, che stanno distruggendo “per amore di superflue questioni e nel difendere capitoli eretici.” Ma quelli rimangono sulle loro posizioni. - Promuove il celibato del clero ed emana restrizioni molto rigide in proposito. Fin troppo, tant’è che Gregorio apporterà correzioni. Protesta quando in Oriente Giovanni si fa chiamare Patriarca Ecumenico. - Trasforma la sua casa in un ospedale per i poveri e ricostruisce la chiesa di San Lorenzo. - Muore di peste, come molti romani in quel tragico periodo storico, il 7 febbraio 590 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

56

CAPITOLO 7

DAL 590 AL 655

La Cristianità viene introdotta nel VII secolo dalla luminosa figura di San Gregorio Magno, Dottore della Chiesa. In un momento tragico per Roma e per l’Italia, egli diventa l’unico punto di riferimento religioso e politico. È lui che conia la definizione ancora oggi usata per i Pontefici: Servus Servorum Dei. Si succedono poi una serie di Pontificati brevi, accomunati dalla continua intrusione del potere imperiale d’Oriente nelle cose di Chiesa. D’altronde una regola assurda prevede che da Bisanzio debba giungere (con la celerità del tempo per gli spostamenti e in base alle idee del sovrano) l’approvazione o meno delle elezioni papali e alla fine vediamo che il clero romano tenta di ribellarsi a questa imposizione. L’Oriente è poi la fucina delle eresie, l’ultima delle quali, quella monotelita è causa di divisioni tra est ed ovest e tra nord e sud della Cristianità. E a proposito di eresie, abbiamo il caso clamoroso di un Papa troppo pasticcione e indeciso davanti ai bizantinismi religiosi, da essere giudicato eretico da alcuni suoi successori, causa addirittura di discussioni sull’infallibilità pontificia che arriveranno fino al Vaticano I. Non manca purtroppo una dose massiccia di violenza, che tocca perfino il Soglio Pontificio: da una parte un Papa esoso ucciso da un popolo furibondo, dall’altra uno eliminato dall’Imperatore in persona, mentre a Roma già governa il successore (di fatto due Papi regnanti contemporaneamente). Vengono introdotte due feste importanti come Ognissanti e l’Esaltazione della Santa Croce e costruite numerose chiese e basiliche arricchite da splendidi mosaici. E mentre nelle Isole Britanniche si afferma il cattolicesimo e i Franchi esprimono la loro fedeltà a Roma, dalla Penisola Arabica si diffonde l’Islam come un fiume in piena, travolgendo un Cristianesimo orientale disunito quanto mai e un Impero bizantino troppo fragile: così, già a metà del secolo, gli Arabi cominciano a mettere gli occhi sulla Ṣiqilliyya, la Sicilia.

Gregorio I (590-604)

- Detto Magno, Dottore della Chiesa, è il primo Papa monaco. - Nasce in una nobile famiglia romana, quella degli Anicii; suo padre si chiama Gordiano e la madre Silvia, venerata come santa. Studioso di grammatica e diritto, trentenne è già Prefetto di Roma. Decide di trasformare le sue case in altrettanti conventi benedettini, essendo Benedetto della sua stessa “gens” e avendo di lui scritto una biografia. Si fa pure lui monaco, vive nel convento sul Celio, ma presto deve lasciare la vita monastica per servire come Nunzio di Papa Pelagio II a Costantinopoli, come abbiamo visto. Nella capitale imperiale, diventa amico della famiglia di Maurizio I, tanto da celebrare il Battesimo del figlio Teodosio. Nel 586 torna al suo convento a Roma, ma nel 590, cinquantenne, diventa Papa per volontà del popolo, del clero e del Senato di Roma. - Invia una lettera all'Imperatore Maurizio, in cui lo prega di intervenire perché non ratifichi la sua elezione, ma il Praefectus urbi di Roma, di nome Germano, forse il fratello 57 di Gregorio stesso, intercetta la missiva e la sostituisce con la petizione del popolo, che chiede la conferma della sua elezione a Pontefice. In attesa della risposta, Gregorio si astiene da ogni attività propria del suo ruolo, che viene svolta da una sorta di “triumvirato” ecclesiastico. Solo il 3 settembre 590 potrà essere consacrato. - Per implorare l'aiuto divino contro la pestilenza in atto da un anno, fa andare il popolo in processione per tre giorni consecutivi alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Roma è liberata dal morbo e siccome, durante la processione, mentre il Papa attraversa il ponte Elio o di Adriano, si racconta sia apparso sulla mole Adriana l'Arcangelo Michele, da allora la tomba di Adriano sarà chiamata Castel Sant'Angelo e una statua dell'angelo sarà posta in futuro sul punto più alto. - Il Papa è uomo di azione, pratico ed intraprendente, nonostante sia fisicamente abbastanza esile e la sua salute sempre cagionevole. Mette in atto una moralizzazione della Curia romana, con tanto di epurazione dei troppi personaggi, laici ed ecclesiastici, che hanno interessi ben diversi da quelli spirituali e di carità; molti incarichi sono dunque attribuiti a monaci benedettini. - Amministratore avveduto ed energico, sia nelle questioni sociali che in quelle politiche, per sostenere le popolazioni bisognose di aiuto e di protezione, sia nelle questioni interne della Chiesa universale, fa largo uso dei beni propri e di quelli derivanti dalle donazioni dei privati, non a beneficio di Vescovi e Diaconi, ma in favore del popolo della città di Roma, che “oppressa da uno smisurato dolore, si spopola di cittadini; assalita dal nemico, non è più che un cumulo di macerie”. - Nei territori del Patrimonio di San Pietro, si prende cura degli acquedotti, favorisce l'insediamento dei coloni, eliminando ogni residuo di servitù della gleba. Si adopera per la conversione delle popolazioni dell’interno della Sardegna e invita l’Impero a trattare le isole (che dipendevano allora dall’Esarcato d’Africa) con maggiore magnanimità per quanto concerne il fisco. - Si dedica con sollecitudine ai problemi dell'Italia provata da alluvioni, carestie, pestilenze, amministrando la cosa pubblica con puntigliosa equità, supplendo all'incuria dei funzionari imperiali, visto anche il suo passato di Prefetto. Senza un vero potere, ormai anche il resto d’Italia vede il Papa come unica guida sicura. - Si dedica con impegno alla riforma della vita monastica, assicurando una maggiore autonomia giuridica per i monasteri, la cui vita economica non dovrà in alcun modo subire l'ingerenza dei Vescovi, chiamati a compiti spirituali. Regolamenta anche i rapporti tra scelta monacale e vita familiare, generalmente dando la priorità ai diritti della seconda. - Sottrae, quanto più possibile, gli ecclesiastici ai tribunali civili, perché non ha alcuna fiducia delle autorità longobarde e bizantine, particolarmente corruttibili; almeno sui Vescovi può comunque esercitare la sua autorità. - Durante il suo Pontificato riesce a realizzare il sogno di convertire la Britannia, che affida a Sant'Agostino di Canterbury, priore del convento di Sant'Andrea. In meno di due anni 10.000 Angli, compreso il re del Kent, Edelberto, si convertono. - Quando Aginulfo, re dei Longobardi, minaccia la Città Eterna nel 591, cerca di fare in modo che l’Esarca di Ravenna si accordi con loro. Ma Romano non fa nulla, anzi attacca e fa saltare i piani del Papa. Nel 593 allora Aginulfo assedia la città e non solo Gregorio organizza la difesa, ma si impegna a pagare di tasca propria 5.000 libbre d'oro, offrendo al re longobardo l'assicurazione del pagamento annuo di un'ingente tributo. Riesce poi a creare rapporti pacifici col Re e ad iniziare un cammino di conversione del suo popolo, grazie alla cattolica Regina Teodolinda. - Questa tregua non piace ad Oriente, che accusa il Papa di infedeltà all'Impero e di stupidità per i suoi tentativi di negoziazione. Questi prende carta e penna e ricorda 58 all’Imperatrice che ben poco loro avevano fatto per Roma, mentre all’Imperatore risponde piccato: “Voi non credete a quello che dico riguardo ad Ariulfo, riguardo al fatto che sarebbe disposto a passare dalla parte della Repubblica, accusandomi di dire menzogne. Dato che una delle responsabilità di un prete è di servire la verità, è un grave insulto essere accusati di menzogna. Sento, inoltre, che viene riposta più fiducia nelle asserzioni di Leone e Nordulfo, invece che alle mie... Ma quello che mi affligge è che la stessa tempra che mi accusa di falsità permette ai Longobardi di condurre giorno dopo giorno tutta l'Italia prigioniera sotto il loro giogo, e mentre nessuna fiducia è riposta nelle mie asserzioni, le forze del nemico crescono sempre di più... “. - Comunque, col nuovo Esarca Callinico, si giunge finalmente ad una tregua stabile fra Bizantini e Longobardi nel 598. - Con l’Imperatore di Oriente i rapporti non saranno mai molto buoni, anche per motivi religiosi. In particolare quando nel 595, il Patriarca di Costantinopoli Giovanni IV Nesteutes si proclama “Patriarca Ecumenico”, quindi di autorità pari al Papa. Di fronte alle proteste di Gregorio, il Patriarca cerca il sostegno dell'Imperatore, che scrive al Papa, esortandolo a porre fine alla questione, avendo la Chiesa bisogno di pace e non di controversie religiose. Gregorio risponde così: ”Quando noi lasciamo la posizione che ci spetta, e assumiamo noi stessi onori indecenti, alleiamo i nostri peccati con le forze dei barbari... Maestri di umiltà e generali di superbia, noi nascondiamo i denti da lupo dietro un volto da pecora. … Colui che ricevette le chiavi del Regno dei Cieli... non fu mai chiamato Apostolo Universale; e ora il più Santo Uomo, il mio vescovo collega Giovanni rivendica il titolo di Vescovo Universale. … Tutta l'Europa è nelle mani dei Barbari... e, malgrado tutto, i preti ... cercano ancora per sé stessi e fanno sfoggio di nuovi e profani titoli di superbia!”. - Da allora comunque i Patriarchi di Costantinopoli si faranno sempre chiamare “Ecumenici”: Gregorio allora inventa un titolo per sé e per i futuri Pontefici: Servus Servorum Dei. - Riorganizza la liturgia romana, ordinando le fonti liturgiche anteriori e componendo nuovi testi, e promuove quel tipo di canto, che dal suo nome si chiama gregoriano, che comporta, di conseguenza, l'ampliamento della Schola cantorum. Non abbiamo prove che abbia composto qualcuno dei canti. - Ci sono pervenuti diversi suoi libri, ben 848 lettere e molte omelie. - Muore il 12 marzo 604 dopo aver sofferto per vari anni di gotta (la malattia tipica di tanti Pontefici) e viene sepolto nella Basilica di San Pietro.

Sabiniano (604-606)

- Sabiniano, figlio di un certo Bono, nasce a Blera della Tuscia, piccolo paese nell’attuale Provincia di Viterbo. Prima del 592 viene ordinato Diacono ed ha una certa rilevanza nella Curia pontificia, tanto che Gregorio I lo nomina suo apocrisario (Nunzio, diremmo oggi) presso l’Imperatore d’Oriente. Viene anche rimproverato dal Papa, perché non si mostra energico nel contestare il Patriarca Giovanni, che, come abbiamo detto, con il consenso dell’Imperatore Maurizio, usa il titolo di “Patriarca Ecumenico”. Viene eletto a marzo, ma bisogna aspettare l’approvazione imperiale per la consacrazione che, avviene il 13 settembre 604. - Nei pochi mesi di Pontificato consacra 26 Vescovi, fa illuminare di più la Basilica di S. Pietro, istallando grandi candelabri e forse introduce l'usanza di far suonare le campane nelle ore canoniche e durante la celebrazione dell'Eucarestia. - Cancella la riforma della Curia di Gregorio, riassegnando al clero "tradizionale" gli uffici ecclesiastici già affidati ai monaci. 59

- La fama di questo Pontefice è del tutto negativa in quanto, in un momento di massima carestia dovuta alla situazione politica, si mette contro il popolo affamato, perché spendaccione e oltretutto offre il grano a pagamento: circa due quintali di grano a un soldo. - Alla sua morte, avvenuta il 22 febbraio del 606, forse causata da un’insurrezione, il corteo funebre, per timore di una vendetta popolare, deve compiere una lunga deviazione, passando fuori le mura cittadine, per raggiungere l’antica Basilica di San Pietro, dove è sepolto.

Bonifacio III (607)

- Romano di famiglia greca (il padre si chiama Giovanni Kataandiokes), è uomo di fiducia di Gregorio Magno come Nunzio a Costantinopoli, dove diventa stimato consigliere dell'Imperatore Foca. - Una volta eletto nel 606, aspetta quasi un anno a tornare a Roma: forse aspetta di sapere che sia certa la regolarità della sua elezione e per questo ufficialmente è Papa solo dal 607. - Porta due cambiamenti significativi alle elezioni papali: proibisce a chiunque di mettersi d'accordo sul successore, mentre il Papa è ancora in vita (la pena per la trasgressione a questa regola è la scomunica); stabilisce che nessun passo debba essere fatto per organizzare le elezioni papali fino a tre giorni dopo il funerale del Pontefice. - Ottiene un Decreto dall’Imperatore Foca, che stabilisce di nuovo che "la sede di San Pietro l'Apostolo deve essere a capo di tutte le Chiese". Quindi il titolo di "Vescovo Universale" appartiene esclusivamente al Vescovo di Roma. - Muore il 12 settembre 607 e viene seppellito nella Basilica di San Pietro a Roma. È uno dei Pontificati più brevi della storia: neanche 9 mesi.

Bonifacio IV (608-615)

- Papa abruzzese della Marsica e monaco, figlio di un medico, dall’anno 590 al 604 è uno dei più vicini collaboratori di Gregorio Magno: una sorta di “ministro del Tesoro” per un Papa che aveva dovuto soccorrere una città affamata per le inondazioni e le siccità (disastrose per i raccolti), decimata dalle continue epidemie. Deve aspettare ben 10 mesi prima di avere l’approvazione dell’Imperatore il 25 agosto del 608. - A lui si devono il ristabilimento dell'unità religiosa in Italia e la fine dello scisma, che turbava tuttavia la Venezia e l'Istria per la questione dei Tre Capitoli; l'organizzazione della Chiesa d'Inghilterra che, sorta alcuni anni prima con lo sbarco dei missionari inviati da Papa Gregorio e sviluppatasi quindi notevolmente, necessita ormai di un'adeguata e regolare organizzazione gerarchica; l'intesa cordiale con l'Impero e con i suoi rappresentanti ufficiali in Italia. - Chiede in dono all'Imperatore Foca di Bisanzio il tempio della dea Cibele, conosciuto come il Pantheon di Roma, che a quei tempi forse era visto come nido di diavoli, proprio perché luogo intitolato “a tutti gli dei”, colpevoli delle sciagure piombate sulla città. Bonifacio IV converte il tempio nel 609 in una chiesa cristiana intitolata alla Madonna Regina dei Martiri, Santa Maria ad Martyres. Sotto il suo altare fa mettere innumerevoli ossa di martiri portate con ben 28 carri dalle catacombe. In cambio, viene eretta nel Foro Romano una colonna con in cima una statua dorata dell'Imperatore.

60

- Per l’occasione della consacrazione della chiesa, il 13 maggio 609, viene istituita la festività di Ognissanti per quello stesso giorno, salvo poi essere traslata al 1º novembre nel IX secolo. - Muore l'8 maggio 615 e viene sepolto in San Pietro. - Sarà Bonifacio VIII a canonizzarlo alla fine del XIII secolo: in quel periodo il corpo viene deposto in un altare, nella cappella sepolcrale costruita da Arnolfo di Cambio per lo stesso Bonifacio VIII.

Adeodato I (615-618)

- Adeodato o Deusdedit è romano, figlio del Suddiacono Stefano, forse monaco benedettino. Deve attendere ben cinque mesi per essere consacrato Papa il 19 ottobre 615. Deve essere anziano, se è già prete da quarant’anni. - Preferisce promuovere alle cariche ecclesiastiche dei sacerdoti, anziché dei monaci e rimuove quelli nominati dai predecessori. Ordina quindi 14 preti. - Durante il suo breve Pontificato a Roma capita di tutto: la peste nel 616, un'epidemia di scabbia con un terremoto nel 618 e una grave rivolta delle truppe bizantine in Italia, scontente per i mancati pagamenti dei salari, a seguito della quale sono massacrati l'Esarca Giovanni I Lemigio e altri funzionari governativi di Ravenna. Il Papa da parte sua rimane fedele all’Imperatore Eraclio, un tipo poco raccomandabile, visto che aveva fatto uccidere il predecessore Foca. - Istituisce per il clero un ufficio da recitarsi alla sera, a somiglianza di quello del mattino. - È il primo Papa ad usare i sigilli in piombo (bullae) sui documenti papali, che con il tempo prenderanno il nome di "bolle papali". - Ha la fama di semplice, pio, saggio ed accorto; sul letto di morte lascia un'indennità al suo clero, l'equivalente di un anno di paga per ciascuno, come dono per la partecipazione ai suoi funerali: è il primo lascito funerario documentato di un Papa ai suoi presbiteri. - Muore l'8 novembre 615 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Bonifacio V (619-625)

- Alla morte di Adeodato, segue più di un anno di sede vacante. Il motivo è sicuramente il momento storico tremendo che sta vivendo l’Impero bizantino, attaccato, a sud, dai Persiani, i quali, impadronitisi della Siria, della Palestina e dell'Egitto, sono giunti dinanzi a Costantinopoli; e a nord, dagli Avari, i quali, dopo essere stati sul punto di far prigioniero lo stesso Imperatore, lo hanno seguito fin nei sobborghi della capitale. In più l’Imperatore Eraclio deve spostarsi continuamente per seguire l'andamento delle operazioni militari. Alla situazione ad Oriente si aggiunge quella italiana dove l’Esarca d'Italia, l’eunuco Eleuterio, si fa acclamare Imperatore, sfruttando con abilità il malcontento dei militari e i risentimenti della popolazione. Questi parte per Roma, su consiglio del Patriarca di Ravenna Giovanni IV, perché nella Città Eterna intende assumere ufficialmente la corona, ma, arrivato in Umbria, viene sbaragliato dalle truppe fedeli all’Impero. Finalmente, ottenuto un minimo di pacificazione, il 23 dicembre 619 viene eletto come nuovo Vescovo di Roma, il napoletano Bonifacio, figlio di un certo Giovanni. - A lui si deve l’importante norma sul diritto di asilo, con il quale le chiese godranno d’ora in avanti di immunità: quindi, di conseguenza, anche i ricercati dalla giustizia possono trovarvi rifugio. - Prescrive che gli Accoliti non possano traslare le reliquie dei martiri e che, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, non possano sostituire i Diaconi nel conferimento del Battesimo. 61

- Completa e consacra il cimitero di San Nicomede sulla Via Nomentana. - Si impegna per la cristianizzazione dell'Inghilterra. Si ricorda una lettera indirizzata al missionario e Vescovo italiano Giusto di Canterbury, con la quale gli conferisce il pallio e gli dà facoltà di "ordinare Vescovi come potrà richiedere l'occasione". Bonifacio scrive nel 625 anche ad Edwin, re di Northumbria (parte dell’attuale Scozia), sollecitandolo ad abbracciare la fede cristiana, e alla principessa cristiana Æthelburg del Kent, sua consorte, esortandola ad impegnarsi per la conversione del marito. - Sotto il suo Pontificato con l’Egira (il trasferimento dei primi devoti musulmani e del loro capo Maometto dalla natia Mecca alla volta di Yathrib ovvero Medina) nasce la religione islamica (622). - Muore il 25 ottobre 625 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Onorio I (625-638)

- Altro Pontefice frusinate, di famiglia senatoriale (figlio del "consul" Petronio), Onorio viene consacrato appena due giorni dopo la morte di Bonifacio V, essenzialmente perché l’Imperatore delega l’Esarca presente in quei giorni a Roma. - Prosegue la cristianizzazione delle Isole Britanniche, mandando missionari nel Wessex, mentre introduce in Irlanda la data di celebrazione della Pasqua utilizzata dal resto della Chiesa cattolica. - Istituisce (forse) la festa dell'Esaltazione della Santa Croce. - Durante il suo Pontificato avviene la trasformazione della Curia Iulia, l'edificio in cui il Senato romano si era per secoli riunito, in una chiesa cristiana (Sant'Adriano al Foro). In ogni caso a lui si deve la costruzione di diverse chiese, tra cui la Basilica ad corpus dedicata alla martire Agnese lungo la via Nomentana, dove fa decorare l'abside con un mosaico, nel quale egli è ritratto alla destra della santa nell'atto di offrirle il modellino della chiesa, la sostituzione in San Pietro di sedici travi del tetto, che viene ricoperto con le tegole di bronzo tolte, con l'autorizzazione dell'Imperatore Eraclio, dal Templum Romae, cioè il tempio di Venere e Roma nel Foro, il rivestimento in argento del portale maggiore e gli ultimi interventi edilizi di una certa importanza nell'Urbe prima dell'Alto Medioevo. Il tutto probabilmente finanziato direttamente dal Papa con il proprio patrimonio (2000 libbre d'argento, circa 680 kg) . - Appoggia, in un suo scritto, una formulazione cristologica monotelita (il Monotelismo afferma che in Cristo esiste un’unica volontà o un’unica operatività o energia), proposta dall'Imperatore Eraclio, il cosiddetto Ecthèsis, allo scopo di portare ad una riconciliazione tra cristiani monofisiti e cristiani ortodossi-calcedonesi. Questo il testo della lettera di risposta inviata da Onorio al Patriarca Sergio: ”Affermiamo che la volontà del Signore nostro Gesù Cristo era soltanto una (unam voluntatem fatemur), per il fatto che la nostra natura umana è stata assunta dalla divinità. (…) Il Figlio e Verbo di Dio fu egli stesso operatore della divinità e dell'umanità. Se a motivo di queste duplici operazioni, umane e divine, si debbano riconoscere una o due operazioni, questo non sta a noi, ma lo lasciamo ai grammatici, che sono soliti esibire parole ricercate ricavandole da minuzie.” - Per questo motivo, a più riprese dopo la sua morte, Onorio subirà l'anatema assieme ad altri eretici monoteliti, durante il Concilio di Costantinopoli III (VI Concilio Ecumenico) e in particolare da Leone II. Questo caso di “Papa eretico”, è stato spesso usato come prova contro il dogma dell’infallibilità papale. Per secoli se ne discuterà animatamente, specie nel XIX prima del Concilio Vaticano I. Nel tempo ci sarà chi vorrà trovare prove che i documenti erano stati contraffatti, altri faranno notare che non era Magistero, ma una lettera privata, altri diranno che non si può discutere quello che dice il Papa. Ad oggi, la 62 formula “ex cathedra” può salvare Onorio, "declassando" a posteriori qualsiasi scritto ambiguo o contraddittorio rispetto a successive formulazioni dogmatiche, a “pronunciamento”, in cui il Papa non aveva impegnato la propria infallibilità. Di questi problemi si è tornato a parlare spesso sotto l’attuale Pontificato di Papa Francesco, da parte dei suoi oppositori. - Onorio muore il 12 ottobre 638 e viene sepolto in San Pietro.

Severino (638-640)

- Romano, figlio di un certo Avieno, forse esponente dell'aristocrazia romana, viene eletto solo tre giorni dopo la morte di Onorio I e come di consueto, vengono inviati legati a Costantinopoli per ricevere da Eraclio il nulla osta. Ma qui succede l’imprevedibile: l’Imperatore pretende anche dal nuovo Papa una confessione di tipo monotelita. A differenza di Onorio, Severino si rifiuta e quindi viene tenuto lontano dalle sue mansioni per ben due anni, mentre l'Esarca Isacco saccheggia il Palazzo del Laterano. - Motivo di tale brutalità, l’aver fatto credere alle truppe bizantine sottopagate che il Papa precedente si era intascato i soldi imperiali per costruire chiese. - Testimone, impossibilitato ad agire, di quello che succede, solo il 28 maggio 640 può essere consacrato, dopo l'arrivo dei rappresentanti del clero romano che si erano recati a Costantinopoli a sollecitare il gradimento imperiale per l'eletto. Ma muore già il 2 agosto.

Giovanni IV (640-642)

- Dalmata di origine, il padre Venanzio aveva fatto parte dell'amministrazione bizantina. Aspetta ben 4 mesi prima di avere l’approvazione imperiale, mentre la Chiesa è retta dal tradizionale "triumvirato" composto da un Arcidiacono, un Arciprete e un Primicerio (capo dei notai pontifici). - Nel gennaio 641, riunisce un Sinodo nel quale si stabilisce che il Monotelismo è un'eresia. L'assenza di una esplicita condanna contro i fautori di questa dottrina tuttavia fa sì che non si giunga alla rottura aperta con Costantinopoli. - L’11 febbraio l’Imperatore in una lettera rivela, poco prima di morire, che non è lui che ha voluto quel documento eretico, ma il Patriarca Sergio. - Morto Eraclio, sale Costantino III, cui Giovanni IV scrive un’”Apologia pro Honorio papa”, smentendo quello che il nuovo Patriarca Pirro sosteneva riguardo l’appoggio di Papa Onorio al Monotelismo. Il Papa chiede che l'Ecthèsis sia tolta da tutti i luoghi nei quali era stata esposta e che sia distrutta. In Oriente anche il nuovo Imperatore Costante assicura che abolirà l'Ekthesis, ripristinando l'ortodossia della Chiesa romana, in linea con le posizioni del Patriarca Paolo II (Pirro intanto è stato cacciato). Questo dimostra una volontà di dialogo, in un momento in cui l’Impero è assalito dalle orde mussulmane, che però non avrà un seguito. - Ordina duramente ai prelati irlandesi di non celebrare più la Pasqua nel medesimo giorno di quella ebraica e quindi ad attenersi all'uso romano. Il clero irlandese è inoltre invitato ad abbandonare alcune posizioni vicine al Pelagianesimo, dottrina condannata dalla Chiesa da oltre duecento anni; in particolar modo si fa loro osservare che è "blasfemo" e "stolto" sostenere che gli uomini sono nati senza il peccato originale - Dei suoi pochi mesi di Pontificato si ricorda la premura per i problemi della Dalmazia e per i bisogni di quella popolazione, per la quale invia l'abate Martino con un’ingente somma di denaro destinata alla liberazione dei suoi compatrioti fatti prigionieri dagli Slavi e dagli Avari. Lo stesso Martino porta indietro dalla Dalmazia e dall'Istria le reliquie dei santi 63

Venanzio, Anastasio, Mauro e di molti altri, che il Papa fa porre in una cappella dedicata a San Venanzio e che fa decorare con un mosaico e arricchire con molti oggetti preziosi. - Muore il 12 ottobre 642 ed è sepolto in S. Pietro.

Teodoro I (642-649)

- Forse greco-palestinese, figlio di un Vescovo di Gerusalemme, giunto a Roma probabilmente per sfuggire all'invasione degli Arabi, impadronitisi di Mesopotamia, Siria e Palestina, è il primo “Cardinale” Diacono a diventare Papa. - Scelto forse dall’Esarca stesso e consacrato il 24 novembre 642, la sua origine orientale fa ben sperare i Bizantini. - E invece prosegue la lotta della Chiesa cattolica contro gli eretici monoteliti, con nuovi scontri fra le due capitali della Cristianità. Sappiamo che l’Imperatore Costante II aveva scalzato il Patriarca Pirro per sostituirlo con Paolo II. A questo punto Pirro corre a Roma sotto la protezione di Teodoro, disposto pure a schierarsi contro l'Ekthesis. Teodoro lo accoglie con tutti gli onori. Ma l’ex Patriarca, temendo di non riottenere subito la guida della sua Diocesi, va a Ravenna presso l'Esarca Platone e ritratta l'atto di abiura. La reazione del Papa è durissima: scomunica Pirro in modo solenne, firmando l'atto di condanna (redatto peraltro sulla tomba dell'Apostolo Pietro) con uno stilo intinto nell'inchiostro misto al vino consacrato. Stessa sorte per il Patriarca in carica. Per tutta risposta Paolo II distrugge l'altare romano, che si trova nel Palazzo di Placidia e manda in esilio o fa imprigionare i Nunzi papali. - L’Imperatore interviene per paura di una rottura anche politica con l’Occidente, abolendo l'Ekthesis promulgando al suo posto, nel 648, il Typus, che proibisce in tutto l'Impero (e quindi anche a Roma), la discussione su questioni riguardanti l'interpretazione di definizioni controverse, pena gravissime sanzioni: si tratta di fatto di un documento che proibisce soprattutto al Papa di intervenire su opinioni teologiche diverse da quelle che riguardano la Chiesa di Roma. - Il Papa non fa a tempo neanche a leggere il documento, che muore il 14 maggio del 649. È sepolto in San Pietro.

Martino I (649-655)

- Umbro di origine, Nunzio Apostolico a Costantinopoli durante il Pontificato di Teodoro I, che lo stima per la sua saggezza e virtù, viene consacrato Papa nel luglio del 649, senza aspettare il benestare imperiale. Una tale irregolarità rende illegale l'elezione, ma il clero e il popolo di Roma, che già da qualche tempo mostravano segni di insofferenza nei confronti dell'autorità bizantina, agiscono in aperta sfida all'Imperatore Costante II. - Riunisce il Primo Sinodo Laterano dal 5 al 31 ottobre 649, contro l'eresia monotelita. Vi partecipano 105 Vescovi, che condannano sia l'Ekthesis che il Typos. Il Sinodo produce 20 canoni di condanna dell'eresia, degli scritti e dei suoi autori. Al termine il Papa scrive una durissima Enciclica. - La reazione imperiale non si fa attendere: viene inviato l'Esarca Olimpio a Roma con l'ordine di far sottoscrivere il Typos ai Vescovi e alla cittadinanza intera e di arrestare il Papa se si oppone. La milizia bizantina locale, fatta di romani, si rifiuta con forza di obbedire. - L’Esarca allora escogita un attentato per far fuori Martino I, pensa addirittura di farlo pugnalare nel momento della distribuzione della Comunione nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Ma il sicario rimane abbagliato al momento di sferrare il colpo. Olimpio fa la 64 pace col Papa e va a combattere gli Arabi di Muʿāwiya b. Ḥudayj, che stanno attaccando le coste siciliane. - Ci penserà l’Esarca Teodoro I Calliope a scendere a Roma per arrestare Martino I malato di gotta e dissenteria nel Palazzo del Laterano il 15 giugno 653. L’accusa è quella di essere Papa senza aver mai ricevuto il permesso dall’Imperatore. Nella notte del 19 giugno viene caricato su una nave, che lo attende sul Tevere, accompagnato da soli sei servitori, e salpa verso Costantinopoli, dove arriva il 17 settembre. - Il 20 dicembre 653 viene sottoposto a processo, dopo tre mesi di detenzione in carcere in stato d'isolamento totale. L’accusa è essenzialmente politica: alto tradimento per aver indotto l'Esarca Olimpio a ribellarsi agli ordini dell'Imperatore e per aver offerto denaro ai Saraceni in funzione anti-Costantinopoli. Il Pontefice viene condannato a morte, privato degli abiti pontificali che ancora indossava, incatenato e trascinato seminudo per le strade di Costantinopoli fino al carcere. Il Patriarca Paolo II, anche lui malato e in fin di vita, intercede per Martino presso l'Imperatore, il quale muta la condanna a morte in esilio. Dopo grandi sofferenze ed umiliazioni, viene mandato a morire in Crimea, mentre a Roma già governa un nuovo Pontefice scelto dal suo aguzzino, l’Imperatore Costante II. Per questo viene venerato come santo e martire anche dagli Ortodossi. - Viene sepolto a Costantinopoli nella Basilica di Santa Maria ad Blachernas. In seguito la salma verrà traslata a Roma e sepolta forse nella Chiesa di San Martino ai Monti.

65

CAPITOLO 8

DAL 655 AL 731

Apriamo il capitolo con un Papa che regna mentre il povero predecessore è ancora in vita e in catene, per camminare poi attraverso una serie di Pontificati brevi o brevissimi (ben 15 in appena 80 anni!), con la preponderante presenza di Vescovi di Roma di origine orientale e in particolare siriana, forse perché le tante dispute dogmatiche con Costantinopoli abbisognavano di persone con la conoscenza del greco, lingua ormai studiata da pochi in Occidente, o che fossero già state nella capitale dell’Impero come Legati papali, esperti quindi di “bizantinismi”. Nonostante che a Roma ora ci siano Pontefici di cultura greco-latina, i contrasti fra Occidente ed Oriente cristiani continuano tra alti e bassi, a seconda anche del carattere del Papa regnante o della fedeltà o meno dell’inquilino dello splendido Palazzo Imperiale, con motivazioni politiche e religiose impastate insieme e alcuni tentativi ancora (non più riusciti, per fortuna) di arrestare o far fuori del tutto il Vescovo di Roma da parte imperiale. Si chiude invece l’annoso scisma fra Roma e alcune Diocesi del nord-est italiano, oltre che Ravenna, sede dell’Esarca. Nel frattempo il Cristianesimo si espande verso il nord Europa in particolare nelle terre dei Frisoni, mentre le Isole Britanniche sono particolarmente nel cuore e nei pensieri del Papa. All’inizio dell’VIII secolo l’Impero d’Oriente traballa sotto i colpi della nuova potenza, il Califfato, che comincia ad imporre la sua legge nei territori cristiani: l’iconoclastia. L’illusione imperiale di venire a patti, porta ad assecondare tale divieto, provocando la sollevazione dell’Occidente. Il Papato, alla fine, esce rafforzato da tante lotte in difesa di Roma e della penisola italiana da ogni tentativo di attacco e viene premiato con regali territoriali, limitati, ma emblematici di quello che si sta profilando all’orizzonte: un governo temporale vero e proprio.

Eugenio I (654-657)

- Figlio del romano Ruffiniano, come abbiamo visto nel capitolo precedente, viene eletto Papa nel 654, per scelta dell’Imperatore Costante I, ancora vivente il predecessore. Mistero sul perché non si ribelli nessuno: né l’eletto, né il clero, né il popolo. Forse un suo rifiuto avrebbe potuto portare sul soglio pontificio un Papa monotelita, ed era dunque preferibile uno "sgarbo" al suo predecessore piuttosto che un Papa eretico. - Resta il fatto che ha una maggior deferenza nei confronti dei desideri dell'Imperatore, rispetto al suo predecessore e non prende posizioni pubbliche contro il Patriarca di Costantinopoli Pirro I, già scomunicato da Teodoro I. Forse spera così di salvare il suo predecessore dalla condanna. In generale però la soggezione a Costantinopoli non si attenua neanche quando il nuovo Patriarca, Pietro, gli invia nel 656 un documento "di compromesso" tra le posizioni di Roma e quelle monotelite: solo un'azione di forza del clero romano lo costringe a rifiutarla.

66

- Muore il 2 giugno del 657, prima di subire un’eventuale reazione dell’Imperatore, e viene sepolto in San Pietro. È venerato come santo.

Vitaliano (657-672)

- Originario probabilmente di Segni e figlio di un certo Anastasio, viene consacrato il 30 luglio, dopo due mesi di sede vacante e questo ci fa capire che ha ripristinato l'antica consuetudine di comunicare alla corte imperiale la consacrazione del nuovo Papa. - Nella controversia monotelita Vitaliano agisce con riserva, non entra in alcun modo nel merito di questioni dottrinali. È forse per questo atteggiamento attendista che viene inviato a Roma dall’Oriente un rescritto di conferma dei privilegi della Sede romana unitamente a ricchi doni, tra i quali un evangeliario ornato di gemme e pietre preziose. Per la prima ed unica volta dai tempi di Papa Onorio, il nome di Vitaliano viene inserito nei dittici della Chiesa orientale. - Quando Costante II viene a visitare Roma, il Papa lo accoglie con onori quasi religiosi, andando incontro all'Imperatore con tutto il suo clero, al VI miliario della Via Appia. Il sovrano si reca poi in solenne processione alla tomba di Pietro e si intrattiene col Papa al Palazzo Lateranense, dove viene dato un banchetto in suo onore nella sala detta Basilica di Vigilio. Compie, inoltre, varie donazioni in onore dei santi titolari delle chiese visitate. - Ma non sono tutte rose e fiori: la truppa infatti si dà da fare a prelevare tutti gli ornamenti di ottone della città (perfino le tegole in bronzo dorato della cupola del Pantheon), per essere poi inviati a Costantinopoli. - Nel 666 avviene uno scisma tutto italiano: Costante II proclama l'autonomia della Chiesa di Ravenna da quella di Roma. Il locale Arcivescovo Mauro, immediatamente scomunicato, ignora l'anatema e scomunica a sua volta Vitaliano. - Ucciso Costante II nel 668 in Sicilia, il Pontefice favorisce la salita al trono del figlio Costantino IV, al posto dell’usurpatore armeno Mezezio. Per gratitudine, il nuovo Imperatore rinuncia all'imposizione del Typos e non avrà tempo di dedicarsi all’Italia, vista la minaccia araba. - Vitaliano si interessa molto della Chiesa inglese dove il re di Northumbria Oswy, molto devoto a San Pietro, fa adottare nel Sinodo di Whitby del 664 usi romani in luogo di quelli celtici, in particolare la data di celebrazione della Pasqua. Numerosi sono i viaggi a Roma di britannici per studiare il monachesimo e acquistare i codici. Il Papa invia a Canterbury l'Arcivescovo Teodoro di Tarso con l'abate del monastero di Nisida Adriano, contribuendo in maniera determinante a dotare la Chiesa anglosassone di una struttura gerarchica salda e a legarla strettamente alla Sede romana. - Promuove in Roma lo sviluppo della "schola cantorum" del Laterano fondata da Gregorio I. - Muore il 27 gennaio 672 e viene sepolto in San Pietro.

Adeodato II (I) (672-676)

- Romano di nascita, figlio di Gioviniano, è monaco del monastero di Sant’Erasmo sul Celio, attivo nella riforma della disciplina monastica e nella lotta all'eresia monotelita, in un momento in cui si espande la devozione a San Martino I Papa e Martire. Viene consacrato l'11 aprile 672. Se Papa Deusdedit viene inteso come Adeodato, allora è secondo. - Con lui ricomincia lo scontro con il Patriarca di Costantinopoli, dal 675 il monotelita Costantino I, di cui Adeodato II respinge le lettere sinodiche e la professione di fede. Il Patriarca, come risposta, lo cancella di nuovo dai dittici. 67

- È il primo Papa che inserisce gli anni di Pontificato nelle lettere. - Cura il restauro della chiesa di San Pietro in Campo di Merlo, sulla Via Portuense. - È generoso con tutti, compassionevole verso i pellegrini e benevolo verso il proprio clero, cui aumenta la consueta indennità elargita in occasione della morte del Papa. - Muore il 16 giugno 676 e viene sepolto in San Pietro.

Dono (676-678)

- Donus o Donnus è figlio di un romano di nome Maurizio. Si sa poco dei suoi pochi mesi di Pontificato. - Finisce lo "scisma" tra le Chiese di Ravenna e di Roma, per ordine di Costantino IV, debitore verso i Pontefici, e di conseguenza migliorano i rapporti anche fra Roma e Costantinopoli. - Un monastero siriano di Roma viene affidato a monaci cattolici, dopo che scopre che ospita dei nestoriani. - Abbellisce Roma dal punto di vista architettonico: in questo progetto rientra la pavimentazione dell'area intorno all'antica Basilica di San Pietro in Vaticano. - Muore l'11 aprile 678. È sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Agatone (678-681)

- Vero Papa “buono” già dal nome, santo per cattolici e ortodossi, è palermitano, nato in una ricca famiglia di origine greca, da giovane vende tutto e si fa monaco. Il 27 giugno 678 la leggenda dice che abbia ben 103 anni e nonostante l’età vetusta, governerà circa tre anni. - Riunisce un Concilio Lateranense del 679, restituendo al vescovo Wilfred la Diocesi di York, se pur smembrata, e stabilisce che non sia più dovuto il pagamento dei tributi fino ad allora imposti al momento dell'elezione dell'Imperatore bizantino. - Il 27 marzo 680, Agatone convoca un Concilio di vescovi occidentali a Roma, dove sono scelti i rappresentanti da inviare a Costantinopoli per chiudere la disputa religiosa con l’Oriente ed è approvato il testo sinodale da presentare in quella sede. Vi partecipa anche l’Arcivescovo di Ravenna, Teodoro, che viene a fare in qualche modo atto di sottomissione dopo lo scisma. Invece i Vescovi dell'Arcidiocesi di Milano, convenuti a Roma intorno al loro Arcivescovo Mansueto, redigono direttamente, in greco, la loro risposta all’Imperatore bizantino. Alla fine la delegazione comprende: i Presbiteri Teodoro e Giorgio, il Diacono Giovanni (futuro Papa) e il suddiacono Costantino (anche lui futuro Pontefice), che sono i legati della Chiesa romana; il presbitero Teodoro della Chiesa ravennate; i vescovi Giovanni, di Reggio, Abbondanzio, di Patèrno, e Giovanni, di Porto, per le Chiese dell'ubbidienza romana; e i rappresentanti dei monasteri greci di Roma. - Così, dopo decenni, Bisanzio decide di abbandonare l’eresia monotelista e vengono ripristinate relazioni amichevoli con Roma: il VI Concilio Ecumenico Orientale, riunito dal Patriarca Giorgio, si riunisce il 7 novembre 680 presso il Palazzo Imperiale, Presidente l’Imperatore Costantino IV, affiancato da due Presbiteri e un Diacono romani quali rappresentanti del Papa. Agatone, che muore il 10 gennaio 681, non riuscirà a leggere il decreto con il quale si condanna il Monotelismo, lanciando pure l'anatema postumo contro Papa Onorio I che, come ricordiamo, nei confronti di quella dottrina era stato eccessivamente indulgente.

68

Leone II (682-683)

- Forse siciliano di origine, ci vogliono ben 18 mesi prima della consacrazione, probabilmente perché Costantino IV vuole essere certo che tutta la comunità ecclesiastica occidentale approvi non solo le conclusioni del Sesto Concilio Ecumenico, ma soprattutto che sia accettato l'anatema posto su Papa Onorio I. - Neanche un anno di Pontificato, in cui ribadisce la condanna contro Onorio I, di cui dice “profana proditione immaculatem fidem subvertere conatus est”. In realtà Leone II è convinto che il suo predecessore fu negligente ed imprevidente, ma che non poteva essere annoverato fra gli eretici. - Durante il suo Pontificato, la sede di Ravenna diventa dipendente da Roma. Ogni futuro Arcivescovo riceverà la consacrazione dalle mani del Papa a Roma; a Teodoro e ai suoi successori vengono concesse esenzioni di tasse relative alla carica ricevuta. - Introduce nella celebrazione della Messa il bacio della pace. - Si preoccupa di restaurare la chiesa di Santa Bibiana e quella di San Giorgio in Velabro, a Roma. - Muore il 3 luglio 683 e viene sepolto in San Pietro. Intorno al 1100, le sue reliquie insieme a quelle dei suoi successori Leone III e IV, saranno poste vicino a quelle di Leone I Magno. Nella nuova Basilica vaticana, i resti dei primi quatto “Leoni” saranno spostate sotto l’altare di S. Maria de columna.

Benedetto II (683-685)

- Romano d’origine, profondo studioso della Sacra Scrittura e cultore del canto sacro, dopo aver aspettato mesi prima di ricevere il placet da Costantino IV, viene consacrato il 26 giugno 684 come tradizione dai tre Vescovi suburbani di Porto, Ostia e Velletri. Ottiene dall'Imperatore un decreto, che abolisce la conferma imperiale o la rende ottenibile dall'Esarca in Italia. Ma per diversi anni rimarrà tutto come prima. - Con l’Imperatore ha rapporti di stima e di fratellanza tali, che questi fa adottare i due figli Giustiniano ed Eraclio dal Papa stesso, inviandogli, come si usava, alcune ciocche di capelli. - Le “diaconìe” cittadine, ossia le sette circoscrizioni ecclesiastiche romane, stabilite già nel III secolo, diventano per un certo periodo una struttura organizzata secondo il modello dei ministeri, per assicurare in modo permanente l’assistenza ai poveri e ai più deboli. Prendono così il nome di monasteria diaconiae, ricevendo dal Papa le forti donazioni necessarie alla loro attività. - Appena cinquantenne muore l'8 maggio 685 e viene sepolto all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano.

Giovanni V (685-686)

- Papa siriano della regione di Antiochia, figlio di un certo Ciriaco, di madrelingua greca, lo abbiamo già incontrato in questo capitolo come legato papale al VI Concilio Ecumenico. Viene consacrato a due mesi dall’elezione, avvenuta in Laterano il 23 luglio 685. - Applica l’ordine di Costantino IV che diminuisce le gravose imposte sui beni posseduti dalla Chiesa di Roma in Sicilia e in Calabria ed elimina l'obbligo di vendere il grano all'esercito bizantino ad un prezzo politico stabilito dalle autorità imperiali. - Dei pochi mesi di Pontificato si sa solo che vieta al Vescovo di Cagliari Citonato la possibilità di consacrare altri Vescovi, mentre egli stesso a Roma ne consacra quindici. 69

- Muore il 2 agosto 686 e viene sepolto presso la tomba di San Pietro dopo una lunga malattia, lasciando una cospicua somma in favore del clero e dei monasteri.

Conone (686-687)

- Figlio probabilmente di un ufficiale al servizio di Bisanzio, cresciuto e formatosi culturalmente in Sicilia, a Roma diventa Presbitero. È candidato di compromesso nel conflitto che oppone due fazioni romane, quella clericale e quella militare e degli alti funzionari dell'amministrazione laica: il clero propone l'Arcipresbitero Pietro, gli altri il Presbitero Teodoro. Si arriva addirittura all’occupazione militare della Basilica di San Giovanni in Laterano. A questo punto il clero punta sull’anziano Conone, che ha fame di uomo schietto nel parlare, di animo semplice e di costumi riservati, tutto dedito al suo ministero sacerdotale. La controparte accetta e si arriva alla sua consacrazione solenne il 23 ottobre 686. - Col nuovo Imperatore Giustiniano II e il ritorno al Patriarcato del filo- monotelitico Teodoro, si fa marcia indietro nel tempo. Tra l’altro in una lettera al nuovo Papa, il ”basileus” fa ben capire che non ha nessuna intenzione di rinunciare alla missione religiosa di custode dell'ortodossia dottrinale ricevuta dalla Provvidenza Divina. - Poco amato dal clero romano per alcune sue decisioni (addirittura l'Arcidiacono Pasquale briga già presso l'Esarca Giovanni II Platino per ottenerne la successione, dietro compenso di cento libbre d'oro), sempre malato, muore a Roma il 21 settembre 687. Nello stesso giorno il suo corpo viene sepolto nella Basilica di S. Pietro. Lascia un generoso lascito di 2.160 solidi, pari a 30 libbre d'oro.

Sergio I (687-701)

- Papa siciliano, di famiglia siriana, uomo di cultura, ordinato prete a Roma da Leone II, famoso nella Schola cantorum, viene eletto dopo diversi contrasti e la nomina contemporanea di un Antipapa Pasquale appoggiato dall'Esarca bizantino Giovanni II Platino in cambio di denaro e di un altro Antipapa Teodoro, appoggiato da una parte del popolo romano. Quando la maggioranza sceglie Sergio, Teodoro rinuncia, mentre Pasquale resiste. L’Esarca allora si reca a Roma di persona per risolvere il caso e, constatato il favore di cui gode Sergio, e la posizione di assoluta minoranza di Pasquale, dopo essersi comunque fatto consegnare dal nuovo Papa il compenso pattuito in precedenza con il suo candidato, ne approva l'elezione e torna a Ravenna. Viene consacrato neanche quarantenne il 15 dicembre 687. - Si sta per ripetere la vicenda di Martino I, poiché si oppone alla richiesta dell'Imperatore Giustiniano II di avallare con la sua firma le 102 disposizioni tratte dalle conclusioni del Concilio Quinisesto o Trullano, da lui convocato nel 692 senza l'approvazione del Papa e senza invitare i Vescovi dell'Occidente. Alcune di queste norme sono ritenute pericolose per le istituzioni ecclesiastiche, come l'abolizione del celibato per il clero e l'attribuzione alla Chiesa di Costantinopoli delle stesse prerogative di quella di Roma. All’arrivo del dignitario di Giustiniano II, tale Zaccaria, per arrestare il Papa in Laterano, il popolo e le milizie locali si ribellano e lo difendono. Scovato nascosto sotto il letto del Papa, questi lo perdona e lo rimanda a Costantinopoli. - Battezza il 10 aprile 689 il re pagano Ceadwalla, sovrano del Wessex in Britannia, nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Forse ordina Bertwald Arcivescovo di Canterbury.

70

- Si occupa anche della conversione delle popolazioni della Frisia (Paesi Bassi, Fiandre e Lussemburgo), mentre intrattiene ottimi rapporti coi Franchi di Pipino di Herstal (Pipino II il Giovane). - Si chiude nel 700 lo scisma col Patriarcato di Aquileia e altre Chiese nord-orientali, dopo 140 anni da contrasti, anche politici, a proposito della persona e delle nature del Cristo (questione dei Tre Capitoli). - Lavora con passione all’arricchimento della liturgia; si deve a lui anche l’istituzione del canto dell’Agnus Dei nella Messa. - Istituisce la prassi per i Vescovi di recarsi a Roma per la consacrazione. - Fa restaurare ed abbellire numerose chiese in Roma e realizza il monumento sepolcrale di San Leone Magno, il primo di quel genere ad essere ospitato all'interno della Basilica di San Pietro in Vaticano, poiché fino a quel momento i Papi erano stati seppelliti nei cimiteri fuori delle mura oppure nell'atrio della Basilica vaticana. - Alla morte, nel 701, viene seppellito nell’antica basilica costantiniana di San Pietro.

Giovanni VI (701-705)

- Efesino, consacrato il il 30 ottobre 701, è talmente antipatico al nuovo Imperatore Tiberio III, che questi manda l’Esarca di Ravenna Teofilatto ad arrestarlo, ma anche questa volta popolo e milizia italiana lo difendono. Il Papa è magnanimo, difende l’Esarca facendo chiudere tutte le porte di Roma, mandando sacerdoti negli accampamenti militari fuori città a pacificare gli animi, in modo tale che non si usi violenza contro i romani, mentre fa allontanare Teofilatto senza che le milizie accorse a sua protezione gli arrechino danno. - Di lui si ricorda solo che riesce a convincere il longobardo Duca di Benevento Gisulfo con ricchi doni e il riscatto dei numerosi prigionieri, ad abbandonare le terre conquistate in Campania e a ritirarsi dai territori dell'Impero: possiamo ormai vedere come il Papa attui anche mansioni temporali, proprie di un dux bizantino, anche se continua a proclamarsi suddito dell’Imperatore. - Muore dopo poco più di tre anni di Pontificato l'11 gennaio 705, e viene sepolto in San Pietro.

Giovanni VII (705-707)

- Nato a Rossano Calabro, greco di origine, figlio di Platone, principale funzionario addetto alla custodia del palazzo imperiale sul Colle Palatino, e di Blatta, è uomo eloquente, erudito e dotato di sensibilità artistica. Compone un'epigrafe in versi in ricordo del padre e fa erigere un monumento commemorativo per i genitori con un'iscrizione toccante e molto umana. - Torna sul trono bizantino Giustiniano II, il quale, come terribile monito, manda a Roma il Patriarca Callinico da lui accecato per vendetta, perché costui aveva appoggiato un usurpatore del suo trono. Non solo, ancora una volta spedisce dal Papa per l’approvazione i Decreti del Concilio Quinisesto del 692. Ma questo è un Pontefice fragile e poco deciso: semplicemente non prende posizione. - Sceglie per un periodo di lasciare l'Episcopio lateranense per trasferirsi nel Palazzo del Palatino nella Domus Tiberiana, luogo più protetto in caso di invasione longobarda. - Adorna con mosaici ed affreschi le chiese romane, raffigurando spesso se stesso. Quindi è il primo Papa di cui abbiamo un’immagine sicura, perché realizzata mentre è in vita. Cura anche il restauro del monastero di Subiaco, a suo tempo distrutto dai Longobardi. 71

- Papa mariano, fa costruire una cappella dedicata alla Madonna in San Pietro è lì viene poi sepolto dopo solo due anni di pontificato il 18 ottobre 707.

Sisinnio (708)

- Siriano, figlio di un certo Giovanni, eletto nell’ottobre 707, viene consacrato solo il 15 gennaio 708. - Anziano, afflitto dalla gotta, pare non sia nemmeno in grado di cibarsi da solo. - Fa solo a tempo a progettare di ricostruire le mura di Roma e a consacrare un Vescovo della Corsica. - Dopo solo venti giorni di Pontificato, muore il 4 febbraio 708 e viene sepolto nella basilica di San Pietro in Vaticano.

Costantino (708-715)

- Suddiacono nato a Roma da famiglia di origine siriana, forse fratello di Papa Sisinnio, nel 680 è scelto a rappresentare Agatone e la Chiesa romana nella delegazione inviata a Bisanzio con l'incarico di difendere dinanzi al VI Concilio Ecumenico il punto di vista delle Chiese occidentali sulla controversia monotelitica. Nel 683 Leone II lo nomina suo Apocrisiario presso la corte imperiale. Da allora non si sa più nulla di lui fino a che viene consacrato Papa il 25 marzo 708. Eredita una Roma in situazione difficile, intuibile dal fatto che la zecca ha smesso di battere moneta e ci sono i cantieri per la costruzione delle mura. - A dimostrazione che i rapporti con Ravenna sono difficili, quando il Vescovo di Ravenna Felice scende a Roma per la consacrazione episcopale, il nuovo presule si rifiuta di sottoscrivere, in aggiunta alla promissio fidei (la professione scritta di fede ortodossa), anche gli altri due documenti che i Vescovi sottoposti alla giurisdizione di Roma sono tenuti a firmare: la cautio, cioè l'impegno scritto ad attenersi alle norme disciplinari e liturgiche del ministero pastorale, e l'indiculum iuramenti, cioè il testo del giuramento episcopale a San Pietro e al Papa. Costantino deve deporre in sua vece i documenti prescritti "in sacratissima confessione beati Petri apostoli". - Nel 710 parte per Costantinopoli (mentre Roma viene saccheggiata dall’Esarca Giovanni III Rizocopo) in quanto l’Imperatore tenta di nuovo di far approvare i canoni del "Concilio Quinisesto" del 692. Al Papa vengono concessi onori pari ad un Imperatore: Costantino ed il suo seguito, montati su cavalcature riccamente bardate appartenenti alle scuderie imperiali, fanno il loro ingresso solenne nella città attraverso la Porta d'Oro e, seguendo la via principale, raggiungono il Palazzo imperiale. A Nicomedia, dove incontra Giustiniano II, Costantino accetta solo quelle poche disposizioni che sono già state approvate dai Concili precedenti e il 24 ottobre 711, ad un anno dalla partenza, rientra a Roma. - Non ci sono giunte sue reazioni alla missione punitiva di Giustiniano II contro Ravenna, i suoi abitanti e la Chiesa locale. Anzi, questi fatti sono visti come punizione di Dio e di San Pietro per la superbia loro e per le colpe dei loro Arcivescovi. - Dopo l’uccisione di Giustiniano II, sale al trono Filippico Bardane, monotelita, che invia una professione di fede a Roma, che viene respinta. Il Papa arriva a non riconoscere il nuovo Imperatore, escludendo il suo nome dai documenti ufficiali. Le parti si sono ora invertite: il Papa si sente così forte da disconoscere l'Imperatore, anche se il suo è un atto derivante dal diritto della Chiesa di Roma a non riconoscere un Imperatore eretico. Filippico nel giugno 713 viene rovesciato e sostituito da Anastasio II, che si affretta a

72 comunicare al Papa la sua adesione all'ortodossia e il riconoscimento del Sesto Concilio Ecumenico. - Verso la fine del Pontificato, si riappacifica anche con Ravenna e i Longobardi. - Muore il 19 aprile 715 e viene sepolto in San Pietro.

Gregorio II (715-731)

- Dopo una lunga serie di Pontificati brevi e di Papi di origine orientale, eccone uno lungo di un vero romano allevato ed educato nel Patriarchio lateranense, il complesso di uffici, con annesse scuole e collegi, in cui era esercitata l'amministrazione patrimoniale ed ecclesiastica del Papato. - Prima dell’elezione era stato Suddiacono sotto Sergio I, lavorando in biblioteca, Diacono con Costantino e membro della delegazione partita per Costantinopoli. Viene consacrato quaranta giorni dopo la morte del predecessore Costantino, il 19 maggio 715. - Compie un vigoroso sforzo missionario in Germania (in particolare presso i Frisoni), nominando Vescovo e Legato pontificio per la Germania San Bonifacio (l’anglosassone Wynfrith). - Si rinnovano con lui i duri contrasti con l’Impero Bizantino, in particolare con Leone III Isaurico per motivi inizialmente non religiosi, ma finanziari: preso dal bisogno di denaro per la guerra contro gli Arabi, l’Imperatore alza le imposte: il Papa si rifiuta di versare denaro, affermando che i proventi delle imposte italiane debbano essere utilizzati per le necessità locali. - Peggio ancora quando l’Imperatore decide di tranquillizzare nel 723 il Califfo arabo Jesid, che pretende la distruzioni delle immagini nelle chiese cristiane, vietando l’uso delle immagini sacre. Contemporaneamente costringe gli Ebrei a convertirsi al Cristianesimo, per raggiungere un’uniformità religiosa nello stato. - Il Patriarca di Costantinopoli non lo appoggia e Leone si rivolge direttamente al Papa, il quale anziché assecondare l’Editto imperiale, convoca un Concilio, che conferma la venerazione delle immagini e diffida l’Imperatore dall’emanare disposizioni in materia di fede. - Leone vuole esautorare Gregorio, che invece gli scatena contro popolo e clero italiano. A questo punto l’Imperatore manda l’Esarca Eutichio per farlo fuori direttamente, ma non ottiene nulla, perché il complotto viene scoperto e i congiurati uccisi o costretti a riparare in convento per salvarsi. - Tutta l’Italia si solleva contro i Bizantini, che vengono cacciati e sostituiti da funzionari locali. Gregorio II però ha paura che troppo potere finisca nelle mani dei Longobardi, di cui si fida poco, mentre viene ribadita con forza la posizione del Papa come capo indiscusso della cristianità occidentale e non solo dal punto di vista spirituale. Un capo che, in una lettera, può ormai permettersi di minacciare l’Imperatore con queste parole: “... la tua rabbiosa violenza nulla può contro Roma… L’Europa intera venera il Santo Principe degli apostoli; se tu manderai a distruggere la sua immagine, noi ci dichiariamo fin d’ora innocenti del sangue che sarà versato e dichiariamo che esso ricadrà interamente sul tuo capo.” . - Del vuoto di potere ne approfitta il Re longobardo Liutprando, alleatosi con l’Esarca, che scende verso Roma. I Duchi di Spoleto e Benevento corrono in aiuto di Gregorio II. Il Papa riesce a convincerlo a deporre ai suoi piedi la spada e la corona ed a chiedere il perdono per sé e la revoca della scomunica per l’Esarca.

73

- In questa occasione il re Longobardo dona al Papa (fatte nella forma "agli Apostoli Pietro e Paolo") alcuni castelli del Ducato Romano (Donazione di Sutri), che di fatto riconosce al Papa un ulteriore potere politico. - Prima di morire riesce comunque a ripianare i rapporti con l’Impero e a far rispettare le prerogative bizantine in Italia. - Muore l'11 febbraio del 731, e viene sepolto in San Pietro.

74

CAPITOLO 9

DAL 731 ALL’816

Confido che mi trovo un po’ in imbarazzo davanti alle figure di questi Pontefici dei secoli VIII e IX dopo Cristo. Non vorrei cadere in un atteggiamento giudicante e condannante Papi del trapassato remoto e non vorrei sentire le voci di costoro sussurrarmi all’orecchio: “Facile per i Pontefici del tuo tempo stigmatizzare guerre e situazioni di degrado sociale, criminalità, ingiustizie, mancanza di servizi, legislazioni contro la famiglia e così via, non avendo le mani in pasta, non potendo e volendo dimostrare cosa farebbero loro se governassero la cosa pubblica, come abbiamo fatto noi in un periodo di vuoto di potere”. Già, non avrebbero tutti i torti. Ma resta il fatto che analizzando questi Pontificati, a me moderno cattolico, non può che venire un senso di amarezza nel vedere come i troppi decenni passati a contrattare col potere politico scelte puramente di ambito ecclesiastico, hanno alla fine annebbiato le idee sui precisi confini fra Dio e Mammona, fra ciò che è di Cesare e ciò che non lo è. Viene da chiedersi quanto tempo avessero questi Papi per fare i preti, dovendo essere “sindaci” di Roma, “incoronatori” di potenti e loro stessi “Re” di un territorio, che si ingrandiva sempre più verso nord (Marche, Umbria e soprattutto l’attuale Romagna + Bologna stessa) e con confini perennemente minacciati. Il legame fraterno fra questi Papi e gli antenati dei francesi attuali (Carlo Magno su tutti) ha qualcosa di misterioso e pure di profetico: quanto amore e a volte odio scorrerà fra Roma e Parigi in futuro, se si pensa che sarà proprio lì che sorgeranno poi i due eventi più esplosivi per la fede e che costringeranno la Chiesa stessa a cambiare rotta: l’Illuminismo, con la conseguente Révolution, e il Sessantotto. Il Cielo stesso avrà una predilezione particolare per quel popolo e quella terra: a differenza del Papato, però, che contratterà con Re, Imperatori o Presidenti della Repubblica, Gesù e Maria si accontenteranno di bambini e suorine. Da notare che è di questi anni l’ultimo Papa extraeuropeo prima di Bergoglio e pure l’ultimo Papa siciliano. Caso limite quel povero Pontefice che muore fra l’elezione e la consacrazione. Scopriamo che i cattolici di allora non potevano mangiare carne di cavallo e che la Curia non si accontentava, come oggi, di mandare veline ai giornalisti, ma pagava pure sicari per far fuori direttamente il Papa non gradito.

Gregorio III (731-741)

- Siriano d’origine (l’ultimo non europeo prima di Papa Francesco), figlio di un certo Giovanni, nella sua giovinezza viene a Roma e serve la Chiesa, arrivando ad essere prete e Cardinale del titolo di San Crisogono. Conosce bene il greco e il latino, recita tutti i salmi a memoria, sa parlare con grande eloquenza unita all'arte di persuadere. Eletto l’11 febbraio 731 per acclamazione popolare, viene consacrato il 18 marzo, quindi abbastanza presto,

75 sperando così l’Imperatore di ingraziarselo. Ha solo 40 anni e non essendo ancora in uso la numerazione, viene indicato come Gregorius iunior rispetto al predecessore. - In realtà egli continua la politica di opposizione al Basileus bizantino Leone III e alle sue idee iconoclaste, nella vana speranza di convertire gli Ebrei e di avere un’unica religione nazionale. La risposta del Papa alle proposte imperiali è talmente decisa e brusca, che il Nunzio incaricato di recapitare il messaggio a Costantinopoli inizialmente si rifiuta di compiere la sua missione, ma poi, costretto, parte e durante il viaggio viene arrestato. - Il Papa fa restaurare la Basilica di San Pietro ornando la Confessione del Santo con sei nuove colonne d'onice, regalate dall'Esarca Eutichio, e con un baldacchino di argento massiccio; vi aggiunge poi, alla faccia di Leone III, le statue del Salvatore degli Apostoli, della Madre di Dio e delle Vergini. In una cappella costruita appositamente in San Pietro e dedicata nel 732, fa riunire le reliquie di Apostoli, martiri e confessori, onorati in tutto il mondo. - In un Sinodo romano, celebrato in San Pietro il 1° novembre 731, scomunica tutti i difensori dell’iconoclastia. Di conseguenza l’Imperatore bizantino confisca tutti i beni ecclesiastici di Sicilia e Calabria. Il danno economico arrecato alle finanze del Papato è enorme, e Gregorio III cerca di recuperare le perdite, acquistando più tardi il castello di Gallese, nella Tuscia, - Dovendosi difendere dalla discesa verso Roma del Re longobardo Liutprando, per la prima volta un Papa chiede aiuto, anche se per ora invano, a Carlo Martello, “maggiordomo di palazzo” del regno franco di Austrasia e Neustria. Questi, per motivi strategici e perché impegnato a fermare gli Arabi già arrivati in Francia (vittoria presso Poitiers nel 732), non si muove, anche se il Papa, disperato, gli promette il titolo di Console. - Affida a San Bonifacio incarichi sempre più importanti e decisivi per l’evangelizzazione della Germania. Nel 738 ha ormai pieni poteri di Vicario della Chiesa di Roma in una Baviera completamente cristianizzata. - Per contrastare le ultime resistenze di paganesimo nel nord-Europa, sposta la festa di Ognissanti dal 13 maggio al 1º novembre allo scopo di sovrapporla alla festa celtica di Samhain (Halloween). - Affida il servizio religioso nelle chiese e nelle cappelle da lui fondate o restaurate ai monaci dei monasteri adiacenti e prescrive loro la recitazione del Breviario ad ore fisse di giorno e di notte. Si occupa parimenti del servizio religioso nelle chiese esistenti nei cimiteri romani. - Vieta ai cristiani la consumazione di carne di cavallo, definita un cibo "immundum et execrabile": chi la mangia deve fare penitenza, dato che la consumazione di carne equina ha connotazioni pagane. - Muore il 28 novembre 741 e viene sepolto in San Pietro. Venerato come santo.

Zaccaria (741-752)

- Calabrese di famiglia greca, Diacono e stretto collaboratore di Gregorio III, partecipa al Sinodo Romano del 732. Eletto il 29 novembre 741, viene consacrato il 10 dicembre senza aspettare la conferma dell'esarca di Ravenna. - Zaccaria riesce ad evitare la vendetta di re Liutprando per l’alleanza col suo nemico Duca di Spoleto, incontrandolo a Terni nella primavera del 742. La milizia di Roma, ormai al comando del Papa e non più dell'Esarca, aiuterà l'esercito longobardo nella riconquista di Spoleto.

76

- Il buon rapporto coi Longobardi gli porta vantaggi anche territoriali (la Sabina e le città di Narni, Osimo, Ancona e Numana): di fatto con lui nasce uno Stato della Chiesa consistente a livello territoriale. I problemi ritorneranno col re longobardo Astolfo, che minaccia Roma stessa. - Il Pontefice si rivolge a Pipino il Breve, che ha in mente di farsi incoronare dal Papa stesso. Zaccaria coglie al volo l'occasione, che già con Carlo Martello era sfumata a suo tempo, ed oltre a dichiarare (come riportato anche negli Annales Francorum) che avrebbe dovuto essere Re chi veramente deteneva il potere, ordina, sulla base dell'autorità apostolica, di porre la corona sul capo di Pipino: un atto che non solo interferisce pesantemente nella politica secolare di uno Stato sovrano, ma pone le basi di una dipendenza del potere monarchico (e poi imperiale) da quello papale. Ottenuto quello che voleva, Pipino fa rinchiudere il vero Re, Childerico III, in un monastero, divenendo così il primo monarca dei Franchi carolingi. - Avendo di fatto salvato l’Esarcato in Italia, il Papa intrattiene buoni rapporti con l’Imperatore Costantino V, che gli dona cittadine bizantine nel Lazio. - Convoca a Roma un Concilio o Sinodo provinciale, in cui condanna e sospende l'Arcivescovo Adalberto di Magdeburgo. Costui è accusato di compiere opere di magia tramite l'invocazione di angeli e si ritiene che sia aiutato dall’angelo Uriel per produrre grandiosi fenomeni. Inoltre, nelle preghiera che pronuncia, è solito aggiungerne altri nomi angelici mai sentiti. Si ribadisce che nelle Sacre Scritture sono resi noti soltanto tre nomi di angeli: dunque, gli altri sono demoni. - Sa controllare molto bene le milizie papali e l'amministrazione civile della città di Roma. Assegna a fittavoli le terre incolte ed abbandonate di proprietà della Chiesa. Fa restaurare ed abbellire numerose chiese e palazzi ed in particolare il Palazzo del Laterano, ove riporta la residenza papale - Ci è giunta diversa corrispondenza fra lui e San Bonifacio, l'apostolo della Germania, che ci mostra quanto grande è stata l'influenza anche di questo Papa sulla storia di quelle terre. - Uomo colto, traduce i Dialoghi di Gregorio I per i monasteri greci di Roma e d'Italia. - Muore a Roma il 15 marzo 752 all'età di 73 anni, e viene sepolto in San Pietro.

Stefano II (752)

- Il Presbitero Stefano viene eletto Papa il 23 marzo 752 per soli quattro giorni. Colpito da ictus, non avendo mai ricevuto la consacrazione, spesso non viene considerato nella successione.

Stefano II, in realtà III (752-757)

- Morto uno Stefano, viene scelto il 26 marzo nella Basilica di Santa Maria ad praesepem un altro Stefano, un Diacono romano di nobili origini. Questi, rimasto orfano del padre Costantino morto prematuramente, viene cresciuto, insieme al fratello minore Paolo, nel Palazzo papale in Laterano, saltando gli anni di permanenza, d'uso per quei tempi, in una delle scholae (corporazioni) romane. La numerazione varia a seconda se si considera quello eletto il 23 marzo Papa anche senza la consacrazione. - I Longobardi, violata la tregua, conquistano Ravenna e puntano su Roma. L’Oriente, impegnato contro gli Arabi, può aiutare ben poco. L’Imperatore Costantino V incarica però il Papa di trattare con il re longobardo Astolfo: il singolare ruolo del Papa "legato" imperiale, è comunque il riconoscimento del prestigio e delle capacità diplomatiche del 77

Pontefice di Roma come rappresentante delle popolazioni italiche. Astolfo chiede solo la resa incondizionata di Roma, dove Stefano III fa processioni e prediche continue, mentre cerca di demonizzare il re longobardo. - A questo punto, nel 753, il Papa si rivolge a Pipino il Breve e decide di incontrarlo. Parte per Pavia e simula un incontro col re longobardo, portando le richieste dell’Imperatore, poi raggiunge l’accampamento franco il 6 gennaio 754 e chiede esplicitamente al Re di intervenire militarmente in Italia contro i Longobardi per restituire alla Chiesa i territori che le spettano di diritto in base al “Constitutum Constantini” (“Donazione di Costantino”), il documento che sarebbe stato redatto nel 324 dall’Imperatore Costantino I e nel quale costui concedeva al Papa Silvestro I e ai suoi successori il primato della Chiesa di Roma sulle Chiese patriarcali orientali, la sovranità su tutti i sacerdoti, la sovranità della Basilica del Laterano su tutte le chiese e soprattutto la superiorità del potere papale su quello imperiale e la giurisdizione civile del Pontefice su Roma, l’Italia e l’intero Impero Romano d'Occidente; al Pontefice venivano inoltre donate estese proprietà immobiliari, compreso il Palazzo del Laterano. Ciò che in questo momento maggiormente interessa a Stefano è la parte del documento, in cui si dichiara la sovranità del Papa su tutti i territori a sud di una linea ideale che unisce la punta settentrionale della Corsica con la zona di Venezia e l’Istria, fino alla campagna romana a sud di Roma, quindi in pratica tutta l’Italia Centrale. Come poi si scoprirà, si tratta di uno scritto redatto dalla Cancelleria prima della partenza del Papa per Pavia. Praticamente il secolare potere temporale della Chiesa si baserà per secoli su un documento falso. - Pipino, con la “Promissio Carisiaca”, si impegna a costringere i Longobardi a restituire le terre già appartenute all'Esarcato d'Italia e al Ducato romano. Stefano ringrazia, ungendo, il 28 luglio 754, lui, la moglie Bertranda e i due figli, riconoscendo Pipino “re per grazia di Dio”, scomunicando chiunque, non carolingio, tenterà di farsi eleggere Re. Inoltre a Pipino e ai due figli Carlo e Carlomanno regala il titolo di “patricius Romanorum” (protettore di Roma e della cristianità). - La guerra fra Franchi e Longobardi vede il Papa impegnato in prima persona accanto alle truppe di Pipino nella zona del Moncenisio, con comportamenti già da sovrano temporale. Le vicende sono intricate ed alterne. A noi colpisce il documento che uno Stefano III disperato per l’avanzata di Astolfo verso Roma, invia a Pipino, che sembra voler abbandonare la scena di guerra: gli chiede di fermare con le armi l'avanzata dei Longobardi e oltre a San Pietro, che si rivolge alla popolazione dei Franchi chiamandoli “figli adottivi” e al popolo romano chiamandolo “confratello”, trovano spazio nel testo anche commenti della Vergine Maria e di vari santi, angeli e martiri. La pena per i Franchi, se non libereranno Roma dai Longobardi, sarà l'inferno e la scomunica del Re. Nel 756 il Re franco si muove, e la sola notizia del suo arrivo convince Astolfo a togliere il lungo assedio a Roma e a tornare indietro: si arrende praticamente senza combattere e gli viene lasciata soltanto Pavia. - Per capire il caratteraccio di questo primo Papa guerriero e sovrano, basta sentire il tono astioso della lettera scritta a Pipino in occasione della morte di Astolfo, definito "seguace del diavolo" , "assetato del sangue dei cristiani" , sicuro poi che l'anima di lui "era piombata nel baratro dell'inferno" . Il nuovo re longobardo Desiderio pare più accomodante e regala altre terre al Papa. - A Roma restaura la Basilica di San Lorenzo e, soprattutto, erige il campanile dell’Antica Basilica di San Pietro in Vaticano. - Organizza una vasta rete di locande per pellegrini, i cui proventi costituiscono una rilevante entrata per il giovane Stato pontificio. - Muore il 26 aprile 757, e viene sepolto in San Pietro. 78

Paolo I (757-767)

- Fratello di Stefano II, collabora con lui durante il suo Pontificato nei negoziati diplomatici con i re longobardi e Costantinopoli. Chi lo sceglie lo fa per dare continuità alla politica del predecessore, anche se il partito filo-bizantino tenta di far eleggere l'arcidiacono Teofilatto. Paolo viene consacrato il 29 maggio 767. L’elezione, si badi bene, viene comunicata a Pipino il Breve e non all'Imperatore di Costantinopoli Costantino V come sarebbe prassi corretta. - I rapporti con Desiderio si guastano quando il longobardo, non solo continua a controllare le città promesse al Papa (Imola, Osimo, Bologna, ed Ancona), ma decide pure di conquistare nel 758 Benevento e Spoleto. - Con grande abilità e furbizia politica il Papa riesce a giocare su due tavoli (rapporto ottimo coi Franchi e formali con i Longobardi) e a riavere le terre perdute, vero scopo di tutto alla fine, ma solo attorno al 765. - L’Oriente, mentre sembra stare a guardare impotente la spartizione di quelle che erano state le sue terre, provoca il Papa ancora sul tema dell’iconoclastia (nel Concilio di Hierìa nel 754 Costantino V ribadisce la condanna del culto delle immagini), tentando di attirare nella sua sfera Pipino, il quale invece resta fedelissimo al Papa e indice per tutta risposta il Concilio di Gentilly nel 767 contro l'iconoclastia. - Si adopera nel sostegno dei perseguitati, accogliendone molti a Roma; mette a disposizione dei monaci greci esiliati da Costantino V il monastero dei Santi Stefano e Silvestro; si aggira di notte in silenzio per le celle dei poveri infermi, servendo loro degli alimenti. - Muore a Roma il 28 giugno 767, e viene sepolto nell'Oratorio della Beata Vergine, da lui edificato in Vaticano.

