Un secolo di restauri nella Cattedrale di (1860-1960)

Piera Di Franco Un secolo di restauri nella Cattedrale di Agrigento (1860-1960)

Piera Di Franco Questo saggio nasce come naturale prosecuzione e chiusura di un periodo di studi e di ricerche iniziato in con - comitanza con la stesura della mia tesi di Diploma di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio al - l’Università di Roma “Sapienza”. I miei ringraziamenti più sentiti vanno alla mia maestra di studi e di vita Renata Prescia, che mi ha assiduamente esortata nella pubblicazione di questo libro e con infinita pazienza aiutata nella sua revisione. Un particolare ringraziamento va ai professori Giovanni Carbonara, Giovanni Calabresi e Teotista Panzeca, per i preziosi consigli, la sapiente chiarezza e l’aiuto conferitomi durante la stesura della tesi di diploma di spe - cializzazione, dalla quale è scaturita poi l’idea di scrivere questo saggio. Ai professori della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio di Roma, che in questi due anni mi hanno saputo trasmettere la passione per questo tema; ai miei colleghi di scuola e soprattutto a Lucia Ganoza Bogdanovich, che mi ha insegnato ad avere tenacia e a lottare per ciò che più si desidera. Ad Agostino Marrella, Riccardo Lombardo e Alessandra De Vecchi, per i tanti suggerimenti datimi in questi ultimi due anni; a Giovanni Scicolone per i saggi consigli e il dono di alcune foto. Un inestimabile ringraziamento va a Don Giuseppe Pontillo e all’Arcidiocesi di Agrigento, che si è fatta promo - trice di questo saggio, manifestando tutto il suo interesse per la conoscenza storica del monumento. Vorrei infine porgere uno speciale ringraziamento al gentilissimo Giuseppe Buontempo, sacrista della Cattedrale, il quale mi ha sempre aperto le porte della chiesa mostrandomi tutto l’affetto e la stima per questo luogo sacro. Questa pubblicazione è stata realizzata con il contributo dell’Arcidiocesi di Agrigento – Ufficio Beni Culturali ecclesiastici. Copyright © Piera Di Franco 2016. tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata (compresa la fotocopia e il supporto elettronico), anche ad uso interno e didattico. La riproduzione dei documenti e delle immagini della Soprintendenza Beni Culturali e ambientali di e della Soprintendenza Beni Culturali e ambientali di Agrigento è stata autorizzata su concessione dell’Assessorato per i Beni Culturali e dell’identità siciliana della Regione siciliana, Dipartimento regionale dei Beni Culturali e l’identità siciliana. È vietata ogni ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo. I rilievi sono stati concessi dalla Arcidiocesi di Agrigento -Ufficio Beni Culturali ecclesiastici.

ARCIDIoCeSI DI AgRIgeNto Beni Culturali ecclesiastici

UN SeCoLo DI ReStAURI NeLLA CAtteDRALe DI AgRIgeNto (1860-1960) In copertina: Emil Hoffmann, girgenti Dom, 1894 Architekturmuseum tU Berlin Testi: Piera Di Franco Impaginazione e stampa: Industria grafica t. Sarcuto s.r.l. Via Unità d’Italia, 30 (S. giusippuzzu) - Agrigento www.tipografiatsarcuto.com

Di Franco, Piera <1987-> Un secolo di restauri nella Cattedrale di Agrigento (1860-1960) / Piera Di Franco. – [S.l. : s.n.], 2016. ISBN 979-12-200-0790-0 1. Cattedrale di Agrigento – Restauro – 1860-1960. 726.609458221 CDD-22 SBN PAL0287604 CIP - Biblioteca centrale della Regione siciliana “Alberto Bombace” Ai miei genitori

3 4 INDICE

Un secolo di restauri nella Cattedrale di Agrigento (1860-1960) Presentazione, di S.em. Card. Francesco Montenegro ...... Pag. 7 Prefazione , di Renata Prescia ...... »9 Prologo, di Don giuseppe Pontillo ...... » 11

1. Il monumento nel contesto urbano e il riconoscimento dei viaggiatori » 19 2. I restauri di giuseppe Patricolo ...... » 31 3. I restauri di giuseppe Rao e di Francesco Valenti ...... » 41 4. I restauri di Mario guiotto, Armando Dillon e giuseppe giaccone . » 61 5. gli orientamenti novecenteschi: il dibattito culturale ...... » 73

Apparati Sintesi delle principali fasi evolutive del monumento (Regesto) .. » 79 Quadro sinottico dell’organizzazione della tutela in Sicilia .... » 84 Antologia delle fonti dei viaggiatori ...... » 86

Appendice Documentaria ...... » 87 Bibliografia essenziale ...... » 156 Fonti delle illustrazioni ...... » 158

Elenco degli ideogrammi e delle tavole ...... » 162 Ideogrammi ...... » 163 tavole ...... » 167

5 6 PRESENTAZIONE S Em. Card. Francesco Montenegro

L’ architettura sacra è un punto di ri - torre campanaria, è un invito a guardare ferimento, ovvero una costruzione pen - in alto, a guardare oltre i tetti delle case, sata come centro del mondo: è una imago non per sfuggire alle responsabilità che mundi ; cioè affermare il proprio valore, abbiamo su questa terra, ma per attingere esprimere il fatto che essa è il mondo. dall’alto luce e forza per i nostri impegni. guardando alla nostra Cattedrale rivolgo Il cielo non toglie nulla alla terra: il cielo l’invito di essere ottime pietre vive di infonde vigore e dà animo al nostro ope - questo edificio particolare che è la Chiesa rare sulla terra. fatta di uomini che è casa dello Spirito e La Chiesa tempio resa viva dallo Spi - da Lui animata. Le pietre che cedono rito riprende il senso vero per il quale è sono una sfida per noi, perché contrappo - stata edificata solo se è abitata, vissuta, niamo a esse la vivacità e la robustezza animata dalla presenza di un’assemblea che lo Spirito ci dona. che celebra, teofania della Chiesa special - La Cattedrale è il punto di riferimento mente quando a presiederla è il Vescovo. della fede e dell’impegno di vita cristiana A nulla servirebbero in effetti le chiese di di una diocesi, della quale è il centro ec - pietre (sarebbero solo architettura) se non clesiale e spirituale. ci fosse anzitutto la Chiesa viva, fatta di Intimamente legata alla persona del “pietre vive”, che sono i santi, i martiri e Vescovo, la Cattedrale è madre di tutte le i credenti nel loro insieme, chiamati tutti chiese della diocesi. alla santità! Il tempio fatto di mura è La Cattedrale ci collega ad una tra - l’espressione sociale dell’unità del popolo dizione religiosa che ha radici lontane credente. nel tempo e ci riporta agli albori del cri - ogni chiesa materiale, nota san Cesa - stianesimo. Richiama la storia e ne cu - rio di Arles, è simbolo permanente della stodisce le memorie. Non possiamo non Chiesa, edificio spirituale. occorre co - ricordare con riconoscenza tutti coloro struirlo e restaurarlo continuamente que - che hanno portato il cristianesimo in sto edificio spirituale con l’apporto di tutti queste terre, in particolare San gerlando, i cristiani così come si costruisce e si re - Vescovo e rievangelizzatore di Agri - staura l’edificio. gento. Non possiamo dimenticare i ve - La nostra Cattedrale, nonostante i scovi e i Canonici che si sono adoperati continui problemi di staticità, è la casa di per l’edificazione, la riedificazione, la Dio piantata in mezzo alle case degli uo - conservazione e il restauro della nostra mini. In pari tempo essa è anche casa cattedrale. degli uomini e delle donne, perché aperta Collocata sul colle della città è segno a tutti. Vi si entra per adorare Dio e di una fede che non si estranea dalla sto - uscendo i credenti sono accompagnati ria, ma si è sempre inserita nel tessuto so - dalla benedizione del Signore e da senti - ciale per animarlo alla luce dei valori cri - menti di attenzione, di solidarietà, di stiani. amore per gli altri. Collocata al vertice di una grandiosa Con questo libro scriviamo una pa - scalinata, questa Cattedrale, con la sua gina importante della storia della Chiesa

7 agrigentina, la storia della sua Cattedrale alcuni dettati dalle necessità strutturali in un tempo ben definito. Attraverso la ri - mentre altri dalla necessità di ritornare, cerca, che diventa un affascinante itinera - attraverso la ricostruzione filologica, al - rio di ricostruzione dell’architettura sto - l’origine del Cattedrale. rica della Cattedrale, l’autrice accompa - La conoscenza storica della Catte - gna a ‘leggere’ un secolo di storia di re - drale ci porti alle radici della fede per un stauri e interventi sul sacro edificio di cui rinnovato impegno a favore degli uomini. PREFAZIONE Renata Prescia

