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MARTEDÌ , 28 MAGGIO 1974

Il giorno della manifestazione

Pasinetti Pietro – 44 anni – netturbino dipendente dell’Azienda Servizi Municipalizzati è fermo in piazza della Loggia. Sono circa le 6,30/6,45. Da quattro anni mantiene pulita – raccogliendo i rifiuti e svuotando i cestini dalla spazzatura – «la zona del centro di Brescia»146. Comincia il suo lavoro in Corso Zanardelli, lo prosegue lungo Via X Giornate e lo conclude nella piazza sulla quale si affaccia il palazzo comu- nale. Anche oggi. Per lui l’operazione è diventata una consuetudine. Di tanto in tanto inter- rompe il lavoro e si concede una pausa. Si guarda attorno. A quest’ora non c’è molto movimento: «vi è solo qualche raro passante. Qualche persona è in sosta presso le fermate dei pulmini “Leoncini” dei SS.MM.»147. Riprende a svuota- re i cestini ed ammucchia i rifiuti ai lati della strada, dove un collega che lo segue dappresso li carica su di un motocarro per poi trasportarli in discarica. Quella mattina – dichiarerà successivamente – non nota «nulla di parti- colare né nella piazza né sotto i portici (in particolare, nel punto della esplosione) che potesse attrarre la mia attenzione e destare i miei sospet- ti»148. Con espresso riferimento al contenitore dove verrà deposta la bomba, asserirà sicuro: «Ricordo di averlo vuo- tato da un particolare; il cestino situato davanti al negozio di “Tadini & Verza” e cioè quello esploso, ogni volta che lo aprivo avevo sempre la difficoltà di farlo in quanto la sua apertura era molto difficoltosa, tanto che proprio la mattina del 28 mi sono leggermente graffiato la mano»149. Sicuro dell’affermazione descriverà dettagliatamente agli inquirenti le caratteristi- che del cestino: verde, «di forma rettangolare, con apertura superiore (priva di coperchio) e con uno sportello inferiore, sottostante il conte-

146. Esame di testimonio senza giuramento di Pasinetti Pietro del 9 luglio 1974. 147. Ibidem 148. Ibidem 149. Processo verbale di esame testimoniale di Pasinetti Pietro dell’8 giugno 1974. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 101

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nitore, atto a consentire lo svuotamento»150. Lasciamo quindi il signor Pietro al suo lavoro. Adesso sono le nove e comincia a piovigginare. In piazza i primi mani- festanti giunti si lamentano dell’inclemenza del tempo. In alcuni punti si formano crocchi di operai che discutono della crisi che lentamente, ma ine- sorabilmente, accresce la disoccupazione. Anche a Brescia, centro industriale per eccellenza, la recessione avanza inarrestabile. Dai primi anni settanta le ore di sciopero nelle fabbriche hanno subito un aumento esponenziale. Il conflitto fra le forze sociali – particolarmente in Valle Sabbia e Valle Trompia, dove hanno sede le accia- ierie dei “padroni delle ferriere” – ha assunto forme di contrapposizione esasperata. Stamattina però l’astensione dalla produzione non intende rivendicare aumenti retributivi o miglioramenti delle condizioni di lavoro: si sciopera per la democrazia. Semplicemente. Ed è proprio quello che è scritto sul manifesto che sindacato unitario e CUPA hanno fatto affiggere sui muri della città. In esso si fa riferimento ai

150. Processo verbale di esame testimoniale di Pasinetti Pietro dell’8 giugno 1974. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 102

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«caratteri ripugnanti del terrorismo omicida, della provocazione e della vio- lenza» del fascismo. Si esige parimenti che oltre «agli esecutori materiali della violenza siano assegnati alla giustizia i mandanti ed i finanziatori»151. Contemporaneamente anche negli altri punti di concentramento – Piaz- zale della Repubblica, Piazzale Cesare Battisti e Piazzale Garibaldi – le tute blu degli operai vanno aumentando. Cancellato invece l’appuntamento di Piazzale Arnaldo, dove sono in pochissimi a presentarsi. Piove ora intensamente e questo convince le persone in attesa nei luoghi di ritrovo ad anticipare di qualche minuto la partenza verso . Quasi contemporaneamente i tre cortei si avviano sotto la pioggia inclemente. La vigilanza sindacale sulla manifestazione è praticamente inesistente. Il sindacato non dispone certo di un servizio d’ordine paragonabile per effi- cienza ed efficacia a quello proprio di tante sigle dell’ultrasinistra. La sola

151. Il testo del manifesto: «Cittadini Bresciani. Ancora una volta il fascismo si manife- sta nella nostra città e nella nostra provincia con i caratteri ripugnanti del terrorismo omi- cida, della provocazione e della violenza. Per richiamare i democratici all’unità ed alla vigi- lanza antifascista; perché sia colpita ogni trama fascista; perché oltre agli esecutori materia- li della violenza siano assegnati alla giustizia i mandanti ed i finanziatori, il Comitato per- manente Antifascista indice per MARTEDÌ 28 MAGGIO ORE 10 IN PIAZZA LOGGIA una manifestazione antifascista in concomitanza con lo sciopero generale proclamato dai Sindacati». 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 103

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precauzione adottata è stata quella di affidare ad alcuni iscritti il compito d’effettuare preventivamente una veloce verifica lungo il percorso dei cor- tei, al fine di evitare provocazioni. All’appuntamento sono presenti le maestranze delle principali realtà produttive di Brescia e della provincia. Lungo le strade percorse dai cortei i passanti incuriositi vedono scorre- re un susseguirsi ininterrotto di lavoratori dotati di cartelli, striscioni ed ombrelli. Per qualcuno dei partecipanti l’appuntamento odierno è anche l’occasione per confrontarsi con alcuni insegnanti coi quali discutere del- l’opportunità – per gli studenti/lavoratori dei corsi serali – di ottenere la gratuità dei libri scolastici152. Quando lo striscione del Comitato Unitario Antifascista entra in piazza della Loggia – proveniente da Via San Faustino – la pioggia non accenna a diminuire.

152. Questa la testimonianza di Walter Giori, al tempo componente del consiglio di fab- brica dell’A.T.B.: «Io, Pedroni e Maccarini dell’O.M. dovevamo incontrarci con la Bottardi, con i due Trebeschi e con Bontempi dell’I.T.I.S., perché avevamo un appuntamento col Provveditore agli studi. Con lui dovevamo discutere su un problema riguardante i testi per le scuole medie. Per quest’occasione, noi che rappresentavamo la Camera del Lavoro, la FIOM, la FLM., avevamo chiesto l’aiuto agli insegnanti. Ci eravamo così accordati di ritro- varci sotto la Loggia». (AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, pp. 50-51). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 104

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Adesso è giunto il momento di fermarci e ritornare all’inizio della nar- razione, quando avevamo lasciato il dott. Diamare in piazza della Loggia qualche minuto prima dell’inizio della manifestazione. Egli ha appena terminato la “bonifica” del palco dal quale interverranno gli oratori. Come detto, stamattina spetta a lui gestire l’ordine pubblico.

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Deve preoccuparsi della collocazione delle forze dell’ordine, in modali- tà tali che le stesse siano pronte ad intervenire qualora si verifichino situa- zioni di «effettivo perturbamento dell’ordine pubblico»153. Ed è in ragio- ne di ciò che prende immediatamente contatto con il maresciallo Francesco Bertacchini e con il tenente Enrico Ferrari, responsabili rispettivamente del contingente di pubblica sicurezza e dei carabinieri. Deve impartire le istruzioni del caso. In realtà c’è ben poco da decide- re. La dislocazione dei reparti – in situazioni come quella odierna – è ormai prassi consolidata. I militari dell’Arma e della PS si dispongono al riparo dei portici rinascimentali che delimitano il lato est, proprio al centro del colon- nato, dove Vicolo Beccaria si affaccia sulla piazza. Il plotone di supporto viene invece dislocato all’interno del cortile della Prefettura, distante alcune centinaia di metri. Concluso il briefing, Diamare ed il tenente Ferrari si avviano lungo il porticato, al riparo della gocce di pioggia che senza soluzione di continuità seguitano a cadere. Attendono l’arrivo dei primi cortei. Tutto sembra procedere nella norma- lità più assoluta.

153. Esame di testimonio senza giuramento di Agnello Diamare del 8 luglio 1974. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 105

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Negli stessi momenti in cui in piazza sono in corso i preparativi per la manifestazione antifascista, alcune copie di una lettera anonima vengono recapitate al Questore, al Procuratore Generale, al «» ed a due privati cittadini. Spedite il 27 maggio 1974 – come risulta dal timbro postale apposto – con- tengono nuove intimidazioni e prospettano brutali ritorsioni «per la morte del camerata Ferrari, vittima inconsapevole delle trame rosse, sotto le vesti camuffate»154. All’interno propositi di vendetta nei confronti dei magistrati

154. Vedi testo del comunicato in “Sentenza n. 2 del 16 novembre 2010 (Maggi + altri)”, pp. 426-427. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 106

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Arcai e Trovato e di alcuni esercizi commerciali. Autore del provocatorio avvertimento il nucleo Ordine Nero/Gruppo Anno Zero/Brixien-Gau155. Del resto, per il clima che si respira in città in questi giorni, tutto ciò non è certo una novità. Già nel primo mattino le autorità sono state allertate per

155. Trascriviamo parte del testo del volantino. ORDINE NERO - GRUPPO ANNO ZERO - BRIXIEN-GAU 27-5-1974. QUESTORE BRESCIA – VIA MUSEI 32. PROCURATORE GENERALE BRESCIA – VIA S.M.D. BATTAGLIA 18 DIREZIONE GIORNALE DI BRESCIA – VIA SAFFI 13. DIREZIONE BRESCIA OGGI – Galleria del Duomo 4. “CHI NON HA CORAGGIO DI PORTARE ARMI E MORTE NELLA PROPRIA TERRA IN DIFESA DELLA PROPRIA TERRA DELLA PROPRIA GENTE DELLA PROPRIA RAZZA DEL PROPRIO RETAGGIO DELLA PROPRIA GIOVENTÙ FORZA DEL È E DOVRÀ ESSERE SEMPRE UN SERVO”. Poiché lo stato italiano democratico, ha dimostrato di essere incapace a difendere quanto di più sacro v’è nel nostro glorioso popolo, poiché lo stato italiano democra- tico ha concesso che la peggiore teppaglia comunista si infiltrasse in ogni dove, minando lo stato e l’ordine pubblico, riuscendo ad infiltrare i suoi maiali anche nelle file della Polizia, della Magistratura ed in ogni posto di responsabilità NOI eredi di un glorioso passato, nati uomini e non decisi a morire schiavi, avendo vali- di motivi per credere che tutte le azioni imperniate sulle PISTE NERE altro non siano che abilissimi movimenti della peggiore canaglia comunista, al cui servizio sono posti anche i peggiori delinquenti comuni, in combutta con polizia e giudici, per screditare l’unica parte sana di un popolo, abbiamo deciso di sostituirci ad essi, a tutela della nostra Italia, fascista e corporati- va, l’Italia dei Cesari e dell’ultimo dei Cesari. Abbiamo, dopo avere valutato tutti gli elementi di accusa, contro di essi, condanna- to alla soluzione finale i due cani ebraici, [...] per avere gli stessi corrotto la gioven- tù, avuto rapporti plurimi di omosessualità con giovani, detenuto usato smerciato e fatto usare a sventurati giovani droga, onde assoggettarli alle loro turpi voglie. Fatto ciò con il beneplacito compiacente della polizia e della magistratura stessa. Vengono assoggettati alla distruzione i seguenti locali: Blue Note, Bar 53, Al Frate, Garden Bar, Bar Galleria, per avere permesso il detto lercio commercio. [...] La sentenza è stata emessa unanimemente. Contro la sentenza non vi è appello. La sentenza è da oggi eseguibile. Questa è la risposta per la morte del camerata Ferrari, vittima inconsapevole delle trame rosse, sotto le vesti camuffate. Ulteriore decisione sarà presa nei confronti del giudice Arcai, del giudice Trovato servi della internazionale Comunista. (Sentenza n. 2 del 16 novembre 2010 [Maggi + altri], pp. 426-427). Anche questa secon- da missiva verrà successivamente stabilito essere opera di Buzzi. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 107

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un potenziale attentato in corso di esecuzio- ne: telefonicamente, un anonimo interlocu- tore ha preannunciato – in Via Chiusure presso una scuola – la presenza di una bomba156. Piazza della Loggia, con l’approssimarsi dell’inizio del raduno antifascista, comincia ora ad affollarsi di partecipanti. Dotati di bandiere, striscioni e cartelli arrivano e si dispongono ad occupare la zona adiacente il palco. Intanto anche i vigili urbani operano – con l’accalcarsi della gente – per inter- rompere il traffico automobilistico nelle vie adiacenti. Alle ore 9.50, continuando insistente la pioggia, gli organizzatori anti- cipano di qualche minuto l’inizio della manifestazione, sebbene le retrovie dei cortei non abbiano ancora raggiunto la piazza. Mentre il fluire della folla prosegue ininterrotto, Gianni Panella – alla presenza di circa 2.500 persone – introduce gli oratori ufficiali. Nel breve preambolo richiama brevemente le motivazioni per le quali sin- dacato e CUPA hanno proclamato l’astensione dal lavoro, i cui concetti sono ben riassunti nel contenuto dei due manifesti collocati ai piedi del podio, sopra il primo dei quali è scritto “Chi vuole la libertà deve difenderla. No al fascismo”, mentre sull’altro la didascalia “Ecco chi sono!” è associata al dise- gno di una bomba a mano, la cui miccia è costituita dal simbolo del MSI. Terminato il preambolo, di fronte al microfono prende posto Castrezzati. Il suo è un discorso molto partecipato. Ricorda gli atti terroristici che si sono sus-

156. “Falso allarme prima dell’attentato”, «» del 29 maggio 1974, p. 10. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 108

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seguiti nel bresciano ed in ambito nazionale, elenca le sigle delle nume- rose organizzazioni neofasciste che hanno rivendicato la paternità di tali gesta criminose, sottolinea come al di sopra di «quattro ragaz- zini esaltati dalla droga di ideologie assurde»157, ci debbano essere forze reazionarie ben più pericolose per le istituzioni. Continua poi individuan- do principalmente nel Movimento Sociale Italiano la forza politica mag- giormente fruitrice del clima di ten- sione che si sta generando nel paese. Mentre il discorso viene diffuso dagli altoparlanti, in piazza qualcuno ascolta attento, altri parlano e c’è chi semplicemente è alla ricerca di un viso conosciuto. Partecipare alle manifesta- zioni è anche questo. Un ritrovarsi tra lavoratori, tra compagni. Tra antifasci- sti. Un’occa sione per stare tutti insieme. A far da sottofondo il rumore dell’ac- qua che batte sul selciato. Sempre più forte. Per questo tanti hanno preso ad abbandonare lo spazio scoperto ed a cercare riparo sotto le arcate dei porti- ci. Questo lento, ma ininterrotto spostamento di folla causa ben presto l’ostruzione dell’imbocco di Vicolo Beccaria, laddove sostano anche i milita- ri in servizio d’ordine pubblico. Ben presto diventa difficoltoso attraversare o anche solo sostare in quel trat- to di portico ormai completamente occupato158, ed allora Diamare concorda con i responsabili dei reparti lo spostamento dei rispettivi contingenti in luo- ghi alternativi, così da evitare il contatto diretto tra forze dell’ordine e dimo- stranti. Quindi, nel breve volgere di qualche minuto il plotone di carabinieri

157. AA.VV., 28 Maggio Piazza Loggia 1974-2006. Voci e musiche per la strage, Casa della Memoria, maggio 2007, CD numero 1. 158. Testimonianza di Ferrari Enrico, resa in dibattimento, il 18 giugno 2009, p. 76: «Mah, è stato un discorso abbastanza procrastinato nel tempo, perché mi ricordo, ad esem- pio, una scolaresca di bambini che era passata tranquillamente. E nel giro poi di qualche minuto, di 5-10 minuti, invece la gente faceva fatica a transitare sotto il porticato e quindi il discorso dell’ammassamento era abbastanza naturale». 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 109

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del Ten. Ferrari si ricon- giunge ai colleghi nel cor- tile di Palazzo Broletto159, mentre il maresciallo Ber- tac chini ordina al plotone di poliziotti di disporsi poco più a nord, nei pressi di un’edicola, proprio all’ini- zio del portico. Date le disposizioni, Dia mare s’incammina ve - r so l’autovettura di servi- zio per comunicare via radio alla centrale opera- tiva della questura l’inizio regolare della manifestazione. Continua intanto il suo discorso Castrezzati. Ora, con la sua caratteri- stica foga oratoria, ricorda la lunga serie di attentati terroristici che hanno scadenzato i tempi più recenti. Poi oggetto della sua disamina diventa l’MSI ed il suo segretario politico: «[…] La nostra Costituzione – voi lo sapete – vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista: eppure, il Movimento Sociale Italiano vive e vegeta. Almirante che con i suoi lugubri proclami in difesa degli ideali nefasti della Repubblica Sociale Italiana, ordiva fucilazioni e ordiva spietate repressioni, oggi ha la possibi- lità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile col- locare nell’arco antifascista e perciò costituzionale. A Milano al ...»160.

159. Questo eccessivo affollamento induce il tenente Ferrari ad assumere – «un quarto d’ora prima dell’esplosione della bomba all’incirca» – una decisione che segnerà il destino di molte delle vittime di quel giorno. La giustificazione alla comprensibile disposizione impartita è «perché aveva cominciato a piovere e quindi le persone che partecipavano al cor- teo, alla manifestazione, si erano ammassate sotto il porticato e mi risultava difficile gestire tranquillamente i miei 50 uomini e c’era anche poi il timore magari di un furto di pistole». 160. Ecco il testo pressoché integrale del discorso di Castrezzati: Amici e compagni, lavoratori, studenti, siamo in piazza perché in questi ultimi tempi una serie di attentati di marca fascista ha posto la nostra città e la nostra provincia all’attenzione preoccupata di tutte le forze antifasciste. E le preoccupazioni sono tanto più acute dove si tenga conto che la macchina difensiva delle istituzioni demo- cratiche della Repubblica si è messa in moto solo dopo che alcune fortuite circostan- ze hanno rivelato l’esistenza di una organizzazione eversiva ampiamente finanziata e 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 110

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Nemmeno di concludere la frase, ed all’improvviso un boato si diffonde dall’area limitrofa ad una delle colonne centrali del porticato e

dotata di mezzi micidiali, sufficienti comunque a creare terrore e sbandamento. Il drammatico episodio di Piazza Mercato ha imposto un colpo di acceleratore nelle indagini sulle “trame nere”. Sono così venuti alla luce uomini di primo piano, già legati alla Repubblica di Salò che hanno rapporti con gli attentatori di Piazza Fontana e del direttissimo Torino-Roma, con il disciolto gruppo di “Ordine Nuovo” – risorto poi sotto la sigla di “Ordine Nero”– con le squadracce di Azione Mussolini e con il “Movimento di Azione Rivoluzionaria”, con le organizzazioni la “Rosa dei Venti” e “Riscossa” e con lo stesso Movimento Sociale Italiano. Si scopre così un fortino alla periferia della città, una sorta di campo di addestramento, messo a dispo- sizione dell’ingegnere di Collebeato – ufficialmente povero in canna – ma in realtà accasato in una villa principesca. Vengono pure alla luce bombe, armi, tritolo, esplo- sivi di ogni genere perfino cannoncini, anche se rudimentali. Qualcosa di più di quanto non sappiano mettere insieme quattro ragazzini esaltati dalla droga di ideo- logie assurde, ai quali viene cinicamente affidata l’esecuzione di attentati che spesso falliscono e si ritorcono come boomerang contro gli inesperti bombardieri. Ci tro- viamo, dunque, di fronte a trame intessute segretamente da chi ha mezzi ed obietti- vi precisi. Si vogliono cioè sovvertire le istituzioni democratiche della nostra Repubblica, nate dalla Resistenza. A questo fine si strumentalizzano i giovani, le loro menti vengono imbottite di droga, si sconvolge ogni valore universalmente accolto. Così si attenta alla vita umana che è un diritto naturale, si innescano ordigni esplo- sivi contro le sedi di partiti, di sindacati, di cooperative, col proposito di intimidire. Il propellente per queste imprese banditesche è ancora una volta l’ideologia fascista. […] All’insegna del nazionalismo e del razzismo, di Salò ha intruppato nelle “Brigate Nere” giovani spesso ancora adolescenti, inviandoli alla carneficina, mentre deliranti e farneticanti urlavano slogan insensati. Oggi ancora si insiste su questa strada, profittando dell’inesperienza. Ed è così che i mandanti, i finanziatori dell’eversione, possono seminare distruzione e morte senza scoprirsi. Possono camuffare le loro trame con tinte diversa da quella nera, come è avvenuto per l’at- tentato di Piazza Fontana o del treno Torino-Roma. Oppure come avviene in ogni parte del mondo, quando si vogliono soffocare le aspirazioni di progresso, di giusti- zia, di democrazia dei popoli. I titoli dei giornali dell’immediato dopoguerra mette- vano ripetutamente in evidenza che a pagare per le colpe, i misfatti, i crimini del fascismo, erano normalmente i meno responsabili, gli “stracci” così venivano definiti. A me sembra che la storia si ripeta, e che anche oggi non si scavi in profondità, che non si affondi il bisturi risanatore fino alla radice del male. La nostra Costituzione – voi lo sapete – vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. Eppure, il Movimento Sociale Italiano vive e vegeta. Almirante che con i suoi lugubri proclami in difesa degli ideali nefasti della Repubblica Sociale Italiana, ordiva fucilazioni e ordiva spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell’arco antifascista e perciò costituzionale. A Milano al ... In AA.VV., 28 Maggio Piazza Loggia 1974-2006. Voci e musiche per la strage, Casa della Memoria, maggio 2007, CD numero 1. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 111

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poi si rovescia nell’aria saturando completamente in pochi attimi l’intera piazza. Imprevisto, inim- maginabile, inaccettabile, nefasto. Reale. Preceduta dal sollevarsi improv - viso di una nuvola di fumo, la forza dirompente sviluppata dall’esplosio- ne – amplificata nella sua capacità di - struttiva dalle innumerevoli schegge del cestino metallico entro cui era contenuta – causa un repentino spo- stamento d’aria. Ad oggettivare la potenza acustica prodotta dalla detonazione, saranno le diciannove persone che riporteranno postumi permanenti all’udito161.

161. Sentenza n. 91/97+9878/07 (Maggi + altri) del 14 aprile 201, pp. 3-4. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 112

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Un “boato tremendo”, “il botto, come un fulmine”, “come un petardo, un colpo secco”, lo “scoppio”, “una grossa botta”, “un botto tremendo”, “uno spostamento d’aria”, “il botto ovattato”. Così la sensazione sonora dell’esplosione descritta da alcuni testimoni. Le percezioni sensoriali, immediatamente attivatesi, lasciano indelebili tracce nella memoria di ognuno. Qualcuno arriva finanche a definire il frago- re della deflagrazione udita come “il benedetto boom”. Estremo tentativo utilizzato per allontanare da sé il ricordo di un trauma probabilmente mai completamente superato. Dopo, il fumo. La cui colorazione sarà oggetto di estenuanti discussioni processuali. Dal colonnato una nuvola si alza per qualche metro da terra, fino ad avvolgere per un lungo tratto i portici stessi. Attratta poi dall’imbocco che si apre tra la piazza e Via X Giornate – sorta di condotto d’aspirazione naturale – pare dissolversi, per successivamente ricomparire sotto forma di una lunga scia chiara rarefatta sulle teste degli attoniti dimostranti. La sequenza dell’esplosione viene immortalata dal fotografo Silvano Cinelli, presente allo sciopero per documentare – per conto del quotidiano 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 113

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«Bresciaoggi» – lo svolgimento della manifestazione. Farà il giro del mondo. Sono le ore 10 e 12 di martedì 28 maggio 1974. In piazza della Loggia si è appena consumata una delle pagine più drammatiche della Storia d’Italia. Una strage che ha originato tante storie individuali. Una per ogni perso- na che lì era presente; una per i familiari dei morti e per quelli dei feriti; una per tutti coloro che – seppur metaforicamente – si sono visti attraversare la propria vita dalle schegge di marmo e metallo pur non trovandosi fisicamen- te in quel luogo. Ogni individuo ha impressa nella mente la “sua” strage. Per questo la scelta di descrivere quei momenti avvalendosi dei ricordi di colo- ro che quell’avvenimento lo hanno vissuto da sfortunati protagonisti. A chi quel giorno partecipava – consapevole – alla protesta antifascista.

