Assessorato alle Politiche Territoriale e Ambientali

Regione Toscana

PIANO PLURIENNALE DI SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

Dicembre 2008

Provincia di Firenze

INTRODUZIONE pag. 5

CAPITOLO UNO IDENTIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE E DEL LORO SISTEMA pag. 6 1.1 - IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE pag. 6 1.2 - IL SISTEMA DEI SITI DI IMPORTANZA REGIONALE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE E LA TUTELA DEL TERRITORIO. pag. 11 1.2.1 - Il riferimento normativo pag. 11 1.2.2 - Procedure di approvazione dei siti e tempistica pag. 13 1.2.3 - RETE NATURA 2000 - implicazioni sulla gestione territoriale e la tutela della biodiversita’ pag. 15 1.2.4 - L’applicazione nella Provincia di Firenze pag. 18 1.2.5 - Descrizione dei Siti di Importanza Regionale pag. 19 1.3 - LE ZONE DI REPERIMENTO PER AREE PROTETTE INSERITE NEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO (PTC) PROVINCIA DI FIRENZE pag. 29 1.3.1 - Descrizione schematica delle zone di reperimento pag. 31 1.4 - LE NUOVE PROPOSTE PROVINCIALI DI AREE PROTETTE NEL V° PROGRAMMA TRIENNALE REGIONALE PER LE AREE PROTE TTE 2007-2010 pag. 44 1.4.1 Nuove Proposte Provinciali di Aree Protette. pag. 45

CAPITOLO DUE I PRINCIPALI CARATTERI DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE pag. 59 2.1 – STRUMENTI DI GESTIONE, CARATTERISTICHE GENERALI INDIVIDUAZIONE DELLE EMERGENZE pag. 59 2.2 - PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE E CAUSE DI DEGRADO pag. 100 2.3 - LE SPECIE ED GLI HABITAT DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO STATO DELLE CONOSCENZE ED INFORMAZIONI DISPONIBILI pag. 105 2.4 - RISORSE VEGETAZIONALI, FLORISTICHE E FAUNISTICHE NELLA PROVINCIA DI FIRENZE - LA SUDDIVISIONE IN QUATTRO AREE OMOGENEE DEL TERRITORIO PROVINCIALE pag. 107 2.4.1 - e Alto Mugello pag. 107 2.4.2 - Rilievi antiappenninici a nord di Firenze e area del Pratomagno-Valdarno fiorentino pag. 109 2.4.3 - La piana tra Firenze e Prato, il padule di e le Cerbaie pag. 112 2.4.4 - Il Valdarno medio, il Chianti e le colline a sud di Firenze pag. 113

CAPITOLO TRE LE CONDIZIONI SOCIO - ECONOMICHE DEI TERRITORI INTERESSATI DALLE AREE PROTETTE pag. 116

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 1 Provincia di Firenze

3.1 - COMUNITÀ LOCALI E SISTEMA DI AREE PROTETTE: LA DELIMITAZIONE TERRITORIALE PER L’ANALISI SOCIO-ECONOMICA pag. 116 3.1.1 - Sub-sistema Mugello (SEL 9.1) pag. 118 3.1.2 - Sub-sistema Val di Sieve (SEL 9.2) pag. 118 3.1.3 - Sub-sistema Area Fiorentina (SEL 9.3) pag. 118 3.1.4 - Sub-sistema Val’Arno (SEL 9.5) pag. 119 3.1.5 - Sub-sistema Circondario di (SEL 10.1) pag. 119 3.1.6 - Sub-sistema Chianti pag. 119 3.2 - LINEAMENTI DEMOGRAFICI DELLE COMUNITÀ LOCALI INTERESSATE DAL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE pag. 119 3.3 - PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE PRESENTI SUL TERRITORIO pag. 122 3.4 - IL TURISMO pag. 124 3.5 - L’AGRICOLTURA pag. 126 3.5.1 - L’uso agro-forestale del suolo pag. 127 3.5.2 - Le imprese agricole pag. 129 3.5.3 - I sistemi di coltivazione pag. 130 3.5.4 - I sistemi di allevamento del bestiame pag. 132 3.5.5 - Le produzioni di qualità pag. 134 3.5.6 - Le risorse faunistiche pag. 136 3.5.7 - Sintesi degli investimenti nelle aree agroforestali pag. 137 3.5.8 - Il sistema agrituristico pag. 138 3.5.9 – Appendice pag. 143

CAPITOLO QUATTRO I SERVIZI AMBIENTALI pag. 148 4.1 - IL QUADRO D’INSIEME DEI SERVIZI NELLE AREE PROTETTE pag. 148 4.2 - I SERVIZI AMBIENTALI DELLE AREE PROTETTE pag. 150 4.2.1- Le azioni di sistema pag. 150 4.3 - ALTRI SERVIZI PER LA FRUIZIONE pag. 160 4.4 - LA DOMANDA pag. 161

CAPITOLO CINQUE IL SISTEMA ECONOMICO DELLE AREE PROTETTE pag. 164 5.1 - IL QUADRO DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE: SOTTOSISTEMI E CONNESSIONI ATTUALI pag. 164 5.1.1 - Il sottosistema collinare – montano pag. 164 5.1.2 - Il sottosistema di pianura e zone umide pag. 165

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 2 Provincia di Firenze

5.2 - LE OPPORTUNITÀ OCCUPAZIONALI PER IL SISTEMA DI AREE PROTETTE pag. 166 5.3 - VERSO LA COSTRUZIONE DEL SISTEMA PROVINCIALE DI AREE PROTETTE pag. 171

CAPITOLO SEI PROBLEMATICHE EMERGENTI E OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO pag. 173 6.1 - STUDI E RICERCHE: LO STATO DELL’ARTE pag. 173 6.2 - LA RIMOZIONE DELLE CONDIZIONI DI DEGRADO AMBIENTALE, LA QUALIFICAZIONE NATURALISTICA pag. 175 6.3 - LA GESTIONE DELLE AREE PROTETTE E LE POLITICHE DI “SISTEMA” pag. 178 6.4 - LE AREE PROTETTE E LA RETE ECOLOGICA pag. 180 6.5 - LA FRUIZIONE DELLE AREE PROTETTE pag. 182 6.6 - IL LIVELLO AMMINISTRATIVO E GESTIONALE: LE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE COME SISTEMA. pag. 183

CAPITOLO SETTE GLI OBIETTIVI DELLA AZIONE DI PROGRAMMAZIONE pag. 189 7.1 - IMPLICAZIONI DELLA SCELTA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE NELLA PROGRAMMAZIONE PER LE AREE PROTETTE pag. 189 7.2 - IL MODELLO GENERALE “BILANCIO ECONOMICO ECOLOGICO TERRITORIALE” COME GUIDA PER IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE pag. 190 7.2.1 - Gli indicatori socio-economici pag. 193 7.2.2 - Gli indicatori ambientali pag. 194 7.3 - GLI OBIETTIVI DELL’AZIONE DI PROGRAMMAZIONE pag. 196 7.3.1 - Rafforzamento della struttura gestionale del sistema delle aree protette pag. 196 7.3.2 - Visibilità e riconoscibilità aree protette (sentieri, cartelli, porte di accesso) pag. 197 7.3.3 - Rimozione delle minacce di degrado ambientale e di salvaguardia Naturalistica pag. 197 7.3.4 - Dotazione di strutture per la ricettività, la didattica la fruizione delle aree protette pag. 199 7.3.5 - Promozione aree protette pag. 199 7.3.6 - Sviluppo di un sistema unitario di educazione ambientale. pag. 199 7.3.7 - Strutturazione della qualità dell’offerta dei servizi nelle aree protette. pag. 200 7.3.8 - Definizione di una politica attiva di gestione del territorio delle aree protette pag. 201

CAPITOLO OTTO IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE pag. 203 8.1 - FINANZIAMENTI E AREE PROTETTE pag. 203 Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 3 Provincia di Firenze

8.2 - RISORSE DI FINANZIAMENTO ESTERNE E SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO LOCALE: DALL’ANALISI DEGLI STRUMENTI ALL’ATTUAZIONE DELLE STRATEGIE DI PIANO. pag. 205 8.3 - IL RUOLO DELLA PROVINCIA DI FIRENZE NELL’AMBITO DEL COORDINAMENTO E SELEZIONE DEI PROGETTI SOTTOPOSTI A FINANZIAMENTO. pag. 205 8.4 - QUADRO ORGANICO SULLE POSSIBILITÀ DI FINANZIAMENTO PER LA VALORIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL TERRITORIO pag. 208 8.4.1 - Il livello comunitario pag. 208 8.4.2 - Il livello nazionale pag. 216 8.4.3 - Il livello regionale pag. 216

8.5 - I CONTENUTI PROPOSITIVI DEL PIANO PLURIENNALE DI SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO IN UNA LOGICA DI FATTIBILITÀ’ FINANZIARIA: ALCUNE TIPOLOGIE DI FINANZIAMENTO UTILIZZABILI pag. 217 8.5.1 - Principali opportunità di finanziamento di potenziale interesse per i soggetti gestori delle Aree Protette della Provincia di Firenze pag. 217

CAPITOLO NOVE L’EVOLUZIONE DELLE PROGETTUALITA’ SUL TERRITORIO PROVINCIALE E LE AZIONI PROGRAMMATE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE pag. 232 9.1 - L’EVOLUZIONE DELLE PROGETTUALITÀ NELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE pag. 232 9.2 - IL NUOVO REGOLAMENTO PROVINCIALE PER L’ACCESSO AI FINANZIAMENTI REGIONALI E PER L’ISTITUZIONE DELLE AREE NATURALI PROTETTE (A.P.). REGOLE E PRESCRIZIONI. pag. 238

9.3 – I PROGETTI ATTIVATI NELLE SINGOLE AREE PROTETTE NELLA PROVINCIA DI FIRENZE pag. 239

CAPITOLO DIECI LE AZIONI PROGRAMMATE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE pag. 241 10.1 - I PROGETTI DI SISTEMA DELLA PROVINCIA DI FIRENZE VALIDI PER LA DURATA DEL PIANO pag. 242 10.1.1 - I Progetti dipendenti dal V° Programma Reg ionale Triennale delle Aree Protette pag. 248

BIBLIOGRAFIA pag. 252

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 4 Provincia di Firenze

INTRODUZIONE

Il presente Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale (PPSES) delle Aree Protette della Provincia di Firenze si basa fondamentalmente sulle linee guida regionali approvate con Del.G.R. 18 ottobre 1999, n.1156 quali direttive per gli Enti Parco, Nazionali e Regionali, e per le Amministrazioni Provinciali (o Enti de- legati) in quanto soggetti gestori delle Aree Protette. Ulteriori riferimenti metodologici sono stati tratti da altri strumenti legislativi e programmatici , quali gli artt. 14 e 25 della L.n. 394/91, l’art. 2, comma 31, della L.N. 426/98 e gli artt. 13 e 17 della L.R. Toscana 49/95 e i Programmi Triennali Regionali per le Aree Protette che si sono succeduti fino a oggi. Si tratta di atti diversi che sottolineano sempre con maggiore forza l’importanza dei Piani Pluriennali di Sviluppo Economico e So- ciale delle Aree Protette. Accanto alle finalità di conservazione delle risorse naturali e culturali, si sono infatti affiancate quelle della promozione di uno sviluppo economico compatibile, salvaguardando le attività tradizionali, promuovendo le attività ricreative, la valorizzazione e la sperimentazione delle attività produttive compatibili. Una conserva- zione, quindi, da non confondere con il solo concetto di vincolo ma che si esprime come momento dinamico, evolutivo, di crescita e sviluppo sostenibile, ove non di rado è la presenza antropica, con le sue attività tradi- zionali, a mantenere paesaggi ed habitat di notevole interesse naturalistico e culturale. Nel contesto di un prioritario rapporto con le previsioni della L.R. 1/2005 sono stati valorizzati i contenuti di cui all’art.3 della stessa legge ove si prevede che “le azioni di trasformazione del territorio sono soggette a preventive procedure di valutazione degli effetti ambientali previste dalla legge. Le azioni di trasformazione devono essere valutate e analizzate in base ad un bilancio complessivo degli effetti su tutte le risorse essen- ziali del territorio”. In considerazione delle novità introdotte dalla Direttiva 92/43/CEE (e succ. modif.) e dalla L.R.56/2000, il si- stema di riferimento è stato ampliato anche alla rete ecologica regionale di Siti di Importanza Regionale (SIR), che vede nel territorio del Circondario aree di grande interesse naturalistico. L’approccio del gruppo di lavoro è stato quindi quello di non considerare il PPSES solo come uno strumento di programmazione delle attività e dei progetti provinciali per i prossimi anni, ma quale occasione di verifica del sistema locale di aree protette, evidenziandone i valori, i livelli di fruizione/condivisione, comprendendone le problematiche ed evidenziandone le criticità.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 5 Provincia di Firenze

CAPITOLO UNO IDENTIFICAZIONE DELLE AREE PROTETTE E DEL LORO SISTEMA

1.1 IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE.

La Regione Toscana, con il recepimento della legge quadro nazionale sulle Aree Protette (L. 394/91), nella L.R. 49/95 “Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale”, ha innescato un processo di tutela delle risorse naturali della regione che, nel volgere degli anni, ha dato vita ad un insie- me diversificato di esperienze di conservazione della natura. La legge regionale prevede diversi istituti di protezione, dal Parco Provinciale alla Riserva Naturale, fino all’Area Naturale Protetta di Interesse Locale, una novità rispetto agli indirizzi contenuti nella legge 394/91, che coinvolge direttamente i Comuni nell’istituzione e gestione delle Aree Protette ricadenti per estensione ed interesse ambientale e sociale nel territorio comunale. La legge regionale ha previsto anche lo strumento del Programma Triennale Regionale, composto da un Piano di indirizzo e da un provvedimento di riparto finanziario; il Programma Triennale è l’elemento di base a disposizione della Regione, per la programmazione dello sviluppo del sistema delle aree protette, e contiene al suo interno le proposte di nuove aree protette, i criteri e gli indirizzi per gli enti locali che devono procedere alla istituzione delle aree proposte e alla loro gestione. Dal 1995 ad oggi si sono succeduti quattro Programmi Triennali, il primo con Del. C.R. n. 133 del 1 marzo 1995, il secondo con Del C.R. n. 256 del 16 luglio 1997, il terzo con Del.C.R. 26 luglio 2000, n. 176, infine l’ultimo approvato con Del. C.R. n. 154 del 23 novembre 2004. La politica della Regione Toscana in materia di aree protette negli ultimi anni si è concentrata sull’obiettivo della realizzazione di un sistema regionale coerente delle Aree Protette, dove le Province sono individuate quali principali soggetti istituzionali a cui fare riferimento per quanto riguarda la pianificazione, gestione e co- ordinamento delle esperienze a livello provinciale. La creazione di tale sistema regionale, nella visione della Regione Toscana, non si basa, peraltro , esclusi- vamente sull’aggregazione delle diverse esperienze provinciali bensì su una visione più ampia che tende alla creazione di sinergie più ampie che siano trasversali ai confini amministrativi provinciali e che trovino nelle componenti naturali, ambientali e socio-economiche degli elementi che rendono omogenee ed unificanti le diverse esperienze gestionali in atto e di progetto. Fra le iniziative intraprese dalla Regione, per porre le prime basi del sistema, si può fare riferimento agli ultimi riparti delle risorse economiche di bilancio regionale per la gestione delle Aree Protette, che hanno privilegia- to progetti integrati che riunissero più aree protette omogenne tra loro per componenti ambientali o territoriali o per tematiche comuni. L’approccio di sistema è funzionale anche ad una razionalizzazione delle risorse fi- nanziarie disponibili per le Aree Protette. Nel quadro della formazione del sistema si inserisce anche la redazione dei Piani Pluriennali di Sviluppo E- conomico e Sociale delle Aree Protette, la cui redazione deve rifarsi alle linee guida dettate dal Del.G.R. 18 ottobre 1999, n.1156 “Approvazione delle linee guida per la redazione dei Piani Pluriennali di Sviluppo Eco-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 6 Provincia di Firenze nomico e Sociale delle Aree Protette”, quale strumento di programmazione e gestione previsto dalla normati- va nazionale e regionale.

Con il Primo Programma Regionale, nella Provincia di Firenze risultavano essere presenti solo Aree protette di tipo statale, quale la Riserva Statale Vallombrosa e una porzione del Parco Nazionale delle Foreste Ca- sentinesi, e Campigna. Nel contesto di tale programma la Regione Toscana forniva i primi indirizzi per la creazione di quella che è attualemente la Riserva Naturale del Padule di Fucecchio. Con il Secondo Programma Regionale delle Aree Protette 1997/1999, approvato con Del.C.R.256/97, il quadro provinciale risultava già assai diverso con l’inserimento delle proposte di Riserva naturale di Fucec- chio (da avviare a istituzione nell’anno successivo) e delle ANPIL “Montececeri” ( di - 44 ha), “Podere La Querciola” (Comune di - 50 ha), “Poggio Ripaghera – Santa Brigida” (Comune di - 470 ha), “Stagni di Focognano” (Comune di – 63 ha), “Foresta di S. Antonio” (Comune di – 1060 ha).

Nei successivi Programmi ed i corrispondenti aggiornamenti, il quadro delle A.P. si è andato ad ampliarsi e sempre più definirsi, con l’inserimento di nuove proposte e la effettiva istituzione soprattutto di nuove ANPIL, fino ad arrivare con il 3° Programma Triennale Regionale al sistema delle aree protette, dove ci si avviava verso una fase che aveva due principali obiettivi: il consolidamento delle esperienze già in atto e l’ulteriore sviluppo del sistema con le nuove proposte degli enti locali.

Con il 4° Programma Triennale Regionale, infine, si viene a porre maggiormente l’attenzione su due obiet- tivi strategici per la gestione , quello della “ conservazione e la valorizzazione”. Le azioni che portano alla “conservazione” sono da ritenersi più pertinenti e confacenti a ciascuna realtà locale che gestisce direttamente le Aree Protette: in sostanza i Comuni, per le ANPIL, e la Provincia, per le Rieserve naturali, dovrebbero agire attraverso i propri piani strutturali ed attraverso progetti mirati per finali- tà di tutela, salvaguardia e monitoraggio di ogni realtà naturale di propria competenza; mentre per quanto ri- guarda la “valorizzazione”, questa dovrebbe essere sostenuta dalle Provincie, quali artefici essenziali per il coordinamento delle ANPIL ricadenti nei rispettivi territori, in particolare attraverso l’attività di integrazione e promozione delle varie attività e sinergie che sono territorialmente presenti nelle Aree e nelle zone limitrofe, favorendo l’ulteriore sviluppo del Sistema.

Con il quest’ultimo programma , Del. G.R. 154 del 23 novembre 2004, il sistema viene integrato da altre nuove proposte di ANPIL oltre che di ampliamento di aree protette già istituite.

Superficie Tipologia di Area Protetta Nome Comuni (ettari) ANPIL - Area Naturale Protetta di Arno Vecchio Empoli 200 Interesse Locale ANPIL - Area Naturale Protetta di Sasso di Castro e 623 Interesse Locale Monte Beni Firenze, Campi B., ANPIL - Area Naturale Protetta di Corso dell’ Arno , , Lastra a Da definire Interesse Locale Signa Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 7 Provincia di Firenze

ANPIL - Area Naturale Protetta di Alta valle del torrente 207 Interesse Locale Carfalo ANPIL - Area Naturale Protetta di Torrente Terzolle Firenze, , Sesto F.no 1927 Interesse Locale ANPIL - Area Naturale Protetta di Crocicchio dell’oro Campi Bisenzio Da definire Interesse Locale ANPIL - Area Naturale Protetta di Poggio Albergaccio 736 Interesse Locale Gualchiere di Remole ANPIL - Area Naturale Protetta di Antella-Fontesanta Bagno a Ripoli 571 Interesse Locale ANPIL - Area Naturale Protetta di Le Balze Reggello 900 Interesse Locale ANPIL - Area Naturale Protetta di Badia a Passignano 220 Interesse Locale

Tab. 1.1 - Proposte di Aree Protette da istituire nella Provincia di Firenze, comprese nel IV° Progra mma 2004/2007

In particolare per la Provincia di Firenze vengono dettate alcune prescrizioni riferite alle procedure di attua- zione del programma e relativamente alle Anpil da istituire con particolare rilievo per le seguenti situazioni: - ANPIL “Torrente Terzolle” Predisporre prioritariamente un adeguato strumento di gestione, da concordare con le amministrazioni in- teressate. Individuare una rete di relazioni con le altre aree protette della Provincia, con l’obiettivo di co- stituire una sorta di sotto sistema che valorizzi la comunanza di valori naturalistici e ambientali, ma so- prattutto di contiguità territoriale. - ANPIL “Poggio Albergaccio – Gualchiere di Remole” e ANPIL “Antella – Fontesanta” Chiarire gli obiettivi programmatici generali delle due aree protette, al fine di trovare il necessario riscon- treo tra le azioni di tutela previste e gli impegni prioritari in considerazione degli oneri necessari all’effettivo avvio delle ANPIL. - ANPIL “Badia a Passignano” Data la specifica caratterizzazione paesaggistica e storico-culturale dell’area si ritiene opportuno, prima di procedere alla formale istituzione dell’ANPIL, la presentazione di una adeguata documentazione, da sottoporre ad una ulteriore verifica da parte della Consulta regionale, che possa evidenziare la preminen- za delle emergenze naturalistiche, che devono necessariamente essere tutelate con uno strumento spe- cifico, rispetto all’aspetto paesaggistico culturale, le cui prerogative possono essere agevolmente salva- guardate dall’uso appropriato della strumentazione urbanistica corrente. - ANPIL “Crocicchio dell’oro” Necessaria una integrazione della documentazione presentata, in relazione alla relazione programmati- ca. - ANPIL “Sasso di Castro – Montebeni” Non è stata individuata con chiarezza la perimetrazione dell’area protetta né gli obiettivi gestionali. Oc- corre provvedere ad una chiara definizione sia territoriale che programmatica. - ANPIL “Corso dell’Arno” Si rende necessario un ulteriore momento di verifica, coordinato dalla Provincia di Firenze e da sottopor- re al parere della Consulta regionale, che evidenzi le caratteristiche ambientali, naturalistiche, paesaggi-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 8 Provincia di Firenze

stiche e storico-culturali che hanno definito i perimetri delle zone oggetto della proposta, al fine di indivi- duare con precisione sia i limiti dell’ANPIL che le motivazioni che hanno portato all’individuazione dei ter- ritori da sottoporre a regime di Area Protetta. Tra le aree protette già esistenti ed istituite, in particolare, veniva evidenziata la necessità di ampliare il terri- torio della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio nell’area contigua a confine con la Provincia di Pistoia. Nell’arco del Triennio 2004-2007 alcune delle situazioni sovraesposte hanno subito delle evoluzioni come si evince dal IX° Aggiornamento dell’elenco regionale delle A.P., Del. G.R.T. 842 del 26/11/2007, fino a giunge- re all’attuale situazione costituita da 13 Anpil, 1 Riserva Naturale, Una Riserva naturale biogenentica e un Parco nazionale., come di seguito illustrato:

Tipologia di Area Strumenti Superficie Nome Ente gestore Comuni Protetta di gestione (ettari) Prepiano del Parco. Foreste Casenti- Regolamento e Pia- Ente Parco Nazionale del- nesi, Monte Fal- Parco Nazionale no in corso di realiz- le Foreste Casentinesi, San Godenzo, terona e Campi- 3.900 zazione. Piano di Monte Falterona e Campi- Londa gna sviluppo economico gna

e sociale. Corpo Forestale dello Sta- Riserva Naturale Piano di assesta- to - Ufficio Amministrazio- Vallombrosa Reggello 1.270 Biogenetica mento forestale ne Gestione ex A.S.F.D., Vallombrosa Riserva Naturale Provincia di Firenze - Padule di Fu- Regolamento ap- Fucecchio Provinciale Circondario Empolese Val- 25 cecchio provato delsa ANPIL - Area Natu- Regolamento ap- rale Protetta di Inte- Montececeri provato Comune di Fiesole Fiesole 44 resse Locale ANPIL - Area Natu- Poggio Ripaghe- Regolamento ap- Amministrazione Comuna- 817 rale Protetta di Inte- ra – S.Brigida - Pontassieve provato le di Pontassieve resse Locale Valle dell'Inferno Regolamento ap- ANPIL - Area Natu- provato. Piani di ge- Stagni di Foco- Comune di Campi Bisen- Campi Bisen- rale Protetta di Inte- stione annuali. Re- 64 gnano zio zio resse Locale golamento delle oa- si del WWF Italia. Regolamento ap- ANPIL - Area Natu- provato. Piano di Comuni di Reggello, Com. Foresta di rale Protetta di Inte- gestione forestale Mont. Mugello, Alto Mugel- Reggello 929 S.Antonio resse Locale della Comunità lo, Val di Sieve Montana. ANPIL - Area Natu- Podere La Quer- Regolamento ap- Comune di Sesto Fiorenti- Sesto Fioren- rale Protetta di Inte- 56 ciola provato. no tino resse Locale 297 ANPIL - Area Natu- Firenze: Torrente Menso- Regolamento ap- Comuni di Firenze e di Firenze, Fie- rale Protetta di Inte- (147) la provato. Fiesole sole resse Locale Fiesole: (150) ANPIL - Area Natu- Garzaia di Figli- Comune di Figline Valdar- Figline Val- rale Protetta di Inte- Assenti 10 ne no darno resse Locale 1.337 ANPIL - Area Natu- , Calenzano Monti della Cal- Comuni di Calenzano, rale Protetta di Inte- Assenti Barberino (1.316) vana Barberino M.llo resse Locale M.llo Barberino (21) ANPIL - Area Natu- Gabbianello Bo- Regolamento Ap- Comune di Barberino di Barberino di rale Protetta di Inte- 30 scotondo provato. Mugello Mugello resse Locale Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 9 Provincia di Firenze

1970 : Firenze ANPIL - Area Natu- Comuni: Comuni: Regolamento ap- (949), rale Protetta di Inte- Torrente Terzolle Firenze, Sesto F.no e Va- Firenze, Sesto provato Sesto F.no resse Locale glia F.no e Vaglia (998), Vaglia (23) ANPIL - Area Natu- rale Protetta di Inte- Le Balze Assenti Comune di Reggello Reggello 1027 resse Locale ANPIL - Area Natu- Alta Valle del Regolamento ap- rale Protetta di Inte- Comune di Montaione Montaione 222,57 Torrente Carfalo provato resse Locale ANPIL - Area Natu- Sasso di Castro rale Protetta di Inte- Assenti Comune di Firenzuola Firenzuola 623 – Montebeni resse Locale

Tab. 1.2 - Quadro delle Aree Protette istituite nella Provincia di Firenze (relativo al IV° Programma Regionale e l’IX° Ag- giornamento )

fig. 1.1 Aree Protette istituite nella Provincia di Firenze (relativo al IV° Programma Regionale e l’I X° Aggiornamento )

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 10 Provincia di Firenze

Nel 2008, in sede di formazione, da parte della Regione Toscana, del V° Programma triennale regiona- le delle Aree Protette, la Provincia di Firenze, con Delibera del Consiglio Provinciale 16 giugno 2008 n. 101, ha definito le nuove Aree Protette, le quali accanto ad alcune delle proposte rimaste in sospeso dai programmi precedenti vengono presentate per l’approvazione regionale. Tra queste vi sono l’istituzione di una Nuova Riserva Naturale Provinciale in corrispondenza del SIR Giogo – Casaglia, un’ANPIL nel Comune di Vinci sul Montalbano e uno nel Comune di Firenzuola in Zona Sasso di S.Zanobi – Alta Valle del Diaterna e l’adeguamento dei confini dell’Area Contigua della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio a quelli della ZPS, per una più corretta e funzionale gestione dell’area in questione, soprattutto in rapporto ai divieti e vin- coli determinati dai regolamenti sulla caccia e l’agricoltura e dalla gestione della ZPS. Nella stessa Delibera, la Provincia ha promulgato un Regolamento Provinciale – L.R. 49/95 e succ. modif. e integraz. Prescrizioni per l’accesso ai finanziamenti regionali e per l’istituzione della Aree naturali protette (A.P.) - atto a garantire una maggiore efficacia ed efficienza nella gestione della A.P. e lo svolgimento dei relativi adempimenti in materia di accesso ai finanziamenti regionali ed tempi istitutivi della nuove A.P. da parte di tutte le componenti di tale sistema, con maggiore chiarezza e sollecitudine (Vedi Cap. 9)

1.2 IL SISTEMA DEI SITI DI IMPORTANZA REGIONALE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE E LA TUTELA DEL TERRITORIO

1.2.1 Il riferimento normativo

Strettamente collegata al sistema delle aree naturali protette per affinità di scopi, come suffragato dalle due Delibere del 2 dicembre 1996 del Comitato per le aree naturali protette presieduto dal Ministro dell'Ambiente “Approvazione del programma operativo per la Carta della natura” e “Classificazione delle aree protette” con relative integrazioni, da qualche anno è stata istituita anche una rete di habitat ben individuata (ma in possibi- le corso di completamento e modifica soprattutto per quanto attenga alla definizione di un sistema di aree di collegamento ecologico), avente lo scopo di conservare un ben determinato insieme di specie e di habitat, e che prende appunto il nome di rete Natura 2000. Tale sistema però fa riferimento a un corpus legislativo e normativo parallelo, perché cronologicamente successivo, a quello riferibile alle aree naturali protette, per quanto ad esso collegato soprattutto in sede attuativa (ad es., oltre che le due citate Del. 2 dicembre 1996 del comitato per le aree naturali protette, si osservi che nel Piano di Sviluppo Rurale alcune misure previste per la Rete Natura 2000 valgono anche per il sistema di aree naturali protette), così come esso è fondamen- talmente parallelo al corpo di norme riferibili all’esercizio della caccia e della pesca, e viene perciò illustrato nel presente piano in considerazione delle sinergie necessariamente applicabili (e previste anche in sede mormativa) tra i due sistemi, al fine della migliore gestione complessiva delle realtà naturali protette della provincia. Ciò anche in considerazione del fatto che spesso la rete Natura 2000 si sovrappone, almeno par- zialmente, con il sistema di aree naturali protette, ed è possibile, e spesso anche auspicabile, che gli enti gestori delle aree naturali protette svolgano pure il ruolo di gestori dei rispettivi siti d’importanza regionale su cui esse ricadono. Uno dei più importanti riferimenti legislativi in materia di tutela della biodiversità è costituito dalla Convenzio- ne sulla Diversità Biologica approvata a Rio de Janeiro del 1992. In Italia il recepimento di tale importante at- to è avvenuto nel 1994 con la Legge 14 febbraio 1994, n.124 “Ratifica ed esecuzione della convenzione sulla Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 11 Provincia di Firenze biodiversità, con annessi, fatta a Rio de Janeiro il 15 giugno 1992” e con la Deliberazione C.I.P.E. 16 marzo 1994 “Approvazione delle linee strategiche per l’attuazione della Convenzione di Rio de Janeiro e per la re- dazione del Piano Nazionale sulla Biodiversità”. A livello nazionale gli obiettivi di tutela della biodiversità sono stati esplicitati in un Piano Nazionale sulla Bio- diversità (anno 1997) redatto dal Comitato di Consulenza per la Biodiversità e la Bioetica del Ministero dell’Ambiente. A livello comunitario la tutela della Biodiversità costituisce uno degli obiettivi strategici da raggiungere anche attraverso la realizzazione di una rete di zone speciali di conservazione ove siano presenti specie ed habitat di particolare valore a livello europeo. Tale obiettivo è perseguito mediante l’applicazione, negli stati membri, delle direttive: - Direttiva 92/43/CEE (definita direttiva “Habitat”) aggiornata con Direttiva 97/62/CEE - Direttiva 79/409/CEE (definita direttiva “Uccelli”)

Nel 1992 con la Direttiva 92/43/CEE, definita “Direttiva Habitat”, l’Unione Europea ha ribadito l’importanza del mantenimento della biodiversità nel territorio comunitario in quanto “nel territorio europeo degli Stati membri gli habitat naturali non cessano di degradarsi e un numero crescente di specie selvatiche è gravemente mi- nacciato”; per tale motivo “è necessario adottare misure a livello comunitario per la loro conservazione” (con- siderazioni espresse nella Direttiva Habitat). Per il raggiungimento di tale obiettivo l’Unione Europea, mediante la Direttiva Habitat, ha previsto la costitu- zione di una Rete Ecologica Europea di siti (zone speciali di conservazione) denominata Rete Natura 2000. Tale rete, costituita quindi da quelle aree ove sono localizzati habitat e specie rare (elencati negli allegati del- la Direttiva), “dovrà garantire il mantenimento, ovvero all’occorrenza il ripristino, in uno stato soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie interessati nella loro aree di ripartizione naturale”. L’attuazione a livello nazionale delle citate direttive è garantita dal D.P.R. n. 357/97 così come modificato con D.P.R. n. 120/03 e aggiornato negli allegati con Decreto Ministeriale 20 gennaio 1999. Nel 1996 la Regione Toscana, utilizzando le competenze delle Università della Toscana (Progetto Bioitaly), ha individuato, cartografato e schedato 120 Siti classificabili di Importanza Comunitaria, di cui alla Direttiva 92/43/CEE e 18 Zone di Protezione Speciale, di cui alla Direttiva 79/409/CEE1. Oltre a tali SIC e ZPS sono stati individuati ulteriori “siti di interesse regionale” (SIR) e “siti di interesse nazionale” (SIN), nessuno dei quali, però, ricadente in provincia di Firenze. L’individuazione di queste ulteriori aree (SIR e SIN) non è colle- gata all’attuazione della direttiva Habitat , ma costituisce un approfondimento del quadro conoscitivo. Tali siti costituiscono delle aree di grande interesse ambientale ove sono presenti habitat e specie, di flora e fauna, di interesse comunitario o prioritari, la cui conservazione, da realizzarsi attraverso la designazione di zone speciali di conservazione, è ritenuta prioritaria dall’Unione Europea. La Regione Toscana ha recepito la normativa europea e nazionale mediante L.R. n. 56/00 e succ. modif. e integraz.

1 Direttiva 79/409/CEE del 2 aprile 1979 “concernente la conservazione degli uccelli selvatici”. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 12 Provincia di Firenze

1.2.2 Procedure di approvazione dei siti e tempistica

L’individuazione di SIC e ZPS implicava procedimenti di approvazione nettamente diversi. Per i primi si trat- tava inizialmente di pSIC , cioè di proposte di Siti di Importanza Comunitaria avanzate dal Ministero dell’Ambiente all’Unione Europea. L’UE ha verificato la correttezza delle proposte avanzate arrivando alla loro approvazione e quindi al loro inserimento nell’elenco ufficiale dei SIC, come è avvenuto dal 2004 con le Decisioni della Commissione Europea per i SIC delle regioni biogeografiche Continentali e Meditarrenea ed ag- giornato con Decisione del 13/11/07 , recepiti dallo stato italiano con D.M. 25/03/2005, D.M. 05/07/2007 e D.M. 26/03/08. Inoltre con D.M. 03/07/08 è stato aggiornato anche l’elenco dei SIC della regione biogeografica mediterranea, a seguito di analogo aggiornamento della Commisione europea assunto con decisione del 28/03/08. Il Ministero dell’Ambiente, che ha compiti di attuare la competenza statale in materia ambientale, definita dal nostro sistema istituzionale, con DM 17 ottobre 2007 n. 184, ha inoltre indicato i criteri minimi uni- formi per la definizione delle misure di conservazione delle ZSC e delle ZPS, cui le regioni a statuto ordinario devono necessariamente attenersi. La normativa impone che, entro i tre mesi successivi alla approvazione definitiva da parte dell’Unione Euro- pea, la Regione Toscana debba adottare “ le misure di conservazione necessarie che implicano, all'occor- renza, appropriati piani di gestione specifici od integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure rego- lamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali ... presenti nei siti”, “le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate” come previsto dall’art. 4 DPR 8 settembre 1997, n. 357, modificato con il DPR 12 marzo 2003, n.120, “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” . Entro il termine massimo di 6 anni dalla definizione, da parte dell’UE, dell’elenco dei siti, il Ministero dell’Ambiente dovrà designare, con proprio decreto, i SIC quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC); tali aree costituiranno, assieme alle ZSC degli altri paesi membri dell’Unione Europea, la “Rete Ecologica Euro- pea coerente di zone speciali di conservazione, denominata, in concorso con le ZPS, rete NATURA 2000”. Tale rete, costituita quindi da aree nelle quali sono presenti gli habitat elencati nella direttiva o gli habitat di specie di importanza comunitaria “deve garantire il mantenimento ovvero, all’occorrenza, il ripristino, in uno stato soddisfacente, dei tipi di habitat naturali e degli habitat delle specie interessati nella loro area di riparti- zione naturale” (considerazione Direttiva 92/43/CEE). Entro 6 mesi dalla designazione delle Zone Speciali di Conservazione la Regione Toscana dovrà adottare “le misure di conservazione necessarie che implicano, all’occorrenza, appropriati piani di gestione specifici od integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali” (art.4 DPR 357/1997).

Per le ZPS la situazione è diversa: tali zone sono incluse nella Rete Natura 2000 immediatamente dopo la loro designazione da parte del Ministero dell’Ambiente, come confermato dal D.M. 25/3/05 modificato con D.M. 5/7/07. L’iter di cui sopra previsto per i pSIC non è quindi necessario e le opportune misure di conser- vazione devevano essere adottate subito entro sei mesi dalla loro designazione.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 13 Provincia di Firenze

L’ iter per la definizione dei SIC, in considerazione dei contenuti sia dell’art. 3 comma 1 del DPR 8 settembre 1997 n. 357, che prevede che “le Regioni (...) individuano con proprio procedimento i siti in cui si trovano tipi di habitat (...) e habitat delle specie (...)”, sia della decisione di Giunta Regionale n.16 del 9.12.1997 riguar- dante determinazioni relative alle modalità e procedure di recepimento della Direttiva comunitaria Habitat in Toscana, ha comportato la loro proposta con Delib.C.R. n. 342 del 10.11.1998 2. Nell’ambito di tale delibera sono stati verificati i rapporti tra tali siti ed il sistema di Aree Protette ed è stata realizzata una prima verifica delle relazioni tra siti ed attività venatorie e agro-silvo-pastorali. Attualmente sono stati approvati i siti delimi- tati in scala di semidettaglio con la Delibera Consiglio Regionale 21 gennaio 2004, n. 6 “Legge regionale 6 aprile 2000, n. 56 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna). Dovrà però essere attuata una verifica da parte degli Uffici regionali per una riperimetrazione in scala di dettaglio (1:10.000), che comporti anche l’elencazione del particellare catastale incluso, al fine dell’attuazione del PSR, così come disposto dall’art. 2 c. 5 del D.M. 17/10/07. Nel novembre 1998 il Ministero dell’Ambiente sollecitava la Regione Toscana ad ampliare il numero di ZPS in considerazione della procedura d’infrazione in corso da parte della UE relativamente all’applicazione della Direttiva 79/409/CEE in Italia. Con Del. G.R. 1437/98 3 la Regione Toscana ha quindi chiesto la designazione come ZPS di alcuni pSIC , e- levando il numero di ZPS ad un totale di 30 siti. Il quadro complessivo dei SIC e delle ZPS presenti in Toscana e nelle altre regioni italiane è stato riassunto nel Decreto Ministeriale 3 aprile 2000 “Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciali, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE” ove tali aree sono elencati negli allegati A e B. La regione ha inoltre proposto nuovi SIC e ha modificato l’allegato D della L.R. 56/00 mediante Del.C.R. n. 80/07, che però non va a interessare il territorio provinciale fiorentino. Resta da completare la rete Natura 2000 soprattutto attraverso la definizione delle aree di collegamento eco- logico, previste dalla normativa, definizione in corso in parallello alla revisione del PTCP, che dovrà affrontare anche la disciplina a loro carico, in concorso con le province limitrofe e con la regione Emilia Romagna, man- cando a tuttoggi le specifiche direttive previste a livello regionale a livello di PIT. Tali aree sono state al mo- mento individuate dalla provincia, per quanto manchi a tuttoggi anche una rete definita di corridoi ecologici e livello nazionale e regionale. Altre misure che hanno coinvolto le ZPS sono state:

 il Decreto Legge n. 251 del 16 Agosto 2006 "Disposizioni urgenti per assicurare l'adeguamento del- l'ordinamento nazionale alla Direttiva 79/409/CEE in materia di conservazione della fauna selvatica" che prevede tra le altre cose, anche misure di conservazione per le ZPS;  la Delibera G.R. n. 923 del 11-12-2006 e succ. modif. e integraz., di approvazione di misure di con- servazione per la tutela delle Zone di Protezione Speciale (ZPS), ai sensi delle direttive 79/409/CEE, 92/43/CEE e del DPR 357/1997 come modificato con il DPR 120/2003.

2 Del.C.R. 10 novembre 1998, n. 342 “Approvazione siti individuati nel progetto Bioitaly e determinazioni relative all’attuazione della di- rettiva comunitaria “Habitat”. 3 Del. G.R. 23 novembre 1998, n. 1437 “Designazione come zone di protezione speciale di siti classificabili di importanza comunitaria compresi in aree protette” Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 14 Provincia di Firenze

Recentemente, con Delibera G.R. n. 454 del 16-06-2008, la regione ha dato attuazione al D.M. 17.10.2007 del Ministero Ambiente e tutela del Territorio e del Mare - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a zone speciali di conservazione (ZSC) e zone di protezione speciale (ZPS). Infine, con Del.G.P. n. 111/08 si è dato avvio al procedimento di approvazione del piano di gestione del SIC La Calvana, così come disposto dalla Del.G.R. n. 644/04.

1.2.3 RETE NATURA 2000 - implicazioni sulla gestione territoriale e la tutela della biodiversi- ta’

La messa a regime della Rete Natura 2000 avrà positive ricadute sulla tutela della biodiversità nella nostra regione, con implicazioni notevoli nella pianificazione territoriale. Un ruolo peraltro già svolto, in considerazio- ne della realizzazione di progetti LIFE Natura per la conservazione di habitat o specie prioritari e per numero- si interventi già effettuati dal Ministero dell’Ambiente per la tutela dei SIC proposti. Un ruolo fondamentale è delegato alla Regione Toscana che iniziato ad adottare “ le opportune misure per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate ” con la citata Delibera G.R. n. 454 del 16/6/08, che comporteranno l’adozione delle “misure di conservazione necessarie che implicano, all’occorrenza, appropriati piani di gestione specifici od integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali ”; tali misure risulteranno improrogabili an- che per i SIC con la loro futura trasformazione in Zone Speciali di Conservazione . Infatti il DPR 357/97 pre- vede forme di tutela rigorose per le specie faunistiche (art.8) e vegetali (art.9) di cui all’allegato D mentre la tutela delle specie animali e vegetali di cui all’allegato B è collegata alla istituzione e gestione delle Zone Speciali di Conservazione. E’ inoltre prevista un’attività di monitoraggio delle specie e degli habitat, la rego- lamentazione dei prelievi delle specie di cui all’allegato E e la regolamentazione delle introduzioni e reintro- duzioni. Oltre a tali implicazioni la creazione della rete di SIC e ZPS condiziona fortemente la stessa pianificazione territoriale operata ai diversi livelli (comuni, province, ecc.). Tali implicazioni sono fortemente evidenziate dal- lo stesso DPR 357/1997, ed in particolare nell’art. 5 ove si enuncia al comma 1 che “nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di im- portanza comunitaria” (art. 5, comma 1). Inoltre “i proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore... pre- sentano ... alle Regioni ..., nel caso di piani a rilevanza regionale o provinciale, una relazione documentata per individuare e valutare i principali effetti che il piano può avere sui siti di importanza comunitaria, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo” (art. 5 comma 2). La valutazione d’incidenza su tali pia- ni, purché di carattere locale, è stata demandata alle province, le quali possono delegarla a loro volta agli enti parco nazionali per i territori di rispettiva competenza (artt. 3 e 15 della L.R. 56/00). Oltre a ciò vengono sot- toposti a tale atto di valutazione, detta di incidenza, anche quegli interventi che sono “non direttamente con- nessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiunta- mente ad altri interventi.” Lo studio d’incidenza, allegato al progetto proposto, deve essere “volto ad indivi-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 15 Provincia di Firenze duare e valutare ... i principali effetti che detti interventi possono avere ... sul sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi.”

In Toscana tali nuovi strumenti stanno assumendo sempre maggiore importanza nella pianificazione territo- riale. Ne è un esempio l’inserimento della rete Natura 2000 nel Piano Regionale di Azione Ambientale quale strumento a corredo del Piano di Indirizzo Territoriale Regionale (PIT), nei Piani Territoriali di Coordinamento delle Province ed in altri strumenti di pianificazione sovralocale. Un forte condizionamento operato da questi nuovi strumenti sulla pianificazione territoriale, almeno poten- zialmente, deriva dalle nuove procedure di Valutazione di Impatto Ambientale, di valutazione ambientale stra- tegica, di autorizzazione integrata ambientale e di Valutazione di Incidenza. A seguito del DPR 12 aprile 1996 4 e alle Direttive 96/61/CEE e 97/11/CEE la Regione Toscana ha approvato la L.R. 3 novembre 1998, n.79 “Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale”. Tale legge ha comportato numerose novità per l’applicazione della VIA in Toscana. Sono individuate quali autorità com- petenti, per le procedure di VIA, la Regione (opere in allegati A1 e B1), le Province (opere in allegati A2 e B2, opere in allegati A3, B3 qualora ricadano in più Comuni), i Comuni (opere in allegati A3 e B3) o gli Enti Parco (opere in tutti gli allegati A e B qualora ricadano anche parzialmente nel Parco). A tali Enti si aggiungono le Amministrazioni interessate ai sensi dell’art. 8. Tale legge dovrà comunque essere aggiornata in base alla nuova normativa subentrata col D.lgs. 152/06 e succ. modif. e integraz. La legge sottopone a obbligatoria procedura di V.I.A. i progetti relativi a numerose categorie di opere incluse negli allegati A1, A2 ed A3 della Legge regionale, mentre sottopone a V.I.A. solo dopo una procedura di veri- fica di cui all’art. 11, i progetti relativi a categorie di opere incluse negli allegati B1, B2 e B3. In totale si tratta di 37 categorie di opere incluse negli allegati A (procedura di V.I.A. obbligatoria) e 75 cate- gorie di opere incluse negli allegati B (eventuale procedura di V.I.A. dopo verifica).

La Legge regionale prevede comunque la procedura di V.I.A. obbligatoria per tutte le 112 categorie di opere, con una riduzione delle soglie dimensionali del 50%, qualora ricadenti anche parzialmente in: - Aree naturali protette e relative aree contigue - Siti di Importanza Comunitaria (SIC) o Zone speciali di conservazione (ZSC) - Aree di maggiore tutela individuate nei PTC provinciali e Piani Strutturali comunali

Si tratta di un elemento positivo in grado di meglio tutelare le aree di maggiore importanza ambientale della Toscana ed i SIC in particolare. Di estremo interesse risulta la procedura di Valutazione di Incidenza di piani o progetti sui Siti di Importanza Comunitaria individuata dall’art. 5 del DPR 357/97, ribadita, per quanto attiene alla sola valutazione di piani e programmi, dalla L.R. 56/2000 5 (art. 15) sulla tutela della biodiversità. Si tratta di effettuare una valutazione dell’incidenza dell’opera o del piano esclusivamente sulla conservazio- ne delle specie e/o degli habitat presenti nel Sito di Importanza Comunitaria. La L.R. 56/2000 ha ampliato ta-

4 DPR 12 aprile 1996 “Atto di indirizzo e coordinamento per l’attuazione dell’art.40, comma 1, della Legge 22 febbraio 1994, n.146, con- cernente disposizioni in materia di impatto ambientale”

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 16 Provincia di Firenze le obbligo a SIC, ZPS, SIN, e SIR. Gli stessi atti di pianificazione di settore “ ivi compresi i piani sovracomunali agricoli, forestali e faunistico venatori … aventi effetti sui Siti di Importanza Regionale …” devono contenere una relazione di incidenza “tesa ad individuare i principali effetti che il piano può avere sul sito interessato, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo ”. Un piano o un progetto può comunque essere autorizzato anche con una valutazione di incidenza negativa qualora la sua realizzazione sia legata a motivazioni “di rilevante interesse pubblico” o “per esigenze connes- se con la salute dell’uomo e la sicurezza pubblica o con esigenze di primaria importanza per l’ambiente”. De- ve essere comunque dimostrata la mancanza di soluzioni alternative e devono essere adottate le necessarie misure compensative. La L.R. 56/2000 oltre ad estendere a tutti i Siti di Interesse Regionale le norme di cui al DPR 357/97, attri- buisce ai Parchi e alle Province le competenze sul monitoraggio, la gestione e la conservazione di tali Siti e dei rispettivi habitat e specie. Nell’ambito di tale legge sono state individuati nuovi habitat e specie non ri- comprese negli allegati delle direttive comunitarie ma considerate di elevato interesse regionale. La legge ha quindi voluto strutturarsi come una sorta di Direttiva Habitat regionale per valorizzare le peculiarità naturalisti- che del nostro territorio. Nell’ambito della L.R. 56/2000 di estremo interesse risultano i nuovi elementi per la tutela della biodiversità individuati nei “Geotopi di Importanza Regionale” (art.11). Le “Aree di collegamento ecologico funzionale” (art.10) costituiscono recepimento del disposto di cui all’art. 10 della Dir.CE n. 43/92 e di cui all’art. 3 c. 3 del D.P.R. n. 357/97. Tali aree rappresentano corridoi ecologici di estrema importanza per la tutela della biodi- versità in grado di realizzare un’efficace messa “in rete” delle diverse aree di maggior interesse naturalistico (dette nodi) della nostra regione, e che non necessariamente corrispondono perfettamente al sistema di Aree Protette e al sistema dei Siti di Interesse Regionale. Tali aree sono state distinte, negli elaborati prodotti dall’apposito studio effettuato dalla provincia, in: - aree della rete dei corsi idrici - aree della rete delle zone umide - aree della rete delle aree aperte - aree della rete dei boschi - aree rete degli arbusteti (quest’ultima priva di nodi).

E’ stata inoltre fatta una prima mappatura degli ambienti ipogei (includente anche le cavità epigee, ma co- munque idonee alla vita di Chirotteri): per essi, mancando una mappatura di sufficiente dettaglio e omogenei- tà, a causa della scarsità di dati a disposizione, peraltro difficilmente reperibili a causa della difficoltà di cen- sire le varie popolazioni di Chirotteri, non si è potuta ricostruire una vera rete. Oltre alle norme citate, la Regione Toscana ha approvato, nell’ambito dell’applicazione della L.R. 56/2000, ulteriori atti normativi, tesi a definire e a dare indicazioni sempre più dettagliate e precise al fine della tutela e conservazione dei SIR e della loro gestione, quali: - Del. G.R. 21 ottobre 2002, n.1148 “L.R. 56/2000 – Indicazioni tecniche per l’individuazione e la piani- ficazione delle aree di collegamento ecologico”.

5 L.R. 6 aprile 2000, n.56 “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche – Modifiche alla legge regionale 23 gennaio Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 17 Provincia di Firenze

- Del.C.R. 29 gennaio 2002, n.18 “L.R.56/2000 (…) – Individuazione di nuovi siti di importanza regio- nale e modifica dell’allegato D”. - Del. G.R. 5 luglio 2004, n. 644 “Attuazione art. 12, comma 1, lett.a) della L.R.56/2000. Approvazione norme tecniche relative alle forme e alle modalità di tutela e conservazione dei Siti di Importanza Re- gionale (SIR).

1.2.4 L’applicazione nella Provincia di Firenze

Attualmente la Provincia di Firenze risulta caratterizzata dalla presenza di numerosi Siti di Importanza Regio- nale (SIC e ZPS) per un totale di circa 32.600 ettari (fonte: Del. C.R. 6/2004). Tale sistema è stato inserito quale invariante strutturale nei recenti strumenti di Piano di Indirizzo Territoriale (PIT) della Regione Toscana e nel Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Firenze. Solo in par- te tale sistema risulta sovrapporsi al sistema delle Aree protette della Provincia di Firenze. Nell’ambito della Del.C.R. 10 novembre 1998, n. 342 di approvazione del progetto Bioitaly e dei relativi SIR è stata realizzata una sintetica descrizione delle loro caratteristiche ambientali e naturalistiche e delle principali problematiche di conservazione. Oltre alla tutela attuata nell’ambito degli strumenti di area vasta e nelle procedure di VIA e di Valutazione di incidenza, i principali strumenti di gestione della rete Natura 2000 sono costituiti dai piani di gestione, quando essi risultino effettivamente necessari. Essi devono attenersi anche alle linee guida per i piani di gestione, re- datte dal Ministero dell’Ambiente, e che considerano la variabilità biogeografica della penisola.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 18 Provincia di Firenze

fig. 1.2 - Siti di Importanza Regionale (SIR) e Siti di Interesse Comunitario (SIC) nella Provincia di Firenze

1.2.5 Descrizione dei Siti di Importanza Regionale

1 > I Siti ricadenti interamente nel territorio della Provincia di Firenze

Superficie SIR Codice Tipologia Nome Comuni interessati Ettari P.so della Raticosa, 35 IT5140001 SIR, SIC Sassi di S. Zanobi e Firenzuola 2.213,85 della Mantesca Sas so di Castro e 36 IT5140002 SIR, SIC Firenzuola 811,15 Monte Beni

37 IT5140003 SIR, SIC Conca di Firenzuola Firenzuola 2.336,81

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 19 Provincia di Firenze

Palazzuolo sul Senio, Giogo - Colla di 38 IT5140004 SIR, SIC Firenzuola, Borgo 6.114,61 Casaglia S.Lorenzo, Muraglione - Acqua S.Godenzo, Marradi, 39 IT5140005 SIR, SIC 4.882,78 Cheta Sesto Fiorentino, 42 IT5140008 SIR, SIC Monte Morello Vaglia, Calenzano, 4.173,89 Firenze Poggio Ripaghera - Pontassieve, Borgo 43 IT5140009 SIR, SIC 417,95 Santa Brigida S.Lorenzo Campi Bisenzio, Signa, Stagni della Piana 45 IT5140011 SIR, SIC, ZPS Sesto Fiorentino, 1.328,39 Fiorentina Firenze IT5140012 Vallombrosa e 2 697 46 SIR, SIC Reggello, Bosco di S. Antonio

Tab.1.2/I Siti che ricadono interamente nel territorio provinciale

SIR, SIC 35 IT5140001 "Passo della Raticosa, Sassi di S. Zanobi e della Mantesca"

Estensione (ha): 2.213,85 Comuni: Firenzuola Descrizione: Il sito si caratterizza per la presenza di rilievi calcarei (M.Canda) od ofiolici (Rocca di Cavrenno, Sasso di San Zanobi, Sasso della Mantesca), emergenti in una matrice paesistica con una forte connotazio- ne ad agroecosistemi montani tradizionali. Si tratta quindi di un paesaggio agricolo montano, in parte interessato da rapidi processi di abbandono e di ricolonizzazione arbustiva ed arborea. Il risultato di tali processi dinamici è la creazione di un paesaggio assai mosaicato, costituito da praterie di origine secondaria pascolate, modesti appezzamenti coltivati, arbusteti e boscaglie su prati permanenti e coltivi abbandonati, boschi di latifoglie (prevalentemente cerrete e faggete) e caratteristiche formazioni vegetali delle rupi. Queste ultime non di rado costituiscono vere emergenze geo- morfologiche. Tra gli habitat di maggiore interesse sono da segnalare le Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neu- tro-basofilo (Festuco-Brometea) e le Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis- Sanguisorba officinalis): due habitat di interesse regionale (L.R. 56/2000), il primo dei quali classificato anche come prioritario in base alla Direttiva 92/43/CEE. Da segnalare inoltre la sporadica presenza di pinnacoli ofio- litici con flora serpentinicola e boschetti mesofili relittuali (con Fraxinus oxycarpa , Acer monspessulanum , Rhamnus catharticus ) nei versanti settentrionali. Il sito è parte fondamentale di una delle principali roccaforti, a scala regionale, per varie specie ornitiche mi- nacciate legate a praterie di origine secondaria e pascoli, attualmente in regressione o con trend sconosciuto. Tra le specie di avifauna di maggiore interesse si segnalano il biancone ( Circaetus gallicus ), forse nidificante in modo irregolare, e l’ortolano ( Emberiza hortulana ), per quanto da alcuni anni non più segnalato. Da notare la presenza di importanti popolamenti di Anfibi, legati alla permanenza di un articolato sistema di pozze per l’abbeverata del bestiame.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 20 Provincia di Firenze

SIR, SIC 36 IT5140002 "Sasso di Castro e Monte Beni"

Estensione (ha): 811,15 Comuni : Firenzuola Descrizione : Il sito comprende i caratteristici rilievi del Sasso di Castro e di Monte Beni, situati nell’alto baci- no del Torrente Savena, presso il paese di Covigliaio. Una matrice boscata a dominanza di latifoglie e conife- re, e peculiari rilievi ofiolitici, con versanti a volte nudi ed acclivi, caratterizzano il sito in oggetto. Alle faggete dei versanti settentrionali ed occidentali si contrappongono i densi rimboschimenti dei versanti orientali del Sasso di Castro e di Monte Beni (a prevalenza di abete americano e abete bianco). Presso Covigliaio gli a- groecosistemi e le aree di pascolo costituiscono una testimonianza delle passate attività agro-pastorali mon- tane, oggi in parte ridotte (densi arbusteti si localizzano nelle aree abbandonate). Sui versanti erosi del Sasso di Castro e del Monte Beni si sviluppano invece interessanti formazioni erbacee ed arbustive serpentinicole, con specie di flora rare o endemiche. Parte del SIR è interessato dalla presenza di un bacino estrattivo (Loc. Selva). Tra le formazioni vegetali di maggiore interesse emergono quattro habitat prioritari: le Lande secche, le Pra- terie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo (Festuco-Brometea), le Formazioni discontinue semirupestri di suffrutici, suffrutici succulenti e erbe perenni (Alysso alyssoidis-Sedion albi), e i caratteristici Boschi misti di latifoglie mesofile dei macereti e dei valloni su substrato calcareo (Tilio-Acerion). Da segnalare la presenza di formazioni serpentinicole dei litosuoli e le dense cenosi a Genista radiata, particolarmente svi- luppate nel versante sud-occidentale del Monte Beni. Tra le emergenze faunistiche sono da segnalare le popolazioni di specie ornitiche rupicole e legate alle prate- rie montane, i popolamenti di Anfibi legati alla permanenza di un buon sistema di pozze per il bestiame e il lupo ( Canis lupus ),L la cui presenza è legata anche alla ricca presenza di ungulati (presente anche il muflo- ne). L’intero complesso Sasso di Castro – Monte Beni è inoltre da segnalare come emergenza geomorfologica.

SIR, SIC 37 IT5140003 "Conca di Firenzuola "

Estensione (ha): 2.336,81 Comuni: Firenzuola Descrizione : Il sito comprende gran parte del bacino del Torrente Violla, tributario del Fiume Santerno, ed una parte dell’alto bacino di questo secondo fiume, in particolare gli affluenti Risano e Riccianica. L’elemento peculiare del sito è costituito dalla presenza di estesi agroecosistemi montani tradizionali, con prati-pascolo, seminativi, elementi lineari (filari alberati, siepi, ecc.), boschi di latifoglie (prevalentemente cerrete), ed impor- tanti ecosistemi fluviali montani. Gli elementi di maggiore interesse vegetazionale e floristico sono infatti legati agli ambienti prativi, quali gli habitat di interesse regionale Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo (Festuco- Brometea) (habitat prioritario) e Praterie magre da fieno a bassa altitudine (Alopecurus pratensis- Sanguisorba officinalis), e agli ecosistemi fluviali con la presenza dell’habitat di interesse regionale Boschi

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 21 Provincia di Firenze ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra. Nell’ambito degli ecosistemi ripariali è da evi- denziare la presenza dei caratteristici popolamenti ripariali a olivello spinoso ( Hippophae rhamnoides ), in par- ticolare negli alvei ghiaiosi del Torrente Violla. Elevato è l’interesse faunistico del sito. Vi nidificano infatti varie specie ornitiche minacciate legate a praterie di origine secondaria e a pascoli, attualmente in regressione o con trend sconosciuto. Da segnalare ad e- sempio l’ortolano ( Emberiza hortulana ), non più ultimamente segnalato, la bigia grossa (Sylvia hortensis ), specie quest’ultima seriamente minacciata di estinzione in Toscana e in diminuzione su tutto l’areale. Tra i rapaci si segnala la presenza dell’aquila reale ( Aquila chrysaetos), con alcuni individui provenienti dai siti a- diacenti che utilizzano l’area come territorio di caccia, ed il biancone ( Circaetus gallicus ), probabilmente nidi- ficante nel sito o nei suoi immediati dintorni. Negli ecosistemi fluviali merita segnalare la presenza del gambe- ro di fiume ( Austropotamobius pallipes ). La presenza del lupo Canis lupus conferma l’elevata importanza na- turalistica dell’area.

SIR, SIC 38 IT5140004 "Giogo - Colla di Casaglia"

Estensione (ha): 6.114,61 Comuni : , Firenzuola, Borgo S.Lorenzo, Marradi Descrizione: Ampio sito montano esteso a comprendere l’area demaniale “Giogo-Casaglia”. Si tratta di un vasto territorio, in gran parte boscato, situato nell’alto bacino dei torrenti Veccione e Rovigo a comprendere i versanti settentrionali del crinale appenninico che dal Passo del Giogo si estende sino alla Colla di Casaglia. La densa matrice forestale caratterizza fortemente il sito, boschi di faggio, di castagno e rimboschimenti di conifere solo a tratti lasciano il posto a prati-pascolo ancora utilizzati o in abbandono. Gli ecosistemi fluviali montani costituiscono il secondo elemento peculiare dell’area, presentando alti livelli di naturalità e popola- menti ittici autoctoni. Gli elementi di maggiore interesse vegetazionale e floristico sono legati agli ambienti prativi, quali gli habitat di interesse regionale Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo ( Festuco-Brometea ) (habitat prioritario) e Praterie magre da fieno a bassa altitudine ( Alopecurus pratensis-Sanguisorba officina- lis ), e agli ecosistemi fluviali con la presenza dell’habitat di interesse regionale Boschi ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra. L’area, per il sua scarso disturbo antropico, risulta di grande importanza per il lupo ( Canis lupus ). Risulta di estremo interesse anche per importanti presenze ornitiche legate agli ambienti rupestri e agli agroecosistemi montani, ad esempio bigia grossa Sylvia hortensis . Tra i rapaci da segnalare la presenza dell’aquila reale ( A- quila chrysaetos ) e del gufo reale ( Bubo bubo ), quest’ultima specie estinta come nidificante in tempi recenti. Tra le specie degli habitat dei torrenti e degli impluvi sono segnalati rispettivamente il gambero di fiume ( Au- stropotamobius pallipes ) e l’ululone ( Bombina pachypus ). Interessante infine la presenza, tra i Chirotteri, del- la nottola di Leisler Nyctalus leisleri.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 22 Provincia di Firenze

SIR, SIC 39 IT5140005 "Muraglione - Acqua Cheta"

Estensione (ha): 4.882,78 Comuni : S.Godenzo, Marradi, Dicomano. Descrizione: Sito montano in gran parte compreso nell’alta valle del Fosso Acqua Cheta, in parte compreso nel Parco Nazionale “Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”. Si tratta di un’area caratterizzata dallo scarso disturbo antropico, da una matrice forestale particolarmente estesa e continua e da ecosistemi fluviali di elevata qualità complessiva. Gli elementi di maggiore interesse vegetazionale e floristico sono legati agli ambienti prativi, quali gli habitat di interesse regionale Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo ( Festuco-Brometea ) (habitat prioritario), e agli ecosistemi fluviali, con la presenza dell’habitat di interesse regionale Boschi ripari a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra. L’area, per il suo scarso disturbo antropico, risulta di grande importanza per il lupo ( Canis lupus) . Tra le spe- cie degli ecosistemi fluviali è da segnalare la presenza del gambero di fiume ( Austropotamobius pallipes ), mentre tra le specie legate ambienti aperti è presente averla piccola ( Lanius collurio ); codirossone ( Monticola saxatilis ) e culbianco ( Oenanthe oenanthe ), segnalati nidificanti negli anni ’80, sono emergenze avifaunisti- che oggi da confermare.

SIR, SIC 42 IT5140008 "Monte Morello"

Estensione (ha): 4.173,89 Comuni: Sesto Fiorentino, Vaglia, Calenzano, Firenze. Descrizione : Il SIR interessa, quasi totalmente, il rilievo di Monte Morello, caratteristico elemento di riferi- mento nel paesaggio fiorentino. Si tratta di un’area storicamente trasformata dall’uomo, ove coltivi terrazzati ad olivo, prati pascolo e querceti cedui si alternano a vasti rimboschimenti di conifere. Parte delle praterie di origine secondaria risultano oggi trasformate in arbusteti, a seguito dei processi di abbandono del pascolo. Numerosi corsi d’acqua minori attraversano il sito, mentre nuclei abitati sparsi ed aree estrattive caratterizza- no le porzioni a maggiore antropizzazione. Gli elementi di maggiore interesse vegetazionale e floristico sono legati agli ambienti prativi relitti, con parti- colare riferimento a quelli su substrati basici (alberese) come le Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo ( Festuco-Brometea ) (habitat prioritario). L’area si caratterizza per la presenza di popolamenti di erpetofauna ed entomofauna di discreto interesse conservazionistico. Tra i primi sono da segnalare l’ululone ( Bombina pachypus ), la raganella ( Hyla arborea ), la salamandrina dagli occhiali ( Salamandrina terdigitata ), il tritone crestato italiano ( Triturus carnifex ); tra i se- condi, ad esempio, gli endemismi Duvalius bernii e Leptotyphlus fiorentinus . Da segnalare inoltre la presenza del gambero di fiume ( Austropotamobius pallipes ) e, tra le specie di avifau- na di maggiore interesse, la bigia grossa Sylvia hortensis , specie seriamente minacciata di estinzione in To- scana e in diminuzione su tutto l’areale.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 23 Provincia di Firenze

SIR, SIC 43 IT5140009 "Poggio Ripaghera - Santa Brigida"

Estensione (ha): 417,95 Comuni: Pontassieve, Borgo S.Lorenzo. Descrizione: Il sito si localizza nei versanti meridionali e occidentali del complesso del Monte Giovi. In parti- colare interessa i rilievi del Poggio Abetina e del Poggio Ripaghera e l’alta Valle del fosso del Caprile. Anche tale sito, per la sua vicinanza all’area fiorentina e al centro abitato di Pontassieve, si caratterizza per uno sto- rico utilizzo antropico, testimoniato dalla presenza di aree agricole, ex pascoli, nuclei rurali sparsi, boschi ce- dui fortemente utilizzati, castagneti e densi rimboschimenti. Le aree aperte e gli arbusteti si inseriscono nell’ambito di una continua matrice forestale prevalentemente dominata dai castagneti cedui. Pur essendo situato in un contesto fortemente antropizzato il sito presenta interessanti peculiarità vegetazio- nali e floristiche. Tra le prime sono da segnalare due habitat prioritari, legati a stadi di degradazione, quali le Lande secche e le Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo ( Festuco-Brometea ). A que- ste si aggiungono alcune interessanti formazioni forestali come le Faggete eterotopiche relitte con caratteri- stici popolamenti floristici, situate nell’alta Valle del fosso del Caprile. Da segnalare, in loc. Poggio Ripaghera, i primi rimboschimenti effettuati in Toscana di abete americano Pseudotsuga menziesii , di elevato interesse storico. Di particolare valore floristico risultano invece gli arbusteti a cisto laurino ( Cistus laurifolius ) situati nei versanti soprastanti l’abitato di Santa Brigida. Si tratta di una specie rara, presente in Italia esclusivamente nella sta- zione del versante meridionale del Poggio Ripaghera. All’interno dei popolamenti faunistici, si segnala la presenza del gambero di fiume ( Austropotamobius palli- pes ), nell’alto corso del fosso del Caprile, di quattro specie di picchi (compreso il picchio rosso minore Picoi- des minor ) e le limitate popolazioni di specie di uccelli legate alle residue zone aperte, come ad esempio a- verla piccola Lanius collurio. Il sito è in gran parte compreso nell’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno”.

SIR, SIC, ZPS 45 IT5140011 "Stagni della Piana Fiorentina"

Estensione (ha): 1.328,39 Comuni: Campi Bisenzio, Signa, Sesto Fiorentino, Firenze. Descrizione: Il sito si localizza, con una serie di nuclei separati, nell’ambito della piana fiorentina. Si tratta di numerose aree umide relittuali (stagni, laghetti, prati umidi, canneti) raggruppabili in quattro aree principali: stagni dei Renai di Signa, stagni dei Colli Alti di Signa, stagni della piana di Campi Bisenzio, stagni della pia- na di Sesto Fiorentino. Una limitata porzione del sito risulta compresa nell’ANPIL “Stagni di Focognano” (Comune di Campi Bisen- zio) e in quello della Querciola (Comune di Sesto f.no). L’elemento più caratteristico è legato alla natura relittuale o artificiale delle aree umide, nell’ambito di un terri- torio fortemente antropizzato ed urbanizzato. Oltre agli specchi d’acqua e ai canneti sono presenti anche pra- ti acquitrinosi, incolti e prati pascolo di particolare interesse naturalistico.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 24 Provincia di Firenze

Dal punto di vista vegetazionale gli elementi di maggiore interesse sono legati a due habitat igrofili quali Ac- que con vegetazione flottante dominata da idrofite appartenenti a Ranunculus subg . Batrachium e Boschi ri- parii a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P.nigra , entrambi habitat di interesse regionale. Tra le specie di flora sono da segnalare alcuni interessanti relitti degli ambienti umidi quali ad esempio Stachys palustris , Eleocharis palustris , Orchis laxiflora e Ranunculus ophioglossifolius . Il sistema di aree umide interne al sito costituisce un’area di notevole importanza per l’avifauna acquatica, soprattutto per la sosta di numerose specie migratrici ma anche per lo svernamento e/o la nidificazione di al- cune specie. Di particolare importanza la presenza di popolazioni di Ardeidi nidificanti in due colonie localiz- zate all’interno o in prossimità del sito; da segnalare la presenza della moretta tabaccata Aythya nyroca (mi- gratrice, svernante irregolare).

SIR, SIC 46 IT5140012 "Vallombrosa e Bosco di S. Antonio"

Comuni: Reggello, Pelago Descrizione: Il sito si localizza nei versanti meridionali ed occidentali del complesso del Pratomagno, con una vasta estensione nell’alta Valle di S.Antonio. Si tratta di una zona montana caratterizzata da una conti- nua matrice forestale a dominanza di latifoglie (prevalentemente faggete), di rimboschimenti di conifere e di boschi misti. Ridotte superfici sono interessate da praterie di origine secondaria (in particolare presso il crina- le) e da affioramenti rocciosi. Non di rado gli stessi rimboschimenti assumono un importante valore storico (ad esempio nell’arboreto di Vallombrosa e nei versanti circostanti). Di particolare interesse risulta la Valle di S. Antonio, caratterizzata da elevati livelli di naturalità, da scarso disturbo antropico e da ecosistemi torrentizi in ottimo stato di conservazione (Borro di S. Antonio). Gli aspetti vegetazionali di maggiore interesse sono legati alla presenza di tre habitat prioritari legati alle for- mazioni forestali (Boschi a dominanza di faggio e/o querce degli Appennini con Ilex e Taxus ; Boschi a domi- nanza di faggio con Abies alba degli Appennini) o alle tipologie prative (Praterie acidofitiche del piano subal- pino e montano a dominanza di Nardus stricta ) o cespugliose (Brughiere xeriche). Lo scarso disturbo antropico consente la presenza del lupo ( Canis lupus ). Da segnalare la presenza dell’ululone ( Bombina pachypus ), nelle zone più umide, e del rampichino alpestre ( Certhia familiaris ) nei rim- boschimenti di conifere: il sito comprende una parte significativa di uno dei tre nuclei toscani della specie. L’area risulta in parte compresa nella Riserva Statale “Vallombrosa” e nell’ANPIL “Foresta di S. Antonio”.

2 > I siti che ricadono parzialmente nel territorio provinciale

Comuni interessati Superficie SIR Codice Tipologia Nome in Provincia di totale ha Firenze Fucecchio, Cerreto 34 IT5130007 SIR, pSIC, ZPS Padule di Fucecchio 2.085,37 Guidi

63 IT5160003 SIR, pSIC,ZPS Cerbaie Fucecchio 6.504,41

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Calenzano, 40 IT5150001 SIR, pSIC La Calvana 4.990,8

Bosco di Chiusi e 44 IT5140010 SIR, pSIC, ZPS Cerreto Guidi 418,84 Paduletta di Ramone Crinale M. Falterona - 69 IT5180001 SIR, pSIC M. Falco – M. S.Godenzo 201,08 Gabrendo Foreste alto bacino 70 IT5180002 SIR, pSIC S.Godenzo 10.395,51 dell’Arno Camaldoli, Scodella, 72 IT5180004 SIR, ZPS Campigna, Badia S.Godenzo 2.156,65 Prataglia , 88 IT5190002 SIR, pSIC Monti del Chianti 7.941,04 ;

Tab. 1.2/2 Siti che ricadono parzialmente nel territorio provinciale

SIR, SIC, ZPS 34 IT5130007 "Padule di Fucecchio"

Comuni: Fucecchio, Cerreto Guidi Descrizione: Il Padule di Fucecchio è la più estesa zona umida interna dell’Italia peninsulare: si tratta di un ampio sito caratterizzato dalla presenza di una area palustre con vasti canneti alternati a chiari. Nel sito sono presenti anche sistemi di canali e di corsi d’acqua, boschetti igrofili, rimboschimenti di latifoglie ed aree agri- cole. Le formazioni di elofite (a cannuccia di palude Phragmites australis o a Eleocharis palustris) e le formazioni di pleustofite natanti costituiscono la principale emergenza vegetazionale. Numerose le specie di flora rare o di interesse conservazionistico quali ad esempio Baldellia ranunculoides, Hottonia palustris , Nymphoides pelta- ta , Sagittaria sagittifolia, Vallisneria spiralis , Ludwigia palustris , ecc. Elevatissimo risulta l’interesse avifaunistico. Il Padule ospita infatti la maggiore colonia di Ardeidi dell’Italia peninsulare (quattro specie), e una colonia monospecifica di airone rosso ( Ardea purpurea ). Tra le altre spe- cie nidificanti sono da segnalare mignattaio ( Plegadis falcinellus ), falco di palude ( Circus aeruginosus ) e sa- laciaiola ( Locustella luscinioides ). La moretta tabaccata ( Aythya nyroca ), presente con probabili casi di nidifi- cazione negli anni ’80, attualmente è segnalata solo come migratrice. Da segnalare la presenza del topolino delle risaie Micromys minutus, con una delle pochissime popolazioni dell’Italia peninsulare. Una limitata porzione del sito risulta compresa nella Riserva Naturale Provinciale “Padule di Fucecchio”.

SIR, SIC, ZPS 63 IT5160003 "Cerbaie"

Comuni: Fucecchio Descrizione: Il sito in parte è compreso nelle Riserve Statali di “Montefalcone” e “Poggio Adorno”, ricadenti in provincia di Pisa, non lontano dal confine con quella di Firenze. La tipologia ambientale prevalente è quella del sistema collinare con altopiano inciso da numerose vallecole, in gran parte occupato da boschi di latifoglie (cerrete, castagneti, ontanete, boschi di farnia o rovere) e da

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 26 Provincia di Firenze piante di pino marittimo. Nell'ambito della vegetazione toscana il sito costituisce un caso, unico e molto raro, di permanenza in ambienti umidi e acidi di specie montane discese dall'Appennino in epoca glaciale. I vallini umidi, con stazioni a Sphagnum , ospitano una rara flora relittuale. I prinicipali elementi di criticità sono rappresentati dagli ecosistemi umidi fragili, con fitocenosi alterate dall'im- pianto di conifere. Vulnerabili per espansione delle attività antropiche e alterazioni del regime idrico.

SIR, SIC 40 IT5150001 "La Calvana"

Comuni: Calenzano, Barberino di Mugello. Descrizione: Esteso sistema submontano calcareo, con asse nord-sud, situato sul confine tra le province di Firenze e Prato. All’estesa matrice forestale dei versanti si contrappone il sistema di praterie di origine se- condaria di crinale. Molto diffusi risultano gli arbusteti, spesso come stadio di ricolonizzazione di ex aree di pascolo, e i rimboschimenti di conifere. Gli habitat di maggiore interesse risultano legati alle praterie sommitali su substrato calcareo con particolare riferimento alle Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo ( Festuco-Brometea ). Da segna- lare anche gli interessanti boschi mesofili di carpino bianco, che presentano un sottobosco ricco di specie di interesse conservazionistico (ad esempio Leucojum vernum ). Gli habitat prativi di crinale si caratterizzano inoltre per la presenza di ricchi e diversificati popolamenti floristi- ci di orchidee. Particolarmente elevato risulta l’interesse faunistico del sito. Da segnalare i consistenti popolamenti di specie ornitiche nidificanti legate alle praterie di origine secondaria e agli arbusteti, quali ad esempio sterpazzola di Sardegna ( Sylvia conspicillata ), bigia grossa ( Sylvia hortensis ) e biancone ( Circaetus gallicus ); le ultime due specie sono da confermare per gli anni recenti; rappresenta inoltre l’unico sito toscano con regolare riprodu- zione di frosone ( Coccothraustes coccothraustes ). Merita ricordare anche gli importanti popolamenti di Chi- rotteri legati ai complessi carsici e agli edifici abbandonati (ad esempio orecchione bruno Plecotus auritus , barbastello Barbastella barbastellus e rinolofo euriale Rhinolophus euryale ) ed i popolamenti di Anfibi (tra l’altro l’ululone Bombina pachypus, la cui presenza però negli ultimi anni risulta dubbia).

SIR, SIC, ZPS 44 IT5140010 "Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone"

Comuni: Cerreto Guidi. Descrizione: Il sito si localizza in prossimità del Padule di Fucecchio e con una connotazione strettamente forestale. In particolare risulta presente un importante nucleo relitto di bosco di latifoglie mesofile e igrofile, con aree umide interne a dominanza di elofite e torbiere. L’interesse vegetazionale e floristico è legato quindi a tali habitat igrofili con particolare riferimento alle Tor- biere di transizione e torbiere alte instabili (habitat di interesse regionale) e al bosco planiziario relitto ben conservato, con aree umide (“lame” in ambiente boschivo) a Carex elata , più o meno estese (Paduletta del Ramone), e con numerose specie rare o di interesse conservazionistico.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 27 Provincia di Firenze

Le zone umide interne al sito sono utilizzate da numerosi uccelli acquatici (ad esempio moretta tabaccata A- ythya nyroca e tarabuso Botaurus stellaris), compresi gli Ardeidi delle due grandi colonie del Padule. Da se- gnalare la presenza del topolino delle risaie Micromys minutus con una delle pochissime popolazioni dell’Italia peninsulare. Il bosco rappresenta un’area molto adatta per numerose specie forestali di Chirotteri, favoriti dalla presenza dell’estesa zona palustre che costituisce un’ottima area di foraggiamento.

SIR, SIC 69 IT5180001 "Crinale M. Falterona - M. Falco – M. Gabrendo"

Comuni: S.Godenzo. Descrizione: Il SIR, interamente compreso nel Parco Nazionale “Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”, si caratterizza quale sito di crinale nell’ambito della vasta matrice forestale casentinese. L’area in questione risulta infatti dominata dalla presenza di habitat prativi di crinale: praterie e pascoli di ori- gine secondaria, vaccinieti e calluneti. Tali habitat costituiscono infatti la principale emergenza del sito, con particolare riferimento all’habitat priorita- rio Praterie acidofitiche del piano subalpino e montano a dominanza di Nardus stricta e ai vaccinieti del crina- le Monte Falco – Monte Falterona. Tali cenosi ospitano inoltre specie di flora rare e di notevole interesse fito- geografico (ad esempio Viola eugeniae , Tozzia alpina , Anemone narcissiflora , Murbeckiella zanoni ). Sono inoltre da segnalare interessanti popolamenti di invertebrati (ad esempio il lepidottero Parnassius mnemosyne e il coleottero Rosalia alpina ), di uccelli (in particolare aquila reale Aquila chrysaetos e merlo dal collare Turdus torquatus ) e la presenza del lupo ( Canis lupus ).

SIR, SIC 88 IT5190002 “Monti del Chianti”

Comuni: Greve in Chianti, Figline Valdarno. Descrizione: Il SIC in oggetto si estende per circa 8000 ettari lungo l’asse nord-sud dei Monti del Chianti, a comprendere anche una vasta porzione nel territorio provinciale senese. Si tratta di un’area alto-collinare ed in parte montana ove il secolare rapporto tra uomo e risorse naturali ha dato luogo a un paesaggio di interes- se non solo naturalistico ma anche storico. Dal punto di vista vegetazionale la matrice fondamentale è costituita da boschi di latifoglie e di sclerofille (cer- rete, boschi di roverella, castagneti, leccete). Il crinale principale è interessato dalla presenza di ex pascoli oggi trasformati, a seguito della riduzione delle attività umane, in arbusteti e prati arbustati. Numerosi i corsi d’acqua minori confluenti nel bacino del Fiume Greve, del Fiume Arbia e dei corsi d’acqua tributari, in sinistra idrografica, del Fiume Arno. Dal punto di vista vegetazionale sono presenti due habitat di interesse prioritario: Lande secche e Praterie dei pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo ( Festuco-Brometea ). Agli habitat arbustati, ed in particolari alle lande a ginestrone ( Ulex europaeus ), risultano legate alcune specie rare di uccelli quale l’averla capirossa ( Lanius senator ). Da segnalare la presenza di ululone ( Bombina pa-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 28 Provincia di Firenze chypus ) e cervone ( Elaphe quatuorlineata ). Da confermare come nidificante la presenza del biancone ( Circa- etus gallicus ).

SIR, SIC 70 IT5180002 “Foreste alto bacino dell’Arno”

Comuni: S.Godenzo Descrizione: Superficie non significativa nell’ambito del sito.

SIR, ZPS 72 IT5180004 “Camaldoli, Scodella, Campigna, Badia Prataglia”

Comuni: S.Godenzo Descrizione: Superficie non significativa nell’ambito del sito.

1.3 LE ZONE DI REPERIMENTO PER AREE PROTETTE INSERITE NEL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO (PTC) PROVINCIA DI FIRENZE

"I Parchi e le riserve sono costituiti da aree che, per posizione geografica ed estensione, per valori paesistici, naturalistici e panoramici, per situazioni demografiche e storiche favorevoli, presentano i requisiti per divenire grandi aree di protezione e di conservazione ambientale, sia a fini scientifici, che economici e sociali. I parchi regionali sono gestiti da enti autonomi e attuati con un piano per il parco che ha valore di piano pae- sistico e di piano urbanistico" (legge 394/91, art. 25, comma 2). Il Piano per il parco stabilisce poi, tramite re- golamento, i vincoli e i divieti (oltre a quelli previsti dalla legge 394/91)e gli interventi di salvaguardia e di re- cupero dei caratteri ambientali tipici; il Piano pluriennale, che può essere annualmente aggiornato, invece promuove e incentiva le attività economiche, culturali e ricreative compatibili. I parchi e le riserve provinciali sono gestiti direttamente dalla Provincia o tramite apposite aziende o enti (L.R. 49/95), secondo un piano per il parco adottato dalla Provincia stessa. Il piano, ha come per i parchi regionali, valore di piano paesistico e urbanistico, e il regolamento del parco disciplina l’esercizio delle attività consenti- te in relazione ai caratteri e ai valori ambientali locali e in conformità ai principi stabiliti dall’art.11, commi 2, 3, 4, 5 della L.394/91. La promozione delle attività consentite è attuata da apposito piano pluriennale economico e sociale del parco. Per le riserve naturali valgono le norme previste dalla L.R. 49/95, art.15. Poiché gli ambiti territoriali, che presentano le condizioni per la istituzione di un parco o di una riserva, non si arrestano ai confini amministrativi, ma si estendono su diverse Province, e non essendo, d’altro lato, possibi- le frazionare le unità di paesaggio e di ambiente, si dovrà in molti casi ricorrere ad accordi tra le Province in- teressate per la istituzione di parchi su base interprovinciale 6. Il PTCP (art. 10 dello Statuto del Territorio), in attesa degli accordi e delle procedure (di cui alla L.R. 49/95), individua inoltre le aree di reperimento per l'istituzione di aree naturali protette:

6 dal PTC della Provincia di Firenze Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 29 Provincia di Firenze

- Monte Morello e Colli Alti Fiorentini (ex area 63a); - Parco di Vallombrosa e Pratomagno (ex area 17a), in alternativa parco interprovinciale; - Padule di Fucecchio (ex area 119a); - Monte Giovi (Parco territoriale e Parco della Resistenza) (ex area 65a); - Monte Albano (Barco Reale Mediceo e Artimino) (ex area 59a, interprovinciale); - Monti del Chianti (ex area 71a, interprovinciale); - Giogo di Scarperia, Colla di Casaglia e Monti dell’Alto Mugello (ex area 14b) e Prati Piani (14c); - Sasso di San Zanobi e Sasso della Mantesca (ex area 15a); Sasso di Castro e Monte Beni (ex area 15b) - Valle dei Porri (ex area 16a) e Valle dell’Acqua Cheta (ex area 16b). - Colline Fiorentine con Villa Demidoff (ex area 64A), Monte Ceceri (ex area 64B), Vincigliata (ex area 64C), Fosso Cucina (ex area 64D), Torre Tonda (ex area 64E), Bivigliano-Monte Senario (ex area 64F), Monte Fattucchia (ex area 64G), Monte Pilli-Poggio Alberaccio-Poggio all’Incontro (ex area 64H), Poggio Firenze (ex area 64I). - San Vivaldo e Poggio dell’Aglione (ex area 81c)

fig. 1.3 - Ambiti di reperimento per l’istituzione di Parchi e Aree Protette individuate dal PTC della Provincia di Firenze Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 30 Provincia di Firenze

1.3.1 Descrizione schematica delle zone di reperimento

1 > Monte Morello e Colli Alti Fiorentini (ex area 63a)

Estensione (ha): 6.667 Comuni: Vaglia, Calenzano, Sesto Fiorentino, Firenze, S.Piero a Sieve Descrizione: Il sito, completamente interno alla Provincia di Firenze, comprende il rilievo calcareo del Monte Morello caratterizzato da una continua copertura forestale naturale, seminaturale e artificiale. Parte delle pra- terie di origine secondaria risultano oggi trasformate in arbusteti a testimonianza dei processi di abbandono del pascolo. Numerosi corsi d’acqua minori attraversano il sito (torrenti Carza, Carzola, Rimaggio, Zambra, Chiosina, ecc.), mentre nuclei abitati sparsi ed aree estrattive caratterizzano le porzioni a maggiore antropiz- zazione. Si tratta quindi di un’area con valenze prevalentemente di tipo paesistico e storico-culturale ma che è in grado di ospitare formazioni vegetali o specie di flora e/o fauna di particolare interesse. Per una caratterizzazione delle emergenze naturalistiche si rimanda alla scheda relativa al SIR “Monte Morel- lo”.

2 > Parco di Vallombrosa e Pratomagno (ex area 17a), in alternativa parco interprovinciale

Estensione (ha): 12.856 Comuni: Castelfranco di Sopra, Castiglion Fibocchi, Castel San Niccolò, Castelfocognano, Loro Ciuffenna, Montemignaio, Ortignano-Raggiolo, Pian di Scò, Talla, Reggello. Descrizione: La porzione interna alla Provincia di Firenze interessa i versanti occidentali e meridionale del Monte Secchieta, interessati prevalentemente da una continua copertura forestale a dominanza di latifoglie e conifere, nell’ambito della foresta demaniale di Vallombrosa. Ad ambienti forestali di grande valore naturali- stico quali le faggete e i boschi misti di abete bianco e faggio si contrappongono i densi rimboschimenti di conifere, la cui presenza è storicamente legata all’azione dei monaci vallombrosiani. Gran parte dell’area è interessata dal SIR “Vallombrosa e Bosco di S. Antonio” e dalle aree protette “Vallom- brosa” (Riserva Statale) e “Foresta di S. Antonio” (ANPIL). Per una descrizione delle principali emergenze naturalistiche si rimanda alle schede relative.