Il presente volume vuole documen - l’Ispettore onorario (figura oggi peraltro tare, in maniera scientifica, i restauri che scomparsa) e ad una pubblicistica sui quo - nel corso di un secolo (da metà ottocento tidiani, alimentava la cultura di una comu - a metà Novecento) si sono susseguiti sulla nità, come ancor oggi auspichiamo che il Cattedrale di Agrigento, nel quadro delle restauro possa fare. attività della nascente e ancor giovane tu - La Cattedrale di Agrigento, sottovalu - tela nazionale che si andavano svolgendo, tata dai viaggiatori per la vicinanza delle analogamente, in tutta Italia. Restauri di - più attrattive testimonianze archeologiche versi: dai ‘ripari’, ai ripristini o restituzioni che, sempre, le hanno ‘rubato la scena’ è, ‘nello stile dovuto’, ai consolidamenti, come per tutte le altre città, siciliane e non, agli avvaloramenti ecc.., al mutare del fer - il monumento massimo della città, sia per vido dibattito culturale sviluppato in que - qualità architettoniche che rappresentative gli anni dal restauro filologico e storico, a ma, soprattutto, spirituali. quello scientifico, a quello critico . La diocesi agrigentina fu tra quelle di - Attraverso la storia dei restauri della sposte dal conte Ruggero dopo la conqui - Cattedrale viene fuori un Ufficio di tutela, sta normanna (1093) e fu il vescovo ger - composto da pochi elementi, ma forte - lando di Besancon ad edificare la chiesa mente attivo soprattutto se si pensa che la consacrandolo a Maria e all’apostolo gia - sede era Palermo, per cui la sorveglianza como nel 1099 dopo averlo compiuto in e D.L. venivano realizzate come ‘mis - sei anni. e a gerlando sarebbe stato dedi - sione’ e con mezzi di trasporto e infrastrut - cato nel 1305 dopo la rifondazione avve - ture ben diverse da quelle odierne. nuta a cura del vescovo Rainaldo. Questo e’ un Restauro in forte dialogo con la asserisce nel 1955 il grande e compianto Storia nei cui confronti è, a volte, braccio guido Di Stefano, capostipite della storio - operativo come spesso la storiografia è so - grafia post-bellica arabo-normanna, sulla lita dire, a volte guida, come testimonia l‘ base degli scritti settecenteschi dell’abate ingente mole documentaria rinvenuta Rocco Pirri, colonna portante della storio - dall’Autrice durante la sua paziente ri - grafia sulle chiese siciliane. cerca presso i vari archivi tra Roma, Pa - Di Stefano asserisce che «del Duomo lermo e Agrigento, e in parte rappresentata di Agrigento nulla apparentemente più nel volume stesso. Ma è anche un Re - resta, salvo forse la torre dell’orologio stauro in stretto dialogo con il Rilievo e adiacente al transetto e l’impianto plani - con il Progetto, come si evince attraverso metrico generale. Seppure nell’anzidetta la minore, ma sia pur consistente docu - torre non si debba piuttosto riconoscere mentazione grafica rinvenuta e, anch’essa, quella fatta edificare in tre anni dal ve - parzialmente allegata. scovo gualterio (1127-1141)». Al Di Ste - Un fare architettonico attento, scrupo - fano altri studiosi seguono ma ancora su loso, conscio della delicata materia su cui queste prime fasi non si hanno certezze si andava ad operare; un intervento diretto precise anche perché non è stato effettuato sulla fabbrica ma, sempre, un’operazione uno studio stratigrafico delle murature e che, grazie al contributo impegnato del - una ricognizione archeologica che potreb -

9 bero aggiungere, ricercando sui docu - il sopravvento su quella della conserva - menti di pietra, nuovi dati, complementari zione, decretando una forte sostituzione a quelli rinvenuti sui documenti cartacei. della materia autentica. Il presente studio aggiunge invece una Mi auguro che questo volume possa conoscenza inedita sui restauri novecen - contribuire ad una inversione di tendenza teschi provando anche, in maniera del secondo la direzione tracciata da una tutto originale, secondo la fondativa le - ormai consolidata cultura del restauro che zione assunta presso la ‘Scuola romana’ suggerisce interventi minimi, compatibili durante la frequenza dell’Autrice alla e, ove possibile, reversibili. Scuola di specializzazione in restauro dei Intanto un plauso a Piera Di Franco, monumenti dell’Università La Sapienza di che ha donato alla comunità di cui fa parte Roma, della cui tesi questo volume è par - e ad una storia della tutela siciliana, che ziale parte, a ri-conoscere i suddetti re - sempre lo stesso Di Stefano auspicava, un stauri sui rilievi (v. tavole). contributo importante, e alla Arcidiocesi Purtroppo dopo i restauri di giuseppe di Agrigento, che ne ha consentito la pub - Patricolo, giuseppe Rao, Francesco Va - blicazione, nell’auspicio che la Chiesa lenti, Mario guiotto, giuseppe giaccone, possa, di nuovo e presto, tornare ad essere veri protagonisti della tutela siciliana, per il cuore pulsante di uno straordinario cen - la chiesa è subentrata un’intensa attività tro storico che, al pari dei templi antichi, ricostruttiva causata dalla frana e dagli possa essere meta di una fruizione aperta, altri eventi calamitosi legati alla confor - accessibile e intelligente. mazione orografica del sito su cui sorge, in cui ‘la cultura della sicurezza’ ha preso Febbraio 2016

10 PROLOGO* don Giuseppe Pontillo**

Interventi di manutenzione ordinaria e gine dei numerosi documenti dell’Archivio straordinaria sulla Cattedrale di Agrigento Capitolare che mons. Domenico De gre - si sono susseguiti nell’arco della sua mil - gorio, al quale va il nostro grazie per la sua lenaria storia di costruzione e ricostru - opera 1, ha sviscerato, per acquisirne notizie zione; mentre sui primi non abbiamo dubbi salienti sulla Diocesi e sulla Cattedrale. che si tratti di interventi necessari alla vita A partire dal vescovo Gualtiero 2 ordinaria del sacro edificio, per i secondi (1128–1141), abbiamo testimonianze di dobbiamo fare un serio discernimento per interventi sulla Cattedrale. Nel Libellus de identificare quelli che sono serviti a inter - successione pontificum Agrigenti 3 tro - venire per far fronte alle emergenze, dai viamo il riferimento alla costruzione di veri e propri interventi di restauro. una torre: “Dimorando nell’episcopio te - Il tema del restauro stilistico che ha meva assai dei molti saraceni e perciò, te - portato, nel primo ventennio del secolo nuto consiglio con i canonici del Capitolo, scorso, l’edificio sacro alle sue caratteri - stabilì di costruire una torre per munire la stiche normanne, ha fatto perdere l’imma - Chiesa e a difesa della città. Egli, allora, gine di quella Chiesa cattedrale che nel comperati molti bufali fece estrarre corso dei secoli era stata arricchita di stuc - grandi pietre dalla città vecchia e in tre chi, marmi mischi, altari barocchi, tanto anni compì la costruzione della torre che, da perdere, secondo i viaggiatori dell’800 precisa il Lauricella “ esisteva sino alla il suo fascino antico. Di come appariva la prima metà del nostro secolo (XIX) Cattedrale agli occhi dei “sapienti” ci dà quando Mons. Pietro D’Agostino la fece una chiave di lettura Luigi Pirandello ne I abbattere per rinforzare, con un gran mu - vecchi e i giovani dove descrive l ’antico raglione, la parte settentrionale della Duomo, insigne monumento di arte nor - chiesa che minacciava rovina ”. 4 manna, deturpato nel Settecento da orri - Anche l’inizio dell’episcopato di Rai - bili costruzioni di stucco e volgarissime naldo D’Acquaviva 5 (1240-1264) vide dorature. L’architettura interna della Cat - come prima preoccupazione la Cattedrale tedrale non è stata sempre quella che noi e il Palazzo Vescovile. “Per il lungo esilio oggi ammiriamo e, le stratigrafie stilisti - del suo predecessore Ursone e la prece - che che la connotano, sono frutto di inter - dente prigionia sotto il giogo dei Sara - venti di ri-costruzione e modifiche. ceni, avendo trovato la cattedrale e l’epi - Per aiutare a comprendere il lavoro di scopio pressocchè crollati e diruti, subito Piera Di Franco, con questo Prologo si si diede a riedificarli e rifarli in forma più cercherà di individuare quali e quanti bella” .6 siano stati gli interventi prima del 1860, Durante gli anni del Vescovo Filippo interventi che, nella maggior parte dei casi Umbaldi (1328-1348), si posseggono sono di “emergenza”, dettati dalle condi - poche notizie sulla Cattedrale e non im - zione statiche del Duomo e poi di “arric - portanti per la sua fabbrica, si pensa che chimento” artistico e architettonico. ciò sia dovuto al suo buono stato di con - La storia del Sacro tempio parla chiaro servazione, dopo i restauri commissionati in proposito, e ancora più chiare sono le pa - principalmente dalle famiglie nobiliari