Manlio Milani, marito di Livia Bottardi: «Con Livia stavamo attraversando la piazza sotto la pioggia. La gente era tanta, molti compagni ci salutava- no e volevano discutere, parlare [...] Con uno di loro mi fermai mentre Livia proseguì verso i nostri amici. “Ti raggiungo subito” le dissi. E quando arrivai a sette-otto metri da loro, vidi Livia che mi cercava, i nostri sguardi si incrociarono e lei accennò un saluto, un mezzo sorriso, uno dei nostri piccoli gesti di complicità. E in quel momento lo scoppio. Ricordo come il formarsi di un buco, un’ombra passata davanti a me e che poi ho saputo essere il corpo di Alberto Trebeschi sbalzato in aria 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 115

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dall’esplosione, un odore acre di fumo, e immediatamente ho pensato che in realtà quello scoppio fosse nient’altro che una bomba-carta, forse una forma di autodifesa […] Poi subito dopo ho pensato “Cristo, ma là dentro c’è la Livia”. E mi sono buttato letteralmente in quel groviglio di corpi cercando soltanto lei. L’ho trovata, l’ho sollevata, lei ha avuto una sorta di rantolo che mi ha fatto pensare per un momento che potesse essere ancora viva. Ho chiamato aiuto, ho guardato dov’era la ferita e era piuttosto grossa, uno squarcio, in realtà, più che una ferita. Ho alzato lo sguardo e ho visto le facce impietrite dei compagni mentre continuavo ad invocare aiuto. Poi sono arrivati i primi soccorsi e sono salito con Livia sull’ambulanza. E a quel punto ho cancellato dalla mia visione ogni altra persona. C’era solo lei, la Livia»162. Giorgio Leali, colui che appena dopo il botto prese a dare indicazioni dal microfono del palco: «Ricordo l’urlo lacerante ed interminabile della folla impazzita dal terrore; il volto stravolto di compagni ed amici che si affollavano sotto la tribuna fino a minacciarmi per i miei insistiti inviti alla calma: l’ansia e l’angoscia per mia moglie e i miei amici più cari di cui non sapevo nulla e con i quali ero arrivato in piazza»163. Giuseppe Sarasini: «Noi eravamo qui per la manifestazione e, al momento in cui la bomba è scoppiata, siamo stati investiti dal sangue, guardi, ho anco- ra le macchie qui e qui, sulla schie- na soprattutto. Io e altri operai ab biamo fatto subito cordone, per evitare che la gente si avvici- nasse troppo: a- ve vamo paura che ci fossero altre bombe»164.

162. Feliziani G., Lo schiocco, Limina Edizioni, 2006, pp. 27-28. 163. “Chi c’era …”, «Giornale di Brescia» del 28 maggio 1988. 164. “Fuori gli assassini fascisti!”, «Bresciaoggi», Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 2. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 116

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Pierino Geracci, dipendente comunale: «Stavo chiudendo le finestre – l’uf- ficio era quasi vuoto – quando è avvenuta l’esplosione. I vetri sono cadu- ti dentro e non mi sono fatto niente per miracolo. Poi è entrato un gran fumo. Tornando – dopo una prima fuga – alla finestra, ho notato sul pavimento un pezzetto di carne che era stato scaraventato fin là dalla potenza dell’esplosione»165. Arnaldo Trebeschi, fratello di Alberto e cognato di Clementina Calzari: «Ne avevamo parlato la sera prima se andarci o no a quella manifestazione. Io ero un poco titubante, c’era molta tensione nell’aria, temevo qualcuna delle solite risse. Ma loro erano decisi, soprattutto Clementina, la moglie di mio fratello. Erano entrambi impegnati politicamente lei e Alberto, militavano nella CGIL-Scuola. La mattina sono passati a chiamarmi, poi si sono avvia- ti verso la piazza della Loggia. Io sono arrivato poco più tardi e in mezzo alla grande folla non li ho più trovati. A un tratto lo scoppio. Sulle prime non ho pensato a una cosa grave, credevo una bomba carta. Ma quando mi sono voltato e ho visto il fumo che si levava altissimo ho capito. Sono arri- vate le autoambulanze e ci hanno chiesto di fare spazio e di dirigerci verso la parte opposta della piazza, verso il palco sotto il comune. Mi sono avvia- to lentamente, un poco stordito. Ma mentre camminavo mi è venuto improvviso un’atroce sospetto. Sono tornato indietro e a ogni passo che facevo l’angoscia aumentava. E l’ho visto. Era coperto da uno striscione rosso. L’ho riconosciuto dai capelli, un poco meno brizzolati dei miei. Perché era più giovane lui, mio fratel- lo. Mi sono chinato e gli ho preso la mano. Ho avuto subito la sensazione netta che fosse morto. Sono rimasto in quella posizione attonito per qualche minuto. A un certo punto mi è sembra- to invece che il polso battesse. Ho detto alla persona che mi stava vicino: “È ancora vivo”. Hanno chiamato una lettiga. Qualcuno ha sollevato il drap- po: il corpo era orribile, devastato. Allora ho capito che non c’era vera- mente più nulla da fare. Mi sono messo

165. “Altre testimonianze in piazza Loggia”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 7. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 117

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a cercare mia cognata. C’era una donna distesa bocconi, coperta alla meglio. Ho pensato che fosse solo ferita perché era molto lontana da mio fratello e dal punto dello scop- pio. Non sono stato certo che fosse davvero lei fino a quando quelli della polizia non l’hanno scoperta per fotografarla. L’ho guardata come istupidito. Non mi sono neppure accorto che stavo piangendo»166. Cesare Trebeschi, zio di Alberto e futuro sindaco di Brescia: «... un col- lega piombò disperato davanti al mio tavolo di lavoro dicendomi della bomba e io giunsi appena in tempo per vedere un’ambulanza, per sentire sussurrare un nome, un nome a me particolarmente caro, per vedere le pompe dei netturbini che lavavano sul grigio pavimento della piazza ogni traccia di sangue e di morte»167. Marino Ruzzenenti: «Ho sentito lo scoppio e poi sono corso qua e ho visto quello che poi mi hanno detto che era il compagno Trebeschi e al momento io ho pensato fosse l’uni- co morto. Vedevo i feriti attorno che urlavano così … si lamentavano, pensavo fosse comunque solo lui e pensavo a una cosa … tipo una bomba a mano lanciata ... tipo Malacaria168, cose di questo genere. Perché avevo visto solo lui … non

166. “La strage di Brescia. Ora basta”, «L’Europeo» del 6 giugno 1974, p. 46. 167. AA.VV., Convegno delle città colpite dal terrorismo, CGIL CISL UIL, 1981, p. 31. 168. Giuseppe Malacaria morì a Catanzaro il 4 febbraio 1971. 35 anni, muratore iscritto al PSI, rimase vittima di un’esplosione mentre partecipava ad un corteo antifascista che tran- sitava presso la sede del Movimento Sociale Italiano. La mobilitazione era stata indetta per protesta nei confronti di un attentato verificatosi la notte precedente alla Provincia, allora sede provvisoria degli uffici regionali. (Strill.it visionato il 31 maggio 2019). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 118

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avevo visto l’altro mucchio di morti dietro … sotto i portici insomma. Niente, c’erano tutti i compagni disperati che urlavano, piangevano e poi ho seguito le indicazioni del palco ... sono passato … di Leali e sono passato in piazza Vittoria»169. Vasco Frati: «Io ero dietro a quella colonna lì, mi ero spostato un po’ in questa direzione, quando improvvisamente ho sentito un boato tremendo, spaven- toso, lacerante e una fiamma immensa. Mi è sembrato che dovesse crollare tutto il palazzo eccetera, forse anche perché crollavano le vetrine, qualcuno è stato buttato dentro ... era un parapiglia immenso. Mi sono voltato c’era una nuvola oscura, eccetera; si vedeva volare qualcosa, dei frammenti, una gamba, un piede, un braccio ... e ho avuto dei momenti di paura lucida, folle. Mi sono chinato dietro il pilastro, pensando che poteva scoppiare un’altra bomba che quindi ero riparato, volevo rifugiarmi come tutta la gente. Qua c’era una donna riversa per terra, ferita, con un viso stravolto, tutto il corpo lacerato, respirava ancora. Da un’altra parte qua un altro pezzettino ... c’è un uomo qui morto, mancava completamente tutta questa parte qua ... c’era tutta questa parte qua con un colore rosso come di carne bruciata. In aria c’era un odore di carne come sulla brace ... di cadavere, una cosa spaven- tosa eccetera. Poi mi sono avanzato verso la piazza, lì ancora un braccio staccato. Inorridito sono tornato ancora qua dentro ... Mi sono avvicinato lì, ho visto morti, feriti ancora. Più avanti un pezzetto c’era Alberto Trebeschi, stava ancora rantolando. Io mi sono inchinato. Oramai a poco a poco si stava spegnendo, poi è morto lì, così, senza neanche lamentarsi di niente, proprio un piccolo rantolo; l’abbiamo coperto con uno straccio»170. Battista Bianchi: «Mi trovavo a forse venti metri dalla bomba, quando è esplosa. C’erano i corpi per terra. I primi soccorritori solleva- vano la testa di un ragazzi- no biondo – avrà avuto 17

169. Radio Onda d’Urto, Registrazione audio del programma trasmesso il 28 maggio 2004. 170. Dolfo F., La strage di piazza della loggia tra immagine e storia, Università di Parma, 2010, pp. 125-126. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 119

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anni – che dava segni di vita, cercando di incoraggiarlo. I corpi erano orrendamente martoriati, staccati gli arti, sangue dappertutto»171. Redento Peroni: «... e in quell’attimo lì c’è stato lo scoppio. Io sono rima- sto al posto, poi sono arrivato in ospedale perché non capivo più niente, avevo sangue da tutte le parti, sangue dalle orecchie, e sono scappato e mi hanno preso. Mi ricordo solo che la testa mi scoppiava, in via Gramsci, vicino dove c’è il semaforo, al primo semaforo c’era un fioraio, vendevano fiori, e un signore si è fatto dare un secchio di acqua, e mi ha fermato, io scappavo e urlavo, e mi ricordo che mi ha lavato, mi ha bagnato tutto, perché ero sporco di sangue; è passata un’ambulanza e mi ha messo su, perché io non mi ero fermato lì. Mi ricordo la carne, l’odo- re e sono scappato proprio tutto confuso»172. Mario Bertazzoli: «Un minuto, meno, trenta secondi prima dello scoppio ero lì con un mio amico attaccato alla bomba, sotto i portici, a un passo dal cestino dei rifiuti. Manifestavamo per la democrazia, contro le continue violenze dei fascisti, e a un passo da me era pronta la vendetta fascista. Pioveva a scrosci, il palco era lontano, gli ombrelli aperti mi impedivano di vedere, il rumore della pioggia di sentire. Propongo allora al mio amico di avvicinarci al palco, di entrare nella piazza. E mi avvio. Fatti trenta o qua- ranta metri il boato, la gente sollevata in aria, sangue dappertutto, urla di dolore e disperazione. Per la fuga della gente i corpi dilaniati rimangono soli sul selciato, a contorcersi. Un corpo di donna vicino a me, ha fatto quindici metri in aria. Era là, dove mi trovavo io pochi at - timi prima. Ho visto un uo- mo, le braccia levate, cor rere per settanta metri ottanta metri con una scheg gia nella schiena e poi cadere di schianto svenuto. Detriti e vetri erano dappertutto, mi - schia ti al sangue e alla piog- gia. Le finestre della piazza

171. “Altre testimonianze in piazza Loggia”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 7. 172. Testimonianza di Peroni Redento, resa al dibattimento del 22 gennaio 2009, pp. 45-46. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 120

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erano rimaste senza vetri. Dal palco il sindacalista Franco Castrezzati urlava di scappare: potevano esserci altre bombe»173. Enzo Romani: «Eravamo in piazza sotto l’ombrello, è arrivato un terzo amico, non ci stavamo sotto l’ombrello e ci siamo portati sotto i portici, vicino alla colonna, a un bel momento un lampo, una esplosione, sono volato, svenuto, e mi sono rialzato; e un mio carissimo amico mi ha visto e si è messo le mani sulla faccia, ha gridato il mio nome, poi è scappato, e da lì ho iniziato a preoccuparmi della mia situazione, di come ero ridotto. Ho chiesto l’intervento, c’era una gazzella della Polizia, che mi portasse in ospedale, perché c’era un caos, le ambulanze non erano ancora arrivate. Non volevano farmi salire perché avevano già una per- sona su, ho detto “ma io sto sanguinando in una maniera spaventosa”, allora mi hanno caricato e mi hanno portato al pronto soccorso e lì sono intervenuti, e hanno cercato di estrarre le schegge che avevo, me ne è rimasta dentro una, purtroppo, di ferro, quella del cestino ...»174. Domenico Formato: «Credo di avere visto una cosa gialla con tanti puntini neri, poi io credo di essere saltato, non lo so, ho perso coscienza, mi ricordo solo della gente che mi camminava addosso io poi mi sono alzato, mi sono messo a correre, ma tutte le persone con le quali io ho parlato, cercato di parlare, di chiedere aiuto, urlavano e andavano via, e io non sapevo perché. Quando sono arrivato all’ospedale mi sono accorto che la gente urlava e che non voleva parlare con me, lo faceva perché mi vedeva tutto quanto pieno di sangue. Io non me ne ero accorto»175. Antonio Bettinzoli: «Per me è stato come un petardo, un colpo secco; poi ho avuto quell’attimo lì e poi ho sentito una voce che gridava “attento, attento”, mi è venuto automatico di rannicchiarmi un momento, è stato l’attimo che è caduto il vetro, poi girandomi non c’era più nessuno, c’era solo quell’immagine purtroppo ormai conosciuta, e mi è venuto d’istinto di scappare, di correre, e infatti sono sceso circa all’altezza del cinema Astra, poi sono iniziate le grida “aiuto, aiuto”, sono tornato, sono arri- vate le Croci Bianche e ho collaborato a portare via un po’ di feriti e poi sono andato anche io. […] Dopo il primo momento di sbigottimento sono ritornato nei miei passi, nei pressi, e ho aiutato a caricare dei feriti

173. “La strage di Brescia. Ora basta”, «L’Europeo» del 6 giugno 1974, p. 44. 174. Testimonianza di Romani Enzo, resa al dibattimento del 22 gennaio 2009, p. 29. 175. Testimonianza di Formato Domenico, resa al dibattimento del 22 gennaio 2009, p. 77. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 121

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sulle ambulanze, e poi sono partito anche io su una delle ultime. [...] Più che i corpi ricordo un ammasso di … che mi sono trovato quando mi sono girato … che è stato un coso di orrore e sono scappato sincera- mente. [...] Io pratica- mente quando mi sono girato che … dopo il botto, non c’era più nessuno dietro di me, almeno quella che era la parte sotto i portici, c’erano solo i resti per terra»176. Francesco Apostoli: «Posso raccontare quello che è successo prima, nel senso che io ero lì in piazza della Loggia, perché stavo aspettando gli studenti dell’Abba, di cui facevo parte, perché ero anche rimasto a piedi, quindi stavo girando attorno alla piazza per vedere se arrivavano in quanto c’era lo sciopero delle corriere e quindi ero arrivato in piazza direttamente senza passare dalla scuola, e poi è iniziato a piovere e Castrezzati ha iniziato a parlare e allora io mi sono fermato, e mi sono fermato proprio nel punto sbagliato; potevo essere anche da tutt’altra parte […] Io ero dietro il pilastro che poi è scoppiano, vicino al gruppo dei feriti. [...] È scoppiata la bomba sul pilastro, ed io ero proprio ripa- rato dietro, tant’è che io le ferite le ho dalla parte opposta perché le ho prese mentre sono stato sbalzato via, in pratica. Io since- ramente mi sono svegliato in ospedale. […] No, proprio non mi ricordo, io ero ferito. Non so se ha visto quella immagine, ce ne sono altre, [...] era uscito in quel periodo un opuscolo fatto da un comitato antifascista, e quella faccia che si vede è la mia. Era una raccolta di foto scattate appena dopo la stra- ge […] il comitato per le vittime aveva

176. Testimonianza di Bettinzoli Antonio, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, pp. 10-14. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 122

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messo insieme questo opuscolo, questo libro, e l’aveva mandato un po’ in giro. Quella faccia lì sono io; questo per farle capire come ero!»177. Elisabetta Corvini: «Mio padre, mia madre ed io ci stavamo recando in contrada Santa Chiara, lo scoppio avvenne proprio nel momento in cui passavamo. Mio padre fu colpi- to da schegge in tutto il corpo, fu operato diverse volte e due anni dopo morì in seguito ad una emor- ragia fulminante». Lucia Calzari, sorella di Clementina: «Eravamo tutti lì, io, la Clem, Alberto, Livia e qualcun altro signo- re che non conoscevo, le altre vittime [...] Parlavamo tra noi quando improvvisamente c’è stato il botto, come un fulmine. E poi c’è stata una cosa, non so, forse uno sbandamento [...] Mi sono ripresa ed ero sotto un mucchio di persone [...] Mi stavano addosso e la prima cosa che mi è venu- ta alla mente è che avevo perso le gambe, ho cercato di muoverle e mi facevano molto male e allora ho capito che le gambe c’erano ancora. Ho cercato di sollevare la testa e sotto di me ho visto un pezzo di braccio con un giubbino blu, uguale a quello che indossava Piero Bontempi [...] Attorno la piazza si muoveva ma io non riu- scivo a comprendere nulla, avevo perso l’udito, mi sembrava di essere in una piazza di morte [...] Poi, non so quanto tempo dopo, qualcuno si è avvicinato, mi ha preso il volto tra le mani e mi ha dato una carezza: “Questa è l’unica viva ...” ha detto»178.

177. Testimonianza di Apostoli Francesco, resa in dibattimento il 5 febbraio 2009, p. 11. 178. Feliziani G., Lo schiocco, Limina Edizioni, 2006, pp. 34-35. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 123

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Luciano Bollani: «Una fiammata, porto le mani al viso perché mi si erano bruciacchiati i capelli. [...] No, io non mi sono fermato, anzi mi sono gira- to e subito sono uscito in piazza del Duomo; non ho visto niente altro, mi sono girato, sono stato il primo anche ad andare alla famosa farmacia del Vescovato, che poi so che ci sono stati dei problemi, e mi hanno anche assistito un momentino, mi sono lavato la faccia, ho comperato una poma- ta per le scottature, e poi ho vagato per la città, mi hanno trovato i colle- ghi e siamo ritornati in fabbrica»179. Alberto Bottardi, fratello di una delle persone decedute (Livia Bottardi Mi- la ni): «Allora: scoppio, sono prima rimasto dentro seguendo gli ordini di Castrezzati, poi sono uscito e sono andato all’inizio di via Gramsci dove c’era il mio dentista e ho chiesto di telefonare, ho telefonato a casa dicendo “guarda so che nel giro di qualche minu- to saprai di questa noti- zia”, di una notizia, non ho ancora le idee chiare di cosa sia esattamente suc- cesso perché io avevo intravisto Alberto Trebe- schi ma non l’avevo rico- nosciuto, l’avevo visto e pensavo in quel momento pensavo che ce ne fosse uno di morti, ho telefona- to e poi sono tornato abbastanza velocemente in piazza e lì ho sentito che dicevano che mia sorella era stata colpita e portata via grave. In quel momento io non ho capito molto, ho trovato una persona che mi ha accompagnato, perché io non ricordavo più dove fosse la macchina, per cui mi ha portato all’ospedale e lì diciamo – nell’arrivare all’ospedale hanno detto l’elenco e “questi sono feriti e deceduti”»180. Franco Facchetti: «Ho avvertito una grossa botta, una botta paurosa alla testa, e poi nel tempo mi sono visto tutti i vetri volare in alto, nei miei ricordi [...] poi all’ospedale si sentiva la cosa bruciata, avevo carne di

179. Testimonianza di Bollani Luciano, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, pp. 25-27. 180. Testimonianza di Bottardi Alberto, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, p. 41. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 124

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altre persone sulla testa. Poi sono svenuto, mi sembra una mancanza, e una signora mi ha aiutato, l’unico mio istinto era scappare, e mi hanno accompagnato alla farmacia che c’era vicino ad una piazzetta, e questa farmacia non mi ha prestato soccorso perché diceva che sporcavo con il sangue, e basta, e poi mi sono trovato all’ospedale»181. Marco Cenedella: «Sì, io allora ero studente, avevo 19 anni, e quindi parte- cipando alla manifestazione antifascista ero nel corteo degli studenti con gli striscioni del movimento studentesco [...] Dato che era una giornata piovosa, io ero senza ombrello, né io né i miei amici, e entrati una volta in piazza abbiamo deciso di ripararci sotto i portici di fronte al palazzo della Loggia. Fortunatamente abbiamo deciso invece che prendere l’ala sini- stra, dove poi era collocata la bomba, abbiamo preso la parte destra, e ci siamo fermati sotto il portico e abbiamo ascoltato l’intervento del sinda- calista che stava facendo il comizio. Ad un certo punto è scoppiata la bomba, un botto tremendo, e c’è piovuto addosso di tutto, calcinacci, vetri, io sono stato ferito alla testa con una scheggia, e mi ricordo questo botto micidiale, perché poi il colpo si è sentito forte proprio perché i por- tici lo rendevano ancora più potente. [...] Mi è arrivata una scheggia in testa, al momento non ce ne siamo accorti, io e i miei amici, al momento ci è venuto l’istinto di scappare, perché io avevo paura che crollasse addi- rittura il portico; è stato talmente forte il colpo che ho detto qua ci viene addosso la casa, perché è stata una cosa tremenda»182. Giovanni Bosio: «Lavoravo alla ATB, perché eravamo in sciopero, e c’era quella manifestazione, e mi trovavo … quel giorno lì pioveva, e allora io mi trovavo sotto il portico dove c’è il negozio Tadini e Verza, eravamo lì e c’era Castrezzati che parlava. [...] Questo era il pilastro dove c’era la bomba, e io mi trovavo all’inter- no, sotto il portico, dalla parte di qua, sono quattro metri. Ad un

181. Testimonianza di Facchetti Franco, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, pp. 28-29. 182. Testimonianza di Cenedella Marco, resa al dibattimento, del 29 gennaio 2009, pp. 67-68. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 125

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certo punto si sente il benedetto “boom”, e in un attimo mi sono trovato dentro il negozio di Tadini e Verza, pensando come mai, e poi abbiamo saputo. Poi siamo venuti fuori, ci siamo messi a correre, e poi sono stato ferito qua al tendine, ho iniziato a vedere un po’ di sangue, e poi siamo scappati e poi siamo andati su al civile… »183. Alessandro Danesi: «Ho visto del fumo chiariccio, poi non ho più ... per- ché facevo fatica a respirare dal colpo che ho preso, e mi guardavo in giro, ero tutto sporco di sangue e tutto, e poi lì ho visto della gente che mi stava sollevando e mi hanno portato in un negozio lì vicino, e poi sono stato portato all’ospedale»184. Stefano Delendati: « ... questo calore che mi bruciò i polsi, perché tenevo le braccia conserte, il volto e i capelli, tutte le parti scoperte. [...] Subito dopo mi voltai verso vicolo Beccaria, scappai in quella direzione, ho una vaga percezione di corpi per terra, per cui saltellai praticamente, per vicolo Beccaria, e poi una volta arrivato in fondo mi spostai verso piazza Duomo, e vedevo delle persone che mi indicavano, non capivo esattamente cosa dicevano, ma indicavano, facevano riferimento – penso – al mio aspetto. A quel punto andai di passo svelto a specchiarmi in un negozio, oggi lo defi- niamo di modernariato, che era alla galleria Duomo, dove sapevo che c’erano degli specchi, vidi che avevo i capelli bruciati, non avevo più le sopracciglia, etc. etc., e quindi decisi, sotto shock, di andare dal mio medi- co perché ritenevo di avere bisogno di cure, di soccorso»185. Giuseppe Lombardi: «C’è stato uno spostamento d’aria, sono stato solle- vato da terra per lo spostamento d’aria e mi sono trovato gli abiti spor- chi di sangue e anche pezzi di carne di altra gente, e mi sono trovato i miei vestiti lacerati e chiaramente ho iniziato a girovagare per la piazza perché ero un po’ confuso, e poi è arrivata l’ambulanza e mi ha portato all’ospedale. [...] Avevo i vestiti lacerati e le rotture ai calzoni, perché io sono stato ferito alle gambe, e qui al petto, altre ferite al petto, ma bru- ciature non ricordo, ma vestiti rotti»186.