3 > Padule di Fucecchio (ex area 119a)

Estensione (ha): 2063 Comuni: Larciano, Ponte Buggianese, Pieve a Nievole, Fucecchio, Monsummano Terme, Cerreto Guidi Descrizione: L’area in questione costituisce una delle principali emergenze ambientali del territorio della Provincia di Firenze, per la particolare ampiezza dei suoi habitat elofitici (canneti) e per la rarità dei popola-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 31 Provincia di Firenze menti floristici e faunistici presenti. Le aree umide del padule di Fucecchio sono circondate da vasti ambiti a- gricoli (con agricoltura intensiva) con edilizia civile e industriale sparsa. L’area in questione comprende i SIR “Padule di Fucecchio” e “ Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone” e la Riserva Naturale Provinciale “Padule di Fucecchio”. Per una caratterizzazione degli elementi di maggiore interesse naturalistico si rimanda alle relative schede.

4 > Monte Giovi (Parco territoriale e Parco della Resistenza) (ex area 65a)

Estensione (ha): 6620 Comuni: Borgo San Lorenze, , Fiesole, Pontassieve, Dicomano. Descrizione: Sito interamente ricompreso nel territorio della Provincia di Firenze, estendendosi dalla Loc. Vetta Le Croci a ovest sino alla media Valle del Torrente Uscioli ad est, e dai versanti meridionali del Poggio Cerrone a sud, sino alla Pieve di San Cresci a nord. Si tratta di un ampio sistema alto collinare e montano storicamente modellato dall’azione dell’uomo, attraver- so la ceduazione dei boschi, la diffusione del castagno, la realizzazione di vaste aree agricole e di pascolo (in particolare nei versanti meridionali del Monte Giovi) e da diffuse attività di rimboschimento. L’area comprende il SIR “Poggio Ripaghera - Santa Brigida” e la relativa ANPIL. Oltre alle emergenze natura- listiche presenti nell’area protetta (vedere scheda relativa), l’area si caratterizza per la presenza di agroecosi- stemi montani tradizionali di elevato valore paesaggistico e naturalistico, come ad esempio in loc. Aceraia o nei poggi sovrastanti Acone, da castagneti da frutto (versanti settentrionali del Monte Giovi) e da ecosistemi torrentizi di elevato valore complessivo. In particolare sono da segnalare i torrenti Uscioli ed Argomenna ed il Fosso di S. Ansano.

5 > Monte Albano (Barco Reale Mediceo e Artimino) (ex area 59a, interprovinciale)

Estensione (ha): 4279 Comuni: , Quarrata, Lamporecchio, Vinci, Carmignano. Descrizione: Il sito, solo in parte situato in Provincia di Firenze, comprende il rilievo del Monte Albano situato tra le sponde del Fiume Arno a sud-est (loc. Poggio alla Malva) e i versanti presso San Baronto a nord-ovest. La zona è quasi interamente compresa nel Barco reale mediceo, antico parco per la caccia realizzato sul fini- re del XVI° secolo. Si tratta di un rilievo, con al tezza massima intorno ai 630 m, caratterizzato da una conti- nua matrice forestale costituita da boschi di latifoglie mesofile e termofile (cerrete, boschi di roverella, lecce- te) e da rimboschimenti di conifere con pino marittimo e pino domestico. L’area riveste prevalentemente un interesse paesaggistico e storico-culturale con particolare riferimento al ricco sistema di ville e siti storici.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 32 Provincia di Firenze

6 > Monti del Chianti (ex area 71a, interprovinciale)

Estensione (ha): 3432 Comuni: Figline Valdarno, Cavriglia, Greve in Chianti, Radda in Chianti, Gaiole in Chianti. Descrizione: L’area, localizzata a cavallo delle Provincia di Firenze, Arezzo e di Siena, si estende lungo l’asse nord-sud dei Monti del Chianti. Si tratta di un’area alto-collinare ed in parte montana ove il secolare rapporto tra uomo e risorse naturali ha dato luogo a un paesaggio di interesse non solo naturalistico ma an- che storico. Dal punto di vista vegetazionale la matrice fondamentale è costituita da boschi di latifoglie termo- file e mesofile a dominanza di cerrete, boschi di roverella e castagneti (sia cedui che da frutto), questi ultimi a testimonianza della storica presenza dell’uomo e del suo condizionamento sul paesaggio vegetale. Boschi di leccio e stadi di degradazione a macchia alta e bassa caratterizzano i versanti esposti a mezzogiorno o le stazioni rupestri e soleggiate. Il crinale principale è interessato dalla presenza di ex pascoli oggi trasformati, a seguito della riduzione delle attività umane, in arbusteti e prati arbustati. Ampiamente presenti risultano gli stadi di degradazione a dominanza di Erica arborea (ericeti) e ginestre ( Spartium junceum o Cytisus scopa- rius a seconda del substrato litologico) ma anche formazioni chiuse a Ulex europaeus, con particolare riferi- mento alle stazioni su suoli acidi soggette a frequenti incendi. Alle pendici dei Monti del Chianti risultano ampiamente distribuite, come elemento caratterizzante il paesag- gio, le aree agricole con colture erbacee o arboree. Si tratta di una presenza legata a nuclei abitati sparsi o a piccoli borghi con dominanza di olivi. Numerosi i corsi d’acqua minori confluenti nel bacino del Fiume Greve, del Fiume Arbia e dei corsi d’acqua tributari, in sinistra idrografica, del Fiume Arno. Per vasti tratti tali elementi lineari si caratterizzano per la pre- senza di vegetazione ripariale ben strutturata o soggetta a fenomeni di degrado. L’alternanza di boschi, stadi di degradazione arbustivi e alcune rare aree aperte favorisce la presenza di rapaci che utilizzano i diversi ambienti (biancone Circaetus gallicus , falco pecchiaiolo Pernis apivorus ). Le aree aperte e le brughiere ospi- tano altre specie ornitiche nidificanti rare o minacciate. I corsi d’acqua, seppur di modesta portata, scorrono in aree a buona naturalità e relativamente indisturbate e presentano una fauna ittica ben conservata. Si se- gnala, tra gli anfibi, la presenza di popolazioni relitte di Triturus alpestris apuanus , e di endemismi dell’Italia appenninica ( Rana italica ), l’ululone Bombina pachypus , la salamandrina dagli occhiali ( Salamandrina terdigi- tata ). Presenza di numerosi invertebrati endemici e localizzati (inclusa Alzoniella cornucopia , endemica e- sclusiva del Fiume Arbia), oltre che di comunità ittiche ben conservate. L’area risulta in parte sovrapposta al SIR “Monti del Chianti” (vedere scheda relativa).

7 > Giogo di Scarperia, Colla di Casaglia e Monti dell’Alto Mugello (ex area 14b), Prati Piani (14c) e Rio Sintria (ex area 14d)

Estensione (ha): ex 14B 9021 – ex 14C 930 – ex 14D 391 Comuni : Firenzuola, Vicchio, , Scarperia, Palazzuolo sul Senio, Marradi. Descrizione: Area assai estesa, interamente ricompresa nel territorio provinciale, ed interna al complesso demaniale “Giogo-Casaglia”. Si tratta di un vasto sistema forestale situato nei versanti settentrionali del cri-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 33 Provincia di Firenze nale appenninico che dal Giogo di Casaglia raggiunge il Giogo di Scarperia, nell’ambito dell’alto bacino del Torrente Santerno. La vasta matrice forestale, lo scarso disturbo antropico, la presenza di agroecosistemi montani tradizionali e di ecosistemi fluviali di elevata qualità e con popolamenti ittici autoctoni, conferiscono a tale ambito un alto valore naturalistico complessivo. Per una migliore comprensione dei valori vegetazionali, floristici e faunistici si rimanda alla scheda relativa al SIR Giogo – Colla di Casaglia.

8 > Sasso di San Zanobi e Sasso della Mantesca (ex area 15a); Sasso di Castro e Monte Beni (ex area 15b)

Estensione (ha): ex 15A 24 – ex 15B 4561 Comuni: Firenzuola. Descrizione: Caratteristico sistema di rilievi calcarei (M.te Canda) ed ofiolitici (Rocca di Cavrenno, Sasso di San Zanobi, Sasso della Mantesca), distribuiti in una matrice collinare argillosa a dominanza di agroecosi- stemi montani tradizionali e boschi di latifoglie. Gli elementi di maggiore interesse sono legati al paesaggio agricolo montano, con popolamenti faunistici ca- ratteristici, alle tipiche formazioni vegetazionali delle ofioliti, caratterizzate da numerose specie rare o di inte- resse fitogeografico e alla matrice forestale (a prevalenza di faggete e cerrete) con scarso disturbo antropico. Per una migliore caratterizzazione delle valenze naturalistiche vedasi scheda SIR Passo della Raticosa, Sas- si di S. Zanobi e della Mantesca e Sasso di castro e Monte Beni.

9 > Valle dei Porri (ex area 16a) e Valle dell’Acqua Cheta (ex area 16b).

Estensione (ha): ex 16A 166 – ex 16B 2202 Comuni: Marradi, San Godenzo, Dicomano. Descrizione: Area appenninica caratterizzata da una continua matrice forestale (prevalentemente faggete) e da una scarso o assente disturbo antropico. Boschi di faggio, boschi misti di faggio e abete bianco e le formazioni ripariali costituiscono gli habitat forestali più caratteristici. Di interesse il sistema di pascoli montani, in gran parte abbandonati, i versanti in erosione e gli affioramenti rocciosi del Monte Levane e l’ecosistema fluviale del Fosso dell’Acqua Cheta. A monte delle famose cascate dell’AcquaCheta si svuluppa un ampio bacino (Valle omonima) caratterizzata dalla totale as- senza di attività antropiche.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 34 Provincia di Firenze

10 > Colline Fiorentine con Villa Demidoff (ex area 64A), Monte Ceceri (ex area 64B), Vincigliata (ex area 64C), Fosso Cucina (ex area 64D), Torre Tonda (ex area 64E), Bivigliano-Monte Senario (ex area 64F), Monte Fattucchia (ex area 64G), Monte Pilli-Poggio Alberaccio-Poggio all’Incontro (ex area 64H), Poggio Firenze (ex area 64I).

Estensione (ha): ex 64A 190, ex 64B 48, ex 64C 21, ex 64D 71, ex 64E 50, ex 64F 1409, ex 64G 374, ex 64H 2885, ex 64I 1357. Comuni: Vaglia, Fiesole, Borgo San Lorenzo, Bagno a Ripoli, Rignano sull’Arno, Greve. Descrizione: Si tratta di una vasta area collinare circostante Firenze, caratterizzata principalmente da valen- ze paesaggistiche e storiche (ad esempio Parco di Villa Demidoff, Cave di Maiano, Badia del Buonsollazzo, ecc.) . Il dato più rilevante è infatti legato alla storia di un “paesaggio costruito” assai conosciuto e riconoscibi- le. In questo contesto sono comunque presenti interessanti valenze naturalistiche legate a praterie di origine se- condaria (ad esempio Poggio alle Tortore presso Compiobbi), agli uliceti atlantici (ad esempio Poggio di Fi- renze) o a ridotti ecosistemi torrentizi.

11 > San Vivaldo e Poggio dell’Aglione (ex area 81c)

Estensione (ha): 1030 Comuni: Montaione, . Descrizione: Rilievo del Poggio dell’Aglione e impluvi secondari, tributari del Torrente Egola, con continua matrice di macchie di sclerofille sempreverdi, boschi di leccio e affioramenti serpentinicoli con tipiche forma- zioni endemiche. Area di particolare interesse paesaggistico con presenza emergente del centro di San Vi- valdo.

12 > Torrente Elsa

Estensione (ha): 1432 Comuni: Barberino Valdelsa, , , Gambassi Terme. Descrizione: l’area interessa il corso del Fiume Elsa dal confine provinciale con la provincia di Siena fino al confine con il Comune di Empoli. L’Elsa, a regime torrentizio, in questa zona è caratterizzato da una fisiogra- fia propriamente fluviale, con terreni prevalentemente pianeggianti di origine alluvionale. Il suo bacino imbrife- ro è costituito da un sistema prevalentemente collinare, con terreni di natura sabbiosa, limosa e argillosa. L’area è caratterizzata da attività prevalentemente agricole, che a tratti assume caratteri intensivi. Pur in pre- senza di un paesaggio scarsamente diversificato, l’area presenta ancora tracce relitte di usi agricoli storici. Anche la vegetazione di ripa, quando presente, risulta in parte degradata dalla presenza di specie alloctone.

Le aree naturali protette di interesse locale sono ambiti territoriali che "necessitano di azioni di conservazio- ne, restauro o ricostituzione delle originarie caratteristiche ambientali e che possono essere oggetto di pro-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 35 Provincia di Firenze getti di sviluppo ecocompatibile" (LR 49/95, art.2, comma 4). Le proposte, una volta approvate dalla Giunta Regionale e inserite nel Programma triennale delle aree protette, sono trasferite alla competenza dei Comu- ni, singoli od associati, o delle Comunità Montane che provvedono a istituire l’area protetta determinandone i confini e stabilendo le modalità di gestione e di finanziamento (art.19). Ne consegue la necessità di un piano che assicuri adeguata tutela all’area interessata e che risulti in sintonia con le norme generali di tutela delle aree protette e con quelle del PTCP che riguardano il territorio aperto in generale. Le aree sono indicate nella cartografia del PTCP come "Ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riser- ve e aree naturali protette di interesse locale (L.R. 49/95)" - art.10 N.A. Possono essere inclusi tra le aree naturali protette di interesse locale, sulla base dell’ art. 2, comma 5 della LR 49/95 anche spazi o luoghi "di modesta superficie" (monumenti naturali), che costituiscano valori di rarità o di interesse morfologico e biologico: forme tipiche del rilievo e di erosione, affioramenti geologici o minera- logici (geotopi), specchi d’acqua, aspetti della morfologia fluviale (meandri morti, terrazzamenti, cascate, ecc.), biotopi e aree floristiche, habitat di particolari specie animali (SIC), ecc. (Per i biotopi, i geotopi e SIC si rinvia ai repertori del PTCP). I singoli monumenti naturali (vedi lo Statuto del Territorio) possono tuttavia essere tutelati come elementi iso- lati, senza dar luogo ad aree di interesse locale, come accade per i monumenti artistici e architettonici. Essi vanno in tal caso indicati nei piani regolatori comunali e regolamentati su indicazione di esperti dei vari settori scientifici. Tutte le aree di interesse locale possono assumere la denominazione di parco anche al di fuori della legge quadro 394/91 e della LR 49/95, ed essere distinti secondo i caratteri dominanti: parchi paesistici, parchi sto- rici, parchi archeologici, parchi rurali, parchi forestali, parchi faunistici, parchi fluviali, ecc.

Di seguito si elencano i Biotopi e i Geotopi individuati nell’ambito del PTC della Provincia di Firenze (art. 15 dello Statuto del Territorio);

Biotopi e Geotopi di cui al PTCP:

Comune di Bagno a Ripoli Numero B C Località Sezioni Note g - faglia di notevole rigetto con evi- 1.1 33 Sieci - Rosano 276010 denti faccette triangolari 1.2 Poggio di Firenze 276050 276090 b - Ulex Europaeus

Comune di Barberino del Mugello

Numero B C Località Sezioni Note g - evidenza geologico-geomorfol. 2.1 27 Chiesina di Cupo 263030 Doline 2.2 56 La Calvana 263030 b# SIC 40

Comune di Borgo San Lorenzo

Numero B C Località Sezioni Note g - evidenza geomorfologica: presen- 4.1 5 Torrente Bosso 253130 za di tipiche marmitte dei giganti (e- rosione fluviale) Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 36 Provincia di Firenze

g - evidenza geologico-geomorfolog.: 4.2 30 Polcanto 264090 serie di gole con affioramento della serie geologica tipo g - evidenza geologico-geomorfol.: sistema di scarpate, contropendenze, 4.3 31 Badia di Buonsollazzo 263080 forme erosive e affioramento tipo di marne di Vicchio 253100 253130 4.4 67 Giogo - Colla di Casaglia b# SIC 38 253140 253150

4.5 68 Poggio Ripaghera - Santa Brigida 264090 b# SIC 43

Comune di Calenzano

Numero B C Località Sezioni Note

b - aree di preminente valore botani- 5.1 Monte Morello 263110 263070 co: rimboschimenti a conifere 5.2 Nord Ovest di Monte Morello 263110 g - gruppo di grotte b - Duvalius Bianchii nella grotta dei 5.3 Alta valle del Torrente Rolla 263070 Ghiri b - Duvalius Bernii nella grotta Buca 5.4 Alta valle del Torrente Rolla 263110 della Ghiandaia

263030 263060 5.5 56 La Calvana 263070 263100 b# SIC 40 263110

5.6 71 Monte Morello 263070 263110 b# SIC 42

Comune di Campi Bisenzio

Numero B C Località Sezioni Note

263130 263140 6.1 57 Stagni della Piana Fiorentina b# SIC 45 275020

Comune di Capraia e Limite

Numero B C Località Sezioni Note g - evidenza geologico- 8.1 38 Le Rocche 275050 geomorfologica; calanchi

Comune di Cerreto Guidi

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza paleontologica (curva 11.1 41 Le Grotte 274070 naturale dell'Arno, pressi loc.Le Grotte) 11.2 43 Bassa, pressi 274070 g - evidenza paleontologica g - evidenza paleontologica (ritro- 11.3 44 Casa al Vento 274060 vamenti pressi Casa al vento). Bosco di Chiusi e Paduletta di Ram o- 11.4 58 274030 b# SIC 44 ne 11.5 63 Padule di Fucecchio 262140 274020 b# SIC 34

Comune di Certaldo Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 37 Provincia di Firenze

Numero B C Località Sezioni Note

g - emergenza geologico geomorfo- 12.1 54 Casale 286010 logica: area di affioramento di morfo- logia calanchiva

Comune di Dicomano

Numero B C Località Sezioni Note 253160 264040 13.1 66 Muraglione - Acqua Cheta b# SIC 39 264080

Comune di Empoli

Numero B C Località Sezioni Note g - evidenza geomorfologica; mean- 14.1 37 Arno Vecchio 274080 dro morto (drizzagno), in località Arno Vecchio

Comune di Fiesole

Numero B C Località Sezioni Note 15.1 Monte Ceceri 263160 275040 b - rimboschimento a conifere g - tipica valle incassata ad elevata 15.2 34 Fossa di Sambre (Nord di Ontignano) 264130 incisione valliva g - cava in zona tipica di affioramento 15.3 35 Maiano pressi 275040 di arenarie

Comune di Figline. V.

Numero B C Località Sezioni Note

287010 16.1 64 Monti del Chianti b-SIC 88 287020

Comune di Firenze

Numero B C Località Sezioni Note

g - affioramento di serie geologica 17.1 2 Monte Ripaldi 275080 tipo (pietraforte) 263140 263150 17.2 57 Stagni della Piana Fiorentina b# SIC 45 275020 17.3 71 Monte Morello 263150 263160 b# SIC 42

Comune di Firenzuola

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza geomorfologica meandri 18.1 6 Meandro delle Tre Croci 253060 incassati: particolari aspetti di dinami- ca fluviale a controllo morfologico g - evidenza geomorfologica: area 18.2 12 Monte Canda 253010 carsica con tre doline g - evidenza geomorfol. mineralogica: 18.3 13 Monte Beni 252040 affioramento di rocce ofiolitiche 18.4 14 Sasso di Castro Covigliaio 252080 g - evidenza geomorfol.-mineralogica: Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 38 Provincia di Firenze

cave di materiale ofiolitico g - evidenza geologico- 18.5 15 Peglio 253010 geomorfologica: vulcanetti di fango g - evidenza geomorfologica affiora- 18.6 16 Rocca di Cavrenno 253010 mento di rocce ofiolitiche b*- g - evidenza geologico- geomorfologica: affioramento di rocce 18.7 51-17 Sasso di S.Zanobi 253010 ofiolitiche. Area di rilevante interesse biologico e naturalistico (serpentinofi- te) g - evidenza geomorfologica: incisio- 18.8 46 Torrente Diaterna 253050 ne valliva: orrido g - evidenza geomorfologica affiora- 18.9 47 Valle dell'Inferno loc. La Lastra 253100 menti di superficie di strato di arena- ria b*- area di rilevante interesse biologi- 18.10 51 Sasso della Mantesca 238130 co e naturalistico (serpentinofite) Passo del la Raticosa, Sassi di San 238130 238140 18.11 59 b# SIC 35 Zanobi e della Mantesca 253010 18.12 60 Sasso di Castro e Monte Beni 252010 252080 b# SIC 36 252080 253050 18.13 61 Conca di Firenzuola b# SIC 37 253090 253060 253090 18.14 67 Giogo - Colla di Casaglia b# SIC 38 253100

Comune di Fucecchio

Numero B C Località Sezioni Note

19.1 53 Padule 262140 274020 b* - zona umida del Padule g - evidenza geologico- 19.2 36 Padule 274020 geomorfologica g - evidenza paleontologica (ritrova- 19.3 45 Villa Tricolle 274060 menti pressi Villa Tricolle). 262130 262140 19.4 62 Cerbaie 274010 274020 b# SIC 63 274060 19.5 63 Padule di Fucecchio 274020 b# SIC 34

Comune di Gambassi

Numero B C Località Sezioni Note

g - emergenza mineralogica affiora- 20.1 8 Castagno pressi 285110 mento rocce ofiolitiche

Comune di Greve in Chianti

Numero B C Località Sezioni Note

b- boschi, endemismi botanici,fauna 21.1 Sorgenti Greve 287010 287050 interessante Borro del Mol in Lungo e Borro della 21.2 276130 287010 b - endemismi vegetali Poggina b - riproduzione salamandrina terdigi- 21.3 Carpignalle 276130 275160 tata 276130 276090 b - vegetazione originaria ben con- 21.4 Le Solatie Sezzate 275160 servata b - vegetazione originaria varia e ben 21.5 Mezzano 276090 275120 conservata b - ecosistema tipico vario e fauna 21.6 Colognole, P.gio Testa Lepre 286040 rara 21.7 Poneta Nozzole 275160 275120 b - pinete, endemismi botanici nume-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 39 Provincia di Firenze

rosi, ricca fauna b - raro bosco originario ripariale, e- 21.8 Molino dei Gatti 275160 286040 semplare di farnia b - rara coltura a castagneto da frutto, 21.9 Molinaccio Pescina 287010 rara flora 21.10 Le Capanne Lucolena 287010 b - rara coltura e castagneto da frutto g - emergenza geologica affioramen- 21.11 49 Loc.Cintoia 276130 to (tipo) rappr. della serie Toscana b - endemismi appenninici - uccelli migratori-acquatici, anfibi riguardanti 21.12 Bosco Pazzo 286040 286080 anche il comune di Tavarnelle V. Pe- sa 21.13 64 Monti del Chianti 287010 287050 b# SIC 88

Comune di

Numero B C Località Sezioni Note

22.1 Sassi Neri Terre Bianche 275120 b - endemismi rarità botaniche b - varietà e rarità vegetazionali, te- 22.2 Poggio alle Carraie-Borro della Selva 275110 stimonianze lavori minerari metà IX° sec., reperti uomo Neanderthal I Sassi Neri Loc.La Presura e Poggio g - emergenza mineralogica affiora- 22.3 4 275120 La Carraia mento di rocce ofiolitiche g - emergenza mineralogica affiora- 22.4 4 Poggio alle Carraie 275110 mento di rocce ofiolitiche b - nuclei di macchia mediterranea, 22.5 Scopeti 275070 sughera, granchio di fiume

Comune di

Numero B C Località Sezioni Note

Chiusa della Gonfolina - Masso della 24.1 40 275010 g - particolare dinamica fluviale b Gonfolina 24.2 Poggio Viottolone 275020 b - presenza di Ulex Europaeus L. 24.3 La Casuccia 275010 b - presenza di Ulex Europaeus L. 24.4 San Vincenzo a Torri 275050 275060 b - Quercus Suber

Comune di Londa

Numero B C Località Sezioni Note

264120 265090 25.1 65 Foreste Alto Bacino dell'Arno b# SIC 70 264160

Comune di Marradi

Numero B C Località Sezioni Note g - evidenza geomorfologica cascate 26.1 48 Cascate di Valbura Crespino 253150 lungo il torrente Lamone 26.2 66 Muraglione - Acqua Cheta 253160 254130 b# SIC 39 26.3 67 Giogo - Colla di Casaglia 253110 253150 b# SIC 38

Comune di Montaione

Numero B C Località Sezioni Note

g - emergenza mineralogica aree di 27.1 10 S.Biagio 285030 affioramento di rocce ofiolitiche con particolari associazioni mineralogiche Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 40 Provincia di Firenze

g - emergenza mineralogica aree di 27.2 11 Iano 285070 affioramento di rocce ofiolitiche con particolari associazioni mineralogiche

Comune di

Numero B C Località Sezioni Note

30.1 Anselmo 275090 b - fenomeni geotermici b - uccelli acquatici migratori e stan- 30.2 Cerbaia, Ponterotto 275100 -275140 ziali 275 050 275060 30.3 San Vincenzo a Torri b - Quercus Suber 275100

Comune di Palazzuolo sul Senio

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza geologica esempio di tipica forma sedimentaria sottomarina 31.1 3 Maestà delle Valli 253110 olistostroma o "slumping" nella mar- noso-arenacea (frequente nei territori della Romagna Toscana) 253060 253070 31.2 67 Giogo - Colla di Casaglia b# SIC 38 253100 253110

Comune di Pelago

Numero B C Località Sezioni Note

276030 276040 32.1 70 Vallombrosa e Bosco di S.Antonio b# SIC 46 276070

Comune di Pontassieve

Numero B C Località Sezioni Note

g -evidenza geomorfologica: forme 34.1 32 Madonna del Sasso 264090 erosive 34.2 68 Poggio Ripaghera - Santa Brigida 264090 b# SIC 43

Comune di Reggello

Numero B C Località Sezioni Note

276030 276040 b* - foresta demaniale dii Vallombro- 36.1 52 Vallombrosa 276070 276080 sa g - emergenza geologico geomorfo- 3 km. a S-O del capoluogo sulla stra- 36.2 7 276100 logica: area di affioramento tipico di da per Leccio "Pinnacoli di sabbia" Pascoli Montani e Cespuglieti del 36.3 69 276080 276120 b# SIC 79 Pratomagno 276030 276040 36.4 70 Vallombrosa e Bosco di S.Antonio 276070 276080 b# SIC 46 276110 276120

Comune di San Casciano Val di Pesa

Numero B C Località Sezioni Note

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 41 Provincia di Firenze

b - nuclei di macchia mediterranea, 39.1 Scopeti 275070 275110 sughera, granchio di fiume b - uccelli acquatici stanziali e migra- 39.2 Cerbaia Ponte Rotto 275100 275140 tori

Comune di San Godenzo

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza geomorfologica area del- la paleofrana di Castagno d'Andrea in 40.1 1 Castagno 264120 relazione al limite del parco naturale del Falterona g - emergenza geologico- geomorfolog. cascate dell'Acquache- ta: incisioni fluviali, pareti con affio- 40.2 18 Cascata della Acquacheta 264040 ramenti notevoli di marnoso- arenacea, effetti di controllo geomor- fologico legato all'assetto della strati- ficazione g - emergenza geologico-morfologica: cava in bancate arenacee all'interno 40.3 19 Cava del Sambuchello 265050 di affioramenti della Marnoso- arenacea g - emergenza geologico- geomorfo- 40.4 20 Fonte del Borbotto 265090 logica g - emergenza geologica affioramen- SS 67 km.135 Strada del Passo del 40.5 21 264080 to della serie rappresentativa della Muraglione marnoso arenacea g - emergenza geomorfologica casca- 40.6 22 Cascata di Ontaneta 264080 te lungo il Fosso di Castagno g - emergenza geologico- geomorfo- 40.7 23 Fosso di Falterona 265050 logica g - emergenza geologico- 40.8 9 Pruneta-Corella 264070 geomorfologica paesaggi erosivi nel- l'affioramento della scaglia toscana 264040-265010- 40.9 66 Muraglione - Acqua Cheta b# SIC 39 264080 Crinale M. Falterona - M. Falco - M. 40.10 72 265090 b# SIC 69 Gabrendo

Comune di San Piero a Sieve

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza geomorfologica gruppo 41.1 26 località nord di Tagliaferro 263080 doline

Comune di Scandicci

Numero B C Località Sezioni Note

42.1 San Vincenzo a Torri 275060 275100 b - Quercus Suber

Comune di Sesto Fiorentino

Numero B C Località Sezioni Note

263110 b - area di preminente valore botani- 44.1 Monte Morello 263120 263150 co: rimboschimenti a conifere 263160 44.2 28 T. Rimaggio (pressi) 263110 g - affiorame nto rappresentativo di Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 42 Provincia di Firenze

Alberese 44.3 57 Stagni della Piana Fiorentina 263140 263150 b# SIC 45 263110 263120 44.4 71 Monte Morello b# SIC 42 263150 263160

Comune di Signa

Numero B C Località Sezioni Note

263130 45.1 57 Stagni della Piana Fiorentina b# SIC 45 263140 275020

Comune di Tavarnelle V.Pesa

Numero B C Località Sezioni Note b - endemismi appenninici - uccelli 286030 286040 46.1 Bosco Pazzo migratori - acquatici anfibi riguardanti 286070 286080 anche il comune di Greve

Comune di Vaglia

Numero B C Località Sezioni Note

263070-263110- b - area di preminente valore botani- 47.1 Monte Morello 263120 co: rimboschimenti a conifere 47.2 24 Monte Morello - Poggio Conca 263120 g - gruppo di doline g - grotte dovute a franamenti di bloc- 47.3 29 Monte Senario pressi 263120 264090 chi; sistemi di scarpate, contropen- denze ed altre forme erosive 263070 263110 47.4 71 Monte Morello b# SIC 42 263120 263160

Comune di Vicchio

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza geologico- 50.1 50 Balze di Vicchio 264060 geomorfologica affioramento rappre- sentativo di marne di Vicchio

Comune di Vinci

Numero B C Località Sezioni Note

g - evidenza geomorfologica (esem- Forra di Balenaia e Forra di Burrino pio tipico di sistemazione di versante 51.1 39 262160 (Montalbano) in aree ad incisioni vallive e intensa erosione). g - evidenza paleontologica (ritrova- 51.2 42 Petroio 274080 menti fossili pressi di Petroio).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 43 Provincia di Firenze

1.4 LE NUOVE PROPOSTE PROVINCIALI DI AREE PROTETTE NEL 5° PROGRAMMA TRIENNALE REGIONALE PER LE AREE PROTETTE 2007-2010

La Legge Regionale 49/95 "Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale” ed i Programmi regionali per le aree naturali protette, attribuiscono alle Province il ruolo di coordinamento, anche procedimentale, del sistema delle aree naturali protette, al fine della più efficace attuazione della legge di cui sopra ed in particolare degli artt. 4 e 5, che individuano i contenuti e le modalità di formazione del Pro- gramma Regionale Triennale per le Aree Protette. Inoltre la Regione toscana, con la Delibera di Consiglio Regionale n.176 del 26 luglio 2000, con cui veniva approvato il “3° Programma Regionale Triennale 2000 -2003 delle Aree Protette”, ha dettato le linee guida che le Province devono seguire per la formazione delle proposte da inserire nei programmi triennali regionali. In data 16/06/2008 con Del. del Cons. Prov.le n. 101, la Provincia, in base alle indicazioni di cui sopra e le prescrizioni inserite nel IV° Programma Regionale p er le Aree protette in merito alle precedenti proposte di Aree Protette da istiture all’interno del territorio provinciale, ha approvato quali sono le proposte da mantene- re e quali le nuove da sottoporre all’approvazione regionale ed da inserire nel V° Programma Trienn ale Re- gionale per le Aree Protette. A seguito della ricognizione svolta dagli uffici preposti presso i Comuni proponenti l’istituzione di ANPIL nei programmi passati, ma non ancora istituite, la Provincia, in sede di V° Programma, si ripropone per l’isituzione delle seguenti Aree Protette nel seguente modo: “….. a) Proposta di ANPIL “Corso dell’Arno” Comuni di Firenze, Campi Bisenzio, Scandicci, Signa e Lastra a Si- gna. Visto che, in merito all’opportunità di mantenere la proposta di istituzione dell’ANPIL, si sono e- spresse in modo favorevole, seppur non con specifici provvedimenti deliberativi, le amministra- zioni comunali di Firenze, di Lastra a Signa, di Campi Bisenzio e di Scandicci, mentre il Comune di Signa, alla data odierna, non si è espresso in merito, la Provincia di Firenze rimette la decisione riguardate l’inserimento della Proposta dell’ANPIL “Corso dell’Arno” nel V° programma, alla valu- tazione della Regione Toscana.

b) Proposta ANPIL “ Arno Vecchio” Comune di Empoli Viste le intenzioni manifestate dal Comune di Empoli, nonché gli atti posti in atto nel frattempo per il recupero dell’area interessata dall’ANPIL, si ritiene opportuno richiedere di mantenere la propo- sta anche nel V° Programma .

c) Proposta del- le ANPIL “Poggio Alberaccio-Gualchiere di Remole” e “Antella–Fontesanta” Comune di Ba- gno a Ripoli Visto che il Comune di Bagno a Ripoli, non si è espresso in merito alle proprie intenzioni di portare in fondo l’iter procedimentale per l’istituzione delle due ANPIL, né ha mai espletato atti formali, la Provincia di Firenze propone di non inserire nuovamente la proposta nel V° Programma. Si rimette comunque la decisione finale alla valutazione della Regione Toscana.

d) Proposta di ANPIL “Crocicchio d’oro” e ampliamento dell’ ANPIL “Stagni di Focognano” Comune di Campi Bisenzio Visto che, in merito all’opportunità di mantenere la proposta di istituzione dell’ANPIL, “Crocicchio dell’Oro” il Comune di Campi Bisenzio non si è mai espresso, né ha mai espletato atti formali, la Provincia di Firenze propone non di inserire nuovamente la proposta nel V° Programma. Per quan- to riguarda invece l’ampliamento dell’ANPIL “Stagni di Focognano” dal momento che l’ente gestore

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 44 Provincia di Firenze

ha iniziato a porre in essere gli atti necessari all’ampliamento, la Provincia ritiene opportuno man- tenere la proposta di ampliamento anche nell’ambito del V° programma.

e) Riserva Na- turale Provinciale “Padule di Fucecchio” - Provincia di Firenze Con Delibera del Consiglio Provinciale n.116/96 è stata istituita la Riserva Naturale Provincia del Padule di Fuceccio nel territorio della Provincia di Firenze e con Delibera del Consiglio Provinciale n.136/98 è stata perimetrata e istituita la relativa Area Contigua. La Provincia di Firenze ha approvato i Regolamenti della Riserva Naturale "Padule di Fucecchio", rispettivamente, con Delibera del Consiglio Provinciale n. 64 del 26/04/2004 - “Regolamento di gestione della Riserva Naturale e dell’Area Contigua del Padule di Fucecchio. Approvazione ai sensi degli artt. 11 comma 4 e 16 della L.R. 49/95” - e con Delibera del Consiglio Provinciale n. 119 del 09/07/2007 – “Regolamento per la caccia e la pesca nell’Area Contigua alla Riserva Naturale Provinciale Padule di Fucecchio”, ed è in fase di redazione anche un regolamento sulla gestione agricola dell’area. Al successivo paragrafo 2.3 si riporta la proposta di modifica dell’area contigua per adeguarla al perimetro della ZPS n° 34 “Padule di Fucecchio” com e da Del C.R. n° 6/2004. La Provincia intende procedere all’ampliamento della Riserva: nel prossimo triennio procederà quindi a vagliare le varie possibilità, per trovare le necessarie intese, al fine di acquisire i terreni dai soggetti privati per incrementare l’area. Per questo si richiede alla Regione Toscana di con- fermare la proposta di inserimento nel V° Programma .

f) Proposta di ANPIL “ Badia a Passignano” Comune di Tavarnelle val di Pesa Viste le intenzioni manifestate dal Comune di Tavarnelle Val di Pesa, con la previsione espressa che la formale istituzione dell’ANPIL avverrà nei prossimi mesi, prima della pubblicazione del V° Programma, si richiede di mantenerne la proposta nel prossimo V° Programma. …”

1.4.1 Nuove Proposte Provinciali di Aree Protette.

In merito alle nuove proposte da porre all’approvazione Regionale, il Consiglio Provinciale si è pronunciato favorevole all’istituzione di tre nuove Aree protette e alla modifica dell’Area Contigua della Riserva del Padule di fucecchio. Si riporta una breve descrizione delle Aree proposte e le motivazioni che hanno decretato questa scelta:

A) Proposta Riserva Naturale Provinciale Giogo-Casaglia

Ente proponente: Provincia di Firenze

Descrizione dell’area L’area, in cui la Provincia di Firenze si propone di istituire la Riserva provinciale, riguarda in gran parte il complesso agricolo forestale regionale Giogo – Casaglia del comprensorio del Mugello, che ricade nei Comuni di Borgo San Lorenzo, Firenzuola, Palazzuolo sul Senio e Scarperia. All’interno del complesso ricade la Badia Vallombrosana di Moscheta, fondata nel 1034 ed avente come insegna la pianta dell'ischia (Quercus peduncolata o farnia), a testimonianza dell’estesa presenza della pianta nei luoghi e da cui deriverebbe il nome di Moscheta ( Mons Ischetus ): è probabile che l'attività dei monaci nella selvicoltura, ed in particolare nel rimboschimento, anche a Moscheta così come a Vallom- brosa, sia stata intensa.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 45 Provincia di Firenze

Più recentemente, dopo vasti e impegnativi lavori forestali eseguiti anteguerra, nel corso del secondo conflitto mondiale le folte pinete ed abetine del Giogo e della Futa furono completamente distrutte. Dopo la guerra venne ripresa l'opera di rimboschimento e l'Azienda di Stato delle Foreste Demaniali in- traprese una notevole azione di acquisizione di terreni in tutto il territorio del Mugello allo scopo di miglio- rare ulteriormente e valorizzare i soprassuoli forestali e le superfici agro-pastorali presenti in questa zo- na. Nel 1974 poi fu disposto il trasferimento dei beni demaniali alla Regione Toscana. L'area è caratterizzata da una vegetazione di vario tipo: praterie e arbusteti, faggete e boschi misti di la- tifoglie, vegetazione igrofila ripariale, castagneti, vegetazione delle rupi, cerro-ostrieti, soprassuoli artifi- ciali. Si rilevano le seguenti emergenze vegetazionali, ritenute a tutela prioritaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE - 97/62/CEE: - Praterie aride seminaturali e facies arbustive dei substrati calcarei ( Festuco-Brometea ) (*stupenda fiori- tura di orchidee): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calca- reo ( Festuco-Brometalia ) (*stupenda fioritura di orchidee) cod. Natura 2000 6210* - Boschi a dominanza di faggio e/o querce degli Appennini con Ilex e Taxus: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex cod. Natura 2000 9210* Inoltre sono presenti Boschi ripari mediterranei a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P. nigra, formazione asteriscata nell’all. A1 alla L.R. 56/00: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba cod. Na- tura 2000 92A0.

L'area in esame è ricca anche di specie animali e, sotto questo profilo, rappresenta una delle zone più in- teressanti dell'Appennino, non soltanto per il numero di specie presenti, ma anche per il notevole valore scientifico e naturalistico, come risulta anche dall’all. B alla L.R.56/2000: Anfibi e rettili : Salamandra pezzata ( Salamandra salamandra ), Pletodontidi Geotritone ( Speleomantes italicus ), Rospo comune ( Bufo bufo ), la Rana temporaria ( Rana temporaria ), la Luscengola ( Anguis fragi- lis ), la Biscia dal collare ( Natrix natrix ), il Colubro di Riccioli (Coronella. girondica ), il Tritone crestato ( Tri- turus carnifex), l’Ululone dal ventre giallo ( Bombina variegata ), il Ramarro ( Lacerta viridis ), la Lucertola muraiola ( Podarcis muralis ), la Lucertola campestre ( P. sicula ), il Biacco ( Coluber viridiflavus ), la Biscia tassellata ( Natrix tessellata ), il Saettone ( Elaphe longissima ), il Colubro liscio ( Coronella austriaca ). E’ presente anche Tritone punteggiato ( Triturus vulgaris ). In particolare sono da segnalare la Salamandrina dagli occhiali ( Salamandrina terdigitata ), un endemismo non comune nei nostri corsi d'acqua, la Raganel- la ( Hyla arborea ), la Rana agile ( R. dalmatina ), entrambe inserite tra le specie in diminuzione nella Con- venzione di Berna del 1986. Mammiferi e Insettivori: Lupo ( Canis lupus ), Toporagno d'acqua ( Neomys fodiens ), Crocidura dal ven- tre bianco ( Crocidura leucodon ), Crocidura minore ( C. suaveolens ), Talpa cieca ( Talpa caeca ) , Arvicola d'acqua ( Arvicola terrestris ). Tra gli insettivori è interessante la presenza del Toporagno nano, la cui di- stribuzione in Italia è estremamente frammentaria e, nella maggioranza dei casi, in simpatria con il topo- ragno comune. Insetti: si cita la presenza dell’ Euplagia quadripunctaria , a tutela prioritaria. Uccelli: l’ambito appenninico considerato include aree che presentano elementi di interesse da un punto di vista ornitologico, legati da un lato ad ambienti non forestali (praterie, pascoli e arbusteti), e dall’altro Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 46 Provincia di Firenze alla presenza di vaste aree scarsamente disturbate che permettono la presenza di specie elusive. Parti- colare interesse l'area ricadente nell'alto bacino del Santerno, nella quale si trova una notevole esten- sione di pascoli e coltivi che ospitano un’avifauna particolare. Tra le specie notevoli, per rarità e specializzazione ecologica, si rileva lo Sparviero Accipiter nisus , il Gheppio Falco tinnunculus il Succiacapre Caprimulgus europaeus , il Picchio verde Picus viridis , il Picchio rosso maggiore Picoides major , la Tottavilla Lullula arborea , il Calandro Anthus campestris , il Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros , la Tordela Turdus viscivorus, il Canapino Hippolais polyglotta , la Sterpazzolina Sylvia cantillans , il Luì bianco Philloscopus bonelli , la Cincia bigia Parus palustris , la Cin- cia mora Parus ater , il Picchio muratore Sitta europaea , il Rampichino Certhia brachydactyla , l’ Averla piccola Lanius collurio , il Fanello Carduelis cannabina , il Ciuffolotto Pyrrhula pyrrhula . Nelle aree che presentano più difficile accessibilità, tra cui l'alta valle del Torrente Rovigo di pregio parti- colarissimo, è riscontrata la nidificazione dell’Aquila reale e forse del Falco pellegrino.

All’interno della proposta Riserva Naturale, la Comunità Montana del Mugello ha avanzato l’ipotesi di isti- tuire un Parco del paesaggio rurale appenninico, che recuperi le principali antiche modalità di uso del suolo dell’Appennino mugellano, anche in vista dell’adozione da parte della Regione Toscana delle Linee Guida del Paesaggio. L’ area principale individuata per tale struttura sarebbe sita nella zona prossima al- la Località di Badia Moscheta, dove è già presente un Museo del Paesaggio, e verrebbe identificata co- me parco del paesaggio (si evidenzia che nel PTCP - Del.Cons. Prov.le n. 94 del 15/06/1998 - risulta i- dentificata in art. 12 quale “area di protezione paesistica e/o storico ambientale”), ossia un’area esempio di conservazione e recupero degli elementi strutturali presenti nel territorio, che rappresentino il raccordo e siano congruenti al mantenimento e sviluppo della biodiversità ivi presente come evidenziato anche nella Dir. Habitat, in particolare all’art. 10 che detta “Laddove lo ritengano necessario, nell'ambito delle politiche nazionali di riassetto del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere ecologicamente più coerente la rete natura 2000, gli Stati membri si impegnano a promuovere la gestione di elementi del pa- esaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche.”.

Identificazione dei confini dell’area L’areale della Riserva naturale corrisponderà sostanzialmente all’area demaniale nella porzione che si sovrappone al SIC 38 Giogo – Colla di Casaglia, coprendo una superficie di circa 6000 ettari massimi: vedi a tal proposito la cartografia di cui all’allegato C della Del. cons. Prov.le n. 101/2008, che illustra la sovrapposizione del patrimonio demaniale (…), del SIC 38 (….) e dell’area di reperimento di cui all’artocolo 10 del PTCP (…). In seguito all’approvazione della proposta da parte della Regione Toscana si procederà a definire il peri- metro e ad identificare una eventuale area contigua. L’area interessata è situata interamente in Provincia di Firenze.

Proposta gestionale Nella realizzazione del Progetto della Riserva Naturale, in considerazione che ci troviamo in un’area fo- restale demaniale, si viene a porre naturalmente il problema di non creare una doppia gestione territoria- le creando ovvie complicazioni ed eventuali ritardi relativamente agli interventi e le attività di tutela. Con Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 47 Provincia di Firenze un accordo preliminare, su esempio di quanto fatto per sistema delle riserve dell’Alta Val di Cecina fatto dalla Provincia di Pisa e la Comunità Montana Alta Val di Cecina, questa amministrazione sarebbe d’accordo, per garantire funzionalità, efficienza ed efficacia della gestione di questo patrimonio, a formu- lare una convenzione in modo da delegare la gestione dell’area in capo alla Comunità Montana del Mu- gello, che con Delibera di Giunta n. 18 del 13 marzo 2008, "Parere su proposta provinciale di istituzione della riserva naturale Giogo - Colla Casaglia" ha dato parere positivo alla proposta.

Verifica con il PTCP - Del.Cons.Prov.le n. 94 del 15/06/1998 Per gli aspetti procedurali riguardanti l’istituzione della riserva, l’area proposta ricade in art. 10 ”ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riserve e are naturali protette di interesse locale (LR 49/95)”, in art. 12 “aree di protezione paesistica e/o storico ambientale”, in art. 15 “ biotopi e geotopi”, in art.17 “ aree boschive e forestali” delle N.A. del P.T.C.P - Del. Cons. Prov.le n. 94 del 15/06/1998 - specificamente nella scheda in appendice F sello Statuto del Territorio. Come già precisato l’area ricade in gran parte all’interno del SIC 38 Giogo – Colla di Casaglia – vedi cartografia in allegato. Per le finalità di tutela e di conservazione delle risorse naturali e storico-culturali con cui è proposta, l’area protetta risulta quindi compatibile con il PTCP.

B) Proposta dell’ANPIL “Montalbano”

Ente proponente : Comune di Vinci

Descrizione dell’Area e Identificazione dei confini dell’area Il Comune di Vinci ha manifestato la volontà di inserire nel prossimo Piano strutturale del Comune e di i- stituire nel prossimo triennio un’Area Protetta nel territorio comunale ai sensi del art. 2, c. 4-5 della L.R. 49/95, allegando una breve relazione esplicativa delle motivazioni e degli intenti gestionali, nonché due estratti cartografici riportanti il perimetro dell’area - vedi cartografia fornita dal Comune di Vinci. L’area proposta per l’ANPIL è compresa nella parte alta del Comune di Vinci ed interessa, per un’estensione di circa 300 ha, la porzione di territorio che parte dal crinale del complesso collinare del Montalbano, raggiunge il nucleo di Magnana (Vitolini), tocca villa Comparini e il nucleo di Faltognano, per poi chiudersi nuovamente sul crinale del Montalbano. Il Montalbano è una delle numerose caratteri- stiche dorsali che nell’assetto fisico della Toscana separano un bacino intermontano dall’altro; un crinale non alto ma continuo orientato da nord-ovest a sud-est, posto tra il bacino fiorentino a oriente e la vasta depressione che si stende a ponente, aperta fino al mare nella pianura pisana e più a nord limitata dal Monte Pisano e dai monti d’oltre Serchio, dietro a cui si staglia il profilo alto e severo delle Alpi Apuane. L’ANPIL è strutturato in due sottosistemi fisico-territoriali: − alto collinare, delimitato dal crinale principale del Montalbano e dal bordo delle aree boscate, e carat- terizzato da pendenze elevate con esposizioni sud-sud-ovest e da vallecole molto incise; − intermedio collinare, organizzato prevalentemente su pendii terrazzati (coltivati ad olivi ed in misura minore a vite).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 48 Provincia di Firenze

La vegetazione del Montalbano, oltre ad avere una peculiare distribuzione spaziale, è anche caratteriz- zata da un’elevata varietà in termini di composizione specifica, determinata oltre che per le interferenze antropiche che si sono succedute nei secoli, che per le caratteristiche morfologiche e climatiche, che ve- de i fondovalle e le colline fino a 300-400 metri rientrare nel Lauretum sottozona medio-fredda, mentre l’area sommitale del crinale nel Castanetum sottozona calda. Si tratta quindi di un’area di passaggio e di interferenza fra l’orizzonte delle sclerofille sempreverdi mediterranee e quello delle caducifoglie sub- montane. Nelle esposizioni ovest e sud-ovest, soprattutto a quote basse, si può trovare la macchia medi- terranea, che nelle situazioni più favorevoli si presenta di tipologia alta, con marcata presenza di leccio e di conifere (pino domestico, pino marittimo e cipresso), mentre nelle zone più difficili è bassa con arbusti molto addensati. Spostandosi verso le esposizioni a Nord ed a quote più alte, la vegetazione mediterra- nea si trasforma e si unisce al bosco submontano a caducifoglie con prevalenza di querce decidue (cerro e roverella) e orniello. Il castagno compare oltre i 300 metri, in purezza, ma più spesso con formazioni miste con cerro e roverella o con il pino marittimo. Va da sé che la composizione specifica originaria della vegetazione forestale è stata modificata già dallo sfruttamento delle foreste da parte delle comunità etru- sche insediate nei dintorni (o addirittura da società precedenti, ma con effetti di minor importanza). Principali emergenze vegetazionali/naturalistiche riscontrabili all’interno dell’ANPIL proposta sono le se- guenti: - la lecceta di Pietramarina: ricopre parte della sommità a quota 570-580 m slm. ed ha un’estensione di circa 5 ha. Una parte delle specie che la compongono sono Quecus ilex secolari di cui alcuni esemplari raggiungono un diametro maggiore a 1,5 m.. La composizione specifica del bosco è caratterizzata non solo dal Leccio, ma anche da altre specie quali l’agrifoglio, il cerro, la roverella; il sottobosco, nei punti dove è possibile il passaggio della luce, è composto da pungitopo, edera, geranio nodoso e felce; - Le sugherete di Mignana e di Cortella; - Il leccio di Faltognano; - L’agrifoglio di Cortella.

La parte più alta dell’ANPIL corrispondente al versante più alto del Montalbano e si caratterizza per la presenza quasi esclusiva del bosco, dove all’interno di quest’ambito ha una grande influenza l’esposizione dei versanti, che si alternano in fasce parallele lungo i principali corsi d’acqua: sui versanti esposti a nord, si attestano le aree di boschi ad alto fusto; sui versanti con esposizione più soleggiata è prevalente la localizzazione del bosco ceduo, che viene ad alternansi con le colture terrazzate più imper- vie e disagevoli, con la tendenza, negli ultimi anni, della continua progressiva delle aree boscate nelle aree dove la coltivazione è diventata maggiormente improduttiva, ovvero lungo i versanti peggio esposti, nelle forre strette dei fiumi e nelle aree meno accessibili. La parte più bassa dell’ANPIL corrisponde alla pendice collinare del Montalbano, dove il territorio è più accessibile, sempre caratterizzato da pendenze accentuate, e coltivato prevalentemente ad oliveti, in gran parte su terrazzi, con alternanza del bosco e della vegetazione riparia in corrispondenza delle forre dei principali corsi d’acqua, che risultano in buona parte qui ancora fortemente incise (forte pendenza e scarso irraggiamento). Risiede in questo ambito anche il maggior pregio paesaggistico, che conserva l’immagine della collina con i terrazzi, gli olivi, gli insediamenti storici che nell’immaginario collettivo corri- sponde alla qualità del Montalbano. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 49 Provincia di Firenze

In questa fascia, grazie alle caratteristiche morfologiche del terreno particolarmente idoneo alla coltura dell’olivo, non si rilevano grandi cambiamenti di assetto o uso. L’unico fenomeno che si rileva è un par- ziale abbandono dei terrazzi nelle aree più disagevoli, dovuto alla mancanza di ricambio generazionale dei coltivatori diretti a conduzione familiare mentre, laddove sono presenti aziende agricole di dimensioni medio-grandi, si assiste alla sostituzione dell’oliveto tradizionale, con impianti nuovi, privi di terrazzi, con assetto completamente diverso per la meccanizzazione e forte impatto paesaggistico.

L’impronta paesaggistica che resta ancora oggi ben leggibile nel tessuto insediativo diffuso è soprattutto di tipo medievale. Tale impronta iniziata nel 1300 con la colonizzazione da parte delle Diocesi di un si- stema di Pievi e chiese attorno alle quali si aggregavano i primi nuclei abitativi, ha subito una evoluzione nel Rinascimento, allorchè, con il dominio dei nobili, ha visto l’insediarsi delle Ville- Fattorie. L’evolversi di questo processo ha segnato il territorio caratterizzandolo con i terrazzamenti atti ad ospitare le colture dell’olivo e di vite, ancora oggi presenti in molte zone. L’ultimo processo storicizzabile ai primi anni dell’800, è la diffusione “dell’appoderamento “ con l’insediamento di colonie e successivamente di mez- zadrie, che scandiscono i limiti delle grandi proprietà signorili ed ecclesiastiche e che depositano sul terri- torio una fitta maglia di percorsi e di edifici rurali. Le Principali emergenze storiche architettoniche e archeologiche che si ritrovano all’interno del perimetro dell’ANPIL proposta sono le seguenti: - Il Barco Mediceo - Esteso su gran parte del Montalbano, nei comuni di Vinci e Capraia e Limite in Pro- vincia di Firenze, Carmignano in Provincia di Prato e Quarrata e Lamporecchio in Provincia di Pistoia, il Barco Reale Mediceo era una vasta tenuta da caccia delimitata da una muraglia alta circa due metri e lunga oltre 50 km, che si sviluppava dal Poggio alla Malva a San Baronto per tornare di nuovo al Poggio alla Malva, svolgendo la funzione di cortina di contenimento per la riserva di caccia granducale. Edificato alla fine del Cinquecento da Cosimo I de’ Medici sui boschi ricchi di selvaggina del Montalbano, il Barco racchiudeva al suo interno alcune delle preesistenze monumentali più prestigiose della zona, come le abbazie di San Martino in Campo e di San Giusto. Centro ideale dello sconfinato recinto era la villa di Ar- timino, progettata dal Buontalenti per conto di Ferdinando I intorno al 1594. In età medicea, all’interno del Barco venivano ospitate specie animali rare e per quell’epoca meravigliose. È nota la passione della fa- miglia dei Medici per i serragli: a popolare la grande selva murata del Montalbano erano rare preziosità zoologiche, tra le quali avevano particolare importanza i fagiani e i daini bianchi isabellini. La loro pre- senza doveva essere considerata come un fatto destinato a suscitare l’ammirazione dei cortigiani. Nel comune di Vinci il Barco Mediceo comprende per la maggior parte aree boscate ed alcune aree a o- liveto, ed esistono tre accessi principali corrispondenti alle località di Mignano, sopra Vitolini; il Barco, so- pra Casette del Drago; S. Amato sopra Lugnano. Anche se ad oggi i resti del muro sono visibili per pochi tratti, resta l’importanza che questo manufatto ha rivestito nello strutturare l’evoluzione degli insediamenti e dei percorsi. Dal XVII alla fine del XVIII secolo, di fatto il muro rappresentò l’equivalente di un confine di stato, creando contesti territoriali caratterizzati da diversi livelli di antropizzazione: all’interno del muro il paesaggio mantiene le sue caratteristiche natu- rali costituite da vaste aree boscate; all’esterno del muro prevalgono i caratteri specifici degli insediamen- ti e del territorio coltivato prevalentemente su terrazzamenti; - Complesso di S. Maria di Faltognano – Parco della Rimembranza – Parco di Porciglia ; Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 50 Provincia di Firenze

- Area archeologica di Pietra Marina ; - Siti di interesse archeologico di Cupolino e Gragnani ;

Nel territorio dell’ANPIL proposta possono essere riscontrati dei fattori di fragilità che, col tempo, posso- no portare a definire delle criticità e sui quali occorre intervenire preventivamente per attuare una gestio- ne corretta delle risorse ambientali e di uso del suolo: • fenomeni di dissesto idrogeologico che investono prevalentemente le parti alto collinari, principalmen- te quelle terrazzate, dovuti nella maggior parte dei casi: − alla mancata manutenzione dei terrazzamenti; − all’abbandono o alla modifica degli assetti colturali tradizionali; − alla mancata o non idonea regimazione delle acque superficiali; • degrado vegetazionale dovuto principalmente: − al fenomeno degli incendi boschivi, − alla diffusione della malattia del pino marittimo che tende a ridurne l’estensione delle aree privilegian- do lo sviluppo delle specie a latifoglie, − al taglio del bosco, ceduazione, che spesso porta all’eliminazione del sottobosco (con conseguenze catastrofiche per le specie vegetazionali–faunistiche e sulla regimazione a terra delle acque meteoriche) e alla difficoltà di ricreare un nuovo assetto a fustaia (nel caso in cui il taglio è troppo intensivo, effettuato su pendenze ed esposizioni da salvaguardare, ecc) • modificazione degli assetti colturali dovuti a: − modificazione dei sesti di impianto degli oliveti tradizionali in favore di sesti più adatti alla meccaniz- zazione. − modificazione dei paesaggi tradizionali dovuti prevalentemente alla ripresa delle aree boscate a sca- pito dei terrazzamenti tradizionali olivetani.

Verifica con il PTCP (Del.Cons.Prov.le n. 94 del 15/06/1998) e altri vincoli L’ANPIL è interessato dalla compresenza di vincolo idrogeologico e vincolo paesaggistico. Per quanto riguarda il PTCP ( Del.Cons. Prov.le n. 94 del 15/06/1998) l’area proposta ricade in art.7 “ Tutela paesaggistica ed ambientale del territorio aperto, abitati minori ed edifici sparsi”, in art. 10”ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riserve e are naturali protette di interesse locale (LR 49/95)”, in art.11 “aree fragili da sottoporre a programma di paesaggio”, in art. 12 “ aree di protezione paesistica e/o storico ambientale”, in art.17 “aree boschive e forestali” delle N.A. del P.T.C.P, e viene riportata specifi- camente nella scheda in appendice F dello Statuto del Territorio.

Piano di Assetto gestionale La caratterizzazione principale del contesto in cui si colloca l’ANPIL è rappresentata dalla forte omoge- neità naturalistica – ambientale e storica dell’intero complesso del Montalbano. Il futuro Piano di Assetto e di Gestione di conseguenza, oltre a perseguire obiettivi che rendano tra loro coerenti e sinergiche le azioni da attivare nel contesto dell’ANPIL, dovrà necessariamente confrontarsi con il contesto del sistema più generale del Montalbano e con quello che rappresenta per le tre province

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 51 Provincia di Firenze

(Prato, Pistoia, Firenze) ed i numerosi comuni interessati, non unicamente quindi per la salvaguardia degli aspetti biologici ed ecosistematici, ma anche per la valorizzazione dei paesaggi e del tessuto inse- diativo storico, con le modalità della fruizione turistica e delle attività di tempo libero. Al proprio interno l’ANPIL dovrà coniugare gli obiettivi di mantenimento e potenziamento dei caratteri na- turalistici con le esigenze dettate ad un’agricoltura di qualità, legata prevalentemente all’attività di auto- consumo, ma che necessità in ogni caso di ingenti finanziamenti e presidi umani per poter sopperire ad una manutenzione costosa delle aree (vedi mantenimento dei terrazzamenti e dei sistemi di regimazione delle acque, delle pratiche agricole tradizionali). Inoltre assumendo l’obiettivo, di tutelare attraverso l’ANPIL, un tessuto insediativo storico, connotato da eccellenze architettoniche (sistema di pievi, torri, casali, ville, percorsi, ecc.) in stato di parziale abbando- no, il Piano di Assetto e di Gestione dovrà valutare e rendere coerenti le esigenze del recupero e della fruizione di tali beni con quelle della tutela delle risorse naturali.

Piano Strutturale ed interventi di salvaguardia Nel Nuovo Piano Strutturale l’area interessata dall’ANPIL verrà così considerata, identificando due ambiti territoriali:

- Riserva di biodiversità del Montalbano Costituiscono Riserva di biodiversità, le aree collinari prevalentemente boscate del Montalbano, ed altre aree contermini caratterizzate da continuità vegetazionale ed idrogeomorfologica; ricche di masse arbo- ree, cespuglieti, prati-pascoli e seminativi interclusi nelle aree boscate che definiscono un ecosistema complesso caratterizzato da elevata naturalità ed assumono un ruolo di riequilibrio eco-biologico e clima- tico per l’intero territorio. Le parti di territorio ricadenti nell’ambito sono considerate parti del territorio rura- le dove prevale comunque di gran lunga l’aspetto naturalistico che dovrà essere salvaguardato e conser- vato. In tali aree non si applicano integralmente le disposizioni di cui al Titolo IV Capo III, “Il territorio rura- le” della L.R. 01/05 così come previsto nelle norme del PTCP (art 10 ambiti di reperimento per l’istituzione di parchi, riserve e aree naturali protette di interesse locale L.R. 49/95 della Del. Cons. Prov.le n. 94 del 15/06/1998) e nel PIT Ambito 17 Valdarno Inferiore. Gli interventi dovranno essere finalizzati alla salvaguardia dei boschi integri, al recupero dei boschi e de- gli arbusteti degradati mediante interventi di rinaturalizzazione e riforestazione guidata; alla regimazione dei corsi d’acqua soggetti a dissesto idrogeologico (favorendo la ritenzione temporanea delle acque di precipitazione e adottando opportune sistemazioni idraulico-forestali per le aree soggette a forte erosio- ne); al recupero delle aree agricole abbandonate, al mantenimento del sistema insediativo antico, all’apertura di itinerari e punti attrezzati per il tempo libero e le attività di tipo naturalistico. Per le aree terrazzate sono previsti interventi di recupero e rifunzionalizzazione di terrazzamenti in pietra abbandonati o soggetti a degrado anche attraverso l’edificazione di muri di contenimento dei terreni o di nuovi terrazzi realizzati o rivestiti in pietra.

- Aree collinari terrazzate Occupano la parte centrale delle aree collinari terrazzate del Montalbano, la meno acclive, e sono carat- terizzate da coltivazioni a uliveto e vigneto, condotte prevalentemente da aziende medio-grandi che negli Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 52 Provincia di Firenze assetti agrari recenti hanno operato una sostituzione dell’oliveto tradizionale con nuovi impianti colturali, privi di terrazzi, che determinano profonde modifiche dei paesaggi storici tradizionali Gli interventi dovranno essere finalizzati al mantenimento e riproposizione degli assetti colturali tradizio- nali, in particolare quelli ubicati nelle aree terrazzate, al ripristino dei terrazzamenti abbandonati o in de- grado e della viabilità vicinale e poderale, alla realizzazione di sistemi di collettamento e drenaggio delle acque superficiali, al mantenimento e salvaguardia degli impianti vegetazionali esistenti ed alla realizza- zione di nuovi, all’incentivazione di pratiche agricole di tipo biologico-biodinamico, più in generale coeren- ti con le caratteristiche morfologiche e pedologiche dei terreni e con le qualità ambientali e paesistiche dei luoghi. Inoltre sono consentiti interventi di recupero e rifunzionalizzazione di terrazzamenti in pietra abbandonati o soggetti a degrado anche attraverso l’edificazione di muri di contenimento dei terreni o di nuovi terrazzi realizzati o rivestiti in pietra.

C) Proposta dell’ANPIL “Sasso di S. Zanobi – Alta valle del Diaterna”

Ente proponente : Comune di Firenzuola

Definizione dell’area L’area proposta è caratterizzata dalla presenza di praterie secondarie pascolate (“Praterie dei pascoli ab- bandonati su substrato netro basofilo” cod. 6210 Natura 2000), prati pascolo, appezzamenti coltivati, arbu- steti e boscaglie di ricolonizzazione, boschetti di latifoglie, con basso grado di antropizzazione. Elemento ca- ratteristico dell’area è il geotopo del Sasso di S.Zanobi, ofiolite vulcanica del Giurassico, riconosciuto come “sito di rilevanza ambientale socio culturale con manufatti di interesse archeologico” ai sensi della L.1089/83, che si erge come elemento estraneo al paesaggio locale dominato dalle argille, alimentando nei secoli curiosità, leggende e tradizioni. L’area comprendente e circostante il Sasso di S.Zanobi è per questo motivo è sottoposta a vincolo paesaggistico. Altre tipologie di habitat presenti sono i calanchi argillosi, formazioni forestali ripariali, piccoli invasi per l’abbeverata degli animali al pascolo, vegetazione pioniera delle superfici rocciose silicee. E’ segnalata la presenza di specie avifaunistiche di notevole interesse conservazionistico (con * si indicano le specie comprese in allegato A della L.R. 56/2000), tra le quali Circaetus galligus* (forse nidificante) e di Emberiza hortulana*, con una delle popolazioni più importanti della Toscana. In tempi recenti è segnalata la presenza di Bubo bubo*, con status da definire. Altre specie segnalate che concorrono a documentare l’alto valore naturalistico dell’area: Anthus campestris*, Caprimulgus europeus*, Circus pygargus*, Coturnix co- turnix*, Falco tinnunculus*, Lanius collurio*, Lullula arborea*, Monticola sexatilis*, Oenanthe oenanthe*, Per- nis apivorus*, Sylvia hortensis*, Sylvia undata*. Oltre alla presenza di questi uccelli, molti dei quali legati ad agro ecosistemi e ambienti in rarefazione, sono segnalati importanti popolamenti di anfibi, tra cui Bombina pachypus*, Rana italica*, Triturus alpestris*, Tritu- rus vulgaris, Triturus carnifex*, in particolare nelle pozze per l’abbeverata che si formano nei suoli argillosi e nei pressi delle piccole sorgenti presenti. Tra i mammiferi si segnala la presenza Talpa europaea*, di Ungulati (Capreolus capreolus, Sus scrofa) e del Lupo (Canis lupus*). Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 53 Provincia di Firenze

La tipologia ambientale dominante (praterie secondarie e pascoli) che garantisce la presenza delle specie elencate, è soggetta a rapide dinamiche evolutive, anche a causa dell’abbandono delle pratiche agricole zo- otecniche. L’istituzione di un’area protetta può rappresentare uno strumento determinante per avviare pro- getti specifici di conservazione.

Identificazione dei confini dell’area L’area proposta per l’istituzione dell’A.N.P.I.L. “Sasso di S.Zanobi e Alta valle del Diaterna” comprende un territorio di circa 190ha ha compresi tra i 879 e 550 m. slm ricadenti interamente nel comune di Firenzuola. Sono compresi nel perimetro dell’area gli abitati di Castelvecchio e Montarello. L’area attualmente identificata dal Comune di Firenzuola presenta confini facilmente identificabili, che coin- cidono con strade, crinali e reticolo idrografico. A seguito dell’accoglimento della proposta da parte della Re- gione Toscana si provvederà a definire nel dettaglio il perimetro, anche in base ai confini degli Istituti Fauni- stici Venatori definiti del PFV. Parte dell’area è stata utilizzata negli ultimi anni come Campo Base del Cavet per gli operai dei lavori per l’Alta Velocità ferroviaria. I locali realizzati, ora di proprietà dell’Amministrazione comunale, potranno essere destinati a Centro Visite, Foresteria e strutture per la ricettività. Il progetto di istituzione dell’A.N.P.I.L. si inserisce inoltre in un più ampio progetto di valorizzazione dell’area vasta della vallata, attraverso il quale promuovere forme di agricoltura di qualità, e uso delle energie rinno- vabili. Nell’ambito di questo progetto l’Amministrazione individuerà lo strumento urbanistico più adatto per la valorizzazione dell’area. E’ allo studio anche un progetto di realizzazione di Parco delle Energie Rinnovabili, che metta in rete gli impianti eolici che verranno ralizzati da parte di varie società (Rewind – Gamesa – AGSM) nelle vicine aree di crinale, con altri impianti di produzione energia da fonti rinnovabili (impianto idro- elettrico in loc. Scheggianico).

Verifica con il PTPC – Del. Cons. Prov.le n°94 del 15/06/1998. L’area proposta è in parte compresa nel PTCP (art.10) tra gli “Ambiti reperimento per l’istituzione di Parchi, riserve e aree naturali protette di interesse locale ed Aree Protette” (L.R. 49/95), comprende aree di cui all’art.15 (“Geotopi e biotopi”) art.17 “Aree boschive e forestali”. L’area ricade per circa il 70% all’interno del SIR 35 “Passo della Raticosa, Sassi di S.Zanobi e della Mante- sca” (IT5140001).

D) La Proposta adeguamento Area Contigua della Riserva Naturale Padule di Fucecchio

Tale Area Contigua è stata istituita con Delibera del Consiglio Provinciale n.136/98 e si estende per tutto il cratere palustre e nella cosiddetta zona dei "prati", che arriva fino a Ponte a Cappiano nel Comune di Fucecchio, quasi al confine con la Provincia di Pisa. Attualmente i confini dell'area contigua nell'area palustre risultano eccessivamente frastagliati e di difficile individuazione in loco, creando non pochi problemi per un’eventuale tabellazione. L’Area contigua inoltre si sovrappone in parte con la Zona di Protezione Speciale (anche SIR n. 34 - Padule di Fucecchio) individuata ai sensi della Dir. CEE 409/79 ed approvata con Del. Cons. Regionale n. 6/2004. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 54 Provincia di Firenze

Risulta quindi assai complicata l'applicazione dei vari vincoli e divieti che sussistono sull'area in virtù delle varie norme operanti:

 Delibera del Consiglio Provinciale n. 64/2004 - “Regolamento di gestione della Riserva Naturale e dell’Area Contigua del Padule di Fucecchio. Approvazione ai sensi degli artt. 11 comma 4 e 16 della L.R. 49/95”, valido all’interno della riserva naturale;  Delibera del Consiglio Provinciale n. 119/2007 – “Regolamento per la caccia e la pesca nell’Area Contigua alla Riserva Naturale Provinciale Padule di Fucecchio”), valido nell’area contigua;  Calendario Venatorio, valido nelle porzioni non vincolate;  Decreto del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 ottobre 2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, in fase di recepimento da parte della Regione e valido nell’area classificata quale ZPS.

L'area contigua della Riserva non coincide con i confini della ZPS, vedi fig. 1.4.1, e questo comporta no- tevoli problemi di gestione e di applicazione delle norme anzi citate: abbiamo infatti zone che ricadono sia nell'area contigua che nella ZPS, zone che ricadono nell'area contigua, ma non nella ZPS e vicever- sa; ciò comporta tutta una serie di comportamenti diversi che i fruitori del padule e aree limitrofe devono tenere, anche a pochi metri di distanza, difficilmente giustificabili dal punto di vista tecnico e causanti la- mentele da parte di una vasta utenza, ma in particolare dei proprietari dei terreni ricadenti in parte nell’uno e nell’altro territorio sottoposti a vincolo. L’individuazione e perimetrazione della Riserva naturale e relativa Area contigua, come si evince dalla ci- tata Del. Consiliare istitutiva n. 136 del 21/09/1998, è il risultato di una ricerca provinciale antecedente al 1996 (vedi Del. Cons. Prov.le n.116 del 29/07/1996). La perimetrazione della ZPS di cui alla Del. Cons. Regionale n. 6/2004 invece, è il risultato di uno studio regionale di ricerca e monitoraggio, teso ad indivi- duare le emergenze e la distribuzione delle diverse specie ed habitat da sottoporre a tutela, supportato dalla normativa comunitaria e nazionale sulla biodiversità successiva al 1996; lo studio regionale è quindi più recente ed aggiornato rispetto a quello provinciale e sostenuto da motivazioni più pertinenti alle attua- li esigenze di tutela ai sensi della normativa comunitaria e nazionale sulla biodiversità.

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fig.1.5/1 Estratto da allegato D - Del. Cons. Prov.le fig.1.5/2 Estratto da allegato E - Del. Cons. Prov.le n. 101 del 16/06/2008 Proposta Provinciale per il n. 101 del 16/06/2008 Proposta Provinciale per il quinto programma regionale triennale delle Aree quinto programma regionale triennale delle Aree Protette. Protette.

In considerazione di quanto sopra, la Provincia di Firenze propone di procedere all’adeguamento dei confini dell’Area Contigua con i confini delimitanti la ZPS come da fig. 1.4/2. Tale adeguamento compor- terà una riduzione dell’estensione dell’area contigua di 595,71 ettari. Tale riduzione non compremetterà la funzionalità dell’area in quanto si verrà a ridurre la parte di territorio più distante dalla Riserva naturale, a favore di un’ampliamento, anche se più modesto in termini di estensione, di un area area più prossima alla Riserva, con un’influenza di maggiore tutela sulla componente ecologica e biologica dell’area. Tale intervento è necessario per garantire omogeneità di applicazione e gestione degli strumenti di pro- grammazione, di pianificazione e normativi.

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CAPITOLO DUE I PRINCIPALI CARATTERI DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE

2.1 STRUMENTI DI GESTIONE, CARATTERISTICHE GENERALI E INDIVIDUAZIONE DELLE EMERGENZE

1 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) MONTECECERI

fig. 2.1 ANPIL di Montececeri

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Fiesole del 30 marzo 1998 n. 28, è inserita nell’ Elenco uffi- ciale delle Aree Protette regionali fin dal Quinto Aggiornamento (Del. Cons. Reg. 12 novembre 2001 n. 1229). É stato firmato un accordo tra le Amministrazioni Comunali di Fiesole e di Firenze per l'estensione dell'area protetta fino ai confini l’ANPIL del torrente Mensola. Comune: Fiesole. Estensione: 44 ettari. Ente gestore: Amministrazione Comunale di Fiesole. Strumenti di gestione: Regolamento approvato con Delibera di Consiglio Comunale n. 47 del 31/07/2008. L’accesso all’area è libero.

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Attività venatoria: Vietata sull'intera area ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 con Del. Giunta Provinciale n° 1619 del 05/09/1995. Iniziative svolte ed in corso : studi sulla condizione fitosanitaria, interventi di recupero ambientale su rimboschimenti del CFS, manutenzione del verde, ripristino e manutenzione della sentieri- stica e della segnaletica. Sito internet: www.comune.fiesole.fi.it ; www.parks.it/z.montececeri ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi

fig. .2.1/1 Sentiero nel parco*

Il rilievo di Monte Ceceri (m 414) è situato negli immediati dintorni nord-orientali di Firenze, ad est della colli- na di Fiesole. La sua superficie è in gran parte boscata, a seguito dei rimboschimenti operati a partire dal 1929 dal Corpo Forestale per ripristinare la naturalità dei luoghi, alterata dalla secolare attività estrattiva delle cave di Maiano.

fig. 2.1/2 Fronte di cava ricoperto di vegetazione * 7

L’area protetta è stata istituita per valorizzare la memoria artigianale della locale importante attività estrattiva (abbandonata dal 1950) e per migliorare l’assetto naturale e la fruibilità dei luoghi. Tutta l’area è stata infatti sfruttata fin dal medioevo per l’estrazione della pietra serena, una pietra arenaria che contraddistingue molti palazzi fiorentini; in tutta l’area permangono tracce (caverne, spaccature, ecc.) di questa passata attività. Sono presenti formazioni boscate a prevalenza di leccio Quercus ilex e cipresso Cupressus sempervirens , assieme a pino domestico Pinus pinea , pino marittimo Pinus pinaster e roverella Quercus pubescens ; di inte-

7 Le foto contrassegnate da asterisco sono state tratte da testi e guide varie Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 58 Provincia di Firenze resse storico e paesaggistico la presenza di una lecceta d’alto fusto. La flora, poco conosciuta, oltre alle spe- cie arboree sopra citate annovera anche arbusti caratteristici del sottobosco dei boschi termofili e di sclerofil- le, quali corbezzolo Arbitus unedo , ramno Rhamnus cathartica , mirto Mirtus communis , eriche Erica sp. pl.. La fauna è quella tipica di queste formazioni boscate, con comuni specie forestali (pettirosso, cinciallegra, capinera, riccio) accanto a specie più localizzate come picchio verde Picus viridis , scoiattolo Sciurus vulgaris . La zona è frequentata da escursionisti e turisti ed è attraversata da numerosi sentieri, in corso di risistema- zione e valorizzazione

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2 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) POGGIO RIPAGHERA – S.B RIGIDA - VALLE DELL 'I NFERNO

fig. 2.2 ANPIL Poggio Ripaghera – S.Brigida – Valle dell’Inferno

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Pontassieve del 19 dicembre 1997 n. 188, è inserita nell’ E- lenco ufficiale delle Aree Protette regionali fin dal Quinto Aggiornamento (Del. Cons. Reg. 12 novembre 2001, n.1229). Il 21 luglio 2000 il Consiglio Comunale di Pontassieve con Delibera n.127 ha proposto l’ampliamento dell’area protetta alla Valle dell’Inferno, come recepito nell’VIII° Agiiornamento dell’Elenco ufficia le delle Aree Protette regionali (Del. Cons. Reg. 27 novembre 2006, n.878). Comune: Pontassieve. Estensione: 817 ettari. Strumenti di gestione: lo strumento di gestione è il Regolamento di gestione, approvato dal Consiglio Co- munale di Pontassieve con Delibera n.128 del 21 luglio 2000. E’ stato realizzato anche un piano di gestione dell’area. Ente gestore : Amministrazione Comunale di Pontassieve. Attività venatoria: L’area è stata chiusa solo in parte, con Atto dirigenziale Provinciale n. 3818 del 16/11/2007, all’esercizio venatorio attraverso l‘istituzione di due Zone di protezione ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 nominate “La Rocchetta” e “Piantamalanni””. Iniziative svolte ed in corso: è disponibile dal 2001 una Guida dell'area protetta. Vengono organizzate annualmente visite guidate e tra le altre iniziative vengono svolte attività di ripristino e manutenzione della sentieristica, attività di recupero delle burraie, studi sulla viabilità rurale, progetti di valo- rizzazione e recupero di alcune aree interne. Attualmente si sta svolgendo uno studio su una vallata dove Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 60 Provincia di Firenze predomina la presenza di un endemismo costituito dalla Specie Cisto laurifolio e il recupero della sentieristica che attraversa questa valle; in contemporanea si sta procedendo alla formazione di una sentieristica che permetta la fruizione dell’ANPIL ai disabili. Sito internet: www.comune.pontassieve.fi.it ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi .

L’area in oggetto è situata a monte del paese di S.Brigida, nel versante sud-occidentale del complesso del Monte Giovi, tra il Mugello e la conca di Firenze. È stata istituita per proteggere l’unica stazione italiana di ci- sto laurino Cistus laurifolius , un arbusto mediterraneo ad areale discontinuo, vero relitto preglaciale e specie minacciata secondo il Libro Rosso delle piante d’Italia, cioè entità in pericolo di estinzione. All’interno dell’ANPIL il cisto laurino ha una distribuzione discontinua, localizzandosi nelle radure più o meno ampie all’interno dei castagneti, su suoli a substrato siliceo dai 440 ai 725 m. L’area protetta ospita inoltre, in un’area relativamente ristretta, formazioni vegetali usualmente non contigue. Sono infatti presenti formazioni erbacee ed arboree termofile (a roverella Quercus pubescens , a cerro Quer- cus cerris e le formazioni arbustive a cisto laurino), formazioni arboree ed erbacee mesofile (faggete, carpi- nete, castagneti, prati mesofili) e caratteristiche formazioni arboree igrofile (ontaneti a ontano nero Alnus in- cana ). Sono inoltre presenti rimboschimenti fra cui si segnalano, alle pendici di Poggio Ripaghera, quelli sto- rici ad abete americano o duglasia Pseudotsuga menziesii e quelli a quercia rossa americana Quercus rubra , di valore paesaggistico.

fig. 2.2/1 I coltivi di Aceraia *

In particolare nella valle del fosso del Caprile, in conseguenza di fenomeni di inversione termica, si riscontra una situazione vegetazionale particolare con boschi di faggio Fagus sylvatica e carpino bianco Carpinus be- tulus localizzati a 700 metri di quota, circondati da boschi di roverella alle quote superiori, rovesciando, per le peculiari situazioni microclimatiche, l’usuale disposizione delle fasce vegetazionali. Al faggio e al carpino bianco si accompagnano anche pioppo tremolo Populus tremula , acero montano Acer pseudoplatanus , a formare un bosco maturo di alto fusto di notevole valore naturalistico. È inoltre segnalata la localizzata pre- senza di tiglio nostrale Tilia platyphyllos , specie ormai rara nei boschi toscani, di cerrosughera Quercus cre- Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 61 Provincia di Firenze nata , e di dente di cane Erythronium dens-canis , specie non comune soprattutto con l’abbondanza e la diffu- sione riscontrabile nell’area.

L’area ospita anche un’interessante fauna. Nel fosso del Caprile è presente il gambero di fiume Austropota- mobius pallipes . Tra gli anfibi sono segnalati la rana agile Rana dalmatina e due specie di tritone ( Triturus carnifex e Triturus vulgaris ); tra i rettili merita segnalare la presenza del colubro d’Esculapio Elaphe longissi- ma, il più grosso ofide italiano. Tra i molti mammiferi presenti sono segnalati anche capriolo Capreolus ca- preolus e tasso Meles meles . L’avifauna nidificante comprende alcune tipiche specie di macchia e molte specie forestali, tra le quali allocco Strix aluco, picchio rosso maggiore Picoides major , picchio rosso minore Picoides minor, codirosso Phoenicurus phoenicurus , tordo bottaccio Turdus philomelos , picchio muratore Sitta europaea .

fig 2.2/2 Villa il Massetto, complesso di origine medievale ai limiti dell’ANPIL *

Dal punto di vista storico-culturale, interessante la presenza del santuario della Madonna del Sasso e della relativa Via del Sasso, in parte lastricata e ristrutturata, di collegamento tra il santuario e il paese di Santa Brigida. Sono presenti inoltre testimonianze dell'evoluzione del rapporto uomo-territorio, come alcune "bur- raie", piccoli edifici in pietra adibiti un tempo presumibilmente alla conservazione di burro e di altri prodotti ca- seari.

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3 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) STAGNI DI FOCOGNANO

fig. 2.3 ANPIL Stagni di Focognano (aggiornato a ottobre 2008)

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Campi Bisenzio del 27 novembre 1997 n. 254, è inserita nell’ Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali fin dal Quinto Aggiornamento (Del. Cons. Reg. 12 novembre 2001, n.1229). Nel IV° Programma regionale per le aree protette 2004-2007 il Comune di Campi Bisenzio a fatto una proposta di ampliamento, concretizzatasi con Delibera di Giunta Comunale n. 203 del 7 novembre 2008. Comune: Campi Bisenzio Estensione: 63 ettari. Strumenti di gestione: Regolamento approvato dal Comune di Campi Bisenzio con Del.Cons.Comunale. n.254 del 27.11.1997, regolamento delle oasi del WWF Italia, piani di gestione annuali. Ente gestore: Amministrazione Comunale di Campi Bisenzio (FI), in collaborazione con W.W.F. Italia.

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Attività venatoria: su tutta l’area è vietato l’esercizio venatorio ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 con Atto Dirigenziale Provinciale n° 1765 del 06/06/2006. Iniziative svolte ed in corso: manutenzione della sentieristica, visite guidate, interventi di rinaturalizzazione e miglioramenti ambientali. E’ stato realizzato un Vivaio di piante palustri a scopo di ripopolamento delle zo- ne umide costituenti l’ANPIL. E’ all’approvazione regionale una proposta di ampliamento e il recupero di una struttura quale centro didattico. Sito internet: www.wwftoscana.it ; www.comune.campi-bisenzio.fi.it ; www.parks.it/z.stagni.focognano ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi .

Gli stagni di Focognano, al pari dell’A.N.P.I.L. Podere La Querciola, sono situati nella piana di Sesto Fiorenti- no, porzione orientale della più vasta pianura che si estende tra Firenze e Pistoia, pur ricadendo amministra- tivamente nel territorio comunale di Campi Bisenzio. L'area protetta è stata istituita per tutelare un'area semi- naturale di importanza floristica e avifaunistica, già compresa in precedenti proposte di tutela.

fig. 2.3/1 Veduta degli Stagni di Focognano dalla Discarica di Case Passerini

Pur ricadendo ai margini di una zona intensamente urbanizzata – confina a nord con l’Autostrada A11 ed è separata dalla discarica di Case Passerini dal f. Acqualunga – gli stagni ospitano specie di flora, di vegeta- zione e di fauna degne di nota. È stata oggetto di interventi di risistemazione ambientale, conclusi nel 1998, che hanno ripartito gli stagni esistenti in cinque specchi d'acqua, mantenuto la tipica morfologia degli stagni artificiali della piana, con arginature, sponde rettilinee e livello delle acque superiore al piano di campagna. Nella porzione settentrionale è stato effettuato un rimboschimento con latifoglie igrofile. Nei fossi perimetrali all’area è presente un’interessante vegetazione ripariale con giglio d’acqua Iris pseuda- corus , pigamo giallo Thalictrum flavum , garofanino d’acqua Epilobium hirsutum e altre specie igrofile; sono anche presenti alcuni ettari di canneto a cannuccia di palude Phragmites australis . La flora è comunque in gran parte ancora da studiare Informazioni faunistiche recenti relative all’area protetta sono ancora incomplete. L’area è ricca di anfibi, per i quali sono stati create apposite pozze; sono presenti anche due specie di tritone ( Triturus sp. pl.) e raganella

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Hyla intermedia . L’area è priva di pesci, in quanto, attraverso particolari modalità di regolazione delle acque, si cerca di evitarne l’ingresso dai fossi immissari. Gli stagni ospitano una ricchissima diversità di specie di uccelli, in tutti i periodi dell’anno. Nel periodo inver- nale sono presenti ardeidi (in particolare airone cenerino Ardea cinerea e airone guardabuoi Bubulcus ibis ), limicoli (beccaccino Gallinago gallinago ) e passeriformi; frequente la presenza del pellegrino Falco peregri- nus . Nei periodi migratori compaiono anatidi, ardeidi, limicoli, passeriformi di palude e di macchia. Tra le spe- cie nidificanti, presenti tre specie di rallidi, compreso porciglione Rallus aquaticus , e le più comuni specie di passeriformi di palude e di macchia. Per gli anni ’80 è segnalata la nidificazione irregolare di cavaliere d’Italia Himanotopus himantopus ; nell’estate 1999 ha nidificato per la prima volta svasso maggiore Podiceps crista- tus . Attraverso i finanziamenti Regionali negli anni a cavallo tra il 2006 e il 2007 è stato realizzato un vivaio di piante palustri e terrestri tipiche della Piana fiorentina.

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4 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) FORESTA DI S.A NTONIO

fig.2.4 ANPIL Bosco di Sant’Antonio

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Reggello del 22 dicembre 1997 n. 171, è inserita nell’ Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali fin dal Quinto Aggiornamento (Del. C.R. 12 novembre 2001 n.1229). Comune: Reggello. Estensione : 9269 ettari. Strumenti di gestione: Regolamento approvato. Area interamente demaniale interessata dal Piano di ge- stione forestale della Comunità Montana “Montagna Fiorentina”. Ente Gestore: Amministrazione Comunale di Reggello, Comunità Montana “Montagna Fiorentina. Attività venatoria: sull’intera area è vietato l’esercizio venatorioin quanto ricadente in area demaniale. Iniziative svolte ed in corso: manutenzione della sentieristica, recupero dei fabbricati rurali, recupero ter- razzamenti, visite guidate (Gruppo Trekking “Resco Reggello”, Circolo Legambiente Reggello-Vallombrosa), realizzazione materiale didattico-informativo, interventi di ingegneria naturalistica, indagine naturalistica a cu- ra di Legambiente (Oliva G.).

La Foresta di S. Antonio appartiene al complesso forestale di Vallombrosa, alle pendici occidentali della ca- tena del Pratomagno. Dal 1975 è inserita nel demanio regionale, separandosi dalla Riserva Statale di Val- lombrosa.

