L'eredità Spirituale Di Sebastiano Valfrè
ANNAROSA DORDONI Alle radici della «santità sociale» piemontese dell’Ottocento: l’eredità spirituale di Sebastiano Valfrè Riesce difficile esprimere il zelo che egli mostrò per la salute delle anime. Soccorreva per le strade, per le contrade, pene- trava nelle botteghe, nelle case raccogliendo i fanciulli, spe- cialmente i più cattivi ed ignoranti, i quali radunava insieme, li istruiva col catechismo, loro additava la strada della salute. Quest’ultimo uffizio di catechista esercitò per lo spa- zio di quarant’anni. Confessare, predicare, portar caritatevoli soccorsi negli ospedali, nelle carceri, nelle case dei poveri era sua indefessa occupazione; guadagnò molti peccatori, convertì parecchi ebrei, ritornò alla vera fede moltissimi eretici…1 Con questi tratti don Giovanni Bosco presentava la figura del beato Sebastiano Valfrè, prete della Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo di Torino, uomo di profonda spiritualità e ricercato diret- tore di anime, che esercitò un significativo influsso sulla vita reli- giosa e civile del Piemonte tra il Seicento e il primo decennio del Settecento, come promotore di una vasta azione apostolica e cari- tativa e come consigliere del duca Vittorio Amedeo II.2 Nel sottolineare lo zelo per le anime e la carità operosa don Bosco coglieva indubbiamente gli elementi distintivi della sua fisionomia 1 G. BOSCO, Storia ecclesiastica, in ID., Opere edite, vol. I, Roma, LAS, 1976, pp. 489-490. 2 Su Sebastiano Valfrè (Verduno 1629 – Torino 1710) cfr A. DORDONI, Un maestro di spirito nel Piemonte tra Sei e Settecento. Il padre Sebastiano Valfrè dell’Oratorio di Torino, Milano, Vita e Pensiero, 1992; Oratorio e laboratorio. L’intuizione di san Filippo eri e la figura di Sebastiano Valfrè, edd.
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