183. Testimonianza di Bosio Giovanni, resa al dibattimento del 5 febbraio 2009, p. 18. 184. Testimonianza di Danesi Alessandro, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, p. 78. 185. Testimonianza di Delendati Stefano, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, pp. 83-85. 186. Testimonianza di Lombardi Giuseppe, resa al dibattimento del 29 gennaio 2009, pp. 97-98. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 126

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Giuseppe Grezzani: «Pioveva. Mi sono rifugiato sotto i portici, a 3-4 metri dalla bomba. Ho sentito un gran botto e lo spostamento d’a- ria. Sono rimasto in piedi compresso dalle altre perso- ne. Poi ricordo il fumo gri- gio e l’odore del tritolo e della carne bruciata. Sono uscito dal porticato, verso la piazza. Ho visto il sangue e i corpi per terra. Ricordo la voce di Castrezzati. Ma ero stralunato. Non riuscivo a capire cosa stava succedendo. Devo aver perso la cognizione del tempo. Ad un certo punto mi sono ritrovato con un collega. Mi hanno portato in ospedale»187. Lucia Orioli: «Ricordo che mi avviavo verso i portici, venivamo dal Broletto e mi avviavo verso i portici, e quando sono stata sotto il porticato ho sentito lo scoppio, il tempo di girarmi e non ho capito più niente e sono volata. [...] Giravo le spalle ai negozi di Tadini e Verza, e guardavo la piazza, ma girata di schiena e guardavo le mie amiche, stavo parlando [...] Sì, mi sono girata e ho visto come qualcosa di scuro, non ricordo, ricordo qualcosa di scuro, e nell’aprire gli occhi vedere tutto que- sto sangue, tutti i pantaloni sporchi […] e vedere tutto questo, e sentire “la bomba, la bomba”, sono scappata. Nel fare un giro, perché poi si cerca- va delle nostre compagne, sono tor- nata e poi vedendo di nuovo … sono svenuta […] perché ero caduta a terra, svenuta, e mi ha raccolto que- sto vigile e mi ha messo sull’ambu- lanza. […] Vigile o Cara binie re, forse era un Carabiniere, ci sono le foto che mi tiene in braccio»188.

187. Testimonianza di Grezzani Giuseppe, resa al dibattimento del 3 febbraio 2009. 188. Testimonianza di Orioli Lucia, resa al dibattimento, del 5 febbraio 2009, pp. 50-52. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 127

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Roberto Scubla: «Mi ricordo il botto di sicuro, poi mi sono trovato in terra, ho visto un casino di polvere, fumo, gente che gridava, e siccome il botto mi aveva anche causato un po’ di malanno all’udito, non mi ricordo granché. Sentivo un fischio, quello sì, avevo in testa come un fischio che continuava a fischiare, ero un po’ balordo, poi toccandomi la testa ho visto che sanguinava, e dopo lì non so, ho trovato un signore che mi ha accompagnato a una macchina e mi ha portato all’ospedale»189. Danilo Duina: «Stavo voltato verso il palco, quando ho udito alle mie spalle un violento boato, mi sono girato e ho visto una colonna di fumo denso e scuro levarsi dalla base di una colonna. Intorno a quella la gente si rovesciava per terra una sull’altra tra urla e lamenti. Un uomo è stato proiettato in alto come un manichino, quindi ha compiu- to una parabola tra il fumo. Mi è caduto davanti a tre metri. Era sfracellato»190. Antonio Vitolo: «Negli istanti imme- diatamente (successivi N.d.R.) ti accorgi che […] vedi delle cose che non hai mai visto: un braccio, una gamba, uno sbal- lottato sul marciapiede di Piazza della Loggia, quindi da sotto il portico que- sta esplosione addirittura l’ha scaraven- tato [… ] c’era uno là a terra, tanto è vero che hanno messo una lapide sul pavimento di piazza della Loggia, pro- prio vicino al marciapiede; poi scene raccapriccianti […] adesso c’è Albrici

189. Testimonianza di Scubla Roberto, resa al dibattimento del 5 febbraio 2009, p. 59. 190. “La strage di Brescia”, La Voce repubblicana del 29 maggio 1974, p. 1. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 128

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un restauratore, lì c’era un barbiere, e ad un cliente che aveva il tovaglio- lo bianco che mettono al collo era schizzato di sangue, pensi che era arri- vato fino a là e c’erano dei frammenti di carne anche vicino alla lapide con scritto Piazza Loggia, dove c’è l’insegna di Piazza Loggia in marmo. Quindi, rimani, sei giovane, non hai mai visto cose del genere, e rimani […] chi piangeva, chi gridava, poi dopo i soccorsi, arriva gente, il trambu- sto generale. Questi sono i ricordi»191. Teodoro Venturini, sarto con la bottega che si affaccia sulla piazza: «Io, come ho già detto, stavo lavorando e tutto d’un tratto ho sentito un forte boato, i vetri del mio laboratorio si sono rotti e affacciandomi alla finestra ho visto la gente che fuggiva. Si è aperta questa folla che c’era in piazza ed è compar- so tutto questo orrore. Ho visto persone a pezzi, ho visto tutto il sangue […] Ho visto che c’erano degli ombrelli per terra delle persone e mi ricordo di aver visto anche un uomo appoggiato a una colonna che stava morendo praticamente ...»192. Testimonianza di Gian- luigi: «La prima cosa che ho visto, quando mi stavo avvicinando [...] un com- pagno che veniva fuori con le mani in faccia, piangendo, dolorante, ma non era dolorante in ter- mini isterici, sembrava quasi più che altro che avesse preso delle botte,

191. Testimonianza di Vitolo Antonio, resa al dibattimento del 10 febbraio 2009, pp. 207-208. 192. Testimonianza di Venturini Teodoro, resa al dibattimento del 12 febbraio 2010, pp. 6-7. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 129

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un colpo, degli spintoni ... qualcosa del genere. L’impressione che … sui calzoni aveva delle cose attaccate, insomma dei calzoni sporchi di mate- riale … probabilmente di pezzi … dei corpi straziati perché si vedeva che non era una cosa normale. Aveva del sangue anche sulle scarpe. Ho cominciato a sentire l’odore … l’odore di sangue, proprio una cosa impressionante ...»193. Un pensionato della ditta Tempini: «Sono venuto dal vicoletto (vicolo Beccaria Ndr) … nel venir qui sotto c’era lì uno in terra che era tutto macellato … Talenti … ma non l’ho mica conosciuto perché c’era sangue dappertutto e gente tutta in terra, feriti e non feriti e poi dei morti. E dopo ho aiutato in ulti- mo, quasi in ultimo, ho aiutato a caricare una donna che non mi ricordo bene se sia la Bazoli, perché era tutta spappolata qui alla pancia ed alle cosce e l’ho aiutata perché gli infermieri della Croce Bianca erano due soli. “M’aiuti! M’aiuti! – Perbacco!”. Dopo cominciava a fare andare indietro gli occhi … “Signora si faccia coraggio, si faccia coraggio, si faccia coraggio!” … ma lei non rispondeva più … ormai stava morendo. E dopo da quel momento lì gridavano “State calmi non abbandonate la piazza, state calmi!”, quello del sindacato»194. Ettore Fermi, del Comitato Unitario Permanente Antifascista: «Stavo rag- giungendo il palco posto a mezza piazza, mi ero appena insinuato tra Giulietta Banzi Bazoli e le sue compagne di lavoro, che sostavano nei pressi dell’arco dove oggi si trova la stele di Carlo Scarpa. Castrezzati aveva appena iniziato a parlare. Io provenivo dal Broletto (sede dell’am- ministraione provinciale e della Prefettura N.d.R.) dove mi ero incontra- to con Italo Nicoletto per stendere un documento – che nella sua reda- zione aveva creato delle tensioni – sul tragico fatto del giorno preceden-

193. Radio Onda d’Urto – Registrazione audio del programma trasmesso il 28 maggio 2004. 194. Ibidem 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 130

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te: la morte di Silvio Ferrari (ma avvenuta il 19.05.74 N.d.r.) saltato in aria sul suo vespino. Ero in leggero ritardo. Piovigginava. Mi protegge- vo con ombrello di mia madre, che lacero tengo ancora tra le mie cose più preziose. Appena sorpassato Alberto Trebeschi ho sentito il botto ovattato, un’ondata calda mi ha spinto verso il palco con violen- za e l’odore acre della polvere da sparo, o di qualcosa che pareva sangue, mi ha riempito le narici. Sono rimasto inebetito per alcuni secondi men- tre sentivo la voce di Castrezzati: “State fermi! State calmi!”»195. Enrico Massaro: «Quando arrivai in Piazza della Loggia vi era una sola camionetta della Polizia, che percorreva la piazza, per tenerla sgombra da possibili atti di panico dei manifestanti. Il fatto più impressionate che mi angosciava è questo: avevo paura che sotto quelle bandiere, ci fosse qual- cuno dei miei due figli; loro infatti, in quelle manifestazioni c’erano sem- pre. E sono andato a scoprire, uno per uno quei giovani morti per accer- tarmi che […] I morti erano ridotti a brandelli e non era facile distinguere chi fossero; neanche se fosse stato qualcuno dei miei ...»196.

La drammaticità del momento, lo stupore, lo sbigottimento, l’incre- dulità dell’oratore e di chi gli stava accanto sul palco, restano incisi sul nastro magnetico che stava registrando il discorso. La riproduzione in presa diretta dei suoni della strage diventerà uno dei documenti-simbolo più agghiaccianti degli anni della strategia della tensione, al pari dell’in- segna della Banca Nazionale dell’Agricoltura, della carrozza ferroviaria

195. “Fu quella la giornata più straziante della mia vita”, «Bresciaoggi» del 28 maggio 1974, p. 12. 196. Massaro Bruno, Un uomo, un carabiniere, Editore Serra Tarantola, 2011, p. 63. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 131

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squarciata del treno Italicus, del- l’orologio bloccato alle 10.25 della stazione di Bologna. Il sonoro della strage è una testi- monianza che lascia sgomenti. Innanzitutto impressiona la circo- stanza per la quale dall’istante dello scoppio al momento in cui uno dei presenti sul palco afferma perento- rio: «È una bomba!»197, passano sol- tanto 4 secondi! Consapevolezza figlia del clima di angosciata tensio- ne che al tempo si respirava in città. Poco appresso dal palco cominciano a giungere gli inviti alla calma, intervallati dalle imprecazioni e rivolti ai manifestanti inebetiti; molti dei quali – feriti dalle schegge o frastornati dalle conseguenze del violento spo- stamento d’aria – s’aggirano smarriti. Sollevatasi la nuvola di fumo, dal podio la situazione appare in tutta la sua gravità. Castrezzati, ceduto il microfono, si attiva alla ricerca di notizie più

197. AA.VV., 28 Maggio Piazza Loggia 1974-2006. Voci e musiche per la strage, Casa della Memoria, maggio 2007, CD numero 1. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 132

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precise sulle conseguenze dell’attentato. Ricorda: «Io stavo parlando da un dieci minuti, ad un certo momento ho visto come una nuvola biancastra, su uno dei pilastri del porticato e quasi immediatamente un grandissimo botto. […] Poi ho sentito … quasi subito, quasi contemporaneamente, ma prima ricordo di avere visto questo fumo, poi il botto, e poi ho visto la gente cadere per terra, perché dal palco si vedeva tutta la zona, non solo i feriti e i morti, ma anche gli altri, un po’ per lo spostamento di aria, e un po’ perché non sape- vano cosa fare; e quindi visto questo ho pensato che la cosa poteva essere molto grave, non era un botto così, a salve, e per questo io credo di avere detto “state fermi”, poi mi sono messo da parte e ha preso la parola un collega, che si chiamava Leali, che era uno dei dirigenti della FIOM, il quale naturalmente invitava la gente a stare calma, sulla base di quello che vedeva, e poi noi gli tra- smettevamo – io ero accovacciato alla sinistra del palco – quello che la gente veniva a dirci, notizie naturalmente che non si potevano verificare, e quindi c’era chi diceva “hanno messo le bombe anche attorno alle piazza” e quindi l’invito era “state all’interno della piazza”, “le hanno messe sotto il palco”, allora si diceva “spostatevi” … insomma era un continuo colloquio tra la gente […] però non sapevamo da chi apprendevano le notizie, e non stavamo nean- che lì a chiederlo, perché il momento di tensione era forte»198.

Altra preziosa documentazione dell’eccidio sono le numerosissime foto- grafie che nell’immediatezza – o appena qualche minuto dopo – sono state scattate. Istantanee che immortalano contesti crudeli, sanguinari, disuma- ni. Quella mattina diversi fotografi erano presenti alla manifestazione. Alcuni professionisti come Silvano Cinelli («Bresciaoggi»), Beppe Orioli («Giornale di Brescia»), Pasquale Zaccone e Pierluigi Putelli (Studio Eden), altri semplici attivisti del circolo “La Comune” come Enrico Zampini ed Eugenio Ferrari, altri ancora in qualità di manifestanti con l’hobby della foto- grafia: Pietro Gino Barbieri, Berardo Lippamano e Roberto Paderno. Informati dell’esplosione, non tarderanno a raggiungere il luogo dell’ecci- dio anche Ken Damy (militante del circolo “La Comune”) e Renato Corsini (titolare dello “Studio Fotografico Acquarello”) al quale lascia il proprio appa- recchio fotografico il collega Eugenio Ferrari che sconvolto dallo spettacolo appena visto non riesce a trattenersi oltre ed abbandona la piazza199. Di lì a

198. Testimonianza di Franco Castrezzati, resa in dibattimento il 10 febbraio 2009, pp. 42-43. 199. Colloquio con Renato Corsini del 4 maggio 2019. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 133

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poco arriveranno anche Bruno Massadi dello “Studio Eden” e Angelo De Rosa della “squadra scientifica” della Questura. Per tutti la fotocamera offre un provvidenziale filtro protettivo che con- sente loro di scattare quelle spaventose immagini senza abbandonarsi alla disperazione ed al terrore per quanto i loro occhi stanno osservando. Scene che – esaurita l’adrenalina – puntualmente ritornano a turbare il ricordo di quel giorno. Anche a distanza di anni.

Silvano Cinelli: «Stavo scendendo dal tetto della macchina dov’ero salito per riprendere meglio la folla, quando ho sentito il botto. Mi sono messo a scattare, automaticamente, senza mettere neppure a fuoco. Poi quando il fumo ha cominciato a diradarsi son corso verso i portici fen- dendo la folla che mi veniva incontro fuggendo. A spintoni sono arriva- to dove giacevano i corpi. E ho continuato a scattare, a scattare, a scat- tare. L’orrore l’ho visto dopo: quando ho sviluppato le fotografie»200.

Pierluigi Putelli: «Ero agitatissimo, è stata la cosa più orribile che ho visto nella mia vita. Piangevo disperato, non riuscivo a capire la cattiveria, la ferocia di quel gesto. È un ricordo indelebile che ha lasciato il segno. Avevo dei pantaloni beige quel giorno, erano tutti intrisi di sangue ... c’era sangue ovunque. Dopo aver finito gli scatti, me ne sono andato di corsa»201.

200. “La strage di Brescia. Ora basta”, «L’Europeo», del 6 giugno 1974, p. 48. 201. Dolfo F., La strage di piazza della loggia tra immagine e storia, Università di Parma, 2010, p. 76. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 134

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Pietro Gino Barbieri, studente al primo anni di medicina: «Uscii in moto con la macchina fotografica, come facevo sempre quando partecipavo a manifestazioni. […] Arrivammo in piazza Loggia dove, per mancanza di spazio sotto i portici, ci posizionammo con il nostro striscione rosso quasi in mezzo alla piazza. Fu la nostra salvezza perché la bomba non ebbe su di noi l’effetto devastante che poi potemmo constatare sui poveri compagni massacrati. Da quel momento iniziai a scattare fotografie, con le lacrime agli occhi e il cuore che batteva all’impazzata. Dopo i primi scatti tra i morti e i feriti entrai nel negozio del fiorista per cambiare la pellicola e questi mi fece salire in casa sua al primo piano da dove con- tinuai a scattare fotografie, le uniche immagini dall’alto di quella carne- ficina fascista»202.

A distanza di oltre quarant’anni da quel giorno, si scoprirà che oltre alle macchine fotografiche in piazza quella mattina ci sono – seppur in tempi successivi – anche due cineprese. La prima è nella disponibilità di Mario Bertoli – simpatizzante di sini- stra con l’hobby della cinepresa – che registra in super 8 qualche decina di secondi delle fasi iniziali della manifestazione. “Dimenticati” nell’immediatezza, quegli spezzoni ricompariranno dopo oltre quarant’anni tra i file multimediali che si trovano in rete. Nei brevi

202. «Rosso Colore», “Speciale 28 maggio”, Rifondazione Comunista, 2006, p. 5. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 135

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fotogrammi le inquadrature dell’arrivo in piazza dei primi dimostranti e di Castrezzati che dal palco arringa la folla. Poi lo scoppio, la paura e la decisione istintiva di rientrare immediatamen- te a casa pongono fine a delle riprese che avrebbero potuto rivelarsi forse decisive – se proseguite – per l’identificazione dei responsabili dell’attentato. Sorte ben diversa toccherà alle riprese che nei momenti appena successivi allo scoppio registrerà Enio Corbucci. Avuta notizia dell’attentato, egli arriva in Piazza della Loggia giusto il tempo per riprendere – «almeno un paio di minuti di pellicola» – le scene dei morti e dei feriti che ancora attendono i soc- corsi. Racconterà così quei momenti: «Con la cinepresa mi sono fatto largo tra la folla senza problemi, forse i carabinieri mi scambiarono per un giorna- lista, fino che sono arrivato davanti ai corpi straziati. Sapevo che stavo docu- mentando una cosa importante». Fotogrammi assolutamente significativi che nessuno potrà mai vedere. Infatti, consegnati ad un negozio per lo sviluppo, non ritorneranno mai in possesso del suo proprietario. Svaniti203. Torniamo agli attimi appena successivi all’attentato. Dal palco continua- no ininterrotti gli appelli affinché le persone si rechino presso l’adiacente piazza della Vittoria. Non tutti seguono il consiglio. Qualcuno fende la massa di persone che in preda al panico sta allontanandosi scomposta, ed avanza in direzione dell’epicentro dello scoppio. Sono i pochi nei quali l’ir- razionale istinto di sopravvivenza non è prevalso sul raziocinante desiderio di capire cosa è successo.

203. «Portai la pellicola da Tominetti, l’ottico di corso Zanardelli, per farla mandare a Milano a sviluppare. Non tornò più indietro: non per colpa del negoziante, che non sapeva nemmeno cosa avevo registrato. Qualcuno la intercettò». “Le mie riprese sul luogo della strage sparite nel nulla 45 anni fa”, «Giornale di Brescia» del 29 maggio 2019, p. 10. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 136

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La scena che si presenta ai loro occhi è spaventosa, innaturale. Indimenticabile. Decine di persone giacciono a terra stordite, frastornate. Nell’aria un silenzio assordante frammisto ad un’acre odore di carne bruciata e polvere da sparo. Per un raggio di qualche metro dalla colonna sbrecciata – proprio di fronte allo storico negozio d’abbigliamento “Tadini & Verza” – ora per terra restano ombrelli contorti, effetti personali, brandelli di indumenti, bandiere e striscioni consumati dalle schegge e dal violento spostamento d’aria. Arti e pezzi di tessuto umano. Il silenzio è irreale – accade sempre così dopo un evento di tale gravità – poi a poco a poco la piazza si rianima. Arrivano coraggiosi i primi soccor- ritori, tra i colpiti qualcheduno tenta faticosamente di rialzarsi, altri invece rimangono a terra lamentandosi. Chiedono aiuto. Tanti, quelli che sostava- no nei pressi del cestino porta rifiuti dove era stato collocato l’ordigno, rimangono immobili. Alcuni per sempre. Col trascorrere delle ore colpirà la circostanza che tra le persone dila- niate dalla bomba non vi sia alcun rappresentante delle forze dell’ordine, sebbene l’epicentro dell’esplosione sia ubicato dove carabinieri e guardie di pubblica sicurezza sostano abitualmente durante le manifestazioni. A chiarire l’apparente mistero – come abbiamo visto – una ragione banalissima: la pioggia incalzante che ha persuaso molti degli scioperanti a proteggersi sotto i portici, inducendo così i militari al ripiegamento. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 137

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Alla vista dello scempio causato dall’attentato ormai anche l’ottimista dott. Diamare ha capito che “quella non è giornata”. Trascorsi i primi attimi di smarrimento, cerca perciò di contattare i suoi superiori. Ordina al dott. Via di allertare la Procura della Repub - blica. Negli uffici giudiziari di Via Moretto la notizia della strage viene accolta con “incredulità”204. Per - tanto il vice-questore ingiunge al dirigente della Squadra Mobile dott. Donisi – accorso in piazza poco dopo l’esplosione dalla que- stura di Via dei Musei – di recarsi immediatamente presso la Procura “per ricevere istruzioni”205 sui provvedimenti da assumere e per riferire dell’estrema gravità della Palazzo Marti nengo Colleoni, situazione venutasi a creare. nel 1974 sede del Tribunale di Brescia Torniamo indietro di alcuni minuti – a strage ancora non perpetrata – ed andiamo in Via Moretto 78 a Palazzo Marti nengo Colleoni, sede del Tribunale di Brescia. All’Ufficio Istruzione – situato al terzo piano dello stabile – sono in corso le quotidiane attività caratteristiche degli uffici giu- diziari. Nel proprio studio il G.I. Giovanni Arcai è impegnato a raccoglie- re una testimonianza relativa ad un’indagine in corso, quando viene rag- giunto dalla notizia dell’attentato. Imme diatamente congeda l’interlocuto- re di cui sta assumendo la deposizione per informarsi dettagliatamente su quanto appena accaduto. In quegli stessi istanti, un giovane sale le scale del Palazzo di Giustizia con fare trafelato per recarsi proprio nel suo ufficio. Il visitatore si chiama Ugo Bonati. A suggerire al Bonati l’abboccamento col magistrato quella mattina è stato Ermanno Buzzi. Motivo del colloquio una tela rubata del pittore bresciano Girolamo Romanino detto “il Romanino” che il giovane

204. La notizia della strage appare inverosimile, al punto che il latore del messaggio è costretto a controbattere lo scetticismo espresso dal suo interlocutore telefonico con l’affer- mazione “Magari non fosse vero”. (Testimonianza di Agnello Diamare, resa al dibattimento, del 2 ottobre 1978). 205. Testimonianza di Agnello Diamare all’udienza del 2 ottobre 1978. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 138

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vorrebbe fare “ritrovare”, al fine di scongiurare possibili conseguenze giudi- ziarie ai suoi danni. Trovatosi al cospetto del giudice, il pregiudicato fa appe- na in tempo ad accennare una giustificazione per la sua visita improvvisa206 che Arcai lo accomiata sbrigativamente, turbato com’è dalla notizia della strage ed intenzionato ad incontrarsi immediatamente con i colleghi per concordare le iniziative da assumere. Mentre presso il Tribunale gli avvenimenti si accavallano, sul luogo del- l’attentato altre complicazioni non tardano a manifestarsi. È trascorso pochissimo tempo dallo scoppio della bomba – «quattro o cinque minuti, sei»207 – quando al suono della sirena due furgoni delle forze dell’ordine, fanno ingresso sul luogo dell’eccidio. Mentre ancora risuonano incessanti gli appelli che dal microfono del palco invitano i presenti a lasciare la piazza, con incon- sueta tempestività alcune decine di poli- ziotti in tenuta da ordine pubblico – equipaggiati cioè con scudi e manganelli – si apprestano a sgombrare la piazza. «Tra una bordata di fischi»208 i mili- tari scendono dai mezzi, ma si arrestano titubanti dinnanzi ad un cospicuo numero di operai dall’atteggiamento minaccioso. Quest’ultimi, esasperati per quanto appena successo, li apostrofano duramente, accusandoli d’intervenire

206. L’incontro Arcai-Bonati sarà oggetto di successive indagini, intese ad accertare se tale circostanza possa essere stato un espediente del Buzzi, predisposto col fine di precosti- tuirsi un alibi. Infatti Buzzi sosterrà di aver accompagnato il Bonati dal magistrato, aspettan- dolo poi nei pressi del Tribunale fino al suo ritorno, allontanando così il possibile sospetto di una sua presenza in Piazza della Loggia nell’imminenza dello scoppio dell’ordigno. 207. Testimonianza di Alberto Priorati, resa al dibattimento del 10 febbraio 2009. 208. “Fuori gli assassini fascisti!”, «Bresciaoggi» del 28 maggio 1974, p. 2. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 139

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sempre in ritardo. Inevitabilmente tra gli schieramenti si viene a crea- re un clima di fortissima tensione. Un timido accenno di carica viene immediatamente respinto dalla rea - zione esasperata dei manifestanti. La situazione rischia di degenerare. Solamente il sopraggiungere di alcuni sindacalisti riesce a persua- dere i funzionari nel desistere dallo sgombero forzato della piazza e che

perseverare nell’iniziativa avrebbe avuto quale inevitabile conseguenza soltanto quella di esacerbare animi già infervorati, mettendo a rischio l’inco- lumità degli stessi poliziotti. Un breve conciliabolo tra Questore e Diamare, poi i mezzi militari si allontanano tra contestazioni verbali e qualche colpo d’ombrello e d’asta di bandiera calato sulle carrozzerie209.