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fig. 2.4/1 Veduta della Foresta da Croce al Cardato *

L’area si sviluppa su una pendice a morfologia accidentata, con caratteristici balzi rocciosi e fossi, dai 700 m ai 1490 m del crinale principale. È solcata da numerosi fossi e torrenti, tra i quali il torrente Resco di Reggel- lo, il Borro di S.Antonio e alcuni fossi secondari. La superficie è in gran parte boscata, con limitate porzioni che raggiungono le praterie di crinale. Tra le formazioni forestali domina la faggeta, cui seguono i boschi misti di latifoglie (castagno, carpino bianco, carpino nero, acero, cerro) e i castagneti; prevalgono i cedui e i cedui invecchiati, seguiti dalle fustaie transitorie. Nell’area si ritrovano anche rimboschimenti a prevalenza di conife- re, a seguito di ripetuti gravi incendi avvenuti negli anni ‘40. Nelle porzioni inferiori sono presenti balze roc- ciose, piccole praterie e notevoli estensioni di arbusteti a ginestra dei carbonai Cytisus scoparius ed erica E- rica arborea e E. scoparia.

Tutta l’area riveste una notevole importanza paesag- gistica e ambientale, per l’integrità dei luoghi e la ric- chezza floristica e faunistica. Nei boschi, oltre alle specie citate, sono presenti esemplari isolati di agri- goglio Ilex aquifolium , rovere Quercus petraea e tasso Taxus baccata . Tra la flora, merita segnalare la pre- senza di Murbeckiella zanonii , Arisarum probosci- deum , viola di Eugenia Viola eugeniae e giglio marta- gone Lilium martagon .

fig 2.4/2 Torrente Resco *

Nell’area è segnalato il lupo Canis lupus , oltre a molti altri mammiferi quali capriolo Capreolus capreolus , daino Dama dama , ghiro Myoxus glis , moscardino Mu- scardinus avellanarius . Altre importanti presenze faunistiche sono rampichino alpestre Certhia familiaris , le- gato ai rimboschimenti di abete bianco, falco pecchiaiolo Pernis apivorus e picchio rosso minore Picoides mi- Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 67 Provincia di Firenze nor tra gli uccelli; rinolofo minore Rhinolophus hipposideros , rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum e vespertilio maggiore Myotis myotis tra i pipistrelli; le farfalle Eriogaster catax e Iolana iolas tra gli invertebrati, oltre ad alcune specie endemiche, quali il coleottero Duvalius vallombrosus . Negli ultimi anni il Comune si è adoprato allo sviluppo della sentieristica, creazione di percorsi didattici fruibili anche da disabili e al recupero di un centro didattico all’avanguardia idoneo ad ospitare e svolgere visite i- struttiva da parte delle scolaresche e dei turisti.

fig 2.4//3 Case Sant’Antonio *

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5 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) PODERE LA QUERCIOLA

fig. 2.5 ANPIL Podere la Querciola

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Sesto F.no del 26 febbraio 1998 n. 72, è inserita nell’ Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali fin dal Quinto Aggiornamento (Del. Cons. Reg. 12 novembre 2001, n. 1229). Nel IV° Programma regionale per le aree pro tette 2004-2007 è stato proposto dal Comune di Sesto F.no l’ampliamento, approvato, successivamente, con Del. Giunta Comunale n. 11 del 21/01/2008, dopo che il Comune di Sesto F.no ha proceduto all’esproprio dei terreni, ampliando di 61.600 mq l’estensione origina- ria. L’ANPIL è compresa nella Z.P.S. «Stagni della Piana Fiorentina”. Comune: Sesto Fiorentino. Estensione: 56 ettari. Strumenti di gestione: Regolamento di Gestione approvato dal Comune di Sesto F.no con Del. C.C. n° 63 del 30/10/2007.

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Gestione: Amministrazione Comunale di Sesto Fiorentino in collaborazione con la LIPU (manutenzione ver- de e apertura parte ANPIL). Attività venatoria: su parte dell’area (5 ettari) è vietato l’esercizio venatorio ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 con Atto Dirigenziale Provinciale n° 1765 del 06/06/2006, la parte riguardante il Lago del Padule , verrà incluso nell’anno di divieto nel 2010, secondo le prescrizioni del Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2006- 2010 approvato con del. C.P. n° 167 del 02/10/2006. Iniziative svolte ed in corso: manutenzione della sentieristica, visite guidate, realizzazione materiale didat- tico-informativo. Sito internet e indirizzi e-mail: www.comune.sesto-fiorentino.fi.it ; www.lipu-toscana.it ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi ; www.zoneumidetoscana.it ;

L'area protetta è situata nella piana di Sesto Fiorentino, porzione orientale della più vasta pianura che si e- stende tra Firenze e Pistoia. È stata istituita per tutelare un'area semi-naturale di importanza avifaunistica. L’Autostrada A11 rappresenta una barriera più visiva che ecologica con la vicina A.N.P.I.L. Stagni di Foco- gnano.

fig.2.5/1 Vista della Piana di Sesto

Comprende al suo interno uno stagno artificiale di 21 ettari, creato e gestito a fini venatori, campi coltivati a colture erbacee e un'area di nuova creazione (il «Parco della Piana», di 5 ettari, ove vige il divieto di caccia, che comprende un ampio rimboschimento con latifoglie igrofile (farnia, frassino, ontano, ecc.), una porzione a parco urbano (prati artificiali, alberi e arbusti ornamentali) e un piccolo specchio d'acqua ad uso didattico.

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fig.2.5/2 Un Acero campestre al bordo di un canale fig.2.5/3 Canneto al bordo della strada a protezione dello specchio d’acqua

La flora comprende alcune comuni specie igrofile, quali mestolaccia Alisma plantago-aquatica , scirpo marit- timo Bolboschoenus maritimus , giunco Juncus effusus , salcerella Lythrum salicaria. Lo stagno artificiale ospita numerose specie di avifauna acquatica, sia durante la migrazione (rallidi, anatidi, ardeidi, limicoli, passeriformi di palude, ecc.) che nel periodo riproduttivo. Tra queste ultime, merita segnalare tuffetto Tachybaptus ruficollis , folaga Fulica atra , cannareccione Acrocephalus arundinaceus , cannaiola A- crocephalus scirpaceus , cavaliere d'Italia Himantopus himantopus , martin pescatore Alcedo atthis . Nella par- te di recente risistemazione ambientale è presente e comune il rospo smeraldino Bufo viridis e vi nidifica il corriere piccolo Charadrius dubius . Tra gli altri anfibi sono presenti due specie di tritone ( Triturus carnifex e Triturus vulgaris ).

fig.2.5/4 Cavaliere d'Italia Himantopus himantopus *

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6 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) TORRENTE MENSOLA

fig. 2.6 ANPIL Torrente Mensola

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Firenze del 22 gennaio 2002, n. 37 (147 ettari) e con Delibe- ra del Consiglio Comunale di Fiesole del 6 maggio 2002, n. 27 (150 ettari) è stata inserita dal Sesto Aggior- namento nell’Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali (Del. Giunta Reg. 23 dicembre 2002 ,n.1447). Comune: Firenze, Fiesole Estensione: 297 ettari, di cui 150 in Comune di Fiesole e 147 in Comune di Firenze. Ente gestore: Amministrazioni Comunali di Firenze e Fiesole. Strumenti di gestione: Regolamento approvato con Del. Consiglio Comunale n. 29 del 24/04/2008. L’accesso è libero. Attività venatoria: . Vietata su tutta l’area ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 con Del. Giunta Provinciale n° 1619 del 05/09/1995.

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Iniziative svolte ed in corso: per l’area è stato realizzato uno studio multidisciplinare inerente gli assetti e le risorse naturali, ed è previsto un’intervento di recupero della senti eristica e della segnaletica. Sito internet: www.comune.firenze.it

L’area compresa nel bacino del Torrente Mensola, alle pendici delle colline di Settignano, costituisce una del- le aree di maggiore interesse paesaggistico della porzione orientale del territorio comunale di Firenze. Un’area caratterizzata dalla presenza di un tipico mosaico ambientale costituito da aree agricole (in preva- lenza oliveti), relittuali boschi di latifoglie (Quercus pubescens, Q. cerris ) e sclerofille ( Q. ilex ), rimboschimenti di conifere ( Pinus halepensis, P. pinea ) e da aree urbanizzate di notevole interesse storico spesso circondate da verde urbano o giardini storici di particolare pregio. Un paesaggio arricchito da caratteristici elementi linea- ri quali filari alberati, siepi e corridoi fluviali. In quest’ultimo contesto sono presenti anche formazioni arboree mesofile di particolare interesse ove emerge la presenza della farnia Quercus robur .

La parte più alta del bacino del Torrente Mensola si collega, in comune di Fiesole, con l’ANPIL Montececeri, di cui constituisce un evidente prolungamento. Il mosaico agricolo costituisce non solo una peculiare emergenza paesaggistica, ma ospita anche elementi di interesse naturalistico, con particolare riferimento ad alcune presenze botaniche. Si tratta in particolare di specie di flora, quali tulipani, anemoni ecc. ( Anemone coronaria , Dracunculus vulgaris , numerose orchidace- ae) situate nell’ambito degli oliveti caratterizzati da assenza di attività agricole intensive. Una diffusa presenza di ville (trecentesche, quattrocentesche e cinquecentesche), quale la villa-fattoria Strozzi-Sacrati di Ponte a Mensola, palazzi (ad esempio il Palazzo dei Raugi), antichi poderi, caratteristiche vie con muri a secco anche di origine medievale, tabernacoli ed altre testimonianze minori, contribuiscono ad aumentare il valore complessivo del paesaggio agrario interno all’ANPIL.

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7 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) GARZAIA DI FIGLINE

fig. 2.7 ANPIL Garzaia di Figline

Atti istitutivi: Del.Cons.Comunale n. 4 del 13 febbraio 2003 Comune: Figline Val d’Arno. Estensione: 10 ettari. Ente gestore: Amministrazione Comunale di Figline V.Arno. Strumenti di gestione: Nessuno strumento di gestione approvato. Attività venatoria: Vietata su tutta l’area ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 Iniziative svolte ed in corso: nessuna. Sito internet: www.comune.figline-valdarno.fi.it ,

L’area è localizzata in riva sinistra dell’Arno a circa 200 m dal corso d’acqua, in località Restone nel comune di Figline Valdarno. Essa fa parte di una più ampia fascia fluviale dell’Arno, posta tra Figline e San Giovanni Valdarno, nella quale la Provincia di Firenze ha istituito una Zona di Protezione in quanto interessata dalle rotte migratorie ai sensi dell’art. 14 L.R. 3/94.

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fig.2.7/1 Visione dall’alto della Garzaia

La sua origine si deve all’abbandono di vecchi bacini realizzati in passato a seguito dell’intensa attività estrat- tiva di materiali sabbiosi ed inerti, i cosiddetti “laghi di Figline”, i quali con il passare del tempo, a seguito dell’erosione delle pareti di escavazione, questi piccoli specchi d’acqua hanno subito un processo spontaneo di rinaturalizzazione che ha portato alla creazione di tanti piccoli ecosistemi ricchi di flora e fauna lacustre. La particolare valenza ambientale dell’area della garzaia è dovuta al fatto che vi nidificano la garzetta e la nit- ticora, due specie di ardeidi inserite nell’All. I della Dir. Uccelli. L’area palustre che circonda la garzaia offre rifugio, durante la migrazione, ad altre specie ritenute prioritarie, quali l’avocetta, il cavaliere d’Italia, il falco di palude, l’albanella minore, l’airone rosso, l’airone bianco maggiore e la sgarza ciuffetto. In questi ambienti sembra essere regolare anche la presenza del martin pescatore. Per quanto riguarda il contesto della garzaia, possono essere individuati quattro tipi di habitatad ognuno dei quali può essere associata la seguente componente faunistica: 1. il bosco igrofilo di Salice bianco di circa 1ha di superficie su cui si trova la garzaia, da cui il nome generale dell’area, con la presenza di numerosi; 2. la modesta estensione di canneto costituito prevalentemente da cannuccia di palude, a cui si sostituisce in alcuni punti la tifa, in cui nidificano e trovano rifugio i passeriformi di palude; 3. il prato umido con stagno utilizzato dagli aironi, dalle anatre e dai limicoli durante la migrazione, come area di alimentazione; 4. il complesso di campi adiacente l’area della garzaia, terreno di caccia per gheppi ed albanelle. Altri uccelli nidificanti censiti sono: il beccamoschino, la cannaiola, il cannareccione, la gallinella d’acqua, la garzetta, il germano reale, il migliarino di palude, la nitticora, il pendolino, l’usignolo di fiume. Tra le specie migratrici, oltre a quelle citate: il beccaccino, il corriere piccolo, la folaga, la marzaiola, la pavoncella, il piro- piro boschereccio, il piro-piro culbianco, la sgarza ciuffetto; tra le specie regolari: l’airone cenerino, il cormo- rano, la garzetta, il gheppio e la poiana; tra quelle estivanti e probabili nidificanti vi sono l’allodola, lo strillozzo e lo zigolo nero. Di non minore importanza è la presenza di numerosi Anfibi, tra cui la rana verde ed il rospo comune; mentre fra i rettili va mensionata la biscia del collare ed il ramarro.

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Per difficoltà inerenti alla presenza di privati all’interno del territorio dell’ANPIL e alla mancata acquisizione dei terreni in questione da parte dell’amministrazione Comunale, nonché per sopravvenute problematiche dovute agli interventi legati alle opere sulla cassa di espansione a sinistra idraulica d’Arno, il Comune ha de- ciso con Delibera di Giunta Comunale n. 124 del 17/10/2006 di sospendere l’iter attuale e di rimandare alla approvazione del progetto definitivo delle casse di espansione, l’acquisizione dei terreni e la sistemazione degli stessi allo scopo di realizzare l’oasi naturalistica di protezione denominata “Garzaia” originalmente pre- vista.

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8 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) GABBIANELLO – BOSCOROTONDO

fig. 2/8 ANPIL Gabbianello-Boscorotondo

Atti istitutivi: Del.C.C. n. 30 del 17 marzo 2003 Comune: Barberino del Mugello. Estensione: 30 ettari. Ente gestore: Comune di Barberino di Mugello , il quale gestisce l’area con il supporto di associazioni am- bientaliste. Finora è stata incaricata della gestione l’associazione Ischetus p.s.c, con l’apporto scientifico del WWF. A causa della scadenza della convenzione che assegnava la gestione del Area a Ischetus, il Comune di Barberino di Mugello a indetto un nuovo bando di gara per assegnare la gestione dell’ANPIL. Strumenti di gestione: Regolamento approvato con Del. cons. comunale n. 63 del 21 giugno 2005. Attività venatoria: .vietata su tutta l’area ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94 con Atto Dirigenziale Provinciale n° 1671 del 30/05/2006. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 77 Provincia di Firenze

Iniziative svolte ed in corso: realizzazione sentieristica per disabili, stagno didattico, giardino delle farfalle, campo collezione antiche varietà di piante da frutto, nonché attività di monitoraggio sull’avifauna e produzio- ne di materiale divulgativo. . Sito internet: www.gabbianello.it ; www.comune.barberino-di-mugello.fi.it ; www.bilancinolagoditoscana . It www.lagobilancino.net/pages/oasi.htm

L’area protetta è situata nel Comune di Barberino di Mugello, nelle vicinanze del paese di Galliano, a 5 Km da Barberino e a 30 Km da Firenze, e si sviluppa sulla sponda nord-est del Lago di Bilancino, un invaso arti- ficiale inizialmente nato per regimare le acque dell’Arno e rifornire le aree limitrofe e Firenze nei periodi più siccitosi, e oggi di grande potenzialità anche per le attività turistiche e ricreative e per la grande valenza ambientale. L’oasi si colloca all’interno del tipico paesaggio del Mugello, con ampie zone di boschi misti decidui e sem- preverdi, zone coltivate e pascoli, e si estende, con una superficie complessiva di 25 ettari, di cui 8 allagati, in un’area pianeggiante circondata dai monti dell’Appennino tosco-romagnolo, dalla Calvana e dalla conca del Mugello.

fig.2.8/1 Famiglia do fenicotteri nell’Oasi*

Con la progressiva bonifica e successiva scomparsa di molti ambienti umidi, l’oasi di Gabbianello rappre- senta oggi una delle poche aree umide presenti in Mugello. Sebbene di origine recente e artificiale, l’oasi manifesta le caratteristiche ideali per divenire un ambiente di grande importanza naturalistica e punto di passo per l’avifauna migratrice. L'Oasi naturalistica di Gabbianello, e più in generale il lago di Bilancino, sono infatti poste lungo una delle principali direttrici migratorie interne della nostra regione, e si può ritenere in stretto collegamento con il si- stema delle aree umide della vicina Piana Fiorentina.

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Grazie ad una buona diversificazione di habitat e alla posizione geografica particolarmente favorevole, l’oasi potrà rivestire un ruolo importante per lo svernamento delle anatre in provincia di Firenze, come rilevato an- che dai primi censimenti operati sull'area dalla LIPU e dal COT (Centro Ornitologico Toscano), in particolare Germano reale, Alzavola, Fischione, e potrà inoltre offrire un ambiente ideale per la futura nidificazione di molte specie, come per esempio il Cavaliere d’Italia ( Himantopus himantopus ), il Tarabusino ( Ixobrychus minutus ), la Marzaiola( Anas querquedula ). Durante la migrazione l'area è frequentata da numerosi uccelli, fra cui si ricorda Cicogna bianca, Gru e Oca selvatica. Particolare attenzione merita la presenza del Fenicottero rosa che, nel corso della migrazione au- tunnale, ha iniziato ad frequentare l’Oasi di Gabbianello come area di riposo e pastura: le possibilità che la specie possa, negli prossimi anni, svernare nell’area diventano così maggiori e rappresentano un’ importan- te conferma che il processo di rinaturalizzazione dell’area procede in modo costante e positivo. Tra i passeriformi scopriamo specie tipiche del canneto come il Cannareccione, la Cannaiola e l’Usignolo di fiume. Un’attenta osservazione del cielo ci permetterà, inoltre, di ammirare uccelli rapaci stanziali o di passo come il Gheppio ( Falco tinnunculus ), la Poiana ( Buteo buteo ), il Falco pellegrino ( Falco peregrinus ), il Falco pescatore ( Pandon haliaetus ), il Falco di palude ( Circus aeruginosus )e l’Albanella reale ( Circus cyaneus ).

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9 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) MONTI DELLA CALVANA

fig. 2.9/1 Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) Monti della Calvana

Atti istitutivi: Del. Cons. Comunale di Calenzano n.116 del 27/10/2003 Comune: Calenzano e Barberino del Mugello Estensione: 133716,21 ha, di cui 1316 in Comune di Calenzano e 21 in Comune di Barberino di M.llo Ente gestore : Comune di Calenzano. Strumenti di gestione: Nessuno strumento di gestione approvato. E’ fase di redazione il Regolamento, non- ché il Piano di Gestione del SIC su cui ricade l’ANPIL. Attività venatoria: Non sottoposta a divieto di caccia. niziative svolte ed in corso: Attività di educazione ambientale e di promozione della scoperta delle peculia- rità e caratteristiche presenti in quest’area. Sito internet : www.comune.barberino-di-mugello.fi.it ; www.comune.calenzano.fi.it ;

L’area dell’ANPIL coincide con l’area del SIC-SIR40 “La Calvana”, in parte ricadente nella Provincia di Prato.

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L’ANPIL comprende due Siti di Interesse Comunitario, un habitat prioritario denominato “ formazioni erbose secche e facies coperte di cespugli su substrato calcareo ( Festuco-Brometalia con stupenda fioritura di or- chidee) ” (codice 6210*) presente, in maniera più o meno continua, su tutto il crinale della dorsale della Cal- vana; e un habitat non prioritario denominato “ formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei ” (codice 5130), presente soprattutto nella Calvana meridionale.

fig.2.9/1 Vista della Calvana*

I due habitat sono inoltre popolati da numerosi uccelli rari, soprattutto passeriformi legati ad ambienti di prate- ria, e presenti, per la maggior parte, nelle liste rosse europee: biancone ( Circaetus gallicus ), falco pecchiaiolo (Pernis apivorus ), succiacapre ( Caprimulgus europaeus ), albanella minore ( Circus pygargus ), tottavilla ( Lullu- la arborea ), calandro ( Anthus campestris ), culbianco ( Oenanthe oenanthe ), codirossone ( Monticola saxatilis ), averla piccola (Lanius collurio ), ortolano (Emberiza hortola na ). Nel territorio della Calvana sono inoltre pre- senti due specie di anfibi di interesse naturalistico tutelati da direttive europee: la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata ) e l’ ululone dal ventre giallo ( Bombina pachypus ) Le praterie sono dislocate per la maggior parte sui crinali, ma anche sui versanti delle parti più elevate. La composizione di questi prati risulta da tempo stabilizzata in risposta alla pressione del pascolo che si esercita nell’area fin da tempi antichi. Si tratta di prati polifitici con alta numerosità delle specie presenti. Nei prati non sembra siano presenti specie dominanti, quelle presenti si ripartiscono abbastanza equamente la copertura. I prati, presi nel suo insieme, risultano abbastanza simili come composizione floristica, ma localmente si può assistere ad una certa eterogeneità derivata dalla diversa profondità del substrato che determina la forma- zione di un mosaico fra due principali tipologie: nelle zone depresse, dove il suolo è più profondo e quindi ha una maggiore riserva idrica ed un maggior contenuto di nutrienti, tendono a prevalere le specie mesofile e mesoigrofile degli arrenatereti ( Molinio-Arrhenatheretea ) come Trifolium incarnatum , Trisetum flavescens, Cynosurus cristatus , Bunium bulbocastanum , Plantago lanceolata ecc., mentre dove affiora la roccia tendono ad aumentare le specie xerofile dei Festuco-Brometea come Bromus erectus , Brachypodium rupestre, Fe- stuca inops , Artemisia alba , ecc. In questi habitat fioriscono nella stagione primaverile quasi 60 specie di or- chidee. Queste praterie non sono continue, ma sono intervallate da nuclei arbustivi o anche da arbusti singo- li. I nuclei arbustivi sono generalmente composti da rosa canina ( Rosa canina ), prugnolo ( Prunus spinosa ), ginestra di Spagna ( Spartium junceum ), rovi ( Rubus sp.), biancospino ( Crataegus monogyna ), mentre gli ar- busti singoli sono generalmente esemplari a portamento arboreo di biancospino o individui di ginepro comu- ne ( Juniperus communis ). Queste praterie intervallate da arbusti costitiuscono l’habitat ideale per numerose specie di uccelli rare e minacciate.

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Le praterie presenti in Calvana sono di origine secondaria, ossia si sono formate a causa dell’intervento dell’uomo ed in particolare dell’attività pastorizia. Con lo spopolamento che la montagna ha subito dal secon- do dopoguerra le attività di allevamento di bestiame (sia ovino che bovino) hanno subito un forte calo. In con- seguenza di tali avvenimenti il bosco ha riconquistato consistenti porzioni di territorio a scapito delle praterie. Inoltre le praterie rimaste grazie alla residua presenza di bestiame sono mal gestite, infatti viene spesso effet- tuato un pascolamento senza alcuna regola che tuteli l’integrità del manto erboso. In conseguenza di ciò ab- biamo zone in cui la pressione del bestiame è eccessiva, prati con le specie più appetite, e zone in cui la pressione è scarsa o assente e che quindi tendono ad essere invase dagli arbusti e successivamente dal bo- sco.

Un altro rischio è costituito dal passaggio, sulle praterie, di mezzi fuoristrada (auto e moto) che innescano pe- ricolosi fenomeni di erosione che poi, tramite l’azione dilavante dell’acqua, tendono ad espandersi. L’incendio, soprattutto quando interessa vaste aree come nell’estate 2003, costituisce una minaccia indiretta in quanto, pur sviluppandosi prevalentemente nelle aree boscate ed arbustive, crea grossi problemi a pastori ed allevatori e conseguentemente alla corretta gestione delle praterie. Il venir meno di parte della copertura arbustiva ed arborea ha molteplici effetti sulle dinamiche degli ecosistemi interessando direttamente l’avifauna e la gestione del pascolo L’habitat “ formazioni di Juniperus communis su lande o prati calcarei ” si trova localizzato soprattutto nella parte meridionale, anche se gruppi di ginepro o singoli individui si rinvengono lungo tutta la dorsale montuo- sa. Queste formazioni sono costituite da praterie secondarie (formatesi e mantenutesi a causa dell’intervento umano) su suolo calcareo con presenza di arbusti fra cui molto abbondante è il ginepro. Altri arbusti che si trovano frequentemente sono la ginestra di Spagna, il biancospino, la rosa canina ed il prugnolo. In queste praterie il ginepro svolge il ruolo di specie pioniera che favorisce il ritorno del bosco. In realtà l’evoluzione verso formazioni forestali non trova seguito sia a causa delle condizioni ambientali (scarsità di suolo e di ri- serva idrica) che dell’attività di pascolamento ancora presente (soprattutto con ovini). La riduzione dell’attività di pascolamento che si è verificata a partire dal secondo dopoguerra ha innescato fenomeni di riconquista di tali ambienti da parte del bosco. L’habitat in questione si è mantenuto dove sussi- ste ancora una residua attività pastorizia e dove l’evoluzione verso formazioni forestali è rallentata da fattori ambientali come la scarsità di suolo e quindi anche di riserva idrica nel terreno. Il pascolamento di questi am- bienti risulta comunque fondamentale per la loro sussistenza. 8

8 La descrizione dei caratteri ambientali è stata tratta dal Progetto LIFE Natura Habio “Tutela della biodiversità nell’area Caldana- Monteferrato” Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 82 Provincia di Firenze

10 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L. )T ORRENTE TERZOLLE

fig. 2.10 Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) Terzolle

Atti istitutivi: Istituita con Delibera del Consiglio Comunale di Firenze del 01 marzo 2005, n. 90 (949 ettari), con Delibera del Consiglio Comunale di Sesto Fiorentino del 29 marzo 2005, n.70 (998 ettari) e con Delibera della Giunta Comunale di Vaglia del 30 maggio 2006, n.75 (23 ettari) è stata inserita nell’VIII° Aggio rnamento dell’Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali - Del. Giunta Reg. 27 novembre 2006, n.878 nel ambito del IV° Programma regionale per le aree protette 2004-2 007. Comune: Firenze, Sesto Fiorentino, Vaglia. Estensione: 1.970 ettari. Ente gestore: Attualmente la gestione è a cura dei Comuni. Strumenti di gestione: Il regolamento è stato approvato da tutti e tre i Comuni rispettivamente: Comune di Sesto F.no con Del. Cons. Com.le n. 64 del 30/10/2007, Comune di Vaglia con Del. Cons. Com.le n. 7 del 11/02/2008, Comune di Firenze con Del. Cons. Com.le n° 30 del 07/04/2008. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 83 Provincia di Firenze

Attività venatoria: Non sottoposto a divieto di caccia. Informazioni: Comune di Firenze, Comune di Sesto F.no, comune di Vaglia. Iniziative svolte ed in corso : .Attività di fruizione da parte della Popolazione residente in occasione della Giornata europea dei Parchi.

Il Torrente Terzolle forma un modesto bacino imbrifero situato tra le colline poste a Nord di Firenze. E attra- versa con il suo corso i Comuni di Firenze, Sesto F.no e Vaglia. Il territorio si presenta ripido ed aspro, infatti da una quota basale di circa 70 m si sale rapidamente, nell’arco di qualche km, ai 747 m di Poggio al Giro. La dorsale di Canonica divide i due principali torrenti dell’area: il Terzolle che scorre nella zona di Cercina e la Terzollina, che bagna Trespiano e poi Monterivecchi, dove all’altezza dell’ex Mulino di Serpiolle si immette nel Terzolle. Da qui, dopo aver superato Careggi e Rifredi, il Terzolle riceve il Mugnone al Ponte di San Do- nato, per poi gettarsi in Arno nei pressi del piazzale dell’Indiano.

Paesaggisticamente la valle di Cercina è una zona preva- lentemente agricola, caratterizzata da antiche coltivazioni promiscue ad olivi e viti. I vigneti rappresentano piccoli im- pianti localizzati ed i seminativi sono in forte diminuzione; mentre nella valle della Terzollina, più stretta e chiusa, è presente “il bosco di Terra Rossa” con specie tipiche della macchia mediterranea. Il paesaggio forestale dominante è formato dai boschi di roverella e cerro collocati in una fascia altitudinale compre- sa fra i 200 ed i 500 m di quota. Nelle radure sono presenti arbusti di ginestra di Spagna, rosa selvatica, biancospino, i rovi, il prugnolo, e sanguinella. Negli ambienti particolarmente aridi e soleggiati, compresi tra i 100 e i 600 m, sono diffusi lembi di lecceta consociati spesso con orniello, carpino nero e roverella. La maggior parte dei boschi è governata a ceduo. All’interno di questi nuclei di lecceta troviamo parcelle di conifere a pino marittimo, pino domestico e cipresso comune, frutto di antichi rimboschimenti. Nella valle della Terzollina si evidenzia la presenza di pini di notevoli dimensioni. Nel sottobosco, a substrato acido, sono prevalenti le eriche insieme al corbezzolo ed al viburno. Lungo il Terzolle ritroviamo le tipiche piante degli ambienti umidi come il pioppo nero, il pioppo bianco, il salice bianco, l’ontano, il sambuco nero ed il luppolo; tra le piante erbacee: la veronica acquatica, i carici, i giunchi, l’ebbio e l’erba saponaria. Questo territorio, per la particolare vicinanza alla città presenta l’occasione di innumerevoli escursioni, che affiancano sia l’interesse naturalistico a quello storico paesaggistiche; sono innumerevoli i castelli e le chiese di partico- lar pregio storico , tra queste la Chiesa di S. Andrea da Cecina , il castellare di Cecina Vecchia, il castello di Castiglione , villa di Terzollina e il Mulino de’Bossi.

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Dal punto faunistico è testimoniata la presenza di rettili quali: la tarantola muraiola, la lucertola muraiola e quella campestre, il biacco e la biscia dal collare; per gli Anfibi: la rana appenninica, la rana comune, la rana verde, il rospo comune e la salamandrina dagli occhiali. Tra i Mammiferi più comuni: la volpe, il tasso, la don- nola, il cinghiale, il capriolo ed il riccio. Risultano presenti anche varie specie di chirotteri: il serotonino, il pipi- strello di Savi, il pipistrello nano. Fra gli Uccelli sono presenti i passeriformi di bosco, ghiandaie, cornacchie e picchi e alcuni rapaci provenienti da Monte Morello come l’allocco, il gheppio ed il gufo.

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11 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) ALTA VALLE DEL TORRENTE CARFALO

fig. 2.11 Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) Alta Valle del Torrente Carfalo

Atti istitutivi: Del.C.C. n. 48 del 03 settembre 2007 Comune: Montaione Estensione: 222,57 ettari. Ente gestore: Comune di Montaione. Strumenti di gestione: Regolamento approvato cin Del. C.C. n. 16 del 28/03/2008. Attività venatoria: .Permessa su tutta l’area. Iniziative svolte ed in corso : realizzazione sentieristica ed interventi di monitoraggio e recupero ambienta- le. Sito internet: www.comune.montaione.fi.it

Il territorio dell’Alta valle del torrente Carfalo è caratterizzato da un complesso di pecularietà naturalistico- ambientale, determinata dalla presenza di una vegetazione di chiaro significato relittuale, residuo di un perio-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 86 Provincia di Firenze do più freddo , che si è conservato nelle fasce altimetriche più basse dei versanti esposti a nord-est che, no- nostante l’abbondante degrado dei boschi limitrofi, hanno conservato una relativa integrità. L’area è rappresentata dalla parte alta del bacino del torrente Carfalo, la quale geologicamente e formata da substrati sabbiosi pliocenici generalmente acidi sovrastanti affioramenti di argilliti e rocce serpentinose. Lungo il versante Nord-est della Valle si trovano in una fascia altimetrica particolarmente bassa compresa tra i 280 e 180 m. s.m., tre formazioni vegetazionali classificate quali habitat prioritari ai sensi della Dir. Habitat 92/43/CEE, quali: - la Faggeta degli Appennini con Ilex e Taxus , formazione ove la specie predominante è il Fagus sylvatica associata a Quercus cerris, Quercus petraea, Castanea sativa e Carpinus betulus relativamente alla componente arborea , mentre la flora sottostante è composta da Ilex aquitifolium, Taxus baccata, Ruscus hypoglossum, vegetazione relittia tipica dell’era terziaria, strettametne legata alla presenza della faggeta - Castagneti: associazione forestale diffusa a macchia di leopardo prevalentemente lungo il versante nord–est del torrente e fortemente commista con il querceto e la faggeta. Tipiche del sottobosco sono specie acidofile come Erica arborea, Erica scoparia, Cytisus villosus, Potentilla erecta, Veronica officinalis. - Querceti di rovere subatlantici dal Carpinion betuli : associazione forestale caratterizzata da esemplari notevoli di Quercus petraea (rovere) che si associano prevalentemente da Quercus Cerris (cerro) o Castanea stiva (Castagno) ed arbusti quali Ilex aquifolium . La vegetazione erbacea è costituita da una facies primaverile da Anemone nemorosa , e peculiare è la presenza dell’ombrellifera Physospermum cornubiense , tipica dei boschi submontani acidi. Da rilevare, anche se in forma sporadica, la presenza del Giglio rosso di di S. Giovanni (Lilium croceum ). Tale vegetazione viene ad compenetrarsi in forma non facilmente distinguibile con la faggeta almeno fino a una certa altitudine del versante al di sotto della quale il faggio diventa la specie dominante. La presenza a quote così base di una cosi cospicua popolazione di Fagus Sylvatica , associata ad una flora relitta dell’era terziaria (tasso, agrifoglio, pungitopo maggiore) risulta di particolare valore, in quanto rappre- senta un frammento residuo di un ambiente qui diffuso fino all’ultima glaciazione e attualmente in pratica scomparso a queste quote altimetriche, dove invece sono più presenti facies di tipo mediterraneo. Lungo il torrente Carfalo, da segnalare la presenza di un anfibio particolarmente raro , e diffuso in Italia sono in sporadiche stazioni , nonché indicatore biologico di integrità ambientale dei corsi d’acqua nei quali si ripro- duce, quale la Salamandrina dagli occhiali

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12 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) LE BALZE

fig. 2.12 Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) Le Balze

Atti istitutivi: Del. Cons. Comunale n. 72 del 28 luglio 2005 Comune: Reggello. Estensione: 1027 ettari. Ente Gestore: Amministrazione Comunale di Reggello, Comunità Montana “Montagna Fiorentina. Attività venatoria: Parte del territorio, circa 59 ettari, ricade all’interno della Zona di ripopolamento e cattura “Vaggio”. Iniziative svolte ed in corso : recupero e ripristino degli ambienti naturali, iniziative didattico culturali all’interno dell’area protetta. Sito internet: www.comune.reggello.fi.it , [email protected] , [email protected] ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi

Le Balze sono rappresentate da spettacolari formazioni geomorfologiche, prodotte dall’erosione dei depositi fluvio-lacustri plio-pleistocenici costituiti da alternanze di conglomerati e brecce, argille, sabbie e ghiaie, che

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 88 Provincia di Firenze territorialmente abbracciano il territorio del valdarno che si estende all’interno delle due provincie di Arezzo e Firenze. Tali strutture sono risultato spettacolare dell’erosione dovuta all’Arno ed i suoi affluenti sulle forma- zioni arenarie di origine pleistocenica. Centomila anni fa infatti il territorio del Valdarno era occupato da un lago pleistocenico che con il tempo si è colmato creando un altopiano di circa 400 km 2 e 300 m. di altezza, che successivamente con il passare del tempo, le acque superficiali sono riuscite ad erodere, dando vita a queste formazioni geologiche e ad un’altopiano che poi prosegue nel Pratomagno. Le Balze ci appaiono co- me strutture di un centinaio di metri e con un’altezza di circa 260-280 m s.l.m. L’altopiano si interrompe bru- scamente con pareti verticali alte decine di metri caratterizzate da una colorazione che racchiude tutte le sfumature del giallo ocra, finanche dei riflessi azzurri legati alla presenza di depositi argillosi di Turchino.

fig. 2.12/1 Vista panoramica

L’area dell’ANPIL dell Balze si estende dal confine della Provincia di Arezzo, dove da tempo è già stata isti- tuita un’area protetta a tutela di tale ambiente, lungo la strada Provinciale Setteponti, dove il tratto caratteriz- zato da questo fenomeno delle Balze è più spettacolare e continuo, coprendo una superficie di circa 900 ha. Tale area viene a racchiudere diverse tipologie ambientali che possono essere riassunti nelle seguenti zone: - Basse colline del Valdarno: rappresentata da colline argillose poste a quote più basse , o alle fasce che bordano le vallecole, dei borri e torrenti. - Le Balze: la vera area monumentale, dove alto grado di erosione ha creato forme particolarmente accentuate con pareti verticali , pinnacoli, piramidi di terra o micromorfologie pseudocalanchive. - Piani Alti: Costituita dalla fascia alta composta dai sedimenti fluvio-lacustri originatisi nell’ultima fase di riempimento del bacino dell’Arno, posta a margine del massiccio del Pratomagno. - Alluvioni recenti: formate dalla aree di fondovalle, intercluse tra le precedenti aree in prossimità dei corsi d’acqua. Tale varietà geomorfologica naturalmente si riflette in un’alta diversificazione di Habitat presenti con varie formazioni vegetazionali e la presenza di diverse specie animali che qui trovano rifugio e alimentazione.

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13 > AREA NATURALE PROTETTA DI INTERESSE LOCALE (A.N.P.I.L.) SASSO DI CASTRO MONTEBENI

fig. 2.13 Area Naturale Protetta di Interesse Locale (A.N.P.I.L.) Sasso di Castro Montebeni

Atti istitutivi: Del.C.C. n. 37 del 05 maggio 2007 Comune: Firenzuola. Estensione: 799 ettari. Ente gestore: Comune di Firenzuola. Strumenti di gestione: Data la recente istituzione mancano ancora gli atti regolamentari. Attività venatoria: All’interno del territorio dell’ANPIL ricade l’Oasi di Protezione “Belvedere” di circa 623 et- tari. Iniziative svolte ed in corso: data la recente istituzione ad eccezione della redazione del Regolamento dell’ANPIL, sono ancora da definire gli interventi che il comune vorrà intraprendere in futuro.

L’ANPIL di Sasso di Castro –Monte Beni si trova a cavallo dell’alta valle del Fiume Santerno e del Torrente Savenna, nel Comune di Firenzuola. Tale area corrisponde per lo più con l’omonimo SIR n. 36 e viene ad

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 90 Provincia di Firenze essere delimitato a Nord dall’abitato di Pietramala, ad est a valle della Strada statale n. 65 della Futa ed a sud include il paese di Selva ed a Ovest si estende oltre Poggio Savena. Il crinale viene così ad essere for- mato dalle sommita da Sasso di Castro , il Monte Rosso , Monte Freddi e Monte Beni. Nel proprio interno viene ad essere inclusa l’Oasi di Protezione di Belvedere istituita ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94. Tale complesso montuoso Sasso di Castro-Monte Beni è caratterizzato dalla presenza di una peculiare e- mergenza geomorfologica rappresentata da affioramenti ofiolitici denominati “le serpentine”, che nell’alto ba- cino del torrente Savena forma un luogo di grande interesse naturalistico. Esso si colloca all’interno di una stupenda cornice di boschi latifoglie e parcelle di conifere. All’interno dell’area si trova la vecchia cava di Monte Beni, oggi dismessa, che può divenire un’occasione di riqualificazione ambientale. Infatti questo terri- torio è da tempo sfruttata dal punto di vista estrattivo e innumerevoli sono le cave qui presenti, a ribadire le particolarità geologiche dell’area. Il Sasso di Castro (1.276 m) e Monte Beni (1.263 m) costituiscono un complesso montano coperto da boschi a prevalenza ora di faggio ora di carpino nero, intersecati da rimboschimenti di conifere, a margine di questi prati pascolo, pascoli abbandonati ed arbusteti. Questi ambienti, oltre a conservare una flora peculiare degli ambienti ofiolitici, custodiscono popolamenti di Genista radiata e Vesicaria utriculata , piante rare per questa parte di Appennino. Gli habitat richiamati, come emergenze naturalistiche, dalla L.R. 56/2000, nell'Allegato A1 sono: le praterie ed i pascoli abbandonati su substrato neutro-basofilo riferibili alle Festuco-Brometea ; le creste ed i versanti con formazioni discontinue semirupestri di suffrutici ed erbe perenni; i boschi misti di latifoglie mesofile; le pareti rocciose verticali con vegetazione casmofitica tipica sia delle rocce mafiche e ultramafiche che delle pareti calcaree. Tra le specie animali possiamo ricordare alcuni abituali frequentatori delle cime appenniniche quali: il lupo, grande carnivoro, che spazia nella zona dove gravitano consistenti popolamenti di Ungulati; una consistente popolazione di muflone che abita le pendici più scoscese, limitata prevalentemente entro i confini dell’Oasi di protezione “Belvedere” istituita appunto per tutelare questa specie qui introdotta negli anni 70 e attualmente in forte riduzione; i popolamenti di Anfibi legati alla permanenza di un buon sistema di pozze per l’abbeveraggio del bestiame quali: la rana agile, la rana italica, il tritone apuano, il tritone crestato italiano; le modeste popolazioni di specie ornitiche rupicole; l’avifauna legata alle praterie montane come: il succiacapre, il codirossone, l’averla piccola; le popolazioni di rapaci come il falco pecchiaiolo.

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14 > RISERVA NATURALE PROVINCIALE PADULE DI FUCECCHIO

fig. 2.14 Riserva Naturale Provinciale Padule di Fucecchio - perimetro della riserva nella Provincia di Firenze

Atti istitutivi Istituita con Delibera del Consiglio Provinciale di Firenze del 21 settembre 1998, n. 136, ed stata inserita nel Quinto Aggiornamento dell’Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali - Del. Cons. Reg. 12 novembre 2001, n.1229. Nel IV° Programma regionale per le aree pro tette 2004-2007 è inserita la proposta di ampliamento dei confini della Riserva naturale per raggiungere un’estensione di almeno 200 ha contigui tra le due provin- cie di Firenze e Pistoia. Comune: Fucecchio (Riserva Naturale), Cerreto Guidi (area contigua) Estensione: 25 ettari; alla Riserva è annessa una vasta area contigua (circa 900 ettari). Strumenti di gestione: Regolamento di gestione approvato il 26/04/2004 con Delibera del Consiglio provin- ciale n.64; in vigore dal 14/10/2004 + Regolamento per la caccia e la pesca nell’area contigua approvato con Delibera del Consiglio .provinciale n. 119 del 09/07/2007. Ente gestore: Circondario Empolese Valdelsa.

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Attività venatoria: Sull’intera area, ai sensi della L.R. 49/95, è vietato l’esercizio venatorio, mentre nell’Area Contigua è regolamentato. Iniziative svolte ed in corso: tabellazione della Riserva, monitoraggio avifaunistico tramite cattura e inanel- lamento a fini scientifici, attività di miglioramento ambientale ai fini della reintroduzione di colonie di Ardeidi e loro incremento regolamentazione dell'attività venatoria. Sono svolte anche attività di contenimento della cannuccia palustre nell’area contigua, la realizzazione di un chiaro per la sosta di anatidi e trampolieri con annesso osservatorio ornitologico, censimenti avifauna sver- nante e la sistemazione idraulico-agraria dell’intera area contigua nell’ambito dei progetti presentati dal con- sorzio di bonifica,e un progetto di allevamento semi-naturale di tinca e luccio. Sito internet e indirizzi e-mail: www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi/ ; www.padule.info ; www.zoneumidetoscane.it . www.parks.it/riserva.padule.fucecchio ;

Situato nella Val di Nievole, a valle di Montecatini Terme, il Padule di Fucecchio costituisce un’ampia area umida che si distingue nettamente dal paesaggio agrario circostante, frutto di estese bonifiche che hanno in- teressato per lungo tempo l’intera area. Si tratta di un ambiente di elevato interesse naturalistico, per le nu- merose emergenze floristiche e faunistiche che lo caratterizzano.

fig.2.14/1 I “chiari” visti da Massarella *

La Riserva è situata in posizione centro–orientale (presso podere Le Morette), ai margini interni del Padule di Fucecchio: confina a nord-ovest con la più ampia Riserva Naturale Provinciale istituita dalla Provincia di Pi- stoia. La vegetazione più caratteristica dell’area è costituita dal canneto, a dominanza di cannuccia di palude Phragmites australis e dal cariceto, a dominanza di sarello Carex elata ; le porzioni più meridionali sono inve- ce occupate da un impianto artificiale di pioppo Populus sp. pl. (in abbandono) e da arbusti a dominanza di salice cenerino Salix cinerea e di una leguminosa esotica, Amorpha fruticosa , in aumento ed ormai infestante anche nel canneto e nel cariceto. Rara o mancante gran parte delle più importanti emergenze floristiche presenti in altre parti del padule. Meri- ta segnalare la presenza di giunco fiorito Butomus umbellatus , giglio d'acqua Iris pseudacorus , Typhoides a- rundinacea , Stachys palustris , Carex rostrata . Anche la fauna, in particolar modo l'avifauna, è assai più povera di specie rispetto alle altre porzioni di padu- le. Tra le specie segnalate nidificanti, emerge la presenza di una garzaia mista di nitticora Nycticorax nyctico- Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 93 Provincia di Firenze rax , garzetta Egretta garzetta , airone cenerino Ardea cinerea ; tra le altre specie nidificanti merita citare tuffet- to Tachytbaptus ruficollis , folaga Fulica atra, martin pescatore Alcedo atthis , salciaiola Locustella luscinioides , cannaiola Acrocephalus scirpaceus e cannareccione Acrocephalus arundinaceus . Più numerose le specie presenti nei periodi migratori e nello svernamento. Una curiosità dell’avifauna dell’area è rappresentata da una popolazione di bengalino Amandava amandava , certamente originatasi da individui sfuggiti alla cattività. L’equilibrio ecosistemico di questa zona umida risulta minacciato dall’alterazione del regime idrico (carenza di acqua nel periodo estivo), dall’espansione di flora infestante (in particolare Amorha fruticosa) e dal disturbo alla fauna ornitica causato dalle attività venatorie. La Riserva è collegata ecologicamente, tramite il fosso Sibolla e il torrente Pescia di Collodi, con la Riserva Naturale Provinciale Lago di Sibolla.

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15 > RISERVA NATURALE STATALE VALLOMBROSA

fig. 2.15 Riserva Naturale Statale di Vallombrosa

Atti istitutivi Riserva Naturale Biogenetica istituita con Decreto del Ministero dell’Agricoltura e Foreste 13 luglio 1977. Comune: Reggello Estensione: 1.270 ettari Strumenti di gestione: piano di assestamento forestale. Ente gestore: Corpo Forestale dello Stato – Ufficio Amministrazione Gestione ex A.S.F.D., Vallombrosa (FI). Attività venatoria: sull’intera area è vietato l’esercizio venatorio. Iniziative in corso: manutenzione della sentieristica, visite guidate, realizzazione materiale didattico- informativo, miglioramenti ambientali, gestione centro visite (museo naturalistico e dendrologico), gestione arboreto. Sito internet: www.corpoforestale.it ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi/ www.pegacity.it/parco/vallombrosa/itinerari.htm ; www.toscanatura.it.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 95 Provincia di Firenze

Si estende tra i 500 e i 1.450 m di altitudine sul versante nord-occidentale della dorsale del Pratomagno, una catena montuosa parallela all’Appennino che separa il Casentino dal Valdarno superiore. Confina con l’A.N.P.I.L. Foresta di S.Antonio. Il territorio appare caratterizzato da notevoli pendenze e solcato da brevi tor- renti che sgorgano dalle numerose sorgenti, molte delle quali sfruttate per scopo idropotabile. Il substrato ge- ologico è costituito da arenaria di origine oligocenica in grossi banchi che caratterizzano la morfologia della zona. Circa metà del territorio è occupato da formazioni boschive pure di abete bianco Abies alba , da secoli diffuso dai monaci vallombrosani, e da boschi misti di faggio Fagus sylvatica e abete, molto interessanti sia dal pun- to di vista tecnico forestale che naturalistico. Nelle zone più elevate sono particolarmente estese le faggete, sia d’alto fusto che cedue, mentre nelle fasce sottostanti sono presenti rimboschimenti a prevalenza di pino laricio Pinus nigra var. laricio, abetine di abete americano Pseudotsuga menziesii e castagneti. Vallombrosa ospita inoltre uno dei più importanti arboreti d’Italia e d’Europa nel quale vegetano oltre 3.000 esemplari di 1.300 specie diverse. La fauna è rappresentata da capriolo Capreolus capreolus , daino Dama dama , cinghiale Sus scrofa , tasso Meles meles , ghiro Myoxus glis, scoiattolo Sciurus vulgaris , e lupo Canis lupus tra i mammiferi; tra gli uccelli spicca il rampichino alpestre Certhia familiaris , molto raro in Toscana; sono da confermare alcune segnala- zioni di astore Accipiter gentilis . Notevole è la pressione turistica, soprattutto durante i mesi estivi.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 96 Provincia di Firenze

16 > PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI , MONTE FALTERONA , CAMPIGNA (PARTE REGIONE TOSCANA )

fig. 2.16 Parco Nazionale delle Foreste Ca- sentinesi, Monte Falterona e Campigna, pe- rimetro del parco ricadente in Provincia di Fi- renze (elaborazione propria)

Atti istitutivi Istituito con Decreto del Presidente della Repubblica 12 luglio 1993. È inserito nel Primo Aggiornamento dell’Elenco ufficiale delle Aree Protette regionali (Del. C.R. 16 luglio 1997 n.256). Comuni: San Godenzo (3.213 ha), Londa (740 ha). Estensione: 3.953 ha (provincia di Firenze) Strumenti di gestione: piano del parco approvato, in corso di realizzazione il piano e regolamento e il piano di sviluppo economico e sociale . Ente gestore: Ente Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna Attività venatoria : sull’intera area è vietato l’esercizio venatorio.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 97 Provincia di Firenze

Informazioni: Sede del Parco: Palazzo Vigiani, via Guido Brocchi 7 - 52015 Pratovecchio (AR), tel. 0575/504558; Sede della Comunità del Parco: via Nefetti 3 - 47018 Santa Sofia (FC), tel. 0543/971375; in- [email protected] ; Associazione Guide Esclusive del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi P.zza XIII Aprile, 6. Badia Prataglia - 52010 Poppi (AR) Tel. 0575-594188, 0543-911500. Tel. e Fax 0575- 511348; [email protected] Sono allestiti Uffici Informazioni presso i principali centri abitati: in provincia di Firenze a S. Godenzo (055/8375125). Iniziative in corso: manutenzione della sentieristica, visite guidate, realizzazione materiale didattico- informativo, miglioramenti ambientali. Sito internet: www.parcoforestecasentinesi.it ; www.parks.it/parco.nazionale.for.casentinesi ; www.rete.toscana.it/sett/pta/natura/parchi/; www.toscanatura.it ; www.guideparco.it .

Il Parco si estende sull’Appennino Tosco-Romagnolo ed è suddiviso in zone a diverso grado di protezione: la Zona 1 “di conservazione integrale”, per una superficie complessiva di 896 ha, comprende le Riserve Naturali Integrali di Sasso Fratino e della Pietra; la Zona 2 “di protezione”, comprende gran parte delle foreste dema- niali regionali e le Riserve Statali (Camaldoli, Scodella, Campigna e Badia Prataglia) per una estensione complessiva di 14.716 ha; la Zona 3 “di tutela e valorizzazione” include la maggior parte delle proprietà priva- te e parte delle foreste demaniali regionali, per un totale di 20.814 ha. fig. 2.16/1 Sottobosco nella stagione autunnale *

Il territorio del Parco si presenta prevalentemente montuoso, con un limite altitudinale posto ai 1658 m del Monte Falco. La porzione situata in provincia di Firenze si estende dai monti Falterona e Falco a sud, attraverso il passo della Colla dei Tre Faggi fino alle pendici meridionali del M.Lavane (escluso) a nord. In questa parte del territorio si ritrovano solo in parte le caratteristiche predominanti del Parco, quali l'estensione e la naturalità delle foreste e l’abbondanza di sorgenti e di corsi d'acqua; al limite provinciale esterno sono presenti le cascate dell’Acquacheta, alte circa 80 m. Tra le sorgenti è da menzio- nare quella dell’Arno, a 1358 m sulle pendici meridionali del Monte Falterona. La copertura forestale, al di sopra dei 1.100 metri è costituita prevalentemente da boschi misti a dominanza di faggio Fagus sylvatica e acero di monte Acer pseudoplatanus , mentre nella fascia sottostante presenta una composizione più varia con faggio e abete bianco Abies alba , a costituire consorzi misti insieme a acero riccio Acer platanoides, acero montano A. pseudoplatanus, tiglio Tilia cordata , frassino Fra- xinus excelsior, olmo montano Ulmus glabra , tasso Taxus baccata e agrifoglio Ilex aquifolium . Estese parti del bosco misto hanno però perso la loro composizione originaria, in quanto sono state trasformate artificial- Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 98 Provincia di Firenze mente in abetine pure o miste a faggio, così come i boschi delle quote medio-alte sono spesso diventati fag- gete monospecifiche. Di notevole interesse sono i lembi di brughiere a mirtilli Vaccinium myrtillus che costituiscono stazioni relitte sulla sommità del Monte Falco. Sul versante settentrionale del Monte Falco sono presenti resti di praterie al- tomontane ricche di specie rare quali Anemone narcissiflora Saxifraga moschata , Saxifraga latina , Murbe- ckiella zanonii , Vaccinium vitis-idaea . Più varia si presenta la vegetazione submontano-collinare, con un’alternanza di boschi, ampie praterie e comunità erbacee dei versanti erosi. I boschi sono costituiti da un notevole numero di latifoglie decidue a dominanza di castagno Castanea sativa, puro o in associazione con cerro Quercus cerris e carpino nero Ostrya carpinifolia ; a queste specie si possono associare anche carpino bianco Carpinus betulus , orniello Fraxinus ornus , acero opalo A. obtusatum , acero campestre A. campestre e sorbi ( Sorbus domestica , S. torminalis , S. aria ). Frequenti sono anche i rimboschimenti, soprattutto di pino nero Pinus nigra , ma anche di abete rosso Picea abies , pino silvestre Pinus sylvestris e di specie esotiche. Sono inoltre presenti prati post-colturali nei quali, a seconda dell’entità dell’abbandono, si possono ritrovare differenti formazioni a rappresentare stadi diversi della naturale successione verso il bosco misto. La presenza faunistica più importante è senza dubbio quella del lupo Canis lupus, che ha sempre abitato l’area, con popolazioni di dimensioni fluttuanti nel tempo, dipendenti dalla differente pressione umana sul suo territorio; attualmente la popolazione è in crescita. La popolazione di ungulati che popolano il Parco è tra le più importanti dell’intero Appennino e comprende capriolo Capreolus capreolus , cervo Cervus elaphus , daino Dama dama , muflone Ovis musimon e cinghiale Sus scrofa . L’avifauna è ben rappresentata, soprattutto da specie forestali. Merita pertanto segnalare quelle legate, per la nidificazione, ai boschi d’alto fusto, quali allocco Strix aluco , picchio muratore Sitta europaea , picchio rosso maggiore Picoides major , picchio verde P. viridis . Negli ambienti montani più aperti, praterie e cespuglieti, sono presenti e prispolone Anthus trivialis . Numerosi sono anche i rapaci, sia quelli legati agli ambienti fore- stali per la nidificazione e l’alimentazione, come sparviero Accipiter nisus e astore A. gentilis , sia quelli più o meno legati alle zone aperte come territori di caccia, come falco pecchiaiolo Pernis apivorus , lodolaio Falco subbuteo e gheppio Falco tinnunculus . Nei torrenti è presente, ma localizzato, il merlo acquaiolo Cinclus cin- clus . Tra gli anfibi sono presenti, oltre a varie specie di rane e rospi, i tritoni punteggiato Triturus vulgaris , crestato T. carnifex e quello alpestre T. alpestris ; da segnalare la rara salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdi- gitata ed il geotritone Hydromantes italicus gormani , che vive in spaccature della roccia. Sono state censite 11 specie di rettili, tra cui la vipera Vipera aspis , il colubro di Riccioli Coronella girondica e la biscia tessellata Natrix tessellata .

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 99 Provincia di Firenze

2.2 PROBLEMATICHE DI CONSERVAZIONE E CAUSE DI DEGRADO

Di seguito vengono elencate e brevemente descritte le principali problematiche di conservazione e le più si- gnificative cause di minaccia delle risorse naturali presenti all'interno del sistema di Aree Protette della Pro- vincia di Firenze. Si tratta di una sintesi analitica finalizzata ad una più razionale individuazione delle possibili progettualità in- terne al sistema di Aree Protette; progettualità che certo non dovranno aggravare tali condizioni di criticità. L’individuazione delle problematiche di conservazione e delle cause di degrado è stata realizzata mediante sopralluoghi nel sistema, mediante l’analisi della bibliografia e dei documenti di pianificazione disponibili (in particolare del PTC provinciale) e dei documenti di gestione delle Aree Protette, e dagli incontri con gli Enti gestori di tali Aree Protette. Un altro contributo è derivato dall’analisi della documentazione inerente i Siti di Importanza Regionale di cui alla L.R. 56/2000.

1 > Riserva Naturale Provinciale e SIR Padule Di Fucecchio

Gli elementi di criticità sono legati alla natura stessa dell’area che costituisce un antico lembo del Padule in un’area caratterizzata da forti trasformazioni antropiche e con attività agricole di tipo intensivo. Le attività agricole intensive e l’elevata urbanizzazione presenti nelle aree circostanti la Riserva e il SIR costi- tuiscono un fattore di pressione che influisce negativamente sulla qualità delle acque che attraversano l’area ed in generale sulla conservazione di un ecosistema umido di pregio. Lo scarso livello di qualità delle acque affluenti nella Riserva e i frequenti processi di eutrofizzazione costituiscono infatti uno degli elementi di mag- giore criticità per il Padule di Fucecchio. Un problema sicuramente non risolvibile alla scala locale ma a livello di intero bacino idrografico. Gli stessi emungimenti delle acque di falda e gli interventi per mantenere efficiente il sistema di bonifica, se non coordinati e programmati, minacciano la sussistenza degli ecosistemi più igrofili e anche più caratteristici dell’area protetta. In tale contesto un elemento di criticità potrebbe essere costituito dagli interventi previsti dal Piano stralcio rischio idraulico dell’Autorità di Bacino del Fiume Arno, con particolare riferimento alla crea- zione di una cassa di laminazione nel Padule di Fucecchio. Una problematica, quest’ultima, in parte legata ai problemi di interrimento del Padule. L’intensa attività venatoria praticata in gran parte del sito, e l’insufficiente livello di controllo ad essa correlato, costituisce direttamente o indirettamente, un elemento di forte criticità per l’area. Il disturbo alle specie animali, in particolare a quelle più rare e/o sensibili, può essere talora legato anche alla presenza di fotografi e birdwatchers, che abitualmente frequentano l’area. Un elemento di elevata criticità è costituito dalla notevole diffusione di specie esotiche invasive di fauna e flo- ra. Particolarmente critici potrebbero essere gli effetti dovuti all’abbondante presenza di gambero rosso, ma non sono da sottovalutare quelli legati a specie altrettanto abbondanti, quali la nutria e numerosi pesci esoti- ci. Tra le specie vegetali da segnalare l’elevata diffusione di Amorpha fruticosa . La riduzione della eterogeneità ambientale, causata dalla diffusione del canneto monospecifico, costituisce un elemento di criticità, da affrontare con una gestione complessiva degli habitat palustri a livello dell’intera area umida. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 100 Provincia di Firenze

La ridotta superficie della Riserva, anche in rapporto alla estensione dell’area contigua, costituisce un ele- mento di criticità per la gestione degli habitat palustri. Lo stesso legislatore regionale, nell’ambito del VI ag- giornamento delle aree protette, ha ribadito tale concetto rinnovando la “prescrizione per l`ampliamento della riserva naturale del "Padule di Fucecchio" almeno fino ad una superficie unitaria, con la contermine area in provincia di Pistoia, di almeno 200 ha”. Una affermazione peraltro già contenuta nel primo programma regio- nale ove si affermava la necessità di una intesa con la Provincia di Pistoia per una verifica dei confini della Riserva Naturale di Fucecchio.

2 > ANPIL Montececeri e ANPIL Torrente Mensola

La caratterizzazione dell’ANPIL Montececeri quale parco pubblico, e il suo prevalente valore ricreativo e sto- rico-paesaggistico, con scarsi valori naturalistici emergenti, porta ad una scarsa presenza di elementi di criti- cità. La presenza di boschi a prevalenza di rimboschimenti di conifere, di scarsa caratterizzazione ecologica, co- stituisce un potenziale elemento di criticità, anche se rappresentano al tempo stesso una testimonianza di in- teresse storico. Le problematiche maggiori sono legate alla fruizione turistica, con particolare riferimento alla messa in sicu- rezza dei siti estrattivi. Relativamente all’ANPIL Torrente Mensola, valgono le stesse considerazioni riferite alla natura di parco pub- blico dell’ANPIL Montececeri. Elementi di criticità possono essere individuati negli interventi di sviluppo urba- nistico nella parte finale del bacino del Mensola (zona di Via del Guarlone) e negli interventi di ristrutturazione degli edifici storici dell’area, che potrebbero alterare, assieme ai processi di abbandono delle attività agricole, il caratteristico paesaggio storico. Relativamente agli aspetti gestionali la presenza di due ANPIL confinanti, ricadenti nello stesso bacino idro- grafico ed in parte situate negli stessi territori comunali, indica in una gestione unitaria tra i due Comuni di Fi- renze e Fiesole la soluzione ottimale.

3 > ANPIL Poggio Ripaghera - S. Brigida - Valle Dell'inferno e relativo Sir

Pur localizzandosi in un’area ad elevato livello di antropizzazione l’ANPIL in oggetto presenta interessanti emergenze naturalistiche. Alcune problematiche di conservazione sono anzi in comune con le aree appenniniche a maggiore naturalità, con particolare riferimento alla riduzione delle attività agricolo-pastorali montane. Anche nel contesto dell’ANPIL sono infatti da ostacolare i processi di chiusura dei prati secondari e degli ex coltivi, fenomeni questi in grado di ridurre la diversità di habitat e di specie nel sito. Nel contesto della conservazione della più importante emergenza dell’ANPIL, costituita dalle stazioni di Ci- stus laurifolius , sono da meglio comprendere i rapporti tra conservazione della specie e i frequenti incendi e- stivi (che sembrano in realtà favorire la specie). Da comprendere anche lo stato fitosanitario delle cenosi a Cistus laurifolius .

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 101 Provincia di Firenze

La presenza di una intensa attività venatoria costituisce un elemento di criticità non tanto per l’impatto diretto o indiretto sulla fauna, ma soprattutto per una ottimale fruizione turistica dell’area nei mesi primaverili ed esti- vi. Una fruizione turistica notevolmente aumentata negli ultimi anni, favorita dallo sviluppo della sentieristica, da attività di divulgazione e dalla redazione di materiale informativo, potrebbe costituire, direttamente o me- diante l’aumento delle strutture ad essa legate, un potenziale elemento di criticità. In località S. Brigida, ai confini dell’ANPIL, è presente un sito estrattivo di pietra serena di limitata estensione. L’attività non pare avere al momento ripercussioni negative sullo status di conservazione delle emergenza naturalistiche presenti all’interno dell’area protetta, le eventuali problematiche legate all’effetto di disturbo sul- la fauna paiono limitate dalla posizione periferica della cava rispetto all’ANPIL e dalla sua prossimità al centro abitato di S. Brigida. Qualche preoccupazione desta piuttosto la richiesta avanzata dall’ente gestore della ca- va di estendere l’area estrattiva ai terreni ricadenti all’interno dell’ANPIL. Tale istanza dovrà essere oggetto di idonee valutazioni d’incidenza, considerata anche la presenza del SIR 43. Da segnalare inoltre la scarsa caratterizzazione ecologica di alcune formazioni forestali artificiali e la diffusio- ne di cenosi a dominanza di Robinia pseudacacia. Pur trattandosi di un ANPIL, quindi di una tipologia di area protetta per la quale la legge regionale non prevede particolari forme di gestione, il Comune di Pontassieve ha scelto di realizzare un apposito piano ed un regolamento di gestione, ampliando nel tempo l’area protetta verso est e affrontando il tema delle attività venatorie.

4 > ANPIL Foresta di S. Antonio, Riserva Statale e SIR Vallombrosa

Tra le problematiche più significative per l’area in oggetto si segnalano i fenomeni di bracconaggio e il depe- rimento delle abetine per “danni di nuovo tipo” (soprattutto nell’area di Vallombrosa). Un elevato disturbo po- tenziale è legato all’attività venatoria esercitata nelle aree confinanti, mentre sono segnalate, internamente all’ANPIL, attività di bracconaggio. La maggiore conoscenza dell’area e la conseguente maggiore fruizione turistica, con alcune strutture edilizie riqualificate a tal fine (ad esempio Casa San Antonio), può costituire un elemento di criticità relativamente ad un maggiore disturbo in un’area usualmente poco disturbata (in particolare per la valle di S. Antonio). Relativamente alle aree aperte risultano elementi di criticità le attività di fuoristrada su crinale, agevolmente raggiungibile mediante la strada sterrata da Secchieta, e la riduzione delle attività di pascolo con conseguen- te sviluppo di formazioni arbustive a danno delle più preziose cenosi prative. Gli incendi nei versanti di S. Antonio costituiscono una potenziale causa di minaccia che ha causato notevoli danni fino al 1994. Da segnalare le infrastrutture per il turismo estivo ed invernale, esistenti o previste (in particolare per l’area di Vallombrosa) e gli impatti sull’avifauna, attualmente non studiati, dell’impianto eolico situato sul crinale domi- nante la Valle di S. Antonio. Da segnalare inoltre la scarsa caratterizzazione ecologica di alcune formazioni forestali artificiali.

5 > ANPIL Stagni Di Focognano, ANPIL Podere La Querciola e SIR Stagni Della Piana Fioren- tina

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 102 Provincia di Firenze

L’area in oggetto risulta costituita da relittuali aree umide e da specchi d’acqua artificiali inserite in un pae- saggio di pianura alluvionale, caratterizzato da elevati livelli di antropizzazione e di urbanizzazione. Le importanti emergenze floristiche, di habitat, ma soprattutto avifaunistiche, quali le importanti popolazioni nidificanti e svernanti, si trovano a convivere con un paesaggio profondamente alterato, con problematiche ambientali comuni a tutte le aree prossime alle periferie residenziali ed industriali delle grandi metropoli. In particolare i numerosi elementi di criticità sono tali in quanto costituiscono detrattori rispetto alla conserva- zione degli habitat palustri residuali e rispetto all’importante ruolo svolto da tali siti per la sosta di numerose specie migratrici ma anche per lo svernamento e/o la nidificazione di alcune specie. Il crescente isolamento delle zone umide, ubicate in un contesto quasi completamente urbanizzato, costitui- sce quindi uno dei principali elementi di criticità. Ad una matrice territoriale ad elevata antropizzazione si uni- scono infatti una serie di infrastruttute lineari esistenti o previste, ad elevata impermeabilità ecologica, che contribuiscono ad isolare tali nuclei relitti (assi stradali e ferroviari confinanti con il sito, opere aereoportuali, elettrodotti, ecc..) All’elevato grado di antropizzazione del territorio contribuisce anche la presenza di attività agricole intensive che hanno trasformato drasticamente il tradizionale paesaggio di pascolo di pianura, ancora presente in mo- do residuale in alcune piccole aree. Queste attività contribuiscono inoltre, assieme ai contributi delle aree ur- bane ed industriali e alla presenza diffusa di discariche, alla riduzione complessiva dei livelli di qualità delle acque superficiali e di falda ed in generale ai fenomeni di inquinamento del suolo. Relativamente a quest’ultimo aspetto risultano da segnalare le numerose discariche abusive, prevalentemen- te di inerti, e la presenza della discarica di Case Passerini che interessa direttamente una porzione del sito Stagni di Focognano. Ai livelli di inquinamento delle acque non di rado si associano le carenze idriche estive e, più in generale, una gestione dei livelli idrici e della vegetazione non mirata agli obiettivi di conservazione. L’impatto sulla componente avifaunistica viene accentuato anche dal disturbo diretto, anche sonoro, legato alle numerose attività presenti all’interno o ai confini dei siti in oggetto. In tale contesto è da segnalare la rea- lizzazioni di parchi pubblici e di bacini a uso sportivo e ricreativo nell’area dei Renai di Signa. Tra gli impatti diretti sui popolamenti faunistici è da segnalare la gestione venatoria della gran parte delle aree umide della piana. Di non secondaria importanza tra le cause di minaccia, anche se non con i livelli di altre aree umide toscane, la diffusione di specie esotiche di fauna e di flora e la presenza di laghi per la pesca sportiva. All’interno del suddetto quadro d’insieme, si registra l’intenzione del Comune di Campi Bisenzio di estendere le aree protet- te presenti sul proprio territorio, manifestata nel Regolamento Urbanistico comunale approvato con Del. Cons. n. 90 del 20/07/2005. Tali aree, seppur di limitata estensione, potranno andare a completare i tasselli di quel mosaico di risorse naturalistiche relittuali e frammentate che caratterizzano il paesaggio della Piana.

6 > ANPIL Gabbianello, ANPIL Garzaia Di Figline e proposta di ANPIL Arnovecchio

I tre contesti territoriali, le due aree alluvionali dell’Arno alla periferia di Empoli e di Figline V.Arno e l’area si- tuata ai margini del bacino di Bilancino (Fiume Sieve), si caratterizzano da alti livelli di antropizzazione (so- prattutto Arnovecchio e Garzaia di Figline) dove alcuni interventi di riqualificazione naturalistica e paesaggi-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 103 Provincia di Firenze stica, già realizzati (Gabbianello) o di prossima realizzazione (Arnovecchio e Garzaia di Figline), hanno da- to/daranno luogo ad aree umide di potenziale elevato interesse naturalistico. L’isolamento di tali aree, ubicate in un contesto quasi completamente urbanizzato, costituisce quindi uno dei principali elementi di criticità. All’elevato grado di antropizzazione del territorio contribuisce anche la presenza di attività agricole intensive (soprattutto Arnovecchio) e di passate o presenti attività di escavazione o lavaggio degli inerti. Queste attività contribuiscono inoltre, assieme ai contributi delle aree urbane ed industriali alla riduzione complessiva dei li- velli di qualità delle acque superficiali e di falda ed in generale ai fenomeni di inquinamento del suolo. Ai livelli di inquinamento delle acque non di rado si associano le carenze idriche estive e, più in generale, una gestione dei livelli idrici e della vegetazione non mirata agli obiettivi di conservazione. L’impatto sulla componente avifaunistica viene accentuato anche dal disturbo diretto, anche sonoro, legato alle numerose attività presenti all’interno o ai confini dei siti in oggetto.

7 > ANPIL Monti della Calvana

Le principali cause di degrado e gli elementi di criticità sono legati alla riduzione/cessazione del pascolo, con degradazione e/o scomparsa delle praterie secondarie e conseguente riduzione dell’eterogeneità ambientale. Anche la frequenza degli incendi rappresenta un elemento di criticità forte. Anche le attività di fuoristrada, specialmente sulla aree di crinale, contribuisce in maniera rilevante all’erosione superficiale. La presenza di estesi rimboschimenti di conifere densi e coetanei determina, oltre che la banalizzazione della diversità ambientale, anche fenomeni di rinnovazione del Piano nero nelle praterie.

8 > ANPIL Alta valle del Carfalo e relativo SIR

Le peculiarità dell’area legate sopratutto alla presenza a quote molto basse di una cospicua popolazione di Faggio associata a una flora relitta dell’età terziaria e alla presenza di una specie ad alto valore naturalistico, quale la Salmandrina degli occhiali. Il rischio di perdità di tali emergenze naturalistiche è alto e ed è per questo che gli interventi devono essere mirati e legati ad una continua attività di monitoraggio. Gli interventi che si dovranno intraprendere saranno legati sopratutto alla redazione di un puntuale piano di assestamento forestale , che permetta di gestire il so- prassuolo arbore in modo da porre sotto tutela gli ambienti più pregiati come ad es. la faggeta o l’areale del tasso , e altre zone ove vegetano specie di assoluto valore quali il pungitopo maggiore e l’agrifoglio. Il Piano dovrà contenere un’indicazione precisa delle diverse destinazioni d’uso del governo del bosco per ogni zona in modo da operare concretamente sulla base di una pianificazione di dettaglio volta alla preservazione e qualificazione degli elementi di pregio: oltre a ciò si dovrà predisporre un piano di monitoraggio che permetta di tenere sotto controllo la dinamica della popolazione di Salamandrina dagli occhiali presente in loco in rap- porto ai vari interventi previsti. Naturalmente dovranno essere posti in atto una serie di interventi atti a miglio- rarne l’habitat , quali ad esempio l’asportazione della ramaglia in eccesso lungo il torrente e il controllo dell’evoluzione fisica dell’assetto del torrente in seguito a eventi di piena e franosi.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 104 Provincia di Firenze

2.3 LE SPECIE ED GLI HABITAT DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO - STATO DELLE CONOSCENZE ED INFORMAZIONI DISPONIBILI

La discreta eterogeneità ambientale del territorio provinciale ed il soddisfacente stato di conservazione di al- cuni suoi biotopi ha permesso la presenza, seppur spesso localizzata, di molte specie animali di interesse conservazionistico. In questo contesto si considerano come specie di fauna di interesse conservazionistico quelle inserite nei se- guenti riferimenti: - comunitario: Direttiva 92/43/CEE 9 e successive modifiche; Direttiva 79/409/CEE 10 e successive modi- fiche; elenco delle specie di avifauna minacciate in Europa (ETS) e di interesse conservazionistico (SPEC) secondo Tucker and Heath; - nazionale: Legge 157/92 sull'attività venatoria; Libro Rosso della Fauna italiana; - regionale: Legge Regionale 56/2000 11 ; Lista Rossa degli uccelli nidificanti in Toscana; Libro Rosso degli insetti della Toscana. Relativamente alle emergenze floristiche e di habitat della provincia di Firenze il riferimento principale è la sopratutto la legge regionale toscana di tutela della biodiversità, L.R. 56/2000 12 che indica nei suoi allegati gli habitat naturali e seminaturali (allegato A1) e le specie vegetali (allegato A3) di interesse regionale la cui conservazione può richiedere la designazione di Siti di Importanza Regionale e le specie vegetali protette (al- legato C) o assoggettate a limitazioni nel prelievo (C1). Le specie e gli habitat di cui alla L. R. 56/2000 derivano dagli allegati della Direttiva 92/43/CEE recepita con il D.P.R. 357/97, implementati con specie ed habitat di particolare interesse in Toscana. Sono inoltre considerate come emergenze le eventuali specie inserite nel Libro Rosso delle piante d’Italia (Conti et al., 1992) e nelle Liste Rosse Regionali delle piante d’Italia (Conti et al., 1997), nonché tutti quegli elementi naturalistici riconducibili alle aree di collegamento ecologico e funzionale di cui alla L.R. 56/2000, come descritte nell’ambito della Del.G.R. 1148/200213 .

Nell’ambito del presente piano sono state considerate come aree di elevato interesse naturalistico quelle in- terni ai seguenti sistemi: - Siti di Importanza Regionale (SIR) di cui alla L.R.56/2000. - Sistema di Aree protette di cui alla L.R. 49/95 e L. 394/91. - Important Bird Area (IBA) (Gariboldi et al., 2000; Heath M.F., Evans, 2000).

9 relativa “alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche”. 10 relativa “alla conservazione degli uccelli selvatici”. 11 relativa “alla conservazione e alla tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche”. 12 L.R. 6 aprile 2000, n.56 “Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche – Modifiche alla legge regionale 23 gennaio” 13 Del.G.R. 21 ottobre 2002, n.1148 “L.R. 56/2000 – Indicazioni tecniche per l’individuazione e la pianificazione delle aree di collegamento ecologico”.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 105 Provincia di Firenze

Inoltere sono state considerate zone di reale o potenziale valore naturalistico diffuso le aree classificate come “ambiti per l’istituzione di parchi, riserve e aree di interesse locale” nell’ambito del Piano Territoriale di Coor- dinamento Provinciale. Oltre a tale sistema, da sottoporre a verifica relativamente alle “aree di reperimento”, si elencano di seguito altre aree o siti individuate come di interesse anche le seguenti zone: - Fiume Santerno (Firenzuola). - Fiume Lamone (Marradi). - Bosco di Panna (Barberino del Mugello). - Aree umide artificiali e boschi ripariali relittuali lungo il corso del Fiume Sieve (Barberino del Mugello, Vicchio, Borgo San Lorenzo, Dicomano, , Pontassieve). - Castagneti da frutto area Ronta – Gattaia (Borgo San Lorenzo). - Castagneti da frutto area Marradi - Torrente Godenzo a valle di Castagno d’Andrea (S. Godenzo). - Nuclei relitti di boschi monumentali di farnia presso Sagginale (Vicchio). - Invaso e garzaie di Bilancino - Sistema degli affluenti del fiume Sieve (l’elenco è da definire in dettaglio in altro documento) - Sistema torrenti Terzolle e Terzollina (Firenze). - Balze di Reggello (Reggello). - Alta Valle del Torrente Vingone e versanti di Poggio Valicaia (Scandicci). - Zona degli Scopeti e Borro di Rimore (Scandicci). - Rilievi ofiolitici dei Sassi Neri presso Impruneta (Impruneta). - Alto corso del torrente Sezzate (Greve in Chianti). - Alto corso del Borro del Cesto (Greve in Chianti, Figline Valdarno). - Agroecosistemi tradizionali a dominanza di pascoli ovini e bovini ad est di Gaville (Figline Valdarno).

Lo stato delle conoscenze vegetazionali, floristiche e faunistiche per il territorio della Provincia di Firenze, quindi, risulta assai eterogeneo a seconda delle zone geografiche e delle tipologie di habitat. Le zone del territorio provinciale maggiormente conosciute, per tutte le componenti sopra citate, risultano: − la piana tra Firenze e Prato; − alcuni rilievi antiappenninici (Monti della Calvana, Monte Morello, Monte Giovi); − l’estremo settore occidentale (Padule di Fucecchio e rilievi delle Cerbaie); − alcune porzioni del territorio del Mugello e dell’Alto Mugello (Demanio Giogo-Casaglia, Monte Beni- Sasso di Castro). Una preziosa ed ampia fonte di dati vegetazionali, floristici e faunistici relativi all’intero territorio provinciale proviene anche e sopratutto dal progetto dall’ARSIA - Regione Toscana, e dal successivo progetto RE.NA.TO. “Repertorio Naturalistico Toscano” 14, che prende in esame 423 specie di fauna di valore naturali- stico, dagli invertebrati (Molluschi, Crostacei, Insetti) ai vertebrati (Ciclostomi e Pesci ossei, Anfibi, Rettili, Uc- celli, Mammiferi).

14 Tale progetto ha preso avvio nel 1998 nell’ambito del Reg. CEE 2081/93 - Ob. 5/b con la denominazione “Approfondimento e riorga- nizzazione delle conoscenze sulle emergenze floristiche e faunistiche del territorio toscano e predisposizione di cartografie tematiche”. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 106 Provincia di Firenze

2.4 RISORSE VEGETAZIONALI, FLORISTICHE E FAUNISTICHE NELLA PROVINCIA DI FIRENZE - LA SUDDIVISIONE IN QUATTRO AREE OMOGENEE DEL TERRITORIO PROVINCIALE

Lo stato delle conoscenze vegetazionali e floristiche per il territorio della Provincia di Firenze, come sopra premesso, risulta assai eterogeneo a seconda delle zone geografiche e delle tipologie di habitat. Le zone del territorio provinciale maggiormente conosciute dal punto di vista vegetazionale e floristico, oltre a quelle già citate, risultano il settore sud-orientale (Monti del Chianti) ed orientale (Valle di Reggello, Riserva Statale di Vallombrosa, Alpe di San Benedetto).

L’inquadramento faunistico del territorio provinciale prende in esame la classe dei Vertebrati (Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli, Mammiferi); viene fatto cenno ad alcune classi di invertebrati (Insetti, Crostacei) solo in pre- senza di segnalazioni certe e di specie di particolare valore ecologico o naturalistico. Le informazioni attualmente disponibili provengono da documenti bibliografici editi o inediti e dalle conoscen- ze personali. Poiché sono relative alle singole classi animali, per semplicità di esposizione vengono esposte separatamente. Di seguito viene presentato il quadro delle conoscenze relative ai quattro grandi ambiti territoriali entro cui può essere suddiviso il territorio provinciale.

2.4.1 Mugello e Alto Mugello

L’area in oggetto costituisce una delle zone a maggiore naturalità del territorio provinciale. Si tratta di un va- sto sistema montuoso appenninico, a prevalente matrice forestale, caratterizzato da aree agricole montane o di fondovalle, da crinali prativi con vegetazione secondaria e da un articolato sistema di corsi d’acqua di ele- vato interesse naturalistico. Tale contesto non si caratterizza per la diffusa presenza di aree protette, con l’eccezione della porzione fio- rentina del Parco Nazionale Foreste Casentinesi – Monte Falterona e Campigna e dell’ANPIL Gabbianello- Boscorotondo (Barberino del Mugello) e Sasso di Castro e Monte Beni (Firenzuola). Numerosi i Siti di Importanza Regionale, per lo più legati agli agroecosistemi tradizionali montani, alle emer- genze geomorfologiche e ai corsi d’acqua montani con popolamenti ittici autoctoni (Passo della Raticosa, Sassi di S. Zanobi e della Mantesca; Sasso di Castro e Monte Beni; Conca di Firenzuola; Giogo - Colla di Casaglia; Muraglione - Acqua Cheta; Crinale M. Falterona - M. Falco – M. Gabrendo). Un importante contributo conoscitivo, relativamente alle componenti naturalistiche esaminate, deriva quindi dalle schede descrittive dei diversi SIR di cui al Progetto Bioitaly 15 , dal quadro conoscitivo e dalla banca dati del Parco Nazionale e dal quadro conoscitivo interno alle proposte di aree protette.

15 Del.C.R. 10 novembre 1998, n.342 “Approvazione siti individuati nel progetto Bioitaly e determinazioni relative all’attuazione della di- rettiva comunitaria “Habitat”. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 107 Provincia di Firenze

1 > CONOSCENZE FLORISTICHE E VEGETAZIONALI

Oltre ai lavori validi per tutto il territorio provinciale, già citati precedentemente, l’area in oggetto presenta scarsi livelli di indagine. Si tratta prevalentemente di indagini relative alle formazioni forestali, quali quelle re- lative alla carta forestale sperimentale del Torrente Diaterna (Hofmann, 1974), ai boschi di roverella (Bassani, 1977), alla carta forestale sperimentale dell’area della Val di Sieve (Regione Toscana, 1991), alla vegetazio- ne del bacino di Bilancino, con evidenziazione del valore del Bosco di Panna (Di Tommaso et al., 1993) ca- ratterizzato da numerose specie di interesse conservazionistico (ad esempio Iris graminea, Dictamnus albus, Erythronium dens-canis ), ai castagneti toscani (Arrigoni e Viciani, 2001). Per la zona di Rincine, al limite o- rientale dell’area, esistono lavori floristico-vegetazionali di Eccher et al. (1969) e Sabato e Valenziano (1975), oltre al quadro conoscitivo naturalistico dell’azienda agricola “Rincine” (Giunti e Chiti-Batelli, 2002, ined.). Numerose le informazioni relative all’area di Sasso di Castro e Monte Beni; oltre alla indagine vegetazionale di Margheri (1967) sono disponibili informazioni naturalistiche più recenti nell’ambito del quadro conoscitivo del piano dell’Oasi faunistica Belvedere (Cavini et al., 1997), della valutazione di incidenza dell’area estrattiva di Sasso di Castro (Autostrade SpA, 2000, ined.; Viciani e Favilli, 2002, ined.), della proposta di area protetta di Sasso di Castro e Monte Beni (Crivelli et. Al., 2001, ined.) e quale tesi di laurea sul patrimonio floristico del Monte Beni (Baroni, 2002, tesi ined.). Per l’area dell’alto Mugello sono disponibili informazioni sulla dinamica dei pasesaggi (Rodolfi e Zanchi, 1983) e sulla presenza di biotopi di interesse conservazionistico (Sasso di S. Zanobi – Sasso della Mante- sca) indicati dal Gruppo di Conservazione della Natura della Società Botanica Italiana (SBI, 1971-79). Sem- pre nel Mugello è da segnalare il lavoro di Ujhelyi (1959) inerente la presenza di Sesleria italica. Per l’area del Monte Falterona e Monte Falco, al confine con la Provincia di Arezzo, sono disponibili informa- zioni relative ad importanti stazioni floristiche (Zangheri, 1966; 1979) e alla presenza di emergenza areali (Provincia di Arezzo, 1998).

2 > CONOSCENZE FAUNISTICHE

Insetti: tutte le informazioni disponibili provengono dal citato testo di Sforzi e Bartolozzi (eds., 2001). Le zone che ospitano il maggior numero di segnalazioni sono il passo della Futa, l’Alpe di San Benedetto, i boschi e i torrenti di Rincine, il M. Falterona, e alcune zone della Romagna toscana (i dintorni di Marradi, di Palazzuolo sul Senio, di Piancaldoli). Anche le acque e le rive del fiume Sieve e di alcuni suoi affluenti ospitano alcune specie di insetti di interesse conservazionistico. Pesci: la citata Carta ittica provinciale descrive le popolazioni ittiche presenti nel fiume Sieve e in alcuni suoi affluenti. Altre informazioni su singoli corsi d’acqua sono reperibili in Nocita e Vanni (1997 e 1999) e Auteri et al. (1991). Anfibi e Rettili: informazioni su alcuni anfibi presenti nelle macchie di Panna (Scarperia), nei pressi di Ronta (Borgo S. Lorenzo) e a Gorga Nera (M. Falterona) sono presenti in Museo Zoologico “La Specola” (1997 i- ned.); segnalazioni sulla distribuzione del Tritone alpestre apuano sull'Appennino Tosco-Romagnolo sono presenti in Tedaldi et al. (1996); le uniche altre informazioni disponibili sono a piccola scala, riferibili con mol- ta approssimazione al territorio in oggetto, e reperibili nei citati lavori di Vanni et al. (2000) e di Societas Her- petologica Italica (1997).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 108 Provincia di Firenze

Uccelli: oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buona parte ben attribuibili al territorio in esame, una notevole quantità di dati ornitologici sul demanio “Giogo – Ca- saglia” e sulle aree limitrofe è contenuto in Sposimo (1998). Va inoltre precisato che l’indagine di Corsi et al. (1998 ined.) sulla distribuzione di Aquila reale e Pellegrino riguarda in larga misura proprio il territorio mugel- lano. Sull’Oasi di Protezione della fauna “Belvedere” (Firenzuola) esiste un’indagine inedita (Sposimo e Cor- si, 1995 ined.) sulle specie di maggior interesse e sull’idoneità ambientale per Coturnice e per Pernice rossa. Da uno studio di Rigacci (1993) è emersa infine l’attuale assenza del Gufo reale da tutto il territorio toscano, ma l’area del Mugello e dell’alto Mugello è risultata la più idonea, dal punto di vista ambientale, per futuri in- terventi di reintroduzione della specie; nel testo citato sono riportate anche le segnalazioni storiche e recenti, con diversi dati relativi alla zona in esame. Mammiferi: oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buona parte ben attribuibili al territorio in esame, sulla popolazione di cervo nelle province di Pistoia, Prato e Firenze sono disponibili i risultati di uno studio in Mazzarone e Mattioli (1996); segnalazioni sulla distribuzione del lu- po, tratte da Berzi (1998) e da Berzi e Valdré (2002), sono relative, come lo studio precedente, quasi esclusi- vamente all’area del Mugello e dell’Alto Mugello. Alcuni dati sui mammiferi delle aree montane di confine tra le province di Firenze e Arezzo sono presenti in Agnelli (1995). Informazioni su alcuni micromammiferi e chi- rotteri presenti nelle macchie di Panna (Scarperia), nei pressi di Ronta (Borgo S. Lorenzo) e a Gorga Nera (M. Falterona) sono presenti in Museo Zoologico “La Specola” (1997 ined.); sempre sui micromammiferi, dati sulle specie presenti in un’ampia area del Mugello sono presenti in Del Guasta (1999). Scarse informazioni su alcuni chirotteri presenti nella porzione provinciale del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi sono contenute in Agnelli et al. (1999).