11 agrigentine, tra cui i Chiaromonte 7. La prir tucti li segie come solito ad altre ec - Cattedrale ospitò in quegli anni le spoglie clesie cathedrali, come se volessi diri ca - di Markisia Prefolio, nobildonna agrigen - pitelli seu parapurvuli ”13 . tina, moglie di Federico Chiaromonte, In un documento dell’Archivio Capi - morta verso il 1330 e sepolta in un sarco - tolare del 4 agosto 1583 si legge che il Ve - fago di marmo 8. scovo Antonio Lombardo (1579-1585) Il vescovo Matteo de Fugardo dalla sua presa di possesso sino a quel (1362-1390) trovò la Cattedrale “ ex ma - giorno, aveva speso onze 213 (50 l’anno) jore parte collapsam” e nella rimanente in fabbrica Campanarii Catedralis Eccle - assai pericolante, ma i fondi erano insuf - siae a cui lavorarono il maestro Nicola ficienti. Considerate le ingenti spese per il Santamaria e il maestro Raimondo di Ri - restauro, il 27 giugno 1386 Urbano VI naldo. Per riparare il Palazzo Vescovile concesse 40 giorni d’indulgenza a coloro che minacciava rovina, aveva speso onze i quali avessero contribuito alla riedifica - 259,10; per riparare tetti, porte e finestre zione 9. Il carattere architettonico della e altre cose oltre onze 80 14 . prima parte del colonnato rimanda al se - Il vescovo Francesco del Pozzo colo XIV 10 . (1591-1593) avendo trovato che la Catte - Sotto l’episcopato del Vescovo Giu - drale era priva di ornamenti e minacciante liano Cybo (1506-1537) furono eseguiti rovina, ottenne conferma da gregorio interventi che rispondevano ad una impel - XIV che dalla mensa episcopale, in perpe - lente necessità. Quando divenne vescovo, tuo, si assegnassero alla Cattedrale 150 nel 1506, la parte nord della Cattedrale era onze, gestite dalla maramma 15 . Unite alle quasi del tutto rovinata a causa dei movi - precedenti 50 onze, per la Cattedrale e per menti franosi che avevano fatto crollare il Palazzo Vescovile, ogni anno si dove - alcune colonne e, di conseguenza, anche vano spendere dalla mensa vescovile, il tetto . Per le grandi spese necessarie al complessivamente, 200 onze. restauro della Cattedrale ottenne dal Papa Sino ai tempi del vescovo Giovanni la concessione dell’indulgenza plenaria Horozco de Covarruvias (1594-1606) la per coloro che avrebbero contribuito ad Cattedrale finiva con l’ultimo arco nor - esse. Scrivi il Pirri: “Rifece le fabbriche manno tra le colonne e doveva terminare, della Cattedrale che erano crollate e il presso a poco, con l’arco che antecede la suo tetto scoperto e li ornò, vi appose il finta cupola che era chiuso da un muro di - suo stemma e curò che fra gli altri santi vi ritto su cui si addossavano i tre altari: l’al - fosse dipinto S. Libertino” 11 . Un coinvol - tare dedicato alla Madonna, l’altare mag - gimento diretto nella commissione ed ese - giore e quello dedicato al SS. Sacramento. cuzione del soffitto lo si deve a Pietro Nel 1578 nella zona sud-occidentale della Montaperto, di cui lo stemma gentilizio Sicilia avvenne un forte terremoto che si dipinto sul soffitto, in prossimità dell’arco prolungò parecchi mesi con scosse di trionfale 12 . varia intensità e danneggiò la Cattedrale. Nel 1573 il vescovo Giovanni Batti - Il Covarruvias fece iniziare subito i lavori sta Hogeda y Herrera (1571-1573) di - di restauro e sullo sfondo della cappella spose nel proprio testamento, redatto il 25 maggiore predispose un posto per l’urna novembre, che dei 1200 scudi che egli la - di S. gerlando. Probabilmente dietro l’al - sciava alla Cattedrale una parte venisse tare dovevano esserci delle scale per l’ac - spesa “ a fare uno ornamento al coro di cesso dei fedeli alle reliquie del Santo. detta ecclesia di legnami di nuci per co - La tradizione, raccolta anche dal Lau - ricella 16 , attribuisce al Covarruvias la co - lo intaglio di detta porta va facendo moto pertura in stucco delle colonne antiche, e cossì anche lo coperto di detta ecclesia ipotesi non avvalorata da riscontro archi - che ha di bisogno di ripari, perché, in vistico. tempo di pioggia, per ogni parte cade Più grave fu il terremoto del 1584 che l’acqua in modo tale che non si può da produsse così gravi danni che i periti ri - quella intrare e si verria a mancare al so - tennero imminente la rovina del sacro edi - lito servizio divino” 20 . ficio. Anche il Palazzo Vescovile ne subì Nel 1607 si preparava a fare ingresso parecchi. in Diocesi il Vescovo Vincenzo Bonin - Il 27 novembre 1596 il Capitolo indi - contro (1607-1622). Allora, forse per rizzò due lettere: una al Vicerè e l’altra ai zone transennate della Cattedrale o per la - membri del regio Patrimonio, inviando vori, si officiava in un altare posticcio non come suo rappresentante il can. Pietro Pu - adatto alle funzioni solenni dell’ingresso jades 17 . Dalla documentazione epistolare del vescovo; si chiese perciò il parere di si evince che il terremoto, degli anni pre - un esperto che disse che, con qualche ac - cedenti, aveva causato gravi danni “ per - corgimento, si sarebbe potuto officiare ché alla giornata cadono pietre dalle all’altare maggiore 21 . aperture et li travi si staccano di mano in Poiché nella parte destra della porta mano delli muraglie e se non fosse per la maggiore era ricomparsa la lesione delle protezione di S.Gerlando, già sarebbe rui - “pietre bianche che sono nel blandone di nata. Una parte del muro verso occidente essa ”, il 19 maggio 1620 fu convocato il dove sta la porta maggiore si è aperta tal - Capitolo e venne informato il Vescovo il mente che dubitiamo, hora per hora, da quale non solo promise di dare onze 200 cascare il che sarebbe per mettere a terra che doveva alla Maramma, ma anche di tutta la chiesa” 18 . aggiungervi del proprio, se necessario 22 . Il Capitolo pertanto aveva deciso di La frattura delle pietre fu riparata, ma le fare venire un capomastro da Palermo per condizioni della Cattedrale non migliora - individuare un appropriato intervento di rono di molto, se nella seduta dell’8 otto - restauro della Chiesa. Il verbale del feb - bre 1624 il Ciantro gabriele Salerno disse braio 1598 riporta l’intervento di rifaci - al Capitolo: “La chiesa cattedrale è in mento di un arco della porta maggiore e di grandissimo pericolo: se non si provve - una trave, ma “ lu ingegneri Giacalone derà al più presto possibile alle sue neces - (forse il capomastro palermitano) aveva sità, potrà facilmente rovinare…” 23 . consigliato di scaricare la fabbrica et fari Il Vescovo Francesco Trahina (1627- certi puzzi per scopriri si nelli fondamenti 1651) ornò la tribuna maggiore, ricostruì di li marammi vi sia alcuno danno nota - l’altare del Santissimo e sfondando la pa - bili ”19 . I lavori non furono eseguiti per le rete destra edificò la cappella di S. ger - condizioni climatiche sfavorevoli. lando che costava di due vani: uno rive - Il 22 novembre 1600 il Capitolo indi - stito di marmi policromi (oggi non più esi - rizza una lettera al vescovo Covarruvias stenti), con l’altare del santo, e l’altro con - in cui chiede il pagamento delle somme tiguo in cui fece collocare la sua urna. Il dovute dalla mensa vescovile, per conces - Vescovo rivolgendo tutte le sue forze alla sione di Filippo II, alla Cattedrale, che, riedificazione e alla riparazione della Cat - con gli arretrati, arrivavano ad onze 460 tedrale, spese più di 20.000 scudi. “per il periculo grande che minacchia il Per l’incendio e il crollo che distrus - muro sopra la porta maggiore che tuttavia sero il coro, che allora si trovava al centro

13 della navata maggiore, anche il coro fu ri - ne haverci commercio et quanto più prima fatto da mons. trahina che acquistò anche si può, levari l’organo et il coro et scoprire un nuovo organo 24 . detto dammuso per evitare alcun danno La caduta della volta della Cattedrale che alla cascata che faria di danneggiare dai suoi accusatori fu attribuita a sua colpa li pilastri dell’una e dell’altra parte del - perché aveva ordinato “si aprisse un arco l’ali con grandissimo danno…. Et oltre altre volte fatto murare da mons. Cybo per han riconosciuto l’affacciata da parte di fortificare le colonne maltrattate da un ponente verso la porta grande et trovato lo terremoto del 1518, e per la quale aper - muro sopra li cannala pure minacciare ro - tura caddero la nave di mezzo sopra il vina, in breve, insieme con la porta: è ne - coro e l’altra collaterale, fracassando cessario, quanto più presto si può, di rifor - circa 90 stalli et un organo superbissimo marsi quattro archi… cioè dui dell’ali di fatto già dal cardinale di Carpineto” 25 . mezzogiorno e dui di tramontana ”27 . Il Capitolo, in sede vacante (1651- gaspare guerro, ingegnere della Regia 1653), dopo la morte di mons. trahina (4- Corte, giovanni Maiolino, capomastro 10-1651) fece istanza all’Arcivescovo di della città di Palermo, venuti in Agrigento Palermo, nella sua qualità di presidente del ai primi di giugno del 1652 , fatto un so - regno, per ottenere l’intervento del Regio pralluogo, constatarono: Patrimonio per i restauri necessari alla cat - “Incomenzando dalla affacciata della tedrale, che era stata chiusa perché perico - porta maggiore per insino alla cappella di lante, mentre le funzioni si svolgevano Nostra Signora collaterali con il cappel - nella cappella del Crocifisso (Coretto). lone maggiore… in primis la affacciata “Per antichità di tempi, come per altre verso ponenti minaccia ruina incommen - sciagure et sinistri advenimenti recenti (la zando della caxia della porta maggiore, chiesa è) quasi vicina al precipizio et ro - trasendo la detta porta a mano destra vina, avendo di già incominciato a far verso tramontana per infino alla canto - moto il dammuso fabricato sopra del coro, nera dove vi è una scala lumaga (a chioc - le colonne dell’una e dell’altra parte ciola) troviamo detta cantonera verso tra - d’ambedue le ale, li pilastri grandi et anco montana abboccata palmo uno, e detta af - il muro della parte che guarda verso po - facciata sopra detta porta maggiore ha nente, in tanto imminente periculo che ha - fatto diversi fiachi (sic) (fenditure) e per vendosi fatto osservare di li capi mastri tal causa quarant’anni sono in coria (sic) della città… si risolse, secondo le rela - vi fecero un repedamento sotto detta can - zioni di quelli, non officiare più in detto tonera quali abbiamo reconosciuto e fatto coro et altare maggiore et nemmeno in scavare, ritroviamo quella essere sopra tutto il corpo della chiesa, ma solamente rocca et parti sopra creta etc. Per tale in una cappella de lo SS. Crocifisso, loco causa siamo di parere che sia stata la distinto e separato, con grandissimo de - causa di aversi aperto detti archi, havere trimento del culto divino …” 26 . cascato il detto tetto et la fabrica ”. I Capi Mastri Filippo Miraglia, Nicola Il Vescovo Francesco Gisulfo e Oso - Messineo e Vincenzo Miraglia, dopo una rio (1658-1664) entrò in Agrigento e in ricognizione delle fabbriche, il giorno 11 Cattedrale il 20 novembre del 1658. Nella novembre 1651, dinnanzi al Notaio Vin - visita ad limina del 1662 il gisulfo scrive cenzo giardina dichiararono: “ Lo dam - che, entrando nella Cattedrale, per la muso dove c’è il coro minaccia rovina… prima volta, a stento potè fermare le la - per evitare danno bisogna non ci officiari crime per il pessimo stato in cui era ri -