209. Franco Torri, autorevole esponente della Camera del Lavoro di Brescia ricorda: «I poliziotti erano abbastanza sconcertati e sbigottiti; i loro comandanti però spingevano perché la piazza doveva venire sgomberata dai lavoratori. Gli operai intervennero minacciosamente: mi ricordo soprattutto il muro eretto dagli operai della OM. Si venne ad un momento fortis- simo di tensione; riuscimmo però a convincere anche con la forza, con una reazione corale di chi era rimasto, la Celere ad abbandonare la piazza». Così invece Leonardo Martinazzi, mem- bro dell’esecutivo del Consiglio di Fabbrica dell’INNSE: «Ci hanno caricato e inizialmente siamo scappati: poi siamo tornati e la gente che con gli ombrelli li rincorreva per cacciarli via, urlava: ‘Non eravate qui prima e venite a rompere le scatole adesso?’ Sono rimasto lì poco, una mezz’oretta circa e non ricordo se è stato Pedroni o qualcuno della CGIL, forse Leali, che è sceso dal palco e insieme ad altri sindacalisti è andato a parlare con il comandante, ingiungen- dogli con durezza, quasi con cattiveria, di andare via, di portarsi via i poliziotti. Era presente anche, credo, il vicequestore in borghese, assieme ad alcuni alti funzionari che si sono consul- tati, decidendo di mandare via le camionette». AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una stra- ge fascista, Camera del Lavoro FIOM-CGIL, 1982, p. 52). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 140

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Roma. Il radiotelefono della berlina blu del presidente del Consiglio Mariano Rumor squillò alle 10.35 di martedì 28 maggio. Chiamavano da Palazzo Chigi, sede del governo. [...] Appoggiata all’orecchio la cornetta, il primo ministro sentì la voce del suo addetto stampa Aldo Palmisano: «Mariano, un’altra strage come a Piazza Fontana. A Brescia è scoppiata una bomba durante una manifestazione antifascista. Ci sono morti, feriti e sangue dappertutto. […] Dieci minuti dopo Rumor riceveva sulla sua scrivania il primo rap- Il capo della Polizia Zanda Loy porto sul massacro direttamente dalle mani del ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani»210. La prima decisione assunta è quella di inviare a Brescia il capo della Polizia Zanda Loy col compito di riferire sull’attentato. Solo pochi minuti e la notizia della strage consumata si diffonde nel paese con un “lancio” dell’agenzia ANSA. Sono le ore 10.49. Il comunicato – stilato interamente in caratteri maiuscoli – recita essenziale: «Brescia 28 maggio – una bomba è scoppiata a Brescia durante una manifestazione»211. È soltanto l’esordio: per diverse ore a seguire le telescriventi delle agenzie giornalistiche diffonderanno sui canali informativi italiani ed internaziona- li notizie ed immagini dell’eccidio. In piazza, mentre il sibilo delle sirene delle autolettighe prorompe nell’aria, una persona si avvicina a Diamare dicen- do di essere in possesso di informazioni importantis- sime. Afferma di aver visto gli attentatori. L’inatteso teste è il brigadiere Di Lorenzo, al quale il vice- questore ingiunge – dopo

210. “Fascismo assassino”, «Panorama» del 6 giugno 1974, p. 42. 211. Comunicato ANSA del 28 maggio 1974 ore 10.49, in “Fascismo assassino”, «Panorama» del 6 giugno 1974, p. 39. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 141

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aver ascoltato il suo concitato racconto – di farsi accompagnare immedia- tamente da alcuni agenti della squadra politica alla ricerca degli elementi sospetti. All’esito negativo del rapido giro ricognitivo, Diamare invita allora il Di Lorenzo a recarsi personalmente «in Questura a fare una deposizione e la descrizione dei due soggetti»212. Lasciamo momentaneamente il teatro della strage ed accompagniamo il brigadiere in Questura dove le sue dichiarazioni vengono prontamente verba- lizzate. La deposizione di Leopoldo Di Lorenzo – agente di P.S. in servizio presso la telescrivente della Prefettura – è tanto preziosa quanto accurata. Potrebbe significare una svolta decisiva per l’identificazione dei responsabili materiali della posa dell’ordigno. Questo in sintesi il suo racconto: egli si trova casualmente nei pressi del luogo del comizio quando, incuriosito dalla condotta ambigua di due indi- vidui, li segue per capire le loro intenzioni. Poi li perde di vista. All’improvviso il botto. Il tempo di collegare ciò che ha visto, con quanto accaduto e subito dopo la ricerca, da parte sua, di un superiore cui esternare i suoi dubbi. Ecco la sua pressoché integrale testimonianza – rilasciata alle ore 10.45, a poco più di 30 minuti dalla strage – negli uffici della squadra politica: «Verso le ore 10.30 di questa mattina, mentre mi trovavo di passaggio per Corso Mameli, giunto all’altezza del negozio di tessuti “Vestes” ho notato due individui sospetti i quali, uno dei due diceva all’altro testualmente: “LO FACCIAMO ADESSO”. A tale frase mi sono soffermato per control- lare le loro mosse. Dopo qualche istante, seguendo il vicolo si sono portati verso Piazza della Loggia e dopo qualche istante ho sentito un forte boato. Io in quel momento avevo attraversato il vicolo che da Corso Mameli porta in Piazza della Loggia»213.

Intanto in piazza della Vittoria – dopo le sollecitazioni giunte dal palco – si sono radunate numerose persone. Gli sguardi ancora increduli di fronte a tanta violenza. L’atmosfera è caratterizzata da una tensione emotiva che ad ogni istante rischia di trasformarsi in collera irrazionale le intenzioni

212. Esame di testimonio senza giuramento di Agnello Diamare del 13 gennaio 1975. 213. Processo verbale di Di Lorenzo Leopoldo, del 28 maggio 1974. Quella mattina oltre al Di Lorenzo, anche uno studente ed una insegnante sosterranno di aver individuato i possibili autori della strage. In seguito ad ulteriori verifiche investigative però tutti i sospettati risulteranno estranei all’attentato. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 142

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bellicose dei presenti, esasperati dalla situazione, nei confronti dei missini. È necessaria la mediazio- ne dei responsabili sindacali e degli esponenti dei partiti che rie- scono a stento «a contenere in un ambito democratico e di consape- volezza la rabbia che la folla spri- Piazza Vittoria gionava»214. La preoccupazione di possibili disordini è condivisa anche dai responsa- bili dell’ordine pubblico. Tra i presenti infatti serpeggia l’ipotesi di una immediata rivalsa nei confronti del Movimento Sociale Italiano, ritenuto fiancheggiatore ed ispiratore morale dei gruppi radicali di destra, subito individuati quali responsabili della strage. Obiettivo della rappresaglia: la sede della Federazione del partito215. Solo lo scorrere dei minuti e grazie soprattutto ad una paziente opera di persuasione, tale pericolo viene infine scongiurato, ne dà efficace descrizio- ne un inciso riportato in «Bresciaoggi» del 30 maggio: «[...] sarebbe basta- to un gesto per fare traboccare il vaso, chissà con quali conseguenze, la rab- bia portata come un coltello tra i denti davanti ai provocatori, nell’empito dell’insurrezione popolare»216. Contemporaneamente in piazza della Loggia si diffondono le voci più disparate. Il panico, frutto delle devastanti conseguenze dell’attentato, genera allarmistiche notizie – rivelatesi in seguito infondate – circa la presenza nella

214. «Il questore Mastronardi ed il comandante del Gruppo carabinieri Col. Franco Losacco tentavano di coordinare il ristabilimento dell’ordine nella piazza e nelle zone adiacenti. Questo perché la tensione si esasperava di momento in momento e principi di tumulto venivano frena- ti a fatica dagli esponenti delle organizzazioni sindacali. Anche esponenti politici contribuivano con la loro autorevole presenza ad organizzare i soccorsi ed a contenere in un ambito democra- tico e di consapevolezza la rabbia che la folla sprigionava». (“Dodici persone uccise e un centi- naio ferite”, «Giornale di Brescia» (Edizione straordinaria), del 28 maggio 1974, p. 1). 215. «C’era gente che voleva andare a bruciare la sede del Movimento sociale». (Corbari C., Memorie in tuta blu, Edizioni Lavoro, 2005, p. 128). Ed ancora: «… sono stati momenti di grossa tensione perché si temeva della presenza di altre bombe. Credo ci fosse stato un momento di tensione collettiva. Qualcuno voleva fare anche qualche azione contro i, tra virgo- lette, “responsabili” presunti di questa strage e in quel momento si pensava di fare un corteo verso la sede del Movimento Sociale». (Testimonianza di Guerini Agostino, resa al dibatti- mento del 21 settembre 2010, p. 31). 216. “Città viva”, «Bresciaoggi» del 30 maggio 1974, p. 1. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 144

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zona di altre bombe pronte ad esplodere. Persino i sacchi di spaz- zatura e tutti i numerosi altri conte- nitori di rifiuti collocati in piazza sono oggetto di circospetta verifica del loro contenuto217. La situazione è talmente tesa che nemmeno il sopraggiungere del parroco dell’attigua chiesa di Sant’Agata – don Ernesto Zambelli – riesce a placare gli animi. Al con- trario, la sua presenza viene accolta da manifestazioni di esasperato disappunto che lo fanno sentire come «un fuscello nella bufera, impotente, annichilito […]»218. Appena qual- che minuto prima – alle 10.17 – è squillato il telefono del centralino del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco. Sono trascorsi cinque minuti dall’esplosione e alla centrale operativa giunge – «da un funzionario o gra- duato della Questura» – un’accalorata richiesta di «intervento urgente di tutte le ambulanze in dotazione in Piazza della Loggia»219. Trascorre soltanto un minuto e dalla caserma escono a sirene spiegate due autoambulanze. Il tragitto è breve: poco più di un chilometro. Lì giun- ti, i mezzi di soccorso attraversano la piazza fendendo la folla, dirigendosi dove alcuni volonterosi manifestanti hanno predisposto un improvvisato servizio d’ordine.

217. «Ricordo anzi che dovetti far verificare, ancora dai militari, i sacchi della spazzatura giacenti per effetto di uno sciopero allora in corso dei netturbini, dato che si era sparsa la voce nella piazza di altri ordigni depositati in giro». (Esame di testimonio senza giuramento di Diamare Agnello dell’8 maggio 1984, p. 4). 218. Così il suo ricordo: «Quando la mattina del delittuoso scoppio di piazza della Loggia chi scrive è accorso subito con l’intenzione di portare il conforto cristiano ed è stato som- merso dalla folla tra urla ed imprecazioni, egli si è sentito un fuscello nella bufera, impotente, annichilito, solo con la struggente volontà di partecipare, di vivere con la folla questa tragedia: un solo pensiero costante mi attraversava la mente, qualunque cosa dicano, taci, umilmente, pazientemente, ascoltando solo il loro dolore. I morti non hanno mai il pugno chiuso; hanno dovuto aprire la mano perché passasse il più grande dei doni». (Intervista a Ernesto Zambelli, «La voce del Popolo» del 28 giugno 1974), in Bardini B. e Noventa S., 28 Maggio 1974. Strage di piazza della Loggia. Le risposte della società bresciana, Casa della memoria, 2003, p. 56). 219. Esame di testimonio senza giuramento di Cattaneo Giovanni del 9 luglio 1974. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 145

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Lo spettacolo che si presenta agli occhi dei quattro componenti gli equipaggi delle autolettighe è inim- maginabile. Numerosi corpi giaccio- no a terra inanimati, mentre da altri si levano lamenti e richieste di aiuto. Passato lo sgomento, gli infermieri intervengono su coloro che ancora mostrano segni di vita, li trasportano nell’ambulanza per poi correre veloci verso l’ospedale. Per due uomini e una donna che giacciono a terra esanimi non possono molto, soltanto trasporta- re i corpi «alla Camera Mortuaria del Cimitero»220. Uno dei paramedici intervenuto tra i primi sul posto – Faustino Masserdotti – così racconterà quei momenti terribili: «[...] Quando arrivammo era il caos [...] era una scena impressionante. Ci siamo messi a raccogliere i resti delle persone dilaniate. Dopodiché abbiamo cominciato a fare la spola tra la piazza e l’ospedale con i feriti che erano tantissimi e ovun- que. [...] Il ricordo più crudo è quel- lo delle operazioni di ricomposizio- ne dei cadaveri e del loro trasporto al cimitero Vantiniano. In piazza ricordo che ci facemmo prestare la scala dai vigili del fuoco per salire e recuperare porzioni delle vittime dell’esplosione volate lontano»221. Il continuo susseguirsi degli eventi non lascia molto tempo a Diamare per pensare: richiesto l’intervento della Croce Bianca,

220. Scheda d’intervento del Comando Vigili del Fuoco del 28 maggio 1974. 221. “Su e giù dagli ospedali per salvare i feriti”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 2019, p. 9. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 146

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avvertito prima telefonicamente e poi a mezzo di un dirigente il Procuratore, riceve la comunicazione che «ultimati i rilevi di rito, si poteva rimuovere ogni cosa»222. Giornale Radio Nazionale delle ore 11.30. L’opinione pubblica è informata dell’eccidio: «Un grave at - ten tato terroristico è stato compiuto alle 10.20 di questa mattina in piazza della Loggia a Brescia, dove è scoppia- to un ordigno che ha seminato la strage. I primi bilanci, peraltro contrad- dittori, parlano di alcune vittime – da due a sei morti – e di una quarantina di feriti alcuni dei quali in gravi condizioni. Al momento dell’attentato nella piazza c’erano circa duemila persone che partecipavano ad una mani- festazione unitaria antifascista […]»223.

222. Sarà lui stesso a riferire l’incalzare degli avvenimenti nel corso di un esame testimo- niale reso nel maggio 1984: «Chiamai subito l’Ufficio di Gabinetto perché avvertisse la Procura e mi mandassero tutte le ambulanze disponibili. Seppi dal dott. Via di aver (che aveva N.d.R.) conferito personalmente con il Procuratore della Repubblica, cui aveva dato la tragica notizia. Successivamente, non avendo visto nessuno, mandai il dott. Donisi direttamente in Procura per sollecitare l’intervento della magistratura. Non saprei dire con chi parlò il dott. Donisi; comunque egli tornò riferendo che, ultimati i rilevi di rito, si poteva rimuovere ogni cosa». (Esame di testimonio senza giuramento di Agnello Diamare, del 8 maggio 1984). 223. Giornale radio Nazionale del 28 maggio 1974, ore 11.30. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 147

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Dopo l’introduzione il radiogiornale prosegue con altre notizie per poi tornare sull’episodio stragista con alcuni aggiornamenti: «[…] Ancora sul vile attentato di un’ora fa a Brescia. Apprendiamo ora che i morti accertati sono quattro. Gli artificieri stanno accertando la natura e la potenza del- l’esplosivo. Il ministro dell’interno Taviani ha inviato subito sul luogo del- l’attentato il capo della polizia che è già partito per Brescia»224. Intanto alla sede dei Vigili del Fuoco in Via Milano arriva una nuova richiesta d’assistenza. Al telefono il Vice Questore di Brescia che sollecita l’in- tervento di «un’autobotte per lavare il luogo in cui era avvenuta la strage»225. Alle 11.45 due veicoli, un mezzo-cisterna ed una campagnola, sono già sul posto. Non appena a destinazione, il capo- squadra Matteo Guerini si pone subito a disposi- zione del dott. Diamare che gli ordina di provve- dere alla pulizia dei luo- ghi. Prima di procedere con l’operazione di la - vag gio è stato necessario «togliere tutti i vetri delle finestre che erano stati infranti dallo scoppio; assicurati che non vi fosse pericolo per la gente, abbiamo incominciato a lavare le facciate per togliere il sangue e pezzi di resti umani incollati sui muri, poi si è prov- veduto ad aiutare il personale della net- tezza urbana a raccogliere tutto quanto vi era sparso sul selciato [...]»226. Conclusi i soccorsi ai feriti e rimosse le salme si dà inizio al recu- pero dei reperti. Impresa ardua, in quanto la “scena del crimine” risulta alquanto pregiudicata. L’assistenza

224. Ibidem 225. Esame di testimonio senza giuramento di Cattaneo Giovanni del 9 luglio 1974. 226. Scheda d’intervento dei Vigili del Fuoco del 28 maggio 1974. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 148

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medica prestata alle persone interessate dall’esplosione, la presenza dei manifestanti tornati sul luogo dello scoppio per i primi aiuti, le operazioni di dila- vamento del selciato, hanno completamente inibito la possi- bilità di procedere a rilevamenti tecnici adeguati. La zona dello scoppio – per un diametro di parecchi metri – è devastata. La contemporanea proiezione di schegge – del marmo della colonna e del metallo di cui era costituito il contenitore dei rifiuti – con- giunta al violento spostamento d’aria, hanno prodotto alle strutture abita- tive ed alle attività commerciali contigue rilevanti danni. Ad ulteriore conferma della micidiale potenza della bomba, l’area circo- stante l’epicentro dell’esplosione è disseminata di brandelli di carne umana, di materiale ematico e di oggetti appartenuti ai manifestanti. Stessi esiti si possono rilevare anche sulle pareti delle case adiacenti fino ad un’altezza di parecchi metri. È in questo scenario che si svolge la fondamen- tale opera di «minuta ricerca» dei reperti. Ad occuparsene personale militare, «guardie e CC»227, che già si trovano sul posto. Intanto sul luogo della strage, «convocato dai Carabinieri»228, si pre- senta il colonnello d’artiglieria Romano Schiavi.

227. Esame di testimonio senza giuramento di Agnello Diamare del 8 maggio 1984. 228. Testimonianza di Schiavi Romano resa al dibattimento, del 14 novembre 1978. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 149

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Il suo intervento è richiesto in qualità di esperto in esplosivi. L’area interessata dal- l’onda d’urto non è stata ancora sottoposta al violento getto d’acqua dell’idrante: «Sul posto non vi erano più né morti né feriti, vi era un’autopompa dei vigili del fuoco, ma non so dire se avesse iniziato il lavaggio della piazza. Sicuramente sotto i portici questo lavaggio non era ancora iniziato per- ché vi erano dei segni del passaggio di scopa […]. Ricordo che vi era della spazzatura rac- colta in sacchi neri e mi fu chiesto di esami- narla. […] Potei guardare la spazzatura e la sbucciatura della colonna solo per qualche attimo perché fui chiamato in Prefettura perché si temeva che colà fosse stato deposto un ordigno»229. Sicché all’esperto resta solo il tempo «di raschiare un po’ di materiale dalla colonna ove era avvenuta l’esplosione»230 e poi percorrere speditamente un centinaio di metri per raggiungere il brigadie- re Ernesto Finicelli che lo attende nel cortile di Palazzo Broletto. È lì che è stata segnalata la presenza di una “valigetta” sospetta, il cui misterioso conte- nuto si rivela essere in realtà costituito da innocui indumenti. All’incirca alle 12.25 completato il lavoro di selezione, il Sig. Cattaneo Giovanni – ufficiale dei VVFF – mette a disposizione del funzionario di polizia i propri uomini che «provvidero a lavare sia i muri che il pavimento del portico e la platea stradale antistante il luogo dell’esplosione»231. E proprio il lavaggio della piazza – effettuato utilizzando il potente getto di un’idrante – sarà al centro di innumerevoli polemiche. Oggetto del con- tendere giudiziario saranno le modalità del dilavamento, per alcuni conside- rate tali da rendere plausibile l’ipotesi dell’irrimediabile dispersione di fram- menti e materiali dai quali poter risalire alla composizione della bomba ed alle caratteristiche tecniche d’innesco232.