2.4.2 Rilievi antiappenninici a nord di Firenze e area del Pratomagno - Valdarno fiorentino

L’area in oggetto comprende i caratteristici rilievi situati tra l’area fiorentina ed il bacino del Fiume Sieve, quali la Calvana, Monte Morello, il Monte Giovi, le basse colline presso Firenze ed i rilievi del Pratomagno. Si tratta di modesti rilievi caratterizzati contemporaneamente da alti livelli di antropizzazione e dalla presenza di elementi di elevato interesse naturalistico. In tale contesto sono state istituite alcune aree protette, quali le ANPIL Poggio Ripaghera – Santa Brigida (Pontassieve), Monte Ceceri (Fiesole), Mensola (Firenze) e Foresta di Sant’Antonio (Reggello), la Riserva Statale Vallombrosa, oltre all’ANPIL “Garzaia di Figline” di prossimo inserimento nel 4° Programma Tri ennale Regionale regionale. Anche in tale unità geografica numerosi risultano i Siti di Importanza Regionale, quali La Calvana, Monte Mo- rello, Poggio Ripaghera – Santa Brigida, Vallombrosa e Bosco di S. Antonio e Pascoli Montani e cespuglieti del Pratomagno. Un importante contributo conoscitivo, relativamente alle componenti naturalistiche esaminate, deriva quindi dalle schede descrittive dei diversi SIR di cui al Progetto Bioitaly, e dal quadro conoscitivo delle diverse aree protette.

1 > Conoscenze floristiche e vegetazionali Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 109 Provincia di Firenze

Tra le aree maggiormente studiate risultano la Calvana, per la quale sono disponibili studi vegetazionali (Ar- rigoni e Bartolini, 1992; 1997) e l’area di Monte Morello. Per quest’ultima zona sono disponibili studi piuttosto recenti ed accurati: una carta delle componenti ambientali in scala 1:15.000 (Gabellini, 1990) ed una carta della vegetazione (Arrigoni e Foggi, 1992; Arrigoni et al., 1997) in scala 1:25.000. Alcune informazioni gene- rali su flora e vegetazione di Monte Morello sono state pubblicate da Raffaelli (1989) e Arrigoni (1989). Altri dati, a carattere più prettamente forestale, sono riportati da Mariani (1924), Doriguzzi (1950), Bernetti (1961), Poggesi (1976), Di Pietro et al. (1979), Papini (1987). Per l’area di Monte Morello, e per tutto il territorio del Comune di Sesto Fiorentino, sono inoltre disponibili le informazioni vegetazionali, con relativa carta della vegetazione in scala 1:10.000, interne al quadro conosciti- vo, di tipo naturalistico (Castelli et al., 2001, ined.), del nuovo piano strutturale del Comune di Sesto Fiorenti- no. Per l’area di Montececeri e del Mensola oltre alle informazioni interne al quadro conoscitivo delle proposte di ANPIL sono disponibili dati storici (Francini, 1933). Numerose le informazioni relative al territorio di Pontassieve, con particolare riferimento all’area di Monte Giovi – Poggio Ripaghera e Poggio Pratone. Relativamente ai dati bibliografici le informazioni più complete sono disponibili per l’area inclusa nell’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida”, nel settore nord- occidentale del territorio comunale. In particolare sono presenti alcuni studi inerenti la stazione di Cistus lauri- folius di Santa Brigida (Sommier, 1899; Rizzotto, 1979; Bottacci, 1989; Bechi et al., 1992; Raffaelli e Fiesoli, 1993), una pubblicazione sui rimboschimenti realizzati nel Comune di Pontassieve, area Monte Giovi e Gio- go, (Piussi, 1962) e le indagini relative al piano di gestione dell’area protetta (Lombardi et al., 1996, ined.) comprendenti una relazione vegetazionale e floristica e una carta della vegetazione in scala 1:10.000 (Lom- bardi, 1997 ined.). Relativamente alla flora, segnalazioni floristiche sono presenti in Caruel (1860-1864; 1865; 1870) e Baroni (1897-1908). Disponibile inoltre un lavoro floristico generale e divulgativo sull’intero territorio comunale di Sartini e Mantovani (1993) e una pubblicazione su Poggio Pratone del 1932 (Messeri, 1932). Per il territorio del comune di Pontassieve è inoltre disponibile una recente indagine vegetazionale, con pro- duzione di relativa carta della vegetazione in scala 1:10.000, quale elemento del quadro conoscitivo naturali- stico (Chiti-Batelli et al., 2002, ined.) del nuovo piano strutturale. Per il settore occidentale del Comune di Pontassieve, nell’ambito del Complesso Le Fonti – Monteloro, sono disponibili dati vegetazionali e floristici interne ad un piano di miglioramento agricolo (Chiti-Batelli e Lombardi, 1998, ined.). Di recente pubblicazione, per il territorio comunale di Fiesole, un lavoro sulle orchidee spontanee (Innocenti et al., 1997). Da segnalare la presenza di Bellevalia webbiana alle Caldine, presso Firenze (Capineri e D'A- mato, 1978). Numerosi i lavori relativi all’area di Vallombrosa (Pavari, 1938; Magni, 1954; Patrone, 1960; Accademia ita- liana di scienze forestali, 1970; Allegri, 1971; Padula, 1971; Di Tommaso, 1968; 1975; Gabbrielli e Settesoldi, 1985; Farioli, 1997 ined.), alla Valle di Reggello, quali quelli relative alla stazione di Arisarum proboscideum (Moggi, 1959; Fabbri, 1966; 1967), un lavoro floristico-vegetazionale sulla foresta di San Antonio (Elisi o Lisi, 1997) e ad un limitato settore dell’area di crinale del Pratomagno (Spiganti, 1968, Viciani, 1992; DREAM Ita- lia, 1993; Viciani e Moggi, 1996). Per quest’ultima area di elevato interesse naturalistico, gran parte del crina- le risulta interno alla Provincia di Arezzo, mentre al territorio fiorentino è attribuibile parte del crinale compre- so tra Poggio Uomo di Sasso ed il Monte Secchieta, un tratto di crinale peraltro con densa presenza di arbu- Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 110 Provincia di Firenze steti e quindi di minor valore rispetto al crinale del Pratomagno aretino caratterizzato dalla diffusa presenza di praterie secondarie. Relativamente al territorio comunale fiorentino è inoltre disponibili informazioni vegetazionali interne alla carta ecologica (AA. VV., 1987a,b) o dati inerenti il patrimonio arboreo (Chiostri, 1972; 1982; Cellai Ciuffi, 1976; Cazzato e De Vico Fallani, 1981; Biblioteca de Lo Studiolo, 1982; Valdrè, 1985; AA. VV., 1986; Valdrè, 1986a; 1986b). Tra gli altri lavori a livello di comune di Firenze si segnalano alcuni approfondimenti sul torrente Mugnone (Innocenti, 1991), sui fiori spontanei di Firenze (Innocenti e Anzilotti, 1994), sulla flora e vegetazione urbana di Firenze (Arrigoni e Rizzoto, 1994) e sulla flora degli habitat ripariali del fiume Arno a Firenze (Mosti, 2002).

2 > Conoscenze faunistiche

Insetti: segnalazioni per Monte Morello sono reperibili in Vanni e Nistri (1989); su alcuni coleotteri troglobi di Monte Morello e dei Monti della Calvana sono disponibili i lavori di Vanni (1988) e Vanni e Magrini (1986). Al- tre informazioni disponibili provengono dal citato testo di Sforzi e Bartolozzi (eds., 2001). Le zone che ospita- no il maggior numero di segnalazioni sono i Monti della Calvana, M. Morello, M. Giovi, M. Senario, Vallom- brosa. Pesci: la citata Carta ittica provinciale descrive le popolazioni ittiche presenti nel fiume Arno e in alcuni suoi affluenti in destra idrografica. Altre informazioni su singoli corsi d’acqua sono reperibili in Nocita e Vanni (1997 e 1999) e Auteri et al. (1991) . Anfibi: informazioni su singole aree o località, a volte non recenti, sono reperibili in Scoccianti (2001) per al- cune aree del comune di Pontassieve, in Vanni e Nistri (1989) e Mattii et al. (1992) per M. Morello, in Vanni et al. (1987) per il comune di Firenze e in Museo Zoologico “La Specola” (1997 ined.) per alcuni anfibi pre- senti sui Monti della Calvana, nel Parco di Villa Demidoff (Pratolino) e a Vallombrosa. Segnalazioni di pre- senza di specie per l’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida” sono contenute in Chiti-Batelli e e Fusi (2001). Rettili: le uniche informazioni sono relative a Monte Morello (Vanni e Nistri, 1989; Mattii et al., 1992; Scoc- cianti e Cigna, 2000) e al comune di Firenze (Vanni et al., 1987). Le altre informazioni disponibili sono a pic- cola scala, riferibili con molta approssimazione al territorio in oggetto, e reperibili nei citati lavori di Vanni et al. (2000) e di Societas Herpetologica Italica (1997). Uccelli: oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buona parte ben attribuibili al territorio in esame, i dati ornitologici disponibili sono relativi ai Monti della Calvana (Sposimo, 1988), all’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida” (Chiti-Batelli e e Fusi, 2001), al Comune di Firenze (Dinetti e Ascani, 1990; Dinetti, 2002); dati inediti sono relativi al Comune di Pontassieve (Chiti-Batelli et al., 2002 ined.) e ai dormitori di cormorani lungo il corso provinciale dell'Arno (Baccetti e Giunti, 2002 i- ned.). Da uno studio di Rigacci (1993) è emersa infine l’attuale assenza del Gufo reale da tutto il territorio to- scano, ma le pendici occidentali del Pratomagno sono risultate potenzialmente idonee per futuri interventi ambientali atti a favorire il reinsediamento della specie. Mammiferi: oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buo- na parte ben attribuibili al territorio in esame, informazioni su singole aree o località sono reperibili in Vanni e Nistri (1989) per M. Morello, in Chiti-Batelli e Fusi (2001) per l’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida”, in

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 111 Provincia di Firenze

Chiti-Batelli et al. (2002 ined.) per il Comune di Pontassieve; segnalazioni su alcuni micromammiferi e chirot- teri presenti sui Monti della Calvana, nel Parco di Villa Demidoff (Pratolino) e a Vallombrosa sono presenti in Museo Zoologico “La Specola” (1997 ined.); la presenza del topo quercino e del moscardino a Villa Demidoff è segnalata in Agnelli e De Marinis (1992). Segnalazioni sulla presenza e sulla distribuzione del lupo nell’area in esame sono contenute in Berzi (1998) e in Berzi e Valdré (2002).

2.4.3 La piana tra Firenze e Prato, il padule di Fucecchio e le Cerbaie

La pianura alluvionale tra Firenze e Prato (aree umide relittuali della piana) e quella situata ai limiti occidentali del territorio provinciale (padule di Fucecchio), si caratterizzano per la presenza di habitat e specie di elevato interesse conservazionistico, non di rado ancora presenti in forma relittuale. L’elevato interesse naturalistico è testimoniato dalla presenza di strumenti di area protetta e SIR. Tra questi la Riserva Naturale Provinciale “Padule di Fucecchio” (Fucecchio), le ANPIL Podere La Querciola (Sesto Fio- rentino) e Stagni di Focognano (Campi Bisenzio) e l’ANPIL Arno Vecchio (Empoli), di prossimo inserimento nel 4° Programma Triennale Regionale. L’area contribuisce alla Rete Natura 2000 per la presenza dei SIR “Stagni della Piana fiorentina”, “Padule di Fucecchio” e “Bosco di Chiusi e Paduletta di Ramone”. Un importante contributo conoscitivo, relativamente alle componenti naturalistiche esaminate, deriva quindi dalle schede descrittive dei diversi SIR di cui al Progetto Bioitaly, e dal quadro conoscitivo delle diverse aree protette.

1 > Conoscenze floristiche e vegetazionali

Per l’area di Fucecchio, in particolare, esistono numerose informazioni bibliografiche (Cimini, 1921; Lorenzoni e Chiesura Lorenzoni, 1968; Tomei e Garbari, 1979; Garbari, 1980; Garbari e Tomei, 1982; Garbari, 1983; Corsi, 1999; Bartolini e Magrini, 2001), così come sulla distribuzione delle specie igrofile di particolare inte- resse conservazionistico (Ficini et al., 1982; Tomei e Garbari, 1982; Tomei e Guazzi, 1993) e sulle loro pro- blematiche di conservazione (Garbari e Tomei, 1982; Garbari, 1983b; Tomei, 1983). Relativamente al territorio della piana tra Firenze e Prato informazioni aggiornate derivano dal quadro cono- scitivo naturalistico realizzato nell’ambito del Piano strutturale del Comune di Sesto Fiorentino (Chiti-Batelli et al., 2001, ined.) e nel Piano strutturale del Comune di Campi Bisenzio. Altre informazioni sono relative ad un lavoro sull’avifauna e gli ambienti naturali della piana tra Firenze e Pistoia (AA.VV., 1999). Relativamente alle colline delle Cerbaie, l’area risulta indagata relativamente agli aspetti vegetazionali (Arri- goni, 1997), disponibili anche altri lavori ormai datati sulla flora e la vegetazione delle Cerbaie (Di Moisé, 1958; Tomei e Garbari, 1978). Una descrizione vegetazionale e floristica comprendente il Padule di Fucecchio e la Querciola di Sesto Fio- rentino è interna alla recente pubblicazione sul sistema di aree umide del Progetto “Lungo le rotte migratorie” (Venturato e Petrini, 2001, a cura di). Lungo il corso del Fiume Arno sono disponibili informazioni eterogenee. Da segnalare il quadro conoscitivo degli aspetti naturalistici interno alle Linee guida e criteri direttori per la realizzazione del Piano di recupero

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 112 Provincia di Firenze naturalistico di una cava in località Arnovecchio (Lombardi et al., 2000, ined) e le analisi vegetazionali e flori- stiche interne al Parco fluviale di Pontassieve (Lombardi, 1996 ined.).

2 > Conoscenze faunistiche

Insetti: segnalazioni per il padule di Fucecchio sono reperibili in Bartolini (1999; anche per le Cerbaie), Bor- doni (1999), Pedrotti (1959), Terzani e Carfì (1998); informazioni sui coleotteri idroadefagi toscani sono pre- senti in Rocchi (1991). Altre informazioni disponibili provengono dal citato testo di Sforzi e Bartolozzi (eds., 2001), dal quale si evidenzia il notevole numero di segnalazioni relative alle due aree in esame. Pesci: informazioni sui pesci degli stagni artificiali della piana Firenze – Prato sono presenti in Euzor (1998- 99, ined.); segnalazioni per il Padule di Fucecchio sono reperibili in Zarri (1999). Anfibi: informazioni sulle singole aree, a volte non recenti, sono reperibili in Scoccianti e Cigna (2000) per la piana fiorentina, in Vanni e Nistri (1989), Mattii et al. (1992) per la piana di Sesto, in Zarri (1999) per il Padule di Fucecchio e in Museo Zoologico “La Specola” (1997 ined.) per alcuni anfibi presenti nella piana di Peretola e nel Padule di Fucecchio. Rettili: informazioni relative alla piana di Sesto sono contenute in Vanni e Nistri (1989), in Mattii et al. (1992) e in Scoccianti e Cigna (2000), mentre per il Padule di Fucecchio è disponibile il recente testo di Zarri (1999). Uccelli: segnalazioni relative alle specie acquatiche in periodo invernale presenti nella piana fiorentina e nel padule di Fucecchio provengono da Arcamone (1991), Serra et al. (1997), Baccetti et al. (2002) e COT (i- ned.). L’avifauna della piana fiorentina è trattata in una pubblicazione di Occhiato et al. (1999) e, più sinteti- camente e con dati non recenti, in Lebboroni et al. (1988); passate comunicazioni scientifiche sulla garzaia dei Renai di Signa sono reperibili in Arcamone et al. (1985) e in Battaglia e Sacchetti (1991) mentre sulla di- stribuzione del Cavaliere d’Italia è ancora valida, seppur da aggiornare nei valori numerici, l’indagine condot- ta da Tinarelli (1990); dati sul dormitorio di cormorani ai Renai di Signa sono contenuti in Baccetti e Giunti (2002 ined.); lavori inediti sulla piana tra Firenze e Prato sono presenti in Chiti-Batelli (1997-98 ined.), Rossi (1997-98 ined.), Sposimo (1995 ined.). Tra le numerose pubblicazioni sul padule di Fucecchio è utile consul- tare Barbagli et al. (1993-1994), Corsi et al. (1999), Quaglierini (1998), Zarri (1999); in Sposimo et al. (1999 e 2001) sono reperibili informazioni sulle locali popolazioni di Bengalino. Informazioni su entrambe le aree sono contenute in Scoccianti e Tinarelli (1999) relativamente alle garzaie di ardeidi, in Venturato e Petrini (a cura, 2001), in Giunti et al. (2001) e in Colligiani et al. (2001) su specifici progetti di indagini. Mammiferi: oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buo- na parte ben attribuibili al territorio in esame, informazioni sul Padule di Fucecchio sono contenute in Zarri (1999) e in Agnelli e Lazzeretti (1995). Informazioni su alcuni micromammiferi e chirotteri presenti nella piana di Peretola e nel Padule di Fucecchio sono presenti in Museo Zoologico “La Specola” (1997).

2.4.4 Il Valdarno medio, il Chianti e le colline a sud di Firenze

La porzione meridionale del territorio provinciale, costituito da un articolato sistema collinare dei bacini dei fiumi Elsa e Pesa e dalla porzione settentrionale dei rilievi del Chianti e del Valdarno, presenta una scarsa

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 113 Provincia di Firenze disponibilità di elementi conoscitivi sulle componenti naturalistiche, con l’eccezione del territorio dei Monti del Chianti e delle colline a sud-est di Firenze. L’elevata antropizzazione del territorio in oggetto, con la diffusa presenza di coltivazioni arboree specializzate e con edificato agricolo o residenziale diffuso, costituisce un elemento di elevato interesse paesaggistico, ma che ha relegato ad aree relittuali gli elementi di maggiore naturalità e/o interesse naturalistico. Non a caso l’area risulta attualmente priva di strumenti di area protetta, mentre, relativamente alla Rete Natu- ra 2000, è presente parte del SIR “Monti del Chianti”. Nel territorio del Valdarno risulta presente anche la proposta di ANPIL “Garzaia di Figline”.

1 > Conoscenze floristiche e vegetazionali

Relativamente al territorio del Chianti, di particolare interesse risultano i lavori relativi alle carte forestali spe- rimentali del Chianti (Bini et al., 1983a; 1983b) e quelli relativi alla carta della vegetazione del Chianti (De Dominicis, 1994; Casini et al., 1995; Casini e De Dominicis, 1999). Di interesse anche i lavori di Merendi (1927), Ciampi (1947), di Arrigoni e Foggi (1988), Bonini et al. e Ceppatelli e Gabellini (1997). Da segnalare le informazioni naturalistiche contenute nei piani di gestione forestale del complesso demaniale Monte San Michele (DREAM Italia, 1991; 1995). Per il sistema dei corsi d’acqua minori del grevigiano, cioé Pesa, Ema e Greve informazioni utili possono de- rivare da Meniconi e Sodi (1999). Di notevole interesse risultano le aree, in Comune di Impruneta, con tipici affioramenti ofiolitici. In tali contesti (Loc. Sassi Neri), si localizzano associazioni vegetali e specie di flora serpentinicola (ad esempio Stipa etru- sca, Euphorbia nicaeensis ssp. prostrata, Thymus ophioliticus e Centaurea aplolepa ssp. carueliana ) segna- late in diversi lavori (Bargoni, 1944; Arrigoni et al., 1976; Moraldo, 1986; Chiarucci et al., 1995). Tra le altre informazioni si segnalano le indagini vegetazionali delle colline di Lucignano (Arrigoni e Foggi, 1988), le indagini sulle formazioni vegetali delle ofioliti (Chiarucci et al., 1995), le analisi, ormai datate, riferite alla vegetazione di Poggio Firenze (Montelucci, 1943; 1971), della zona della Fattucchia (Montelucci, 1948) e della zona del Montalbano (Ciampi, 1979; Arrighi et al., 1993). In quest’ultimo settore informazioni vegetazio- nali derivano dal quadro conoscitivo interno alle proposte di area protetta avanzate dal Comune di Bagno a Ripoli (ANPIL Antella – Fonte Santa e ANPIL Gualchiere di Remole – Poggio Alberaccio). Tra le altre infor- mazioni inedite è da segnalare il quadro conoscitivo interno al piano di miglioramento di una azienda agricola in Comune di Tavarnelle Val di Pesa (Viciani e Corsi, 2002). Un ampio settore territoriale comprendente alcune parti dei territori comunali di Firenze, Scandicci, Imprune- ta, Greve in Chianti e Figline Valdarno risulta interessato da analisi vegetazionali e floristiche nell’ambito dello studio di impatto ambientale relativo all’elettrodotto a 380 kV Casellina – Tavarnuzze – Santa Barbara (Lom- bardi, 2002, ined.). Relativamente al Valdarno superiore sono disponibili informazioni floristiche ormai datate (Chiosi; 1937; 1938; 1941a; 1941b; 1942; 1943). Per le colline a sud di Firenze sono disponibili informazioni, ormai datate, relative alle pinete sulle colline a sud-ovest di Firenze (Corti, 1934; Giacomini, 1968) o informazioni floristiche sporadiche (Baroni, 1897-1908; Corradi, 1924).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 114 Provincia di Firenze

L’importanza vegetazionale del territorio fiorentino è dimostrata anche dalla presenza di diversi Biotopi indivi- duati dalla Società Botanica Italiana quali Sasso di S. Zanobi – Sasso della Mantesca (Donato, 1971), Fore- sta demaniale di Vallombrosa (Padula, 1971), Padule di Fucecchio (Garbari e Tomei, 1979).

2 > Conoscenze faunistiche

Insetti: segnalazioni per le Cerbaie sono contenute in Bartolini (1999). Altre informazioni disponibili proven- gono dal citato testo di Sforzi e Bartolozzi (eds., 2001). Le zone che ospitano il maggior numero di segnala- zioni sono Greve, Monte S. Michele, dintorni di Figline. Pesci: la citata Carta ittica provinciale descrive le popolazioni ittiche presenti nel fiume Arno e in alcuni suoi affluenti in destra idrografica. Altre informazioni su singoli corsi d’acqua sono reperibili in Nocita e Vanni (1997 e 1999) e Auteri et al. (1991) . Anfibi: informazioni su singole aree o località sono reperibili in Museo Zoologico “La Specola” (1997 ined.) per alcuni anfibi presenti a Lamole (Greve), le Cerbaie, Lucardo (Montespertoli), Monte Albano. Rettili: le uniche informazioni disponibili sono a piccola scala, riferibili con molta approssimazione al territorio in oggetto, e reperibili nei citati lavori di Vanni et al. (2000) e di Societas Herpetologica Italica (1997). Uccelli : oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buona parte ben attribuibili al territorio in esame, i dati ornitologici disponibili su singole località sono limitati ad una pubblicazione sul fiume Pesa (De Filippo coord., et al., 1997), in cui compaiono anche dati relativi agli uccelli nidificanti in due tratti del fiume Pesa e del torrente Molinuzzo, e a due pubblicazioni inedite su una cava di Arnovecchio (Empoli) e su un’azienda agricola nei pressi di Tavarnelle Val di Pesa (Lombardi et al., 2000 i- ned.; Viciani e Corsi, 2002 ined.). Mammiferi: oltre ai lavori a scala provinciale e regionale già citati, da cui sono ricavabili informazioni in buo- na parte ben attribuibili al territorio in esame, informazioni su alcuni micromammiferi e chirotteri presenti a Lamole (Greve), le Cerbaie, Lucardo (Montespertoli) e Monte Albano sono presenti in Museo Zoologico “La Specola” (1997).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 115 Provincia di Firenze

CAPITOLO TRE LE CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE DEI TERRITORI INTERESSATI DALLE AREE PROTETTE

3.1 COMUNITÀ LOCALI E SISTEMA DI AREE PROTETTE: LA DELIMITAZIONE TERRITORIALE PER L’ANALISI SOCIO-ECONOMICA

L’analisi socio-economica segue i precedenti capitoli dove è stata sviluppata la descrizione delle caratteristi- che ambientali delle aree protette, ampliando l’orizzonte di analisi a livello di subsistemi provinciali. Attualmente, in provincia di Firenze 15 dei 44 comuni presenti, ospitano al loro interno Aree Naturali Protette di Interesse Locale (ANPIL), istituite o in corso di istituzione, ai quali si sommano altri 7 comuni con al loro interno hanno 16 SIR-SIC-ZPS, senza dimenticare una porzione del Parco Nazionale delle Foreste Casenti- nesi che ricade nei comuni di Londa e San Godenzo, la Riserva Statale di Vallombrosa nel comune di Reg- gello e la Riserva Naturale Provinciale del Padule di Fucecchio. A prescindere dal tipo di area protetta, si è ritenuto più opportuno considerare queste aree in maniera complementare, almeno in un loro primo inqua- dramento. La loro importanza, infatti, deve essere ricercata nelle relazioni che possono intercorrere tra una zona e l’altra, più che una determinata copertura del suolo che se confrontata con la superficie comunale po- trebbe sembrare irrilevante.

Comuni Tipologia area protetta istituita SEL di appartenenza e numero comuni per SEL Riserva n a- Riserva n a- SIC; SEL Parchi ANPIL SEL 9.1 SEL 9.2 SEL 9.3 SEL 9.4 SEL 9.5 turale bioge- turale pro- SIR; 10.1 netica vinciale ZPS 6 su 9 6 co- 8 su 9 1 su 4 2 su 4 3 su 7

comuni muni comuni comuni comuni comuni Barberino di X X X Mugello Borgo S.Lorenzo X X Calenzano X X X Campi Bisen- zio X X X Cerreto Guidi X X Dicomano X X Empoli X X Fiesole X X Figline Val- darno X X X Firenze X X X Firenzuola X X X Fucecchio X X X Greve in X X Chianti

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 116 Provincia di Firenze

Lastra a Si- gna X X Londa X X Marradi X X Montaione X X Palazzuolo sul Senio X X Pelago X X Pontassieve X X X Reggello X X X X San Godenzo X X X Scandicci X X Sesto Fioren- tino X X X Signa X X X Vaglia X X

Tab 3.1/I Le aree protette della provincia di Firenze per comuni, tipologia e SEL di appartenenza (fonte: elaborazione pro- pria)

In particolare, l’analisi verrà strutturata facendo riferimento ai seguenti 6 sub-sistemi dei Sistemi Economici Locali (SEL) relativi all’Area Fiorentina e a quella Empolese (Tab.3.1). Nelle tabelle non vengono visualizzati i dati relativi al SEL del Chianti, in quanto non vi insistono aree protette. L’approccio metodologico utilizzato per il presente capitolo è in funzione anche dei due successivi capitoli so- cio-economici, nei quali saranno affrontati i servizi ambientali offerti e le caratteristiche dei sub-sistemi di aree protette della provincia di Firenze. Nel caso dei territori nei quali sono stati istituiti SIR, SIC e ZPS sono in genere assenti forme di fruizione turi- stica, né vi sono collegamenti con altre attività socio-economiche di ambito comunale o d’area più vasta. Per- tanto, l’analisi si concentrerà sulla disamina dei territori nei quali sono state istituite aree protette quali riserve, ANPIL e parchi naturali, utilizzando come riferimento i SEL e al loro interno i comuni. I SEL, a cui si fa riferimento, non sono altro che insiemi di comuni, la cui perimetrazione è stata approvata con la Deliberazione del Consiglio Regionale n.219 del luglio 1999. I SEL, che non costituiscono ambiti istitu- zionali di tipo politico amministrativo, sono attualmente l’unità minima per la programmazione regionale, "co- stituiscono l’unità territoriale minima in base alla quale ri-orientare la batteria degli strumenti operativi e di supporto alle politiche di intervento" e "costituiscono l’ambito territoriale per la valutazione degli effetti dei progetti e degli interventi". Queste aree sono state definite partendo dai mercati locali del lavoro, individuati nel tentativo di cogliere aree relativamente contenute in cui però vi sia un forte riconoscimento della comunità locale. Un primo inquadramento socio-economico generale dei SEL si rende opportuno prima di entrare nel merito di ulteriori analisi sui territori all’interno dei quali sono istituite le aree protette.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 117 Provincia di Firenze

3.1.1 Sub-sistema Mugello (SEL 9.1)

Il Mugello che raccoglie nove comuni ha un’estensione di circa 1126 km2 e una popolazione di 57.523 abi- tanti. Ben 7 di questi comuni, fatta eccezione per Vicchio e per San Piero a Sieve, hanno al loro interno una o più aree protette. Nel Mugello ad un’economia, basata storicamente sulle risorse del bosco e dell’agricoltura, già a partire dal Settecento si vennero ad aggiungere una serie di attività collaterali quali la tessitura a domicilio della lana e del lino, la lavorazione della paglia e la produzione di cappelli. Dopo la prima metà del Novecento la zona co- nobbe un notevole sviluppo industriale di tipo prevalentemente artigianale che in parte la caratterizza ancora oggi. Dall’analisi dei flussi pendolari risulta come nel Mugello gran parte degli occupati trovi lavoro nell’area fioren- tina, questo determina la necessità di considerare il Mugello come parte integrante del più ampio sistema e- conomico locale che ruota intorno a Firenze (Bacci, 2001).

3.1.2 Sub-sistema Val di Sieve (SEL 9.2)

La Val di Sieve occupa una superficie di circa 432 km2 con una popolazione al Censimento del 2001 pari a 42.302 residenti. L’economia dell’area al pari di altre zone appenniniche era fondata sull’allevamento, la pastorizia, l’agricoltura e lo sfruttamento di altri prodotti del bosco. Attualmente le principali risorse dell’area sono legate ad un tes- suto industriale di tipo artigianale. Il SEL è stato inserito tra i “sistemi produttivi locali manifatturieri” della Toscana e risulta specializzato nella pelletteria, lavorazione del cuoio e produzione di calzature. Da un punto di vista infrastrutturale il SEL ha dei buoni collegamenti ferroviari con Firenze mentre più ridotti, se pur presenti sono quelli stradali. Tra i vari co- muni Pontassieve costituisce il principale polo attrattore all’interno dell’area ma la Val di Sieve come il Mugel- lo non può essere considerata un sistema economico autoportante per le forti connessioni nei confronti dell’area fiorentina.

3.1.3 Sub-sistema Area Fiorentina (SEL 9.3)

L’area Fiorentina si estende su una superficie di circa 494 km2 e una popolazione di 572.375 abitanti. Ben nove comuni compongono questo SEL Bagno a Ripoli, Calenzano, Campi Bisenzio, Fiesole, Firenze, Lastra a Signa, Scandicci, Sesto Fiorentino e Signa. Storicamente il passaggio dall’economia rurale a quella industriale si ebbe a partire dall’Ottocento con la na- scita di alcuni grossi stabilimenti industriali cui fece seguito il proliferare nel Novecento di piccole imprese ar- tigianali. Oggi ad un’economia basata sul terziario in tutte le sue componenti, si accompagna una forte com- ponente industriale. Tutti i comuni del SEL, ad eccezione di Calenzano e Campi Bisenzio che rientrano nel distretto industriale di Prato, sono stati collocati dalla delibera consiliare n.69 del 21 febbraio 2000 come per la Val di Sieve nel “sistema produttivo locale manifatturiero” specializzato nel settore della pelle, cuoio e cal- zature.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 118 Provincia di Firenze

3.1.4 Sub-sistema Val’Arno (SEL 9.5)

Il Sub-sistema si estende per 273 km2 con una popolazione di 43.440 comprendendo i comuni di Figline Val- darno, Incisa Valdarno, Reggello e Rignano sull’Arno. Sia il comune di Reggello che quello di Figline Valdar- no hanno nel loro territorio aree protette. Nel Valdarno l’economia risulta incentrata sull’industria ma con un buon livello di terziarizzazione. La dota- zione infrastrutturale risulta ottima nei collegamenti sia tramite rete viaria che ferroviaria. I flussi pendolari so- no ingenti verso Firenze, ma anche verso il Valdarno aretino. Il SEL ha però anche una buona capacità di attrazione dei flussi lavorativi, particolarmente attorno ai comuni di Rignano e Figline dove sono localizzate le principali imprese.

3.1.5 Sub-sistema Circondario di Empoli (SEL 10.1)

Il SEL 10.1 del Circondario Empolese raccoglie su una superficie di 405 km2 ben 11 comuni con una popola- zione di 116.927 abitanti. L’economia odierna si base sul settore industriale ma anche su un’agricoltura tutto- ra importante. La dotazione infrastrutturale viaria e ferroviaria risulta di buon livello e garantisce ottimi colle- gamenti sia all’interno che all’esterno del SEL. Le principali attività sono concentrate nel comune di Empoli ma anche Montelupo e Vinci mostrano dei saldi pendolari positivi. (Bacci,2001). Le aree protette attualmente esistenti risultano localizzate solamente in tre comuni Fucecchio, Cerreto Guidi e Montaione

3.1.6 Sub-sistema Chianti

L’area comprende i quattro comuni del Chianti fiorentino e si estende per circa 352 km2. L’area unisce ad una produzione agricola di elevata qualità centrata su Greve in Chianti e S.Casciano Val di Pesa, un compar- to manifatturiero in cui operano numerose piccole e medie imprese attive nei settori della meccanica, del tes- sile, della pelletteria e degli autoveicoli (caravan). Grazie al paesaggio suggestivo delle colline e alla rino- manza determinata anche dal vino, oggi l’area è diventata un’importante zona di attrazione per il turismo. La limitata distanza da Firenze e da Siena ha sicuramente favorito il proliferare di molte aziende agrituristiche ma, nell’ultimo decennio ne ha condizionato anche un forte sviluppo residenziale. Il SEL Chianti ha al suo interno il SIR N° 88 “Mont i del Chianti” che ricade in parte nel comune di Greve ma non è stata, almeno per il momento, istituita nessuna ANPIL. Per questo motivo l’analisi successiva non por- rà confronti con questa zona.

3.2 LINEAMENTI DEMOGRAFICI DELLE COMUNITÀ LOCALI INTERESSATE DAL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE

La popolazione è senza dubbio il primo elemento di partenza per analizzare le caratteristiche socio- economiche di un territorio. Utilizzando come discriminante la densità abitativa è possibile suddividere i cinque sub-sistemi individuati in precedenza in due aree a bassa densità (inferiore a 100) e ad alta densità. Nel primo raggruppamento rien- trano i comuni del Mugello e della Val di Sieve, mentre nel secondo quelli dell’area centrale del Valdarno e

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 119 Provincia di Firenze della zona Empolese. Sono le zone di montagna, come era prevedibile, a riportare le densità abitative minori con valori che vanno da un minimo di 12 abitanti a chilometro quadrato per San Godenzo a valori superiori a 28 per Londa, ma comunque decisamente bassi se paragonati a valori presenti nelle zone di piano.

Superficie Kmq Popolazione 2001 Densità (Ab/kmq) Tipologia Morfologica Barberino di Mugello 133.7 9.515 71.2 Colle Firenzuola 272.1 4.809 17.7 Monte Londa 59.4 1.670 28.1 Monte Pontassieve 114.4 20.563 179.7 Colle San Godenzo 99.2 1.188 12.0 Monte Calenzano 76.9 14.838 193.0 Colle Campi Bisenzio 28.6 37.161 1299.3 Piano Fiesole 42.1 14.142 335.9 Colle Firenze 102.4 352.227 3439.7 Piano Colle Lastra a Signa 43.1 17.916 415.7 Colle Scandicci 59.6 49.837 836.2 Piano Colle Sesto Fiorentino 49.0 45.748 933.6 Colle Signa 18.8 15.278 812.7 Piano Figline Valdarno 71.7 16.282 227.1 Colle Reggello 121.2 14.138 116.7 Colle Empoli 62.3 44.012 706.5 Piano Fucecchio 65.1 21.111 324.3 Piano

Tab. 3. 2/I Inquadramento territoriale dei comuni con aree protette della provincia di Firenze (fonte: ISTAT, Censimento della Popolazione 2001)

Le principali differenze tra le varie sub-zone sono invece da ricercare nelle dinamiche che si sono susseguite negli ultimi 20 anni. In particolare l’area Fiorentina è stata caratterizzata, fin dalla fine degli anni ‘70, da un costante declino del numero dei residenti, che ha interessato inizialmente la sola Firenze per poi allargarsi anche su Scandicci, Sesto Fiorentino e Calenzano. Anche nella zona del Mugello si è avuta una lieve contrazione dei residenti ma per cause completamente dif- ferenti da quelle riscontrate nell’Area fiorentina. Nel caso del Mugello si è avuto infatti uno spopolamento tipi- co delle zone di montagna correlato ad elevati indici di vecchiaia, mentre il caso dell’Area Fiorentina è stato generato da fenomeni ben noti in tutte le aree urbane e connessi con il declino della crescita urbana accen- trata. La popolazione è invece in deciso aumento nelle zone della Val d’Arno, della Val di Sieve e in maniera minore nella zona Empolese. Altra caratteristica fondamentale della popolazione è la strutturazione in fasce di età (Figura 1). Sia l’indice di vecchiaia sia l’indice di ricambio, standardizzati sul dato provinciale, riescono a dare una buona visione della situazione attuale all’interno delle aree selezionate. In particolare la situazione fiorentina assume caratteristi- che difformi all’interno dei vari comuni, da un lato Firenzuola con il suo elevato indice di vecchiaia ma con un indice di ricambio in media con quello provinciale, dall’altra la situazione per San Godenzo che ha entrambi gli indici al di sopra dei valori provinciali. Ma l’invecchiamento della popolazione accomuna la gran parte dei comuni della Toscana e mostra valori superiori a molte regioni italiane. Esso dipende dalla contestuale dimi- nuzione delle nascite e dall’allungamento della vita media, due indici che spesso si ritrovano anche in zone ad elevato benessere. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 120 Provincia di Firenze

Popolazione Densità per Variazione Variazione Indice di Indice

2001 Km2 %2001/1991 %2001/1981 ricambio vecchiaia Barberino di Mugello 9.515 71 9 16 1.10 0.59 Firenzuola 4.809 18 -1 -8 1.29 1.01 Sel Area fiorentina Q. Mugello 57.523 51 5 11 0.98 0.88 Londa 1.670 28 37 53 0.97 0.44 Pontassieve 20.563 180 1 2 1.23 0.72 San Godenzo 1.188 12 8 2 1.29 0.87 Sel Area fiorentina Q. Val Di 42.302 97 11 18 0.97 0.90 Sieve Calenzano 14.838 193 -1 10 1.22 0.66 Campi Bisenzio 37.161 1299 8 12 1.07 0.50 Fiesole 14.142 336 -6 -3 1.58 0.77 Firenze 352.227 3440 -13 -21 1.60 0.93 Lastra a Signa 17.916 416 3 5 1.22 0.60 Scandicci 49.837 836 -7 -8 1.74 0.73 Sesto Fiorentino 45.748 934 -3 1 1.45 0.71 Signa 15.278 813 6 9 1.27 0.56 Sel Area fiorentina Q. Centrale 572.375 1157 4 10 1.17 1.10 Figline Valdarno 16.282 227 4 7 1.05 0.67 Reggello 14.138 117 12 18 1.19 0.60 Valdarno Superiore Nord 43.440 159 9 20 0.94 0.80 Empoli 44012 706 1 -3 1.32 0.74 Fucecchio 21111 324 3 3 1.02 0.67 Circondario Empolese 116.927 288 8 11 0.98 0.88

Tab. 3.2/II Indicatori demografici per comuni e SEL (fonte: ISTAT, Censimento della popolazione 1981, 1991 e 2001)

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 121 Provincia di Firenze

0,80

0,60

0,40

0,20

0,00

-0,20

-0,40

-0,60

-0,80

-1,00 Barberinodi Firenzuola Londa Pontassieve SanGodenzo Calenzano CampiBisenzio Fiesole Firenze a Signa Lastra Scandicci SestoFiorentino S i gn a FiglineValdarno Reggello Empoli Fucecchio Mugello

Indice vecchiaia Indice ricambio

Fig. 3.2/1 Indice di vecchiaia e ricambio standardizzati su dati provinciali

3.3 PRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE ATTIVITÀ ECONOMICHE PRESENTI SUL TERRITORIO

L’analisi delle principali caratteristiche economiche considera, come termine di confronto, i dati dei Sistemi Economici Locali (SEL) per incompletezza o mancanza di dati disaggregati, e laddove possibile, anche i rife- rimenti su base comunale. L’analisi sconta la forte dipendenza dall’Area Fiorentina dove viene prodotto l’80 % del Valore Aggiunto al Costo dei fattori (VAC) (Figura 3.3/1). La zona di Empoli riesce a coprire fino al 10%, mentre le altre zone contribuiscono mediamente alla creazione del valore aggiunto provinciale solo per il 4 %. Attraverso questi primi dati appare come l’Area Centrale sia prevalentemente legata al mondo dei ser- vizi mentre il valore aggiunto delle altre zone (Mugello, Val di Sieve, Valdarno Empoli) è generato prevalen- temente dal settore industriale. Anche l’agricoltura nell’Area Fiorentina non occupa un ruolo di secondo pia- no, ma risulta inferiore alla zona di Empoli.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 122 Provincia di Firenze

100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 Mugello Val di Sieve Q. centrale Valdarno Circondario Superiore di Empoli

Agricoltura Industria Servizi

Fig. 3.3/1 Valore aggiunto al costo dei fattori (elaborazione propria su dati IRPET)

La situazione attuale deve in ogni caso essere inquadrata nel passaggio da una struttura occupazionale pret- tamente industriale ad una centrata sui servizi. Nel corso degli ultimi decenni si è assistito, infatti, ad un forte ridimensionamento dell’attività industriale. Ad un intenso processo di deindustrializzazione del capoluogo si è accompagnato un progressivo decentramen- to delle grandi e medie industrie. La fascia dei comuni che ha maggiormente subito questo decentramento è quella costituita da Scandicci, Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio ma anche gli altri comuni della provincia di Firenze. Il settore industriale continua ad avere nella quasi totalità dei comuni una forte incidenza occupazio- nale spesso superiore al 50 % degli addetti. Questo dato è trasversale a tutta la provincia e trova forti con- nessioni dal Mugello alla Val di Sieve alla zona Fiorentina come è possibile constatare dalla tabella seguente.

Comuni Industria Commercio Servizi Istituzioni

Addetti Addetti Addetti Addetti Barberino di Mugello 59.4 14.4 18.8 7.5 Firenzuola 50.9 13.1 21.0 15.1 Sel Area fiorentina Q.Mugello 48.1 16.9 19.0 16.0 Londa 47.3 22.0 16.1 14.7 Pontassieve 49.7 17.9 21.7 10.6 San Godenzo 38.4 16.8 30.4 14.4 Sel Areafiorentina Q.Val Di Sieve 51.5 18.5 18.1 11.9 Calenzano 63.3 16.5 16.9 3.3 Campi Bisenzio 66.2 16.5 11.2 6.1 Fiesole 28.0 17.9 28.3 25.7 Firenze 22.6 18.7 35.8 22.9 Lastra a Signa 60.9 16.8 14.1 8.2 Scandicci 56.7 17.3 17.0 9.1 Sesto Fiorentino 39.9 30.2 20.5 9.4 Signa 61.3 19.4 13.2 6.0 Sel Area fiorentina Q.Centrale 31.9 19.2 30.0 18.8 Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 123 Provincia di Firenze

Figline Valdarno 52.5 15.6 15.6 16.4 Reggello 63.5 13.5 15.6 7.3 Valdarno Superiore Nord 56.3 15.3 15.7 12.6 Empoli 41.8 21.7 22.5 13.9 Fucecchio 56.9 16.7 15.3 11.1 Circondario Empolese 55.0 18.2 16.4 10.5 Provincia Firenze 38.7 18.6 26.1 16.6

Tab. 3.3/I Percentuale degli Addetti per settore al 2001 per Comune e per Sel (fonte: ISTAT, Censimento dell’Industria e dei Servizi 2001)

100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 Sel Area Val Di Sel Area Valdarno Circondario Provincia fiorentina Sieve fiorentina Superiore Empolese Firenze Q. Mugello Q. Centrale Q. Empolese

Industria Commercio Servizi Istituzioni

Figura 3.3/II Addetti nelle Unità Locali (fonte: ns elaborazione da dati ISTAT, Censimento dell’Industria e dei Servizi 2001)

3.4 IL TURISMO

Tra le attività economiche che possono maggiormente trovare dei risconti positivi dalla presenza delle aree protette vi è sicuramente il turismo. Il turismo è stato negli ultimi anni scomposto nella moltitudine delle sue componenti: turismo rurale, turismo termale, turismo escursionistico, ecc., diversificazioni estremamente utili da considerare nel momento in cui si voglia cercare di valorizzare le risorse presenti. L’analisi si è però focalizzata sull’offerta degli esercizi turistici e sui flussi dei turisti, rimandando ai capitoli successi le valutazioni della possibilità di sviluppo delle varie tipologie di turismo nelle singole aree protette. L’analisi ha riguardato i subsistemi individuati in precedenza confrontandoli con il dato a livello provinciale. Gran parte della ricettività alberghiera (in termini di presenza di posti letto) è concentrata nell’Area Centrale, mentre le strutture extralberghiere caratterizzano prevalentemente le altre aree. Una nota a parte deve essere effettuata per le aziende agrituristiche che nella Val di Sieve coprono più del 30% dei posti letto ed ad Empoli raggiungono il 20%. In termini di incidenza a livello provinciale è da notare come la presenza di aziende agrituristiche sia equamente distribuita intorno a valori del 10% in tutte le zone.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 124 Provincia di Firenze

La presenza indifferenziata degli agriturismi potrebbe essere spiegata in parte, dalla vicinanza dei vari comu- ni a Firenze, ma anche dall’assenza del ruolo guida di un territorio rispetto agli altri.

Val di Area Valdarno Area di Mugello Provincia Sieve centrale Superiore Empoli Strutture

Tot. eserc. turistici 2001 103 65 200 96 80 1493

% su Provincia 6,9 4,3 13,4 6,4 5,4 100,0

Tot. posti letto 2001 4.217 1.440 38.051 5.650 2.011 58.779 % su Provincia 7,2 2,4 64,7 9,6 3,4 100,0

Az. Agritur./Tot. Eserciz. 2001 0,32 0,54 0,11 0,38 0,48 0,23

% Az. Agrituristiche su Provincia 9,7 10,3 6,2 10,6 11,3 100,0

P.letto alberghi/Tot. 01 41,6 35,6 76,6 32,0 31,2 59,2

P.letto extraalberghi/Tot. 01 58,4 64,4 23,4 68,0 68,8 40,8 di cui P.letto az. agrituristiche / Tot. 01 8,9 31,7 0,6 7,1 20,4 6,2

Tab. 3.4/I Strutture turistiche per SEL (fonte: IRPET)

I dati delle variazioni delle presenze turistiche dal 1994 ad oggi mettono ampiamente in evidenza un massic- cio spostamento dei flussi turistici dal capoluogo ai centri limitrofi. L’incremento del numero degli stranieri è pressoché proporzionale e simile a quello totale per tutte le aree analizzate ad eccezione della zona del Mu- gello dove i flussi stranieri sono aumentati del doppio rispetto alle presenze totali. A questo proposito è utile fare riferimento alla percezione che i turisti stranieri hanno della Toscana, per cercare meglio di capire come si sono generate queste dinamiche. Dall’analisi dei meccanismi promozionali presenti all’estero, effettuata da una ricerca IRPET (Cavalieri, 2001) emerge, infatti, la preoccupazione della congestione turistica che affligge Firenze e la concomitante promozione di mete alternative immerse nella natura.

Valdarno Area di Mugello Val di Sieve Area centrale Provincia Superiore Empoli

Flussi

Tot. presenze uff. 2001 362.976 192.894 7.554.027 755.917 258.025 10.006.274

% su Provincia 3,63 1,93 75,49 7,55 2,58 100,00

Tot. arrivi uff. 2001 131.493 65.467 2.956.674 134.674 59.433 3.516.180

% su Provincia 3,74 1,86 84,09 3,83 1,69 100,00

Presenze01/Arrivi Tot. 01 2,8 2,9 2,6 5,6 4,3 2,8

Presenze01/Arrivi stranieri 01 4,9 4,0 3,5 7,9 9,2 4,0

Presenze alberghi 01/Tot. 01 0,58 0,51 0,81 0,27 0,34 0,68

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 125 Provincia di Firenze

Presenze extra-alberghi 01/Tot. 01 0,42 0,49 0,19 0,73 0,66 0,32 di cui Presenze agriturismo 01 0,23 0,56 0,02 0,10 0,43 0,15

Variaz. % Presenze tot.1994/01 63% 105% 12% 160% 119%

Variaz. % Presenze stranieri 1994/01 110% 163% 17% 185% 161%

Tab. 3.4/II Flussi turistici per SEL (fonte: IRPET)

3.5 L’AGRICOLTURA

L’analisi di questo tema è stata condotta inquadrando il settore agricolo nei diversi contesti territoriali provin- ciali (SEL), approfondendo poi l’analisi per i comuni che hanno relazioni strette con il sistema delle aree pro- tette della Provincia di Firenze. In tabella 3.5/I si riportano alcuni parametri sintetici che ci permettono di defi- nire i caratteri strutturali del settore agricolo. Il subsistema Mugello così come appare dai dati censuari presenta una forte contrazione sia della superficie agricola che del numero di aziende agricole rispetto al dato provinciale. In questo territorio permane però una struttura fondiaria costituita da aziende di rilevanti dimensioni (41.4 ettati di superficie totale media). Risulta importante sottolineare come il Mugello risulti un’area vocata alla tutela delle risorse paesaggistiche e am- bientali con importanti ricadute anche dal punto di vista strettamente produttivo per le evidenti connessioni con lo sviluppo dei settori agricolo e turistico. Nonostante il diminuito peso occupazionale, anche l'agricoltura può giocare un ruolo importante sia attraverso un rilancio di certe produzioni tipiche (Marrone del Mugello, Carne Romagnola) o con tecniche di produzione biologiche; sia per il ruolo dell'agricoltura nella tutela dei va- lori naturalistici e paesaggistici del territorio, che rappresenta un requisito essenziale al rafforzamento dello sviluppo rurale del territorio. Nel subsistema Val di Sieve la contrazione del sistema produttivo agricolo, se pure più contenuta rispetto al Mugello, ha condotto ad una forte diminuzione delle aziende nell’ultimo decennio ad una maggiore frammen- tazione delle stesse. L’area risulta specializzata per le produzioni olivicole e per la presenza di un numero ri- levate di strutture ricettive agrituristiche. Nel Sub-sistema Area Centrale è presente il 20% delle aziende agricole della provincia di Firenze. Le azien- de risultano però fortemente frazionate, con una diminuzione di numero che si è mantenuta costante negli ultimi due periodi censuari. Se pur il territorio del Val Arno, pur presentando una vocazione industriale per effetto di un processo di rein- dustrializzazione, presenta un tessuto agricolo che si è mantenuto nel corso degli anni, anche se particolar- mente frazionato. Nel Sub-sistema Area Empolese la contrazione dell’attività agricola risulta dello stesso ordine di grandezza del dato provinciale. Elevata risulta la dimensioni media delle aziende, oltre quella del Mugello (61.9 ettari di superficie media).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 126 Provincia di Firenze

Area Valdarno Area di Mugello Val di Sieve Provincia centrale Superiore Empoli SAT 00 68505 30806 25031 19301 261049 467169

SAU 00 32111 11455 15112 9013 141950 245102

SAT/ST 00 0,6 0,7 0,5 0,7 0,7 0,7

SAU/SAT 00 0,5 0,4 0,6 0,5 0,5 0,5

Var.SAU '00-90 -24,3 -12,0 -19,4 -9,1 -12,3 -13,4

Var.SAU '00-82 -28,8 -19,3 -31,8 -17,8 -20,8 -21,4

Var.SAT '00-90 -34,6 -10,2 -20,3 -2,5 -15,0 -16,3

Var.SAT '00-82 -33,2 -15,5 -18,5 -7,3 -25,5 -23,0

SAT/n.az. 41,4 22,5 7,8 10,3 61,9 29,1 n. az.00 1654 1371 3217 1867 4214 16047

% n az.sul tot. Prov. 10,3 8,5 20,0 11,6 26,3 100,0

Var.n.az. '00-90 -53,6 -22,5 -31,6 -6,5 -7,2 -18,7

Var.n.az. '00-82 -60,0 -7,5 -36,8 0,4 -25,0 -24,5

Tab. 3.5/I Caratteri strutturali dell’attività agricola per SEL

3.5.1 L’uso agro-forestale del suolo

La definizione dell’uso agricolo del suolo è stata fatta utilizzando diverse fonti di informazioni: per analizzare le relazioni delle aree rurali con le aree urbane è stato utilizzato l’Inventario Forestale della Toscsna; invece per una analisi più puntuale delle aree agricole la fonte di informazioni utilizzata è il Censimento dell’Agricoltura. I comuni che hanno subito la maggiore urbanizzazione sono quelli di Firenze e dell’area fiorentina, oltre che Empoli. Le aree agricole sono presenti principalmente nei comuni dell’area Firentina e nel Circordario Empo- lese e nel Valdarno superiore. Oltre il 35% riguardano anche il comune di Pontassieve. Le aree boscate in- vece prevalgono in tutti i comuni del Mugello ed in particolare San Godenzo (86.8%), inoltre nel comune di Reggiello, dove coprono oltre il 50% del territorio. Le aree aperte, costituite dalle aree agricole più quelle a pascolo, hanno la maggiore incidenza nell’area fio- rentina e nel Circondario Empolese. Risultano minori dove si ha la maggiore copertura del bosco, come per San Godenzo e Londa.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 127 Provincia di Firenze

Comuni Urbano Areeagricole Areeboscate Castagneti pascoli e prati altrasup. Totale Areeaperte Areerbane /Totale Areeagricole/ Totale Areeboscate /Totale Areeaperte/ Totale Barberino di Mugello 615 2520 6600 135 1740 1200 12810 4260 4,8 19,7 52,6 33,3 Firenzuola 555 435 10140 1680 7500 4725 25035 7935 2,2 1,7 47,2 31,7 Londa 120 240 4365 60 180 870 5835 420 2,1 4,1 75,8 7,2 Pontassieve 390 3900 4695 15 585 1065 10650 4485 3,7 36,6 44,2 42,1 San Godenzo 180 75 7530 525 465 510 9285 540 1,9 0,8 86,8 5,8 Calenzano 660 1635 3570 0 585 1125 7575 2220 8,7 21,6 47,1 29,3 Campi Bisenzio 840 1875 15 0 30 180 2940 1905 28,6 63,8 0,5 64,8 Fiesole 285 2025 1320 0 60 330 4020 2085 7,1 50,4 32,8 51,9 Firenze 4830 3780 465 0 75 405 9555 3855 50,5 39,6 4,9 40,3 Lastra a Signa 360 2490 1050 0 15 180 4095 2505 8,8 60,8 25,6 61,2 Scandicci 615 3435 1335 0 0 300 5685 3435 10,8 60,4 23,5 60,4 Sesto Fiorentino 1005 1575 1470 0 45 510 4605 1620 21,8 34,2 31,9 35,2 Signa 405 1185 105 0 0 240 1935 1185 20,9 61,2 5,4 61,2 Figline Valdarno 465 2700 2310 45 420 1200 7140 3120 6,5 37,8 33,0 43,7 Reggello 585 3450 6165 0 585 1185 11970 4035 4,9 28,8 51,5 33,7 Empoli 825 4590 195 0 75 375 6060 4665 13,6 75,7 3,2 77,0 Fucecchio 630 3555 1620 0 255 795 6855 3810 9,2 51,9 23,6 55,6 Provincia 22380 119115 124665 5280 23280 40920 335625 142395 6,7 35,5 38,7 42,4

Tab. 3.5/III Superficie agro-forestale nel 1996 e aree aperte per il mantenimento della fauna (fonte: IFT Regione Tosca- na)

Le aree agricole risultano in generale diminuzione nel periodo 2000-’82, che nell’ultimo decennio (2000-’90) è risultata meno rilevante. I comuni che hanno subito la maggiore diminuzione di superficie agricola totale sono stati quelli montani come Barberino di Mugello (-47.6%) e San Godenzo (-36.8%) ed in generale quelli dell’area fiorentina, con una punta per Signa (-51.7%). Aumento di superficie agricola totale si è osservato a Londa (+15.8%) e Reggello (+8.7%). La tendenza alla diminuzione riguarda anche la superficie agricola utilizzata, con una riduzione che supera il 60% per Barberino di Mugello e il 53% per Londa (Tabella 3.5/IV).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 128 Provincia di Firenze

variazione % variazione % 2000 2000 1982 1990 Comune SAT SAU SAT/ST SAT SAU SAT SAU Barberino di 5223,8 1932,7 39,1 -47,6 -62,9 -34,3 -50,5 Mugello Firenzuola 16349,6 9889,4 60,1 -19,0 -10,3 -19,8 -7,3

Londa 5101,8 660,6 85,9 15,8 -53,7 4,4 -33,9

Pontassieve 9494,1 4432,9 83,0 -8,4 -11,9 -9,8 -14,6

San Godenzo 3546,0 1269,1 35,7 -36,8 -19,0 -11,6 -14,6

Calenzano 4791,0 1955,5 62,3 -20,9 5,3 -16,1 -15,5

Campi Bisenzio 1843,5 887,8 73,7 -0,2 -2,5 -1,0 -3,2

Fiesole 1827,4 1066,1 43,4 -45,5 -41,4 -37,5 -36,7

Firenze 3142,3 1812,7 30,7 -31,0 -45,3 -33,3 -41,6

Lastra a Signa 2791,2 2069,7 64,8 -15,2 -6,5 0,9

Scandicci 3603,7 2489,8 60,5 -17,8 -11,3 -9,7 -3,8

Sesto Fiorentino 2084,2 924,3 42,5 -27,2 -40,5 -6,8 -15,5

Signa 502,1 435,1 26,7 -51,7 -45,9 -22,5 -1,9

Figline Valdarno 3036,3 1555,1 42,4 -42,9 -41,2 -28,1 -19,1

Reggello 9602,1 3482,7 79,2 8,7 -12,1 10,2 -4,3

Empoli 4135,2 3358,9 66,4 -18,0 -23,5 -5,6 -8,1

Fucecchio 3365,6 2113,1 51,7 -27,4 -24,7 -16,1 -4,5

Provincia 235371,0 123953,2 67,0 -21,2 -17,6 -14,0 -11,8

Tab. 3.5/IV Superficie agricola 2000 e variazione rispetto al 1982 (fonte: Censimento Generale dell’Agricoltura)

Il degrado delle aree forestali può essere valutato con l’incidenza degli incendi a livello comunale (vedi tabel- la allegata). Il parametro che ha più rilevanza per valutare il peso delle aree incendiate è la superficie media percorsa dal fuoco. I comuni che hanno tale valore superiore a quello della Provincia di Firenze, sono Campi Bisenzio (4), Reggello (3.7), Fucecchio (3.5). Entrambi questi due ultimi comuni hanno la maggiore percen- tuale di superficie bruciata rispetto al valore provinciale, rispettivamente pari al 18.8% e al 10.9% (Tabella 3.11).

3.5.2 Le imprese agricole

Analizzando i dati del Censimento dell’Agricoltura, si può osservare una diminuzione generalizzata delle a- ziende agricole nel periodo 2000-’82, tranne che per alcuni comuni dove si è osservato invece un aumento. In particolare a Londa si è osservato il maggiore aumento di aziende agricole (+37.6%). La maggiore diminu- zione si registra a Barberino di Mugello (-64,5%) (Tabella 3.12). Nell’ultimo decennio per alcuni comuni si è

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 129 Provincia di Firenze osservata una controtendenza, in particolare per Fiesole (-36,3 nel periodo 2000-’82, +15,6 periodo 2000- ’90). Imprese attive Camera di Censimento Agricoltura - 2000 Commercio - 2001

Comune Numero aziende aziende Numero % aziende c.d./Tot Sup. aziendale media Variazione 2000- 1982 (%) aziende Varizione 2000- aziende 1990 % aziende/Totale Prov. numero Imprese Agricoltura attive silvicoltura e % attive/Totale imprese % Imprese attive Agricoltura silvicoltura/Totale e Prov.

Barberino M 75 93,3 69,7 -64,5 -23,2 0,4 114 26,9 1,6 Firenzuola 401 97,5 40,8 -39,8 -4,2 2,4 225 59,8 3,1 Londa 183 96,7 27,9 37,6 4,5 1,1 27 35,1 0,4 Pontassieve 476 89,9 19,9 2,4 34,2 2,8 161 22,8 2,2 San Godenzo 101 98,0 35,1 -38,4 -37,8 0,6 52 61,2 0,7 Calenzano 248 94,8 19,3 -23,7 8,0 1,5 76 9,5 1,0 Campi Bisenzio 199 73,4 9,3 -42,0 -22,2 1,2 86 5,0 1,2 Fiesole 163 90,8 11,2 -36,3 15,6 1,0 66 20,1 0,9 Firenze 768 89,7 4,1 -32,0 8,9 4,5 659 6,7 9,1 Lastra a Signa 625 97,9 4,5 14,7 -9,9 3,7 172 19,6 2,4 Scandicci 446 94,4 8,1 -24,4 1,7 2,6 204 11,1 2,8 Sesto Fiorentino 234 93,2 8,9 -17,9 -28,1 1,4 81 4,1 1,1 Signa 91 76,9 5,5 -51,3 -33,2 0,5 52 6,4 0,7 Figline Valdarno 353 95,8 8,6 -43,4 -22,0 2,1 123 18,5 1,7 Reggello 823 95,3 11,7 19,6 9,2 4,8 173 29,9 2,4 Empoli 848 97,6 4,9 -37,8 -22,5 5,0 344 19,5 4,7 Fucecchio 918 96,6 3,7 -30,2 -21,3 5,4 201 20,6 2,8 Provincia 17.045 94,1 13,8 -14,7 -4,7 100,0 7269 20,0 100,0

Tab. 3.5/V Aziende agricole 5° Censimento Agricoltu ra 2000 e variazione rispetto al 1982, Imprese attive Camera di Commercio 2001 (fonte: Censimento Generale dell’Agricoltura – Camera di Commercio della Provincia di Firenze)

Confrontando il numero di aziende iscritte alla Camera di Commercio di Firenze risulta una sostanziale diffe- renza rispetto all’ultimo dato censuario dell’Agricoltura. La percentuale maggiore rispetto al totale provinciale riguarda Firenze (9.1%) ed Empoli (4.7), comuni in cui l’agricoltura ha un peso minore rispetto ad altri comuni della Provincia di Firenze. Comuni come Firenzuola e San Godenzo hanno la maggiore percentuale di imprese attive agro-forestali ri- spetto al totale delle imprese attive, pari a circa il 60%.

3.5.3 I Sistemi di coltivazione

La maggiore diminuzione di superficie coltivata riguarda in primo luogo i seminativi e poi le coltivazioni arbo- ree, i prati e pascoli hanno invece una diminuzione minore. La maggiore diminuzione di seminativi si è osser- vata a Firenze (-65.2%) e a Barberino di Mugello (-60.9). Le coltivazioni arboree hanno subito la maggiore

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 130 Provincia di Firenze diminuzione nei comuni dell’area fiorentina come Campi Bisenzio (-83.9%) e Signa (-72%). Aumento di colti- vazioni arboree si è osservato a Calenzano (+ 21.1%). I prati e Pascoli hanno subito un aumento oltre il 100% a Scandicci e Lastra a Signa, una diminuzione notevole a Barberino di Mugello (-68.2%) (Tabella 3.13). Negli ultimo dieci anni, rispetto al periodo precedente la situazione non è variata sostanzialmente.

SUPERFICI COLTIVATE 2000 Variazione 2000-1982

comuni seminativi seminativi coltivazioni permanenti prati pascoli e SAU seminativi Coltivazioni permanenti prati pascoli e SAU

Barberino M. 1.261,7 152,2 518,8 1.932,70 -60,88 -57,09 -68,20 -62,91

Firenzuola 4.630,0 974,0 4.285,4 9.889,37 -17,92 -16,57 1,76 -10,26

Londa 92,7 210,0 357,9 660,63 -23,06 -55,15 -57,23 -53,66

Pontassieve 1.046,1 2.619,7 767,1 4.432,92 -30,18 -6,47 4,33 -11,95

San Godenzo 112,4 350,4 806,3 1.269,07 -45,07 -26,30 -9,03 -18,98

Calenzano 418,9 848,5 688,1 1.955,49 -30,52 21,10 24,18 5,27 Campi 1.071,7 18,9 58,5 1.149,06 -16,97 -83,88 -17,62 -22,30 Bisenzio Fiesole 143,4 852,0 70,7 1.066,07 -57,85 -38,64 -21,88 -41,40

Firenze 366,9 1.293,6 152,3 1.812,73 -65,17 -38,74 1,97 -45,30

Lastra a Signa 449,0 1.259,9 360,8 2.069,70 -44,20 -15,11 139,26 -15,16

Scandicci 953,7 1.298,1 238,0 2.489,78 -1,90 -25,40 147,79 -11,34 Sesto 216,9 626,7 80,7 924,28 -71,54 -9,53 -18,03 -40,50 Fiorentino Signa 390,0 37,9 7,1 435,05 -36,01 -72,00 -87,92 -45,87 Figline 668,0 511,4 375,6 1.555,06 -52,00 -41,72 0,37 -41,17 Valdarno Reggello 973,4 1.756,9 752,4 3.482,69 -21,44 -20,29 44,91 -12,11

Empoli 2.165,1 1.107,6 86,2 3.358,87 -16,94 -32,80 -36,76 -23,51

Fucecchio 1.382,5 411,8 318,7 2.113,09 -29,50 -33,34 39,93 -24,71

Provincia 50.546,5 49.368,3 24.038,5 123.953,24 -23,46 -17,22 -2,90 -17,60

Tab. 3.5/VI: Superfici coltivate 2000 e variazione rispetto al 1982 (fonte: Censimento Generale dell’Agricoltura)

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 131 Provincia di Firenze

variazione 2000-1982

coltivazioni prati e seminativi SAU permanenti pascoli

Barberino M. -47,84 16,80 -61,67 -50,48

Firenzuola -9,11 -8,30 -4,97 -7,28

Londa -24,28 -47,38 -25,01 -33,86

Pontassieve -18,58 3,72 -44,49 -14,63

San Godenzo -43,25 -4,68 -12,35 -14,57

Calenzano -13,31 5,27 -32,95 -15,55 Campi -3,74 -63,56 -1,32 -6,15 Bisenzio Fiesole -35,73 -33,54 -60,58 -36,71

Firenze -64,45 -27,30 -47,73 -41,58

Lastra a Signa -34,59 -4,05 611,32 0,95

Scandicci 7,74 -18,17 105,94 -3,76 Sesto -37,70 10,15 -54,50 -15,54 Fiorentino Signa 8,43 -32,78 -74,16 -1,94 Figline -28,30 -22,28 13,02 -19,09 Valdarno Reggello -13,17 -6,61 17,81 -4,35

Empoli 1,96 -21,65 -27,45 -8,13

Fucecchio -3,03 -23,82 29,21 -4,51

Provincia -11,39 -8,29 -19,13 -11,84

Tab. 3.5/VII Variazione delle superfici coltivate rispetto al 1982 (fonte: Censimento Generale dell’Agricoltura)

3.5.4 I sistemi di allevamento del bestiame

Al fine di analizzare le relazioni fra attività zootecnica e ambiente, il parametro che deve essere considerato è il numero di capi/azienda, indice di intensivizzazione/estinsivizzazione zootecnica. Nel periodo 2000-’82, per i bovini si osserva un aumento generalizzato del numero di capi/azienda, più rilevante nel comune di Figline Valdarno (+218%), Firenze (+135%) e Barberino di Mugello (+128%). Per i suini la concentrazione di capi ha riguardato in particolare il comune di Scandicci (+243%) e Fiesole (+139%). Intesivizzazione a livello provin- ciale riguarda poi anche i caprini, con il massimo aumento per il comune di Firenzuola (+634%) (Tab.3.14). Negli ultimo dieci anni, rispetto al periodo precedente, la situazione non è variata sostanzialmente.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 132 Provincia di Firenze

Capi 2000 Variazione capi/azienda 2000-1982

comuni bovini bovini suini ovini caprini equini avicoli bovini suini ovini caprini equini avicoli

Barberino M. 459 27 1.200 16 7 1.041 128 -91 -49 -41 -70 -94

Firenzuola 2.840 87 714 299 204 2.680 73 -22 88 634 -37 -27

Londa 19 78 168 18 41 703 -17 36 -29 7 -25 -34

Pontassieve 190 44 384 84 138 3.688 3 -91 -77 -29 -42 -36

San Godenzo 101 82 411 57 53 1.340 34 -80 -69 -16 -15 42

Calenzano 94 34 935 20 35 2.241 16 -92 -4 -71 124 -55 Campi 68 7 670 24 6 1.711 35 17 78 50 58 -3 Bisenzio Fiesole 4 701 5 37 9 481 -59 139 -86 111 -40 -43

Firenze 39 7 36 19 21 3.015 135 -64 -74 77 56 -14

Lastra a Signa 20 29 41 93 71 20.255 40 -19 -78 117 264 414

Scandicci 34 151 46 12 15 2.365 92 243 -90 157 -63 -25 Sesto 35 7 17 35 15 1.718 69 -80 -85 161 46 43 Fiorentino Signa 31 24 17 26 3 2.219 45 -38 -78 -18 50 89 Figline 414 47 2.384 34 46 6.302 218 -88 178 87 65 22 Valdarno Reggello 126 49 983 59 56 6.220 62 -14 -28 -29 -30 15

Empoli 45 97 127 24 24 5.009 -30 -17 -62 17 -39 -39

Fucecchio 119 80 109 40 173 10.834 -29 112 -19 20 -27 7

Provincia 14.060 9.476 27501 2039 2619 288926 112 42 -14 45 -8 -13

Tab. 3.5/VIII Capi allevati 2000 e variazione capi/azienda 2000-1982 (fonte: Censimento Generale dell’Agricoltura)

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 133 Provincia di Firenze

Variazione capi/azienda 2000-1990

comuni bovini bovini suini ovini caprini equini avicoli

Barberino M. 87 -83 -38 -57 -79 -99 Firenzuola 35 13 89 667 -16 7 Londa -21 173 -12 22 -68 -46 Pontassieve 44 -33 -51 -13 -20 -35 San Godenzo -13 -26 -50 -51 -2 27 Calenzano 15 -95 13 -54 38 -38 Campi Bisenzio -2 56 -19 41 71 -13 Fiesole -62 239 - 41 -46 -13 Firenze 41 -53 -76 -28 -10 0 Lastra a Signa -32 151 -81 4 189 127 Scandicci 35 84 -88 -52 -57 -84 Sesto Fiorentino 52 180 -78 67 7 24 Signa -5 -42 -64 30 20 101 Figline Valdarno -9 -63 170 -7 115 75 Reggello 30 24 -32 77 -18 65 Empoli -61 1 -72 -45 -50 -44 Fucecchio -6 73 -31 56 -12 -10 Provincia 45 36 -8 21 -11 -2

Tab. 3.5/IX Variazione dei Capi allevati e dei capi/azienda 2000-1982 (fonte: Censimento Generale dell’Agricoltura)

3.5.5. Le produzioni di qualità

Sotto la denominazione di produzioni di qualità rientrano le “produzioni tipiche”, cioè i prodotti “DOP” e “IGP”, i vini “DOC” e “DOCG” e “IGT” e i “prodotti tradizionali agro-alimentari”, cioè quei prodotti agroalimentari le cui metodiche di lavorazione, conservazione e stagionatura risultino consolidate nel tempo, omogenee per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali, per un periodo non inferiore ai venticinque anni (D.M. 18 luglio 2000). Nelle tabelle allegate si riportano le produzioni di qualità a livello provinciale.

1 > Le Produzioni biologiche

La valutazione dell’applicazione delle tecniche di produzioni biologica è fatta tramite l’archivio ARSIA sugli operatori biologici che riporta le aziende suddivise in sezioni: sez.1.produttori agricoli (aziende in conversio- ne, miste, biologiche), sez.2. preparatori, sez.3 raccoglitori. Il numero maggiore di aziende biologiche rispetto al totale provinciale è presente nel comune di Firenzuola con il 12.1%, il 5% è presente a Pontassieve. Nei comuni di Campi Bisenzio e Signa non ci sono aziende biologiche

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 134 Provincia di Firenze

Sez. 1 - Produttori biologici Sez.2 - Preparatori Operatori

In Sez. 2 % operatori % oper atori % operatori in comuni miste biologiche Totale Totale conversione Preparatori tot./Prov. bio/Prov. conv/Prov. Barberino di Mugello 10 7 17 1 18 3,4 3,2 3,8

Firenzuola 24 1 39 64 1 65 12,1 18,1 9,1

Londa 1 2 3 3 0,6 0,9 0,4

Pontassieve 14 1 11 26 1 27 5,0 5,1 5,3

San Godenzo 1 4 5 5 0,9 1,9 0,4

Calenzano 2 2 2 0,4 0,9 0,0

Campi Bisenzio 0 0,0 0 0,0

Fiesole 7 4 11 7 18 3,4 1,9 2,7

Firenze 5 9 14 1 15 2,8 4,2 1,9

Lastra a Signa 5 2 7 7 1,3 0,9 1,9

Scandicci 6 1 7 7 1,3 0,46 2,3

Sesto Fiorentino 7 1 8 1,5 0,46 2,7

Signa 0 0,0 0,0 0,0

Figline Valdarno 8 3 11 11 2,0 1,4 3,0

Reggello 4 5 9 9 1,7 2,3 1,5

Empoli 3 3 3 0,6 0 1,1

Fucecchio 1 1 2 2 0,4 0,5 0,4

Provincia 263 9 216 488 49 537 100,0 100,0 100,0

Tab. 3.5/X Operatori biologici per comune, 2002 (fonte: ARSIA)

Nei comuni di Barberino di Mugello (68.2%), Firenzuola (41.2%) e Fiesole (59.5%) si ha la maggiore presen- za di superficie biologica, rapportata alla superficie agricola utilizzata totale. Rilevante è la SAU biologica presente nel comune di Firenzuola (23% rispetto al totale).

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 135 Provincia di Firenze

% SAU % sup. Bio SAU SAU Totale Bio/SAU sul totale comuni Biologica Conversione tot Prov. Barberino di 1068,2751 250,69 1318,965 68,2 7,4 Mugello Firenzuola 3092,9996 984,557 4077,557 41,2 22,9

Londa 33,18 32,5 65,68 9,9 0,4

Pontassieve 226,607 242,377 468,984 10,6 2,6

San Godenzo 75,788 11,7 87,488 6,9 0,5

Calenzano 28,19 0 28,19 1,4 0,2

Campi Bisenzio 0 22,89 22,89 2,6 0,1

Fiesole 346,5596 287,62 634,1796 59,5 3,6

Firenze 350,643 50,7445 401,3875 22,1 2,3

Lastra a Signa 13,741 40,2161 53,9571 2,6 0,3

Scandicci 152,4448 46,6656 199,1104 8,0 1,1

Sesto Fiorentino 19,58 57,6823 77,2623 8,4 0,4

Signa 77,103 83,6438 160,7468 36,9 0,9

Figline Valdarno 128,3985 53,03 181,4285 11,7 1,0

Reggello 73,1883 60,52 133,7083 3,8 0,7

Empoli 0 14,85 14,85 0,4 0,1

Fucecchio 9,33 25,42 34,75 1,6 0,2

Provincia 11794,0121 6034,9646 17828,98 14,4 100,0

Tab. 3.5/XI Superficie a biologico per comune, 2002 (fonte: ARSIA)

3.5.6 Le risorse faunistiche

L’analisi degli aspetti faunistici si basa sull’acquisizione di informazioni cartografiche della carta faunistica edita dalla provincia di Firenze, al fine di identificare sul territorio gli istituti faunistici a livello comunale. Gli i- stituti faunistici riguardano le zone di ripopolamento e cattura, le aziende agrituristico – venatorie, i centri pri- vati per la protezione della fauna, le zone di protezione della fauna, le aziende faunistico – venatorie, le aree per l’addestramento dei cani e le oasi di protezione. Le aree a divieto di caccia rispetto alla superficie agro- forestale risultano maggiori intorno alle aree urbane e quindi nel comune di Firenze che è interamente a di- vieto di caccia, ed Empoli che hanno il divieto di caccia su oltre il 50% della superfcie agro-forestale. I comuni di Calenzano e Fucecchio risultano pressoché quasi interamente cacciabili. Anche l’area del Mugello risulta ampiamente cacciabile. Solo San Godenzo ha una superficie a divieto di caccia che supera il 34%.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 136 Provincia di Firenze

Oasi, Territorio Area a % Z.R.C. Z.D.P. Parchi, CPPS AATV AFV AAC non a divieto di Divieto L.49/95 divieto caccia su SAF Barberino di 1329 179,54 1289 1007 107 10485,64 2019,5 16,15 Mugello Firenzuola 539,81 623,26 1668 767 523 23423 2971 11,26

Londa 730 26 5030 730 12,67

Pontassieve 900,12 318,94 271 1237 636 260 9440 1285,41 11,98

San Godenzo 54,45 3213 11,4 6337 3399,5 34,91

Calenzano 522 286 265 6162,5 529,02 7,9 Campi 330 1336 352 20,85 Bisenzio Fiesole 21,81 1110,4 158 25 2493,6 1181,4 32,15

Firenze 971 2255,7 5 4,88 3185 99,85 Lastra a 757,27 270,6 2678 1047,06 28,12 Signa Scandicci 923,29 464,13 332 3125 1598 33,83 Sesto 744,4 352 84 2453 1096 30,89 Fiorentino Signa 239 822 329 28,58 Figline 1084 301 599,9 89 4860 1385,6 22,18 Valdarno Reggello 911,5 271,57 1279 947 45 7632 3631,9 32,24

Empoli 571,3 1706,8 662 18 2398 2470,6 50,74

Fucecchio 281,9 33,52 25 62 5151 430 7,7

Provincia 29083 13673 3123,29 776 10465 28399 3603 253597,48 63993,6 20,15

Tab.3.5/XII Superficie Agricola Forestale (ha) gestita a fini faunistico-venatori (fonte: Piano Faunistico-Venatorio provin- ciale 2005-2010)

3.5.7 Sintesi degli investimenti nelle aree agroforestali

Ad oggi gli aiuti finanziari consistenti sono stati ottenuti con il Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006 e specifica- tamente con la misura 8.2 parte pubblica ed in particolare modo con le seguenti sotto misure: - mis. 8.2.2 miglioramento delle foreste: recupero soprassuoli degradati, interventi al fine di migliorare la dife- sa passiva dagli incendi boschivi (es. fasce frangifuoco); - mis. 8.2.3 miglioramento della filiera bosco - prodotti della selvicoltura: realizzazione di nuove strade o re- cupero di quelle esistenti ed acquisto di macchine ed equipaggiamenti per il miglioramento della gestione fo- restale. Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 137 Provincia di Firenze

Ad oggi risultano finanziati i seguenti progetti: COMUNITÀ’ MONTANA MONTAGNAFIORENTINA, per l'area della Foresta di S. Antonio sono stati liquidati: - per l'anno finanziario 2002-03 € 21.556 per interventi di controllo di fitopatie a carico di popolamenti di conifere - per l'anno finanziario 2003-04 2892,40 euro per la misura 8.2.2 e 2.942,45 euro per la misura 8.2.3 per la realizzazione di viale parafuoco; - per l'anno finanziario 2005-06 22.250,25 euro per la misura 8.2.3: miglioramento di strada forestale e realizzazione di viale parafuoco; - Inoltre per l'anno finanziario 2007-2008 sono stati richiesti finanziamenti regionali per diradamenti a scopo fitosanitario su conifere (già conclusi e in via di liquidazione) per complessivi € 25.582 Infine la l'anno finanziario 2007-2008 sono stati richiesti finanziamenti PSR a valere sulla misura 226 per in- terventi di prevenzione Anti Incendio Boschivo per 1692 €. COMUNE DI FIESOLE, per l'area di Montececeri, sono stati liquidati : - nell’anno finanziario 2004-2005 a valere dal PSR Misura 8.2 € 86.500,00 per interventi di miglioramento e salvaguardia ambientale dell’area protetta; - nell’anno 2006 € 83.301,00 a valere dal PSR Misura 8.2 per la realizzazione degli interventi aggiuntivi di miglioramento e salvaguardia ambientale dell’area protetta; - nell’anno 2006 € 4.000,00 per l'integrazione della segnaletica e per la realizzazione di pieghevoli divulgati- vi, a valere da- Fondi Regionali ex L.R. 49/95; - nell’anno finanziario 2006-2007 € 5.855,62 per la realizzazione di altra segnaletica a valere da Fondi Re- gionali ex L.R. 49/95. Inoltre € 4.135,00 nell’anno finanziario 2006-2007 sono stati investiti a valere dal bilancio comunale. PROVINCIA DI FIRENZE, per l'area di Monte Morello, oltre ai lavori di ordinaria manutenzione, volti soprat- tutto alla prevenzione degli incendi boschivi, oltre che al diradamento dei soprassuoli in occupazione tempo- ranea ai sensi della normativa forestale, e che impegnano finanziariamente circa 160.000 € annui, sono stati attuati o programmati: - per 61.232,65 euro a valere sulla misura 8.2.2 del PSR: realizzazione nel 2006 di fasce parafuoco lungo la strada provinciale panoramica Colli alti in loc. Morello; - per 56.244,83 € provenienti da fondi regionali: interventi fitosanitari nel 2007 su soprassuoli di conife- re in loc. Poggio Trini; - per 175.000 € provenienti da fondi regionali: interventi nel 2009 di diradamento o taglio di forte inten- sità e rimboschimento in varie località, tra le quali Ceppeto.

3.5.8 Il sistema agrituristico

In base a un’indagine svolta dalla Direzione Agricoltura, caccia, pesca e risorse naturali della provincia di Fi- renze (dati riferiti al 2006), cui si fa riferimento per una più ampia visione del sistema, le province di Siena, Firenze, Arezzo e Pisa presentano una diffusa offerta agrituristica, orientata a soddisfare la domanda stranie- ra con forti connessioni con il turismo d’arte e la cultura.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 138 Provincia di Firenze

La provincia di Firenze si colloca al terzo posto in Toscana con 538 strutture ed una capacità di oltre 7 mila posti letto, notevolmente accresciutasi negli ultimi dieci anni. A livello regionale, la dimensione media azien- dale è di 12,2 posti letto, che in provincia di Firenze sale a 13,3, con 2,0 posti letto agrituristici per chilometro quadrato. Le aree dove si e registrato il tasso maggiore di sviluppo dell’offerta sono la provincia di Siena e Grosseto , seguite dalla provincia di Firenze con una crescita media di 37 strutture e 531 posti letto all’anno. Il servizio ristorazione è offerto dal 22% delle strutture provinciali, presentando un’offerta inferiore alle medie regionale e nazionale, e quello di degustazione dei prodotti aziendali dal 19% di esse. Il 39% delle aziende offre anche attività didattiche, culturali e ricreative. Nel 2006 vi si sono registrati circa 94.000 arrivi turistici, per i tre quarti stranieri, e quasi 640.000 presenze, con una permanenza media di 6,8 giorni. Il tasso di utiliz- zazione lorda degli alloggi si aggira sul 25%. In generale nelle province a maggiore vocazione turistica, dove l’offerta è maggiormente sviluppata, il servi- zio di ristorazione viene proposto da un numero limitato di aziende. Al contrario, nelle aree interessate da un minor flusso turistico l’offerta ristorativa è più diffusa. Il dato induce a pensare che gli imprenditori che opera- no in aree con una notorietà affermata non hanno necessita di arricchire l’offerta aziendale, probabilmente perche toccati da una tipologia di clientela che pratica forme di turismo itinerante, mentre gli operatori delle aree turisticamente meno sviluppate, e interessate da una forma di turismo stanziale, hanno l’esigenza di cu- rare tutti gli aspetti del prodotto che collocano sul mercato. L’agriturismo rappresenta senza ombra di dubbio un punto di forza dell’ospitalità turistica provinciale, contri- buendo alla sua diversificazione: in termini di strutture il comparto incide per il 23% sul totale della ricettività (stesso peso degli hotel e degli affittacamere), mentre per i posti letto la quota di mercato e circa il 10%. La distribuzione per area provinciale risulta piuttosto eterogenea; esistono due aree leaders: il Chianti, che offre 170 esercizi e 2.394 posti letto, e il Comprensorio Empolese – Valdelsa , con 134 esercizi e 1.886 posti letto. Nelle due aree si concentra il 57% delle aziende ed il 59% dei posti letto provinciali. Seguono, in ordine di importanza, la Montagna fiorentina (90 esercizi e 1.148 posti letto), il Mugello (75 esercizi e 844 posti let- to), l’Area fiorentina (44 esercizi e 485 posti letto) e il Valdarno (25 esercizi e 415 posti letto).

Distribuzione dell’ offerta agrituristica per area provinciale

Esercizi Posti letto

Valdarno Valdarno Area f.na Mugello Area f.na Mugello 5% 6% 7% 14% 8% 12% Chianti Chianti 32% 33% Montagna Montagna f.na f.na 17% 16% Empolese - Empolese - Vald. Vald. 25% 26%

Fonte: Elaborazione su dati Direzione Turismo – A.O. Strutture ricettive- Prov. di Firenze

Il 47% delle aziende provinciali ha un’operatività limitata al periodo marzo-ottobre.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 139 Provincia di Firenze

Nel Valdarno (56%), nella Montagna fiorentina (52%) e nel Chianti (49%) sono più numerose le strutture ad apertura stagionale, mentre nell’Empolese – Valdelsa (43%), nel Mugello (42%) e nell’Area fiorentina (41%) un maggior numero di aziende sceglie l’apertura continuativa. In termini di densità, il Chianti, con 6 aziende per Kmq, presenta la diffusione territoriale più elevata, anche in funzione della popolazione residente (5,7 aziende / 100 residenti).

La densità dell’offerta agrituristica nelle aree provinciali

Densità (Popo- Densità (Su- Area lazione) perficie) Area fiorentina 0,1 0,9 Chianti 5,7 6,0 Empolese - Valdelsa 1,1 2,6 Montagna fiorentina 2,0 2,1 Mugello 1,4 0,7 Valdarno 1,3 2,7 Provincia di Firenze 0,7 2,0

Fonte: elaborazione su dati Direzione Turismo – A.O. Strutture ricettive- Prov. di Firenze

Il trend dell’offerta nell’ultimo decennio è stato positivo in tutte le aree provinciali, anche se l’incremento ha raggiunto i livelli più elevati nel Chianti: la crescita media annua e stata di 11 aziende e 165 posti letto. Se- guono l’Empolese – Valdelsa, la Montagna fiorentina ed il Mugello, dove si è assistito ad una espansione si- gnificativa. Diversamente, nell’Area fiorentina e nel Valdarno la crescita dell’offerta agrituristica si è mantenu- ta su livelli più contenuti. Il Mugello e l’area con la quota più elevata di aziende che offrono il servizio di ristorazione (39%), seguito dal- la Montagna fiorentina (27%). Invece, per le degustazioni le aziende della Montagna fiorentina e quelle del Chianti presentano un’offerta più contenuta (rispettivamente il 22 ed il 21%).