Stefano III, in realtà IV (768-772)

- Siracusano di nascita, ultimo Papa siciliano della storia, giunge a Roma durante il Pontificato di Gregorio III ospite del monastero benedettino di San Crisogono. Fa carriera ecclesiastica fino a diventare Presbitero di Santa Cecilia, molto vicino a Papa Paolo I, assistendolo fin nei suoi ultimi giorni di vita e celebrandone i funerali. Ci vuole più di un anno prima di essere consacrato il 7 agosto 768. In quel lasso di tempo ci sono risse e tumulti tra le fazioni. Abbiamo ben due Antipapi, Costantino (un laico esponente dell'aristocrazia romana, ordinato Diacono per l'occasione in una città tenuta sotto controllo dagli armati della sua famiglia) e poi Filippo (voluto dai Longobardi di Desiderio). A costoro, in un'assemblea pubblica nel Foro, il Primicerio Cristoforo strappa il pallio pontificale che essi indossano abusivamente e l'assemblea elegge Papa Stefano. Immediatamente egli invia il figlio di Cristoforo da Pipino per comunicargli la sua elezione, chiedendogli di inviare Vescovi al Sinodo, che egli intende convocare per la primavera dell'anno successivo per stabilire in modo definitivo le norme inerenti l'elezione pontificale. - Il Concilio Laterano del 769 prima di tutto mette sotto processo l'Antipapa Costantino. L’autodifesa, lungi dall'attenuare le sue responsabilità, aizza ancora di più gli animi dei presenti, che finiscono per aggredirlo e quasi linciarlo, salvo poi accecarlo. Il Concilio termina con la distruzione di tutti gli atti ufficiali da lui emanati e con la decisione che in futuro il Papa dovrà essere eletto solo fra i Diaconi ed i Presbiteri Cardinali, mentre viene ridimensionata fortemente la partecipazione dei laici (in realtà solo i capi delle grandi famiglie romane), il cui ruolo dovrà limitarsi alla cerimonia dell'acclamazione. Viene inoltre 79 confermata la pratica della devozione delle icone, problema ancora irrisolto con la corte e la Chiesa di Costantinopoli. - Morto Pipino, il regno franco viene diviso tra i figli Carlo e Carlomanno. Il Papa cerca di opporsi al matrimonio fra Carlo Magno e la figlia primogenita di Desiderio, preoccupato che la conseguente alleanza fra i due sovrani possa schiacciarlo. Tutto inutile, poiché questo viene poi egualmente celebrato nel 770. - I Longobardi di nuovo si avvicinano a Roma. I romani, guidati dai patrizi Cristoforo e Sergio, occupano il Palazzo del Laterano per motivi difensivi. Il Papa invece rivolge il popolo contro i due, rei di comportamento irrispettoso, che finiscono male. Carlo Magno, quando riceve il rapporto del Papa sull’accaduto, si irrita parecchio perché suo suocero Desiderio si era in qualche modo impossessato del ruolo di Patricius Romanorum, difensore di Roma, che spettava di diritto a lui, e per il coinvolgimento nei disordini di un suo rappresentante, il conte Dodone. - Anche Desiderio se la prende, perché il Papa continua a mostrarsi così tanto legato ai Franchi. Lo scambio di dispetti fra Papa e Re è alquanto desolante. Alla fine la partita è vinta – si fa per dire – da Stefano IV, che riesce nell’intento di rompere il matrimonio di Carlo Magno (ormai rimasto solo sul trono dopo la morte del fratello Carlomanno), facendogli ripudiare la moglie, nonché figlia di Desiderio, il cui nome, strano destino, non è arrivato fino a noi. - Muore il 24 gennaio 772 e viene sepolto in San Pietro.

Adriano I (772-795)

- Di famiglia aristocratica, figlio di Teodoro, orfano da bambino, viene cresciuto dallo zio paterno Teodoto o Teodato “consul, dux et primicerius Sanctae Romanae Ecclesiae”. Svolge importanti mansioni presso la corte pontificia, Diacono sotto il Pontificato di Papa Stefano IV, viene eletto all’unanimità il 9 febbraio 772. - Come il predecessore, inizia il Pontificato con una dura presa di posizione contro i Longobardi, per non aver rispettato i patti di restituzione del “Patrimonio di San Pietro”. Inevitabile un attacco ai territori della Chiesa: Desiderio occupa Ferrara e pone sotto assedio Ravenna, che chiede aiuto a Roma. Arriva come legato di Adriano il longobardo Afiarta, per cercare di mediare. Intanto a Roma il Papa ha la pessima idea di processare e condannare i rappresentanti del partito filo-longobardo. Il Vescovo di Ravenna Leone è tanto zelante, da mandare a morte Afiarta, appena processato e condannato in contumacia a Roma. - Desiderio si vendica, invadendo altri territori e puntando su Roma per incontrare il Papa. Questi si trova costretto ad invocare l'aiuto del Re dei Franchi, Carlo Magno, impegnato in una campagna militare in Sassonia. Nell’attesa, Adriano minaccia di scomunica Desiderio, se oltrepasserà i confini del Ducato di Roma. Il Re longobardo a questo punto si ferma. - Non avendo dato i frutti sperati i tentativi di ridare al Papa pacificamente o dietro pagamento ingente i suoi territori, nel settembre 773 Carlo entra in Italia con una grande armata e costringe Desiderio a rinchiudersi nella sua capitale Pavia, il figlio Adalgiso (l’Adelchi manzoniano) a rifugiarsi a Costantinopoli e sua cognata Gerberga (moglie del defunto Carlomanno) a consegnarsi. - Carlo Magno arriva a Roma il 2 aprile 774 (Sabato Santo) accolto in città dal popolo e dalle autorità come un trionfatore. Ci racconta il biografo: "Quando Carlo arrivò, baciò i singoli gradini e giunse di fronte al Papa, che lo aspettava in alto, nell'atrio, di fronte all'ingresso della chiesa. I due si abbracciarono; poi Carlo prese la mano destra del Papa ed entrarono nella chiesa di San Pietro" . Finita la parte cerimoniosa, si va al dunque (i 80 territori della Chiesa) e il Re franco si impegna a restituirli, anche se molti di questi sono solo sulla carta, perché ancora da conquistare. La “Donazione di Carlo Magno”, andata poi perduta, viene firmata e poi deposta sull’altare di San Pietro, dove i contraenti giurano di rispettare gli impegni. - Al ritorno, Carlo liquida quel che resta del Regno longobardo e diventa “Re dei Franchi e dei Longobardi”, di fatto il nuovo padrone anche di quei territori che apparterebbero alla Chiesa. Insomma non mantiene in realtà le promesse. - Il Papa ci rimane male e solo più tardi Carlo gli offre qualche briciola (nei patti si parlava addirittura di Venezia e dell’Istria) nel centro Italia: alcune aggiunte territoriali al Ducato di Roma, l'Esarcato di Ravenna e la Pentapoli delle Marche. - Non c’è pace ancora, perché i vari signorotti dello Stato della Chiesa spesso si ribellano, lo stesso Vescovo di Ravenna, prendendo ad esempio il Successore del pescatore Pietro, vorrebbe uno staterello per sé. Adriano non sa come cavarsela e si rivolge ancora una volta al suo protettore Carlo, pregandolo di tornare a Roma, cosa che fa nella Pasqua del 781. - L’accoglienza è ancora una volta trionfale: Battesimo per Carlomanno, (che ha quattro anni, a cui viene cambiato il nome in Pipino) e Ludovico (di tre anni), il terzo e quarto figlio di Carlo; il Papa fa anche da padrino, mentre contemporaneamente consacra Re d’Italia il primo, e Re d’Aquitania il secondo. Poi il Papa va all’incasso di altri territori in Umbria, Toscana e soprattutto di città come Bologna, Ancona e Ravenna. - Di male in peggio: nel 787 l’attuale Baviera, governata da un parente di Carlo Magno, Tassilone, chiede la mediazione (a pagamento) del Papa, perché si sente minacciata dai Franchi. Non vedendo arrivare il denaro, per tutta risposta Adriano minaccia di scomunica il Duca e l'intero popolo dei Bavari in caso di mancata sottomissione, dichiarando al contempo che in caso di guerra, i Franchi saranno preventivamente assolti da qualsiasi barbarie. - Ai nostri occhi ha qualcosa di imbarazzante anche la reazione al Concilio di Nicea del 787: finalmente anche l’Oriente rifiuta l’iconoclastia, c’è la possibilità di una pace religiosa. Ma Carlo, offeso perché nessuno lo ha invitato, istiga il Papa, facendogli credere con una cattiva traduzione dal greco in latino che i Bizantini in realtà vogliano “adorare” le immagini sacre. Non solo, ma vuole la scomunica dell’Imperatore, perché ancora debitore di territori per il Papa. - Carlo va oltre quando nel 794 convoca un Concilio a Francoforte sul Meno, a cui partecipano anche alcuni rappresentanti del Papa e nel quale si ribadisce la negazione dell'”adorazione” delle immagini, la ricusazione delle decisioni assunte nel Concilio di Nicea e la richiesta di scomunica per l'Imperatrice Irene e suo figlio Costantino VI. C’è da dire che Adriano non accetta nessuna delle posizioni e delle richieste del Concilio franco e rimane tutto in sospeso per la scomparsa del Pontefice. - Durante il suo Pontificato, il Papa compie numerose opere edilizie (civili e religiose) e sociali: la ristrutturazione degli argini del Tevere, il restauro di alcuni degli antichi acquedotti romani, con una più capillare distribuzione idrica nella città, la ristrutturazione delle mura, con nuove e più adeguate fortificazioni, la Basilica di San Pietro e il suo campanile, con interventi sia esterni che interni, soprattutto di arricchimento e miglioramento artistico (statue, mosaici, ecc.), con abbondante utilizzo di materiali pregiati. - Incrementa lo sviluppo delle domus cultae, vere e proprie aziende agricole facenti capo alle Diocesi. Quella di Capracorum, su un terreno di proprietà della sua famiglia, destina proventi e prodotti ai poveri.

81

- Con lui purtroppo nasce anche il “nepotismo”, in quanto fin dall’inizio ad uno zio Teodato e ai nipoti Teodoro e Pasquale, vengono affidate le più alte cariche amministrative e giuridiche del governo papale. - Muore, dopo un lungo Pontificato, il giorno di Natale del 795 e viene sepolto in San Pietro. Sulla sua tomba è posta una lapide in marmo contenente un epitaffio in versi fatto comporre da Carlo Magno, che definisce Adriano come "padre". L'iscrizione è tuttora visibile nell'atrio della Basilica Vaticana, sulla sinistra del portale.

Leone III (795-816)

- Nato e cresciuto a Roma, pare di modeste origini, viene eletto all’unanimità il giorno della sepoltura del predecessore il 26 dicembre 795. Comunica la propria elezione a Carlo Magno, recapitandogli le chiavi della Tomba di Pietro (a simboleggiare la conferma del ruolo del Re come custode della religione) e lo stendardo di Roma (simbolo politico, con il quale Carlo Magno viene riconosciuto difensore armato della Fede). - La suddivisione dei ruoli risulta chiaro, ma attenzione, al contrario delle illusioni papali, il Re franco è assolutamente convinto di essere lui (tranne che in campo teologico) il responsabile della gestione della Chiesa. - La troppa accondiscendenza di Leone verso Carlo irrita la Curia, ancora piena di parenti del predecessore, in particolare il Primicerio Pascale (o Pasquale) e il Sacellario Campolo, e così prima fanno girare voci sulla dubbia moralità del Papa, poi decidono di farlo fuori direttamente: il 25 aprile del 799, mentre il Papa si reca a cavallo dal Laterano a San Lorenzo in Lucina per delle funzioni, viene assalito improvvisamente da alcuni uomini armati che lo tirano giù da cavallo e cominciano a maltrattarlo, cercando di accecarlo e di tagliargli la lingua. Viene trasferito al Monastero di Sant'Erasmo al Celio, da dove, miracolosamente guarito, fugge, rifugiandosi in San Pietro. Passando poi per Spoleto, raggiunge Carlo Magno in Germania. Qui arrivano da Roma le notizie sulle calunnie contro il Papa, ma il Re non se la sente di compiere un’azione tanto grave come quella di deporlo, anche perché il suo teologo personale Alcuino di York gli spiega che nessun potere terreno può giudicare il Papa (“prima sedes a nemine iudicatur” ). - Per capire come le prerogative papali siano passate in altre mani, Carlo Magno riunisce un Concilio ad Aquisgrana nel 799, in cui Alcuino confuta, con la tecnica della disputa, le tesi del Vescovo Felice di Urgell, il promotore dell'eresia adozionista che si sta di nuovo diffondendo. Con il Papa a fare da semplice spettatore. - Scortato da Vescovi e nobili franchi, Leone III rientra a Roma accolto trionfalmente. Siamo alla mitica data dell’800: Carlo scende in Italia con l’intenzione di risolvere la querelle fra il Papa e i parenti di Adriano I. Ha con sé il figlio Carlo (nato nel 772 da Ildegarda), un grande seguito di alti prelati ed armati, presenti anche i responsabili dell'attentato al Papa. Il 23 novembre il Pontefice gli va incontro a Mentana, anche lui con un folto seguito di popolo e di clero, entrando solennemente in città. - Nelle prime tre settimane del dicembre 800, una sorta di tribunale riunito in San Pietro, rivela che le prove contro il Papa in realtà sono solide, ma i testimoni poco attendibili. Alla fine si applica la formula di Alcuino sulla non imputabilità del Successore di Pietro e Leone III se la cava. - A conclusione di tutto, il 23 dicembre, davanti a Carlo Magno e ad una folla immensa, Leone III giura sul Vangelo, chiamando Dio a testimone, l'innocenza per i crimini e le colpe di cui è accusato. Questo è sufficiente a stabilire l'estraneità del Papa dalle accuse mossegli e a riconoscerlo legittimo occupante del Soglio pontificio. I congiurati, ovviamente, vengono condannati a morte per lesa maestà, pena poi mutata in esilio. 82

- Il giorno dopo, al termine delle funzioni della notte di Natale a cui Carlo sta partecipando nella Basilica di San Pietro, il Papa gli pone sul capo una corona d'oro tra le acclamazioni del popolo presente alla cerimonia: “A Carlo piissimo augusto, coronato da Dio, grande e pacifico imperatore dei Romani, vita e vittoria!” . Nel contempo il figlio di Carlo, Pipino, è incoronato Re d’Italia. - Non si saprà forse mai se l’iniziativa è una sorpresa per Carlo o il frutto di un accordo o il ringraziamento del Papa per averla scampata dalle accuse infamanti. Resta il fatto che con l'atto d'incoronazione, la Chiesa di Roma si presenta sì come l'unica autorità capace di legittimare il potere civile, attribuendogli una funzione sacrale, ma è altrettanto vero che la posizione dell'Imperatore diventa di guida anche negli affari interni della Chiesa, con un rafforzamento del ruolo teocratico del suo governo. Il Papa, da parte sua, lega indissolubilmente i Franchi a Roma, spezza il legame con l'Impero bizantino (governato ora da una “basilissa”, Irene, e quindi non riconosciuta dal Pontefice), che non è più l'unico erede dell'Impero Romano, esaudisce forse le aspirazioni del popolo romano e stabilisce il precedente storico dell'assoluta supremazia del Papa sui poteri terreni. - Nell’809 abbiamo un altro caso di disputa teologica risolta con un Concilio dai Franchi. Si tratta del problema legato alla formula “filioque” da aggiungere a “qui ex Patre procedit” nel Credo. Come conseguenza, per altri due secoli a Roma si continuerà a recitare il Credo senza filioque, per non dividersi con l’Oriente, mentre nel resto delle Chiese occidentali si comincia ad usare quello che anche noi oggi pronunciamo ogni domenica. - Nell’814 muore Carlo Magno e si rifanno vivi i congiurati antipapali esiliati: questa volta loro ed altri vengono arrestati e giustiziati. Il nuovo Imperatore Ludovico manda a Roma il Re d'Italia Bernardo, figlio del defunto re Pipino, per svolgere le indagini e risolvere il problema, sedando ulteriori disordini. - Morto il 12 giugno dell'816, Leone III viene inizialmente considerato santo, senza alcuna canonizzazione. Sarà poi cancellato dalle ricorrenze liturgiche nel 1953.

83

CAPITOLO 10

DAL 816 ALL’872

Dieci Pontefici in meno di sessant’anni, tutti più o meno succubi dei successori di Carlo Magno, che si erano spartiti il Sacro Romano Impero. Tra le vicende più tragiche, il saccheggio che dei pirati mussulmani provenienti dal mare (i temibili Saraceni) compiono nei confronti di Roma e di San Pietro stessa, scene che qualcuno anche oggi vorrebbe riesumare. Dall’ennesimo contrasto con la Chiesa d’Oriente, veniamo a sapere che a quei tempi il celibato dei preti a Roma era cosa consolidata (celibato dopo la consacrazione, perché abbiamo ancora l’esempio di un Papa ex marito e padre), che la Cresima poteva essere amministrata solo da Vescovi, che c’era un giorno intero di digiuno sacerdotale al sabato. Da altre fonti sappiamo che i preti cominciano a non utilizzare più vestiti civili, che Ognissanti diventa festa di precetto. Da una vicenda che assomiglia a quella che porterà allo scisma anglicano, capiamo che è già chiaro che chi è sposato non può ripudiare la moglie e vivere con un’altra, anche se è un re. Il nostro percorso termina con un fattaccio di cronaca nera del tempo, un doppio femminicidio diremmo oggi. Il rapimento della figlia e della moglie del Papa in carica da parte del nipote di un Vescovo, innamorato follemente della ragazza. Alla fine, circondato ormai - oggi diremmo - dalle forze dell’ordine, uccide entrambe, ben sapendo che questo gli costerà la forca. C’era ancora molta strada per capire bene cos’è il perdono cristiano.

Stefano IV, in realtà V (816-817)

- Figlio di un certo Marino, appartenente ad una delle più nobili famiglie romane, da cui, nel corso del IX secolo, sarebbero usciti altri due Papi (Sergio II e Adriano II), diventa Papa il 22 giugno 816 neanche cinquantenne. - Continua la politica di sudditanza ai Franchi, tanto che dopo la consacrazione fa giurare al popolo di Roma fedeltà all'Imperatore Ludovico il Pio. - Nel settembre 816 parte per la Francia e viene ricevuto a Reims con tutti gli onori: l'Imperatore, sceso da cavallo, si prostra tre volte davanti al Papa, salutandolo con le parole del "Benedictus"; Stefano risponde benedicendo a sua volta Dio che gli consente di vedere un secondo Davide. Dai colloqui che ne seguono, ottiene la conferma dei privilegi e delle immunità della Chiesa e alcune concessioni (la liberazione di alcuni personaggi romani esiliati). - Ludovico si era già autoincoronato per volontà di suo padre Carlo Magno, ma Papa Stefano compie qualcosa di molto più eclatante: usa la corona (vera o presunta tale) di Costantino, a simboleggiare la continuità con l'Impero Romano e soprattutto unge l'Imperatore, che fa di Ludovico il "secondo Davide", difensore della Chiesa, e un "atleta di Cristo" a difesa e protezione del Papato, che è la fonte della Chiesa universale. La corona 84 di Costantino serve inoltre a rafforzare il senso di dovere che, in base alla falsa Donazione di Costantino, gli Imperatori avevano verso i Papi. - In ottobre Stefano V torna a Roma, dove muore dopo soli tre mesi, il 24 gennaio 817.

Pasquale I (817-824)

- Per evitare l’intromissione dell’Imperatore, il clero romano elegge l’Abate della Basilica di Santo Stefano il giorno dopo la morte di Stefano V. - Si preoccupa di rendere omaggio a Ludovico il Pio e ad informarlo prontamente che la celerità della sua nomina è dovuta esclusivamente all'esigenza di evitare il formarsi di fazioni in Roma. L'Imperatore s'impegna a riconoscere la sovranità papale sui territori dello Stato Pontificio (“Pactum cum Paschali pontifice”), a garantire d’ora in poi ai romani il libero svolgimento delle elezioni del Papa e la possibilità di comunicare coi sovrani via legati. Questo documento sarà poi contestato dagli storici, in quanto sono attribuiti a Pasquale anche territori bizantini, mentre la libertà promessa nelle elezioni papali non sarà per nulla rispettata nella nomina del successore. Tutte aggiunte inserite probabilmente dal clero romano. - Nell’823 riceve Lotario I, figlio di Ludovico il Pio, già associato al trono imperiale, cui il padre aveva assegnato tre anni prima il Regno d'Italia. Nella domenica di Pasqua il Papa lo incorona, ungendolo solennemente, e gli consegna simbolicamente una spada, simbolo di potestà sul popolo romano e del potere di amministrare la giustizia. Questa cerimonia, celebrata per la prima volta, non fa che dimostrare che è diritto del Pontefice romano l’incoronare re ed imperatori e di farlo soprattutto a Roma. - Dopo alcuni giorni, durante una rivolta della nobiltà filo-franca contro il potere della Curia, accusata di essersi indebitamente appropriata di beni dell'Abbazia di Farfa, i responsabili vengono catturati, accecati e decapitati. L’Imperatore manda degli ispettori a Roma, visto che gli sono giunte alle orecchie accuse dirette a Papa Pasquale. Egli si proclama innocente, rifiutandosi di essere sottoposto al giudizio di giudici imperiali, accettando solo di proferire un giuramento solenne (“purgatio per sacramentum”), con il quale si dichiara estraneo all’uccisione dei responsabili, pur considerandoli personalmente colpevoli e rei di morte. Il popolo di Roma non gradisce l'atteggiamento del Papa e finisce per odiarlo, al punto da rifiutargli alla sua morte la sepoltura all'interno della Basilica di San Pietro. - Si adopera per trovare idonea accoglienza ai monaci greci perseguitati ed esiliati dall’Imperatore bizantino Leone V, perché contrari all'iconoclastia. - Fra le varie opere architettoniche, restaura la Basilica di Santa Prassede e quella di Santa Cecilia in Trastevere, dove fa inumare il corpo della santa, ritrovato miracolosamente nelle catacombe di San Callisto (ed è questo avvenimento soprannaturale, che ha portato a considerare santo Papa Pasquale). - Muore l’11 febbraio 824 e viene inumato nella Basilica di Santa Prassede.

Eugenio II (824-827)

- Di nobile famiglia romana, Cardinale, viene imposto come successore dall'Imperatore Ludovico il Pio l’11 maggio 824. Durante i funerali di Papa Pasquale scoppiano dei disordini fra la fazione plebea, che ha designato tal Sisinnio (Zinzinnus), e la nobiltà filo imperiale. Solo l’arrivo in città in agosto del figlio dell’Imperatore, Lotario, associato al trono dal padre dall’818, porta alla conferma dell’elezione di Eugenio.

85

- L’11 novembre 824, dopo un’inchiesta sui fatti avvenuti sotto gli ultimi due Pontificati, Lotario emana una “Constitutio romana” contro i molti abusi nell'amministrazione della giustizia papale, nella quale si sancisce l'inviolabilità di quanti sono sotto la protezione dell'Imperatore o del Papa; il divieto di appropriarsi indebitamente delle terre del Papato; il controllo sull'amministrazione della giustizia da parte di due delegati (missi), che dovranno rendere conto all'Imperatore e al Pontefice; infine la prassi sull'elezione dei Papi, confermando la prerogativa per gli aristocratici e l’alto clero romani. L'Imperatore potrà inviare suoi ambasciatori a Roma per presenziare all'elezione del nuovo Pontefice. - Lotario impone ai romani di prestare, d'ora innanzi, giuramento di fedeltà al Papa, attribuendogli pertanto un potere temporale, oltre a quello spirituale, con il riconoscimento da parte imperiale dei diritti sovrani sul territorio dello Stato della Chiesa, ma affermando nel contempo l'assoluto diritto di sovranità imperiale sui poteri amministrativi e giuridici esercitati dal Papa. L'Impero d'Occidente di fatto si sostituisce a quello d'Oriente come garante del rispetto dell'ordine civile in Roma. Alla fine, la fedeltà all'osservanza della “Constitutio Lothari” viene giurata dal popolo romano e da Eugenio II stesso in San Pietro. - L’Imperatore d’Oriente Michele II non ci sta ad essere accantonato e rilancia: chiede a Ludovico di fare pressioni sul Papa, perché promuova le sue idee iconoclaste anche in Occidente. Tra l’altro i Vescovi riuniti a Parigi nel novembre dell'825 si trovano sostanzialmente d'accordo sulle proposte dell'Imperatore d'Oriente. - Eugenio II ignora quanto espresso dai Vescovi franchi e convoca in Laterano nell'826 un Concilio con la presenza di 62 Vescovi, che prende importanti decisioni riguardanti: la fondazione di scuole e capitoli per l’educazione religiosa; la proibizione della simonia; l’elezione dei Vescovi e i loro doveri; il divieto ai sacerdoti di indossare abiti laici o di dedicarsi ad attività secolari; i luoghi di culto e i loro servizi; la disciplina dei monasteri; il riposo domenicale; il comportamento dei laici in chiesa e la morale del matrimonio; misure in favore dei poveri, delle vedove e degli orfani (il Papa viene così soprannominato "padre del popolo"). - Poco prima di morire, il 6 giugno 827, presiede il Concilio di Mantova, per risolvere i conflitti che si agitavano da molto tempo tra i Patriarchi di Aquileia e Grado. Egli tenta di riunificare i due Patriarcati, ma la sua azione non ha successo, anche per l'opposizione di Venezia, città già in netta ascesa. - Viene sepolto in San Pietro.

Valentino (827)

- Figlio di Leonzio Leoni, di famiglia di ceto elevato, durante il Pontificato di Pasquale I svolge la funzione di "cubicularius". Diventa poi Arcidiacono. È un giovane poco meno che trentenne, quando viene scelto (leggenda dice direttamente dallo Spirito Santo in forma di colomba) alla fine di agosto dell’827. Consacrato una decina di giorni dopo, il suo Pontificato dura meno di un mese. Non si conosce alcuna sua decisione. - Il 100° Papa della storia muore il 10 ottobre 827 e viene sepolto probabilmente in San Pietro.

Gregorio IV (827-844)

- Nel dicembre dell’827 viene scelto come Papa un trentenne monaco benedettino romano, di nobile famiglia, Cardinale Presbitero. Si nasconde nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano nel tentativo di sfuggire a tale nomina. Viene consacrato solo nel marzo 828, in quanto deve aspettare che un legato imperiale l’approvi ed egli stesso possa giurare 86 formalmente fedeltà all’Imperatore Ludovico il Pio, secondo la “Constitutio Romana”. Ma forse anche perché il clero non è d’accordo con questa scelta, a differenza dell’aristocrazia. - Durante il suo Pontificato avviene una sorta di guerra civile nel Sacro Romano Impero dovuta ai cattivi rapporti fra Ludovico il Pio i suoi tre figli: Lotario, Pipino e Ludovico il Germanico. Il Papa viene tirato in ballo nell’833; con gli eserciti già schierati nell’attuale Lügenfeld, nei pressi di Colmar. Insieme con Lotario e con il suo esercito, Gregorio IV varca le Alpi e si unisce ai due fratelli insorti col miraggio di fare da paciere nel grave conflitto. In realtà non riesce a scalfire più di tanto il susseguirsi degli eventi, un po’ perché viene ingannato dai contendenti (il luogo dove il Papa incontra l’Imperatore viene chiamato infatti "Campo della Menzogna"), un po’ perché i Vescovi franchi vedono male l’immischiarsi del Vescovo di Roma (definito semplice “fratello”). La risposta che Gregorio IV dà a questi alti prelati molto critici nei suoi confronti è indice di quanto consideri alto il suo ruolo. Scrive infatti di non aver affatto dimenticato il giuramento prestato all'Imperatore e che, proprio per non divenire uno spergiuro, agisce nel tentativo di impedire che l'unità della Chiesa e dell'Impero sia infranta a causa del comportamento sconsiderato di Ludovico, origine di tutti i disordini. Sottolinea poi che il governo delle anime, affidato al Papa, è di gran lunga superiore al governo delle cose temporali, delegato all'Imperatore, e afferma con forza la legittimità della sua azione pacificatrice. E ancora sostiene, appellandosi ai Padri della Chiesa e ai suoi predecessori, che è diritto e dovere di Pietro e del suo successore di inviare messi per evangelizzare e pacificare i popoli. Infine ingiunge loro di non opporsi alla sua missione di pace e di unità. - La contesa verrà risolta dopo lunghe trattative il 16 agosto 843, col Trattato di Verdun, che ripristinerà la divisione del Regno stabilita da Carlo Magno. - Nomina Anscario, monaco di Corvey e fondatore della prima Chiesa danese, legato per le missioni in Scandinavia e presso le popolazioni slave. - Fa costruire un nuovo borgo fortificato vicino ad Ostia (Gregoriopolis) per contrastare la minaccia dei Saraceni, che avevano già conquistato la Sicilia nell’831 e sono giunti a saccheggiare perfino Civitavecchia. - Nell'835 decreta che la festa di Ognissanti diventi festa di precetto. L'Imperatore Ludovico I estende la nuova festività a tutti i territori a lui soggetti. - Ricostruisce “a fundamentis” la Basilica di San Marco, istituisce un monastero "iuxta latus" di Santa Maria in Trastevere dedicato ai Santi Callisto e Cornelio e restaura inoltre l'antico acquedotto dell'"Aqua Traiana" - Muore il 25 gennaio 844, ed è sepolto in San Pietro.

Sergio II (844-847)

- Romano, di nobile origine, parente di Stefano V, membro da bambino della Schola Cantorum del Laterano, Arciprete di San Silvestro, viene eletto per acclamazione da clero, popolo e nobiltà il giorno stesso della morte del suo predecessore il 25 gennaio 844 nella Basilica di San Martino. - Una fazione sceglie di contrapporgli l'Arcidiacono Giovanni, anch'egli sostenuto da una parte consistente del popolo. Le milizie inviate dai nobili che sostengono il Pontefice, riescono a fermare questi oppositori e Giovanni viene condannato a morte, pena che Sergio II converte, bontà sua, in esilio. - Il nuovo Papa non rispetta la “Constitutio Romana” e si fa consacrare senza chiedere l’approvazione all’Imperatore Lotario I, che se la prende e manda suo figlio Ludovico II, da poco associato al titolo regale italico, alla testa di un'armata. Grazie al buon senso d'ambo le parti, si giunge ad un accordo pacifico: Ludovico riconosce la sovranità del Papa sui beni 87 ecclesiastici e viene unto e incoronato Re d'Italia in San Pietro il 15 giugno 845. Da notare che il Papa si rifiuta di prestargli giuramento di fedeltà, adducendo a motivazione il fatto che esso vada prestato solo all'Imperatore Lotario, e non anche al Re d'Italia: questo per ribadire che Ludovico non ha comunque sovranità sulla città di Roma. - Per la prima volta un Papa deve occuparsi direttamente della minaccia mussulmana. I Saraceni, che da tempo sono in Sicilia e Puglia, sono sbarcati anche in Campania. Nella notte tra il 24 e il 25 agosto dell'846 attaccano Porto ed Ostia. Poi risalgono con una flottiglia armata il corso del Tevere e, nottetempo, arrivano a Porta Portese. Saccheggiano la basilica di San Pietro, che si trova fuori le mura, profanando la tomba dell’Apostolo. Poi tocca all’Abbazia benedettina di San Paolo fuori le mura. Solo il Duca di Spoleto riesce a fermare questi pirati e a farli ripartire da Civitavecchia. L’Imperatore non aveva mosso un dito: questo risulterà utile al Papato per riaffermare il suo potere temporale. - Negli ultimi mesi di vita, Sergio II diventa succube del fratello Benedetto, persona senza scrupoli, ladro, libidinoso e violento, che lui stesso aveva nominato Vescovo di Albano. La simonia e il nepotismo, così, fioriscono durante il suo Pontificato. - Muore il 27 gennaio 847 e viene sepolto in San Pietro, nella cappella dei Santi Sisto e Fabiano.

Leone IV (847-855)

- Esempio di purezza e maestro di vita interiore, di origini forse longobarde, monaco benedettino presso San Martino, suddiacono al Laterano, Cardinale, viene eletto lo stesso giorno della morte del predecessore e consacrato il 10 aprile 847 senza aspettare la conferma dell'Imperatore Lotario. - Nello stesso anno dell’elezione si verifica prima un violento terremoto (che, tra l'altro, fa crollare una parte del Colosseo), e successivamente un grave incendio, che distrugge la zona di Borgo, il quartiere degli Anglosassoni, e giunge a minacciare il porticato della basilica di San Pietro. - Si ritrova una città in rovina, a causa dei danni compiuti dai Saraceni nell'agosto dell'846: ripara varie chiese della città (specialmente quelle di San Pietro e San Paolo), aiuta la popolazione, rifornendola di generi alimentari; ottenuti lauti aiuti finanziari imperiali, in tre anni fortifica i sobborghi sulla riva destra del Tevere (l'odierno rione di Borgo), ancor oggi noti come Civitas Leonina, utilizzando come mano d’opera anche i prigionieri di guerra saraceni; pensa anche di proteggere la foce del Tevere, ricostruendo la fortezza di Centumcellae nei pressi dell'attuale Civitavecchia e chiamandola “Leopoli”; ricostruisce anche l'antica Corneto, al posto della distrutta Tarquinia, e riedifica, o per lo meno fortifica Horta (Orte) ed Ameria (Amelia) che, prive di protezione, erano state abbandonate dagli abitanti all'arrivo dei Saraceni. - L’esperienza traumatica del sacco di Roma, porta il Papa ad organizzare una Lega nell’849 in funzione antisaracena. Riesce a convincere i Duchi di Napoli, Amalfi e Gaeta a formare una potente flotta, che si contrapponga a quella dei pirati. La coalizione cristiana ha la meglio. - Nell’850 incorona co-Imperatore Ludovico II, figlio di Lotario. - Segno chiarissimo del mescolamento ormai fra potere politico e religioso è la volontà anche del re dei Sassoni Etelvolfo e di suo figlio, il futuro Alfredo il Grande, di farsi incoronare dal Papa a Roma nell’855. - Indice due Concili, nell'850 e nell'853, per dirimere una questione disciplinare, che porta alla scomunica e poi alla deposizione di Anastasio, Cardinale di San Marcello, che aveva abbandonato la sua Diocesi e, sordo ai richiami del Papa, si era stabilito ad Aquileia. 88

- Ci sono dissidi col Vescovo di Ravenna, che si ritiene erede dell’Esarca bizantino e vorrebbe essere indipendente da Roma. In più i ravennati uccidono un Legato pontificio, che si sta recando ad incontrare Lotario. Leone IV, recatosi a Ravenna, dove stavano gli assassini, li arresta e, condotti a Roma, li fa processare e condannare a morte. Solo l’intervento dell’Imperatore, che si richiama ad accordi stipulati con Gregorio II per l’inviolabilità delle persone poste sotto la protezione del sovrano o del Papa, li salverà dalla forca. - È il primo Pontefice a contare, nei documenti ufficiali, l'inizio del suo Pontificato, datandoli in base all'anno di regno. - Muore il 17 luglio 855 e viene sepolto in San Pietro; nel 1099 le sue reliquie unitamente a quelle di San Leone II e San Leone III, saranno poste vicino a quelle di San Leone I Magno, per volere di Pasquale II. - Aveva creato 63 Vescovi, 19 preti e 8 diaconi.

Benedetto III (855-858)

- Lo stesso giorno della morte di Leone IV, il popolo di Roma elegge prima Adriano (il futuro Adriano II) e, dopo il rifiuto di questi, Benedetto (29 luglio 855), romano di nascita, nel passato Suddiacono e poi Cardinale. - Una fazione nobiliare gli preferisce Anastasio il Bibliotecario, quel Cardinale deposto ai tempi di Leone IV. Anche i messaggeri incaricati di avvisare l'Imperatore dell'elezione di Benedetto al soglio pontificio, si professano per Anastasio. Ludovico II manda legati, che si schierano anch’essi con l’Antipapa. La sua fazione attacca Roma tra il 19 e il 20 settembre, il Vescovo di Bagnoregio arriva a svestire in Laterano Benedetto III degli abiti pontificali e mettendolo sotto sorveglianza. Schieratosi tutto il popolo a favore del Papa, rifugiato sul Celio, i legati imperiali non possono fare altro che riconoscerlo come legittimo Pontefice. Anastasio verrà ridotto allo stato laicale e rinchiuso in un monastero romano. - Attento e scrupoloso nei confronti della liturgia, si dimostra prodigo nei confronti degli arredi sacri. Numerose le sue opere architettoniche (ad esempio fa restaurare il Battistero della Basilica di Santa Maria Maggiore e ricostruire completamente il cimitero di San Marco). - È rigido nei confronti del comportamento morale di importanti chierici e laici. - Si verificano durante il Pontificato numerosi straripamenti del Tevere, che provocano danni piuttosto consistenti. Lo stesso Pontefice si adopera per organizzare i lavori di riparazione. - Il giorno delle esequie (7 aprile 858) la salma viene portata a spalla, dal Laterano in San Pietro, dai Diaconi. Tra di essi vi è Niccolò, il suo amico prediletto, fidatissimo consigliere e suo successore.

Niccolò (Nicola) I (858-867)

- Detto Magno e santo, nasce in una nobile famiglia romana. Il padre Teodoro, funzionario della corte pontificia, vuole per lui un’educazione colta con predilezione per le lettere: questo fa sì che il giovane Niccolò sia presto introdotto alla corte pontificia. Grande amico, collaboratore e confidente di Benedetto III, è naturale che sia lui a succedergli. Non ha difficoltà ad essere eletto, perché l'Imperatore Ludovico II, essendo a Roma in quei giorni, lo appoggia. Niccolò, che non vorrebbe diventare Papa, si rifugia in San Pietro, ma viene consacrato ugualmente il 24 aprile 858. Ci doveva essere amicizia fra i due se è vero che

89 appena ripartito, il Papa neoeletto raggiunge l’Imperatore e lo riporta a Roma, con Ludovico che addirittura conduce per le briglie il cavallo di Niccolò. - S'impegna nella promozione e nell'accentuazione del primato papale: per lui il Papato è l'unica istituzione, che può reggere in quest’epoca di barbarie e di indebolimento dell'autorità civile e, di conseguenza, anche sociale. - Interviene per regolare gli abusi di potere compiuti da alcuni alti prelati in Europa (in Francia in particolare) e in Italia contro l’Arcivescovo Giovanni VIII di Ravenna (861), comminandogli anche la scomunica, per riportarlo all’ubbidienza. - Deve prendere posizione davanti ad una vicenda, che ricorda quello che avverrà ai tempi dello scisma anglicano: un Concilio a Metz approva l'annullamento del matrimonio di Lotario II di Lotaringia con Teutberga, da cui non aveva avuto figli, in modo da poter sposare l'amante Waldrada, che invece gliene aveva dati ben tre. Niccolò I dichiara il Concilio deposto, i suoi messaggeri scomunicati e le decisioni nulle. L'intransigenza del Papa suscita le ire di Lotario, il quale parte alla volta di Roma, portandosi al seguito un poderoso esercito e i due prelati scomunicati (Guntero di Colonia e Teutgardo di Treviri). Nel febbraio 864 Lotario entra a Roma, invadendo con i suoi soldati la città leonina, disperdendo anche processioni religiose. Non riesce a far cambiare idea al Pontefice, neanche con le minacce. Se ne torna quindi a casa con le pive nel sacco. - A Niccolò il compito di accogliere la Bulgaria fra le nazioni cristiane. Re Boris si rivolge al Papa, chiedendogli una serie di consigli su come educare i propri sudditi ad una vita civile e cristiana. Il Pontefice approfitta dell'occasione per attirare la Bulgaria nell'orbita romana. Alle richieste di Boris, Niccolò risponde offrendogli una vera e propria costituzione in chiave evangelica, quasi con l'intento di fondare uno Stato ecclesiastico con la forte impronta della Chiesa di Roma, in contrasto ed antitesi alla Chiesa di Costantinopoli. Poco dopo la morte del Papa, il paese balcanico tornerà sotto l’orbita bizantina. - Tra l'860 e l'867 si apre una vera e propria crisi diplomatica tra Bisanzio e Roma, che coinvolge anche il potere temporale, cioè l'Imperatore: viene rimosso il Patriarca Ignazio ed eletto grazie a Bardas, primo ministro imperiale, il laico Fozio, uomo molto erudito, ma anche molto ambizioso. Il Papa invia dei legati che, come spesso è successo anche in passato, vengono corrotti: l'assemblea convocata di lì a poco conferma la deposizione di Ignazio ed approva la nomina di Fozio a Patriarca. Viene convocato un Sinodo a Roma, che non riconosce la deposizione di Ignazio, scomunica i due legati papali, che si erano fatti corrompere, decide la nullità dei decreti dell'assemblea e scomunica Fozio stesso. - La risposta di Costantinopoli è altrettanto forte, in pratica una rottura fra le due Chiese. Considera prima di tutto decaduto il Papa, poi elenca con un’Enciclica ciò che divide la Chiesa Orientale da Roma: l'aggiunta del “filioque” al Credo bizantino, il celibato per i preti, la proibizione per i preti di celebrare la Cresima, il digiuno per tutto il clero al sabato, l'inizio della Quaresima al Mercoledì delle Ceneri. Un colpo di Stato interno all’Impero Bizantino, però, blocca momentaneamente la rottura. Fozio viene deposto dopo la morte violenta di Bardas e Michele III, e di nuovo sostituito con Ignazio. - Muore il 13 novembre 867 e viene sepolto nell’atrio della Basilica di San Pietro.

Adriano II (867-872)

- Caso raro di Cardinale, che diventa Papa al terzo tentativo, dopo aver rinunciato in altre due occasioni. Ha già 75 anni all’elezione, un matrimonio ed una figlia alle spalle (prima di diventare prete) ed è parente di due suoi predecessori (Stefano IV e Sergio II). Viene consacrato il 14 dicembre 867 ed è il risultato di una scelta di compromesso, vista l’età e il carattere debole. 90

- Terribile la vicenda di cronaca nera, che lo privano della moglie e della figlia appena eletto Papa. Il fratello di Anastasio, il Vescovo scomunicato poi diventato Antipapa, si innamora di sua figlia, già fidanzata, e la rapisce insieme alla madre Stefania. Il Papa, padre disperato, chiede addirittura aiuto all’Imperatore. Ma Eleuterio, questo il nome del giovane, sentendosi perduto, uccide entrambe le donne. Catturato, non può che finire i suoi giorni sul patibolo. - Nell’869 inizia il Concilio di Costantinopoli IV, che sancisce la legittimità della nomina di Ignazio a Patriarca della “Nuova Roma” e la scomunica di Fozio, Viene affrontato anche il tema della giurisdizione sulla Chiesa bulgara (che sotto il Pontificato precedente voleva rendersi autocefala), ma su questo i legati non raggiungono un accordo con Ignazio. All'indomani del Concilio i legati dei patriarcati orientali, scelti dall'Imperatore Basilio I come arbitri, assegnano a Costantinopoli la giurisdizione sulla Chiesa bulgara, suscitando così le proteste dei legati papali. Il Papa approva le decisioni del Concilio, meno quella riguardante la Bulgaria. - Ribadisce a Lotario II lo stato peccaminoso in cui versa, a causa del legame di concubinaggio con Waldrada. Alla morte del Re, il Papa favorisce Ludovico II a discapito di Carlo il Calvo nelle sue pretese sulla Lotaringia, ma inutilmente, perché ormai si erano già accordati per la spartizione dei territori. - Incorona re degli Anglosassoni Alfredo il Grande. - Muore tra il 26 novembre e il 14 dicembre 872 e viene sepolto in San Pietro.

91

CAPITOLO 11

DALL’872 AL 900

Dieci Pontefici ancora e questa volta in soli 28 anni. Pontificati a volte di pochi giorni, dovuti a malattie, uccisioni o dimissioni forzate. Si torna a non possedere di alcuni Papi neppure la data precisa di elezione o di morte, tanto sono fumosi questi tempi. “L’Età del ferro” del Papato, che proseguirà anche nel nuovo secolo, è contemporanea alla crisi europea ed italiana dovuta allo sfaldamento del potere carolingio, che, come tutte le cose umane, è arrivato al capolinea e alla minaccia saracena sempre incombente. Le vicende più emblematiche di questa crisi sono quelle di Papa Giovanni VIII, il primo Pontefice guerriero, che non si crea problemi a comandare una flotta e ad ordinare l’eliminazione fisica di chi non sta con lui, ucciso poi a sua volta per vendetta; e quella di Formoso, un pluri-scomunicato sul trono di Pietro, riabilitato e condannato più volte in vita e perfino in morte, con il macabro “Sinodo del cadavere” intentato da un successore asservito ai Duchi di Spoleto, diventati, sempre grazie al Papato, i signori d’Italia. Poca dottrina e tanta politica spesso violenta, se è vero che tutto orbita su chi deve governare l’Italia (imperatori germanici o imperatori italiani?) e con i due partiti a contendersi pure il Soglio Pontificio. Da segnalare la tabula rasa compiuta da Roma del primo tentativo di liturgia in lingua volgare (San Metodio in Moravia), con i fautori del latino che costringono un’intera Chiesa ad emigrare in Bulgaria. Di curioso il fatto che a quei tempi fosse vietato per un Vescovo essere trasferito ad altra Diocesi e di conseguenza anche il Vescovo di Roma doveva essere stato prima semplice diacono o presbitero, anche se nominato Cardinale. In questi anni invece si comincia, se pur con polemiche anche roventi, ad eleggere Pontefici già Vescovi di altre Diocesi.

Giovanni VIII (872-882)

- Figlio di un certo Gundo, quindi forse di origine longobarda, stretto collaboratore di Niccolò I, Cardinale, viene scelto dal popolo, dal clero e dalla milizia il 14 dicembre dell’872, giorno stesso della morte del predecessore, alla presenza dell’Imperatore Ludovico II. - Si ripropone la minaccia saracena, che vede il compiersi di scorrerie in tutta Italia, perfino nella campagna romana. Il Papa ha bisogno di aiuto, i carolingi, divisi fra franchi e germanici, non sono più in grado di offrirlo. A questo punto Giovanni VIII, forse il primo Papa-guerriero, fa costruire una cinta muraria massiccia intorno alla zona della Basilica di San Paolo fino ad Ostia ed edifica un avamposto militare chiamato in suo onore "Giovannopoli". Riunisce poi le principali autorità politiche delle zone più minacciate dalle invasioni degli Arabi, con l'intento di creare una lega comune per porre fine alle scorribande. Con le forze che riesce a raccogliere, il Pontefice si mette in persona alla testa di una flotta che batte, nell'877 al largo di Capo Circeo, quella mussulmana, catturando diciotto vascelli saraceni, liberando 600 schiavi cristiani e uccidendo numerosi maomettani. 92

- Come vendetta della non partecipazione alla coalizione del Duca di Napoli Sergio, questo Papa Giovanni non molto “buono”, oltre a decapitare, pare, venti prigionieri napoletani, incita alla ribellione il Vescovo della città partenopea, Atanasio, fratello del Duca filo saraceno. Questi fa cavare gli occhi al Duca e lo spedisce così ridotto a Roma dal Papa, che lo manda in carcere fino alla morte. - Alla fine di tutto questo fiume di sangue, Amalfi e Napoli stessa faranno affari d’oro coi Saraceni e il Papa sarà costretto a patteggiare con loro, ottenendo così un certo periodo di tranquillità nel suo Stato, con tanto di umiliante tributo annuo da pagare loro. - Abbiamo accennato alla crisi dinastica imperiale. Giovanni VIII è alla continua ricerca di un sovrano che lo spalleggi, ma la situazione è confusa. Prima punta su Carlo il Calvo, accolto con tutti gli onori ed incoronato in San Pietro la notte di Natale dell’875, ma si dimostra inetto e muore presto, nell’877. Carlomanno spera di farsi incoronare a Roma, ma il Papa tergiversa e quindi se ne torna in Francia malato e con l’esercito decimato da una delle ricorrenti epidemie. Senza protezione, il Papa si trova in balia dei signorotti laziali che di fatto lo tengono prigioniero. Una volta scomunicati, parte per la Francia, riunisce un Concilio a Troyes, rinnovando la scomunica ai duchi italiani. Incorona il 7 settembre 878 il figlio e successore di Carlo il Calvo, Ludovico II il Balbuziente, re malaticcio non in grado comunque di aiutarlo nella difesa della Chiesa. Seguono tre anni, durante i quali il Papa cerca inutilmente un protettore, con Carlomanno malato, Ludovico II il Balbuziente morto nell’aprile 879 e l’Impero vacante, perché i figli sono minorenni; l’ultima illusione è l’incoronazione di Carlo il Grosso (fratello di Carlomanno e appartenente al ramo germanico) avvenuta a Roma nell’881, ma anch’egli, senza organizzare nessuna spedizione contro i Saraceni, ottenuta la corona, se ne ritorna al Nord, abbandonando Giovanni VIII al suo destino e con gli Arabi accampati sulle rive del Garigliano. - Per appianare i rapporti con l’Oriente, dà il suo assenso che Fozio diventi Patriarca al posto del defunto Ignazio. Pone però come condizione che la Bulgaria non venga sottoposta alla giurisdizione bizantina, ma sia autonoma e che Fozio faccia ammenda dei suoi errori. Nel Concilio di Costantinopoli dell’879-880 il Vescovo fa il furbo: traducendo in greco la Bolla papale, la cambia tutta a suo favore, tralasciando di comunicarne le clausole. Il legato Marino se ne accorge e così nell’881 Fozio finisce per essere scomunicato un’altra volta. Da apprezzare invece la difesa da parte di questo Papa dell’intuizione di San Metodio, che nella liturgia usa già la lingua volgare, lo slavonico (bulgaro antico). - In un Sinodo tenuto a Ravenna nell'877 proibisce la concessione dei beni e dei territori appartenenti al Patrimonio di San Pietro, che dovranno d’ora in poi essere direttamente amministrati dall'erario pontificio. - Stando ad alcuni documenti, muore a Roma il 12 dicembre 882, avvelenato da un suo parente, il quale, visto che il veleno ritarda l’effetto mortale, gli spacca la testa a colpi di martello. Viene sepolto in San Pietro.

Marino I detto anche Martino II (882-884)

- Viterbese, figlio di un prete (tale Palumbo), viene accolto da giovanissimo in Laterano, fino a diventare Vescovo di Cere. Svolge anche diverse missioni a Costantinopoli (è lui che porta la lettera di Giovanni VIII, poi mal tradotta da Fozio) e presso altri corti. - Viene eletto il 16 dicembre dell'882 pur essendo già Vescovo di un’altra Diocesi: questo fino ad allora era vietato, perché non si poteva cambiare sede. Il Patriarca Fozio, infatti, non lo riconosce come Pontefice della Chiesa di Roma.

93

- Non attende il placet dell'Imperatore Carlo il Grosso, ma i rapporti tra i due diventeranno buoni e collaborativi (specie per la difesa dell’integrità del Patrimonium Sancti Petri) dopo un incontro avuto nell'Abbazia di Nonantola nella primavera dell'833. - Uomo buono e pacificatore, cerca di appianare i contrasti creati dal predecessore, che aveva distribuito condanne a iosa per una presunta congiura dei filo-germanici nei suoi confronti. Scioglie quindi dalla scomunica Formoso (il quale viene reintegrato come Vescovo di Porto) e tutti gli altri membri del clero coinvolti. - Nel confermare ancora la scomunica contro Fozio, per il tradimento compiuto nel Sinodo dell'880, si mette in contrasto con l'Imperatore bizantino Basilio I il Macedone, rompendo definitivamente con la corte imperiale, che lo disconosce come Papa. - Durante il suo Pontificato (883) l'Abbazia di Montecassino viene incendiata dai Saraceni, che fanno strage di monaci e decapitano ai piedi dell’altare, mentre celebra Messa, l’Abate Bertario. - Muore il 15 maggio dell'884 e viene sepolto nel portico di San Pietro

Adriano III (884-885)

- Forse antenato della famiglia dei Conti di Tuscolo, pronipote di Adriano I, non si sa nulla della sua vita prima dell’elezione a Papa il 17 maggio 884. - Gli vengono attribuiti due decreti, in cui traspare una forte convinzione nella supremazia del potere temporale della Chiesa su quello secolare (esclusione della presenza dei messi imperiali all'atto dell'elezione del nuovo Papa, e, soprattutto, il passaggio della corona imperiale ad un principe italiano al momento della morte di Carlo il Grosso che non ha eredi.) - Gli è fatale un viaggio nell'estate dell’885 alla corte di Carlo III il Grosso per partecipare ad una Dieta a Worms: viene colto da improvviso malore nei pressi di San Cesario sul Panaro (allora detto Wilzacara), e muore nel vicino borgo di Spilamberto. Il suo corpo viene portato nell'Abbazia di Nonantola, dov'è tuttora sepolto e venerato come santo, forse per aver aiutato i romani durante una carestia.

Stefano V, in realtà VI (885-891)

- Di nobile famiglia romana, Cardinale, grande amico di Papa Marino, viene eletto il 15 luglio (o a settembre) dell'885 dal popolo e dal clero, che lo apprezza per la sua santità e per essere filo-germanico, ovvero del partito del potente Vescovo di Porto, Formoso, che lo consacra. All’arrivo in Laterano, trova il palazzo saccheggiato dai romani stessi, che, alla morte del Papa, spesso coglievano l’occasione per spogliare la Chiesa dei suoi beni materiali. - Ormai non si bada più a chiedere il placet imperiale, e, per calmare le bizze di Carlo il Grosso, bastano dei legati pontifici, che lo assicurano della totale regolarità dell’elezione. Nell’887 questi viene addirittura deposto e con lui finisce la dinastia carolingia con i Normanni ormai alle mura di Parigi. - A questo punto c’è la corsa al trono d’Italia lasciato libero e si candidano in particolare due Duchi, uno del nord ed uno del centro-sud: Berengario del Friuli e Guido II Duca di Spoleto. Quest’ultimo è anche l’unico che aiuti Papa Stefano a contrastare una nuova ondata di Saraceni, sconfitti severamente nella battaglia del Garigliano (885). Nell'889 Guido si fa incoronare Re a Pavia e pretende dal Papa l’elezione ad Imperatore. In realtà ci sarebbe ancora Arnolfo nipote di Carlo, ma debole com'è, non può impedire che il

94

Pontefice incoroni Guido e la moglie Ageltrude come Imperatore ed Imperatrice il 21 febbraio dell'891. - Riguardo ai rapporti col Patriarca Fozio di Costantinopoli, è in linea con gli altri Pontefici. Nell'886 il nuovo Imperatore Leone VI fa nuovamente deporre Fozio per nominare al suo posto un suo fratello, Stefano I. Fozio viene allora relegato in un monastero in Armenia, dove vivrà, solo e dimenticato, i suoi ultimi anni. - Già allora si pone il problema della lingua nella liturgia. In Moravia, grazie a Metodio e all’approvazione di Giovanni VIII, potevano usare lo slavo da alcuni anni. Metodio muore nell’885 e il suo successore, Goradz viene subito contestato dai sostenitori dell’uso del latino, in particolare il Vescovo di Nitra, Vichingo, e il Re Svatopluk. Vichingo si reca a Roma per esporre il caso al Papa, cui racconta una menzogna, ovvero che Giovanni VIII aveva considerato eterodosso Metodio. Il Pontefice non si cura di ascoltare Goradz e concede pieni poteri a Vichingo per la riorganizzazione della Chiesa morava. Il Vescovo parte da Roma con una lettera del Papa, nella quale gli vengono conferiti tutti i poteri negli Stati di Svatopluk, si delegittima l'opera di Metodio e si fissano le direttive per la soluzione di una serie di delicati problemi. La lingua slava viene severamente vietata nella liturgia, al più potrà essere usata nella predicazione, pena la scomunica e la segnalazione al Re, che potrà cacciare i colpevoli dal proprio Stato. I Moravi emigreranno così in Bulgaria, quindi sotto l’ala protettiva della Chiesa d’Oriente. - Muore il 14 settembre dell'891 e viene sepolto nell'atrio quadriportico della Basilica Vaticana.

Formoso (891-896)

- Figlio di un certo Leone, nato intorno all'816 probabilmente a Roma, dove viene educato, la sua vicenda ha dell’incredibile: Vescovo di Porto vicino a Roma, stimatissimo da alcuni Pontefici, viene inviato in diverse missioni delicate, tra cui una in Bulgaria, dove il re Boris lo vorrebbe Vescovo Metropolita. Cade in disgrazia, quando gli preferiscono il futuro Giovanni VIII appoggiato dai carolingi occidentali, mentre lui è filo-germanico. Per questo si allontana da Roma, finendo prima scomunicato, poi riammesso nella Chiesa, ma solo da laico. Tornato Vescovo di Porto sotto Marino I, vi rimane fino all'elezione a Papa il 6 ottobre 891, ormai molto anziano, appoggiato da re Arnolfo di Carinzia e dal suo protetto Berengario, marchese del Friuli. Anche in questo caso, si deroga sul divieto di eleggere Vescovi di altre Diocesi. - Nonostante sia filo-germanico, per non avere problemi, incorona di nuovo Imperatore Guido II di Spoleto e pure, come co-imperatore, il figlio dodicenne Lamberto II. - Formoso, che vorrebbe liberarsi del Duca-Imperatore italiano troppo vicino a Roma, invia dei legati alla corte di Arnolfo, perché scenda a liberare l'Italia dai "cattivi cristiani", ma questi nell’894 occupa solo il nord. - Gli spoletini capiscono che il Papa fa il doppio gioco, che trama contro di loro (Guido è morto e comanda ora sua moglie Ageltrude) e quando di nuovo scende in Italia Arnolfo, non ci vedono più: arrestano il Papa e lo rinchiudono in carcere in Castel Sant'Angelo. Dopo la vittoria di Arnolfo, il Papa lo ringrazia proclamandolo Imperatore nell’896. Questi, mentre punta su Spoleto per vendicare Formoso, viene colpito da paralisi e deve tornare in Baviera. A questo punto il Papa non ha più nessuno che lo difende dalle rivolte provocate a Roma dai filo-spoletini. - Ucciso probabilmente con il veleno, il 4 aprile 896, per vendetta Ageltrude e il figlio Lamberto impongono al successore Stefano VII l’organizzazione di un processo in “contumacia” eseguito con un rito macabro (il cadavere di Formoso, dissotterrato, rivestito 95 degli abiti papali viene collocato su un trono), per rispondere a tutte le accuse che gli erano state avanzate da Giovanni VIII. Il verdetto stabilirà che il deceduto era stato indegno del Pontificato, per la sua ambizione smodata. A questo punto tutti i suoi atti e le sue misure vengono annullati, e gli ordini da lui conferiti sono dichiarati non validi. Le vesti papali gli vengono strappate di dosso, le tre dita della mano destra, usate dal Papa per le benedizioni, tagliate e con urla selvagge il cadavere viene trascinato via dalla sala ed infine gettato nel Tevere. Recuperato, in seguito sarà ri-sepolto in San Pietro con tutti gli onori e vietati i processi a morti. Si tratta del celebre “Sinodo del cadavere”.

Bonifacio VI (896)

- È il secondo Pontificato più breve della storia: 15 giorni. - Figlio di un Vescovo, degradato e scomunicato due volte da Papa Giovanni VIII, forse per una condotta morale dissoluta, o per ragioni politiche, è eletto contro ogni logica umana, visto suo il passato, il 10 aprile 896 (consacrato l’11) in una Roma ancora devastata dai contrasti fra il partito filo-germanico e quello spoletino. Muore di podagra il 26 aprile.

Stefano VI, in realtà VII (896-897)

- Probabilmente figlio del prete Giovanni, viene eletto quando è già Vescovo di Anagni. È esponente della fazione filo-spoletina, succube del duo Lamberto II/Ageltrude (figlio e madre). Non conosciamo la data di elezione e consacrazione. Il primo documento a sua firma risale all’11 giugno 896. - Del “Sinodo del cadavere” dell’897, abbiamo già parlato. Dopo questo fatto increscioso, Stefano fa decadere alcuni dei Vescovi eletti da Papa Formoso, compreso se stesso. In questo modo rende regolare la sua elezione, secondo le leggi ecclesiastiche di allora (era Vescovo di altra Diocesi). Tra gli storici resta il dubbio se veramente siano stati gli spoletini ad ispirare quel processo, in quanto, facendo decadere tutte le decisioni di Formoso, a rigor di logica anche l’incoronazione di Lamberto sarebbe stata nulla. Ma di fatto non si opposero certo all’operato di Stefano VII. - Secondo l’antico proverbio “chi la fa l’aspetti”, paga salatamente quella vergogna che aveva messo in piedi: in estate, durante una rivolta popolare in tutta Roma, il Papa viene catturato, deposto, imprigionato a Castel Sant'Angelo e alla fine ucciso per strangolamento in ottobre. - Solo nel 907 le sue spoglie verranno sepolte in San Pietro.

Romano (897)

- Cardinale, forse fratello di Papa Marino I, non sappiamo quando e come è stato eletto. Si sa solo che viene destituito dopo due mesi, ma non è chiaro perché e per colpa di chi, sicuramente vittima della guerra interna fra “formosiani” e “spoletini”. Finisce la sua vita forse da monaco.

Teodoro II (897-898)

- Forse di origine greca, fratello di un Vescovo, eletto probabilmente nel dicembre 897, è Papa per solo 20 giorni. - Si sa che è sostenitore di Formoso, in quanto convoca subito un Sinodo che rimette al loro posto gli ecclesiastici, che erano stati allontanati dal ministero da Stefano VII. 96

- Fa seppellire in San Pietro il corpo di Papa Formoso, recuperato dal Tevere e tenuto nascosto per mesi. - Muore a cavallo fra l’897 e l’898 e viene sepolto in San Pietro.

Giovanni IX (898-900)

- Figlio di Rampoaldo di Tivoli, è forse di origine germanica. Monaco benedettino, Cardinale, viene eletto alla morte di Teodoro II, dopo i soliti contrasti interni tra la fazione formosiana e antiformosiana: se questi ultimi (partigiani del defunto Stefano VII) insediano Sergio, vescovo di Caere (l'odierna Cerveteri), i primi eleggono Giovanni. In pochi giorni i formosiani hanno il sopravvento. Sergio è costretto all’esilio, ma diventerà comunque Papa nel 904. - In un Concilio romano, riconosce ovviamente la validità delle ordinazioni fatte da Papa Formoso, scomunica quei prelati rei di aver patrocinato la politica dissacratoria di Stefano VII nei confronti di Formoso con il “Sinodo del cadavere”, i cui documenti vengono bruciati. Inoltre si vietano d’ora in poi processi ai morti. - Nell’898 si incontra a Ravenna con Lamberto II e riunisce un Concilio con i Vescovi del nord Italia, in cui, oltre a riconfermare le decisioni del Concilio romano, si decreta che la consacrazione dei Papi debba svolgersi solo alla presenza dei legati imperiali e conferma il canone, spesso disatteso, che nessun Vescovo possa essere trasferito in un'altra sede: l'esempio di Formoso deve essere un ammonimento per sventare tentativi simili in futuro. In cambio del riconoscimento imperiale, Lamberto promette la restituzione dei beni e dei territori che aveva sottratto illegalmente al Patrimonium Sancti Petri. - Pochi mesi dopo muore per un incidente Lamberto, lasciando libero il posto di Re d’Italia, su cui si precipita Berengario, duca del Friuli. Questi però si dimostra un totale incapace davanti alle invasioni degli Ungari da est e quindi perde la stima dei feudatari che lo avevano eletto a Pavia. Morto anche l’Imperatore Arnolfo, a questo punto, Giovanni IX si trova senza più i suoi punti di riferimento a Spoleto e in Germania. - Il Papa muore al tramonto del secolo IX, tra gennaio e maggio del 900, in un’Italia in preda all’anarchia politica. Viene sepolto in un elegante sarcofago marmoreo nei pressi della Porta Santa nel quadriportico della Basilica Vaticana.

97

CAPITOLO 12

DAL 900 AL 964

Capitolo per persone dalla Fede forte, perché è comprensibile provare qui un senso di nausea e depressione spirituale. Dal cuore può sorgere facilmente un domanda carica di sofferenza: “Ma come è stato possibile aver trasformato il trono di Pietro in un tale abisso di male?”. Proprio il fatto che oggi la Chiesa esista ancora, guidata da un Papa che ha ben altro in testa che andare a donne, fare guerre e tagliare dita e nasi altrui, significa che il Signore ha una pazienza immensa e misericordiosa e continua a venire in aiuto alla sua Chiesa a prescindere da noi. Possiamo tra l’altro immaginare come si guardassero nel Conclave del 1958 i Cardinali, quando Roncalli scelse quel nome, Giovanni, legato a Papi ed Antipapi tra i più indegni della storia. Sarà, come dicevo, una sorta di Via Crucis in uno dei periodi più bui della storia della Chiesa, con una Roma dominata dai terribili Conti di Tuscolo e da Pontefici cortigiani, spesso talmente insignificanti, per durata del Pontificato e decisioni prese, da essersi persi nella nebbia della memoria. Incontreremo due Pontefici-ragazzini, uno consacrato a 21 anni circa e l’altro addirittura ancora adolescente, con tutte le conseguenze che possiamo immaginare. Non mancano Papi ex scomunicati, deposti, guerrieri, grandi amatori, uccisi per vendetta. Qualche rara figura pia e votata al proprio ministero c’è, ma solo perché in fondo, governando i Conti la cosa pubblica, almeno il Papa poteva dedicarsi totalmente ai problemi della Chiesa.

Benedetto IV (900-903)

- Romano, figlio di un certo Mammolo (o Mammalo), consacrato prete da Formoso, diventa Papa in una data imprecisata della prima metà dell’anno 900 in una Roma ancora divisa fra formosiani e antiformosiani. Benedetto è del primo partito e come tale approva il reintegro nella comunità di tutti quegli ecclesiastici che erano stati cacciato da Stefano VII. - Scomunica formalmente gli uccisori di Folco il Venerabile, Arcivescovo di Reims assassinato il 17 giugno 900 ed esorta i Vescovi francesi ad aderire alla sentenza. - Si comincia a derogare sul trasferimento di Vescovi da una Diocesi all’altra non solo per Roma. Quando muore il Vescovo di Napoli Atanasio II, il Papa vi trasferisce l’ex-Vescovo di Sorrento Stefano, da trent’anni rimosso dalla sua sede episcopale. Per l’occasione manda a Napoli due Vescovi, Romano e Cosmate, perché, con i poteri di inviati "ab Apostolica Sede", lo intronizzino. - Davanti alle incursioni dei terribili Ungari nell'Italia settentrionale e a quelle dei Saraceni nel Meridione, Benedetto pensa di trovare un alleato, conferendo il titolo e la corona d'Imperatore a Ludovico III di Provenza nel febbraio del 901. Ludovico però, dopo l'incoronazione, torna in Germania e viene sconfitto in battaglia dal solito Berengario I del Friuli, che continua a sperare di salire al trono. 98

- Ludovico, prima di partire da Roma, nomina “iudices” i più illustri maggiorenti della città, tra cui Teofilatto e Crescenzio I, capostipite dei Crescenzi. Troveremo spesso in futuro questa famiglia al centro degli intrighi attorno alla Santa Sede. - Il Patriarca di Gerusalemme Elio III aveva scritto agli "episcopi, presbyteri, hegumeni, reges, comites" , ed all' "universus orthodoxus populus christianus", per esortare a dare ciascuno il proprio contributo personale al Vescovo profugo di Amasea in Cappadocia, Malaceno, che andava girando per procurarsi il denaro necessario al riscatto di trenta suoi monaci fatti prigionieri dai Turchi. Altri venti avevano preferito essere uccisi, piuttosto che calpestare la Croce. Anche Malaceno era caduto nelle mani dei Turchi, e doveva la liberazione al cospicuo riscatto di 120 bisanzi versati per lui, e per uno dei suoi monaci, da "viri philochristi". Ebbene Malaceno arriva a Roma dal Pontefice per raccontargli la vicenda. Benedetto IV scrive allora una lettera circolare (una delle uniche tre che ci sono rimaste del suo breve Pontificato), diretta "omnibus episcopis seu archiepiscopis, necnon abbatibus atque comitibus seu iudicibus, verum etiam et universis orthodoxis christianae fidei cultoribus" . Li informa di queste drammatiche vicende, e li esorta ad accogliere con benevolenza, ad ospitare, aiutare ed assistere, perché possano trasferirsi di città in città, sani e salvi, senza soffrire rapine e molestie, quegli esuli "pro amore Dei et reverentia principum apostolorum Petri et Pauli, ad cuius limina isti pervenerunt" . Da notare che i Turchi vengono ancora chiamati Saraceni (Arabi), perché allora non era ancora chiara la differenza. - Amareggiato per l'intricarsi della situazione interna ed internazionale, muore probabilmente nel luglio del 903 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro. Un cronista del tempo lo ricorda per la sua attenzione verso i poveri.

Leone V (903-904)

- Nato ad Ardea, vicino a Roma, in data imprecisata, monaco benedettino, al momento dell'elezione nel luglio del 903 è sacerdote e forse Cardinale. Non fa parte del clero romano e questo significa che le due fazioni hanno preferito un candidato neutrale. - In settembre, viene misteriosamente deposto dal Cardinale prete Cristoforo, tra l’altro consacrato proprio da Leone. Chi sia questo Cristoforo e perché si arrivi a questo gravissimo atto, non lo sappiamo di preciso. - Non essendo riconosciuto Cristoforo come Papa, si data la fine del Pontificato di Leone V nel 904, quando muore: secondo alcune fonti ucciso da Cristoforo stesso, poi giustiziato dal successore di Leone, Sergio III; per altre fonti entrambi furono uccisi in carcere, sempre su ordine dello stesso Papa, perché formosiani. Leone è sepolto forse in Laterano.

Sergio III (904-911)

- Nato da un certo Benedetto, magnus tusculanus dux et comes, quindi appartenente alla futura potente famiglia dei Conti di Tuscolo, suddiacono e poi diacono, già nell’891 era stato eletto Papa una prima volta, ma dalla fazione perdente. Eletto Vescovo dal rivale Formoso, rinuncia a tale carica e anche a quella presbiterale, perché teme di non poter diventare Papa in futuro, essendo già Vescovo. Sotto l’amico Stefano VII torna ad essere presbitero e partecipa attivamente al vergognoso “Sinodo del Cadavere”. Diventato pure Cardinale, di nuovo nell’897 viene eletto dalla fazione perdente e la paga cara: viene scomunicato da Giovanni IX. Durante l’esilio diventa amico di Adalberto di Toscana, che lo accompagna nel 904 con le armi a Roma. Sergio ha diversi conti in sospeso: depone l'odiato Cristoforo e si fa consacrare Papa il 29 gennaio 904. 99

- Talmente è forte il suo desiderio di vendicarsi dei predecessori, che retrodata il suo pontificato di 7 anni, misconoscendo i Papi da Giovanni IX in avanti. - Preso da un odio cieco, riafferma di nuovo le decisioni prese contro Papa Formoso e invalida tutte le consacrazioni fatte da lui, quindi preti e Vescovi e a loro volta i preti consacrati da quei Vescovi: un caos. - Fa ristrutturare la Basilica Lateranense, danneggiata da un terremoto anni prima ed il Palazzo attiguo dove abitano i Pontefici. - A lui si deve l’edificazione della grande abbazia di Cluny in Francia, destinata a rinvigorire la spiritualità del monachesimo benedettino. - Con una bolla del 906 dona un buon numero di fondi appartenenti al patrimonio della Tuscia, all’episcopato di Silva Candida, i cui abitanti erano stati quasi tutti sterminati dai Saraceni. - Grazie ad un matrimonio, i Teofilatti, parenti forse del Papa, si legano coi Duchi di Spoleto. Così il potere del Papa viene sempre più limitato dal dominio delle famiglie patrizie, in particolare da alcune nobildonne di dubbi costumi. La figlia di Teodora, moglie di Teofilatto I, la quindicenne Marozia (già “sposa bambina” di Alberico di Spoleto), sarebbe stata, secondo alcune fonti maliziose, amante del Papa stesso, a cui avrebbe dato un figlio, il futuro Giovanni XI. Resta il fatto che la fama di Sergio III presso i posteri sarà pessima. - Muore il 14 aprile del 911 e viene sepolto nella Basilica Lateranense.

Anastasio III (911-913)

- Di nobile famiglia romana, figlio, secondo fonti inesatte, del predecessore, non si conosce nulla del suo curriculum ecclesiastico e neanche con esattezza la data in cui viene intronizzato e consacrato Papa. Probabilmente fra l’aprile e il settembre 911. - Classico esempio di Pontefice cortigiano: non è nient'altro che un semplice e mansueto strumento nelle mani di Teodora e di suo marito, il senatore Teofilatto. - Si sa solo della concessione del pallio al Vescovo di Vercelli e che probabilmente tiene buoni rapporti col Re d’Italia Berengario I. - Ha problemi con l’Oriente, forse perché risponde probabilmente picche al Patriarca che si lamenta del fatto che Sergio III aveva concesso le quinte nozze all’Imperatore bizantino Leone VI. Il suo nome, infatti, viene cancellato dai dittici orientali. - Sotto il suo Pontificato, i Normanni si convertono al Cristianesimo, ma senza alcun coinvolgimento della Santa Sede. - Muore in una data imprecisata compresa tra il mese di giugno e la tarda estate (agosto?) o addirittura l'ottobre del 913. Viene sepolto in San Pietro. Conserviamo l’epitaffio della tomba in cui in sostanza si chiedono preghiere per la sua anima.

