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CINEFORUM 2015 / 2016

IL CINEMA ITALIANO: Ritratti d’autore

a cura di Gianni Patricola SCHEDA 1 - Paolo Virzì - TITOLO del film - TUTTA LA VITA DAVANTI - 2008 -

TEMA - La vera protagonista della storia narrata, ambientata in un call center romano, è la precarietà: lavorativa, sentimentale ed esistenziale. Visione tragica sul mondo del lavoro di oggi, dai toni grotteschi e a tratti surreali. Uno dei film più amari di Paolo Virzì.

CAST - nella parte della protagonista dolce, decisa e combattiva - Sabrina Ferilli in un ruolo per lei insolito - Massimo Ghini - .

RICONOSCIMENTI - Nastro d'Argento e il Globo d'oro come miglior film - Ciak d'Oro come miglior film e migliore regia - A Sabrina Ferilli: Ciak d'Oro, Nastro d'Argento, Globo d'oro – A Isabella Ragonese: Premio Biraghi come rivelazione dell'anno – A Micaela Ramazzotti: Premio Kinéo come migliore attrice non protagonista.

L’AUTORE -Paolo Virzì, nato a Livorno nel 1964, è sempre attento a registrare e riportare i cambiamenti della vita sociale del nostro Paese, rielabora a suo modo e con intelligenza la “commedia all’italiana”. Diplomato dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ebbe come suoi insegnanti Gianni Amelio (regista) e Furio Scarpelli (sceneggiatore). Diede il suo primo contributo professionale alla sceneggiatura di Turné (1990) di Gabriele Salvatores. Il suo primo film, da regista è “” (1994) interpretato da Sabrina Ferilli e Massimo Ghini. Il film è la storia di un triangolo sentimentale di ambientazione popolare, sullo sfondo l'irreversibile crisi d'identità della classe operaia. Con questo debutto Virzì mette già in mostra il suo talento nel dirigere gli attori. Il film successivo è “Ferie d'agosto” (1995), interpretato da un cast di rilievo (Silvio Orlando, , Ennio Fantastichini, Sabrina Ferilli, Piero Natoli). È una commedia sulla rivoluzione politica italiana dopo l'avvento del sistema maggioritario, la discesa in campo di Silvio Berlusconi e la conseguente trasformazione di un paese chiamato a schierarsi su due fronti politici contrapposti. Il seguente “Ovosodo” (1997), dal nome di un quartiere di Livorno. La storia ha uno straordinario successo e riesce a conquistare critica e pubblico: la giuria del Festival di Venezia, consegna al regista il Leone d'argento. Nel 2003 filma “Caterina va in città”. La piccola e goffa Caterina, per volontà del padre, viene catapultata dalla tranquilla Montalto di Castro alla caotica Roma, e da sprovveduta provinciale osserva il mondo che la circonda con candore e spaesamento. Nel 2010 esce nelle sale “La prima cosa bella”. Il film viene designato come film rappresentante il cinema italiano alla selezione del Premio Oscar 2011 al miglior film in lingua non inglese, non rientrando tuttavia nella cinquina finale. A gennaio 2014 esce in Italia “Il capitale umano”. Il film affronta il tema della crisi finanziaria e dei valori, che caratterizza l'Italia contemporanea. Riscuote un generale consenso sia di pubblico che di critica e vince sette candidature ai 2014. Il capitale umano viene designato per la elezione al Premio Oscar 2015 come miglior film in lingua non inglese.

IL FILM -

TUTTA LA VITA DAVANTI è liberamente ispirato al libro “Il mondo deve sapere” della scrittrice Michela Murgia, che per scrivere questo libro, si è fatta assumere in incognito in un reale call center. E il testo è una specie di cronistoria di odierna vita reale. Il film prende dal libro e si ispira anche a fatti vissuti o appresi dal regista. Virzì, col suo film, partendo dunque da un contesto reale, ci mostra con ironia e disincanto i problemi sociali che affliggono l’Italia di oggi. Lo stesso regista, presentando il suo lavoro, ha dichiarato che ha voluto fare questo film, non come un’opera di denuncia, ma come un apologo bizzarro e con i toni di amara ironia; mettendo in contrapposizione la cultura umanistica della protagonista Marta e la sottocultura popolare di matrice televisiva di quei nuovi posti di lavoro precario che oggi si offre ai giovani. Marta (interpretata dalla brava attrice esordiente Isabella Ragonese) è costretta, per difficoltà di trovare lavoro, a impiegarsi in un col center, un posto non consono alla sua istruzione: una bella laurea (110 e lode) in filosofia. Subito dopo la lode, messasi alla ricerca di una occupazione al livello del suo titolo di studio, Marta sente dirsi dai selettori del personale, come in un tormentone, la terremo presente… ma nessuno mai l’ha ricontattata.