Aziende autorizzate alla somministrazione pasti, alimenti e bevande e alla degustazione dei prodotti a- ziendali nelle aree provinciali

Area Somm. pasti Degustazione Area fiorentina 21% 15% Chianti 17% 21% Empolese - Valdelsa 17% 17% Montagna fiorentina 27% 22% Mugello 39% 16% Valdarno 18% 14% Provincia di Firenze 22% 19%

Fonte: elaborazione su dati Regione Toscana

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 140 Provincia di Firenze

In linea con i dati dell’offerta, le aree con la quota maggiore di mercato sono il Chianti ed il comprensorio Empolese – Valdelsa . In rapporto alle caratteristiche dell’area la durata media del soggiorno si presenta piuttosto differenziata. Nell’Empolese Valdelsa (8,2 giorni di media), nel Valdarno (8,1 giorni) e nella Montagna fiorentina (7,6 giorni) si rilevano permanenze medie elevate, mentre nel Chianti (6,1 giorni), nell’Area fiorentina (5,8 giorni), e so- prattutto nel Mugello (4,9 giorni), il turista sceglie soggiorni piu brevi. Un dato comune a tutti gli ambiti è la prevalenza degli stranieri rispetto agli italiani. In particolare, nel Chianti e nell’Empolese – Valdelsa le presenze straniere raggiungono circa l’83%; seguono la Montagna fiorentina (73%), il Valdarno (71%) e l’Area fiorentina (61%). Al contrario, nel Mugello prevalgono gli italiani (64%).

I movimenti negli alloggi agrituristici delle aree provinciali – Anno 2006

Area provinciale Arrivi Presenze Area fiorentina 8.276 47.656 Chianti 34.407 209.751 Empolese -Valdelsa 24.211 198.593 Montagna f.na 13.921 105.347 Mugello 9.672 47.813 Valdarno 3.661 29.743 Provincia di Firenze 94.148 638.903

Fonte: Direzione Turismo – A.O. Strutture ricettive – Provincia di Firenze

Distribuzione domanda agrituristica per area provinciale

Arrivi Presenze

Mugello Valdarno Area f.na Mugello Valdarno Area f.na 10% 4% 9% 7% 5% 7% Chianti Montagna Montagna Chianti 33% f.na f.na 37% 15% 16%

Empolese - Empolese - Valdelsa Valdelsa 26% 31%

Fonte: elaborazione su dati Direzione Turismo – A.O. Strutture ricettive – Prov. di Firenze

La clientela straniera delle aziende agricole è costituita prevalentemente da turisti europei (83%). La Germa- nia, con il 24% degli arrivi ed il 27% delle presenze, rappresenta il principale mercato di riferimento, seguita da Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Paesi Bassi.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 141 Provincia di Firenze

Le prime nazionalità della domanda straniera nella provincia di Firenze – Anno 2006

Valori assoluti Incidenza % Paesi Arrivi Presenze Arrivi Presenze Germania 15.001 129.848 24,0% 26,9% Francia 7.313 55.760 11,7% 11,6% Regno Unito 5.813 50.050 9,3% 10,4% Usa 7.993 47.042 12,8% 9,8% Paesi Bassi 5.179 46.353 8,3% 9,6% Belgio 3.846 29.925 6,2% 6,2% Austria 1.806 15.569 2,9% 3,2% Canada 1.997 13.126 3,2% 2,7% Svizzera 1.747 13.103 2,8% 2,7% Danimarca 1.630 12.295 2,6% 2,5%

Fonte: Direzione Turismo – A.O. Strutture ricettive – Provincia di Firenze

Da un’indagine dell’APT su un campione di strutture ricettive in Valdelsa, emergono i seguenti elementi: • gli ospiti manife- stano una sostanziale soddisfazione per il servizio ricevuto, anche se molti intervistati avrebbero gradito ricevere proposte diverse e maggiormente articolate: tra quelle più segnalate la piscina, la ristorazione, la degustazione e vendita di prodotti agroalimentari tipici, le visite a cantine o frantoi, corsi di cucina e di ar- tigianato, partecipazione ad attivita agricole; • gli interventi di investimento delle aziende riguardano soprattutto l’ampliamento e la riqualificazione dell’offerta ricettiva: rinnovo arredi, impianto area condizionata, ampliamento spazi comuni e impianti ricreativi, costruzione piscina e impianti per i servizi del benessere; • il numero medio di addetti occupati nelle aziende agrituristiche varia da 1,8 durante la bassa stagione a 2,6 nel periodo di alta stagione. Sulla base di questi valori, la stima sul numero totale di risorse umane (gestori, imprendito- ri, addetti) impiegate in provincia nel comparto agrituristico sarebbe di circa 900 unità nel periodo di bas- sa stagione e di 1.300 unità nei mesi di alta stagione; limitando l’analisi ai soli mesi di alta stagione, la stima della densità occupazionale delle aziende agrituristiche provinciali, in rapporto alla capacita ricetti- va, sarebbe di un addetto ogni 5,2 posti letto; • un dato importan- te è stato rilevato per la conoscenza delle lingue straniere: nel 95% delle aziende il personale è in grado di parlare almeno una lingua. Le aree dove gli operatori risultano più qualificati sono l’Area fiorentina e il Valdarno. Inglese (90%) e francese (67%) sono le lingue piu diffuse, seguite dal tedesco (41%) e dallo spagnolo (20%);

• più della meta delle aziende indagate (52%) sono organizzate in modo da fornire autonomamente i servizi ricettivi, men- tre le rimanenti fanno ricorso a fornitori esterni, alcune con una certa regolarita (32%), altre in maniera occasionale (16%). I motivi di queste scelte gestionali possono essere diversi: dalla ricerca di una mag- giore economicità, alla ottimizzazione delle risorse interne, ai problemi organizzativi o logistici. I servizi Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 142 Provincia di Firenze

maggiormente affidati a ditte esterne sono quelli di lavanderia, pulizia e catering. Queste scelte sono più

frequenti tra le aziende dell’Area fiorentina; • circa l’84% degli operatori ha dichiarato di essere presente sulla rete con un proprio sito web o tramite spazi riservati su altri siti. Si può stimare in circa il 39% la quota di prenotazioni giunte grazie a questo strumento; • solo un’azienda su tre ha sviluppato sinergie con altri operatori; per le altre prevale invece una certa diffidenza nei con- fronti di queste forme associative; • la vendita di pro- dotti agroalimentari viene effettuata da quasi il 90% delle aziende: il 77% dei turisti ha dichiarato di aver acquistato vino ed il 45% olio.

3.5.9 Appendice

Percentuale delle Unità Locali per settore al 2001 per Comune e per SEL comuni Industria Commercio Servizi Istituzioni Unita' locali Unita' locali Unita' locali Unita' locali Barberino di Mugello 39.2 28.6 27.0 5.3 Firenzuola 38.1 25.9 28.0 8.0 Sel Area fiorentina Q.Mugello 36.1 30.9 25.3 7.7 Londa 38.0 26.9 21.3 13.9 Pontassieve 37.0 30.9 24.6 7.5 San Godenzo 28.8 27.1 28.8 15.3 Sel Areafiorentina Q.Val Di Sieve 41.0 29.4 21.9 7.7 Calenzano 47.6 25.5 23.6 3.3 Campi Bisenzio 51.5 26.1 19.7 2.8 Fiesole 28.0 30.3 33.1 8.6 Firenze 19.8 35.1 39.8 5.3 Lastra a Signa 47.8 27.3 20.8 4.1 Scandicci 37.5 30.9 27.2 4.4 Sesto Fiorentino 28.9 37.6 29.2 4.4 Signa 51.4 28.5 16.4 3.8 Sel Area fiorentina Q.Centrale 26.5 33.7 34.9 4.9 Figline Valdarno 33.4 32.7 27.2 6.7 Reggello 42.6 27.2 23.0 7.3 Valdarno Superiore Nord 38.1 29.7 25.2 7.0 Empoli 30.5 32.2 33.4 3.9 Fucecchio 38.2 30.4 26.5 4.9 Circondario Empolese 38.7 30.9 20.8 7.0 Provincia Firenze 30.8 32.3 31.6 5.2

Tab. 3.5/XII Percentuale delle Unità Locali per settore al 2001 per Comune e per SEL (fonte: Censimento dell’Industria e dei servizi 2001) Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 143 Provincia di Firenze

Reddito disponibile Procapite

Barberino di Mugello 15.118 Calenzano 17.878 Signa 15.555

Firenzuola 15.031 Campi Bisenzio 16.228 Q. Centrale 17.832

Mugello 15.099 Fiesole 17.548 Figline Valdarno 15.418

Londa 14.366 Firenze 18.625 Reggello 14.618

Pontassieve 15.469 Lastra a Signa 15.408 Valdarno 14.975

San Godenzo 12.999 Scandicci 16.177 Empoli 16.225

Val Di Sieve 15.067 Sesto Fiorentino 17.053 Fucecchio 15.546

Circondario Empolese 15.667

Tab. 3.5/XIV Reddito disponibile Procapite al 2001 (fonte: elaborazione su dati IRPET)

Superficie percorsa dal fuoco (1991-2001)

Sup. media % sup. Sup. Sup. Sup. Incendi Sup. Sup. n on Totale percorsa da bruciata/sup. Bosco alto Bosco Macchia n. Boscata boscata incendio bruciata Pr. fusto ceduo mediterranea

Barberino di Mugello 25 7,9 9,56 17,43 0,7 0,9 2,4 5,25 0,2

Firenzuola 43 34,84 47,32 82,16 1,9 4,4 8,9 23,47 2,45

Londa 7 4 4,5 8,5 1,2 0,5 2,2 1,8 0

Pontassieve 50 59,3 58,15 117,45 2,3 6,3 3,1 56,22 0

San Godenzo 14 11,76 16,6 28,36 2,0 1,5 0,6 11,18 0

Calenzano 41 81,73 36,66 118,39 2,9 6,4 23,9 52,87 5

Campi Bisenzio 1 0 4 4 4,0 0,2 0,0 0 0

Fiesole 28 22,36 9,8 32,16 1,1 1,7 5,3 16,81 0,3

Firenze 10 6,82 5 11,82 1,2 0,6 0,5 5,62 0,7

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 144 Provincia di Firenze

Lastra a Signa 29 20,38 18,41 38,79 1,3 2,1 11,4 3,98 5

Scandicci 23 19,34 11,46 30,8 1,3 1,7 1,2 18,15 0

Sesto Fiorentino 31 4,37 6,28 10,65 0,3 0,6 3,1 1,3 0

Signa 5 0,1 4,45 4,55 0,9 0,2 0,0 0,1 0

Figline Valdarno 32 75,07 5,49 80,56 2,5 4,3 0,5 74 0,6

Reggello 94 283,18 65,87 349,05 3,7 18,8 153,1 130,09 0

Empoli 0 0 0 0 0,0 0,0 0,0 0 0

Fucecchio 58 183,05 19,7 202,75 3,5 10,9 181,9 1,15 0

Provincia 1149 1124,72 734,76 1859,48 1,6 100,0 507,1 592,66 24,99

Tab.3.5/XV Superfici percorsa da fuoco 1991-2001 (fonte: Servizio Antiincendi Regione Toscana)

PRODUZIONI DOP (Denominazione Origine Protetta) E IGP (Indicazione Geografica Protetta)

Settore Prodotto Regolamento

Reg. CE n.134/98 CARNI Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale (IGP) (GUCE L. 15/98 del 21.01.1998) Reg. CE n.1263/96 FORMAGGI Pecorino Toscano (DOP) (GUCE L. 163/96 del 02.07.1996) Reg. CE n. 2446/00 OLI DI OLIVA Chianti Classico (DOP) (GUCE L. 281 del 07.11.2000) ORTOFRUTTICOLI E Reg. CE n.1263/96 Marrone del Mugello (IGP) CEREALI (GUCE L. 163/96 del 02.07.1996) Reg. CE n.1549/98 Mortadella di Bologna (IGP) (GUCE del 17.07.1998) PREPARAZIONI DI Reg. CE n.1263/96 CARNI Prosciutto Toscano (DOP) (GUCE L. 163/96 del 02.07.1996) Salamini italiani alla cacciatora (DOP) Reg. CE n. 1778 del 07.09.01 (GUCE L. 240 del 08.09.01)

Tab.3.5/XVI Produzioni DOP e IGP (fonte: Ministero delle Politiche Agricole)

PRODUZIONI TIPICHE TRADIZIONALI

Denominazione Province Deroga Bardiccio FI No Mezzone (Bastardo ) FI No Migliaccio (Roventino ) FI, SI Sì Pollo del Valdarno (Valdarnese bianca o Valdarno bianca ) AR, FI No Tarese Valdarno AR, FI No Tonno del Chianti (Finto tonno toscano) FI No

Tab. 3.5/XVIa Produzioni tipiche tradizionali Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione (fonte: Ministero delle Politi- che Agricole)

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 145 Provincia di Firenze

Denominazione Province Deroga Marzolino di Lucardo (Pecorino Lucardo ) FI, SI Sì Raviggiolo di latte vaccino del Mugello (Raviggiolo del Mugello ) FI No

Tab. 3.5/XVIb Produzioni tipiche tradizionali Formaggi (fonte: Ministero delle Politiche Agricole)

Denominazione Province Deroga

Asparago d`Argenteuil toscano (Asparago nostrale ) AR, FI No Basilico gigante (Basilico a foglia di lattuga ) AR, FI No Bietola a coste sottili AR, FI No Carciofo empolese FI No Cavolfiore fiorentino tardivo (Cavolfiore con il cappuccio, con il cartoccio o incartocciato ) AR, FI No Cavolfiore precoce toscano (Cavolfiore fiorentino col cartoccio precoce ) AR, FI No Cavolo nero riccio di Toscana (Braschetta ) AR, FI No Cece nostrale (Cece nostrale piccolo ) AR, FI, SI No Cipolla rossa toscana AR, FI No Cipolla savonese (Cipolla "sagonese" ) AR, FI No Cipolla vernina (Cipolla bastarda ) FI No Fagiola schiacciona AR, FI No Fagiolo Marconi a seme nero (Fagiolo seme nero ) AR, FI No Fagiolo borlotto nostrale toscano AR, FI No Fagiolo coco nano (Fagiolo cocco ) AR, FI No Fagiolo dall`occhio (Fagiolo gentile, fagiolo cornetto ) AR, FI No Fagiolo romano (Fagiolo romanello ) AR, FI No Fagiolo serpente toscano (Stringa ) FI No Fagiolo turco di Castello AR, FI No Fagiolo zolfino AR, FI No Fava lunga delle Cascine (Fava delle Cascine ) AR, FI No Fico San Piero FI No Fico dottato AR, FI, PO No Lattuga quattro stagioni (Lattuga vinata ) AR, FI No Mais quarantino AR, FI No Mela Carla aretina (Finalina ) AR, FI No Mela Francesca aretina (Aretina ) AR, FI No Mela nesta (Decio ) AR, FI No Mela panaia (Flagellata ) AR, FI No Melanzana violetta fiorentina (Fiorentina ) AR, FI No Melograno di Firenze FI No Pera coscia aretina AR, FI No Pera coscia di Firenze FI No Pera gentile FI No Pesca Michelini AR, FI No Pesca cotogna del Poggio FI No Pesca cotogna di Rosano (Cotogna ) FI No

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 146 Provincia di Firenze

Pesca cotogna toscana AR, FI No Pesca maglia rosa AR, FI No Pesca passerina (Pesca ubriaca ) AR, FI No Pesca regina di Londa AR, FI No Pesca trionfo bianco AR, FI No Pesca trionfo rosso AR, FI No Pomodorino da inverno da appendere (Pomodoro pendolino ) AR, FI No Pomodoro ciliegino toscano AR, FI No Pomodoro cuore di bue (Bovaiolo ) AR, FI No Pomodoro quarantino (Pomodoro antico nostrale ) AR, FI No Radicchia di Lucca FI, LU, PI No Rapo del Valdarno AR, FI No Scalogno nostrale toscano AR, FI No Sedano nostrale (Costolino o sedano di Montevarchi o sedano Marconi ) AR, FI No Tartufo bianco della Toscana AR, FI, GR, PI, SI No Tartufo nero pregiato della Toscana AR, FI, SI No Zucca da semi toscana (Zucca da maiali ) AR, FI No Zucca lardaia AR, FI, SI No Zucchina lunga fiorentina (Zucchino fiorentino rigato bianco, Zucchina bianca del Valdarno ) AR, FI No Zucchina tonda fiorentina AR, FI No

Tab. 3.5/XVIc Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati (fonte: Ministero delle Politiche Agricole)

Denominazione Province Deroga Brutto buono ai pinoli (Kinzica ) FI, PI No Pan di ramerino FI, PO No Pesche di Prato FI, PO No Schiacciata con l`uva FI No Tortello di patate FI, PO No

Tab. 3.5/XVId Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria (fonte: Mini- stero delle Politiche Agricole)

Alta Valle della Greve (IGT) D.M. 09/10/95 (G.U. n. 25 del 10/10/95) Bianco dell'Empolese (DOC) D.M. 18/04/89 (G.U. n. 256 del 02/11/89) Chianti (DOCG) D.M. 09/08/67 (G.U. n. 217 del 30/08/67) Chianti classico (DOCG) D.M. 09/08/67 (G.U. n. 217 del 30/08/67) (DOC) D.M. 25/02/83 (G.U. n. 262 del 23/09/83) Vin Santo del Chianti (DOC) D.M. 24/10/95 (G.U. n. 271 del 20/11/95) Vin Santo del Chianti Classico (DOC) D.M. 24/10/95 (G.U. n. 271 del 20/11/95)

Tab. 3.5/XVIe Vini DOC e DOCGT (fonte: Ministero delle Politiche Agricole)

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 147 Provincia di Firenze

CAPITOLO QUATTRO I SERVIZI AMBIENTALI

In questo capitolo sono descritti i servizi ambientali svolti nelle aree protette della Provincia di Firenze. Il primo paragrafo contiene una prima visione d’insieme scaturita dall’analisi, e fornisce primi elementi sul si- stema delle aree protette, evidenziando i diversi livelli di sviluppo raggiunti allo stadio attuale, che saranno meglio esplicitati nel capitolo 5. Il paragrafo successivo entra nel vivo dei servizi ambientali erogati dai soggetti gestori e loro articolazione, ponendo in evidenza i singoli casi di aree protette, al fine di fornire elementi più dettagliati per rappresentare ogni realtà, individuando tipologia e caratteristiche dei servizi offerti. Il terzo paragrafo si sofferma sui servizi che, in misura diretta o indiretta, rientrano nel sistema di fruizione delle aree protette e dei loro territori. L’ultimo paragrafo tratta invece il tema della domanda, ovvero dei soggetti fruitori di tali servizi. La metodologia utilizzata in questa fase del presente Piano, è costituita nell’indagine sul campo, realizzata attraverso le interviste dirette a testimoni privilegiati, individuati fra gli attori istituzionali, sociali ed economici dei territori che compongono il sistema delle aree protette della Provincia di Firenze.

4.1. IL QUADRO D’INSIEME DEI SERVIZI NELLE AREE PROTETTE

L’analisi qualitativa sul tessuto socioeconomico delle aree protette, svolta attraverso l’indagine sul campo ha avuto sostanzialmente tre principali finalità: 1. la ricostruzione di un quadro delle attività in atto sui territori interessati, per capire quali sono i servizi offerti per la fruizione delle aree protette, qual è il loro livello di organizzazione, quali sono i nodi e le criticità nella gestione di tali attività; 2. l’individuazione dei soggetti privati e associativi che svolgono un ruolo significativo all’interno del siste- ma, i quali possono assumere, nell’immediato o nel corso del tempo, il ruolo di leve dello sviluppo ed essere artefici di nuova progettualità; 3. l’impatto della domanda degli attuali servizi legati alla fruizione delle aree protette, per conoscere sia gli aspetti quantitativi, sia gli aspetti qualitativi. I servizi ambientali erogati o erogabili nelle aree protette, sono, com’è noto, di diversa natura, classificabili in più raggruppamenti: - servizi che attengono alla sfera di competenza degli enti pubblici, e sono “beni pubblici” come la con- servazione degli ambienti naturali, strutture di supporto alla fruizione (aree sosta; aree pic-nic, ecc.) per il godimento dei quali non vi è il pagamento di un prezzo; - servizi a pagamento offerti all’interno o immediate vicinanze delle aree protette che derivano dall’istituzione di queste, come la guida ambientale, l’educazione ambientale, ecc.; - altri servizi privati che prescindono dall’esistenza dell’area protetta, come ad esempio, attività di ricetti- vità, di ristorazione, di vendita di prodotti agroalimentari, che tuttavia svolgono un ruolo importante nel sistema di fruizione locale. In questo contesto, la distinzione adottata per tracciare il quadro dei servizi offerti nelle aree protette della provincia di Firenze, riguarda soprattutto due ambiti: Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 148 Provincia di Firenze

- servizi erogati o promossi dai soggetti gestori delle aree protette, che possono essere svolti diretta- mente da tali organismi, oppure affidati a soggetti terzi, ed essere di natura pubblica o privata; - servizi offerti da altri attori economici, che attengono la sfera più generica delle attività turistiche e che non necessariamente esistono in quanto legati alle aree protette, ma che fanno parte del sistema di fruizione. In particolare, l’attenzione è posta in primis sui servizi che derivano innanzitutto dall’esistenza dell’area pro- tetta e dalle sue finalità istitutive, come: - conservazione delle risorse ambientali - applicazione di metodi di gestione o di restauro ambientale idonei a realizzare un’integrazione tra uomo e ambiente naturale, anche mediante la salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e ar- chitettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali; - difesa e ricostituzione degli equilibri idraulici e idrogeologici - promozione di attività di educazione, di formazione e di ricerca scientifica, anche interdisciplinare, non- ché di attività ricreative compatibili. Dalle finalità si ricavano dunque le tipologie di servizi attivabili nelle aree protette, ad esempio: interventi di riqualificazione naturalistica per la conservazione delle risorse naturali, promozione di attività compatibili at- traverso l’attivazione di centri visita, o la proposizione di attività di educazione ambientale, ecc.

Visto il ruolo svolto dal presente Piano, si intendono rilevare i servizi che si riferiscono all’articolazione delle seguenti attività: - studi e ricerche per la tutela, conservazione e valorizzazione degli ambienti naturali; - interventi per la manutenzione o conservazione delle risorse naturali; - centri visita con funzioni di informazione, accoglienza e indirizzo; - foresterie o altre strutture per la ricettività, per favorire modelli di fruizione più legati all’area protetta (spesso le foresterie sono strutturate per accogliere tipi di utenza che talvolta stentano a trovare una sistemazione presso le strutture “tradizionali” del turismo, come le scuole e i disabili); - rete sentieristica con offerta di percorsi a piedi, bici, cavallo; - aree di sosta attrezzate; - programmi di educazione ambientale; - animazione locale (manifestazioni incentrate sulle risorse dell’area protetta).

Dall’analisi è emerso un quadro differenziato del sistema delle aree protette della provincia di Firenze: ad e- sempio, rispetto alla gestione del patrimonio ambientale vi sono alcune esperienze di rilievo che appaiono più strutturate delle altre, sebbene necessitino di maggiore articolazione (ANPIL Foresta di S.Antonio; ANPIL Poggio Riparghera, S.Brigida, Valle dell’Inferno; ANPIL Stagni di Focognano, ANPIL Oasi Gabbianello Bo- scotondo). Prestando maggiore attinenza al tema dei servizi per la fruizione, vi sono aree protette che si presentano con un maggior livello di dotazione come ANPIL Foresta di S.Antonio, ANPIL Poggio Riparghera, S.Brigida, Valle dell’Inferno, ANPIL Stagni di Focognano ed aree nelle quali sono stati attivati alcuni servizi di fruizione ma il livello complessivo di offerta appare modesto (ANPIL Podere La Querciola) , in fase iniziale (ANPIL Monte- ceceri) . Altre ancora, nelle quali vi sono scarsissimi, o meglio, inesistenti servizi di fruizione (ANPIL Torrente Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 149 Provincia di Firenze

Mensola, ANPIL Calvana, ANPIL Terzolle ) in alcuni casi con forti tensioni locali fra stakeholders, che neces- sitano di un maggiore input e di stimolo progettuale (Riserva naturale provinciale Padule di Fucecchio). Nel complesso, il sistema delle aree protette della provincia di Firenze appare poco strutturato, con esperien- ze puntiformi, dove scarseggiano proprio i servizi derivanti dall’istituzione dell’area protetta e dove le connes- sioni con altre tipologie di servizi sembrano piuttosto deboli. Da questo primo quadro introduttivo, occorre entrare nel merito dei singoli casi delle aree protette, per mette- re in luce le caratteristiche di ognuna di esse, relativamente alle caratteristiche dei servizi offerti e alla tipolo- gia di fruitori.

4.2 I SERVIZI AMBIENTALI DELLE AREE PROTETTE

Il parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, nel quale vi rientrano i comuni di Londa e San Godenzo della provincia di Firenze, non è stato oggetto d’analisi diretta, poiché, com’è noto, l’Ente di gestione predispone singolarmente i propri strumenti di programmazione. Tuttavia, tenuto conto del- le relazioni territoriali e dell’esempio che il Parco comporta in tema di gestione e valorizzazione delle risorse locali, ci saranno riferimenti a questa importante e strutturata esperienza. Le aree protette ANPIL Foresta di S.Antonio, ANPIL Poggio Riparghera, S.Brigida, Valle dell’Inferno, ANPIL Stagni di Focognano e ANPIL Montececeri ricadenti rispettivamente nei territori di Reggello, Pontassieve, Campi Bisenzio e Fiesole, appaiono con la maggiore dotazione di servizi, all’interno del sistema provinciale (con qualche distinguo per Montececeri, come risulterà oltre). Se confrontati con altri ambiti all’interno di altri sistemi provinciali, ad esempio al sub-sistema di riserve naturali della Valdicecina, nella provincia di Pisa (PPSES della Provincia di Pisa) mostrano la loro debolezza relativamente alla quantità dei servizi, al loro grado di funzionamento e del numero di utenti. Restando al caso in esame, si tratta di aree protette gestite dalle rispettive amministrazioni comunali che, a partire dal 2001, hanno attivato una prima serie di servizi ed attività in parte finanziati dalla Provincia di Firenze e dal Piano triennale delle aree protette della Regione To- scana.

4.2.1 Le azioni di sistema

La Provincia di Firenze fino ad oggi si è limitata ad intraprendere le azioni di coordinamento ed i promozione, che la Regione gli attribuiva nei confronti delle Aree Protette presenti nel suo territorio, attraverso la presen- tazione dei Progetti da attivare all’interno delle singole Aree e finanziati da fondi regionali, e le azioni riguar- danti il supporto conoscitivo e di promozione per la creazione di nuove Aree protette nel proprio territorio. Nel complesso, si tratta di attività aventi natura infrastrutturale, come la sistemazione dei sentieri e la loro messa in sicurezza; altre sono rivolte alla ricerca per la conservazione di ambienti naturali; altre ancora, sono destinate a migliorare la fruizione e la promozione delle aree protette. Una delle azioni di sistema promosse dalla Provincia di Firenze è la creazione di una Guida della Aree Pro- tette presenti nella Provincia quale azione promozionale atta a favorire la conoscenza e lo sviluppo turistico delle Aree Protette.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 150 Provincia di Firenze

Per entrare maggiormente nel merito della descrizione dei servizi, comunque, occorre fare riferimento ai sin- goli casi di area protetta e al loro contesto territoriale.

1 > ANPIL Foresta di S.Antonio

L’area protetta, estesa su 929 ha, è stata istituita nel ’97 all’interno di una zona demaniale boscata (il dema- nio è 1.100 ettari). Nonostante le sue valenze naturalistiche, che secondo l’Ente gestore sono di ampio rilie- vo, ha assunto la veste di ANPIL e non di Riserva naturale, per non suscitare contrasti con i cacciatori locali. Occorre dire che in considerazione della dimensione dell’area, la sua vicinanza ad aree antropizzate, il suo inserimento all’interno di un’unica amministrazione comunale e le problematiche di gestione portano a consi- derare l’ANPIL come una ottimale tipologia di area protetta. L’Amministrazione comunale di Reggello, soggetto gestore dell’ANPIL, ha attivato una serie di iniziative volte a creare le condizioni per una corretta gestione dell’area protetta. Per favorire la fruizione, assecondando la vocazione della Foresta che si presta per attività escursionistiche, ha migliorato la rete sentieristica col coin- volgimento del CAI, e organizza ogni anno un ampio calendario di escursioni e iniziative ambientali. Accanto a questa vocazione ha sviluppato la fruizione scolastica, per la quale ha realizzato un sentiero aper- to didattico con apposite pannellature, fruibile anche ai non abili, e un nuovo centro didattico all’avanguardia, oltre a numeroso materiale divulgativo, anche su supporto informatico. L’ANPIL ricade in territori di competenza della Comunità Montana della Montagna Fiorentina, la quale ha at- tuato il parziale recupero di due strutture, Casa S.Antonio (formata da due edifici che possono avere la ca- pienza di circa 28 posti letto, ma attualmente è di 8 posti letto) e la Capanna delle Guardie la quale funziona- va come bivacco ed ora svolge la funzione di laboratorio didattico ambientale. Inoltre la Comunità Montana ha in progetto il recupero di altri edifici ubicati all’interno dell’area protetta che potrebbero essere destinati ad uso ricettivo, nella tipologia del rifugio- Centro Visita e centro museale. La gestione dell’area avviene attraverso un apposito Regolamento approvato dal Comune, atto a normare in particolar modo la fruizione turistica e didattica dell’area, e mediante un il Piano di assestamento forestale della Comunità Montana, che comporta la gestione del bosco con una particolare attenzione agli aspetti natu- ralistici. Accanto al soggetto gestore, collaborano due associazioni, Resko Trekking e la sede locale di Legambiente, le quali si occupano di visite guidate e attività didattiche. Resko Trekking stima in circa 700 persone il numero dei propri utenti che visitano l’area protetta. Il numero di scuole che vanno a visitare l’ANPIL sono circa 10 classi e quindi circa 200 bambini. In particolare l’associazione Resko Trekking, formata da alcuni appassiona- ti locali, svolge attività di guida sia per manifestazioni organizzate dal Comune, sia per la clientela di aziende agrituristiche che vogliono conoscere la Foresta, durante la loro permanenza sul territorio di Reggello e din- torni fiorentini. Un problema sollevato dal responsabile dell’associazione è la mancanza del riconoscimento formale di guide ambientali escursionistiche dei soci, i quali, pur avendo una conoscenza molto approfondita della Foresta di S.Antonio, non possono svolgere attività di accompagnamento, come da normativa regiona- le. Questo aspetto problematico è avvertito in tutta la regione, e in alcuni contesti locali è esploso in maniera eclatante, a causa della denuncia delle guide ufficiali, che hanno cioè svolto il corso regionale per consegui- re il titolo,- le quali si sentono minacciate dalla concorrenza sleale di operatori non autorizzati, i quali notoria-

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 151 Provincia di Firenze mente praticano prezzi più bassi. Si tratta di un tema controverso, che non può trovare soluzione in questa sede, ma di cui occorre tenere conto, soprattutto nella fase progettuale del Piano. L’associazione Legambiente svolge anch’essa attività di guida ed accompagnamento insieme a Resko Trekking, e collabora con l’Amministrazione comunale per lo svolgimento del programma di visite guidate e per la redazione di pubblicazioni sulle risorse faunistiche; occupandosi in particolare anche di didattica ed educazione ambientale. La promozione dell’area protetta è svolta principalmente dal Comune, anche attraverso le associazioni che svolgono attività escursionistiche e didattiche, attraverso manifestazioni specifiche da svolgere all’interno dell’ANPIL e la produzione di guide specializzate sul territorio e sui sentieri. Tale forma di promozione viene sviluppata dal Comune anche all’interno dell’ANPIL delle Balze di recente istituzione.

2 > ANPIL Poggio a Riparghera, S.ta Brigida, Valle dell’Inferno

L’ANPIL, di 818 ha, che si caratterizza per la presenza di una prevalente matrice forestale, è gestita median- te un Regolamento ed un piano di gestione, solo una modesta porzione dell’area risulta istituito il divieto di caccia ai sensi dell’art. 14 della L.R. 3/94. Nell’area circostante l’ANPIL ci sono diverse aziende viti-olivicole, alcune delle quali esercitano attività agritu- ristiche, le quali potrebbero essere interessate all’area protetta per allargare la propria offerta. All’interno dell’ANPIL vi è il Santuario della Madonna del Sasso, che annualmente nella seconda domenica di maggio, ospita l’omonima festa religiosa, meta di numerosi visitatori, e negli ultimi anni anche parte degli e- venti legati alla Giornata Europea dei Parchi. L’ente gestore, il Comune di Pontassieve, ha provveduto alla riapertura e ripulitura dei sentieri, alla realizza- zione di un’area didattica su “I mestieri del bosco”, in corrispondenza delle due carbonaie ricostruite (in pros- simità della Via della Guardia) con l’apposizione di cartelli didattici sui mestieri del bosco e delle aree limitrofe (boscaioli, carbonai, pastori e utilizzo delle burraie). Ha preso accordi con il Santuario della Madonna del Sasso, per la concessione di una delle stanze (“Stanza del Pellegrino”) del Santuario, per l’allestimento di un centro visita e di accoglienza dell’ANPIL. Nel centro è disponibile materiale di informazione, documentazione e orientamento dell’utenza, ed è sede di eventuali attività espositive e di promozione dell’ANPIL. Il centro co- stituisce anche un punto informativo sulle altre aree protette presenti sul territorio (in particolare ANPIL di Fiesole e Reggello). All’interno dell’ANPIL sono presenti diverse sorgenti, in corrispondenza delle quali spesso vi sono antiche burraie in pietra serena - un tempo utilizzate dai pastori- che costituiscono un’emergenza da un punto di vista non solo ambientale, ma anche storico, per l’antico utilizzo dell’acqua. Pertanto, il Comune ha affidato l’incarico per la realizzazione di interventi di ripristino idraulico-ambientale, atte al recupero delle strutture. Un’altra attività, prevede l’attivazione di forme di collaborazione con le associazioni di volontariato presenti ed operanti sul territorio, con lo scopo di attivare interventi nel campo soprattutto nella manutenzione della sentieristica (con pulizia dei sentieri dalla vegetazione, manutenzione della segnaletica ed eventuali altri pic- coli interventi di manutenzione ordinaria) nell’accompagnamento di eventuali visite guidate e nella gestione del centro visite con personale presente nel centro per fornire informazioni e materiale.

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 152 Provincia di Firenze

A completamento delle attività in atto, il Comune sta realizzando aree di sosta attrezzate per migliorare la fruibilità. La promozione dell’ANPIL è allo stato attuale limitata ad alcune pubblicazioni, e ciò si spiega col fatto che il Comune sta investendo nella strutturazione di servizi di base; ha tuttavia realizzato una carta per la fruizione stampata in poche copie che ha scarsi canali distributivi (il punto informazioni all’interno degli uffici comunali), ed una pubblicazione relativa alla storia e alla cultura rurale della zona legata alla presenza delle Burraie. Nel complesso l’area protetta si presta per una fruizione di tipo escursionistico, didattico e per passeggiate domenicali.

3 > ANPIL Montececeri

L’area protetta, di piccola estensione (44 ha) è stata istituita sul terreno privato di proprietà della Società Fondiaria Colline Fiesolane Srl, con la quale il Comune di Fiesole, soggetto gestore, ha stipulato una con- venzione che prevede l’utilizzo di 18 ha da destinare ad usi didattici e di miglioramento ambientale. Un’altra convenzione riguarda il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze, per svolgere studi e ri- cerche di natura geologica, il rilievo delle cave e loro messa in sicurezza per la fruizione, sempre nei 18 ha che l’Amministrazione ha in comodato gratuito dalla predetta società. Il principale elemento attrattivo dell’ANPIL, più delle sue valenze naturalistiche, consiste nella presenza di ri- nomate cave di estrazione della pietra serena, pratica oramai dismessa dagli anni Venti, sebbene gli ultimi scalpellini abbiano lavorato sino agli anni Sessanta, che ha forgiato la cultura economica, sociale e culturale di questo lembo di Toscana, dove Michelangelo nel 1500, traeva la materia prima per le sue realizzazioni. L’ANPIL di Montececeri è infatti identificata, sia dall’ente di gestione, che dagli abitanti di Fiesole, con le sue cave; in più è percepita alla stregua di un parco cittadino che si snoda intorno all’abitato, come dimostrano le diverse pubblicazioni patrocinate dal Comune. Per migliorare la fruibilità l’Amministrazione ha ripristinato e messo in sicurezza alcuni sentieri ed ha realizzato una carta degli itinerari nella quale sono indicati quattro percorsi fruibili a piedi o in mountain bike (mtb) ed inoltre, in passato, ha predisposto un calendario di visite guidate gratuite per lo svolgimento delle quali si è avvalsa del coinvolgimento di associazioni di volontariato locali (pensionati; CIGL; associazione Il Gambero). L’offerta di servizi per l’ANPIL si completa con l’organizzazione di eventi teatrali per promuovere la conoscenza del parco legato alla città di Fiesole. L’imprinting che l’ente di gestione ha dato all’ANPIL appare eccessivamente rivolto alla presenza delle cave, alla valorizzazione del percorso storico-culturale che esse rappresentano, non a caso gli sforzi economici realizzati e le indicazioni progettuali vertono sul recupero di almeno una decina delle oltre 40 cave presenti. I valori naturalistici sembrano passare in secondo piano. Un aspetto che è emerso nel corso dell’indagine è che a fronte dei 44 ha di territorio che la compongono, l’ANPIL sembra essere limitata il solo 18 ha in con- venzione con la proprietà privata. La fruizione dell’area protetta si presenta rivolta a residenti, che vedono nell’ANPIL una sorta di parco cittadi- no, alle scuole per gite scolastiche, e ai turisti in transito o permanenza a Fiesole.

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4 > ANPIL Stagni di Focognano

L’area protetta si estende per 64 ha, più della metà dei quali sono di proprietà del Comune di Campi Bisenzio che, in passato, espropriò i terreni con un investimento di circa 3 miliardi di vecchie lire. Si tratta di un territo- rio diverso da quelli precedentemente descritti, collocato nella Piana fiorentina, caratterizzato dalla presenza di ambienti palustri relittuali o di nuova realizzazione. Nell’ANPIL è vietata la caccia. Il Comune, soggetto ge- store dell’ANPIL ha stretto una convenzione con l’associazione WWF Italia per la gestione dell’area protetta. Il Comune ha anche acquistato una casa colonica presente nel territorio dell’ANPIL, verso la quale vi è uno specifico progetto di ristrutturazione, in attesa di finanziamento. L’ANPIL è stata gestita fin dall’inizio dal WWF, attraverso un coordinatore che si avvale esclusivamente del lavoro di volontari. Il centro visite è attualmente ubicato presso l’aula didattica, e si spera vivamente nel progetto di recupero del- la colonica per creare una struttura migliore di quella attuale, che operi come centro visite più accogliente e maggiormente strutturato. Nelle visite guidate il WWF punta molto alla funzione di educazione ambientale, non solo finalizzata alla fau- na e alla flora dell’oasi, ma anche alle problematiche ambientali di sostenibilità più vaste presenti nell’area (autostrada, inceneritore, urbanizzazione…). La promozione dell’area protetta è sempre svolta dal WWF, che agisce direttamente sulle scuole della pro- vincia di Firenze. Il raggio d’azione per la promozione scolastica è ristretto, perché con le forze disponibili di- venta difficile seguire molte altre visite. L’utenza delle classi è stata importante per far conoscere l’area protetta presso la popolazione residente nei dintorni: spesso sono stati i bambini che avevano visitato l’oasi a portarci poi la famiglia. Testimoni intervistati sostengono che la percezione da parte della popolazione locale dell’esistenza dell’area protetta sia abba- stanza elevata. Il Comune di Campi Bisenzio intende aumentare la fruizione dell’area protetta attraverso il suo collegamento con una serie di itinerari ciclabili inseriti nel Piano Strutturale: 1° percorso circonvallazione into rno al centro abitato; 2° percorso: 25-30 Km attraverso strade po derali e vicinali, raggiungendo tutte le aree parco del Co- mune, quindi i parchi urbani e l’area protetta. I rapporti tra l’associazione WWF e Comune di Campi Bisenzio, si presentano abbastanza collaborativi e in sintonia, mentre non sembrano presenti altre reti di relazioni con istituzioni locali. Le possibili relazioni con la vicina ANPIL Podere La Querciola di Sesto Fiorentino sono del tutto assenti per non dire conflittuali (proble- ma della caccia e della gestione dell’ANPIL Podere La Querciola, come si dirà oltre).

5 > ANPIL Podere La Querciola

L’ANPIL Podere La Querciola è il primo passo verso la realizzazione del Parco della Piana, di circa 250 ha, progetto ambizioso tracciato già negli anni ’70, per proteggere una delle rotte migratorie più importanti dell’avifauna che attraversa l’Italia, che tuttavia stenta a divenire realtà.

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Allo stato attuale, l’area protetta, pur essendo istituita su una superficie inizialmente di circa 50 ha e ad oggi ampliata a 56 ha, è percepita dagli attori locali direttamente coinvolti e da quella parte della popolazione loca- le che ne conosce l’esistenza come avente 5 ha di estensione. Questa parziale visione, voluta dalle parti in causa, fa sì che l’ANPIL sia considerata solo per una piccola por- zione, sulla quale il Comune dispone che siano svolti servizi di manutenzione e pulizia, nonché di visite per il pubblico. Il risultato è che solo su una piccola parte di territorio, recintata e chiusa da un cancello con lucchet- to, vengono compiute attività di gestione e mantenimento. A pochi metri dalla perimetrazione dell’intera ANPIL, che va sottolineato è inserita in un contesto fortemente urbanizzato, sono presenti discariche abusive di materiali inerti e rottami di varia natura, che contrastano fortemente con l’esistenza di un’ “area protetta”. L’attuale soggetto gestore, il Comune di Sesto Fiorentino, ha già compiuto opere di ripulitura dell’area, e co- me sostenuto dai testimoni intervistati, grazie all’istituzione dell’ANPIL nella zona vi è stato un primo recupero ambientale e ad oggi si presenta in condizioni decisamente migliori rispetto al passato. Accanto alla gestione istituzionale dell’ANPIL, operano in convenzione col Comune sia l’associazione am- bientalista LIPU, sia la locale associazione sportiva Lago di Padule costituita da cacciatori. Si tratta forse di uno dei pochi casi nei quali due organizzazioni aventi opposta estrazione, e finalità completamente diverse, si trovano a gestire attività in area protetta. L’associazione LIPU si occupa della gestione delle visite per scuole e altri tipi di utenti, nei 5 ha, nei quali vi sono piccole zone palustri dove trovano riparo alcune specie di uccelli. L’area è attrezzata da un camminamento e una postazione in legno per l’osservazione degli uccelli, che però mal si presta allo scopo, poiché per arrivarci occorre attraversare un tratto scoperto della palude, con buona probabilità di mettere in fuga gli animali presenti. All’ingresso della porzione dell’ANPIL vi è un cartello di segnalazione dell’area protetta, che ne comunica all’esterno l’esistenza, ma relativamente al tratto recintato. Le strutture dell’ANPIL sono limitate ad un capanno con corrente elettrica (mancano l’acqua e i servizi igieni- ci). Ci sono altre due strutture private che potrebbero essere usate per la fruizione, almeno una delle due, di dimensioni ridotte, potrebbe essere adibita a servizi igenici. I 5 ha dell’ANPIL sono gestiti anche dall’associazione Lago di Padule che ha funzioni di manutenzione di un’altra porzione di territorio, sulla quale esercita attività di sfalcio periodico. In più, l’associazione sportiva gestisce in proprio un ampio lembo del padule, che affitta da proprietari privati, nel quale vi è un lago di inte- resse avifaunistico, che costituisce attrattiva maggiore dei 5 ha dell’ANPIL e fa parte dei suoi 50 ha. L’associazione sportiva, costituita come detto da cacciatori, gestisce il lago a scopo venatorio e più recente- mente, in convenzione con Comune (per circa 16mila euro l’anno) offre visite guidate alle scuole, mettendo a disposizione di queste le proprie strutture: una sala da pranzo molto spartana che funziona per radunare al chiuso la scolaresca e introdurre alla visita, un buio e stretto corridoio (di non agile percorrenza) dal quale si accede ad un punto chiuso per l’osservazione degli uccelli, costruito sotto il livello del lago e un altro esterno. Gli ambienti messi a disposizione dall’associazione sono nel complesso spartani; sorti per funzioni interne, necessiterebbero di un adeguamento degli impianti e degli accessi per garantire la visita delle scuole e al pubblico, in condizioni di massima sicurezza. L’ANPIL gode di attività di vigilanza di due guardie venatorie della Provincia di Firenze, e questa presenza ha ridotto le attività di vandalismo.

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La fruizione dell’ANPIL è incentrata essenzialmente sull’utenza scolastica e in misura minore sull’utenza degli appassionati di ornitologia. Secondo quanto rilevato nel corso degli incontri con testimoni privilegiati, vi è an- che la fruizione locale domenicale.

6 > ANPIL Gabbainello Boscotondo

L’Area protetta , istituita nel Comune di Barberino di M.llo in prossimità del Lago di Bilancino, rappresenta una piccola realtà in rapida evoluzione. Istituita nel 2003 e data in gestione dal Comune, in un primo momen- to alla Bilancino S.p.A., quale ente gestore di tutte le attività relative al Lago di Bilancino e alle sue sponde, è stata poi in concreto gestita e curata, fino ad oggi, dalla cooperativa Ischetus s.r.l Fin dalla istituzione l’opera di recupero e gestione è stata febbrile, concretizzandosi in tutta una serie di inizia- tive atte al recupero degli ambienti umidi e la diversificazione degli habitat presenti e la realizzazione di inter- venti di recupero anche di strutture atte a migliorare la fruizione del luogo da parte dei visitatori. Tra le iniziative intraprese è in parte già concluse sono da elencare le opere di : − impianto di alberature e siepi atte a diversificare gli habitat presenti nell’area e creare una sorta di scher- matura dell’area umida presente allo scopo di proteggere l’avifauna nidificate e svernate che annualmente staziona nell’ANPIL, anche con l’introduzione di mangiatoie e cassette nido proprio per favorirne la perma- nenza. − Realizzazione di una campo collezione di antiche piante da frutto , allo scopo di impedire la scomparsa delle varietà di piante da frutto legate alla tradizione medicea e la diffusione della conoscenza attraverso la creazione in tale biomuseo di un percorso didattico. − Realizzazione di interventi per l’ottimizzazione energetica ed ambientale del Centro Visite presente nell’area, con installazione di un impianto a combustione di biomassa e sulla gestione delle acque attraverso la collocazione di una cisterna per la raccolta del’acqua piovana ad uso irriguo. Inoltre si sta creando un si- stema per il controllo delle acque nel Lago di Gabbianello con ridotta utilizzazione di energia elettrica. Sono inoltre in previsione altri interventi di miglioramento della sentieristica e con creazione di nuovi percorsi e capanni di avvistamento. Tutte queste opere accompagnate da una serie di iniziative promozionali a tema didattico-ambientale e di richiamo turistico, che ogni anno, in particolare nel periodo primaverile vengono intraprese all’interno dell’Area Protetta hanno determinato una rapida conoscenza da parte dell’utenza della Zona ed uno dei punti di maggior richiamo assieme al Lago di Bilancino dell’area. Andrebbe comunque incentivata ulteriormente l’attività promozionale – divulgativa , per dare più pubblicità al luogo e alle iniziative intraprese.

7 > ANPIL Torrente Mensola

L’area protetta, istituita in territori dei comuni di Firenze e Fiesole, si presenta come una realtà ancora da co- struire, nel senso che allo stato attuale non sono stati risolti nodi istituzionali, a cominciare dall’individuazione dell’ente gestore, che sulla carta è rappresentato dalle due amministrazioni comunali. I quasi 300 ha che la compongono sono di proprietà di oltre 100 proprietari, il che significa che prima dell’attuazione di servizi o

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 156 Provincia di Firenze della realizzazione di attività di qualsivoglia natura, occorre risolvere il nodo della gestione e del Regolamento d’uso che stabilisca i rapporti con le proprietà per l’apertura dei sentieri e l’accesso pubblico. Attualmente è stato approvato da ambedue i comuni il Regolamento dell’ANPIL, ma finche non saranno risolti tutti gli a- spetti formali che stanno a monte dell’articolazione di servizi, l’ANPIL non potrà svilupparsi agevolmente. Durante l’indagine è emerso come da un lato il Comune di Fiesole si senta poco coinvolto nell’istituzione dell’ANPIL Torrente Mensola, e sembri percepire come propria area protetta l’ANPIL di Montececeri; dall’altro, appare come il Comune di Firenze, pur avendo decretato l’istituzione dell’ANPIL, non compia al suo interno i passaggi formali richiesti, quali l’adeguamento dei propri strumenti urbanistici. Ne deriva una situa- zione di stallo che determina poche iniziative e l’assenza di servizi per la fruizione.

8 > Riserva naturale provinciale Padule di Fucecchio

L’area protetta è istituita su 25 ha, ma comprende ben 900 ha di area contigua, inseriti nel più ampio Padule di Fucecchio, che ha un’estensione di circa 1800 ha divisi fra la provincia di Firenze e di Pistoia. La proprietà dell’area è completamente privata. Nel versante pistoiese è stata istituita una riserva naturale di circa 200 ha gestiti attivamente dal Centro di Ricerca, Documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, una asso- ciazione onlus di cui è socia anche la Provincia di Firenze, con l’offerta di servizi di accoglienza e centro visi- te, guida, ricerca scientifica. Nel versante fiorentino del Padule la situazione gestionale dell’area protetta è stata nel tempo, completamen- te diversa. L’istituzione della Riserva Naturale fu caratterizzata da una forte disapprovazione da parte del mondo venato- rio locale che videro nella riserva naturale un elemento di limitazione alla caccia. La situazione gestionale del Padule di Fucecchio (Riserva Naturale e Area Contigua) si è da poco sbloccata con l’approvazione definitiva del Regolamento e l’identificazione del Circondario Empolese Valdelsa quale Ente Gestore. Ciò sta mettendo in moto un processo di miglioramento delle attività gestionali e apre interes- santi prospettive per una fruizione anche della Riserva Naturale fiorentina. Nel corso del 2004 sono già state intraprese alcune attività, come la creazione di un chiaro per la sosta degli anatidi e dei trampolieri, la pulitura del canneto invecchiato, l’inanellamento scientifico di passeriformi, attività di censimento dell’avifauna. Le attuali attività economiche presenti nel territorio della riserva sono la caccia, limitatamente all’area conti- gua, che è stata regolamentata con la Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 119 del 09/07/2007, l’agricoltura (seminativi), per cui è in fase di realizzazione il regolamento, e la lavorazione del Sarello. Poten- zialmente esiste anche una fruizione turistica con la presenza nell’area di aziende agrituristiche, Ostello Pon- te a Cappiano ( Comune di Fucecchio Consorzio di Bonifica Padule di Fucecchio). Sul territorio esiste l’associazione GADA di Fucecchio che promuove attività di conoscenza del territorio. Dall’analisi svolta, è emerso come la riserva naturale presenti ancora nodi gestionali da risolvere e non sia adeguatamente strutturata per la fruizione.

9 >Altre ANPIL del territorio provinciale

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Per quanto riguarda le altre ANPIL presenti nella Provincia di Firenze, vanno fatte delle brevi e particolari considerazioni. Per quanto riguarda le ANPIL “Le Balze” nel Comune di Reggello, “Alta Valle del Carfa- lo” nel Comune di Montaione, e “Sasso di Castro Montebeni” nel Comune di Firenzuola, queste sono sta- te solo di recente istituite ed inserite nel IX° El enco Regionale delle Aree Protette, e per questo stanno po- nendo proprio in questi anni le basi progettuali per cominciare la loro opera gestionale e promotrice. Tre que- ste solo il Comune di Montaione a provveduto a redare un Regolamento che lo rende immediatamente ope- rativo e definisce le basi di gestione dell’Area Protetta , mentre gli altri due Comuni dovranno provvedere al più presto. L’ANPIL del Torrente Terzolle con una estensione di 1970 ettari che comprende i tre Comuni di Firenze, Sesto F.no e Vaglia, presenta problematiche molto simili a quelle riscontrate nell’ANPIL del Mensola; anche qui allo stato attuale non sono stati risolti ancora molti nodi istituzionali, a cominciare dall’individuazione dell’ente gestore, che sulla carta è rappresentato dalle tre amministrazioni comunali. Solo di recente si è riu- scito a definire un Regolamento di gestione e d a porre le basi attraverso il Comune di Firenze per comincia- re ad operare in modo costruttivo allo sviluppo dell’area, attualmente manchevole di qualsiasi struttura. Per quanto riguarda l’ANPIL dei “Monti della Calvana”, è stata istituita nel 2003 su un territorio di 1337 et- tari a cavallo dei due comuni di Calenzano e Barberino di M.llo, ma gestita di fatto dal Comune di Calenzano. Tale area nonostante sia stata istituita già da due programmi , fa fatica a svilupparsi anche se il Comune ha iniziato a porre in essere una serie di interventi di recupero strutturale dell’area e alcuni progetti di promo- zione soprattutto a scopo didattico ambientale, quale ad es. il progetto “i colori della Calvana” finanziato dalla Regione Toscana e che ha come scopo, con la collaborazione dell’Associazione Symbiosis, di far conoscere l’area alle scolaresche attraverso una serie di lezioni da svolgere in classe ed escursioni a piedi a a groppa d’asino sul territorio. Attualmente il Comune di Calenzano, ha avviato le procedure per la definizione del Re- golamento dell’Anpil, ma data la particolare situazione territoriale, che vede l’area dei Monti della Calvana trovarsi a cavallo di due province, quella di Firenze e Prato, e coincidere con il territorio classificato quale Sito di Importanza Regionale, la redazione di tale atto, da parte dell’ente gestore, viene a doversi raccordare con gli atti relativi alla parte dell’Anpil nella Provincia di Prato e al Piano di Gestione del SIR, tutti in fase di appro- vazione. Questo ha comportato dei ritardi rispetto ai tempi preventivati e un certo ritardo nello sviluppo dell’area stessa. Più critica rimane la questione dell’ANPIL della “Garzaia di Figline” istituita con Delibera di Consiglio Co- munale n. 4 del 13/02/03 del Comune di Figline Valdarno, e perciò inserita già dal VII° aggiornamento nell’elenco regionale delle Aree Protette, la quale per svariate difficoltà relativa alla presenza di privati all’interno del territorio dell’ANPIL e alla mancata acquisizione dei terreni in questione da parte dell’amministrazione Comunale, nonché le sopravvenute problematiche dovute agli interventi legati alle opere sulla cassa di espansione a sinistra idraulica d’Arno, attualmente rimane ingestita ed il Comune ha deciso con Delibera di Giunta Comunale n. 124 del 17/10/2006 di sospendere l’attuale iter di sviluppo dell’area e ri- mandare alla progettazione definitiva delle casse di espansione, in qualità di Ente attuatore, l’acquisizione dei terreni e la sistemazione degli stessi allo scopo di realizzare l’oasi naturalistica di protezione denominata “Garzaia” originalmente prevista.

A chiusura del quadro descrittivo dei servizi per singola area, la tabella successiva offre la visione d’insieme .

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 158 Provincia di Firenze

SERVIZI E ATTIVITA’ PER LA FRUIZIONE

Centri visita/ Rete Segnaletica Calendario Attività di conservazione e Studi e ricerche / Materiali Foresterie / Aree sosta Aree protette Punti escursionistica esterna e dentro escursioni / miglioramento ambientale pubblicazioni promozionali/ Rifugi attrezzate informazioni attrezzata area protetta. attività di guida

Attività di gestione naturalistica del Pubblicazione sulle In Rete segnaletica stradale ANPIL Foresta patrimonio forestale mediante Punto Carta dell’area Presenti sia il risorse faunistiche. progettazione escursionistica. presente sia In allestimento di S.Antonio regolamento e piano del demanio. informativo nel protetta e dei calerdario, sia le Studio sorgenti e e presenza di Percorsi didattici all’esterno, sia o già realizzate Attività antincendio, controllo sul comune sentieri guide qualità acque bivacchi attrezzati all’interno bracconaggio ANPIL Poggio Guida naturalistica. Recupero castagneti da frutto (in Rete Riparghera Studi su burraie e Punto Carta dell’area Foresteria Segnaletica in Presenti sia il In allestimento corso). escursionistica. S.ta Brigida sorgenti. informazioni protetta e dei presso il prossimità S.Brigida calerdario, sia le in parte già Gestione mediante regolamento e Percorsi didattici Valle Documento su nel Santuario sentieri Santuario e all’interno guide realizzate piano. attrezzati dell’Inferno Santuario (in corso) Studio sulla ANPIL condizione Carta dell’area Segnaletica in Presenti sia il Montececeri Recupero e messa in sicurezza fitosanitaria dei protetta e dei Rete escursionistica prossimità e calendario, sia le degli storici bacini estrattivi boschi. Studi sentieri all’interno guide

sull’attività estrattiva ANPIL Quadro conoscitivo Torrente Percorsi in fase di Segnaletica in Gestione fino ad ora assente interno alla proposta di In realizzazione Mensola realizzazione prossimità ANPIL

Punto Gestione mediante regolamento e accoglienza ANPIL Stagni piani di gestione annuali. Attività di WWF, Punto di Presente sia il Guida alle oasi del Dèpliant In Segnaletica interna di Focognano sfalcio periodico degli habitat informazione Percorsi attrezzati calendario sia WWF Italia illustrativo progettazione ed esterna prativi e di manutenzione delle presso la l’attività di guida aree umide Sezione WWF Toscana La gestione dell’area e la ANPIL Podere manutenzione degli habitat e delle Brochure illustrativa Punto Brochure sul Segnaletica solo La Querciola strutture viene realizzata dalla dell’ANPIL realizzata accoglienza Parco della Percorsi attrezzati Attività di guida nell’a.p. LIPU e dalle ass. venatorie per le per l’inaugurazione Lipu Piana aree di propria competenza L’area umida viene gestita con un ANPIL piano di gestione annuale, Studi sui flussi Centro Visite Presente sia il Gabbianello approvato dall’Amministarzione migratori in Percorsi intorno attrezzato per In realizazione calendario sia In allestimento Boscorotondo comunale. In progetto collaborazione con all’Oasi disabili l’attività di guida l’allargamento della zona umida ed l’Università di Firenze il rimodellamento del bosco igrofilo Centro di Riserva Gestione riguardante le attività di Dèpliant e documentazion Naturale sfalcio periodico del canneto e pubblicazioni del e di Percorsi intorno al provinciale intervwenti di recupero e In realizzazione progetto Lungo le rotte Castelmartini Padule Padule di monitoraggio di habitat e fauna migratorie (per la Prov. Di Fucecchio presente in loco. Pistoia)

Tab. 4.2/I Servizi e attività per la fruizione nelle Aree Protette

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 159 Provincia di Firenze

4.3 ALTRI SERVIZI PER LA FRUIZIONE

In questo paragrafo si mette in evidenza il livello di dotazione di altri servizi per la fruizione delle aree protet- te, intendendo quelle attività di natura turistica e in senso lato commerciale presenti nella zona, che si pre- stano per attrarre utenti. Inoltre, si mettono in evidenza le connessioni che esistono tra i servizi per la fruizio- ne dell’area protetta e i servizi offerti dal più ampio contesto territoriale il comune e l’area allargata. Riguardo al livello di dotazione di altri servizi, occorre dire che solo in alcuni casi come l’ANPIL Foresta di S. Antonio nel comune di Reggello, e secondariamente l’ANPIL Poggio a Riparghera nel comune di Pontassie- ve, si presenta un discreto potenziale di altri servizi. Nel caso di Reggello, si tratta infatti di un territorio dotato di una buona rete di accoglienza, con ben 16 strutture alberghiere e più di 20 aziende agrituristiche. La posi- zione strategica rispetto alla vicinanza con Firenze, l’altitudine di media collina, la presenza di risorse partico- lari come il Santuario di Vallombrosa, meta del turismo religioso, hanno favorito lo sviluppo di attività turisti- che. Sebbene le connessioni fra ANPIL e Parco nazionale delle Foreste Casentinesi non siano strette da un punto di vista istituzionale e di programmazione di interventi comuni, esistono connessioni nella fruizione del territorio da parte degli utenti. Secondo le interviste effettuate, l’ANPIL Foresta di S. Antonio non è partico- larmente conosciuta e sconta la vicinanza al rinomato parco nazionale e la Riserva di Vallombrosa. Come segnalato da alcuni operatori, sono soprattutto gli utenti delle aziende agrituristiche, in particolare coloro che si fermano per alcuni giorni, a richiedere servizi di guida o materiali informativi per visitare l’ANPIL. Nella fase progettuale, si dovrà tenere conto del bacino potenziale di utenza presente sul territorio per pro- porre nuove occasioni di conoscenza e di fruizione dell’area protetta.

L’ANPIL Poggio Riparghera, S.Brigida, Valle dell’Inferno, è inserita nel territorio di Pontassieve che ha 4 strutture alberghiere, 18 aziende agrituristiche e una decina di strutture che si prestano per l’affitto delle ca- mere. Allo stato attuale dell’indagine, non risulta che l’utenza delle aziende agrituristiche abbia forme struttu- rate di visita nell’ANPIL. Appare invece che l’area protetta sia fruita dall’esterno in gite giornaliere di famiglie e coppie del bacino fiorentino. Il caso dell’ANPIL di Montececeri è ancora diverso. Fiesole è un luogo particolarmente attrattivo molto vicino al capoluogo, che ha un turismo d’èlite per il quale l’area protetta è un’occasione per fare passeggiate intorno all’abitato, ed è concepita dagli stessi residenti come un parco cittadino. Le connessioni territoriali tra area protetta e città sono evidenti, un po’ meno lo sono in relazione al livello di consapevolezza da parte dell’amministrazione e degli abitanti di che cosa sia un’area protetta rispetto ad un parco urbano. Per il resto, le altre aree protette della provincia di Firenze, come sono attualmetne strutturate, non costitui- scono forti risorse che possono fare da fattore attrattivo per i territori nei quali sono inserite ed hanno infatti una dotazione limitata di altri servizi.

Allo stato attuale delle informazioni, risulta che nel complesso le connessioni tra la fruizione delle aree protet- te e i servizi offerti dal più ampio contesto territoriale sono piuttosto deboli o inesistenti.

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Sono deboli come nel caso dell’ANPIL Foresta di S.Antonio, nel comune di Reggello, che ha una sua voca- zione turistica con una dotazione di strutture alberghiere ed agrituristiche, ed è confinante con i territori del Parco nazionale delle Foreste Casentinesi. Sono assenti come nel caso della Riserva naturale provinciale Padule di Fucecchio non tanto per la mancan- za di strutture ricettive, che pure sono presenti a livello di Circondario Empolese con un tessuto di aziende agrituristiche, ma per l’assenza di forme di fruizione connesse con l’area protetta, che non offre allo stato at- tuale nessun servizio del genere. L’ANPIL Poggio Riparghera, a Pontassieve, si presta come detto per la fruizione di giornata, pur essendo un comune nel quale le attività turistiche sono presenti, probabilmente a causa della stretta vicinanza al capo- luogo provinciale. Le ANPIL Stagni di Focognano (Campi Bisenzio) e Podere La Querciola (Sesto Fiorentino) pur essendo se- parate da una breve distanza, e dall’asse autostradale della A1, non hanno connessioni fra le rispettive am- ministrazioni, né fra gli operatori di servizi per la fruizione. Inoltre, per la tipologia della fruizione, che avviene in giornata, per l’assenza di fattori attrattivi, non vi sono connessioni col locale sistema economico.

Nel complesso, si riconferma il quadro appena tracciato in apertura: vi è una scarsa dotazione di servizi de- stinati alla valorizzazione e fruizione del sistema delle aree protette della provincia di Firenze e a fronte di al- cuni casi di dotazione di strutture ricettive e di un tessuto di piccolo commercio, non appaiono esserci con- nessioni tra la fruizione turistica in senso lato, e quella derivante dalle aree protette.

4.4 LA DOMANDA

Nei paragrafi precedenti sono già stati introdotti alcuni elementi di caratterizzazione della fruizione delle aree protette, anticipando il tema qui in oggetto. In generale, le aree protette del sistema provinciale che offrono servizi ambientali si prestano per la fruizione scolastica e per l’utenza di escursionisti amanti dei boschi e delle camminate, oppure attratti da interessi specifici (botanica; ornitologia, ecc.). La popolazione locale è tra gli utenti ricreativi delle aree protette, con intensità diversa a seconda dei contesti territoriali, mentre l’utenza turistica appare poco presente.

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Segmento Escursionismo Aree protette Ecoturismo Didattica ricreativo dei Turismo (Trekking) residenti giornaliero

ANPIL Foresta di XXX X XX XX X S.Antonio

ANPIL Poggio Riparghera S.ta XXX XX XX XX X Brigida Valle dell’Inferno ANPIL Montececeri XX X X XXX X

ANPIL Torrente XX Mensola

ANPIL Stagni di XXX XXX XX X Focognano

ANPIL Podere La XX XXX X Querciola

ANPIL Oasi di Gabbianello XX XXX x x Boscotondo

Riserva Naturale provinciale Padule XXX X di Fucecchio

Tab. 4.4/I Tipologia di fruitori per aree protette: xxx indica buona presenza; xx indica presenza moderata; x indica pre- senza scarsa.

La quantificazione della domanda delle aree protette è pressoché impossibile, date le sue caratteristiche. At- traverso le statistiche sui flussi turistici è possibile conoscere il numero degli arrivi e delle presenze presso le strutture ricettive che si trovano nei comuni, ma da queste informazioni non si possono estrapolare dati relati- vi all’utenza delle aree protette. Ciò non è stato possibile nemmeno attraverso una ricerca sul turismo dell’IRPET che ha avuto per oggetto i parchi nazionali, regionali e alcune ANPIL della Toscana, dove l’indagine sulla domanda si è focalizzata per lo più sulle caratteristiche qualitative 16 . In essa sono state descritte le caratteristiche-tipo del fruitore delle a- ree protette: si tratta di utenti dai 25 ai 50 anni d’età, con elevato grado di istruzione, di professione impiega- tizia o di libera professione, provenienti dal Nord e Centro Italia, che amano visitare le aree protette in com- pagnia, organizzando da se stessi il proprio viaggio.

16 Pagni R. (a cura di) “Il turismo e la valorizzazione delle aree protette. Analisi dell’esperienza Toscana”, IRPET Regione Toscana, 2002.

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Nel caso del sistema di aree protette della Provincia di Firenze, sulla base delle informazioni raccolte durante l’indagine sul campo, si può solo confermare parte delle caratteristiche emerse nella ricerca IRPET, relativa- mente al segmento degli escursionisti. Sugli altri segmenti, in particolare quello scolastico è invece possibile fornire dati e informazioni poiché si trat- ta di un’utenza attratta dagli operatori che offrono servizi di visite guidate e programmi di educazione ambien- tale. L’utenza degli escursionisti è concentrata soprattutto i fine settimana. Quella delle classi negli altri giorni di apertura (su prenotazione).

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Provincia di Firenze CAPITOLO CINQUE IL SISTEMA ECONOMICO DELLE AREE PROTETTE

5.1 IL QUADRO DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE: SOTTOSISTEMI E CONNESSIONI ATTUALI

Le aree protette della Provincia di Firenze possono essere suddivise in due principali sottosistemi, sulla base della loro collocazione geomorfologica:  il sottosistema collinare-montano;  il sottosistema di pianura e zone umide.

5.1.1 Il sottosistema collinare-montano

Il sottosistema collinare-montano è formato dall’ANPIL Foresta di S.Antonio, dalla Riserva naturale statale di Vallombrosa, dal Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, M. Falterona e Campigna per la porzione di Londa e S. Godenzo, dall’ANPIL Poggio Riparghera S. Brigida Valle dell’Inferno, dall’ANPIL Montececeri e dall’ANPIL Torrente Mensola, l’ANPIL Gabbianello-Boscorotondo nel Comune di Barberino del Mugello, l’ANPIL Monti della Calvana nei Comuni di Calenzano e Barberino del Mugello, e dalle aree protette di recen- te istituzione quali: l’ANPIL Le Balze nel Comune di Reggello, l’ANPIL Sasso di Castro e Monte Beni nel Co- mune di Firenzuola e l’ANPIL Alta Valle del Torrente Carfalo nel Comune di Montaione. Coerentemente con i precedenti capitoli, l’analisi è stata svolta sulle aree protette già istituite ed inserite da tempo nel programma regionale. Nel sottosistema collinare-montano emergono le esperienze più significative nella gestione delle aree protet- te e nell’articolazione dei servizi ambientali relativamente alla provincia di Firenze. In particolare, sono le ANPIL che fanno capo ai comuni di Reggello e di Pontassieve (Foresta di S.Antonio; Poggio Riparghera S. Brigida Valle dell’Inferno) che rivelano maggiore dinamicità, capacità di progettazione e di aggregazione. Le relazioni fra i soggetti istituzionali, gli enti di gestione, appaiono improntati alla collaborazione. Le relazioni fra i soggetti all’interno delle aree protette, appaiono anch’esse di tipo collaborativo con le associazioni e coope- rative locali. Esistono inoltre reti di connessione fra queste due realtà con le amministrazioni comunali di Fie- sole e con la Provincia di Firenze, relativamente alla progettazione di interventi e iniziative di valorizzazione delle aree protette. L’ANPIL di Montececeri presenta anch’essa alcuni elementi positivi di raccordo con altre aree protette, ma sconta la sua caratterizzazione di parco periurbano più che di area naturale protetta. La stessa visione dell’ANPIL appare più di tipo localistico. Nel complesso il sottosistema si presenta debole nelle sue connessioni interne, ma tale debolezza va messa in relazione alla relativa giovinezza delle aree protette e alle loro caratteristiche intrinseche: si tratta spesso di aree di piccola porzione (le più grandi sono per l’appunto a Reggello e Pontassieve) inserite in contesti terri- toriali urbanizzati e sviluppati, nei quali la protezione dei valori naturalistici non assume una vera e propria vocazione allo sviluppo, come del resto sarebbe eccessiva, tenuto conto che le rispettive economie si basano sul tessuto di piccole e medie imprese e nel terziario. Appare tuttavia come ci sia spazio per implementare

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Provincia di Firenze queste recenti esperienze, puntando, come si dirà anche oltre, su una maggiore connessione delle aree te- nuto conto della vicinanza ad un grosso bacino di potenziali fruitori costituito dalla città di Firenze.

5.1.2 Il sottosistema di pianura e zone umide

Il sottosistema di pianura e zone umide accorpa tutte le restanti aree protette: la Riserva naturale provinciale Padule di Fucecchio, l’ANPIL Stagni di Focognano, l’ANPIL Podere La Querciola e l’ANPIL Garzaia di Figline nel comune di Figline Valdarno. A queste si possono affiancare tutte le realtà legate alla presenza della Z.P.S. “Stagni della Pianq Fiorentina “, ai sensi della L.R. 56/00, che negli ultimi anni ha visto il nascere di nuove realtà locali legate all’istituzione di parchi cittadini, come il Parco dei Renai e il Parco Cico Mendez che, in qualche modo, vanno ad integrare il sistema delle zone umide, favorendone la finalità specifica legata soprattutto alla tutela della biodiversità, ed in particolar modo quella legata alla presenza delle specie ornitologiche migratorie e nidificanti che an- nualmente visitano il territorio provinciale. L’area protetta che spicca per articolazione di servizi alla fruizione e per la dotazione di strumenti gestionali è l’ANPIL Stagni di Focognano. Si tratta di una piccola ma significativa oasi di protezione all’interno del sistema di aree umide che si snoda nella Piana Fiorentina, che purtroppo mal si connette alle altre due aree umide provinciali, né tale connessione sembra poter migliorare, data la fortissima pressione antropica vigente sulla piana. L’assenza di relazioni con la quasi confinante ANPIL Podere La Querciola è certamente un punto di debolezza – nonché di problematicità all’interno dello stesso sistema di aree protette provinciale- tenuto con- to poi della similarità delle risorse delle due aree protette e delle difficoltà che ci sono per far risaltare le spe- cificità di piccole oasi naturali. Allo stato attuale, un rapporto collaborativo fra le due ANPIL appare estrema- mente improbabile a causa dei due modelli di gestione: da un lato, il Comune di Campi Bisenzio ha affidato la gestione al WWF Italia, ed ha impostato la fruizione dell’ANPIL in linea con le finalità previste della normativa sulle aree protette; dall’altro, il Comune di Sesto Fiorentino, su un’area di circa 56 ha, ha dato disposizione per la gestione di una piccola porzione, appena 5 ha, per la quale non ha ancora previsto chiari meccanismi gestionali ed ha provvisoriamente affidato il mantenimento di questa a due soggetti di estrazione contrappo- sta, l’associazione LIPU e la locale associazione venatoria; inoltre ha riconosciuto all’associazione venatoria la possibilità di svolgere visite guidate alle scuole presso il lago di circa 20 ha che tale associazione ha in af- fitto da privati. In sostanza, l’amministrazione comunale di Sesto Fiorentino non ha ancora operato chiare scelte gestionali. Il caso della Riserva naturale provinciale di Fucecchio è anch’esso complesso, ma per motivi differenti: fino all’approvazione del Regolamento della Riserva Naturale e dell’ Area Contigua non c’è stata chiarezza sulla figura del soggetto gestore; allo stato attuale sono in via di definizione i rapporti fra i soggetti pubblici e quelli privati per la fruizione e gestione della riserva. L’ANPIL Stagni di Focognano, appare pertanto un esempio isolato nel sottosistema di pianura, sia per quanto riguarda le connessioni con altri soggetti pubblici, sia per i soggetti privati e associativi.

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L’analisi sin qui svolta rivela un sistema di aree protette provinciali in formazione, nel quale si distinguono al- cune esperienze significative nella gestione e fruizione, ma che nel complesso appare ancora poco struttura- to nei servizi e nelle relazioni fra i vari soggetti che a diverso titolo vi operano.

5.2 LE OPPORTUNITÀ OCCUPAZIONALI PER IL SISTEMA DI AREE PROTETTE

Nel capitolo precedente sono stati descritti i tipi di servizi ambientali offerti nelle aree protette della Provincia di Firenze. Si tratta in genere di servizi per la fruizione turistica, in particolare al segmento scolastico, come le attività di didattica e di educazione ambientale, oppure di guida escursionistica; particolarmente scarsi se non assenti del tutto, appaiono i servizi rivolti ad attività di commercializzazione di proposte di fruizione e di pro- mozione. I servizi ricettivi sembrano giocare un ruolo secondario, almeno allo stato attuale, visto che nella maggior parte delle aree protette le forme di fruizione avvengono in giornata. Al quadro attuale dei servizi ambientali, occorre aggiungere la visione prospettica in relazione ai programmi degli enti gestori delle aree protette, e alla progettualità espresssa dal presente Piano, che potrebbe compor- tare un aumento delle attività e delle opportunità occupazionali. Inoltre, occorre considerare l’evoluzione dei servizi ambientali in senso lato 17. Infatti, i servizi ambientali racchiudono un insieme composito e variegato di attività, dalla valorizzazione e la manutenzione del territorio (parchi, aree naturali e archeologiche) alla gestione e lo smaltimento dei rifiuti so- lidi urbani, dalla gestione dei servizi idrici al risanamento delle zone inquinate, al controllo e la tutela dell’ambiente. Nell’ambito di questo vasto settore sono recentemente nati nuovi campi di attività legati ad una maggiore sensibilità maturata in seno alla società verso i problemi dell’ambiente, che da vincolo allo sviluppo economi- co è divenuto sempre più spazio di progettualità ed opportunità di crescita. I processi innescati dai nuovi bi- sogni che si ispirano alla realizzazione di una migliore qualità della vita, costituiscono un potenziale fattore per la crescita dei servizi connessi a questo settore, ma anche per l’attivazione di nuove figure professionali e l’evoluzione e la riqualificazione delle figure già presenti. I soggetti che domandano servizi ambientali appartengono a categorie diverse: sono le comunità locali, gli abitanti delle città, i turisti, le scuole, i consumatori di specifici beni, ecc. L’attenzione sui beni naturali e paesaggistici va crescendo di importanza e coinvolge fasce di utenti sempre più numerose. Ad oggi risulta ancora piuttosto limitata la domanda proveniente da categorie quali gli anziani e i portatori di handicap, che spesso rimane inespressa a causa dell’inadeguatezza dell’offerta. Questi poten- ziali fruitori dovrebbero divenire destinatari specifici di nuove proposte e progetti di attivazione di servizi in campo turistico, culturale ed ambientale 18 .

17 Si veda: Cannas R., 1999, “Nuovi bacini di impiego nei servizi ambientali”, in Servizi alla persona e nuovi bacini di impiego in Toscana , Caselli R (a cura di) IRPET-Regione Toscana. 18 Uno studio condotto da Eco&Eco, Università di Trieste, Legacoop Veneto , Ecoturismo, gestione verde dei rifiuti e cooperative. Analisi di casi e indicazioni di policy , giugno 1999, ha censito a livello nazionale ben 231 cooperative che svolgono, in misura prevalente, attività di turismo ambientale ed ha appurato come questo settore di attività sia in crescita.

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I consumatori sono diventati più esigenti verso il mercato, specie in materia di prodotti alimentari. Gli anni Ot- tanta hanno visto crescere la diffusione di prodotti biologici, che proprio negli ultimi anni, a seguito anche di incresciosi avvenimenti come, ad esempio, il “morbo della mucca pazza” e la “aviaria”, hanno incrementato ulteriormente la richiesta di prodotti controllati, certificati. La domanda dei marchi ecologici dei prodotti consumati investe anche il campo del turismo: specialmente dal Nord Europa, si fa sempre più consistente la ricerca di strutture dotate di accorgimenti per il risparmio ener- getico e a basso impatto ambientale 19 . Il tema della qualità è stato inoltre già affrontato nelle aree protette; la L 394/91 prevede infatti che gli Enti Parco possano concedere l’uso del proprio nome o del proprio emblema a servizi e prodotti locali che pre- sentino requisiti di qualità e che soddisfino le finalità del parco.

A fronte di una domanda che, compiendo una semplificazione estrema, si può ricondurre alla richiesta di maggiore qualità ambientale, vi è un insieme complesso e molto eterogeneo di attività che in modo diverso contribuiscono a comporre l’offerta. Tra queste, vi sono almeno tre settori che negli ultimi anni hanno sperimentato una rapida evoluzione: - la manutenzione e la valorizzazione delle risorse naturali e culturali; - l’attività di certificazione di qualità ecocompatibile; - la gestione integrata dei rifiuti

Le attività legate alla valorizzazione e alla manutenzione delle risorse ambientali e culturali costituiscono un campo d’azione in fermento. I beni culturali e il patrimonio museale e architettonico sono oggetto di interventi di restauro, ma anche di valorizzazione economica attraverso l’utilizzo dei siti a fini espositivi, convegni, ecc. Su questo tipo di interventi ed attività di riqualificazione è importante la distinzione del ruolo di stimolo, di tute- la e di regolazione svolto dal settore pubblico, al quale dovrebbe però affiancarsi il soggetto privato per finan- ziare e contribuire alla progettazione e alla realizzazione degli interventi, attraverso le innumerevoli forme di concertazione oggi attivabili tra le categorie sociali ed economiche presenti nel territorio. I parchi naturali e le aree protette costituiscono certamente la punta di diamante dei servizi erogati in campo ambientale. In quest’ultimo decennio, le iniziative collegate a queste aree, che hanno contato con il coinvol- gimento di molteplici attori (associazioni ambientaliste, operatori privati ed autorità locali) hanno attivato co- spicue risorse finanziarie e umane in aree considerate tradizionalmente marginali. Oggi si sta affermando un nuovo modello comportamentale che tende a superare una visione puramente conservativa dei parchi, per affermare sempre più una visione incentrata sulla promozione attiva dello svilup- po: il parco, oltre a essere oggetto di tutela, esprime la funzione di laboratorio per l’attivazione di nuovi mo- delli di sviluppo del territorio, incentrati sulla possibilità di promuovere nuove forme di fruizione della risorsa. L’ente gestore offre direttamente, ma anche attraverso convenzioni e appalti con associazioni e cooperative

19 Eco&Eco, 1998, I marchi di qualità nei parchi , Regione Emilia Romagna, Bologna. Più recente è il contributo del CTS e Ministero dell’Ambiente “Studio per la fattibilità di un marchio di qualità del turismo nei parchi nazionali” di prossima pubblicazione, curato da Can- nas R. e Solinas M., che da una rassegna sui marchi e la certificazione analizza, con indagini sul campo, le varie applicazioni di marchi per la qualità nei parchi nazionali.

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Provincia di Firenze locali, una rete di servizi (centri visita, aree faunistiche, guide escursionistiche e, in alcuni casi, una vetrina per i prodotti alimentari) in grado di attivare nuovi spazi occupazionali; offre incentivi per la conversione delle produzioni agricole a metodi biologici e concede l’uso del proprio marchio per i prodotti realizzati nell’area d’interesse. Vi è un aspetto che si riferisce alle politiche di intervento nelle aree protette e nei beni culturali che merita una riflessione. Negli anni passati è prevalsa la tendenza a privilegiare l’orientamento dei finanziamenti e delle decisioni di intervento sulle cose, ad esempio sulla ristrutturazione di edifici, piuttosto che sui modelli di ge- stione, di utilizzazione dei siti stessi a fini promozionali, quali ad esempio per convegni, o artistico-culturale, e di formazione. Spesso, fra i punti deboli dell’offerta vi sono la scarsa capacità imprenditoriale e professionale, la mancanza di innovazione e, forse più importante, di iniziativa progettuale. Queste carenze sono peraltro emerse nell’indagine sui servizi nelle aree protette della provincia di Firenze, sebbene vada di nuovo evidenziato come nel caso specifico, dato l’attuale insufficiente livello di dotazione dei servizi ambientali, sia necessario orientarsi non solo sulla preparazione delle risorse umane, ma anche sul potenziamento delle infrastrutture per la fruizione. Tale potenziamento va perseguito tenendo presente le ca- ratteristiche delle aree protette della provincia di Firenze relativamente alle loro caratteristiche naturali, alla loro dimensione, alla loro collocazione geografica, ai loro sistemi socio-economici locali di riferimento. I principali settori d’attivazione economica sono per lo più riconducibili all’educazione ambientale, ai soggiorni naturalistici, alle attività di animazione e all’offerta di servizi legati ad attività sportive e ricreative. Nelle aree protette della Provincia di Firenze, sembrano prevalere servizi rivolti all’utenza scolastica; non è escluso che si possa incrementare l’offerta e la promozione dei servizi per favorire la fruizione dei residenti e dei turisti che pernottano o transitano in zone circostanti alle aree protette. In alcuni casi, come l’ANPIL di S. Antonio, il ripristino del patrimonio edilizio potrebbe incrementare l’offerta ricettiva e favorire la permanenza all’interno dell’area protetta (In genere, le altre aree protette provinciali mal si prestano per offrire servizi ricettivi al loro interno). La certificazione esprime la necessità delle imprese di adeguarsi ai cambiamenti di costume della società che sollecita maggiore tutela rispetto ai fenomeni di inquinamento e di degrado ambientale. Per rispondere alle esigenze dei consumatori, e comunque degli utenti finali, le imprese stanno adattando i loro processi produt- tivi in base a specifici criteri di controllo della qualità. La certificazione di qualità eco-compatibile è un seg- mento di mercato che sta conoscendo un rapido sviluppo grazie all’organismo di normazione internazionale ISO, International Standard Organisation, che ha iniziato ad operare diffusamente in Europa dalla fine degli anni Ottanta. In particolare è la famiglia delle ISO 14000 che ha introdotto i requisiti standard per implemen- tare un sistema di gestione ambientale (SGA) orientandolo verso l’efficienza e il miglioramento continuo delle proprie prestazioni. Anche la Comunità Europea, con Reg. CE n. 1836/93, ha introdotto un sistema di certificazione eco- compatibile, EMAS, Eco-Management and Audit Scheme, che propone la riduzione degli impatti e il miglio- ramento continuo delle prestazioni ambientali delle imprese; l’emanazione di EMAS II avvenuta col Reg. CE n. 761/2001 ha permesso l’allargamento del campo di applicazione dai siti industriali alle organizzazioni di qualsiasi settore economico, con un’attenzione particolare alle piccole e medie imprese. Attualmente la certi-

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Provincia di Firenze ficazione di sistema non ha avuto particolare riscontro nelle aree protette, tranne alcune esperienze in corso negli enti di gestione (ad esempio: Parco nazionale del Circeo, Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi). Gli spazi per la crescita delle attività connesse alle certificazioni di qualità possono essere generati da alme- no due importanti soggetti: da un lato le imprese, e in questo contesto interessano soprattutto quelle agricole e di servizi turistici; dall’altro, le amministrazioni pubbliche. Si tratta di spazi fino ad ora inesplorati nei territori delle aree protette oggetto di studio: non risultano ad oggi organizzazioni certificate o in procinto di ottenere la certificazione, operanti in agricoltura o nei servizi turistici. Tuttavia appare un ambito in pieno fermento che sebbene non nell’immediato potrà originare una domanda di nuovi profili occupazionali, ad esempio per le consulenze ai processi di implementazione di SGA, per auditor ambientali, ecc. La pur sommaria caratterizzazione della domanda e dell’offerta dei servizi tipici del comparto “ambiente” evi- denzia una forte variabilità e frammentazione di attività che si riflette su un altrettanto eterogeneo insieme di tipologie di lavoro e professionalità. Secondo quanto affermato nello studio citato (Cannas, 1999): “I cambiamenti che stanno avvenendo negli assetti gestionali richiederanno nuove competenze professionali in almeno quattro aree: il management, la comunicazione d’impresa, il controllo della qualità, il campo della regolazione economica. Tra le nuove figure, prenderà sempre più piede l’esperto in certificazione di qualità che potrà operare sia all’interno di imprese private e di enti pubblici, sia in segmenti di mercato più specifici legati ad esempio ai servizi turistici in aree protette. E proprio in aree protette e parchi culturali si affermeranno sempre più operatori specializzati nel turismo am- bientale, tour operator, animatori culturali, guide territoriali con formazione multidisciplinare, operatori specia- lizzati per garantire la fruizione agli anziani e ai disabili. Oltre che per la valorizzazione in chiave turistica, i parchi si faranno portatori di domanda di lavoro con diversi gradi di specializzazione per la manutenzione del territorio, il ripristino e la conservazione di siti storici; in queste ultime attività potrebbero attivarsi collabora- zioni con enti di ricerca, università e figure altamente specializzate”. La gestione integrata dei rifiuti, pur essendo un campo di attività dei servizi ambientali, è appena accennata in questo lavoro, non avendo connessioni dirette con il tema delle aree protette.

Quindi, tralasciando i servizi ambientali nel campo della gestione dei rifiuti e della gestione delle risorse idri- che, gli ambiti occupazionali che appaiono maggiormente connessi alle aree protette sono i seguenti:

- guide turistiche, escursionistiche, equestri; - educatori ambientali - animatori culturali - accompagnatori turistici (per anziani, portatori di handicap, ecc.) - esperti di qualità - ricercatori per attività di conservazione (naturalisti, geologi, ecc.) - operatori di creazione, promozione e commercializzazione di prodotti turistici per le aree protette (tour operator; esperti di marketing, ecc.) - comunicatori ambientali

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Provincia di Firenze

- operatori di multimedialità - operatori di ricettività (foresterie; bed&breakfast; agriturismo, ecc.) - operatori per la manutenzione ambientale

L’elenco può essere esteso ai servizi turistici in senso più ampio, come la ricettività, la ristorazione, la rete dei servizi commerciali, di trasporto, ecc., se si considera che la fruizione delle aree protette è anche di tipo turi- stico. Se si mette a confronto il quadro degli ambiti occupazionali potenziali con quello dell’occupazione reale nei sistemi locali entro cui sono inserite le aree protette, si nota un forte scarto, dovuto sia alla assenza o debo- lezza del mercato per certi profili lavorativi (ad esempio, tour operator per il segmento del turismo ambienta- le) sia alla mancanza in loco di determinate figure professionali (ad esempio, accompagnatori per portatori di handicap, esperti di marketing, ecc.). Questo scarto è da porre in relazione al livello di sviluppo delle aree protette provinciali, che, come detto, non sono in grado allo stato attuale, di generare forti spinte propulsive di occupazione. Le figure presenti sono le guide ambientali e turistiche, animatori ambientali e culturali. Il tessu- to si presenta scarso, legato all’esperienza di associazioni ambientaliste (LIPU nell’ANPIL di Podere La Querciola; Legambiente nell’ANPIL Foresta di S. Antonio; WWF nell’ANPIL Stagni di Focognano) e di alcune organizzazioni su scala locale (ad esempio l’associazione Resko Trekking nell’ANPIL Foresta di S.Antonio; l’associazione venatoria sportiva Lago del Padule nell’ANPIL La Querciola). Occorre dire che l’analisi è stata rivolta ai territori delle aree protette; sfuggono pertanto le informazioni relati- ve ad organizzazioni –ad esempio tour operator, agenzie di viaggi- che operano in aree protette ma hanno la sede in altra località, ad esempio sul capoluogo provinciale. In realtà l’analisi sui servizi ambientali ha dimostrato come talvolta nei sistemi locali entro cui sono istituite le aree protette mancano o scarseggiano servizi di base per il turismo, come, ad esempio, le strutture ricettive, o dove sono scomparse produzioni artigianali o agroalimentari locali. Le figure occupazionali indicate costituiscono allora modelli di riferimento per la valorizzazione delle aree pro- tette che potranno realizzarsi in relazione all’avvio o alla prosecuzione di processi di sviluppo, sulla base del- le condizioni peculiari delle singole aree protette, e delle risorse umane presenti o attivabili dall’esterno, ma ancora di più sulla base delle interconnessioni fra i sottosistemi del sistema provinciale delle aree protette. L’occupazione è strettamente connessa al tema della formazione. Si è appena detto che spesso nelle aree protette mancano certi profili professionali; allora, un’analisi sulla formazione potrà dare un contributo per comprendere se i profili professionali esistenti corrispondono agli steps di sviluppo che le aree protette hanno individuato al loro interno, e per comprendere qual è il contributo offerto da questo settore per la preparazio- ne delle risorse umane. Un ambito che è rimasto ai margini dell’analisi è la formazione scolastica, che avrebbe necessitato di un’indagine ad hoc, certamente utile ma probabilmente poco finalizzata al raggiungimento degli obiettivi del presente Piano.