229. Testimonianza di Schiavi Romano resa al dibattimento del 14 novembre 1978. 230. Ibidem 231. Esame di testimonio senza giuramento di Cattaneo Giovanni del 9 luglio 1974. 232. Certamente la ripulitura del suolo effettuata dai pompieri con la lancia non ha age- volato il rigoroso espletamento delle successive perizie tecniche. Zacchei Paolo, uno dei numerosi consulenti chiamati ad esprimere il proprio parere sulla natura dell’ordigno, sinte- tizzerà così la circostanza: «Per quanto riguarda le analisi che sono state svolte sicuramente l’operazione di lavaggio della piazza è stata determinante in quanto sicuramente ha determi- 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 150

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Considerata l’enormità del fatto, l’ordine di procedere tempestivamente alla pulizia si rivelerà una decisione quanto- meno avventata. Soprattutto se impartita da un dirigente di polizia233 ben consapevole delle prevedibili conseguenze negative dell’operazione sui successivi accertamenti peritali. Ad onor del vero, bisogna riconoscere che nell’immediatezza soltanto Castrezzati trovò da dissentire circa quanto stava accadendo234, anche per- ché nell’immediato ben altri erano le problematiche da affrontare235. Da rilevare infine che solo uno tra i tanti quotidiani che suc- cessivo scrissero della strage, sottolineò criticamente l’intempestivo inter- vento dei vigili del fuoco. Giornale Radio, secondo canale, trasmissione regionale delle ore 14.10. «Il Gazzettino Padano, seconda edizione. Buon pomeriggio. Abbiamo un

nato sia l’asportazione di residui di sostanza esplosiva, sia l’asportazione di reperti fondamen- tali e utili per le indagini. [...] è stata una operazione che ha indubbiamente inficiato quelle che potevano essere le potenzialità di ricerca dell’esplosivo e di quanto riguardava i meccanismi di attivazione e di innesco». (Testimonianza resa in dibattimento, il 25 maggio 2010, p. 16). Affermazione quest’ultima peraltro ridimensionata dal contenuto delle motivazioni alla sen- tenza n. 2 del 16 novembre 2010 del processo cosidetto “Maggi + altri”, dove alle pagine 237- 238 del dispositivo si legge: «Con ciò non si vuol dire che il lavaggio della piazza non abbia potuto impedire il ritrovamento di reperti di piccolissima caratura o la valenza dei rilievi svol- ti successivamente all’operazione, ma non occorre, neppure, sopravvalutare l’elemento quasi che non fossero stati raccolti reperti o effettuati rilievi prima del lavaggio stesso». 233. Banale la motivazione addotta da Diamare – nel corso della sua deposizione al pro- cesso svoltosi nel 1987 – per giustificare la disposizione impartita: «Per rispetto alle vittime [...] perché il loro sangue non venisse calpestato». 234. Anni dopo, Castrezzati riferirà le sue perplessità sulla disposizione impartita: «Protestai con il vice questore Diamare. Gli chiesi se non era il caso di preservare i reperti dopo un così grave attentato. Lui non rispose, si limitò ad alzare le braccia e se andò». (“Idranti perché”, «Giornale di Brescia» dell’11 febbraio 2009, p. 10). 235. Sul posto, impegnato nelle operazioni di soccorso, anche Giorgio Leali – sindacalista – che pur avvedendosi dell’operazione di pulizia della piazza in corso, non interviene in quan- to: «Era una fase in cui nessuno aveva il controllo: la gente aveva il problema di sapere chi era ferito, quanti erano i morti. [...] Tutti avevano in quel momento il problema di cercare qual- cuno, chi l’amico, chi il compagno di lavoro, chi i figli, chi la moglie». (AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM-CGIL, 1982, p. 55). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 151

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bilancio ancora impreciso della strage di Brescia, ma gli ultimi dati purtrop- po aggravano le tragiche informazioni che vi abbiamo dato nella prima edi- zione del Gazzettino Padano. Notizie sulle conseguenze dell’attentato com- piuto questa mattina contro una manifestazione antifascista. I morti sono forse sette, negli ospedali sono ricoverate un centinaio di persone, di queste almeno dieci sono gravi. Vi diciamo subito che le reazioni a questo nuovo, orrendo crimine sono ferme e unanimi e vengono da ogni parte d’Italia, dalle fabbriche, dagli uffici, dalle scuole, dai partiti, dai sindacati e naturalmente dal Governo e dal Parlamento. Per domani la segreteria della federazione CGILCISLUILha proclamato uno sciopero nazionale di protesta di quattro ore. Ma cerchiamo ora di tracciare la cronaca di questo nuovo orrendo delit- to che insanguina una città della Lombardia [...]»236. In piazza, completata la raccolta dei reperti ed ultimato il lavaggio, il dott. Diamare convoca i funzionari dell’Ufficio d’Igiene perché procedano

236. Il Gazzettino Padano, seconda edizione: «Buon pomeriggio abbiamo un bilancio ancora impreciso della strage di Brescia, ma gli ultimi dati purtroppo aggravano le tragiche informazioni che vi abbiamo dato nella prima edizione del Gazzettino Padano. Notizie sulle conseguenze dell’attentato compiuto questa stamattina contro una manifestazione antifasci- sta. I morti sono forse sette, negli ospedali sono ricoverate un centinaio di persone, di que- ste almeno dieci sono gravi. Vi diciamo subito che le reazioni a questo nuovo, orrendo cri- mine sono ferme e unanimi e vengono da ogni parte d’Italia, dalle fabbriche, dagli uffici, dalle scuole, dai partiti, dai sindacati e naturalmente dal Governo e dal Parlamento. Per domani la segreteria della federazione CGIL-CISL-UIL, ha proclamato uno sciopero nazio- nale di protesta di quattro ore. Ma cerchiamo ora di tracciare la cronaca di questo nuovo orrendo delitto che insanguina una città della Lombardia. Un attentato che sulla bocca di tutti ha riportato il nome di Piazza Fontana. Oggi a Brescia come quattro anni e mezzo fa a Milano, in Piazza Fontana, ma anche come un anno fa ancora a Milano in via Fatebenefratelli, davanti alla questura ... a Brescia dicevo è stato fatto esplodere un ordigno seminando strage tra gente innocente. Se la firma dell’attentato, anche questa volta non c’è, non è difficile tuttavia anche questa volta dedurla dall’obiettivo della strage. Questa matti- na a Brescia era in corso una manifestazione antifascista unitaria. Era stata convocata dalla Federazione unitaria CGIL-CISL-UIL e dal Comitato provinciale antifascista come atto col- lettivo di protesta dei lavoratori e degli studenti bresciani contro il terrorismo nero. C’erano dei riferimenti precisi, una serie di recenti attentati, ma soprattutto era stata evidenziata in queste ultime settimane un’organizzazione criminale nella quale si stanno ritrovando i nomi legati al più barbaro teppismo fascista. Un’inchiesta della magistratura sta proprio deline- ando in questi giorni nomi e responsabilità, come vi riferiremo più oltre con particolari. Ventidue persone sono in prigione, ma evidentemente una parte consistente dell’organizza- zione terroristica fascista è ancora libera. Su questi temi dunque si stava svolgendo a Brescia una manifestazione antifascista, quando improvvisamente in mezzo alla folla è scoppiata una bomba, forse un ordigno a orologeria [....]». (Giornale Radio, secondo canale, trasmissione regionale delle ore 12.10). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 152

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alla disinfezione dell’area. Essi – a loro volta – contattano telefonicamente l’Azienda Servizi Munici palizzati affin- ché invii personale per procedere al pre- levamento di alcuni sacchi di plastica entro i quali sono stati stipati i detriti raccolti sul luogo dell’esplosione che giacciono ora ammucchiati dinnanzi al negozio “Tadini & Verza”. «Tre uomini con due motocarri» – partiti dalla sede di Via Lamarmora – raggiungono in breve la destinazione e qualche minuto dopo il materiale viene caricato – con «scope e pale»237 – sui mezzi della Nettezzza Urbana. Poi i sacchi ed il loro prezioso contenuto sono trasportati al cen- tro di raccolta in Via Bissolati. La notizia della bomba è ormai diventata l’apertura di tutti i notiziari radiofonici. Il GR2 delle ore 12,30 è il primo ad offrire una corrisponden- za dell’inviato Domenico Alessi dal luogo della strage. Nel servizio, dopo una breve cronaca della manifestazione, sono esplicitate le motivazioni che hanno generato la protesta sindacale: «[…] Da settimane e da mesi, questa città, Brescia, è diventata teatro di scorrerie di estremisti neofascisti, vive in un’atmosfera aberrante. Un’inchiesta in corso […] ha già visto l’arresto di 22 persone e il sequestro di armi ed esplosivi. Con la manifestazione di questa mattina, Brescia voleva ancora una volta sottolineare il suo rifiuto per certi metodi […]»238.

237 “Reperti in discarica”, «Giornale di Brescia» del 11 febbraio 2009, p. 10. 238. GR2 delle ore 12,30: «Apriamo subito con i particolari del vile attentato compiuto da ignoti terroristi a Brescia, durante una manifestazione di lavoratori e sul quale vi abbiamo riferito le prime sommarie notizie nelle nostre trasmissioni precedenti. Poco prima delle 10.30, un ordigno, probabilmente a orologeria, è scoppiato fra le duemila persone che prendevano parte al comizio. Il bilancio della strage è gravissimo. Ecco il servizio di Domenico Alessi: Ecco, siete collegati con la redazione di Milano per i primi particolari. Le notizie che fin qui si hanno sul crudele episodio di stamane, l’attentato dinamitardo in piazza della Loggia, a Brescia. Alle 10.20, è esplosa una bomba ed ecco una vera strage: sangue, morti e feriti. Il bilancio, a due ore dall’attentato, è terribile. Da informazioni che abbiamo, e che hanno già conferma ufficiale, le vittime sono sei. Ci sono sei morti e i feriti sono cinquanta, dieci dei quali sono in gravi condizioni. È impossibile sapere di più. I telefoni di Brescia sono bloccati da cen- tinaia di chiamate. Questa mattina, a Brescia, era stato proclamato uno sciopero di quattro ore e il comitato antifascista, appoggiato da tutti i partiti dell’arco costituzionale, aveva indetto una 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 153

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Il servizio prosegue con una intervista telefonica con il sindaco Bruno Boni che conclude l’intervento con queste parole: «Certo che il fatto è gra- vissimo e non si può che deprecare con la massima violenza. Io che ho vissu- to i tempi della Resistenza, che ho vissuto tante vicende, di fatti di questa natura dico che non ho mai, nemmeno, avuto notizia. Fatto di inciviltà, fatto di terrore ... usi tutte le parole che crede. La città piange, perché non meri- ta, una città di lavoratori come la nostra non merita fatti di questo tipo»239.

manifestazione che avrebbe dovuto concludersi con un comizio appunto in piazza della Loggia. Perché una manifestazione? Da settimane e da mesi, questa città, Brescia, è diventata teatro di scorrerie di estremisti neofascisti, vive in atmosfera aberrante. Un’inchiesta in corso su questa squallida compagine ha già visto l’arresto di 22 persone e il sequestro di armi ed esplosivi. Con la manifestazione di questa mattina, Brescia voleva ancora una volta sottolinea- re il suo rifiuto per certi metodi. Mentre parlava Castrezzati davanti ad alcune migliaia di ope- rai e studenti – Castrezzati è un sindacalista della CISL – c’erano, dicevo due o tremila perso- ne sotto la pioggia, sotto i portici, dal lato opposto al palco, la bomba è esplosa. Si è trattato di un ordigno a orologeria che, secondo i primi accertamenti, era stato collocato in un cestino per i rifiuti posto all’angolo tra la piazza e il vicolo Beccaria. La bomba è esplosa in direzione della piazza». Il bilancio finale dell’attentato sarà di 8 vittime e 102 feriti. 239. «Una testimonianza diretta di questo atroce episodio è quella del sindaco di Brescia, il professor Boni, il quale si trovava in piazza della Loggia, partecipava anch’egli alla manife- stazione. Il sindaco di Brescia è con noi per telefono: ALESSI – Dunque, Prof. Boni, che cosa è accaduto? BONI – È accaduto un fatto orribile, tremendo. Avere la forza della parola in una situazione come questa, è già moltissimo. Perché la nostra città assolutamente non merita atti di terrore di questa natura. Il fatto ha tratto origine da una manifestazione che si svolgeva tran- quillamente in città, organizzata dalle confederazioni sindacali con larghissima partecipazione dei lavoratori, con la presenza di autorità, del Comitato antifascista, per protestare e per sot- tolineare la gravità dei fatti che erano avvenuti per le piste nere, e per tutte quelle vicende di cui hanno parlato tutta , la radio, ecc. Quando era in corso il comizio, il discorso ... ALESSI – E mi consenta, sindaco, l’ora dell’attentato si è potuta fissare alle 10.20 circa ... BONI – Verso le dieci e mezza circa. Era da poco iniziata la manifestazione. Stava parlando per conto delle confederazioni sindacali, Franco Castrezzati, quando ad un certo momento abbiamo sentito un grosso boato. Il boato era il ... della bomba che era scoppiata. ALESSI – La bomba è scoppiata sotto i portici? BONI – La bomba era scoppiata ... Il palco era verso la Loggia, mentre la bomba è scoppiata nella parte opposta, vicino ai portici, che sono in fondo alla piazza. ALESSI – Ci sono notizie delle vittime e dei feriti? BONI – Dei feriti ... Morti ce ne sono, feriti anche. Il numero preciso è in via di accertamento. Certo che il fatto è gravissi- mo e non si può che deprecare con la massima violenza. Io che ho vissuto in tempi della Resistenza, che ho vissuto tante vicende, a fatti di questa natura dico che non ho mai, nemme- no, avuto notizia. Fatto di inciviltà, fatto di terrore, usi tutte le parole che crede. La città pian- ge, perché non merita, una città di lavoratori come la nostra non merita fatti di questo tipo. ALESSI – Sindaco, noi la ringraziamo per questa testimonianza. A Brescia è stato proclama- to uno sciopero generale per tutta la giornata di oggi e domani. È stata anche decisa l’occupa- zione simbolica delle fabbriche. Gli altri particolari nelle prossime edizioni del giornale radio». ( GR2 delle ore 12,30 del 28 maggio 1974). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 154

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Pronto soccorso degli Spedali Civili. Fin dalle ore 10.30 hanno comin- ciato ad arrivare i primi feriti. Dapprincipio nei locali del nosocomio regna il caos. Soltanto alcuni minuti e poi il personale si organizza senza indugio per affrontare l’emergenza240. Le caratteristiche delle lesioni riscontrate – dovute alle schegge metal- liche del cestino e quelle di marmo prodotte dallo sbrecciamento della colonna – hanno causato violente emorragie nei corpi offesi. Necessitano pertanto dosi elevate di plasma per le trasfusioni più urgenti. Ad offrire il proprio sangue sono soprattutto i lavoratori attivati dal sindacato, cui la necessità è stata rappresentata dai dirigenti sanitari241. Fatalmente, con le persone menomate, arrivano anche i primi corpi privi di vita. Sono di due donne. La prima viene subito identificata in Livia Bottardi. L’altra rimane per qualche tempo sconosciuta. Solo successiva- mente sarà possibile darle un nome: Giulietta Banzi. La potenza micidiale dell’ordigno ha fatto scempio dei manifestanti più prossimi al cestino porta-rifiuti, smembrando i corpi al punto che – nel- l’immediatezza – risulta estremamente difficoltoso persino ai sanitari deter- minare l’esatto numero delle persone decedute. Non bastasse, a rendere ancor più caotico il contesto, concorre anche l’ar- rivo di parenti, amici e colleghi. Tutti alla disperata ricerca di informazioni. Per accogliere adeguatamente le loro comprensibili richieste, all’ingresso del- l’ospedale viene appesa una lista – aggiornata di minuto in minuto – in cui

240. «Dopo la comprensibile confusione iniziale, allestite tutte le sale operatorie dispo- nibili e di fortuna, i medici avevano cominciato a curare i feriti. Erano stati anche chiamati tutti i reperibili e quelli collocati in ferie o nel turno di riposo, le stesse suore lavorarono moltissimo». Intervista a Albini Sandro, in Bardini B. e Noventa S., 28 Maggio 1974. Strage di piazza della Loggia. Le risposte della società bresciana, Casa della memoria, 2003, p. 18. 241. «Subito dopo lo scoppio dell’ordigno in piazza della Loggia, constatata la gravità di molti dei feriti, arriva immediatamente dagli ospedali una richiesta di sangue per soppe- rire all’enorme bisogno di questi primi, drammatici momenti. A fronte di questa richiesta i sindacalisti ancora presenti in piazza della Loggia e nella vicina piazza della Vittoria orga- nizzano immediatamente gruppi di operai da inviare nei vari ospedali. Poiché molti lavora- tori, nel frattempo, sono tornati nelle varie fabbriche per occuparle, i sindacalisti, dopo aver formato i primi gruppi di donatori, telefonano direttamente alle fabbriche per far uscire gli operai e mandarli negli ospedali cittadini. Fin da queste prime ore, i lavoratori dimostrano una capacità organizzativa imponente e l’apporto dato da queste prime donazioni di sangue risulta molto importante e permette a infermieri e medici di lavorare in un contesto meno precario di quanto si potesse pensare». (Boffelli S. - Massentini C. - Ugolini M., a cura di Giugno I., Noi sfileremo in silenzio, Camera del Lavoro di Brescia, Fondazione Di Vittorio, Ediesse, 2007, p. 184). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 155

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sono elencate generalità e reparti di destinazione dei ricoverati242. Da poco consumata la carneficina, dirigenti sindacali e di partito si ritrova- no in Palazzo Loggia, nell’ufficio del sindaco. Il clima è di comprensibile con- citazione. Luciano Costa, giornalista: «Raggiunsi il Comune. Nella sala del Consiglio, presieduta dal Sindaco, aveva già preso il via una riunione a cui parte- cipavano, in modo ancora disordinato, sindacalisti, politici, funzionari della Prefettura, rappresentanti delle Forze

dell’Ordine. Si cercava un minimo comune denominatore, ma l’impressione dominan- te era che si navigasse a vista, preoccupati di quel che poteva ancora accadere e non di come gestire ciò che era già accaduto»243. Superato lo sgomento iniziale, a tutti appare chiara l’esigenza di coinvolgere i lavoratori in iniziative adeguate alla provocazione subita. La scelta privilegia- ta è quella di prolungare lo sciopero generale fino al giorno successivo, annunciando la contemporanea simboli- ca occupazione degli stabilimenti244.

242. Un riscontro obiettivo – tratto dalla sentenza n.91/97+9878/07 (Maggi + altri) del 14 aprile 2012 – può rendere l’eccezionalità della situazione affrontata dal personale sanita- rio quella mattina: complessivamente vennero prescritti ai feriti visitati ben 3.461 giorni di prognosi, corrispondenti a circa 9 anni e mezzo! 243. Costa L., Un giorno lungo quarant’anni, Associazione Culturale Bruno Boni, 2014, p. 19. 244. «Il presidio delle fabbriche è la risposta alla profonda preoccupazione, allo stato di confusione e difficoltà in cui si trova, nelle ore immediatamente successive all’attentato, il movimento sindacale». AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, p. 52. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 156

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Ai presenti non appare ancora chiaro quanto l’episodio stragista sia un evento isolato o invece parte integrante di un disegno eversivo più ampio. Poi, col trascorrere delle ore, l’allarmante ipotesi cesserà di insinuarsi nei loro pensieri. In proposito ecco il ricordo di Castrezzati: «Debbo anche dire che per- sonalmente, in un primo momento, ho pensato che quell’attentato fosse stato concepito per innescare una manovra eversiva a più vasto raggio e più radicale. Se si erano verificati nel nostro paese e nella nostra provincia sva- riati attentati, quella era però la prima volta che si faceva esplodere un ordi- gno in una piazza mentre era in corso una manifestazione antifascista. Con il passare dei minuti e le notizie che pervenivano dal resto d’Italia, la mia preoccupazione ebbe fine»245. Mentre si discute, ecco arrivare in Loggia il presidente della Provincia Ciso Gitti. Questi, resosi conto della situazione di stallo venutasi a creare, propone a tutti i presenti di trasferirsi nei locali dell’Amministrazione Provinciale – dove «mette a disposizione telefoni, sala riunioni, ecc.» – al fine di costituirvi un ufficio per la gestione della crisi in corso. Fin da allora – e per alcune settimane – quella «divenne la sede degli incontri delle forze sociali, dei partiti politici, delle forze della cultura e la sede dove unitariamente furono fatte le scelte successive»246. In Broletto, sindacalisti e rappresentanti delle forze partitiche stilano unitariamente un documento col quale annunciano la decisione di occupare fin da subito i principali insediamenti produttivi247. Viene indetto inoltre uno sciopero generale delle scuole superiori, men- tre si abbozza la costituzione di un servizio d’ordine operaio. Ci si prodiga anche di interfacciarsi con l’Ospedale Civile, per fornire informazioni «ai familiari, ai parenti dei feriti e dei caduti»248.

245. Bardini B. - Noventa S., 28 Maggio 1974. Strage di piazza della Loggia. Le risposte della società bresciana, Casa della memoria, 2003, p. 122. 246. Intervista a Franco Torri in, AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fasci- sta, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, p. 52. 247. «Questa appare la scelta più opportuna che consente di allontanare lo stato di paura, di frustrazione e di disperazione personale che colpisce gran parte dei lavoratori pre- senti, offrendo loro una indicazione concreta, un luogo in cui ritrovarsi per ricomporre le proprie idee e decidere», AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, pp. 52-53. 248. Intervista a Torri Franco in, AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fasci- sta, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, p. 52. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 157

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Intanto, in piazza della Vittoria i manifestanti «o meglio la porzione più compatta di essi, si univano in corteo e, scandendo rabbiosi slogan antifa- scisti in risposta al delinquenziale episodio, si incanalavano per via Gramsci»249 per raggiungere la Camera del Lavoro in Piazzale della Repubblica. Proprio quell’edificio – un palazzo degli anni ’30, nel Ventennio già sede dei sindacati fascisti – diviene centro di riferimento decisionale da cui vengono impartite le iniziative in risposta alla provoca- zione stragista. Sotto una pioggia battente il corteo raggiunge quindi lo stabile dove autonomamente alcune centinaia di persone sono lì già confluite in attesa di istruzioni. Per capire cosa fare. Come reagire. Viene pertanto indetta un’assemblea, nel corso della quale vengono confermate le indicazioni suggerite nell’immediatezza dal Comitato Uni - tario Permanente Antifascista: estendere alla giornata del 29 l’occupazione delle fabbriche250; organizzare «delegazioni di operai [che] si rechino in piazza Loggia a depositare corone di fiori»; convocare per le 17 un’assem- blea generale. Intorno alle ore 12.15 nuovo allarme. Una telefonata anonima giunta al «Giornale di Brescia» avverte della presenza nello stabile, dove è in corso la riunione, di una bomba in procinto di esplodere. A seguito della segnalazio- ne la Camera del Lavoro viene immediatamente evacuata. Proprio il fermen- to causato dall’improvviso sgombero dell’immobile dà origine ad una voce incontrollata – riportata anche dalla stampa locale –, secondo cui un «secondo ordigno fosse esploso»251, generando così ulteriore panico. La notizia della strage arriva nelle fabbriche attraverso il racconto con- citato degli operai presenti alla manifestazione. In tanti – vista la carnefici- na – sono rientrati nei posti di lavoro ed hanno preso a raccontare. Le prime frammentarie testimonianze orali descrivono scene apocalittiche. Si

249. “Dopo l’esplosione”, «Giornale di Brescia», Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 2. 250. «La posizione era che non si poteva tornare a casa senza reagire a questa situazio- ne; dovevamo creare una certa mobilitazione, la possibilità di stabilire che, comunque, la gente avesse noi come punto di riferimento, evitando così che si andasse allo sbando. [...] di illustrare ai lavoratori perché era avvenuto il fatto, come era avvenuto, ed inquadrarlo così nel modo giusto». Intervista a Pedroni Lino, in AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, p. 53. 251. “Dopo l’esplosione”, «Giornale di Brescia», Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 2. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 158

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cercano conferme sulle condizioni dei colleghi presenti in piazza e dei quali non si hanno notizie. Alcune realtà produttive – l’ATB in primo luogo – sono toccate diretta- mente dall’evento in misura drammatica. Nella «piccola Stalingrado di Brescia»252 aveva infatti prestato la sua opera Euplo Natali. Nel breve volgere di qualche ora i luoghi di lavoro diventano sedi di dibat- tito permanente. Oggetto delle discussioni il rigurgito neofascista in atto e le misure di vigilanza da attuare in relazione al succedersi vorticoso degli even- ti. Anche tra i lavoratori serpeggia l’ipotesi che l’episodio di Brescia sia sol- tanto una tessera di un mosaico ben più complesso e pericoloso per le istitu- zioni democratiche. “Golpe” è del resto un vocabolo entrato da tempo nel gergo abitudinario della cronaca politica. Se ne parla in televisione. Se ne scrive sui giornali. La matrice “nera” della strage è palese. Sono stati colpiti lavoratori antifascisti. Tanto basta perché in alcuni stabilimenti – all’IDRA ed all’OM – siano presi di mira dagli operai esasperati alcuni dipendenti noti per le loro simpatie per il partito di Almirante e di movimenti di destra estrema. All’esterno dell’OM il Consiglio di Fabbrica allestisce una mostra foto- grafica costituita da grandi tabelloni sui quali compaiono le riproduzioni di pubblicazioni neofasciste («Riscossa» e «La Fenice»), «volantini delle Sam, foglietti intimidatori rivolti agli studenti o ai sindacati operai: una docu- mentazione che non può dar adito a dubbi»253. Critiche polemiche sono espresse anche alle forze dell’ordine, accusate di scarso impegno nella lotta all’eversione e della mancata sorveglianza pre- ventiva del luogo della strage. Anche negli uffici dei quotidiani locali l’agitazione è palpabile. Giornalisti che rientrano trafelati dalla piazza, altri che percorrono il tragitto in senso contrario alla ricerca delle ultime novità. Le rotative sono pronte. Aspettano solo che le redazioni diano il loro benestare per iniziare la stampa delle edi- zioni straordinarie. In quei frenetici momenti l’urgenza di informare i letto- ri comporta inevitabilmente la frammentarietà e l'imprecisione di alcuni con- tenuti. Poi, tra le 12 e le 13, le prime copie sono nelle edicole254.