14 dotta; in due anni, vi aveva speso 10.000 orbe restaurato 1663” e a destra Magno scudi e non sarebbero bastati neanche altri Philippo novi et antiqui orbis monarchae 20.000, per realizzare tutti i suoi progetti 28 . semper augusto. Scrive il Mongitore: “ Vista la Catte - Poiché nella relazione ad limina si drale disadorna, dichiarò pubblicamente parla di “ vetusti ori forma relicta” e nel - che sarebbe stata la pupilla dei suoi l’iscrizione tombale si legge: “ templum occhi; e mantenne la parola perché la fece hoc…vestitum” si dovrebbe attribuire al ornare di pitture da Michele Blasco, pit - gisulfo la copertura con gesso e stucco tore e architetto, e di stucchi. L’arricchì di delle colonne antiche e la riduzione di due organi, sei candelieri e 12 vasi di ar - tutta la cattedrale alla forma barocca . gento e di altre suppellettili. Costruì l’ab - Il Vescovo Francesco Maria Rhini side facendola ornare di stucchi, restaurò (1677-1696) nell’ultima sua visita ad li - tutta la chiesa ”29 . mina del 1694, parlando della Cattedrale Prolungò la Chiesa includendovi l’an - afferma che: “ all’inizio del suo episco - tico edificio di S. gerlando e costruendo pato, era quasi cadente; verso occidente il cappellone barocco ornato di stucchi e si erano aperte delle voragini sotto le pitture. La chiesa venne così allungata di stesse fabbriche della chiesa tanto che si 18 metri. temeva che crollasse dalle fondamenta e Il coro di essa, che allora sorgeva tra dovetti farla puntellare” 31 . Assai perico - le attuali colonne rotonde e imbiancate, loso, particolarmente, era il frontespizio fiancheggiato da due organi, davanti al - tanto che aveva dovuto farlo ricostruire. l’incrocio del transetto, fu coperto da un L’unico tratto dell’antica chiesa che soffitto ligneo a cassettoni dorati nel cui conservava l’aspetto della primitiva archi - centro si trova un’aquila bicipite, lo tettura era proprio questo; oggi se ne vede stemma degli Asburgo. solo una traccia nella porta piccola, a de - Ai due lati del transetto furono allora stra di chi guarda, in cui sono sovrapposti innalzati due muri che coprirono la cap - due archi a sesto acuto. La facciata fu dal pella de Marinis e quella dove attualmente Rhini ricostruita dalle fondamenta nella si onora l’urna di S. gerlando. Vi furono forma attuale 32 . Sopra la porta principale costruite due tribune barocche dalle co - si vede il suo stemma con una lapide a lonne tortili con gli altari dei santi Dottori forma di pergamena, o documento antico, e dei santi Vescovi agrigentini. in cui si legge: “ DOM. Carolo secundo Nella nuova abside il vescovo gisulfo rege fr. Franciscus Maria Rhini e regulari fece aprire le due cappelle 30 . Michele Bla - observantia S. Francisci, episcopus agri - sco (Sciacca 1628-1685) nella calotta gentinus, hanc sacram aedem quam rela - dell’abside centrale dipinse il Paradiso . bentem suscepit munificentissima manu gli ampliamenti realizzati durante gli novo decori ac firmitati dedit adamanti - anni del vescovado di gisulfo nella Catte - nae. Anno Domini 1682 ”. drale riguardarono: l’allungamento della L’undici gennaio 1693 il terremoto, che fabbrica attraverso il cappellone, la finta distrusse e Noto, danneggiò anche cupola, la copertura del vecchio coro cor - la Cattedrale, ove preoccupanti lesioni si rispondente, oggi, alle bianche colonne ro - aprirono sui muri e sugli archi. Il vescovo tonde e al soffitto a cassettoni, sotto il Rhini fece rinnovare i tetti e ricostruire il quale si vedono i grandi stemmi in stucco muro occidentale, livellare e ammattonare del vescovo gisulfo e altri due corrispon - il piano antistante la facciata, sistemare la denti in cui si legge, a sinistra “ Anno ab gradinata di accesso e chiuderla con muri e

15 cancelli. I lavori vennero eseguiti sotto la ritoccò gli affreschi e i quattro dottori del direzione del capomastro Simone Mancuso Paradiso . Il vescovo contribuì anche alla che poi, come fratello laico, si iscrisse al - pavimentazione del presbiterio “ con va - l’oratorio di S. Filippo Neri 33 . rianti marmi a tassello ”. Il Rhini fece restaurare il soffitto li - Il vescovo Colonna Branciforti gneo cinquecentesco da giacomo Azza - (1776-1786) “coperse le due navi laterali rello e giovanni Sammartino. In merito, con colte di mattoni legati con calce ”36 , risulta un pagamento di 14,24 onze al pit - ma che poi vestì di stucco il successore ve - tore palermitano giacomo Azzarello, pit - scovo Cavaleri. tore figurista palermitano, “ per haver di - Il 9 marzo 1782 “essendosi rovinate pinto li cordoni novi e haver ripassato li due suole (soffitte) del tetto dell’ala di tra - vecchi ”34 . Dipingerà otto travi ex-novo del montana sopra la cappella di S. Giuseppe, soffitto in sostituzione di quelle cinque - verso le ore 17 che per la protezione del centesche a causa delle pessime condi - nostro patrono S. Gerlando non fece alcun zioni statiche e rinnoverà la pittura delle danno; il Capitolo ha fatto osservare a rimanti travi. due mastri marammieri e due falegnami il Sotto l’episcopato del vescovo Fran - resto del tetto di detta ala per vedere cesco Ramirez (1697-1715) “si compì la quello che si trova in pericolo per farne fabbrica del coro coi suoi stalli che chiuse relazione e prendere poi quelle misure che da inferriate e di balaustre di ferro cinse saranno necessarie ”37 . il presbiterio; le pareti di esso vestì in - Il 16 giugno 1782 i deputati della ma - torno di stucco intagliato con vaghi ara - ramma , dovendosi riparare le soffitte delle beschi di oro veneto, con sfarzo coperti e due ali laterali, chiesero se i canonici vo - vi distribuì sette quadroni dipinti a fresco levano si rattoppassero nella stessa forma dal bravo Bongiovanni; adornò le cap - antica in cui si trovavano o che si facessero pelle del SS. Sacramento e della Ma - di nuovo a volta, secondo il progetto e donna e una nuova ricca d’oro ne eresse l’idea data dal capo maestro Nicola Patti, all’Angelico Dottore ”35 . che chiamò il Sig. cardinale seriamente da Il vescovo Anselmo La Pegna (1723- Palermo. Il capitolo si rimise alla decisione 1729) fece pavimentare la chiesa con la - del Vescovo 38 che fece eseguire il progetto. stre di pietra calcare e continuò i lavori già Nella seduta dell’otto giugno 1783 i depu - iniziati dal Ramirez e interrotti per l’inter - tati fecero anche conoscere che “ era neces - detto. sario riparare il covertizzo dell’ala di tra - Sotto l’episcopato di Lorenzo Gioeni montana e rinnovare quei bordoni e le ta - (1730 –1754) gravi movimenti franosi vole che sono necessarie a sgravio della danneggiarono la chiesa al lato settentrio - materia che vi è sopraposta ”39 . nale che fu puntellato per impedirne la ro - Il vescovo Saverio Granata (1795- vina. Alcuni pilastri vicini al coro e la 1817) “impiegò 2.400 ducati per la costru - facciata, specialmente al lato sinistro, zione in legno delle tre porte della chiesa” 40 . erano pericolosamente inclinati; varie fes - Al vescovo Pietro Maria D’Agostino sure si erano aperte anche nel cappellone (1823-1835) di deve l’abbattimento del - e specie nel catino del Paradiso. I lavori l’antica torre (sec. XII fatta costruire da vennero subito iniziati e continuarono gualtiero) per rafforzare il muro setten - anche dopo la morte del gioeni e furono trionale della Cattedrale che minacciava in parte eseguiti dal maestro gaetano Pen - rovina e rischiava di danneggiare anche la nica, mentre il pittore Francesco Narbone chiesa, e a fianco della facciata innalzò un

16 potente contrafforte, che si vede tuttoggi, Francesco I, dopo di aver gettato profon - spendendovi la somma di 18.000 ducati. dissime fondamenta in pietra quadrata e Il Lo Presti afferma che il duomo “minac - innalzato all’interno muri ed archi e al - ciava rovina prossima dalla parte di tra - l’esterno, verso settentrione, un bastione montana e di ponente, dove è la fronte” 41 . da rimanere nei secoli, a sue spese, ne Propose perciò di collocarvi, in me - curò il restauro. Terminati i lavori volle moria, questa epigrafe: “ Fermati, o vian - che tutta la chiesa fosse imbiancata e di - dante, e sappi che la facciata che vedi di ventasse più bianca della neve. Tutto que - fronte a te, non molti anni addietro fu re - sto con plauso di tutti. Anno del Signore stituita dal vescovo agrigentino Rhini; ma, 1828 ”42 . Il Capitolo accettò 43 . Non fu mai contrariamente a quanto egli nell’animo realizzata. si aspettava, l’opera non riuscì tanto fe - Sui lavori successivi affidiamo l’ana - lice. Pietro Maria D’Agostino, anche lui lisi al lavoro di ricerca che Piera Di Franco vescovo di Agrigento, avendo constatato ha realizzato, aiutandoci a comprendere la che, con la facciata sarebbe crollata grande trasformazione che la Cattedrale di anche la metà della chiesa, essendo re Agrigento ha “subito” dal 1860 al 1960.