Va inoltre rilevato che molte Aree Protette si trovano, per territorialità, connesse ai SIR, il cui livello naturali- stico è legato alle tradizionali attività agricole, quali l’allevamento, le colture tradizionali su terrazzamenti,

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Provincia di Firenze quelle forestali, ecc. Le attività zootecniche estensive, per esempio, interessano per l’alpeggio stagionale, al- ternativamente le zone alto collinari e montane e le aree di pianura, come nel caso del SIR della Calvana cu cui ricade l’omonimo ANPIL. Le attività agricole montane sono particolarmente importanti per alternare, alla compagine forestale, aree di territorio aperto, necessario alla vita di alcune specie quali il Biancone, l’Albanella, il Gheppio, le Allodole, l’ Averla e le altre specie tipiche dei sistemi agricoli. Le pozze di abbeverata degli animali al pascolo, insieme ai laghetti irrigui diventano essenziali per la riproduzione degli Anfibi, oltre che per l’abbeveraggio di tutti gli a- nimali selvatici. Anche le colture a seminativo sono importanti, soprattutto nella pianura fiorentina, ove costi- tuiscono gli ultimi lembi di territorio agricolo. Le attività forestali si sono assai diffuse negli ultimi 10 anni, sia a seguito della ripresa dei tagli dei cedui, conseguenti anche all’aumento del prezzo del petrolio, sia per gli incentivi comunitari agli interventi di avvia- mento all’alto fusto, di recupero della coltivazione dei marroni e di creazione e manutenzione di strutture e infrastrutture di prevenzione antincendio. Questi ultimi hanno interessato soprattutto i territori montani, dove sono individuati i SIR a carattere forestale (come Vallombrosa e Bosco di S. Antonio, Monte Morello, Giogo - Colla Casaglia). Un ruolo a parte hanno avuto gli interventi di imboschimento dei terreni agricoli, incentivati dalla Comunità europea, e che hanno riguardato una non indifferente porzione di terreni agricoli su tutto il territorio provincia- le: spesso essi hanno consentito la maggiore diversificazione del paesaggio agricolo, e la migliore connes- sione tra habitat forestali; essi inoltre consentiranno, a breve termine, una minore pressione sugli ecosistemi forestali, data la loro alta produttività in termini di biomassa, talora anche di alta qualità tecnologica. Non è detto, però, che per il futuro essi vengano conservati, in assenza di ulteriori incentivi, potendo venire presto riconvertiti all’originario uso schiettamente agricolo. Tutte le attività agricolo forestali, dunque, purché condotte con criterio ecologico, oltre che economico, costi- tuiscono talora il nerbo dell’azione di salvaguardia ecologica di certi SIR e delle aree naturali protette ivi isti- tuite, caratterizzati da importanti habitat di origine secondaria. Tali attività fortemente legate alla componente territoriale e come suddetto tendono a caratterizzare anche la gestione delle Aree protette, dovrebbero essere mantenute ed in qualche modo incentivate, attraverso anche politiche si sistema a livello promozionale che me metta in risalto l’importanza.

5.3 VERSO LA COSTRUZIONE DEL SISTEMA PROVINCIALE DI AREE PROTETTE

Il sistema delle aree protette della Provincia di Firenze più che una realtà, costituisce un punto d’arrivo di un percorso che questo Piano ha il compito di contribuire a tracciare. L’attuale livello di articolazione delle singole aree protette dipende da una serie di fattori: l’anno di istituzione dell’area protetta, l’estensione, il tipo di risorse naturali contenute, la localizzazione, il modello di gestione at- tuato, le risorse finanziarie attivate, le risorse umane impiegate, il tessuto produttivo locale, le connessioni fra attività economiche maggiormente interrelate con la fruizione ambientale, le connessioni fra sistemi locali, ecc. Tali fattori non vanno considerati singolarmente ma ciò che conta maggiormente è la loro combinazione.

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Provincia di Firenze

Sulla base di questi, si è articolata l’analisi delle aree protette dalla quale è emerso un quadro nel quale i due sottosistemi individuati presentano alcune esperienze di rilievo nel panorama provinciale, ma nel complesso il sistema appare debolmente strutturato e scarsamente connesso. Più che di sistema vero e proprio, appare più appropriato parlare di un sistema da costruire. La costruzione del sistema necessita quindi del potenziamento delle iniziative all’interno delle singole aree protette, anche e soprattutto attraverso un’attività di coordinamento e promozione da parte della Provincia.

Dall’analisi socio-economica sul territorio delle aree protette sono emersi alcuni filoni di intervento, necessari a irrobustire l’attuale sistema economico delle aree protette: - potenziamento della fruizione scolastico-educativa e di interpretazione dei valori ambientali; - miglioramento della fruizione dei residenti, i quali talvolta ignorano la presenza di aree protette nel pro- prio territorio, con iniziative di animazione locale e maggiore informazione; - connessione con organismi di intermediazione del mercato (tour operator e ATP) oppure con strutture ricettive presenti nei dintorni delle aree protette, affinché siano ampliate le possibilità di fruizione anche per la componente turistica. - potenziamento della dotazione infrastrutturale con centri visita, punti informativi, laddove possibile con foresterie, b&b per incrementare la stessa ricettività;

Come si dirà meglio nel prosieguo del Piano, occorre un approccio integrato sul sistema provinciale, che po- tenzi anche la visibilità e la riconoscibilità delle aree protette, la promozione delle aree protette, la formazione o riqualificazione delle risorse umane, ecc., attraverso un forte ruolo di regia da parte dell’Amministrazione provinciale e di concertazione con gli altri enti e con gli stakeholders locali.

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Provincia di Firenze CAPITOLO SEI PROBLEMATICHE EMERGENTI E OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO

Sulla base delle analisi propedeutiche di carattere ambientale e socio-economico sono di seguito individuati ed analizzati gli elementi di criticità del sistema economico e/o ambientale delle singole Aree Protette e del loro sistema complessivo.

6.1 STUDI E RICERCHE: LO STATO DELL’ARTE

Relativamente allo stato dell’arte delle conoscenze naturalistiche, le zone del territorio provinciale maggior- mente conosciute risultano: - la piana tra Firenze e Prato; - alcuni rilievi antiappenninici (Monti della Calvana, Monte Morello, Monte Giovi); - l’estremo settore occidentale (Padule di Fucecchio e rilievi delle Cerbaie); - alcune porzioni del territorio del Mugello e dell’Alto Mugello (Demanio Giogo-Casaglia, Monte Beni- Sasso di Castro).

Lo stato delle conoscenze vegetazionali e floristiche per il territorio della Provincia di Firenze, come sopra premesso, risulta assai eterogeneo a seconda delle zone geografiche e delle tipologie di habitat. Le zone del territorio provinciale maggiormente conosciute dal punto di vista vegetazionale e floristico, oltre a quelle già citate, risultano essere sopratutto il settore sud-orientale (Monti del Chianti) ed orientale (Valle di Reggello, Riserva Statale di Vallombrosa, Alpe di San Benedetto). Relativamente alle informazioni disponibili per l’intero territorio provinciale sono disponibili diversi lavori, di cui molti legati agli studi necessari all’istituzione delle aree protette ed ai piani di gestione dei SIR, nonché ai successivi lavori di monitoraggio e promozione dell’aree, i quali forniscono un utile contributo alla compren- sione del paesaggio vegetale e del popolamento floristico. Buoni livelli conoscitivi sono raggiunti nel sistema di aree umide, nel contesto della Riserva “Padule di Fucec- chio” e relativo SIR, e del proposto ANPIL “Arno Vecchio”, nel sistema antiappenninico, quali le ANPIL “Pog- gio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno”, “Monti della Calvana” e in alcune aree protette del conte- sto appenninico, quali il Parco Nazionale “Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna”, la Riserva Statale “Vallombrosa”, l’ANPIL “Foresta di S.Antonio” e l’ANPIL “Sasso di Castro e Monte Beni” e relativi SIR. Le maggiori lacune informative, relativamente alla componente “flora e vegetazione ”, sono relative soprat- tutto all’area del Mugello e Alto Mugello, anche con riferimento al sistema di SIR “P.so della Raticosa, Sassi di S. Zanobi e della Mantesca”, “Conca di Firenzuola” e “Giogo - Colla di Casaglia”, informazioni che nel tem- po a seguito anche delle nuove proposte di aree protette e della redazione dei Piani di Forestazione stanno venendo piano piano ad essere colmate..

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Provincia di Firenze

Le conoscenze faunistiche risultano disomogenee tra i vari taxa, sia invertebrati che vertebrati, come anche nella qualità e nella distribuzione delle segnalazioni. Tra gli Invertebrati , le zone che ospitano il maggior numero di segnalazioni sono il passo della Futa, l’Alpe di San Benedetto, i boschi e i torrenti di Rincine, il M. Falterona, alcune zone della Romagna toscana (i din- torni di Marradi, di Palazzuolo sul Senio, di Piancaldoli), le acque e le rive del fiume Sieve e di alcuni suoi af- fluenti. Tra i Vertebrati , le zone che risultano indagate più approfonditamente, seppur con le differenze sopra ac- cennate tra i vari gruppi sistematici, sono il Mugello e l’Alto Mugello, il Padule di Fucecchio. Informazioni di sufficiente dettaglio su differenti gruppi faunistici sono relative a tutte le A. Protette istituite, come ad esempio: alla Riserva “Padule di Fucecchio”, e relativo SIR (invertebrati, vertebrati), alle ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno” e relativo SIR (vertebrati), “Torrente Mensola” (uccelli, per la parte del Comune di Firenze), “Stagni di Focognano” e relativa porzione di SIR (uccelli svernanti), “Po- dere la Querciola” (uccelli svernanti), “Garzaia di Figline” (uccelli), “Arnovecchio” (uccelli), “Gabbianello – Bo- scorotondo” (uccelli svernanti), “Sasso di Castro e Monte Beni” e relativo SIR (vertebrati), ai SIR “Monte Mo- rello” (invertebrati, erpetofauna), “Monti della Calvana” (invertebrati e vertebrati), “Monti del Chianti” (inverte- brati), “Stagni della piana fiorentina” (uccelli), “P.so della Raticosa, Sassi di S. Zanobi e della Mantesca” (uc- celli nidificanti), “Conca di Firenzuola” (uccelli nidificanti) e “Giogo - Colla di Casaglia” (uccelli nidificanti), al Parco Nazionale “Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna” e relativi SIR, e alla Riserva Statale “Vallombrosa”, e relativo SIR (invertebrati, erpetofauna). Notevoli vantaggi nella più corretta pianificazione e gestione territoriale deriverebbero dalla copertura di alcu- ne lacune conoscitive, che riguardano le ANPIL Montececeri, Podere La Querciola (fauna non ornitica) e il sistema dei SIR mugellani (fauna non ornitica). Sulla fauna, ad eccezione dell’avifauna svernante, non sono disponibili informazioni anche per l’ANPIL Stagni di Focognano, per la quale esistono informazioni inedite al momento inaccessibili (erpetofauna, avifauna nidificante e migratrice), ma che ci si augura vengano prossi- mamente messe a disposizione degli studiosi e degli amministratori pubblici, e per la Foresta di S. Antonio che però sta portando a conclusione uno studio di monitoraggio sulla fauna presente nell’ANPIL di prossima pubblicazione. Più in generale, pare opportuno approfondire le conoscenze faunistiche soprattutto sui mammiferi, ed in par- ticolare sulla presenza e sulla distribuzione dei chirotteri e dei micromammiferi, anche per il valore di “specie- obiettivo” 20 di molte delle specie appartenenti a questi gruppi, sia in accordo anche con progetti studio uni- versitari, che all’interno degli studi preliminari utili alla definizione dei Piani di gestione dei SIC e ZPS.

20 Comprendono specie minacciate, specie relitte o ad areale disgiunto, specie vulnerabili alla frammentazione (Del. 21 ottobre 2002, n.1148: punto 4.2)

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Provincia di Firenze 6.2 LA RIMOZIONE DELLE CONDIZIONI DI DEGRADO AMBIENTALE, LA QUALIFICAZIONE NATURALISTICA

Nell’ambito delle Aree Protette o dei SIR caratterizzati da habitat igrofili non di rado si individuano problema- tiche legate all’elevata antropizzazione, con riduzione qualitative/quantitative delle cenosi ripariali. Interventi di riqualificazione/ripristino delle fasce riparali, o di miglioramento della qualità delle acque e dell’ecosistema fluviale complessivo, sono ad esempio urgenti sulle sponde dell’Arno (vedi i proposti ANPIL “Corso dell’Arno”, “Arnovecchio”, SIR “Stagni della Piana Fiorentina”), nel sistema Diaterna-Santerno (SIR “Conca di Firenzuola”) e nel bacino del T. Rovigo (SIR “Giogo-Colla di Canaglia”); questi ultimi sistemi sono negativamente condizionati dagli impatti sulla componente “acqua” legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche, oltre che dalle recenti problematiche legate a un difficile andamento climatico che determina una stato di siccità diffuso su tutto il territorio provinciale. Nel contesto del sistema di aree protette e SIR della Provincia di Firenze, così come del restante territorio provinciale “non protetto”, la riqualificazione/valorizzazione degli ecosistemi fluviali e delle loro molteplici fun- zioni (naturalistiche, di difesa idraulica, paesaggistiche) costituisce sicuramente un elemento centrale. Le fasce ripariali e le zone golenali dei fiumi costituiscono infatti oggi uno degli ambienti più fragili e più sen- sibili all’intervento umano in quanto sono legate a condizioni geomorfologiche e idrauliche le cui lievi modifi- cazioni possono comportare forti alterazioni nella loro composizione e struttura. Nel territorio provinciale le rive dei fiumi da sempre sono state privilegiate come luogo di insediamento e di sviluppo antropico e le modi- fiche indotte dall’uomo sono quindi di una intensità sconosciuta in altri ecosistemi. Il rapporto conflittuale tra attività antropiche e fiume, legato alla difesa delle attività economiche, delle reti via- rie e dei centri abitati, ha comportato un forte controllo da parte dell’uomo sulle dinamiche naturali dei fiumi, con una riduzione degli elementi di naturalità peraltro non sempre legato ad un effettivo aumento delle condi- zioni di sicurezza idraulica. D’altro canto, la presenza di ampie fasce golenali in grado di accogliere le acque di piena, l’eterogeneità am- bientale, la presenza di fasce di vegetazione ripariale e di ampie aree umide contribuisce a rallentare il de- flusso delle acque in caso di piene riducendo il picco di piena stesso e migliorando complessivamente il re- gime fluviale. In gran parte dei tratti di medio e basso corso l’urbanizzazione, gli interventi di regimazione idraulica, le esca- vazioni e le attività agricole intensive hanno trasformato profondamente il paesaggio vegetale delle aree ripa- riali e gli stessi ecosistemi fluviali, oggi caratterizzati da un elevato grado di antropizzazione, da formazioni vegetali degradate qualitativamente e quantitativamente o, non di rado, da scarsi o assenti elementi di natu- ralità. Il recupero di tali elementi costituisce anche un elemento fondamentale, quali corridoi ecologico- funzionali, nel contesto di un progetto di rete ecologica provinciale di cui alla L.R. 56/2000.

Nel contesto della gestione delle zone umide l’area del Padule di Fucecchio (Riserva Provinciale, Area conti- gua e SIR) riveste un ruolo centrale in considerazione del suo notevole interesse naturalistico. La gestione di tale piccola area deve essere organizzata a livello di area vasta, considerando complessiva- mente le due Riserve Provinciali (Firenze e Pistoia) e il relativo SIR. Solo in tale ambito potrà essere meglio affrontato il problema della qualità delle acque, della gestione idraulica e della pressione delle attività agricole

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Provincia di Firenze e potranno essere realizzati interventi di riqualificazione degli habitat umidi e di controllo delle specie esotiche invasive di flora e di fauna.

L’attività venatoria costituisce un elemento di criticità soprattutto quando si localizza in aree protette di eleva- to interesse avifaunistico, quali il Padule di Fucecchio (in particolare nelle aree contigue della Riserva Provin- ciale e nel relativo SIR) o le aree umide della Piana Fiorentina (ANPIL “Podere La Querciola” e SIR “Stagni della Piana Fiorentina”). Su altre aree protette, quale ad esempio l’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno”, la presenza dell’attività venatoria costituisce un elemento di criticità non tanto per l’impatto diretto o indiretto sulla fauna, ma soprattutto per una fruizione turistica ed escursionistica dell’area in condizioni di sicurezza e di accessibilità. Il disturbo alle specie animali, in particolare a quelle più rare e/o sensibili, può essere talora legato anche alla presenza di fotografi e birdwatchers, con particolare riferimento alle aree umide di interesse avifaunistico.

Il rapporto con le attività estrattive costituisce un elemento in comune a molte aree protette del sistema pro- vinciale. Si tratta di un elemento in grado di caratterizzare, paesaggisticamente e storicamente, le aree in og- getto, come nel caso dell’ANPIL “Montececeri”, in grado di creare diversità ambientale e nuovi biotopi umidi, come nel caso delle ANPIL “Garzaia di Figline” e la proposta “Arnovecchio” o di attività in grado di condizio- nare negativamente le componenti naturalistiche o paesaggistiche interne al sistema, come nel caso degli ANPIL “Sasso di Castro e Monte Beni” e “Monti della Calvana”.

Una corretta gestione selvicolturale costituisce un elemento centrale in diversi sistemi di aree protette e di SIR. In tale contesto costituiscono un elemento di criticità il deperimento delle abetine per “danni di nuovo ti- po”, soprattutto nella Riserva Statale di Vallombrosa, così come la presenza di dense formazioni di conifere di basso interesse naturalistico (ad esempio ANPIL “Montececeri”, ANPIL “Foresta di S. Antonio” o SIR del Mugello). Una corretta gestione delle emergenze vegetazionali va sicuramente intrapresa in situazioni parti- colari , ove la presenza di componenti arboree relitte, determina la caratteristica naturale preponderante dell’Area Protetta, come ad esempio la presenza della Faggeta all’interno dell’ANPIL Alta Valle del Torrente Carfalo e del Cisto laurino nell’ l’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno”.

Nel settore appenninico di estremo interesse risultano i castagneti, soprattutto quelli da frutto, che costitui- scono non solo una preziosa testimonianza storica della locale cultura montana, ma costituiscono anche un habitat di notevole interesse faunistico. Non di rado a tale elemento si unisce un altro aspetto critico legato alla perdita di aree aperte, quale diretta conseguenza della riduzione/eliminazione delle tradizionali attività agricole o di pascolo. Nel contesto genera- le delle aree protette tale aspetto risulta secondario, con l’eccezione dell’ANPIL “Poggio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno” e della ANPIL “Monti della Calvana”, ove il mantenimento delle aree aperte pa- scolate su calcare costituisce un obiettivo prioritario, affrontato su parte del SIR “Monti della Calvana” me- diante un progetto LIFE Natura, e il suo piano di gestione, di prossima adozione da parte della Provincia.

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Provincia di Firenze

Tale elemento assume un ruolo centrale soprattutto per la conservazione del sistema di SIR dell’alto Mugello, in particolare per i SIR “Conca di Firenzuola”, “P.so della Raticosa, Sassi di S. Zanobi e della Mantesca” e “Sasso di Castro e Monte Beni”, ove sono in atto rapidi processi di ricolonizzazione arbustiva di ex aree agri- cole montane.

Nel contesto delle aree protette della Provincia di Firenze, considerato l’elevato valore delle cenosi vegetali presenti e dei locali popolamenti floristici, sarebbe auspicabile la realizzazione di un vivaio di specie vegetali autoctone, con particolare riferimento a ecotipi di specie arboree, arbustive o erbacee utilizzabili negli inter- venti di ingegneria naturalistica o comunque negli interventi di riqualificazione ambientale e di recupero dei siti degradati. Tale struttura potrebbe costituire anche un centro di conservazione ex situ dei popolamenti flo- ristici di pregio come previsto dalla Direttiva 92/43/CEE e dalla L.R. Toscana 56/2000. In tale contesto sarebbe auspicabile la realizzazione di un vivaio con tali caratteristiche nell’ambito del siste- ma appenninico e nell’ambito del sistema aree umide di pianura alluvionale, progetto in quest’ultimo caso già in atto e presentato dal WWF, gestore dell’ANPIL Stagni di Focognano, che attraverso l’utilizzazione dei Fondi di finanziamento Regionali, ha portato alla creazione di un vivaio in situ.

La presenza di aree protette in contesti di agricoltura intensiva, già oggi dimostra la possibilità di una convi- venza dell'ambiente naturale con quello coltivato.

Va considerato che nell’ultimo decennio, con lo svilupparsi della normativa sulla tutela della biodiversità, mol- to è stato fatto al fine di regolare l’interferenza antropica sull’ambiente naturale, a partire dal D.P.R. 357/97, sia con l’introduzione della Valutazione d’incidenza, quale misura preventiva di tutela ai piani o ai progetti che possono impattare in modo negativo sull’ambiente ed a cui devono necessariamente essere previste del- le misure di conservazione opportune che determinino il mantenimento o il ripristino , in uno stato di conser- vazione soddisfacente, le specie e gli habitat ricadenti nei siti natura 2000 (SIR, SIC, ZPS), che alla attribu- zione, con gli art. 3,4,6, alle Regioni della competenza ad adottare per i suddetti siti “le misure di conserva- zione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e li opportune misure regolamentari amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche dei tipi di habitat naturali …. e delle specie…… presenti nei siti” . Questo ha fatto si che in particolar modo le aree protette, che per la maggior parte ricadono all’interno della Rete Natura 2000, vengano a soggiacere a tale normativa con un particolare controllo su quelle che finora sono state le pratiche umane più impattanti per l’ambiente naturale . La Regione Toscana, recependo il D.P.R. 357/97 con la L.R. 56/200 , in particolare ha legiferato con una se- rie di Delibere di Giunta, quali la n. 644 /2004 “Attuazione art. 12, comma 1, lett. a) della L.R. 56/00 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche). Ap- provazione norme tecniche relative alle forme e alle modalità di tutela e conservazione dei Siti di importanza regionale (SIR). ” dove vengono definite le norme tecniche relative alle forme e modalità di tutela e conserva- zione dei SIR, fino alla recente Delibera di Giunta n. 454 del 16/06/2008, che ha recepito il Decreto del 17 ottobre 2007 del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare recante i “Criteri minimi uni-

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Provincia di Firenze formi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZCS) e a Zone di Protezione Speciali) (ZPS), in cui sono dettati i divieti e gli obblighi che devono essere applicati all’interno delle ZCS e ZPS, con indicazione quali attività antropiche sono da regolamentare e quali attività in habitat particolari sono principalmente da favorire. Tale normativa in parte risponde alle problematiche di cui sopra limitando l’impatto delle diverse attività an- tropiche almeno nelle aree considerate particolarmente sensibili, un esempio ne è la limitazione dell’attività venatoria all’interno delle aree umide con l’eliminazione dell’uso delle munizioni a piombo a favore di quelle in acciaio, o l’imposizioni di tempistiche colturali che tengano conto dei cicli biologici delle specie presenti.

Inoltre va considerato che una politica di gestione attiva di questi territori, non come vincolo ma come oppor- tunità, deve e può considerare tali aree una sorta di laboratori per la sperimentazione di sistemi agricoli so- stenibili, di tipo innovativo ed esportabili ad altre situazioni, con l'introduzione o il recupero, di semplici tecni- che agronomiche finalizzate al miglioramento agroambientale e faunistici. Gli stessi incentivi del PSR della Regione Toscana propongono interventi nelle aree protette e nei SIC, sia legati a pratiche agricole singole svincolate da una gestione complessiva aziendale, che modelli di gestione come l'integrato o il biologico che promuovono anche la valorizzare le produzioni locali di un'area..

6.3 LA GESTIONE DELLE AREE PROTETTE E LE POLITICHE DI “SISTEMA”

L’elevato grado di antropizzazione del territorio fiorentino e toscano in generale, i processi di trasformazione delle risorse naturali e le mutazioni del paesaggio impongono inoltre di riconsiderare il ruolo delle Aree Pro- tette e i loro rapporti con il resto del territorio provinciale e regionale, nel contesto strategico di tutela della biodiversità (a livello di diversità genetica, di specie e di ecosistemi). In tale contesto deve essere pienamente valorizzato il concetto di “sistema” di Aree Protette inteso non solo quale strumento in grado di rendere omogenei e comparabili gli strumenti di gestione delle diverse aree o quale strumento in grado di realizzare una gestione unitaria e razionale delle ridotte risorse finanziarie (ad esempio mediante progetti per aree geografiche o per tipologie ambientali omogenee), ma anche e soprattut- to quale sistema di connessione fisica e biologica costituito da aree protette collegate tra loro mediante la partecipazione a quella che sarà la più complessiva rete ecologica provinciale, regionale o nazionale. Si tratta quindi di lavorare alla realizzazione di un modello di sistema che abbia l’obiettivo della creazione e del pieno sviluppo di un sistema di reti ecologiche interconnesse, come base per una più ampia strategia di tutela della biodiversità. Per la realizzazione di questa strategia è possibile ipotizzare la realizzazione di un sistema a due facce, una delle quali costituita dalla rete fisica delle Aree Protette, mentre l’altra fondata su una rete delle relazioni ge- stionali (sviluppando progetti di conservazione della natura per aree omogenee, unificando i regolamenti e i piani di gestione per il perseguimento di obiettivi comuni, favorendo progetti di sviluppo socio-economico che coinvolgano più aree protette, ecc.). Relativamente al sistema di relazioni gestionali ed economiche, la rete regionale dovrà essere implementata nella più ampia Rete Ecologica Nazionale sviluppando progetti per sottosistemi locali. Si tratta spesso di si-

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Provincia di Firenze stemi per lo più incentrati su ambiti geografici e tipologie ambientali e sociali caratterizzate da situazione di forte marginalità economica (zone appenniniche) o da presenze naturali relittuali in ambiti fortemente degra- dati e antropizzati (sistema delle coste), ove sperimentare politiche di sviluppo sostenibile. L’individuazione di sistemi di aree protette consentirà quindi di utilizzare al meglio le risorse finanziarie regio- nali, nazionali e comunitarie, quali LIFE plus Natura e Ambiente, LEADER, FEOGA, ecc. (Ministero dell’Ambiente, s.d.). Nel 4° Programma Triennale Regionale viene ribadito quanto suddetto, e vengono fornite indicazioni e pre- scrizioni relativamente al sistema, in particolare, vengono ridefiniti i termini procedurali per prevenire agli atti definitivi di istituzione delle Aree Protette che andranno a costituire il sistema, e proponendo un ulteriore mo- mento di verifica da parte della Regione, attraverso il parere della Consulta Tecnica Regionale, in cui vengo- no analizzate anche le modalità di gestione e di finanziamento in osservanza della L.R. 49/95. Nel Program- ma vengono individuate una serie di prescrizioni a livello generale in cui si ribadisce: − il ruolo centrale e prevalente della Provincia, quale ente deputato a svolgere una forte azione di pro- grammazione, attraverso il coinvolgimento di tutti gli organismi di gestione delle aree protette nella pro- spettiva del consolidamento di sistemi locali di aree protette, ponendosi quale organo promotore e coordi- natore delle attività riguardanti le attività di conservazione e valorizzazione del sistema, orientato verso l’integrazione tra le varie politiche di interesse ambientale e di incidenza sul territorio, tese a valorizzare e favorire lo sviluppo locale e l’educazione ambientale − la corrispondenza e coerenza tra la disciplina speciale in materia di aree protette e le previsioni e norme vigenti, proprie della strumentazione ordinaria di programma e piano, territoriale e di settore, con particola- re riferimento a quella faunistica – venatoria; − l’osservanza di tempi e procedure di legge per gli adempimenti attuativi, per piani e regolamenti con il co- ordinamento e raccordo nei confronti delle iniziative di sistema; tale strumentazione è da ritenersi indi- spensabile premessa al convenzionamento con soggetti terzi da coinvolgere nell’attività gestionale; − l’individuazione motivata di eventuali aree contigue, non solo agli effetti del vincolo e della salvaguardia, ma anche per l’incentivazione e promozione delle attività economiche e sociali di raccordo con il contesto.

Relativamente agli aspetti gestionali costituiscono degli obiettivi auspicabili e raggiungibili la gestione coordi- nata di aree protette confinanti, e ricadenti nello stesso bacino idrografico, quali le ANPIL “Montececeri” e “Torrente Mensola”, la Riserva Naturale del “Padule di Fucecchio” della Provincia di Firenze e Pistoia, in una sua versione più estesa (anche considerando quanto previsto all’art. 17 del Regolamento di Gestione della Riserva e del’Area Contigua, con il “Piano per il Sostegno e lo Sviluppo dell’Agricoltura Ecocompatibile” 21 ), con la confinante Riserva Naturale del “Padule di Fucecchio” in provincia di Pistoia, o la gestione coordinata di aree protette isolate in un contesto omogeneo (ad esempio le aree protette e SIR della Piana Fiorentina).

21 Il Piano per il Sostegno e lo Sviluppo dell’Agricoltura Ecocompatibile si riferisce alle zone agricole interne all’Area Contigua. In partico- lare, il Piano dovrà perseguire finalità in ordine alla valorizzazione paesaggistica delle aree contigue, l’introduzione delle rotazioni agro- nomiche, la riconversione delle produzioni attraverso lo sviluppo dell’agricoltura ecocompatibile e/o biologica, il raggiungimento della proporzionalità tra carico animale e superficie agraria, la sperimentazione di tecniche di produzione non inquinanti e l’uso di fonti di e-

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Provincia di Firenze 6.4 LE AREE PROTETTE E LA RETE ECOLOGICA

La costituzione delle reti ecologiche rappresenta uno dei temi di azione principali per una strategia finalizzata alla tutela della diversità biologica. Le “isole” protette costituite dai Parchi, le Riserve e le Aree Naturali Protette di Interesse Locale, devono cioè entrare effettivamente a far parte di un sistema o rete di aree di maggiore valore ambientale al fine di meglio raggiungere l’obiettivo della tutela della biodiversità, con particolare riferimento alla conservazione dei patri- moni genetici locali (AA.VV., 1997). In tale contesto, ponendo come obiettivo il collegamento ecologico tra le aree di interesse naturalistico e ambientale della Toscana, le aree protette costituiscono solo una componen- te di tale rete che deve prescindere dal tipo di tutela attuale. Le aree incluse nella rete potranno far parte di sistemi diversi quali i Siti di Importanza Comunitaria (SIC), di Interesse Nazionale (SIN) e Regionale (SIR), le Zone di Protezione Speciale per l’avifauna (ZPS), le Zone Umide di Importanza Internazionale (Convenzione di Ramsar), le Oasi di protezione della fauna e le Zone di protezione dell’avifauna (ai sensi della normativa sull’attività venatoria), i complessi demaniali e le aree di tu- tela delle risorse essenziali individuate nell’ambito dei Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali (quali a- ree di reperimento per aree protette, ecc.) di cui alla L.R. 1/05. Elementi centrali della rete sono comunque il sistema di aree protette e la Rete Ecologica Regionale come individuata dalla Del.Cons. Reg. n. 6/2004. Se tali istituiti si caratterizzano per forme di gestione e per norme di tutela assai diversificate, le risorse in es- se presenti prescindono da tali differenze e devono quindi essere implementate nella rete in funzione della loro importanza ai fini della conservazione della biodiversità e per l’efficienza della rete. La predisposizione di una rete, dal punto di vista della costituzione dei collegamenti fisici tra “aree-serbatoio di biodiversità”, ini- zialmente deve quindi partire dal quadro complessivo delle risorse naturali a prescindere dagli strumenti di tutela. A livello nazionale le esperienze in questo settore sono scarse (Romano, 1999) e riferite ad esempio agli stu- di per la redazione del Piano nel Parco Regionale delle Alpi Apuane e nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini o al sistema di Aree Protette della Provincia di Milano.

La Provincia di Firenze sta dotandosi, nel corso della revisione del PTCP, di una serie di reti di collegamento ecologico: quella dei boschi, degli arbusteti, delle aree aperte, delle zone umide, dei corsi idrici, mentre quella delle grotte e aree ipogee si presenta, a causa delle scarse informazioni a disposizione, solo come un censi- mento delle aree di maggior interesse finora studiate. Tale lavoro tiene presente la più vasta esperienza eu- ropea che considera i seguenti elementi: - Aree centrali (core areas) e nodi (key areas); - Zone cuscinetto (buffer zones); - Corridoi di connessione (green ways o blue ways). -

nergia pulita e rinnovabile, la valorizzazione e la corretta utilizzazione della risorsa idrica, la sperimentazione di tecniche di utilizzo del materiale derivante dal taglio della vegetazione spontanea.

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Le aree centrali e i nodi presentano estesi habitat di particolare valore naturalistico o comunque stazioni flori- stiche o faunistiche rilevanti. Le aree centrali sono costituite dalle aree di maggior valore naturalistico e con patrimoni genetici particolari mentre i nodi possono interessare aree di minor valore. Nello studio elaborato dalla Provincia di Firenze, a partire dalle informazioni attinenti l’uso del suolo, non sempre c’è coincidenza tra aree naturali protette o SIR e nodi ecologici. Le zone cuscinetto devono costituire una sorta di area contigua ai nodi in grado di ridurre gli impatti antropici esterni. I corridoi permettono la ricostituzione delle interconnessioni attraverso le quali poter realizzare flussi di patri- moni genetici, riducendo la frammentazione degli habitat e la generale impermeabilità del territorio antropiz- zato, ovvero mantenendo ecologicamente efficienti e continui determinati tipi di habitat. Si tratta di elementi lineari, derivanti dall’ecologia del paesaggio (Forman e Godron, 1986; Vos e Stortelder, 1992; Forman, 1996; Dover e Bunce, 1998), il cui corretto significato (ribadendo la loro natura di elementi specie-specifici) e la cui corretta realizzazione o recupero, costituiscono il presupposto per una efficace rete ecologica. La rete ecologica dovrebbe consentire non solo di realizzare flussi di patrimoni genetici, ma potrebbe configu- rarsi come uno strumento in grado di integrare l’insieme delle aree protette nei sistemi territoriali di apparte- nenza. Per raggiungere tale obiettivo sono necessari interventi di riqualificazione degli ecosistemi degradati, riducendo la frammentazione degli habitat e la generale impermeabilità del territorio antropizzato, ricostituen- do le interconnessioni attraverso le quali poter realizzare flussi di patrimoni genetici: sono di estremo interes- se gli interventi finalizzati alla deframmentazione degli habitat (Malcevschi e Ceppi, 1999), interventi spesso legati alla realizzazione di infrastrutture lineari. E’ certo che senza un’efficiente rete ecologica a lungo termine, in considerazione dei condizionamenti antro- pici e dei pur minimi mutamenti climatici, si riduce la possibilità di conservare importanti popolazioni di specie relegate in piccole aree; più volte è stata infatti ribadita la necessità di passare da una protezione attraverso un modello a isole ad una protezione a rete, dove le aree protette costituiscono non sistemi isolati ma centri di una rete. La sopravvivenza delle popolazioni e delle specie è infatti legata alla conservazione della loro va- riabilità genetica, a sua volta “recuperabile” attraverso la creazione di corridoi ecologici in grado di ristabilire il flusso genetico tra popolazioni o comunque in grado di limitare i fenomeni di erosione genetica. Questo mo- dello permetterebbe alle aree protette, mediante una maggiore/migliore osmosi verso l’esterno, di esportare i benefici ecologici, indotti dalla presenza del parco, nelle aree limitrofe non protette. L’individuazione dei corridoi ecologici, definiti quali “aree di collegamento ecologico funzionale” 22 e la loro tu- tela è inoltre prevista dal DPR 357/1997 23 di recepimento della Direttiva 92/43/CEE. La Regione Toscana, dopo l’approvazione della Del. C.R. 342/1998, con la L.R.56/2000 che prevede la pos- sibilità di realizzare corridoi ecologici definiti come “aree di collegamento ecologico funzionale” mediante piani riconducibili allo strumento di PTC provinciale, ha inoltre fornito “Indicazioni tecniche per l’individuazione

22 “Le aree che, per la loro struttura lineare e continua (come i corsi d’acqua con le relative sponde o i sistemi tradizionali dei campi) o per il loro ruolo di collegamento (come le zone umide e le aree forestali) sono essenziali per la migrazione, distribuzione geografica e lo scambio gemetico di specie selvatiche” (DPR 357/97, art. 2, comma 1, lettera p). 23 DPR 8 settembre 1997, n.357 “Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat na- turali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche”.

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Provincia di Firenze e la pianificazione delle aree di collegamento ecologico” attraverso la Deliberazione 21 ottobre 2002, n.1148, la Regione Si tratta di una scelta importante ed innovativa per la Toscana, che potrebbe pienamente sviluppare le po- tenzialità di pianificazione paesistica e territoriale attribuite dalla L.R. 1/05 ai Piani Territoriali di Coordinamen- to provinciali valorizzando, ad esempio, il poco utilizzato strumento di Carta della Natura. Tale legge dimostra come oltre alla tutela diretta degli habitat (elemento già innovativo) e delle specie rare, sia sempre più evi- dente la necessità di intervenire attraverso la riqualificazione dei corridoi ecologici esistenti e mediante la loro creazione ex novo 24 , al fine di aumentare la permeabilità ecologica del territorio e per meglio tutelare le “aree centrali” di conservazione. In tale contesto risultano di particolare interesse gli interventi di riqualificazione di aree degradate, mediante l’utilizzo delle tecniche di ingegneria naturalistica, in grado di legare tale disciplina all’ecologia del paesaggio (Ingegnoli, 1990; Wood, 1990), realizzando quindi anche politiche di difesa idroge- ologica (soprattutto quando si utilizzi il reticolo idrografico quale elemento della rete). Come già ricordato nel capitolo relativo al sistema di SIR, la Provincia di Firenze è l’Ente competente alla ge- stione di tale sistema, al monitoraggio e alla verifica dello stato di conservazione degli habitat e delle specie sul territorio e alla stessa programmazione degli interventi per la realizzazione delle “aree di collegamento ecologico funzionale”, che saranno inserite all’interno del nuovo PTPC .

6.5 LA FRUIZIONE DELLE AREE PROTETTE

Sebbene le diverse componenti del sistema delle aree protette possano esser distinte sulla base di un diver- so grado di sviluppo nella strutturazione dei servizi ambientali (come indicato nel capitolo 4), è comunque prioritario per tutte le diverse aree una riflessione sul grado di fruizione che le stesse riescono ad offrire all’esterno. Per tutto il sistema infatti è possibile affermare che: - la fruizione escursionistica è sostanzialmente occasionale o comunque connessa a usi tradizionali (week-end di festività) che non sono dipendenti dalla esistenza di aree naturali protette in quanto tali; - la fruizione da parte di “turismo verde”, ovvero di turisti alla ricerca di una vacanza in un’area protet- ta, è minima o addirittura assente; - la fruizione turistica in senso lato, questa sì differenziata da area ad area in termini quantitativi, non appare al momento collegata alle aree protette, nel senso che queste ultime non sembrano fare par- te del paniere delle risorse turistiche offerte al generico fruitore; - la fruizione indirizzata alla didattica ambientale è l’unica voce più sviluppata un po’ dappertutto nel si- stema, ma appare ancora carente la strutturazione dell’offerta, sia da un punto di vista tecnico-

24 Nella realizzazione di corridoi ecologici è importante tenere in considerazione due aspetti: i corridoi ecologici sono specie-specifici cioè devono avere caratteristiche diverse a seconda delle specie che li devono utilizzare, inoltre la loro realizzazione deve essere attenta- mente valutata per evitare la diffusione di specie “non gradite”.

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organizzativo (non alta qualità dei percorsi didattici e carenza di strutture didattiche) che da quello promozionale.

Alla base di tali carenze e ancor prima di parlare di una mancanza di presentazione unitaria dell’intero siste- ma (proprio agli occhi del possibile fruitore) vi è senza dubbio la debolezza dell’aspetto strutturale. Per aspet- to strutturale si intende sia la carenza di strutture ricettive (e di didattica ambientale), sia la limitata visibilità e riconoscibilità delle aree protette (segnaletica, punti informativi, porte di ingresso, cartellonistica, ma anche semplicemente informazioni su internet). Da questo punto di vista le differenze si fanno invece notare se non altro sul piano progettuale: mentre alcu- ne aree sono già piuttosto strutturate e hanno goduto di interventi di un certo respiro (ad esempio, l’ANPIL Stagni di Focognano, Foresta di S. Antonio), altre presentano ancora una limitata capacità progettuale, an- che se in alcuni casi sono stati già avviati progetti indirizzati a colmare tale lacuna (interventi di miglioramento ambientale, segnaletica, cartellonistica, centri didattici, ecc). Purtroppo alcune aree non presentano neppure tali progettualità, manifestando quindi una preoccupante carenza di base per il possibile sviluppo del settore della fruizione, che tanta importanza riveste nell’economia futura delle aree naturali protette. E’ infatti evidente che le categorie di fruizione più rilevanti per un area naturale protetta, ovvero gli escursio- nisti e il “turismo verde”, non avranno possibilità di svilupparsi fintanto che non saranno presenti tali strutture di base: dalla segnaletica alla ricettività all’interno delle stesse aree protette.

6.6 IL LIVELLO AMMINISTRATIVO E GESTIONALE: LE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE COME SISTEMA.

La politica regionale per le aree protette, a partire dal 1995 con l’approvazione della Legge Regionale n. 49 di adeguamento a quanto previsto dalla Legge-quadro nazionale, si è dovuta confrontare in tempi brevi con un sistema piuttosto vasto ed articolato di aree protette. In modo particolare, è stato a partire dal secondo programma regionale triennale per le aree protette che si è assistito ad un aumento del numero delle aree proposte, e poi nel tempo in gran parte istituite, contribuendo così in modo decisivo alla formazione di un vero e proprio sistema regionale di aree protette. Prescindendo dalle diverse problematiche che sono emerse in relazione a quello che si può definire un “suc- cesso” nell’applicazione dei principi della legge regionale, che ha portato numerose amministrazioni locali ad individuare un sistema di emergenze da tutelare con strumenti paralleli alla pianificazione ordinaria, ci si vuo- le qui soffermare invece sulle problematiche emerse per quanto attiene il livello amministrativo e gestionale, in relazione a quanto delineato dalla legge regionale e dagli indirizzi in materia forniti dalla Regione Toscana. Il dato di partenza iniziale è certamente quanto stabilito dalla Legge Regionale, che definisce alcuni principi generali, delinea la diversa natura delle aree sottoposte a regime di tutela e individua gli Enti gestori di tali aree; inoltre per ogni area vengono definiti gli strumenti di pianificazione e gestione.

In questo quadro generale, le tipologie di area protetta che la Regione definisce sono quindi tre: - il Parco provinciale;

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- la Riserva naturale; - l’Area Naturale Protetta di Interesse Locale (ANPIL).

Mentre per le prime due tipologie di area protetta la legge definisce con una certa precisione finalità, stru- menti di pianificazione e gestione, procedure autorizzative, ecc, per le ANPIL la legge rimane ad un livello di definizione molto elementare, senza specificare con una certa esattezza gli strumenti per la pianificazione e la gestione di queste aree. Ma uno degli elementi di maggiore differenziazione fra parchi, riserve provinciali ed ANPIL risiede nel fatto che per le prime due la legge individua il soggetto gestore nelle Province, mentre per le ANPIL il soggetto gestore è rappresentato dai Comuni o dalle Comunità Montane. Questo aspetto, unito al fatto che per le ANPIL il divieto di caccia non è automaticamente previsto per legge, appare come il principale motivo del notevole ricorso a questa tipologia di area protetta da parte di numerose Amministrazioni Comunali. Probabilmente la Regione stessa non aveva potuto prevedere un tale “successo” nell’individuazione di molte aree protette a diretta gestione dei Comuni, tanto che poi questa tipologia risulta essere quella maggiormente utilizzata, anche con casi molto anormali (si pensi all’ANPIL della Val d’Orcia, della dimensione di oltre 60.000 ettari, assolutamente non in linea con lo spirito della legge). In relazione a questo proliferare di aree, con livelli amministrativi e gestionali diversi (Province e Comuni), la Regione ha cercato di fornire adeguate risposte introducendo il concetto di “sistema di aree protette”, e cer- cando di aggregare le diverse esperienze su base provinciale. Questa politica da parte della Regione Toscana, ribadita anche nel IV Programma regionale sulle Aree Pro- tette, ha degli evidenti obiettivi che è possibile riassumere come segue: - individuare nelle Province i soggetti istituzionali che coordinano il sistema di aree protette su base provinciale; - ridurre il numero di interlocutori istituzionali diretti; - ottimizzare l’utilizzo delle risorse finanziarie di bilancio ordinario e le risorse straordinarie nazionali e comunitarie; - pervenire all’individuazione di obiettivi strategici comuni, nel rispetto delle singole specificità delle a- ree, e definire le azioni per il perseguimento di tali obiettivi; - porre le basi per la creazione ed il consolidamento di un Sistema su base provinciale di aree protette, concorrente alla formazione del più generale Sistema regionale; - rispondere alle recenti tendenze legislative in materia di tutela della biodiversità (L.R. 56/2000), che individuano nelle Province il livello amministrativo principale e vedono le aree protette come parte componente il più generale sistema di tutela e valorizzazione delle risorse naturali.

Anche dall’utilizzo delle risorse finanziarie regionali, nazionali e comunitarie, a sostegno e supporto delle a- zioni di gestione delle aree protette, è possibile riassumere sinteticamente come segue alcuni indirizzi con i quali la Regione ha inteso orientare le proprie politiche in materia:

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- nella prima fase di attuazione degli indirizzi di legge e di istituzione delle aree protette, il criterio adot- tato è stato quello di supporto generalizzato alle azioni promosse dai singoli enti gestori, andando così incontro alle esigenze di primo impianto e prima gestione delle prime aree protette istituite; - una seconda fase nella quale si è passati da una politica di finanziamento diffuso e capillare, ad una politica invece di sostegno di azioni coordinate fra più aree e soggetti istituzionali e non, con lo scopo evidente di innescare dei meccanismi di integrazione degli obiettivi e delle azioni attraverso progetti comuni (vedi ad esempio il progetto “Lungo le rotte migratorie” o di contenimento dell specie aliene in Toscana), anche fra province diverse; - una terza fase attuale, nella quale invece si cerca di stimolare le Province a favorire forme di aggre- gazione di più aree protette su progetti di non grandi dimensioni, di gestione non troppo complessa, e dove la Provincia svolga un ruolo di coordinamento attivo anche rispetto alle aree che non ha in ge- stione diretta. Quest’ultimo punto trova proprio una sua logica nella necessità di individuare nelle Province, ancora di più di quanto non faccia la legge regionale sulle aree protette, gli enti attorno ai quali coagulare le politiche e le a- zioni future, adesso che dopo oltre 10 anni dalla entrata in vigore della 49/95 si può iniziare ad impostare una fase di consolidamento del sistema complessivo. Questa tendenza si legge anche nel recente 4° Progr amma triennale regionale per le aree protette, dove più che l’istituzione di nuove ANPIL, viene incentivata l’attività di consolidamento e miglioramento delle condizio- ni ambientali e dei servizi nelle singole Aree protette anche attraverso la definizione di piani di gestione e re- golamenti ove mancanti, e l’eventuale reperimento di queste ove necessario all’interno di sistemi corrispon- denti ai Sir dove si ritiene importante l’istituzione di forme di gestione più specifiche e particolarmente orienta- te alla tutela. La fase attuale, ora enunciata, si può rendere evidente in modo più chiaro se si analizzano i recenti indirizzi che la Regione Toscana ha individuato per il finanziamento dei progetti sulle aree protette, con fondi regionali e con i fondi strutturali comunitari. Si è stabilito di passare esclusivamente attraverso le Province, viste nel ruolo di soggetti atti a raccogliere, selezionare, aggregare e coordinare progetti ed azioni di intervento sul sistema delle aree protette, anche at- traverso la creazione di protocolli d’intesa tra gli enti gestori e altre figure presenti sul territorio, con l’evidente vantaggio per la Regione di avere pochi interlocutori privilegiati rispetto all’analisi capillare di singoli progetti proposti dalle numerose aree protette. Un criterio del genere chiaramente, come prima ricordato, fa salva la specificità della singola area protetta, che sia riferita alle componenti naturali, ambientali, storico-culturali, sociali, ecc. Evidentemente la ricerca delle forme di aggregazione può e deve avvenire su altri piani, che si possono rias- sumere come segue: - possibilità di aggregare le forme di promozione delle aree protette con materiali ed esperienze co- muni (depliant, sito web, pubblicazioni, cartellonistica, programmi di visite, ecc.); - coordinamento per quanto attiene gli obiettivi generali propri delle aree protette, nel quadro della pia- nificazione ordinaria e considerando gli altri strumenti di tutela e protezione delle risorse naturali (L.R. 56/2000, istituti di tutela derivanti dalla legislazione venatoria, ecc.);

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- scambio di esperienze gestionali rispetto alle aree aventi caratteristiche ambientali e territoriali simili; - “messa in rete” del sistema delle aree protette su base provinciale (e degli eventuali sub-sistemi), sia in relazione col generale sistema regionale, sia mediante collegamenti interprovinciali laddove esi- stenti o potenzialmente esistenti; - sviluppo di una linea di indirizzo “trasversale” rispetto ad altre politiche che interessano le aree pro- tette (turismo, cultura, sviluppo economico e sociale, ecc.).

In questo senso l’esperienza in atto della redazione del Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette rappresenta un primo tassello, assieme alle esperienze fin qui maturate a livello provincia- le e quelle in corso di svolgimento, per la costruzione di un quadro di riferimento unitario di breve-medio pe- riodo per quanto attiene la Provincia di Firenze. Certamente, anche alla luce di quanto sopra delineato, si rende necessaria la prosecuzione dell’azione che la Regione Toscana ha già in parte iniziato rispetto al ruolo delle Province ed alla necessità di “comunicazione” istituzionale, amministrativa e tecnico-scientifica fra le varie realtà locali ed i diversi soggetti gestori delle are- e. Questo deve avvenire necessariamente per dare maggiore forza e riconoscibilità sia alle singole aree, sia al sistema, e si può anche ipotizzare la necessità, a distanza di dieci anni, di una parziale revisione della legge regionale 49/95 alla luce delle esperienze sin qui maturate, specialmente per quanto attiene alle finalità, al ruolo ed agli strumenti necessari per la gestione del fenomeno delle ANPIL e per il coordinamento ammini- strativo e gestionale con la componente provinciale. In attesa che una simile ipotesi possa eventualmente acquisire carattere di concretezza, si ritiene che già allo stato attuale, considerando le esperienze portate avanti in Provincia di Firenze, sia possibile lavorare per il raggiungimento di buoni livelli di interazione/integrazione fra i diversi livelli istituzionali e i diversi enti gestori delle aree, avendo come comuni obiettivi: - consolidare il sistema di aree protette su base provinciale; - delineare politiche ed azioni sia di più ampio respiro, sia che abbiano carattere di riproducibilità nel breve periodo; - sperimentare pratiche amministrative comuni; - ricercare forme di coordinamento su azioni di sistema; - migliorare la circolazione di esperienze gestionali; - favorire l’integrazione delle politiche di diretta competenza provinciale, anche e soprattutto al di fuori della sfera relativa esclusivamente alla tutela della natura e della biodiversità.

Per lavorare su questi obiettivi, che possono trovare una loro forza attuativa in maniera proporzionale alla capacità degli enti gestori di dialogare istituzionalmente ed amministrativamente, si ritiene possibile prendere spunto dalle risorse economiche attualmente disponibili in un periodo di tempo medio (risorse regionali di bi- lancio ordinario e fondi strutturali).

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Bisogna comunque ricordare che la genesi delle diverse aree protette della provincia di Firenze, simile a quella di molte altre provincie toscane ed italiane, è stata caratterizzata da fattori che non hanno certo contri- buito a intessere quella rete di relazioni formali ed informali che possono far parlare di sistema. Tra questi fattori vi è senz’altro la nascita, anche relativamente recente, delle stesse aree protette e la con- seguente istituzione non contemporanea di tutte le aree. Il tempo trascorso dalla istituzione, anche solo delle prime aree, non ha infatti ancora consentito alle stesse di dotarsi delle strutture necessarie ad esplicitare ap- pieno il ruolo di risorsa territoriale locale. La scadenzata istituzione delle attuali aree protette ha poi rallentato la capacità di stabilire relazioni e interrelazioni tra quelle già istituite: infatti, come in ogni forma di aggrega- zione politica-istituzionale, l’allargamento dell’aggregazione finisce per aumentare le difficoltà dell’integrazione fra le diverse componenti. Si tratta peraltro di un percorso inevitabile vista anche la normativa regionale di riferimento, ma che allo stato attuale possiamo indicare come concluso nelle sue componenti principali. Anche se infatti dovessero unirsi nuovi elementi al sistema in fieri è ormai possibile affermare che si è raggiunta una dimensione tale da poter passare alla fase dell’integrazione più stretta delle componenti e quindi alla nascita del sistema vero e pro- prio. La creazione di un sistema, deve prima di tutto partire dalla dimensione organizzativo-gestionale dello stes- so. E’ fondamentale individuare un soggetto che faccia da coordinatore super partes fra le diverse aree e che ponga in essere le azioni di coordinamento e di riequilibrio fra le diverse componenti del sistema. Come abbiamo detto è la stessa Regione che individua nelle Provincie tale soggetto e sarebbe necessario riferirsi più in particolare a quello specifico servizio interno alla stessa che dovrà occuparsi da vicino anche della realizzazione del PPSES . Senza tale azione di coordinamento difficilmente le diverse aree, che abbiamo visto sono raggruppabili in sot- to-sistemi a diverso livello di sviluppo, riusciranno da sole a porre in essere una azione di coordinamento con le altre, date le difficoltà organizzative che già incontrano al loro stesso interno gli enti gestori. L’emergenza istituzionale delle aree protette della Provincia di Firenze appare dunque quella di passare da un mosaico di entità (diverse per caratteristiche naturali, socio-economiche e in termini di offerta di servizi ambientali offerti) che devono ancora rafforzarsi prese singolarmente, ad un corpo unico identificabile da par- te dei fruitori (siano essi residenti della provincia o esterni ad essa) e da parte degli enti (pubblici e/o privati) che erogano finanziamenti per le aree protette. In particolare, è possibile riconoscere, seppure in maniera ancora poco articolata, due sub-sistemi in provin- cia di Firenze: - il sub-sistema delle zone umide e degli ambiti fluviali; - il sub-sistema delle zone collinari-montane.

In questo senso, si vuole qui ribadire l’importanza del ruolo della Provincia quale interlocutore privilegiato fra Regione ed Enti Gestori delle Aree Protette, ruolo che sta permettendo alla Provincia di Firenze di iniziare a colmare un gap notevolissimo accumulato dal 1995, e che ha permesso il progressivo riallineamento nel sol- co della politica regionale di sistema; per questo sarebbe altamente auspicabile che questo ruolo fosse riba-

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Provincia di Firenze dito e reso ancora più forte e cogente in successivi atti di legge e di indirizzo politico ed amministrativo negli anni a venire.

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Provincia di Firenze CAPITOLO SETTE GLI OBIETTIVI DELLA AZIONE DI PROGRAMMAZIONE

7.1. IMPLICAZIONI DELLA SCELTA DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE NELLA PROGRAMMAZIONE PER LE AREE PROTETTE

La formulazione di un sistema di obiettivi di programmazione per il PPSES, se indirizzato alla sostenibilità dello sviluppo, non richiede solo la enunciazione degli obiettivi quali emergono da riflessioni sul quadro fin qui fornito, unitamente alla definizione di indicatori più o meno specifici. Appare infatti necessario soffermarsi anche sul quadro metodologico, che si ha intenzione di adottare in rela- zione all’azione di programmazione. La scommessa della sostenibilità dello sviluppo, soprattutto se affrontata in una prospettiva di economia- ecologica, allarga necessariamente il quadro di riferimento collegando la programmazione delle aree protette alla più generale azione di programmazione politica della Provincia nell’universo dei campi di sua competen- za istituzionale. E’ ormai divenuto il nodo istituzionale centrale, per l’implementazione della sostenibilità dello sviluppo a qual- siasi livello (locale, regionale, nazionale, sovra-nazionale), quello di inserire orizzontalmente nei diversi settori di competenza il concetto di sostenibilità: dalla Unione Europea agli enti locali (fra cui la stessa Provincia di Pisa che ha dato origine ad un gruppo di lavoro intersettoriale per lo Sviluppo Sostenibile) si registrano nu- merose iniziative verso il coordinamento orizzontale fra dipartimenti e uffici diversi. La totalità degli enti pubblici (a qualsiasi livello di governo) è infatti ancora organizzata sulla base dei principi della gerarchizzazione e della settorializzazione, ovvero esattamente l’opposto di quelli che richiede una poli- tica di sviluppo sostenibile: rispettivamente decentramento e integrazione. Accanto a questo ostacolo di natura istituzionale e organizzativa interna agli enti pubblici, l’altro grande nodo che si frappone alla implementazione di politiche di sviluppo sostenibile è il modello generale di sviluppo delle nostre società, che è strutturalmente orientato a pratiche e modelli di produzione e di consumo largamente insostenibili. Non si vuole qui entrare nel vastissimo dibattito sul tema delle azioni necessarie per andare nella direzione dello sviluppo sostenibile (è peraltro utile a tale proposito riportare le indicazioni della Strategia d’Azione Am- bientale del Ministero dell’Ambiente 25 ), ci interessa invece ricordare che strumenti come le agende 21 Locali

25 In questo documento troviamo che “ Le linee-guida della strategia di azione ambientale per uno sviluppo sostenibile per il nostro pae- se sono fondamentalmente:  l’ integrazione dell’ambiente nelle altre politiche , è un obiettivo esplicito dell’Unione Europea, riconosciuto dal Trattato di Am- sterdam;  la preferenza per stili di vita consapevoli e parsimoniosi nell’uso della natura, ma efficaci nella soddisfazione delle esigenze di crescita individuale e collettiva;  il perseguimento dell’ aumento nell’efficienza globale dell’uso delle risorse , come risposta strategica alla necessità di integra- zione tra ambiente e sviluppo, specie in un Paese sostanzialmente privo di materie prime.  Il rigetto della logica d’intervento “a fine ciclo” e l’orientamento verso politiche di prevenzione ;

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(esperienza attualmente in essere nella Provincia di Firenze) e le politiche di salvaguardia della natura, siano dei tasselli fondamentali dell’azione per la sostenibilità a livello locale. Come si colloca un Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle aree protette in questa cornice? La normativa regionale di riferimento indica che il PPSES rappresenta il quadro che deve guidare le azioni di programmazione dell’ente gestore del sistema delle aree protette (la Provincia in questo caso) e indica anche che tale quadro si ispiri il più possibile al concetto di sostenibilità dello sviluppo. Questo non significa che il PPSES debba essere lo strumento per l’implementazione dello sviluppo sostenibi- le nella provincia di Firenze, ma è addirittura più probabile (per gli ostacoli prima indicati) che non rappresenti neppure un quadro di azioni coordinate con altri settori improntate alla sostenibilità. In termini pragmatici e operativi l’esito più probabile dei diversi PPSES nella Regione Toscana sarà quello di indicare delle linee programmatiche e delle azioni progettuali che sono limitate al settore aree protette senza considerare le interrelazioni con le altre politiche dell’ente gestore, per una difficoltà di dialogo ed interrela- zione ancora evidente fra molti dei diversi settori della pubblica amministrazione ai vari livelli. In sostanza una programmazione chiusa in sé stessa e generalmente con non troppe risorse finanziarie di- sponibili, salvo rari casi di corretta e virtuosa integrazione fra strumenti diversi fra loro (fondi strutturali, piani di sviluppo rurale, ecc). Rimanendo comunque all’ambito del PPSES la seguente proposta metodologica si basa sulla necessità da una parte di monitorare con attenzione il dispiegarsi delle azioni progettuali e dall’altra di aiutare a costruire quel coordinamento tra enti gestori e tra enti gestori, Provincia e Regione, che rappresenta uno degli obiettivi centrali della programmazione per la creazione di un “sistema” di aree protette.

7.2 IL MODELLO GENERALE “BILANCIO ECONOMICO ECOLOGICO TERRITORIALE” COME GUIDA PER IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE

La scelta di tutelare dal punto di vista naturalistico un determinato territorio si scontra inevitabilmente, in ma- niera diversa a seconda delle tipologie dell’area da tutelare, con una serie di interessi localizzati che, facendo parte del nostro abituale modello di sviluppo e di utilizzo delle risorse, sono normalmente ritenuti come diritti acquisiti. L’istituzione di una area protetta porta con se una serie di divieti a tali attività, che generano tanta più conflittualità tanto più erano esercitati nell’area precedentemente alla scelta della conservazione della stessa. I conflitti sono ovviamente minori dove sono scarse le attività antropiche mentre tendono al suo mas- simo in aree altamente antropizzate e ricche di interessi localizzati sul territorio.

 la riduzione degli sprechi , ovvero dei consumi di materiali ingiustificati e superflui. Il rispetto per l’ambiente e la parsimonia nell’uso delle sue risorse devono diventare “senso comune”. L’azione di Governo può agire sui consumatori e sui produttori at- traverso la promozione della consapevolezza e la premiazione dei comportamenti virtuosi;  l’allungamento della vita utile dei beni, in termini di quantità di servizi che essi forniscono entro il ciclo di vita.  la chiusura dei cicli materiali di produzione-consumo , ovvero il riutilizzo della materia incorporata nei prodotti non più servibili;  lo sviluppo dei mercati locali e delle produzioni in loco , la riduzione della mobilità di beni materiali sul territorio, la valorizzazio- ne dei prodotti tipici e delle culture della tradizione;  la partecipazione di tutti gli attori sociali alla determinazione degli obiettivi e degli impegni e alla corrispondente condivisione delle responsabilità.

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In questi casi la strada che si segue, oltre quella di imporre vincoli senza i quali non si potrebbe esercitare la conservazione naturalistica dell’area, è quella di delimitare, quasi come usando il bisturi, il confine dell’area, lasciando al di fuori (per quanto possibile) attività produttive e residenze. E’ una sorta di compromesso tra il tutelare le esigenze di normale vivere quotidiano della popolazione residente e gli obiettivi di conservazione naturalistica. La stragrande maggioranza delle aree naturali localizzate in prossimità di aree urbane, o comunque in aree dove fossero preesistenti attività produttive, ha seguito questa linea politica per l’istituzione delle normative di tutela. Si tratta di una visione dell’area protetta che riflette fin dalla sua nascita l’idea di un territorio verso il quale si esercitano rilevanti interessi pubblici di conservazione, ma che rimane estraneo all’altro territorio, quello dove si può vivere e lavorare senza eccessiva preoccupazione di tutela delle risorse naturali. Alla luce dell’attuale modello di sviluppo è quasi naturale che questa sia la visione di fondo che rappresenta una riserva naturale, ossia come territorio a parte, qualcosa di separato dal normale svolgersi della vita quotidiana. Su questa base il concetto di area naturale protetta come occasione di sviluppo del territorio rimane in retro- guardia, rimane nelle dichiarazioni di principio, dato che il motore vero dello sviluppo di un’area segue rela- zioni economiche che hanno bisogno di stare fuori dal territorio tutelato per potersi dispiegare e sviluppare adeguatamente. Il considerare le aree protette come territorio “al di fuori”, come isola che la collettività ha deciso di salvaguar- dare a spese di perdite di opportunità, non solo è negativa perché affossa l’idea di nuova e diversa occasione di sviluppo, ma è pericolosa perché sottopone le stesse aree a maggiori critiche quando il modello economi- co che sta fuori dal parco (quello che dà da vivere alla collettività), per i normali andamenti ciclici del sistema economico, attraversa momenti di crisi. E’ in quei momenti che la collettività sopporta ancora peggio l’idea di non poter disporre di tutte le risorse del territorio per dare energia alla congiuntura debole che minaccia i li- velli di benessere. In epoca di piena globalizzazione, di riduzione strutturale dei bilanci degli enti pubblici, una simile concezione della conservazione naturalistica può realmente mettere in crisi l’esistenza della stessa area protetta. Diventa allora sempre più urgente, per la visione strategica di medio e lungo periodo, cercare di far affermare l’idea di area protetta, sia come importante e insostituibile azione di tutela di un patrimonio collettivo (funzione che rimane centrale), sia come territorio che sviluppa delle possibilità economiche, con il pregio di essere lo- cali, che possono servire allo stesso tempo a fare cultura della sostenibilità ed a limitare quelle riduzioni di benessere che sempre più dipendono da congiunture globali non governabili dalle collettività locali . Attività dunque endogene, che possono inizialmente svolgere una funzione di cuscinetto con opportunità occupazio- nali locali, ma che nel lungo periodo possono arrivare a rappresentare una delle strade di rinascita del raffor- zamento del tessuto economico locale, sia nell’ottica della sostenibilità ambientale che di quella economica (si tratterebbe di attività economiche che la collettività locale, a differenza degli andamenti del mercato di beni globali, può guidare). Per perseguire queste finalità è però necessario andare al di là delle dichiarazioni di principio e dotarsi di strumenti e metodologie che consentano, da una parte di ricomporre le eventuali conflittualità e dall’altra di monitorare il processo definito.

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La metodologia del bilancio economico ecologico territoriale, se pur in via ancora sperimentale, se nel caso affiancata da quella dell’agenda 21 locale, rappresenta una buona griglia all’interno della quale sviluppare l’azione di programmazione. Il bilancio economico-ecologico territoriale è costituito da un corpo di indicatori che hanno lo scopo di monito- rare i cambiamenti intervenuti nell’area rispetto alla situazione di partenza, ovvero dal momento in cui inizia a dispiegarsi l’implementazione delle politiche di programmazione. Si tratta in particolare di verificare congiun- tamente l'evoluzione dei principali parametri economici di un territorio, di individuare alcuni indicatori di risul- tato per eventuali progetti specifici e di collegarli ad alcuni indicatori di stato (qualità, sensibilità) e di pressio- ne delle risorse naturali di cui verificare l'evoluzione quali/quantitativa. In pratica si tratta di monitorare più livelli: quello economico-ecologico generale del territorio in esame e quel- lo delle progettualità specifiche dell’azione di programmazione. L’obiettivo di questa verifica su più livelli riguarda il fatto che si intende verificare non solo il risultato ottenuto dai singoli progetti sulle aree protette, ma anche come questi siano riusciti ad interrelarsi con la generale a- zione di programmazione dell’ente locale modificando la situazione economica ed ambientale complessiva dell’area. E’ proprio sulla base di questa considerazione che si capisce perché la metodologia del bilancio economico- ecologico territoriale dovrebbe essere una scelta precisa per guidare e monitorare l’intera programmazione provinciale: i progetti sulle aree protette da soli non hanno la capacità di smuovere gli indicatori sociali ed e- conomici generali dell’intero territorio provinciale (o anche solo del territorio dei comuni toccati dal sistema di aree protette): per quanto i progetti siano buoni e ben guidati dai gestori sarebbe davvero troppo attribuire a questi l’andamento del PIL o dell’occupazione nei territori interessati. Ma la mancanza di interazioni con altre politiche non solo può limitare le possibili sinergie positive delle pro- gettualità sull’intero territorio, la mancanza di un coordinamento tra politiche può addirittura giocare a detri- mento dei risultati ottenibili da tali progetti (si pensi ad un area protetta che investe in un progetto di promo- zione di “turismo verde” proprio quando, altrove, è stato deciso di costruire lì vicino un circuito automobilisti- co). Ovviamente non si vuole qui sopravvalutare il possibile ruolo che un ente locale come la Provincia possa svolgere nel reindirizzare un modello di sviluppo che domina in maniera ormai incontrastata il nostro mondo; si tratta invece di adottare il principio di sussidarietà: nell’ambito delle politiche di pianificazione, dell’autonomia legislativa e finanziaria della Provincia, abbracciare la metodologia di bilancio economico- ecologico territoriale sarebbe un modo per aiutare l’implementazione della sostenibilità a livello locale. Qualora infatti il bilancio economico-ecologico territoriale divenisse la metodologia cardine della programma- zione provinciale avrebbe senso riferirsi alla seguente classificazione dei risultati dell’azione di programma- zione; in prima approssimazione si potrebbe considerare soddisfacente un risultato per cui: - siano positivi sia gli indicatori economico-sociali generali (crescita del reddito e dell'occupazione, di- versificazione delle attività, ecc.) e specifici (indicatori di risultato dei progetti), sia quelli naturalistici generali (diminuzione delle pressioni sulle risorse, miglioramento quali-quantitativo delle risorse) e specifici (indicatori di risultato dei progetti con obiettivi di tutela);

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- siano positivi gli indicatori socio-economici e stabili quelli naturalistici; - siano positivi gli indicatori specifici di risultato dei progetti (sia socio-economici sia naturalistici) e gli indicatori generali non si discostino in modo sostanziale dalle medie degli analoghi indicatori a livello provinciale e/o regionale.

E’ questo uno schema di ragionamento utile per uscire dai comuni conflitti tra conservazione ambientale e sviluppo economico dell’area. Da esso segue che, sebbene fondamentale, la sostenibilità ambientale da sola, non garantisce il raggiungi- mento di un processo di sviluppo sostenibile se avviene a spese della situazione economica e sociale dell’area interessata. Questa è un’indicazione importante, poiché obbliga ad affiancare al rispetto dei vincoli ambientali una strate- gia accurata di azioni economiche e sociali, che riescano a tradurre la strategia della sostenibilità ambientale in sostenibilità economica e sociale. E’ evidente che l’introduzione di vincoli al normale operare delle forze economiche e sociali introdurrà tra- sformazioni e ristrutturazioni (con settori vincenti e perdenti), ma quello che conta è che il movimento econo- mico complessivo nel medio-lungo termine (la creazione di reddito) sia non decrescente. Nella prospettiva che questa proposta metodologica sia invece adottata unicamente per la programmazione delle aree protette è evidente che gli indicatori rilevanti da monitorare saranno quelli relativi ai progetti speci- fici proposti per le diverse aree, non potendo ricondurre alle sole azioni progettuali del PPSES le cause nelle variazioni degli indicatori economico-sociali e ambientali dell’intero territorio provinciale. Per completezza presentiamo comunque una classificazione delle diverse tipologie di indicatori che fanno parte di un bilancio economico-ecologico territoriale.

7.2.1 Gli indicatori socio-economici

Si tratta qui di costruire indicatori che prendono in considerazione l’andamento delle principali variabili eco- nomiche dell’area. Possiamo suddividerli in:

1 > Indicatori di carattere generale

Essi misurano generalmente l’andamento del reddito, dell’occupazione, e anche di altri parametri che posso- no essere ritenuti utili in relazione all’area in questione (ad esempio il rafforzamento della struttura turistica). Per il reddito si considera: il reddito globale del territorio, il reddito pro-capite degli abitanti, il reddito in parti- colari settori che la programmazione locale ha scelto di potenziare nell’ambito della sostenibilità. Analogamente per l’occupazione : il numero degli occupati totali, l’andamento dei posti di lavoro nei settori specifici scelti, il numero dei posti di lavoro nelle specifiche attività cioè nei singoli progetti posti in essere sul territorio.

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2 > Indicatori di performance

Oltre agli indicatori assoluti è opportuno calcolare degli indicatori che permettano di confrontare i risultati economici dell'area (ad esempio per SEL) con quelli del resto della provincia e della regione, per mettere in evidenza differenze in positivo o in negativo. Si farà quindi riferimento ai seguenti indicatori, calcolando dei rapporti fra gli incrementi percentuali:  incremento del reddito totale o pro-capite nei SEL / incremento medio regionale o provinciale  tasso di crescita dell'occupazione del SEL / tasso di crescita nella regione o nella provincia  tassi di crescita settoriali di reddito e occupazione (per i settori interessati dai progetti) nell'area/ tassi di crescita nella regione e nella provincia  saldi migratori dell'area/ saldi migratori altre aree regionali. In generale, ove esistano i dati, il raffronto più significativo è quello con aree che abbiano caratteristiche eco- nomico-sociali simili

3 > Indicatori di risultato

Devono servire a valutare i risultati conseguiti con i progetti specifici che fanno parte della programmazione alla sostenibilità. Devono quindi essere previsti sia degli indicatori di realizzazione dei progetti , secondo la scansione tem- porale concordata, sia degli indicatori del risultato per la collettività dell'intervento stesso. Possono far parte di tale insieme la variazione del reddito o del fatturato di particolari attività oggetto dei pro- getti, o il numero di posti di lavoro creati in tali attività. Si possono inserire anche altri parametri da monitorare, se ad esempio il programma prevede un rafforza- mento della struttura turistica, si possono considerare il numero dei posti letto creati, o il numero di nuovi ser- vizi posti in essere.

7.2.2 Gli indicatori ambientali

Gli indicatori ambientali per processi di programmazione locale si possono suddividere sulla base di due classificazioni, una prima è fra indicatori a carattere generale e indicatori di risultato. Una seconda è invece tra indicatori di pressione e di stato. La prima classificazione segue quella già indicata per gli indicatori socio-economici. Si tratta cioè di distingue- re fra il monitoraggio di variabili ambientali per l’intero sistema delle aree protette o per l’intero territorio pro- vinciale ( indicatori ambientali generali ) e specifici parametri da monitorare in relazione alla realizzazione dei progetti previsti nel PPSES. In generale, trattandosi di progetti che fin dalla fase di definizione dovrebbero avere la caratteristica della so- stenibilità, più che monitorare l’assenza di impatti ambientali negativi da tali progetti si tratterà di identificare indicatori che registrino il miglioramento della qualità ambientale per quegli specifici progetti indirizzati al ripri- stino o comunque al miglioramento dello stato dell’ambiente.

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1 > Indicatori di pressione per le risorse naturali

Quando si prende in analisi la pressione esercitata dalla presenza antropica sull'ambiente naturale è impor- tante distinguere tra la pressione determinata dalle attività produttive e quella invece causata dalla semplice residenza della popolazione. Tale distinzione è introdotta per due ordini di motivi, legati tra loro: il primo è la differenza sostanziale tra la quantità e la qualità degli impatti territoriali nei due casi (generalmente più accen- tuata laddove c'è un'attività produttiva, piuttosto che in un area residenziale), il secondo è il diverso livello di priorità che la società (e quindi l'amministrazione pubblica) attribuisce (o dovrebbe attribuire) ai due settori nel caso di competizione per l'uso delle risorse. Un'altra importante distinzione che deve essere introdotta rispetto agli indicatori che presentiamo è quella tra indicatori di carico assoluto, che misurano cioè il carico totale o l'uso delle risorse naturali nelle rispettive uni- tà di misura (KWh, tonnellate equivalenti di petrolio, metri cubi, ecc.), e quelli di efficienza relativa. I primi svolgono un ruolo fondamentale poiché rappresentano una delle due voci del bilancio ecologico per una cer- ta area; l'altra è rappresentata dalla disponibilità delle risorsa. Nella pratica però, a causa della grande difficoltà di misurare proprio questa seconda voce, si tende ad utiliz- zare molto di più gli indicatori del secondo tipo, e le loro modificazioni nel corso del tempo: ad esempio, in luogo di considerare i consumi assoluti di energia si rapportano tali consumi alla produzione (al Prodotto In- terno Lordo, PIL), ottenendo un indicatore di efficienza relativa che, confrontato nel corso del tempo, indica se il consumo di energia per ogni unità di PIL si è ridotto o è aumentato, ovvero se è aumentata o se si è ri- dotta l'efficienza (in questo caso energetica) del sistema. Tale indicatore è senz'altro importante, però può essere anche fuorviante se non interpretato nella corretta maniera. Nel caso infatti che l'efficienza sia aumentata, questo non autorizza a sostenere che si è ridotto il consumo di risorse, e quindi l'impatto globale sul sistema: essendo un indicatore relativo, bisogna considerare infatti co- me si sono mossi i due termini del rapporto (nell'esempio il PIL, e i consumi di energia). Se infatti il sistema ha incrementato la sua efficienza, ma allo stesso tempo, nel periodo di tempo considerato, la produzione (il PIL) è aumentata più del risparmio di energia per unità di prodotto che complessivamente si è determinato, l'uso delle risorse e quindi il conseguente impatto assoluto è aumentato, invece di ridursi. Per poter evitare questo fraintendimento è utile affiancare ad ogni indicatore di efficienza relativa, un indicato- re sempre "relativo" (al fine anche di fare comparazioni con altre realtà territoriali) in cui però l'altro termine del rapporto non muti nel tempo: il termine scelto è allora la superficie territoriale.

2 > Indicatori di stato dell'ambiente

Questi indicatori, di natura essenzialmente qualitativa, hanno lo scopo di valutare lo stato attuale dell'ambien- te nell'area di studio. Questo significa sostanzialmente agire a valle dei fattori causali di impatto, di carico e di pressione ambientale, definendo appunto una serie di parametri capaci di registrare in modo significativo lo stato qualitativo delle risorse. Lo stato delle risorse in termini di qualità e quantità disponibili è determinante per verificare la compatibilità degli usi attuali e predisporre le basi per una pianificazione capace di ottimizzare l'uso delle risorse naturali.

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La definizione dello stato dell'ambiente attraverso gli indicatori specifici individuati comporta attività sia di ac- quisizione che di produzione di dati ambientali, per le quali è necessario predisporre: - interrogazione dei sistemi informativi territoriali e geografici disponibili; - consultazione di archivi orientati all'area di studio; - campagne di rilievi diretti (messa a punto di opportune strategie di campionamento e di tecniche di analisi); - reti di monitoraggio spazio-temporale; - coinvolgimento degli uffici e dei servizi della pubblica amministrazione che operano per la gestione delle risorse e dell'ambiente, la programmazione socio-economica e il controllo ambientale; - gruppi di lavoro nei quali si incontrino tutte le professionalità attinenti alla realtà ambientale.

7.3 GLI OBIETTIVI DELL’AZIONE DI PROGRAMMAZIONE

Seguendo il percorso dell’analisi sviluppata nei capitoli precedenti è importante delineare infine gli obiettivi che dovrebbe porsi l’azione di programmazione per il sistema delle aree protette della Provincia di Firenze. Gli obiettivi sono indicati secondo un ordine di priorità cominciando da quelli ritenuti più urgenti.

7.3.1 Rafforzamento della struttura gestionale del sistema delle aree protette

Il principale punto di debolezza che emerge nell’analisi delle aree protette provinciali è la mancanza di un li- vello di coordinamento tra le stesse che possa far parlare di vero e proprio sistema. Ancor prima infatti di individuare una rete ecologica di connessione tra le stesse (aspetto peraltro importante nell’ambito degli obiettivi di programmazione) appare strategicamente prioritario determinare una connessio- ne gestionale e di programmazione tra i diversi enti gestori. In questo senso emerge con chiarezza che il ruolo della Provincia dovrà essere più forte rispetto al passato, sia in termini organizzativo-gestionali sia in termini di impegno finanziario. Sarebbe infatti importante rafforzare la struttura degli uffici preposti alla gestione del sistema, con lo scopo di svolgere le seguenti funzioni in maniera continuativa: - monitorare e valutare le progettualità del PPSES, collegandosi strettamente con le altre progettualità dei diversi servizi provinciali. - sviluppare un’attività di Fund-rising istituzionale, coordinando anche le richieste di finanziamento del- le diverse aree protette (riconducendole così a sistema); - coordinare le varie attività delle aree naturali (anche di promozione delle stesse).

Attività queste già in parte avviate, ma fondamentali in una logica di programmazione e integrazione delle po- litiche, o anche come organo super-partes rispetto ai diversi enti gestori, per orientare i finanziamenti in modo da riequilibrare il livello dei servizi ambientali offerti dalle varie aree protette in un ottica sistemica, con even- tuale stipulazione di protocolli d’intesa tra gli enti gestori delle Aree protette.

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A questo scopo sarà auspicabile la creazione un organo tecnico amministrativo di indirizzo e controllo il quale possa operare quale mezzo di coordinamento e controllo di tutte le attività relative al sistema delle aree pro- tette, costituito oltre che dai rappresentanti della Provincia anche dai singoli rappresentatnti degli enti e dei soggetti interessati alla gestione del territorio ove presenti le aree protette.

7.3.2. Visibilità e riconoscibilità aree protette (sentieri, cartelli, porte di accesso)

Il tema della visibilità e della riconoscibilità delle aree protette è un tema centrale nell’ambito dell’esigenza di creare un sistema di aree protette su base provinciale. Esperienze simili in altre aree protette, specialmente nei paesi europei ed extra-europei che hanno una tradi- zione ed una esperienza più avanzata in tema di aree protette e loro pianificazione e gestione (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Canada, ecc.), insegnano come sia fondamentale segnalare la presenza dell’area protet- ta mediante tipologie differenziate di cartelli di ingresso, segnali indicatori, pannelli didattici. In modo particolare, risulta fondamentale rispondere ai seguenti requisiti minimi: - individuare e segnalare i principali punti di accesso ed attraversamento dell’area protetta (accessi principali all’area, principali snodi di collegamento anche esterni all’area protetta ma compresi nel raggio di influenza, principali nodi interni all’area protetta, rete principale dei sentieri, zone centrali dei centri abitati interni ed immediatamente esterni all’area protetta); - realizzare interventi integrati e coordinati relativamente alla segnaletica ed alla cartellonistica, elabo- rando un progetto grafico comune ed unificante, che contribuisca all’identificazione delle singole aree protette all’interno di un sistema, nel rispetto comunque della diversità ambientale e territoriale di o- gni singola area.

7.3.3 Rimozione delle minacce di degrado ambientale e di salvaguardia naturalistica

La conservazione e la tutela del patrimonio naturale delle aree protette è un obiettivo fondamentale per il PPSES. Non potrebbe essere altrimenti visto che è questo lo scopo fondante dell’esistenza delle stesse are- e. Preme qui indicare alcuni elementi (approfonditi nel capitolo 6) nell’ambito di tale azione di salvaguardia:

1 > conflittualità nell’uso delle risorse:

- utilizzo venatorio assolutamente contrastante con le esigenze di conservazione della natura nelle a- ree protette umide della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio e nell’ANPIL Podere La Querciola; - scarsissima qualità delle acque in entrata e circolazione nella Riserva Naturale del Padule di Fucec- chio; - scarsità della risorsa idrica nelle aree protette umide della Piana Fiorentina (Stagni di Focognano e Podere La Querciola);

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- conflittualità fra attività estrattive e esigenze di conservazione di habitat rari e minacciati (SIR Sasso di Castro Montebeni); - elevata pressione di trasformazione territoriale nelle aree umide della Piana Fiorentina.

2 > gestione forestale delle aree protette:

- riduzione qualitative/quantitative delle cenosi ripariali in diverse aree interessate da corsi d’acqua (sia in sistemi di pianura che collinari-montani); - presenza di dense formazioni di conifere di scarso interesse naturalistico (ad esempio, ANPIL Mon- tececeri, Anpil Foresta di S. Antonio, ecc); - notevole perdita di aree aperte, specialmente sommitali, come diretta conseguenza della perdita di attività di pascolo e attività agricole (le aree aperte sono fondamentali nella conservazione di un ele- vato grado di eterogeneità ambientale e come habitat di notevole interesse naturalistico, vedi ad e- sempio ANPIL “La Calvana”);

3 > scelte gestionali per le aree protette:

- assenza di gestione naturalistica nell’ANPIL Podere La Querciola e difficoltà nell’avviare forme di ge- stione congiunta dell’ANPIL Torrente Mensola e Torrente Terzolle tra le amministrazioni comunali coinvolte; - estrema limitazione della superficie sottoposta a regime di Riserva Naturale nell’area del Padule di Fucecchio e assenza di interfaccia con la confinante Riserva in provincia di Pistoia; - scarsa visibilità e riconoscibilità, in generale, delle aree protette singole e in forma di sistema; - gestione con scarsa attenzione alle finalità proprie delle aree protette da parte dell’ANPIL Podere La Querciola; - scarsa interazione fra le due ANPIL della Piana Fiorentina (Stagni di Focognano e Podere La Quer- ciola) ed il sistema del SIR Stagni della Piana Fiorentina (piuttosto ricco e complesso di aree legate ad un vasto territorio metropolitano); - necessità di un dialogo diretto fra l’ANPIL Montececeri e l’ANPIL Torrente Mensola, che possa porta- re ad una gestione coordinata delle due; - scelta di attuare la rete di connessione ecologica fra le diverse aree protette (nell’ambito della Rete Ecologica Nazionale); - maggiore incisività del ruolo della Provincia di Firenze nel coordinamento delle azioni fra le diverse aree protette, anche attraverso la creazione di un organismo superpartes quale Consulta tecnica- amministrativa, che possa portare ala creazione di un sistema delle Aree Protette in Provincia di Fi- renze con standard gestionali e dotazioni strutturali comuni a tutte le Aree Protette istituite;

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Provincia di Firenze 7.3.4 Dotazione di strutture per la ricettività, la didattica la fruizione delle aree protette

- Uno degli aspetti centrali che trasformano la presenza di un’area protetta in occasione di sviluppo è senz’altro quello della fruizione. Unitamente alla riconoscibilità della stessa è fondamentale che dopo averla individuata l’utente possa in qualche modo fruirne. - La fruizione, pur rimanendo ovviamente nell’ottica della salvaguardia dell’area, può essere articolata su una serie di campi: dall’escursionismo naturalistico, al turismo verde, alla didattica e alla forma- zione ambientale. Requisito unitario a che tali tipologie di “fruizioni” possano esplicitarsi è la presen- za di una dotazione di strutture di base (strutture ricettive, aule didattiche, percorsi didattici, aule at- trezzature per la formazione, ecc.). - Le esperienze in questo senso, nelle aree protette della provincia di Firenze, sono piuttosto scarse e disomogenee, e testimoniano di un lavoro necessario da attuare, certamente in una prospettiva di lungo termine, ma indispensabile per una corretta fruizione delle diverse aree.

7.3.5. Promozione aree protette

- Insieme alla tematica relativa all’identificazione delle singole aree protette e del sistema complessivo, un altro tema centrale e primario per lo sviluppo del sistema risulta essere l’azione promozionale da svolgere per la conoscenza della presenza delle singole aree in prima battuta, ed in seconda battuta per la divulgazione delle informazioni e delle conoscenze relative alle risorse faunistiche, floristiche, naturali in senso generale, storiche, culturali, architettoniche, ecc. - In questo senso, questa azione risulta essere fondamentale per supportare la realizzazione del si- stema di aree protette su base provinciale, obiettivo che deve essere perseguito attraverso l’azione di coordinamento dell’Amministrazione Provinciale, come anche più volte definito e ribadito dalle di- rettive della Regione Toscana in materia di programmazione sulle aree protette (in riferimento al ruo- lo centrale delle Province per il coordinamento delle azioni e dei progetti che interessano sistemi di aree, come indicato nel IV Programma triennale regionale per quanto riguarda le linee di finanzia- mento su progetti regionali e comunitari). - Le azioni di promozione risultano fondamentali anche per garantire una prima azione forte di coordi- namento delle azioni che singolarmente vengono comunque ideate e realizzate dalle singole aree protette, coordinamento realizzato nel rispetto della singole diversità delle aree.