252. “Chiuderà i battenti l’ATB fabbrica simbolo di Brescia”, Repubblica.it del 17 apri- le 1987, consultata il 9 settembre 2015. 253. “Gli operai hanno capito la provocazione sapiente e feroce”, «Bresciaoggi», del 30 maggio 1974, p. 4. 254. Per una panoramica generale delle prime pagine dei quotidiani del 28, 29 maggio ’74 e giorni successivi, consultare il sito: www.strageabrescia.it/quotidiani 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 159

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Edizioni successive seguitano ad uscire fino nel tardo pomeriggio. I tempi di stesura sono scanditi dal susseguirsi degli eventi. I numeri appena disponi- bili nelle rivendite sono immediatamente esauriti. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 160

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Il «Giornale di Brescia» diffonde due edi- zioni straordinarie, nella prima delle quali a caratteri cubitali il titolo recita: “Nove per- sone uccise e un centinaio ferite”. Nel som- mario compaiono alcune indicazioni che lasciano trasparire chiaramente lo stato d’in- certezza che ancora si respira: «L’esplosione durante la manifestazione antifascista alle ore 10.20 – Scene di panico, di terrore, di rivolta a fatica contenute – Altre bombe al Palazzo dei Sindacati ed in altri punti della città?»255. Ad occupare quasi interamente la prima pagina una fotografia che ritrae l’epicentro dell’esplosione. All’interno del foglio di via Saffi, la cronaca dei preparativi dello sciope- ro, la descrizione dello scoppio e le successi- ve convulse fasi dei soccorsi. Segue un primo sommario elenco delle persone decedute e dei feriti. Nell’edizione successiva – a con- ferma della problematicità nella ricerca di riscontri attendibili – le vittime nella titola- zione aumentano a dodici. Inesattezza com- prensibile perché gli effetti della bomba sui corpi sono stati talmente terrificanti da ren- dere complessa la conta precisa delle perso- ne che hanno perso la vita. La seconda tira- tura è completata inoltre dalle testimonian- ze dei presenti e con i primi comunicati-stampa dei partiti e dei sindacati. Nelle pagine interne compaiono le prime inedite immagini dell’attentato ed un primo commento all’accaduto. Dall’editoriale: «Una strage preme- ditata», eccone un significativo passaggio: «Esprimiamo il sentimento di pena che ci angoscia per le famiglie colpite. E per ora ci limitiamo a dire che così non si può andare avanti. Le autorità responsabili dell’ordine pub- blico dovranno prendere provvedimenti eccezionali in una situazione loca- le evidentemente tutta particolare. Le autorità locali ma anche quelle

255. «Giornale di Brescia», Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 1. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 161

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nazionali»256. Parole forse eccessive, ma che esprimono il panico, lo sbi- gottimento, l’angoscia dell’intera popolazione bresciana. «Bresciaoggi» confeziona anch’esso nel breve volgere di qualche ora due edizioni straordinarie. Il titolo della prima – a tutta pagina con caratteri rossi – riassume telegrafico l’accaduto: “Ore 10.12 carneficina in piazza Loggia” e nel sommario ecco un primo bilancio: «6 morti (3 sul posto e 3 all’ospedale), 47 feriti, 2 gravissimi»257. All’interno ben tre pagine sono riservate alla riproduzione delle fotografie del massacro. Poi, oltre alla cronaca della manifestazione ed all’elenco provvi- sorio dei morti e dei feriti, un articolo informa i lettori del delirante contenu- to del comunicato a firma Ordine Nero/Gruppo Anno Zero/Brixien Gau, giunto in redazione appena poche ore prima. “Con le lacrime agli occhi, la rabbia nel cuore” è il titolo dell’articolo di fondo del quotidiano. Questo l’incipit del pezzo: «Con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore. Ecco, questa è la violenza, cieca, sanguinaria, brutale. La gente è esasperata, non è più tempo di eufemismi, di cavilli, di indulgenze. Episodi come questi di piazza della Loggia ci riportano nel medioevo nero. Una provocazione premeditata, la viltà della bomba ad

256. “Una strage premeditata”, «Giornale di Brescia», 2º Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 2. 257. «Bresciaoggi», 1º Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 1. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 162

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orologeria, la certezza, perché non pote- va non esserci certezza, di provocare una strage. Baste ranno, ora, le ‘fiere prote- ste’, le dichiarazioni guerriere cui di soli- to fanno seguito blandi interventi?»258. Nel pomeriggio la 2ª EDIZIONE STRAOR- DINARIA del quotidiano progressista specifica la matrice nera dell’attentato: “Orrore ed indignazione per la strage fascista”. Nel sottotitolo il resoconto dell’effetto devastante prodotto dall’orFdigno: “Sei morti e ottanta feriti per la bomba esplosa stamane in piazza Loggia”259. In seconda pagina le reazio- ni ed i commenti degli esponenti di tutti i partiti politici cittadini, mentre alcune colonne sono dedicate ad un servizio dal titolo inequivocabile: “Chiesta la desti- tuzione dei tutori dell’ordine”260. Nelle ore a seguire altre testate nazionali confezionano edizioni dedica- te all’eccidio di Brescia. Il «Corriere d’informazione», «Paese Sera», «L’Ora» e «La Notte»261 sono alcuni tra i giornali che – col contributo essenziale dei corrispondenti locali – informano e commentano l’ennesima micidiale e sanguinosa provocazione fascista.

258. “Con le lacrime agli occhi, la rabbia nel cuore”, «Bresciaoggi», 1º Edizione straor- dinaria del 28 maggio 1974, p. 1 259. «Bresciaoggi», 2º Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 1. 260. “Chiesta la destituzione dei tutori dell’ordine”, «Bresciaoggi», 2º Edizione straor- dinaria del 28 maggio 1974, p. 6. 261. Da rimarcare l’inopportuna scelta de «La Notte» – quotidiano milanese del pome- riggio – che suddivide equamente la prima pagina tra la notizia dell’eccidio avvenuto nel corso della manifestazione antifascista (“Strage. A Brescia. Bomba in P.zza Loggia. Morti e feriti”) e l’annuncio della cattura di uno dei capi storici delle B.R. (“Preso uno dei leader delle ¨Brigate Rosse¨”), dedicando ad entrambe il medesimo spazio editoriale, pur trattandosi – evidente- mente – di avvenimenti il cui rilievo non può essere assolutamente paragonabile. L’anomalia informativa prosegue in ultima pagina dove all’interno di un breve trafiletto – ed ormai a distanza di alcune ore dallo scoppio – ancora si legge: «Le vittime, con ogni probabilità, appar- tengono alla gente del popolo, che a quell’ora partecipa al mercato che si svolge nella piazza». (“Bomba in P.zza Loggia. Morti e feriti”, «La Notte» del 28 maggio 1974, p. 4). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 163

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Alle ore 13.30 l’annuncio della strage viene dato anche alla televisione. A darne comunicazione è Ottavio Di Lorenzo, conduttore del telegiornale del primo canale. Pochi istanti per riassumere l’accaduto e poi il microfono va direttamente ad Alberto Masoero che interviene dalla redazione milanese, supportato nel commento dalle prime immagini girate sul luogo del massa- cro: «In piazza c’erano più di duemila persone e sul palco stava parlando in quel momento il sin- dacalista della CISL Franco Castrezzati. Proprio sotto i por- tici che vediamo, si è udita l’esplosione. La piazza si è riem- pita di un fumo nerastro. Si sono udite urla, grida, lamenti e gemiti che si sono mescolati al fuggi-fuggi genera- le. Sono stati momenti di caos. Attorno a questa colonna dove in un cestino portarifiuti era stata posta la bomba, i corpi straziati di numerose persone. Solo verso le prime ore del pomeriggio si è avuta la certezza che i morti sono sei [...]»262. 4 minuti e 50 secondi, questo lo spazio informativo che la principale rete televisiva dedica alla strage di Brescia, per poi proseguire con altri argo- menti …!

262. Telegiornale, 1º Canale RAI del 28 maggio 1974, ore 13.30. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 164

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Nel primo pomeriggio ha luogo un’improvvisata, «affollata ed animatis- sima»263 riunione in Broletto. Presente il prefetto Vincenzo Aurigemma e numerosi esponenti politici. Durante l’incontro viene comunicato il bilan- cio ufficiale della carneficina: 6 morti – di cui uno non ancora identificato –, 2 feriti in pericolo di vita, 7 con prognosi superiore ai dieci giorni, 51 con previsione di guarigione inferiore a dieci giorni e 17 «medicati e dimessi»264. Il dott. Aurigemma, conversando con i giornalisti dichiara di aver rice- vuto dal questore la conferma che i servizi d’ordine pubblico negli ultimi tempi erano stati «ampiamente rafforzati»265 e divulga il contenuto del messaggio provocatorio a firma Ordine Nero giunto nella mattinata al «Giornale di Brescia». Sollecitato dai cronisti conferma che l’ispezione preventiva della piazza è stata effettuata intorno alle ore 6 e che personale in borghese delle forze del- l’ordine ha scortato i cortei diretti alla manifestazione al fine di «vigilare e di enucleare eventuali irresponsabili che volessero infiltrarsi per fomentare disordini»266. Il Ten. Col. Romano Schiavi – intervenendo in qualità di perito esplosi- vista – ritiene l’ordigno scoppiato nella mattinata compatibile con «quello rinvenuto nella sede CISL, pochi giorni fa»267. Seguono alcune dichiarazioni polemiche dell’onorevole Gianni Savoldi (PSI) e del segretario cittadino della DC Giacomo Rosini. Le critiche del parlamentare socialista sono rivolte ai responsabili dell’inefficace messa in sicurezza della piazza. Tali accuse avanzate in ragione dei numerosi episo- di provocatori che hanno preceduto la strage: «Dopo quanto è successo nelle ultime settimane a Brescia, non si può fare a meno di constatare la necessità di allontanare coloro che sono preposti alla tutela dell’ordine pubblico e che non hanno provveduto ad organizzare efficienti servizi di sorveglianza alla piazza»268. Rosini, dal canto suo, ha espresso riserve sugli inquirenti chiamati ad eseguire le indagini relative all'attentato269.

263. “Chiesta la destituzione dei tutori dell’ordine”, «Bresciaoggi», 2º Edizione straor- dinaria del 28 maggio 1974, p. 6. 264. Ibidem 265. Ibidem 266. “Un vile e nefando attentato”, «Il Secolo d’Italia» del 29 maggio 1974, p. 5. 267. “Chiesta la destituzione dei tutori dell’ordine”, «Bresciaoggi» del 28 maggio 1974, p. 10. 268. Ibidem 269. Ibidem 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 165

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Mentre è in corso il vivace scambio di opinioni e contrariamente da quanto disposto dal segretario Almirante270, nella sala fa il suo inaspettato ingresso il consigliere regionale e segretario provinciale del MSI Umberto Scaroni. Immediatamente il federale è fatto oggetto di violente contesta- zioni verbali ed accusato – per la sola sua presenza – di inaccettabile atteg- giamento provocatorio. Dopo un acceso diverbio con Savoldi e Rosini, il dirigente missino – seguito dal parlamentare Mirko Tremaglia – si allontana in un clima di generale intolleranza che raggiunge l’apice in cortile, dove alcuni dimo- stranti si rivolgono loro investendoli di «minacce ed improperi»271. Ma le sorprese non sono finite. Poco dopo sopraggiunge l’onorevole comunista Nicoletto che comunica essere in corso di svolgimento inaudite perquisizioni domiciliari presso le abitazioni di esponenti sindacali, di «attivi- sti della CGIL-SCUOLA»272 e di ex partigiani. Ad esprimere immediato disap- punto per questa provocazione – così da tutti percepita – è Gitti che senza indugio rivolgendosi al Prefetto lamenta come illogiche ed offensive le attivi- tà d’indagine in corso. Qualche minuto e nel salone del Consiglio Provinciale anche il Comitato Unitario Permanente Antifascista tiene un’affollata confe- renza stampa. Ad intervenire il segretario Ettore Fermi e l’onorevole Italo Nicoletto, quest’ultimo appena giunto dagli uffici della prefettura. Il primo – assessore comunale socialista – al fine di evitare spiacevoli fraintendimenti sottolinea quali siano gli scopi ed i limiti dell’associazione che rappresenta. Afferma infatti che «non deve essere inoltre confuso l’operato del comitato: tengo a precisare che non si tratta di un ‘comitato di salute pubblica’, ma di una organizzazione che è l’espressione della volontà popolare, antifascista e democratica. Le nostre energie sono state spese, e si spendono per la ricerca e la denuncia dei responsabili degli inter- minabili attacchi alle istituzioni»273.

270. «Poi il 28 maggio 1974 a Brescia scoppiò una bomba. [...] Il segretario del partito, Giorgio Almirante, decise di inviare immediatamente una circolare a tutti i rappresentanti del MSI nei consessi pubblici, invitandoli a non partecipare ad assemblee o comunque riu- nioni, per evitare lo scoppio di possibili incidenti ed ampliare ancor di più l’ondata di vio- lenze contro le sedi ed i rappresentanti del partito». Rosseti R., Da Primavalle a Via Ottaviano. Uccisi due volte, I Libri del Borghese, 2019, p. 48. 271. Mulas F., Da Salò a Fiuggi, Editrice La Rosa, 2002, pp. 475-476. 272. “Chiesta la destituzione dei tutori dell’ordine”, «Bresciaoggi» del 28 maggio 1974, p. 10. 273. “Polemica conferenza del Comitato antifascista”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 10. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 166

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E poi la volta di Nicoletto che richiama alla memoria dei presenti i rei- terati atti eversivi neofascisti che hanno costellato il periodo più recente e che hanno visto Brescia e provincia territori privilegiati di esecuzione. Lamenta anche l’eccessiva «tolleranza e connivenza della magistratura e delle forze dell’ordine» nei confronti di personaggi e formazioni di estre- ma destra, nonostante il costante impegno profuso dal CUPA per caldeggia- re un diverso e più determinato approccio repressivo. Questa la sua anali- si: «La magistratura e le forze dell’ordine avevano elementi, dati, cifre e nomi. Di volta in volta glieli abbiamo sempre forniti noi dopo indagini accurate a seguito di attentati, pestaggi, provocazioni di ogni sorta. I risul- tati sono sempre stati miseri: assoluzioni incredibili, condanne ridicole, derubricazioni di reati»274. Ad avvalorare anche la tangibile inquietudine esistente tra le stesse for- mazioni di estrema sinistra, una precisazione del parlamentare che – con

274. Ibidem 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 167

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espresso riferimento agli aderenti al Movimento Studentesco – ammette di «essere stanco di richiamarli alla calma ed al buon senso»275. A far sentire la loro opinione i partiti politici, le organizzazioni antifa- sciste e tante realtà associative. Tutte concordano nell’attribuire all’MSI- DN276 il ruolo di mandante morale della strage, mentre alla destra estrema e radicale si imputa il ruolo di mera esecutrice dell’attentato. Polemici

275. “Polemica conferenza del Comitato antifascista”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 10. È bene ricordare che nel contesto delle organizzazioni extraparlamentari della sinistra l’attentato di Brescia accelera il dibattito esistente sull’ineluttabilità della lotta armata. Di ciò troviamo traccia nella cospicua memorialistica prodotta nel corso degli anni successivi da alcuni dei “protagonisti” degli anni di piombo. Roberto Rosso, militante di Prima Linea ricorda: «L’esito del referendum sul divorzio viene letto come un passaggio decisivo nella perdita di autorità e di consenso dello Stato. Le centinaia di migliaia di persone in piazza dopo la strage di Brescia e quelle che seguiranno i funera- li, il grado di mobilitazione e di organizzazione fa parlare di disponibilità operaia e pro- letaria all’uso della forza», Novelli D. - Tranfaglia N., Vite sospese, Dalai Editore, 2007, p. 161; Nicola Valentino, aderente alle Formazioni Comuniste Combattenti (FCC): «Le prime discussioni sulla lotta armata risalgono a dopo il 1974, dopo le bombe ai treni e la strage di Brescia. Ero militante nell’area delle Formazioni Comuniste Combattenti, un mondo di squadre, ronde, vicino a Prima Linea [...]», Sclavi M., Ridere dentro, Anabasi, 1993; Renato Curcio: «L’incursione nella sede padovana del MSI per cercare qualche documento collegato alla strage di Brescia fu l’iniziativa autonoma di un gruppo di com- pagni veneti […]. Il clima di quei giorni può fornire una certa spiegazione dell’episodio pur senza giustificarlo: i morti e i feriti della strage di P. Loggia, avevano suscitato una grande commozione e indignazione; immaginare una perquisizione in una sede missina, anche se non rientrava nei progetti delle BR, era in sintonia con le forti tensioni presen- ti in ampi settori del movimento», Curcio R. - Scialoja M., A viso aperto, Mondadori, 1993, p. 94). 276. Ad accentuare i sospetti sul ruolo eversivo del partito missino sarà la pubblicazio- ne sui quotidiani «» e «Lotta Continua» del 29 maggio di una circolare della Federazione Provinciale di Brescia del MSI-DN, datata 28 gennaio 1974 – a firma del segre- tario Scaroni – indirizzata ai dirigenti ed agli iscritti del partito, ed il suo contenuto – alla luce della strage da poco consumata – è presentato come singolarmente premonitore. Eccone l’estratto più significativo: «Cari Camerati, la classe dirigente del partito, pienamen- te cosciente della gravità dell’ora che stiamo vivendo, ha chiaramente e responsabilmente indicato, in un importante documento approvato all’unanimità dal comitato centrale dell’MSI-DN la linea politica ed il metodo di lotta che le forze nazionali dovranno adottare nell’ormai breve termine di tempo che precede le ormai imminenti, importanti e forse deci- sive scadenze elettorali, disponendo una tattica difensiva elastica, tenace e paziente, alter- nata a rapide sortite e a vigorose reazioni. Al termine del primo semestre del 1974, anche a prescindere dall’esito dell’importante competizione elettorale di primavera è anche pre- vedibile il maturarsi di una situazione generale di estrema tensione. Non abbiamo quindi tempo da perdere, perché in questi pochi mesi dobbiamo preparare il partito ad ogni tipo di evenienza». 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 168

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Circolare della Federazione Provinciale di Brescia del MSI-DN, datata 28 gennaio 1974. Archivio Fondazione Micheletti, fondo Msi. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 169

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apprezzamenti sono rivolti anche nei confronti della Democrazia Cristiana, ritenuta colpevole di connivenza con ambienti riconducibili a gruppi di potere antidemocratici. Non sfuggono alle critiche nemmeno la magistratura e le forze dell’or- dine sospettate di colpevole inerzia verso i recenti rigurgiti neofascisti. Di seguito alcuni dei commenti esemplificativi delle recriminazioni sopra accennate. Boni, primo cittadino: «La parola del sindaco in questa circostanza vuole interpretare lo sgomento della popolazione e testimoniare in primo luogo il cordoglio per le vittime della bestiale criminalità. [...] I brescia- ni sono stati colpiti nella profondità dei loro sentimenti come non mai. A loro dico che è nei momenti di grande dolore e della tragedia che si manifesta la superiorità della coscienza civile, in questo credo»277. Mino Martinazzoli, senatore democratico cristiano: «L’episodio di piazza della Loggia conferma, con il sangue degli innocenti, la consistenza e l’ampiezza di quel disegno eversivo che l’inchiesta della Magistratura bresciana ha solo in parte rivelato. Occorre che lo Stato ora appresti gli strumenti normativi ed organizzativi capaci di garantire forze adeguate all’irreversibile rifiuto che viene dal paese, contro l’aberrante neosqua- drismo fascista»278. Sulla stessa lunghezza d’onda la dichiarazione del parlamentare comunista Adelio Terraroli che rimarca come «lo Stato ha il dovere di accertare anche tutte le responsabilità per il tempo che si è perduto e per i guasti che abbia- mo dovuto subire con l’inazione degli organi che avevano la responsabilità e il dovere di vigilare e prevenire il complotto criminoso»279. Valenti per il partito liberale è tra i primi ad accostare la strage di Brescia a quella del 12 dicembre 1969 in Piazza Fontana a Milano, precisa però che a parer suo i pericoli per la democrazia non giungono esclusivamen- te da «bande fasciste», ma vanno ricercati anche nelle organizzazioni della «sinistra extraparlamentare che fanno della violenza il loro meto- do di lotta politica»280. Evidente il riferimento alla teoria degli “oppo- sti estremismi”, spesso ricorrente nel dibattito politico del tempo.

277. “Le reazioni dei sindacalisti e degli uomini politici”, «Giornale di Brescia», 1º Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 3. 278. Ibidem 279. Ibidem 280. Ibidem 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 170

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Didascalico il commento del deputato PLI Sam Quilleri: «Arrivati a questo punto non c’è più niente da fare: bisogna ripristinare la pena di morte per i sequestri di persona e per tutti gli attentati violenti alla vita dei cit- tadini e alla democrazia»281. Per concludere la dichiarazione del parlamentare demonazionale Tremaglia: «È poco serio dare ora, subito, a questo attentato, una matri- ce piuttosto che un’altra. Possiamo solo dire che è stato un atto crimi- nale, disumano, e che noi missini lo respingiamo con tutte le nostre forze. L’unica matrice che per ora siamo disposti a riconoscergli è quel- la dell’anarchia, della sovversione, dell’eversione»282.