Note 7 tra le tante ricostruzioni della genealogia dei * Un sentito ringraziamento a Mons. Melchiorre Vu - Chiaromonte, si fa riferimento alla più completa, tera, già parroco della Cattedrale e alla dott.ssa in H. Bresc, Un monde Méditerranéen. Économie Domenica Brancato per la collaborazione nella re - et société en Sicile 1300-1450 , vol. 2, Roma-Pa - visione critica di questo scritto. lermo 1986, tav. 185, p.803. ** Direttore dell’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici 8 cfr. g. Picone, Memorie storiche Agrigentine , dell’Arcidiocesi di Agrigento e del Museo Dioce - Agrigento 1866-1880, rist. Agrigento 1982, p.477. sano; attuale Canonico prevosto e tesoriere della 9 cfr. R. Pirri, Sicilia Sacra., p.710. Cattedrale di Agrigento. 10 cfr. g. Di Stefano, Monumenti della Sicilia nor - 1 D. De gregorio, La Chiesa Agrigentina , Voll.V, manna , Palermo 1995, p. 118-119, tavv. CLXXX- Agrigento 1990-2005. CLXXXI 2 Per la cronistoria della storia dei vescovi agrigen - 11 cfr. R. Pirri, Sicilia Sacra…, p. 717. tini cfr. Ibidem . 12 cfr. Sicomo e Morelli, Historia della vita e morte 3 ACA, Codice pergamenaceo, redatto nel secolo del glorioso confessore e vescovo agrigentino XIII, al tempo di Rainaldo d’Aquaviva, rappre - Gerlando Santo , ms. sec.XVI, in Vita e morte di senta una prima storia della Chiesa agrigentina. S. Gerlando , Agrigento 1892, pp.24-25. Datato dal garufi tra il 1250 e il 1260 , il volume 13 ASA, Reg. 3793, c. 225, Testamento di mons. Ho - è anonimo, scritto da 4 mani diverse, tra cui gu - geda , citato in D. De gregorio, La Chiesa agrigen - glielmo da Cosenza, notaio della cancelleria im - tina…, vol. II, 1995, p. 53. periale di Federico II. cfr in C.A. g ARUFI ; L’ar - 14 Ibid , p.722. chivio capitolare di Girgenti nel tempo normanno- 15 Per maramma si intende la dotazione finanziaria svevo ed il cartulario del secolo XIII, in Archivio e amministrazione dei beni per la manutenzione Storico Siciliano, 28 (1903), pp. 123-156 . ordinaria e straordinaria della fabbrica della Cat - 4 A. Lauricella, I Vescovi della Chiesa agrigentina , tedrale (da qui fabriceria ) e per il funzionamento girgenti, 1902, p. 18. del culto della Cattedrale. Sulla maramma : g. 5 Su Rainaldo d’Aquaviva cfr. N. Kamp; Kirche und Bresc Bautier, H. Bresc, Maramma. I mestieri Monarchie im Staufischen Königreich Sizilien , 3, della costruzione nella Sicilia medievale, in I me - München 1975, pp. 1154-1157. stieri, atti del II congresso internazionale di studi 6 R. Pirri, Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis antropologici siciliani (26-29 marzo 1980), Pa - illustrata , III ediz. A cura di A. Mongitore, con ag - lermo. giunte di V. Amico, Palermo1733, tomo II, (rist. 16 A. Lauricella, I Vescovi…, girgenti 1896, p.41. anast. Bologna 1987). 17 Sui Pujades si consulti: g.L. Barberi, Capibrevium

17 feudorum Vallis Nothi, Vallis Demonum, Vallis dove deforme, in sei anni, riparò, illuminò, ab - Mazariae, ms. 1513, a cura di g. Silvestri, in “Do - bellì ”, in enciclopedia dell’ecclesiastico, IV, cumenti per servire alla Storia di Sicilia”, serie I – p. 627). Diplomatica, Palermo 1879-1888, 3 vol. 31 Privilegia I p. 282-284. 18 Atti Captolari, I, c. 93r. 32 Questa fu poi restaurata nella parte centrale, tra i 19 Ibid , c. 110r. due grandi pilastri e nella finestra rotonda che si 20 Ibid , c. 135r. era incrinata, negli anni 1959-60 e nell’ultimo re - 21 Ibid , c. 185. stauro del giubileo del 2000. 22 Atti Capitolari, II, c. 4. 33 A. giuliana Alaimo, in “L’Amico del popolo”, 4- 23 Ibidem. 11 settembre 1966. 24 ASVA, relazione ad Limina 1645. Altro incendio 34 cfr. Archivio Zirretta, Il Soffitto ligneo della Cat - avvenne nel 1652 come si ricava da un documento tedral e, scheda n.2, Agrigento 1920-1960. del Regio Patrimonio di Palermo. 35 e. Lo Presti, enciclopedia dell’ecclesiastico, vol. 25 ASVA. Libello dei Canonici, 1650. IV, pp. 626-627. Le inferriate in seguito furono 26 Atti Capitolari, II, c. 124. collocate nella scalinata di accesso alla chiesa. 27 Ibid , c. 125. 36 Atti Capitolari, VI, c. 180 v. 28 ASVA. Relatio , p. 165. Secondo il Mongitore per 37 Atti Capitolari, VI, c. 181 r. la Cattedrale il gisulfo spese 70.000 scudi; se - 38 Atti Capitolari, VI, c. 184 r. condo il Lauricella 72.000. 39 Ibid . c. 191 r. 29 cfr. R. Pirri, Sicilia Sacra…; p. 724. 40 Atti Capitolari, IV, c. 18. 30 e. Lo Presti, traducendo una frase dell’epitaffio 41 e. Lo Presti, enciclopedia…, p. 8. del gisulfo così ne sintetizza l’opera per la Catte - 42 Ibid , p. 8, n. 1. drale: “ Il tempio dove screpolato, dove oscuro, 43 Atti Capitolari, IX, c. 33.

18 1. Il monumento nel contesto urbano e il riconoscimento dei viaggiatori

La Cattedrale di Agrigento si trova a nord dell’attuale centro storico agrigen - tino, il quale coincide con l’antica città medievale, colonizzata nel 829 d.C. 1 in un luogo differente dalla precedente città greca Akragas 2 (Fig. 1) poi divenuta ro - mana Agrigentum , quest’ultima in seguito distrutta dai primi arabi giunti in Sicilia e di conseguenza abbandonata. Il celebre geografo e viaggiatore arabo-mazzarese Al Idrisi, nella sua «geo - grafia Nubiese» descriveva la nuova città medievale, denominata allora Gergent o Kerkent, costituita da una Hischin (la città murata) e da un Rabad (il borgo fuori le mura) 3; la scelta di edificarla sulla collina fa supporre un tentativo di difesa da parte Fig. 1 – Agrigento: in rosso la città medievale, nata degli invasori nemici. essa era inoltre do - successivamente alla greca, situata più a sud. P. griffo tata di un castello (sorto probabilmente e g. Schmiedt, Foto interpretazione, 1958. sull’antico tempio di giove Atabirio, tra i pochi esemplari di architettura greca sul chiara nei suoi rapporti pieni e vuoti. Le colle, insieme al tempio di Atena) e di una unità edilizie si aggregavano attorno a cor - cinta muraria, molto spessa, probabil - tili ai quali si accedeva attraverso piccoli mente percorribile, il cui andamento (al passaggi voltati; vi erano strade erte e im - quale sarebbe corrisposto più avanti pervie, camminamenti che a volte diven - quello normanno) definiva quella che oggi tavano scale strette e tortuose (Fig. 2). è la Terra Vecchia , compresa tra i quartieri Nei secoli successivi ci furono nume - di San gerlando e San giacomo. Il cir - rose guerre civili, divampate per antago - cuito murario era munito di tre porte: nismo e gelosia, tra i Berberi di Agrigento Porta Mazzara a nord-ovest, Porta Bibbir - e gli Arabi, la cui capitale era diventata Pa - ria a nord-est e Porta Balnei a sud-est (v. lermo. Ideogramma 1). Riguardo alla tipologia Nel 1086 Kerkent era conquistata dai costruttiva, i berberi realizzarono, oltre Normanni, che la rinominavano Girgenti . alle primissime abitazioni scavate nella I resti superstiti dell’antica polis venivano roccia, pochi edifici in muratura e la mag - riutilizzati come materiale da costruzione gior parte in paglia e terriccio, legno e pie - per edificare la città medievale nor - tre alla base 4. Scomparsi i segni di tale edi - manna 5. Secondo la descrizione di Al lizia, di questa città si può ancora trovare Idrisi, nel XIII secolo la città si presentava traccia oggi nei toponimi ma soprattutto ancora divisa in due parti, dentro e fuori nell’impostazione urbanistica, anche se le mura. Il Conte Ruggero nominava come ormai molto stratificata, ma comunque suo vescovo San gerlando, e insieme a