E il film inizia proprio in maniera surreale, con Marta, che si avvia in tram per il suo primo giorno di lavoro in coll center, sogna ad occhi aperti: un desiderio di spensieratezza e felicità collettiva, fra i passanti, i vigili urbani e financo i portaborse che seguono gli onorevoli. Tutti, sulle note di una canzoncina, ballano e cantano per le strade di Roma. Tutto questo è un anticipo del “tono” col quale verrà raccontata la tragedia umana che esiste nel “fondo” della storia. Arrivata nel precario posto di lavoro la neolaureata trova un ambiente da discoteca in cui Daniela (Sabrina Ferilli) capa delle telefoniste troneggia incitando le ragazze, con tecniche realmente applicate in quegli ambienti che prendono spunto dallo stile americano e giapponese, all’allegria, alla competizione… E Marta incuriosita e divertita inizia le sue telefonate mentre un flash back ci porta al momento della laurea in filosofia e al suo peregrinare tra case editrici e centri culturali… alla fine accetta di fare la “col center” pur di lavorare. Prendendo a pretesto l’elemento umano della emblematica azienda, il cui nome (inventato per il film) è “Multiple Italia” e che commercializza un costoso e inutile elettrodomestico, ci mostra, un “campionario” di personaggi con i loro problemi interiori, come: Claudio (una ottima interpretazione di Massimo Ghini) moderno "caporale" baldanzoso, capo della sezione romana dell’azienda, apparentemente, inarrivabile, forte e cinico direttore, ma in vero debole uomo con i suoi problemi relazionali con figli e moglie dalla quale sta per divorziare. – Daniela (una convincente Sabrina Ferilli) che nel ruolo di capo-telefonista sembra essere una dominatrice sadica, severa e scostante, ma in realtà risulterà una donna sola e fragile. Personaggio negativo quello di Sabrina, perdente ma mascherato da vincente. Dietro tutte le altre persone, telefoniste e venditori, apparentemente motivati e volitivi, si nascondono persone costrette ad autoconvincersi di essere i numero uno. Tutti sono emblemi di individui sintomatici: il simpatico “squinternato” sindacalista che non ha ancora smesso di sognare di poter cambiare le cose, i vincenti che inevitabilmente quando rallenta il risultato delle loro vendite divengono perenti e cinicamente vengono cacciati via dalla azienda senza pietà. Un elemento posto in maniera ironica è una scritta pubblicitaria di una certa società assicuratrice, la “BEN” che di tanto in tanto compare come cartellone pubblicitario nelle inquadrature e che reca la frase scritta ” Ho scelto il benessere di me stesso “. Ciò ci fa capire il senso del film “Tuta la vita davanti”, e ci fa riflettere su come la pubblicità sempre più vuole plagiarci e farci credere che se siamo persone che contano dobbiamo comprare quel prodotto e con slogan promozionali che applicano una specie di psicoterapia, che il lavoro è un pezzo della nostra identità. Marta, dottoressa in filosofia, col suo problema di trovare un lavoro, anche precario, non consono alla sua istruzione, fa da “filo di unione” fra gli ambienti e i personaggi della storia. Si barcamena anche facendo la baby-sitter presso una “sventata” ragazza madre, negata per essere mamma, che le affida la figlia; con lei lavora in quel call center che somiglia ad un villaggio vacanze, tra messaggini motivazionali, canzoncine, balletti e riunioni con premi ed eliminazioni “alla Grande Fratello”. Nel clima di disumana follia lavorativa, unico squarcio di umanità, bello ed emozionante, lo troviamo nella relazione telefonica che si instaura tra Marta e una anziana signora, che non ha i soldi per comprare, ma aiuta Marta a trovare i clienti fra i suoi parenti e amici. Marta la sente una voce “vera”, e in lei è come se si accendesse una “lampadina” che la rende consapevole di questo lavoro ingrato e disumano che svolge. E con una visita di Marta alla vecchia signora si conclude il film.

Il soggetto dell’opera è quindi assolutamente realistico: è la tragedia sociale di oggi, rappresentata con toni comici, a tratti surreali o da fiaba; con questo ci desta sorrisi e molta amarezza per ciò che in esso è contenuto. Paolo Virzì racconta, quindi, con ironia, sensibilità e disincanto, una situazione a tantissimi di noi troppo familiare che sentiamo come una satira feroce ma ironica del mondo del lavoro attuale… Un’unica certezza ci resta: questi giovani hanno ancora tutta la vita davanti a sé, come dice la madre a Marta in un colloquio tra loro, nella speranza che tutta una vita basti!

Esteticamente il film si avvale di un montaggio moderato e scorrevole, una bella fotografia dai toni quasi sempre freddi e con molto uso di “tutto a fuoco”, e di una colonna sonora a volte allegra a volte profondamente drammatica, che ne commentano il dramma.