A seguire alcuni stralci dei comunicati-stampa di partiti ed associazioni democratiche. I repubblicani bresciani denunciano in una risoluta nota come «non si può non pensare alle decine di picchiatori fascisti sempre perfettamente conosciuti e sempre impuniti che imperversano da anni nelle nostre vie, nelle nostre piazze, nelle nostre scuole. Non si può non pensare alle molte denunce sempre a carico di fascisti cui da tempo non è stato dato corso. Non si può non pensare agli sconcertanti provvedimenti di libertà provvi- soria di cui hanno beneficiato noti dinamitardi, in una parola, non si può non pensare alla ingiustificata mollezza usata in troppe circostanze nei con- fronti dei sovversivi fascisti». Ne consegue l’esigenza di «estromettere dal suo apparato chi, a tutti i livelli, nella Pubblica Amministrazione come nella Magistratura, ha reso possibile con la sua inerzia la grande tragedia [...]»283. Se la federazione bresciana del PSI non manca di far rilevare «le colpe- voli acquiescenze e l’insufficiente azione di prevenzione che hanno reso possibile tale immane tragedia»284, l’opinione del democristiano Aventino Frau è antitetica. Egli infatti plaude «all’azione intelligente dei carabinie- ri» ed al «serio lavoro svolto dalla magistratura inquirente» che «avevano già portato a sapere quali tristi realtà si nascondessero dietro le piste nere in Lombardia»285. Punti di vista.

281. “Le reazioni dei sindacalisti e degli uomini politici”, «Giornale di Brescia», 1º Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 3. 282. “La strage di Brescia. Ora basta”, «L’Europeo» del 6 giugno 1974, p. 48. 283. “Un’ondata di sdegno”, «Bresciaoggi», 28 maggio 1974, p. 6. 284. Ibidem 285. Ibidem 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 171

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Il PCI oltre ad esprimere cordoglio per le vittime, sottolinea anch’esso l’inefficace opera di prevenzione che ha consentito il verificarsi della carne- ficina e retoricamente chiede «dove erano le forze dell’ordine che doveva- no impedire che bene individuati soggetti potessero impunemente compie- re questo orrendo massacro [...]». Si appella poi alla «stampa democratica» affinché “«non pubblichi le dichiarazioni del MSI che sotto il doppiopetto dell’ordine nasconde, ma nemmeno tanto, la faccia criminale»286. Il CUPA «denuncia all’opinione pubblica, a Brescia democratica la tolle- ranza e la permissività che ancora una volta ha reso possibile che con le bombe fossero seminati violenza e terrore. Ripetutamente, nei giorni scor- si il Comitato Permanente aveva segnalato, a fronte delle azioni terroristi- che avvenute in città, la necessità di vigilare e la esigenza di una concreta azione di repressione nei confronti delle bande fasciste»287. Ma torniamo sul luogo della strage. Il tempo necessario per rientrare dalla piazza al proprio laboratorio di via del Laghetto e Renato Corsini si mette sollecitamente al lavoro. Febbrilmente. Nella camera oscura prendo- no forma le immagini impresse sulle pellicole. Immerse nel liquido chimi- co dello sviluppo, ed avvalendosi delle consuete tecniche di asciugatura, le istantanee poco a poco acquistano contorni sempre più inequivocabili e mostrano appieno lo scempio appena avvenuto. Superato il trauma alla vista di quegli scatti, il materiale è portato in piazza ed esibito. Lì, «sul fondo della piazza […] campeggiano appesi tra una colonna e l’altra della Loggia i famosi pannelli 70x100»288 con le immagini scattate da “La Comune”, ed arricchite – col trascorrere dei minuti – con nuove riproduzioni di altri fotografi. Ad integrare l’estemporanea esposizione, cartelloni sui quali compaio- no schede dei più noti neofascisti bresciani. Complete di fotografie e rela- tivi dati anagrafici, residenza inclusa. A complemento delle foto, una serie di didascalie critiche nei confronti delle forze dell’ordine: “La polizia arri- va sempre dopo” – “La polizia raccoglie i brandelli degli operai” – “E se ne lava le mani come sempre” – «Come mai nessun ferito tra le forze del-

286. “Le reazioni dei sindacalisti e degli uomini politici”, «Giornale di Brescia». 1º Edizione straordinaria del 28 maggio 1974, p. 3. 287. AA.VV., Piazza della Loggia. 28 maggio 1974. L’arte come autocoscienza contro il fasci- smo di ieri e di oggi, Associazione Artisti Bresciani & C., giugno 1975, p. 70. 288. AA.VV., 28 Maggio ‘74: la strage. 1984: oltre la memoria, Cooperativa Venerdì 13 Editrice, 1984, pp. 30-31. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 172

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l’ordine?”289. La proposi- zione di “quelle” fotogra- fie crea reazioni contro- verse. Qual cuno giustifica la crudezza dei fotogrammi, altri invece la ritengono eccessiva ed irrispettosa per le persone coinvolte290. Anche la lista degli estremisti è oggetto di con- testazione. Si crea quin di una situazione di accesa tensione che solo più tardi – a seguito dell’interven- to “deciso” di alcuni sindacalisti e dopo accesi alterchi con i promotori della

289. Uno degli aspetti che destarono discussione fu quale fosse l’obiettivo dei terroristi. Ci fu chi sottolineò che l’ordigno venne collocato in corrispondenza del luogo dove in analoghe circostanze – scioperi, manifestazioni politiche, riunioni sindacali – erano solite attestarsi le forze di polizia. In effetti, stando ai ricordi dei rappresentanti delle forze dell’ordine, in occa- sioni analoghe quello era l’abituale loro collocazione. Enzo Bannò, componente della squadra politica della questura: «Quel giorno era un giorno piovigginoso, il pubblico ha dovuto neces- sariamente rifugiarsi sotto i portici, se fosse stata una bella giornata i morti sarebbero stati i poliziotti, non il pubblico. [...] Perché era il nostro posto, era il posto dove si collocavano gli agenti nelle manifestazioni normali, quando non c’era la pioggia, si mettevano sempre lì, quelli in divisa. Era il loro posto». (Testimonianza resa in dibattimento il 10 febbraio 2009, pp. 6-7). Alberto Priorati, agente scelto di pubblica sicurezza: «Solitamente come punto di riferimento ci trovavamo tra le due fontane, dove è esplosa la bomba, perché da lì è l’unico posto di osservazione per controllare tutta la piazza e l’oratore che avevamo davanti, cioè seguivamo gli eventi stando da questo posto, era un posto deputato, non scritto da nessuna parte ma la logica voleva questo, e se uno ci cercava sapeva che lì eravamo». (Testimonianza resa in dibattimento il 10 febbraio 2009, p. 70). 290. Questa la testimonianza di Ken Damy, fotografo e membro del Circolo culturale “La Comune” di Via Rua Sovera che così descrive il clima convulso venutosi a creare con l’espo- sizione improvvisata di immagini tanto crude: «Ritorno in piazza Loggia. L’attenzione della gente si è spostata tutta sul fondo della piazza dove campeggiano appesi tra una colonna e l’al- tra della Loggia i famosi pannelli 70x100. Rivedo tutte le immagini da me stampate, quelle di Corsini, di Zampini, di Ferrari e di altri; è una situazione agghiacciante. La gente spintona per arrivare più vicino: le mani alzate che indicano i corpi stesi a terra, i nomi vengono sbagliati, il numero dei morti che aumenta di volta in volta. La rabbia e la disperazione è dipinta sui volti della gente calamitata dalla forza drammatica delle immagini esposte. Si sentono i primi com- menti negativi: non è giusto mostrare immagini così violente, un po’ di rispetto per i morti, rispettare il dolore dei parenti, facendo così si alimenta la violenza». (AA.VV., “28 Maggio ’74: la strage. 1984: oltre la memoria”, Cooperativa Venerdì 13 Editrice, 1984, pp. 30-31). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 173

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“mostra” – si risolve con la rimozione delle immagini più cruente e l’eliminazione del- l’elenco degli estremisti di destra.

Trieste, Via San Nicolò. Al civico 33 ha sede la reda- zione cittadina del giornale «Il Meridiano». Alle 15.30 squilla il telefono del centra- lino, all’apparecchio risponde un’impiegata. Dall’altra parte del filo una voce anonima informa l’addetta che «nella cabina telefonica centrale di piazza Goldoni, occultato tra le pagi- ne dell’elenco degli abbonati»291, è stato collocato un volantino riguardan- te la strage. L’interlocutore conclude la chiamata con un’inequivocabile “Heil Hitler”. Avvisato l’Ufficio Politico, alcuni agenti si recano sul posto e ritrovano effettivamente il comunicato. Il dat- tiloscritto – intestato «Sezione Corneliu Zelea Condreanu» di Trieste – a firma Ordine Nero, esclude qualsiasi correità dell’orga- nizzazione neofascista in ordine alla strage di piazza della Loggia. Nel testo si legge infatti che «[...] nel caso della provocatoria bomba di Brescia noi di Ordine Nero respin- giamo ogni responsabilità!». Seguono alcune perentorie affermazioni «BOIA CHI MOLLA!» e «NO ALLE PROVOCAZIONI DEL SISTEMA» ed un disegno rappre- sentante l’ascia bipenne, simbolo del nucleo terrorista.

291. Comunicazione del Centro di contro spionaggio di Trieste del 30 maggio 1974. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 174

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Pomeriggio inoltrato. Nel Gabinetto di Polizia Scientifica alcune persone sono riunite attorno ad un tavolo. Sono dirigenti ed agenti della questura bresciana. Con loro il supertestimone Di Lorenzo e «la Guardia tecnica di P. S . » Evola Renato, «in servizio presso il Gabinetto Regionale di polizia Scientifica della Questura di Milano»292. Stanno procedendo alla realizzazione degli identikit dei due presunti autori dell’attentato. Con fare svelto il “milanese” traccia rapidi segni su di un foglio. Poi, nel giro di qualche minuto alza la testa dalla scrivania e con espressione interrogativa lo offre in visione al Di Lorenzo. È il disegno di un volto293. Lo ha realizzato seguendo le indicazioni che – di volta in volta – il testimone riferiva. Solo un attimo d’indecisione e poi il cenno del capo a confermare la somiglianza tra lo schizzo ed il ricordo del teste. Qualche minuto dedicato ai commenti sulla buona riuscita del lavoro e poi di nuovo si ricomincia nell’impegno di dar forma anche al viso del secondo ipotetico terrorista. Con buon esito. La polizia dispone ora degli identikit dei sospetta- ti. Gli sguardi dei presenti si incrociano mentre le lab- bra si aprono in ampi sorri- si. Un primo elemento significativo è stato fissato negli atti dell’inchiesta.

292. Questura di Brescia – Gabinetto di Polizia Scientifica, “Identificazione autori di strage avvenuta in Piazza della Loggia – IDENTIKIT” del 28 maggio 1974. 293. Di Lorenzo riferirà così la circostanza al giudice Arcai dell’Ufficio Istruzione: L’individuo che aveva pronunciato la frase “LO FACCIAMO ADESSO”, si era espresso con accento settentrionale, era alto metri 1,70 circa – corporatura snella – età apparente di anni 30/35 – viso scarno e lungo – colorito pallido – capelli castani leggermente mossi con taglio regolare, vestiva una giacca a quadrettini scura tipo principe di Galles, camicia bianca senza cravatta, pantalone di flanella color fumo di Londra, mentre l’altro individuo era dell’appa- rente età di anni 30/35 – alto metri 1,68 circa – carnagione scura, piuttosto ruvida – baffi neri e folti – taglio di capelli regolari – con basco scuro in testa – corporatura robusta – viso rotondo – vestiva un giubbotto bleù (sic) da tuta – pantaloni blugin (sic) scuro – dal porta- mento e dalle caratteristiche dava l’impressione di un meridionale anche perché dopo aver dato un’occhiata intorno rispondeva all’altro “ANDIAMO” e nel modo come lo aveva pro- nunciato lasciava chiaramente capire che l’accento era meridionale». (Processo verbale di Di Lorenzo Leopoldo del 28 maggio 1974). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 175

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Intanto nella capitale le voci si accavallano incontrollate. Con difficoltà si è riusciti a redigere un bilancio realistico dei morti e dei feriti. Le moda- lità d’esecuzione dell’atto eversivo sono in realtà ancora tutte da chiarire. Nonostante le scarne informazioni in suo possesso, il Governo è chiamato a riferire al Parlamento. Palazzo Montecitorio, ore 16 e 30. Il ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani ragguaglia la Camera «sul tragico attentato dinamitardo di Brescia». A presiedere la seduta n. 248 della VI Legislatura è il vicepresi- dente On. Boldrini che dopo avere espresso «l’indignazione, il dolore, la solidarietà per i lavoratori colpiti da un infame attentato», fa chiaro riferi- mento a quelle «forze eversive che da tempo, con la loro trama nera, atten- tano e colpiscono i cittadini e le istituzioni democratiche»294. Alla presenza del presidente del Consiglio Rumor, egli prende la parola e traccia un primo provvisorio bilancio dell’esito letale causato dall’esplo- sione: «[…] dalle notizie giunte fino a un quarto d’ora fa, i morti sono sei, 60 i feriti – di cui uno gravissimo – ricoverati in vari ospedali della città, oltre a 19 medicati e dimessi». Prosegue affermando che «[…] Sulla base delle prime indagini, che ovviamente non si possono considerare definitive, l’ordigno – che dai primi accertamenti tecnici sembra escludersi fosse ad orologeria – sarebbe stato deposto durante il comizio in un cestino per rifiuti, a circa 60 metri dal palco degli oratori. Proprio poco fa il prefetto di Brescia mi ha garantito che, su ordine del questore, tutta la piazza, compresi anche tutti i cestini per rifiuti e qualunque ripostiglio, era stata controllata nelle prime ore della mattinata». Il ministro dell’Interno passa poi in rassegna le iniziative attuate del- l’eversione neofascista a Brescia e provincia dall’inizio del 1974 che assom- mano a «nove attentati dinamitardi con esplosione di ordigni presso sedi di partiti politici, organizzazioni sindacali, locali pubblici». Conclude rimarcando l’impegno profuso del Governo in tema di lotta all’eversione nera, sottolineando in particolare l’avvenuta emanazione della legge con la quale è stato possibile giungere allo scioglimento di Ordine Nuovo ed alla «confisca di tutti i beni mobili e immobili della organizza- zione». Malauguratamente – puntualizza poi – fonti investigative hanno confermato che «sciolto Ordine Nuovo, è comparso in alcune province un

294. Camera dei Deputati – atti parlamentari – seduta del 28 maggio 1974, p. 14595. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 176

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nuovo gruppo denominato Anno Zero nel quale, sostanzialmente operano gli stessi uomini, con attività analoga [...]»295. Seguono le repliche. Il primo ad interloquire è il rappresentante del grup- po Indipendenti di Sinistra On. Masullo che imputa all’Esecutivo la condotta di una linea politica ambigua: «Non si può certamente tacere che, in qualche modo, quel che sta accadendo è anche il risultato di un tentativo politico di gestione furbesca delle contraddizioni oggettive secondo la ricetta della lotta contro gli opposti estremismi. Questa formula fraudolenta ci ha portati alla tragedia di oggi, che ripete la tragedia del 1969 a Milano e in cui culminano in una terribile amplificazione innumerevoli episodi di violenza verificatisi da allora in Italia. La classe dirigente che fino a questo momento ha governato l’Italia ha creduto di poter basare il proprio potere sulla divisione e sulle favo- rite rivalità degli organi istituzionali e dei loro interni interessi frazionistici. Ora essa stessa si trova impigliata nella sua trappola»296. Sulla medesima falsariga il contributo del liberale Sam Quilleri, il quale richiama sì la matrice ideologica della strage («episodio criminale di marca fascista»), ma rileva tuttavia come la stessa sia stata anticipata da numerosi atti terroristici di «marca diversa». Provocatorio afferma poi che «se il Governo non ha nemmeno la capacità di garantire una pacifica manifestazione di studenti, di lavoratori e di cittadini, allora il Governo è meglio che se ne vada»297. A collocare l’episodio di Brescia in un quadro d’insieme allarmante è il social- democratico Di Giesi che asserisce come «il tentativo è scoperto: provocare la rabbia dei lavoratori, la reazione delle organizzazioni sindacali; far fallire la dif- ficile trattativa tra sindacati e Governo; rendere inevitabile il crollo dell’econo- mia e insieme delle istituzioni; sostituire, infine, al regime democratico un regime autoritario, per respingere il paese indie-

295. Camera dei Deputati – atti parlamentari – seduta del 28 maggio 1974, p. 14598. 296. Ibidem, p. 14599. 297. Ibidem, p. 14601. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 177

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tro dalla via della civiltà e per prendersi forse un’impossibile rivincita sulle non lontane sconfitte dell’intolleranza»298. Il capogruppo della Democrazia Cristiana Flaminio Piccoli – dopo aver espresso condanna per l’attentato e cordoglio alle vittime – interviene per rispedire al mittente le insinuazioni circa presunte responsabilità politiche del partito che rappresenta e dichiara: «Noi non discutiamo sulle carte in regola di altri colleghi che qui hanno parlato. Non accettiamo, però, che si possa accusare il lungo sforzo che abbiamo compiuto per garantire le libertà e salvaguardare la democrazia, richiamando la quasi nostra diretta respon- sabilità nel dramma che stiamo vivendo»299. Spetta invece al socialista Balzamo ricordare ai presenti la «progressio- ne diabolica» costituita dagli attentati, dalle minacce, dalle prevaricazioni neofasciste che ha trovato drammatica attuazione in Lombardia nei mesi appena trascorsi e sfociata infine nella strage indiscriminata: «Dal giorno della distruzione della sede della federazione socialista di Brescia – i cui autori sono stati messi irresponsabilmente in libertà – si sono susseguiti fatti gravissimi che hanno interessato non soltanto la città di Brescia, ma anche le vicine città di Milano, Lecco, di Bergamo. Sarebbe un errore del resto se pensassimo di circoscrivere questa strage, e gli episodi che l’hanno preceduta e preparata, alla sola Lombardia. Il tempo e l’occasione sono ele- menti da non sottovalutare. L’attentato viene compiuto nel mezzo delle trattative tra Governo e sindacato per trovare una via d’uscita alla crisi eco- nomica del paese»300. [...] «In ogni momento decisivo, politico o economi- co, il “governo-ombra” della reazione sa come e dove colpire: è alla vigilia delle campagne elettorali; è per vanificare la grande vittoria nella recente consultazione elettorale, com’è il caso di oggi, che puntualmente si verifi- ca all’indomani del voto del 12 maggio; è quando ci si avvicina a traguardi riformatori significativi»301. Balzamo rimprovera il governo anche di reiterata sottovalutazione del rigurgito neofascista: «Casuali e spesso affidati all’improvvisazione ci appa- iono invece gli atti delle autorità. Manca una contrapposta strategia per stroncare il fascismo comunque esso si manifesti. Queste carenze di fondo

298. Camera dei Deputati – atti parlamentari – seduta del 28 maggio 1974, p. 14601. 299. Ibidem, p. 14603. 300. Balzamo V., Savoldi G., Fermi E., La strage fascista di Brescia, SETI, 1977, p. 5. 301. Camera dei deputati – atti parlamentari – seduta del 28 maggio 1974, p. 14604. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 178

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delle autorità sono ancora più marcate in Lombardia. I socialisti hanno compiuto il loro dovere denunciando fatti che costituivano la premessa della strage di oggi. Il gruppo socialista e i parlamentari socialisti di Brescia non erano mossi da settarismo e da deformazione ottica quando, in ben otto interpellanze ed interrogazioni rivolte al ministro dell’Interno, dal 17 aprile 1973 fino al 20 maggio 1974 richiamavano l’attenzione del Governo su quanto andava maturando a Brescia e in altre città limitrofe. Otto inter- pellanze rimaste tutte senza risposta. […] Signor ministro, Ella deve rispondere anche su questi immotivati silenzi del suo Ministero che dimo- strano – mi consenta – o leggerezza o disinteresse per le funzioni e per l’aiuto che i gruppi parlamentari possono dare al Governo in questa lotta al fascismo»302. Il deputato socialista non manca di rilevare la negligente azione caute- lativa attuata dalle autorità responsabili, nonostante i reiterati sussulti di violenza nera: «A Brescia tutti temevano qualcosa di grave dopo la morte del giovane fascista saltato in aria con la sua moto mentre trasportava esplo- sivo. Tutti temevano e tutti ne parlavano! Perché allora non è stato predi- sposto un adeguato servizio di sorveglianza della piazza, prima e durante la manifestazione?»303. Rivolgendosi poi ai rappresentanti dell’MSI-DN conclude perentorio: «Si dice spesso che in Italia c’è un vuoto di potere: la verità è che in questo vuoto si stanno incuneando gli eredi delle brigate nere, della X Mas, dei ”fucilatori di Salò”, alcuni dei quali siedono anche in Parlamento. Per que- sto, onorevoli colleghi, se lo sgomento e l’angoscia dei democratici brescia- ni sono grandi, grande è anche la loro ira; la stessa ira del 25 aprile 1945, contro chi sta tentando di devastare lo Stato repubblicano»304. Alessandro Natta del PCI punta il dito sull’ambigua politica democristia- na, perseguita cavalcando la teoria degli “opposti estremismi”, lamentando come «per troppo tempo c’è stata una idea, un calcolo dei governanti del nostro paese, anche nel recente passato, di potere in qualche modo mano- vrare anche le tensioni e gli estremismi contrapposti; vi è stato un calcolo assurdo, pericoloso, ma a questa stretta siamo arrivati». Poi conferma l’im- pegno della sua parte politica finalizzato alla messa fuori legge del «partito

302. Balzamo V., Savoldi G., Fermi E., La strage fascista di Brescia, SETI, 1977, p. 6. 303. Ibidem, p. 7. 304. Ibidem, p. 8. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 179

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che per gli italiani è e resta il partito dei fascisti. Il Movimento sociale ita- liano-destra nazionale»305. Anche lo stesso esponente della maggioranza – il democristiano Carlo Donat Cattin – dichiara l’imbarazzo nell’assistere «ad un’ondata che attra- versa il paese di circolazione di esplosivi, di armi, di ogni genere di tali pro- dotti», senza risolute azioni di contrasto. Per questo esprime nei confronti dell’Esecutivo la propria «relativa soddisfazione con una dose di insoddi- sfazione, che non vuol essere sfiducia, ma vuole essere incitamento a cam- minare su una strada lungo la quale non ci è parso che, per il passato ci si sia davvero incamminati»306. Non appena il presidente della Camera invita l’onorevole De Marzio, rappresentante del MSI-DN ad intervenire, «i deputati comunisti, sociali- sti, socialdemocratici, repubblicani e liberali e la maggior parte di quelli democristiani hanno abbandonato silenziosamente l’aula»307. È in questo clima ostile che il parlamentare missino rispedisce al mittente le accuse di connivenza con gli stragisti, ribadendo la posizione ufficiale del partito già espressa in casi analoghi: «Noi respingiamo i tentativi effettuati anche in questa occasione per strumentalizzare l’orrendo crimine di Brescia. [...] Dato che, in tutte le circostanze delittuose che finora si sono verificate quasi mai si è riusciti a individuare i mandanti; vista questa inerzia e questa incapacità della Pubblica Amministrazione, chiediamo che il Parlamento si assuma il carico di indagare esso stesso, con ampi poteri, sulle centrali di vio- lenza esistenti nel paese, sulle loro aspirazioni ideologiche e politiche, sui mandanti, sui finanziatori, sugli organizzatori, sui favoreggiatori. Quando si sarà accertato tutto questo, in Italia non sarà più possibile strumentalizzare gli episodi criminosi a danno di una parte politica e a vantaggio di un’altra»308. Conclusi gli interventi in risposta alle dichiarazioni del Governo, Rumor e lo stesso Taviani si recano a Palazzo Madama per il dibattito al Senato. A dirigere il confronto il presidente di turno Sen. Albertini. Chiaramente la relazione del ministro dell’Interno è pressoché identica a quella comunicata precedentemente ai deputati. Novità dell’ultima ora non ve ne sono.