19 struzione della città medievale, attribuisce la nuova cinta muraria ai conquistatori normanni 10 ; l’ipotesi del Di Marzo asse - gna invece la paternità dell’ampliamento della cinta a Costanza, madre di Federico II di Svevia. In ogni caso, in questi de - cenni le mura si erano estese verso sud- est 11 , inglobando la terra nuova e cingen - dosi di torri difensive (demolite soltanto recentemente). Nell’estremo lembo di terra a nord, sul ciglio più alto della col - lina, da ovest a est, si trovavano pertanto i più importanti edifici dell’epoca. Poco più giù, l’antico tempio greco di Atena, veniva inglobato nella Chiesa di Santa Maria dei greci, (v. Ideogramma 2). Nuovamente caduta in mani nemiche, la città accoglieva nel 1232 Federico II di Svevia, che allontanava definitivamente la Fig. 2 - Una delle arterie secondarie della città musul - colonia musulmana. In questi anni influenti mana, con direzione nord-sud, ortogonale a via Duomo, la quale rappresentava invece una arteria prin - famiglie nobili amministravano la città, cipale con direzione ovest-est. come quella dei Montaperto ma soprattutto dei Chiaromonte 12 . Nel 1342, sotto la loro lui, nel 1093 faceva edificare, con molta signoria, la città si arricchiva di monasteri, probabilità, il primo impianto di quella chiese e palazzi, dentro e fuori le mura 13 . che oggi è la Cattedrale di San gerlando, L’impianto della terra vecchia conservava al tempo ancora dedicata alla Madonna; ancora l’aspetto urbanistico avviato dagli inoltre faceva costruire accanto ad essa arabi, con viuzze strette e piazze anguste (v. l’episcopio, e subito dopo faceva riedifi - Ideogramma 3). care il castello 6 distrutto dai musulmani. Nelle rappresentazioni della girgenti Secondo il Malaterra, Ruggero si era inol - cinque-seicentesca, la città appare ancora tre preoccupato di restaurare le mura di - stretta nella sua ben definita cinta muraria fensive della sua nuova città 7, dopo aver (Figg. 3-5). emergeva lo Steri Chiaromon - contribuito alla distruzione di esse durante tano, ampliato nel 1575 e nel 1607, una l’assedio della città. Nella parte più alta casa pretoria , la Cattedrale (ancora distac - della città egli faceva costruire la torre cata dalla torre campanaria), il Palazzo detta del Gualtiero , dal nome del succes - Vescovile, il Castello; Porta del Vescovo , sivo Vescovo, affiancandola probabil - al tempo ancora esistente e situata tra Cat - mente al lato nord della Cattedrale e di tedrale ed episcopio, definita da un’aper - conseguenza della cittadella, a protezione tura arcuata; il vallone Bac-Bac, divideva di entrambe 8: l’identificazione di questa la terra vecchia dalla terra nuova, ovvero torre, secondo la storiografia, non è uni - i borghi di San Michele, San Francesco e voca; molte sono state le interpretazioni San Pietro, che ospitavano i complessi mo - sul suo reale posizionamento date nel nastici di San Francesco e Santo Spirito, corso dei secoli 9. infine l’ospedale dei teutonici (Fig. 6) e Anche Illuminato Peri, nella sua rico - la chiesa di San Michele.

20 Fig. 3 – La città medievale, racchiusa dalla sua cinta muraria, intervallata dalle torri. Disegno di anonimo, girgenti 1564 (Biblioteca Angelica, Roma) tratta da “Atlante Storico della Sicilia”, L. Dufour, ed. A. Lombardi, Palermo 1992.

Vito Amico scrive che nel ‘700 era an - cilia, infatti, questi esploratori potevano cora esistente la gran parte delle mura e ritrovare numerosi monumenti della delle torri, le quali sorgevano per inter - Magna grecia, senza per forza dover pro - valli, insieme al castello posto sull’altura, seguire il loro viaggio fino alla grecia al tempo destinato a carcere; erano inoltre classica. Le loro rappresentazioni si con - presenti sette porte 14 (v. Ideogramma 4). centravano stavolta su Akragas e sul suo Da questo momento in poi la rappre - paesaggio bucolico, arricchito dalla pre - sentazione della città storica va via via senza dei templi. perdendosi; iniziano a diffondersi le raffi - L’entusiasmo che questi viaggiatori gurazioni della città in relazione al suo esprimevano per l’antica città non era allo porto, la marina di Girgenti (Fig. 7) ed il stesso tempo rivolto alla girgenti moderna, suo caricatore ; allo stesso tempo si os - città che racchiudeva parecchi edifici me - serva una propensione per le ricostruzioni dievali, ma era ricordata in maniera piut - planimetriche della Agrigento classica tosto negativa: questo disprezzo si legge in dove si evidenziavano, oltre all’antica numerosissimi racconti di viaggio, eppure città, il luogo mitico ed i confini dell’an - bisogna sottolineare che spesso erano gli tica fortezza di Cocalo e di Camico, a stessi accompagnatori agrigentini ad indi - nord; il campo dei Cartaginesi a sud-ovest, rizzare la visita degli stranieri verso le bel - protetto alle spalle dai monti ed il campo lezze classiche, ignorando di proposito la dei Romani a sud-est (Figg. 8-9). visita in città, perché per essi stessi non era Dalla prima metà del Settecento, un meritevole di passaggio. folto numero di viaggiatori, italiani e stra - Ad eccezione delle illustrazioni del nieri (francesi, tedeschi, inglesi) inizia a padre teatino giuseppe Maria Pancrazi da percorrere gli aspri territori della Sicilia, Cortona 15 (Figg. 10-11), le vedute sette- incuriositi da un interesse che aveva alla ottocentesche hanno protagonista assoluta base le profonde istanze scientifiche e cul - la Valle dei templi (Figg. 12-13); la città turali del nascente neoclassicismo. In Si - moderna è sempre vista da lontano, di

21 Fig. 4 – Veduta di Girgento , (teatro geografico antiguo y moderno del Reyno de Sicilia…, ms. del 1686, cu - stodito presso l’Archivio general del Ministerio de Asuntos exsteriores de Madrid n.3).

Fig. 5 – F. Negro, Pianta delle mura di Girgenti nel 1640, Biblioteca Nazionale di Madrid, tratto dall’Atlante di città e fortezze del Regno di Sicilia, 1640, a cura di N. Aricò, Messina 1992.

22 scorcio, da sfondo sulla bellezza vera e propria rappresentata dai templi greci. e se la città era così criticata, non di meno lo era la sua Cattedrale; se mai qualche malcapitato avesse avuto intenzione di vi - sitare la città, avrebbe dovuto assoluta - mente recarsi lì, nella chiesa Madre, per contemplare il famosissimo Sarcofago di Ippolito e Fedra 16, unico elemento ad at - tirare l’attenzione degli stranieri fino alla sommità della città, attraversando strade scoscese e, a detta dei visitatori sette-ot - tocenteschi, assai pericolose. Questo è il caso già di una delle pri - missime testimonianze sulla città e la sua Cattedrale, quella dell’olandese Jacques

Fig. 8 - J. P. Houel, Plan du lieu qu’occupait l’antique ville d’Agrigente et ses environs , “Voyage Pittoresque des Isles de Sicile, de Lipari et de Malte..” Parigi 1782-87.

Fig. 6 – A. Zuccagni orlandini, Ospedale Militare di Philippe d’orville, che giungeva a gir - Girgenti in Sicilia, in Atlante geografico degli stati ita - genti nel 1727 e si limitava alla sola de - liani delineato sopra le migliori e più moderne mappe per servire di corredo alla corografia fisica storica e scrizione del sarcofago marmoreo, igno - 17 statistica dell’Italia, 2 voll., Firenze 1844-5. rando il resto . Uno sguardo più attento alla città nuova e ai suoi monumenti si scorge nel testo di Ignazio Paternò Principe di Bi - scari (1781) 18 , seppur egli liquidi il tutto con l’aggettivo mediocre , facendo il pe - renne paragone tra la città contemporanea e l’antica città greca; nei riguardi della Cattedrale, la reputa meritevole di visita solo perché la crede edificata sulle rovine del tempio di Minerva, così come ne era convinto anche il tedesco Friedrich Mün - ter 19 , che visitava la Sicilia tra il 1785 e l’86, notando, fra i primi, all’interno della Fig. 7 – g. Merelli, Pianta di Girgenti e della Marina di Girgenti, 1677, da L. Dufour “Atlante storico della Cattedrale, che definisce grande e lumi - Sicilia”, Palermo 1992. nosa , la caratteristica acustica del porta -

