La Scultura D'invenzione Di Vincenzo Pacetti

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La Scultura D'invenzione Di Vincenzo Pacetti BOLLETTINO D'ARTE via San Michele, 22 - 00153 ROMA tel.06 6723 4328-4329 fax 06 6723 4325 e-mail: [email protected] Lucilla e loredana 20 aprile ’17 diverse immagini sono da richiedere (4/05/2017) inserito foto migliori in attesa di figg 15 e 21 migliori (20giugno17) Fatto correzioni di Lucilla (24 giugno 17) Fatto correzioni autore (Loredana 8 /9/17) Correzioni di Lucilla e nuova impaginazione immagini(26/9/17) FRANCESCO LEONE LA SCULTURA D’INVENZIONE DI VINCENZO PACETTI: DECORAZIONE, STATUE, MEMORIE SEPOLCRALI E RITRATTI FRA TRADIZIONE E AVANGUARDIA : IL RUOLO DI PACETTI all’arte della scultura. In questi casi — si tratta soprat - SCULTORE NEL CONTESTO ROMANO tutto di opere per la provincia o di arredi plastici di minore rilevanza per alcune chiese romane — Vincen - Tra le molte attività legate al mondo della scultura, zo, qui più un impresario che non uno scultore, forni - che hanno interessato la poliedrica personalità di Vin - va dei modelli in creta, dei quali a oggi non abbiamo cenzo Pacetti, quella di scultore d’invenzione non è traccia, e dei disegni ai quali gli assistenti, la cui forza stata probabilmente la più significativa. Innovativa, lavoro è registrata scrupolosamente nei Giornali in piuttosto, fu proprio la sua figura di artista totale, ora termini di giornate e di profitto, avrebbero dovuto precisamente delineata dalla pubblicazione integrale attenersi dietro il suo rigido controllo. Una direzione dei Giornali corredata di preziosi indici. Pacetti, dota - verticistica che portò, ad esempio, il fratello Camillo to di abilità tecniche non comuni, oltre che di un for - — un carattere forte, indipendente, ma ciò nonostan - midabile fiuto per gli affari e di ben addestrati occhi te sottoposto a mille umiliazioni come quella, già da connoisseur , fu restauratore, mercante d’arte antica, ricordata, di essere «mandato in prestito al metallaro uomo delle istituzioni, designer, decoratore e plastifi - Righetti [Francesco n.d.a ]» 4) per cavarne brutalmente catore, anche di apparati effimeri, autore di modelli guadagno — ad emigrare alla volta della Milano di in creta per i bronzi di Giacomo Zoffoli 1) e, forse, Napoleone per poter finalmente assecondare le sue anche per la manifattura di Doccia. 2) legittime ambizioni di scultore. Hugh Honour, cui spetta, tra i molti altri, il merito Come aveva già indicato Honour, il tema dirimente della moderna riscoperta dello scultore tra 1960 e per intendere la scultura d’invenzione di Vincenzo è 1963, lo definì «a carver of great accomplishment and quello del rapporto con l’antico, che in ordine decre - a stuccatore of rare delicacy», più che uno scultore nel scente si trova configurato nella sua arte, con fluidità senso più proprio del termine. 3) Pacetti, in effetti, fu estrema, come forte, generico o in molti casi addirit - uno degli ultimi e dei maggiori detentori del ricchissi - tura inesistente. Negli anni immediatamente prece - mo know –how di cui, giungendo a Roma, si giovò denti la «felice rivoluzione nelle arti» 5) canoviana — Antonio Canova per dare inizio alla rivoluzione tecni - quei Settanta nei quali Pacetti iniziò a scolpire, ben ca ed estetica che segnò l’abbrivio della contempora - rappresentati dai lavori plastici del cantiere del casino neità. Pacetti, e tutta l’articolata e pluridisciplinare nobile di Villa Borghese e dai restauri del nuovo bottega che dirigeva, possedeva un patrimonio di Museo Pio –Clementino 6) — la scultura a Roma era conoscenze pratiche e di abilità operative in grado di effettivamente appiattita sulla copia dall’antico, sul spaziare, con assoluta padronanza e totale disinvoltu - restauro, seppure esercitati con tecnica fine e raffina - ra, nei generi e nei registri stilistici più diversi, tra il ta. L’antico era interpretato non come un evo estetico mestiere, l’artigianato e la scultura intesa come arte da emulare per giungere alla perfezione o, come liberale: la decorazione plastica nei materiali più ete - sarebbe stato con Canova, per creare un canone inedi - rogenei, nobili come il marmo o più vili come il tra - to di bellezza contemporanea, bensì come una sintassi vertino e lo stucco, l’arredo scultoreo, l’attività di visiva da copiare con virtuosismo e maestria e alla restauro, la copia dall’antico, fino ai lavori sui temi quale assoggettarsi anche nelle opere originali d’in - d’invenzione, tra la ritrattistica e il genere sepolcrale. venzione. Come documentano i Giornali , agli abili collabora - Come è noto, quale fosse la presunta «misera condi - tori dello studio — il fratello Camillo, ad esempio, zione» 7) in cui versava l’arte della scultura al momento nella circostanza delle quattro sculture di peperino dell’arrivo di Canova a Roma, è Leopoldo Cicognara per la facciata della chiesa della Santissima Trinità di a sottolinearlo, in un passo della Storia della scultura Viterbo scolpite sui modelli di Vincenzo nel 1787; il spesso citato e talvolta tacciato di faziosità e di scarsa giovane Giuseppe Girometti, nel caso delle quattro attendibilità storica. Non bisogna però dimenticare