7.3.6 Sviluppo di un sistema unitario di educazione ambientale.

Come abbiamo rilevato nel capitolo 6, i servizi di educazione ambientale sono quelli più diffusi nelle diverse aree protette del sistema. Appare però carente un progetto didattico unitario, che pur rispettando le specificità locali, dovrebbe dare le linee guida alle diverse cooperative erogatrici di questo servizio. L’educazione ambientale, oltre alla finalità

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Provincia di Firenze principale di formare sui temi della conoscenza e della conservazione dell’ambiente, è infatti uno dei veicoli fondamentali per la promozione delle aree protette all’interno delle famiglie (i bambini e i ragazzi finiscono poi per portarci i propri genitori). Un sistema di educazione ambientale dovrebbe dunque avere come scopo fondante quello di: - definire le linee guida dei programmi di educazione ambientale; - assicurare che nelle linee guida vi sia un introduzione al sistema delle aree protette provinciali, in modo tale che i ragazzi che visitano un area siano edotti anche sui caratteri naturalistici di altre aree protette provinciali - fare in modo, per quanto possibile, che la dotazione didattica delle diverse aree presenti caratteri il più possibile uniformi (sempre per richiamare la sensazione nell’utente di far parte di un sistema uni- co) - preoccuparsi che vi sia coordinamento nel momento della promozione dei pacchetti didattici da parte dei diversi soggetti, proponendo pacchetti didattici che possibilmente coinvolgano più di un area pro- tetta.

7.3.7 Strutturazione della qualità dell’offerta dei servizi nelle aree protette.

L’analisi ha posto in rilievo le differenze esistenti nella quantità e qualità dei servizi ambientali erogati nelle aree protette della provincia. A fianco della problematica delle dotazioni strutturali è tuttavia strettamente connesso quello della qualità dei servizi che da tali strutture saranno forniti. Si tratta cioè di considerare il li- vello di professionalità degli operatori che erogano servizi, i quali necessitano di supporti formativi per amplia- re il bagaglio di conoscenze. Risulta quindi importante sollecitare interventi formativi, in stretto raccordo con i soggetti erogatori di servizi, affinché alla crescita quantitativa dei servizi corrisponda una maggiore professionalizzazione degli operatori.

Di seguito vengono dettagliati gli obiettivi sopra esposti (unitamente ad altri che vengono di seguito indicati) distinti tra tre diversi livelli di priorità:

Obiettivi con priorità 1

 Rafforzamento struttura gestionale del sistema delle aree protette  Rafforzamento capacità finanziaria del sistema delle aree protette  Visibilità e riconoscibilità delle aree protette  Tutela biodiversità  Conservazione naturalistica (conflittualità nell’uso delle risorse, gestione forestale delle aree protette, scelte gestionali specifiche per le singole aree protette)

Obiettivi con priorità 2

 Dotazione di strutture per la ricettività, la didattica e la fruizione  Sviluppo di un sistema unitario di educazione ambientale  Sviluppo di collegamenti in rete fra le aree protette del sistema e con altre aree protette regionali  Promozione turistica e naturalistica del sistema delle aree protette  Promozione prodotti tipici dei territori delle aree protette

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Obiettivi con priorità 3

 Incrementare le conoscenze scientifiche sugli ecosistemi del sistema  Incrementare l’occupazione nei comuni delle aree protette  Elevare il livello di servizi ambientali offerti alla domanda turistica (formazione operatori)

7.3.8 Definizione di una politica attiva di gestione del territorio delle aree protette

Come si faceva riferimento nel capitolo 6 è necessaria una politica attiva di gestione del territorio delle aree protette, che vuol dire sperimentare e promuovere sistemi agricoli sostenibili, di tipo innovativo ed esportabili ad altre situazioni, con l'introduzione o il recupero, di semplici tecniche agronomiche finalizzate al migliora- mento agroambientale. Ciò presuppone di dare all’agricoltura un significato di agricoltura multifunzionale, concetto che fa riferimento alle numerose funzioni che l'agricoltura svolge (produzione di alimenti e fibre, si- curezza alimentare, biodiversità, salvaguardia dell'ambiente e del benessere animale, sostegno all'occupa- zione, mantenimento di attività economiche nelle zone a basso insediamento, sviluppo rurale, tipicità dei pro- dotti). La multifunzionalità impegna però l’agricoltore a svolgere un’attività agricola destinata oltre che alla produ- zione di alimenti, anche alla protezione e alla gestione delle risorse naturali e alla conservazione della biodi- versità, aspetti questi ultimo rilevanti in particolare all’interno delle aree protette. Questa nuova visione dell’agricoltura è riconosciuta dai nuovi orientamenti della PAC come uno dei principi basilari. A questo riguardo si ricorda come la Commissione Europea negli ultimi anni ha avviato azioni con- crete destinate a favorire la convergenza tra politiche agricole e politiche ambientali, fra cui quelle di prote- zione della natura. La riforma della PAC (Reg. UE 1782/2003) ha accentuato la complementarietà tra gli incentivi che riguardano il sostegno al reddito delle aziende agricole (primo pilastro) con quelli che riguardano lo sviluppo rurale (se- condo pilastro che sostiene l’agricoltura in quanto fornitrice di beni pubblici nella sua componente ambientale e territoriale e incentiva lo sviluppo delle zone rurali), introducendo a partire da 2005 il disaccoppiamento, la condizionalità e la modulazione dei finanziamenti (che vuol dire il trasferimento di fondi dal primo al secondo pilastro). Sulla scia della recente riforma della PAC, si stanno definendo anche le politiche dell’UE per lo sviluppo rura- le, le quali riguarderanno il periodo di finanziamenti 2007-2013. Fra gli obiettivi di tale politica di sviluppo rura- le vi è anche quello della valorizzazione dell’ambiente e dello spazio naturale sostenendo la gestione del ter- ritorio (comprese azioni di sviluppo rurale connesse ai siti Natura 2000). La promozione di modelli di agricol- tura compatibile con le risorse naturali può partire dalle aree protette (come situazioni modello) comprese le aree contigue a queste, sostenendo gli agricoltori per comportamenti virtuosi consistenti nell’utilizzo di metodi di conduzione del suolo compatibili con le esigenze di salvaguardia dell’ambiente naturale e di protezione delle risorse naturali. Le erogazioni agroambientali dovranno essere indirizzate al soddisfacimento della cre- scente domanda di servizi ambientali che la società chiede agli agricoltori, in fatto di tutela delle risorse natu- rali e del suolo e di diversità genetica. Il sostegno riguarderà sicuramente indennità a favore degli agricoltori

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Provincia di Firenze delle zone Natura 2000 e riguarderà anche indennità per interventi agroambientali erogati volontariamente per impegni di gestione ambientale del territorio aziendale. L’obiettivo po’ essere quindi quello di utilizzare le aree protette come aree modello di sperimentazione di tec- niche di gestione e di programmazione integrata di interventi di sostegno (finanziari, formativi e informativi) coerenti con una visione multifunzionale dell’agricoltura.

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Provincia di Firenze CAPITOLO OTTO IL PROCESSO DI PROGRAMMAZIONE

8.1 FINANZIAMENTI E AREE PROTETTE

La domanda di protezione dell’ambiente e l’offerta di servizi ambientali volti al miglioramento della qualità della vita sono sempre più in crescita. Un segmento considerevole di questa domanda riguarda le attività ri- creative all’aperto e, di conseguenza, le risorse destinate alla loro realizzazione, tra cui le aree naturali e, in particolare, quelle protette. Queste ultime (parchi naturali, parchi naturali regionali e riserve naturali), regola- mentate a livello nazionale con la legge 394/91 (Legge quadro sulle aree protette) sono gradatamente au- mentate, affiancate dall’istituzione di aree protette a livello regionale e, per la Regione Toscana, anche a li- vello locale (ANPIL). Parallelamente, però, non sempre si riscontra un andamento crescente anche per la disponibilità di risorse necessarie per una corretta gestione di tali aree, risorse in grado di fornire nella quantità e nella qualità volu- ta i beni e i servizi atti a soddisfare le esigenze della popolazione. Le amministrazioni locali si trovano sem- pre più spesso a dover ricercare nuovi equilibri finanziari, incrementando la propria capacità di programma- zione e di ricerca di fonti di finanziamento “esterne”, di auto-finanziamento, di coinvolgimento di partner priva- ti e di miglioramento dell’efficacia e dell’efficienza nell’utilizzo delle risorse collettive. Obiettivo prioritario del presente contributo è quello di identificare il quadro delle risorse finanziarie esterne potenziali delle quali ci si può ragionevolmente attendere la disponibilità ai vari livelli, indagando e sistema- tizzando in un quadro sinottico di riferimento le risorse regionali, statali e comunitarie che interessano in ma- niera diretta o indiretta il Sistema delle Aree Protette. Si farà riferimento non soltanto alle risorse legate alla conservazione della natura e del paesaggio tradiziona- le, ma anche ad alcune misure che interessano anche altri settori (agricoltura, turismo, formazione, miglio- ramento della qualità della vita) in una logica di interazione e di sinergia volta a rafforzare l’identificazione ed il rafforzamento del sistema. Tale panoramica fornirà un utile strumento di supporto alla programmazione delle attività previste da parte degli Enti gestori, che nella quasi totalità dei casi dovranno prevedere forme di cofinanziamento degli inter- venti, dal momento che le risorse esterne coprono soltanto una quota parte dei costi giudicati ammissibili. Oltre a questa ricognizione, si ritiene opportuno segnalare alcune riflessioni sul tema “finanziamenti e aree protette”, ovvero, sarebbero auspicabili da parte dell’Ente gestore:  una differenziazione delle entrate finanziarie in una prospettiva di autofinanziamento parziale ad integra- zione dei finanziamenti pubblici, perlomeno per coprire in parte i costi di attività e servizi di promozione dello sviluppo sostenibile (attività didattiche e/o di educazione ambientale); diritti di ingresso in particolari strutture gestite dall’area protetta (musei, centri visita, ecc.), magari attraverso sponsorizzazioni, altri fi- nanziamenti da istituzioni pubbliche o private (erogazioni liberali), donazioni e lasciti, attività di merchandising;

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 una conoscenza mirata del proprio pubblico di riferimento, da affiancare alla definizione di strategie di fidelizzazione dei visitatori, anche attraverso iniziative di marketing rivolte a target specifici e/o in collabo- razione (co-marketing) con altri soggetti.  un incremento dei rapporti con l’associazionismo, il non profit e il volontariato (previo superamento degli ostacoli burocratici che spesso privano gli enti gestori dell’agilità amministrativa necessaria per sviluppa- re sinergie con altri soggetti);  un’eventuale esternalizzazione di attività legate alla gestione dell’area protetta (out-sourcing), favorendo l’ecosviluppo (ad es. per servizi turistici, interventi di manutenzione, ecc.);  un coordinamento complessivo delle attività legate alla gestione dell’area protetta che funga da stimolo per l’utilizzo delle risorse finanziarie disponibili ai vari livelli basato su criteri di priorità.

L’istituzione di aree protette viene spesso promossa evidenziando le opportunità di occupazione che ne pos- sono derivare per le popolazioni locali: l’eventuale non rispetto di tali impegni può rischiare di mettere in di- scussione la credibilità delle aree stesse. L’occupazione che ne può scaturire è molto spesso legata ad attivi- tà di conservazione, valorizzazione e fruizione anche di tipo imprenditoriale. A tale proposito, si ritiene auspi- cabile un incremento dello sviluppo di una cultura dell’imprenditorialità collegata alle aree protette, e non sol- tanto ad operatori (guide, accompagnatori), promuovendo processi formativi incentrati anche su aspetti ma- nageriali e imprenditoriali, oltre che naturalistici ed etici. Attraverso l’attuazione di progetti di dimensioni medio-piccole, ideati in stretta collaborazione con i soggetti gestori delle aree stesse e rispondenti alle esigenze delle popolazioni locali nel rispetto delle loro tradizioni, si potranno incrementare risultati concreti di promozione economica, supportando a pieno le potenzialità dello sviluppo locale. Il turismo sostenibile e l’accoglienza diffusa, la valorizzazione delle tipicità enogastronomiche e l’agricoltura biologica, l’educazione ambientale insieme alle produzioni artigianali a basso impatto e non ul- tima la produzione di energia rinnovabile sono, a condizione di creare sinergia strutturale fra di loro, la chiave di volta per supportare, anche economicamente, le aree protette e le riserve naturali. Sarebbe auspicabile, inoltre, una previsione per ciascun intervento-progetto proposto (sia direttamente dall’Ente gestore che in partenariato con altri soggetti) di un piano di monitoraggio e valutazione al fine di:  osservare lo svolgimento delle attività progettuali e di verificare eventuali scostamenti dagli obiettivi fis- sati;  individuare eventuali risultati inattesi “in corso d’opera” o, a fronte di cambiamenti oggettivi, ridefinire nuovi obiettivi;  verificare i livelli di efficacia e di efficienza nella realizzazione delle attività e nella gestione dei finanzia- menti.

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Provincia di Firenze 8.2 RISORSE DI FINANZIAMENTO ESTERNE E SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO LOCALE: DALL’ANALISI DEGLI STRUMENTI ALL’ATTUAZIONE DELLE STRATEGIE DI PIANO.

Tra le finalità perseguite dal Piano Pluriennale di Sviluppo Socio-Economico, in accordo con quanto indicato dagli strumenti legislativi regionali, vi è quella della messa in rete delle risorse disponibili allo scopo di creare un vero e proprio sistema integrato. All’interno del panorama delle trasformazioni delle autonomie locali, appare sempre più complesso per un Ente pubblico riuscire a reperire risorse per affrontare le questioni di propria competenza, legate a temi che, anche nel caso di gestione di un’area protetta, spaziano dallo sviluppo territoriale al miglioramento e alla qualificazione dell’offerta dei servizi, dalla cultura alla sicurezza, dallo sport alla formazione. La ricerca di fonti di finanziamento esterne che supportino il raggiungimento degli obiettivi della programma- zione locale, presuppone una notevole capacità di orientamento da parte dei singoli soggetti che vi operano all’interno. L’accesso alle risorse pubbliche provenienti da fondi comunitari, nazionali, regionali, si basa sem- pre meno su trasferimenti diretti o “a pioggia” e sempre più su forme di gestione accompagnate da procedure di evidenza pubblica basate su meccanismi di tipo concorrenziale. Da un lato quindi, occorre che la conoscenza della domanda di finanziamento interno da parte dell’Ente ge- store sia legata ad una corretta individuazione dei bandi ai quali partecipare, dall’altro si avverte una necessi- tà di incremento della capacità progettuale da parte dell’Ente stesso per poter accedere alle opportunità di finanziamento esterne. Le istituzioni pubbliche di riferimento, dal livello comunitario a quello nazionale, fino a quello regionale, desti- nano risorse finanziarie per la realizzazione di specifiche politiche: i progetti, per poter essere accolti, devono necessariamente convergere sugli obiettivi per i quali sono state allocate le risorse. Il numero di proposte è in genere di gran lunga superiore rispetto alle disponibilità economiche: attraverso opportuni meccanismi di se- lezione vengono individuate quelle maggiormente rispondenti ai requisiti di ammissibilità del bando. Una consapevole selezione dei bandi ai quali concorrere, accompagnata ad un miglioramento della qualità pro- gettuale, si associa facilmente ad un incremento delle probabilità di successo.

8.3 IL RUOLO DELLA PROVINCIA DI FIRENZE NELL’AMBITO DEL COORDINAMENTO E SELEZIONE DEI PROGETTI SOTTOPOSTI A FINANZIAMENTO.

Come evidenziato nei capitoli precedenti, nella necessità di svolgere una politica di Sistema affinchè vi sia uno sviluppo coordinato delle A.P. e una gestione efficace di tali strutture, un ruolo importante viene ad ad essere rivestito dalla Provincia, quale ente coordinatore e programmatore, anche e sopratutto per quanto ri- guarda l’accesso ai finanziamenti che permettono la valorizzazione e lo sviluppo di tali istituti. La Regione Toscana detta prescrizioni ben precise sul ruolo Provinciale all’interno del sistema per quanto riguarda la programmazione economica ed il controllo finanziario. Nella Delibera di Consiglio Regionale n. 154 del 23/11/2004 “Approvazione del IV° Programma triennale per le aree protette 2004-2007 …..” al punto 6.4 dell’allegato, relativamente alle specifiche dell’istruttoria legata alla presentazioni di progetti sottoposti a valutazione per l’accesso a finanziamenti pubblici, viene precisato che .. “nel caso di ANPIL e riserve i sog- getti proponenti, in quanto responsabili della fase di programmazione provinciale, saranno le stesse Province

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Provincia di Firenze che procederanno a presentare le proposte progettuali per conto dei Comuni e Comunità Montane gestori delle Aree Protette, dettando le scadenze relative alle diverse fasi di presentazione dei progetti e relativa- mente alle liquidazioni dei finanziamenti assegnati”. Sempre nel IV ° Programma vengono stabilite una serie di prescrizioni che nell’ambito di una politica di sistema identificano sempre di più il ruolo provinciale, affin- ché: − venga incentivata la predisposizione di specifici regolamenti anche per le ANPIL, concedendo finanzia- menti pubblici prioritariamente alle ANPIL e Aree Protette dotate di regolamento; − siano individuati e definiti gli obiettivi da perseguire e/o da mantenere e i criteri gestionali minimali da at- tuare per la corretta gestione delle Riserve e delle ANPIL; − sia definita una metodologia per l’avvio di funzioni di monitoraggio; − venga stabilita l’esclusione dall’assegnazione di contributi pubblici di quelle ANPIL per le quali i soggetti gestori, per inadempienze o mancato interesse, non attuino una gestione ordinaria adeguata agli obiettivi prefissati ed alle necessità minimali di manutenzione. In quest’ottica diviene necessario, per garantire efficienza ed efficacia, nel ruolo di gestore di sistema delle A.P., giungere alla redazione di un Regolamento provinciale che, oltre a riassumere le prescrizioni e regole dettate dalla Regione Toscana in merito all’accesso ai finanziamenti da questa elargiti, permetta una maggior coordinazione nello svolgimento degli adempimenti da parte dei componenti del Sistema, in modo non solo da rendere operative le prescrizioni di cui sopra, ma nel tempo addivenire alla presentazioni di veri e propri progetti di sistema che favoriscano risparmio economico ed efficienza di risultato, ovviando ai problemi legati ai diversi tempi di istituzione e di gestione delle singole A.P. Nell’ambito delle proposte presentate dalla Provincia di Firenze all’interno del V° Programma Triennal e per le A.P. è stato approvato con Delibera di Consiglio Provinciale n. 101 del 16/06/2008 e presentato alle istituzio- ni preposte alla gestione delle A.P. nel territorio provinciale il “Regolamento Provinciale – L.R. 49/95 e succ. modif. e integraz. – Prescrizioni per l’accesso ai finanziamenti regionali e per l’istituzione della Aree Protet- te”, che cerca di far fronte ai problemi di cui sopra.

REGOLAMENTO PROVINCIALE - L.R. 49/95 E SUCC . MODIF . E INTEGRAZ . PRESCRIZIONI PER L ’ACCESSO AI FINANZIAMENTI REGIONALI E PER L ’ISTITUZIONE DELLE AREE NATURALI PROTETTE (A.P.). 1) In ottemperanza a quanto espresso nell’art. 6 comma 3 della L.R. 49/95, le funzioni relative alla gestione delle ANPIL sono esercitate unicamente dai Comuni singoli o associati o dalle Comunità montane; ne consegue che la Provincia per quanto riguarda i procedimenti di cui a seguito, si rapporta unicamente con tali pubbliche ammi- nistrazioni. 2) I termini procedimentali per l’accesso ai finanziamenti regionali sulle A.P., fatte salve le indicazioni della Regione Toscana, sono i seguenti: a) le A.P. di nuova istituzione, o quelle recentemente inserite nell’elenco regionale delle A.P., potranno accedere ai finanziamenti regionali per gli investimenti strutturali necessari e utili a poter dare avvio alla gestione dell’A.P., con priorità per quelle dotate di regolamento proprio, approvato da parte dell’Ente Gestore; b) le A.P. già istituite e inserite nell’elenco regionale delle A.P. da almeno due anni potranno accedere ai finan- ziamenti di cui sopra, con priorità per quelle che :

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Provincia di Firenze

i. siano dotate di regolamento approvato, od altro atto riconosciuto ai sensi dell’art. 19 c. 3 L.R. 49/95, o altrimenti vogliano procedere a finanziamento in tal senso qualora le peculiarità naturalistiche partico- larmente complesse impongano un particolare studio al riguardo. Considerando che i finanziamenti re- gionali hanno come scopo finanziare progetti relativi alle opere di conservazione e valorizzazione del territorio, ed in questo ultimo caso il regolamento di cui sopra è una prescrizione necessaria per l’accesso a tali finanziamenti, si consiglia di provvedere quanto prima all’adozione di questo atto; ii. siano dotate di un programma di gestione adeguato allo sviluppo e valorizzazione dell’A.P.; la relazione annuale di cui all’art. 20 c. 2, puntualmente trasmessa alla provincia, deve dare atto dell’attuazione di tale programma; iii. abbiano predisposto o propongano il progetto per un adeguato sistema sentieristico, e con previsione di almeno un percorso idoneo a favorire l’accesso anche ai diversamente abili; iv. abbiano predisposto o propongano il progetto per una struttura di informazione e/o accoglienza delle scolaresche a scopo didattico, a seconda della tipologia di gestione dell’A.P..

3) Dal momento dell’istituzione dell’A.P. la gestione deve essere rendicontata e documentata annualmente entro il 10 marzo di ogni anno da ogni ente gestore; la prolungata inattività gestionale, nonché la mancata rendicontazio- ne annuale, comporterà l’inammissibilità ai finanziamenti regionali per gli anni successivi; il ritardo di tale adem- pimento costituirà criterio penalizzante nell’assegnazione dei fondi regionali.

4) Riguardo alle tempistiche di presentazione delle proposte di progetti da parte degli Enti gestori delle Riserve e ANPIL ed i tempi di esecuzione e di liquidazione dei finanziamenti regionali, in accordo con la Regione Toscana, si stabilisce che inderogabilmente, pena la inammissibilità al cofinanziamento regionale, dovranno essere rispettate le seguenti scadenze e le seguenti procedure: a) salvo diverso esplicito avviso espresso dall’Ufficio provinciale preposto , dovuto a deroghe dettate dal competente Ufficio Regionale, la scadenza annuale per la presentazione dei progetti è fissata al 10 mar- zo; b) entro tale data dovranno pervenire alla Provincia di Firenze, le proposte progettuali da parte degli Enti gestori delle Riserve e ANPIL, trasmesse con nota, a firma del responsabile del procedimento e/o del di- rigente, che dichiari la disponibilità in bilancio (o a compiere una corrispondente tempestiva variazione di bilancio) per un importo di spesa pari alla quota di cofinanziamento richiesta dalla regione; tale nota do- vrà indicare l’indirizzo di posta elettronica dello stesso responsabile del procedimento e/o dirigente. Per quanto attenga a progetti per opere, essi saranno predisposti a livello di progetto definitivo o esecu- tivo. L’iter procedurale per eventuali nulla osta da parte di altre Autorità, indicati in progetto, devono es- sere stati almeno già avviati. Se l’attuazione di un progetto necessita della predisposizione di atti di co- modato o di convenzioni, di congrua durata, ne sarà allegata una bozza per poter esprimere le proprie valutazioni circa l’erogabilità del finanziamento; c) la provincia comunica all’Ente gestore interessato entro dicembre di ogni anno, il Decreto regionale di approvazione dei progetti e di assegnazione dei relativi finanziamenti; d) entro 2 mesi dalla data di tale comunicazione , ogni Ente gestore deve inviare alla Provincia copia dell’atto di approvazione del progetto definitivo, con relativo atto di impegno della quota di cofinanzia- mento a suo carico, in modo che sia possibile chiedere in tempi congrui la liquidazione, da parte della Regione alla Provincia, del 70% del cofinanziamento regionale; il ricevimento di tale documentazione consentirà l’immediata percezione, da parte dell’ente gestore, di un anticipo pari al 10% della quota re- gionale di finanziamento. Il mancato invio di tali atti amministrativi costituirà invece espressione implicita, automatica e irrevocabile di rinuncia al finanziamento regionale da parte dell’Ente gestore; e) la comunicazione di inizio lavori di tali progetti dovrà pervenire alla provincia entro dodici mesi dalla data di pubblicazione del Decreto Regionale di assegnazione dei finanziamenti; f) gli stessi lavori dovranno concludersi inderogabilmente entro trentasei mesi dalla dichiarazione di inizio lavori. In caso contrario il progetto in questione sarà dichiarato dalla provincia non più finanziabile, e quindi non potrà più accedere al cofinanziamento regionale, con obbligo di restituzione dell’anticipo, cioè di quella parte di cofinanziamento nel frattempo già liquidata; g) la conclusione dei lavori e per la liquidazione del saldo dovrà essere inviata rendicontazione conforme alle indicazioni seguenti : i. dichiarazione, da parte del responsabile del procedimento, di regolare esecuzione dei lavori, con indicazione delle eventuali economie, e rendicontazione puntuale delle spese sostenute. Nel com- puto a consuntivo le quote di cofinanziamento dovranno essere rispettate, salvo eventuali maggiori oneri imprevisti, che rimangono a carico dell’Ente gestore; ii. per i progetti di nuovo avvio non saranno ammesse variazioni sostanziali in corso d’opera, se non per motivi del tutto eccezionali, previo parere favorevole della Provincia. Per i progetti già approva-

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Provincia di Firenze

ti negli anni passati, occorre dichiarare motivatamente se siano state apportate modifiche sostan- ziali; iii. dovrà essere prevista con cura la fase di gestione delle opere; iv. dovrà essere allegata documentazione fotografica o copia del materiale prodotto (libri/ materiale promozionale etc.); per tale materiale divulgativo è obbligatorio l’uso del logo della Regione To- scana secondo le specifiche modalità previste nel disciplinare regionale; v. per le infrastrutture, si dovrà posizionare una targa con il logo della Regione Toscana, usando le istruzioni comunitarie (si vedano le indicazioni proprie dei Fondi strutturali comunitari); i) per quanto attiene all’acquisto di terreni e immobili, va dichiarato che gli importi sono congrui, e che ri- spettano le relative disposizioni normative regionali; j) per quanto attiene ai comodati o convenzioni, va allegata copia dei relativi atti e/o delibere di approva- zione. La loro durata deve essere tale da giustificare la spesa finanziata, indicativamente di almeno 10 anni. Il recesso da parte di entrambi i contraenti deve essere subordinato a gravi carenze oggettive e la Regione Toscana si riserva la possibilità di recupero del finanziamento erogato.

5) Solo quando tutte le rendicontazioni relative ai singoli progetti, relativi all’anno specifico di erogazione del finan- ziamento, saranno pervenute presso gli uffici della Provincia, il responsabile incaricato potrà procedere a redarre un rendiconto generale da inviare alla Regione con la richiesta di liquidazione a saldo dei progetti: è evidente che il ritardo da parte di un solo Ente gestore nell’attuazione/rendicontazione del proprio progetto blocca i finanzia- menti a tutti gli altri Enti che in quell’anno hanno usufruito di finanziamenti regionali.

6) Qualsiasi inadempienza reiterata per almeno due volte, da parte di un Ente gestore delle A.P., riguardo alle di- sposizioni di cui sopra, sancita con nota scritta ed esplicita alla Provincia, comporterà l’inammissibilità ai finan- ziamenti regionali per i due anni successivi.

7) ……. (omissis) 8) Sarà cura degli Enti interessati comunicare tempestivamente alla Provincia eventuali variazioni di recapito circa i funzionari competenti e referenti per la gestione delle proprie A.P., al fine di evitare possibili disguidi relativi all’applicazione delle presenti disposizioni.

8.4 QUADRO ORGANICO SULLE POSSIBILITÀ DI FINANZIAMENTO PER LA VALORIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL TERRITORIO

Una prospettiva di sviluppo coerente, integrata e plurisettoriale, non può trascendere dall’utilizzo combinato di più fonti di finanziamento, oltre a quelle specificatamente dedicate alle problematiche delle Aree Protette.

8.4.1. Il livello comunitario

1 > I fondi strutturali europei.

In base alle considerazioni iniziali, il piano di sviluppo socio-economico si configura quale attività coordinata con le indicazioni formulate dagli strumenti di programmazione centrali europei. In seguito alla programmazione delle linee di bilancio una parte dei fondi europei, denominati tradizionalmen- te Fondi Strutturali, in quanto demandati alla realizzazione delle cosiddette politiche strutturali, viene gestita direttamente dall’Unione, mentre l’amministrazione di una quota parte viene delegata a ciascuno Stato Mem-

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Provincia di Firenze bro, attraverso meccanismi di concertazione che tengono conto di obiettivi comuni, da un lato, e di problema- tiche locali dall’altro.

Raggiungimento degli Obiettivi prioritari

P.I.C. Programmi di Iniziativa Comunitaria

VI Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo UNIONE EUROPEA fondi gestiti direttamente Tecnologico

Programmi mirati e settoriali

Linee di Bilancio

Strumenti di Prestito Membri Membri agli Stati Stati agli

stanziati fondi

Programmi Operativi Nazionali ITALIA fondi gestiti direttamente

Linee di Bilancio

Regioni alle fondi stanziati stanziati fondi

P.O.R. Obiettivo 2 (FESR) fondi gestiti direttamente TOSCANA Piano di Sviluppo Rurale (FEAOG)

Tab. 8.4/I Organizzazione strutturale “a cascata” dei Fondi Strutturali

Per il periodo di programmazione 2000-2006, in seguito all’attuazione delle riforme contenute all’interno di Agenda 2000 26 , è stata stabilita una maggiore concentrazione degli obiettivi e delle iniziative comunitarie e dei campi di intervento prioritari, in modo da favorire una impostazione integrata dello sviluppo ed evitare la polverizzazione delle azioni, sia per quanto riguarda le esigenze regionali e nazionali che le priorità comuni- tarie (cfr Tabella 8.4/III). L’applicazione del principio di concentrazione si traduce nella definizione di un numero ridotto di obiettivi prio- ritari (da sette a tre), di cui due territorializzati ed uno orizzontale, concernente le risorse umane:

26 Documento adottato dalla Commissione Europea in data 15 luglio 1997 contenente una comunicazione sul futuro contesto finanziario dell’Unione a decorrere dal 31 dicembre 1999 e sulle politiche di ampliamento.

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Obiettivo 1 : risulta confermato come primo obiettivo il recupero delle regioni in ritardo di sviluppo, ossia quel- le con PIL pro-capite27 inferiore al 75% della media comunitaria. Tali regioni si trovano a dover affrontare i problemi più gravi dal punto di vista del potenziale economico, del reddito, dell’occupazione, delle infrastrut- ture e della qualificazione dei lavoratori.

Obiettivo 2: territori in riconversione socio economica. L’esigenza di riconversione, connessa alla carente di- versificazione del tessuto economico, è comune a diverse categorie di zone dell’Unione: zone industriali, ru- rali, urbane o dipendenti dalla pesca, che si trovano a dover affrontare problemi strutturali di riconversione socio-economica, anche nel settore dei servizi. L’elenco delle zone, è stato elaborato dalla Commissione e dalle autorità nazionali, nell’ambito del partenariato. Ciascuna Regione interessata da queste finalità provve- de all’elaborazione di un DOCUP (DOCumento Unico di Programmazione) e di un Complemento di Pro- grammazione, in negoziazione con la Commissione Europea, pattuendo le strategie di sviluppo complessive e le modalità di raggiungimento degli obiettivi globali e specifici, attraverso opportuni interventi.

Obiettivo 3: è destinato a promuovere l’adeguamento e l’ammodernamento delle politiche e delle strutture nel campo dell’istruzione, della formazione e dell’occupazione. Tale Obiettivo, non territorializzato, interessa tutte le Regioni dell’UE. Attraverso l’adozione di uno specifico Programma Operativo (POR Obiettivo 3), sono stati stabiliti assi di riferimento e misure di intervento a supporto delle risorse umane a tutti i livelli.

Riguardo ai PIC, Programmi di Iniziativa Comunitaria, elaborati ed attivati direttamente dall’Unione e finanzia- ti con fondi strutturali, la commissione ha proposto quattro iniziative: - LEADER+ per lo sviluppo rurale - URBAN per la riconversione di zone urbane con gravi problemi di carattere socio-economico ed ur- banistico - INTERREG per la cooperazione transfrontaliera, transnazionale, ed interregionale volta ad incentiva- re lo sviluppo economico delle regioni e a promuovere un assetto territoriale armonioso ed equilibra- to - EQUAL per la cooperazione transnazionale, al fine di elaborare nuove forme di lotta contro le di- scriminazioni e le disuguaglianze di qualsiasi natura connesse con l’accesso al mercato del lavoro.

Il VI Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo Tecnologico prevede una organizzazione per azioni e pro- grammi specifici, con la pubblicazione di alcuni bandi a scadenza e di altri sempre aperti per la presentazio- ne di proposte nei settori oggetto dell’iniziativa.

Tra i programmi mirati e settoriali, si evidenziavano ad esempio 28:

27 Misurato in standard di potere d’acquisto NUTS II(nomenclature des unités territoriales statistiques –livello NUTS II: ad esempio le re- gioni italiane e francesi, le province del Belgio e dei Paesi Bassi) 28 Tra questi è stata effettuata una selezione in base all’obiettivo del presente studio.

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+ LIFE PLUS (L IFE +) Il Life+, la cui durata abbraccia il periodo 2007-2013, è lo strumento finanziario europeo dedicato all'ambiente che co-finanzia progetti nel settore ambientale presentati da enti pubblici o privati allo scopo di offrire un so- stegno specifico, a livello comunitario, alle misure e ai progetti aventi valore aggiunto europeo per l'attuazio- ne, l'aggiornamento e lo sviluppo della politica e della normativa comunitaria in materia di ambiente, più in particolare per la realizzazione del Sesto programma di azione comunitario per l'ambiente. La base legale di Life+ è il Regolamento (CE) N° 61 4/2007 del Parlamento e del Consiglio europeo del 23 Maggio 2007. Il Life plus si suddivide in tre parti a seconda delle finalità progettuali:  Natura e Biodiversità,  Informazione e comunicazione  Politica e governanza ambientale.

Nel corso del quinquennio 2007-2013 la Commissione Europea lancerà un bando Life+ all'anno, che andrà a finanziare quei progetti presentati enti e organismi pubblici, organizzazioni private di carattere commerciale e organizzazioni private di carattere non commerciale (ONG) aventi sede nella comunità europea I Progetti finanziabili dal Life + per l’obiettivo “Natura e Biodiversità” devono avere come finalità quella di con- tribuire all'attuazione della politica e della normativa comunitarie in materia di natura e biodiversità, ed in par- ticolare: a) progetti LIFE + Natura: progetti dimostrativi o di migliori pratiche per l'attuazione delle direttive "Uccelli" 79/409/CEE e "Habitats" 92/43/CEE, incluso, a livello locale e regionale, il sostegno all'ulteriore sviluppo e attuazione della rete Natura 2000, compresi gli habitat e le specie costieri e marini (articolo 4.2 e Allegato II.1 del regolamento LIFE+). b) progetti LIFE + Biodiversità: progetti innovativi o dimostrativi per la conservazione della biodiversità e che contribuiscano ad attuare la comunicazione della Commissione Europea "Arrestare la perdita della biodiver- sità entro il 2010 e oltre".

Inoltre, va detto che le azioni finanziate devono avere come caratteristica, quella di avere un valore aggiunto europeo ed essere complementari a quelle azioni che possono essere finanziate nel quadro di altri fondi co- munitari per il periodo 2007-2013, in quanto in accordo con l'art. 9 del regolamento LIFE+, non possono es- sere finanziate misure che ricadono nell'ambito di eleggibilità e degli obiettivi o ricevere assistenza per lo stesso obiettivo da altri strumenti finanziari comunitari quali il Fondo europeo di sviluppo regionale, Il Fondo Europeo agricolo per lo sviluppo rurale, il fondo sociale europeo, il Fondo di Coesione, Il Programma per la competitività e l'innovazione, il Fondo europeo per la pesca e il Settimo programma quadro di ricerca euro- peo.

Il fondo Life+ cofinanzia preferibilmente proposte progettuali ambiziose e con budget sostanziosi, con parti- colare riguardo ai progetti transnazionali, inoltre il 25% dell'importo progetto deve essere destinato ad azioni concrete di conservazione della Natura. Per azioni concrete di conservazione si intendono quelle azioni che

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Provincia di Firenze direttamente migliorano lo stato di conservazione di specie/habitat, oppure ritardano/fermano/invertono uno stato sfavorevole. Es.: lavori di riapertura di canali interrati di lagune per recuperare la circolazione idraulica e la biodiversità che si era persa.

Si riporta a seguito estratto dell’All. 1 del Regolamento (CE) N° 614/2007 del Parlamento e del Consi glio eu- ropeo del 23 Maggio 2007, riguardante le misure ammissibili al finanziamento Life +, con particolare atten- zione alla componente “Natura e biodiversità”

______ALLEGATO I MISURE AMMISSIBILI AL FINANZIAMENTO Fatto salvo l’articolo 9, le misure seguenti possono essere finanziate da LIFE+ se soddisfano i criteri di am- missibilità di cui all’articolo 3: a) attività operative di ONG che si occupano prevalentemente della protezione e del rafforzamento dell’ambiente a livello europeo e partecipano allo sviluppo e all’attuazione della politica e della legislazione comunitarie; b) sviluppo e manutenzione di reti, di banche dati e di sistemi informatici direttamente collegati all’attuazione della politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, in particolare se migliorano l’accesso del pubblico all’informazione in materia di ambiente; c) studi, indagini, elaborazione di modelli e di scenari; d) monitoraggio, incluso quello delle foreste; e) assistenza allo sviluppo di capacità; f) formazione, workshop e riunioni, compresa la formazione degli agenti implicati in iniziative di prevenzione degli incendi boschivi; g) collegamenti in rete e piattaforme per le migliori pratiche; h) azioni di informazione e comunicazione, comprese campagne di sensibilizzazione e, in particolare, cam- pagne di sensibilizzazione del pubblico sugli incendi boschivi; i) dimostrazione di approcci strategici, tecnologie, metodi e strumenti innovativi; e j) specificamente per la componente «Natura e biodiversità»: — gestione del sito e delle specie e pianificazione del sito, incluso il miglioramento della coerenza ecolo- gica della rete «Natura 2000», — monitoraggio dello stato di conservazione, compresa la definizione di procedure e la creazione di strutture per detto monitoraggio, — sviluppo e attuazione di piani d’azione per la conservazione delle specie e degli habitat, — estensione della rete «Natura 2000» alle aree marine, — acquisto di terreni a condizione che: — l’acquisto contribuisca a mantenere o ripristinare l’integrità di un sito «Natura 2000»,

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— l’acquisto di terreni costituisca l’unico mezzo o il mezzo più efficace per ottenere il risultato desi- derato in termini di conservazione, — l’acquisto di terreni sia riservato, a lungo termine, ad usi coerenti con gli obiettivi di cui all’articolo 4, paragrafo 2, e — lo Stato membro in questione assicuri, per mezzo di un trasferimento o in altro modo, che tali ter- reni siano riservati, a lungo termine, a scopi di conservazione della natura. ______

Il tasso massimo di co-finanziamento per i progetti Life+ è pari al 50% dei costi totali eleggibili del progetto. In via eccezionale un tasso di cofinanziamento fino al 75% dei costi totali eleggibili può essere concesso a pro- poste Life+ Natura che si focalizzano su azioni concrete di conservazione per specie o habitat prioritarie delle Direttive Habitat e Uccelli. All’apertura annuale dei bandi vengono presentate le domande per tali finanziamenti seguendo oltre le indi- cazioni del regolamento, una modulistica rintracciabile sul sito del portale della Federparchi www.parks.it/servizi/life.plus/documenti.supporto.html.

Ci sono diverse figure di beneficiari del cofinanziamento che dipende dal tipo di azione intrapresa, e delle fi- gure che vi intervengono: La prima è quella del beneficiario coordinatore che, non appena la proposta viene ammessa a cofinanzia- mento, diventa legalmente e finanziariamente responsabile dell'implementazione del progetto. Il beneficiario coordinatore è l'unico punto di contatto con la Commissione; riceve il contributo finanziario e ne assicura la distribuzione come specificato nell'accordo di partenariato siglato con i beneficiari associati (se ve ne sono). Il beneficiario coordinatore deve sostenere parte dei costi e deve contribuire finanziariamente al budget di progetto. Non può quindi essere rimborsato al 100% dei costi sostenuti. Inoltre non può agire, nell'ambito del progetto, come subcontraente di uno dei suoi beneficiari associati. La proposta può prevedere il coinvolgimento di uno o più beneficiari associati i quali devono risiedere le- galmente in un territorio dell'Unione Europea, contribuire dal punto di vista tecnico e finanziario alla proposta e a cui è vietato agire nel contesto del progetto come subcontraente. Il co-finanziatore contribuisce al progetto con risorse finanziarie, non ha responsabilità tecniche e non può beneficiare del contributo finanziario della Commissione. Non può agire nel contesto del progetto come su- bcontraente dei beneficiari.

I progetti presentati dagli enti pubblici vengono selezionati dalla Commissione Eurpea in base ai agli obiettivi ed i criteri indicati nel Regolamento di cui sopra , stilando in fine un elenco dei progetti ammissibili a cofinan- ziamento.

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Per i progetti che vengono finanziati il beneficiario trasmette annualmente alla Commissione relazioni tecni- che e finanziarie sullo stato di avanzamento dei lavori. Entro tre mesi dal completamento di ciascun progetto è inoltre trasmessa una relazione finale. La Commissione può adottare qualsiasi altro provvedimento neces- sario per verificare che i progetti finanziati siano eseguiti correttamente e nel rispetto delle disposizioni del regolamento e del regolamento finanziario. Il beneficiario tiene a disposizione della Commissione tutti i do- cumenti giustificativi attinenti alle spese connesse con il progetto per un periodo di almeno cinque anni a de- correre dall’ultimo pagamento relativo a quest’ultimo. Il mancato ottemperamento alle prescrizioni riguardanti i termini di relazione periodica o la mancata conclu- sione delle progettualità poste a cofinanziamento entro i termini stabiliti, può decretare da parte della Com- missione Europea l’annullamento del sostegno finanziario residuo e la richiesta di rimborso relativamente ai fondi già erogati.

+ LEADER PLUS . Tra i Programmi di iniziativa comunitaria, attuati grazie alla compartecipazione degli Enti locali comunitari (li- vello regionale per l’Italia), particolare interesse per le finalità del presente studio riveste il Leader +. L'iniziativa comunitaria "LEADER", acronimo per " Liaisons Entre Actions de Developpement de l'Economie Rurale ", prevede che gli stati membri promuovano una programmazione "dal basso" di azioni finalizzate a incentivare lo sviluppo delle zone rurali, caratterizzate da bassa densità di popolazione e minore diffusione dei servizi alla stessa, avvalendosi del cofinanziamento dell'Unione Europea. Leader è finanziato dal fondo strutturale FEOGA (sez. Orientamento), la cui missione è: - affermare il nesso polifunzionale fra agricoltura e territorio; - potenziare e sostenere la competitività dell'agricoltura in quanto attività centrale delle zone rurali; - garantire la diversificazione delle attività nelle zone rurali; - agevolare la permanenza della popolazione nelle campagne; - preservare e migliorare l'ambiente, il paesaggio e il patrimonio.

Nel caso di Leader il FEOGA estende la propria missione anche a quella del FESR che ha per obiettivi: - contribuire a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite; - contribuire alla correzione dei principali squilibri regionali esistenti nella comunità, partecipando allo sviluppo e all'adeguamento strutturale delle regioni in ritardo di sviluppo, nonché alla riconversione economica e sociale delle regioni. La specificità di Leader è data dalla dinamica di programmazione "dal basso", per cui la scelta sulle tipologie di intervento da attivare e sulla quota di risorse da destinare a ciascuna di esse viene effettuata da soggetti (denominati Gruppi di Azione Locale, GAL), che nascono dall'unione di organismi pubblici e privati espres- sione di un determinato territorio e che, sulla base dello studio e della conoscenza del territorio di pertinenza, sono in grado di elaborare un programma di interventi specificamente mirato. Il termine cofinanziamento sta invece ad indicare che gli aiuti dall'Unione Europea devono sempre essere accompagnati da quelli nazionali (e regionali) al fine di attivare un effetto moltiplicatore delle risorse finanziarie disponibili.

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Leader+ è incentrato su tre azioni, oltre all'assistenza tecnica: - Azione 1: Sostegno alle strategie pilota di sviluppo integrato del territorio fondate sull'approccio a- scendente - Azione 2: Sostegno a favore della cooperazione fra territori rurali - Azione 3: Creazione di reti

In Toscana Leader ha già avuto attuazione in due fasi di programmazione dei fondi strutturali (1988/93 - 1994/99) e dal 2000 ha preso avvio l'iniziativa comunitaria Leader, che prevede la conferma dell'impostazio- ne precedente di Leader (programmazione dal basso, innovatività delle azioni, approccio territoriale). I potenziali beneficiari sono: - Enti e organismi pubblici - ONLUS e enti non profit - Imprese, singole o associate, del settore agricolo - Piccole e medie imprese industriali, artigiane, del turismo, del commercio, dei servizi, anche in forma associata Per poter accedere ai contributi occorre rivolgersi al GAL competente per il territorio su cui si intende realiz- zare l'investimento per ottenere informazioni e partecipare alla selezione che lo stesso attua attraverso i pro- pri bandi.

PROVINCIA DI FIRENZE Superficie 1998 in ettari Abitanti 1999 GAL di RIFERIMENTO BARBERINO DI MUGELLO 13.371 9.268 GAL START BORGO SAN LORENZO 14.615 15.814 GAL START FIRENZUOLA 27.206 4.733 GAL START MARRADI 15.407 3.631 GAL START PALAZZUOLO SUL SENIO 10.890 1.322 GAL START SAN PIERO A SIEVE 3.663 3.874 GAL START SCARPERIA 7.937 6.436 GAL START VAGLIA 5.694 4.807 GAL START VICCHIO 13.889 7.043 GAL START DICOMANO 6.176 4.781 GAL START LONDA 5.940 1.610 GAL START RUFINA 4.568 6.547 GAL START SAN GODENZO 9.919 1.169 GAL START PONTASSIEVE 5.020 5.194 GAL START (parte inserita in comunità montana) PELAGO 3.774 4.920 GAL START (parte inserita in comunità montana) REGGELLO 5.210 GAL START (parte inserita in comunità montana) 2.798 GREVE IN CHIANTI 16.904 12.774 EUROCHIANTI MONTESPERTOLI 12.502 11.071 EUROCHIANTI S. CASCIANO VAL DI PESA (parte) 6.234 EUROCHIANTI BARBERINO V.ELSA (parte) 2.005 EUROCHIANTI TAVARNELLE (parte) 2.539 EUROCHIANTI TOTALE PROVINCIA FIRENZE 182.685 118.570

Tab. 8.4/II Comuni della Provincia di Firenze interessati dal Leader e GAL di riferimento (dal sito www.regione.toscana.it )

Altre forme di finanziamento si ritrovano nell’attuazione delle linee di bilancio ed i prestiti concessi dalla Ban- ca Europea per gli Investimenti (BEI) per la realizzazione di progetti di rilevante interesse.

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Provincia di Firenze 8.4.2 Il livello nazionale

Negli anni Novanta, lo Stato Italiano ha promosso una vasta gamma di strumenti di programmazione nego- ziata 29 , con l'obiettivo di promuovere e valorizzare il cosiddetto “partenariato sociale” come strumento per av- viare processi di sviluppo locale e dal basso. Si tratta di programmi di intervento sul territorio, atti a fornire impulsi agli investimenti di risorse finanziarie, di provenienza diversa (comunitaria, nazionale, regionale, privata), per favorire lo sviluppo economico, la riqua- lificazione del patrimonio esistente, il recupero urbano e sociale, la protezione degli spazi aperti urbani e non urbani.

Si riportano sinteticamente i contenuti dei principali strumenti 30 : - Patti Territoriali: sviluppo economico, solitamente per settori: agroindustria, industria, servizi, turi- smo - Programmi di Riqualificazione Urbana e di Sviluppo Sostenibile del Territorio (PRUSST) 31 : raf- forzamento delle infrastrutture sia puntuali che lineari; realizzazione, adeguamento e completamento di attrezzature a livello territoriale e urbano; realizzazione di un sistema integrato di attività industriali, commerciali e artigianali; riqualificazione di zone urbane centrali e periferiche interessate da feno- meni di degrado - Programmi Integrati d’Area : valorizzazione e recupero di forme stabili di relazione tra risorse natu- rali, culturali e struttura dello spazio fisico ed insediativi del territorio, realizzando modelli di sviluppo compatibile e durevole

Tra le altre opportunità di interesse per le aree protette, segnaliamo i bandi emanati direttamente dai Ministe- ri, in particolare dal Ministero dell’Ambiente, tra cui quelli relativi alla promozione di Agende XXI locali e all’incremento dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile.

8.4.3 Il livello regionale

I principali riferimenti programmatici della Regione Toscana che definiscono le strategie e le linee di sviluppo dei territori in questione - anche dal punto di vista degli stanziamenti finanziari - per i prossimi anni sono co- stituiti dal: - Piano Regionale di Sviluppo 2007 - 2010 - Programma Operativo Regionale - “Competitività’ Regionale e occupazione” FESR 2007-2013

29 sancita con la Legge 341/95 30 si fa riferimento a quanto contenuto in: Direzione Generale del coordinamento territoriale, Amministrazione pilota Ministero dei Lavori Pubblici, Rapporto Interinale Tavolo settoriale “Città”, Programmazione dei Fondi strutturali 2000-2006, Marzo 1999 (estratto da Internet), pagg. 29-30; Ministero dell’Ambiente – Servizio Conservazione della Natura, Programmazione dei Fondi strutturali 2000-2006, Delibera C.I.P.E. 22 Dicembre 1998, Rapporto interinale del Tavolo settoriale ”Rete Ecologica Nazionale”, Marzo 1999 (estratto da Internet), pagg. 11-13

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- Piano di Sviluppo Rurale, 2007- 2013 - Piano Regionale di Azione Ambientale 2007- 2010 - V° Programma Triennale Regionale per le Aree Prot ette 2008-2011 - in fase di formazione.

8.5 I CONTENUTI PROPOSITIVI DEL PIANO PLURIENNALE DI SVILUPPO SOCIO- ECONOMICO IN UNA LOGICA DI FATTIBILITÀ’ FINANZIARIA: ALCUNE TIPOLOGIE DI FINANZIAMENTO UTILIZZABILI

Allo scopo di mettere in evidenza, nel complesso quadro delle opportunità di finanziamento legate ai fondi comunitari, quali possano essere i canali potenziali di finanziamento, di seguito si elencano in forma schema- tica alcune delle principali fonti e misure che, per le prossime annualità 2007-2013, possono essere oggetto di interesse sia per lo sviluppo di progetti singoli, sia in una logica di integrazione delle azioni di intervento sul territorio, nel settore prioritario dell’ambiente ma non solo. Si rileva che, per la maggior parte delle misure potenzialmente utilizzabili, sono già usciti bandi e parte sono già scaduti, ma si è ritenuto ugualmente utile segnalarle per la conoscenza anche pregressa del contesto in cui si opera e si è operato nell’utilizzo dei fondi. Inoltre si è inteso specificare che, per una corretta politica in materia di finanziamenti ai sistemi di aree pro- tette, sia assolutamente necessario perseguire una strategia di integrazione della varie forme di finanziamen- to, relativamente ai vari settori di interesse (ambiente, cultura, turismo, agricoltura, ecc), mettendo in eviden- za le funzioni “seconde” che, spesso, certe azioni svolgono anche per la tutela della natura (si pensi, a solo titolo esemplificativo, all’influenza delle politiche agricole sulle azioni di tutela del paesaggio e della biodiver- sità).

8.5.1 Principali opportunita’ di finanziamento di potenziale interesse per i soggetti gestori delle Aree Protette della Provincia di Firenze

1> Finanziamenti Regionali di sistema Negli anni si è sentita sempre di più la necessità di agire con interventi mirati alla riqualificazione ambientale e alla valorizzazione delle aree naturali protette; un primo approccio ha visto investire su progetti puntuali sul territorio per la creazione di centri visita, tabellazioni, sentieristica attrezzata, aree di sosta, ecc, che ha per- messo in un primo momento alla messa a regime delle singole aree. Nella nuova ottica di operare in un regime di sistema, e per far fronte alla difficoltà sempre più evidente di operare in maniera uniforme tra tutte le aree protette, cercando di sviluppare la capacità di investimento sia in termini di qualità che di cofinanziamento, la Regione ha incentivato con propri finanziamenti il passaggio da progettazioni isolate a progettazioni di sistema, in contrapposizione con i fondi comunitari, che per le loro procedure amministrative e di rendicontazioni puntuali hanno difficoltà a riferirsi a progettazioni complesse comprendenti più aree protette o più enti .

31 Riferimenti normativi: DM.LL.PP. 8 Ottobre 1998

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La logica di sistema vede un raggruppamento delle iniziative coordinate comprensive di più aree, riferite a sottosistemi di aree protette con tematiche e situazioni ambientali omogenee tra loro o complementari. Tali progetti devono puntare principalmente sulla valorizzazione di itinerari storico-culturali che determinino riqualificazioni ambientali, sulla valorizzazione delle produzioni tipiche per creare nuove forme occupazionali anche in quelle aree marginali e più svantaggiate economicamente, permettendo di creare un punto di con- tatto tra aree a vocazione più turistica ed aree in cui è necessariamente prevalente la tutela.

Tutte le Aree Protette istituite fin’ora si stanno dotando degli strumenti attuativi necessari al loro funziona- mento, quali Piani e Regolamenti, e mentre ciò avviene la Regione può prevedere la programmazione del riparto annuale delle risorse destinate alle A.P. in un’ottica di investimento per la tutela e la valorizzazione che ogni soggetto gestore potrà avere nel dare alla progettualità quella innovazione e priorità tali da raggiun- gere gli obiettivi preposti nei propri strumenti di pianificazione. Attraverso i Programmi regionali si individano i criteri base per l’utilizzazione delle disponibilità finanziarie, comunitarie e statali, dal bilancio regionale nel periodo triennale di validità complessiva, e con specifici atti dirigenziali, in applicazione di tali criteri predefiniti, saranno selezionati gli interventi da ammettere a finan- ziamento tenendo anche conto della relazione annuale sullo stato di gestione di ciascuna area protetta che gli Enti gestori sono tenuti ad inviare alla Regione in applicazione dell’art. 20, comma 2, della L.R. 49/95 e dell’indicazione delle priorità presentate annualmente da ciascun Ente gestore. L’accesso a tali finanziamenti è vincolato dalla possibilità di cofinanziamento da parte dei soggetti gestori per la realizzazione dei progetti di investimento ammessi a finanziamento, con lo scopo di coinvolgere una base più ampia di risorse e di soggetti operanti nelle aree protette ed interessati alla loro tutela e valorizza- zione. I criteri di selezione utilizzati dalla Regione per l’accesso a tali finanziamenti riguardano la qualità della pro- gettazione, l’inserimento nel territorio in modo sostenibile ed ecocompatibile, la capacità di rafforzare le inte- grazioni nel’ambito del sistema regionale, l’innovazione progettuale e tecnologica che dia anche luogo a pro- getti sperimentali – pilota aventi carattere innovativo e di riproducibilità. Ovviamente per i fondi di provenienza statale o comunitaria la Regione nel bando di assegnazione rispetterà gli eventuali vincoli di destinazione che potranno caratterizzare i fondi stessi. In particolare i fondi regionali andranno a finanziare annualmente i progetti rivolti a sostenere le attività di conservazione, di valorizzazione, di pianificazione, di studi e ricerche e di promozione delle aree protette ed in particolar modo i progetti previsti nei Piani di Sviluppo Economico e Sociale, in base agli indirizzi e le prio- rità dettate dai Programmi regionali. In base ai dettami del IV° Programma Triennale pe r le aree protette le priorità ed i criteri adottati per l’assegnazione dei contributi regionali sono stati i seguenti: - finanziamento per progetti ed iniziative solo se previsti in aree protette già formalmente istituite ed inserite nell’elenco ufficiale regionale delle aree protette. - sostegno alla redazione e/o aggiornamento degli strumenti di pianificazione e di regolamentazione del terri- torio dei Parchi regionali, delle Riserve naturali regionali e delle ANPIL (Piano del Parco, Regolamento, Pia- no di Sviluppo Economico e Sociale).

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- priorità nell’assegnazione di fondi a Riserve ed ANPIL dotate di proprio regolamento approvato dall’Ente gestore ed inviato alla Giunta regionale. - per le Riserve e le ANPIL non dotate di regolamento potevano essere concessi solo finanziamenti finaliz- zati ad interventi di conservazione e di riqualificazione ambientale. - esclusione dall’assegnazione di contributi regionali delle aree protette la cui gestione ordinaria non corri- sponda alle esigenze minimali indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi di tutela dei valori ambientali ivi presenti e per i quali le medesime aree protette sono state istituite. - incentivazione delle attività di monitoraggio incentrato su indicatori ambientali da avviare sulla base dei rela- tivi indirizzi della Regione per verificare il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi individuati negli strumenti di gestione e di pianificazione. - agevolazione per la redazione ed attuazione dei piani di gestione in attuazione dell’art. 3 della L.R. 56/2000 nonché di studi per l’individuazione di aree di collegamento ecologico di cui all’art. 10 delle legge stessa ela- borati per i SIR della Rete Ecologica Natura 2000 ricadenti all’interno del sistema delle aree protette; i finan- ziamenti saranno concessi su richiesta dei soggetti gestori competenti e rappresentati da Province ed Enti Parco. - sostegno finanziario a progetti pilota con carattere innovativo e/o di riproducibilità nel campo della valoriz- zazione delle aree protette. - finanziamento di progetti di sistema capaci di coinvolgere più aree protette e con una ricaduta territoriale interprovinciale o regionale riconosciuti dalla Regione quali progetti strategici per la riqualificazione e la valo- rizzazione del sistema regionale. - agevolazioni di progetti di carattere intersettoriale funzionali all’integrazione delle politiche nelle aree protet- te e in grado di attivare anche finanziamenti disponibili nei settori forestale, dell’agriturismo ed dei beni storici e culturali, soprattutto negli aspetti che riguardano il sistema degli ecomusei e la progettualità relativa ad e- venti ed itinerari di interesse storico e artistico - sostegno ad iniziative rivolte all’educazione ambientale nelle aree protette coordinate ed integrative degli interventi previsti e finanziati nell’ambito del Programma regionale INFEA. - opera di promozione e divulgazione delle progettualità regionali o finanziate dalla Regione nonché delle re- lative realizzazioni o risultati conseguiti tramite articoli, rassegne stampa, manifestazioni promozionali, pub- blicazioni prodotte dai soggetti gestori o direttamente dalle strutture regionali.

Dal 2008 con il documento di attuazione del PRAA 2007-2010 – scheda macrobiettivo B1 si è sentita la ne- cessità di individuare oltre alle progettualità ed i criteri di finanziamenti dettati dal IV° Programm a di cui alla Del. di consiglio regionale 154/2004 nuove modalità di intervento tra cui: - gli interventi di raccordo consistenti in progetti di valorizzazione e conservazione della biodiversità nelle aree protette, ossia interventi che permettano integrazione delle aree protette tra di loro e con i SIR individuati dalla’all.D della L.R: 56/200, collegati territorialmente e/o funzionalmente in modo da tutelare con maggiore efficacia le specie e gli habitat in esse presenti. - lo sviluppo di infrastrutture connesse alla biodiversità – Investimenti non produttivi previsti dalla DGR 644/2004 nei SIR della rete ecologica regionale, in modo da intraprendere interventi progettuali e ini-

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ziative volte ad applicare concretamente le misure di conservazione individuate per ciascun sito dal DGR 644/2004 con lo scopo di raggiungere gli obiettivi indicati nelle singole schede componenti la delibera.

La Provincia, attraverso il P.P.S.E.S, consentirà di programmare e attivare una “banca-Progetti” indispensa- bile per organizzare progetti complessi, funzionali alla logica di sistema e con una valenza multipla, che si dovrà raccordare con i Programmi regionali. Nella finalità di completare l’opera iniziata dalla Regione, e quale ente individuato nel IV Programma Regio- nale quale ente coordinatore del sistema delle A.P., è ancora più evidente la necessità di creare il “Regola- mento Provinciale – L.R. 49/95 e succ. modif. e integraz. – Prescrizioni per l’accesso ai finanziamenti regio- nali e per l’istituzione della Aree Protette” di cui al paragrafo 8.3, che, oltre a riassumere e rendere chiare le procedure per l’accesso a tali finanziamenti facendo proprie le prescrizioni e regole dettate dalla Regione Toscana in merito all’accesso ai finanziamenti di cui sopra, permetta un maggior coordinamento degli a- dempimenti da parte degli enti gestori delle ANPIL e Riserve naturali presenti nel proprio territorio, incenti- vando i progetti di sistema improntati a criteri di maggior economicità, efficacia ed efficienza.

2 > Programma Operativo Regionale “COMPETITIVITA’ OCCUPAZIONE”

Un altro strumento che permette la realizzazione di interventi strutturali atti a favorire la promozione della tu- tela, la salvaguardia e la valorizzazione delle Aree protette presenti nel territorio della Regione Toscana, in- tese quali risorse locali il cui scopo prioritario sia quello della sostenibilità ambientale, è il Piano di Organiz- zazione Regionale che viene adottato e applicato attraverso il Documento di applicazione regionale, a cui seguono Bandi specifici a favore degli enti gestori. Il POR “Competitività e occupazione “ per gli anni 2007/2013 della Toscana, prodotto in base a linee definite dal Quadro Strategico Nazionale (QSN), viene approvato da una commissione europea in quanto strumento economico cofinanziato utilizzando il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e che segue i regola- menti comunitari e della logica della programmazione. Nella logica del decentramento quindi è demandata alla Regione la responsabilità di adottare una program- mazione attuativa riguardo alle attività da realizzare e alle procedure di attuazione, divenendo responsabile del programma operativo, attraverso la definizione di Piani e strumenti operativi per assicurare un’attuazione efficiente ed efficace degli interventi programmati, che vengono a concretizzarsi nel D.A.R. Documento di applicazione regionale del POR 2007/2013 “COMPETITIVITA’ OCCUPAZIONE”. Le strategie e le azioni definite e previste dal D.A.R. sono coerenti con le scelte di programmazione regiona- le, ed in particolare con il Programma Regionale di Sviluppo (PRS) 2006-2010 e il Piano Regionale di Azione Ambientale (PRAA) 2007-2010- Macrobiettivo B1, obiettivo specifico “coordinamento dell’attuazione e ge- stione delle misure previste dal PSR e POR 2007-2013 inerenti aree protette e biodiversità” e prevedendo azioni che costituiscono iniziative strategiche anche per il raggiungimento degli obiettivi individuati dal PRAA con particolare riferimento alla valorizzazione e tutela delle risorse naturali e della biodiversità caratterizzanti Aree Protette e SIR.

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Tale strumento di finanziamento si articola in 6 Assi prioritari, che definiscono gli obiettivi specifici e operativi, nonché il piano finanziario di riferimento per l’attuazione e la certificazione della spesa degli interventi, definiti nel programma dalla Commissione europea e dallo stato, ed in Attività programmate, per l’attuazione di cia- scuno degli assi prioritari suddetti. L’obiettivo principale è quello di “promuovere il rafforzamento della competitività del territorio e del sistema produttivo regionale, per metterlo in grado di sostenerne la competitività internazionale, di creare occupazio- ne qualificata e di garantire lo sviluppo sostenibile”. Per giungere a tale scopo, all’interno dei sei Assi prioritari o Obiettivi Specifici vengono delineati gli obiettivi operativi da perseguire attraverso le attività individuate dal POR stesso. In particolare l’obiettivo specifico riguardante la “Promozione della tutela , la salvaguardia e la valorizzazione delle risorse locali ai fini della sostenibilità ambientale” viene definito nell’ASSE 2 secondo la sotto indicata tabella:

ASSE II OBIETTIVI ATTIVITÀ’ LINEE D’INTERVENTO OPERATIVI 1. Favorire la 2.1. Realizzazione di interventi 2.1. Realizzazione di interventi fi- riabilitazione finalizzati a restituire all’uso nalizzati a restituire all’uso civile e dell’ambiente civile e produttivo i siti inquina- produttivo i siti inquinati e a ricon- fisico e il risana- ti e a riconvertire le aree indu- vertire le aree industriali abbando- mento del territo- striali abbandonate e/o degra- nate e/o degradate rio date 2.2. Realizzazione di interventi 2.2. Realizzazione di interventi fi- 2. Realizzare finalizzati all’implementazione nalizzati all’implementazione di in- infrastrutture di- di infrastrutture e investimenti frastrutture e investimenti produtti- rette a valorizza- produttivi, al fine di promuove- vi, al fine di promuovere lo sviluppo re la qualità della re lo sviluppo economico so- economico sostenibile nell’ambito rete Natura 2000 stenibile nell’ambito delle aree delle aree protette e la biodiversità protette 2.3. Realizzazione reti di rile- 2.3. a Realizzazione ed implemen- 3. Promuovere la Promuovere la vamento ed opere finalizzate tazione di reti provinciali di rileva- tutela e il miglio- tutela, la al miglioramento della qualità mento della qualità dell’aria. ramento della salvaguardia e la dell’aria nelle aree urbane con 2.3. b Realizzazione interventi fina- qualità dell’aria a valorizzazione maggiore tasso di inquinamen- lizzati al miglioramento della quali- livello regionale delle risorse locali to atmosferico tà dell’aria in aree urbane ai fini della 4. Prevenire e 2.4. Realizzazione di interventi 2.4. Realizzazione di interventi di sostenibilità am- sostenere la ge- di mitigazione e di messa in mitigazione e di messa in sicurez- bientale stione dei rischi sicurezza del territorio per la za del territorio per la riduzione del naturali e tecno- riduzione del rischio idraulico, rischio idraulico, di frana e logici di frana e l’erosione costiera l’erosione costiera per i territori re- per i territori regionali a più gionali a più elevato rischio elevato rischio 2.5. Realizzazione di interventi 2.5. Realizzazione di interventi per per la prevenzione del rischio la prevenzione del rischio sismico sismico limitatamente ad edifi- limitatamente ad edifici pubblici e ci pubblici e al patrimonio edi- al patrimonio edilizio scolastico lizio scolastico 2.6. Realizzazione di studi e 2.6. Realizzazione di studi e siste- sistemi finalizzati alla riduzione mi finalizzati alla riduzione e/o miti- e/o mitigazione degli effetti gazione degli effetti prodotti da in- prodotti da incidente industria- cidente industriale rilevante le rilevante

Più in particolare gli interventi realizzabili attraverso l’accesso ai bandi legati al DAR - Documento di Attua- zione Regionale del POR - ASSE II di cui sopra, hanno come scopo la realizzazione di interventi infrastruttu-

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Provincia di Firenze rali e di investimenti produttivi per la valorizzazione delle aree protette e della rete dei siti di Natura 2000 e dei SIR dotati di determinati requisiti di ammissibilità, come indicato nella scheda attività 2.2.

La realizzazione degli interventi deve contribuire al consolidamento del sistema finalizzato alla fruizione, mi- glioramento ambientale ed alla prevenzione del degrado a fini turistici e di valorizzazione dell’intero sistema, tramite iniziative progettuali infrastrutturali per la fruizione, la promozione, l’educazione ambientale, l’accessibilità, l’accoglienza, la riqualificazione ambientale, la prevenzione dei rischi ambientali con impatti sulle risorse naturali e la biodiversità., il potenziamento dei centri di conservazione. Gli interventi riguardano le seguenti tipologie progettuali: − realizzazione di manufatti o modifica e ristrutturazione di manufatti esistenti, quali strutture di base funzionali a nuova organizzazione o ad ampliamento di disponibilità in atto, da coordinare nel quadro del sistema di riferimento, ed in particolare: centri visita ed accoglienza; punti di sosta e ristoro con re- lative attrezzature; strutture ed attrezzature per la didattica, la ricerca, l’educazione ambientale, l’attività espositiva e di vendita delle produzioni tipiche; − ristrutturazione ed adeguamento a fini didattico-educativi e di educazione ambientale dei centri per la conservazione e la riproduzione di specie animali e vegetali di interesse comunitario, nazionale e re- gionale, attraverso opere fisse, impianti ed attrezzature relative ai sensi di quanto previsto dalla DGR 1175/04; − infrastrutture per l’accessibilità, la sosta, la visita, tramite itinerari segnalati, secondo la caratterizza- zione, permanente e stagionale, dei luoghi e delle tematiche oggetto di tutela e valorizzazione; attività sportive ecocompatibili (escursionismo, arrampicata, birdwatching, canoa, torrentismo,) anche tramite centri attrezzati; percorsi attrezzati per visita, didattica, tempo libero, sports, differenziati secondo i mezzi utilizzati (pubblici e privati, a piedi, a motore, a cavallo, in bicicletta) le categorie d’utenza (libera e guidata, individuale e collettiva, portatori di handicap), comprensivi dei servizi di base per il control- lo, la vigilanza, l’assistenza e sicurezza, la segnaletica, il monitoraggio e la manutenzione; − valorizzazione e fruizione tramite iniziative progettuali per una mobilità sostenibile (servizi di trasporto, ippovie, treno nei parchi, ciclovie , bus navette ecologiche); − acquisto e produzione di beni materiali ed immateriali funzionali alla gestione e valorizzazione dei siti della rete Natura 2000, dei SIR e delle aree protette, relativi all’informazione, documentazione, orien- tamento. ed indirizzo dell’utenza, la didattica e ricerca, le attività espositive, la promozione. Beneficiari finali di tali finanziamenti si possono più precisamente individuare in: − Amministrazioni Provinciali, Aziende Speciali, Enti Parco nazionali e regionali competenti ai sensi del- la LR 56/00 alla tutela degli habitat e delle specie selvatiche nei siti di importanza regionale, e ai sensi della L. 394/91 e L.R. 49/95 relativa ai parchi, riserve naturali, aree naturali protette di interesse loca- le; − Comunità Montane che gestiscono aree protette di competenza provinciale a seguito di specifiche convenzioni stipulate con le Amministrazioni provinciali interessate antecedentemente all’approvazione del POR;

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− Comuni, soggetti gestori di ANPIL - i Comuni che sono individuati quali beneficiari e che devono co- munque inserirsi in progetti di sistema coordinati dalla Provincia di riferimento; − Relativamente all’adeguamento dei Centri di Conservazione si identificano quali beneficiari anche le tre Università della Toscana che gestiscono i 3 orti botanici di Firenze, Siena, Pisa, già riconosciute ai sensi della D.G.R. n. 1175/2004 (CESFA, CESFL). Tali beneficiari devono anch’essi inserirsi nella programmazione provinciale o dell’ente-parco di riferimento.

3 > Piano di Sviluppo Rurale Regionale e Piano Locale di Sviluppo Rurale - Provincia di Firenze

Tra i finanziamenti regionali nel settore agricolo gioca un ruolo preminente il PSR, che prevede delle misure e azioni mirate specificatamente per le aree di pregio naturalistico, ovvero per le quali sono stabiliti punteggi di priorità nell’assegnazione dei finanziamenti. Alcune misure verranno attivate in futuro, mentre altre sono già usufruibili. Riportiamo uno schema del PSR, in cui evidenziamo le seguenti misure mirate a finanziare interventi in campo naturalistico o aventi riflessi in campo ambientale:

 mis. 214 Pagamenti agroambientali;  mis. 216 Investimenti non produttivi  mis. 227 Sostegno agli investimenti non produttivi  mis. 323 Tutela e riqualificazione del patrimonio rurale

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PSR 2007-13 (Reg.CE n. 1698/05 – FEASR): LOCALIZZAZ. DEGLI INTERVENTI BENEFICIARI % Con- NOTE E SPECIFICHE DESCRIZIONE SINTETICA trib. premio 5.3.1 ASSE 1 MIGLIORAMENTO DELLA COMPETITIVITA’ DEL SETTORE AGRICOLO E FORESTALE MISURA 5.3.1.1 Misure intese a promuovere la conoscenza e a sviluppare il poten- ziale umano 111 5.3.1.1.1 Azioni nel campo della INTERA REGIONE RT ARSIA PROV 100% Informazione, qualificazione e F.P. e dell’informazione aggiornamento 112 5.3.1.1.2 Insediamento di giovani INT. REGIONE, CON PRIORITA' IN IAP 18-40 € .A agricoltori ZONE C2 E D 40.000,00

113 5.3.1.1.3 Prepensionamento INTERA REGIONE IAP, LAV. AGR. € 18,000 A imprenditori e lavoratori che all'anno cessano e cedono l'attività per ce- prima della pensione dente 114 5.3.1.1.4 Utilizzo dei servizi di INTERA REGIONE IMPR.AGR. C.C., DETENTORI 80% fi- Darà continuità finanziaria consulenza AREE FORESTALI nio a alla L.R. 34/2001 (servizi di 1.500 eu- sviluppo agr.) ro per servizio 5.3.1.2 Misure intese a ristrutturare e sviluppare il capitale fisico e a pro- muovere l'innovazione 121 5.3.1.2.1 Ammodernamento del- INT. REGIONE, CON PRIORITA' IN IAP dal 40 al Interventi di miglioramento le aziende agricole ZONE C2 E D. ZONE VULNERABILI E 75% a delle strutture e delle attrezza- SALINIZZ. FALDE (prioritarie nei pro- seconda ture - Comparti: getti per il risparmio idrico) - PRIORITA' degli in- VITIVINICOLO, OLIVICOLO, DI COMPARTO DIVERSE IN terventi e CEREALICOLO, RELAZIONE ALLA ZONIZZAZIONE dell'area FLORICOLO, VIVAISTICO, DEL PSN ORTOFRUTTICOLO, TABACCO, PRODUZIONI ZOOTECNICHE (comparto carni bovine, latte bovino, latte ovino) -Per il miglioramento am-bientale è prevista la rea- lizzazione di impianti per la produ-zione di energia per uso prevalentemente azienda- le, da biomasse, eolico, sola- re e produzione di biogas da effluenti

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122 5.3.1.2.2 Accrescimento del va- INT. REGIONE, CON PRIORITA' IN PROPR. AFFITT., IMPR. FOR., 50-60% Piani di gestione, macchine e lore economico delle foreste ZONE C2 E D COMUNI E LORO ASSOCIAZ. attrezz per utilizzaz. forest. adeguamento per sicurezza, potenziam. strutture forestali (piste, ricoveri, locali stoccag- gio), recupero soprassuoli spese per certificazione fore- stale 123 5.3.1.2.3 Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali

123.A Sottomisura A: Aumento INTERA REGIONE, PRIORITA' DI IMPR. SING. O ASSOC. FINO AL LA GESTIONE FINANZIARIA del valore aggiunto dei COMPARTO DIVERSE IN RELAZIONE OPERANTI NELLA 40% E' UNICA PER TUTTA LA prodotti agricoli ALLA ZONIZZAZIONE DEL PSN TRASFORMAZIONE AGROIND. REGIONE - VIENE REDATTA E/O COMMERCIAILIZZ. UNA GRADUATORIA UNICA DALLA REGIONE - Interventi di acquisto, realizzazione di stabilimenti e acquisto attrez- zature per le attività di tra- sformazione e commercializ- zazione dei prodotti agricoli. Sono compresi anche gli in- vestimenti per la produzione di energia ad uso aziendale da fonti rinnovabili, depura- zione e recupero acque e ri- sparmio idrico, sicurezza sui l.d.l. 123B Sottomisura B: Prodotti INTERA REGIONE MICROIMPR. UTILIZZAZ. FINO AL EQUIVALENTE ALLA 123A, forestali FOREST., TRASF. COMM 40% SPECIFICA PER IL ETC. SETTORE FORESTALE 5.3.1.2.4 Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti, processi e tecnologie nei settori agricolo e forestale

125 5.3.1.2.5 Infrastrutture connesse INT. REGIONE, CON PRIORITA' IN CONSOZI O ASSOC. DI fino al Interventi di realizzazione o allo sviluppo e all’adeguamento ZONE C2 E D PRIVATI, COMUNI o altri 70% miglioramento: - della viabilità dell’agricoltura e della selvicoltu- EE.PP. e LORO ASSOC. interpoderale e vicinale, po- ra tenziamento della viabilità fo- restale interaziendale; - delle infrastrutture di adduzione di acqua per uso potabile e uso irriguo interaziendale; - degli elettrodotti interaziendali

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5.3.1.3 Misure finalizzate a migliorare la qualità della produzione e dei prodotti agricoli 132 5.3.1.3.2 Partecipazione degli INTERA REGIONE IAP fino al Sostegno a interventi volontari agricoltori ai sistemi di qualità a- 70%, max per la partecipazione ai si- limentare 3000 euro stemi di qualità alimentare di origine comunitaria (DOP, IGP. biologico) o nazionale, regionale (DOC, DOCG, Agri- qualità LR 25/99) 133 5.3.1.3.3 Attività di informazione INTERA REGIONE ASSOC. PRODUTTORI o org. di 70% Sostegno alle Associazioni di e promozione qualsiasi forma giuridica che produttori per l'attività di in- raggruppino operatori parteci- formazione e promozione panti ai sistemi di qualità riguardo ai sistemi di qualità nei confronti dei consumatori - PER LE INIZIATIVE DI INTERES- SE REGIONALE VIENE REDATTA UNA GRADUATORIA UNICA DALLA REGIONE - IL METODO LEADER SI APPLICA PER LE INIZIATIVE DI INTERESSE LOCALE

5.3.2 ASSE 2 MIGLIORAMENTO DELL’AMBIENTE E DELLO SPAZIO RURALE 5.3.2.1 Misure finalizzate a promuovere l’utilizzo sostenibile dei terreni a- gricoli 211 5.3.2.1.1 Indennità a favore di ZONE MONTANE EX DIR CE 268/75 Impr.Agr. C.C. 100 eu- MISURA GESTITA DA delle zone montane ro/ha. ARTEA - LA PROVINCIA DEFINISCE IL BUDGET FINANZIARIO - sostegno al- l'attività agrozootecnica - in- dennità per ha. seminativi e pascoli - ZONE DIR. CE 268 ART. 3 PAR. 3 212 5.3.2.1.2 Indennità a favore di ZONE SVANT. NAT., DIVERSE DALLE Impr.Agr. C.C. 100 eu- MISURA GESTITA DA agricoltori delle zone caratterizz. MONTANE ro/ha. ARTEA - LA PROVINCIA da svant. nat. diverse dalle mon- DEFINI-SCE IL BUDGET tane FINANZIARIO - sostegno al- l'attività agrozootecnica - in- dennità per ha. seminativi e pascoli - ZONE DIR. CE 268 ART. 3 PAR. 4

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214 5.3.2.1.4 Pagamenti agroam- VEDI MISURA GESTITA DA bientali (MISURA 214) PSR ARTEA - LA PROVINCIA DEFINISCE IL BUGET FINANZIARIO 214.A Sottomisura 214A Paga- VEDI menti agro-ambientali PSR Azione a.1: Introduzione o INTERA REGIONE, CON PRIORITA' IMPR.AGR.C.C. , EE.PP. VEDI mantenimento dell'agr. bio- ZONE SIC, ZPS AREE PROTETTE E GESTORI DEL TERRITORIO PSR logica SIR, ZONE VULNERABILI AI NITRATI ETC. Azione a.2: Introduzione o VEDI mantenim. dell'agr. integra- PSR ta Azione a.3: Conservazione delle risorse paesaggistiche e ambientali IMPR.AGR.C.C. , EE.PP. VEDI interventi ammissibili solo se GESTORI DEL TERRITORIO PSR inseriti nella programmazione aspecifica delle province e CCMM Intervento a - Frammen- vedi specifiche sul PSR VEDI tazione dell'uso del suo- PSR lo e costituzione di corri- doi ecologici Intervento b - Sospen- INTERA REGIONE, CON PRIORITA' ZONE SIC, ZPS AREE PROTETTE VEDI sione delle prod. agrico- E SIR, ZONE VULNERABILI AI NITRATI ETC. PSR le con impossibilità di ri- cavare qualsiasi tipo di reddito Intervento c - Creazione di fasce tampone inerbite lungo la rete i- VEDI drografica PSR Intervento d - Colture per l'alimentazione della fauna selvatica VEDI PSR Azione a.4: Incremento INTERA REGIONE, CON PRIORITA' IMPR.AGR.C.C. , EE.PP. VEDI della sostanza organica ZONE VULNERABILI AI NITRATI ETC. GESTORI DEL TERRITORIO PSR nei suoi attraverso l'impie- go di ammendanti compo- stati di qualità Azione a.5 Inerbimento di INTERA REGIONE, CON PRIORITA' IMPR.AGR.C.C. , EE.PP. VEDI seminativi e colture arbo- ZONE SIC, ZPS AREE PROTETTE E GESTORI DEL TERRITORIO PSR ree nelle sup. con penden- SIR, ZONE VULNERABILI AI NITRATI ze sup. al 20% ETC.

214.B Sottomisura 214B Conservazione delle risorse genetiche Intervento b1 - Conser- INTERA REGIONE IMPR.AGR.C.C. , EE.PP. VEDI vazione di risorse gene- GESTORI DEL TERRITORIO PSR tiche animali per la sal- Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 227

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vaguardia della biodiver- sità

Intervento b2 - Conser- INTERA REGIONE ARSIA, AGRICOLTORI VEDI vazione delle risorse ge- CUSTODI PSR ne-tiche vegetali per la salvaguardia della biodi- versità 216 5.3.2.1.6 Investimenti non pro- DIVERSIFICATI IN RELAZIONE ALLE IAP, Soggetti pubblici gestori delle Aree pro- Compensazione per gli inve- duttivi VARIE AZIONI PREVISTE tette e soggetti competenti della gestione stimenti non remunerativi ne- della fauna selvatica ces-sari all'adempimento de- gli impegni assunti sulla Mi- sura Pagamenti Agroambien- tali (vedere specifiche su PSR) 5.3.2.2 Misure finalizzate all’uso sostenibile dei terreni forestali 221 5.3.2.2.1 Imboschimento di ter- TERRENI AGRICOLI, CON I.A.P., PROPRIETARI E AFFITTUARI, Primo imboschimento di su- reni agricoli LIMITAZIONI SPECIFICHE COMPRESI ENTI PUBBL. E SOGG. DI perfici agricole DIRITTO PUBBL. 223 5.3.2.2.3 Imboschimento di su- TERRENI NON AGRICOLI O INCOLTI, IMPR. AGR. E FOR. , EE.PP. FINO AL Imboschimento di terreni non perfici non agricole CON LIMITAZIONI SPECIFICHE AZ. E SOC. PUBBLICHE, 70% agricoli o incolti ALTRE DI DIRITTO PUBBLICO 226 5.3.2.2.6 Ricostituzione del po- Miglioramento della funzionali- tenziale forestale e interventi tà degli ecosistemi forestali e preventivi opere di prevenzione, ricosti- tuzione di boschi danneggiati o distrutti, realizzazione punti attingimento idrico AIB a. Interventi di prevenzio- AREE FORESTALI, CON I.AGR. E FOR., IMPR. FORESTALI, R.T., PROVINCE, CCMM, COMUNI, ne disastri naturali e pro- DIVERSIFICAZIONE PER LA ENTI PARCO, AZIENDE REGIONALI, AGENZIE REGIONALI, ALTRI EE. tezione pubblica incolumi- TIPOLOGIA DI INTERVENTO REG., CONS. BONIFICA tà b. Ricostruzione sopras- suoli danneggiati 227 5.3.2.2.7 Investimenti non pro- 4.B1,B.2 E B.3:AREE DI INTERESSE I.AGR. E FOR., IMPR. FORESTALI, R.T., Miglioramento, tutela valoriz- duttivi FORESTALE DEL PATRIMONIO PROVINCE, CCMM, COMUNI, ALTRI EE. zazione delle foreste, al fine di REGIONALE; ALTRI INT.: AREE DI PUBBL. potenziare la biodiversità, la INT. FOR. conservazione degli ecosi- stemi forestali. Garantire la fruibilità sociale del bosco

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5.3.3 ASSE 3 QUALITA’ DELLA VITA NELLE ZONE RURALI E DIVERSIFICAZIONE DELL’ECONOMIA RURALE 5.3.3.1. Misure per la diversifica- zione in attività non agricole 311 5.3.3.1.1 Diversificazione in at- tività non agricole

311A 4.a AZIONE A: Diversifi- ZONE CLASSIFICATE C2 E D, CON IAP 40-50% cazione (nessuna limi- POSSIBILITA' DI AMPLIAMENTO , AL tazione territoriale) RESTO DEL TERR, CON ESCLUSIONE DEI CENTRI ABITATI SUP. A 15.000 AB. - ZONE C2 E D COMUNQUE PRIORITARIE 311.A. 4.a.1 Int. az.agr. per sviluppo attività e prestazioni socio- 1 assistenziali (…) interv. finalizzati sv. att. educative e didattiche

311.A. 2 4.a.2 Interventi finalizzati alla salvaguardia, ripristino e valorizzazio-

ne 311.A. dei mestieri tradizionali del mondo rurale 3 4.a.3 Interventi finalizzati alla produzione di energia da fonti rinno- vabili (eolica, fotovoltaica, idroelettrica etc.) 311.A. 4 4.a.4 Interventi finalizzati allo svolgimento di attività ricreative trami- te

311.A. animali connesse al mondo rurale (maneggi, ippoturismo); att. di 5 cura, ricovero, addestr., il cui uso sia connesso al patrimonio cultu- rale locale e alle tradiz. rurali 4.a.5 Interventi finalizzati allo svolgimento di attività ricreative e sportive connesse alle risorse naturali e paesaggistiche e alle tradi- 311.B zioni rurali 4.b AZIONE B: Agriturismo 311.B. 4.b.1 Interventi per la ZONE CLASSIFICATE C2 E D, CON IAP autorizzati per att. agrituri- 40-50% 1 qualificazione dell’offerta POSSIBILITA' DI AMPLIAMENTO , AL stica o che si impegnano ad ot- agrituristica (…) RESTO DEL TERR, CON tenere la relativa autorizzazione ESCLUSIONE DEI CENTRI ABITATI a conclusione dell'intervento SUP. A 15.000 AB. - ZONE C2 E D COMUNQUE PRIORITARIE 311.B. 4.b.2 Interventi negli spazi 2 aperti aziendali

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311.B. 4.b.3 Interventi sui fabbri- ZONE CLASSIFICATE C2 E D, IAP 3 cati aziendali finalizzati a consentire l'ospitalità agri- turistica 312 5.3.3.1.2 Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese 312.A A) Sviluppo delle attività ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE MICROIMPRESE (RACC. 40-60% GESTITA DAL GAL COL artigianali AD ESSE ASSIMILABILI DELLA Commiss. 2003/361/CE METODO LEADER DEL 6/5/03) ANCHE DI NUOVA COSTITUZ., NEI SETTORI ARTIGIANATO E COMMERCIO

312.B B) Sviluppo delle attività 40-60% GESTITA DAL GAL COL commerciali METODO LEADER 313 5.3.3.1.3 Incentivazione di attività turistiche (MISURA 313) 313.A Sottomisura A) Creazione di infrastrutture su piccola scala e commerc. Servizi turistici ed agrituristici

313.A. Azione A) Creazione di ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE SOGGETTI DI DIRITTO PUBBLICO GESTITA DAL GAL COL A infrastrutture su piccola AD ESSE ASSIMILABILI METODO LEADER scala (uff. info, segnale- tica, servizi telematici, etc.) 313.A. Azione B) Commercializzazione di servizi turistici e agrituristici CONSORZI PROMOZ. TURISTICA GESTITA DAL GAL COL B METODO LEADER 313.B Sottomisura B) Sviluppo ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE MICROIMPRESE (RACC. DELLA GESTITA DAL GAL COL delle attività turistiche AD ESSE ASSIMILABILI COMMISSIONE 2003/361/CE DEL 6/5/03) METODO LEADER ANCHE DI NUOVA COSTITUZ., SETTORE TURISMO

5.3.3.2 Misure intese a migliorare la qualità della vita nelle zone rurali 5.3.3.2.1 Servizi essenziali per l’economia e la popolazione rurale 321.A Sottomisura A - Reti di ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE SOGG. DIR. PUBBL. ED ENTI 80 - 60 - GESTITA DAL GAL COL protezione sociale nelle AD ESSE ASSIMILABILI SENZA FINALITA' DI LUCRO 40% METODO LEADER zone rurali NELLA RETE DEI SERVIZI SOCIALI E SOCIO-ED.-ASSIST.