23 prime due arcate verso ovest della navata centrale tamponate. Una valutazione estremamente nega - tiva è quella di F. A. de gourbillon 24 , che descrive la nuova Agrigento come la più triste, la più sporca, la più irregolare e la più miserabile di tutte le principali città . Le numerose chiese sono definite le più scure e più insignificanti , mentre cita la cattedrale solo per l’antiquariato che con - tiene, passandone in rassegna i pezzi. A rincarare la dose prosegue nel 1824 ed - ward Boyd 25 , che sulla Cattedrale scrive Fig. 9 - Abbe’ De Saint-Non, Mappa topografica di Agrigento, Site général ou vuë prise à vol d’oiseau de «Da un rozzo esemplare di stile normanno l’antique ville d’Agrigentum en Sicile , 1797. è diventato, a causa di riparazioni e rap - pezzi in vari periodi, un incoerente incom - voce , un effetto eco spesso citato nei diari prensibile guazzabuglio di particolari ar - di viaggio. Per il resto, i suoi giudizi sulla chitettonici, formando un insieme tanto di - città, piccola e brutta, sono alquanto ne - scorde che preclude la possibilità di clas - gativi. sificazione in un qualsiasi ordine o stile co - Nemmeno goethe, nel suo viaggio in nosciuto». Lo stesso giudizio negativo Sicilia 20 coglie i caratteri dell’architettura sulla cattedrale è condiviso dal Capitano medievale, ancora ignorati del tutto per la William Henry Smyth 26 che la definisce prevalenza assoluta del classicismo. Dalle una grande struttura pesante del XIII se - sue parole, più gentili, tuttavia non tra - colo, notevole di importanza solamente per spare una visione negativa della città, e il curioso eco. sulla Cattedrale si rileva una sorta di neu - L’avvocato giuseppe Maria ortolani 27 tralità, che non si perde in commenti sulla racconta la città in maniera imparziale, ci - sgradevolezza del monumento, ma si li - tando la cattedrale ed i tre sarcofagi, sof - mita ancora a descriverne gli oggetti con - fermandosi anche ad enumerare altri edi - tenuti al suo interno. fici di interesse. Jean Levesque De Burigny 21 descrive A differenza delle altre guide di gir - le antiche sepolture di girgenti, ricavate genti, una assai diffusa descrizione della nella roccia, ed i cunicoli degli acquedotti; Cattedrale è contenuta nella dissacrante l’attenzione è rivolta ancora una volta guida ottocentesca di Raffaello Politi verso il sarcofago, tralasciando la descri - scritta in forma dialogica nel 1826 28 , al - zione della Cattedrale, così come fa anche l’interno della quale, le provocanti battute il tedesco Johann Heinrich Bartels 22 . Leg - dell’autore (che si esprime attraverso i germente diverso è il caso delle Effemeridi due personaggi del viaggiatore e del Ci - Letterarie 23 , una pubblicazione periodica cerone) sono quasi interamente rivolte con annotazioni di carattere letterario o proprio alla Cattedrale, protagonista indi - scientifico, che dedica un intero volume al scussa della seconda parte della guida. fenomeno dell’eco del portavoce all’in - grazie al Politi conosciamo alcune carat - terno della cattedrale, e soprattutto con - teristiche interne dell’edificio; sappiamo tiene un’importante informazione, ovvero ad esempio che al suo interno era presente il fatto che essa presentasse, al tempo, le una cisterna, precisamente sulla destra

24 Figg. 10-11 – Pancrazi, Antichità Siciliane spiegate colle notizie generali di questo regno, Napoli 1751-52 (Bi - blioteca Lucchesiana, Agrigento). dell’ingresso laterale a sud, che era allora sue forme architettoniche, tozze e grevi; l’unico accesso alla chiesa perché, af - non manca un cenno negativo nemmeno ferma il Politi, l’altro sul prospetto prin - al coro dei canonici, allora posto sotto la cipale era sempre chiuso. Ancora una copertura cassettonata, oppure al pavi - volta ne fa da padrone il disdegno per le mento a quote differenti e ai confessio -

25 tavano perché troppo scomoda per ridise - gnare l’opera. Il Politi passa poi a descri - vere il secondo sarcofago, posto sulla de - stra della porta d’ingresso e infine il terzo, di cui non conosciamo la posizione. Anche per l’inglese Sir Richard Phi - lips 29 l’unico motivo di visita in cattedrale sono i tre antichi sarcofagi; della stessa idea è il suo connazionale Joseph Woods 30 , Fig.12 - Louis Ducros, Vista di Girgenti dal tempio di che è attratto anche dalla torre campanaria Giove, 1778. e dai suoi ornamenti a zigzag. Carlo Ca - stone Della torre Rezzonico 31 , guidato dal suo cicerone, l’abate Michele Vella, de - dica una intera settimana alla visita di Agrigento, ma nei riguardi della cattedrale si limita a descrivere l’effetto eco ed il sar - cofago, questa volta non decantandone le lodi ma al contrario deridendo i giudizi, troppo entusiasti, di Riedesel e di Bry - done, convenendo con Houel e De Non sulla sua mediocrità. La nobile Marie théodore Renouard Vicomte de Bus - sierre 32 fa un solo accenno alla Cattedrale che, ad eccezione di una elegante torre Fig.13 – giorgio Sommer, Girgenti, panorama dal moresca, è sia all’interno che all’esterno, tempio di Giove, 1834. di cattivo stile ; dello stesso parere è Abra - ham Dubois Fortunè 33 , che la definisce un contenitore informe e pesante (Fig. 14). Un’attenzione differente è data per la prima volta da Louis Cortambert 34 , che ad eccezione del resto dei viaggiatori, si sof - ferma ad ammirare la Madonna di guido Reni. Lo segue poco dopo Karl Baede - ker 35 , il quale comunque si ferma ad ana - lizzare i soli oggetti mobili custoditi in Fig.14 – La cattedrale di San gerlando in una foto di cattedrale. fine ottocento, vista da sud. P. M. Berthier, Girgenti (Sicile), Télamon du temple de Jupiter à Agrigente , A peggiorare la situazione arriva il 1865. commento dello scrittore inglese Richard Bagot 36 , che visita la Valle dei templi e ri - nali. L’autore non risparmia nemmeno la parte frettolosamente l’indomani, sce - posizione del sarcofago di Ippolito e gliendo di non visitare la città moderna, Fedra, posto vicino a quelli che probabil - che a suo parere non possiede nulla che mente erano i servizi igienici, sul lato possa attrarre l’attenzione di un visitatore, nord della chiesa, ed inserito in un inter - al contrario gli dà un buon motivo per fug - columnio, posizione che molti viaggia - girne lontano. Perfino dalle parole di Se - tori, giunti appositamente in loco, lamen - rafino Rocco 37 traspare un’opinione co -

26 Fig. 15 – emil Hoffmann, Girgenti Dom , 1894 (tU Berlin Architekturmuseum, Inv. Nr. 1881). stantemente denigratoria, non solo rivolta all’edificio ecclesiastico ma a tutta la città moderna. Decisamente controcorrente è infine il giudizio della Principessa Marie Wolkon - sky 38 , ormai agli inizi del novecento, che esprime addirittura un commento sfavore - vole sui restauri che si stavano compiendo in quel preciso momento all’interno della Cattedrale «da un certo punto di vista, è deplorevole che tutti questi ornamenti ba - rocchi siano stati distrutti dal piccone de - molitore. Personalmente non mi piace la scultura del XVII secolo, tuttavia essa è rappresentativa di un’epoca e del suo modo di essere». Inoltre commenta posi - tivamente anche la sua visita all’interno della città, contraddicendo le comuni cre - denze del tempo sulla pericolosità di Agri - gento: «Ci avevano consigliato di non uscire la sera a piedi, fuori città. Eppure quel giorno siamo tornati in albergo nel buio totale senza alcun incidente. Le uni - Fig. 16 – emil Hoffmann, Girgenti Dom , 1894 (tU che ombre che abbiamo visto erano quelle Berlin Architekturmuseum, Inv. Nr. 1882).

27 dei lavoratori pacifici che tornavano nelle e Fedra ed altri oggetti mobili, quelli del - loro case. La fama di insicurezza di queste l’architetto tedesco emil Hoffmann zone è alquanto esagerata; rispetto alle (1845-1901) sono gli unici disegni sulla periferie delle grandi città, una serata nel cattedrale agrigentina. Di questo viaggia - cuore del paese dello zolfo è incompara - tore si hanno scarse notizie, ma dalla nu - bilmente molto meno rischiosa ». trita quantità dei disegni da lui prodotti è e se le testimonianze scritte sulla città possibile immaginare che egli abbia visi - medievale e i suoi monumenti sono esi - tato l’Italia alla fine dell’800, arrivando gue, ancora più rare lo sono quelle grafi - fino in Sicilia e giungendo ad Agrigento, che che raffigurano in particolar modo la lasciandoci due schizzi fondamentali sulla cattedrale. Ad eccezione di alcune fotogra - facies, ancora settecentesca, del monu - fie che ritraggono il Sarcofago di Ippolito mento (Figg. 15-16).

Note cresciuto, negli anni, le condizioni di instabilità 1 g. Picone, Memorie storiche Agrigentine, Stam - del colle agrigentino, per la presenza di perdite peria Montes, girgenti 1866. nelle condutture di trasporto dell’acqua. 2 Per una migliore comprensione della storia della 7 g. Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae città greca si rimanda al testo di e. De Miro, Re - et Siciliae comitis et Guiscardi Ducis fratis eius , lazione storico-archeologica, elaborato 1.6 appar - e. Pontieri (a cura di), V vol., Bologna 1928 tenente al Piano Particolareggiato del Centro Sto - 8 R. Pirri, Sicilia sacra, disquisitionibus, et notitiis rico 1998. illustrata , Palermo 1644, con aggiunte di A. Mon - 3 g. Bosco, Il comune di Agrigento nel medioevo , gitore e V. Amico, Palermo 1733. edizioni Dioscuri, Agrigento 1973. 9 Si confronti la sintesi delle principali fasi evolutive 4 e. De Miro, Relazione storico-archeologica, op. del monumento . cit., 1998. 10 g. Bosco, Il comune di Agrigento... , op. cit., 1973, 5 Nella facciata meridionale della torre Campanaria tavola XXIX. della Cattedrale sono presenti alcuni stemmi in 11 “Costanza, madre di Federico II e moglie di Pietro marmo di Lychnites, proveniente dall’isola di I di Aragona sin dal 1293 cinse Girgenti di nuove Paros in grecia. tale identificazione è prova del mura, di torri la munì e di bastite, i due sobborghi frequente riuso che si faceva di materiali antichi, contermini vi congiunse, un palazzo vi eresse” g. forse provenienti da un preesistente tempio greco. Di Marzo, Delle Belle Arti in Sicilia, dai Normanni Si confronti il testo di A. Marrella, “ La Torre Cam - sino alla fine del secolo XIV, Salvatore Di Marzo panaria. Il restauro delle superfici del paramento editore, Palermo 1858, I vol., p. 316. lapideo del prospetto meridionale” (pp. 181-203) 12 Per un approfondimento sulla potente famiglia in g. Costantino, A. Marrella (a cura di), La Cat - Chiaromonte si rimanda al testo di P. Sardina, P a- tedrale di Agrigento. Restauri e contributi per la lermo e i Chiaromonte: splendore e tramonto di conoscenza, la conservazione e la fruizione , Re - una signoria , Sciascia editore, Caltanissetta- gione Siciliana, Assessorato dei beni culturali ed Roma 2003. ambientali e della pubblica istruzione, Diparti - 13 Basti pensare all’Hosterium Magnum, al Mona - mento beni culturali ed ambientali ed educazione stero di Santo Spirito, il Monastero di San Dome - permanente, Palermo 2008. nico fuori le mura e molti altri edifici costruiti 6 Il Castello, seriamente danneggiato, viene riparato dalle famiglie nobili. da Ruggero e affidato ad un castellano; sarà sede 14 V. M. Amico, Lexicon Topograficum Siculum… , del carcere del regno, fino al 1865. Nello stesso vol. I, Palermo 1757, voll. II e III, Catania 1759- anno in uno dei cortili interni ad esso, viene instal - 1760; trad. Dizionario topografico della Sicilia, a lato un serbatoio per la distribuzione di acqua; de - cura di g. Di Marzo, 2 voll., Palermo 1855-56. molito nel 1907, verrà sostituito interamente da un 15 g. Pancrazi, Le antichità siciliane spiegate colle più grande serbatoio d’acqua, oggi chiamato ser - notizie generali di questo regno…., voll. 2, Stam - batoio dell’Itria. La presenza di questo serbatoio peria Alessio Pellecchia, Napoli 1751. potrebbe essere stata decisiva e potrebbe aver ac - 16 Una descrizione del sarcofago è contenuta nel -