Lando o Landone (913-914)

- Figlio di Taino di Foronovo, nato in Sabina, Lando, quando viene eletto Papa tra il luglio e il novembre 913, è un Canonico regolare. - Pochi mesi di Pontificato anche per questo Papa, totalmente succube dei Conti di Tuscolo (Teofilatto I e sua moglie Teodora I). Non si sa altro di lui. - È l’ultimo Papa prima di Giovanni Paolo I (e Francesco) ad avere un nome mai utilizzato prima.

100

Giovanni X (914-928)

- Romagnolo, delle famiglia dei Cenci, diventa Diacono a Bologna e poi procuratore dell'Arcivescovo di Ravenna Cailone. Si reca spesso a Roma come legato e in queste occasioni frequenta assiduamente i Conti di Tuscolo e diventa pure amante della moglie del Conte, Teodora, ricevendo in premio la nomina ad Arcivescovo di Bologna, prima, e ad Arcivescovo di Ravenna poi. Morto Lando, Teodora piazza il suo amante sul trono di Pietro, anche se vigeva ancora la regola che un Papa non poteva essere già Vescovo di altra Diocesi. - Nonostante questo, non è figura di secondo piano. Anzi da alcune sue lettere possiamo leggere come sia convinto che l'autorità spirituale e quella temporale siano sì separate, ma si debbano sostenere reciprocamente contro l'anarchia feudale che dilaga ormai in tutta Europa. Per questo stringe amicizia con il potente Duca di Spoleto Alberico I, Marchese di Camerino. - Per affermare poi l’indipendenza della Santa Sede dall'aristocrazia, vuole ripristinare l’autorità imperiale, ancora nelle mani dell’accecato e inerte Ludovico III di Provenza: offre quindi la corona a Berengario I. L’incoronazione dell'ormai sessantenne Re d'Italia avviene nei primi giorni di dicembre del 915 in San Pietro, dopo la quale Berengario rinnova tutte le promesse di protezione e difesa da parte sua nei confronti della Chiesa. - La situazione politica europea è critica, con gli Ungari ad est, i Vichinghi a nord e i Saraceni a sud, che da tempo si erano insediati nella cittadina fortificata di Traetto, l’attuale Minturno. Contro questi ultimi il Papa decide di raccogliere una Lega cristiana (Berengario I, il Duca di Spoleto, contingenti bizantini calabresi e pugliesi, Landolfo I di Benevento e suo fratello Atenolfo II, Guaimario II di Salerno, Gregorio IV di Napoli e suo figlio Giovanni, Giovanni I di Gaeta e suo figlio Docibile), che li attacca sul fiume Garigliano (915) nei pressi della località di Giunture, frazione di Sant'Apollinare, sotto la guida di Giovanni X in persona. Prima di combattere, i soldati giurano solennemente: "Noi vi promettiamo di non aver mai pace con essi [i Saraceni], finché non li abbiamo sterminati da tutta Italia. Di nuovo promettiamo a voi tutti soprascritti per Cristo Signore e pei meriti dei Santi e per tutti i sacramenti della fede che con tutte le forze e in ogni modo noi combatteremo i Saraceni e cercheremo di sterminarli e che d'ora innanzi non abbiamo e non avremo pace con essi in alcun modo" . La battaglia dura tre lunghi mesi fin a quando, stremati, i mussulmani, dato fuoco alla loro roccaforte, si rifugiano sulle colline e poi puntano verso il mare per tornare in Sicilia. Ma fame e spada li annienteranno e con questo vengono espulsi definitivamente dalla penisola. Come premio il Duca di Spoleto viene nominato Console di Roma. - Il Papa si deve occupare del problema sorto in Oriente dopo l’elezione ad Imperatore di Costantino VII, figlio avuto in un quarto matrimonio dal padre Leone VI. Può essere convalidata l’elezione del figlio di fatto di una concubina? Il Patriarca Nicola il Mistico, che da parte sua chiuderebbe un occhio, perché Leone VI aveva pur bisogno di un figlio maschio, chiede un parere a Giovanni X, il quale non deve aver risposto negativamente, se è vero che i rapporti con Costantinopoli sono buoni. - Completa la ricostruzione della Basilica del Laterano, in parte distrutta da un terremoto verificatosi negli ultimi anni del secolo precedente e non ancora interamente restaurata. - Fino al 924 ci sono dieci anni di relativa calma, finché viene ucciso Berengario I. L’Italia ritorna così nel caos e l’aristocrazia romana riprende il sopravvento a Roma. - Il Papa, perso l’appoggio imperiale, reagisce in modo scomposto: nomina il fratello Pietro Console di Roma e nuovo Duca di Spoleto; si rivolge al nuovo re d’Italia Ugo di Provenza e lo raggiunge a Mantova, dove si accordano per la sua elezione ad Imperatore. Ma gli 101 avvenimenti precipitano: Roma priva dei due fratelli (Papa e Console) viene presa in ostaggio dai Conti di Tuscolo, in particolare da Marozia (la figlia di Teodora), che si era risposata con il Duca di Toscana Guido, nonché fratello di Ugo di Provenza. Nel dicembre del 927 avviene un vero e proprio colpo di stato: Guido e Marozia occupano il Laterano. Il fratello del Papa compie l’errore di chiedere aiuto agli Ungari. Pietro, odiato da tutti, viene quindi ucciso, il Papa nel maggio 928 viene arrestato, deposto e infine rinchiuso in Castel Sant’Angelo. Muore, probabilmente ucciso in carcere un anno dopo, tra maggio e luglio del 929, sotto il Pontificato di uno dei suoi successori.

Leone VI (928)

- Di nobile famiglia, il Cardinale di Santa Susanna viene eletto molto anziano su indicazione di Marozia, allora trentenne, da poco risposatasi, come abbiamo visto, col Duca Guido di Toscana, che aveva chiuso Giovanni X in galera. Quindi Leone VI diventa Papa nel maggio 928, quando è ancora vivo e in catene il predecessore. - Di lui non si ricorda praticamente nulla, se non una lettera ad alcuni Vescovi della Dalmazia e dell’attuale Croazia in cui li invita a sottomettersi all'Arcivescovo Giovanni di Spalato, cui il Papa aveva conferito il pallio. - Lo storico del tempo, Liutprando Vescovo di Cremona, ignora sia Leone VI che il successore a dimostrazione dell’inconsistenza dei loro Pontificati. Muore tra la fine del 928 e l’inizio del 929 dopo sette mesi di Pontificato.

Stefano VII, in realtà VIII (928-931)

- Romano, figlio di Teudemondo, quando viene eletto tra il dicembre 928 e il gennaio 929 è Cardinale. - Anch’egli appartiene al gruppo dei cosiddetti “Papi cortigiani” scelti da Marozia in attesa che cresca il figlio. - Da poco eletto, viene ucciso il suo predecessore Giovanni X in carcere a Castel Sant’Angelo. - Si sa poco o nulla dei suoi due anni e poco più di Pontificato: pare che abbia concesso alcuni benefici ad abbazie e monasteri. - Totalmente succube della matrona, la elegge perfino “senatrix romana”. - Muore nel febbraio del 931. È sepolto nelle Grotte Vaticane.

Giovanni XI (931-935)

- Cardinale e poi Papa “ragazzino”, come avrebbe detto Cossiga, perché sale al trono a 21- 24 anni! Dopo tanta attesa, quindi, Marozia riesce a mettere alla guida della Chiesa uno dei suoi figli, nato dal primo marito Alberico I di Spoleto o forse da una relazione extra- coniugale con Papa Sergio III, quando aveva 15-18 anni. - La mamma, di nuovo vedova, si sposa per la terza volta e da bravo figliolo Giovanni chiude più di un occhio, sapendo che lo sposo è il cognato Ugo di Provenza, Re d’Italia: basta imbrogliare un po’ le carte sulla discendenza del provenzale. Comunque nel corso della cerimonia nuziale (probabilmente officiata dallo stesso Giovanni XI) avviene un violento alterco fra lo sposo e il giovane Alberico II, figlio di Marozia, nato dal primo marito. - Il matrimonio fa imbestialire l’aristocrazia romana e proprio Alberico II fa scoppiare una rivolta contro Marozia e il figlio Giovanni. Imprigionati la madre e il nuovo marito, il Papa 102 viene tenuto praticamente agli arresti domiciliari in Laterano e senza più la mamma- padrona, non è in grado di governare la Chiesa. Si limita al servizio liturgico, completamente in balia del fratello che prende il potere su Roma come “Principe e Senatore di tutti i romani”. - L’unico atto di una certa rilevanza religiosa è l’aver conferito nel 931 all'Abate Oddone dell'Abbazia di Cluny (Borgogna) un privilegio, che sarà fondamentale per la rinascita spirituale dell'XI secolo: la protezione diretta della Santa Sede sul monastero francese e la possibilità di aggregare monasteri al "monastero madre". Cluny diventa così una sorta di enclave papale in terra francese. - Nel 932, grazie ai buoni rapporti di Marozia con l’Oriente, il figlio manda dei Vescovi come legati a Costantinopoli, per partecipare alla disdicevole consacrazione a Patriarca di Teofilatto, il figlio minorenne dell’Imperatore Costantino VII Porfirogenito. - Muore ancora molto giovane nel 935. È sepolto in San Giovanni in Laterano, forse nella stessa tomba di Sergio III.

Leone VII (935-939)

- Probabilmente monaco benedettino e Cardinale presbitero di San Sisto, accetta controvoglia l'elezione a Sommo Pontefice tra la fine del 935 e l’inizio del 936, su invito pressante del nuovo signore di Roma, Alberico II, che egli definirà “dilectus spiritualis filius Albericus, gloriosus princeps et senator" . - Promuove con l’aiuto di Oddone, il grande Abate di Cluny, una riforma della decadente disciplina monastica benedettina. Ricostruisce l’abbazia di San Paolo e diversi conventi del Lazio, tra cui quello di Subiaco. Dietro a questo fervore, però, ci sono anche motivi politici, per evitare che monasteri abbandonati finiscano nelle mani di signorotti nemici di Alberico II. - Di particolare importanza una lettera del gennaio 938, nella quale non solo Leone VII conferma a Cluny privilegi e possessi concessi da Giovanni XI e alcune nuove proprietà, ma ribadisce anche la garanzia della libera elezione dell'Abate e soprattutto dichiara il monastero "liberum et absolutum" dal dominio di qualsivoglia persona e soprattutto "Romanae tantum sedi […] subiectum" . Questo fatto costituisce una tappa importante nel processo che avrebbe condotto l'Abbazia di Cluny allo statuto dell'esenzione, che caratterizzerà in seguito l'Ordine cluniacense. - Ordina nel 938 ad Ugo il Grande, duca dei Franchi, di non far entrare donne nel monastero di San Martino di Tours, di cui Ugo è Abate laico, se non per la preghiera. - Invia delle lettere ai Vescovi di Francia e Germania sul trattamento penitenziale verso gli indovini e i cartomanti, oltre che per condannare il matrimonio dei preti. All’Arcivescovo di Magonza, nominato legato per la Germania, consiglia di allontanare dalla città quegli Ebrei che non abbiano liberamente voluto convertirsi al Cristianesimo, accompagnato dal divieto di battezzare con la forza coloro che si siano rifiutati. - Così racconta il canonico e storico francese Flodoardo, in visita dal Papa, il suo incontro con lui: “ Era dedito a continue preghiere, era dignitoso a vedersi; brillante nella conversazione, sapiente, e placido nel linguaggio. Questi, accogliendomi gioiosamente io che mi ero recato al sacro sacello del Beato Pietro, ascoltò le (mie) domande con animo paterno, tacque in modo pio, e modestamente rifletté: dopo avermi fatto un discorso, mi ristorò con entrambe le cibarie, quelle del corpo e dell'anima; mi benedisse e, dandomi baci e rinnovando in dono il regalo che dà la vita, mi congedò con onore abbracciandomi felice” .

103

- Muore il 13 luglio 939. Viene sepolto nella Basilica di San Pietro.

Stefano VIII, in realtà IX (939-942)

- Cardinale romano, viene eletto il 13 luglio 939, il giorno stesso della morte del predecessore, naturalmente con l’approvazione del Duca di Spoleto. La consacrazione cinque giorni dopo. - Paradossalmente, il fatto di non dover governare la cosa pubblica, lo lascia libero di occuparsi della Chiesa: si adopera per la restaurazione della disciplina nella Chiesa, appoggiando l'azione riformatrice di Cluny. Sappiamo che fa delle donazioni al monastero di recente fondazione di San Salvatore in Tolla, nella Diocesi di Piacenza e ad un’Abbazia della Lorena. - Fa opera pacificatrice presso i Franchi occidentali, facendo accettare loro Luigi IV d'Oltremare, pena la scomunica. - Invia il pallio all'Arcivescovo ventenne di Reims Ugo di Vermandois, che ha forse il record della elezione vescovile più precoce, con tanto di approvazione papale (di Giovanni X): aveva solo 5 anni! - Muore nell'ottobre del 942 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Poco convincenti le fonti che attribuiscono la sua morte alle ferite riportate durante una ribellione contro Alberico.

Marino II detto anche Martino III (942-946)

- Anch’egli romano di origine e Cardinale prete, viene eletto il 30 ottobre del 942 e consacrato prima dell'11 novembre. - Come gli alti Papi cortigiani di Alberico II, è uomo pio e pensa solo a problematiche religiose, come alcune donazioni alle abbazie di Fulda e di Montecassino, in continuità con l’azione di riforma monastica dei suoi immediati predecessori sul Soglio di Pietro. - Il monaco e cronista Benedetto di Sant’Andrea del Soratte molto realisticamente afferma del Papa del tempo: “Non osava fare qualcosa al di fuori di un ordine del principe Alberico” . Le monete del tempo riportano sul recto solo il monogramma papale con il simbolo di San Pietro e sul verso il nome intero e il titolo di Alberico, questo per fare capire la differenza di potere fra i due. - Muore nel maggio del 946 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro.

Agapito II (946-955)

- Romano di nascita, viene eletto il 10 maggio del 946. Il Papa è ricordato come uomo dolce, pacifico e pieno di dignità religiosa, prudente; uomo di Chiesa, e non un politico, come i predecessori. - Nel 951 cambia la storia d’Italia: Berengario è sconfitto da Ottone di Sassonia, che diventa Re d’Italia. Naturalmente sogna di diventare Imperatore e per questo invia a Roma l'Arcivescovo Federico di Magonza e il Vescovo Arberto di Coira quali legati, affinché il Papa accolga la sua richiesta di venire incoronato. Ma Agapito II non è un politico e lo stesso Alberico si oppone e non se fa nulla. - Promuove la riforma cluniacense, interviene nelle questioni dei vescovadi francesi e tedeschi.

104

- Concede al Re di Germania e d’Italia un'assoluta libertà nella creazione di nuove sedi vescovili ed arcivescovili nei territori che Ottone sta conquistando ad Oriente, nella guerra contro gli Ungari. - Dispone il restauro dell'Abbazia di Montecassino, affidandola all'Abate Aligerno. - Poco prima della morte del Pontefice, scompare il potente Alberico II, che sentendo vicina la fine, ottiene la promessa sotto giuramento in San Pietro, che il figlio adolescente Ottaviano sarebbe diventato Papa dopo Agapito. L’idea è semplice: visto che il potere temporale sarebbe finito probabilmente ad altri, almeno la famiglia avrebbe potuto avere quello religioso, tra l’altro a lungo, vista l’età del ragazzo. - Muore nel dicembre del 955, e viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano.

Giovanni XII (955-964)

- Figlio di Alberico II e forse di Alda, figlia del re d'Italia Ugo di Provenza, cresce nel palazzo di famiglia, nella Via Lata. In base al giuramento benedetto da Agapito II, alla sua morte automaticamente diventa Papa questo ragazzotto di 18 anni, senza preparazione ecclesiastica, anche se probabilmente è già prete. Viene consacrato Pontefice il 16 dicembre ed è il secondo Papa nella storia a cambiare nome dopo la sua elezione. - Essendo un Papa adolescente, continua a fare… l’adolescente, conducendo in Laterano una vita lasciva e totalmente estranea allo spirito evangelico. Non ha neanche un animo pacifico, visto che dà il via a delle campagne militari di conquista volte a recuperare i territori del Patrimonium Sancti Petri. Attacca in Campania, ma viene pesantemente sconfitto, poi punta alla conquista di Ravenna e della Romagna bizantina. Per vincere chiede aiuto al tedesco Ottone I, promettendogli la corona imperiale, che ottiene, insieme alla moglie Adelaide, con la tradizionale cerimonia in San Pietro il 2 febbraio 962. - Firma il 13 febbraio con l’Imperatore il Privilegium Othonis, con il quale Ottone promette di restituire al Pontefice i territori che due secoli prima Pipino il Breve e Carlo Magno gli avevano donato, ma che poi i Re d'Italia gli avevano sottratto; Giovanni XII, da parte sua, presta giuramento, assieme all'aristocrazia romana e al popolo, di alleanza perenne all'Imperatore. Con questo trattato l’elezione dei Papi torna sotto controllo imperiale. - A margine, organizza un Sinodo per l’evangelizzazione degli Slavi e sceglie Magdeburgo come sede organizzativa. - Volubile come i giovani, Giovanni XII non sa stare ai patti e torna ad accordarsi con Adalberto II, figlio del deposto Re d’Italia Berengario II. Non solo, ma Ottone scopre che ha trescato pure coi Saraceni. A questo punto è la guerra, con la conseguente invasione dell’Italia e dei territori pontifici, fino a Roma. Il Papa, impaurito, scappa a Tivoli e poi addirittura in Corsica. Ottone, a questo punto, convoca un Concilio in San Pietro (6 novembre 963), durante il quale Giovanni XII è condannato in contumacia per alto tradimento e deposto dal Pontificato per la sua condotta, ritenuta indegna di un Pontefice. Tra le accuse: ha celebrato Messa senza essersi comunicato, ha ordinato un Diacono nelle scuderie, ha consacrato Vescovi dietro pagamento, tra cui un bambino di 10 anni, ha abusato di diverse donne e poi uccisioni, accecamenti a suo carico ed altre cose indicibili. - Giovanni, dalla Corsica, risponde furibondo: “Abbiamo sentito dire che voi volete fare un altro Papa; se fate ciò, vi scomunico in nome di Dio Onnipotente, affinché non abbiate alcun permesso di ordinare e di celebrare l'eucarestia” . Ma Ottone e i prelati lo dichiarano decaduto dal Pontificato e scelgono un laico profondamente religioso, ordinato prete ed eletto Papa in pochi giorni (Leone VIII). - Napoleone ante litteram, Giovanni lascia la Corsica nel 964 e fa ritorno a Roma per riprendersi il trono, mentre il nuovo Papa scappa. La vendetta è terribile: indice un 105

Concilio che reintegra se stesso e fa pagare carissimo le decisioni dell’anno prima, con mutilazioni corporali dei nemici e cancellazione delle decisioni del successore. - La sua fine a soli 27 anni il 14 maggio 964 ha due versioni: o un colpo apoplettico o un volo dalla finestra, scoperto a letto con Stefanetta, la moglie dell’oste dove alloggiava. È sepolto in San Giovanni in Laterano. - Il Liber Pontificalis è perentorio: “totam vitam suam in adulterio et vanitate duxit”.

106

CAPITOLO 13

DAL 964 AL 1003

Curiosamente il primo millennio si apre con un Papa “secondo” e non italiano, come avverrà nel 2000. Silvestro II (francese) e Giovanni Paolo II (polacco), legati dal fatto che proprio grazie a Silvestro, matematico di prima grandezza, musico, inventore, filosofo, con una cultura vastissima, in Polonia comincerà ad affermarsi il cattolicesimo. Per il resto, sono ancora anni dove la successione papale a volte è poco chiara nella distinzione fra Pontefici legittimi e illegittimi. Il caos nasce sempre dalla lotta tutta romana fra aristocrazia ed impero, in particolare questi sono gli anni dove imperversa la famiglia dei Crescenzi. Le conseguenze sono ancora l’elezione di un Papa-ragazzino di 24 anni (ma, stranezza del destino o della Provvidenza, questi tipi di Pontefici muoiono sempre giovani) e una triste sequenza di Papi deposti, imprigionati e perfino uccisi. Incontriamo il primo Papa lombardo e il primo francese. Di notevole, come accennato, l’interesse verso l’est europeo, in particolare Polonia, Ungheria ed Ucraina, dove i Pontefici romani si occupano di far attecchire il Cattolicesimo. Da giudicare positivamente la lotta alla simonia, il controllo sulla moralità dei sacerdoti, la prima canonizzazione papale e l’appoggio alla riforma cluniacense nei monasteri.

Leone VIII (963-964) – Primo Pontificato

- Romano, di famiglia benestante, è il capo laico della Cancelleria del Laterano. Sappiamo già come si sono svolti gli avvenimenti, che lo hanno portato sul trono di Pietro il 4 dicembre 963 a conclusione del Concilio organizzato dall’Imperatore Ottone contro il giovane e scandaloso Giovanni XII. Essendo laico, deve essere ordinato Suddiacono, Diacono e Presbitero il giorno 5, il 6 dicembre nella Basilica di San Pietro viene consacrato Vescovo di Roma dal Vescovo di Ostia Siccone, da quello di Porto, Benedetto, e da quello di Albano, Gregorio. - Il primo Pontificato vede il popolo contrario a questa elezione imperiale e, non appena Ottone lascia la città, il Papa viene scacciato, rifugiandosi a Camerino. Viene spodestato il 26 febbraio 964 da Giovanni XII tornato dalla Corsica e, alla morte di questo in maggio, non viene richiamato Leone, ma il popolo elegge un “suo” Papa: Benedetto V.

Benedetto V (964)

- Romano, figlio di Ildebrando, grammaticus, quindi uomo molto colto, Cardinale Diacono, nel processo contro Giovanni XII fa parte dell’accusa. Alla morte del giovane Papa, i patrizi romani lo eleggono, ma in base al Privilegium Othonis del 963 è l’Imperatore a dover dare l’ultima parola. Nonostante sia uomo pio e degno, Ottone vuole come Papa quel Leone VIII, che aveva scelto l’anno prima. Per questo assedia Roma per imporlo, facendosi consegnare Benedetto.

107

- Viene riunito il 23 giugno un Sinodo e così viene raccontata la pietosa scena dell’arringa del Cardinale accusatore: “Con quale autorità, con quale legge, o usurpatore, ti appropriasti di questi paramenti pontificali, vivente Leone, nostro venerabile Papa ivi presente, il quale tu con noi eleggesti al seggio apostolico, dopo aver accusato e riprovato Giovanni (XII)? Ora tu puoi rinnegare, sotto giuramento davanti al nostro signore imperatore, di promettere, con gli altri romani, che tu mai sarai eletto o ordinato papa senza il consenso di re Ottone e di suo figlio!" Alla fine Benedetto chiede perdono e Papa Leone può così infrangergli addosso la sua ferula (la prima volta che viene citata in un documento) e togliergli le insegne pontificali (pallio). Viene declassato a Diacono e portato fino ad Amburgo, dove svolgerà il suo ministero di predicatore a servizio del Vescovo locale. Muore nel 965 o nel 966 ed è sepolto nella città tedesca. Considerato a volte erroneamente come santo, il suo corpo verrà portato in San Pietro solo nel 999.

Leone VIII (964-965) – Secondo Pontificato

- Abbiamo visto che, dopo l’intervento di Ottone, Benedetto V viene deposto e Leone torna Papa il 23 giugno 964. Ma anche in questo caso ha ben poca fortuna, perché muore all’inizio di marzo del 965. - La confusione sulle elezioni papali di questi anni porteranno a considerare Leone un Antipapa, ma è proprio il Vaticano a smentire, visto che l’effige appare nella successione apostolica in San Paolo fuori le Mura. Ma non potendoci essere due elezioni papali, la Chiesa considera un unico Pontificato quello di Leone VIII, anche se così abbiamo un periodo con due Papi regnanti.

Giovanni XIII (965-972)

- Nato di sicuro in una famiglia romana abbiente, uomo erudito cresciuto nel Palazzo del Laterano e poi Vescovo di Narni, partecipa al Sinodo imperiale che decreta la caduta di Giovanni XII, ma pure a quello riunito da costui al suo ritorno. Alla morte di Leone VIII inizialmente si vorrebbe recuperare il deposto Benedetto V, ma questi muore, come abbiamo visto, in Germania. Dopo circa 5 mesi di trattative, viene eletto Giovanni su indicazione imperiale e consacrato ed incoronato il 1º ottobre 965. - Mal sopportato dalla nobiltà romana, tra il 15 ed il 16 dicembre 965, deve fuggire a Capua per colpa di una rivolta causata dal Prefectus urbis Pietro, dal Conte Roffredo e dal Vestiarius Stefano. Tornato a Roma circa un anno dopo grazie alle armi imperiali, rimasto vivo il solo Prefectus urbis su cui sfogare la voglia di vendetta, questi deve subire, stando al “Liber Pontificalis” ogni genere di umiliazione pubblica, che, per decenza, non è il caso di riportare. Nei confronti invece dei defunti Roffredo e Stefano, già uccisi, il Papa lancia un anatema post mortem, gettandone le ossa fuori dalla chiesa in cui erano state sepolte. - Per ringraziamento, il Papa fa tutto quello che vuole Ottone, non ultima la classica incoronazione in San Pietro del figlio co-imperatore Ottone II il giorno di Natale. In cambio Giovanni XIII riceve l’ex Esarcato di Ravenna. - Fa sposare il nipote Benedetto con Teodoranda, figlia di Crescenzio De Caballo Marmoreo, e gli concede la Contea della Sabina. Lega così la propria famiglia con i potenti Crescenzi, che al suo ritorno a Roma tanto efficacemente lo avevano sostenuto e che egli favorirà anche in seguito, consolidando la base del proprio dominio sulla città. - Qualche problema invece con i Bizantini, in quanto il Papa cerca di estendere la sua influenza decisionale sulle Diocesi del meridione (trasforma Otranto in sede vescovile, mentre Capua e Benevento diventano sedi metropolitane), ma un matrimonio celebrato da 108

Giovanni XIII in persona fra Ottone II e Teofano, figlia del nuovo Imperatore d’Oriente Giovanni I Zimisce, sembra risolvere il problema. - Molto importante a livello storico la conversione dei Polacchi e per questo manda, Egidio vescovo di Tuscolo, per confermarli nella fede. - Muore il 6 settembre del 972 e viene sepolto, come da suo testamento, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Benedetto VI (972-974)

- Monaco forse di origine germanica, Cardinale, viene eletto alla fine del 972 e consacrato il 19 gennaio 973, una volta ricevuta l’approvazione dell'imperatore Ottone I, mentre la potentissima famiglia dei Crescenzi, capeggiata da Crescenzio, sostiene vigorosamente un suo candidato: Francone. - Favorisce i monasteri riformatori e proibisce in modo rigoroso ai Vescovi di ricevere compensi per le ordinazioni e le consacrazioni. Per esempio al monastero di Vézelay, "in regno Burgundiae", nel 973 viene concessa la conferma di tutti i possessi e l’ormai consueta esenzione dall'ordinario diocesano, eccetto che per le consacrazioni ed ordinazioni, per le quali comunque l'intervento del Vescovo deve essere sollecitato dall'Abate. Inoltre c’è il tassativo divieto imposto ai Vescovi di percepire compensi per le ordinazioni e le consacrazioni. - Morto Ottone I, sfruttando l’assenza di Ottone II impegnato in battaglia, scoppia nel 974 un’insurrezione contro il Papa da parte della fazione che fa capo ai Crescenzi, che lo considerano amico dei discendenti di Teofilatto. In maggio Benedetto VI viene arrestato e portato a Castel Sant'Angelo, deposto e alla fine strangolato, o da un prete di nome Stefano (che funge da longa manus del diacono Francone, ormai diventato Bonifacio VII) o dall’Antipapa stesso. Non si saprà mai dove è stato sepolto. - In tutta Europa fa scandalo la fine atroce di questo Papa, per motivi peraltro futili. Quando a Roma arrivano truppe filo imperiali, è ormai troppo tardi per salvare Benedetto VI, ma perlomeno costringono Bonifacio VII a fuggire in Oriente (questo dimostrerebbe un lavorio dietro le quinte dei Bizantini nei disordini romani), mentre Crescenzio può ancora vivere una decina d’anni in città, prima di ritirarsi in convento.

Benedetto VII (974-983)

- Finalmente un’elezione condivisa: il vescovo di Sutri, forse con legami di parentela con la famiglia dei conti di Tuscolo (quindi imparentato con alcuni predecessori), è infatti stimato sia dalla fazione imperiale sia dalle famiglie romane, compresi gli stessi Crescenzi. - La prima cosa che fa è un Sinodo per dichiarare invalida, e quindi nulla, l'elezione di Francone e per scomunicarlo (974). Seppur scomunicato, non si arrende e nel 980, mentre Benedetto è assente per raggiungere l'Imperatore e celebrare il Natale con lui a Ravenna, torna da Costantinopoli e tenta senza successo di riprendersi il Papato. - È un promotore convinto del monachesimo, per questo interviene a favore del monastero di Subiaco e consacra la Chiesa di Santa Scolastica. Nella città di Roma, si preoccupa di restaurare il convento di San Bonifacio e Sant'Alessio sull'Aventino, luogo ove si era ritirato, come abbiamo visto, Crescenzio figlio di Teodora. - Nel marzo 981 un Sinodo, da lui convocato in San Pietro, proibisce la simonia. - Favorisce principalmente la Chiesa tedesca, punto di slancio per la conversione degli slavi e dei popoli confinanti ad est dell'Impero. Fonda, a tal proposito, l'Arcidiocesi di Praga, sede primaziale della Boemia e della Moravia. 109

- Dopo nove anni finalmente abbastanza tranquilli, muore il 10 luglio del 983, e viene sepolto nella chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, dove si conserva ancora un epitaffio forse riferito proprio a lui.

Giovanni XIV (983-984)

- Si tratta dell’Arcicancelliere imperiale di Ottone II e Vescovo di Pavia Pietro Canepanova, quindi è il primo Papa lombardo della storia. Poco si sa della sua azione pastorale nella Diocesi, perché spesso assente per i numerosi spostamenti, anche presso la corte imperiale tedesca, dove stringe amicizia con l’imperatrice Teofano, bizantina di origine. - Dopo circa 4 mesi di sede vacante si arriva verso il novembre 983 alla sua designazione a Pontefice. Chiamandosi Pietro, decide di assumere il nome pontificale di Giovanni. In realtà Ottone II avrebbe voluto Papa l’Abate di Cluny Maiolo, in profumo di santità, ma questi aveva rifiutato. - Morto Ottone II a soli 28 anni ed essendo erede un bambino, la famiglia imperiale parte per la Baviera, lasciando Roma in balia dei Crescenzi, ora guidati da Giovanni Crescenzi II detto "Nomentano", che richiamano l'Antipapa Bonifacio VII da Costantinopoli con il sostegno e il denaro dell'imperatore bizantino Basilio II. - Nell'aprile 984, in un Sinodo indetto da Bonifacio VII, viene deposto Giovanni, imprigionato a Castel Sant'Angelo, dove muore quattro mesi dopo, il 20 agosto, per fame o per avvelenamento. - Quello che avviene dopo è una delle tante vergogne della nostra storia ecclesiale e patria. Racconta il “Liber Pontificalis”: “ Dopo la sua morte lo presero, lo ferirono con le lance e lo condussero per i piedi, denudato completamente, fino al Campidoglio, davanti al cavallo di Costantino, e qui lo abbandonarono. Quando, al mattino, vennero dei chierici e lo videro che giaceva in modo così turpe e indecoroso, ferito e trafitto dalle lance, lo raccolsero e lo seppellirono.” Verrà sepolto in seguito in San Pietro.

Bonifacio VII (984-985) prima considerato Papa e poi Antipapa

- Francone, di ricca famiglia, fatto Cardinale da Giovanni XIII, era stato eletto come candidato dei Crescenzi già nel 972 col nome di Bonifacio VII. Ha sulla coscienza la morte di due Papi, Benedetto VI e Giovanni XIV, ed è stato pure scomunicato da Benedetto VII. - Con la deposizione di Giovanni, Bonifacio di fatto rimane unico Papa. Il clero e il popolo di Roma lo accettano con “tolerantia” com'era in loro potere e lo rendono in qualche modo legittimo. - Dei pochi mesi di Pontificato, a parte qualche decisione a favore dei Crescenzi, non si sa altro. Probabilmente finito inviso a Giovanni Crescenzi II per la sua crudeltà, il 20 luglio 985 muore all’improvviso. Il corpo fa la stessa fine di quello di Giovanni XIV, per poi essere sepolto in San Pietro. - Nel 991 scriverà di lui il Vescovo di Orléans, Arnolfo: “In Roma, intanto, alla Cattedra di Pietro saliva Bonifacio, ancora lordo del sangue del suo predecessore; egli fu un orribile mostro le cui nefandezze superarono quelle di tutti i mortali. Scacciato e condannato da un grande sinodo, tornò a Roma alla morte di Ottone e, violando il giuramento fatto, gettò dalla vetta della città il vescovo Pietro, un personaggio esimio che era stato vescovo di Pavia: lo depose e lo uccise dopo averlo tenuto in orribile prigionia. E dove sta mai scritto che gli innumerevoli sacerdoti di Dio, sparsi per l'orbe terrestre e provvisti di dottrina e di meriti, debbano soggiacere a tali mostri privi di sapienza, umana e divina, e onta dell'umanita?” 110

- Nonostante sia stato considerato un despota dai contemporanei (ricordato come Malefatius), fino al 1903 è stato ritenuto il vero successore di Giovanni XIV, tant’è che il celeberrimo Benedetto Caetani sceglierà di chiamarsi Bonifacio VIII, tenendo conto del pontificato di Francone.

Giovanni XV (985-996)

- La famiglia Crescenzi continua ad avere un certo potere, anche se limitato dalla presenza dell’Imperatrice Teofano, moglie del defunto Ottone II. Ed è probabile che sia proprio il partito imperiale a scegliere il coltissimo Cardinale Giovanni, figlio del prete Leone, nell’agosto 985. - Si hanno testimonianze di diversi palli concessi a Roma dal Papa ad Arcivescovi di Inghilterra, Francia, Germania ed Italia. - Durante un Sinodo tenutosi in Laterano il 31 gennaio 993, Giovanni XV canonizza il Vescovo Ulrico di Augusta, un evento che il Papa annuncia ai Vescovi francesi e tedeschi con una bolla datata 3 febbraio. È la prima volta nella storia che una canonizzazione solenne viene fatta da un Papa. - Deve subire una dura reazione del Vescovo di Orléans, quando accetta un giovanotto inetto, Arnolfo, come nuovo Arcivescovo di Reims senza consultare i Vescovi francesi. Così si arriva ad uno scisma, poiché questi eleggono un altro Vescovo, arrestando quello approvato da Roma. Lo scisma non si concluderà sotto questo Pontificato. - Con la morte di Giovanni Crescenzi nel 991, che aveva mantenuto rapporti cordiali col Papa, lasciandogli libertà nel governo spirituale della cristianità, e la successione del fratello Crescenzio "Nomentano", Conte di Terracina, la presenza di Giovanni XV a Roma diviene sempre più problematica, anche a causa della morte dell’Imperatrice Teofano nello stesso anno. Oltretutto si è inimicato il clero e la nobiltà romana per uno sfacciato nepotismo, e pure i rapporti col “Nomentano” si deteriorano sempre di più, tanto che è costretto a fuggire da Roma e a riparare nella Tuscia romana (più precisamente a Sutri) sotto la protezione del Marchese Ugo, da dove chiama il giovane Ottone III per soccorrerlo. - All'inizio di aprile del 996, il Papa, richiamato a Roma qualche mese prima per paura della vendetta ottoniana, muore di febbri, mentre l'Imperatore Ottone III è in viaggio in Italia per ricevere l'incoronazione. Viene sepolto probabilmente in San Pietro.

Gregorio V (996-999)

- Ottone III è a Ravenna quando viene a sapere della morte del Papa. A questo punto pensa al cugino Brunone di circa 24 anni, figlio di Ottone, duca di Carinzia. Questi arriva a Roma accompagnato dagli Arcivescovi di Magonza e Worms, ove viene accolto festosamente e incoronato, il 3 maggio. col nome di Gregorio V, prima Papa tedesco della storia. - I due cugini cominciano a governare in tandem: uno si occupa delle cose religiose, l’altro di quelle profane. Il 21 maggio immancabile arriva l’incoronazione papale di Ottone III. Sistemate le ultime pendenze passate coi Crescenzi con un Concilio, l’Imperatore parte da Roma affidando la protezione di Gregorio V al Marchese Ugo di Tuscia e a Corrado, Conte di Spoleto e Camerino. - Nel 996 diventa re di Francia Roberto II. Entro l'anno sposa la cugina Bertha, del cui figlio è pure padrino di Battesimo, per assicurarsi la successione al ducato di Borgogna. Nel 999 Gregorio V gli infliggerà sette anni di penitenza e minaccerà la scomunica (che poi 111 sarà comminata dal successore) ai due coniugi e l'interdetto al Regno di Francia, se non si separeranno. Cosa che poi avverrà nel 1001. - Sempre nel 996, appena partito Ottone III, l’aristocrazia fa scoppiare una rivolta contro il Papa tedesco, che fugge a Pavia e scomunica Giovanni Nomentano. Eleggono come Antipapa l’ennesimo Giovanni (Pietro Filagato, già Vescovo di Piacenza e Consigliere di Teofano): a questo punto Ottone III scende fino a Roma nel 998. Giovanni Nomentano, catturato, viene impiccato alle mura della fortezza, il corpo decapitato, gettato dal castello, è poi appeso ad una forca sul Monte Mario. Riguardo al malcapitato Antipapa Giovanni XVI, che era fuggito, all’inizio del 999 viene rintracciato, arrestato, orrendamente mutilato e messo al pubblico ludibrio. San Nilo, scandalizzato, ammonisce con durezza i due cugini. - Riguardo allo scisma di Reims, nonostante Gerberto di Aurillac, scelto come Vescovo dai confratelli francesi contro Roma sia diventato segretario di Ottone, il cugino Gregorio V non muta parere rispetto al predecessore: si conferma l’improponibile Arnolfo, mentre Gerberto viene dirottato a Ravenna. - Nel 998, Gregorio V invia alla corte del Principe Volodymir di Kiev un'ambasciata: tale data è ricordata come l'inizio della cristianizzazione dell'Ucraina. - Muore a soli 27 anni, forse avvelenato, nel marzo 999 e viene sepolto in San Pietro.

Silvestro II (999-1003)

- Primo Papa francese, Gerberto di Aurillac nasce nell’allora Ducato di Aquitania da una modesta famiglia. Entrato giovanissimo tra i benedettini, studia le arti liberali, legge fra l’altro Aristotele e Sant’Agostino, acquisendo un grado di cultura elevato e convincendosi che l'uomo, essere razionale per eccellenza, può utilizzare tale facoltà secondo le necessità. Nel 967 segue il Duca Borrell II di Barcellona e si trasferisce quindi al confine fra cristianità e mondo islamico. Qui non solo può consultare presso le locali biblioteche testi di Boezio, di Isidoro di Siviglia, trattati musicali ed opere di autori classici latini e greci, ma conosce l’autore del trattato “De astrologia” (Sunifred Lobet) e soprattutto viene in contatto con i testi tradotti di studiosi arabi, che lo introducono al calcolo matematico, all’astronomia, all'uso dell'orologio e, secondo leggende nere, alla magia. In realtà Gerberto è uno dei più importanti uomini di cultura del Medioevo, al suo tempo il più grande sicuramente, inventore di complicati strumenti musicali ed astronomici. Ha il grande merito di contribuire agli studi sull'astrolabio e di reintrodurre l'abaco in Europa. Venuto in contatto con Ottone I, diventa tutore del giovane figlio, il futuro Ottone II. In seguito, dal 972 al 989, insegna presso la famosa scuola cattedrale di Reims, che gli offre la possibilità di farsi conoscere a livello internazionale. Nel 982 diventa Abate del monastero importantissimo di Bobbio, dove può accedere alla sua ricchissima biblioteca e dove cerca di mettere ordine ed imporre disciplina, cosa che lo rendono inviso a molti, tanto che nel 984 se ne torna a Reims, pur mantenendo il titolo di Abate fino al 999. Come abbiamo visto, nel 991 viene eletto Arcivescovo di Reims senza l’approvazione papale, per cui ne nasce uno scisma. Gerberto paga la sua disubbidienza con una scomunica e con un’ulteriore condanna da parte di Gregorio V. Nel 997 lascia la Diocesi e si rifugia presso il sedicenne Ottone III, di cui diventa precettore. L’Imperatore, di madre bizantina, sogna perfino di rimettere in piedi l’Impero Romano d’Occidente e Gerberto, con la sua cultura, fa il caso suo. Rientrato in comunione con Roma, il monaco viene eletto nel 998 Arcivescovo di Ravenna, cui il Papa concede di allargare ulteriormente la Diocesi. - Alla morte di Gregorio V, l’Imperatore non può che volere Gerberto come Papa. La scelta del nome ha un valore politico, in quanto Silvestro I era stato il Papa che aveva guarito,

112 secondo tradizione, Costantino dalla lebbra e Ottone III si sente il nuovo Costantino. Il 2 aprile Silvestro II viene consacrato. - Tutto bene all’inizio, i due si spartiscono le relative sfere di governo, secondo un sogno di pace e concordia fra trono e altare, che durerà ben poco. - Silvestro II intuisce la grande importanza della cristianizzazione delle terre slave, in particolare della Polonia e dell'Ungheria, che stanno crescendo di importanza ad est del regno tedesco, sostenendo l'istituzione di nuove Chiese nazionali. Nell'anno 1000 concede la corona reale d'Ungheria a Stefano (poi venerato come santo) del casato degli Arpád, costituendo così il Regno d'Ungheria e creando la sede metropolitana di Strigonio- Budapest. Nella futura Polonia fonda l'Arcidiocesi di Gniezno, dalla quale si irradierà la cultura cristiano-romana in tutta l'area. - Ribadisce l’insostituibilità dell'autorità papale nella decisione delle nomine vescovili. A tale proposito, chiude la vertenza su Reims, confermando Arcivescovo il suo ex-rivale Arnolfo. - Prende misure energiche contro le pratiche della simonia e del concubinaggio, diffusesi tra il clero, sostenendo che solo gli uomini capaci di una vita ineccepibile possono essere nominati Vescovi. - È il primo a pensare ad una sorte di crociata per la liberazione della Terra Santa e la protezione dei cristiani perseguitati dai Saraceni. Patrocina anch’egli la Riforma cluniacense e nomina tre Cardinali. - Scrive il trattato dogmatico “De corpore et sanguine Domini”, incrementa i canti sacri durante la liturgia in onore degli angeli e dello Spirito Santo e forse si deve a lui la commemorazione dei defunti. - Di lui ci restano anche parecchie lettere, una Vita di Sant'Alberto ed alcune opere di matematica. - Il nuovo millennio inizia con una rivolta anti-imperiale, voluta dalle solite famiglie aristocratiche a Roma, che costringe il Papa a fuggire a Ravenna. L’Imperatore muore a soli 22 anni di malaria durante una delle spedizioni per riprendere la sede papale nel 1002. Il Papa, senza protezione militare, torna in una Roma dominata dalla solita famiglia Crescenzi, fortemente ostile, perché straniero e filo imperiale, - Il 3 maggio 1003, mentre celebra una Messa in Santa Croce in Gerusalemme, è colpito da un malore, che lo porta rapidamente alla tomba il 12 maggio. Viene sepolto in San Giovanni in Laterano. Attorno alla morte e alla scelta della tomba, fioriranno leggende. - Negli anni seguenti la figura di questo Pontefice dottissimo, verrà infangata con l’accusa di essere negromante e pure posseduto solo per avere svolto studi su testi islamici ed essere stato uno scienziato oltre che un inventore geniale. Sarà il Cardinale Baronio a confutare punto per punto queste calunnie. In epoca più recente è stato completamente riabilitato.

113

CAPITOLO 14

DAL 1003 AL 1061

Circa 60 anni di pontificati, la maggioranza brevi (si vive poco a quei tempi e in particolare i Papi, a quanto pare), ma con avvenimenti importanti. In primo luogo la prima grande frattura del mondo cristiano, quella del 1054 fra Cattolici ed Ortodossi, con reciproche scomuniche, maturata, come abbiamo visto, dopo secoli di incomprensioni fra Roma e Costantinopoli. Viene posto l’accento sulla riforma del clero, soprattutto per quanto concerne il celibato e la pratica diffusa della simonia (abbiamo in questi anni l’esempio di un Papa che vende il suo “titolo” al successore!). Il fatto stesso che leggiamo di norme riguardanti i figli dei preti e le donne di facili costumi da loro frequentate, ci fa capire bene lo stato del clero di allora. Importante è poi il decreto del 1059, che stabilisce che solo dei Cardinali Vescovi possono eleggere i Pontefici, atto che risponde alla necessità di evitare che il Trono di Pietro diventi oggetto del desiderio per ricche famiglie e sovrani e di mettere ordine in una situazione sfuggita di mano, con Papi eletti spesso quando ce n’è già un altro regnante. I poteri mondani infatti continuano ad influenzare in questi anni la Chiesa, anche se cambiano i soggetti: dal dominio delle famiglie romane rivali dei Crescenzi e dei Conti di Tuscolo, si passa a quello degli Imperatori tedeschi (diversi i Papi germanici, gli ultimi prima di Benedetto XVI), per arrivare alla fine ad un primo accordo coi Normanni, ormai stabilitisi nel sud Italia. Nonostante ci siano ancora Papi indegni (come quello che si fa eleggere tre volte) o Antipapi, si comincia ad intravedere una profonda voglia di cambiamento, grazie soprattutto all’influenza positiva su alcuni di loro della figura di Ildebrando di Soana, il futuro Papa Gregorio VII.

Giovanni XVII, in realtà XVI (1003)

- Di lui non sappiamo di preciso neppure l’origine: marchigiano, romano o forse addirittura mantovano. Conosciamo il suo curioso diminutivo: Cicco o Sicco. Appartiene forse alla famiglia Secco, che in futuro darà alla Chiesa un Vescovo, un Diacono e un alto dignitario della Cancelleria papale. Non è sicuro che sia Cardinale al momento dell’elezione il 16 maggio del 1003, naturalmente su indicazione del Crescenzi allora dominante, ovvero Giovanni III. La consacrazione avviene il 13 giugno. - L'unico documento ufficiale di Giovanni XVII rimastoci è un'autorizzazione concessa al missionario polacco Benedetto, discepolo di Bruno di Querfurt, e ai suoi compagni, ad impegnarsi nell'opera di evangelizzazione degli Slavi. - È ricordato anche per “l’invenzione” della Commemorazione dei Defunti, da celebrarsi il 2 novembre di ogni anno. - Muore dopo appena cinque mesi il 6 novembre 1003 e viene sepolto probabilmente nella basilica di San Giovanni in Laterano. 114

- Da notare il problema della numerazione dei tanti “Giovanni”, il nome papale più usato nella storia. Questo Papa in realtà avrebbe dovuto chiamarsi XVI, perché allora ritenevano Papa e non Antipapa Pietro Filagato (Giovanni XVI).

Giovanni XVIII, in realtà XVII (1003-1009)

- Romano, figlio del presbitero Orso Fasano e di Stefania, viene eletto il giorno di Natale del 1003 per volere di Giovanni III Crescenzi e consacrato all’inizio del nuovo anno. - Riprende l'azione evangelizzatrice iniziata dai predecessori, inviando Bruno di Querfurt tra gli Slavi e in Russia, perché continui l'opera di conversione al Cristianesimo. - Riorganizza diverse Diocesi, ne fonda altre, come quella di Bamberg in Baviera nel 1007, sede che nelle intenzioni del re Enrico II dovrà diventare una base per l'azione evangelizzatrice presso gli immigrati slavi e un centro politico importante. - Canonizza solennemente cinque martiri polacchi: Benedetto, Giovanni, Isacco, Matteo e Cristiano. Inoltre conferisce il pallio agli Arcivescovi di Treviri e di Canterbury. - Riesce a tenere buoni rapporti con Costantinopoli, tanto che per un certo periodo il Patriarca Sergio II reinserisce il nome del Papa fra i Sacri Dittici. - Da notare che ad incoronare nel 1004 Enrico II di Baviera Re d'Italia a Pavia è l’Arcivescovo di Milano Arnolfo II e non il Papa a Roma. Questo probabilmente per iniziativa di Giovanni III Crescenzi, che non vuole nessuno a contrastare il suo potere su Roma. - Giovanni XVIII muore tra il giugno e il luglio 1009 e viene sepolto o nella Basilica di San Giovanni in Laterano o in quella di San Paolo. Alcune fonti successive affermano che il Crescenzi avrebbe fatto dimettere il Papa per i suoi buoni rapporti coi Bizantini e che questi avrebbe finito i suoi giorni nel monastero presso San Paolo fuori le mura.

Sergio IV (1009-1012)

- Figlio di un calzolaio romano, Pietro o Peruncius soprannominato - chissà perché - "Bucca porca" o "Os porci", è Vescovo di Albano, quando i Crescenzi lo designano il 31 luglio 1009. - Subito dopo essere stato eletto, egli commissiona il monumento funebre dedicato in Laterano al suo predecessore Silvestro II, amico intimo dell'imperatore Ottone III. La menzione nell'epigrafe funebre di Sergio IV come committente dell'opera rende manifeste le intenzioni del Papa di mostrarsi favorevole all’Imperatore in carica. - Sempre su questa linea si deve interpretare la missione che egli invia in Germania, nell'aprile 1012, con il compito di consacrare la cattedrale di Bamberg, la sede preferita da Enrico II. - A lui si attribuiscono misure per alleviare la carestia a Roma, quando il prezzo del pane arriva a toccare prezzi irraggiungibili per i poveri e l'esenzione di certi monasteri dal governo episcopale. Postuma la Bolla papale (datata 1010), che chiede la cacciata dell'Islam dalla Terra Santa, dopo che il califfo fatimida al-Hakim bi-Amr Allah aveva saccheggiato i luoghi di culto dei cristiani. - Muore il 12 maggio 1012 e viene sepolto in Laterano e, stando alla testimonianza di Giovanni diacono, la sua tomba è collocata "iuxta fores ecclesiae". L'epigrafe funebre è ancora visibile in uno dei pilastri della navatella di destra.

115

Benedetto VIII (1012-1024)

- Al secolo Teofilatto II, figlio di un ammiraglio della flotta pontificia e senatore, fratello e zio di due futuri Pontefici, quando viene eletto nel maggio 1012 è Cardinale Vescovo di Porto oppure, secondo altre fonti, un semplice laico. Resta il fatto che con questo Papa sui trent’anni tornano in auge i Conti di Tuscolo. - I Crescenzi eleggono subito l’Antipapa Gregorio VI, e per i primi mesi Benedetto VIII deve arginare il potere della famiglia rivale. Quando Gregorio VI va in Germania a cercare appoggi, non ha molta fortuna, perché l’imperatore Enrico II sta col Papa legittimo, un po’ perché ha dato prova di essere filo-tedesco, un po’ perché gli asseconda i suoi progetti religiosi, ma soprattutto perché gli ha promesso la corona. - Così il 14 febbraio 1014 Benedetto VIII incorona Enrico Imperatore dei Romani nella Basilica di San Pietro insieme alla moglie Cunegonda. - Per evitare le solite faide romane dopo le elezioni papali, rimette in vigore il Privilegium Othonis, dando così all’Imperatore il compito di approvare in futuro la nomina. - Mira ad un controllo assoluto di Roma e del circondario e così affida il governo della città al fratello maggiore Romano, nominandolo senatore e console dei romani; la giustizia all’altro fratello Alberico, mentre il padre Gregorio viene nominato "prefetto navale”. Solo nel 1020 però potrà avere veramente il controllo dei territori del Patrimonio di San Pietro. - Nel 1016 deve respingere l’ennesima invasione saracena, quando i pirati, guidati da Muǧāhid, dopo aver conquistato la Sardegna, mettono a ferro e fuoco Luni e Pisa. Il Papa in persona si mette al comando delle truppe pontificie, le quali riportano una vittoria a Luni, che si tramuta in un successo dopo che la flotta pisano-genovese (coadiuvata da quella pontificia, guidata dal padre del Papa, Gregorio) dà il colpo di grazia ai mussulmani, allontanandoli dalla Sardegna. - In due Concili romani nel 1014-1015 stabilisce che si debba ricevere il Diaconato sotto i 25 anni e l'Episcopato sotto i 30; inserisce (per insistenza imperiale) il Filioque nel Credo e promette un intervento contro la simonia e il nicolaismo. - Nel 1018 organizza un Concilio Provinciale a Ravenna dove, col beneplacito dell'Imperatore, vengono promulgate disposizioni contro la simonia e il concubinato sacerdotale. - Nel 1022 riunisce, insieme ad Enrico II, un Concilio a Pavia, dove sono emanati decreti per la riforma del clero: è ribadito il celibato ecclesiastico, a cui si aggiunge la norma per cui i figli nati da padri ecclesiastici e madri libere sono obbligati a far parte del clero (probabilmente per motivi finanziari: le ricchezze di un padre ecclesiastico non potevano finire fuori dalla Chiesa). - Sostiene con entusiasmo la riforma monastica: lo dimostrano i privilegi per i più importanti monasteri riformati e i suoi rapporti con Odilone di Cluny, Guglielmo di San Benigno, Riccardo di St-Vannes e altri. - Appoggia le rivolte anti-bizantine di quel sud d’Italia, che si è trovato solo nell’affrontare gli attacchi saraceni a Bari, Salerno e Cosenza. Per questo Roma rischia una ritorsione. Fallito un intervento richiesto da Benedetto VIII ai Normanni (sconfitti dai Bizantini a Canne), nel 1020 va di persona in Germania a Bamberga (dove consacra la chiesa collegiata di S. Stefano), per chiedere aiuto ad Enrico II, che scende vittoriosamente in Italia nel 1021-22. - La vita di questo Papa attivissimo e combattivo finisce quando è ancora quarantenne, il 9 aprile del 1024 e viene sepolto in San Pietro.

116

Giovanni XIX, in realtà XVIII (1024-1032)

- Fratello di Benedetto VIII, Console e Senatore dei romani, quindi laico non ordinato quando viene eletto il 19 aprile 1024. Per questo motivo Romano viene consacrato prima sacerdote e, in un momento successivo, Vescovo due o tre mesi dopo, tra il 24 giugno e il 15 luglio. - Nei primi mesi di Pontificato interviene nei contrasti che oppongono le due sedi patriarcali di Aquileia e Grado. Inizialmente il Pontefice considera legittime le pretese del Patriarca di Aquileia, che reclama la propria supremazia, ma poi, nel corso di un sinodo in Laterano (dicembre 1024), egli torna sulle proprie decisioni, riconosce i diritti del presule gradense e decreta l'autonomia di quella sede. - Consacra Imperatore il successore di Enrico II, Corrado II assieme a sua moglie in San Pietro, nella Pasqua del 1027, ovvero il 26 marzo. - Alla cerimonia è presente, tra gli altri, re Canuto, sovrano d'Inghilterra e di Danimarca. Questi ottiene dal Papa l'abolizione dei tradizionali versamenti in danaro che i presuli inglesi dovevano corrispondere quando veniva loro concesso il pallium e delle imposizioni pecuniarie che gravavano sulla schola Anglorum in Vaticano. In cambio egli garantirà al Pontefice il versamento regolare dell'obolo di S. Pietro. - È deciso nel sostenere le posizioni riformatrici, soprattutto in Francia. Egli ha in particolare favore il monastero di Cluny e il suo abate Odilone. - Totalmente ignorante di storia ecclesiastica, commette un grave errore, accettando, in cambio di un sostanzioso pagamento, di concedere al Patriarca di Costantinopoli Eustazio il titolo di "Vescovo Ecumenico", in pratica gli vende il "primato pietrino". Lo scandalo provato da Vescovi italiani e comunità di Cluny costringe Giovanni quasi immediatamente a rinunciare all'accordo. - Non ha invece problemi nel governo della cosa pubblica, visto che già lo faceva da laico e il dominio incontrastato della sua famiglia. - Invita a Roma Guido d’Arezzo, per presentargli le sue invenzioni nel campo musicale. Guido, infatti, è considerato l'ideatore della moderna notazione musicale, con la sistematica adozione del tetragramma. - Muore nell’ottobre 1032, dopo un Pontificato che non lascia particolari tracce nella storia, e viene sepolto forse nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Benedetto IX – Primo Pontificato (1032-1044)

- Teofilatto III, figlio di Alberico III, conte di Tuscolo, quando viene eletto tra il 27 agosto ed il 3 settembre 1032 è giovanissimo, alcune fonti lo danno poco più che un bambino, probabilmente aveva circa 25 anni. - Deve affrontare una rivolta a Milano: l’Arcivescovo Ariberto d'Intimiano mira a creare un vasto dominio autonomo, indipendente sia dall'Imperatore che da Roma, ma i feudatari minori non sono intenzionati a soggiacere al suo potere. Di qui la causa della rivolta. Convinto che ormai Ariberto costituisca un pericolo, il 26 marzo 1035 Benedetto IX lo scomunica e lo dichiara deposto. Il Papa va a Cremona nel 1037 per consacrare l’Arcivescovo Ambrogio scelto dall’Imperatore Corrado II contro Ariberto, che ha dalla sua la nobiltà milanese. Alla fine, nel 1040, il Papa deve togliere la scomunica ad Ariberto. - Sempre nel 1040 parte per Marsiglia, dove consacra la chiesa di San Vittore e proclama, in un Concilio locale, la “Tregua Dei”, cioè la pace che deve regnare nei giorni santi del calendario liturgico. C’è da dire che non tutte le fonti concordano su questo suo viaggio in Francia. 117

- Indice due Sinodi per mettere ordine nelle cariche ecclesiastiche, conferite spesso da Vescovi simoniaci o già deposti dal sacerdozio. - Buoni i rapporti tra Benedetto IX e il nuovo imperatore Enrico III, come dimostra l'atteggiamento assunto dal Pontefice a proposito del trafugamento del corpo di Sant’Adalberto operato da Bretislao di Boemia e da Severo, Arcivescovo di Praga, un’offesa a tutta la Chiesa tedesca (Adalberto era stato l’Apostolo della Prussia). Informato della cosa, si affretta a scomunicare il duca Bretislao e Severo, mentre Enrico III scende in armi contro i Boemi che hanno ingrandito i loro domini ed invaso la Polonia. - Nel 1044 scoppia una rivolta, che costringe Benedetto alla fuga da Roma, fino a trovare rifugio nella rocca tuscolana di Monte Cavo. Le cause della rivolta possono essere probabilmente rintracciate nello scontro tra le fazioni tuscolane e quelle anti-tuscolane guidate dai Crescenzi. Alcune fonti malignano sulle intenzioni di questo Papa giovane di sposare la figlia di "Girardus de Saxo", quindi di conseguenza avrebbe rinunciato spontaneamente al Pontificato.

Silvestro III (1045)

- Giovanni, vescovo di Sabina, il 13 gennaio 1045 viene eletto contro la sua volontà con l’appoggio (e probabilmente i soldi) della sua famiglia, i Crescenzi, e consacrato il 20 col nome di Silvestro III. A questo punto viene dichiarato decaduto Benedetto IX. - È scomunicato dallo stesso Benedetto IX il 10 febbraio e, un mese dopo, viene cacciato dal rivale. Silvestro non reagisce e torna, come Giovanni, a fare il Vescovo di Sabina, senza più pretendere nulla, tanto che al Concilio di Sutri del 1046 per decidere su chi sia veramente il Papa (in quel momento sono in tre), non si presenta. Vedrà ben nove Pontefici succedergli senza mai tentare di tornare sul trono. Fonti non plausibili dicono invece che, persa anche la dignità vescovile, finisce i suoi giorni in un convento.

Benedetto IX – Secondo Pontificato (1045)

- Come abbiamo visto, il Pontificato dell’uomo dei Crescenzi, Silvestro III, dura molto poco. I fratelli di Benedetto IX, Gregorio e Pietro di Tuscolo, lo riportano a Roma e, con l’accordo dei Crescenzi e l'unanime consenso dei cittadini di Roma, il 10 febbraio 1045 espellono il rivale. - Il secondo Pontificato di Benedetto IX dura pochissimo: spinto dal suo entourage, che spera di mettere a tacere il malcontento che il suo comportamento dissoluto sta attirando sull’intera Chiesa, decide di vendere (sic!) la dignità pontificale al presbitero Giovanni "Graziano", che viene incoronato col nome di Gregorio VI il 5 maggio 1045.

Gregorio VI (1045-1046)

- Caso di massima simonia, perché compra letteralmente il Papato dal figlioccio Benedetto IX. - Ha fama di uomo pio e la sua elezione viene accolta con favore, anche da San Pier Damiani, probabilmente ignorando com'egli abbia ottenuto il Papato. Ha come cappellano personale Ildebrando di Soana, un giovane monaco già famoso per la sua volontà riformatrice. - Nel 1046 il nuovo imperatore Enrico III, animato da un profondo spirito di riforma della Chiesa, approfitta della situazione per riunire il Concilio di Sutri nel dicembre 1046, invitando i tre Papi (Benedetto IX, il suo primo successore Silvestro III e il Papa in carica 118

Gregorio VI) a rispondere dell’accusa di simonia. Solo Gregorio si presenta, chiede scusa e si dimette. Questa la formula: “Io, Gregorio, vescovo, servo dei servi di Dio, sentenzio che debbo essere deposto dal pontificato di Santa Romana Chiesa, per l'enorme errore che, attraverso l'impurità simoniaca, ha condizionato e viziato la mia elezione” . - Muore in esilio a Colonia l’anno dopo., con accanto il fido Ildebrando.

Clemente II (1046-1047)

- Biondo, alto 1.90 (come riscontrato da una ricognizione della salma nel XVIII secolo), originario della Bassa Sassonia, cappellano personale e poi cancelliere di Enrico III e poi bravo Vescovo di Bamberga, Suidger Morsleben von Horneburg partecipa al Concilio di Sutri (20-23 dicembre 1046), dopo il quale la Chiesa si ritrova nella situazione di Sede Vacante. Enrico III, influenzato dal rinnovamento cluniacense, desidera mettere fine agli abusi della nobiltà romana e pertanto propone una rosa di prelati tedeschi rinomati per l'illibatezza dei costumi, tra cui appunto Suidger, che accetta immediatamente. - Consacra, nel giorno di Natale 1046, Enrico III e sua moglie Agnese di Poitou, in San Pietro, imperatori del Sacro Romano Impero. Nella stessa occasione dichiara decaduto Benedetto IX. - Nello spirito della riforma cluniacense, convoca un Sinodo a Roma il 5 gennaio 1047, in cui vengono promulgati dei decreti contro la simonia. - Per motivi di sicurezza, Clemente II segue l’Imperatore in Germania, poi decide di tornare nell'ottobre del 1047, ma nel Monastero di San Tommaso sull'Aposella nei pressi di Pesaro muore, o per la malaria o avvelenato (in base ad analisi sulle ossa nel 1942) da amici di Benedetto IX. Riportato nella sua Bamberga, è l’unico Papa sepolto in Germania.

Benedetto IX – Terzo Pontificato (1047-1048)

- Papa Clemente II muore all’improvviso nel 1047 e quindi approfitta dell’assenza dall’Italia dell’imperatore Enrico III per risalire sul Soglio di Pietro (8 novembre 1047). A dimostrare che si considera “rieletto”, ricomincia la datazione degli anni di Pontificato da “I”. - Nel frattempo scende dal nord il candidato imperiale Poppone di Bressanone (futuro Damaso II) e a questo punto Benedetto IX ripara nei castelli della Sabina. Essendosi poi rifiutato di rispondere alle accuse di simonia, viene scomunicato da Leone IX nell’aprile 1049. - Muore scomunicato tra la fine del 1055 e l’inizio del 1056, mai pentito e sempre in lotta coi suoi successori. Sappiamo che il 9 gennaio 1056 i suoi tre fratelli fanno celebrare ben 40 messe in suffragio per la sua anima. - San Pier Damiani, suo contemporaneo, così lo descrive senza peli sulla lingua “guazzante nell'immoralità, un diavolo venuto dall'Inferno travestito da prete. Apostolo dell’Anticristo, saetta scoccata da Satana, verga di Asur, figliolo di Belial, puzza del mondo, vergogna dell’umanità” .

Damaso II (1047-1048)

- Bavarese o tirolese di nascita, Poppone, Vescovo di Bressanone-Sabiona, riceve diverse terre e privilegi in dono dall’Imperatore, di cui diviene uomo di fiducia, tanto da essere definito nei documenti "fidelis Nostri". Protagonista del Concilio indetto da Clemente II, viene eletto il giorno di Natale del 1047 non a Roma, ma a Pöhlde nella Bassa Sassonia, su indicazione ovviamente di Enrico III in qualità anche di “Patricius Romanorum”. 119

- Praticamente gli viene impedito di guidare la Chiesa per via di Benedetto IX, che alla morte di Clemente II si era insediato nuovamente a Roma. Quando arriva in Toscana, Poppone cerca in Bonifacio di Canossa Conte di Toscana un appoggio, ma questi gli volta le spalle. Solo quando Enrico III minaccia di risolvere di persona la situazione, Bonifacio caccia Benedetto da Roma. - A questo punto il 17 luglio viene intronizzato in San Pietro col nome di Damaso II, ma per sicurezza preferisce stabilirsi a Palestrina, feudo dei Crescenzi. - Non fa a tempo ad iniziare il suo Pontificato che muore il 9 agosto, secondo qualcuno fatto uccidere dall’ex-Papa rivale, più probabilmente di malaria. Viene sepolto nella Basilica di San Lorenzo fuori le Mura.

Leone IX (1048-1054)

- Di origine alsaziana, Brunone di Egisheim-Dagsburg è figlio del Conte Ugo IV di Nordgau e di Edvige di Dabo, quindi destinato alla carriera ecclesiastica (essendo terzogenito). Imparentato alla lontana con la famiglia imperiale, canonico, cavaliere e poi Vescovo- vassallo di Toul a soli 25 anni, è apprezzato come ecclesiastico serio e riformatore, per lo zelo che mostra nel diffondere la regola dell'ordine di Cluny. Viene scelto durante un’assemblea tenuta a Worms nel dicembre 1048. Richiede come condizione per la sua accettazione, di poter andare a Roma per essere eletto canonicamente per voce del clero e del popolo. Vi arriva in abiti da pellegrino, a piedi scalzi, nel febbraio dell’anno successivo. Il 2 febbraio 1049 riceve quindi la conferma dei romani e il 12 viene consacrato. - Brunone aveva acquistato dimestichezza con le pratiche della redazione di diplomi presso Corrado II, ed è verosimile che questi contatti abbiano avuto un'influenza sulle modifiche apportate alla stesura delle Bolle per sua iniziativa. Nell'incipit il nome del Papa ora viene messo in risalto, a grandi lettere, e la prima riga è sempre più spesso in lettere capitali. La fine dell'atto include il "Benevalete", ma vi aggiunge il "comma", a forma di punto e virgola; a sinistra dell'atto e su un diametro di solito corrispondente all'altezza del "Benevalete" compare, da questo momento, un disegno a forma di ruota ("rota"): lungo il bordo esterno figura il motto pontificio, che Leone IX compone di proprio pugno con abbreviazioni stereotipate: "Misericordia Domini plena est terra" . Il cerchio interno è suddiviso in quattro parti da una croce e in ogni quarto compare una lettera del nome L-E- O-IX. In basso nel testo della Bolla è tracciata la lunga riga che riporta il luogo e la data di redazione dell'atto, con la menzione del nome del Diacono bibliotecario. - Riunisce un Sinodo durante la Pasqua del 1049, nel quale vengono confermati il celibato del clero per chiunque sia almeno suddiacono e la lotta contro ogni tipo di simonia. È intransigente con i Vescovi colpevoli, sostituendone parecchi. - Primo Papa viaggiatore, si muove di continuo insieme alla Curia, toccando Francia, Belgio, Svizzera e Germania. Riunisce in questo caso altri Sinodi per discutere sempre dei due temi più scottanti: simonia e matrimonio del clero. Lo stesso anche in Italia che gira dal nord fino al profondo sud. Si è calcolato che in sei anni di Pontificato sia rimasto a Roma solo nove mesi! - Convoca un nuovo Sinodo di Pasqua (29 aprile 1050), sugli insegnamenti di Berengario di Tours (afferma che il pane e il vino sono soltanto un simbolo di realtà spirituali, un signum sacrum, un sacramento nel senso agostiniano, ossia un segno visibile che ci permette di afferrare, al di là dell'apparenza sensibile, l'idea della Passione di Cristo). Dopodiché presiede i Sinodi Provinciali di Salerno, Siponto e Vercelli, mentre in settembre rivisita la Germania e la Slovacchia. 120

- Nel Concilio di Roma del 1051 decreta che le donne prostituitesi con degli ecclesiastici entro le mura di Roma, devono diventare eternamente schiave al servizio del palazzo Lateranense. - Nel 1052 giunge in Ungheria, per riportare la pace fra il re Andrea e l’Imperatore, ma non riesce ad assicurare l'unione degli ungheresi alla Sede Apostolica. - Il fatto principale del suo Pontificato è il grande scisma con la Chiesa di Oriente, una rottura ancora adesso in atto. Infatti Michele I Cerulario, quando diviene Patriarca di Costantinopoli nell'anno 1043, dà inizio ad una campagna contro quelle che riteneva le innovazioni della Chiesa latina, accusata di aver deviato dalla "retta fede". Le motivazioni sono un riassunto delle dispute dei secoli precedenti: l'inserimento del Filioque nel Credo niceno da parte della Chiesa latina; il primato universale di giurisdizione del Papa; la discussione su quale Chiesa abbia giurisdizione nei Balcani; la designazione del Patriarca di Costantinopoli come "ecumenico", cioè "universale"; alcune norme liturgiche occidentali che l'Oriente cristiano interpreta come innovazioni come l'uso del pane azzimo per l'Eucaristia, assente nella tradizione della Chiesa delle origini. Purtroppo la Bolla di scomunica che l’inviato del Papa mette sull'altare di Santa Sofia contro il Patriarca (1054) viene presa come scomunica di tutta la Chiesa orientale. Questo provoca analoga reazione da parte di Michele. D’ora in poi entrambe le Chiese si considereranno Una, Santa, Cattolica ed Apostolica. Una si chiamerà Cattolica e l’altra Ortodossa. - Dopo un altro Concilio pasquale nel 1053, Leone IX si allea coi Bizantini per combattere contro i Normanni nel sud Italia. Sconfitto nel difendere la sua enclave a sud (Benevento), viene rispettato dai nemici, se pur detenuto per otto mesi nella cittadina campana. Questa esperienza gli fa capire che i Normanni possono diventare in futuro degli alleati preziosi, ma, tornato a Roma ormai malato, muore poco più che cinquantenne il 19 aprile 1054, poco prima della scomunica reciproca fra Roma e Costantinopoli. Sul letto di morte le sue ultime parole sono per i fedeli beneventani “che in tuo nome si addossarono la mia cura così onestamente e mi servirono così abbondantemente, e tutti gli altri fedeli, Egli si degnasse di benedire e di preservare" . - Sepolto in San Pietro, è considerato santo e patrono di Benevento.

Vittore II (1054-1057)

- Figlio del conte svevo Harwig von Calw, Gebhard von Calw-Dollnstein-Hirschberg, imparentato con Enrico III, diventa Vescovo di Eichstatt a soli 24 anni. Come tale è consigliere dell’Imperatore. Quando muore Leone IX, Ildebrando di Soana, la più importante figura ecclesiastica del tempo, si precipita a Magonza, dove arrivano anche esponenti della nobiltà romana contrari alle riforme. La spunta il futuro Gregorio VII, proponendo il nome del Vescovo di Eichstatt. Questi viene eletto con approvazione imperiale a Magonza nel settembre 1054. La consacrazione avviene poi a Roma il 13 aprile 1055. - Il giugno seguente a Pentecoste, riunisce un Concilio a Firenze alla presenza dell’Imperatore e di un centinaio di Vescovi, che condanna ancora il matrimonio del clero, la simonia e la perdita di proprietà della Chiesa. Intanto Enrico III affida al Papa il governo del Ducato di Spoleto e della Marca di Fermo. - Vittore II è accanto ad Enrico III a Botfeld, nell'Harz, il 5 ottobre 1056 nel momento della sua morte. Il Papa decide di prendere sotto tutela la vedova Agnese e il figlioletto Enrico, che fa sedere simbolicamente sul trono di Carlo Magno ad Aquisgrana. Con l’immenso potere che ora possiede, Vittore II cerca di mantenere la pace nell’Impero, mentre affida

121 al datario Ildebrando il compito di proseguire nella riforma, soprattutto in Francia, ostacolando l'elezione di Vescovi non ritenuti degni di tale incarico. - Libera la moglie di Goffredo I di Toscana e la figliastra Matilde (la futura Matilde di Canossa), imprigionate a suo tempo da Enrico III, le fa riappacificare con la vedova Agnese e così si rende potente alleato Goffredo. - Sistemata e protetta la famiglia del defunto Imperatore, cerca di arrivare a Roma, ma la malaria lo uccide a soli 40 anni nei pressi di Arezzo il 28 luglio 1057, dove si è fermato per riunire un Sinodo. La sua salma, che doveva essere portata in Germania, viene trafugata dai ravennati che la pongono nella chiesa di Santa Maria Rotonda, utilizzando il sarcofago del re ostrogoto Teodorico. Oggi la tomba è vuota e non si sa che fine abbiano fatto le spoglie del Papa.