sculture in stucco per la navata centrale del Duomo di che era stato lo stesso Canova a tracciare per Cicogna - Foligno compiute sulle maquettes del maestro tra 1797 ra quel quadro della scultura contemporanea a Roma e 1798 — era affidata, tranne talune committenze di intorno al 1780. Senza esprimere giudizi, come era prestigio legate a Roma, la gran parte dei lavori di suo solito, a Cicognara che gliene aveva fatto richiesta decorazione riconducibili più al mestiere che non in vista della pubblicazione nel 1818 del terzo tomo 1 fig 2 ultima settembre ROMA , ACCADEMIA NAZIONALE DI SAN LUCA – VINCENZO PACETTI : 1 – RILIEVO CON IL FARAONE CHE RICEVE GIACOBBE E GIUSEPPE , 1766; 2 – GRUPPO DI ACHILLE E PENTESILEA , 1773 (TERRACOTTA ) della prima edizione veneziana della Storia (presso mante di John Flaxman, scolpito a Roma tra 1790 e Picotti) dovendo egli tracciare un quadro della scultu - 1794 per un committente mitomane e insolvente ra romana sullo scorcio del Settecento come proscenio come lord Bristol con l’intento di emulare per la all’avvento rigeneratore dell’italo Fidia, 8) in una lette - prima volta il carattere sublime del Laocoonte in un ra del 29 marzo del 1817 l’astuto Canova aveva scritto gruppo marmoreo originale di dimensioni colossali, al suo amico Leopoldo lapidariamente e senza appel - composto da più figure secondo i modelli antichi e lo: secondo l’esempio di natura. Eppure, a ben vedere, la «Al mio arrivo in Roma due erano le cose di moda: ristauri, scultura — il cui autore fu comunque molto elogiato e copie di cose antiche», da Cicognara per aver contribuito «a far risorgere il gusto dello stile aureo e severo dell’antichità che egli rispetto alle quali Canova — come sappiamo — aveva 10) sempre mantenuto un insanabile e diffidente distacco, seppe applicare alle sue invenzioni» — risulta un se non nutrito disprezzo. Senza mai una parola di elo - patchwork di parti di sculture antiche, magistralmente gio, neanche nei casi degli artisti più valenti, Canova riunite, ma non rielaborate, con un procedimento di era quindi passato nella stessa lettera ad elencare convenzione tipico della scultura tardo –settecentesca, «quelli che più si distinguevano» al momento del suo che in questa prassi di mimesi selettiva tendente all’i - arrivo nella Roma di Pio VI. Tra i nomi citati — italia - deale sapeva toccare esiti elevatissimi. Nel gruppo di ni come Agostino Penna, anni addietro molto elogiato Flaxman, oggi conservato ad Ickworth Castle, la testa da Canova nei Quaderni di viaggio per gli angeli di di Atamante è evidentemente copiata da quella del Santi Ambrogio e Carlo al Corso, Giuseppe Angelini, Laocoonte , la posa dello stesso Atamante deriva dal Galata Ludovisi di Palazzo Altemps, la figura di Ino da Andrea Bergondi, Gaspare Sibilla, Tommaso Righi, 11) Giuseppe Ceracchi; nordici come Johan Tobias Ser - una delle Niobidi degli Uffizi. gel; anglosassoni come Christopher Hewetson, Tho - mas Banks e John Flaxman; il francese André La stessa prassi imitativa era stata adottata da Pacet - Lebrun; il tedesco Friedrich Wilhelm Eugen Döll — ti nel 1773, agli inizi della sua carriera, quando, tra compare anche quello di Vincenzo Pacetti, qualificato formalismi tardo barocchi e recupero ancora soltanto in primis come «restauratore di cose antiche» e poi antiquariale della scultura classica, aveva modellato la «autore di diverse figure di sua invenzione», dunque terracotta dell’ Achille e Pentesilea , con la quale si era non proprio uno scultore, semmai un decoratore. 9) aggiudicato il concorso Balestra per la scultura in Accademia di San Luca. Adottando il convenzionale La preminenza dello scimmiottamento dell’antico procedimento della esplicita citazione delle fonti clas - rispetto all’ideazione aveva riguardato anche signifi - siche, in questo caso Pacetti aveva preso a modello il cative opere d’invenzione e artisti di grande talento, gruppo di Menelao con il corpo di Patroclo per la com - come era stato nel caso del gruppo della Furia di Ata - posizione generale, l’ Alessandro morente degli Uffizi 2 per la testa di Achille e la Flora Farnese per il panneg - che soprattutto affonda le sue radici nel Seicento di gio “bagnato” e aderente di Pentesilea (fig. 2)12) . Bernini e di Algardi. Viceversa, anche in anni avanza - Rispetto alla Furia di Atamante di Flaxman ci troviamo ti, quando una committenza riluttante al nuovo, pre - in un momento antecedente di ben venti anni. E, valentemente di ambito religioso, richiederà all’artista nonostante le teorie di Winckelmann e Mengs siano di perpetuare una sintassi visiva di matrice settecente - già moneta corrente nel contesto romano, la terracot - sca ormai definitivamente tramontata, Pacetti, in asso - ta è paradigmatica di uno stadio ancora embrionale luta libertà e con disinvoltura estrema, saprà licenzia - della riscoperta dell’antico applicata alla scultura d’in - re dei capolavori assoluti, smaccatamente retrò , nel venzione, estremamente vitale per la fluidità e le con - mondo della plastica e della decorazione scultorea. taminazioni estetiche che, in opere come questa, sono Un esempio magistrale ne è la Gloria di angeli (fig.
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