321.B Sottomisura B – Servizi ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE SOGGETTI DI DIRITTO 60% GESTITA DAL GAL COL commerciali in zone rurali AD ESSE ASSIMILABILI PUBBLICO METODO LEADER 321.C Sottomisura C – Strutture ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE SOGG. DIR.PUBBL. 50% GESTITA DAL GAL COL di approvvigionamento AD ESSE ASSIMILABILI METODO LEADER energetico con l'impiego di biomasse agro-forestali Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 230

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321.D Sottomisura D Reti tecno- ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE OPERATORI DI COMUNICAZIONE GESTITA DAL GAL COL logiche di informazione e AD ESSE ASSIMILABILI (D.LGS. 259/03) METODO LEADER comunicazione (TIC) 322 5.3.3.2.2 Sviluppo e rinnova- ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE SOGG. DIR. PUBBL. 60% GESTITA DAL GAL COL mento dei villaggi AD ESSE ASSIMILABILI METODO LEADER 323 5.3.3.2.3 Tutela e riqualifica- zione del patrimonio rurale 323.A Sottomisura a) Tutela e ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE PROV. E ENTI PARCO 80% GESTITA DAL GAL COL riqualificazione del patri- AD ESSE ASSIMILABILI, ZONE METODO LEADER monio naturale NATURA 2000. Anche in aree esterne alla perimetrazione SIR, se necessario 323.B Sottomisura b) Riqualifi- ZONE CLASSIFICATE C2 E D E ZONE SOGG. DIR. PUBBL. - 60% GESTITA DAL GAL COL cazione e valorizzazione AD ESSE ASSIMILABILI FONDAZIONI ED ENTI SENZA METODO LEADER del patrimonio culturale FINI DI LUCRO

5.3.4 ASSE 4: ATTUAZIONE DELL'IMPOSTAZIONE LEADER 410 5.3.4.1.1 Misura “Implementazione di strategie di sviluppo locale” GESTIONE GAL 421 5.3.4.1.2 Cooperazione interterritoriale e transnazionale GESTIONE GAL 431

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CAPITOLO NOVE L’EVOLUZIONE DELLE PROGETTUALITA’ SUL TERRITORIO PROVINCIALE

9.1 L’EVOLUZIONE DELLE PROGETTUALITÀ NELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

Il quarto Programma triennale regionale 2004-2007, pone due obiettivi strategici per la gestione delle aree pro- tette: “la conservazione” e “ la valorizzazione”. L’istituzione di un’area protetta infatti non deve condurre in senso univoco ad una tutela di tipo integrale, con in- terventi volti solo alla protezione delle specie e degli habitat di particolare pregio, ma deve essere considerata come risorsa utile a valorizzare il territorio in cui viene istituita. Un’area protetta infatti può produrre grossi van- taggi in termini occupazionali, attraverso la promozione delle tipicità legate al territorio come l’artigianato locale o il turismo sostenibile. Attualmente la realtà della provincia di Firenze è, da questo punto di vista, piuttosto disomogenea, con situazioni in cui le capacità gestionali ed organizzative sono fortemente diverse tra loro. Per questo la Provincia, con il presente Piano, promuove, la realizzazione di un sistema integrato che coinvolga tutti gli enti gestori di aree protette, attraverso modelli di comunicazione unificati da una immagine condivisa ed immediatamente riconoscibile, come loghi e simbologie, oppure con allestimenti di sentieri attrezzati e centri vi- site simili. In questo modo può essere realizzato un sistema integrato di fruizione, che coinvolga i vari settori pa- ralleli, quali servizi per un turismo “verde”, l’artigianato locale, i prodotti agroalimentari tipici, i progetti di didattica ambientale, i percorsi di accesso per anziani e disabili. Allo scopo di fare il punto sul panorama attuale e di individuare quelle che sono le carenze organizzative che necessariamente, in un’ottica di sviluppo di sistema, devono essere superate, si elencano i progetti che gli enti gestori delle aree protette della provincia di Firenze hanno posto in essere fino alla approvazione del presente piano, sotto l’opera coordinatrice della Provincia. Questa ricognizione ha anche la finalità di mettere in evidenzia quelle che devono essere le azioni future che gli Enti gestori stessi devono affrontare negli anni di validità del Piano, in modo da poter puntualmente approfittare di occasioni di finanziamenti regionali e provinciali che emergeranno nel prossimo futuro.

Riserva Naturale Provinciale del Padule di Fucecchio (Ente gestore Circondario Empolese Valdelsa) : la Riserva sta entrando in un regime di buona funzionalità, in quanto le prime azioni fattive, grazie alla gestione di- retta del Circondario dell’Empolese Valdelsa, si sono concretizzatea partire dagli ultimi cinque anni. Per la gestione della Riserva e dell’Area Contigua sono in vigore due regolamenti, quello di gestione della Riser- va Naturale approvato con Delibera del Consiglio provinciale del 26/04/2004 n.64, e quello per la regolamenta- zione della caccia e della pesca nell’area contigua, con Delibera del Consiglio provinciale del 09/07/2007 n. 119. Con la delibera C.P. 64/2004 è stato anche affidata, a livello istituzionale, la gestione della Riserva Naturale al Circondario Empolese Valdelsa.

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Le azioni gestionali intraprese dal Circondario Empolese Valdelsa, iniziate nel 2003 e di durata quinquennale, hanno riguardato soprattutto progetti di ricerca, di miglioramento ed educazione ambientale; si riportano di se- guito le sintesi descrittive: Monitoraggio di passeriformi quali indicatori della qualità ambientale Il progetto consiste nel monitoraggio, tramite catture ed inanellamento, di passeriformi quali indicatori biologici della qualità ambientale, e si inserisce nel progetto PR.I.S.CO (Progetto di Inanellamento a Sforzo Costante) e di monitoraggio delle comunità ornitiche di passeriformi condotto a livello italiano ed europeo (EURING) dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA, ex INFS), che è il coordinatore scientifico del pro- getto e ne elabora i dati. Tale attività si svolge con sessioni di inanellamento decadali, su due transetti lineari di reti mist-net, avvalendosi di inanellatori di tipo A, cioè abilitati alla cattura di tutte le specie di uccelli . Gli obiettivi finali sono il monitoraggio delle comunità ornitiche di passeriformi; le relazioni con le condizioni am- bientali; l’individuazione di indicazioni sulla gestione della vegetazione palustre e in generale dell’ambiente palu- stre quale habitat delle comunità ornitiche; per il prossimo futuro, deve essere attuato il coinvolgimento a scopo didattico di scolaresche, che potranno visitare la stazione di inanellamento. Realizzazione di un area per la sosta di anatidi e trampolieri e loro inanellamento scientifico . Il progetto riguarda la realizzazione di un “chiaro” per la sosta di anatidi e trampolieri, il loro inanellamen- to scientifico, la realizzazione di un osservatorio. Il progetto si inserisce nei normali progetti di monitoraggio delle comunità ornitiche condotto a livello italiano ed europeo (EURING) dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA, ex INFS), che è il coordinatore scientifico del progetto e ne elabora i dati. La realizzazione dell’area idonea alla sosta dei anatidi e trampolieri è impostata sull’alternanza di super- fici di acque libere e di superfici coperte da vegetazione tipica, con la messa in opera di un sistema semplice di controllo del livello delle acque. L’osservatorio è stato realizzato sopraelevato, con il rispetto dei criteri di fruibilità da parte dei portatori di handicap. L’impianto di cattura per anatidi e trampolieri è stato realizzato ripristinando vecchi sistemi tradizionali di uso locale con reti orizzontali “prodine” e trappole ad invito in rete metallica. L’attività di inanellamento a scopo scientifico viene attuato con personale abilitato secondo i protocolli tecnici dell’ISPRA . Al termine del progetto sono possibili visite guidate a scuole e piccoli gruppi turistici. Gli obiettivi so- no il miglioramento e la diversificazione dell’ambiente della Riserva Naturale, con l’aumento della comunità orni- tica sia come numero di individui che come numero di specie; la valorizzazione e la promozione della conoscen- za del Padule di Fucecchio mediante le visite all’osservatorio. Gestione delle colonie di ardeidi e miglioramento ambientale ai fini del loro incremento. Il progetto prevede la gestione faunistica delle colonie di ardeidi nidificanti e il miglioramento ambientale tramite una corretta gestione della vegetazione arborea e arbustiva palustre secondo il modello predisposto dall’ISPRA. Il Circondario Empolese Valdelsa ha proceduto al censimento delle popolazioni nidificanti mediante conteggio dei nidi da terra, alla valutazione dell’andamento delle popolazioni negli anni; pur nell’ottica del minore disturbo possibile del sito; ha anche provveduto al miglioramento dei siti di nidificazione ed alla valutazione delle even- tuali correlazioni positive con l’aumento delle popolazioni di ardeidi, secondo gli specifici modelli gestionali . Realizzazione/ripristino di ambienti idonei al recupero della Tinca (Tinca tinca) e del Luccio (Esox lucius) e loro gestione attraverso tecniche di riproduzione e allevamento semi-naturale.

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La Tinca e il Luccio erano un tempo molto comuni e rappresentavano le principali specie catturate e commercia- lizzate dai pescatori locali mentre oggi sono assai rari. All’interno della Riserva Naturale è ancora rintracciabile un sistema di chiuse per l’allevamento in condizioni seminaturali di fauna ittica. Sono stati per questo realizzati e ripristinati ambienti idonei alle specie finalizzati in particolare a proteggere gli avannotti di Tinca e Luccio per poi procedere ad una loro semina in altri ambienti limitrofi e/o alla loro dispersione naturale. In contemporanea sono state sviluppate e messe a punto tecniche di riproduzione e allevamento seminaturale in modo da diminuire la mortalità e la perdita di individui nelle prime fasi di sviluppo degli avannotti. La finalità di tale progetto è natural- mente il recupero e salvaguardia delle due specie ittiche, in particolare la Tinca un tempo molto comune in tutto il Padule di Fucecchio.

ANPIL Oasi Stagni di Focognano ( Ente gestore Comune di Campi Bisenzio) : Il Comune di Campi Bisenzio in accordo con il WWF ha operato con il recupero totale dell’area e la sua messa in sicurezza. L’area è visitabile a pagamento e oltre all’attività di mantenimento e gestione ordinaria dell’area, dal 2005 è stato realizzato e por- tato avanti un progetto di ricerca e studio delle piante palustri tipiche del territorio della Piana Fiorentina con la realizzazione di un vivaio specifico per tali specie vegetali utile alla ricostruzione degli habitat presenti in tutta la Piana. Oltre a questo grosso intervento è stato presenta recentemente una proposta che comporterà un notevo- le investimento infrastrutturale, legato alla necessità di avviare la realizzazione di un centro visita adeguato al notevole flusso di visitatori che potrà divenire centro di attività di educazione ambientale. Inoltre con Del. di Giun- ta Municipale n. 203 del 07/11/2008 è stato approvato l’ampliamento dell’area da 34 ha a 63 ha.

ANPIL Podere La Querciola (Ente gestore Comune di Sesto Fiorentino) : le progettualità portate avanti Co- mune di Sesto Fiorentino sono ancora legate alla necessità di ampliare l’area e rafforzare la sua presenza sul territorio sestese, con evidenti processi di saldatura con la contigua ANPIL Stagni di Focognano. La gestione dell’area si è concretizzata per lo più attraverso la collaborazione con le associazioni ambientaliste Associazione Sportiva Lago di Padule e Legambiente attraverso non solo le attività di manutenzione e conservazione ordina- rie, ma sullo sviluppo di attività a carattere conoscitivo e divulgativo con il coinvolgimento di scolaresche e mani- festazioni legate a temi specifici (serate a tema , gare di bird watching ecc.). Nel 2007 il comune di Sesto F.no ha approvato il Regolamento dell’ANPIL che oltre a regolamentare le attività che possono essere svolte nell’area protetta, prevede anche la costituzione di un comitato di gestione costituito da rappresentanti dell’amministrazione comunale e delle associazioni ambientaliste e di volontariato presenti nel territorio. Inoltre con Del. di Giunta Comunale n. 11 del 21/01/2008 è stato formalizzato l’ampliamento dell’area da 50 ha a 61,6 ha, avvenuto con progressive acquisizioni di terreno, avvenuta anche con finanziamenti del DOCUP, che per- metterà di operare con i processi gestionali su di un’area più omogenea e di dimensioni finalmente accettabili.

ANPIL Montececeri (Ente Gestore Comune di Fiesole): Il Comune di Fiesole ha effettuato, a partire dal 2001, una serie di interventi atti ad ampliare ed a mettere in sicurezza l’attraversamento dell’area protetta attraverso progetti di monitoraggio fitosanitario sulla flora presente e di miglioramento della rete dei sentieri con una ade- guata cartellazione a garanzia di una più corretta e più facile fruizione dell’area. Con l’approvazione del Regola-

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Provincia di Firenze mento avvenuta con Del. Del Consiglio Comunale n. n. 47 del 31/07/2008, il comune sta attivando una serie di progetti a scopo promozionale, che si concretizzeranno con la produzione di una guida dell’area affiancata da una carta topografica che ne metta in luce l’importanza paesaggistica, ambientale e culturale. Questo territorio infatti subisce invadenza delle città di Firenze e Fiesole, tra le quali è collocato, assumendone un ruolo margina- le e per questo ha bisogno di essere scoperto, non solo dal fruitore turistico, ma anche dagli abitanti stessi delle due città. Data la vicinanza con l’ANPIL del Torrente Mensola ricadente al confine tra i comuni di Firenze e di Fiesole, sarebbe auspicabile lo sviluppo di una gestione coordinata tra i due istituti.

ANPIL Foresta di Sant’Antonio (Ente Gestore Comune di Reggello) : dalla istituzione dell’ANPIL il Comune di Reggello ha seguito una politica dei piccoli interventi, distribuiti in modo puntuale sul vasto territorio dell’area protetta, con azioni volte garantirne una migliore accessibilità, dal momento che l’area è caratterizzata in gran parte da un ampio complesso forestale. Nell’arco di sette anni, a partire dal 2001, l’area si è dotata di una sentieristica all’avanguardia e coerente con i dettami della Rete Escursionistica Toscana, con percorsi specifici che permettano l’accesso all’area anche ai di- sabili. Si è poi dotata di un laboratorio didattico, attraverso il recupero di una costruzione nominata “capanna delle guardie”, che viene alimentata a livello energetico da pannelli fotovoltaici che, nonostante l’isolamento della struttura all’interno della foresta, permettono il funzionamento delle strumentazioni computerizzate con le quali i ragazzi delle scolaresche possono ad esempio imparare, anche attraverso il gioco, cosa è il bosco. A tutto questo si affianca una forte attività promozionale operata dall’amministrazione Comunale con la produ- zione di numeroso materiale divulgativo, quali pubblicazioni a tema, in stampa, in DVD e in cassette VHS. Nel 2008 il Comune ha prodotto una guida turistico ambientale, accompagnata da cartine topografiche, che riunisce a sistema le tre Aree protette della zona, cioè, insieme all’ANPIL Foresta di S. Antonio, anche l’ANPIL Le Balze e la Riserva Regionale di Vallombrosa. Tutto questo fa di questa area protetta una delle più complete dal punto di vista strutturale e gestionale, nonché tra le più conosciute del territorio della Provincia di Firenze. Il prossimo passo che Il Comune di Reggello sta in- traprendendo è quello di creare un centro visite attrezzato anche per ospitare turisti o scolaresche per brevi pe- riodi.

ANPIL Le Balze (Ente Gestore Comune di Reggello) : Istituita nel 2005 dal Comune di Reggello, e carente an- cora di un Regolamento di Gestione, non è stata ancora oggetto di grandi interventi strutturali, ma piuttosto di iniziative promozionali estive, quali serate a tema e giornate escursionistiche e didattiche. E’ auspicabile che il Comune provveda al più presto ad adottare un Regolamento di Gestione, onde poter approfittare anche dei fi- nanziamenti regionali per interventi dedicati alla valorizzazione ed alla promozione dell’area, anche in raccordo con l’ANPIL confinante istituita in Provincia di Arezzo, o con la vicina ANPIL Foresta di S. Antonio.

ANPIL Poggio Ripaghera (Ente Gestore Comune di Pontassieve) : anche per quest’ANPIL l’ente gestore ha seguito, a partire dal 2001, una politica dei piccoli interventi distribuiti su tutta l’area soprattutto per quanto ri- guarda strutture atte a favorire l’accesso come ad esempio un centro visita, un area di sosta presso un casta- gneto, o sentieri attrezzati anche con riguardo ai disabili. E’ stato poi compiuto una sorta di censimento delle re-

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Provincia di Firenze altà strutturali storiche presenti nell’area, legate alle attività agricole ed artigianali che in passato hanno caratte- rizzato l’economia di questa zona. Questo ha condotto al recupero di elementi come le burraie, le carbonaie o le sorgenti. E’ stato anche fatto uno studio sulle particolarità vegetali della zona come Cisto laurino, specie vegeta- le endemica dell’area,. Per tutte queste attività il Comune di Pontassieve ha curato un accurato programma di promozione e di divulga- zione, attraverso la produzione di depliants, pubblicazioni (ad esempio una pubblicazione sulle Burraie) e con l’organizzazione di eventi a tema. Il Comune ha anche intrapreso una collaborazione con il Santuario della Ma- donna del Sasso, presso il quale è stato istituito il centro visite dell’ANPIL dotato di accesso per i disabili.

ANPIL Gabbianello-Boscorotondo (Ente gestore Comune di Barberino di Mugello) : Il Comune ha collabo- rato a partire dal 2003, anno di istituzione dell’area, con più enti ed associazioni, quali la Bilancino SPA, e con la Cooperativa Ischetus, sotto la supervisione scientifica del WWF. A partire dal 2005 sono iniziati vari progetti, come ad esempio l’impianto di alberature e siepi, teso a creare un habitat ideale per l’avifauna ma anche a de- terminare una schermatura per la zona umida. Le essenze sono state dotate anche di alcune mangiatoie e ca- sette nido per favorire la permanenza degli uccelli. Un secondo progetto, denominato “I frutti dei Medici”, è stato realizzato per recuperare varietà di piante da frutto di tradizione medicea che nel tempo stanno andando scom- parendo lasciando il posto avarietà commercialmente più vantaggiose. E’ stato anche intrapreso un progetto ri- guardante l’ottimizzazione energetica del centro visite con una gestione delle acque e del riscaldamento basata sul risparmio energetico. L’Ente gestore ha anche intrapreso una attività promozionale e divulgativa sia su sup- porti cartaceo che ed informatico ed ha messo in opera una campagna pubblicitaria atta a favorire la cono- scenza dell’area.

ANPIL Torrente Mensola : ANPIL “Torrente Mensola” (Enti Gestori Comuni di Firenze e Fiesole): Nonostante sia una delle aree protette di più vecchia istituzione, solo recentemente il Comune di Firenze (ente capofila nella gestione), in accordo con il Comune di Fiesole, ha approvato il regolamento di gestione dell’area. Dopo un primo intervento, eseguito nel 2003, di miglioramento dell’accessibilità dell’area protetta, non è stato intrapreso più alcun intervento atto a valorizzare e promuovere la zona. Solo nel 2008 l’Ente capofila ha trovato nuove forze e la volontà di dare nuovo impulso alla ANPIL proponendo nuove progettualità di recupero e messa in sicurezza della sentieristica e di produzione di materiale divulgativo.

ANPIL Monti della Calvana (Ente gestore Comune di Calenzano) : Il Comune di Calenzano ha istituito l’area protetta nel 2003 su un’area ricadente sul SIC La Calvana, ed ha cominciato subito a lavorare alla stesura del Regolamento di gestione, con una proposta progettuale finanziata dalla Regione Toscana. In collaborazione con l’associazione Symbiosis ha anche intrapreso un progetto di educazione ambientale coin- volgente le scolaresche, per promuovere la conoscenza del territorio e delle tradizioni agricole e pastorali, e del- la biodiversità floristica dell’area.

ANPIL Alta Valle del Carfalo (Ente gestore Comune dio Montaione) : Il Comune di Montaione ha istituito l’area protetta nel 2007 dotandosi, in tempi brevi di un Regolamento di gestione.

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Attualmente è prevista l’esecuzione di due progetti: uno riguarda la realizzazione di una rete sentieristica, anche recuperando i sentieri esistenti del CAI, le piste forestali ed i tratturi fatti per il podismo le montain-bike, per una lunghezza di circa 50 km, con 8 punti di accesso; L’intervento ha come scopo di ottimizzare il rapporto fra frui- zione e conservazione dell’area. A fianco a questo progetto è prevista la creazione, a scopo promozionale dell’area,di una guida Turistico- naturalistica, che contenga la descrizione delle particolarità floristiche e faunistiche presenti nel territorio, con una cartografia a corredo che possa garantire tutte le informazioni utili per una fruizione turistica consapevole e ambientalmente sostenibile.

ANPIL “Torrente Terzolle” (Enti gestori Comuni di Firenze, Sesto Fiorentino, Vaglia ): con la realizzazione del Regolamento di gestione approvato da tutti e tre i Comuni, si è cominciato a mettere le basi per l’effettivo de- collo in termini progettuali dell’area. Sono in progettazione alcuni interventi di promozione, con la realizzazione di una guida dell’area e la messa in opera di una cartellonistica che permetta non solo una migliore fruizione, ma la scoperta di una risorsa naturalistica che per la sua collocazione geografica si trova a stretto contatto con le aree più urbanizzate di Firenze e Sesto F.no, promuovendo accanto al turismo classico legato agli aspetti artistico- architettonici dei due comuni un turismo ecologico-ambientale.

ANPIL Garzaia di Figline ( Ente Gestore Comune di Figline Valdarno) : Il Comune di Figline Valdarno ha isti- tuito l’ANPIL nel 2003. Per difficoltà inerenti alla presenza di proprietari privati dell’area e alla mancata acquisi- zione dei terreni, nonché per sopravvenute problematiche dovute alle opere sulla cassa di espansione posta nell’area, il Comune ha deciso con Delibera di Giunta Comunale n. 124 del 17/10/2006 di non portare avanti la gestione dell’ANPIL e di rimandare alla approvazione del progetto definitivo delle casse di espansione, l’acquisizione dei terreni e la sistemazione degli stessi allo scopo di realizzare l’oasi naturalistica di protezione denominata “Garzaia” originalmente prevista. ll quadro emerso può essere sinteticamente riassunto come segue:  un primo periodo (1995-2000), nel quale il sistema di aree protette si è andato lentamente formando, con un primo nucleo di aree, istituite, ma in quasi tutti i casi carenti di interventi ed ancor più di gestione;  un secondo periodo (2000-2003), caratterizzato invece da un discreto insieme di interventi e di azioni, operate dalle singole aree protette anche grazie al coordinamento operato della Provincia di Firenze che ha svolto un forte ruolo propositivo;  un terzo periodo (dal 2003) nel quale, a fronte della spinta precedente e in coincidenza con l’istituzione di nuove aree protette ( quali ad esempio Gabbianello, Mensola, Torrente Carfalo, Terzolle ecc), si è av- vertita la necessità di consolidare le azioni intraprese e, in virtù delle indicazioni dettate dalla Regione Toscana nell’ambito dei programmi triennali, si è sempre di più sentita l’esigenza di “fare sistema”; In ogni caso, il lavoro svolto ha evidenziato come tutte le azioni intraprese dagli Enti gestori rispondano a precisi criteri quali: - coerenza con le politiche sulle aree protette; - rilevanza per il sistema delle aree protette;

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- sostenibilità ambientale; - sostenibilità economica.

Da quanto esposto emerge che comunque la situazione organizzativa e strutturale delle aree protette presenti nel territorio fiorentino è ancora disomogenea anche se la tendenza, a parte alcune eccezioni quale ad es. La Garzaia di Figline, è quella da parte di tutte le istituzioni di dotarsi, in tempi brevi, di quegli strumenti funzionali che favoriscano uno sviluppo economico sostenibile delle zone, favorendo e garantendo contemporaneamente la conservazione della biodiversità.

9.2 - IL NUOVO REGOLAMENTO PROVINCIALE PER L’ACCESSO AI FINANZIAMENTI REGIONALI E PER L’ISTITUZIONE DELLE AREE NATURALI PROTETTE (A.P.). REGOLE E PRESCRIZIONI.

Con Delibera del Consiglio Provinciale 16 giugno 2008 n. 101 la Provincia di Firenze, ha approvato le proposte da formulare alla Regione Toscana per la redazione del V° Programma Regionale Triennale delle Aree Pro tette. In quella sede ha anche approvato un Regolamento Provinciale per l’istituzione e la gestione di aree naturali protette e per l’accesso ai finanziamenti regionali. Tale atto, redatto in base alla L.R. 49/95, riassume le prescrizioni dettate dalla Regione Toscana in sede di programmazione Regionale in termini di rendicontazione annuale e tempistica di presentazione dei progetti da parte degli Enti gestori delle Aree Protette, per quanto riguarda le modalità di accesso ai finanziamenti regionali di cui al Cap. 8.5.1. Tale atto nasce dalla necessità di fare chiarezza e puntualizzare gli adempimenti e le scadenze a cui ogni Ente gestore deve attenersi, per disporre di risorse finanziarie utili alla creazione delle opere strutturali necessarie alla gestione della propria area protetta ed alla promozione del territorio in cui questa si viene a collocare. Questa necessità, diventa un obbligo se si vuol garantire efficienza ed efficacia di gestione in un unico sistema coerente ed integrato in cui la Provincia assume il ruolo di coordinatore. Oltre a questo è emersa anche la necessità di regolamentare anche gli aspetti riguardanti l’istituzione di Aree Protette nuove, per evitare i tempi lunghissimi o i casi di stagnazione che a volte si sono verificati. Da ciò la ne- cessità di regolamentare anche tale aspetto del sistema, in modo da ridurre i tempi di attesa tra proposta e isti- tuzione.

______

ESTRATTO DALL ’A LLEGATO B DELLA DEL . CONS . PROV .LE N . 101 DEL 16/06/2008 -REGOLAMENTO PROVINCIALE - L.R. 49/95 E SUCC . MODIF . E INTEGRAZ . PRESCRIZIONI PER L ’ACCESSO AI FINANZIAMENTI REGIONALI E PER L’ISTITUZIONE DELLE AREE NATURALI PROTETTE (A.P.).

1) In ottemperanza a quanto espresso nell’art. 6 comma 3 della L.R. 49/95, le funzioni relative alla gestione delle ANPIL sono esercitate unicamente dai Comuni singoli o associati o dalle Comunità montane; ne consegue che la

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Provincia di Firenze

Provincia per quanto riguarda i procedimenti di cui a seguito, si rapporta unicamente con tali pubbliche amministra- zioni.

………………(omissis)

7) Riguardo alla presentazione delle proposte di istituzione di nuove A.P., in sede di revisione del Programma triennale per le aree protette della Regione, qualora, nel decorso istruttorio dei due programmi precedenti, gli enti proponenti non siano riusciti a far fronte alle prescrizioni imposte dalla Regione e alla conseguente istituzione dell’Area Protetta, non verrà più dichiarato l’interesse all’istituzione da parte della Provincia nel Programma a venire; ciò non toglie che la proposta per la nuova area protetta A.P. possa essere di nuovo ripresentata dalla stessa Amministrazione dopo tre anni, ricominciando però l’iter istitutivo.

8) Sarà cura degli Enti interessati comunicare tempestivamente alla Provincia eventuali variazioni di recapito circa i funzionari competenti e referenti per la gestione delle proprie A.P., al fine di evitare possibili disguidi relativi all’applicazione delle presenti disposizioni.

9.3 I PROGETTI ATTIVATI NELLE SINGOLE AREE PROTETTE NELLA PROVINCIA DI FIRENZE

Si riporta di seguito l’elenco schematico dei progetti che, ad oggi, i singoli Enti gestori di aree protette nella pro- vincia di Firenze si propongono di porre in atto nel corso di validità del presente Piano.

ELENCO PROGETTI STRUTTURALI FINANZIATI ATTRAVERSO I FONDI POR 2008/2012 Titolo Progetto Area Protetta Ente Attuatore Sottoprogetto Costo Progetto Euro Riqualificazione della senti eristica ANPIL Torrente Comune di Firen- Progettazione e “degli scalpellini” dell’ANPIL Tor- Mensola ze ripristino senti e- 310.000,00 rente Mensola Comune di Fieso- ristica e consoli- le damento terreni, ecc. Ristrutturazione con tecnologie ANPIL Stagni di Comune di Cam- Ristrutturazione 500.000,00 bioclimatiche del Centro Didattico e Focognano pi Bisenzio centro didattico di ricerca nell’Oasi di Focognano Centro Visite delle Aree Protette del ANPIL Foresta di Comune di Reg- A) Ristrutturazio- 250.000,00 Comune di Reggello S. Antonio gello ne edificio - Le Balze B) Arredi e alle- 125.000,00 stimenti La Valorizzazione dell’ANPIL “Alta ANPIL Alta Valle Comune di Mon- A) Realizzazione 100.000,00 Valle del Carfalo” senti eristica e del Carfalo taione rete senti eristica divulgazione e segnaletica

ELENCO PROGETTI PROMOZIONALI DELLE AREE PROTETTE FINANZIATI CON FONDI REGIONALI 2008 Titolo Progetto Area Protetta Ente Attuatore Costo Progetto Euro La scoperta dei sentieri nascosti e delle Sistema delle Aree Provincia di Firenze 50.000,00 bellezze naturalistico/culturali all’interno Protette delle Aree protette in Provincia du Firen- ze – una cartografia formato digitale

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Miglioramento della sicurezza e della ANPIL Oasi di Gab- Comune di Barberino 11.340,00 fruizione bianello –Boscotondo di Mugello Completamento percorso di visita ANPIL Oasi di Gab- Comune di Barberino 29.500,00 bianello –Boscotondo di Mugello Promozione dell’area tramite attività di- ANPIL La Querciola Comune di Sesto Fio- 19.286,00 vulgativa e di educazione ambientale rentino Naturalmente Reggello – Escursioni ANPIL Foresta di Comune di Reggello 10.000,00 guidate nelle Aree protette del Comune S.Antonio di Reggello Sito Webmatico ANPIL Foresta di Comune di Reggello 4.285,71 S.Antonio Progetto per la valorizzazione dell’ANPIL ANPIL Torrente Men- Comune di Firenze 6.600,00 Torrente Mensola con la realizzazione e sola diffusione di materiale promozionale: pieghevoli e manifesti. L’ANPIL “Alta Valle del Torrente Carfalo” ANPIL Alta Valle del Comune di Montaione 20.000,00 painificazione e promozione per una ge- Torrente Carfalo stione sostenibile Valorizzazione e Promozione dell’ANPIL ANPIL Montececeri Comune di Fiesole 14.285,71 Monte Ceceri a Fiesole, attraverso la rea- lizzazione di una Guida Turistica Iniziative di promozione e valorizzazione ANPIL Poggio Ripa- Comune di Pontas- 12.000,00 dell’ANPIL: Portale, Educazione ambien- ghena, Santa Brigida sieve tale, iniziative varie – escursioni e e Valle dell’Inferno gadget didattici Gestione, manutenzione e vigilanza con ANPIL Poggio Ripa- Comune di Pontas- 5.000,00 il coinvolgimento del volonatariato, ghena, Santa Brigida sieve completamento area di sosta nel casta- e Valle dell’Inferno gneto Redazione Piano Vegetazionale ANPIL Poggio Ripa- Comune di Pontas- 12.500,00 ghena, Santa Brigida sieve e Valle dell’Inferno

ELENCO PROGETTI PROMOZIONALI GIA’ PREVISTI PER ACCEDERE AI FONDI REGIONALI 2009 Titolo Progetto Area Protetta Ente Attuatore Costo Progetto Euro Progettazione Guida, carta escursioni- ANPIL Terzolle Comune di Firenze 20.000,00 stica e Pannelli didattici Realizzazione e stampa guida, carta e- ANPIL Terzolle 12.000,00 scursionistica e pannelli con messa in opera

A tali progetti, nel corso del triennio di validità del V° Programma Regionale delle Aree Protette, si aggiungeran- no annualmente le iniziative presentate dagli enti gestori della Aree Protette, per dotarsi degli strumenti utili alla corretta gestione delle ANPIL e delle Riserve Naturali, in occasione dell’apertura dei bandi di accesso ai fondi regionali.

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CAPITOLO DIECI

LE AZIONI PROGRAMMATE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

In questo paragrafo vengono presentate le principali azioni progettuali che formano parte integrante del PPSES del sistema delle aree protette della Provincia di Firenze. Dall’analisi svolta nei capitoli precedenti, esplicitata in particolare al capitolo 7 negli obiettivi dell’azione di pro- grammazione, viene dunque presentata una manovra di programmazione a più livelli. Il primo livello è quello politico-amministrativo . Emerge, infatti, la necessità inderogabile di precise scelte politi- che da parte delle amministrazioni coinvolte nel sistema (tutte a partire dalla Provincia) in direzione della volontà di affermare il sistema delle aree protette. Il secondo livello è quello istituzionale-organizzativo : lo sviluppo di un sistema ha bisogno di una dotazione isti- tuzionale di risorse umane e organizzative che al momento appare insufficiente. Seguire da vicino le singole progettualità del PPSES, monitorarne i risultati, aggiornare di anno in anno il piano stesso, significa svolgere un compito ben più vasto della presentazione di progetti alla scadenza di questo o di quel bando: significa creare una rete di elementi che dialoghino durante tutto il corso dell’anno, di soggetti che in maniera continuativa si occupino della raccolta di fonti finanziarie al di là di quelle dei bilanci degli enti coinvolti. E’ evidente che una simile struttura istituzionale trovi all’interno della Provincia la sua sede naturale (come peral- tro indicano gli indirizzi in materia della Regione Toscana), che deve assumere (per legge e per vocazione terri- toriale) un ruolo di coordinamento tra i diversi enti gestori del sistema. Il ruolo della Provincia quale soggetto che coordina l'azione integrata fra le diverse aree protette componenti il sistema, viene, infatti, sempre più marcato e ricordato dalla Regione Toscana nei vari documenti di indirizzo programmatici (Programmi Triennali Regionali, provvedimenti annuali di riparto finanziario delle risorse economiche regionali, relazioni annuali sullo stato del- l'arte del sistema regionale delle aree protette, ecc.). Il terzo livello è quello delle specifiche progettualità a livello locale: vi sono una serie di carenze di base a livello di singole aree protette, come già evidenziato nelle parti precedenti del piano, carenze che sono ovviamente dif- ferenziate da area ad area e alle quali gli stessi enti stanno cercando di fare fronte con specifici progetti, come emerso nel Paragrafo precedente. Qui il ruolo principale deve essere svolto dai singoli gestori locali, che, se pur raccordandosi con la Provincia, sono i soli a poter seguire da vicino la nascita e lo sviluppo di progetti che coinvolgono gli attori del territorio (es. agricoltori, artigiani. operatori turistici, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste ecc). Potendo riassumere in forma sintetica gli obiettivi strategici ai quali il Piano deve riferirsi nella sua azione, questi sono: - migliore identificazione e rafforzamento del sistema delle aree protette della Provincia di Firenze, per mezzo della messa a regime delle parti del sistema in deficit di attuazione e gestione; - valorizzazione degli aspetti naturalistici propri delle singole aree protette e del sistema tutto, in una logi- ca di integrazione con il sistema di offerta turistica attualmente esistente; - miglioramento ed integrazione degli aspetti di programmazione, amministrazione e gestione del sistema di aree protette nei confronti dei diversi livelli di riferimento istituzionale, con particolare riferimento all’azione dell’Ente Provincia quale coordinatore e promotore di progetti gestionali e strutturali comuni;

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Questi obiettivi strategici prioritari corrispondono a delle linee di intervento del Piano Pluriennale, che interessa- no quattro settori di azione ed interesse, che sono: ambiente (azioni per il miglioramento ambientale, la valorizzazione naturalistica, il recupero ambientale, la ricer- ca scientifica, l’uso sostenibile delle risorse, ecc); cultura (azioni per la valorizzazione delle risorse culturali, per la conoscenza storica, per l’interpretazione territo- riale, ecc); servizi (azioni per il miglioramento dei servizi per la visita alle aree protette, per la salvaguardia degli ambienti sensibili, ); turismo (azioni per lo sviluppo di forme di turismo ecocompatibile, per l’ampliamento dell’offerta, ecc).

Le proposte progettuali contenute in questo capitolo sono la risultante del processo di programmazione emerso nel contenuto del Piano Pluriennale che, in linea con gli obiettivi strategici e relativamente ai principali settori di azione, definisce il complesso degli interventi che gli attori istituzionali e non coinvolti nella pianificazione e ge- stione del sistema di aree protette intendono attuare. In questo senso, il lavoro svolto negli ultimi anni dalla Provincia, in collaborazione con i singoli Enti Gestori delle aree protette, rappresenta una buona base di partenza per l’ulteriore sviluppo del sistema.

10.1 I PROGETTI DI SISTEMA DELLA PROVINCIA DI FIRENZE VALIDI PER LA DURATA DEL PIANO

1 - ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Servizi

In raccordo con le indicazioni del 4° Programma Tri ennale Regionale per le Aree Protette, ove si chiede un maggior coinvolgimento delle Provincie quale organo coordinatore e promotore per quanto riguarda l’attività di valorizzazione, conservazione e di sviluppo sostenibile delle aree protette, si opererà allo scopo creare un’organo di coordinamento per la gestione unitaria di un Sistema delle Aree protette provinciali ai sensi della L.R. 49/95 con l’obiettivo di delineate e svi- luppare politiche coordinate a livello territoriale per la gestione unitaria del Sistema orientata a valorizzare e salvaguardare le specificità e le diversità caratteristiche delle varie realtà, com- Natura delle opere prendendo: - la programmazione delle attività e verifica dei risultati - le attività di studio, divulgazione e promozione - le attività di gestione e progettazione delle strutture e delle infrastrutture ricettive, di acco- glienza ed informazione - le attività di tutela del territorio, promozione delle attività compatibili con coinvolgimento di tutti i settori presenti nel territorio provinciale, fruizione da parte degli utenti residenti e tu- risti con particolare considerazione nei confronti delle categorie protette .

Obiettivi, finalità ed Tale progetto si concretizzerà attraverso l’istituzione di un Consulta Tecnico-Amministrativa eventuali soluzioni Provinciale, composta dai rappresentati di tutti gli enti gestori delle aree protette presenti sul alternative ove possi- territorio provinciale, delle associazioni di categoria in campo artigianale, agroalimentare, e turi- bili stico ed esperti in campo naturalistico, forestale e geologico e con conseguente stipula di un protocollo d’intesa dove verrà esplicitata l’attività di coordinamento dei servizi e delle funzioni

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riguardanti il Sistema provinciale e verrà promosso l’integrazione tra gli enti che lo compongono per il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi e funzioni erogati ai cittadini anche tramite l’ottimizzazione delle risorse finanziarie, umane e strumentali

Piano finanziario del Costo di gestione e implementazione : senza spese aggiuntive ai costi legati alla dotazione di progetto: strumentazione e al personale dell’ente pubblico

Sistema di monito- Numero di incontri e di iniziative intraprese dalla Consulta nell’arco di ogni anno per la durata raggio del PPSES Soggetto attuattore Provincia di Firenze

2 – APPROVAZIONE DEL LOGO DI RICONOSCIMENTO PER IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Risorse Naturali – Turismo - Servizi Le A.P., presenti in un territorio quale quello provinciale, vanno a comporre un insieme omo- geneo costituito da istituti, quali ANPIL e Riserve naturali, dotati di tutti gli strumenti atti non solo al controllo e alla conservazione delle proprie risorse naturali, ma anche alla valorizzazio- ne del territorio, garantendo una adeguata, e sostenibile fruizione delle Aree da tutelare; que- sto avviene nel tempo, soprattutto attraverso lo sforzo che gli Enti gestori fanno in termini di investimenti su strutture e servizi necessari al mantenimento di un connubio tra vocazione na- turale dell’area, conservazione delle emergenze naturalistiche e sfruttamento sostenibile dell’ambiente da parte del’uomo, che con la propria attività tende ad incidere massivamente sul territorio e l’ambiente.

La Provincia, quale ente coordinatore e principale promotore delle aree protette presenti nel proprio territorio, nell’ottica di creare un vero e proprio apparato di aree protette dotati dei ser- vizi essenziali di cui sopra, ha deciso di adottare un simbolo che permetta di riconoscere que- sto sistema organizzato anche al di fuori dei confini provinciali e come emblema dello sforzo Natura delle opere intrapreso dagli enti gestori della area protetta per costituire questa strutturazione, garantendo la presenza dei servizi ritenuti essenziali per una giusta fruizione delle aree e promuovendo lo sviluppo sostenibile delle stesse.

Il Logo delle Aree Protette della Provincia di Firenze potrà in futuro servire alle stesse finalità previste dalla L 394/91 per gli Enti Parco, ossia che si possa concedere l’uso del proprio nome o del proprio emblema a servizi e prodotti locali che presentino requisiti di qualità e che soddisfino le finalità del parco, in questo caso del si- stema delle Aree Protette fiorentine.

− Approvazione del Logo Provinciale dell’Ufficio Risorse Naturali identificativo del Sistema delle Aree protette della Provincia di Firenze, da porre sulla cartellonistica lungo i sentieri e nei centri visita e di accoglienza delle singole Aree da parte degli Enti Gestori, in evidenza nelle locandine e brochure in caso di iniziative promozionali intraprese sia dalla Provincia Obiettivi, finalità ed che dai Comuni riguardanti le Aree Protette. eventuali soluzioni alternative ove possi- − Creazione di etichette adesive da distribuire presso gli enti gestori delle aree protette in bili modo che possano essere applicate alla cartellonistica già creata, più altri gadgets pubblici- tari e poster da distribuire presso i Comuni e le ATP.

− Collocazione nei Siti internet di tale Logo identificativo del Sistema della area protetta della

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Provincia di Firenze

Provincia di Firenze.

− Creazione di un vademecum per l’utilizzazione dell’immagine del sistema delle Aree Protet- te della Provincia di Firenze nell’ambito di iniziative, servizi e prodotti commerciali che ri- spettino le finalità e i requisiti di qualità delle Aree Protette.

Piano finanziario del progetto: Costo di gestione e implementazione: attualmente non quantificabile

Finanziamenti da atti- Provincia di Firenze, Regione Toscana vare e fonti Sistema di monito- Non monitorabile raggio Soggetto attuattore Provincia di Firenze

3 – AMPLIAMENTO DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE ATTRAVERSO L’AMPLIAMENTO DELLA RISERVA NATURALE PROVINCIALE DEL PADULE DI FUCECCHIO

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Risorse Naturali In base alle disposizioni della L.R. 49/95 riguardante la “Norme sui Parchi , le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse locale”, la Riserva Naturale del Padule di Fucecchio è gestita dalla Provincia di Firenze, attraverso il Circondario Emplose Valdelsa. In base al IV° Programma Triennale Regionale, di cu i alla delibera di Consiglio Regionale 154 del 23/11/2004 e sue successive verifiche ed integrazioni, viene prescritto alla Provincia di ampliare la Riserva Naturale, in modo da poter garantire, in modo sinergico con la Provincia di Pistoia, la corretta conservazione degli habitat prioritari presenti in situ; tale ampliamento deve portare alla creazione di un’area protetta contermine tra le due provincie confinanti di Firenze e Pistoia per una superficie totale di minimo 200 ettari. Tale ampliamento è stato più volte richiesto da parte della Regione nell’ambito dei programmi triennali a partire dal III programma. La necessità dell’ampliamento della Riserva naturale è stata ribadita, nell’aprile 2008, con l’ “Accordo integrativo per la tutela delle risorse idriche del Basso e Medio Valdarno e del Padule di Fucecchio attraverso la riorganizzazione della depu- razione industriale del comprensorio del cuoio e di quella civile del circondario empolese, del- Natura delle opere la Valdera, e della Valdelsa e della Valdinievole” di cui alla Del. di Giunta Regionale n. 261 del 07/04/2008, stilato tra la Regione Toscana e 24 amministrazioni locali della Valdinievole. Tale accordo contiene l’indicazione che “il Circondario Empolese Valdelsa, d’intesa con la Provincia di Firenze, si è impegnato ad attuare, quanto previsto in materia di ampliamento della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio”, definendo, nell’allegato 11 dell’accordo, al punto 5.2, gli esatti confini di tale ampliamento si riporta: “5.2 Ampliamento della superficie protetta - Al fine di soddisfare le esigenze di salvaguardia del Padule di Fucecchio è opportu- no un ampliamento della superficie protette. Da tempo la Regione Toscana ha indicato nell’ampliamento dell’area interprovinciale delle morette il raggiungimento di tale obiettivo. Ri- sulta evidente come il più razionale intervento in tal senso risulti lo spostamento al fosso del Canaletto del confine ovest della riserva naturale istituita dalla Provincia di Firenze, come ri- portato nella carta degli interventi. L’area che ne deriverebbe, compresa fra il canale del Ter- zo, il Fosso del Ministro, il fosso del Canaletto ed il Fosso del Prete, andrebbe a costituire un sottobacino di rilevante importanza sotto il profilo della conservazione delle acque in periodo estivo (.omissis )” . La Provincia di Firenze per poter ottemperare a tali prescrizioni, ed ampliare la Riserva del Padule di Fucecchio nel territorio fiorentino oltre agli attuali 25 ettari, allo scopo di poter ga- rantire una ottimale gestione dell’area in questione, riterrebbe opportuno in prima istanza pro- cedere all’acquisto dei terreni su cui la riserva stessa soggiace, e dei terreni necessari all’ampliamento. Tale processo è già iniziato in quanto la Provincia rispondendo in prima i- Obiettivi, finalità ed stanza ad un Procedimento di esecuzione immobiliare, indetto dal Tribunale di Firenze - Uffi- eventuali soluzioni cio esecuzioni immobiliari, si è aggiudicata l’acquisto di alcuni lotti di terreno ricadenti alternative ove possi- nell’area contigua del padule di Fucecchio, precisamente in Fraz. Massarella, loc. Padule, per bili un totale di 45 ettari circa. Tale processo proseguirà continuando con una fase ricognitiva in

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Provincia di Firenze

cui saranno interpellati i proprietari dei terreni su cui ricade sia la Riserva del Padule di Fu- cecchio che la striscia di area contigua compresa tra i terreni già acquisiti e la riserva stessa, richiedendo loro la disponibilità ad alienare a questo Ente i terreni di loro proprietà; a seguito delle loro risposte si procederà successivamente all’eventuale acquisto ed all’’atto formale di ampliamento della Riserva. In caso di mancato acquisto la Provincia provvederà comunque, nell’ambito della validità temporale del presente Piano, ad ampliare la riserva, rispondendo, per quanto riguarda l’identificazione dell’area, alle indicazioni dell’accordo integrativo di cui alla Del. di Giunta Re- gionale n. 261 del 07/04/2008, esposte sopra. A tale area, così individuata,.saranno aggiunte le porzioni di territorio, sia già acquistate, che in fase di acquisto, che siano pertinenti alla creazione di una riserva naturale costituita da un unico corpo territoriale.

Piano finanziario del Costo di gestione e implementazione : sono già stati spesi 130.000,00 € per l’acquisto dei 45 progetto: ha messi all’asta giudiziaria. Nel caso di ulteriori acquisti di terreni, i costi saranno valutati sul- la base del prezzo di mercato immobiliare. Finanziamenti da atti- Provincia di Firenze, Regione Toscana vare e fonti Valutazione dell’incremento di alcune specie e di habitat di riferimento presenti nell’area, rien- Sistema di monito- tranti tra le specie sottoposte a tutela in base alla normativa vigente, attraverso attività di raggio censimento e monitoraggio mettendo a confronto i dati raccolti prima dell’ampliamento, con quelli raccolti dopo almeno tre anni dalla data di ampliamento della Riserva. Soggetto attuatore Provincia di Firenze

4 - ORGANIZZAZIONE DI UNA CAMPAGNA DI PROMOZIONE A LIVELLO TURISTICO DEL SISTEMA PROVINCIALE DELLE AREE PROTETTE

Proponente Provincia di Firenze congiuntamente a tutti gli Enti gestori delle Aree Protette Fiorentine

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Provincia di Firenze

Settore di intervento Servizi, Turismo

Altro obiettivo fondamentale, per quanto riguarda lo sviluppo delle Aree protette presenti nella Provincia di Firenze, è quella di promuovere e valorizzare turisticamente tali zone, in modo che il valore natura e biodiversità presente nelle singole Anpil e Riserve non sia un qualcosa Natura delle opere di separato dalle altre realtà economico- turistiche presenti sul territorio, ma che vengano ad integrarsi e coordinarsi con queste promuovendo l’accrescimento e la valorizzazione delle singole realtà economiche locali attraverso circuiti turistici integrati.

La Provincia, attraverso lo strumento della Consulta tecnico-amministrativa di cui al punto 1, deve farsi promotore, coinvolgendo le Aziende Turistico Provinciali in programmi di informa- zione e divulgazione di circuiti turistici integrati, che vertano sulla conoscenza delle risorse naturalistiche e delle caratteristiche storico-culturali-architettoniche presenti sul territorio. Queste azioni possono poi inserirsi all’interno di azioni già nate da tempo quali attività di promozione turistica limitate ai singoli Comuni, o addirittura attraverso l’organizzazione di e- venti da parte della Provincia, in modo da integrare le diverse realtà in un circuito più ampio Obiettivi, finalità ed con un’offerta per i fruitori più ampia e soddisfacente, coinvolgendo gli operatori di diverso eventuali soluzioni genere quali agroalimentari ed artigiani, che rispecchiano la tipicità delle Aree Protette del ter- alternative ove possi- ritorio fiorentino. bili L’intenzione è quella di promuovere la conoscenza delle risorse naturali attraverso: Guide turistiche Pubblicazioni a tema naturalistico Pagine Web tematiche Poster didattici Organizzazione di convegni, giornate di studio o tavole rotonde a tema Creazione di circuiti didattico turistici a tema ecc. Piano finanziario del Costo non quantificabile, variabile in relazione alla portata dell’azione progetto:

Finanziamenti da atti- Provincia di Firenze, Regione Toscana, Enti locali. vare e fonti Censimento e monitoraggio dei flussi turistici a livello delle singole aree protette al fine di veri- Sistema di monito- ficare l’incremento e l’influenza economico sociale sul territorio. raggio

Soggetto attuattore Provincia di Firenze Provincia di Firenze congiuntamente a tutti gli Enti gestori delle Aree Pro- tette Fiorentine

5 - LA SCOPERTA DEI SENTIERI NASCOSTI E DELLE BELLEZZE NATURALISTICO/CULTURALI ALL’INTERNO DELLE AREE PROTETTE IN PROVINCIA DI FIRENZE – UNA CARTOGRAFIA FORMATO DIGITALE

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Risorse Naturali –Turismo - Cultura

Natura delle opere Nell’ultimo triennio gli enti gestori delle aree protette presenti nella Provincia di Firenze si so- no proposti con continue iniziative e progetti, che nel tempo hanno permesso il recupero di importanti emergenze sia naturalistiche che storico culturali. A seguito di tali interventi, si è creata e in parte riscoperta una sentieristica accessoria, che va a individuare angoli suggesti- vi, dove ammirare particolarità naturalistiche e strutture storico tradizionali tipiche, stretta- mente legate al nostro territorio e che finora ne hanno determinato lo sviluppo e le attività a- gricole artigianali. La creazione e riscoperta di una tale viabilità permette sia lo sviluppo di una migliore fruizione non solo da parte dei cittadini residenti , ma da parte di alcuni target turistici, che per la lontananza di queste zone di particolare pregio, e non solo ambientale, dai princi- pali circuiti di sfruttamento turistico di massa, tendono ad ignorarne l’esistenza, facendole ri- manere in una situazione di marginalità. In un’ottica di sistema delle aree protette in raccordo con le finalità del IV Programma trienna- le e del PPSES, la Provincia vuol promuovere la riscoperta di queste piccole perle non solo ambientali, ma anche architettonico culturali, che orbitano intorno a città di maggior richiamo

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turistico, e che, grazie ai recenti interventi di recupero e valorizzazione possono soddisfare molti target del turismo, soprattutto di tipo rurale (escursionistico, eno-gastronomico, ambien- tale, culturale, religioso e scolastico). Ciò avverrà con la creazione di un sistema cartografico completo, che partendo dalle reti sentieristiche già esistenti e consolidate nel territorio, utili per le varie forme di escursionismo (sia a piedi, che con mountain bike ed a cavallo ), e tenendo in considerazione anche l’ampliamento della RET Regionale, vada a completarsi con i sentieri individuati all’interno delle singole A.P., sviluppando lungo il percorso una sorta di percorso didattico in cui vengo- no messe in luce tutte le informazioni e particolarità presenti nel territorio visitato., risponden- do ad ogni esigenza informativa del fruitore.

In tale sistema cartografico saranno non solo delineati i semplici sentieri presenti nelle A.P., ma si creerà un vero e proprio percorso didattico, capace di soddisfare le richieste del turista rurale che durante la propria permanenza, desidera ampliare le proprie conoscen- ze in merito alle caratteristiche e le tipicità di queste particolari realtà territoriali. I percorsi individuati e monitorati andranno a costituire un sistema che collegherà le aree pro- tette non solo alla maggior parte dei siti di interesse turistico-ambientale, ma anche alle a- ziende portatrici d’interesse, sia in ambito turistico che rurale , presenti nel proprio territorio ed in quello contiguo. Dove sarà possibile, in accordo con gli altri enti gestori delle A.P., si cercherà di individuare vecchi tracciati (come le vie di transumanza, le mulattiere dei carbonai, le vie dei pellegrini, i vecchi tratturi, ecc.), come pure la sosta presso rifugi, poste, bivacchi ecc., portando il turista alla scoperta di piccoli paesi, chiesette, castelli, tabernacoli, agriturismi ed altri luoghi di curio- sità ed interesse anche naturalistico presenti in zona. Tutto questo, oltre a realizzare un materiale cartografico cartaceo di scala adeguata (1:50000 o 1:25.000) che verrà fornito ai Comuni e alle APT, permetterà attraverso Obiettivi, finalità ed l’utilizzazione di sistemi GPS/GIS di confezionare un prodotto in forma digitale, di più facile eventuali soluzioni gestione ed aggiornamento, che potrà essere scaricarto dal sito internet della Provincia di Fi- alternative ove possi- renze e dell’A.P.T., attraverso un sistema Download, e che permetterà di inserire su un navi- bili gatore privato i percorsi e le informazioni già riportate nel materiale cartaceo. In tal modo sarà possibile seguire dettagliatamente un’itinerario prescelto ed avere una guida aggiornata. Il Progetto si costituirà in più fasi e si raccorderà con tutti gli enti gestori delle aree protette attualmente istituite, ai sensi della L.R. 49/95 ed inserite nell’elenco delle Aree Protette regio- nale, secondo la sotto elencata cronologia: 1) Ricognizione sulla sentieristica presente nelle aree protette della Provincia e collegamenti con le emergenze storico-culturali e naturalistiche presenti e relative informazioni in merito. 2) Ricognizione sui servizi utili per le attività eco turistiche e informazioni sulle attività artigia- nali e principali eventi culturali delle zone monitorate. 3) Rilevamento con strumentazione GPS dei sentieri di massimo interesse all’interno delle ANPIL e trasferimento dei dati e georeferenziazione mediante l’utilizzazione di un GIS. 4) Produzione di una carta escursionistica e di un cd-rom divulgativo. 5) Messa in rete dei dati raccolti e del pacchetto cartografico in formato scaricabile per GPS ad uso escursionistico attraverso il Sito della Provincia di Firenze e dell’APT.

Piano finanziario del Costo di gestione e implementazione : Impegno minimo da € 50.000 (costo legato anche alla progetto: dotazione di strumentazione e personale dell’ente pubblico ed enti coinvolti e dallo sviluppo nel tempo del progetto) Finanziamenti da atti- Provincia di Firenze, Regione Toscana, Enti pubblici vare e fonti Censimento e monitoraggio dei flussi turistici a livello delle singole aree protette al fine di veri- Sistema di monito- ficare l’incremento e l’influenza economico sociale sul territorio. raggio

Soggetto attuattore Provincia di Firenze

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 247

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6 - ORGANIZZAZIONE DI UNA CAMPAGNA DI PROMOZIONE NELLE SCUOLE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Ambiente – Cultura – Istruzione Natura delle opere Fra gli obiettivi che si reputano fondamentali per garantire una buona efficienza del sistema di aree protette della provincia di Firenze, quello di promuovere una forte azione nei confronti del mondo della scuola dell’obbligo è sicuramente strategico. In questa prospettiva, la Provincia di Firenze, unitamente al Circondario dell’Empolese Val- delsa dovrebbe farsi promotore di programmi di educazione ambientale diffusi, che vertono sulla conoscenza delle risorse naturalistiche del comprensorio, sulle emergenze storico- culturali-architettoniche, sui processi di interpretazione ambientale, ecc Fra gli elementi portanti di azioni di questo genere, certamente il livello di contenuto di inno- vazione rappresenta un fattore prioritario da perseguire, oltre alla riproducibilità ed alla siste- Obiettivi, finalità ed maticità delle azioni educative. eventuali soluzioni Queste azioni possono poi inserirsi all’interno di azioni già avviate da tempo, come ad esem- alternative ove possi- pio il programma Camminare nel Verde, o l’Estate nei Parchi , e trovare con queste utili siner- bili gie di azione, potendo avvalersi di rapporti già stabiliti ed avviati non solo con il mondo della scuola, ma anche con l’associazionismo di tipo ambientale Piano finanziario del progetto: Costo non quantificabile, variabile in relazione alla portata dell’azione

Finanziamenti da atti- Regione Toscana, Provincia di Firenze, singoli Enti Gestori vare e fonti Censimento delle scolaresche coinvolte nelle singole attività didattico/educative, con partico- Sistema di monito- lare attenzione alle classi di età degli alunni, tipologia di istituto scolastico, aree protette coin- raggio volte nei progetti.

Soggetto attuattore Provincia di Firenze, singoli Enti Gestori, istituti scolastici

10.1.1 I progetti dipendenti dal V° Programma Regio nale Triennale del Aree Protette

In data 16/06/2008, con Delibera di Consiglio n. 101, la Provincia ha approvato quali sono le nuove proposte e le variazioni che interessano le aree protette presenti nel suo territorio da inserire nel V° Program ma Triennale Regionale per le Aree Protette, e da sottoporre all’approvazione regionale. I progetti qui sotto riportati saranno confermati e concretizzati, solo a seguito della pronuncia della Regione Toscana, per la quale siamo tutt’ora in attesa.

1 – INCREMENTO DEL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI FIRENZE ATTRAVERSO LA PROPOSTA DI ISTITUZIONE DI UNA NUOVA RISERVA NATURALE PROVINCIALE - “GIOGO- CASAGLIA” (VEDI CAP. 1 PUNTO 1.5)

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Risorse Naturali Il Programma Regionale Triennale per le Aree Protette è lo strumento con cui la Regione, in attuazione della L.R. 49/95, norma e gestisce il sistema Regionale delle Aree Protette. Ogni tre anni la Regione oltre a verificare lo stato di attuazione dei programmi passati a livello pro- vinciale, dettando prescrizioni ai comuni ed alle Provincia in merito ai rispettivi adempimenti, Natura delle opere accoglie anche le nuove proposte di istituzione di delle Aree Protette, in base alle indicazione delle linee guida regionali di cui al Decreto Del Dirigente Regionale n. 7875 del 22/01/1999. La Provincia di Firenze, propone per il V° Programm a delle aree protette (vedi Del. Cons. Prov.le n.101/2008) l’istituizione di una nuova Riserva provinciale, ricadente nel complesso

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 248

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agricolo forestale regionale Giogo – Casaglia del comprensorio del Mugello, comprendente i Comuni di Borgo San Lorenzo, Firenzuola, Palazzuolo sul Senio e Scarperia. L’areale della Riserva naturale corrisponderà sostanzialmente all’area demaniale agricolo fo- restale Giogo- Casaglia, nella porzione che si sovrappone al SIC 38 Giogo – Colla di Casa- glia, coprendo una superficie di circa 6000 ettari massimi, identificata anche quale area di reperimento di cui all’articolo 10 del PTCP. Si tratta di un complesso boschivo di particolare importanza caratterizzato da una vegetazione articolata rappresentata da: praterie e arbusteti, faggete e boschi misti di latifoglie, vegetazione igrofila ripariale, castagneti, vegetazione delle rupi, cerro-ostrieti, soprassuoli artificiali. E dove sono presenti le seguenti emergenze vegetazionali, ritenute a tutela prioritaria ai sensi della Direttiva 92/43/CEE - 97/62/CEE: - Praterie aride seminaturali e facies arbustive dei substrati calcarei ( Festuco-Brometea ) (*stupenda fioritura di orchidee): Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo ( Festuco-Brometalia ) (*stupenda fioritura di orchidee) cod. Na- tura 2000 6210* - Boschi a dominanza di faggio e/o querce degli Appennini con Ilex e Taxus: Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex cod. Natura 2000 9210* Inoltre sono presenti Boschi ripari mediterranei a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P. nigra, formazione asteriscata nell’all. A1 alla L.R. 56/00: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba cod. Natura 2000 92A0. Anche dal punto d vista faunistico numerose sono le specie ivi presenti e ricadenti nella lista delle specie di cui all’allegato B della L.R. 56/2000. Già, all’interno della proposta Riserva Naturale, la Comunità Montana del Mugello ha avanza- to l’ipotesi di istituire un Parco del paesaggio rurale appenninico nella zona prossima alla Lo- calità di Badia Moscheta; istituto che avrebbe come scopo il recupero le delle principali anti- che modalità di uso del suolo dell’Appennino mugellano, anche in vista dell’adozione da parte della Regione Toscana delle Linee Guida del Paesaggio. L’ area principale individuata per tale struttura sarebbe sita, dove è già presente un Museo del Paesaggio, e verrebbe identifi- cata come parco del paesaggio (si evidenzia che nel PTCP - Del.Cons. Prov.le n. 94 del 15/06/1998 - risulta identificata in art. 12 quale “area di protezione paesistica e/o storico am- bientale”), ossia un’area esempio di conservazione e recupero degli elementi strutturali pre- senti nel territorio, che rappresentino il raccordo e siano congruenti al mantenimento e svilup- po della biodiversità ivi presente come evidenziato anche nella Dir. Habitat, in particolare all’art. 10 che detta “Laddove lo ritengano necessario, nell'ambito delle politiche nazionali di riassetto del territorio e di sviluppo, e segnatamente per rendere ecologicamente più coerente la rete natura 2000, gli Stati membri si impegnano a promuovere la gestione di elementi del paesaggio che rivestono primaria importanza per la fauna e la flora selvatiche.”.

La Riserva Naturale proposta ricade nell’area demaniale forestale regionale, che attualmente è gestita dalla Comunità Montana del Mugello., la quale da anni opera per la corretta gestione forestale dell’area e si sta adoprando, come sopra indicato, alla creazione di istituti posti a tu- tela del paesaggio, considerato quale elemento di primaria importanza della tutela della biodi- versità. Nella realizzazione del Progetto della Riserva Naturale, quindi, si viene a porre naturalmente il problema di non creare una doppia gestione territoriale, Comunità Montana del Mugello per la parte forestale e Provincia di Firenze per l’Area protette, creando ovvie complicazioni ed eventuali ritardi relativamente agli interventi e le attività di tutela. Con un accordo preliminare, su esempio di quanto fatto per sistema delle riserve dell’Alta Val di Cecina fatto dalla Provin- cia di Pisa e la Comunità Montana Alta Val di Cecina, questa amministrazione si propone, Obiettivi e finalità per garantire funzionalità, efficienza ed efficacia della gestione di questo patrimonio, a formu- lare una convenzione in modo da delegare la gestione dell’area in capo alla Comunità Monta- na del Mugello, che con Delibera di Giunta n. 18 del 13 marzo 2008, "Parere su proposta pro- vinciale di istituzione della riserva naturale Giogo - Colla Casaglia" ha dato già parere positi- vo alla proposta. Solo in seguito all’approvazione della proposta provinciale da parte della Regione Toscana, e l’inserimento nel V° Programma Triennale Regionale per le Aree Protette, si procederà a proseguire l’iter istitutivo, seguendo le prescrizioni dettate dalla Regione, definendo meglio gli accordi gestionali, regolamenti di gestione, perimetro della riserva ed dell’ area contigua, fino a giungere nell’arco del triennio all’istituzione effettive dalla Riserva Naturale Provinciale di Giogo – Colla Casaglia.

Piano finanziario del progetto: Costo di gestione e implementazione : attualmente non quantificabile

Piano Pluriennale di Sviluppo Economico e Sociale delle Aree Protette 249

Provincia di Firenze

Finanziamenti da atti- Provincia di Firenze, Regione Toscana vare e fonti Valutazione dell’incremento di alcune specie e di habitat di riferimento sottoposte a tutela Sistema di monito- presenti nell’area attraverso attività di censimento e monitoraggio dalla situazione attuale pri- raggio ma dell’istituzione e dopo almeno tre anni dalla data di istituzione. Soggetto attuattore Provincia di Firenze, Comunità Montana del Mugello, Regione Toscana.

2 – LA PROPOSTA ADEGUAMENTO AREA CONTIGUA DELLA RISERVA NATURALE PADULE DI FUCECCHIO (VEDI CAP. 1 PUNTO 1.5)

Proponente Provincia di Firenze

Settore di intervento Risorse Naturali L’Area Contigua del Padule di Fucecchio è stata istituita con Delibera del Consiglio Provinciale n.136/98 e si estende per tutto il cratere palustre e nella cosiddetta zona dei "prati", che arriva fino a Ponte a Cappiano nel Comune di Fucecchio, quasi al confine con la Provincia di Pisa. Attualmente suoi confini nell'area palustre risultano eccessivamente frastagliati e di difficile individuazione in loco, creando non pochi problemi per un’eventuale tabellazione. L’Area contigua inoltre si sovrappone in parte con la Zona di Protezione Speciale (anche SIR n. 34 - Padule di Fuc ecchio) individuata ai sensi della Dir. CEE 409/79 ed approvata con Del. Cons. Regionale n. 6/2004. Risulta quindi assai complicata l'applicazione dei vari vincoli e divieti che sussistono sull'area in virtù delle varie norme operanti:  Delibera del Consiglio Provinciale n. 64/2004 - “Regolamento di gestione della Riserva Naturale e dell’Area Contigua del Padule di Fucecchio. Approvazione ai sensi degli artt. 11 comma 4 e 16 della L.R. 49/95”, valido all’interno della riserva naturale;  Delibera del Consiglio Provinciale n. 119/2007 – “Regolamento per la caccia e la pesca nell’Area Contigua alla Riserva Naturale Provinciale Padule di Fucecchio”), valido nell’area

contigua;

 Calendario Venatorio, valido nelle porzioni non vincolate;

 Decreto del Ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare del 17 ottobre

2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone

speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, in fase di

recepimento da parte della Regione e valido nell’area classificata quale ZPS.

L'area contigua della Riserva non coincide con i confini della ZPS (vedi fig. 1.5/1 e 1.5/2), nè

con l’area di cui all’art. 10 del PTCP quale area idonea al reperimento dei parchi, e questo

comporta notevoli problemi di gestione e di applicazione delle norme anzi citate: abbiamo in-

fatti zone che ricadono sia nell'area contigua che nella ZPS, zone che ricadono nell'area con- Natura delle opere tigua, ma non nella ZPS e viceversa; ciò comporta tutta una serie di comportamenti diversi che i fruitori del padule e aree limitrofe devono tenere, anche a pochi metri di distanza, diffi- cilmente giustificabili dal punto di vista tecnico e causanti lamentele da parte di una vasta u- tenza, ma in particolare dei proprietari dei terreni ricadenti in parte nell’uno e nell’altro territo- rio sottoposti a vincolo. L’individuazione e perimetrazione della Riserva naturale e relativa Area contigua, come si e- vince dalla citata Del. Consiliare istitutiva n. 136 del 21/09/1998, è il risultato di una ricerca provinciale antecedente al 1996 (vedi Del. Cons. Prov.le n.116 del 29/07/1996). La perime- trazione della ZPS di cui alla Del. Cons. Regionale n. 6/2004 invece, è il risultato di uno stu- dio regionale di ricerca e monitoraggio, teso ad individuare le emergenze e la distribuzione delle diverse specie ed habitat da sottoporre a tutela, supportato dalla normativa comunitaria e nazionale sulla biodiversità successiva al 1996; lo studio regionale è quindi più recente ed aggiornato rispetto a quello provinciale e sostenuto da motivazioni più pertinenti alle attuali esigenze di tutela ai sensi della normativa comunitaria e nazionale sulla biodiversità.

In considerazione di quanto sopra, la Provincia di Firenze ha proposto alla Regione Toscana, Obiettivi, finalità ed in sede di redazione del V programma Triennale Regionale di procedere all’adeguamento dei eventuali soluzioni confini dell’Area Contigua, con i confini delimitanti la ZPS come da fig. 1.5/2. Tale alternative ove possi- adeguamento comporta una riduzione dell’estensione dell’area contigua di 595,71 ettari. bili Tale riduzione non comprometterebbe però la funzionalità dell’area in quanto si verrebbe a

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ridurre la parte di territorio più distante dalla Riserva naturale, a favore di un’ampliamento, anche se più modesto in termini di estensione, dell’area più prossima alla Riserva, con un’influenza di maggiore tutela sulla componente ecologica e biologica dell’area. Tale intervento è necessario per garantire omogeneità di applicazione e gestione degli strumenti di programmazione, di pianificazione e normativi. Tale adeguamento è subordinato al recepimento della proposta provinciale in sede di approvazione del V programma da parte del Consiglio Regionale. In via alternativa, nell’intento di semplificare comunque la gestione dell’area e l’applicazione delle norme vigenti in modo chiaro e coerente, si chiederà alla Regione Toscana di attivare la procedura per l’ampliamento dei confini della ZPS, adeguandoli ai confini dell’Area Contigua attualmente definita.

Piano finanziario del progetto: Costo di gestione e implementazione : non quantificabile

Finanziamenti da atti- Provincia di Firenze, Regione Toscana vare e fonti Sistema di monito- Vedi ampliamento della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio al Punto 3 cap. 10.1 raggio Soggetto attuattore Provincia di Firenze, Regione Toscana

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BIBLIOGRAFIA

BIBLIOGRAFIA FLORA E VEGETAZIONE

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- Colligiani L., Giunti M., Tellini Florenzano G., Sposimo P., 2001 – Importanza comparata di aree umide di differente estensione per gli uccelli acquatici migratori e per quelli nidificanti. Avocetta, 25: 90. - Corsi I., Bartolini A., Colligiani L., Giunti M., Rossi F., Sposimo P., 1999 – Le comunità ornitiche degli ambienti di canneto del Padule di Fucecchio (Firenze, Pistoia). Campagna di cattura e inanellamento scientifico (1998). Avocetta 23: 68. - De Filippo G. B. (coord.), Cavalieri D., De Filippo C., Lebboroni M., 1997 - Il fiume Pesa. La Fitodepura- zione. Analisi integrata del territorio . Gruppo pluridisciplinare ARTEFIR srl - FIORENTINAGAS - LEGAMBIENTE. Comune di Tavarnelle val di Pesa , Nuova Grafica Fiorentina. - Del Guasta M., 1999 – La dieta del Barbagianni (Tyto alba) nel Mugello (Firenze) in relazione ai fattori ambientali . Boll. Mus. reg. Sci. nat. Torino, vol. 16, 1-2: 39-58. - Dinetti M., Ascani P., 1990 – Atlante degli uccelli nidificanti nel Comune di Firenze. Assessorato all’Ambiente del Comune di Firenze. Stampa Italia Grafiche, Firenze. - Dinetti M., Romano S., 2002 - Atlante degli uccelli nidificanti nel comune di Firenze 1997-98 . Comune di Firenze, LIPU. - Elisi o Lisi S., 1997 - La foresta di San Antonio . Ed. Lalli, Comune di Reggello. - Farina A., Brogi L., 1995 - Struttura e dinamica delle comunità di uccelli in tre aree del demanio forestale della Regione Toscana . Regione Toscana, Giunta Regionale. - Fasce P. e Fasce L., 1992 - Aquila reale Aquila chrysäetos. In: Brichetti P., De Franceschi P., Baccetti N. (eds), 1992. Fauna d'Italia . XXIX. Aves. I, Gaviidae - Fasianidae . Ed. Calderini, Bologna: 601 - 611. - Fasola M., R. Alieri, 1992 - Nitticora Nycticorax nycticorax. In: Brichetti P. et al. (eds), 1992 - Fauna d’Italia, XXIX. Aves. I. Gaviidae - Fasianidae. Ed. Calderini, Bologna: 144 - 157. - Ficini G., Lucchesi G., 1979 - Sulla presenza dell’aquila reale (Aquila chrysaetus) in Toscana . Atti Soc. Tosc. Sc. Nat. Mem., serie B, LXXXVI: 475 - 478. - Gariboldi A., Rizzi V., Casale F., 2000 – Aree Importanti per l’avifauna in Italia. LIPU, Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, 528 pp.. - Giglioli E.H., 1889-1890-1891 - Primo resoconto dei risultati dell'inchiesta ornitologica in Italia. Parte I: Avifauna italica. Parte II: Avifaune locali. Parte III. Notizie d'indole generale . Le Monnier, Firenze. - Giglioli E.H., 1890 - Primo resoconto dei risultati dell'inchiesta ornitologica in Italia. Parte II: Avifaune lo- cali . Le Monnier, Firenze. - Guidotti S., 1994 - Guida alla natura di Toscana e Umbria . Arnoldo Monadori Editore, Milano, 192 pp.. - Heath M.F., Evans M.I. (eds), 2000 – Important Birds Areas in Europe: priority sites for conservation. 2: Southern Europe . BirdLife Conservation Series n° 8, BirdLife Inter national, Cambridge, UK. - Lambertini M., Casale F. (eds.), 1995 - La conservazione degli uccelli in Italia . LIPU, Parma. Boll. Mus. St. Nat. Lunigiana, IX, Aulla. - Lebboroni M., Oliva G. e P. Sposimo, 1988 - Importanza dei laghi della Piana di Sesto Fiorentino sotto il profilo ornitologico . In: L'Ambiente, ed. Medicea, Firenze, 295-300. - LIPU, 1985 - I Renai di Signa: proposta per l'istituzione di un rifugio faunistico . LIPU Delegazione di Fi- renze, Firenze.

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- Marinelli A., Romano S. (eds.), 1997 – La valutazione economica dei benefici e dell’impatto aggregato della caccia in provincia di Firenze . Provincia di Firenze, Assessorato Agricoltura, caccia e Pesca. Giunti Industrie Grafiche SpA, Prato. - Mattii S., Mattii A., Cerretelli R. (eds.), 1992 – Rettili e Anfibi del nostro territorio . Suppl. Spec. a Cono- scere la Natura. Gruppo Micoecologico Conoscere la Natura, Litogr. Filopgraf, Forlì. - Mazzarone V., Mattioli S. (eds.), 1996 - Indagine sulla popolazione di Cervo dell’Acquerino (province di Pistoia, Prato e Bologna). Relazione finale 1993-1995. Regione Toscana, Giunta Regionale, Firenze. - Meschini E., S. Frugis (eds.), 1993 - Atlante degli uccelli nidificanti in Italia . Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: 1-344. - Nocita A., (2002) – Carta ittica della provincia di Firenze . Provincia di Firenze, Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, Sezione di Zoologia “La Specola”. Tipolitografia It. Comm., Firenze - Nocita A., Vanni S., 1997 – Cataloghi del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze – Sezione di Zoologia “La Specola”. XVII. Actynopterigii Perciformes: Eleotridae e Gobidae . Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., (B), 104: 61 – 69. - Nocita A., Vanni S., 1999 – Cataloghi del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze – Sezione di Zoologia “La Specola”. XIX. Actynopterigii Cypriniformes . Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., (B), 106: 115 – 130. - Occhiato D., Sacchetti A., Chiti-Batelli A., 1999 - L’altra piana. Avifauna e ambienti naturali tra Firenze e Pistoia . Regione Toscana, Dipartimento allo Sviluppo Economico, LIPU Toscana. - Pedrotti F., 1959 – Ricerche idrobiologiche sul Padule di Fucecchio. V. Insetti acquatici . Archivio Zoolo- gico Italiano, 44: 271 – 306. - Pedrotti l., Dupré E., Preatoni D., Toso S., 2001 – Banca dati Ungulati: status, distribuzione, consisten- za, gestione, prelievo venatorio e potenzialità delle popolazioni di Ungulati in Italia . Biol. Cons. Fauna, 109, 132 pp.. - Quaglierini A., 1998. Indagine preliminare sull’avifauna palustre nidificante nel Padule di Fucecchio (Pi- stoia, Firenze ). Riv. ital. Orn., 68 (1): 117-124. - Ricci G. (a cura), 2002 – Piano Faunistico Venatorio 2000 - 2005 . Amministrazione Provinciale di Firen- ze, Tip. NOVA, Signa (FI). - Rigacci L., 1993 – Il Gufo reale in Toscana. Studio per la reintroduzione. Serie scientifica n.1. WWF De- legazione Toscana, Regione Toscana, Dip. Agricoltura e Foreste. Editori dell’Acero. - Rocchi S., 1991 – Idroadefagi del “Padule” di Fucecchio e delle altre principali zone palustri della To- scana (Coleoptera: Haliplidae, Hygrobiidae, Gyrinidae, Dytiscidae). Redia, 74: 51 – 75. - Romano S., Colligiani, Corsi I., Giunti M., Rivola A., Rossi F., Sacchetti A., 2001 - Distribuzione e consi- stenza delle colonie di Topino Riparia riparia in provincia di Firenze. Avocetta, 25: 243 - Savi P., 1827-1831 - Ornitologia toscana . 3 Voll., Nistri e C., Pisa. - Scoccianti C., 2001 – Amphibia: aspetti di ecologia della conservazione . WWF Italia, Sezione Toscana, Editore Guido Persichino Grafica, Firenze, 430 pp.. - Scoccianti C., 1998 - Azioni di conservazione degli Anfibi in Toscana . In : Ferri V. (Eds.) 1998 - Il Proget- to ROSPI Lombardia. Iniziative di censimento, studio e salvaguardia degli Anfibi in Lombardia. Consun-

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- Vanni S., 1980 – Note sulla salamandrina dagli occhiali [Salamandrina terdigitata (Lacépède, 1788) ] in Toscana (Amphibia Salamandridae). Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., (B) 87: 135 – 159. - Vanni S., 1986 - Brevi note corologiche su alcuni Anfibi Urodeli della Toscana . Atti Soc. Tosc. di Scienze Nat., Memorie, Serie B, 92: 165-166. - Vanni S., 1988 – Catalogo corologico dei Duvalius della Toscana (Coleoptera Carabidae Trechinae). Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., (B) 94: 271 – 291. - Vanni S., Lanza B., 1978 – Note di erpetologia della Toscana: Salamandrina, Rana catesbeiana, Rana temporaria, Phyllodactylus, Coluber, Natrix natrix, Vipera. Natura, Soc. Ital. Sci. Nat., Museo Civ. St. nat., Acquario Civ., Milano, 69 (1-2): 42 – 58. - Vanni S., Lanza B., 1982 – Note di erpetologia italiana: Salamandra, Triturus, Rana, Phyllodactylus, Podarcis, Coronella, Vipera. Natura, Soc. Ital. Sci. Nat., Museo Civ. St. nat., Acquario Civ., Milano, 73 (1-2): 3 - 22. - Vanni S., Magrini P., 1986 – Note su alcuni Duvalius della Toscana, con descrizione di una specie e due sottospecie nuove (Coleoptera Carabidae). Riv. Speleol. Tosc., Firenze, 1 (1): 5 – 17. - Vanni S., Magrini P., 1989 – Duvalius annamariae, n. sp. della Toscana nord-orientale, con note sul Du- valius vallombrosus (Rasetti, Rasetti, 1920) (Coleoptera, Carabidae, Trechinae). Atti Soc. Tosc. Sci. Nat., Mem., (B), 95: 99 – 106. - Vanni S., Nistri A., 1989 – La fauna di Monte Morello . In: AA. VV., L’Ambiente. Atti del 1° Convegno sul - lo Stato dell’Ambiente a Sesto: 283 - 288. Ediz. Medicea, Firenze. - Vanni S., Nistri A., Corti C., 2000 – Progetto Atlante erpetologico della Toscana: risultati preliminari . In: Atti del I Congresso Nazionale della Societas Herpetologica Italica, Torino, 2-6 ottobre 1996. Museo reg. di Sci. Nat. di Torino: 567 – 571. - Vanni S., Nistri A., Lanza B., 2000 - Nuovi dati sulla distribuzione di Triturus alpestris apuanus (Bonapar- te, 1839) in Toscana (Amphibia Caudata Salamandridae). III Congresso della Societas Herpetologica I- talica, Pavia, 14 - 16 settembre 2000, Riassunti: 51. - Vanni S., Taiti S., Bartolozzi L., 1987 - Fauna . In: Bianca M. (ed.), Firenzecologia: 58-73. Il Ventaglio, Roma. - Venturato E., Petrini R. (a cura), 2001 – Lungo le rotte migratorie. Progetti di ricerca sulla vegetazione, l’avifauna e le specie aliene . Quaderni del Padule di Fucecchio, n.1. Centro di Ricerca, documentazione e promozione del Padule di Fucecchio, La Grafica Pisana, Bientina. - Zarri E., 1999 – La fauna vertebrata . In: Dani F. R., Il padule di Fucecchio e il laghetto di Sibolla. Natura e storia. Centro di ricerca, documentazione e Promozione del Padule di Fucecchio, 183 pp.. Editori dell’Acero, Empoli (FI), Litografia Varo, Ghezzano (PI): 95 - 122.

Documenti inediti - Baccetti N., Giunti M., 2002 (ined.) - Dinamica di insediamento e struttura della popolazione di Cormora- no (Phalacrocorax carbo) svernante in Italia: raccolta dati di riferimento per la valutazione dell'impatto della specie sulle attività itticolturali. Relazione finale del Progetto di Ricerca 4C-155. INFS, Ozzano Emilia (BO).

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- Barbaresi S., Salvi G., Gherardi F. (ined.) – Distribuzione, dinamica di popolazione e impatto del gam- bero alloctono Procambarus clarkii in alcune aree protette della regione Toscana. Rapporto tecnico, Lu- glio 2000. - Castelli C., Chiti-Batelli A., Giunti M., Pignotti L., Viciani D., 2001 (ined.) - Comune di Sesto Fiorentino. Analisi applicate degli elementi naturalistici del territorio comunale, finalizzate alla redazione del Piano strutturale (L.R. 5/95). NEMO sas, Firenze, Comune di Sesto Fiorentino. - Chiti-Batelli A., (ined.) - Ricerche sull’avifauna, sulla flora e sull’uso del suolo per un inquadramento am- bientale della piana tra Firenze e Prato. Tesi di Laurea in Scienze Agrarie, Università degli Studi di Fi- renze, Facoltà di Agraria, Anno Accademico 1997 – 1998. - Chiti-Batelli A., Colligiani L., Giunti M., Lombardi L., Ruffini G., 2002 (ined.) - Comune di Pontassieve. Analisi applicate degli elementi naturalistici del territorio comunale, finalizzate alla redazione del Piano strutturale (L.R. 5/95). NEMO srl, Firenze, Comune di Pontassieve. - Corsi I., Sposimo P., 1998 (ined.) – Monitoraggio delle specie ornitiche minacciate nidificanti nel territo- rio della provincia di Firenze . NEMO sas, Amm. Prov. di Firenze, Settore Agricoltura, Caccia e Pesca. - Corsi I., Sposimo P. e Sacchetti A., 1998 (ined.) - Indagine sulla distribuzione e la biologia riproduttiva dell’Aquila reale Aquila chrysaetos e del Pellegrino Falco peregrinus in provincia di Firenze. Amministra- zione Provinciale di Firenze, LIPU Toscana. - Crivelli S., Lombardi L., Favilli L., Folini M., Sani L., Viciani D., 2001 (ined.) - Studio conoscitivo di sup- porto all'istituzione di un’area protetta nell’area di Sasso di Castro e Monte Beni in Comune di Firenzuo- la, Provincia di Firenze. GIFOR Studio Forestale Associato, Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenzuola. - Euzor L. (ined.) – Indagine sulle popolazioni ittiche dei laghi di caccia nella pianura tra Firenze e Pistoia . Tesi di diploma in Produzioni animali, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Agraria, Anno Ac- cademico 1998 – 1999. - Gherardi F., Barbaresi S., Raddi A., Salvi G. (ined.) – Distribuzione e struttura di popolazione in macro- decapodi dulciacquicoli della provincia di Firenze . Rapporto tecnico . Dicembre 1998. Museo Zoologico “La Specola”, Università di Firenze. - Giunti M., Colligiani L., Rossi F., Casanova P., 2001 (ined.) - Indagine avifaunistica degli stagni della piana fiorentina e del padule di Fucecchio . Relazione tecnica finale. Federcaccia, Dip. Biotecnologie a- grarie dell'Università degli Studi di Firenze. - Giunti M., Chiti-Batelli A., 2002 (ined.) - Azienda Forestale “Rincine”. Inquadramento naturalistico e pro- poste di interventi di miglioramento ambientale a fini naturalistici e didattici. Relazione di fattibilità. AER SpA, NEMO sas. - Lombardi L., Barelli C., Castelli C., Favilli L., Foggi B., Viciani D., 2000 (ined.) - Gli ecosistemi fluviali di basso e medio corso della Toscana. Stato delle conoscenze e casi di studio . NEMO sas, Legambiente Toscana, Regione Toscana. - Lombardi L., Chiti-Batelli A., Sposimo P., 1996 (ined.) – Proposta per la realizzazione di un’Area Natura- le Protetta di Interesse Locale nel comune di Pontassieve in località “Poggio Ripaghera – Santa Brigida”. NEMO sas, Comune di Pontassieve.

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- Lombardi L., Giunti M., Sposimo P., 2000 (ined.) – Cava Manni in loc. Arnovecchio, Comune di Empoli. Linee guida e criteri direttori per la realizzazione del Piano di recupero naturalistico. NEMO sas. - Museo Zoologico “La Specola”, 1997 (ined.) - Ricerche sugli anfibi e sui micromammiferi nel territorio della provincia di Firenze . Università degli Studi di Firenze, n.p.. - Rossi F., (ined.) - Osservazioni sul volo migratorio di alcuni anatidi nella pianura tra Firenze e Pistoia. Tesi di Laurea in Scienze Forestali, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Agraria, Anno Accade- mico 1997 – 1998. - Scoccianti C., 1997 (ined.) - Primo censimento dei tratti stradali a rischio per le popolazioni di Anfibi nel- la provincia di Firenze. Ubicazione, caratteristiche ambientali, impatto sulle popolazioni. WWF Toscana, pp. 1-28. - Sposimo P. (ined.) - Attività di cattura ed inanellamento a scopo scientifico negli stagni denominati “Gai- na” (Sesto Fiorentino, FI). Centro Ornitologico Toscano, 1995. - Sposimo P., Corsi I., 1995 (ined.) - Indagine sulle specie faunistiche di maggior interesse presenti nell’Oasi di Protezione “Belvedere” (Firenzuola); valutazione dell’idoneità ambientale per Coturnice e Pernice rossa e modalità di immissione. Provincia di Firenze, Assessorato Caccia e Pesca, NEMO sas. - Tellini Florenzano G., COT, 2002 (ined.) - Monitoraggio degli uccelli nidificanti in Toscana. Relazione in- termedia . CentroOrnitologicoToscano. - Viciani D., Corsi I., 2002 (ined.) - Azienda Agricola di S. Martino a Cozzi, (Tavarnelle Val di Pesa, FI). Inquadramento

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