Stefano IX, in realtà X (1057-1058)

- Federico delle Ardenne o di Lorena, figlio di Gozelon, duca di Lotaringia, è l’ultimo tedesco ad essere eletto Papa prima di Benedetto XVI. Viene da una nobile famiglia, suo fratello Goffredo detto il Barbuto è Duca dell’Alta Lorena e Marchese di Toscana (per via del suo matrimonio con Beatrice, vedova del marchese di Toscana Bonifacio di Canossa) ed è un fedele collaboratore di Leone IX, inviato a Costantinopoli in occasione dello scisma. Il 1057 è l’anno della svolta nella sua vita: meno che quarantenne il 23 maggio viene designato come nuovo Abate di Montecassino, il 24 giugno a Firenze Vittore II lo fa Cardinale prete di San Crisogono, il 2 agosto viene eletto Papa, nonostante egli consigli altri candidati, tra cui il suo amico Giovanni “Mincio” dei Conti di Tuscolo. - Alla Cancelleria pone l’amico Cardinale Umberto di Silvacandida, che lo aveva accompagnato a suo tempo nella missione in Oriente. Il Papa e il suo consigliere più stretto intendono proseguire l'opera di riforma avviata da Leone IX, che avevano entrambi affiancato, lavorando di concerto con altri due personaggi di spicco come Pier Damiani e Anselmo di Lucca. Purtroppo Stefano non avrà il tempo: di lui si conservano meno di venti bolle e il motto del suo sigillo in piombo: "Ipse est pax nostra" . - Allo stesso modo, non fa a tempo a realizzare il suo progetto di espellere i Normanni dall'Italia e di elevare suo fratello Goffredo al trono imperiale. - Colpito da grave malattia a Firenze in visita dal fratello muore il 29 marzo 1058, non prima di aver raccomandato che, dopo la sua scomparsa, non si doveva procedere all'elezione del nuovo Papa prima del ritorno di Ildebrando di Soana. Viene sepolto nelle Chiesa di Santa Reparata. - Alla sua morte è eletto il 4 aprile 1058 Giovanni dei Conti di Tuscolo detto il Mincio (ovvero “minchione”), nipote di Benedetto IX, col nome di Benedetto X, ma i Cardinali riformatori denunciano una serie di irregolarità. Lo stesso Pier Damiani (che ritiene Giovanni un emerito ignorante) si rifiuta di presiedere la cerimonia della consacrazione prevista per il giorno dopo. Dalla parte del nuovo Papa si schierano solo pochissimi Cardinali, i nobili, i suoi parenti, il popolo e il clero di Roma. Prende alcune decisioni, che verranno annullate quando sarà considerato un Antipapa. Ma l’oppositore decisivo è Ildebrando Aldobrandeschi di Soana, tornato a Roma dalla Germania, che con l’appoggio di Goffredo di Toscana organizza una riunione dei Cardinali oppositori a Siena, il 18 aprile del 1058, che all'unanimità il 6 maggio scelgono il Vescovo di Firenze Gerard de Bourgogne come Papa. Da notare che fino al 1904 Benedetto X sarà considerato legittimo Papa e nel 1303 Niccolò di Boccassio prenderà il nome di Benedetto XI. Resta il fatto che qualche dubbio lo avranno nei secoli, tanto che la sua effigie in San Paolo fuori le Mura non c’è. 122

Proprio questa incertezza su chi sia nel 1058 il vero successore di Pietro, l’ennesima nella storia del Papato, porterà finalmente nel 1059 allo stabilire delle regole chiare sulle elezioni future dei Pontefici.

Niccolò (Nicola) II (1058-1061)

- Del francese Gerard de Bourgogne si sa solo che è Vescovo di Firenze già nel 1045 e quindi alla morte di Stefano X. Designato, come abbiamo visto, il 6 maggio 1058, secondo le leggi ecclesiastiche allora vigenti questo non basta ancora perché sia Papa, in quanto ci vuole l’approvazione imperiale e la consacrazione. La prima arriva a fine anno in modo tale che il 6 dicembre (festa di San Niccolò/Nicola) alla presenza del cancelliere imperiale per l'Italia Guiberto, Ildebrando di Soana e gli ecclesiastici che si erano opposti all'elezione di Benedetto X, riunitisi a Siena, elevano al Pontificato Gerard, il quale, senza rinunciare alla guida della diocesi fiorentina, diventa Papa scegliendo come nome quello del santo del giorno. - Nonostante manchi ancora la consacrazione, sulla strada verso Roma il 18 gennaio 1059 tiene a Sutri un Sinodo, dove la maggioranza dei Vescovi dichiara deposto Benedetto X e lo scomunica. Inoltre promette un Sinodo per la primavera che dovrà affrontare lo spinoso nodo delle elezioni papali. Solo il 24 gennaio quindi, con la consacrazione, è a tutti gli effetti il nuovo Vescovo di Roma. Benedetto X deve fuggire nel castello di Gerardo di Galeria, che verrà espugnato in seguito dalle forze papali e comporterà l’arresto del Papa decaduto e la sua detenzione nell'ospedale di Sant'Agnese, cui segue un processo nel 1060, guidato dall’onnipresente Ildebrando di Soana, che lo dichiara ovviamente deposto definitivamente. Morirà poi perdonato dal suo acerrimo nemico, diventato Gregorio VII, e sepolto con onore. - Il 12 aprile 1059 Niccolò II indice un importante Concilio Lateranense, che riprende le riforme di Ildebrando, irrigidendo la disciplina del clero. Fondamentale per la storia del Papato è la famosa regolamentazione delle future elezioni alla cattedra di Pietro: il “Decretum in electione papae”, contenuto nella Bolla “In nomine Domini”, attribuisce di fatto il diritto di elezione del Pontefice ai soli Cardinali Vescovi ed esclude chiunque altro, persino i monarchi. In pratica, viene abolito il Privilegium Othonis di Papa Giovanni XII del 962. Concretamente i Cardinali Vescovi si riuniscono in assemblea; il candidato che ha ottenuto più voti diventa Papa. Successivamente, i Cardinali Presbiteri e i Cardinali Diaconi si associano alla decisione. Tra l’altro è dei soli Cardinali Vescovi la responsabilità della Chiesa romana durante il periodo di vacanza tra un Pontefice e il successivo. Altra novità riguarda la validità dell'elezione, che è immediata: il Pontefice Romano eletto in questo modo entra nel pieno possesso delle sue facoltà di Capo della Chiesa Universale appena conclusa l'elezione, quindi anche prima della sua incoronazione. Infine è consentito, in caso d'impossibilità a tenere l'elezione a Roma, che venga scelto validamente anche un altro luogo. Il Decreto comunque verrà spesso disatteso in futuro, come vedremo. - È l’epoca della Pataria a Milano, movimento contro la corruzione, in una situazione resa molto difficile dalla larghissima diffusione di simonia e concubinato del clero e dal coinvolgimento diretto dell'Arcivescovo Guido da Velate in pratiche simoniache. Forse su richiesta degli stessi Patarini durante il Concilio, il Papa manda a Milano nel 1060 Pier Damiani e Anselmo da Baggio, Vescovo di Lucca. Alla fine l'Arcivescovo sottoscrive un documento di condanna di simonia e nicolaismo e si impegna con giuramento a rinunciare a pratiche illecite nell'ordinazione dei chierici; il clero milanese promette di emendarsi; tutto il popolo giura di lottare contro la corruzione ecclesiastica. Quanti in precedenza si erano macchiati di simonia vengono riconciliati dopo adeguata penitenza. Soprattutto i 123 legati ottengono a Milano il riconoscimento della superiorità della Chiesa romana su tutte le Chiese. I Patarini non ne sono entusiasti e ancora nel Sinodo romano dell’aprile 1060 vorrebbero un intervento duro sull’Arcivescovo, che invece viene difeso. - Stringe relazioni amichevoli con le casate dei Normanni, alleanza sancita formalmente il 23 agosto 1059 al Concilio di Melfi (vi si ribadisce anche la condanna nei confronti di simonia e concubinato, e l'affermazione dell'obbligo della castità per i sacerdoti), dove Niccolò II viene accompagnato da Ildebrando, dal cardinale Umberto di Silvacandida e dall'abate Desiderio di Montecassino. Nel successivo Concordato il Papa investe solennemente Roberto il Guiscardo dei Ducati di Puglia, Calabria e Sicilia, e Riccardo d'Aversa del Principato di Capua, in cambio dei giuramenti di fedeltà e della promessa di assistenza nel sorvegliare i diritti della Chiesa. - Muore molto anziano a Firenze, dove si reca spesso, perché è ancora il Vescovo della città, il 27 luglio 1061 e viene sepolto in Duomo. Così dice di lui San Pier Damiani: “io lo giudico uomo di molte lettere e di vivace ingegno, superiore di sospetti, casto, largo e pietoso nei poveri” . - Aveva creato 13 Cardinali (due dei quali futuri Pontefici) nel corso di tre distinti Concistori.

124

CAPITOLO 15

DAL 1061 AL 1118

Se cercate qualche prova “provata” che il Signore non abbandona mai la sua Chiesa nella tempesta della storia o, meglio, dei nostri tradimenti, qualche indizio è riscontrabile in questo periodo storico a cavallo fra l’XI e il XII secolo, dove la santità torna ad abitare sul Trono di Pietro, con una serie di Pontefici oggetto di culto da parte dei fedeli. Vi ricordate sicuramente in quale abisso di corruzione era finito il Papato in questi anni: ebbene, a volte può bastare una sola figura come quella di Ildebrando di Soana, poi Papa Gregorio VII, a ridare nuovo slancio alla Chiesa. Certo, dobbiamo sempre inserire la parola “riforma” nel giusto contesto temporale e culturale, per evitare fraintendimenti. La figura del “Papa riformatore” di quei tempi lontani non è certo sovrapponibile completamente con quello che intendiamo oggi. Se possiamo trovare punti di contatto per quanto concerne il desiderio di fare pulizia riguardo agli scandali (arricchimento indebito, addirittura simoniaco), è vero anche che qui siamo di fronte ad una difesa dura e pura del celibato ecclesiastico, proveniente tra l’altro dal basso (clero minore, popolo, borghesia cittadina, vedi Pataria milanese), che non collima affatto con le istanze di riforma o col “progressismo” odierni. Diamo atto che ci volle coraggio a strappare dalle mani dei poteri forti l’elezione dei Vescovi, in particolare quello di Roma. Purtroppo però, incapaci allora a separare bene i poteri, i Papi ritennero giusto esercitare il loro arbitrio anche su quelli mondani. Il Papa insomma figura unica che deve rendere conto solo a Dio, la più alta fra i mortali. La paura di ribellarsi per un’eventuale scomunica c’è ancora, ma non più così forte, tant’è che gli Imperatori reagiranno a questi Pontefici assoluti (nel senso di sciolti da ogni ubbidienza terrena), eleggendo Antipapi per rendere la vita difficile al Papa “riformatore” di turno. Tutto questo, mentre c’è un terrore diffuso per la minaccia islamica, che porta ad un riavvicinamento fra cattolici ed ortodossi e all’indizione di una spedizione militare per liberare la Terra Santa. Sarà la prima di una lunga serie di Crociate, l’inizio anche di una lunga serie di assedi, distruzioni ed eccidi che provocheranno un fiume di sangue cattolico, ebraico ed islamico, che continua ad imbarazzare l’uomo di oggi, al di là delle disquisizioni storiografiche e teologiche.

Alessandro II (1061-1073)

- È il primo Papa di cui abbiamo la data di nascita precisa (10 ottobre 1015). Nativo di Baggio, allora paese non conglobato a Milano, è il celebre Anselmo, di cui abbiamo spesso parlato nello scorso capitolo. Nato in una famiglia in qualche modo legata all’Imperatore, svolge i suoi studi in Francia presso l’Abbazia di Notre-Dame du Bec, diventa sacerdote a Milano nel 1055 ai tempi del discusso Arcivescovo Guido da Velate. Due anni dopo è nominato Vescovo di Lucca, dove fa ricostruire il Duomo e, insieme ad Ildebrando di 125

Soana, si impegna nel sopprimere la simonia e a rafforzare il celibato del clero nella Chiesa. Viene inviato tra l’altro come legato da Enrico III a Milano, quando i patarini arrivano a profanare perfino l’Eucarestia consacrata da preti, che ritengono indegni o simoniaci, e ne scomunica i capi. In seguito torna a Milano per riappacificare una situazione fattasi incandescente fra l’Arcivescovo e la Pataria. È in questo contesto di violenze crescenti fra cattolici in una delle più importanti Diocesi italiane che il 1º ottobre 1061 viene eletto Papa il Vescovo di Lucca (titolo rimastogli anche da Pontefice), pur non essendo ancora Cardinale. - L'ascesa al Soglio pontificio viene ispirata da Ildebrando, che agisce in conformità con i decreti del 1059 sulle modalità per eleggere i Pontefici. Quindi Alessandro II è il primo Papa del tempo ad essere eletto senza l'intrusione del potere imperiale o di qualche famiglia romana, ma per la sola iniziativa dei Cardinali Vescovi. - La vedova di Enrico III, Agnese di Poitou, che regge l’Impero, non approva ed elegge a Basilea un Antipapa nella persona del Vescovo di Parma Cadalo, che, diventato Onorio II, si dirige verso Roma. Qui entra in San Pietro in Vaticano e si ritira poi in Castel Sant’Angelo, mentre i suoi partigiani occupano tutta la città leonina. Alessandro II è costretto a rifugiarsi in un monastero sul colle capitolino. - Viene convocato un Concilio ad Augusta il 24 ottobre 1062, per decidere quale sia il legittimo Pontefice. Alessandro II torna nella sua Lucca ad attendere il verdetto. Nel marzo 1063 il Papa è di nuovo a Roma. In aprile inaugura nel Palazzo Lateranense un solenne ed affollato Sinodo, che condanna Cadalo, rinnova i decreti antisimoniaci di Niccolò II, vieta ai fedeli di assistere alle funzioni sacre celebrate da sacerdoti concubinari, proibisce agli ecclesiastici di cumulare benefici e di accettare l'investitura da laici senza aver prima ottenuto il consenso dell'Ordinario diocesano o del Metropolita, raccomanda caldamente per il clero la pratica della vita comune. Da parte sua l'Antipapa, convocato un Concilio a Parma, scomunica Alessandro II, accusandolo di non esser stato eletto dal clero e dal popolo di Roma, ma - in disprezzo delle leggi canoniche - dai Normanni, nemici dell'Impero. In maggio Onorio II, con un esercito lombardo, giunge a Roma e, aiutato dalla nobiltà, occupa di nuovo la città leonina, insediandosi in Castel Sant’Angelo. - Viene convocato allora un nuovo Concilio a Mantova (1064) presieduto dall'Arcivescovo di Colonia, Annone II, subentrato ad Agnese nella reggenza del futuro imperatore Enrico IV. È presente il solo Alessandro II, che giura di essere immune dal peccato di simonia e che era stato eletto, contro la sua volontà, da coloro i quali, secondo l'antico costume romano, avevano il diritto e la potestà di farlo. L'Antipapa Onorio II viene quindi dichiarato deposto e scomunicato. - Il Papa entra in contrasto con l'Imperatore Enrico IV, non volendo accettare la richiesta di divorzio dalla consorte Berta, figlia del Marchese di Torino, divorzio al quale l'Imperatore deve al momento rinunciare per l’intervento durissimo dell’inviato papale Pier Damiani. - Altri motivi di attrito sono il riavvicinamento fra Papato e Normanni e ancora una volta il “caso Milano”, quando nel 1070 l’Imperatore vuole imporre come Arcivescovo, dopo il ritiro di Guido da Velate, il da lui designato Goffredo da Castiglione, mentre Alessandro II nomina il giovane chierico Attone, candidato del capo della Pataria Erlembaldo Cotta. - Cerca di riprendere il dialogo con la chiesa di Costantinopoli dopo la rottura avvenuta nel 1054 sotto il Pontificato di Leone IX. Così nel 1071 invia una delegazione presso l'imperatore bizantino Michele VII. - Come aveva fatto da Vescovo, si batte per il celibato del clero e contro la simonia in tutta Europa. Così in Inghilterra i Re normanni impongono Vescovi di alto profilo, come l’ex insegnante del Papa Lanfranco di Pavia, divenuto Arcivescovo di Canterbury. Molto intensa

126 anche l’opera riformatrice ed accentratrice del Papa nel sud d’Italia, che aveva ancora alcuni legami con l’Oriente. - Muore il 21 aprile 1073 e viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 45 Cardinali nel corso di 12 Concistori, tra i quali due futuri beati.

Gregorio VII (1073-1085)

- Il più importante fra i Papi dell'XI secolo viene battezzato Ildebrando Aldobrandeschi, toscano probabilmente di Soana (oggi Sovana nel grossetano), probabilmente di modesta estrazione, studia a Roma presso lo zio abate di Santa Maria in Aventino e in Laterano. Tra i suoi insegnanti c’è il futuro Gregorio VI, di cui poi diventa fedele collaboratore, seguendolo in esilio in Germania, tappa fondamentale per la sua formazione. A Colonia e, dopo la morte di Gregorio VI, nell'abbazia di Cluny è in grado di continuare gli studi diventando monaco. In questo periodo entra in contatto con i circoli più vivi della riforma ecclesiastica. Su sua richiesta, Ildebrando torna a Roma e inizia a lavorare nel servizio ecclesiastico, diventando Suddiacono della Sede apostolica sotto Leone IX, Diacono e Arcidiacono sotto Stefano X, Cardinale e Cancelliere sotto Alessandro II. Non riprendiamo qui quanto abbiamo scritto precedentemente sulla sua onnipresenza accanto ai predecessori (molti segnalati proprio da lui agli elettori), quando c’era da intervenire per la riforma della Chiesa. Nominato sotto Niccolò II Abate laico di San Paolo fuori le mura, viene eletto a furor di popolo e dai Cardinali riuniti in San Pietro in Vincoli il giorno dopo la morte di Alessandro II. A 52 anni, il 22 maggio 1073 riceve l'ordinazione sacerdotale e il 30 giugno la consacrazione episcopale. - Lontani i suoi tempi anni luce dai nostri, eppure ecco l’immagine che il nuovo Papa dà della cristianità sua contemporanea: “Sono rari i buoni che anche in tempo di pace sono capaci di servire Dio. Ma sono rarissimi quelli che per suo amore non temono le persecuzioni o sono pronti ad opporsi decisamente ai nemici di Dio. Perciò la religione cristiana - ahimè - è quasi scomparsa, mentre è cresciuta l'arroganza degli empi”. - Con parole, che ricordano quelle dell’attuale Pontefice, così si esprime invece sui Vescovi del tempo: “I vescovi ricercano con insaziabile brama la gloria del mondo e i piaceri della carne. Non solo sconvolgono in se stessi le cose sante e religiose, ma col loro cattivo esempio travolgono ad ogni delitto anche i loro sudditi” . Per questo motivo promuove comportamenti diversi, da un lato incoraggiando Vescovi ed Abati ad opporsi alle pratiche simoniache e dall'altro esortando Re ed alti feudatari a non estorcere denaro. - Gregorio si sente investito di un compito immane che lo porta ad andare forse oltre i confini suoi propri. L’essere Vicario di Cristo gli dà una responsabilità sulla Chiesa come pastore, ma la sua visione del ruolo è assolutista: essendo la Chiesa, divina per natura, al di sopra di ogni autorità terrena, ne consegue che il Papa è l’unica autorità a cui tutto deve fare capo. A questo punto la disobbedienza nei suoi confronti implica la disobbedienza a Dio o, in altre parole, l'abbandono della cristianità. Gregorio pretende che tutti i più importanti motivi di disputa siano indirizzati a Roma; gli appelli devono essere rivolti direttamente a lui; la centralizzazione del governo ecclesiastico a Roma comporta anche una riduzione del potere dei Vescovi. Considera l'esistenza dello Stato come deroga della Provvidenza, descrivendo la coesistenza di Chiesa e Stato come risultato del volere divino. Enfatizza la necessità di unire il sacerdotium e l'imperium, ma non considera i due poteri sullo stesso piano. La superiorità della Chiesa è per lui un fatto che non ammette discussioni e del quale non dubiterà mai. Inoltre avanza verso diversi regni una pretesa di sovranità da parte della Sede apostolica e cerca di assicurarsi il riconoscimento dei diritti di possesso sulle isole di Corsica e Sardegna. Anche Spagna ed Ungheria sono reclamate 127 come sua proprietà e viene fatto un tentativo per indurre il re di Danimarca a mantenere il proprio regno come feudo del Papa. - Gregorio stringe relazioni con diverse nazione della cristianità (nonostante il Re francese e quello inglese non siano in linea con le sue idee); la sua corrispondenza giunge in Polonia, Boemia e Russia. Scrive in termini amichevoli al Re musulmano della Mauritania e cerca senza successo di portare la Chiesa armena in comunione con Roma. - Lavora alacremente per ripristinare relazioni fraterne con gli Ortodossi, soprattutto quando gli Arabi minacciano l’Impero. Gregorio invita a creare una coalizione militare per liberare il Santo Sepolcro. - Nel 1073 introduce nel Diritto Canonico la pena dell'interdetto (punizione ecclesiastica, che ha l'effetto di impedire l'accesso a tutte o a gran parte delle sacre funzioni della Chiesa in un luogo particolare). - Durante la Quaresima 1074 Gregorio convoca il suo primo Sinodo (ne radunerà ben undici): in esso sono condannati tutti i chierici ordinati per simonia; inoltre si decide che i Vescovi che hanno ottenuto dei benefici in cambio di denaro, debbano abbandonarli immediatamente, pena la scomunica. - Non modifica le norme canoniche sul celibato dei sacerdoti, ma agisce con maggiore energia e ottiene migliori risultati dei suoi predecessori. Nel 1074 pubblica un'Enciclica, assolvendo i fedeli dall'obbedienza verso quei Vescovi che permettono ai preti di sposarsi. Li incoraggia poi a prendere provvedimenti contro i preti sposati, privando questi ultimi anche del loro sostentamento. - Nel 1079, fa venire a Roma Berengario, che abbiamo già visto sostenere che l'Eucarestia è soltanto segno o simbolo del corpo di Cristo. Nel Sinodo quaresimale di quell’anno l'obbliga ad accettare la dottrina della "transustanziazione". - Il destino del Pontificato di Gregorio VII resterà sempre legato ai suoi rapporti con l’Imperatore germanico. Sarà così concentrato su questo problema da risultare più morbido in situazioni simili in Francia ed Inghilterra. - I rapporti con l’Imperatore all’inizio sono buoni, anche perché il sovrano non ha tempo per problemi religiosi, essendo impegnato contro i Sassoni. Nel 1074 a Norimberga fa atto di penitenza alla presenza dei legati papali per aver avuto rapporti con collaboratori scomunicati. Inoltre presta un giuramento di obbedienza al Papa e promette di appoggiare l'opera di riforma della Chiesa. Ma nel 1075 Gregorio VII redige il “Dictatus Papae”, ventisette proposizioni, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere del Pontefice romano. Nel testo rivendica la superiorità dell'istituto pontificio su tutti i sovrani laici, Imperatore incluso. In questo testo il Papa si arroga anche il diritto di deporre qualunque sovrano. In più vieta ai laici di poter investire qualunque ecclesiastico, pena la scomunica. - Enrico IV non accetta le decisioni del Pontefice e seguita a concedere investiture in cambio di denaro, mettendo il naso nelle nomine episcopali a Milano (impone Tedaldo, un antiriformista). Inoltre compie un gesto decisamente maleducato, accogliendo a corte un certo Cencio, capo dei malcontenti di Roma, il quale era riuscito a catturare il Papa la notte di Natale mentre celebrava la Messa e a rinchiuderlo grondante sangue in una torre. - Il Papa replica con una dura lettera (datata 8 dicembre 1075). Al tempo stesso invia anche un messaggio verbale con la minaccia di privarlo della corona. La risposta di Enrico IV è un Concilio nazionale convocato in tutta fretta a Worms per il 24 gennaio 1076, nel quale 27 Vescovi approvano un testo, in cui si dichiara che Gregorio non può più essere considerato Papa. L’Imperatore stesso, nella sua veste di Patrizio romano, dirige a Ildebrando "falso monaco e non più Papa" una lettera per ordinargli di scendere dalla cattedra "usurpata".

128

- A Roma viene portato il documento di detronizzazione al Papa durante un Sinodo in Laterano nel febbraio 1076. Ne nasce una rivolta contro il messaggero imperiale, che Gregorio tiene sotto controllo, passando poi al contrattacco: pronuncia la sentenza di scomunica contro il principe tedesco, al pari dei Vescovi lombardi e tedeschi che lo hanno sostenuto; lo spoglia della dignità regale e assolve i suoi sudditi dai giuramenti prestati a suo favore. I Principi tedeschi e i Sassoni ne approfittano e si schierano dalla parte del Papa. Per uscirne e non perdere il regno, Enrico può solo pentirsi. - Così l’Imperatore costringe il Papa, in viaggio verso la Germania, a concedergli l'assoluzione, facendo penitenza di fronte a lui nel reggiano presso la rocca di Canossa della marchesa Matilde (seguace fedele e incondizionata del Papato), dove si è fermato. Enrico si presenta per tre giorni successivi, a partire dal 25 gennaio 1077 alle porte del castello scalzo e vestito di saio come un penitente, implorante l'assoluzione dalla scomunica. Questo gesto diviene un evento storico di grande portata. La riconciliazione avviene solo dopo un negoziato prolungato e l'assunzione di precisi impegni da parte del Re ed è con riluttanza che Gregorio accetta il pentimento, perché concedendo l'assoluzione, la Dieta dei Principi di Augusta prevista per il 2 febbraio sul destino di Enrico sarebbe diventata inutile o avrebbe cambiato completamente il suo carattere. Non può comunque negare il rientro nella Chiesa al penitente. - A livello politico, però, Enrico, pur perdonato, è in difficoltà: i nobili sono contro di lui e alla fine individuano un successore nel cognato Rodolfo di Svevia (13 marzo 1077), verso il quale il Papa si mantiene inizialmente neutrale; poi decide di schierarsi dalla sua parte all’inizio del 1080 e il 7 marzo durante il Sinodo Quaresimale, scomunica di nuovo Enrico IV. - Questa volta l’Imperatore non ci sta: si rifiuta di riconoscere la condanna sostenendone l'illegalità. Convoca a Bressanone un Concilio con Vescovi tedeschi, italiani e della Borgogna, dove Ugone Candido accusa il Pontefice di essere un assassino ed un eretico. Il 26 giugno 1080 Enrico IV dichiara la deposizione di Gregorio e nomina l'Arcivescovo Guiberto (o Wiberto) di Ravenna come suo successore. In ottobre sconfigge in battaglia l'acerrimo rivale Rodolfo di Svevia, il quale muore il 16 ottobre. - La situazione precipita negli anni seguenti: mentre il Papa cerca alleati nei Normanni a sud (storica la rinuncia della Chiesa a quelle terre ex-bizantine), Enrico scende verso Roma, la occupa il 21 aprile 1083, mentre il Papa si rifugia a Castel Sant'Angelo. Appena ripartito per la Germania, Gregorio VII convoca un Sinodo di Vescovi, che si conclude con una nuova scomunica. Saputo ciò, Enrico entra nuovamente in Roma il 21 marzo 1084, assediando il Papa in Castel Sant'Angelo ed insediando in San Giovanni in Laterano Guiberto, che prende il nome di Clemente III (24 marzo). Il 31 marzo l’Antipapa incorona Enrico IV Imperatore in San Pietro. - Gregorio VII manda a chiamare in soccorso Roberto d'Altavilla detto “il Guiscardo”, Duca di Puglia e Calabria. Il 21 maggio successivo Roberto riesce ad entrare a Roma e a mettere in salvo il Pontefice, ma le sue truppe devastano completamente la Città Eterna, rendendosi responsabili di saccheggi e distruzioni peggiori, se paragonate a quelle del sacco goto del 410 e di quello futuro, lanzichenecco, del 1527. Gran parte dei resti antichi allora ancora in piedi e delle chiese, vengono spogliati e distrutti; da allora tutta la popolazione di Roma si concentra nel Campo Marzio (l'ansa del Tevere) e tutto il settore corrispondente ad Aventino, Esquilino, Celio rimangono disabitati per secoli. - L'Antipapa Clemente fugge da Roma insieme all'Imperatore. Gregorio è liberato, ma Roberto d'Altavilla non vuole la restituzione al Pontefice dei pieni poteri, bensì costringe il Papa ad abbandonare Roma e a recarsi nei suoi territori. Il Pontefice scende verso Salerno. Durante il viaggio fa tappa presso l'Abbazia di Montecassino, dove è ospite 129 dell'abate Desiderio. Roma è sguarnita: facile per Clemente III, che ha atteso lo sviluppo degli eventi nella vicina Tivoli, riprendere possesso della città. - Gregorio VII non tornerà mai più a Roma e sconsolato scriverà: “Da molto tempo chiedo all'onnipotente Signore di togliermi da questa vita o di rendermi utile alla nostra santa Madre Chiesa, e tuttavia né Egli mi ha tolto dalle mie afflizioni, né mi ha permesso di rendere alla Chiesa i servizi che vorrei" . Muore a Salerno il 25 maggio 1085, dove è ancora sepolto. I romani e diversi dei suoi più fidati sostenitori lo avevano abbandonato, seguendo l’Antipapa Clemente III, e i suoi fedeli in Germania si erano ridotti a un piccolo numero. Canonizzato nel 1606 da Paolo V. - Aveva creato 31 Cardinali (tra i quali due futuri Pontefici e due beati) nel corso di nove distinti Concistori.

Vittore III (1086-1087)

- Di origini longobarde, Dauferio Epifani Del Zotto (da monaco: Desiderio da Montecassino), figlio del Duca di Benevento Landolfo V, si fa monaco contro la volontà paterna presso il monastero di Santa Sofia. Nel 1055 si trasferisce a Montecassino col permesso di Papa Vittore II. Mentre sta per partire come Legato Pontificio a Costantinopoli, viene raggiunto a Bari dalla notizia della sua elezione ad Abate di Montecassino. Cardinale nel 1059, durante gli undici anni di guida spirituale di Montecassino, si ha la rinascita edilizia ed artistica dell'abbazia, che fa ricostruire completamente dal 1066 al 1071, ornando la chiesa di preziosi affreschi e mosaici, anche con il contributo di mosaicisti ed artisti vari provenienti dall'Oriente bizantino. Il monastero diviene inoltre un centro di studi teologici, grammaticali e retorici. Forse indicato come successore sul letto di morte da Gregorio VII, viene eletto in una riunione burrascosa, dopo un anno di sede vacante, il 24 maggio 1086 a 61 anni di età. Incerto se accettare, torna a fare l’Abate, cercando candidati più adeguati di lui al Papato. Alla fine, dopo un Concilio a Capua, si convince e viene consacrato il 9 maggio 1087, ma si ritira subito a Montecassino. - Viene convinto da Matilde di Canossa a tornare a Roma, qui si imbatte in una situazione ostile per la presenza ancora dell’Antipapa Clemente III. Vittore III risiede sull'isola Tiberina, va in giro scortato dai Normanni, in San Pietro celebrano a turno (!): così, pochi mesi dopo, decide di tornare nella natia Benevento. - Nell'agosto 1087 convoca a Benevento un Sinodo di una certa importanza, nel quale l'Antipapa Clemente III viene scomunicato, l'investitura laica vietata e proclama una sorta di Crociata contro i Saraceni nell'Africa settentrionale. Durante il sinodo Vittore, molto ammalato, si ritira a Montecassino, dove muore il 16 settembre 1087 e ivi sepolto. Verrà beatificato da Leone XIII nel 1887. - Aveva creato solo un Cardinale (San Bruno di Segni).

Urbano II (1088-1099)

- Francese, Ottone (o Oddone o Odo o Eudes) di Châtillon-sur-Marne nasce in una nobile famiglia, studia a Reims, dove successivamente diventa Arcidiacono, sotto la guida del suo maestro ed amico tedesco San Bruno (Brunone di Colonia). Priore di Cluny, accompagna nel 1077 l’Abate a Canossa per l’incontro fra Enrico IV e Gregorio VII. Nel 1078 è nominato Vescovo di Ostia e Velletri, succedendo a Pier Damiani. Fa parte della rosa di candidati indicati da Gregorio VII prima di morire.

130

- Il 12 marzo 1088, nel corso di un piccolo Conclave con circa 40 tra Cardinali ed altri prelati, tenutosi a Terracina, viene eletto Papa e solo il 3 luglio 1089 entra trionfalmente a Roma, mentre l'Antipapa Clemente III fugge a Tivoli. - In una serie di Sinodi che si svolgono a Roma, Amalfi, Benevento e Troia si dichiara nuovamente contro la simonia e l'investitura laica, a favore del celibato del clero e in opposizione all'imperatore Enrico IV. - L’assise più importante da lui convocata resta il III Concilio di Melfi tenutosi dal 10 al 17 settembre 1089, in cui emana 16 importanti canoni per condannare la simonia, proibire le investiture laiche, ordinare il celibato ai chierici e riformare la disciplina monastica. Persegue lo stesso intento di Gregorio VII di inglobare nel rito latino il clero greco del Meridione d’Italia. Inoltre insieme ai Capi Normanni, getta le basi per costituire una lega allo scopo di liberare dai mussulmani la Terra Santa. - Da Melfi poi si sposta via Matera fino a Bari, invitato da Boemondo d'Altavilla, per deporre l'urna che contiene le ossa di San Nicola di Bari nella tomba predisposta e consacrare la Basilica di San Nicola. Rientrato a Roma, può riavere il Laterano con una somma di denaro offertagli da Goffredo abate di Vendôme e celebrare con solennità la Pasqua del 1094. I suoi viaggi fuori Roma proseguiranno ancora: Pisa, Pistoia, Firenze, Piacenza, Cremona, Asti, Como e Pavia. - Importante storicamente è l’indizione della Prima Crociata, avvenuta nel 1095 durante il Concilio di Clermont, dove Urbano II invoca il soccorso armato dell'Occidente in favore di Costantinopoli contro l'invasione selgiuchida, ormai alle porte della capitale bizantina, avendo ricevuto un’accorata richiesta dall'Imperatore Alessio I Comneno. Il discorso del Papa del 27 novembre del 1095 è molto duro ed impressiona noi moderni, perché sembra di ascoltare le testimonianze dei cristiani di oggi su quello che patiscono da quelle parti. Anzi, allora era pure peggio: “Abbattono gli altari dopo averli sconciamente profanati, circoncidono i cristiani e il sangue della circoncisione o spargono sopra gli altari o gettano nelle vasche battesimali; e a quelli che vogliono condannare a una morte vergognosa perforano l’ombelico, strappano i genitali, li legano a un palo e, percuotendoli con sferze, li conducono in giro, sinché, con le viscere strappate, cadono a terra prostrati. Altri fanno bersaglio alle frecce dopo averli legati ad un palo; altri, fattogli piegare il collo, assalgono con le spade e provano a troncare loro la testa con un sol colpo. Che dire della nefanda violenza recata alle donne, della quale peggio è parlare che tacere?” . Poi il proclama finale, da cui il nome di “Crociata” per questo genere di imprese militari: “Quando andrete all’assalto dei bellicosi nemici, sia questo l’unanime grido di tutti i soldati di Dio: “Dio lo vuole! Dio lo vuole!” (…). Chiunque vorrà compiere questo santo pellegrinaggio e ne avrà fatto promessa a Dio e a lui si sarà consacrato come vittima vivente santa e accettevole porti sul suo petto il segno della croce del Signore; chi poi, pago del suo voto, vorrà ritornarsene, ponga alle sue terga; sarà così adempiuto il precetto che il Signore dà nel Vangelo: “Chi non porta la sua croce e non viene dietro di me non è degno di me” . L’assemblea reagisce urlando in tardo latino: "Deus le volt!". Ed è in questa occasione che fa diffondere il Piccolo Ufficio della Beata Vergine (l’uso di recitare l’Ave Maria mattino e sera) e dedica il sabato alla Madonna. - Prima di indire la Crociata, il Papa persuade l’Imperatore bizantino ad unire la Chiesa Ortodossa a quella Latina e ad accettare la supremazia della seconda. La risposta all'appello del Papa si diffonde in Europa e trova grande seguito. I primi a rispondere sono i poveri cristi che, sostenuti da predicatori come Pietro l’Eremita, dopo aver attraversato mezza Europa non senza eccidi di Ebrei e scontri per motivi logistici coi Bizantini, arrivano male armati nell’Anatolia dove vengono massacrati dal sultano Qilij Arslan ibn Sulayman: solo chi si fa musulmano si salva e viene deportato. La vera spedizione è però quella dei 131 nobili, 60.000 uomini sostenuti e capeggiati dal francese Goffredo di Buglione e da suo fratello Baldovino, che porterà alla conquista di Gerusalemme nel 1099, con conseguente massacro di islamici. I cattolici non si dimostrano affatto di parola, in quanto i territori non vengono ceduti all’Imperatore d’Oriente, ma diventano regni indipendenti guidati da nobili occidentali, come lo stesso Goffredo. - Il Papa si occupa anche della ricristianizzazione della Sicilia dopo anni di dominio arabo e per questo affida la nuova “Apostolica Legazia di Sicilia“ al normanno Ruggero I come Legato pontificio con prerogative straordinarie, negate ai sovrani temporali in altre parti d'Europa, come nominare Vescovi ("investitura laica"), raccogliere le rendite della Chiesa per inoltrarle al Papato, avere voce nel giudizio di questioni ecclesiastiche. Fonda nuove Diocesi, fissa i loro confini e nomina una nuova gerarchia ecclesiastica. La moglie piemontese del re invia coloni dalla valle del Po nella Sicilia orientale (origine dei cosiddetti “Lombardi di Sicilia”), - Muore il 29 luglio 1099, inconsapevole che pochi giorni prima era stata liberata Gerusalemme, e viene sepolto in San Pietro. Verrà beatificato da Leone XIII il 14 luglio 1881, esaudendo la richiesta dell'Arcivescovo di Reims, Benoît-Marie Langénieux. - Aveva creato 71 Cardinali (tra questi tre futuri Pontefici e un beato), nel corso di 10 distinti Concistori.

Pasquale II (1099-1118)

- Rainerio (Raniero), figlio di Crescenzio Raineri, signore del castello di Bleda in Romagna, si fa monaco cluniacense e vive per dieci anni nel Monastero di Fiumana, presso Forlì. Giunto a Roma, viene nominato Abate di San Lorenzo fuori le Mura. Attorno al 1076 diventa Cardinale e poi inviato come Legato Pontificio in Spagna da Urbano II. Viene eletto il 13 agosto 1099 nella chiesa di San Clemente in una situazione di disordine dovuta alla presenza a Ravenna di quel Clemente III Antipapa, che non si rassegna a stare lontano da Roma. I Normanni lo fermano ad Albano e muore nel 1100 a Civita Castellana. Pasquale II, venuto a sapere che molti fedeli lo considerano addirittura un santo per uno strano liquido profumato e miracoloso che esce dalla sua tomba, ne fa disseppellire le spoglie per disperderle nel Tevere. - I nemici di Pasquale comunque, che siano l’Imperatore o la nobiltà romana, continuano a nominargli contro Antipapi, come Teodorico morto nel 1102, riconosciuto Papa da Enrico IV in persona, il successore Adalberto (Alberto), che viene catturato dai Normanni e in seguito esiliato nel monastero di San Lorenzo ad Aversa, ed infine Maginulfo-Silvestro IV nel 1105, alla fine di un processo in cui Pasquale II viene accusato nientemeno che di simonia ed eresia. Comunque il Papa riesce sempre a cacciare o ad ottenere la sottomissione degli usurpatori. - Negli anni 1100-1101 effettua un viaggio nell'Italia meridionale per risolvere alcune vertenze che erano sorte nelle comunità locali. Lancia l'interdetto alla città di Benevento, che si è schierata contro la Santa Sede. Va in Puglia per riunire i Vescovi di Canosa e Canne, poi scende in Calabria per visitare la comunità di Mileto. Infine riunisce tutti i Vescovi del Mezzogiorno, con Cardinali, Abati, religiosi e tutti i Conti normanni nel IV Concilio di Melfi. - Durante il citato IV Concilio di Melfi (agosto 1101) riconosce l'ordine dei Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni in Gerusalemme, il più antico degli Ordini religiosi cavallereschi. - Restaura diverse chiese di Roma. A lui si deve la distruzione dell'originale tomba di Nerone, da lui considerato un anticristo con il falso potere di risorgere, e la sua sostituzione con una cappella, nucleo originario della Basilica di Santa Maria del Popolo. 132

Ricostruisce la Basilica dei Santi Quattro Coronati, distrutta dall’incendio di Roberto il Guiscardo. - Viene considerato il primo Papa a nominare un Vescovo “americano”: si tratta dell’islandese Eiríkr Gnúpsson, che diventa Vescovo di Groenlandia e Vinland (Terranova, già raggiunta dai Vichinghi) nel 1112. Questo pone la sua sede a Garðar, in Groenlandia e vi fa costruire una chiesa a pianta cruciforme in arenaria. - I rapporti con Enrico V non sono dissimili da quelli avuti col padre, che aveva scomunicato in un Concilio del 1102. Eppure durante la guerra familiare, che aveva portato Enrico IV all’abdicazione nel 1105, c’era stato la presa di posizione di Pasquale II a favore del figlio. Ma Enrico V, appena riconosciuto Imperatore nel 1106, comincia a contrastare il Papa, nonostante questi sia più flessibile in tema di investiture dei predecessori, più incline al compromesso. Si limita a pretendere, infatti, che i sovrani laici non attribuiscano cariche religiose (quella vescovile su tutte), mentre ritiene sia fondamentale che i Vescovi investiti del potere temporale riconoscano l'autorità del sovrano. Quando, dopo un Concilio a Guastalla nel 1106 Enrico V riprende a nominare Vescovi, il Papa si vede costretto a chiedere aiuto al Re di Francia Filippo I (1107), senza ottenere molto. L’Imperatore vuole l’incoronazione a Roma e quindi scende nel 1111 in Italia. Pasquale II cede di fronte alla dimostrazione di forza di Enrico V ed acconsente il 9 febbraio ad un accordo (passato alla storia come Iuramentum Sutrinum), in base al quale la Chiesa avrebbe ceduto tutti i possedimenti e i diritti ricevuti dall'Impero e dal Regno d'Italia sin dai tempi di Carlo Magno, mentre Enrico da parte sua avrebbe rinunciato solamente all'investitura laica dei Vescovi. Nell’imminenza dell’incoronazione (12 febbraio), il popolo romano si ribella. Allora Enrico sequestra Papa e Curia portandoli in Sabina. Dopo due mesi di prigionia, si arriva all’accordo di Ponte Mammolo dell’11 aprile 1111, dove si consente al Re il diritto d’investitura parziale, con il beneplacito di sedici Cardinali, che convalidano la promessa papale. Pasquale incorona Enrico V in San Pietro il 13 aprile e questi se ne parte solo dopo una promessa che non ci sarebbero state vendette nei suoi confronti. - Ed invece un Concilio in Laterano del marzo 1112 dichiara nulle le concessioni estorte con la violenza, un altro a Vienne lancia addirittura l'anatema contro l'Imperatore. Il Papa, però, non se la sente di scomunicare Enrico V, avendogli promesso che non avrebbe subito vendette. Nel Concilio di Gerusalemme e in quello successivo Lateranense dell’8 marzo 1116, il Vescovo Conone di Palestrina, si pronuncia apertamente contro l’Imperatore e lo scomunica; Pasquale ne sancisce le decisioni, senza però che sia fatto espressamente il nome dell'Imperatore. Questo il discorso secondo un testimone: "Confesso a Dio onnipotente e a voi che mi pento che quel privilegio, o piuttosto pravilegio, che ci è stato estorto nelle tende mai sia stato dato a qualcuno […]. In questo sinodo, come nel precedente, scomunichiamo quello e tutti coloro che lo vogliono tenere per privilegio. A Dio e a voi promettiamo, fino a quando questa misera anima abiterà nel suo indegno corpo, che mai vogliamo acconsentire a qualcosa contro i decreti dei padri nostri, se piace alla Sua maestà. Perciò vi prego che preghiate per me, misero peccatore, perché si degni di rimettere a me questo delitto e tutti i miei peccati" . - Per la prima volta, ci sono problemi anche con la corona inglese, sempre per il motivo delle investiture. Il re Enrico I vorrebbe nominare Vescovi al posto di Anselmo d'Aosta (tra i massimi esponenti del pensiero medievale cristiano) allora Arcivescovo di Canterbury. Alla fine si giunge ad un compromesso (1º agosto 1107), che non verrà rispettato dalla corona. Pasquale arriverà a minacciare nel 1115 una scomunica verso il sovrano. - Matilde di Canossa muore di gotta il 24 luglio 1115 a Bondeno di Roncore e lascia in eredità i suoi feudi al Papa. Ma Enrico V, che è erede per parentela, li rivuole, scende in 133

Italia, mentre i nobili suoi alleati provocano tumulti a Roma. Pasquale II deve allora rifugiarsi a Montecassino, mentre Enrico V entra in città (1117). A Pasqua l’Arcivescovo di Braga, Maurice Bourdin, pone la corona imperiale sulla sua testa e su quella della moglie Matilde; i Cardinali si rifiutano di essere presenti alla cerimonia. A Benevento Pasquale II riunisce un Concilio che scomunica l’Arcivescovo di Braga. Tornato finalmente in una Roma ancora in rivolta all’inizio del 1118, il Papa muore in pochi giorni il 21 gennaio. Viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 92 Cardinali in 15 distinti Concistori (tra di loro un Antipapa ed un beato).

134

TAVOLA I

Alessandro II

Gregorio VII

135

Urbano II al Concilio di Clermont

Urbano II proclama la prima Crociata

136

CAPITOLO XVI

DAL 1118 AL 1181

Siamo nel pieno del XII secolo, epoca di grandi figure cristiane come Bernardo di Chiaravalle, Ildegarda di Bingen, Thomas Beckett. Alcuni Pontificati piuttosto lunghi, in particolare quelli di Innocenzo II ed Alessandro III (ben 22 anni), ci portano quasi alla fine del secolo, con tanti chiaro-scuri come ogni epoca umana, ma con alcuni fatti storici importanti (pensiamo che questa è l’epoca di Federico Barbarossa) e decisioni che in parte sono arrivate fino a noi. Pensiamo per esempio alle elezioni papali, compiute da allora in poi in luoghi chiusi “cum clave” solo da Cardinali e con una maggioranza richiesta dei 2/3, ma pure alle decisioni prese in importanti Concili Lateranensi, alcune decisamente buone, altre oggi per noi incomprensibili. La vita per i Pontefici continua ad essere difficile, spesso non possono neanche stare a Roma, dove le famiglie locali o l’Imperatore tedesco eleggono Antipapi a iosa. Questo comporta anche gravi atti di violenza reciproca fra cattolici, dove sono coinvolti spesso Pontefici e Cardinali sia come vittime, che come provocatori. Violenza benedetta e predicata per organizzare Crociate sia in oriente che nel cuore dell’Europa, con lo scopo di distruggere il nemico o il “pagano”. C’è da dire che sono più le sconfitte che le vittorie, segno che il Cielo non è molto d’accordo. La commistione fra sacro e profano rimane altissima e la politica italiana ed europea influenza le sorti della Chiesa, anche se i Papi continuano a ritenersi al di sopra di ogni potere terreno e quindi distribuiscono e revocano scomuniche in continuazione verso membri della Chiesa e sovrani, con motivazioni non sempre lodevoli.

Gelasio II (1118-1119)

- Originario di Gaeta, Giovanni della famiglia dei “Caetani”, quella del futuro Bonifacio VIII, monaco benedettino di Montecassino, dove è stato cancelliere e bibliotecario, Cardinale Diacono di Santa Maria in Cosmedin, scrittore di opere agiografiche, è il primo Papa ad essere eletto cum clave ("sotto chiave"), ossia in un luogo chiuso al pubblico, nel monastero romano di San Sebastiano sul Palatino il 24 gennaio 1118. L'elezione avviene all'unanimità. - Il motivo di questa prudenza è che in Roma ci sono disordini. Tant’è che, appena eletto il nuovo Papa, i filo-imperiali guidati da Cencio Frangipane, riescono ad entrare nel monastero nonostante sia fortificato. Prendono Gelasio e lo trascinano fuori con la forza. Lo percuotono a sangue e lo fanno prigioniero, mentre il resto della soldataglia continua ad infierire contro i Cardinali ivi presenti. Viene quindi rinchiuso in catene dentro una torre, da dove il Pontefice viene subito liberato grazie ad una sollevazione popolare dei romani. Il Papa, uomo mite, perdona il suo carceriere e a Roma si festeggia l'avvenimento. - L’imperatore Enrico V, avvertito, scende in Italia per pretendere i suoi privilegi e ricevere l’incoronazione. Arriva a Roma la notte del 2 marzo 1118, ma il Papa si rifiuta di 137 incoronarlo. La vendetta è durissima: Gelasio II viene cacciato, dichiarata nulla la sua elezione, mentre è insediato al suo posto Maurizio Burdino, già Arcivescovo di Braga, Antipapa col nome di Gregorio VIII. - Arrivato a Gaeta, Gelasio viene finalmente consacrato prete e Papa il 9-10 marzo 1118, per poi presiedere a Capua il 7 aprile un Sinodo, in cui scomunica Enrico V e l'Antipapa. Con la protezione dei Normanni in luglio ritorna a Roma, con Gregorio VIII barricato in Laterano. - Il futuro San Gelasio II il 21 luglio viene preso perfino a sassate nella Basilica di Santa Prassede sull'Esquilino durante una Santa Messa. Fugge quindi a Benevento. - Dopo diverse peripezie, riesce ad arrivare in ottobre a Marsiglia, in Francia, passando da Pisa e Genova, dove consacra le rispettive cattedrali. - Durante l’esilio francese, nel dicembre 1118, concede ai soldati cristiani che cadranno per difendere Saragozza dai Saraceni un'indulgenza plenaria. Ne concede invece una parziale in cambio di offerte per la ricostruzione della chiesa di Saragozza. L'entità delle donazioni necessarie per questa indulgenza viene affidata alla valutazione dei Vescovi spagnoli. Gelasio II è così all'origine dell'incremento, visibile lungo tutto il XII secolo, di indulgenze in cambio di elemosine e visite alle chiese. - Dopo aver peregrinato in diverse città francesi, aver tenuto un Sinodo a Vienne all’inizio del 1119, si ammala a Mâcon e chiede di essere portato a Cluny. Prima di morire il 29 gennaio per una pleurite, consiglia ai presenti di eleggere come suo successore il Vescovo Cunone di Palestrina, ma quest'ultimo, non sentendosi all'altezza del compito, rifiuta. Viene sepolto nell’Abbazia. - Aveva creato 3 cardinali nel corso di 2 distinti concistori.

Callisto II (1119-1124)

- Guido dei Conti di Borgogna, vescovo di Vienne, deve essere eletto in tutta fretta in terra francese il 2 febbraio 1119 e consacrato nella sua città il 9. Da Roma arrivano intanto le adesioni degli altri Cardinali, del clero e del popolo romano. È ancora un Papa “riformatore”, ma più disponibile a chiudere un accordo con l’imperatore Enrico V. - Per diverso tempo svolge il suo ministero nella sua terra e in aprile programma un grande Concilio a Reims per discutere dei rapporti con il regno tedesco ed è in previsione di questo che l'assemblea dei principi tedeschi, riunita da Enrico V nel giugno a Magonza, si aggiorna per attendeme le decisioni: si sta attuando così da ambo le parti uno sforzo per raggiungere un compromesso. - In un Concilio a Tolosa il Papa francese scomunica quanti "condannino il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, il battesimo dei fanciulli, il sacerdozio e gli altri ordini ecclesiastici, e i patti delle legittime nozze" . In Francia il Papa fa tappa a Périgueux, Angoulême, Poitiers, Laon, Fontevrault, Angers, Tours, Orléans, Etampes ed infine Parigi. - Solo all’inizio del 1120 il Papa lascia la Francia, passando per il Piemonte. Il 3 giugno entra a Roma e viene solennemente intronizzato nella Basilica di San Pietro. - A questo punto, chiude i conti con l’Antipapa Gregorio VIII, mette sotto assedio Sutri per otto giorni e lo arresta. Il 23 aprile 1121 mette alla berlina il rivale, facendolo entrare a Roma mentre sta su un cammello a reggergli la coda e poi lo rinchiude nel Septizonium. - Viene convocato un Concilio generale tedesco a Magonza per l'8 settembre. In realtà esso si riunisce a Worms, molto probabilmente su richiesta del Re, perché si tratta di una città a lui fedele. La trattativa è lunga e serrata e, dopo una serie di momenti difficili, il 23 settembre è raggiunto l'accordo: Enrico rinuncia all'investitura con l'anello e il pastorale e garantisce elezione canonica e libera consacrazione in tutte le chiese del Regno. 138

Restituisce inoltre i beni e i "regalia beati Petri", che sono in suo possesso, e in genere si impegna a favorire la restituzione di tutti i beni ecclesiastici e laici usurpati nel corso della guerra. Il Papa da parte sua concede ad Enrico che le elezioni dei Vescovi e degli Abati del Regno tedesco avvengano alla sua presenza, esclusi ogni intervento simoniaco e ogni violenza, con l'impegno per il Re di dare il suo appoggio, ove emergano contrasti, alla "sanior pars", sentito il parere del metropolita e degli altri Vescovi della provincia. Il Re inoltre investirà l'eletto con lo scettro, ottenendo l'impegno di osservanza di quanto gli è dovuto. Nelle altre parti dell'Impero l'investitura avverrà entro sei mesi dalla consacrazione. Ogni intervento regio viene escluso nelle parti dipendenti dalla Chiesa di Roma. Le dichiarazioni sono sottoscritte da Enrico e dai legati papali e successivamente il Cardinale Vescovo di Ostia reintegra il Re in seno alla Chiesa senza nessuna particolare cerimonia penitenziale. Si tratta dell’accordo noto come Concordato di Worms. - Nel 1122 Calisto II decide di convocare un Concilio generale, IX concilio nella storia della Chiesa Cattolica e primo in Occidente. Dal 18 marzo all'11 aprile del 1123 si svolge così il Concilio Lateranense I, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano. Alcune decisioni: si proibisce assolutamente che qualcuno nella Chiesa venga ordinato o promosso per denaro; che Presbiteri, Diaconi, Suddiaconi vivano con le concubine o con le mogli e coabitino con donne diverse dalla madre, la sorella, la zia paterna o materna, o altre simili; il Vescovo deve essere il responsabile della cura delle anime; i laici, per quanto pii possano essere, non devono avere alcuna facoltà di disporre delle cose ecclesiastiche; gli affari ecclesiastici devono stare nelle mani del Vescovo e amministrati come se Dio lo vedesse; le ordinazioni eseguite dall'eresiarca Burdinus (l'Antipapa Gregorio VIII) sono nulle dopo la sua condanna; salvaguardia per le famiglie e le proprietà dei crociati; scomunica dei laici che si appropriano delle offerte fatte alla Chiesa e di quelli che fortificano le chiese come fortezze; i monaci devono essere soggetti in tutta umiltà ai loro Vescovi: ad essi, come maestri e pastori della Chiesa di Dio, prestino debita obbedienza e devota sottomissione in ogni cosa; siano scomunicati i predoni che assalgono i pellegrini lungo la strada per Roma; divieto per Abati e religiosi di amministrare la confessione e l'estrema unzione, visitare gli ammalati, celebrare Messe solenni e pubbliche; nelle chiese parrocchiali i presbiteri devono essere stabiliti dai Vescovi e ad essi rispondono della cura delle anime e di ciò che appartiene al Vescovo: i parroci non devono ricevere decime o chiese dai laici senza il consenso e l’approvazione del Vescovo, altrimenti incorreranno nelle pene canoniche; divieto ai ministri ordinati e ai monaci di sposarsi: i matrimoni di ordinati sono da considerarsi nulli pleno jure, e coloro che li hanno contratti sono obbligati a confessarli come peccati. - Fa costruire nel Palazzo pontificio la Cappella di San Nicolò, ornata di una serie di pitture destinate ad esaltare se stesso e gli altri Papi nella lunga lotta per le investiture; accanto ad essa fa inoltre costruire due camere, una destinata a camera da letto, l'altra "pro secretis consiliis". In questa camera una serie di pitture celebra il trionfo dei Pontefici legittimi sugli Antipapi e il testo del Concordato di Worms vi è interamente riprodotto in lettere dipinte. - Dopo alcuni viaggi ancora nel sud Italia per combattere dei vassalli ribelli, muore il 13 o il 14 dicembre 1124 e viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 35 Cardinali nel corso di 8 distinti Concistori (tra questi un futuro Papa, un Antipapa, e due beati).

139

Onorio II (1124-1130)

- Romagnolo di Fiagnano, Lamberto Scannabecchi è di umili origini; l’Abate di Montecassino dirà “di ignorarne di chi fosse figlio, ma di saper solo ch'era pieno di dottrina da capo a piedi” . Studia ad Imola e Pisa, esperto canonista, è presente, nel 1095, sia al Concilio di Piacenza che all'Appello di Clermont di Urbano II. Vescovo di Ostia e Cardinale nel 1117, collabora da vicino coi Papi suoi contemporanei ed è uno degli artefici del Concordato di Worms. Viene eletto Papa poco più che sessantenne, non senza l’immancabile violento scontro fra famiglie romane (i Frangipane e i Pierleoni). In realtà inizialmente viene scelto il candidato dei Pierleoni, Teobaldo Boccapecora, che prende il nome di Celestino II, ma i Frangipane entrano in Conclave durante il Te Deum, pestano il Papa eletto, che è costretto a dimettersi subito (e muore poco dopo), mentre i Cardinali eleggono a questo punto l’altro candidato, Lamberto, che diventa Onorio II. È il 15 dicembre 1124. Questi onestamente afferma . “Mi sarebbe stata più cara la mitria legittima di vescovo di Ostia a quella illegittima di Papa” . Stando ad un biografo, il 24 dicembre avrebbe deposto le insegne papali, dubitando della regolarità della sua elezione, che viene comunque confermata. Non è chiaro poi se lo scisma sia evitato con il pagamento di una somma di denaro ai Pierleoni. - Poiché di fatto a Roma comandano i Frangipane, lui si occupa essenzialmente di problemi politici e diplomatici, come quello della successione ad Enrico V. Per questo motivo scomunica l’Arcivescovo di Milano Anselmo (V) della Pusterla, reo di aver consacrato di testa sua a Monza Corrado di Svevia, mentre il Papa appoggia il Duca di Sassonia, divenuto imperatore Lotario III nel 1125. - Sconfitto da Ruggero d’Altavilla, Duca di Sicilia, Onorio II deve rinunciare per sempre alla Puglia. Da allora Ruggero II diventerà Duca di Puglia, Calabria e Sicilia (Concordato di Benevento, 22 agosto 1128). - Approva i Canonici Regolari Premostratensi e i "Pauperes commilitones Christi Templique Salomonici" detti Cavalieri Templari il primo Ordine religioso e militare della cristianità, sorto a Gerusalemme intorno al 1120. Forti dell'approvazione ecclesiastica, i Templari reclutano nel 1129 molti uomini per la Crociata e ricevono numerose donazioni. Nello stesso anno, a Damasco, i Templari ricevono il battesimo del sangue, subendo una terribile disfatta. - Ammalatosi gravemente, Onorio viene fatto spostare presso il monastero di San Gregorio al Monte Celio, mentre il suo Cancelliere Aimerico comincia a preparare il suo piano: derogare al Decretum di Niccolò II e affidare l'elezione del Papa a otto arbitri, in maggioranza partigiani dei Frangipane. Onorio II muore il 13 febbraio 1130 e viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 27 Cardinali (tra questi due Pontefici e un beato) nel corso di sei distinti Concistori.

Innocenzo II (1130-1143)

- Nato a Roma, forse in Trastevere, viene dalla nobile famiglia dei Papareschi dei Guidoni. Educato alle lettere fin da giovane, diventa Canonico regolare della Basilica Lateranense e Abate benedettino dell'Abbazia dei Santi Nicola e Primitivo. Divenuto sacerdote, collabora con l’Antipapa Clemente III (l’Arcivescovo Guiberto di Ravenna), per poi essere fatto Cardinale-diacono da Pasquale II, che segue nel suo esilio francese. Riceve diversi incarichi diplomatici ed è tra i fautori del Concordato di Worms.

140

- Ancora una volta, si contendono il soglio i Pierleoni e i Frangipane, entrambi rappresentati da cardinali di famiglia. Il Conclave da cui esce eletto Innocenzo, si tiene presso la rocca dove abita il Cardinale cancelliere Aimerico de la Chatre poche ore dopo la morte di Onorio II con Cardinali solo amici dei Frangipane. Ovvio che la famiglia Pierleoni ne elegga un altro (Anacleto II), presso la chiesa di San Marco, ovvero nel “suo” territorio. Entrambi vengono consacrati in due basiliche diverse (il Papa in Santa Maria Nuova, paradossalmente l’Antipapa in San Pietro). Innocenzo II va ad abitare per sicurezza nel quartiere dei Frangipane. - I Romani tifano per Anacleto e quindi Innocenzo parte per la Francia, nominando suo Vicario Corrado Vescovo di Sabina. Partendo dal Porto di Ostia e sostando lungamente a Pisa e poi a Genova, passa lontano da Roma due anni. - Nel nord Europa, mentre a Roma c’è Anacleto II, diversi Sinodi (tra questi quelli di Étampes, di Puy-en-Velay e Würzburg), riconoscono come Papa, Innocenzo. - Per gratitudine, nel marzo 1131, il Papa incorona solennemente Lotario II e sua moglie Richenza, re e regina di Germania, nella chiesa di San Lamberto a Liegi, poi va a celebrare la Pasqua nella Cattedrale di Saint-Denis a Parigi. - Il 18 ottobre 1131 inizia a Reims un grande Concilio (cui partecipa anche Bernardo di Chiaravalle), nel quale Innocenzo II ribadisce le scomuniche contro i nemici della Chiesa, conferma numerose disposizioni in materia di disciplina ecclesiastica e riceve le attestazioni d'obbedienza. Inoltre incorona il 25 ottobre il giovanissimo Luigi principe di Francia e futuro Luigi VII. - Nell'aprile 1132 il Papa supera le Alpi e in un Concilio a Piacenza (13 giugno) viene riconosciuto come tale da Vescovi e signori del nord Italia, tranne che dall’Arcivescovo di Milano, che pagherà con la perdita di Genova, eretta ad Arcidiocesi autonoma il 19-20 marzo 1133. - Nell'agosto dello stesso anno Lotario II intraprende una spedizione in Italia con il duplice scopo di essere incoronato di nuovo Imperatore dal Papa e di mettere da parte l'Antipapa, che nel Natale 1130 a Palermo aveva incoronato Ruggero II d’Altavilla come “Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae”. Giunto a Roma, Lotario viene incoronato il 4 giugno 1133. - Partito l’Imperatore, nuova fuga del Papa a Pisa nel 1134, sempre per l’ostilità di Anacleto II e dei romani che lo appoggiano. Qui nel 1135 riunisce un Sinodo, a cui partecipano diversi Vescovi di Spagna, Inghilterra, Francia, Germania ed Ungheria e potenti signori dell'Italia, con la presenza anche dell'Arcivescovo di Milano. I padri confermano all'unanimità l'autorità papale di Innocenzo II. Rimangono dalla parte di Anacleto II la città di Roma, con la campagna circostante, e il Meridione governato dall’alleato Ruggero II. A questo punto viene richiamato l’Imperatore che scende nel sud Italia nel 1136 lungo la costa adriatica, mentre il Papa fa lo stesso lungo quella tirrenica. - Nel 1137 il Papa e Lotario, dopo Benevento, conquistano Melfi, cacciando Ruggero II, e ivi viene indetto un Concilio (il quinto) che si svolge nel castello del Vulture, nel quale decidono innanzitutto la deposizione dell'Antipapa Anacleto II. Il Papa annulla poi la scomunica ai monaci di Montecassino e concede il perdono ai Benedettini, prima schierati con l'Antipapa, e ridà loro le Chiese concesse al monastero. Inoltre delegittima il nemico Altavilla, in favore di Rainulfo di Alife, della Casata Drengot, proclamato nuovo Duca di Puglia. - Alla morte di Anacleto, avvenuta il 25 gennaio 1138, il partito dei Pierleoni, con l'appoggio di Ruggero II, elegge il Cardinale Gregorio Conti, che assume il nome di Vittore IV. Grazie all'intervento di Bernardo di Chiaravalle, Vittore IV si reca il 29 maggio da Innocenzo II, rinunciando all'elezione e sottomettendosi insieme ai Pierleoni. 141

- Nel Concilio Lateranense II del 1139, tenutosi in Quaresima con la partecipazione di 100 Vescovi, confermando la nullità dell’elezione di Anacleto II e quindi dei suoi atti, si ribadisce che neanche Ruggero II si può considerare Re di Sicilia. Anzi il più inflessibile avversario di Innocenzo, che nel frattempo sta tentando la riconquista dei territori affidati dal Papa a Rainulfo, viene scomunicato. Inoltre è nuovamente imposta una disciplina ecclesiastica severa e si interviene con rigore sulla moralità del popolo cristiano, proibendo l'usura, gli incendi volontari, lo svolgimento dei tornei, gli attentati contro il clero. Il Concilio si scaglia ancora contro le investiture laiche, la simonia e il clero concubinario e coniugato. Infine, curiosamente, in questo consesso si decide che la nuova arma micidiale (la balestra, capace di perforare le corazze) non può essere usata fra eserciti cristiani. - Il Papa vuole chiudere i conti con Ruggero II e guida di persona una spedizione militare pontificia in Sicilia, ingaggiando battaglia presso San Germano. Ruggiero allora si rifugia nella roccaforte di Galluccio, nel casertano, dove viene assediato. Il Papa però cade prigioniero in un'imboscata tesagli dal figlio di Ruggiero e viene condotto al cospetto di quest'ultimo nel castello: Ruggiero si getta inaspettatamente ai piedi di Innocenzo II, chiedendogli perdono. Il Papa glielo concede il 22 luglio 1139. Non solo, Ruggiero nel castello di Mignano, viene riconosciuto ufficialmente come Re di Sicilia e Duca di Puglia e Calabria. - Su richiesta di Lotario II, il Papa decide di porre le chiese di Svezia, Norvegia, Danimarca e dell'isola di Groenlandia sotto l'autorità giurisdizionale dell'Arcidiocesi di Amburgo, mentre la Chiesa polacca sotto la giurisdizione della Diocesi di Magdeburgo (nel documento si leggono i primi toponimi in polacco). - Dal punto di vista dottrinale Innocenzo II deve affrontare la complessità delle convinzioni del teologo Pietro Abelardo, noto anche col soprannome di Golia ovvero di demoniaco, visti i suoi comportamenti (la passione per Eloisa, dalla quale ha un figlio che chiamano Atrolabio), da cui deriva il termine “goliardia”. In particolare preoccupa la sua dottrina trinitaria e l’alto concetto che ha della ragione umana, che può fare a meno di appoggiarsi pedissequamente alle Sacre Scritture. Contrastato in particolar modo da Bernardo di Chiaravalle, 19 sue tesi sono condannate come eretiche nel 1140 in un Concilio di tipo processuale tenutosi a Sens. Lo stesso avviene con Arnaldo da Brescia (sostenitore delle tesi patarine, quindi la rinuncia della Chiesa alla ricchezza e il suo ritorno alla povertà evangelica, l'abbandono del potere temporale, la predicazione estesa ai laici, la non validità dei sacramenti amministrati da un clero non degno, la confessione praticata tra fedeli e non ai sacerdoti), che dopo Sens, su richiesta di Bernardo, viene espulso dalla Francia dal re Luigi VII. - Finalmente stabilmente a Roma, il Papa fa realizzare alcune opere architettoniche. In particolare fa ricostruire dalle fondamenta Santa Maria in Trastevere: nel mosaico del catino absidale, che rappresenta un'allegoria dell'unità della Chiesa vittoriosa sugli scismi, si trova il ritratto di Innocenzo II. Importanti anche i lavori per la basilica lateranense. - Negli ultimi anni cerca invano di portare un po’ di pace a Roma, in lotta contro la vicina Tivoli, e pone sotto interdetto nel 1141 il Regno di Francia per i comportamenti avversi alla Chiesa tenuti dalla giovanissima coppia reale, Luigi VII ed Eleonora, poco più che adolescenti. - Muore il 24 settembre 1143, mentre la città è in piena rivolta contro un Papa che non ha mai amato e di cui si fida poco. Viene sepolto prima in Laterano, poi in seguito nella Basilica di Santa Maria in Trastevere. - Aveva creato 76 Cardinali (tra cui un futuro Papa, un Antipapa e 4 beati), nel corso di 12 distinti Concistori.

142

Celestino II (1143-1144)

- Umbro di Città di Castello, di nobile famiglia, Guido Guelfuccio de Castello studia alla Sorbona dove insegna Abelardo, dalle cui idee si discosta appena sono considerate eretiche. È uomo di cultura e buon sacerdote, oltre che pacificatore tra le due correnti della Chiesa che all'epoca si confrontano: quella più tradizionalista e quella più innovatrice. Cardinale nel 1128, segue come un’ombra Innocenzo II in quasi tutte le sue peregrinazioni. Durante il Concilio Lateranense II difende il suo maestro Abelardo, ma il suo tentativo non ha successo. Le idee di Abelardo e di Arnaldo sono giudicate eretiche. Nonostante questo, continua a difendere Arnaldo, redarguito per questo nel 1140 in Francia da Bernardo di Chiaravalle. Nel 1143 Guido accoglie Arnaldo in Boemia e Moravia in fuga dalla Francia. Oggi diremmo che era un Cardinale con tendenze progressiste. - Quando viene eletto, a Roma è in atto una sorta di rivolta laica, per far diventare la città qualcosa di simile ai comuni del nord, togliendo al Papa il potere temporale, affidato al Senato. Succede quindi che viene consacrato il 3 ottobre 1143, poco più che quarantenne, alla sola presenza dell'alta nobiltà dell'Urbe, per una funzione divenuta esclusivamente di carattere religioso. - Toglie l'interdetto su tutta la Francia, che il suo predecessore aveva lanciato, perché Luigi VII di Francia si era opposto al suo candidato all'elezione per l'Arcivescovato di Bourges. Il Re comunque si era già pentito su invito di Bernardo di Chiaravalle. - Muore dopo pochi mesi di Pontificato l'8 marzo 1144 nel monastero di San Gregorio, annesso alla chiesa di Santa Maria in Pallara, al Palatino, sotto la protezione della famiglia Frangipane (a cui aveva donato il feudo di Terracina) rimasta fedele al Papa. Presso questo luogo si ripareranno altri Papi durante il periodo “comunale”, per sentirsi più sicuri. - Lascia la biblioteca in eredità alla sua città, andata purtroppo perduta. Viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano a fianco di Onorio II, al quale deve la sua elezione a Cardinale. - In pochi mesi aveva creato 14 Cardinali (tra i quali un futuro Papa) nel corso di 3 distinti Concistori. - Curiosità: con questo Papa ha inizio la celebre Profezia attribuita a Malachia, l'Arcivescovo irlandese di Armagh, morto nel 1148.

Lucio II (1144-1145)

- Gherardo (o Gerardo) Caccianemici dall'Orso nasce a Bologna, di nobile famiglia, Canonico regolare di Santa Maria di Reno nella sua città natale, quindi nel 1122 Cardinale prete, dal 1140 Cardinale Protopresbitero, Legato Pontificio in Germania, Cancelliere e Bibliotecario, viene eletto l’8 marzo 1144 e consacrato il 12, perché amico dei Frangipane. Naturalmente i Pierleoni gli scatenano contro una rivolta. - In ottobre Lucio II si incontra con il re normanno Ruggero II di Sicilia a Ceprano, mettendo sul piatto il problema della sua sicurezza, la definizione dei rispettivi confini territoriali e cercando di delineare quali siano i suoi doveri, essendo questi un vassallo della Santa Sede. Ma il Re non solo costringe il Papa ad accettare le sue condizioni, ma neanche si rende disponibile a proteggerlo. - A Roma si ricostituisce il Senato sciolto dallo stesso Lucio II e viene emanata così una "costituzione municipale", che tende a far decadere definitivamente il Pontefice da qualsiasi funzione di natura temporale. A lui vengono concesse solo le decime e le donazioni volontarie. Viene abolita la carica di Prefetto (appannaggio di un incaricato pontificio), ed è istituita la carica di "Patrizio" rappresentante della città e della Repubblica, 143 che ha il compito di presiedere il Senato. Alla carica di Patrizio viene eletto Giordano Pierleoni, un nemico del Papa. - Lucio non sa più cosa fare: chiede a Corrado III (primo Re tedesco della dinastia degli Hohenstaufen ) di aiutarlo, ma questi non solo rifiuta per problemi interni, ma mostra pure simpatie per i “repubblicani”. Fedele al suo cognome, con le milizie rimastegli fedeli, il Papa attacca il Campidoglio, sede del Senato. La reazione del popolo è però durissima e l'assalto fallisce. Alcuni Cardinali vengono uccisi e lo stesso Lucio è colpito alla testa da una pietra tirata dalla rocca. Muore il 15 febbraio 1145 presso la chiesa di San Gregorio Magno "in clivo Scauri" per le ferite riportate. È sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. La storiografia non è però certa della morte violenta del Papa. Fonti antiche affermano che morì per malattia. - Aveva creato 9 Cardinali (tra cui un futuro santo) nel corso di 2 distinti Concistori.