305. Camera dei Deputati – atti parlamentari – seduta del 28 maggio 1974, p. 14607. 306. Ibidem, p. 14609. 307. Dondi M., L’eco del boato, Editori Laterza, 2015, p. 361. 308. Fattori M.C., La strage di Brescia: la stampa quotidiana e il dibattito parlamentare, Casa della memoria, 2008, p. 82. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 180

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Di seguito i passaggi più significativi delle repliche in risposta alla rela- zione introduttiva. Il socialista Zuccalà manifesta stupore per la vile aggressione di Brescia, ed esprime meraviglia circa il fatto che elementi già noti in città per essere stati protagonisti di gravissimi atti di violenza politica, siano stati lasciati libe- ri di agire senza il minimo controllo da parte delle forze di polizia. Puntando il dito sui responsabili dell’ordine pubblico, sostiene che «[…] È a Brescia, città nobilissima per tradizioni antifasciste, che si trova il traffico del tritolo, con la stessa partecipazione dei personaggi già individuati come criminali attentatori che circolano ed operano con la stessa spavalda arroganza nella sfida allo Stato democratico ad alle sue libere istituzioni: [...] Ci chiediamo perché? Ci sono state delle debolezze? Gli uomini della sicurezza pubblica hanno individuato la matrice di tanta nefasta criminalità?»309. Lapidario Armando Cossutta (PCI) nella sua accusa al governo: «Infor- ma tori ne avete, conoscete tutto, ma nessuna misura viene adottata»310. Il repubblicano Giovanni Spadolini sollecita l’inderogabilità di un’azione più incisiva da parte del potere giudi- ziario e si mostra scettico circa le modalità di collocamento dell’ordigno – a manifestazione in corso, come sostenuto da Taviani – quando affer- ma: «È certo difficile credere che durante una manifestazione con due- mila persone il criminale, fra le 9 e le 10 del mattino, sia riuscito a mettere una bomba di tale potenza dentro un contenitore. Indubbiamente è un que- sito degno di meditazione»311. Anche l’onorevole bresciano Mino Martinazzoli reclama «norme più

309. Fattori M.C., La strage di Brescia: la stampa quotidiana e il dibattito parlamentare, Casa della memoria, 2008, p. 84. 310. “Unanime il Parlamento: è ora di stroncare l’assalto alle istituzioni democratiche”, «Il Giorno» del 29 maggio 1974, p. 2. 311. Fattori M.C., La strage di Brescia: la stampa quotidiana e il dibattito parlamentare, Casa della memoria, 2008, p. 84. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 181

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incisive contro la criminalità politica e non» e commenta: «Brescia piange i suoi morti ed il lutto, lo smarrimento e lo stupore di Brescia sono, credo, quelli di tutto il paese. Ma nessuno può pensare che ci abbiano messo in ginocchio. [...] I bresciani sapranno dare la risposta giusta: quella che die- dero con fermezza durante la Resistenza»312. Seguono le affermazioni di Ariosto (PSDI) e Parri (Sinistra Indipendente). Il primo concorda con gli interventi precedenti, in quanto la «risposta dello Stato finora non è stata adeguata alla gravità della situazio- ne»313. Sconfortanti le considerazioni avanzate dal secondo: «Ho l’impres- sione che ancora adesso una certa magistratura preferisca sempre archiviare e che in vari luoghi, in varie circostanze, preferisca l’indulgenza; e non è una indulgenza caritativa, come può essere quella coerente con un certo indiriz- zo della magistratura, ma si tratta di una indulgenza diventata sospetta»314. Il senatore Nencioni a nome del gruppo MSI-DN replica alle accuse mosse al partito sostenendo che: «La violenza non ha colore [...] La delinquenza è delinquenza e basta e deve essere perseguita, repressa, annientata!»315. Immediata la reazione alle parole di Nencioni da parte di una larga por- zione dell’emiciclo. Portavoce della protesta il comunista Cossutta che rivol- gendosi ai parlamentari missini ribadisce appassionato: «Dalla strage emerge ancora una volta il volto selvaggio dei nemici dei lavoratori e della democra- zia: sono fascisti, e fascisti della peggiore specie, fascisti bestiali e nello stesso tempo consapevoli, collegati direttamente al Movimento Sociale Italiano. [...] Fascisti collegati ad un complotto interno ed internazionale guidato e finan- ziato da forze decise a tutto pur di attentare al progresso democratico e socia- le del Paese e a determinare disordine e sgomento»316. A chiudere la serie delle dichiarazioni il senatore Brosio (PLI) che recla- ma dal governo la concretizzazione urgente di nuove misure legislative: «Occorre non soltanto una maggiore efficienza e severità esecutiva, ma

312. Fattori M.C., La strage di Brescia: la stampa quotidiana e il dibattito parlamentare, Casa della memoria, 2008, p. 85. 313. “Unanime il Parlamento: è ora di stroncare l’assalto alle istituzioni democratiche”, «Il Giorno» del 29 maggio 1974, p. 2. 314. Fattori M.C., La strage di Brescia: la stampa quotidiana e il dibattito parlamentare, Casa della memoria, 2008, p. 85. 315. Ibidem, p. 86. 316. Ibidem, p. 86. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 182

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anche il sostegno di leggi più severe che reprimono a priori con pene ineso- rabili, sia la violenza sia l’esaltazione e la giustificazione della violenza»317.

Veniamo alle indagini. La Procura di Brescia autorizza immediatamen- te l’esecuzione di perquisizioni domiciliari a carico di potenziali estremisti. Fin dalle ore 15 infatti, poliziotti e carabinieri procedono in tal senso, «al fine di reperire armi e materie esplodenti»318. Sono verifiche che prose- guono ininterrotte per tutte le 24 ore successive. Al termine dei controlli sono poco più di una cinquantina i verbali di polizia giudiziaria che arrivano sulla scrivania del magistrato. Ad essere interessata è soprattutto la città (n. 39 rapporti), ma l’attività d’indagine coinvolge anche altre località della provincia (Bovezzo, Nave, Caino, Mazzano), per estendersi oltre i confini lombardi fino a Pordenone e Verona. Perquisite anche le sedi cittadine del Movimento Sociale Italiano di Piazza Tebaldo Brusato 22 e della CISNAL in Via Gramsci 8. Presso i locali del MSI – «alla costante presenza» dell’avvocato Scaroni Umberto – sono stati controllati «[…] I 4 vani di cui uno adibito ad Ufficio personale del Segretario Provinciale, uno a sala stampa e propaganda e due a segre- teria politica»319. Presso il sindacato missino la ricerca ha interessato i «4 locali adibiti a uffici, la stanza del ciclostile e i servizi»320. Luoghi interessati dalle ricerche – non senza polemiche come abbiamo visto – anche le abitazioni di ex partigiani321, attivisti sindacali della CGIL scuola, esponenti storici del mondo libertario, aderenti alla FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) ed a Lotta Continua322. Malauguratamente, pur a fronte di tanto dinamismo, i risultati della vasta operazione si rivelano essere piuttosto deludenti. Complessivamente nel bresciano vengono sequestrate 2 pistole, 2 caricatori senza cartucce, un’agenda, una scure ed un pugnale, mentre a Verona – presso il domicilio

317. Fattori M.C., La strage di Brescia: la stampa quotidiana e il dibattito parlamentare, Casa della memoria, 2008, p. 86. 318. Verbale di perquisizione domiciliare Sig. Bailetti del 28 maggio 1974. 319. Verbale di perquisizione domiciliare della sede MSI del 29 maggio 1974. 320. “Processo verbale di vana perquisizione eseguita nei locali del Sindacato CISNAL”, del 29 maggio 1974. 321. Verbale di perquisizione domiciliare Sig. Bailetti del 28 maggio 1974. 322. «Avanguardia Operaia» del 30 maggio 1974, riportato in Giugno I. Boffelli S. Massentini C. Ugolini M., Noi sfileremo in silenzio, Camera del Lavoro di Brescia, Fondazione Di Vittorio, Ediesse 2007, p.144). 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 183

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di alcuni dei cinque arrestati in occasione dei funerali di Silvio Ferrari – vengono recuperate «pistole, cartucce, sciabole e materiale propagandisti- co di estrema destra»323. All’ospedale fin dalle ore successive e fino a pomeriggio inoltrato si recano in visita ai feriti numerose personalità politiche e religiose. Bruno Storti segretario nazionale della CISL, il vescovo di Brescia Luigi Morstabilini, il ministro del Lavoro Luigi Bertoldi e Giancarlo Pajetta – «silenziosissimo, pallidissimo»324 – esponente di primo piano del partito comunista, sono alcuni tra coloro che si avvicendano nei reparti. Attenuata la confusione iniziale, solo intorno alle 17 è stilato un bilancio attendibile delle conseguenze causate dalla bomba: presso le strutture degli Spedali Civili sono ricoverate 51 persone – di cui due, Luigi Pinto (25 anni, insegnante) e Giacomo Corvini (64 anni, medico), giudicate dai sanitari in pericolo di vita. Altre 27 sono state medicate e dimesse. Quelle decedute sono tre: Bottardi Livia (32 anni, insegnante), Banzi Giulietta (34 anni, inse- gnante) e Natali Euplo (69 anni, pensionato). Altri sei feriti risultano degen- ti nelle cliniche Umberto Iº e Sant’Orsola Fatebene fratelli. Nella camera mortuaria del cimitero sono stati ricomposti altri tre corpi: due di essi identificati – quelli di Alberto Trebeschi (37 anni, insegnante) e di sua moglie Clementina Calzari (31 anni, insegnante) – mentre del terzo si è accertato solamente essere di sesso maschile. Solo in serata sarà possibile attri- buire generalità certe anche alla salma di Bartolomeo Talenti (56 anni, pensio- nato) «grazie a un vecchio cartellino paga che conser- vava in qualche tasca della giacca»325. Alle 17 presso la Ca me- ra del Lavoro si tiene un’as - semblea sindacale aperta ai partiti, agli studenti ed alle forze sociali. I contenuti indifferibili sui quali con- frontarsi sono l’adeguatez-

323. Comunicazione della Questura di Brescia del 29 maggio 1974. 324. Morini M., Figli delle vittime, Aliberti Editore, 2013, p. 136. 325. Feliziani G., Lo schiocco, Limina Edizioni, 2006, p. 15. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 184

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za delle prime iniziative assunte in risposta all’attentato e «l’avvio di una rifles- sione sulle ragioni che hanno indotto i fascisti a depositare un congegno mici- diale»326 tra i manifestanti democratici riuniti in sciopero. L’affluenza è consistente. L’atrio d’ingresso e la grande scala d’accesso al salone Buozzi – dove si tiene l’incontro – sono affollati. Per consentire a tutti di conoscere i contenuti del dibattito sono stati istallati degli altoparlanti che diffondono all’esterno le animate discussioni che si tengono nella sala. Ad aprire la riunione il segretario provinciale della CGIL Torri che riba- disce i motivi per i quali era stato indetto il comizio: «Si era unitariamente proclamato lo sciopero di oggi proprio per denunciare tale stato di cose, per protestare contro l’inettitudine o la voluta cecità di chi ha il compito di tutelare l’ordine democratico, per riaffermare il nostro impegno in difesa delle istituzioni e contemporaneamente richiamare il governo alle sue pre- cise responsabilità. Che non si facesse dell’allarmismo, è purtroppo dimo- strato dai tragici avvenimenti di piazza Loggia»327. Subito dopo è il presidente dell’amministrazione provinciale Gitti che interviene per delineare il «disegno politico di tipo reazionario» entro il quale contestualizzare la strage: «[...] Creare fratture nello schieramento democratico e [...] determinare reazioni di panico e sgomento nella pubblica opinione»328. Tra gli oratori anche l’onorevole Giancarlo Pajetta. Esplicito il concetto espresso dall’ «inviato dalla Direzione nazionale del PCI a seguire da vicino gli sviluppi della situazione»329: è assolutamente prioritario man- tenere il «massimo di unità»330 tra i lavoratori in difesa delle istituzioni democratiche. Non è questo il momento per scelte non partecipate. Servono compattezza e solidarietà. Queste parole, nonostante l’autorevolezza di chi le pronuncia, innesca- no nel pubblico «isolate denunce che si esprimono attraverso la voce dei settori giovanili presenti in sala, forse con inevitabili estremismi verbali»331 che danno il segno del nervosismo allignante tra larghi strati di operai.

326. AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, p. 56. 327. “No alla provocazione nera da autorità e sindacati”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 11. 328. Ibidem. 329. AA.VV., Piazza Loggia 28 maggio 1974. Una strage fascista, Camera del Lavoro FIOM CGIL, 1982, p. 57. 330. Ibidem 331. Ibidem 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 185

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Al termine della discussione queste le deliberazioni raggiunte: l’occupa- zione delle fabbriche è protratta alle 18, mentre lo sciopero si concluderà alle ore 24; nelle fabbriche principali vengono programmate per il giorno successivo assemblee sindacali; “dele- gazioni ristrette” dei Consigli di Fabbrica si recheranno in piazza della Loggia per rendere omaggio ai Caduti; agli stessi Consigli è dato incarico di indicare «un congruo numero di delegati da impegnare nel servizio d’ordine per la giornata di venerdì e nel piantonamento della camera ardente che verrà allestita in Loggia»332; è costituita una commis- sione permanente di coordinamento delle iniziative previste per i giorni successivi, esequie incluse. Ormai l’attentato di Brescia trova spazio adeguato in tutti i notiziari. Primo canale TV, ore 17. Beatrice Tocci introduce il telegiornale del pomeriggio: «Commozione e sdegno per il vile attentato terroristico di Piazza della Loggia a Brescia, dove questa mattina, come forse sapete già, durante una manifestazione antifascista è stato fatto esplodere un ordigno ad orologeria che ha provocato una strage. [...] La tragedia è avvenuta poco prima delle 10.30. Questa mattina in piazza della Loggia pioveva. Piazza della Loggia era colma di bandiere delle organizzazioni sindacali. Una parte di partecipanti alla manifestazione ha cercato riparo sotto i portici. L’oratore aveva cominciato da pochi minuti il suo intervento, quando dalla parte opposta della piazza, proprio sotto i portici si è sentita un’esplosione [...]»333. Seguono numerose ipotesi, tutte in attesa di una conferma ufficia- le che tarda ad arrivare. Proprio per fornire alla pubblica opinione elementi certi sull’attentato, è convocata per il tardo pomeriggio presso la Questura di Brescia una con- ferenza stampa.

332. “Istruzioni dei sindacati”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 11. 333. Telegiornale, 1º Canale RAI del 28 maggio 1974, ore 17 in “Vittime”, Rai Storia del 6 maggio 2012. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 186

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Infatti alle 18 in Via dei Musei sono presenti una cinquantina di giorna- listi. Ad aggiungersi ai cronisti locali gli inviati dei più importanti giornali italiani, fotografi e cineoperatori. A rispondere alle domande una nutrita schiera di autorità: «Con il dott. Efisio Zanda Loy erano presenti il prefetto Vincenzo Aurigemma, il que- store dott. Giuliano Mastronardi, il col. Vincenzo Morelli, comandante della Legione dei carabinieri, il vice questore dott. Diamare, il col. Losacco, comandante del Gruppo, il dirigente della squadra politica dott. Via, il capo della Mobile dott. Donisi, il col. Di Gennaro, il col. Mirto Da Corte e numerosi funzionari di P.S. ed ufficiali dell’Arma»334. A fronteggiare per primo taccuini e microfoni è il Capo della Polizia Zanda Loy. Le sue sono scontate dichiarazioni di circostanza: «Le forze dell’ordine, polizia e carabinieri, faranno tutto quello che è possibile perché i responsabi- li di questo folle gesto criminale, che non ha niente di umano, siano condotti a render conto di quello che hanno fatto. Già quando sono arrivato, ho trova- to un lavoro in profondità che sarà esteso nei prossimi giorni»335. È poi la volta del prefetto Aurigemma – «piccolo, magrissimo e nervoso, con un papillon a pallini verdi e gialli»336 – che conferma l’avvenuta consegna dei reperti ad un tecnico che dovrà valutare l’entità e la natura della bomba.

334. “La polizia aveva ispezionato piazza Loggia palmo a palmo”, «Giornale di Brescia» del 29 maggio 1974, p. 4. 335. “Sconcertanti dichiarazioni in Questura”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 10. 336. “Fascismo assassino”, «Panorama» del 6 giugno 1974, p. 45. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 187

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Il colonnello Losacco informa gli astanti che «[…] Sembra da escludere un congegno a miccia, che avrebbe provocato fumo (e quindi allarme) fra i presenti. Restano invece aperte le ipotesi di un innesco chimico, oppure di un congegno ad orologeria, anche se non risulta, per il momento, che ci siano reperti tali da provare questo secondo tipo di innesco»337. Con riferimento al collocamento del- l’esplosivo l’ufficiale asserisce che «[…] Tutti gli elementi raccolti fino a questo momento concordano nell’indicare il cestino metallico Il Prefetto delle immondizie come il recipiente dell’ordi- Vincenzo gno. Se qualcuno avesse lanciato la bomba, Aurigemma oppure l’avesse portata addosso fin sul posto, i danneggiamenti all’edificio e le ferite delle persone sarebbero state netta- mente diverse»338. La stato delle indagini è riassunto nelle dichiarazioni del questore Mastronardi: «Stiamo preparando l’identikit di due persone, viste poco prima dello scoppio, mentre si aggiravano nei dintorni di piazza Loggia; qualcuno ha sentito pronunciare qualche frase, che potrebbe avere qualche attinenza con l’attentato»339. Incalzato dalle domande dei corrispondenti smentisce siano stati eseguiti dei fermi, mentre contestategli le sconcertanti ispezioni operate presso le abitazioni di sindacalisti ed ex partigiani ammette testualmente: «Se ci sono state perquisizioni, sono state fatte solo per errore»340. Seguono ulteriori precisazioni del dott. Lamanna che assicura come «[…] prima alle sei e poi alle otto, i suoi uomini della squadra politica ave- vano accuratamente ispezionato la piazza senza rilevare alcunché di sospet- to. Anche il contenitore dei rifiuti era vuoto»341. Conclude la riunione informativa una sconcertante dichiarazione del commissario-capo: «[...] gli attentatori sono sicuramente venuti da fuori,

337. “L’identikit dei due sospetti”, «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 10. 338. Ibidem 339. Ibidem 340. “Sconcertanti dichiarazioni in Questura” «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 10. 341. “La polizia aveva ispezionato piazza Loggia palmo a palmo”, «Giornale di Brescia», del 29 maggio 1974, p. 4. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 188

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perché a Brescia i gruppi fascisti sono stati sgominati»342. Da dove derivi tutta questa sicurezza non è dato sapere. Non appena appresa la notizia della strage l’intero paese reagisce. Dimostrazioni si svolgono nelle principali città con scioperi, cortei ed assemblee. Sono soprattutto gli operai dei grandi insediamenti industriali a manifestare contro la nuova provocazione fascista. La notizia dell’eccidio suscita in larghi strati di lavoratori una collera che in qualche caso si manifesta con azioni di rivalsa nei confronti delle sedi di partiti ed organizzazioni di destra e di loro aderenti. Alla FIAT Mirafiori di Torino «in tutti i refettori si tengono assemblee, per continuare poi la discussione in ogni angolo dell’immensa fabbrica, e le cinque linee del montaggio motori, in meccanica, si fermano un quarto d’ora». A Palazzo Nuovo – sede universitaria – «un corteo di centinaia di compagni spazza le facoltà umanistiche, allontana con le dovute maniere due fascisti individuati, interrompe tutte le lezioni e gli esami»343. Nel milanese scioperi spontanei si segnalano «alla Siemens, all’Alfa, alla OM, alla Pirelli, alla Carlo Erba, alle piccole fabbriche». Nel capoluogo, al liceo A. Manzoni si registrano violenti scontri tra giovani di opposte ten- denze politiche quando intorno a mezzogiorno – nel corso di un’assemblea indetta per commentare i fatti accaduti a Brescia – «un gruppo di studenti neri ha espresso il dissenso sulla riunione e ha messo in dubbio che l’atten- tato fosse di marca fascista»344. Ben più grave il bilancio degli incidenti avvenuti in serata nel centro del capoluogo lombardo. Circa 5.000 extraparlamentari di sinistra si sono radunati in Piazza del Duomo per protestare e poi scatenare scontri violen- ti con le forze dell’ordine. Distrutte dal lancio di sassi le vetrine di due locali pubblici di Piazza San Babila, ritenuti covi di simpatizzanti di estrema destra e devastato il magaz- zino del settimanale reazionario «Il Borghese». A Genova viene interrotto il lavoro in due tra i maggiori poli industria- li liguri – Italsider ed Italcantieri –, mentre altre realtà industriali (Marconi ed Elsag) attuano estemporanei blocchi stradali.

342. “Sconcertanti dichiarazioni in Questura” «Bresciaoggi» del 29 maggio 1974, p. 10. 343. “La risposta operaia è stata immediata. Dalle fabbriche la parola d’ordine: Fuorilegge il MSI. Fuori i fascisti dai luoghi di lavoro!”, «Lotta Continua» del 29 maggio 1974, p. 2. 344. «Corriere d’informazione» del 28 maggio 1974, p. 3. 01 Lasciate libera la Piazza NUOVO OK_Layout 1 22/05/20 08.41 Pagina 189

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Nel napoletano – a Pozzuoli e Bagnoli – alcu- ne centinaia di manife- stanti hanno assalito e distrutto le sedi locali dell’MSI345. A Roma, nella centra- lissima Piazza del Gesù, lancio di bottiglie incen- diarie – rivendicate da Avanguardia Operaia – contro la sede nazionale della Democrazia Cristia - na346. Sorte peggiore tocca al MSI-DN in quanto «sei sedi rionali hanno subito l’assalto dei guer- riglieri comunisti»347. In Puglia, a Bari, tre attivisti missini «sono stati aggrediti e colpiti da teppisti rossi tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari degli ospedali dove sono stati medicati per le numerose ferite»348. Trascorre così una giornata iniziata con un massacro e proseguita con scontri violentissimi. Anche in Piazza della Loggia si è fatta ormai notte. La prima dopo la strage.

345. “Gli operai di Pozzuoli e Bagnoli escono in massa dalle fabbriche e chiudono le sedi fasciste”, «Lotta Continua» del 29 maggio 1974, p. 1. 346. “Bottiglie incendiarie contro sede DC Roma”, «Giornale di Brescia» del 29 mag- gio 1974, p. 2. 347. “Ondata di assalti e aggressioni contro sedi e iscritti del MSI-DN”, «Il Secolo d’Italia» del 29 maggio 1974, p. 2. 348. «Una inaudita e bestiale ondata di violenze si è scatenata in tutta Italia ai danni di sedi e iscritti alla Destra Nazionale, subito dopo che si era sparsa la notizia del criminale ed esecrabile attentato di Brescia [...] Attacchi a colpi di bombe molotov, aggressioni, bastona- te, sassaiole si sono dovute registrare a Milano, dove è stato devastato un magazzino del set- timanale «Il Borghese», Pozzuoli e Bagnoli dove le sezioni locali del MSI-DN sono andate totalmente distrutte, Roma, dove ben sei sedi rionali hanno subito l’assalto dei guerriglieri comunisti, Bari, dove tre giovani simpatizzanti di destra sono stati aggrediti e colpiti da tep- pisti rossi tanto da dover ricorrere alle cure dei sanitari degli ospedali dove sono stati medi- cati per le numerose ferite. E mano a mano che le ore progrediscono giungono da ogni parte d’Italia notizie di aggressioni». (“Ondata d’assalti e aggressioni contro sedi e iscritti del MSI- DN”, «Il Secolo d’Italia» del 29 maggio 1974, p. 2).