Eugenio III (1145-1153)

- Toscano di Montemagno o di Camaiore, Pietro Bernardo dei Paganelli diventa monaco cistercense dopo l’incontro con Bernardo da Chiaravalle, di cui è discepolo e amico. È Abate del Monastero dei Santi Anastasio e Vincenzo, presso le Tre Fontane, quando viene eletto Papa nella chiesa di San Cesario al Palatino subito dopo la morte di Lucio II. Bernardo è contrario, perché lo ritiene troppo pio e debole per l’incarico. - Appena eletto, i Senatori romani gli chiedono esplicitamente di riconoscere l'autorità del Comune e di rinunciare ai suoi poteri temporali. Eugenio si rifiuta ed i rivoltosi bloccano l'accesso alla Basilica di San Pietro nel tentativo di impedire la sua consacrazione. Si fa consacrare allora a Farfa il 18 febbraio 1145 e va a risiedere a Viterbo. - Scomunica il Pierleoni, fatto Patricius da Arnaldo da Brescia, sceso apposta nella capitale della Cristianità per mettere in pratica le sue idee favorevoli ad un Papato di fatto unicamente religioso, e nello stesso tempo chiede aiuto alle città intorno a Roma. Forse spaventati da un'imminente interdizione su tutta la cittadinanza e forse perché l'isolamento intorno a Roma comincia a creare seri problemi, i repubblicani chiedono un accordo al Papa. Nel dicembre 1145 si giunge ad un patto verbale, nel quale i repubblicani s'impegnano a sospendere la carica di Patricius e a riconoscere l'autorità pontificia, mentre il Papa s'impegna a riconoscere il Comune ed il Senato sotto il suo vassallaggio. A Natale di quell'anno il Papa torna solennemente a Roma. - Con la bolla “Quantum predecessores” del 1º dicembre 1145, Eugenio III, avendo avuto la notizia della cattura di Edessa da parte dei Turchi, avvia l'organizzazione della II Crociata. Estende quindi l'indulgenza collegata alla Crociata a quanti sarebbero andati ad aiutare la Chiesa d'Oriente. Bernardo di Chiaravalle si dà da fare in Europa per coinvolgere i sovrani, in particolare Luigi VII di Francia e Corrado III di Svevia. - Ancora inviti a spargimenti di sangue, purtroppo: la bolla pontificia “Divini Dispensatione”, quasi paragona la Crociata contro i Venedi (gli "slavi dell'Elba", pagani), fortemente voluta da Bernardo di Chiaravalle e dai principi tedeschi, a quella in Palestina ed alla Riconquista spagnola. Il Papa garantisce ai partecipanti a questa Crociata l'indulgenza plenaria e minaccia di scomunica coloro che, per vantaggi materiali, verranno meno alla promessa solenne di parteciparvi. Così penetrano nella terra dei Venedi circa 100.000 Crociati sassoni, altrettanti danesi e 20.000 polacchi. Sulle loro vesti portano una croce su un cerchio. - Tra il 1147 e il 1149 il Papa riunisce Sinodi a Parigi, Reims e Treviri dedicati alla riforma della vita clericale. Tiene anche in considerazione e approva il lavoro della mistica Ildegarda di Bingen, proclamata Dottore della Chiesa nel 2012 da Benedetto XVI. Esempio 144 unico di religiosa medievale, che sapeva fare di tutto (scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista e compositrice, filosofa, linguista, cosmologa, guaritrice, naturalista, consigliera politica), fin da giovanissima dichiara di avere delle visioni interiori, che la portano a scrivere perfino in una “Lingua ignota”. - Da Cremona, il 15 luglio 1148, nuova scomunica papale contro Arnaldo da Brescia, che, dopo un breve periodo di pentimento, a Roma con i suoi sermoni e le sue invettive contro i possedimenti materiali degli ecclesiastici, ha aizzato nuovamente i cittadini incolti ed i repubblicani contro la Chiesa e il Papa. - Eugenio III non è più a Roma dal 1146 per non aver accettato di attaccare Tivoli: per due anni è costretto ad andare in esilio in Italia e in Francia, prima di tornare nel 1148 grazie al re normanno Ruggero II di Sicilia. - I repubblicani danno ancora problemi al Papa, che non trova appoggio nell’Imperatore, appena ritornato dal fallimento della II Crociata (sconfitta di Dorylaeum, nei pressi di Eskişehir, ottobre 1148) e deve ancora stabilirsi a Viterbo. Alla fine, stanchi e divisi tra loro, i repubblicani stessi vedono proprio in Eugenio la persona giusta per riportare tranquillità in città e nel dicembre del 1152 può rientrare a Roma definitivamente. - Riesce a vedere sul trono Federico Barbarossa, col quale firma nel marzo 1153 il Patto di Costanza, nel quale si stabilisce di riportare il Papa alla guida di Roma, di cacciare dall'Italia definitivamente i bizantini, di non stipulare la pace né con i repubblicani romani né con i Normanni nel sud Italia. - Il Papa muore a Tivoli l’8 luglio 1153 e viene sepolto in San Giovanni in Laterano. In agosto muore anche l’amico Bernardo. Subito si sparge la fama di santità del Papa e il culto, confermato poi da Pio IX. - Aveva creato 38 Cardinali (di cui tre futuri Pontefici e due beati) nel corso di 6 distinti Concistori.

Anastasio IV (1153-1154)

- Romano, figlio di un certo Benedetto della Suburra, priore del Monastero di Sant'Anastasia in Roma e poi dell'Abbazia di Saint-Ruf ad Avignone, diventa Cardinale nel 1127, Vicario di Innocenzo II durante la sua assenza da Roma e poi Decano del Sacro Collegio. Viene eletto ormai anziano il giorno stesso della morte del predecessore, alla presenza del Senato, consacrato il 12 luglio 1153. - Nel suo brevissimo Pontificato, non fa valere più di tanto gli accordi sulle investiture, tant’è che Federico Barbarossa può nominare il Vescovo di Magdeburgo, con l’approvazione papale. Ildegarda di Bingen lo accusa per questo di trascurare la giustizia. - Fa restaurare il Pantheon ed accorda speciali privilegi all'Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme. - Ci sono pervenute alcune sue lettere ed un piccolo trattato sulla Trinità. - Muore il 3 dicembre 1154 e viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 3 Cardinali in un solo Concistoro.

Adriano IV (1154-1159)

- Unico Papa britannico della storia, nasce Nicholas Breakspear, di Abbots Langley nell’Hertfordshire. Figlio di un prete, si trasferisce in Francia dove studia a Parigi ed entra nella congregazione dei canonici regolari di San Rufo. Diventa Priore e poi Abate del Monastero di Avignone. La sua fama di duro, non lascia indifferente Eugenio III. Quando

145 viene eletto Papa il 4 dicembre 1154, è Cardinale e Vescovo di Albano, con un’esperienza di missione in Scandinavia, in Norvegia e Svezia. - La sua elezione provoca la reazione della Repubblica Romana di Arnaldo da Brescia, che non lo vuole. Scoppiano dei tumulti, che portano persino all'uccisione di un Cardinale. Il Papa, asserragliatosi in San Pietro, poco dopo la Domenica delle Palme del 1155 lancia l'interdetto contro la sua città… e quale città! Ciò significa la cessazione automatica di tutte le funzioni religiose, perfino i morti non possono più essere seppelliti in terra consacrata. Di conseguenza il popolo si solleva contro il Senato, che esilia Arnaldo da Brescia, mentre il Papa ritira l’interdetto e può celebrare la Pasqua. - Il Barbarossa scende in Italia e si incontra col Papa l’11 giugno 1155: non solo gli chiede ed ottiene la consegna di Arnaldo da Brescia (condannato a morte), ma lo incorona nella Basilica di San Pietro il 18 giugno 1155 secondo il cerimoniale tradizionale stabilito nell'”Ordo Romanus”. - La rivolta dei Romani lo porta a lasciare la città insieme all’Imperatore, fermandosi ad Orvieto, desiderando riannetterla al territorio pontificio per motivi strategici. Nel contempo “paga” il suo rientro a Roma, consacrando re anche il normanno Guglielmo I di Sicilia nel 1156. - Dopo la Dieta di Besançon, dell'ottobre 1157, i rapporti col Barbarossa si fanno tesi per colpa della traduzione interessata di Rainaldo di Dassel della parola “beneficia” (proprietà date ad un vassallo) in una lettera papale. Quindi, quando l’Imperatore nel 1158 decreta nella Dieta di Roncaglia, nel piacentino, con la Constitutio de regalibus, che i diritti del principe (quindi anche quelli del Papa) non possano essere esercitati senza la concessione imperiale, Adriano rifiuta al Barbarossa il diritto di trattare con l'Urbe. Il Papa, solo cinquantenne, muore il 1º settembre 1159, preoccupandosi del sostentamento della vecchia madre rimasta sola in Inghilterra. Viene sepolto nella cripta di San Pietro. - Aveva creato 23 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 3 distinti Concistori. - La sua fama postuma negativa (avaro e attaccato al potere) è dovuta a Giovanni di Salisbury, filosofo e scrittore inglese, vescovo di Chartres nella seconda metà del secolo XII.

Alessandro III (1159-1181)

- Rolando Bandinelli, figlio di Ranuccio, senese, diventa Papa circa a 60 anni, eppure il suo è un pontificato lunghissimo, soprattutto per i tempi: ben 22 anni. Grande canonista e giurista, docente di Diritto Canonico a Bologna, si trasferisce a Pisa, dove diventa sacerdote. Prima Cardinale, poi Cancelliere Pontificio, nel 1157 è inviato presso il Barbarossa, cui rivolge una frase “esplosiva”: “Da chi dunque il principe tiene l'impero? Da chi se non dal Papa?” . Il Conclave lo sceglie a grande maggioranza il 7 settembre 1159 come successore di Adriano IV; una minoranza di Cardinali (sei) invece elegge il Cardinale Ottaviano dei Crescenzi Ottaviani (detto Ottaviano de' Monticelli), che assume il nome di Vittore IV. Per questo la consacrazione del Papa avviene il 20 settembre a Ninfa, nel basso Lazio, lontano da Roma. L’Antipapa è consacrato a sua volta presso l'Abbazia di Farfa il 4 ottobre. - I due Pontefici si rivolgono all'Imperatore, scrivendogli lunghissime lettere, mentre il Barbarossa si finge indignato alla notizia della duplice elezione ed esprime il proposito di risolvere lo scisma, convocando un Concilio a Pavia per il 13 gennaio del 1160 con i Vescovi e gli Abati d'Italia, di Germania, di Francia, d'Inghilterra e di Spagna. Vittore IV, spalleggiato dal popolo romano e dalla fazione imperiale, accoglie bene l'invito di recarsi a Pavia; Alessandro III invece risponde che non riconosce all'Imperatore il diritto di 146 convocare Concili senza il consenso papale, che lui non è un vassallo del sovrano e perciò non ha l'obbligo di ubbidire alla sua intimazione; che infine spetta solo al Pontefice di esaminare, giudicare e definire le questioni ecclesiastiche e che egli non sacrificherà mai la libertà della Chiesa, redenta dal sangue di tanti martiri. Alla fine il Concilio si tiene il 5 febbraio 1160 e si conclude con la scomunica di Alessandro III e guai a chi l’appoggierà! - A questo punto è costretto ad essere un Papa ramingo, perché, mentre a Roma pontificano il filo-imperiale e scomunicato Vittore IV e i suoi successori Pasquale III e Callisto III, Alessandro gira per l’Italia, e non solo, a caccia di una sede stabile (tre anni in Francia e poi Genova, Gaeta, Sicilia, Venezia, Benevento, Anagni). Milano in particolare si schiera col suo Arcivescovo Oberto dalla parte del Papa e così altri comuni, in funzione anti-imperiale. - Federico Barbarossa fa pagare caro al nemico Alessandro III il suo soffiare sul fuoco della rivolta comunale e scende per la quarta volta in Italia, puntando su Roma, dove in quel momento ci sono sia il Papa che l’Antipapa. Entra a Roma il 22 luglio 1167; gli scontri in città sono tremendi e a fatica con le armi in mano i tedeschi riescono ad occupare San Pietro. L’Antipapa Pasquale III, servile e zelante, incorona il Barbarossa. Fra saccheggi, devastazioni, tumulti, scontri armati, Alessandro III è comunque riuscito a sfuggire alla cattura, travestito prima da pellegrino a Terracina, poi riparando a Benevento presso i Normanni. - Mentre sembra girare tutto a favore dell’Imperatore ecco piombare su Roma e sugli occupanti una terribile pestilenza, che fa numerose vittime eccellenti fra nobili ed ecclesiastici. Le due famiglie dei Pierleoni e dei Frangipane, occasionalmente alleate contro gli stranieri, fanno il resto. Federico deve abbandonare Roma. - Il 3 maggio 1168 è la data ufficiale della nascita di una nuova città sul Tanaro in Piemonte, sorta dall’unione delle preesistenti borgate di Gamondium (Gamondio), Marenghum (Marengo), Bergolium (Bergoglio), Roboretum (Rovereto), Solerium (Solero), Forum (Villa del Foro), Vuilije (Oviglio) e Quargnentum (Quargnento), cui viene dato il nome di Alessandria, in onore del Papa sostenitore delle azioni della Lega Lombarda contro il Sacro Romano Impero. - Nel 1170 il Pontefice decreta che sia scomunicato chi non paga la decima in anticipo nei territori del Patrimonium Sancti Petri. La decima riguarda ad esempio i mulini, le valli da pesca, il fieno, la lana, le api e deve essere pagata prima del ricavo derivante dalla vendita del prodotto. - Nello stesso anno, dopo una serie di contrasti con Enrico d’Inghilterra, viene ucciso l’Arcivescovo Primate Thomas Becket nella cattedrale di Canterbury. Il Papa reagisce ed impone al Re una penitenza pubblica, che ha luogo nella chiesa d'Avranches il 22 maggio 1172 e comporta la revoca degli articoli di Clarendon (sui benefici ecclesiastici e le facoltà del clero) e il riconoscimento della dipendenza feudale del Regno dalla Chiesa di Roma. Nel febbraio 1173 Becket viene proclamato santo e ascritto nel catalogo dei martiri. - Solo il 12 marzo 1178 (quindi dopo ben 19 anni!) il filo comunale Alessandro può tornare a Roma, accolto da una moltitudine di folla che gli lancia fiori sul percorso, dopo la sconfitta dello scomunicato Barbarossa nella celebre Battaglia di Legnano (1176) e dopo la Pace di Venezia (1177), che costringe l’Imperatore a baciare il piede del Papa e ad assolvere il suo obbligo di staffiere, simboli tradizionali di riconoscimento della sua autorità. Viene quindi riaccolto nella Chiesa. Nel frattempo anche l’Antipapa Callisto III fa atto di sottomissione. - Come ringraziamento per la resistenza contro il Barbarossa, il Papa riconosce l’indipendenza alla Repubblica di Ancona (Comunitas Anconæ), che però deve pagargli un censo annuo. 147

- Nel 1179 l’ormai anziano Papa indice il Concilio Laterano III, l'undicesimo Concilio Ecumenico, alla presenza di più di 300 Vescovi. Queste le principali decisioni: nessuno può essere eletto Papa senza il voto di almeno due terzi dei Cardinali (norma ancora in atto); vieta l'elezione di un Vescovo che non abbia compiuto 30 anni, e la consacrazione di un Diacono o un sacerdote prima che abbia compiuto almeno 25 anni di età; vieta di esigere pagamenti per amministrare un sacramento; proibisce ai chierici di ricevere donne in casa propria o di frequentare monasteri femminili; pone la pena della scomunica per coloro che sottopongono ad imposizione fiscale chiese e prelati senza il consenso del clero; vieta i tornei ed i giochi; vieta la fornitura di armi ai Saraceni sotto pena di scomunica; spinge per la Crociata contro gli Albigesi (che avverrà dopo il suo Pontificato). - È promotore della superiorità dell'autorità papale sull'intera Cristianità e sullo stesso Imperatore e su qualunque sovrano, sulla scia di Gregorio VII: vedi le umiliazioni cui sottopone Enrico II d’Inghilterra, la conferma del diritto alla corona per Alfonso I del Portogallo, la scomunica verso Guglielmo I di Scozia e l’interdetto verso il suo regno. - Dopo il Concilio deve lasciare ancora Roma, dove non tornerà più (muore a Civita Castellana il 30 agosto 1181 e viene sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano, mentre qualcuno lancia sassi sulla bara), mentre la nobiltà elegge l’Antipapa Innocenzo III. - Aveva creato 68 Cardinali (tra cui due futuri Papi, San Galdino Vescovo di Milano e due beati) nel corso di 15 distinti Concistori.

148

CAPITOLO 17

DAL 1181 AL 1227

Una quarantina d’anni importanti per la storia della Chiesa. Pensiamo solo che durante i Pontificati qui descritti, vivono ed operano figure religiose del calibro di San Domenico, San Francesco e Santa Chiara. I Pontefici approveranno i nuovi Ordini religiosi, ma non sempre saranno teneri con i “pauperisti”, specie se questi non stanno ancorati ai dogmi di fede e al Papato, preferendo professare eresie più o meno gravi. Questo però non giustifica i modi con il quale sono repressi: forme inquisitorie praticate dai Vescovi, “Crociate interne”, che non hanno da invidiare nulla in fatto di distruzioni e massacri a quelle per liberare il Santo Sepolcro. E anche qui, sotto una debole verniciata di religiosità, queste imprese mostreranno tutta la loro connotazione di male, specie quando, invece che contro i pagani, i cattolici regoleranno i secolari conti con i “fratelli” dell’Oriente, asfaltando tutto quello che troveranno di vivo e di prezioso nella meravigliosa Costantinopoli. Alcuni tra i Pontefici eletti in questi anni sono tra i più anziani della storia, diversi di loro non avranno mai la fortuna di vedere Roma. D’altro canto non è facile essere Papa, avendo come rivali Imperatori del calibro di Federico Barbarossa, Enrico VI e Federico II. Tra tutti i successori di Pietro di questi anni, si erge la figura di un giovane Papa, Innocenzo III, che cercherà di rinverdire la visione del Papato assolutista di Gregorio VII, ma non con la stessa santità. Ed è proprio lui a riunire un Concilio importante come quello Lateranense IV, che riafferma cose fondamentali e ancora oggi basilari per i cattolici, ma vieta, per esempio, la pratica della chirurgia ai membri degli Ordini Maggiori e soprattutto stabilisce per gli Ebrei di andare in giro con un pezzo di stoffa giallo indosso (lo sciammano) per farsi riconoscere, cosa che circa 700 anni dopo sarà ripreso dai Nazisti.

Lucio III (1181-1185)

- Lucchese di nascita, il frate cistercense Ubaldo Allucingoli diventa Cardinale-presbitero di Santa Prassede poco più che quarantenne. Vescovo di Ostia e Velletri dal 1158, è uno dei Cardinali più influenti durante il Pontificato di Alessandro III, da cui riceve diversi incarichi diplomatici. Nel 1181 ha già 84 anni, quindi è uno dei pontefici eletti più anziani della storia. Per la prima volta viene applicata la nuova regola dei 2/3 dei Cardinali favorevoli per essere eletto il 1° settembre. È consacrato il 6 settembre e per prudenza si stabilisce a Velletri per due anni, rimanendone anche il Vescovo titolare, perché a Roma c’e un rigurgito di tendenze “repubblicane”. - Il primo “problema” da affrontare è il possesso dei territori, che erano appartenuti alla contessa Matilde di Toscana. Per questo motivo si scontra col Barbarossa, perché questi propone al Papa nel 1182 di rinunciare alle sue pretese, in cambio di due decimi delle entrate imperiali dell'Italia: un decimo per il Papa e l'altro per i Cardinali. Neanche un incontro fra i due nel 1184 porta ad un accordo.

149

- Contemporaneamente non accetta di regolarizzare le nomine vescovili fatte a suo tempo dagli Antipapi di nomina imperiale. - Trasferitosi definitivamente a Verona nell’estate 1184, in novembre Lucio III riunisce qui un Sinodo alla presenza di Federico Barbarossa, di molti nobili e Vescovi, che condanna Catari (sostenitori di un dualismo, che si fonda essenzialmente sul rapporto oppositivo tra materia e spirito), Patarini (ormai sempre più simili ai Catari), Valdesi (allora assolutamente ortodossi, ma colpevoli come laici di "presunzione" nel voler predicare in pubblico), ed Arnaldisti, e scaglia anatemi verso tutti quelli che sono stati dichiarati eretici e i loro sostenitori. Al termine del Sinodo con la bolla “Ad abolendam” condanna tutte le forme di eresia e ingiunge a tutti i Vescovi di compiere accurate inchieste nella loro Diocesi, una o due volte all'anno. Una sorta di Vescovi-poliziotti con lo scopo di eliminare la "diversarum haeresium pravitas" . - Ma quale punizione affibbiare agli eretici? Se religiosi, privati di ogni prerogativa dovuta al loro stato, devono essere affidati al braccio secolare, almeno che non si pentano; se laici, salvo che intendano abiurare e ritornare alla fede ortodossa con connesse forme di "satisfactio", devono essere affidati al potere secolare per ricevere la punizione proporzionata alla "qualitas facinoris". Uguale decisione è estesa a chiunque appaia sospetto d'eresia. - Da parte del Papa c’è la difesa totale delle sue prerogative contro ogni richiesta imperiale, tanto da declinare, nel 1185, l'invito ad incoronare il giovanissimo Enrico VI, fresco sposo della trentenne Costanza d’Altavilla, come successore predestinato di Federico, in quanto "l'esistenza contemporanea di due imperatori era incompatibile con la vera natura dell'Impero". - Mentre dà inizio ai preparativi per la III Crociata, muore a Verona il 25 novembre 1185 e lì è ancora sepolto. - Aveva creato 17 Cardinali nel corso di 5 distinti Concistori.

Urbano III (1185-1187)

- Nato a Cuggiono (MI), da una nobile famiglia anti-imperiale (i Crivelli), intraprende la carriera ecclesiastica e compie gli studi a Bologna; tornato a Milano riceve la tonsura. È costretto a fuggire in Francia quando il Barbarossa saccheggia la città lombarda. Là diventa Arcidiacono della Cattedrale di Bourges; poi di nuovo a Milano Canonico e poi Arcidiacono della Cattedrale. Nel 1170 si prodiga per la fondazione del Monastero di San Pietro all'Olmo, costruito su terreni di sua proprietà ed ancora oggi esistente. Diventa Cardinale nel 1173. Verso la fine del 1182 è nominato Vescovo di Vercelli e il 9 maggio 1185 Arcivescovo di Milano. Viene eletto Papa a Verona il 25 novembre 1185, dopo una seconda sessione di votazioni, visto che il primo prescelto, il francese Henri de Marsiac, aveva rifiutato. È consacrato il 1° dicembre nel Duomo della città. - Ovviamente contrarissimo al Barbarossa (che con quel matrimonio fra Enrico e Costanza, celebrato nel 1186 in Sant’Ambrogio, può realizzare il sogno di unire nord e sud d’Europa e circondare così lo Stato della Chiesa), forse per timore che l'Imperatore avochi a sé le prebende connesse all'Arcidiocesi di Milano, rimane Arcivescovo anche da Papa. Caso unico quindi di un Papa Vescovo di Roma e Milano contemporaneamente. - Il suo rifiuto ad incoronare Enrico, gli comporta conseguenze spiacevoli: a Roma il Senato antipapale viene appoggiato proprio da Enrico, a nord il Barbarossa controlla i valichi alpini per impedire a Urbano III da Verona di comunicare con i Vescovi tedeschi, infine, i veronesi, per timore di correre guai dopo una possibile scomunica lanciata dalla loro città, lo cacciano (viene addirittura aggredito dal suo Camerlengo) e deve fuggire a 150

Ferrara dagli Este, dove muore il 20 ottobre 1187, senza aver mai messo piede a Roma. Sembra improbabile la morte di crepacuore per aver saputo della caduta di Gerusalemme in mano islamica il 3 ottobre. Viene sepolto nella Cattedrale della città. - Aveva creato 5 Cardinali nel corso di 2 distinti Concistori.

Gregorio VIII (1187)

- Il beneventano Alberto di Morra ha un passato di studi in Francia e di insegnamento di Diritto a Bologna. Cardinale dal 1155, è Legato Pontificio in Dalmazia ed Ungheria e tra il 1171 e il 1173 in Francia. Poi Legato Pontificio in nord Italia, Cancelliere della Santa Sede dal 1178, Cardinale protoprete nel 1182. Il Conclave che si tiene a Ferrara lo elegge quasi per caso (malattia del Cardinale Paolo Scolari, rinuncia del Cardinale Enrico di Albano) il 21 ottobre 1187, ricevendo la consacrazione il 27. - Il nome scelto è indicativo: sembra che abbia in mente una profonda riforma della Chiesa. Il 29 novembre riunisce un Concilio che si sforza di imporre severe regole di comportamento al clero e ai laici. Significativo, poi, è il suo tentativo di diffondere la vita comune presso il clero secolare delle Diocesi di Lombardia. - Vorrebbe riformare anche la Curia, perché sia maggiormente libera di esercitare la sua missione spirituale; tuttavia porta avanti anche una politica di accentramento: cosciente del grande rilievo assunto dall'ufficio di Cancelliere, evita di conferire quella carica ad un Cardinale, ritenendola per sé. - Mentre è a Pisa per convincere la città marinara ad allearsi con la rivale Genova per la prossima Crociata, muore di febbre il 17 dicembre e viene sepolto nella Cattedrale. Terzo Pontefice consecutivo a non aver mai raggiunto Roma.

Clemente III (1187-1191)

- Romano di nascita, del Rione della Pigna, Paolo Scolari è di buona famiglia. Cresce fin da bambino all’ombra di Santa Maria Maggiore, di cui diventa nel tempo Suddiacono, Canonico ed infine Arciprete dal 3 marzo 1176, occasione utile per farsi costruire una nuova abitazione attigua. Cardinale nel 1179 e Cardinale Vescovo della sede suburbicaria di Palestrina l’anno successivo, il 19 dicembre 1187 viene eletto Papa nel Duomo di Pisa anch’egli in seconda battuta dopo la rinuncia sempre di un francese, Thibaud de Vermandois, Vescovo di Ostia e Velletri. - Nel febbraio 1188 rientra a Roma dove appiana le discordie che da mezzo secolo opponevano i Papi e i cittadini di Roma, in virtù di un accordo ("Patto di Concordia", maggio 1188) in base al quale ai romani viene concesso il permesso di eleggere i propri Consules (magistrati), mentre la nomina del Governatore della città rimane una prerogativa del Papa. Inoltre Clemente III si riserva il diritto di coniare moneta; tornano a lui tutti i precedenti redditi; con i donativi si impegna a riparare tutti i danni di guerra e a finanziare gli ordini amministrativi; a spendere cento libbre d'oro all'anno per restaurare le mura di Roma; a concedere dei donativi in denaro ai Senatori; a impiegare – pagandola - la milizia romana per la difesa del suo patrimonio. - Definisce meglio la procedura processuale delle canonizzazioni (ne celebra quattro), senza però ancora riservare esclusivamente al Papa questo diritto. - Si adopera per promuovere la III Crociata: Federico Barbarossa alla Dieta di Magonza del 27 marzo 1188 gli promette di partire subito (anche se poi in realtà partirà l'anno dopo); anche Filippo II Augusto di Francia ed Enrico II d'Inghilterra si riconciliano e si impegnano a partire; Genova e Pisa, messi in disparte gli odi, allestiscono le flotte; i Veneziani in lotta 151 con gli Ungari per la città di Zara, stipulano una tregua e richiamano navi e i marinai che risiedevano nei porti stranieri. Infine aderisce anche Guglielmo II di Sicilia, il quale - primo a muoversi - invia una flotta nei mari della Siria, con dei buoni risultati. - Mentre Francia ed Inghilterra aspettano ancora a muoversi contro il Saladino, per la morte di Enrico II, parte invece il Barbarossa con un esercito di 100.000 uomini verso i Balcani. Per i paradossi della storia umana in quel momento l’Imperatore d’Oriente Angelo Isacco è alleato con i Turchi, proprio per difendersi dalle scorribande dei cattolici occidentali. Temendo che l’esercito tedesco affamato possa saccheggiare Costantinopoli, l’Imperatore favorisce l’approdo di Federico in Anatolia. Qui avanza vincitore fra difficoltà logistiche notevoli, è quasi in Siria quando, lui così grande e potente, muore stupidamente per un bagno in pochi centimetri d’acqua dopo aver mangiato il 10 giugno 1190. I suoi immediatamente si disperdono e addio sogni di gloria crociata. - Nel frattempo il Papa si trova davanti un Enrico VI minaccioso, senza più l’ombra paterna, che vuole scendere in Italia per prendersi il Regno di Sicilia rimasto alla moglie Costanza d’Altavilla dopo la morte del re Guglielmo II. Scovato un figlio naturale di Ruggero II, Tancredi, Clemente III punta su di lui. - Muore il 20 marzo 1191 senza riuscire ad incoronare Enrico VI e Costanza, che lo stanno aspettando a Bologna, prima di percorrere la penisola. - Aveva creato 30 Cardinali (tra i quali un futuro Papa ed un beato) nel corso di 3 distinti Concistori.

Celestino III (1191-1198)

- Giacinto, figlio di Pietro di Bobone, nasce in una famiglia nobile, da un ramo della quale avranno origine i potenti Orsini. Studia a Parigi ai tempi di Abelardo, che poi difende nel Concilio di Sens dalle critiche di Bernardo di Chiaravalle. Nel 1144 è Cardinale e come tale collabora coi Pontefici, con lunghe permanenze in Francia e Spagna. Viene eletto Papa il 30 marzo 1191 a circa 85 anni, ancora Diacono. Riceve quindi l'ordinazione sacerdotale il 13 aprile, Sabato Santo, e la consacrazione episcopale il giorno seguente, Domenica di Pasqua. Il suo motto è "Perfice gressus meos in semitis tuis". - Il primo atto, il 15 aprile, è l’incoronazione di Enrico VI, che era accampato fuori Roma al momento della sua elezione. - Si dimostra debole nei confronti dell'Imperatore, per esempio non lo scomunica, quando nel novembre 1192 questi fa uccidere a Reims il Vescovo di Liegi Cardinale Alberto o Adalberto di Lovanio o quando fa prigioniero Riccardo I d'Inghilterra, costringendolo a sborsare un favoloso riscatto (1193-1194). - Nel 1196 Enrico VI, dopo aver strappato la Sicilia ai Normanni, va a Roma per accordarsi con il Papa, che non approva la conquista dell'isola, lamentando lo stato di prigionia cui l’Imperatore ha sottoposto alcuni Vescovi siciliani e Guglielmo figlio del defunto Tancredi. In cambio dell'approvazione del suo dominio, promette un contributo permanente in denaro da parte di tutte le cattedrali dell'Impero. Celestino tuttavia rifiuta l'offerta, ma poco dopo Enrico muore a Messina (28 settembre 1197). Immediatamente la Curia spinge per il recupero dei territori contesi nell'Italia centrale e la riconquista delle terre di Matilde di Canossa. - Annulla il ripudio, da parte di Filippo II di Francia, della moglie Ingeburge di Danimarca, sposata nel 1193 e dalla quale non aveva ancora avuto figli. - Consolida l'amministrazione romana e ne risana le finanze, grazie alla preziosa collaborazione del Tesoriere Cencio Savelli, Cardinale Diacono di Santa Lucia in Orphea, accanto a lui già prima dell’elezione a Papa. Al suo Tesoriere, Celestino III dà l’incarico di 152 compilare, sulla base di vecchi documenti, un elenco di tutte le rivendicazioni finanziarie della Curia, il “Liber censuum Ecclesiae Romanae”. Ordinato secondo paesi e vescovati, vi sono registrati tutti i monasteri e le Diocesi che sono tenuti a pagare il censo alla Curia romana, i Regni e i signori sui quali la Chiesa vanta la sovranità feudale, come la Sicilia, l'Aragona e il Portogallo, infine i Regni soggetti al pagamento dell'obolo di San Pietro come l'Inghilterra, la Polonia e i Paesi scandinavi. A questa lista viene aggiunta negli anni anche la documentazione più importante, soprattutto la Donazione di Costantino e i diplomi imperiali sui quali il Papato basa le sue rivendicazioni sull'Italia e su tutte le isole. Vengono inclusi inoltre un elenco più antico delle abbazie di San Pietro, cioè delle abbazie di proprietà del Papa, esenti dal pagamento, gli "ordines" delle incoronazioni imperiali, le "consuetudines Curiae", le formule per il giuramento dei sudditi, i "Mirabilia Urbis Romae". I registri di Cencio daranno il loro frutto: la situazione finanziaria della Santa Sede migliorerà parecchio. - Prima di morire ultranovantenne l’8 gennaio 1198, il Papa avrebbe espresso l'intenzione di abdicare, indicando quale suo successore il Cardinale Giovanni di San Paolo, ma i Cardinali lo avrebbero preso a male parole per questo. Viene sepolto in San Giovanni in Laterano "iuxta Sanctam Mariam de Reposo". - Aveva creato 30 Cardinali (tra cui un beato e un futuro Papa) nel corso di 3 distinti Concistori.

Innocenzo III (1198-1216)

- Dopo un Papa morto vecchissimo, eccone uno eletto molto giovane, il trentasettenne Lotario dei Conti di Segni. Figlio di Trasimondo e di Claricia, inizia gli studi a Roma, poi studia Teologia a Parigi, quindi Diritto Canonico a Bologna, con Uguccione da Pisa. In breve tempo Lotario diventa uno degli intellettuali più raffinati e tra i maggiori esperti di Diritto Canonico del suo tempo. A soli 29 anni è nominato Cardinale-diacono con il titolo dei Santi Sergio e Bacco. Durante il suo servizio nella Curia pontificia, Innocenzo scrive una delle sue opere più note, il “De miseria humanae conditionis”, conosciuta anche come “De contemptu mundi”. Viene eletto Papa l'8 gennaio 1198. Il nome pontificale di Innocenzo non è scelto da Lotario, ma gli viene imposto da Graziano da Pisa, Decano dei Cardinali-diaconi, per eliminare e sostituire il ricordo dell'Antipapa Innocenzo III. La consacrazione si tiene nel giorno del suo compleanno, il 22 febbraio. È il primo Papa ad avere un suo stemma. - A Roma le cose sono cambiate: prova ne sia che quando rimuove e sostituisce l'unico Senatore in carica (Scotto Paparone) con un uomo di sua fiducia, non incontra alcun ostacolo. Il Prefetto Pietro si sottomette a lui il 22 febbraio 1198. Sostituisce anche i giudici, che erano quasi tutti esponenti dell'aristocrazia romana, con uomini dell'amministrazione ecclesiastica. Da qui emerge la sua visione teocratica, come faceva presagire già il brano scelto per la prima Messa papale: "Vedi, io ti costituisco oggi sui popoli e sui regni, per sradicare e distruggere, per rovinare e abbattere, per edificare e piantare" (Geremia, 1,10). - Nella bolla papale “Vergentis in senium”, promulgata il 25 marzo 1199 e indirizzata al clero, ai Consoli e al popolo di Viterbo, egli ‒ in qualità di monarca delle terre del Patrimonium della Sede Apostolica e additando se stesso come modello per tutti i poteri civili ‒ indica nelle pene previste per chi attenta alla maestà del sovrano il riferimento valido per chi offenda la maestà divina. L'equiparazione del crimine di eresia al crimen laesae maiestatis comporta non solo l'espulsione dell'eretico dalla convivenza civile, ma anche l'emarginazione di coloro che favoriscono con i loro comportamenti l'eterodossia: 153 costoro sono bollati d'infamia ed esclusi dagli uffici pubblici. Tale aspetto è prevalente nel documento e in rapporto ad esso il Papa sollecita con forza "potestà e principi secolari" esterni al Patrimonium a mettere in atto la normativa, sotto la minaccia della censura ecclesiastica. Questo avrà conseguenze infauste nei secoli futuri. - Rivendica il diritto di nominare i Vescovi prima in tutto l'Occidente (di cui è Patriarca) e poi anche in Oriente, dopo il disastro della IV Crociata e il famigerato sacco di Costantinopoli del 1204. Il suo sogno di riunificare le due Chiese naufraga per le atrocità e le violenze perpetrate dai Crociati, come vedremo. - Approfitta della debolezza di Federico II di Svevia, che ha solo quattro anni, per ripristinare il potere papale nel Regno di Sicilia. Nel 1198 consacra il bambino Re di Sicilia. Inoltre riottiene diversi territori che erano finiti sotto l’Impero. - Nella successione in Germania il Papa favorisce inizialmente Ottone di Brunswick, perché gli promette dei territori e pare voler rinunciare al meridione d’Italia, destinato a Federico II di Svevia. Nel 1201 lo riconosce come Re dei Romani e minaccia di scomunica tutti coloro che rifiuteranno di riconoscerlo. - Emette il decreto “Venerabilem” del maggio 1202, in seguito incorporato nel Corpus Juris Canonici. I punti principali del decreto sono: i principi dell'Impero possono eleggere liberamente il loro Re, ma il diritto di decidere se il Re sia degno della corona imperiale appartiene al Papa; in caso di doppia elezione, i principi elettori devono chiedere al Papa di fare da mediatore o di pronunciarsi in favore di uno o dell'altro pretendente. Questo diritto deriva dall'atto d'incoronazione di Carlo Magno compiuto da Leone III. - Visto che l’andamento della guerra civile in Germania è diverso dal previsto, rivolge le sue simpatie a Filippo di Svevia. Nel 1207, invia dei legati in Germania per indurre Ottone a rinunciare al trono. Filippo viene ucciso il 21 giugno 1208 ed allora Innocenzo III si decide a consacrare a Roma Ottone IV il 4 ottobre 1209. Il quale, l’anno dopo, verrà già scomunicato, perché non avrà rispettato gli accordi stabiliti col Papa (lasciare alla Chiesa il possesso di Spoleto ed Ancona) e avrà pure invaso il Regno di Sicilia. A questo punto Federico II può diventare Imperatore, avendo il Papa ottenuto il ripudio, da parte della maggioranza dei principi elettori, nei confronti dello scomunicato Ottone. - Sotto il suo Pontificato, come accennato, avviene la tragica IV Crociata, indetta nel 1198, appena diventato Papa. Non viene accolta con grande entusiasmo per i tanti problemi interni dei regni europei. Nel frattempo muoiono possibili condottieri come Riccardo Cuor di Leone e Tebaldo di Champagne. Grazie all’opera di propaganda dell'abate Folco di Neuilly, comunque si riesce a mettere in piedi l’impresa. Nel settembre 1201 accetta l’onere Bonifacio I degli Aleramici, Marchese del Monferrato. Il progetto è quello di attaccare l’Egitto e si arriva a scegliere Venezia (il Doge è l’ottantenne Enrico Dandolo) come porto di partenza. I Veneziani, da buoni mercanti, per i loro servizi fanno accettare ai Crociati il pagamento dell'esorbitante cifra di 85.000 marche imperiali d'argento. Per quella somma i Veneziani approntano per la fine di giugno del 1202 navigli sufficienti al trasporto di 4.500 cavalieri con i loro cavalli, 9.000 scudieri e 20.000 fanti. Il contratto prevede anche il rifornimento di viveri e foraggio bastanti per il viaggio; oltre a ciò Venezia s'impegna ad armare 50 galere che accompagneranno la Crociata in cambio del 50% di quanto conquistato. In realtà i Crociati sono meno del previsto, i soldi raccolti pure. Ma Venezia chiude un occhio in cambio di un intervento di polizia a Trieste e in Istria. Dopo aver preso di mira una città cattolica, ma ribelle verso i Veneziani, come Zara (col rischio di una scomunica papale), questa Crociata diventa di fatto una cosa tutta interna alle potenze cattoliche. Infatti per motivi politici e dinastici (la guerra civile bizantina fra Alessio III e Alessio IV), con una verniciatura di religiosità (la promessa di riunificazione fra le due Chiese), i Crociati vengono indirizzati verso Costantinopoli, raggiunta il 24 giugno 1203. 154

Dopo varie battaglie, il 17 luglio i Veneziani riescono ad aprire una breccia nelle mura e ad entrare nella città. Inizialmente le cose sembrano andare secondo previsione, con Alessio IV messo sul trono col padre Isacco II. Ma nella città succede di tutto: i soldati latini fanno scorribande, la gente non ne può più e la conseguenza è un colpo di stato organizzato da Alessio V detto "Murzuflo", che cancella tutte le promesse del cugino Alessio IV, appoggiato in questo dalla Chiesa Ortodossa. - La Crociata a questo punto si trasforma in un massacro di Bizantini dopo un secondo assedio della capitale nell’aprile 1204, ispirato sempre dai Veneziani del Doge Dandolo e da altri capi latini. Le cronache raccontano una delle più immani vergogne della storia cristiana: saccheggi anche di oggetti sacri, distruzioni di palazzi, chiese (in particolare Santa Sofia) e conventi, uccisioni in massa di uomini, donne e bambini, stupri anche di religiose, incendi, il tutto per tre interi giorni. Alla fine, dell’oro e degli oggetti preziosi rubati (900.000 marche imperiali d'argento, equivalente a molte centinaia di milioni di Euro), tre ottavi vanno ai Veneziani, tre ottavi ai Crociati; il restante quarto è destinato al futuro Imperatore. Fra l'altro i Veneziani si porteranno a casa i quattro cavalli di bronzo che ornano (attualmente in copia) la Basilica di San Marco, l'icona della Madonna Nicopeia e molte preziose reliquie che ancora sono serbate nel tesoro di San Marco. I 4.000 sopravvissuti saranno principalmente donne, che sono consegnate nude ai Turchi, e bambini poi venduti come schiavi. - Così avviene l’incredibile, mentre Gerusalemme è ancora turca, Costantinopoli diventa capitale di un Impero latino occidentale con a capo Baldovino IX Conte delle Fiandre, ora Baldovino I di Costantinopoli. Altri principi latini ricevono in dono piccoli staterelli da governare nella zona, Venezia amplia i suoi domini. A Santa Sofia si piazza un Patriarca veneziano cattolico di nome Morosini. E il Papa? Inorridito scrive lettere a Costantinopoli deplorando e condannando, ma ciò non cambia la situazione. Il suo dispiacere cresce ancora quando viene a sapere che il suo Legato, Pietro di San Marcello, ha svincolato i Crociati dalla promessa di liberare Gerusalemme. L'esito della Crociata in realtà non fa altro che acuire le incomprensioni tra cattolici ed ortodossi, i quali non perdoneranno mai il saccheggio di Costantinopoli. Ci vorranno 800 anni (800!) perché un Papa (Giovanni Paolo II) chieda scusa per le brutalità ed i peccati commessi in occasione della Quarta Crociata. - Ma per quanto riguarda le Crociate “interne”, non è finita qui. Innocenzo III è uno strenuo avversario delle idee ritenute eretiche, che si stanno diffondendo in Europa: i Catari (o Albigesi, avendo come centro la città di Albi in Linguadoca) nel sud della Francia avevano fatto presa su gran parte della popolazione, dagli aristocratici ai ceti più umili. A nulla erano valsi i tentativi di riportare al cattolicesimo questi dualisti estremi (rifiutano del tutto i beni materiali e tutte le espressioni della carne) da parte dei missionari cistercensi. Neppure Domenico di Guzmán, futuro fondatore dei Domenicani, era stato ascoltato. L'assassinio del Legato Pontificio Pietro di Castelnuovo (1208) spazientisce il Papa, che decide di avviare contro gli eretici una vera e propria Crociata, sotto la guida di Simone IV di Montfort. I feudatari del nord della Francia sono ben lieti di rispondere all'appello, che li autorizza a depredare e conquistare le ricche contrade del sud del paese, le più prospere. Avvengono anche in questo caso massacri di ferocia inaudita, fra cui spicca il massacro di Béziers del 22 luglio 1209, allorquando i Crociati uccidono non meno di 20.000 abitanti fra uomini, donne e bambini. - Il Papa che ha sulla coscienza già due Crociate finite in un massacro di cristiani non cattolici, può esultare solo per la grande vittoria sui musulmani guidati da Muhammad al- Nasir nella battaglia di Las Navas de Tolosa il 17 luglio 1212. Navarra, Aragona, Castiglia e Portogallo, appoggiati da gruppi di cavalieri provenienti da tutto l'Occidente, uniscono le

155 forze, vincendo la battaglia che darà una svolta decisiva alla "Reconquista". Dopo la sconfitta in questa battaglia inizierà il declino della dinastia almohade. - Nel 1210 Innocenzo III dà un primo assenso orale all'Ordine francescano e nel 1211 anche ai Guglielmiti (seguaci dell'eremita Guglielmo di Malavalle), inizialmente ordine eremitano, ma poi confluito anch'esso nell'alveo degli ordini mendicanti: ha compreso che l'insoddisfazione ed i problemi dei ceti più umili sono facile preda dei predicatori, che senza molte difficoltà possono diffondere movimenti ereticali in ampie fette della popolazione. - Nel 1215 Innocenzo convoca il Concilio Lateranense IV (il dodicesimo Concilio Ecumenico), che emana ben 70 Decreti di riforma. Tra questi ricordiamo: l’introduzione dell'espressione “transustanziazione” per indicare e definire il Mistero Eucaristico; il giudizio di eretiche per alcune frasi di un libello attribuito a Gioacchino da Fiore, come eretici sono pure i Catari ed i Valdesi; la repressione dell'eresia, affidata ai Vescovi e ai tribunali dell’Inquisizione da loro dipendenti, viene elevata a legge generale della Chiesa; gli ordini religiosi sono invitati ad uniformare le Regole che governano le loro comunità e viene loro imposto di istituire e riunire dei Capitoli Generali; proibizione di adottare nuove regole e creare nuovi ordini; divieto ai preti di assistere a spettacoli di mimi e giullari, di cacciare, di ubriacarsi, di praticare il gioco d'azzardo; proibizione per i membri degli Ordini Maggiori di praticare la chirurgia; obbligo per i fedeli della Confessione e della Comunione annuale (il Precetto pasquale); il quarto grado di parentela come limite entro il quale i consanguinei non possono sposarsi; validità del matrimonio solo se la donna è consenziente; divieto per i cristiani di praticare l’usura, permessa invece agli Ebrei, se pur con moderazione; dovere per gli Ebrei di distinguersi dai cristiani per il modo di vestire (con lo sciamanno, un pezzo di stoffa gialla da applicare sul cappello o sull'abito degli uomini, due strisce blu cucite sullo scialle per le donne) e nei giorni della Settimana Santa divieto di comparire in pubblico; indulgenza plenaria non solo a chi combatta, ma anche a quanti abbiano solo finanziato le Crociate. - Muore a Perugia a soli 55 anni il 16 luglio 1216 e qui vi rimane sepolto fino al 1891, quando le spoglie sono portate a Roma in Laterano. - Aveva creato 41 Cardinali (tra i quali un futuro Pontefice) nel corso di 10 distinti Concistori.

Onorio III (1216-1227)

- Si tratta del già citato tesoriere di Celestino III, Cencio, forse della famiglia Savelli, laziale, Canonico nella Basilica di Santa Maria Maggiore, poi Ciambellano Pontificio nel 1188 e Cardinale-diacono nel 1193. Dal 1197 tutore del futuro imperatore Federico II di Svevia, nel 1200 Cardinale Presbitero dei Santi Giovanni e Paolo, viene eletto Papa da 19 Cardinali a Perugia il 18 luglio 1216 come candidato di compromesso. È consacrato nella chiesa di San Pietro nella città umbra il 24 luglio, incoronato a Roma il 31 agosto, entra in Laterano il 3 settembre con un tale tripudio di popolo, che gli “Annales Ceccanenses” affermano che una simile accoglienza non era stata riservata a nessuno dei suoi predecessori. - Grazie alla sua estrema gentilezza riesce a conquistare ben presto il cuore dei romani. Ma la sua debolezza e il fatto che la sua famiglia d’origine non appartenga all’aristocrazia cittadina, fa sì che il partito antipapale riprenda vigore. Durante il suo Pontificato avverranno a più riprese disordini causati dal Comune e da Senatori non proprio amici (per esempio Parenzo Parenzi). Anche per questo, spesso, specie durante le estati calde e malsane, Onorio III preferirà stare fuori Roma: a Rieti, Viterbo, Civita Castellana ed Orvieto, "propter romanorum molestiam" . 156

- Sono tempi difficili, nei quali Onorio deve affrontare una vasta serie di problemi rimasti insoluti: oltre alla liberazione della Terra Santa, la repressione dell'eresia albigese nella Francia meridionale, la guerra per la fede nella Penisola Iberica, la diffusione della cristianità nei Paesi baltici e la difesa dell'Impero latino di Costantinopoli dai musulmani. - In Italia Milano si mostra nei suoi confronti poco collaborativa, tant’è che nel 1216 il Papa scrive al podestà una lettera colma di lamentele e minacce per la tolleranza riservata agli eretici. Nel 1217 impone alla città lombarda una tassa per la futura Crociata. Al rifiuto di pagarla, arriva una nuova scomunica, ritirata poi l’anno dopo. - Nel sud della Francia egli porta avanti l'opera di Innocenzo III, riuscendo a coinvolgere la casa reale francese (Luigi VIII e Luigi IX) nella Crociata contro gli Albigesi. Il più importante avvenimento del periodo è l'assedio e la conquista di Avignone. - Concede l'approvazione pontificia alla Regola di San Domenico il 22 dicembre 1216, con la bolla “Religiosam vitam”, e a quella di San Francesco (detta “Regula Bullata”, quella definitiva, scritta da San Francesco nel romitaggio di Fonte Colombo in collaborazione col Cardinale Ugolino di Anagni, nominato dal Papa protettore dei Frati Minori), il 29 novembre 1223, con la bolla "Solet annuere Sedes Apostolica". Sempre nel 1216 istituisce, su richiesta del santo, la solennità del Perdono d'Assisi. Il 30 gennaio 1226, approva anche l'Ordine Carmelitano con la bolla “Ut vivendi normam”. - Allo scopo di facilitare lo studio della teologia nelle Diocesi, che erano distanti dai grandi centri del sapere, ordina nella bolla “Super specula Domini” del 22 novembre 1219, che alcuni tra i giovani di talento debbano essere inviati ad una riconosciuta scuola di teologia, per poi insegnare la materia una volta tornati nelle proprie Diocesi. La costituzione, elaborata a Viterbo, sede temporanea della Curia, da una commissione che comprende il cancelliere di Parigi, il Cardinale Pietro di Capua e forse lo stesso Domenico di Guzmán, favorisce anche gli interessi universitari dei Predicatori. - Si dà da fare per preparare la V Crociata, che vorrebbe con un ampio appoggio dei monarchi europei, mentre invece vede all’inizio i soli Andrea II d'Ungheria e il duca Leopoldo VI d'Asburgo disponibili al comando, mentre sa bene che c’è un solo uomo in Europa che potrebbe portare alla riconquista della Terra Santa: Federico II. Come molti altri governanti, egli aveva prestato giuramento di imbarcarsi per la Terra Santa nel 1217, ma non partirà mai sotto il Pontificato di Onorio III. In compenso Ungheresi ed Austriaci combattono in Palestina e lì vengono sconfitti. - Nonostante l'insistenza del Papa, Federico rinvia ancora e la campagna egiziana inizia nel 1218 a Damietta, in Egitto, ancora senza di lui. Il Legato Pontificio, il Cardinale Vescovo di Albano Pelagio, pretende di essere il comandante sul campo ed è lui, insieme ai Templari, che stupidamente non accetta per ben due volte la proposta musulmana di uno scambio fra Gerusalemme e le conquiste egiziane. A ciò si aggiungono scontri interni fra Francesi ed Italiani. In questo contesto arriva in Egitto nel 1219 Francesco d’Assisi. Dopo aver chiesto il permesso al Legato Pontificio di avventurarsi nei territori musulmani, che Pelagio gli concede a malincuore solo dietro forti pressioni, si reca dal Sultano Al-Malik al-Kāmil per dare testimonianza della fede cristiana. Ricevuto con grande cortesia, ha un lungo colloquio, al termine del quale Francesco deve tornare nel campo crociato. Alla fine il comandante Giovanni di Brienne lascia solo il Legato Pontificio a guidare la battaglia. Questi si comporta da dittatore anche verso i Crociati. Pelagio è un totale incapace, non ascolta alcune spie che gli rivelano che i musulmani hanno armato delle galee. Poi rifiuta ancora lo scambio alla pari con Gerusalemme, chiedendo l’impossibile al Sultano egiziano, infine continua a credere nell’arrivo di Federico II, che invece si allea con Al-Malik al-Kāmil per motivi strategici e commerciali. Finirà con un’umiliante sconfitta cattolica, la perdita di Damietta e l’accettazione di una tregua di otto anni (8 settembre 1221). 157

- Nel frattempo Federico II nell'aprile 1220 viene eletto Imperatore ed incoronato a Roma il 22 novembre. Per spingerlo alla Crociata, il Papa decide di regalargli nel 1223 il titolo di reggente di Gerusalemme, scegliendogli come seconda moglie (era già vedovo dal 1222 a soli 28 anni) praticamente una bambina, l’undicenne Jolanda o Isabella II, Regina di Gerusalemme, che sposa a Brindisi nel 1225 e che morirà pochi giorni dopo aver partorito a 16 anni il secondo figlio. Nonostante ciò, Federico rinvia sempre la partenza e così viene incolpato del fallimento della V Crociata. Con la Dieta di San Germano (Cassino), del luglio 1225, si impegna davanti ai Legati papali a promuovere e guidare una Crociata in Terrasanta entro il 15 agosto 1227. La cerimonia prevede un giuramento solenne sul Vangelo, la scomunica in caso di inadempienza e impegni militari e di finanziamento da parte sua. Ma ancora una volta l’Imperatore nicchia e Onorio III fa a tempo a morire il 18 marzo 1227. Viene sepolto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. - Aveva creato 9 Cardinali (tra cui un futuro beato) nel corso di 6 distinti Concistori.

158

TAVOLA II

Il Barbarossa si sottomette all'autorità di Alessandro III

Innocenzo III

159

Onorio III approva la Regola di San Francesco

Onorio III e Francesco d’Assisi 160

CAPITOLO 18

DAL 1227 AL 1277

Capitolo tutto immerso nel XIII secolo, una lunga serie di Pontefici, in maggioranza italiani, di ricca estrazione sociale e di altissimo livello culturale, che “davano del tu” a gente come Tommaso d’Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, Alberto Magno e Bacone, con lauree e docenze alla Sorbona, quasi tutti fini diplomatici, alcuni anche santi. Pontificati spesso molto brevi (il 1276 avrà quattro o forse cinque Papi), ma densi di avvenimenti e decisioni, alcune delle quali valide tutt’oggi. Da notare poi che raramente in questo secolo i Papi vivono a Roma, squassata dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini, per cui Viterbo diventa una sorta di Avignone italiana. Due importanti Concili riuniti a Lione, la regolamentazione quasi definitiva delle elezioni papali (conseguenza dei lunghi mesi e perfino anni di Sedi Vacanti di questo secolo), la creazione della festa del Corpus Domini, l’invenzione del Breviario, inizialmente solo per i francescani, i primi contatti con l’Estremo Oriente e le prime conversioni. Tipici dell’epoca la preoccupazione di liberare in tutti i modi la Terra Santa, con l’indizione di diverse Crociate, con risultati a dire il vero assai scarsi, anche perché ci sono cattolici amici dei Saraceni; l’intolleranza verso chi non è cristiano; la lotta fra Papato ed imperatori svevi, con le immancabili reiterate scomuniche e l’entrata in scena degli angioini e degli Asburgo; i tentativi riusciti, per breve tempo, di riunificarsi con gli Ortodossi; i primi casi di nepotismo.

Gregorio IX (1227-1241)

- Di Anagni, Ugolino è legato per parte di madre con i Conti di Segni, quindi parente di Innocenzo III. Studia a Bologna e Parigi. Monaco camaldolese, giudice della Sacra Rota, Arciprete della Basilica Vaticana, Cardinale e Vescovo di Ostia e Velletri dal 1206, amico e protettore di Francesco di Assisi e di Domenico di Guzmán, quando viene eletto Papa il 19 marzo 1227 è Decano del Sacro Collegio. Viene consacrato nella Basilica di San Pietro due giorni dopo. Il nome non è scelto a caso, essendo un convinto assertore della superiorità morale del Papato sull'Impero. - Nello scorso capitolo abbiamo visto come Federico II stesse finalmente ubbidendo all’ordine di Onorio III di organizzare la VI Crociata. Il 24 marzo 1227 il nuovo Papa gli manda una lettera amichevole, ricordandogli però che il 15 agosto scade il termine per la partenza. A Brindisi, però, l’Imperatore, come molti Crociati, si sono ammalati e quindi non sono potuti salpare. Federico II, pur con la febbre, prova a partire, ma deve rientrare ad Otranto. Il Papa comunque lo scomunica lo stesso il 29 settembre dalla Cattedrale di Bitonto (ancora oggi si può ammirare un portale detto “Porta della scomunica”), accusandolo di essere sceso a patti con il Sultano Al-Malik al-Kāmil. - Rimessosi in forze in quel di Pozzuoli, Federico II promette per il maggio 1228 di ubbidire alla promessa fatta ad Onorio III, ma il Papa ribadisce la scomunica, perché non si fida di lui ed anzi lo accusa ingiustamente di aver messo di proposito l'esercito in luoghi malsani 161 per farlo decimare dalla pestilenza e di avere così, con questo pretesto, violato il giuramento ed abbandonato le insegne di Cristo. L’Imperatore non ne può più ed invia una lettera a tutti i Principi con terribili accuse al Papa e alla Curia. Scrive tra l’altro che la Chiesa “ingorda sanguisuga usa parole dolci come il miele, fluide come l'olio; ma, mentre si dichiara madre e nutrice mia, agisce da matrigna ed è causa e radice di ogni male.” - Finalmente, nel giugno 1228, Federico II si imbarca con il suo esercito a Brindisi diretto ad Acri. Paradossalmente il Papa, che si trova ad Assisi, non è per nulla felice che uno scomunicato guidi una Crociata. In Terrasanta lo svevo trova il suo amico Sultano d'Egitto Al-Malik al-Kāmil disposto alla mediazione e nel febbraio 1229, stipula con lui un trattato, in cui egli cede a Federico la città di Gerusalemme a patto però che la moschea di Omar resti proprietà dei Musulmani e questi possano esercitare liberamente il loro culto; cede inoltre Betlemme, Nazareth e tutti i villaggi posti sulle vie che da Gerusalemme conducono a Joppe e di qui ad Accona e s'impegna a restituire tutti i Cristiani da lui fatti prigionieri. Federico II viene quindi incoronato nella Chiesa del Santo Sepolcro Re di Gerusalemme (in virtù di quel matrimonio con la giovanissima Isabella, morta nel 1228) e torna in Italia il 10 giugno 1229. Per aver fatto una Crociata senza morti, sarà giudicato “empio, violatore dei giuramenti, corsaro” a guisa di quegli “empi monarchi che la collera del Signore aveva altre volte fatto sedere sul trono di David”. - In quel momento il Papa non vive più a Roma, costretto a fuggire nel dicembre 1227 per intervento della famiglia filo-imperiale dei Frangipane. Si rifugia a Viterbo e Perugia, da dove scomunica i suoi avversari. Ritorna a Roma nel 1230, dopo che la città aveva subito in sua assenza un'inondazione del Tevere ed una spaventosa carestia. - Durante la Crociata i baroni del Sud Italia ne approfittano per sollevarsi contro Federico II, con l’appoggio di un ingrato Gregorio IX. Al suo ritorno l’Imperatore deve praticamente riconquistarsi il Regno. Sono avviate trattative con la Santa Sede che si trascinano per diversi mesi, grazie all’abile domenicano Guala de Roniis (futuro Vescovo di Brescia e beato), finché il 20 o 23 luglio del 1230 viene stipulato il Trattato di San Germano (Ceprano) fra Federico II e il rappresentante di Gregorio IX, il Cardinale di Santa Sabina. L'Imperatore accorda l'amnistia a tutti i suoi nemici e revoca il bando contro la Lega lombarda. Gaeta e Sant'Agata, che si erano poste sotto la protezione del Papa, rimangono tali per almeno un anno, mentre Federico II lascia alla Santa Sede il possesso delle terre della Chiesa, tra le quali la Marca di Ancona e il ducato di Spoleto. Finalmente a Ceprano il 28 agosto Federico II e i suoi fedeli sono sciolti dalla scomunica. Il 1° settembre l’Imperatore incontra Gregorio IX nella sua Anagni e conferma il vassallaggio della Sicilia al Papa. - Questo Papa viene considerato spesso il fondatore dell'Inquisizione, di cui istituisce effettivamente i primi tribunali con la bolla “Ille humani generis” del 20 aprile 1232, affidandoli ai Domenicani, anche se le prime avvisaglie si erano avute con la bolla “Ad abolendam” di Lucio III e nel Concilio Lateranense IV del 1215. - Il 13 aprile 1231 Gregorio IX pubblica la bolla “Parens Scientiarum Universitas”, che definisce i privilegi e gli obblighi delle Università. - Nel 1234 pubblica la bolla “Pietati proximum”, chiamata anche “Bolla d'oro di Rieti”, con la quale conferma all'Ordine Teutonico la sovranità sui territori prussiani già conquistati e su quelli di un’eventuale conquista ad est del corso inferiore della Vistola, oltre a riconoscere la sottomissione dell'Ordine alla sola autorità pontificia. - Canonizza il 16 luglio del 1228 Francesco di Assisi, nel 1234 Domenico di Guzmán e l’anno dopo Elisabetta di Ungheria.

162

- Dispensa i Francescani dall'obbligo della normale ufficiatura canonica, molto lunga, fornendo loro una raccolta di preghiere e di uffici divini in forma abbreviata, chiamata appunto "Breviario". - Fine giurista, nel 1234 fa completare la “Nova Compilatio Decretalium” dal domenicano Raimondo di Pennafort, nuova e definitiva raccolta in un corpo unico delle cinque collezioni dei decreti dei precedenti Pontefici. Detto anche "Liber extra", costituirà la base del "Corpus iuris canonici" di Pio X e Benedetto XV. - Nello stesso anno, scomunica il figlio di Federico II, il ventitreenne Enrico VII, a causa di suoi presunti atteggiamenti in favore dell'eresia, ma soprattutto perché ribelle contro il padre e quindi causa di una sorta di guerra civile in Germania. Nel contempo scomunica chi in Lombardia si è alleato con Enrico per liberarsi di Federico. Per il ragazzo è la fine; il padre non ha alcuna pietà per lui: condannato a morte, gli viene commutata la pena nel carcere a vita. Colpito dalla lebbra, vaga per varie fortezze del sud Italia, finché muore forse suicida in Calabria nel 1242. - Dopo la vittoria imperiale sulla Lega Lombarda nella terribile Battaglia di Cortenuova (BG) del 27 novembre 1237, con 10.000 morti e 6.000 prigionieri, il paese raso al suolo e l’invio dei resti del Carroccio a Roma, sul Campidoglio, in segno di trionfo, il popolo romano, che non ama molto Gregorio, lo costringe a risiedere ad Anagni fra il luglio e l’ottobre 1238. - Nella Domenica delle Palme del 1239 il Papa scomunica ancora un ringalluzzito Federico II, reo di aver regalato la Sardegna al figlio Enzo, oltre ad aver impedito nomine vescovili. Da questo momento si apre un netto conflitto tra Papato ed Impero, fatto anche di lettere piene di reciproci insulti, ma il grande carisma che Federico II ha presso la Cristianità rende poco efficace il tentativo di Gregorio IX di isolarne l'autorità, ed il Pontefice stesso rischia di perdere l'appoggio di tutte le potenze laiche ed ecclesiastiche. - Federico II attacca direttamente lo Stato Pontificio, ormai convinto che il Papa sia un eretico, un "pubblico nemico". La pace fra Papa ed Imperatore sembra impossibile, si organizza una nuova Crociata nel 1240, che Federico appoggia in pieno per salvare il suo Regno in Terrasanta, si teme un’invasione della stessa Roma da un momento all’altro, visto che l’Imperatore sta scendendo verso sud. - Il Papa ha ancora un po’ di forza fisica per organizzare una processione, conclusasi con una cerimonia in San Pietro, dove, ad un certo punto, lacrimando, si toglie la tiara dal capo e con mano tremante la depone sui teschi di San Pietro e San Paolo, esclamando a singhiozzi: "Difendetela voi, o Santi, la città che i Romani lasciano alla mercé dei nemici!". A questo punto c’è chi vorrebbe indossare la croce per partire a combattere quel "preambolo dell'anticristo" dell’Imperatore. Questi non entra a Roma, ma fa un largo giro per l’Italia vincendo ogni resistenza e promettendo al figlio Corrado di " vincere con la spada il vecchio Papa, fino a chiudergli la bocca" . Anzi ha in mente un Concilio per cacciarlo. - Gregorio lo precede indicendo il 9 agosto 1240 un Concilio Ecumenico per il 1241 per deporre l’Imperatore, ma alcune navi inglesi e francesi con i prelati in arrivo da Genova vengono affondate dagli imperiali tra le isole di Montecristo e del Giglio, mentre sono bloccati appositamente i passi alpini. - Mentre Federico II è accampato nelle campagne romane pronto per l’ultimo attacco, avendo rifiutato ogni proposta papale di tregua e mentre nel nord-est dell’Europa sta per abbattersi la furia dei Mongoli di Gengis Khan, il Papa muore all’improvviso il 22 agosto 1241, molto anziano, ma non centenario come si credeva un tempo. Alla notizia, Federico II impunemente fa festa e abbandona l’assedio, mentre Gregorio IX viene sepolto in San Pietro.

163

- Aveva creato 16 Cardinali (tra cui 3 futuri Pontefici) nel corso di 5 distinti Concistori.

Celestino IV (1241)

- Nipote forse di Urbano III da parte di madre, milanese come lui, Goffredo appartiene ad una nobile famiglia che possiede il castello di Castiglione Olona nel contado del Seprio. È molto dubbio che, come tramandato da alcune fonti, vesta l'abito cistercense nell'Abbazia di Hautecombe nella Savoia. Di sicuro sappiamo che è Cancelliere della Chiesa di Milano almeno dal 18 luglio 1223. Viene creato Cardinale prete del titolo di San Marco il 18 settembre 1227 e viene incaricato da Gregorio IX di diverse missioni. Costituisce l'Inquisizione a Milano nel 1228 e nel 1239 è nominato Cardinale Vescovo di Sabina. - Viene eletto dopo un mese di Sede Vacante, perché l’Imperatore ha in ostaggio i Cardinali Giacomo da Pecorara e Ottone da Tonengo e in più Guelfi e Ghibellini non si mettono d’accordo. Il Senatore di Roma Matteo Rosso Orsini è costretto a questo punto a rinchiudere i dieci Cardinali nel Settizonio sul colle Palatino, un vero rudere, dove anche per il caldo estivo, essi stanno male ed uno addirittura muore. Non riescono ad accordarsi, pensano ad un esterno (il domenicano Umberto di Romans). Ma l’Orsini vuole che il nuovo Papa esca dai Cardinali e così ecco l’elezione il 25 ottobre di Goffredo, che viene visto come uomo di transizione, anche perché già malaticcio. - Qualcuno dice che non fece a tempo ad essere consacrato, più probabile che abbia celebrato solennemente il giorno della festa di Ognissanti dopo la consacrazione il 28 ottobre. Muore ad Anagni il 10 novembre 1241 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro. È il terzo pontificato più breve della storia. - Seguono quasi due anni di Sede Vacante, sempre per la lotta fra fautori e contrari all’Impero, Colonna contro Orsini. Intanto Federico II continua a minacciare la città e a tenere due Cardinali prigionieri (solo nel 1242 li lascerà tornare in Conclave). In tutta Italia, specie nel centro-nord, è in atto nei fatti una guerra civile fra filo-imperiali (Ghibellini) e filo-papali (Guelfi).

Innocenzo IV (1243-1254)

- Sinibaldo appartiene alla nobile famiglia genovese dei Fieschi. Suo padre Ugo è Conte di Lavagna. Studia a Parma e a Bologna e diventa uno dei migliori canonisti della sua epoca. Cardinale nel 1227, nel 1235 viene consacrato Vescovo di Albenga e Legato per l'Italia del Nord. Ha fama di essere un ghibellino favorevole ad un accordo con l’Imperatore. Esce eletto Papa ad Anagni il 25 giugno 1243, grazie anche all'avallo di Federico II, forse fiducioso che il nuovo Papa sia più arrendevole verso le sue mire espansionistiche. È consacrato sempre ad Anagni il 28 giugno con il nome di Innocenzo IV. Federico, da Melfi, gli invia una lettera di felicitazioni, elogiando la sua famiglia, tradizionalmente ghibellina. In Germania fa cantare il Te Deum. Ma, stando ad una fonte, sembra che oggettivamente dicesse in giro: “Perdidi bonum amicum, quia nullus Papa potest esse ghibelinus". - Prima di dedicare spazio alla solita rivalità fra Papato ed Impero, mi preme segnalare alcune sue decisioni in campo religioso. Tra le più meritorie ci sono sicuramente l’attività missionaria, con l’invio di francescani e domenicani in terre lontanissime come la città di Karakorum, per convertire Tartari e Mongoli; l’approvazione della Congregazione dei Servi di Maria e il privilegio per gli Slavi di celebrare gli uffici divini nella loro lingua. Infausta, invece, per noi del XXI secolo, la decisione - dopo l’uccisione con una roncola nella foresta di Seveso, per opera di alcuni sicari, dell’inquisitore domenicano Pietro da Verona (al secolo Pietro Rosini) - di introdurre la tortura nei processi dell’Inquisizione con la bolla “Ad 164 extirpanda” del 1252. Ecco un passo chiave del documento: “Il podestà o rettore deve costringere senza giungere a mutilazioni o ad esporre a pericolo di morte, tutti gli eretici catturati, come veri ladri e assassini delle anime, e usurpatori dei Sacramenti di Dio e della fede cristiana, a confessare esplicitamente i loro errori e a denunciare gli altri eretici a loro noti e i loro beni, i loro creditori, ricettatori, difensori, allo stesso modo con cui costringono i ladri e usurpatori di beni temporali a denunciare i loro complici e confessare le malefatte compiute” . - Non può mancare, visti i tempi, l’organizzazione di una Crociata (la VII) contro i Turchi, dopo che nel 1244 i patti stipulati con Federico II erano stati violati e 30.000 cristiani erano stati massacrati a Gerusalemme. Il Concilio di Lione del 1245 (di cui riparleremo) affida al re di Francia Luigi IX (detto il Santo) l’organizzazione della spedizione. Solo il re inglese Enrico III accetta che venga predicata sul suo territorio; per il resto è cosa tutta francese. I 15.000 Crociati partono nel 1248 guidati dal Re e dai suoi fratelli, c’è anche sua moglie. Ancora una volta in Egitto, presa Damietta nel 1249, viene rifiutato ogni scambio con Gerusalemme. Finisce in un disastro attorno alle inespugnabili mura di al-Mansūra, con l’esercito falcidiato anche dalle malattie e Luigi IX catturato e liberato dalla moglie solo col pagamento di ben 800.000 bisanti d'oro. - Se in precedenza l’Imperatore lo considerava fra i suoi alleati, da Papa in realtà l’atteggiamento di Innocenzo IV verso Federico II è ben poco amichevole e subito mette in chiaro che per togliergli la scomunica deve fare penitenza, ovvero liberare i Cardinali imprigionati e ridare allo Stato Pontificio il territorio da lui sottratto. Questo è quanto chiede il Pontefice in un accordo del 1244 in Laterano, dopo la vittoria clamorosa della ribelle Viterbo contro Federico II. L’Imperatore ovviamente non accetta: si dichiara disposto a cedere solo una parte di tali territori, e solo dopo la revoca della scomunica. Essendo di istanza a Terni, invita il Papa nella vicina Narni per colloqui diretti. Il Papa, avvertito della trappola, devia per Civitavecchia e ritorna nella sua Liguria dove, malato, resta tre mesi. - Da Genova si sposta poi a Lione dove convoca un Concilio generale, che si riunisce il 28 giugno 1245 nel monastero di San Giusto con l'obiettivo di scomunicare Federico, sciogliere i suoi sudditi dal giuramento di fedeltà e recuperare tutti i possedimenti della Santa Sede sottratti dall'Imperatore. Questi, attraverso i suoi legati (tra questi il giurista italiano Taddeo da Sessa), propone una parziale restituzione, ma il Papa è durissimo: nella seconda sessione del 5 luglio l’Imperatore viene definito eretico e anticristo, avendo rapporti commerciali coi Saraceni, donne saracene a servizio e fondato la città saracena di Lucera in Puglia; nella terza sessione, Innocenzo IV lo scomunica e lo depone dal trono: “Per i suoi delitti e per le sue iniquità Dio lo respinge e più non tollera che sia re o imperatore. Noi facciamo soltanto conoscere e denunciamo che, a motivo dei suoi peccati, è respinto da Dio, è privato dal Signore di qualsiasi onore e dignità, e frattanto anche noi di ciò lo priviamo con la nostra sentenza” . Il risultato di quella decisione è una situazione di caos politico in tutta Europa, fra fedelissimi di Federico e chi cerca dei sostituti. La vendetta dell’Imperatore contro i comuni infedeli nel nord Italia è durissima, in questo aiutato dal celebre e terribile Ezzelino III da Romano. - Morto Federico II in Puglia il 13 dicembre 1250 a soli 56 anni, di fatto i Comuni del nord e la Santa Sede sono riusciti nell’impedire la rinascita di un Impero che poteva andare dal nord al sud dell’Europa. Il Papa non manca di esultare pubblicamente per la scomparsa del suo acerrimo nemico. - Rientrato in Italia nel 1251, Innocenzo IV ci mette due anni per arrivare a Roma, accolto ovunque con scene di festa. Si può concentrare ora sul destino del sud Italia. Non vuole che finisca di nuovo in mano agli Svevi, allo scomunicato Corrado IV, con il fratellastro 165

Manfredi relegato a governare Taranto. Cerca, Innocenzo in persona, degni sovrani, ma, quando muore il giovane Corrado nel 1254, si trova in dote il figlioletto di lui, Corradino, di soli due anni, e così, in attesa di crescerlo, si mette di fatto a governare il meridione, in accordo con Manfredi, trasferendosi a Napoli, dove viene accolto trionfalmente. Ma anche Manfredi tradisce ben presto il Papa, si prepara ad attaccarlo addirittura reclutando truppe saracene. - Il Papa gli invia contro il suo esercito, ma subisce una sonora sconfitta a Foggia il 2 dicembre 1254. A questa notizia, Innocenzo, già malato, crolla fisicamente e muore il 7 dicembre a Napoli, dove è sepolto ancora oggi nella Cattedrale di San Gennaro. - Aveva creato solo 15 Cardinali (tra i quali un futuro Papa) nel corso di 2 distinti Concistori.

Alessandro IV (1254-1261)

- Probabilmente nipote di Gregorio IX, Rinaldo o Reginaldo dei Signori di Jenne (dalle parti di Subiaco) è canonico presso la Cattedrale di Anagni, studia e si laurea a Parigi, viene fatto Cardinale diacono dallo zio e poi consacrato nel 1232 Vescovo di Ostia e Velletri, prendendone possesso solo nel 1235. Inviato come Legato Pontificio in diverse città del nord Italia, amico di Federico II, è decano del Sacro Collegio quando viene eletto Papa a Napoli il 12 dicembre 1254. Viene consacrato il 20. - Grande mecenate, uomo di lettere più che politico, si circonda dei più illustri saggi e teologi della sua epoca, tra i quali Bonaventura da Bagnoregio, Alberto Magno di Bollstädt e Tommaso d'Aquino. - Tenta invano di riunificare la Chiesa Cattolica con la Chiesa Ortodossa, mentre ha successo nella riunificazione con la Chiesa maronita, conferendo il titolo di Patriarca d'Antiochia al suo capo. - Nel 1255 eleva all'onore degli altari Santa Chiara; nel 1256, d'intesa con il cardinale Riccardo Annibaldi, con la bolla “Licet Ecclesiae catholicae” del 9 aprile 1256, conferma l'unione di varie congregazioni eremitiche nell'Ordine degli Eremitani di Sant'Agostino, realizzando quella che è stata poi definita la “Grande Unione”. Inoltre si preoccupa di assicurare la pace interna dell'Ordine dei frati minori, già diviso dai contrasti tra Spirituali e Comunità, e a tal fine consiglia le dimissioni di Giovanni da Parma e l'elezione di Bonaventura da Bagnoregio nel capitolo di Roma del 2 febbraio 1257. - Per sua decisione viene instaurata l’Inquisizione in Francia e organizzata una Crociata contro i Tartari, coinvolgendo Béla IV, re d'Ungheria. - Dovrebbe succedere ad Innocenzo IV come tutore del piccolo Corradino, ma non se ne fa carico; ha un rapporto di dura e difficile contrapposizione con Manfredi di Sicilia, unico rappresentante rimasto della Casa Sveva, che si sente semplicemente reggente al posto del nipotino. Alessandro IV intanto gli riconferma la scomunica, poi cerca in tutti i modi di sostituirlo con un regnante di suo gradimento e alla fine la scelta cade su Edmondo, figlio del re d'Inghilterra. Manfredi costringe nel 1255 Alessandro IV a lasciare Napoli, per rifugiarsi ad Anagni e poi rientrare a Roma. - A Roma dominano le famiglie ghibelline (in particolare il Senatore Brancaleone degli Andalò, Conte di Casalecchio), ma l’arrivo del Papa porta ad una ribellione guelfa, che ha un breve successo (nuovo Senatore è il bresciano Emanuele de' Maggi). Dopo altri scontri torna al potere il duro Brancaleone, ora appoggiato pure da Manfredi, e così il Papa deve trasferirsi nel 1257 a Viterbo e ad Anagni, minacciata dal Senatore romano e quindi scomunicato.

166

- Il destino offre al Papa su un piatto d’argento la possibilità di chiudere la partita con Manfredi, visto che nel giro di pochi mesi muoiono sia Brancaleone a Roma, che Ezzelino a Soncino, alleati del Re svevo, che intanto si era cinto la corona nella cattedrale di Palermo il 10 agosto 1258, con conseguente nuova scomunica il 10 aprile 1259. Ma non ha i mezzi finanziari per una guerra totale e pure cattivi consiglieri. Alessandro IV si limita a scomunicare Siena e i Ghibellini toscani dopo il disastro guelfo nella battaglia di Montaperti del 4 settembre 1260. Neppure a Roma le cose gli vanno bene, perché anche i nobili locali non sono favorevoli al Papa, che deve rifugiarsi un’altra volta a Viterbo, dove muore stanco e deluso il 25 maggio 1261. Viene sepolto nella Cattedrale di San Lorenzo in una tomba talmente nascosta, che ancora oggi la stanno cercando, per ora senza successo. - Aveva creato solo 2 Cardinali nel corso di 2 distinti Concistori. Uno di questi è quel San Tesauro martire, giustiziato dai fiorentini, perché accusato di essere filo imperiale e per questo cacciato da Dante nell’Inferno, nel Girone dei traditori di patria.

Urbano IV (1261-1264)

- Si tratta del francese Jacques Pantaléon, originario della Champagne, figlio di un ricco artigiano calzaturiere. Laureato a Parigi, Canonico a Leon e Arcidiacono a Liegi, Vescovo di Verdun, dal 1255 è Patriarca latino di Gerusalemme per volere di Alessandro IV. La sua elezione è abbastanza casuale: trovandosi in Italia per una questione inerente i Cavalieri di San Giovanni alla morte di Alessandro IV e non riuscendo gli otto Cardinali a Viterbo a far convergere i voti su uno di loro, danno l’incarico a due (Riccardo Annibaldi e Giangaetano Orsini) di trovare qualche persona degna. La scelta cade sull’ignaro ecclesiastico, che pur esterrefatto, accetta il 29 agosto 1261. Viene consacrato il 4 settembre a Santa Maria in Gradi a Viterbo è sarà uno dei Pontefici che non risiederanno mai a Roma: infatti si muoverà fra la stessa Viterbo, Orvieto e Perugia. - Istituisce, l'11 agosto 1264, la solennità del Corpus Domini, più correttamente chiamata “Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo”, con la promulgazione della bolla “Transiturus de hoc mundo”. Motivo della decisione, oltre al celebre Miracolo Eucaristico di Bolsena, le visioni della monaca Giuliana di Cornillon, che aveva potuto conoscere di persona. Conferisce quindi l'incarico di scrivere l'officio per la solennità e per la relativa Messa al teologo Tommaso d'Aquino, che compone il celebre inno eucaristico “Pange Lingua”, le cui ultime due strofe sono il noto ”Tantum Ergo Sacramentum”. In realtà la venerazione diventerà effettiva ed operante solo dopo il Concilio di Vienne del 1311. - Decreta un’ulteriore e definitiva riforma dell'Inquisizione medioevale: le inchieste devono essere controllate da un pubblico notaio, e le confessioni recepite da persone religiose prudenti, da consultarsi prima di pronunziare le sentenze. - Con Manfredi i rapporti sono subito tesi, avendo questi mandato dei Saraceni alle porte di Roma durante la Sede Vacante. Bandisce quindi contro il re di Sicilia una Crociata; nomina capo delle milizie papali Ruggero di Sanseverino, acerrimo nemico di Manfredi; cerca di dissuadere Giacomo D'Aragona di dare in moglie al figlio Pedro la figlia dello svevo; e infine, il 6 aprile del 1262, rinnovata la scomunica, lo obbliga a comparirgli dinanzi per giustificarsi delle gravissime colpe di cui è accusato. Nelle grazie del francese Urbano IV invece entra il connazionale Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX, che chiama in suo aiuto. Le trattative nel 1263 sono affidate allo scaltro Arcivescovo di Cosenza Bartolomeo Pignatelli: fatto rinunciare l’inglese Edmondo, viene firmato un trattato in cui Carlo riconosce alla Santa Sede l'alta sovranità sul regno siciliano, ne riceve dal Pontefice l'investitura, rinuncia al possesso di Benevento e si obbliga a pagare alla Curia romana un tributo annuo di 10.000 once d'oro. Inoltre viene eletto Senatore di Roma a vita. 167

- La reazione di Manfredi è veemente, tanto da tentare di arrestare il Papa stesso mentre è ad Orvieto. A questo punto Urbano IV fugge a Perugia, da dove implora l’aiuto degli angioini, ma non fa in tempo a vedere le armate francesi, perché è colto da un fatale malore a Deruta il 3 ottobre 1264. Viene sepolto nel Duomo di Perugia. Dal 1935 i suoi resti sono a Troyes nella Basilica di Sant'Urbano. - Aveva creato 14 Cardinali (tra i quali 3 futuri Pontefici) nel corso di 2 distinti Concistori.

Clemente IV (1265-1268)

- Guy Foucois (o Foulques), francese di St. Gilles presso Nimes, è un uomo dalla duplice vita: una giovanile da soldato, giurista, marito e padre di due figli ed una da vedovo, sacerdote, rinomato ecclesiastico, consigliere di Papi e Re, Vescovo di Puy, Arcivescovo di Narbonne nel 1259, Cardinale di Santa Sabina nel 1262. Viene scelto da Cardinali in maggioranza francesi a Perugia il 5 febbraio 1265 per la sua esperienza e rettitudine. Giunge da Roma travestito da frate e viene consacrato il 15. - L’amicizia personale con Tommaso d’Aquino lo aveva portato ad immaginare una sorta di “teocrazia razionale“. Non si è mai macchiato di alcuna forma di nepotismo, non creando Cardinali durante il suo Pontificato, ed ha duramente combattuto la corruzione. È ritenuto il vero fondatore del sistema fiscale pontificio. - Ha un grande rapporto di stima anche con il francescano inglese Roger Bacon, filosofo ed alchimista, al quale il Papa chiede di riunire in un unico trattato tutta la sua opera e le sue scoperte: nasce così l'”Opus maius”, testo fondamentale di Bacon che, tra l'altro, segnala anche al Pontefice la necessità di riformare il calendario giuliano, di cui il filosofo ha già rilevato gli errori rispetto all'anno solare. - Il Papa è anche amico di Luigi IX, re di Francia, tiene rapporti epistolari con l’Imperatore bizantino Michele VIII e con Abaqa, khan dei Tartari, volti soprattutto ad ottenere l'appoggio dei due sovrani all'VIII Crociata, combattuta poi da Luigi IX in Tunisia nel 1270, trovandovi la morte. - Dà ordini al Re d’Aragona di cacciare i musulmani nella zona di Valencia, perché non era tollerabile allora che ci fossero fedeli di Allah in un regno cristiano. - Permette la tortura ed ordina pene severissime per gli Ebrei recidivi. - Torniamo all’annosa lotta Papato-Hohenstaufen, che con Clemente IV ha la sua tragica conclusione. Con un Papa francese, Manfredi capisce che non c’è più speranza e gioca il tutto per tutto: chiama mercenari dalla Germania e Saraceni dall'Africa, ordina ai vassalli del Regno di radunare le milizie, fornisce di vettovaglie le fortezze sul confine, fa sbarrare con travi l'imboccatura del Tevere e, per impedire che i Francesi sbarchino sulle coste del Lazio, comanda che 80 navi siciliane e pisane incrocino tra la Corsica, la Sardegna e la penisola. Nonostante questo, con una certa fortuna Carlo d’Angiò il 24 maggio 1265 entra trionfalmente a Roma e indossa la toga senatoriale. Vorrebbe che il Papa venisse ad incoronarlo, ma Clemente, per nulla contento del comportamento dei Francesi in Italia, gli invia solo dei Cardinali che pongono la corona sul capo a lui e alla moglie Beatrice nell’Epifania del 1266, nella Basilica lateranense. - La battaglia finale si svolge nei pressi di Benevento il 26 febbraio del 1266, con gli angioini da una parte e un esercito formato da Saraceni, Tedeschi, Lombardi e i pochi baroni del sud rimasti fedeli dall’altra. Manfredi muore sul campo. Il suo corpo di scomunicato sarà buttato da Carlo d’Angiò in una fossa comune. Benevento, città papale, viene comunque saccheggiata dai Francesi. Ben presto sia il Papa che gli abitanti del Meridione capiscono di che pasta sono fatti gli Angioini.

168

- Nel 1268 si muove allora dalla Germania il quindicenne Corradino che scende per vendicare il suo casato e riprendersi il Regno. Il Papa intanto lo scomunica il 5 aprile senza un motivo particolare, togliendogli pure il titolo ereditario di Re di Gerusalemme. Il 24 luglio il giovane Imperatore è a Roma, accolto da un popolo festante. Il 23 agosto avviene la celebre Battaglia di Tagliacozzo fra Corradino e Carlo d’Angiò. Dopo la sconfitta Corradino cerca di fuggire per mare, ma gli ex-ghibellini Frangipane lo catturano. Viene portato a Napoli con altri prigionieri. Per il nipote di Federico II è pronto il patibolo a Campo Moricino, (l'attuale Piazza del Mercato). Molto discusso se con l’approvazione o meno del Papa stesso (il biglietto con su scritto “Mors Corradini, Vita Caroli. Vita Corradini, Mors Caroli” forse non è mai esistito). - Essendo Roma troppo ghibellina, Clemente si trasferisce a Viterbo dove fa costruire il Palazzo Papale. Qui muore all’improvviso il 29 novembre del 1268. La sua tomba avrà vicissitudini varie, anche una profanazione da parte dei napoleonici. Oggi si trova nella Basilica di San Francesco alla Rocca. - Dopo la morte di Clemente IV, ci sono ben 1006 giorni di Sede Vacante, la più lunga nella storia della Chiesa. Ciò è dovuto alle marcate contrapposizioni tra i 18 Cardinali, che non riescono a trovare un accordo; questo porta il popolo viterbese, esasperato, a segregare inizialmente i Cardinali all'interno del Palazzo dei Papi (clausi cum clave), quindi a ridurre drasticamente il loro vitto ed infine addirittura a scoperchiare il tetto dello stesso Palazzo. Questo è pertanto considerato comunemente come il primo vero Conclave nella storia della Chiesa cattolica.

Gregorio X (1271-1276)

- Piacentino, Tedaldo (o Teobaldo) ha un cognome nobile - Visconti -, ma molto probabilmente non è imparentato con i duchi di Milano. Si sa poco della sua giovinezza: forse figlio del Podestà della città con studi di trivio e quadrivio a Piacenza, di sicuro nel 1236 lavora a servizio del Cardinale piacentino Giacomo Pecorara, che segue all’estero. È noto il suo canonicato a Lione, mentre in Belgio diventa Arcidiacono. Partecipa al Concilio di Lione, a Parigi stringe amicizia con personaggi quali Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d'Aquino e frequenta la casa reale (Luigi IX e il figlio Filippo). Torna a vivere a Liegi, dove salva la vita al dissoluto principe-vescovo Enrico di Gheldria, ma poi lo ammonisce per la sua condotta immorale, col risultato che questi lo colpisce procurandogli un’ernia inguinale. Partecipa alla IX Crociata, seguendo l’amico Edoardo d'Inghilterra ed è in Terra Santa che viene raggiunto dalla notizia della sua nomina da parte del Conclave di Viterbo. Tutti lo conoscono come uomo saggio, retto ed onestissimo, amico di tanti futuri Pontefici e santi. Ottima pubblicità gli fa il suo grande amico Bonaventura da Bagnoregio: è sua l’idea di eleggere uno al di fuori della cerchia dei Cardinali, tra l’altro un semplice Arcidiacono! - Forse l’unico, dopo Pietro, ad aver esercitato il suo ruolo di Vicario di Cristo inizialmente a Gerusalemme, in attesa di prendere una nave per Roma. È qui che incontra Marco Polo e i suoi parenti, venuti apposta per consegnargli una lettera del celebre capo mongolo Kublai Khan. A sua volta il nuovo Papa affida ai veneziani e a due padri domenicani una lettera da portare al “Gran Khan”, invitandolo a mandare suoi emissari a Roma. - Il 18 novembre 1271, con una scorta ed una piccola flotta messe a sua disposizione da Edoardo I d'Inghilterra, parte per l'Italia, giungendo a Brindisi il 1º gennaio 1272. Dopo una tappa a Benevento, dove riceve l’omaggio di Carlo d’Angiò, finalmente, il 10 febbraio 1272 viene accolto trionfalmente a Viterbo, dove tiene subito, nel Duomo, un discorso pieno di passione sulla necessità di liberare la Terra Santa. 169

- Viene ordinato sacerdote, poi consacrato Vescovo. Infine, l'11 marzo entra a Roma, salutato con grande entusiasmo da un popolo che da tanti anni non vedeva più un Papa e, il 27 marzo 1272, viene incoronato in San Pietro. Già il 1° aprile indice un Concilio a Lione per il 1274. - A Roma comunque resta pochi mesi, perché in estate è già in viaggio per Orvieto. Nel 1273 si reca poi a Firenze accompagnato da Carlo d'Angiò, per cercare di mettere pace fra Guelfi e Ghibellini, ma, visto il fallimento, lancia il suo interdetto sulla città. A fine anno è a Lione. - In funzione antiangioina, avendo intuito che la Chiesa ha bisogno ancora del Sacro Romano Impero, appoggia l’elezione come Imperatore del Conte d’Alsazia Rodolfo d'Asburgo (1273). Dopo l'elezione, Rodolfo scrive al Papa una lettera piena di devozione e di affetto filiale, con toni molto lontani da quelli che avevano usato i monarchi svevi, a dimostrazione del nuovo clima di distensione. Gregorio gli promette l’incoronazione dopo la chiusura del Concilio. E non immaginava certo che quella famiglia avrebbe dominato la scena europea per più di 600 anni! - Nel 1274 è in Francia per l’inaugurazione del II Concilio di Lione (7 maggio - 17 luglio), con la straordinaria partecipazione di circa 150 tra Arcivescovi e Vescovi, i Cardinali e i Patriarchi latini, i Patriarchi di Costantinopoli e di Antiochia, 500 Vescovi, 70 Abati mitrati, un migliaio di ecclesiastici degli ordini inferiori, i rappresentanti dei sovrani di Germania, di Francia, d'Inghilterra, di Sicilia e i plenipotenziari dell'Imperatore di Oriente, nonché i maggiori teologi del tempo. Scopo del consesso è l’aiuto alla Terra Santa, la riforma dei costumi e l’unione con gli Ortodossi. Riguardo il primo punto, si legge senza possibilità di interventi o voto, una decreto papale che decide la somma che ogni nazione dovrà versare per correre in aiuto in Terrasanta; si ricorda che le vittorie degli infedeli rappresentano uno scandalo per i cristiani; si stabiliscono le norme per evitare problemi alla spedizione militare. Per il secondo punto vengono presentate 12 costituzioni di riforma, rivolte soprattutto a clero e laici. Per il terzo, il Papa afferma che i greci “venivano liberamente all’obbedienza della Romana ecclesia”. I delegati greci ripetono quindi l’atto di obbedienza e professione di fede, già formulato dall’Imperatore a Costantinopoli nel mese di febbraio, seguito dal canto solenne del simbolo niceno-costantinopolitano con l’aggiunta del Filioque (cantato due volte). Questo patto imposto dalla Chiesa Cattolica non sarà mai accettato dai fedeli ortodossi e molto presto verrà cancellato dai successori dell’Imperatore bizantino Michele VIII. Durante il Concilio viene anche battezzato un Tartaro da inviare poi dal Gran Khan e muore improvvisamente Bonaventura. Al contrario, l’altro celebre amico del Papa, Tommaso d’Aquino, a Lione non era riuscito neanche ad arrivare, perché deceduto durante il viaggio nell'abbazia di Fossanova, forse avvelenato (dal D’Angiò, come afferma Dante nel Purgatorio). - Sempre a Lione, per evitare lo scandalo di lunghe sedi vacanti, come quella che aveva portato alla sua elezione, il Papa promulga la Costituzione apostolica “Ubi Periculum” (16 luglio 1274), che prevede che, entro dieci giorni dalla morte del Papa, i Cardinali elettori si riuniscano, ciascuno con un solo accompagnatore, in una sala del palazzo ove risiede il defunto Pontefice e vengano lì segregati senza alcun contatto con l'esterno; trascorsi tre giorni senza che sia avvenuta l'elezione, ai porporati deve essere ridotto il vitto ad una sola pietanza per pasto; dopo altri cinque giorni il cibo deve essere ulteriormente limitato a pane, vino ed acqua; inoltre, durante l'elezione, tutti i redditi ecclesiastici dei Cardinali devono essere trattenuti dal Camerlengo, che li deve poi mettere a disposizione del nuovo Papa. La Costituzione sarà avversata da alcuni Pontefici, ma poi immessa nel Codice di Diritto Canonico da Bonifacio VIII, che aveva conosciuto e stimato Papa Visconti. Alla fin fine di quel grande Concilio sarà l’unica decisione a sopravvivere agli eventi: la Crociata, 170 come vedremo, non si farà più, mentre l’unificazione fra cattolici ed ortodossi imposta dall’alto, non terrà dopo la morte di Michele VIII Paleologo. - Nel 1275 Gregorio X riparte per Roma, ma la sua salute è precaria per colpa di quell’ernia procuratesi in Belgio. Il viaggio è faticoso e si ferma spesso. Arriva ad Arezzo esausto nel gennaio 1276 e qui muore il 10 e vi è tuttora sepolto. È stato beatificato da Clemente XI nel 1713. In effetti è stato forse il miglior Pontefice dei suoi tempi. - Aveva creato 7 Cardinali nel corso di 2 distinti Concistori, tra questi due futuri Pontefici e l’amico Bonaventura da Bagnoregio.

Innocenzo V (1276)

- Savoiardo, forse valdostano, primo Papa domenicano, Pierre de Tarentaise studia e vive a Parigi a fianco di gente del calibro di Tommaso d’Aquino e Alberto Magno, diventando nel 1259 Doctor famosissimus, succedendo sulla cattedra parigina all’aquinate. Scrive in questo periodo diverse opere di filosofia, diritto canonico ed etica. Predicatore della VIII Crociata, per due volte Provinciale dei domenicani di Francia, dal 1272 Vescovo di Lione e dall’anno successivo Cardinale, partecipa al II Concilio di Lione ed è lui a celebrare le esequie di Bonaventura, commuovendo tutta l’assemblea. Viene eletto ad Arezzo presso il convento di San Domenico da 13 Cardinali il 21 gennaio 1276 al primo scrutinio, secondo le nuove regole dettate dall’“Ubi Periculum”. - Uomo di notevole sapienza e religiosità, modesto e buono, non ha grande esperienza di politica e diplomazia e per questo si lascia consigliare fin troppo da Carlo Angiò, che conferma come Senatore di Roma (ovvero governatore dell'Urbe) e vicario di Toscana. Pacifica la situazione a Genova, cui toglie l’interdetto e fra Pisa e la Lega Guelfa toscana, ma, sempre su spinta del Re, rinvia l’incoronazione di Rodolfo d’Asburgo ad Imperatore, in attesa della restituzione della Romagna. - Porta avanti l’idea del predecessore di fare una grande Crociata, che includa anche gli Ortodossi (leggasi il suo documento programmatico “Fundamentum aliud” del 25 febbraio). In quest’ottica vanno visti i suoi sforzi finalizzati alla riunificazione con la Chiesa di Bisanzio ed i contatti con Michele VIII Paleologo. - Muore all’improvviso il 22 giugno, a soli 51 anni; la sua tomba in Laterano è andata dispersa dopo un terremoto e durante le opere di ricostruzione. - Nei dipinti appare sia da Cardinale che da Papa in abiti domenicani, con il solo copricapo a segnalarne il ruolo. È stato beatificato da Leone XIII nel 1898.

Adriano V (1276)

- Ottobono è ligure, anch’egli un Fieschi dei Conti di Lavagna, come lo zio Innocenzo IV. La sua carriera ecclesiastica è dovuta all’influente parente: così lo sappiamo Cappellano dello zio, Cancelliere ed Arcidiacono di Reims, Canonico di Notre-Dame a Parigi, Arcidiacono di Parma ed infine Cardinale Diacono di Sant’Adriano dal 1251. Il Conclave in San Giovanni in Laterano è sotto il controllo di Carlo d’Angiò, Senatore di Roma, che cerca in tutti i modi, compreso il taglio dei viveri (solo ai Cardinali italiani, però), di far eleggere un Papa francese. Indignati, gli italiani, guidati dal Cardinale Orsini, eleggono l’11 luglio quest’anziano malaticcio, anti-imperiale, che sceglie il nome dell’unico Papa inglese della storia, in ricordo della sua missione diplomatica a Londra. Con ironia pare abbia detto: “Di che vi rallegrate? Non era meglio per voi avere un Cardinale sano, che un Papa moribondo?”

171

- È un’estate torrida e il nuovo Papa, che non è neppure prete, prima sospende la troppo drastica "Ubi periculum" in un Concistoro segreto tenuto nella camera da letto e poi decide di prendere tempo in attesa della sua consacrazione sacerdotale e vescovile. Si reca allora nella più fresca Viterbo, ma qui lo aspetta la morte il 18 agosto. Viene sepolto nella chiesa di San Francesco. - Dante include Adriano V fra gli avari e prodighi della V Cornice del Purgatorio, facendone il protagonista della seconda parte del Canto XIX.

Giovanni XXI, in realtà XIX (1276-1277)

- Unico Papa portoghese della storia, Pedro Julião o Giuliani detto anche Pietro Ispano nasce a Lisbona, studia a Parigi, Montpellier e nella celebre scuola di Salerno e poi insegna medicina, oltre che logica, diventando magister presso la prestigiosa Sorbona di Parigi. Medico di fama, una volta prete ha diversi incarichi di prestigio presso la Curia. Vescovo di Braga, partecipa da Cardinale e Vescovo di Tuscolo al II Concilio di Lione. Dopo un mese di turbolenze fra i Cardinali che non accettano di essere segregati, vista l’abolizione della "Ubi periculum", viene eletto Papa a Viterbo in una data sconosciuta del settembre 1276 (4° Papa di quell’anno), dopo che era morto il 6 il francescano piacentino Vicedomino Vicedomini, per alcuni storici Papa per un giorno col nome di Gregorio XI. La consacrazione avviene il 20 nella cattedrale di San Lorenzo. Il suo motto: "Dirige Domine Deus meus in conspectu tuo viam meam" . - Su spinta del Cardinale Giovanni Gaetano Orsini, abroga pubblicamente la Costituzione “Ubi Periculum” in occasione del suo primo discorso durante la cerimonia d'incoronazione, per evitare ancora incertezze in merito alle decisioni prese da Adriano V. Viene pubblicata un’apposita bolla, la “Licet felicis recordationis”. - Il fatto che sia medico, filosofo e scienziato lo mettono in sospetto di eresia e stregoneria presso alcuni membri della Curia, ma in realtà è un Papa disponibile, spontaneo ed attento ai poveri. - È anch’egli un Pontefice che si impegna per la pace, cercando di appianare controversie come quelle tra il re di Francia e il re di Castiglia e León; quelle per il dominio sulla penisola italiana tra Rodolfo d'Asburgo e Carlo d'Angiò; quelle causate dall'opposizione di Alfonso III di Portogallo ai privilegi del clero lusitano. In tutte e tre le occasioni il Papa invoca la propria autorità spirituale per imporsi sul potere temporale; tuttavia il suo intervento non sarà coronato da successo e, nonostante le sue iniziative, questi dissidi si protrarranno ben oltre il suo Pontificato. - Come i predecessori si dà da fare per la riunificazione con la Chiesa d’Oriente: la Chiesa e l'Impero bizantini accettano il primato romano anche nella speranza che il Papa possa controllare le ambizioni espansionistiche di Carlo d'Angiò, il quale sta nuovamente preparando un attacco militare e navale contro Costantinopoli. - Continua la raccolta di fondi per la Crociata e per questo invia lettere in Catalogna, Norvegia, Francia, Germania, Sicilia e Calabria, Inghilterra, Austria, Toscana, Aragona, Irlanda. Nella sua mente, oltre alla liberazione della Terrasanta e la conversione degli infedeli (a tale scopo con la bolla “Laudanda tuorum” autorizza il re Giacomo di Aragona a fondare il collegio di Miramare a Maiorca, per creare una scuola di arabo per missionari francescani), l’impresa è un’occasione per conseguire la coesione della Chiesa e l'unità tra i Regni cristiani. - Ma il destino vuole che anche il suo Pontificato duri poco: stabilitosi a Viterbo, si fa costruire all’interno del Palazzo dei Papi uno stanzone per dormire e studiare, ma una notte il soffitto gli crolla addosso e muore per le ferite il 16 maggio 1277. E pensare che 172 diceva sempre che sarebbe vissuto a lungo. Però ha l’onore di essere uno dei pochi Pontefici nel Paradiso dantesco. - Una tomba onorifica nella Cattedrale di Viterbo è stata voluta da Giovanni Paolo II nel 2000. - Il problema del suo vero nome: come ci si accorge, leggendo questo libro, manca un Papa Giovanni XX ufficiale nella storia, in quanto ad un certo punto all’errore di considerare Papa l’Antipapa Giovanni XVI si aggiunse quello di immaginare l’esistenza di un Papa fra tra l'antipapa Bonifacio VII e Papa Giovanni XV. Per questo, avendo spostato tutti i predecessori avanti di due numeri, Pedro Julião volle chiamarsi XXI. Da allora in poi non è stato più sanato l’errore nella numerazione e così Papa Roncalli sarà XXIII, anche se in realtà, contanto i Papi veri, doveva chiamarsi XXI.

173

TAVOLA III

Innocenzo IV

Alessandro IV 174

Urbano IV di fronte al miracolo eucaristico di Bolsena

Gregorio X

175

CAPITOLO 19

DAL 1277 AL 1304

Capitolo che copre tutto sommato pochi anni, ma i due Pontificati di Celestino V e Bonifacio VIII meritavano una trattazione particolare. Inoltre, dopo il 1304, il Papato entrerà nell’epoca dell’esilio in Francia e quindi con questo capitolo giungiamo al brevissimo Pontificato di Benedetto XI, l’ultimo Papa italiano e residente quasi sempre a Roma, prima di un lungo intervallo di tempo. Si chiude l’epoca delle Crociate in Terra Santa, con un nulla di fatto. In realtà già allora c’era la sensazione - molto attuale - che fosse l’Europa il problema principale. A parte il caso unico della nomina dell’eremita Pier del Morrone, eletto Papa Celestino V e poi dimessosi completamente dal suo ruolo (torna a fare l’eremita, finché il successore non lo prende in ostaggio), sono Pontefici in maggioranza provenienti da famiglie patrizie e che portano sul Soglio di Pietro le loro classiche rivalità. Non manca però il primo Papa francescano ed uno domenicano. Fuori tempo massimo si cerca di affermare in modo quasi dogmatico la superiorità del Papa su tutti gli esseri umani, arrogandosi un potere assoluto su tutti i regni della terra. Papa Caetani ha la sfortuna di trovarsi tra i piedi il solito francese amante della grandeur (Filippo il Bello), che gli darà filo da torcere, anzi lo sconfiggerà di fatto, volendolo trascinare davanti ad un tribunale terreno (francese, ça va sans dire) con accuse pesantissime. La morte eviterà all’ambizioso Bonifacio l’onta di una condanna in vita. I posteri ne faranno scempio, additandolo come modello negativo per eccellenza di alto prelato. In realtà pochi si saranno ricordati fra il 2015 e il 2016 che se, passando sotto una Porta Santa, hanno ricevuto l’indulgenza plenaria, è solo grazie a qualcuna delle tante bolle del Caetani e altrettanto pochi di quelli che si vantano per una Laurea alla Sapienza, ricorderanno che la loro prestigiosa università è stata fondata dal ferreo, ma dottissimo, anagnino.

Niccolò (Nicola) III (1277-1280)

- Alla fine la ricca e potente famiglia romana degli Orsini ha con Giovanni Gaetano, il suo primo Papa. Sua madre è una Caetani, la famiglia del futuro Bonifacio VIII. Neanche trentenne, è già Cardinale-diacono e collabora con diversi Pontefici. Partecipa tra l’altro al I Concilio di Lione. Eletto grazie all’appoggio della sua famiglia il 25 novembre 1277 dopo sei mesi di Sede Vacante, da un Collegio cardinalizio composto da appena sette componenti, per metà francesi, è subito consacrato sacerdote e creato Vescovo dai membri del Sacro Collegio nella Basilica di San Pietro. - È essenzialmente un dotto politico e un nepotista, che mira a rafforzare notevolmente la posizione del Papa in Italia, facendone sì un feudo della sua famiglia, ma almeno si tratta di governanti italiani. Nel maggio 1278 conclude un accordo in funzione antiangioina con l'imperatore Rodolfo I d'Asburgo, grazie al quale la Romagna, la Pentapoli, la Marca d'Ancona, Camerino, i Ducati di Spoleto e Bertinoro vengono concessi al Papa. Nomina Legato pontificio per i territori dell'ex Esarcato suo nipote, il cardinale Latino Malabranca 176

Orsini, ed invia a Forlì, come Vicario di questi, un altro nipote, Bertoldo Orsini, col titolo di Conte di Romagna. - All’estero tiene una posizione equilibrata nel contrasto fra Carlo d’Angiò e il basileus Michele VIII: da una parte invita il francese a starsene lontano dall’Impero bizantino (anche per non rompere l’unione fra le due Chiese), dall’altra gli permette di allearsi con il Re dell'Epiro e della Tessaglia, non proprio amico dei Bizantini. - Emana nel 1279 una costituzione, la “Fundamenta militantis ecclesiae”, per il governo di Roma che vieta agli stranieri che siano imperatori, re (vedi Carlo d’Angiò), principi, duchi, marchesi o conti di assumere incarichi civili e che dà al Papa l'incarico di regolamentare la nomina dei Senatori, fermo il diritto del popolo romano ad eleggerli. Chiaramente chi va a proporre come Senatore Papa Orsini? Ovvio, suo fratello Matteo Rosso. - Il 14 agosto 1279 pubblica la bolla “Exiit qui seminat”, per appianare la contesa a suon di calunnie interna ai Francescani tra le fazioni degli Spirituali e dei Conventuali. Come è sua abitudine, Niccolò III non dà ragione né agli uni né agli altri. Offre solo consigli all'Ordine e a chi prende i voti, ma si guarda bene di tramutare i consigli in precetti. - Fa riparare il Palazzo del Laterano, rinnovare la Basilica di San Pietro e i palazzi vaticani, iniziando pure a mettere mano ai celebri giardini con spese enormi (Dante lo mette nell’Inferno nella terza bolgia dell'ottavo girone infernale, riservata ai simoniaci). A Soriano nel Cimino, tra il 1277 e il 1278, fa costruire, attorno ad un palazzo-torre preesistente, un'imponente fortezza (nota come Castello Orsini), che domina ancora oggi l'abitato. E nel castello muore per un ictus il 22 agosto 1280. Riposa nella cappella Orsini in San Pietro. - Aveva creato 9 Cardinali (fra i quali un futuro Papa e un beato) in un solo Concistoro.

Martino IV, in realtà II (1281-1285)

- La vendetta angioina contro gli italiani ha il volto del Cardinale francese Simon de Brie (o di Brion), con un passato da Canonico e Tesoriere presso la chiesa di St. Martin a Tours, Cancelliere di Francia sotto Luigi IX e Legato per diversi Pontefici. Amico del re di Sicilia, l’angioino lo fa eleggere a Viterbo il 22 febbraio 1281 dopo ben sei mesi di Conclave, semplicemente imprigionando i due Cardinali Orsini, che fanno ostruzionismo, e forse eliminando l’Arcivescovo di Canterbury, morto combinazione in quei giorni. Il Papa, appena eletto, lancia un interdetto sulla città per tutto questo. - A Roma non ne vogliono sapere di un francese e quindi si fa incoronare il 23 marzo ad Orvieto, stabilendosi poi a Perugia. Il suo nome è pure sbagliato, visto che erroneamente i due Papi col nome di Marino erano conteggiati come “Martino”. - Uomo molto pio e intelligente, subisce il peso della sudditanza al re Carlo d'Angiò, che lo ha fatto eleggere e verso il quale si sente comunque debitore. A lui regala la carica di Senatore di Roma (cioè governatore della città), che i romani avevano offerto al Papa. Di conseguenza tutta l’Italia diventa guelfa e filoangioina, tranne qualche eccezione. - Prima conseguenza di questo connubio con gli angioini, la rottura con gli Ortodossi, visto che sulla testa del pur moderato imperatore Michele VIII piomba la scomunica papale, essenzialmente perché Carlo continua a sperare di regnare a Costantinopoli, magari aiutato dai soldi che la Chiesa aveva raccolto per la Crociata. - Il Papa manda nel 1282 un agguerrito esercito di francesi contro la città di Forlì, rimasta forse l'ultima roccaforte ghibellina nello Stato Pontificio. I francesi, dopo aver a lungo assediato la città, sono infine pesantemente sconfitti nella battaglia attorno alla città romagnola, grazie all'abilità strategica di Guido da Montefeltro. - Sempre nel 1282 Carlo d'Angiò, Re di Sicilia, viene rovesciato in una violenta e celebre rivolta, nota come i Vespri Siciliani. Il Papa, che si trova la Sicilia su un piatto d’argento, si 177 schiera invece dalla parte di Carlo e auspica una sorta di Crociata contro i siciliani. La disfatta degli Angioini a Messina comporta l’interdetto contro la Sicilia e la scomunica del re di Aragona Pietro III (1283), che è venuto in aiuto su richiesta dei nobili, poco attratti da una prospettiva repubblicana. Fino al 1285 Carlo d’Angiò, sempre aiutato finanziariamente dal “suo” Papa, cercherà di riprendersi l’isola, ma saranno solo sconfitte. Alla fine nel sud sorgono due Regni, quello di Napoli e quello di Sicilia, che resteranno separati fino al 1816. - Carlo d’Angiò muore di malaria il 7 gennaio 1285 a Foggia, Martino IV cessa di vivere poco più di due mesi dopo (28 marzo) a Perugia e lì è ancora oggi sepolto. Curiosamente nello stesso anno muoiono anche il re di Francia Filippo III e il re di Aragona Pietro III. - Aveva creato 7 Cardinali (tra cui il futuro Bonifacio VIII) nel corso di un solo Concistoro. - Stando a Dante, che lo mette in Purgatorio nella sesta cornice, tra le anime dei golosi, era ghiotto di anguille del Lago di Bolsena e appassionato di Vernaccia.

Onorio IV (1285-1287)

- Iacopo o Giacomo, figlio del senatore romano Luca Savelli e di Giovanna Aldobrandeschi dei Conti di Santa Fiora, studia a Parigi. Canonico della Cattedrale di Châlons-sur-Marne, Rettore alla chiesa di Berton, nella Diocesi di Norwich, dal 1261 Cardinale-diacono, è capo dell’esercito pontificio e Prefetto papale della Toscana. È uno dei Cardinali che incorona Carlo d’Angiò nel 1265 e partecipa al II Concilio di Lione. Viene eletto non ancora prete pochi giorni dopo la morte di Martino IV, il 2 aprile 1285. Il 20 maggio viene consacrato Vescovo e incoronato Papa nella Basilica di San Pietro a Roma a 75 anni suonati e malato di gotta. Celebra seduto su uno sgabello e un sistema meccanico deve sollevargli le mani per la consacrazione. - Romano de Roma, viene quasi costretto dal popolo a stabilirsi in città, prima in Vaticano e poi in un palazzo sull’Aventino presso la chiesa ed il convento domenicano di Santa Sabina, anche se di solito d’estate preferisce vivere a Tivoli. I romani lo vogliono Senatore a vita, carica che però affida a due Vicari: il fratello Pandolfo, anche lui piuttosto anziano e malandato (si appoggia a delle grucce) e Annibaldo Annibaldi. - Inizialmente vuole dimostrare di essere un uomo di pace: per prima cosa toglie l'interdetto punitivo a Viterbo e promette di restituire la pace allo Stato della Chiesa. In realtà, probabilmente per salvare il movimento guelfo italiano, cerca di sostenere il Regno di Napoli retto dagli Angioini per una possibile riconquista della Sicilia aragonese. - La Sicilia è infatti nel caos, dopo la morte di Carlo d’Angiò e la prigionia del figlio, Carlo lo Zoppo, catturato dai siciliani in una battaglia navale nel Golfo di Napoli. Onorio IV conferma l’interdetto e difende le prerogative della Chiesa e degli Angiò sull’isola, ma nello stesso tempo promulga 45 ordinanze, intese principalmente a proteggere le genti di Sicilia contro il loro Re ed i loro ufficiali (Costituzione del 17 settembre 1285). Morto anche Pietro III d’Aragona, il figlio Giacomo viene scomunicato, come pure i Vescovi che lo hanno incoronato re di Sicilia (2 febbraio 1286). Per poter tornare libero dalla sua prigionia aragonese, Carlo II d’Angiò Principe di Salerno sarebbe disposto a rinunciare al trono di Sicilia, ma il Papa non ne vuole sentire parlare. - Un Papa vecchio, ma deciso, è in prima linea nel voler risolvere militarmente l’annosa questione meridionale. Per far questo, non bada a spese e impegna i fondi raccolti nelle grandi banche di Firenze, Siena e Pistoia, per finanziare la Crociata decisa al Concilio di Lione, per realizzare invece gli obiettivi politici della Curia. Tra questi, la guerra contro il Regno d’Aragona, dove il Papa vuole piazzarci un Valois come sovrano, riportando così la Sicilia sotto il potere degli Angioini; operazioni che sono chiamate astutamente "crociate". 178

Alla "guerra santa" contro l'Aragonese, iniziata nel 1285, aderiscono Francesi, Piccardi, Provenzali, Guasconi, Borgognoni, Tolosani, Bretoni, Inglesi, Fiamminghi, Alemanni e Lombardi; uomini e navi sono offerti da Genova e Pisa. Onorio non ne vedrà la tragica conclusione. - Poco prima di morire, misteriosamente, sembra abbandonare l’appoggio ai Francesi e si mostra favorevole ad incoronare imperatore Rodolfo I d’Asburgo. Così con una lettera del 31 maggio 1286 lo sollecita a scendere in Italia e gli promette l'incoronazione a Roma per il 2 febbraio 1287. Peccato però che il tedesco si attardi nel superare le Alpi e quando arriva a Roma Onorio sia già defunto. - I due più grandi ordini religiosi dell'epoca, i Domenicani ed i Francescani, ricevono molti nuovi privilegi, incarichi diplomatici, nomine a giudici dell’Inquisizione, consacrazioni a Vescovi. - Approva i privilegi dell'ordine carmelitano e di quello degli eremiti agostiniani, permettendo ai primi di cambiare il loro abito a strisce con uno bianco. - Nel 1285 interviene in relazione all'insegnamento del diritto civile nello "Studium Curiae", dispensando gli ecclesiastici che intendono seguire le lezioni di tale materia dal divieto imposto al riguardo da Onorio III. Favorisce anche lo studio delle lingue orientali presso l'Università di Parigi. - Nel 1286 il Papa condanna come eretici, con la bolla “Olim felicis recordationis”, i "Fratelli Apostolici" (fratres et sorores apostolicae vitae), una setta fondata da Gherardo Segarelli a Parma nel 1260, che predica idee estremiste sulla povertà evangelica, ma soprattutto il contatto diretto senza intermediari fra gli uomini e Dio. Dai verbali inquisitori sembra che praticassero una vita comunitaria all’eccesso, a guisa degli hippy, con forme di libero amore. Il Segarelli finirà sul rogo nel 1300. - Onorio IV muore nel palazzo sull'Aventino il 3 aprile 1287 e viene sepolto prima in San Pietro, poi in seguito nella Cappella Savelli nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli. - Pare abbia creato un solo Cardinale.

Niccolò (Nicola) IV (1288-1292)

- Si tratta del marchigiano Girolamo Masci, nato in una famiglia borghese, formatosi ad Ascoli e poi, dopo un viaggio ad Assisi, diventato frate francescano col nome di Girolamo d'Ascoli: è quindi il primo membro dell’Ordine dei Frati Minori Francescani a diventare Papa. Predicatore di chiara fama, “Magister theologiae” nello studio di Perugia, viene scelto da Bonaventura da Bagnoregio come predicatore e poi Ministro Provinciale in Dalmazia. Ha diversi incarichi diplomatici in Oriente e in Francia, dal 1274 è Ministro Generale dell’Ordine. Al momento dell’elezione il 22 febbraio 1288 (a quella del 15 aveva detto di no), dopo ben 11 mesi di Sede Vacante e diversi porporati morti di malaria l’estate precedente, è Cardinale e Vescovo di Palestrina. Il sessantenne Niccolò IV decide subito di spostare la sua dimora a Rieti, lontano dalle fetide Paludi Pontine, mentre affida il governo di Roma prima agli Orsini e poi ai Colonna. - Per prima cosa chiarisce subito il suo programma: “Provvedere alla Chiesa e ad un mondo gravemente turbato dalla moltiplicazione delle guerre, non differire di porre rimedio ai pericoli che minacciavano la Terra Santa, priva di ogni sostegno”. Dà incarico a Cardinali suoi amici di pacificare situazioni di conflitto in Sicilia, a Roma e a Perugia. - Il 18 luglio 1289 emette un'importante costituzione (la bolla pontificia “Coelestis altitudo”), che garantisce ai Cardinali la metà di tutte le entrate della sede di Roma, nonché una parte della gestione finanziaria. Scelta che avrà conseguenze future non certo positive. 179

- È fermamente convinto che per difendere efficacemente la Terra Santa su cui grava la minaccia araba, bisogna prima cancellare i contrasti tra le maggiori potenze cristiane. Per tale motivo il suo primo anno di Pontificato è focalizzato a sanare le divergenze, quando non anche gli accesi contrasti tra i regni cristiani. Una volta liberato dalla prigionia aragonese, il Papa incorona a Rieti il 29 maggio 1289 Carlo II d’Angiò re di Napoli e Sicilia (anche se non la menziona), dopo che questi ha riconosciuto espressamente la sovranità papale e, curiosamente, gli ha promesso ogni tre anni un cavallo bianco, più 300 cavalieri e una flottiglia contro il pericolo di una qualsiasi incursione di nemici negli Stati della Chiesa. Nel febbraio del 1291 conclude un trattato con Alfonso III d'Aragona e Filippo IV di Francia, che punta alla cacciata di Giacomo II d'Aragona dalla Sicilia. Alfonso muore alla fine dell’anno, e gli succede proprio Giacomo che manda il fratello Federico in Sicilia come luogotenente. - Niccolò IV allora punta tutto su una nuova Crociata, e per tale motivo, instancabilmente, si rivolge ai monarchi, ai patriarchi e ai responsabili degli ordini cavallereschi Templari, Gerosolomitani e Teutonici. Scrive anche l'esortazione “Ad suscipiendum Crucis signum” per tutti i fedeli. I risultati delle predicazioni di Francescani e Domenicani sono incoraggianti. Se la Francia si mette di traverso, gli Inglesi invece appoggiano l’impresa: Edoardo I d'Inghilterra promette di partire il 24 giugno 1293, giorno di San Giovanni. Ma il progetto naufraga alla notizia della caduta di San Giovanni d’Acri (oggi in Israele) nel maggio 1291. È la fine dei Regni cattolici in Terrasanta. - Niccolò allora cerca di coinvolgere anche altri popoli come Bulgari, Tartari e Cinesi, ma il problema è proprio l’Europa cristiana. L’unica Crociata alla fine è infatti quella del 1288 contro il Re di Ungheria Ladislao IV, troppo tollerante verso i Cumani, che praticano un misto fra islam ed animismo-sciamano. Alla fine il Re verrà eliminato dopo una guerra civile. - Da marchigiano, ha una particolare attenzione per la sua terra, che affida ai potenti Colonna. Nel 1289 dà ordini minuziosi per la ricostruzione di Cagli, distrutta dai Ghibellini, con uno straordinario progetto urbanistico, forse di Arnolfo di Cambio, e la fa ribattezzare Sant'Angelo Papale. - Papa assolutamente mariano, cerca di esprimere questo suo amore anche nell’arte attraverso i restauri delle basiliche di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore. Benedice la prima pietra del Duomo di Orvieto, sorta allo scopo di dare degna collocazione al Corporale del miracolo di Bolsena. A lui si devono anche le Università di Montpellier, di Gray, di Ascoli e di Macerata, - Muore il 4 aprile 1292 nel palazzo che si era fatto costruire accanto alla Basilica di Santa Maria Maggiore e lì è ancora oggi sepolto. - Aveva creato 6 Cardinali in un solo Concistoro.

Celestino V (1294)

- Uno dei Pontefici più famosi, tornato alla ribalta con la rinuncia parziale di Benedetto XVI, perché era stato l’ultimo a dimettersi nella storia. Pietro Angelerio detto Pietro da Morrone, molisano, penultimo di dodici figli di una coppia di contadini, monaco benedettino, mostra una straordinaria predisposizione all'ascetismo e alla solitudine, ritirandosi prima in una grotta sul monte Palleno (oggi Porrara, fra Sulmona e Castel di Sangro), poi, dopo l’ordinazione sacerdotale, in una caverna isolata sul Monte Morrone, sopra Sulmona, da cui il suo nome. Ben presto incominciano ad accorrere a lui dei discepoli coi quali si stabilisce sulla Maiella, attorno all'oratorio dello Spirito Santo, e qui costituisce nel 1264, con l'approvazione di Urbano IV, gli Eremiti di San Damiano, detti poi 180

Celestini, che seguono la regola benedettina interpretata con molta severità. Si reca a piedi fino a Lione per il II Concilio, dove celebra una Messa per volontà di Papa Gregorio X, che lo stima molto. Beneficati dal Cardinale Latino Malabranca e da Carlo II, re di Napoli, i religiosi di Pietro Morrone moltiplicano i monasteri e utilizzano abbazie in decadenza come quelle di Santa Maria di Faifoli e San Giovanni in Piano di cui Pietro è successivamente Abate. A motivo della grande attrattiva che sente per la solitudine, si ritira ancora una volta a vita eremita sulla Maiella (1284), lasciando ad altri la direzione di ben 36 monasteri popolati da circa 600 monaci e oblati. Vive nella sua cella fino a tredici mesi di seguito senza uscirne. Ogni anno fa quattro quaresime. Riserva alla preghiera tutti i mercoledì e venerdì. Negli altri giorni riceve i numerosi laici che vanno a consultarlo. - Nel 1292 si riunisce un Conclave composto solo da 12 Cardinali. La peste tiene lontani da Roma i prelati, uno muore e si deve rinviare il tutto alla fine del 1293 a Perugia. Non mettendosi d’accordo su un nome, per le solite rivalità fra Colonna ed Orsini, la gente rumoreggia e scoppiano disordini. Lo stesso Carlo II d’Angiò sollecita i Cardinali, perché ha bisogno di un Papa favorevole per risolvere questioni politiche. Finalmente qualcosa si muove, mentre Pietro del Morrone va predicando "gravi castighi" alla Chiesa se questa non provvederà a scegliere subito il proprio pastore. Alla fine i Cardinali, su consiglio del Malabranca, scelgono il 5 luglio 1294 proprio questo semplice e santo eremita, stimato e conosciuto in tutta Europa. Dopo 27 mesi di Sede Vacante, finalmente Celestino V viene eletto. - Poco prima di agosto, salgono sul Monte Morrone per annunciare l'elezione al frate eremita. Alla notizia dell'elezione, gli occhi gli si velano di pianto e quando gli si prostrano davanti, anche lui si inginocchia. Con grande apprensione e sofferenza, dichiara di accettare l'elezione. - Carlo II d'Angiò si muove immediatamente da Napoli. In sella ad un asino tenuto per le briglie dallo stesso Re e scortato dal corteo reale, Pietro si reca a L’Aquila dove ha convocato tutto il Sacro Collegio. Qui, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, viene incoronato il 29 agosto 1294. - Emette la cosiddetta Bolla del Perdono, bolla che elargisce l'indulgenza plenaria a tutti coloro che, confessati e pentiti dei propri peccati, si rechino nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, nella città dell'Aquila, dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. È così istituita la Perdonanza, celebrazione religiosa che anticipa di sei anni il primo Giubileo del 1300. - Purtroppo la sua debolezza, la sua inesperienza, l’ingenuità nel farsi abbindolare, lo porta ad essere un burattino nelle mani del Re angioino: il Papa lo nomina "maresciallo" del futuro Conclave, ratifica immediatamente il trattato tra Carlo d'Angiò e Giacomo d'Aragona, mediante il quale alla morte di quest'ultimo, la Sicilia sarebbe ritornata agli angioini, gli concede il prelievo di due decime sui beni della Chiesa francese e inglese, perché possa finanziare le sue spedizioni militari, nomina il ventenne suo figlio Luigi Arcivescovo di Tolosa (futuro Santo) e 12 nuovi Cardinali, di cui 7 francesi, 2 napoletani e nessuno romano. Dietro consiglio del Re, trasferisce la sede della Curia da L'Aquila a Napoli, fissando la sua residenza in Castel Nuovo, dove viene allestita una piccola stanza, arredata in modo molto semplice e dove egli si ritira spesso a pregare e a meditare. - Dimostra una notevole ingenuità nella gestione amministrativa della Chiesa, ingenuità che, unitamente ad una considerevole ignoranza (nei Concistori parla in volgare, non conoscendo egli a sufficienza la lingua latina) fa precipitare l'amministrazione in uno stato di gran confusione, giungendo persino ad assegnare il medesimo beneficio a più di un richiedente. Pensa poi di mutare in Celestini gli altri monaci: cerca di obbligare i 181

Benedettini di ad indossare la tonaca grigia dei suoi religiosi, permette ai Francescani Spirituali di separarsi dagli altri sotto il nome di "Poveri Eremiti", non considerando in essi che l'austerità della vita. Jacopone da Todi frattanto gl'indirizza le sue frecciate poetiche: "Che farai, Pier di Morrone?...” - Perseguitato da rimorsi ("Dio mio, mentre regno sulle anime, ecco che perdo la mia" ), perviene, poco a poco, alla decisione di abbandonare il suo incarico. In ciò sostenuto anche dal parere del Cardinale Benedetto Caetani, esperto di Diritto Canonico. Emette quindi la bolla “Constitutionem”, con la quale stabilisce che le norme da seguire per l'elezione di un nuovo Pontefice, in caso di dimissioni, siano le medesime indicate dalla “Ubi Periculum” nel caso di morte del Papa. Il 13 dicembre 1294, nel corso di un Concistoro, dà lettura a voce alta della rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice: “ Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della plebe [di questa plebe], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale.” Fra le lacrime degli astanti depone le insegne papali per rivestirsi del suo vecchio saio. - Tornato eremita, viene tenuto praticamente prigioniero dal nuovo Papa Bonifacio VIII, anche se riesce a stabilirsi qualche mese ancora sul Morrone e tenta addirittura una fuga in Grecia, impedita da una tempesta. Muore segregato nel castello di Fumone il 19 maggio 1296. - Messo all’Inferno da Dante, è invece canonizzato nel 1313 da Clemente V. Oggi il suo corpo, posto in un’urna nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, porta sulle vesti pontificali il pallio che Papa Benedetto XVI aveva indossato il giorno dell'inizio del suo ministero petrino.

Bonifacio VIII, in realtà VII (1294-1303)

- Benedetto Caetani, nato ad Anagni, di famiglia nobile, ma non ancora potente, Cardinale, diplomatico di lungo corso con missioni importanti come quella a Londra del 1265-68 e in Francia nel 1290, esperto in Diritto Canonico, consacrato nel 1291 sacerdote ad Orvieto a più di 60 anni, in possesso di un patrimonio ingente, aveva avuto un ruolo fondamentale nella rinuncia di Celestino V, per il quale aveva trovato solide motivazioni canoniche. - Il Conclave viene radunato a Napoli nei dieci giorni seguenti l'inizio della Sede vacante ed ha una durata molto breve, perfettamente in linea con la costituzione apostolica “Ubi Periculum”, che Bonifacio VIII inserirà integralmente nel Liber sextus del “Corpus iuris canonici” nel 1298. - Viene eletto Papa al secondo giorno di Conclave, la Vigilia di Natale del 1294. Dante la ritiene un’elezione che puzza di simonia e gli prepara un posto all’Inferno, definendolo "lo principe de' novi farisei" . - Tornato a Roma, viene incoronato il 23 gennaio 1295 in modo sfarzoso e alla fine della funzione religiosa il Papa sale su un cavallo bianco e fa la trionfale cavalcata fino alla basilica di San Giovanni in Laterano, con Carlo II e suo figlio Carlo Martello a tenergli le briglie. - Ma al di là delle apparenze, la prima decisione che prende è quella di annullare o sospendere tutte le decisioni assunte dal suo predecessore, cosa che fa subito capire agli Angioini che il nuovo Papa non sarà un loro amico.

182

- Per timore poi che qualche Cardinale francese usi il Morrone, ormai venerato dalla gente come un santo, come Antipapa, anzi come Papa legittimo, visto che non tutti sono certi che la prassi seguita per le dimissioni sia stata giusta, lo fa arrestare, come abbiamo visto, dal Re di Napoli, mentre tenta la fuga in Grecia. lo fa rinchiudere in una torre, nella rocca di Fumone, sopra Ferentino, di proprietà della famiglia Caetani, dove rimane fino alla morte. Dopo il male procurategli, Bonifacio ha la sfrontatezza di portare il lutto per lui, celebra una Messa pubblica in suffragio per la sua anima e poco dopo dà inizio al processo di canonizzazione. - In linea con le sue idee, ecco ad Anagni il 5 giugno del 1295 un’importante iniziativa diplomatica per riprendersi la Sicilia e affidarla poi a Carlo II, togliendola agli Aragonesi. Ma resta lettera morta soprattutto per volontà dei Siciliani che non vogliono unificarsi al Regno di Napoli, per finire di nuovo sotto i Francesi. Anzi il 15 gennaio del 1296 a Catania Federico d’Aragona diventa Re Federico III di Sicilia. - L’ideale politico di Bonifacio VIII è una teocrazia già allora fuori dal tempo, possiede una vecchia visione, per cui l'autorità del Papa è al di sopra del potere dei regnanti, i quali, come battezzati, sono sottoposti come gli altri fedeli alla Chiesa. All'interno di questa si colloca la cosiddetta Christianitas, ossia la comunità socio-politica dei popoli cristiani, i quali vivono secondo gli insegnamenti della fede. Ma ormai stanno nascendo gli stati nazionali. Soprattutto c’è in Europa un tipo tosto almeno quanto lui: Filippo IV il Bello, re di Francia. - Come corollario a questa idea del potere, emana la Bolla “Clericis laicos”, il 24 febbraio 1296, mediante la quale il Papa ribadisce la proibizione ai laici, sotto la pena di scomunica, di tassare gli ecclesiastici, ed a questi ultimi di pagare i tributi eventualmente richiesti, con sanzioni identiche per entrambi in caso di violazione del divieto. Filippo IV di Francia furbescamente non respinge la bolla papale, ma emette una serie di editti, nei quali vieta a chiunque, laico od ecclesiastico, l'esportazione di denaro e preziosi. Ovvero Roma poteva scordarsi le ricchezze francesi. - Ma la sua politica accentratrice non va a genio neanche a Roma, dove i Cardinali Giacomo e Pietro Colonna, appartenenti ad una famiglia acerrima nemica dei Caetani, sostengono che la sua elezione sia da ritenere illegittima, poiché non doveva essere considerata valida l'abdicazione di Papa Celestino V. Pure i Francescani non possono vedere questo Papa e nelle sue laudi Jacopone da Todi definisce il Pontefice "novello anticristo". A loro si aggiungono ovviamente i Celestini. - Si arriva al 1297, quando i due Colonna, alcuni loro familiari ed amici e tre Francescani spirituali sottoscrivono un memoriale, il cosiddetto “Manifesto di Lunghezza”, con il quale il Papa viene dichiarato decaduto, sempre a causa della sua illegittima elezione, con espresso invito ai fedeli a non portargli più obbedienza. - Il Papa reagisce in modo veemente: i due Cardinali vengono destituiti con la bolla “In excelso throno” del 10 maggio 1297, poi promulga la Bolla “Lapis abscissus” (23 maggio), con la quale i due Cardinali vengono scomunicati ed i beni di famiglia confiscati (durissimo Bonifacio: “ dannata la loro stirpe e dannato il loro sangue" ). I Colonna sperano in un intervento di Filippo il Bello, ma questi è in trattative con Bonifacio VIII. - Nel settembre del 1298, i Cardinali scomunicati si recano al cospetto del Papa, a Rieti, nelle vesti di umili penitenti, in abiti da lutto, a piedi nudi, con la corda al collo e la testa scoperta. Il Papa accoglie con benevolenza le dichiarazioni di contrizione dei Colonna ed accorda loro il suo perdono, non senza aver prima preteso che i due restituiscano i loro sigilli che vengono distrutti. - Lo scontro coi Colonna comunque sarà una costante e culminerà nella decisione vergognosa (1299) di radere al suolo la cittadina della famiglia nemica, Palestrina, 183 nonostante sia stata ceduta al Papa dopo un negoziato. Non solo, ordina che vi si passi sopra con l’aratro, si cosparga il suolo di sale e si cancelli perfino il nome, trasferendo la popolazione in una nuova città più a valle, denominata Città Papale. Vi viene arrestato anche Jacopone, che finisce scomunicato e al carcere duro. - Firenze soffre la lotta fra le famiglie guelfe dei Cerchi e dei Donati, ovvero fra Bianchi e Neri. Il Papa difende tre rifugiati presso la sua corte e invia un Cardinale nella capitale toscana. Ma questi subisce minacce e quindi invita Carlo di Valois ad intervenire. Dopo l’entrata di Carlo, Firenze viene governata dai Neri, mentre i Bianchi, come Dante, devono fuggire in esilio. Per questo il Vate non avrà in gran simpatia il Papa. - Visto l’afflusso poderoso di pellegrini a Roma, ha l’idea (che prende spunto dalla Perdonanza di Celestino e dalla leggenda dell’Indulgenza dei Cent'anni, risalente almeno a Innocenzo III) di istituire l'Anno Santo, nel quale possono lucrare l'indulgenza plenaria tutti i fedeli che abbiano fatto visita alle Basiliche di San Pietro e San Paolo fuori le mura. L'Anno Santo è formalmente indetto il 22 febbraio 1300, con la bolla “Antiquorum habet fida relatio”, ma con indulgenze retroattive al 24 dicembre 1299. Ai motivi religiosi, si accostano anche quelli economici: le casse pontificie possono rimpinguarsi enormemente, visto che si parla di due milioni di pellegrini giunti in quell’anno. - Durante il Giubileo, con la bolla “In suprema praeminentia dignitatis” del 20 aprile 1300, fonda l'Università "La Sapienza" di Roma. - Con la bolla “Super cathedram”, emessa il 18 febbraio 1301, ridimensiona i poteri di predicazione e confessione degli ordini mendicanti, riducendo in questo modo i continui conflitti fra clero secolare e clero regolare. - L’inizio del XIV secolo vede il Papato scontrarsi con la Francia di Filippo IV, che ormai non perde occasione di mettersi di traverso alle mire assolutistiche di Bonifacio. Il francese si accorda subito col nuovo Re dei Romani e di Germania, Alberto I d’Asburgo, accoglie gli esautorati Cardinali Colonna, tassa sempre di più gli ecclesiastici e alla fine arresta addirittura l’Abate Bernard Saisset, un protetto del Papa e fatto da lui Vescovo. - Il 4 dicembre 1301 con la bolla “Salvator Mundi”, abolisce tutti i privilegi ch'egli aveva concesso a re Filippo per la riscossione delle imposte agli ecclesiastici anche senza il consenso papale. Il giorno successivo il Pontefice pubblica la bolla “Ausculta fili”, con la quale convoca l'episcopato francese e lo stesso Re ad un Sinodo, da tenersi a Roma l'anno seguente, al fine di definire una volta e per sempre i rapporti tra lo Stato e la Chiesa, facendo intendere, a chiare lettere e con il supporto di molte citazioni bibliche, che il Papa è l'autorità suprema, cui devono sottomettersi anche i sovrani. Il contenuto durissimo della bolla ci è giunto a memoria, in quanto Filippo non fa finire di leggere il Legato papale e sbatte il documento direttamente nel camino. - La reazione francese è da una parte di ignorare i dettami vaticani, dall’altra di contrattaccare: negli Stati Generali, riuniti a Parigi per la prima volta da Filippo il 10 aprile del 1302, ottiene l'approvazione unanime dell'assemblea alla stesura di una lettera indirizzata a Bonifacio VIII, nella quale viene stigmatizzata e fermamente respinta la posizione del Pontefice. Il Re inoltre proibisce ai Vescovi francesi di recarsi a Roma per il Sinodo. - Durante il Sinodo, a cui partecipano anche 39 francesi, viene emanata la celebre bolla “Unam sanctam” (18 novembre 1302) che afferma tra l’altro: “…nella potestà della Chiesa sono distinte due spade, quella spirituale e quella temporale; la prima viene condotta dalla Chiesa, la seconda per la Chiesa, quella per mano del sacerdote, questa per mano del re ma dietro indicazione del sacerdote [...], la potestà spirituale deve ordinare e giudicare la potestà temporale [...], chi si oppone a questa suprema potestà spirituale, esercitata da un uomo ma derivata da Dio, nella promessa di Pietro, si oppone a Dio stesso. È quindi 184 necessario per ogni uomo che desidera la sua salvezza assoggettarsi al vescovo di Roma”. Chiaro che in caso di inosservanza di quanto decretato dal Papa la pena sia la scomunica. Una sorta, oggi diremmo, di sceiccato cattolico mondiale, una plenitudo potestatis supportata da diversi teologi del tempo. - La Francia non ci sta e Filippo rompe gli indugi: nel corso di una riunione del Consiglio di Stato da lui convocata al Louvre il 12 marzo 1303, si decide di processare il Papa. Incarica il Consigliere di Stato Guglielmo di Nogaret, che aveva accusato Bonifacio VIII di essere sodomita e di aver prima fatto abdicare e poi ucciso Celestino V per poter salire sul soglio pontificio, di catturarlo e condurlo a Parigi, per averlo al processo, - La granitica sicurezza del Papa comincia ad incrinarsi: invia un’inutile lettera di scomunica a Filippo, poi cerca aiuto da Alberto I d'Asburgo, sottraendolo all'alleanza con il Re di Francia. Convoca a tal fine un Concistoro per il 30 aprile del 1303, nel quale riconosce Alberto ufficialmente come re di Germania, nonché Sovrano di tutti i Sovrani, con la promessa dell'incoronazione imperiale. Tutto ciò in cambio della difesa della persona del Papa contro tutti i suoi avversari. - Filippo convoca di nuovo nel giugno 1303 gli Stati Generali e vengono enumerate 29 colpe del Caetani, onestamente non tutte giuste e certificate, tra le quali: eresia, idolatria, simonia, sodomia, omicidio, magia, demonolatria, stregoneria, l’avere avvilito la dignità dei Cardinali, perseguitato gli ordini mendicanti, tentato di far fallire la Pace di Caltabellotta (per il dominio della Sicilia fra Angioini ed Aragonesi, 31 agosto 1302). Sulla base di queste infamanti accuse, il Re propone di convocare un Concilio per la destituzione del Pontefice e la sua proposta viene approvata dalla quasi totalità del clero francese. - Bonifacio non fa a tempo ad emanare una nuova bolla di scomunica contro il Re di Francia, la “Super Petri solio”, che il Nogaret, insieme a tutta la famiglia Colonna, capeggiata da Sciarra Colonna, organizza una congiura contro di lui, cui aderiscono parte della borghesia di Anagni e molti componenti del Sacro Collegio cardinalizio. All'inizio di settembre del 1303 riescono a catturare il Papa, dopo un assalto al Palazzo pontificio, e per tre giorni Bonifacio resta nelle mani dei due congiurati, che non risparmiano ingiurie alla sua persona (l'episodio è noto come lo schiaffo di Anagni, anche se pare che, in realtà, il Papa non sia stato colpito fisicamente, ma pesantemente umiliato). La borghesia di Anagni, impressionata dalla brutalità verso il proprio concittadino, cambia bandiera, libera Bonifacio, che torna a Roma il 25 settembre grazie agli Orsini. - Siamo al triste epilogo: fiaccato nel fisico per le molte sofferenze dovute alla gotta e, soprattutto, alla calcolosi renale che lo affligge da anni, muore l'11 ottobre del 1303 e viene sepolto nella Basilica di San Pietro, nella Cappella (poi distrutta durante il rifacimento della Basilica) appositamente costruita da Arnolfo di Cambio, rivestito da sontuosi paramenti sacri, con una splendida mitra ed un anello preziosissimo all'anulare destro. - Aveva creato 15 Cardinali (tra cui il suo successore, beato), nel corso di 5 distinti Concistori. - Illudendosi di essere un grande Papa, che doveva essere tramandato ai posteri, aveva fatto disseminare un gran numero di sue statue in tanti luoghi: a Orvieto, Bologna, Anagni, in Laterano, in San Pietro e in un numero infinito di chiese. - Personaggio controverso, ma sicuramente di fondamentale importanza a livello storico, di lui hanno scritto (male) in tanti, da Dante a Jacopone da Todi, fino a Dario Fo.

Benedetto XI (1303-1304)

- Trevigiano, di misere origini, Nicola di Boccassio (o di Boccassino, Boccassini), studia presso lo zio paterno Boccasino, sacerdote presso la chiesa di Sant'Andrea in Riva a 185

Treviso. Nel 1257 entra nel convento trevigiano dei Frati Predicatori, dove la mamma, Bernarda, pare faccia la lavandaia. Completati gli studi a Milano, insegna teologia. Provinciale di Lombardia nel 1286, Maestro Generale dell’Ordine domenicano nel 1296, Legato pontificio in Francia (1297) per mettere pace fra il Re di Francia e quello d’Inghilterra, Cardinale nel 1298, Decano del Sacro Collegio due anni dopo, ancora Legato questa volta in Ungheria ed Austria, nel 1303 è uno dei pochi che difende Bonifacio VIII ad Anagni durante il suo arresto. Viene eletto il 22 ottobre dello stesso anno in un Conclave senza i Colonna e sotto influenza angioina, proprio nella speranza che una persona distintasi sempre per mitezza di carattere, purezza di vita, umiltà e pietà, possa mettere pace nel conflitto creatosi fra Papato e Francia. - Nel governo dello Stato della Chiesa e in Curia introduce persone di fiducia tutte provenienti dal Nord Italia. - Trova le casse pontificie pressoché vuote ed è costretto a prendere in prestito grosse somme dai banchieri fiorentini con l'impegno di rimborsarli con il frutto delle collette iniziate in tutta Europa. Ciononostante, la sua debolezza davanti al Sacro Collegio lo porta a regalare ai Cardinali la cospicua somma di 46.000 fiorini! - È suo il decreto che fa obbligo ad ogni cristiano di confessarsi almeno una volta all'anno, mentre ha un atteggiamento di rigorosa chiusura verso i Francescani Spirituali, che non mancano di reagire con la consueta violenza verbale. - Il 2 giugno 1304 il medico catalano Arnaldo di Villanova gli indirizza una calda esortazione a riparare i mali della Chiesa, che minacciano l'avvento dell'Anticristo, indicando le linee di un rinnovamento dell'attività missionaria e pastorale e prospettandogli morte immediata ed eterna ignominia se verrà meno a questo compito. Con insospettabile prontezza ed energia Benedetto XI fa imprigionare Arnaldo, che aveva sollecitato un’udienza. - Libera dalla scomunica con una bolla del 23 dicembre 1303 i membri della famiglia Colonna, ma senza reintegrarli nel cardinalato e senza restituire loro i beni. - Pur mostrandosi duro con l'esecutore materiale del gesto di Anagni (rinnova la scomunica a Nogaret e a Sciarra Colonna), toglie la scomunica a Filippo il Bello il 25 marzo 1304 con la Bolla “Tunc navis Petri”. Poco tempo dopo rilascia una serie di decreti che definiscono nel senso desiderato dai Francesi tutte le questioni controverse ancora pendenti con la Santa Sede, fino ad arrivare, il 14 maggio, a concedere a Filippo la decima sulle rendite ecclesiastiche francesi per tre anni. In cambio la promessa di non chiedere più un Concilio. - Fallimentare la missione affidata a Niccolò da Prato di riportare la pace a Firenze: il Papa si schiera coi Bianchi capeggiati da una famiglia di potenti banchieri, i Cerchi, di cui è cliente, e questo porta invece ad una ripresa degli scontri. Il Legato deve fuggire e lancia un nuovo interdetto sulla città. - Per un Papa troppo debole, le cose si mettono male anche a Roma dove scoppiano tumulti e così preferisce trasferirsi a Perugia nell’aprile 1304. - Qui muore improvvisamente il 7 luglio 1304 dopo solo 8 mesi di Pontificato, forse per aver ingerito dei fichi probabilmente avvelenati. Si racconta che, sentendosi male, abbia fatto spalancare le porte del palazzo per concedere un'ultima udienza e dare una benedizione ai fedeli. Viene sepolto a Perugia nella chiesa di San Domenico, dove il fedele Cardinale Niccolò da Prato gli fa erigere un monumento sepolcrale. - Aveva creato 2 Cardinali nel corso di 2 distinti Concistori. - Verrà beatificato da Clemente XII nel 1736.

186

TAVOLA IV

Martino IV

Onorio IV concede l’abito bianco ai Domenicani

187

Celestino V

Bonifacio VIII

188

CAPITOLO 20

DAL 1304 AL 1370

Ho voluto coprire con questo capitolo quasi tutto il lungo periodo della Cattività Avignonese, che in realtà non fu prigionia, ma una scelta soprattutto opportunistica da parte di una serie di Pontefici francesi (gli ultimi della storia). Per una settantina d’anni la Chiesa fu governata da Avignone ("Empia Babilonia" la definiva il Petrarca), in perfetta simbiosi con la corte francese, lasciando Roma al suo destino, pur essendo il Papa il suo Vescovo, oltre che il suo monarca. L’origine principesca, tranne rari casi, di questi Papi francesi, ha poi influito molto sullo stile del Papato. Avignone diventa ben presto una città-stato, che ha il centro nel fastoso e ben munito Palazzo pontificio, che ospita una vera e propria corte principesca, dove si aggirano opportunisti, banchieri ed artisti. Le casse papali si svuotano per le spese pazze di alcuni Pontefici col conseguente aumento delle tasse e la vendita di indulgenze, anche per il perdono di crimini gravi. In compenso per gli eretici non c’è alcuna pietà: torture e roghi di persone e libri sono cose di ordinaria amministrazione. Il maggior interesse di questi successori di Pietro è rivolto alla gestione dei rapporti diplomatici con i grandi dell’Europa, sempre tempestata di guerre, e all’appianamento dei problemi italiani, ovviamente per interposta persona. Non mancano però Pontefici pii ed austeri e decisioni importanti a livello culturale (l’apertura di diverse università anche in Italia) e religioso, alcune giunte fino a noi come l’introduzione della Festa della Santissima Trinità, la preghiera dell’Angelus e del Rosario, i Giubilei ogni 50 anni, la creazione della Sacra Rota e l’affidamento ai Francescani della Custodia della Terra Santa. Clamoroso - e oggi ripescato da alcuni sedevacantisti - lo sbandamento dottrinale dell’ultimo Papa Giovanni prima di Roncalli, che formula l’ipotesi di un giudizio post mortem rimandato per i cristiani alla fine del mondo (teoria ritrattata da quel Papa poco prima di spirare); come pure può lasciarci allibiti la condanna per eresia dei vertici francescani, che ritenevano – noi diremmo oggi giustamente - Cristo e gli Apostoli poveri e nullatenenti, modelli da imitare per i seguaci del Poverello di Assisi. Per spingere questi signorotti francesi a ritornare nella sede di Pietro, ci vollero due sante toste del tempo come Brigida e Caterina: in questo capitolo, però, vediamo solo il primo tentativo, che fallisce col ritorno ad Avignone, dopo pochi mesi, di Papa Urbano V.

Clemente V (1305-1314)

- Nato a Villandraut, nella Gironda, Raymond Bertrand de Got è fratello di un Arcivescovo, nonché zio di un Cardinale. Studia ad Orléans e Bologna. Viene eletto Vescovo di Bordeaux da Bonifacio VIII ed ha solo 41 anni quando viene scelto il 5 giugno 1305, in un Conclave con una quindicina di Cardinali presenti, presso l’Arcivescovado di Perugia dopo ben 11 mesi di Sede Vacante. Il motivo di tanta lungaggine è la solita divisione interna fra francesi ed italiani. Alla fine, con i perugini che applicano ai Cardinali i sistemi dei viterbesi per 189 darsi una mossa, si decide di dare la possibilità di scegliere agli italiani in una rosa di candidati esteri. Questi, ritenendolo “bonifaciano”, propongono il Vescovo di Bordeaux, che non è Cardinale. Prima di puntare su di lui pare che i Cardinali si fossero accordati il giorno di Natale 1304 per eleggere l’inglese Winterbourne, ma egli aveva rinunciato per malattia. - Divenuto Papa, visto che a Roma c’erano i soliti disordini, Clemente V decide di rimanere nella sua Diocesi in Francia sotto la protezione del Re. Pare infatti che abbia una gran fretta di incontrare Filippo il Bello, tanto che le malelingue (Dante compreso) affermano che ne aveva ottenuta la protezione in modo simoniaco. - Il 14 novembre 1305 viene incoronato nella chiesa di San Giusto a Lione, alla presenza di Filippo il Bello, che nel corteo gli regge le briglie del cavallo. Ma mentre passa il corteo, crolla un muraglione, che provoca delle vittime e disarciona il Papa, la cui tiara rotola a terra perdendo un diadema (brutto presagio…). Tra i suoi primi atti ovviamente la nomina di ben dieci Cardinali francesi. - Stabilitosi in Francia, a Lione, poi a Cluny, Bordeaux, Poitiers, infine ad Avignone, di fatto agisce sempre a stretto contatto con la monarchia francese (il regesto di Bonifacio viene diligentemente raschiato nelle pagine che contengono parole ritenute offensive o dannose nei confronti di Filippo il Bello e riammette fra i Cardinali i due Colonna a suo tempo scomunicati), segnando un cambiamento radicale nella politica pontificia. Istituisce le annate, tasse sui benefici ecclesiastici delle sedi vescovili ad ogni mutamento di titolarità, che devono essere versate alla Santa Sede; autorizza il Re a scacciare dal reame tutti gli Ebrei e a confiscare i loro beni. - Inutile il tentativo di organizzare una Crociata contro i Bizantini: troppi gli interessi economici in gioco, specie per la Repubblica di Venezia. - Pur vivendo in Francia, si interessa della tragica situazione politica italiana. Mentre a Roma Orsini e Colonna sono in guerra fra loro, spinto proprio da Clemente V, Enrico VII, grande speranza di Dante e di coloro che vogliono la pacificazione della penisola, supera le Alpi per farsi incoronare Re d’Italia a Milano il 6 gennaio 1311 e Imperatore a Roma il 29 giugno 1312 presso il Laterano, perché San Pietro è occupata dai suoi avversari. Mentre Enrico VII è a Tivoli, il Papa gli fa arrivare una lettera con toni teocratici tali, che questi, aiutato dai consiglieri e dai Frati Minori contrari ai possedimenti ecclesiali, gli risponde per le rime di starsene al suo posto, di non immischiarsi in cose che non gli competono. Ma anche per l’Imperatore sono le ultime decisioni: dopo aver assediato inutilmente Firenze, muore all’improvviso a Buonconvento venerdì 24 agosto 1313, neanche quarantenne, facendo finire le ultime speranze di un’unità italiana sotto l’Impero. - A Ferrara, dove c’è una guerra dinastica fra fratellastri Este, le armate pontificie si scontrano con la Repubblica di Venezia. Visto che, nonostante ci sia stata una proposta dei Veneziani di un trattato, rifiutato però dal Papa, scomunica ed interdetto non bastano, Clemente proclama pure una Crociata contro la repubblica lagunare, che vede un accorrere di antichi nemici per mangiarsi la ricca torta adriatica. A questo punto il Papa ha vinto: i Veneziani vengono sconfitti nell’agosto 1309, rinunciano a Ferrara, pagano salato al Pontefice francese la guerra (50.000 fiorini d'oro) e solo nel 1313 saranno perdonati e riammessi fra i cattolici. - Appoggia la Crociata del Vescovo di Vercelli contro il movimento dolciniano, di impronta millenaristica, simile agli “Apostolici” di Segalelli, che porta allo sterminio dei seguaci nella valli novaresi e alla cattura dei loro capi, in particolare il cosiddetto Fra' Dolcino (il novarese Davide Tornielli), mandato sul rogo dopo terribili mutilazioni (Dante, sempre misericordioso, lo fa preannunciare all’inferno da Maometto in persona, nella bolgia dei seminatori di discordie e degli scismatici). 190

- Il 2 febbraio 1309 ad Avignone si apre il processo postumo a Bonifacio VIII, sancito nella riunione degli Stati Generali del 1308. Clemente V esprime il suo personale convincimento che Bonifacio sia innocente e, allo stesso tempo, è determinato a soddisfare il suo Re. Alla fine, nel febbraio 1311, Filippo scrive a Clemente, affidando l’esito del processo alle decisioni del futuro Concilio di Vienne. Da parte sua, Clemente assolve tutti quelli che avevano preso parte al rapimento di Bonifacio ad Anagni. - Ordina l'arresto di tutti i Cavalieri Templari che si trovano in Francia, un'azione apparentemente dettata da motivi finanziari ed intrapresa dall'efficiente burocrazia reale per incrementare il prestigio della corona. Filippo aveva accusato i Templari di eresia, immoralità ed abusi. Nel 1311 Clemente V riunisce il Concilio di Vienne, che stabilisce che i Templari non sono colpevoli di eresia, ma sospende l'ordine ugualmente, in quanto gode di cattiva reputazione e ha perso la sua utilità come “banchiere” pontificio e protettore dei pellegrini ad Oriente. Le proprietà francesi dell'ordine vengono così concesse ai Cavalieri Ospitalieri, ma in realtà Filippo IV le terrà per sé fino alla sua morte, espropriando pure le loro banche. - Il 5 maggio 1313 canonizza il predecessore Celestino V (non come martire), a séguito di sollecitazione da parte del Re e per volontà del popolo cristiano. - Sempre nel 1313 trasferisce la corte papale da Poitiers ad Avignone, mentre egli preferisce stabilirsi con la Curia nella cittadina di Carpentras, che era nel vicino Contado Venassino, feudo papale e quindi assai meno soggetto alle pressioni del re di Francia. Qui il tumore intestinale di cui è affetto da tempo lo porta alla fine: vorrebbe tornare al suo paese natale, ma arrivato a Roquemaure, qui muore a soli 50 anni il 20 aprile 1314. È sepolto all'interno della collegiata di Uzeste, in Aquitania. - Poco prima di morire, in un Concistoro tenuto a Monteaux, vicino a Carpentras, il 21 marzo 1314, aveva promulgato le “Clementinae “, quarta parte del “Corpus juris canonici”, comprendenti i canoni del Concilio di Vienne del 1311-12 e le sue Decretali. - Aveva creato 24 Cardinali (tra i quali il suo successore) nel corso di 3 distinti Concistori. - Dante ne parla molto male e anche per lui si preannuncia l’inferno.

Giovanni XXII, in realtà XX (1316-1334)

- Diviso in fazioni, il Collegio Cardinalizio riunito a Carpentras fin dal 1° maggio 1314, per circa due anni non riesce ad eleggere un nuovo Papa. I sei Cardinali italiani erano stati addirittura minacciati dal popolo, viste incendiate le loro case e alla fine scacciati a forza dai soldati del nipote guascone di Clemente V, nel mese di luglio, portando alla sospensione del Conclave. Uomini di cultura come Dante supplicano che si dia una guida alla Cristianità. Alla fine, per intervento deciso di Filippo V di Francia, il 7 agosto 1316 viene eletto a Lione, presso il convento dei Domenicani, il francese Jacques Duèze, con un passato di docente di Diritto a Napoli, precettore dei figli di Carlo II d’Angiò, Vescovo di Fréjus ed Arcivescovo di Avignone, prima di diventare Cardinale vescovo di Porto e Santa Rufina. Decide di chiamarsi Giovanni, è sarà l’ultimo fino al 1958, quando verrà eletto il Cardinale Roncalli, guarda caso con un passato di Nunzio in Francia. - Eletto Papa, lui piccolo, malandato e deforme settantaduenne, con un carattere però di ferro, ritorna a svolgere pure il compito di Arcivescovo di Avignone e qui si stabilisce. - Primo suo intento è mettere ordine nelle finanze e per questo modifica il sistema fiscale, imponendo il versamento delle rendite dei benefici minori alla Santa Sede per i primi tre anni e impone nuovi tributi. Redige il libro delle “Tasse della Cancelleria Apostolica e della Sacra Penitenzieria”, in cui vengono elencate le somme da pagare per avere l’assoluzione

191 dal relativo peccato, comprendente pure l’omicidio (anche di bambini) e lo stupro (anche di vergini). - Chiama ad Avignone artisti allora rinomati; per la sua concezione di Chiesa ricca fa rappresentare Cristo in Croce sempre con un sacchetto di monete al fianco per dimostrare che anche in questo Gesù sarebbe potuto essere superiore. - Nel 1317 incarica il Capitano generale della Lega guelfa Cante Gabrielli di riconquistare le terre pontificie sottratte dai Ghibellini guidati da Federico I di Montefeltro. - A lui si deve l'introduzione della processione del Corpus Domini e della festa della Santissima Trinità, la prescrizione della recita dell'Angelus ogni giorno, al tramonto, in onore della Vergine e l’estensione della recita del Santo Rosario a tutta la cristianità. Canonizza San Tommaso d'Aquino ed istituisce il Tribunale della Sacra Rota (così chiamato perché i 12 giureconsulti non sono fissi ma scelti a rotazione, “rotatim”), osteggia le comunità miste come quelle degli Umiliati, in cui nello stesso edificio convivono maschi e femmine. - Promuove le attività missionarie in Medio Oriente e in Asia, fondando vari vescovadi con l'appoggio dei missionari Francescani e Domenicani. A lui si deve l’istituzione dell'Arcidiocesi di Soltaniyeh in Persia; dell’Arcidiocesi di Saraj nel Khanato dell'Orda d'Oro; della Diocesi di Quilon in India, ancora oggi esistente. - Concede ai Frati Minori della Custodia di Terra Santa di inviare due loro frati in Palestina, ogni anno, tra il 1322 ed il 1327. - Si scontra con l’Ordine francescano in quanto nel capitolo generale, riunitosi a Perugia nel 1323, si dichiara ortodossa la teoria che sosteneva l'assoluta povertà di Cristo e dei suoi Apostoli. Il 12 novembre condanna come eretica la tesi espressa a Perugia con la lettera circolare del Capitolo francescano. Inoltre abroga la bolla “Exiit qui seminat” del 1279, secondo la quale i Francescani (che il Papa chiama “fraticelli”) non dovevano possedere nulla né come singoli, né come conventi, né come Ordine, ma era la Santa Sede a detenere la proprietà di tutti i loro beni. La cosa crea grande scandalo nel mondo francescano, che diviene ostile al Pontefice, ma nel 1325 la maggioranza del medesimo si è già allineata all'obbedienza al Papa e solo una minoranza molto attiva continuerà la battaglia. Il superiore Michele da Cesena, rieletto nel 1328, viene di fatto segregato ad Avignone. Questi poi fugge con un piccolo gruppo di frati, tra i quali il filosofo e teologo Guglielmo di Ockham, rifugiandosi presso l'imperatore Ludovico il Bavaro a Pisa. Giovanni XXII depone Michele dal suo ruolo di Ministro Generale con la lettera bollata “Cum Michaël de Caesena” del 28 maggio 1328 e viene scomunicato insieme agli altri frati ribelli. - Pessimi i rapporti col nuovo autoproclamato imperatore tedesco Ludovico il Bavaro, in quanto si è fatto incoronare senza il permesso papale. In realtà Giovanni XXII sogna la corona tedesca per un francese, mentre in Italia è a favore di Roberto d’Angiò, Vicario pontificio nella penisola. Ludovico sostiene di essere stato eletto regolarmente e quindi, la reazione papale, come d’uso, è la scomunica (23 marzo 1324). L’Imperatore risponde accogliendo i francescani ribelli e scendendo in Italia nel 1327, per affermare la sua autorità, spalleggiato dal teologo (condannato dal Papa) Marsilio da Padova. A Milano il 30 maggio, nella Basilica di Sant'Ambrogio, dalle mani del Vescovo Tarlati (un guelfo diventato ghibellino) riceve la corona regia d'Italia. Entrato in Roma nel gennaio del 1328, Ludovico il Bavaro viene accolto fra grida di esultanza e poi incoronato Imperatore da Giacomo Sciarra Colonna con una cerimonia fastosa ed il 18 aprile, appoggiato da un nugolo di apostati del tempo, dichiara deposto per eresia Giovanni XXII. Su Roma intanto era già piovuto l’interdetto del Legato Pontificio. - Come conseguenza, viene eletto l’ennesimo Antipapa della storia, il francescano Pietro Rainalducci, che prende il nome di Niccolò V. Dopo aver passato pochi mesi a Roma e di 192 nuovo incoronato l’Imperatore (che si inimica il popolo tassandolo a tutto spiano) il Rainalducci si ritira con Ludovico IV a Viterbo e quindi giunge a Pisa, nel cui Duomo, il 19 febbraio 1329, presiede una pagliacciata: un fantoccio rappresentante Giovanni XXII e abbigliato con le vesti pontificie, viene formalmente condannato, degradato e consegnato al braccio secolare. Naturalmente Giovanni XXII scomunica il Rainalducci, il quale, forse stufo di essere protagonista di una farsa, si reca ad Avignone ad implorare il perdono. Il Papa glielo concede con un bacio e il francescano si ritira in meditazione e in dignitosa reclusione, nel Palazzo papale, dove muore nel 1333. - Alla fine del Pontificato (tra il 1331 e il 1333), il Papa avignonese elabora una teoria contraria alla dottrina tradizionale sul giudizio particolare dopo la morte: le anime dei defunti dimoranti "sotto l'altare di Dio" (Apocalisse 6,9) non ricevono il Giudizio subito dopo la morte, ma vengono ammesse alla piena beatitudine o condannate all'Inferno unicamente dopo il Giudizio Universale. Così vale per i demoni. Il re Filippo VI di Francia lo segnala all'Inquisizione. L'esame inizia il 19 dicembre 1333. Da parte sua anche il Papa convoca una commissione di Cardinali e di teologi, che il 3 gennaio 1334 in un Concistoro lo inducono a dichiarare che revocherà quanto detto, se essa sarà stato trovato in contrapposizione alla comune dottrina della Chiesa. - Giovanni XXII muore quasi novantenne il 3 dicembre 1334 (il giorno prima aveva ritrattato la sua teoria sul giudizio post mortem). La sua salma viene inumata nella Cattedrale di Avignone, ma nel 1793 le sue spoglie saranno disperse dai rivoluzionari francesi. - Aveva creato 28 Cardinali (tra cui il suo successore, beato) nel corso di 6 distinti Concistori. - Dante lo cita nel Paradiso, Umberto Eco ambienta “Il Nome della Rosa” durante il suo Pontificato.

Benedetto XII (1334-1342)

- Il 20 dicembre 1334 il Cardinale Jacques Fournier ha solo 48 anni, quando viene eletto Papa. Nato a Saverdun nella diocesi di Pamiers in un’umile famiglia, giovanissimo entra nell’abbazia cistercense di Boulbonne, prosegue gli studi a Parigi nel collegio dei ‘Bernardini’, dove si laurea in teologia; poi si trasferisce nell’abbazia di Font-Froide, dove nel 1311 ne diventa abate. Sei anni dopo è consacrato Vescovo di Pamiers e nel 1326 Vescovo di Mirepoix: nelle due Diocesi dimostra grande zelo contro gli Albigesi ed i Valdesi. Il 18 dicembre 1327 è elevato alla dignità cardinalizia da Giovanni XXII. È incoronato Papa nella chiesa dei Domenicani ad Avignone l’8 gennaio 1335. - Buon teologo ed ottimo canonista, molto austero, uomo di fede, antinepotista, cerca di appianare i rapporti con Ludovico IV, togliendogli la scomunica. Si preoccupa di eliminare gli abusi della corte pontificia, obbligando i Vescovi a risiedere nelle Diocesi di cui hanno la cura delle anime; dà regole rigorose ai monaci rilassati, riforma gli Ordini Benedettino, Francescano e Domenicano, condanna il movimento dei “Fraticelli”. - Non si limita solo ad ordinare un'inchiesta sulle esazioni di cui si rendevano colpevoli gli ufficiali, a riorganizzare la polizia curiale, a stabilire il salario dei funzionari, ma si rifiuta anche di esaminare le innumerevoli domande di favori che gli vengono presentate. Designa alcuni commissari per l'accertamento dello stato del clero secolare; limita l'importo delle tasse che i prelati ricevono in occasione delle visite nelle loro circoscrizioni. - Pone fine alla controversia sulla visione beatifica: richiesti molti pareri, il 29 gennaio 1336 promulga la costituzione “Benedictus Deus”, che stabilisce che dopo il giudizio, a cui ciascun'anima è sottoposta dopo la morte, le anime dei dannati vanno all'Inferno, quelle 193 dei giusti e dei bambini salgono subito al Cielo, vivono con il Cristo, contemplano Dio con una visione intuitiva e diretta; questa beatitudine continuerà eternamente dopo il Giudizio Universale. - Re Ludovico comunque non dimostra di sentire questo Papa come amico, se non altro perché è un francese. Quindi ancora il 16 luglio 1338 a Rhens torna a ribadire che ha il diritto di amministrare l'Impero e di assumere il titolo di Imperatore, anche senza l'approvazione di Roma. Nell'agosto dello stesso anno, in un'altra dieta a Francoforte, Lodovico ripete per l’ennesima volta che l'Imperatore non può essere giudicato dal Papa per il fatto che l'autorità imperiale viene direttamente da Dio. In più, i dissidenti francescani, rifugiatisi a Monaco, denunciano l'indegnità del Papa, facendo appello a un Concilio generale. I semi di odio antifrancese producono poi come frutto un’alleanza anglo- tedesca, miccia della futura devastante Guerra dei Cent’anni. - In risposta ad un'ambasceria del Gran Khan, sempre nel 1338, il Pontefice invia una delegazione di religiosi guidata dal frate minore Nicola Bonet, e in seguito dal suo compagno Giovanni Marignolli di Firenze. Il gruppo, al quale il Papa ha affidato numerose lettere contenenti tra l'altro un'esposizione della dottrina cristiana, viene accolto benevolmente da Özbek, Khan di Qinciāq, e attraverso le piste dell'Asia centrale giunge a Pechino nel 1342. - Uomo di cultura, cui si deve un ampio commentario del Vangelo di San Matteo, a questo Papa si deve la fondazione delle Università di Verona e di Grenoble. - Ha parole piene di attenzione per i romani e tramite dei Legati Pontifici inviati nella Città Eterna riesce perfino a far ristabilire un minimo di ordine. Premurosamente manda anche grosse somme per far restaurare San Pietro e il Laterano. Resta il fatto che Roma senza Papa cade in una grande desolazione e miseria, tanto da vedere la sua popolazione diminuire e concentrarsi attorno al Campidoglio, lasciando nell’abbandono vaste aree prima abitate. Ma è tutto lo Stato Pontificio a soffrirne, tanto che si formano sul suo territorio diverse Signorie autonome: i Pepoli a Bologna, i Da Polenta a Ravenna, gli Ordelaffi a Forlì, i Malatesta a Rimini, i Varano a Camerino, i Montefeltro ad Urbino, i Prefetto da Vico a Viterbo e Civitavecchia. - Pur volendo tornare a Roma, per le pressioni dei curiali francesi rimane ad Avignone dove fa costruire, a partire dal 1336, un austero Palazzo papale. La pianta è tracciata intorno ad un cortile, circondato da una galleria; solamente l'ala orientale si prolunga verso sud fino ad una grande torre dove si trova l'appartamento privato del Pontefice. All'esterno l'aspetto dell'edificio è quello di una fortezza, all'interno quello di un monastero. La decorazione, riservata solo ad alcuni ambienti, è ridotta a tralci di vite o di quercia, con piccoli animali, su fondo a tinta unita. - Affetto da due anni da dolorosissime ulcere alle gambe, muore a soli 57 anni di cancrena il 25 aprile 1342 ed è sepolto nella Cattedrale di Avignone. - Aveva creato 7 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 2 distinti Concistori.

Clemente VI (1342-1352)

- Ancora un Cardinale francese, Pierre Roger, 51 anni, di famiglia cavalleresca di Rosier d'Egleton, nel Corrèze, monaco benedettino fin da bambino, dotato di grande intelligenza ed acume, studi e docenza a Parigi, dove presto diventa celebre per la sua cultura e la sua vasta conoscenza in ambito teologico. Vescovo di Arras nel 1328, promosso Arcivescovo di Sens e poi di Rouen poco dopo, viene notato da Filippo VI, che lo fa suo consigliere e Cancelliere di Francia, nel 1334. Diventato Cardinale nel 1338, il 7 maggio 1342, all’unanimità viene eletto Sommo Pontefice da un Conclave che parla quasi 194 completamente francese. Nel convento dei frati predicatori il 19 maggio viene consacrato, circondato da un fasto enorme: pare che per il banchetto ci sia stata un’ecatombe di buoi e vitelli (oltre 200), montoni (oltre 1000), capponi (oltre 3000), capretti, maiali, polli e galline (oltre 11.000), lucci, storioni, annaffiati da 102 botti di vino. - Pratica in modo palese il nepotismo: ci sono una ventina di nipoti di entrambi i sessi da sistemare. Di questi quattro divengono Cardinali (uno di questi diventerà papa Gregorio XI e un altro Arcivescovo); un altro nipote è Maresciallo della Chiesa. Vari matrimoni combinati faranno sì che la sua famiglia acquisti importanza. - Appena eletto, compie lo storico riconoscimento pontificio della Custodia di Terra Santa da parte dei Francescani con la bolla “Gratias Agimus e Nuper Carissimae” (21 novembre 1342). Roberto d’Angiò, Terziario francescano, aveva infatti ottenuto dal Sultano d'Egitto il riconoscimento del diritto dei Frati Minori di rappresentare la Chiesa cattolica in Palestina. - Altro importante fatto storico, l’acquisto per 80.000 fiorini d’oro dalla Regina Giovanna I di Napoli, che è pure Contessa di Provenza, di Avignone e del territorio circostante. Il governo di Avignone passa quindi alla Curia, composta dal Vicario e da due giudici. Il Papato beneficia ora di un'indipendenza giuridica territoriale completa. Quello che era un borgo, ora è una cittadina piena di vita, di negozianti, agenti di commercio, affaristi di ogni specie, banche che avevano aperto le loro filiali. Petrarca nelle Rime ha parole taglienti su Avignone: ".... la novella Babilonia ond'è fuggita ogni vergogna, ond'ogni bene è fori, albergo di dolor, madre di orrori...". - Condanna la dottrina scettica di Nicola d'Autrecourt come eretica (ritiene che materia, spazio e tempo sono tutti formati da atomi indivisibili, punti ed istanti e che tutti i processi di generazione e corruzione, dipendano dalla disgregazione e ri-aggregazione di atomi). Il teologo è costretto a bruciare i suoi libri e a ritrattare, cosa che avviene a Parigi nel 1347. - Il Papa benedice e favorisce il cambio della guardia sul trono imperiale: Ludovico perde sempre più la stima dei sudditi e allora viene scelto ed incoronato ad Aquisgrana nel 1349 il giovane Carlo IV, che presta giuramento al Papa. Si evita la guerra civile in Germania solo perché Ludovico muore nel 1347 in una battuta di caccia. - Il Papa spera di chiudere nel 1344 con una conferenza di pace, dopo una tregua attuata nel 1343, quella che verrà chiamata “La Guerra dei cent’anni”. Ma Edoardo III d’Inghilterra non sta al gioco. Le spedizioni inglesi in Francia ricominciano nel 1345. Ancora una tregua nel 1347, che la diplomazia di Clemente VI si affanna a fare rinnovare. - Si interessa molto delle sorti del Regno di Napoli, sul quale la Chiesa ha un controllo secolare, quando rimane unica erede la sedicenne Giovanna d’Angiò, di cui abbiamo parlato più sopra. Giovanna data in sposa fin da bambina a suo cugino Roberto, figlio del Re di Ungheria, è forse l’ispiratrice dell’assassinio del suo rozzo marito. Questo fatto provoca l’invasione ungherese del sud Italia e la fuga della Regina ad Avignone presso Clemente VI. Riuscirà a farsi scagionare dalle accuse nei suoi confronti (gli uccisori del marito vengono tutti giustiziati) e nello stesso tempo potrà sposare, con approvazione papale, il lontano parente Luigi di Taranto nel 1347, ritornando cinque anni dopo a Napoli, ormai libera dagli invasori stranieri, dove verrà incoronata insieme al marito. - Il Papa concede massicci aiuti finanziari al Re di Francia: gli presta tra il 1345 e il 1350, 592.000 fiorini d'oro e 5.000 scudi, sia direttamente sia per il tramite del fratello Guillaume Roger de Beaufort. Somme considerevoli se si pensa che la Tesoreria pontificia incassa meno di 200.000 fiorini annui. - Clemente VI prende una posizione ferma, ma flessibile, sul movimento dei Flagellanti, che spinge bande di penitenti esagitati sulle strade dell'Europa nordoccidentale. La bolla “Inter sollicitudines” del 29 ottobre 1349 ne condanna le stoltezze e gli eccessi.

195

- Il 3 settembre 1343, con la bolla “In Supremae Dignitatis”, il Papa istituisce l'attuale Università di Pisa. - Conscio di essere un principe, si fa costruire ad Avignone un palazzo in linea col suo ruolo. Pur con questo resta un Papa generoso per i tempi, dando il 17% dei suoi averi per l’elemosina, mentre si tiene un 12% per i vestiti. - I maligni del tempo lo descrivono come donnaiolo, ma al di là di donazioni a donne di corte, non si hanno prove di comportamenti del genere. Durante la peste nera del 1348 egli dà invece esempio di coraggio e di lucidità: rimane ad Avignone in piena epidemia e protegge efficacemente gli Ebrei. - Nomina Nicola di Lorenzo Gabrini detto Cola di Rienzo (figlio di un taverniere e di una lavandaia) Notaio della Camera Apostolica dopo che, durante un’udienza come ambasciatore del governo popolare di Roma ad Avignone, questi gli aveva così descritto il governo dei Colonna nella sua città “lli baroni de Roma so derobatori de strada: essi consiento li omicidii, le robbarie, li adulterii, onne male; essi voco che la loro citate iaccia desolata.” - Cola comunque non si accontenta e di fatto si autoproclama Tribuno dei Romani, costringendo le famiglie baronali all’ubbidienza. Anche i poteri imperiale e papale inizialmente sembrano accettare questo governo di tipo comunale. Ma, come spesso succede, presto Cola si trasformerà in un terribile dittatore, pieno di sé, senza freni nel lusso e nella violenza verso ogni oppositore. Il Legato Pontificio lo abbandona al suo destino, mentre è rifugiato a Castel Sant’Angelo, dichiarandolo eretico. A questo punto il Tribuno lascia Roma e si rifugia in Boemia. Nel 1352, poco prima della morte del Papa, gli verrà intentato un processo proprio ad Avignone. - Nel 1350, con la bolla “Unigenitus Dei Filius”, Clemente VI indice un Giubileo in Roma, disponendo inoltre che per in futuro esso venga celebrato ogni 50 anni: “Tanto il Vecchio Testamento, quanto il Nuovo (…) sembrano tenere in grande onore il numero cinquanta, sulla cui importanza vertono i molti e grandi misteri delle Divine Scritture”. Clemente VI aggiunge, per ottenere l’indulgenza plenaria, anche la visita a San Giovanni in Laterano, dove si trova un’antichissima immagine del Signore. Nonostante il flagello della peste e un disastroso terremoto che colpisce l’Urbe nel 1349, l’Anno Santo vede la presenza di oltre un milione di pellegrini, tra cui santa Brigida di Svezia, santa Caterina da Siena e Francesco Petrarca. A sottolineare il richiamo dell’avvenimento, scrive Petrarca all’amico Guglielmo da Pastrengo “Viene gente da tutte le parti; vengono cimbri, iberi, greci, britanni, ciprioti, irlandesi, daci, svevi”. Il Papa non presenzierà mai al Giubileo: protegge però i pellegrini, ottenendo una tregua della guerra tra Francia e Inghilterra, per rendere più sicuro il viaggio, e si assicura che i chierici romani non estorcano denaro ai devoti penitenti. - Dopo sofferenze indicibili, provocate da ascessi purulenti, muore per un’emorragia tumorale giovedì 6 dicembre 1352. Viene sepolto nell'Abbazia di Chaise-Dieu, ove aveva iniziato la sua vita monastica. Nel 1562 gli Ugonotti, dopo aver saccheggiato l'abbazia, ne profaneranno la tomba e ne bruceranno i resti. - Ci restano ben 45 sermoni da Papa, veri saggi di eloquenza, interessanti per il contenuto storico. - Aveva creato 27 Cardinali (fra cui un futuro Papa) nel corso di 4 distinti Concistori.

Innocenzo VI (1352-1362)

- Di nobile famiglia limosina, Étienne Aubert, dottore in Diritto Canonico e magistrato, entra poi nella corte di Filippo VI e svolge diverse ambascerie. Fa parte della Sacra Rota, 196 viene nominato Vescovo di Noyon nel 1338 e due anni dopo di Clermont. Come Cardinale ha un ruolo importante nelle trattative di pace fra Francia ed Inghilterra. Viene eletto il 18 dicembre 1352 a 70 anni, già malaticcio, dopo soli 13 giorni di Conclave, in quanto si teme l’arrivo del Re di Francia ad influenzare la scelta. Viene consacrato il 30. - A quel tempo viene considerato un riformatore: modesto ed integro di costumi, ridimensiona il tenore di vita del Papato ed offre meno benefici. Negli stessi uffici ecclesiastici fa una radicale "pulizia", circondandosi di leali ed onesti collaboratori degni del loro compito. Chiede poi ai postulanti garanzie di istruzione e di merito e in più li obbliga alla residenza nella sede del loro titolo. Inoltre, si preoccupa di assicurare ai chierici una formazione adeguata. Il Petrarca, mai tenero coi Papi avignonesi, lo descrive come "Magnus vir et iuris consultissimus" . - Nomina Legato per l'Italia il Cardinale spagnolo Egidio Albornoz (grande di Spagna, un diplomatico, un esperto di diritto, ma anche un valido militare che aveva combattuto vittoriosamente contro i Mori in Andalusia ed aveva diretto con grande abilità l'assedio di Algesiras) e lo incarica di riportare, insieme a Cola di Rienzo, l'ordine a Roma. Siamo nel 1353 e Cola, accolto con gaudio dalla gente al suo arrivo, ripreso il potere, dà letteralmente i numeri. Il popolo, stufo delle sue violenze, gli riserva una fine da dittatore dell’antica Roma: rintracciato mentre fugge travestito, viene accoltellato più volte, trascinato per strada, appeso il cadavere per diversi giorni, bruciato e disperse le ceneri. - Restaurato il governo pontificio a Roma nel 1355, a questo punto Carlo IV può scendere in Italia, facendo la solita trafila degli Imperatori tedeschi: il 6 gennaio del 1355, riceve nella Basilica di Sant'Ambrogio a Milano la Corona Ferrea, passa per la Toscana e viene incoronato Imperatore a Roma dal Cardinale Pietro d'Ostia nel giorno di Pasqua (5 aprile), dopo aver giurato in precedenza che avrebbe lasciato la città il giorno stesso, a cerimonia conclusa. - Dal 1355-56, il Papa inizia a far bandire, in varie parti d'Europa, una Crociata per recuperare al dominio papale l'irriducibile città di Forlì, allora governata dal ghibellino Francesco II Ordelaffi. Innocenzo VI nomina Luigi I d'Ungheria capitano generale della Crociata. Il tutto si conclude nel 1359: Francesco cede Forlì al Cardinale Albornoz, che vi si insedia. - A Bologna il Papa apre una facoltà di Teologia presso l’Università. - Grazie alle esortazioni papali si giunge al trattato di Brétigny (1360) tra Edoardo III, re d'Inghilterra, e Giovanni II, detto il Buono, re di Francia. L'accordo consente una tregua di nove anni nel corso della Guerra dei cent'anni, segnando la fine della prima fase del conflitto, la "Guerra edoardiana", che infuriava dal 1337 e segna la fine dell'incontrastata egemonia inglese sull'Europa occidentale. - L'Imperatore bizantino Giovanni V Paleologo offre di sottomettere la Chiesa greca alla sede romana, a condizione che gli venga fornita assistenza contro il rivale Giovanni Cantacuzeno. Le risorse a disposizione del Papa, comunque, sono già tutte impegnate per esigenze più vicine a casa, e l'offerta viene declinata. - In un periodo minaccioso per la Provenza, per le scorribande armate, il Palazzo pontificio di Avignone, su disposizione del Papa, è munito di macchine da guerra. Innocenzo VI fa inoltre edificare a sud la Torre di St. Laurent e, a ovest, la Torre de la Gauche, mentre fa completare l'abbellimento delle sale interne del palazzo. - Nel 1361, ai disordini e alla carestia provocati dalla guerra si accompagna, ad Avignone e nel Contado Venassino, un'epidemia di peste che in pochi mesi uccide nove Cardinali, il Cameriere e il Tesoriere apostolici, privando in tal modo il Papa dei suoi principali consiglieri. La salute di Innocenzo, anziano e gravemente malato di gotta, declina

197 ulteriormente. Muore il 12 settembre 1362. Viene sepolto nella chiesa certosina di Villeneuve-lès-Avignon, luogo delle sue vacanze estive. - Aveva creato 15 Cardinali nel corso di 3 distinti Concistori.

Urbano V (1362-1370)

- Guillaume de Grimoard è il 200° Papa della storia. Monaco benedettino, teologo, docente di diritto canonico a Montpellier ed Avignone, abate di San Vittore a Marsiglia, Legato Pontificio a Napoli, non è Cardinale e neppure sul luogo al momento dell’elezione il 28 settembre 1362, quando ha circa 50 anni. In realtà i Cardinali, dopo la buona esperienza di Innocenzo VI avevano proposto il fratello Hugues Roger, ma questo aveva rinunciato. Torna quindi Guillaume dal sud Italia il 6 novembre e in quel giorno viene consacrato Pontefice. - Pone freno alla pompa e al lusso dei Cardinali, introduce notevoli riforme nell'amministrazione della giustizia, riordina la Curia ed è un patrono liberale degli studi. - Nel 1363, su invito di Pietro di Lusignano, Re di Cipro venuto apposta ad Avignone, proclama una Crociata che sfocia nella decisione di compiere una spedizione, che avrebbe dovuto essere guidata da Giovanni II di Francia, se non fosse morto nel 1364. A questo punto ci pensa Pietro in persona, che parte con una flotta veneziana, che riesce a prendere e saccheggiare Alessandria d'Egitto (11 ottobre 1365). Deve però abbandonarla poco dopo, perché i Crociati si rifiutano di attaccare Il Cairo. Finirà che Urbano V costringerà Pietro I di Cipro a fare pace a Venezia col Sultano d’Egitto, che si stava vendicando sui mercanti cristiani d’Oriente. - Uno degli ostacoli ai progetti politici in Italia del Papa, che mira ad un suo ritorno a Roma, è il ghibellino Bernabò Visconti di Milano, che non riconosce il potere temporale e si era già incamerato diverse ricchezze ecclesiastiche. Urbano aveva già avuto a che fare col Visconti da monaco inviato sul posto dal Papa di allora: Bernabò gli aveva fatto mangiare letteralmente le lettere di Innocenzo VI sul fiume Lambro. Ora, da Papa, ordina a Visconti di comparirgli davanti entro tre mesi e, poiché il signore di Milano non ubbidisce all'intimazione, il 3 marzo 1363 emette la scomunica contro di lui. Il Visconti se ne farà comunque un baffo e continuerà per tre anni ad imperversare nella Pianura Padana. Il Papa dovrà alla fine venire a patti con lui e ritirare pure la scomunica. - Finalmente, nel 1366, gira voce che il Papa voglia tornare a Roma. In quell’anno si ricorda la supplica del Petrarca del 28 giugno in tal senso. Al contrario, ad Avignone i Francesi le inventano tutte perché rimanga, da fantasie teologiche a prosaici cenni al suo amore per i vini della zona. E invece, finalmente, Urbano V parte da Marsiglia il 30 aprile 1367 su 23 galee inviate dalla regina Giovanna di Napoli, dai Veneziani, dai Genovesi e dai Pisani. A Corneto, nel Lazio, il 3 giugno la gente lo aspetta da giorni sulla spiaggia per accoglierlo. Qui celebra subito la Messa e il giorno dopo Pentecoste. Si dirige poi verso Viterbo, dove muore di peste o di malaria il Cardinale Albornoz, braccio destro di Urbano in Italia, che tanto aveva combattuto per rivedere il Papa a Roma. Il Pontefice francese, senza di lui, entra finalmente nella città eterna il 16 ottobre 1367. In mezzo alla folla festante c’è anche Francesco Petrarca, che dedica al Papa versi di lode. - Urbano sa che Roma è una città in decadenza, ma quando la vede di persona si rende conto che è anche peggio. Fa ricostruire strade, chiese e basiliche, mette al posto dei sette eletti dal popolo tre funzionari della Santa Sede. Questo provoca i primi malumori. In più i Cardinali francesi del seguito papale fanno di tutto per rendersi antipatici, criticando ogni cosa degli italiani, dal modo con cui celebrano Messa, alla cucina locale.

198

- Nella primavera del 1368 scende a Roma l'imperatore Carlo IV, per essere incoronato un’altra volta; ma in questa cerimonia non c’è molto entusiasmo. Carlo, infatti, invece di aiutare il Papa a controllare la turbolenta penisola, lo lascia solo. - A Roma giunge pure l'imperatore d'Oriente Giovanni V Paleologo a rendere omaggio ad Urbano e ad abiurare lo scisma, ma il vero scopo della visita è quello di implorare un aiuto per il suo impero pericolante, ormai quasi tutto in mano ai Turchi, bandendo una Crociata. Ma solo Amedeo di Savoia parte per Gallipoli: i principi italiani sono alle prese con le scorrerie delle Compagnie di Ventura, mentre ricomincia la Guerra dei Cent’anni fra Francia ed Inghilterra. - Stufo del caos italiano (alcune città tornano a ribellarsi, pure il Visconti si risveglia dal sonno) e con una Roma che non può vedere i francesi della sua Curia, lascia la sede apostolica per Montefiascone e manifesta l'intenzione di tornare ad Avignone. Petrarca lo implora a rimanere, Santa Brigida, cui il Papa aveva concesso l’approvazione dell’Ordine del Ss. Salvatore e Caterina di Svezia e ne era diventata la prima Superiora Generale, gli preannuncia addirittura la morte. I romani stessi lo rivogliono, nonostante tutto. - E in effetti, una volta tornato ad Avignone il 24 settembre 1370, poco dopo si ammala e muore nell'antica casa episcopale del fratello Anglic (19 dicembre). Viene sepolto col semplice abito monastico nella Cattedrale di Notre-Dame- des-Doms di Avignone, dalla quale sarà poi traslato per essere sepolto nel monastero marsigliese di cui era stato abate. Qui si contano centinaia di miracoli veri o presunti. Nel 1870 papa Pio IX lo proclamerà Beato. - Aveva creato 14 Cardinali nel corso di 4 distinti Concistori.

199

TAVOLA V

Clemente V

Giovanni XXII 200

Innocenzo VI

Urbano V

201

CAPITOLO 21

DAL 1370 AL 1431

1409: a Pisa si riunisce un Concilio indetto da alcuni Cardinali della Curia di Roma e da altri della Curia di Avignone (era in atto dal 1378 il Grande Scisma con due Papi, a cui ubbidivano fazioni diverse del popolo cristiano). Eleggono un Papa che dovrebbe chiudere lo Scisma, ma siccome gli altri due non accettano la destituzione, abbiamo alcuni anni con ben tre Pontefici. Questo è il quadro desolante che si presenta a noi in questo capitolo, che segue quello dedicato alla “Cattività avignonese” chiusasi dopo che Gregorio XI nel 1377 era entrato a Roma non come auspicava Caterina da Siena, ma circondato da truppe armate francesi. Chi era Papa, chi era Antipapa? La Chiesa rimarrà in dubbio per secoli, perché in realtà non è chiaro neppure oggi. Non ci sono tra l’altro divergenze dottrinali, non ci sono rivoluzioni. Potremmo dire che sono Papi tipici del loro tempo, più o meno capaci. La divisione è solo dovuta alla mancanza di un po’ di umiltà e realismo, per questioni di sporca politica, di capriccio a volte. Alla fine, con Martino V, dopo il Concilio di Costanza e con grande difficoltà, si raggiunge una certa normalità e il ritorno di Roma al centro della Cristianità. Non aspettiamoci iniziative particolari in campo religioso in questo periodo o grandi gesti di santità ai vertici della Chiesa, visto che nella testa di questi poveri Pontefici c’erano di più la politica, la diplomazia, la salvezza e l’ampliamento del loro stato, le casse da riempire, il mecenatismo, i posti d’onore ai membri delle loro famiglie.

Gregorio XI (1370-1378)

- Pierre Roger de Beaufort è figlio del Conte Guillaume I di Beaufort e nipote di Clemente VI. A soli 18 anni diventa Cardinale Diacono, a 20 è Arcidiacono a Rouen, studia a Perugia e a Roma, ha diversi incarichi con i suoi predecessori e viene nominato giovanissimo Arciprete di San Giovanni in Laterano e di Santa Maria Maggiore. - Eletto Papa quarantenne il 30 dicembre 1370 dopo un solo giorno di Conclave (17 Cardinali, quasi tutti francesi), non essendo ancora sacerdote, deve essere ordinato presbitero e Vescovo prima dell'incoronazione ufficiale. La consacrazione viene effettuata dal Vescovo e Cardinale Guy de Boulogne il 3 gennaio 1371. Pur giovane, il suo aspetto fisico non fa presagire un lungo Pontificato. - Da Pontefice francese, elargisce favori a iosa verso i conterranei e soprattutto verso i parenti. - Fissata subito in modo inatteso la data del 1372 (che non rispetterà) per il suo ritorno a Roma, inizialmente vuole rimanere in Francia per poter seguire le vicende della guerra in corso fra Francia ed Inghilterra e per la peste che infesta l’Italia e che sta per giungere anche in Provenza.

202

- La situazione in Italia è drammatica, in quanto i Legati Pontifici tutti francesi, sono degli incapaci e sono odiati dalla popolazione. Firenze appestata e distrutta da anni di guerre, chiede aiuto alla Romagna pontificia, supplicando del grano e il Cardinale francese del luogo per tutta risposta non solo non molla un grammo del prezioso alimento, ma gli spedisce una Compagnia di Ventura per fargli guerra. A questo punto i Fiorentini si uniscono in lega coi Visconti, con la Regina Giovanna di Napoli e con diverse città italiane per far sollevare i territori del Papa. Lo stendardo rosso porta la parola “Libertas”. Gli otto magistrati incaricati della guerra allo Stato Pontificio vengono chiamati “Otto Santi”. Tra questi il celebre umanista Coluccio Salutati che invia lettere a Roma, nelle quali si esortano i romani a sollevarsi, a scacciare la tirannide, a difendere la libertà. Persino il basso clero, è stanco di attendere un ripristino dell'autorità pontificia, e si unisce ai rivoltosi repubblicani, e già si parla di farla finita con questo Papa avignonese e di nominarne un altro. - Gregorio XI non può fare altro il 31 marzo del 1376 che lanciare su Firenze l'interdetto e la scomunica, con conseguente cacciata dei mercanti toscani residenti in Avignone: ne espelle un migliaio e confisca loro beni e merci. In più il Papa ha la bella idea di mandare in Italia i terribili Brettoni di Sylvestre Budes, un contingente di circa diecimila uomini sotto il comando di Giovanni di Malestroit e del Cardinale Roberto di Ginevra, che in Emilia Romagna lasciano una lunga di scia di sangue e distruzione (massacro di Cesena, 1377, con 4.000 morti). È in questo clima di odio che, purtroppo, si arriva al ritorno del Papa a Roma. - Nel ricordo delle nere previsioni di Santa Brigida al predecessore e stimolato anche dalle parole di Caterina da Siena, mentre in Italia gli stanno ricostruendo il potere temporale con la spada, Gregorio XI decide finalmente di partire. Il viaggio è avventuroso: lascia Avignone il 13 settembre 1376, la sosta a St-Victor di Marsiglia si prolunga dal 23 settembre al 2 ottobre, perché si deve riunire la flotta di ventidue galee comandate dal Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni di Gerusalemme e soprattutto bisogna attendere che il mare si calmi. Fa degli scali a Genova e Pisa. Il 17 gennaio 1377 il Papa entra a Roma, attorniato da duemila uomini in armi al comando di Juan Fernández de Heredia e di suo nipote Raymond de Beaufort. Questo dispiegamento di forze militari, però, contravviene alle esortazioni di Caterina da Siena: tornare in Italia senza armi e con il crocifisso in mano, "affinché i grandi lupi si mutino in agnelli" . Si stabilisce in Vaticano invece che in Laterano, che non sarà più l’abitazione dei Papi. - Dal punto di vista religioso, possiamo solo dire che è durissimo contro le eresie che avevano preso piede in Germania, in Inghilterra e in altre parti d'Europa. Per questo incoraggia con decisione ovunque gli inquisitori. In particolare condanna le diciannove proposizioni di John Wyclif e i tredici articoli del Sachenspiegel nel 1373. L’inglese Wyclif sostiene idee sulla Chiesa, il Papato e l’Eucarestia lontane e in opposizione netta con quelle cattoliche: non per niente ispireranno in futuro “riformatori” come Hus. In mezzo ad una quantità notevole di sciocchezze teologiche, bisogna però riconoscergli la giusta preoccupazione e l’aspirazione per un ritorno alle origini del Cristianesimo, visto lo stato della Chiesa del tempo, guidata dai Papi avignonesi. Il Sachenspiegel invece è una raccolta di norme diffuse nel mondo germanico, in antitesi con il Diritto romano. - Il 12 marzo 1378 Bernabò Visconti convoca una conferenza a Sarzana per concludere la pace fra la Chiesa, rappresentata da Jean de la Grange, e Firenze, dove gli Otto Santi si erano mostrati sempre più intransigenti, fino ad obbligare il clero a pagare tasse e a riaprire le chiese nonostante l’interdetto. Ma la salute del pur giovane Papa peggiora durante le trattative.

203

- Angosciato per la nomina del successore, raccomanda di non dare accesso a Castel Sant’Angelo, se non su esplicito mandato dei Cardinali rimasti ad Avignone. Pare che in una bolla del 19 marzo 1378 abbia voluto accelerare il futuro scrutinio, consentendo ai Cardinali presenti al suo decesso di eleggere il suo successore sulla base della semplice maggioranza dei voti e non con i due terzi. - Muore poco dopo, il 27 marzo. I suoi resti riposano in un pregevole monumento sepolcrale situato nel transetto di destra della basilica di Santa Francesca Romana, che all'epoca era conosciuta come chiesa di Santa Maria Nuova. Ad oggi resta l’ultimo Papa francese della storia. - Aveva creato 21 Cardinali (tra cui 2 futuri Antipapi) nel corso di 2 distinti Concistori.

Urbano VI (1378-1389)

- Con Bartolomeo Prignano, il Papato torna a parlare italiano, ma la situazione della Chiesa non migliora certo. Nato nel Regno di Napoli, insigne canonista, Vescovo di Acerenza (Potenza) nel 1363 e poi Arcivescovo di Bari nel 1377, aveva risieduto presso la corte avignonese. Una volta tornato a Roma con Gregorio XI, riceve l’incarico di presiedere alla Cancelleria Pontificia. Viene eletto l’8 aprile 1378 dopo un Conclave sofferto, poiché dei 16 Cardinali, ben undici di loro sono francesi più quattro italiani ed uno spagnolo; i francesi non hanno intenzione di interrompere la lunga tradizione di un Papa francese sulla Cattedra di San Pietro; addirittura i porporati limosini pretendono un Papa della loro provincia di Limoges. Gli italiani si battono per l’elezione di un romano o perlomeno di un italiano e il popolo stesso si fa sentire in questo senso. I Cardinali alla fine fanno confluire i loro voti sul Cardinale Prignano, che non appartiene a nessun partito. Per calmare il popolo che sfonda le porte, inscenano una pagliacciata: presentano come nuovo Pontefice il vecchio Cardinale Francesco Tebaldeschi, romano ed effettuano lo stesso la cerimonia d’investitura. Così facendo i porporati possono uscire dal palazzo e il 18 aprile, Pasqua, possono incoronare Urbano VI. - Seriamente intenzionato ad eliminare i mali che ormai da tempo affliggevano la Chiesa, primo fra tutti la simonia, si rifiuta categoricamente di concedere privilegi di varia natura ai suoi Cardinali (come per tradizione era solito fare il Papa dopo l'elezione per ringraziarli). Li obbliga a stabilirsi a Roma e a finanziare di tasca propria la ristrutturazione delle principali basiliche della capitale. Li tratta duramente, tatto e moderazione non sono tipici del suo carattere. Il malumore cresce. - Un po’ come oggi, siccome il Papa non è di gradimento, 13 Cardinali si riuniscono il 2 agosto a Fondi per dichiarare che l’elezione non è valida, perché era avvenuta dietro le pressioni esercitate dai romani; quindi la Santa Sede è da considerarsi vacante. Di conseguenza il 20 settembre i francesi eleggono come nuovo Papa (Antipapa) Roberto da Ginevra, che assume il titolo di Clemente VII. Questo episodio dà il via al Grande Scisma, che dividerà la cristianità per quasi quarant'anni. - Nonostante Caterina da Siena implori moderazione, arriva da parte di Urbano l’immediata scomunica dell’Antipapa, definito Anticristo. Da questo momento, il Papa romano perde ogni senso della misura e comincerà a peggiorare la situazione con le sue scelte. - Si prepara intanto alla battaglia, eleggendo in un solo giorno ben 26 nuovi Cardinali a lui favorevoli e poi inizia a raccogliere i fondi con un'arbitraria alienazione delle proprietà della Chiesa. - Castel Sant'Angelo viene assediato e conquistato, con l’aiuto della compagnia di ventura di Alberico da Barbiano. Il 29 aprile 1379 ottiene una vittoria nella battaglia di Marino e così l'Antipapa Clemente VII è costretto alla fuga ad Avignone, dove continua a regnare 204 protetto dai Francesi. La Cattolicità così si divide in due: con l’Antipapa avignonese si schierano la Francia, la Scozia, la Spagna, l’Italia Meridionale; con Urbano VI i principi elettori di Germania, l’Ungheria, l’Inghilterra, il Portogallo, i Paesi slavi. Tra i futuri santi dell’epoca, Santa Caterina da Siena e Santa Caterina di Svezia ritengono legittimo il Papa di Roma, mentre San Vincenzo Ferreri, il Beato Pietro del Lussemburgo e Santa Coletta parteggiano per il Papa di Avignone, - Complessa è invece la posizione del Regno di Napoli. La Regina Giovanna, vedova per la terza volta, aveva sposato nel 1376 Ottone di Brunswich, sperando di avere da questo quarto matrimonio un erede cui lasciare il trono, che diversamente sarebbe toccato a Carlo di Durazzo, appoggiato da Urbano VI. - Mentre a Siena si chiude l’esistenza terrena di Caterina Benincasa, la futura Santa Patrona d’Italia, che tanto aveva sognato il ritorno pacifico dei Pontefici a Roma, il 21 aprile del 1380 Urbano VI, dichiarata Giovanna I scismatica ed eretica, la depone dal trono, scioglie i sudditi dal giuramento di fedeltà e le bandisce contro una Crociata. Il Durazzo scende in Italia dall’Ungheria e viene accolto con tutti gli onori a Roma, tanto che il Papa lo fa senatore e gonfaloniere della Chiesa, senza dimenticare di barattare il suo appoggio con la promessa dei feudi di Capua, Amalfi, Nocera ed altre terre dal Napoletano. Una volta imprigionata e uccisa la Regina, Carlo diventa Re di Napoli. Il Papa ad ogni buon conto fa sposare un suo nipote con Agnese Ruffo, parente stretta di Carlo III. - Carlo III, però, non mantiene le promesse fatte al Papa per il suo appoggio, ovvero non concede i feudi promessigli e questi allora scende al sud e si rifugia a Nocera nel castello del Parco. - A questo punto alcuni suoi Cardinali, tra quelli da lui eletti, ritengono che sia giusto porre sotto la tutela un Papa capriccioso ed ostinato, che sta mettendo in pericolo la Chiesa Universale. Insomma l’intenzione è di deporlo. - La vicenda ha una conclusione drammatica, in linea con lo stile senza pietà del tempo: il piano dei Cardinali è quello nientemeno di processare il Papa, dichiararlo eretico e condannarlo al rogo, eseguendo immediatamente la sentenza. Ma il 13 gennaio 1385 Urbano VI viene avvertito dal Cardinale Tommaso Orsini e quando i congiurati giungono al castello, sono arrestati, interrogati (usando anche la tortura), deposti e imprigionati. - Mentre la gente del posto si dà ad uccisioni sommarie dei nemici del Papa, il Re manda truppe a sedare la rivolta e soprattutto ad assediare il castello di Urbano. Su di lui pone una taglia di 10.000 fiorini, mentre il Pontefice non vuole cedere assolutamente, sperando nell’arrivo di truppe amiche. - Quando ormai sembra finita per lui, arrivano i soldati dell’Orsini, che portano in salvo il Papa con la sua corte, il tesoro e i sei Cardinali prigionieri (in più c’è anche il Vescovo di Aquileia) attraverso le località di Sanseverino e Giffoni per poi rifugiarsi un giorno nel castello di Gerione e poi nel castello di Buccino. La fuga si conclude alla marina di Paestum, dove il Papa si imbarca su navi genovesi, pagando il loro aiuto con tutto il suo tesoro. Dopo aver toccato la Sicilia, si dirige a Genova e qui, alla Commenda di San Giovanni di Pré, fa eliminare il Vescovo e i Cardinali prigionieri, con la sola eccezione del benedettino Adam Easton, che ha salva la vita grazie all'intercessione del re d'Inghilterra, Riccardo II. - Ma non è finita ancora la vicenda di questo sciagurato (autoproclamatosi nel frattempo Principe di Capua, Duca d'Amalfi e Signore di Nocera): morto il re Carlo III il 24 febbraio 1386, mira addirittura alla conquista del Regno di Napoli per il nipote Francesco Prignano. - Nel frattempo con una bolla chiama alla Crociata contro Clemente VII e lancia l’interdetto e la scomunica contro il popolo romano, insorto contro di lui. 205

- Per raccogliere denaro, proclama un Giubileo straordinario per il 1390 con la bolla “Salvator noster Unigenitus”, inserendo la Basilica di Santa Maria Maggiore nelle chiese giubilari, ma muore prima di dare il via alle celebrazioni, a Roma, a seguito delle ferite riportate da una caduta dal suo mulo, il 15 ottobre 1389. - Aveva creato 42 Cardinali (tra i quali un beato e il successore) nel corso di 6 distinti Concistori.

Bonifacio IX, in realtà VIII (1389-1404)

- Di Pietro Tomacelli, nato nel Salento a Casarano, ma di famiglia baronale napoletana, sappiamo solo dei suoi studi a Napoli e della sua nomina a Cardinale diacono di San Giorgio prima, e a Cardinale presbitero di Sant’Anastasia dopo (1385). Alla morte di Urbano VI, l’Antipapa in carica è quasi certo che sarà lui il Pontefice riconosciuto. Invece i 14 Cardinali elettori decidono il 2 novembre 1389 per il Tomacelli, che sceglie il nome di Bonifacio IX. Ha solo 35 anni, quando viene incoronato in San Pietro il 9 novembre. Il Papa di Roma e quelli di Avignone (Clemente VII e poi Benedetto XIII) si scambiano ovviamente reciproche scomuniche. - Essendoci lo Scisma, di fatto è riconosciuto come guida della Chiesa solo da Inghilterra, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Polonia, Ungheria, Irlanda, Italia centrale e settentrionale, Fiandre e Sacro Romano Impero. In realtà i confini non sono così netti: ci possono essere Vescovi, che a titolo personale sono per l’uno o per l’altro, monarchi che tengono rapporti diplomatici con Roma ed Avignone contemporaneamente. Nel Lazio stesso ci sono aree che ubbidiscono all’Antipapa. - Si ritrova con le casse semivuote ed una Curia decimata. In questo contesto cerca di essere abbastanza autonomo, lasciando diminuire fino al numero eccezionalmente basso di dieci nomi il Collegio Cardinalizio. - La durissima politica fiscale di questo Papa viene fortemente avversata, ma proprio lo Scisma porta allo sdoppiamento delle obbedienze e quindi al dimezzamento delle entrate. Nel contempo si moltiplicano le spese di ciascuna delle due parti in lotta per lo Stato della Chiesa. E per Vescovi e abati, che non pagano il dovuto, c’è la scomunica. E ne piovono a decine. - Non si fa strada sotto il suo Pontificato, purtroppo, la buona e saggia idea di riunire un Concilio Ecumenico per cancellare lo scandalo dello Scisma cattolico. Egli ritiene assurdo l’essere costretto ad accettare le decisioni di un organismo (il Concilio), che si attribuisce un’autorità superiore a quella del Vicario di Cristo. - In generale di lui si ricorda poco di notevole a livello religioso, se non la canonizzazione di Santa Brigida, l’estensione della Festa della Visitazione di Maria a tutta la Chiesa d’Occidente, i due Giubilei; mentre mette grande impegno nella diplomazia e per rafforzare il suo Stato. - Nel 1389 i Turchi, guidati dal Sultano Murad I riescono a sconfiggere i Serbi, comandati dallo zar Lazzaro, nella battaglia del Kosovo. Dieci anni più tardi il Papa si appellerà all'Europa cristiana in favore dell'Imperatore bizantino Manuele II Paleologo, minacciato a Costantinopoli dal Sultano Bayezid I, ma l'idea di una Crociata suscita poco entusiasmo. I tempi sono cambiati. - Morto Carlo III, il Papa vuole imporre nel Regno di Napoli il successore che ritiene giusto (Ladislao d'Angiò-Durazzo, che ha solo 14 anni al momento della sua incoronazione a Gaeta) al regnante Luigi II d'Angiò, appoggiato dall’Antipapa Clemente VII. Nella guerra civile che ne segue, il Pontefice si schiera con Ladislao I, finché quest’ultimo non ne uscirà vincitore. 206

- Nel 1390 si svolge il Giubileo Straordinario indetto dal predecessore, molto partecipato da Germania, Ungheria, Polonia, Boemia ed Inghilterra, ma arrivano “romei” provenienti anche da zone fedeli all’Antipapa. I sovrani filo-Bonifacio in pellegrinaggio ricevono in dono il privilegio di celebrare il Giubileo anche nei loro Paesi e tanto altro. Il Marchese Alberto V d’Este, per esempio, ottiene anche la fondazione di un’università a Ferrara. Vengono chieste molte indulgenze, ma ciò provoca diversi abusi e scandali, con un giro di denaro utile solo per le casse vaticane. Indice poi, senza una bolla specifica e con poco entusiasmo, un Giubileo canonico per il 1400 e in quella occasione a Roma arrivano grandi folle di pellegrini, in particolare proprio dalla Francia. Nonostante una disastrosa epidemia di peste, portata dai pellegrini stessi, Bonifacio rimane in città. - Attorno al 1399, in vista del cambio di secolo, sorgono gruppi di penitenti flagellanti, noti come Bianchi, o Albati, specialmente in Provenza. Si diffondono poi in Spagna e nell'Italia settentrionale, indossando vesti bianche, con i volti coperti, una croce rossa cucita sulla schiena e seguendo un capo che porta una grossa croce. Durante le loro processioni cantano un inno, lo “Stabat Mater”, divenuto rapidamente popolare, e proclamano il motto "pace e misericordia". Così racconta il lucchese Giovanni Sercambi, nella prima parte delle sue “Croniche”, terminata, per dichiarazione dell'autore, il 6 aprile 1400: "Essendo tucto il mondo mal disposto e di molti peccati ripieno e acto a disfare l'uno paeze l'altro, e l'uno uomo l'altro, e non ponendosi freno a neuna cosa (...) à voluto la divina bontà dimostrare certo sengno per lo quale il mondo si coregha e reducasi a vero cognoscimento di Dio, acciò che ungnuno s'astenga de' peccati et virtudiosamente vivano. E poiché le signorie né i prelati né i savi non si muoveno, vuole la divina misericordia che in nelli huomini grossi et materiali si dimostri la sua potentia". - Per un momento, mentre i "penitenti bianchi" si avvicinano a Roma, Bonifacio e la Curia appoggiano il loro entusiasmo penitenziale, supportato da miracoli, come quello eucaristico di Sutri. Addirittura il Papa partecipa con Principi e Cardinali alle processioni promulgando il "perdono di colpa e di pena" a chiunque abbia fatto penitenza per nove giorni. Ma quando questi raggiungono la città, alla notizia di un miracolo fasullo ad Orvieto, il Papa fa bruciare sul rogo il loro capo. In più la peste, che i flagellanti stessi probabilmente hanno collaborato a portare col loro vagare per l’Europa, spegne il movimento. - Ripristina con le armi la sovranità papale sullo Stato Pontificio e sulla città di Roma (anche se spesso vive ad Assisi o Perugia), e per questo si allea con gli Orsini per cacciare i Colonna. S'impossessa del porto di Ostia, sottraendolo al Cardinale Vescovo. Avvia la fortificazione di Castel Sant'Angelo con il supporto dello scultore ed architetto Niccolò Lamberti, fa costruire nel 1389 il Palazzo Senatorio sul Campidoglio e dei ponti sul Tevere. - Per arrivare ad un Concilio, che metta termine allo Scisma, l’inglese Riccardo II e il tedesco Venceslao IV chiedono a Bonifacio IX di abdicare. Il Papa rifiuta e quando i Principi elettori di Germania revocano a Venceslao IV il titolo imperiale, approva la scelta ed incorona nuovo imperatore Roberto di Baviera nel 1403. - Il Papa muore all’improvviso il 1º ottobre 1404 e subito scoppiano tumulti a Roma fra Orsini e Colonna: i primi con i loro nobili seguaci e una parte di popolino si impadroniscono del Campidoglio, i secondi pure loro con un seguito di plebe insorgono, ma essendo più deboli degli altri, invocano l'aiuto del re di Napoli Ladislao. - Aveva creato 8 Cardinali (tra cui un Papa ed un Antipapa) nel corso di 2 distinti Concistori.

207

Innocenzo VII (1404-1406)

- L’abruzzese Cosimo (Cosmato o Cosma) dei Migliorati (Meliorati), settantenne, Camerlengo di Santa Romana Chiesa, viene eletto il 17 ottobre 1404 da appena 8 Cardinali, dopo l’inutile tentativo di azzerare la situazione con le dimissioni spontanee dell’Antipapa, che invece si sta muovendo da Avignone per scendere a Roma. Nel passato il Cardinale Migliorati era stato uomo di Curia e poi Arcivescovo di Ravenna (dove non era mai entrato, perché la città seguiva l’Antipapa) e di Bologna. - Appena eletto, i ghibellini di Roma si rivoltano, il Papa, non ancora consacrato, deve fuggire con la Curia a Viterbo. Il 19 ottobre Ladislao I entra in Roma e, dichiaratosi vassallo del Papa eletto, riesce in qualche modo a fare da paciere tanto che nel giro di una settimana le due fazioni firmano un accordo in Vaticano (27 ottobre) per cui vengono insediati in Campidoglio dieci governatori a fianco del senatore. Finalmente l'11 novembre 1404 Innocenzo VII viene consacrato in San Pietro. - Da più parti si chiede un Concilio per sanare lo Scisma, nel 1405 l’avignonese Benedetto XIII è già a Genova, ma con la scusa di non poter assicurargli la sicurezza, Innocenzo rimanda, venendo meno alle promesse fatte prima dell’elezione di indire un Concilio ecumenico e di adoperarsi per la fine dello Scisma, pronto anche ad abdicare qualora i Cardinali di questo Concilio avessero ritenuto necessario quel gesto per il bene della Chiesa. Tra l’altro la protezione da parte del Re di Napoli non è gratuita: il Papa ha promesso di non accordarsi né con Avignone né con gli Angiò. - Una nomina al cardinalato di un nipote inetto, Luigi Migliorati ex-combattente al soldo di Giangaleazzo Visconti, porta a conseguenze disastrose. Nell'agosto 1405 questi, che non aveva mai abbandonato le armi, tende un agguato a undici rappresentanti della fazione romana avversa al Papa, che erano di ritorno da un incontro col Pontefice. Li fa assassinare nella sua casa, facendone poi gettare i corpi in strada dalle finestre dell'ospedale di Santo Spirito. La sollevazione costringe Papa e Curia a fuggire di nuovo a Viterbo, mentre il popolo, aizzato dai Colonna, entra in Vaticano, abbatte gli stemmi del Pontefice, saccheggia gli appartamenti papali e incendia parte degli archivi. Innocenzo VII, ritornato a Roma nel marzo 1406 grazie agli Orsini, sa solo difendersi emanando bolle di scomunica, una della quali va a colpire il traditore Ladislao (18 giugno), che si è alleato coi Colonna e gli sta rosicchiando lo stato. - Alla fine Ladislao fa di nuovo da paciere e così il vecchio Pontefice cambia di nuovo atteggiamento e dichiara Ladislao addirittura difensore, conservatore e gonfaloniere della Chiesa (13 agosto). - Il 1° settembre 1406 emana la bolla “Ad exaltationem Romanae Urbis” allo scopo di potenziare l'Università, incrementando la facoltà delle arti e creando nuove cattedre. Nel documento, redatto dall'umanista Leonardo Bruni, viene espresso il progetto di legare organicamente lo studio universitario, la città e il recupero della cultura classica, in modo da rappresentare una prestigiosa attrattiva per studenti di ogni nazione. Cosa che avverrà nei prossimi anni. Poco tempo dopo muore, il 6 novembre, e viene sepolto nelle Grotte Vaticane. - Aveva creato 11 Cardinali (tra cui due futuri Papi e un Antipapa) nel corso di un solo Concistoro.

Gregorio XII (1406-1415)

- Si tratta del Cardinale veneziano Angelo Correr, eletto Papa a 71 anni da solo 15 Cardinali e dimessosi poi ottantenne, l’ultimo ad aver fatto questo passo prima di 208

Benedetto XVI (con la differenza sostanziale che il Papa tedesco è rimasto poi “Emerito”). Di famiglia nobile, zio di Cardinali e di un futuro Papa, era stato Patriarca di Costantinopoli, Legato Pontificio nei Balcani e a Napoli, Governatore della Marca Anconetana. I Cardinali e lui stesso giurano che si dimetteranno, se anche l’Antipapa lo farà, per il bene della Chiesa. L’elezione avviene il 30 novembre 1406: il nuovo Papa si presenta alto, tutto pelle ed ossa, desideroso di mettere pace nella Chiesa. Viene incoronato il 19 dicembre. - I due Pontefici regnanti aprono dei negoziati prudenti, per incontrarsi su suolo neutrale a Savona. Nell'inverno 1407-1408 Gregorio XII e Benedetto XIII sono vicini: il primo è a Lucca, mentre il secondo si trova a Portovenere. Il timore di entrambi di essere catturati dalla fazione avversa fa però fallire la trattativa sul nascere. - I Cardinali di ambo le fazioni danno segni di insofferenza e Gregorio, timoroso di perdere il sostegno dei suoi, nomina il 9 maggio 1408 quattro nuovi Cardinali, contravvenendo alle decisioni prese nel Conclave ed obbliga tutti i Cardinali di obbedienza romana a non allontanarsi da Lucca. - Sette di loro lasciano invece la città toscana in segreto e negoziano con i Cardinali di Benedetto, riparato intanto in Aragona, la convocazione di un Concilio generale, nel corso del quale i due Papi sarebbero stati deposti ed uno nuovo eletto. I due gruppi, con l’appoggio del Re di Francia, convocano per il marzo 1409 un Concilio a Pisa, invitando a partecipare entrambi i Pontefici, che però non si fanno vedere. Gregorio XII si è rifugiato presso i Malatesta a Rimini e non riconosce il Concilio pisano. Benedetto ha già concluso un suo Concilio a Perpignano nel 1408, senza grandi risultati. Anzi, alcuni dei suoi partono per Pisa. - Il Concilio di Pisa, cui partecipano 10 Cardinali filo-benedettiani, 14 filo-gregoriani, 4 Patriarchi, 80 Vescovi, 102 procuratori di Vescovi assenti, 27 Abati, 220 Procuratori di Abati assenti, 4 generali degli Ordini dei mendicanti, 13 deputati di università, alcune centinaia di dottori in teologia, depone i due Pontefici come scismatici, eretici, spergiuri e scandalosi e ne eleggono un altro: Alessandro V. A questo punto ci sono tre Papi, perché molti canonisti hanno dubbi sulla correttezza di quanto fatto. - Tornato dalle sua parti (Cividale del Friuli), Papa Correr convoca a sua volta un Concilio che dichiara Benedetto XIII ed Alessandro V usurpatori del seggio apostolico, ma i due principali Patriarchi della zona, quello di Venezia (e Grado) e quello di Aquileia, si schierano col neo-eletto a Pisa. - Gregorio XII non si sente sicuro neppure nella Repubblica di Venezia e deve fuggire a Gaeta presso il Re di Napoli, mentre Roma è raggiunta dall’Antipapa Giovanni XXIII (succeduto ad Alessandro), che, da esperto di intrighi politici, si accorda con gli Angiò e pure col traditore Ladislao. Gregorio con navi veneziane scappa prima in Dalmazia, poi a Porto Cesenatico e infine a Rimini dove trova asilo ancora presso Carlo Malatesta. - A questo punto Giovanni XXIII convoca un nuovo Concilio a Costanza per il 1° novembre 1414 in casa del neo-imperatore germanico Sigismondo. Dopo mesi di trattative, Giovanni si dimette, Gregorio è disposto a farlo, a patto che venga riconosciuto come legittimo Pontefice e che lo stesso Concilio di Costanza sia indetto da lui. I legati mandati da Rimini sono Carlo Malatesta e il Cardinale Giovanni Dominici di Ragusa. Quest’ultimo legge il 4 luglio 1415 la rinuncia all'ufficio di Romano Pontefice da parte di Gregorio, che i padri conciliari accettano. Resiste solo Benedetto XIII che continuerà a proclamare i suoi diritti fino alla morte nel 1424. - In base a precedenti accordi, il Concilio accetta anche di mantenere in carica tutti i Cardinali che aveva creato il Papa “romano” e nominano il Correr Vescovo di Porto e Legato Pontificio ad Ancona.

209

- Tornato Cardinale, vive ritirato ad Ancona dove muore il 18 ottobre del 1417. È sepolto nella Cattedrale di Recanati. Sarà l’ultimo Papa a non riposare a Roma. - Aveva creato 14 Cardinali (tra i quali un beato ed un futuro Papa) nel corso di 2 distinti Concistori.

Martino V, in realtà III (1417-1431)

- Durante il Concilio di Costanza, una volta dimessosi Gregorio XII, fuggito Giovanni XXIII, ormai privo di autorità Benedetto XIII, viene eletto il cinquantenne Ottone (o Oddone) Colonna. In realtà egli si considera successore del Papa “pisano” Giovanni XXIII, cui era sempre stato fedele e dal quale aveva ricevuto anche molti favori, tanto da essere scomunicato dal Papa “romano” Gregorio XII. Sceglie come nome quello del santo del giorno dell’elezione. La cerimonia di incoronazione del 21 novembre 1417 è costosa ed il rito è appositamente preparato per un Papa solo Cardinale diacono. - Ma chi era stato Ottone prima della sua elezione l'11 novembre 1417, all'ora decima? Figlio di Agapito e di Caterina Conti, Ottone appartiene al ramo dei Colonna di Genazzano. Canonico del Capitolo del Duomo di Lüttich, nel 1391 è Priore di Santa Maria di Bevagna; Amministratore della Chiesa di Palestrina, dal 1405, Cardinale diacono di San Giorgio in Velabro, dal 1408 al 1417 Cardinale protettore dell'Ordine dei Servi di Maria. Partecipa al Concilio di Pisa ed è tra gli elettori di Alessandro V e Giovanni XXIII, poi considerati Antipapi. Per questo, come detto, viene scomunicato nel 1411 dal Papa di Roma. Segue fedelmente Giovanni XXIII fino al Concilio di Costanza. - Nel 1418 chiude il Concilio promettendo ai Padri la convocazione, in base ai decreti “Frequens” ed “Haec Sancta”, di un nuovo Concilio volto a controllare l'avanzamento della riforma ecclesiale. In verità ne promette uno ogni 5 anni. - Si discute dove debba risiedere: Avignone, Basilea, Magonza, Strasburgo? Alla fine rientra a Roma, fermandosi prima in diverse città del nord, consacrando di passaggio l’Altare Maggiore del Duomo di Milano (18 ottobre 1418), e venendo ospitato dai Gonzaga a Mantova. Poi si stabilisce a Firenze un anno e mezzo (qui trasforma quella di Firenze da Diocesi ad Arcidiocesi). Finalmente è a Roma (lui Papa romano dopo ben 135 anni!) il 30 settembre 1420 e va ad abitare nella casa di famiglia, che fa abbellire appositamente. - A questo punto si impegna non solo per la ricostruzione di Roma (in particolare la zona attorno a San Pietro, dove lavorano per lui tra gli altri Gentile da Fabriano, Pisanello e Masaccio), ma anche per una riorganizzazione burocratica ed amministrativa dei suoi possedimenti. Per tutto ciò il Papa decide di affidarsi solo ai membri della sua numerosa famiglia, in quanto non si fida di nessun altro. Pratica quindi un nepotismo sfrenato. Nel complesso è assolutista ed autocratico, ma diremmo oggi “illuminato” e capace. - Martino V si dimostra moderato verso gli ultimi Antipapi avignonesi, anche se ospitati ora in Spagna. Il prevosto Gil Muñoz, che assume il nome di Clemente VIII, si rende conto della farsa e nel 1429 si dimette volontariamente dalla sua carica e viene nominato dal Papa Vescovo delle Isole Baleari. - Inizialmente mantiene la promessa dei Concili quinquennali e così nel 1423 Martino ne convoca uno che si riunisce a Pavia e successivamente a Siena. La partecipazione è però abbastanza scarsa e la circostanza dà al Papa il pretesto per scioglierlo non appena sente che girano idee troppo conciliariste (il decreto “Haec sancta” emesso a Costanza il 6 aprile 1415 aveva stabilito che il Concilio aveva un potere superiore al Papa). Il Concilio viene rinviato di sette anni e si riunisce infine a Basilea il 1° febbraio 1431, sotto la presidenza del Cardinale Cesarini, ma Martino muore poco dopo.

210

- Sempre nel 1423 indice un Giubileo Straordinario a 33 anni (gli anni di Cristo) da quello di Bonifacio IX. Ma ci sono giunti pochi documenti ufficiali a tale proposito. - Fermenti e polemiche sorgono attorno alla predicazione di fra Bernardino da Siena, che proclama la devozione al nome di Gesù: dopo le accuse sollevate contro di lui dal domenicano Luigi Tosi da Pisa, che da Bologna ne addita l'eresia, e forte soprattutto dell'appoggio degli Agostiniani che con Andrea Biglia ne criticano le posizioni dottrinali, Martino V nella Pasqua del 1427 convoca a Roma Bernardino per sottoporlo ad un serrato processo: nonostante le previsioni, il frate ne esce ampiamente vincitore e rafforzato nelle linee della sua predicazione. - Emana il 13 febbraio 1429 una bolla con la quale vieta di arrecare disturbo agli Ebrei, mentre nel 1430 riconferma i capitoli del 1402 di Bonifacio IX con i quali si dispensavano gli Ebrei dal portare il segno distintivo. - Nel 1425 fonda a Lovanio (Belgio), una delle più antiche università cattoliche, tuttora esistente. - Vengono intavolate le prime trattative per la riunificazione della Chiesa Cattolica con quella ortodossa. Dopo il 1422 ci sono una serie di ambascerie tra Costantinopoli e Roma, affidate a frati francescani. In particolare nel 1430 viene inviata a Roma dall'Imperatore d'Oriente un'ambasceria con lo scopo di discutere di fronte al Papa sui principali problemi teologici, che separano le due Chiese, e precisamente intorno all'Eucarestia e alla processione dello Spirito Santo. - Molto attivo anche dal punto di vista diplomatico: invia numerosi ambasciatori presso le corti di Francia ed Inghilterra, nel tentativo di porre fine alla sanguinosa Guerra dei cent'anni. Cerca di riportare all'attenzione dei monarchi europei la necessità di una Crociata contro gli Hussiti di Boemia (predicazione in lingua volgare, Comunione sotto le due specie anche ai bambini, povertà del clero, durezza estrema contro i peccati mortali del clero), che si era trasformata in aperta insurrezione popolare contro la Chiesa Cattolica, dopo l’uccisione di Hus, ma ottiene scarsi risultati. - Muore per un colpo apoplettico il 20 febbraio 1431 e viene sepolto in San Giovanni in Laterano. - Aveva creato 17 Cardinali (tra cui due beati e l’Antipapa Giovanni XXIII) nel corso di 4 distinti Concistori.

I due Antipapi “avignonesi” Clemente VII e Benedetto XIII

- Qualche parola su questi due Cardinali, che praticamente governano mezza Chiesa per decine di anni (1378-1417). - Del ginevrino Clemente VII, da ricordare il suo grande impegno diplomatico e militare, perché il Regno di Napoli finisca ad un Angiò (con conseguente rapido svuotamento delle casse pontificie), sperando di conseguenza di accerchiare i Pontefici romani da sud. Sarà un fallimento, che porterà perfino la Francia a voltargli le spalle. - A Clemente tocca pure decidere dell'autenticità della Sindone di Torino, esposta per la prima volta a Lirey, nella Diocesi di Troyes, attorno al 1350: emana perciò una bolla pontificia il 6 gennaio 1390 che ordina ai canonici della collegiata di Lirey di: “ ...dire ad alta e chiara voce, al fine di far cessare ogni frode, che la Sindone non è il vero sudario di Gesù Cristo, ma una figura o una sua rappresentazione“. - Riguardo a Benedetto XIII, il Cardinale aragonese Luna, esperto di Diritto Canonico, era stato anch’egli elettore, poi pentito, di Urbano VI. Di lui si ricorda una dura legislazione antigiudaica (bolla “Etsi doctoribus gentium”), che verrà annullata dal primo Papa “unico”

211 dopo lo Scisma: Martino V. Tiene anche 7 Concistori, nei quali elegge ben 19 pseudo- cardinali. - Nonostante le richieste di abdicare per risolvere lo Scisma, si rifiuta anche quando praticamente non ha più amici e si ritrova prigioniero nel Palazzo dei Papi di Avignone. Nel 1403 riesce a fuggire, si trasferisce a Perpignan, mentre a Roma si succedono nuovi Pontefici. Invitato al Concilio di Pisa del 1409, non vi si reca, ma viene ugualmente deposto insieme al Papa romano di allora Gregorio XII. Si trasferisce vicino a Valencia con appena tre Cardinali fedeli. A questo punto viene di nuovo deposto e scomunicato al Concilio di Costanza del 1417 (allora i Papi erano diventati tre). Muore nel 1423, e come successore i pochi Cardinali presenti eleggono, come abbiamo detto, un parroco di Valencia.

I due Antipapi “pisani” Alessandro V e Giovanni XXIII

- Sul fatto che siano veramente Antipapi, oppure Papi legittimi, c’è ancora discussione. - Ad un certo punto comunque si arriva ad avere ben tre Papi, quando il Concilio di Pisa del 1409 elegge un Pontefice per chiudere lo Scisma, nella persona del Cardinale Pietro Filargo, Arcivescovo di Milano, francescano, con studi ad Oxford. La sua colpa, agli occhi del Pontefice romano Gregorio XII è quella di essersi troppo esposto nel volere la riunificazione della Chiesa e di aver quindi appoggiato il Concilio. Paga tutto ciò con la perdita della dignità di Arcivescovo e Cardinale. Il Concilio considera decaduti i Pontefici regnanti, ma non accettando la decisione, si ha appunto il paradosso di avere ora tre Papi regnanti. - Alessandro governa solo 10 mesi, nei quali cerca di ampliare il suo riconoscimento con l'aiuto della Francia, in particolare del duca Luigi II d'Angiò, al quale conferisce l'investitura del Regno di Sicilia, che aveva tolto a Ladislao di Napoli. Promette anche una serie di riforme, che non può attuare, perché muore all’improvviso a Bologna nel 1410, mentre è ospite del Cardinale Cossa, che gli succede col nome di Giovanni XXIII. - Un nome per noi del XXI secolo che ricorda la figura del “Papa buono”, ma che nel XV secolo aveva già assunto il Cardinale Baldassarre Cossa, nato ad Ischia o a Procida ed eletto a soli 40 anni sempre dal Concilio di Pisa. - Prete non per vocazione, condottiero ed abile politico, rimette ordine in Emilia-Romagna e cerca di riappacificare i due Papi, Gregorio XII e Benedetto XIII, senza riuscirvi. A questo punto abbandona Benedetto e organizza il Concilio di Pisa, che finanzia di tasca sua, con l’aggiunta di denaro mediceo ed angioino. - Cerca di riprendersi Roma, occupata dal Re di Napoli Ladislao, cosa che gli riesce con l’aiuto di Luigi d’Angiò (1411). - Convoca un nuovo Concilio per il 1413, che dura solo un mese, perché a Roma la situazione si fa difficile, per l’assedio di nuovo di Ladislao di Napoli. Deve andare quindi a Bologna. - A Lodi viene indetto un nuovo Concilio a Costanza per riportare la normalità nella Chiesa (1414). Per lui le cose si mettono male, perché c’è l’ordine di destituzione nel suoi confronti. Fugge allora e si mette sotto la protezione del Duca d’Austria Federico IV. L’Imperatore si fa consegnare il Cossa, che viene imprigionato a Radolfzell. - Viene quindi processato davanti al Concilio e deposto il 29 maggio 1415. Passato nelle mani del conte palatino del Reno Ludovico di Wittelsbach, è rinchiuso nel castello di Hausen presso Mannheim e poi, dopo una tentata evasione, a Heidelberg. - Martino V, Papa finalmente unico, cerca di liberarlo (in realtà il Papa lo riconosceva come suo predecessore legittimo, dimessosi solo per il bene della Chiesa). Nell'aprile del 1418, 212 grazie all'intervento di Giovanni di Bicci de' Medici, che paga per la sua liberazione 30.000 fiorini, dopo varie peripezie, con animo rassegnato, si reca a Firenze, dove arriva il 23 giugno 1418 e, vestito come un dottore di legge, si presenta davanti a Martino V riconoscendolo legittimo Pontefice. Questi lo fa tornare Cardinale e lo nomina vescovo di Tuscolo. È sepolto nel Battistero di Firenze. Da ricordare che solo nel 1947, quindi appena 11 anni prima dell’elezione di Roncalli, questo Papa (o Antipapa) viene tolto dagli elenchi dell’Annuario Pontificio, mentre in San Paolo fuori le mura la sua effige è presente ancora come se fosse stato un Pontefice a tutti gli effetti.

213

TAVOLA VI

Gregorio XI

Gregorio XII 214

Martino V

Alessandro V, considerato poi Antipapa

215

CAPITOLO 22

DAL 1431 AL 1492

È l’epoca dell’Umanesimo, delle guerre contro i Turchi e del Nepotismo. È anche la fine del Medioevo: in questi anni infatti scompare quello che rimaneva dell’Impero bizantino, mentre Papa Innocenzo VIII muore pochi giorni prima della partenza delle caravelle di Cristoforo Colombo. Davanti ad un’esplosione culturale senza precedenti e che cambia completamente la storia dell’umanità (almeno di quella occidentale), la Chiesa si dimostra quasi sempre aperta, anzi, al suo vertice assurgono personalità pienamente inserite in questo movimento, uomini di grandissima cultura e mecenati dal palato fino che si circondano, pagando salatamente, il meglio che poteva offrire l’Italia di allora. Roma ritorna ad essere un centro culturale di prim’ordine, oltre che, definitivamente, quello della Cristianità. L’uomo rinascimentale non è poi così lontano da noi, ama e gode la vita in tutti i suoi aspetti e possiamo dire che la religiosità era spesso di facciata o funzionale alla carriera. Così i Pontefici di questo periodo sono spesso uomini del loro tempo, per mentalità, conoscenze, pregi e difetti… come i numerosi frutti (figli e figlie) delle scappatelle giovanili, lo stanno a dimostrare. Sono principi non tanto diversi dai monarchi di allora, con la differenza che, essendo il Papato ad elezione, diverse famiglie a turno si accaparrano i posti d’onore in Curia e sul territorio pontificio. Non più solo gli Orsini, i Colonna, i Savelli spadroneggiano a Roma, ma di volta in volta ecco i Piccolomini, i Borja (Borgia), i , i Cybo, grazie allo stuolo di parenti che i Papi si portano dietro. Il Vaticano diventa luogo anche di comportamenti scandalosi, che ancora oggi ci lasciano amareggiati. La guerra è accettata come necessaria per redimere situazioni di contrasto vere o presunte. Crociate contro i Turchi e contro i primi segnali dello scisma del secolo seguente, ma pure guerre fratricide fra stati italiani, che vedono il Papa fra i partecipanti e a volte fra i provocatori. Per non parlare dell’Inquisizione, a volte tanto dura (specie quella spagnola), da costringere i Pontefici ad ordinare una maggiore clemenza. Nonostante questo quadro fosco a livello morale, pur se luccicante di marmi, d’oro e d’argento, di inchiostri delle prime stampe, qualcosa di buono scrive sempre il Signore: è l’ultima volta, per esempio, che Ortodossi e Cattolici si riuniscono davanti alla valanga islamica; in occasione del primo impatto con indigeni fermi all’età della pietra (nelle Canarie) il Papato chiarisce subito che sono uomini da rispettare; sono indetti due Anni Santi (che cominciano ad essere chiamati Giubilei); viene inserita la Festa della Trasfigurazione nel Calendario liturgico Romano; è istituita la Festa dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria l’8 dicembre. Tanti santi “da calendario” oppure solo “anonimi” seminano e raccolgono sempre e comunque anche nel secolo XV. Grazie a Dio.

216

Eugenio IV (1431-1447)

- Il Cardinale veneziano Gabriele Condulmer diventa Papa a solo 48 anni. Nipote di Gregorio XII, a 24 anni è già Vescovo di Siena, a 25 Cardinale. Tra il 1417 e il 1431 viene inviato da Martino V a governare la Marca Anconetana e la città di Bologna. - Viene eletto velocemente il 3 marzo 1431 nel convento di Santa Maria sopra Minerva, in quanto incombe il Concilio di Basilea. Come tutti i 14 Cardinali presenti, aveva promesso una serie di cose, che in effetti avrebbero limitato il suo potere: il Papa eletto doveva riformare la Corte romana e non trasferirla fuori Roma senza il consenso cardinalizio; doveva partecipare al Concilio in programma a Basilea per fare la riforma della Chiesa; i feudatari dovevano prestare giuramento di fedeltà non solo al Papa, ma anche al Sacro Collegio dei Cardinali; infine il neo-Papa nello Stato Pontificio non doveva compiere alcun atto importante senza il collegio stesso. - Una volta consacrato l’11 marzo, pensa bene di ordinare azioni repressive contro esponenti della famiglia Colonna, cui il suo predecessore Martino V aveva invece concesso terre e castelli. Questi naturalmente non la prendono bene e si ribellano. Il 18 maggio piove su di loro la scomunica. Ma questi non si danno per vinti e tolgono al Pontefice il dominio su Roma, imponendo un governo comunale autonomo. - Il 4 giugno 1434, travestito con abiti da monaco benedettino, viene condotto su una barca a remi al centro del Tevere, inseguito dalla milizia comunale e sotto il lancio di pietre gettate da entrambe le rive, arriva ad Ostia, dove lo attende un vascello fiorentino. A questo punto il Papa è costretto a risiedere a Firenze e Bologna (1436). Ci penserà il Vescovo condottiero Giovanni Vitelleschi a riportare il Papa a Roma con ogni mezzo, anche quelli più violenti e sanguinosi. A lui i romani innalzeranno una statua equestre in onore, il Papa lo ringrazierà nominandolo Patriarca d'Alessandria, Arcivescovo di Firenze e Cardinale. - Siamo non molto lontani dalla scoperta ufficiale dell’America e un assaggio di quello che capiterà si ha con la conquista da parte degli Spagnoli delle Canarie, abitate dai Guanci, popolo di origine berbera. Qui commettono uccisioni e molti degli indigeni vengono trascinati come schiavi, con la scusa che siano animali e non uomini. Papa Eugenio il 13 gennaio 1435 emette da Firenze la bolla “Sicut Dudum” dove tra l'altro si legge : "Queste persone devono essere libere completamente e perpetuamente e devono essere lasciate andare senza estorsione o ricezione di denaro" . - Il 23 luglio 1431 intanto si era aperto con poca partecipazione il Concilio di Basilea, senza la presenza del Papa e quindi presieduto dal Cardinale Cesarini. Solo a dicembre si può celebrare la Messa inaugurale. Tra gli argomenti in discussione, la rivolta hussita, la riunificazione con gli Ortodossi e il conciliarismo. Eugenio, che ha ricevuto una descrizione fosca di quello che sta avvenendo in Svizzera, proprio nel timore di un’affermazione di questa teoria, scioglie subito l’assise e indice un altro Concilio “in casa”, a Bologna, nel dicembre dello stesso anno. I Padri si oppongono e addirittura vorrebbero trascinare il Papa a giudizio davanti al Concilio. - Grazie all’azione mediatrice dell’Imperatore Sigismondo (che sarà premiato con l’incoronazione) e temendo un attacco dei suoi nemici in Italia, il Papa riconosce il Concilio di Basilea il 15 dicembre del 1433 e nel 1435 riprende i suoi lavori nella città svizzera. Nel gennaio del 1438, un Cardinale ed alcuni professori conciliaristi cercano di mettere la Chiesa contro il Papa. La risposta è la scomunica. Basilea risponde a sua volta con la scomunica del Papa come eretico (25 giugno 1439) e il 5 novembre successivo viene eletto come Antipapa l'ambizioso Amedeo VIII di Savoia, con il nome di Felice V. Questi, comunque, ottiene scarsa considerazione. 217

- Eugenio IV propone all'imperatore di Costantinopoli Giovanni VIII Paleologo l'indizione di un Concilio per chiudere lo Scisma con l’Oriente. Al momento di scegliere il luogo, il Papa condivide il voto della minoranza, che preferisce una città italiana (così era anche il volere dei greci), contro la maggioranza dei padri conciliari, che preferisce Basilea od Avignone. Il Concilio di unione con gli ortodossi ha inizio così a Ferrara nel 1438, ma viene trasferito a Firenze per l’arrivo della peste. Le trattative sono complesse, ma alla fine nel 1439 viene proclamata la tanto sospirata unione tra le due Chiese con la proclamazione, nella Basilica di Santa Maria del Fiore, della bolla “Laetentur Coeli” il 6 luglio. Il 22 novembre dello stesso anno Eugenio IV sottoscrive un accordo con la Chiesa apostolica armena (Bolla “Exultate Deo”). Nel 1442 è la volta dei Copti (Bolla “Cantate Domino”). Firma anche un accordo con parte dei Giacobiti, mentre nel 1445 riceve Nestoriani e Maroniti. - Ma il Concilio di Firenze il 4 settembre 1439 produce anche un Decreto durissimo nei toni contro il Sinodo di Basilea dal titolo “Moises vir Dei”, nel quale il Papa tuona: “Oh figli miseri e degeneri! O generazione perversa e adultera! Cosa è più crudele di questa empietà e iniquità? Cosa si poteva escogitare di più detestabile, di più orribile, di più pazzo? Avevano detto, un tempo, che niente era stato mai visto o udito in mezzo al popolo cristiano di migliore, più glorioso e più fruttuoso di questa santissima unione, dai primi tempi della Chiesa, e che non si doveva, data la sua importanza, discutere sul luogo, ma per conseguirla bisognava essere disposti a mettere a repentaglio non solo i beni di questo mondo, ma anche il corpo e l'anima. In favore di questo hanno gridato per tutto il mondo e hanno messo sottosopra il popolo cristiano, come risulta dalle loro decisioni e dalle loro lettere; adesso, invece, per quanto sta in loro si accaniscono contro ciò con tanto furore e tanta empietà da far pensare che siano convenuti a quel brigantaggio di Basilea tutti i demoni del mondo.” - La prima conseguenza della ritrovata unione fra le due Chiese è la proclamazione di una Crociata contro gli Ottomani, non solo per tutelare i Bizantini, ma anche perché l'Ungheria è minacciata, dopo la perdita di Belgrado avvenuta nel 1440. Viene quindi creata una coalizione a cui partecipa anche il re d'Ungheria e Polonia, Ladislao III Jagellone. L'esercito crociato, in cui è presente anche il Legato pontificio Giuliano Cesarini, è composto da circa 25.000 uomini, a cui si aggiungono altri 8.000 serbi. I continui successi dei cristiani, preoccupano molto il sultano Murad, tanto che firma un trattato di pace ad Adrianopoli, in cui promette che l'Impero Ottomano per dieci anni non attaccherà più nessun paese cristiano e assegnerà alcuni territori all'Ungheria e alla Serbia. Tutto bene? No, perché proprio il Papa non accetta il patto, in quanto vuole l’intera Penisola Balcanica cristiana. Riprende la guerra e il 10 novembre 1444 le forze turche, circa il triplo di quelle nemiche, affrontano i Crociati presso Varna, sul Mar Nero. Le forze crociate sono sbaragliate: periscono il re Ladislao ed il Cardinale Giuliano Cesarini; solo in pochi riescono a salvarsi e a ritornare in Ungheria. Eugenio dà la colpa ai Veneziani e si rifiuta di pagare il loro stipendio come in precedenza promesso. - Il Papa rientra trionfalmente a Roma il 26 settembre 1443 e da uomo colto qual è, si circonda di grandi artisti per abbellire la città. Filarete termina nel 1445 i battenti bronzei di San Pietro, dove il Beato Angelico inizia poi una serie di affreschi, ora perduti. Toglie anche la tassa sul vino, messa dai vari plenipotenziari che avevano governato al posto suo e si conquista la simpatia popolare. - Eugenio IV si ammala all'inizio del gennaio 1447 e muore il 23 febbraio nel Palazzo Vaticano. Pare che sul letto di morte, rimpianga il monastero. Certamente duro con le eresie, anticonciliarista, incerto in politica, ma riformatore di ordini monastici, attento verso i poveri, non nepotista, viene sepolto il 24 febbraio nella Chiesa di San Salvatore in Lauro. 218

- Aveva creato 27 Cardinali (tra i quali 3 futuri Pontefici) nel corso di 6 distinti Concistori.

Niccolò (Nicola) V (1447-1455)

- Tomaso Parentucelli è sarzanese (anche a Fivizzano, in Lunigiana, lo ritengono un proprio concittadino), ma cresce a Firenze, dove viene a contatto con gli umanisti del tempo. Studia a Bologna, dove conosce Leon Battista Alberti, e qui si laurea in teologia. Divenuto prete, presto la fama della sua cultura e intelligenza arriva fino a Roma, dove studia e riceve incarichi in tutta Europa. Fa incetta di libri, di cui è appassionato. Può annoverare fra gli amici, intellettuali del calibro di Ambrogio Traversari, Poggio Bracciolini, Leonardo Bruni e il già citato Leon Battista Alberti. Eletto Vescovo di Bologna, Legato pontificio in Germania, diventa poi Cardinale. - Nel Conclave tenutosi ancora nel convento dei Domenicani di Santa Maria sopra Minerva, i favoriti sono il Cardinale e il Cardinale Domenico Capranica. Quando il Colonna sembra ormai sul punto di essere eletto, il Cardinale di Taranto si alza e dice: "Calma, ci vuole calma e riflessione, qui non dobbiamo eleggere un condottiero o un governatore, ma un rappresentante della Chiesa universale. Quindi non precipitiamo" . Il giorno dopo, 6 marzo 1447, viene eletto il cinquantenne Arcivescovo di Bologna, due giorni dopo aver celebrato le esequie di Eugenio IV con una toccante omelia. Sconfitto il partito che voleva Papa un Colonna, è una scelta chiaramente di compromesso. La consacrazione avviene il 19 marzo. - Con lui l’Umanesimo entra in Vaticano. Assume come notaio Lorenzo Valla, più di una volta usufruirà dell’intelligenza e della diplomazia di uno come Enea Silvio Piccolomini. Fa tradurre integralmente in latino delle opere greche, sia pagane che cristiane, paga 10.000 fiorini per la traduzione metrica di Omero, nel 1451 costituisce una consistente raccolta di 1200 codici, che diviene il primo nucleo della futura Biblioteca Apostolica Vaticana, fonda infine il Collegio degli Abbreviatori, consesso di umanisti volti a collaborare con lui nella stesura di bolle, documenti e altri atti legati al governo della Chiesa. - A Roma, si dedica ad una serie di opere pubbliche ed artistiche notevoli, di cui non vedrà il compimento. Dopo aver ripristinato le mura leonine, nonché quelle di Castel Sant'Angelo, avvia i lavori per la costruzione di un nuovo acquedotto. I romani possono così attingere acqua fresca in un nuovo bacino, antesignano della Fontana di Trevi, progettato da Leon Battista Alberti. Il Pontefice ordina anche la costruzione di una fontana nella Piazza di Santa Maria in Trastevere. Importantissimo per il futuro è l’idea di fare del Colle Vaticano una vera e propria cittadella religiosa, fuori dalle mura della città “laica”. Ecco allora la ricostruzione del palazzo del Vaticano e della Basilica di San Pietro, per cui chiama artisti toscani (tipo il Beato Angelico) e lombardi. Fa sistemare almeno una quarantina di chiese, inizia anche la costruzione di Palazzo Venezia. Tutto ciò a scapito però dei monumenti dell’antica Roma, visto che fa "spogliare" di bellissimi marmi e di travertino, il Colosseo prima, e il Circo Massimo poi. - Durante il suo Pontificato, un certo Stefano Porcari, colto umanista, con esperienze politiche in diversi comuni italiani, progetta un colpo di stato per restaurare a Roma una repubblica come ai tempi di Cola di Rienzo. Bisogna dire che il Papa lo allontana solo da Roma, lasciandogli una certa libertà di movimento, anzi dandogli incarichi amministrativi. In seguito viene confinato a Bologna, dove deve presentarsi giornalmente al Cardinale Bessarione. Nel 1452 fugge e torna a Roma dove prepara l’insurrezione per l’inizio del 1453. Ma il Papa lo fa scovare a casa Orsini il 7 gennaio. Dopo un brevissimo processo, il 9 viene impiccato ai merli di Castel Sant’Angelo, nonostante Niccolò sembra avesse promesso di non ricorrere alla pena di morte. 219

- A livello religioso, da segnalare nel 1447 l’elevazione del Terzo Ordine Regolare di San Francesco come Ordine canonicamente distinto all'interno della famiglia francescana, dotato di un proprio Ministro Generale. Accoglie la rinuncia dell’Antipapa savoiardo Felice V (e lo fa subito Cardinale), visto che i conciliaristi riuniti a Losanna riconoscono finalmente Niccolò come Papa (19 aprile 1449). Il 4 gennaio 1449 indice per il 1450 l’Anno Santo: nonostante la peste, migliaia di cristiani convergeranno a Roma (Enea Silvio Piccolomini assicura che giornalmente entrano in Roma ben 40.000 persone), dando anche un contributo alle casse pontificie, se si pensa che il Pontefice depositerà nella banca dei Medici ben centomila fiorini. La tradizione ci parla di un gravissimo incidente avvenuto durante l’Anno Santo: mentre due grandi file di folla s'incrociano a Ponte Sant’Angelo, per l'improvviso impennarsi di alcuni cavalli, si scatena il terrore con un fuggi fuggi che lascia sul terreno 170 cadaveri, poi raccolti e deposti nella vicina chiesa di San Celso. Sempre nel 1450 il Papa canonizza San Bernardino da Siena. - Durante la peste anche Niccolò V ad un certo punto fugge da Roma e sapendo che a Fabriano non ci sono malati, si chiude nel castello e nessuno può avvicinarsi alla zona. Si inventano così le indulgenze a pagamento, per non far confluire a Roma pellegrini malati o farli ammalare. Altro denaro nelle casse papali. - Da segnalare sicuramente la bolla “Romanus Pontifex” del 1454, con cui benedice la colonizzazione delle nuove terre scoperte dagli europei e incoraggia la schiavitù degli abitanti. Questa segue la Bolla “Dum Diversas”, indirizzata al re del Portogallo Alfonso V, nella quale riconosce al re portoghese le nuove conquiste territoriali, autorizzandolo ad attaccare, conquistare e soggiogare i musulmani, i pagani e altri nemici della fede; ad impossessarsi dei loro beni e delle loro terre; a ridurre gli indigeni in schiavitù perpetua e a trasferire le loro terre e proprietà al re e ai suoi successori. - Storicamente fondamentale è la caduta di Costantinopoli il 29 maggio 1453 in mani turche, che comporta la fine dell’Impero bizantino. Il Papa sente questa catastrofe come un doppio colpo alla Cristianità e alla letteratura greca. Tra l’altro bisogna dire con onestà, che da parte sua aveva offerto ogni tipo di aiuto finanziario all’ultimo Imperatore Costantino XI Paleologo, venuto a Roma ad implorare sostegno. Ma le altre signorie italiane e i monarchi europei si erano dimostrati freddi. Alla fine riesce a riunire una flotta di galee pontificie, veneziane, genovesi e napoletane, ma è troppo tardi. Neanche l’invito ad una Crociata avrà effetto. Anzi Venezia stipula un trattato di pace con i Turchi (18 aprile 1454). Pare che il Papa abbia mormorato sconsolato. “Come Tomaso di Sarzana, ho avuto più felicità in un giorno che ora in un anno intero". - Per quanto concerne i rapporti con la Germania, sicuramente importante è il Concordato di Vienna, che stipula con Federico III d'Asburgo il (17 febbraio 1448). Il Concordato, che regolerà i rapporti tra la Santa Sede e gli Asburgo, rimarrà in vigore fino al 1806. Nel 1452 il Papa stesso incorona l’Imperatore a Roma. - Ormai triste per le dicerie contro di lui e per la situazione in Oriente, con l’unica soddisfazione di un’Italia pacificata dopo il trattato firmato a Lodi il 9 aprile 1454 e la costituzione, il 2 marzo 1455, di una lega fra gli stati italiani (Stato Pontificio compreso), muore il 24 marzo, afflitto dalla gotta, che i suoi nemici attribuivano all’essere sempre stato una buona forchetta, oltre che un grande bevitore. Viene sepolto nelle Grotte Vaticane. - Aveva creato 11 Cardinali nel corso di 4 distinti Concistori.

220

Callisto III (1455-1458)

- Con questo breve Pontificato, entra in scena una famiglia, quella catalana dei Borja (Borgia), che a noi moderni fa subito venire i brividi. È quasi ottantenne Alfons de Borja y Cabanilles, quando viene eletto Papa. Nella sua vita era stato professore di diritto, per vent’anni fidato collaboratore del Re di Aragona, canonico presso l'Antipapa Benedetto XIII, Vescovo di Valencia (anche da Papa), incaricato di missioni diplomatiche importanti, come il trattato fra il Re aragonese e Papa Eugenio IV per il governo del Regno di Napoli (per questo viene fatto Cardinale). A Roma, da Cardinale, conduce una vita austera, stabilendosi in un palazzo presso il Colosseo. La sua elezione l'8 aprile 1455 è ancora una volta il risultato di un compromesso per non urtare le famiglie romane rivali. Infatti il Conclave vede la partecipazione di 15 Cardinali, di cui 7 italiani divisi nei partiti pro- Colonna e pro-Orsini e altri 8 “stranieri”, di cui 4 spagnoli. Viene consacrato, quasi ottantenne, il 20 aprile. - È l’opposto, a livello culturale, del predecessore: assolutamente disinteressato alla cultura classica e a quella umanista, tanto da vendere rilegature d’argento tratte dai preziosi libri raccolti nella nascente biblioteca vaticana, per finanziare la Crociata contro i Turchi. - Ed è il dramma che sta vivendo la Penisola Balcanica e quanto di simbolico rappresenta (per molti storici sta qui il confine fra Medioevo ed Evo Moderno) al centro dei suoi pochi mesi di Pontificato. Il suo sogno è una grande armata ed una potente flotta per annientare gli infedeli. Pensa di affidare il comando supremo della spedizione terrestre al principe Filippo di Borgogna, mentre la flotta all'amico Alfonso V di Napoli. Invece Venezia non vuole rompere la pace conclusa col Sultano, Francesco Sforza bada a consolidare la sua signoria in Lombardia, Firenze non si muove forse contenta dei progressi dei Turchi così dannosi per la potenza veneziana. - Nel 1455 Maometto II tenta di avvicinarsi all’Ungheria; l’anno dopo pone sotto assedio Belgrado. Il Papa mette a disposizione tutti i suoi averi, compreso l’argenteria di casa per riunire eserciti e flotte; ordina perfino la costruzione di una campana di mezzogiorno per invitare alla preghiera i fedeli cristiani. Belgrado, difesa dall'ungherese János Hunyadi e dal frate abruzzese Giovanni da Capestrano, riesce a rompere l'assedio il 6 agosto. Come ringraziamento, il Papa inserisce la Festa della Trasfigurazione nel Calendario liturgico Romano con la bolla “Cum his superioribus annis”. In seguito i Turchi vengono sconfitti anche dal mitico albanese Giorgio Castriota, detto Scanderbeg e nel 1457 la flotta pontificia vince a Mitilino. Il Papa euforico fa coniare una medaglia con scritto: "Fui eletto per l'annientamento dei Musulmani” . Ma, come vedremo, saranno fuochi di paglia: i Turchi impegneranno le potenze europee per lunghissimi anni ancora. - Nel 1456 indice un nuovo processo (post mortem) a Giovanna d'Arco, arsa viva come eretica nel 1431, nel quale viene scagionata dalle accuse (16 giugno). La “Pucelle d'Orléans” sarà canonizzata il 16 maggio 1920 da Benedetto XV. - Purtroppo il suo più grande demerito è quello di aver praticato il nepotismo, portando a Roma diversi componenti della sua famiglia e dando loro potere nella Chiesa. Il fratello del Papa, Pedro Luis, diventa Capitano generale della Santa Chiesa e Prefetto di Roma. Introduce a corte come Vice-cancelliere il giovane Rodrigo, che diventerà il famigerato Alessandro VI, Cardinale a soli 25 anni. - Per il tradimento di Alfonso V, che utilizza la flotta antiturca pagata dal Papa per i suoi interessi (guerra contro Genova), il Papa non riconosce il figlio Ferdinando come suo erede. Anzi si arroga direttamente il Regno di Napoli (bolla del 12 luglio 1458). Per la fortuna del futuro re Ferdinando I, Callisto III muore il 6 agosto (proprio nella festa da lui 221 da poco istituita), sepolto poi in un sontuoso monumento commissionato dal nipote Cardinale Rodrigo Borgia, nella cappella di Santa Maria delle Febbri, non lontano dalla Basilica di San Pietro. Dal 1610 riposa nella chiesa di Santa Maria in Montserrato. - Alla sua morte, i romani, istigati dagli Orsini (Callisto era alleato dei Colonna) danno alle fiamme le case degli odiati catalani. - Aveva creato nove Cardinali (fra cui due futuri Pontefici) nel corso di due distinti Concistori.

Pio II (1458-1464)

- Si tratta del celebre umanista toscano Enea Silvio Piccolomini. Grande appassionato fin da giovane di letteratura classica, aveva condotto una vita spensierata con tanto di bravate e donne a volontà. A Firenze entra nel giro che conta, frequentando gente del calibro di Francesco Filelfo, Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini. Entrato nelle grazie di Vescovi e Cardinali, viene inviato in giro per l’Europa (arriva fino in Scozia) per missioni diplomatiche, durante le quali ha pure due figli illegittimi. Diventa un convinto conciliarista e si schiera dalla parte dell’Antipapa savoiardo Felice V. Si stabilisce poi in Germania alla corte dell’Imperatore Federico III. Nel 1445 la conversione dopo una malattia: passa dalla parte del Papa legittimo, cambia vita, diventa prete e comincia una rapida carriera ecclesiastica: Vescovo di Trieste nel 1447, Vescovo di Siena nel 1450 (dove non sarà mai amato), Cardinale nel 1456. Ha ben poco tempo però per i suoi incarichi pastorali, perché continua con la sua attività di diplomatico e di scrittore. - Viene eletto Papa a 53 anni il 16 agosto 1458 anche coi voti dei Colonna e del giovane Rodrigo Borgia, dopo che era stata stroncata sul nascere la possibile elezione di un Cardinale francese. Sceglie questo nome al momento della consacrazione il 3 settembre, allora utilizzato solo da un Papa lontano nel tempo, non per motivi religiosi, ma in onore del “Pius” Enea virgiliano. Non sa che sarà scelto in futuro da diversi Pontefici che hanno fatto la storia. - Profonde subito un grande impegno contro l’avanzata turca e decide di riunire un congresso dei principi italiani ed europei a Mantova. Nel gennaio 1459 lascia già Roma al suo Vicario, il Cardinale Niccolò Cusano, per raggiungere il nord Italia passando per Terni, Spoleto, Assisi, Perugia, Siena, Firenze, dove viene accolto con grandissimi onori: Galeazzo Maria Sforza, i Manfredi, i Malatesta e gli Ordelaffi gli vanno incontro e vogliono sorreggere la lettiga papale; il Comune fiorentino dà un gran torneo in piazza Santa Croce, un combattimento di fiere in piazza della Signoria e un gran ballo al Mercato Nuovo. - È a Mantova il 27 maggio 1459 e il 26 settembre ha inizio l’assise per una grande Crociata, ma è un totale fallimento: ognuno per motivi e scuse diverse non ha intenzione di rispondere all’appello. Allora Pio II fa circolare in Europa, a scopo polemico, una dotta lettera al Sultano Maometto II, in cui offre al turco - una volta convertitosi al Cattolicesimo - il titolo di Imperatore romano, per il quale in occidente nessuno è più degno. Per la cronaca, il turco non risponde alla missiva. - Inverte completamente le sue idee da laico conciliarista e sostiene ora un’immagine assolutista del Papato: nella bolla “Execrabilis”, pubblicata il 18 gennaio 1460, condanna l'invocazione dei Concili contro l'autorità del Papa stesso. Il 26 aprile 1463 emette una seconda bolla, chiamata “Bulla retractationis”, nella quale il Papa prega i suoi antichi avversari di "rifiutare Enea e dare ascolto a Pio" . - Tra il 1460 e il 1461 stronca le rivolte baronali, che si stavano levando nella campagna romana, eliminandone i capi, tra cui spicca Jacopo Savelli. Stessa sorte tocca al bandito Tiburzio della Palombara, legato alla causa del Savelli. 222

- Pratica il nepotismo, elevando alla dignità cardinalizia due nipoti. Rivolge poi le sue attenzioni al paese natio (Corsigliano), rifondandolo completamente col nome di Pienza. I lavori urbanistici, affidati al Rossellino e iniziati nel 1459, sono terminati il 29 agosto del 1462, data in cui il Pontefice consacra la Cattedrale. Pienza è basata sul modello di una città ideale, che tenga conto delle necessità dell'uomo. - Il 22 ottobre 1463 emette la bolla che promulga la Guerra Santa, che può comportare al crociato il sacrificio della propria vita, ma anche una gloria imperitura come martire in nome di Cristo. Nel documento minaccia di scomunica tutti coloro che osino turbare la pace tra gli stati della cristianità. Il 18 giugno 1464, con le poche energie rimastegli, per il fisico minato dalla gotta, parte per Ancona per condurre di persona la spedizione contro i Turchi, ma neanche questa volta i regni cristiani sanno organizzarsi e il Papa spirerà proprio quando finalmente una flotta veneziana sarà arrivata in porto (14 agosto). Viene sepolto nella Cappella di San Gregorio Magno in San Pietro da dove sarà traslato, assieme al corpo del nipote Pio III, da Papa Paolo V nella Basilica di Sant'Andrea della Valle. Le sue spoglie si sono perse durante un restauro del ‘700. - Gli storici hanno mostrato una certa stima per questo grandissimo uomo di cultura, che ha vissuto - in una - diverse vite, sempre mostrandosi persona di grande industriosità, prudenza, saggezza, coraggio, semplicità di gusti, costanza degli affetti, gentile, e spesso anche allegro. - Aveva creato 13 Cardinali (tra cui suo nipote, futuro Papa) nel corso di 3 distinti Concistori.

Paolo II (1464-1471)

- Il veneziano Pietro Barbo proviene da una ricca famiglia, pronipote di un predecessore sul trono di Pietro e nipote di un suo successore. Viene mandato a Roma fin da giovane con l’intento di fare carriera ecclesiastica. Così, a 23 anni, è già Cardinale diacono, a 34 Vescovo di Vicenza, a 47, a sorpresa, viene eletto Papa (30 agosto 1464). La scelta del nome è difficoltosa: all’inizio vuole chiamarsi Formoso II, perché si ritiene “formosus” (carino), ma Formoso I non aveva avuto una grande fama; poi Marco II, ma i rapporti fra la Santa Sede e Venezia non sono idilliaci; allora decide per Paolo II. Per la consacrazione del 16 settembre non bada a spese: si fa fabbricare una tiara costosissima tempestata di preziose gemme. Ma è anche vero che tiene una farmacia privata e i farmaci sono distribuiti gratuitamente, mentre gratifica il popolo con un’elargizione di 1200 ducati. - Giura davanti ai Cardinali di eliminare il nepotismo, di continuare la guerra ai Turchi, di porre un limite minimo di età per i Cardinali (30 anni), di praticare, come diremmo oggi, una certa collegialità nelle decisioni e di indire fra tre anni un Concilio. Ma in verità considererà queste cose solo come indicazioni e non come obblighi, e imporrà al Sacro collegio un nuovo documento modificato: quest’azione gli fa perdere subito la fiducia da parte dei Cardinali. - Porta avanti una concezione assolutista ed autocratica nei confronti del Collegio Cardinalizio. Per sottolineare la sua volontà di dominio, Paolo sostituisce definitivamente alla mitria il triregno. - Stabilisce che dal 1475 (anno in cui sarà già morto), i Giubilei siano celebrati ogni venticinque anni. - Prende di mira uno dei Re che forse lo avrebbero potuto aiutare contro i Turchi, solo perché “utraquista”, ovvero appartenente a quell’ala moderata ussita che sosteneva che anche i laici dovessero ricevere la Comunione sotto le due specie. Nell'agosto 1465, Paolo II convoca re Giorgio di Poděbrady di Boemia davanti al tribunale romano. Questi non si 223 presenta e allora il Papa appoggia gli insorti in Boemia, liberando i sudditi dal giuramento di fedeltà al Re. Nel dicembre 1466, pronuncia il bando di scomunica e la sentenza di deposizione del re stesso. Il reame viene quindi affidato al Re di Ungheria Mattia Corvino. - Il Papa dona 5.000 ducati all’eroico Scanderbeg, recatosi due volte in Italia per chiedere armi e denari, nel 1465 e nel 1466. Con gli aiuti raccolti riesce a respingere ancora una volta i Turchi nel 1467. Ma il 17 gennaio 1468 muore e quasi tutta l'Albania cade in mani musulmane. - Viene fuori un putiferio quando decide di chiudere il Collegio degli abbreviatori, i funzionari che avevano il compito di formulare i documenti pontifici, in quanto retori e poeti erano da lungo tempo usi ad acquistare questi incarichi. Il Platina prende le difese del folto gruppo dei radiati e propone perfino un ricorso al Tribunale della Sacra Rota. Ma per tutta risposta Pio II gli risponde: "Io sono il Papa e posso fare e disfare come più mi piace" . Solo un arresto e una cella di Castel Sant’Angelo gli farà calmare i bollenti spiriti. Ma una volta libero, scriverà ogni male di Paolo II. - Nel 1469 il Papa inizia, con il consenso dei cittadini, la revisione degli Statuti di Roma, deplorando l'immoralità dei funzionari pontifici, che si fanno corrompere accettando doni. - Nel 1470 impone alle corporazioni, che possiedono benefici, una tassa da pagare ogni quindici anni, la Quindemia. - Papa che oggi alcuni direbbero “demagogo”: durissimo coi Cardinali, per il popolo, che vuole ignorante e spensierato, organizza invece divertimenti sfarzosi, completamente estranei alla natura sacra ed austera della carica pontificia. È un grande promotore dei Carnevali (celebre quello del 1468), alle cui spese sono costretti a contribuire anche gli Ebrei. - A livello culturale Paolo II non si mostra ostile alla cultura o all'Umanesimo in quanto tale, bensì alle sue deviazioni pagane ed anticristiane. Infatti nel 1468 chiude l'Accademia Romana, sospetta di coltivare idee e riti paganeggianti e di ordire una congiura ai danni del Papa. Inoltre proibisce ai bambini romani lo studio dei poeti non cristiani. - Appassionato collezionista di oggetti di valore, avvia il restauro dei monumenti romani. Fa costruire Palazzo Venezia, che diventa la principale residenza del Pontefice veneto durante il suo regno. Favorisce la fondazione della prima pressa tipografica a Roma nel 1467. - Il giudizio su di lui è forse troppo negativo, perché ci sono giunti gli scritti dei suoi nemici più acerrimi, intellettuali che lui aveva perseguitato. Per cui anche la causa delle morte avvenuta il 27 luglio 1471, a soli 55 anni, per avvelenamento dopo aver mangiato due meloni è da prendere con le pinze. Più probabile un ictus. È sepolto nelle Grotte Vaticane. - Aveva creato 10 Cardinali (tra cui un futuro Papa) nel corso di 2 distinti Concistori.

Sisto IV (1471-1484)

- È il francescano ligure Francesco della Rovere. Di famiglia modesta, studia filosofia all’Università di Pavia. Docente universitario di teologia a Padova e Venezia, nel 1464 viene eletto Ministro generale dell’Ordine, eliminando gli individui indegni e cercando di ripristinare la moralità nei vari monasteri. Nel 1467 è nominato Cardinale. Scrive un libro in cui tenta nel contempo di conciliare l'idea di Fra’ Giacomo Della Marca, che sostiene che il sangue di Cristo prima della Passione non aveva valore salvifico, con quella dei Domenicani, i quali hanno idee opposte. - Dopo tantissimi anni, il Conclave del 1471 vede 15 Cardinali italiani su 18. L’elezione avvenuta il 9 agosto, caldeggiata dal Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, è il risultato del lavorio simoniaco del nipote del futuro Papa, l'assistente del Conclave Pietro Riario, che 224 fa convergere, pagando, i voti unanimi dei Cardinali sullo zio. Il nome, Sisto, è quello del santo del giorno. Deve essere consacrato Vescovo, prima ancora che Papa il 25 agosto. - Primo problema incombente è la minaccia dei Turchi di Maometto II. Vengono indette due Crociate: la prima (1472) è più fumo che arrosto e vede l’attacco alle coste turche di una coalizione papale guidata dal Cardinale Oliviero Carafa. Nonostante questo modesto successo, il Papa indice un festoso Carnevale nel 1473, il Carafa è accolto come un trionfatore, mentre i pezzi delle catene del porto di Setalia vengono appese alle porte di San Pietro. La seconda, invece, è la risposta alla conquista turca di Otranto l'11 agosto 1480, città sotto assedio dal 28 luglio da parte di una flotta di 150 navi con a bordo 18.000 uomini. In quella occasione 813 abitanti della città salentina (canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco) vengono uccisi il 14 agosto 1480 dai Turchi guidati da Gedik Ahmet Pascià, per aver rifiutato la conversione all'Islam dopo la caduta della loro città. I bambini, che possono essere venduti a caro prezzo, e gli adulti, dai quali si può ricavare una grossa taglia, sono fatti schiavi. Gli stati italiani, fino a quel momento impegnati in guerre fra di loro, si riuniscono prontamente in una lega militare. La città di Otranto viene liberata l'8 settembre del 1481. - Con la bolla “Salvator Noster” del 26 marzo 1472, indice un Giubileo (così chiamato per la prima volta da un Papa) per il 1475. È un mezzo fallimento, perché l’esondazione della acque sporche del Tevere porta ad una pestilenza che costringe perfino il Papa a lasciare la città. - Con la bolla “Cum praeexcelsa” del 27 febbraio 1477, istituisce la festa (8 dicembre) dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria, promuovendo anche la recita del rosario. - Nel 1478 istituisce un inquisitore a Siviglia, sotto pressione politica di Ferdinando II di Aragona. Nasce quindi la terribile Inquisizione spagnola, di cui stabilisce protocollo e prerogative della giurisdizione: per questo è scontento degli eccessi e prende misure per condannare gli abusi più plateali. Non rimuoverà però dal suo incarico il celebre Tomás de Torquemada, nominato da Ferdinando ed Isabella di Castiglia Inquisitore Generale per la Castiglia, l'Aragona, il León, la Catalogna e Valencia (1483). - Nel 1482 avviene la tragica ribellione al Papa del domenicano Andrea Zamometic (detto anche Andrea di Craina o da Udine), visto che Sisto IV non lo ha fatto Cardinale e avendo definitivamente abrogato ogni decisione del Concilio di Costanza che possa porre limite all'autorità papale. Questi tenta di convocare un Concilio ecumenico volto a giudicare il Papa, ma questi, ribadendo l'inappellabilità del clero alla convocazione di un Concilio Ecumenico senza il consenso del Pontefice e lanciando l'interdetto su Basilea (1483), riesce ad avere la meglio. Arrestato, Zamometic si impicca nella sua cella. Sempre nello stesso anno Sisto IV canonizza il teologo francescano Bonaventura da Bagnoregio. - È un classico Papa nepotista: porta in curia la sua numerosa famiglia e in particolare fa subito Cardinali i giovani Giuliano Della Rovere e Fra’ Pietro Riario, morto a soli 28 anni dopo una vita fra lusso e gozzoviglie, e subito dopo il fratello di questi Raffaele (Cardinale a 17 anni). Ma non sono gli unici nipoti a godere dei favori di Sisto IV: affida il governo di Imola e di Forlì a Girolamo Riario, mentre Giovanni della Rovere, viene nominato Prefetto dell'Urbe. Girolamo in particolare, trascina lo zio in guerre continue, che prosciugano le casse pontificie. È talmente odiato dai Colonna e dai Savelli, che contro il Riario scatenano le loro bande armate a Roma e in tutto il contado circostante. - Il più grave incidente diplomatico causato dalla follia di Girolamo Riario è quello con la Firenze di Lorenzo il Magnifico. Il Riario sognava un vasto principato in Toscana e così prende contatti con i Pazzi, banchieri avversari dei Medici per il controllo delle istituzioni cittadine, ai quali Sisto IV aveva affidato la sua fiducia nei prestiti. Il 26 aprile 1478 durante la Santa Messa nel Duomo di Santa Maria del Fiore, Giuliano de’ Medici rimane 225 ucciso, mentre Lorenzo scampa alla morte. I congiurati vengono tutti giustiziati, tra cui l'Arcivescovo di Pisa Francesco Salviati, che viene impiccato alle mura del fiorentino Palazzo della Signoria. Il Papa scomunica Lorenzo il 1° giugno 1478 e dichiara guerra a Firenze, la quale reagisce alleandosi con il Re di Napoli, il Duca di Milano, i Veneziani e la Francia. Il 1° luglio arriva pure l’interdetto sulla città. I fatti di Otranto del 1480 fermano un conflitto che durava ormai da due anni. - Nel 1482, il Papa viene trascinato in un’altra guerra sempre per colpa del nipote. Questa volta è Ferrara nel mirino del Pontefice, che cerca un trono per il Riario. Per poter circondare la città, si allea a Venezia. Dopo la vittoria di Campo Morto, Napoli, Firenze e Milano si schierano contro il Papa, che cambia bandiera e pone Venezia sotto interdizione fino al 1483, perché non desiste dalle ostilità. Il governo della Repubblica richiama da Roma tutti i preti veneziani, ordina al suo clero di continuare a celebrare gli uffici sacri, dichiara di appellarsi a un futuro Concilio e inizia a contattare l’Imperatore e i Re di Francia e d'Inghilterra, perché lo convochino. Ormai stanchi i contendenti, viene firmata la Pace di Bagnolo (presso Brescia) il 7 agosto del 1484, ma il Papa ormai ha perso ogni credibilità politica e morale. - Come mecenate rinascimentale è sicuramente più capace: a lui si devono monumenti importanti per Roma come il Ponte Sisto (costruito per favorire l’afflusso dei pellegrini durante il Giubileo) e la Basilica di San Vitale. Fa lastricare larghe strade, ricostruire e in parte decorare la Cappella Palatina del Palazzo Apostolico, la celebre Cappella Sistina, alla quale lavorano artisti di grido come Mino da Fiesole, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Luca Signorelli e il Pinturicchio, riapre nel 1479 il Collegio degli abbreviatori e l'Accademia Romana, ricoprendo d'incarichi Pomponio Leto e il Platina, il quale è nominato bibliotecario della Biblioteca Apostolica Vaticana (3.500 i codici raccolti, aperta anche al pubblico); chiama a Roma Josquin des Prez, fondando il coro della Cappella Sistina. - Sisto IV muore il 12 agosto del 1484, a causa di una febbre persistente. Il suo corpo riposa in San Pietro, sotto il mausoleo bronzeo scolpito da Antonio del Pollaiolo. - Aveva creato 34 Cardinali (tra cui due futuri Pontefici) nel corso di 8 distinti Concistori.

Innocenzo VIII (1484-1492)

- Il genovese Giovanni Battista Cybo è l’ultimo Papa del Medioevo (secondo la suddivisione scolastica della storia). Suo padre è Senatore a Roma e Vicerè di Napoli. Da giovane Giovanni fa la bella vita a Napoli, dei sette figli avuti fin dall’adolescenza, tutti senza mai sposarsi, ne riconosce solo due, gli altri sono fatti passare per nipoti. Mandato dal padre a studiare a Roma e a Padova, si converte nel 1460 e viene ordinato sacerdote. A 34 anni è già Vescovo di Savona, poi viene trasferito a Molfetta, dove è molto apprezzato perché stabilmente in Diocesi. Nel 1473 è nominato Cardinale da Sisto IV. - Dopo diversi giorni di tumulti, il Conclave viene tenuto dal più grande Collegio non scismatico mai riunitosi dall'XI secolo (32 Cardinali). Prima di eleggere il nuovo Papa, i Cardinali, come già negli ultimi Conclavi, devono promettere una serie di cose, tra le quali l’accrescimento delle entrate dei Cardinali, una sorta di immunità, per cui nessun Cardinale può essere colpito da censure ecclesiastiche o da processi per reati criminali senza l'approvazione di due terzi del Sacro Collegio, la possibilità di nominare un solo Cardinale tra i membri della propria famiglia, la non validità delle decisioni del Papa, se non hanno il consenso di sedici Cardinali. - Possiamo riassumere il risultato finale col detto “fra i due litiganti il terzo gode”: la sfida fra i Borgia e i Della Rovere (alias Orsini vs Colonna) vede l’elezione del classico “Papa di 226 transizione”, abbastanza giovane, ma di salute cagionevole. Per la prima volta è attestato l’annuncio tradizionale “Habemus Papam” avvenuto alle ore nove del 29 agosto 1484. Il 12 settembre Papa Innocenzo VIII viene incoronato con la tiara per mano del Cardinale Piccolomini. L'ambasciatore fiorentino lo giudica un uomo atto più ad essere consigliato che a consigliare. Vivrà ancora 12 anni, dimostrando di avere una sua visione delle cose, ma debole nel comando. - Nei primi anni non pratica il nepotismo, tant’è che non sostituisce in Curia i potenti Cardinali Rodrigo Borgia e Giuliano Della Rovere e solo nel 1489 eleva al Cardinalato il nipote Lorenzo Cybo de Mari, in seguito Amministratore apostolico della Diocesi di Vannes e infine Camerlengo del Sacro Collegio nel gennaio 1492. - Eredita una situazione finanziaria pesantemente in deficit: il debito ammonta a 250.000 ducati. Innocenzo non si perde d'animo e innanzitutto impegna la propria tiara e parte del tesoro presso una banca romana. Stando ad alcuni storici Innocenzo VIII e suo figlio fondano addirittura una banca di grazie temporali, nella quale, dietro il pagamento di tasse alquanto elevate, si può ottenere l'impunità per qualsiasi assassinio o delitto. Di ogni ammenda, 150 ducati vanno alla Camera papale, il di più al figlio Franceschetto. - Subito dopo la sua elezione, spedisce agli inquisitori domenicani Heinrich "Institor" Kramer e Jacob Sprenger la bolla “Summis desiderantes affectibus” (5 dicembre), importante perché è una delle prime stampate e quindi ha grande diffusione. Essa conferma la procura ad agire nei territori sotto la giurisdizione delle Chiese di Brema, Colonia, Magonza, Treviri e Salisburgo verso tutte le persone sospettate di essere in combutta con il diavolo, di praticare la stregoneria e di fare malefici alle persone e alle cose. Si “limita” a chiedere nei confronti delle persone colpevoli dei crimini descritti, di "imprigionarli e confiscare i loro beni". Per quanto riguarda il Torquemada, gli raccomanda di non compiere abusi, ma, pur con questo, nel 1487 lo nomina Grande Inquisitore. - Tra i perseguitati dall’Inquisizione, ricordiamo il filosofo modenese Pico della Mirandola, che aveva raccolto le sue idee nelle “Conclusiones philosophicae”, in cui sosteneva una filosofia universale, misto di tradizione classica, Cristianesimo e Cabala ebraica. Nel 1487 Innocenzo VIII proibisce la lettura delle 900 proposizioni; il libro stesso viene bruciato e Pico, fuggito in Francia per non cadere nelle mani dell'Inquisizione, viene catturato e rinchiuso nel castello di Vincennes nel 1488. Ci penserà Lorenzo il Magnifico a liberarlo. - Questa è anche l’epoca dell’espansione dei Valdesi nelle valli piemontesi. Il 27 aprile 1487 il Papa fa in modo che Francia e Savoia intervengano militarmente, una vera e propria Crociata per la quale Innocenzo VIII offre l'indulgenza plenaria a tutti coloro i quali vi parteciperanno. Solo nel XVI secolo si arriverà però ad una vera e propria persecuzione da parte dei Savoia e alla quasi estinzione dei Valdesi. - Interessante il rapporto fra questo Papa e i Turchi. Nelle sue intenzioni c’è di organizzare l’ennesima Crociata, ma sa sfruttare una loro crisi dinastica interna dopo la morte di Maometto II, per intavolare col nemico una trattativa che porterà perfino a degli accordi. I figli di Maometto II, Bāyazīd e G'em, si sfidano in battaglia. G'em, per salvarsi, va a Rodi e si mette sotto la protezione dei Cavalieri cattolici. A questo punto questi diventa un ostaggio per la cattolicità e il Papa stesso, che se lo porta a Roma nel 1489, dopo averlo detenuto in Francia. Fallito ogni tentativo di Innocenzo VIII di convincere i principi ad organizzare una Crociata, Bāyazīd II decide di stare tranquillo e anzi ringrazia il Papa, perché gli tiene il fratello rivale chiuso in Vaticano, inviandogli, oltre che 40.000 ducati d’oro ogni anno, perfino un frammento della punta di lancia che aveva trafitto il costato di Gesù sulla Croce, la Sacra Lancia. - Ad ovest, nel 1492, con la conquista di Granada, cade l’ultimo caposaldo musulmano nella Penisola Iberica. Il Papa festeggia con un Carnevale sontuoso organizzato dal 227

Cardinale Raffaele Riario ed assegna per sempre il titolo di "Maestà Cattolica" ai re spagnoli. - Spinto dal Cardinale Della Rovere, Innocenzo VIII finisce in guerra contro il Regno di Napoli, retto allora dal re aragonese Ferrante I (1485). La ribellione dei baroni, appoggiata dal Papa, si trasforma nell’ennesima guerra civile italiana e nonostante un alleato potente ed interessato come la Francia, il Papa rischia di vedersi Napoli e i suoi alleati marciare su Roma. Ci pensa Rodrigo Borgia ad ottenere una pace onorevole (11 agosto 1486). Così pure si appianano i rapporti con Firenze con un matrimonio fra il figlio illegittimo del Papa, il quasi quarantenne Franceschetto, e la figlia di Lorenzo, Maddalena, che ha solo 14 anni (1488). Innocenzo VIII dona alla sposa gioielli per il valore di 8000 ducati, che non serviranno a placare la sua infelicità accanto al suo pessimo marito. Con Lorenzo de’ Medici, il Papa ha quindi un rapporto non solo di parentela, ma di fiducia e amicizia, tanto da nominare Cardinale il quattordicenne Giovanni de’ Medici (1489). - Nel 1489 riprende la guerra con Napoli, dopo che il Re si era vendicato uccidendo i baroni ribelli. Il Papa è solo davanti ad un sovrano che gli sta mettendo contro mezzo Lazio e la stessa famiglia Orsini. Senza aiuti dagli altri stati italiani, Innocenzo VIII usa le armi religiose, minacciando una scomunica al Re e l’interdetto su Napoli. Alla fine deve cedere L’Aquila e in qualità di Papa-nonno sacrifica una nipote, Teodorina, costretta ad andare in sposa a Luigi, nipote del Re aragonese (1492). - Ma Napoli non è l’unico cruccio temporale del Papa genovese: nel 1488 Ancona viene attaccata dal re d’Ungheria Mattia Corvino (Mátyás Hunyadi), il signore di Forlì, Girolamo Riario, è vittima di una congiura, mentre Perugia si ribella guidata dalla famiglia Baglioni. - Anche Papa Cybo è un mecenate e per lui lavorano pittori del valore di Antonio Pollaiolo, Pinturicchio, Andrea Mantegna, il Perugino. Commissiona a Mantegna la decorazione di una cappella personale in Belvedere con le gesta di San Giovanni Battista, che viene terminata nel 1490. Ora sul luogo del demolito Belvedere si trovano i Musei Vaticani. - Dopo diversi malori avuti durante il Pontificato, muore proprio il giorno del suo 60° compleanno. Ha risvolti antisemiti la diceria che il medico ebreo abbia fatto una trasfusione al Papa morente con sangue prelevato da tre ragazzini comprati per questo e fatti morire. - Quella di Innocenzo VIII è l'unica salma di un Papa inumata originariamente nella Basilica costantiniana, che è stata conservata nella nuova Basilica di San Pietro. La misteriosa scritta sulla sua tomba che evoca la scoperta dell’America, è cronologicamente errata, in quanto il Papa muore pochi giorni prima della partenza di Colombo, ma farebbe supporre che come genovese avesse in qualche modo appoggiato tale impresa. - In otto anni aveva riunito un solo Concistoro, nell'ambito del quale aveva creato otto Cardinali (tra cui un futuro Papa).

228

TAVOLA VII

Niccolò V

Pio II

229

Paolo II

Sisto IV

230

INDICE

1. San Pietro 33 - 67 pag. 5 2. San Lino 67 – 76/79 pag. 8 3. San Cleto (Anacleto) I 79 - 92 pag. 9 4. San Clemente I 92 - 97 pag. 9 5. Sant'Evaristo 97 - 105 pag. 10 6. Sant'Alessandro I 105 - 115 pag. 10 7. San Sisto I 117 - 126 pag. 10 8. San Telesforo 127 - 137 pag. 11 9. Sant'Igino 138 - 142 pag. 11 10. San Pio I 142 - 154 pag. 11 11. Sant'Aniceto 154 - 166 pag. 12 12. San Sotero 166 - 174 pag. 13 13. Sant'Eleuterio 175 - 189 pag. 13 14. San Vittore I 189 - 199 pag. 14 15. San Zefirino 199 - 217 pag. 15 16. San Callisto I 217 - 222 pag. 16 17. Sant'Urbano I 222 - 230 pag. 17 18. San Ponziano 230 - 235 pag. 17 19. Sant'Antero 235 - 236 pag. 17 20. San Fabiano 236 - 250 pag. 18 21. San Cornelio 251 - 253 pag. 18 22. San Lucio I 253 - 254 pag. 19 23. Santo Stefano I 254 - 257 pag. 20 24. San Sisto II 257 - 258 pag. 20 25. San Dionisio 259 - 268 pag. 21 26. San Felice I 269 - 274 pag. 21 27. Sant'Eutichiano 274 - 283 pag. 22 28. San Caio 283 - 296 pag. 22 29. San Marcellino 296 - 304 pag. 22 30. San Marcello I 308 - 309 pag. 25 31. Sant'Eusebio 309 pag. 25 32. San Milziade 311 - 314 pag. 26 33. San Silvestro I 314 - 335 pag. 26 34. San Marco 336 pag. 28 35. San Giulio I 337 - 352 pag. 28 36. Liberio 352 - 366 pag. 29 37. San Damaso I 366 - 384 pag. 30 38. San Siricio 384 - 399 pag. 31 39. Sant'Anastasio I 399 - 401 pag. 33 40. Sant'Innocenzo I 401 - 417 pag. 34 41. San Zosimo 417 - 418 pag. 35 42. San Bonifacio I 418 - 422 pag. 35 43. San Celestino I 422 - 432 pag. 36 44. San Sisto III 432 - 440 pag. 37

231

45. San Leone I 440 - 461 pag. 37 46. Sant'Ilario 461 - 468 pag. 40 47. San Simplicio 468 - 483 pag. 41 48. San Felice III (II) 483 - 492 pag. 42 49. San Gelasio I 492 - 496 pag. 43 50. Sant'Anastasio II 496 - 498 pag. 44 51. San Simmaco 498 - 514 pag. 44 52. Sant'Ormisda 514 - 523 pag. 47 53. San Giovanni I 523 - 526 pag. 48 54. San Felice IV (III) 526 - 530 pag. 49 55. Bonifacio II 530 - 532 pag. 50 56. Giovanni II (Mercurio) 533 - 535 pag. 51 57. Sant'Agapito I 535 - 536 pag. 51 58. San Silverio 536 - 537 pag. 52 59. Vigilio 537 - 555 pag. 53 60. Pelagio I 556 - 561 pag. 54 61. Giovanni III (Catelino) 561 - 574 pag. 54 62. Benedetto I 575 - 579 pag. 55 63. Pelagio II 579 - 590 pag. 55 64. San Gregorio I 590 - 604 pag. 57 65. Sabiniano 604 - 606 pag. 59 66. Bonifacio III 607 pag. 60 67. San Bonifacio IV 608 - 615 pag. 60 68. Sant'Adeodato I 615 - 618 pag. 61 69. Bonifacio V 619 - 625 pag. 61 70. Onorio I 625 - 638 pag. 62 71. Severino 638 - 640 pag. 63 72. Giovanni IV 640 - 642 pag. 63 73. Teodoro I 642 - 649 pag. 64 74. San Martino I 649 - 655 pag. 64 75. Sant'Eugenio I 654 - 657 pag. 66 76. San Vitaliano 657 - 672 pag. 67 77. Adeodato II 672 - 676 pag. 67 78. Dono 676 - 678 pag. 68 79. Sant'Agatone 678 - 681 pag. 68 80. San Leone II 682 - 683 pag. 69 81. San Benedetto II 684 - 685 pag. 69 82. Giovanni V 685 - 686 pag. 69 83. Conone 686 - 687 pag. 70 84. San Sergio I 687 - 701 pag. 70 85. Giovanni VI 701 - 705 pag. 71 86. Giovanni VII 705 - 707 pag. 71 87. Sisinnio 708 pag. 72 88. Costantino 705 - 715 pag. 72 89. San Gregorio II 715 - 731 pag. 73 90. San Gregorio III 731 - 741 pag. 75 91. San Zaccaria 741 - 752 pag. 76

232

92. Stefano II 752 pag. 77 93. Stefano II (III) 752 - 757 pag. 77 94. San Paolo I 757 - 767 pag. 79 95. Stefano III (IV) 768 - 772 pag. 79 96. Adriano I 772 - 795 pag. 80 97. San Leone III 795 - 816 pag. 82 98. Stefano IV (V) 816 - 817 pag. 84 99. San Pasquale I 817 - 824 pag. 85 100. Eugenio II 824 - 827 pag. 85 101. Valentino 827 pag. 86 102. Gregorio IV 827 - 844 pag. 86 103. Sergio II 844 - 847 pag. 87 104. San Leone IV 847 - 855 pag. 88 105. Benedetto III 855 - 858 pag. 89 106. San Niccolò I 858 - 867 pag. 89 107. Adriano II 867 - 872 pag. 90 108. Giovanni VIII 872 - 882 pag. 92 109. Marino I (Martino II) 882 - 884 pag. 93 110. Sant'Adriano III 884 - 885 pag. 94 111. Stefano V (VI) 885 - 891 pag. 94 112. Formoso 891 - 896 pag. 95 113. Bonifacio VI 896 - 896 pag. 96 114. Stefano VI (VII) 896 - 897 pag. 96 115. Romano 897 pag. 96 116. Teodoro II 897 - 898 pag. 96 117. Giovanni IX 898 - 900 pag. 97 118. Benedetto IV 900 - 903 pag. 98 119. Leone V 903 - 904 pag. 99 120. Sergio III 904 - 911 pag. 99 121. Anastasio III 911 - 913 pag. 100 122. Lando (Landone) 913 - 914 pag. 100 123. Giovanni X 914 - 928 pag. 101 124. Leone VI 928 pag. 102 125. Stefano VII (VIII) 928 - 931 pag. 102 126. Giovanni XI 931 - 935 pag. 102 127. Leone VII 935 - 939 pag. 103 128. Stefano VIII (IX) 939 - 942 pag. 104 129. Marino II (Martino III) 942 - 946 pag. 104 130. Agapito II 946 - 955 pag. 104 131. Giovanni XII 955 - 964 pag. 105 963 - 964 pag. 107 132. Leone VIII 964 - 965 pag. 108 133. Benedetto V 964 pag. 107 134. Giovanni XIII 965 - 972 pag. 108 135. Benedetto VI 972 - 974 pag. 109 136. Benedetto VII 974 - 983 pag. 109 137. Giovanni XIV 983 - 984 pag. 110

233

138. Giovanni XV 985 - 996 pag. 111 139. Gregorio V 996 - 999 pag. 111 140. Silvestro II 999 - 1003 pag. 112 141. Giovanni XVII (XVI) 1003 pag. 114 142. Giovanni XVIII (XVII) 1003 - 1009 pag. 114 143. Sergio IV 1009 - 1012 pag. 114 144. Benedetto VIII 1012 - 1024 pag. 116 145. Giovanni XIX (XVIII) 1024 - 1032 pag. 117 1032 - 1044 pag. 117 146. Benedetto IX 1045 pag. 118 1047 - 1048 pag. 119 147. Silvestro III 1045 pag. 118 148. Gregorio VI 1045 - 1046 pag. 118 149. Clemente II 1046 - 1047 pag. 119 150. Damaso II 1047 - 1048 pag. 119 151. San Leone IX 1048 - 1054 pag. 120 152. Vittore II 1054 - 1057 pag. 121 153. Stefano IX (X) 1057 - 1058 pag. 122 154. Niccolò II 1058 - 1061 pag. 123 155. Alessandro II 1061 - 1073 pag. 125 156. San Gregorio VII 1073 - 1085 pag. 127 157. Beato Vittore III 1086 - 1087 pag. 130 158. Beato Urbano II 1088 - 1099 pag. 130 159. Pasquale II 1099 - 1118 pag. 132 160. San Gelasio II 1118 - 1119 pag. 137 161. Callisto II 1119 - 1124 pag. 138 162. Onorio II 1124 - 1130 pag. 140 163. Innocenzo II 1130 - 1143 pag. 140 164. Celestino II 1143 - 1144 pag. 143 165. Lucio II 1144 - 1145 pag. 143 166. Beato Eugenio III 1145 - 1153 pag. 144 167. Anastasio IV 1153 - 1154 pag. 145 168. Adriano IV 1154 - 1159 pag. 145 169. Alessandro III 1159 - 1181 pag. 146 170. Lucio III 1181 - 1185 pag. 149 171. Urbano III 1185 - 1187 pag. 150 172. Gregorio VIII 1187 pag. 151 173. Clemente III 1187 - 1191 pag. 151 174. Celestino III 1191 - 1198 pag. 152 175. Innocenzo III 1198 - 1216 pag. 153 176. Onorio III 1216 - 1227 pag. 156 177. Gregorio IX 1227 - 1241 pag. 161 178. Celestino IV 1241 pag. 164 179. Innocenzo IV 1243 - 1254 pag. 164 180. Alessandro IV 1254 - 1261 pag. 166 181. Urbano IV 1261 - 1264 pag. 167 182. Clemente IV 1265 - 1268 pag. 168

234

183. Beato Gregorio X 1271 - 1276 pag. 169 184. Beato Innocenzo V 1276 pag. 171 185. Adriano V 1276 pag. 171 186. Giovanni XXI (XIX) 1276 - 1277 pag. 172 187. Niccolò III 1277 - 1280 pag. 176 188. Martino IV (II) 1281 - 1285 pag. 177 189. Onorio IV 1285 - 1287 pag. 178 190. Niccolò IV 1288 - 1292 pag. 179 191. San Celestino V 1294 pag. 180 192. Bonifacio VIII (VII) 1294 - 1303 pag. 182 193. Beato Benedetto XI 1303 - 1304 pag. 185 194. Clemente V 1305 - 1314 pag. 189 195. Giovanni XXII (XX) 1316 - 1334 pag. 191 196. Benedetto XII 1334 - 1342 pag. 193 197. Clemente VI 1342 - 1352 pag. 194 198. Innocenzo VI 1352 - 1362 pag. 197 199. Beato Urbano V 1362 - 1370 pag. 198 200. Gregorio XI 1370 - 1378 pag. 202 201. Urbano VI 1378 - 1389 pag. 204 202. Bonifacio IX (VIII) 1389 - 1404 pag. 206 203. Innocenzo VII 1404 - 1406 pag. 208 204. Gregorio XII 1406 - 1415 pag. 208 205. Martino V (III) 1417 - 1431 pag. 210 206. Eugenio IV 1431 - 1447 pag. 217 207. Niccolò V 1447 - 1455 pag. 219 208. Callisto III 1455 - 1458 pag. 221 209. Pio II 1458 - 1464 pag. 222 210. Paolo II 1464 - 1471 pag. 223 211. Sisto IV 1471 - 1484 pag. 224 212. Innocenzo VIII 1484 - 1492 pag. 226

235