28 l’opera di Raffaello Politi, Viaggiatore in Girgenti its islands, Londra 1824. (v. Ant. Fon. Viagg., e il Cicerone di piazza, ovvero guida agli avanzi doc.9). d’Agrigento , Lipomi, 1826. 27 g. M. ortolani, Nuovo Dizionario Geografico, 17 J. Philippe d’ orville, Jacobi Philippi d’Orville Si - Statistico e Biografico della Sicilia Antica e Mo - cula, quibus Siciliae veteris rudera illustrantur, derna colle nuove divisioni in Intendenze e Sot - 1764. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.1). tointendenze, Presso Francesco Abbate, Palermo 18 I. Paternò Principe di Biscari, Viaggio per tutte 1819. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.10). le antichità della Sicilia, Napoli, 1781 . egli era 28 R. Politi, Viaggiatore in Girgenti e il Cicerone di allora il Regio Custode delle antichità del Val De - piazza... op. cit., 1826. (v. Ant. Fon. Viagg., mone e del Val di Noto. Cfr. N. La Rosa, Fran - doc.11). cesco Bongioannini e la tutela monumentale 29 R. Phillips, New Voyages and Travels, Sir R. Phil - nell’Italia di fine Ottocento, edizioni Scientifi - lips and Company, 1820. (v. Ant. Fon. Viagg., che Italiane, Napoli 2011. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.12). doc.2). 30 J. Woods, Letters of an Architect from France Italy 19 F. Munter, Viaggio in Sicilia, tradotto dal tedesco and Greece , Vol.II, Londra, 1828. (v. Ant. Fon. dal tenente colonnello d’artiglieria cav. D. Fran - Viagg., doc.13). cesco Peranni con note e aggiunte del medesimo . 31 C. Castone Della torre Rezzonico, Viaggio della Prima versione italiana , vol. 1, Palermo 1823. (v. Sicilia, 1793, ried. a cura di S. Di Matteo, Palermo Ant. Fon. Viagg., doc.3). 1993, pp. 82-87. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.14). 20 Johann Wolfgang goethe, Volume 12, Letters 32 M. t. Renouard vicomte de Bussierre, Voyage en from Italy/Part VIII, 1787. (v. Ant. Fon. Viagg., Sicile, Paris 1837. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.15). doc.4). 33 A. Dubois Fortunè , Lettres de Sicilie , Avranches 21 J. Levesque De Burigny, Storia Generale di Sici - 1843. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.16). lia , tradotta dal francese dal sig. Mariano Scasso 34 L. Cortambert, Voyage au pays des Osages. Un tour e Borrello, tomo secondo, Palermo 1788. (v. Ant. en Sicile , 1837. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.17). Fon. Viagg., doc.5). 35 K. Baedeker, Italy : Handbook for Travellers: 22 J. H. Bartels, Briefe uber Sizilien , gottingen 1792. Third Part, Southern Italy, , the Lipari Island , 23 efemeridi Letterarie di Roma, Volume 20, Presso Coblenza 1866. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.18). gregorio Settari, 1791. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.6). 36 R. Bagot, My Italian year , Londra 1911. (v. Ant. 24 F. A. gourbillon (de), Voyage critique à l’Étna , Fon. Viagg., doc.19). 1819. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.7). 37 S. Rocco, Girgenti, Collezione di Monografie Il - 25 e. Boyd, Travels through Sicily and the Lipari is - lustrate, Sez. 1 Italia Artistica, Bergamo 1903. (v. lands, in the month of December 1824 , London Ant. Fon. Viagg., doc.20). 1827. (v. Ant. Fon. Viagg., doc.8). 38 M. Wolkonsky, Impressions de Sicilie, Librairie 26 W. H. Smyth, Memoir descriptive of the Resour - Hachette, Paris 1914. (v. Ant. Fon. Viagg., ces, Inhabitants, and Hydrography of Sicily and doc.21).

29 30 2. I restauri di Giuseppe Patricolo

Dopo l’Unità d’Italia, il processo di strut - turazione del servizio di tutela si avvia con la costituzione nel 1875, ad opera dell’allora Mi - nistro dell’Istruzione Pubblica, Ruggiero Bon - ghi 39 , della Direzione Centrale degli Scavi e Musei del Regno, assegnata all’archeologo giuseppe Fiorelli 40 , in cui lavora col ruolo di Ispettore fino al 1884, Francesco Bongioan - nini (1847-1928) 41 . Da essa dipendevano i Commissariati per gli scavi e i musei, tra i quali quello per la Sicilia, creato l’anno se - guente a Palermo e i cui organi erano il Museo Archeologico di Palermo, diretto da Antonino Salinas e un Ufficio tecnico Regionale per la conservazione dei monumenti, guidato da un ingegnere Direttore degli scavi che fu, in Fig. 17 – J. M. Andrieu, Cathedrale de Girgenti, 1860- prima istanza, Francesco Saverio Cavallari. 1890 (Rijksmuseum). Nel 1884 sarebbe poi stato nominato giuseppe Patricolo 42 (1833-1905), al quale si affianca - l’Ufficio tecnico Comunale ad occuparsi vano giuseppe Rao (1856-1920) e Francesco delle vicende della Cattedrale di San ger - Valenti (1868-1953) come suoi assistenti. In lando. In seguito alle ripetute segnalazioni parallelo veniva sciolta la centrale Commis - da parte degli uffici comunali sullo stato sione di Antichità e Belle Arti, creata nel 1827 di degrado in cui si trovava il monumento, dal governo borbonico, e sostituita da Com - nel 1875 il Ministro Bonghi si recava di missioni conservatrici dei monumenti, oggetti persona in visita alla Cattedrale di Agri - d’arte e antichità , per ogni provincia, presie - gento, la quale minacciava rovina nel pro - dute dai Prefetti dei capoluoghi 43 . Nel 1891 il spetto di occidente (Fig. 17) e mostrava governo nazionale emana una successiva ri - dissesti al pavimento e ai tetti, ormai lo - forma e istituisce in ogni regione d’Italia gli gori e vecchi 44 . L’anno successivo, l’allora Uffici Regionali per la conservazione dei mo - ingegnere comunale Dionisio Sciascia 45 numenti, ai quali si affida il servizio di tutela scriveva: dei monumenti, e nei cui organici dell’Ufficio «le diverse epoche delle restaurazioni in - siciliano passano gli stessi Rao e Valenti, sotto fluivano potentemente sul gusto con cui veni - la direzione di Patricolo (v. Quadro Sinottico). vano eseguite, in modo che il tempio, che da principio era del più puro gotico normanno, con l’andar dei secoli le riparazioni, se lo di - Probabilmente, a causa di un’organiz - fesero dalle ingiurie del tempo, non lo garan - zazione degli organi di tutela ancora tirono affatto da quelle degli uomini. Ed infatti troppo disomogenea e scompaginata ed sono state tante le modificazioni arrecatevi, alla posizione periferica del monumento che oggimai bisogna dello studio e delle co - agrigentino, nel decennio 1875-1885 è noscenze storiche dell’arte per riconoscere lo

31 stile cui le parti modificate si riferiscono; da causa, ovvero un cedimento della roccia 51 . poiché nei tanti restauri mancava la scienza e Probabilmente per questo motivo, nel l’arte ci abbondava invece l’amore per un’ap - 1882, si interveniva, dapprima stuccando le parente solidità e la ricchezza per profondere lesioni, poi costruendo due contrafforti a immense somme in decorazioni di nessun scarpa addossati alla parete esterna dell’ab - gusto». side centrale (Fig. 18), rinforzando anche la fondazione del muro perimetrale circo - egli esponeva in una relazione e nella lare absidale, alla cui spesa partecipavano perizia allegata gli interventi riparatori da sia il Ministero dell’Istruzione, sia la eseguire in modo da «restituire la solidità Mensa Vescovile 52 . Sulla parete esterna del - che vi manca, e di andare rimettendo nel l’abside maggiore ancora oggi è visibile primiero stato le parti che il bisogno ri - una targa in cui si legge «Turano […] ab chiede siano restaurate» 46 . imo fundamentis quadrato lapide solidis Indubbiamente, i numerosi e persi - que exstructis fulciminibus mano costante stenti problemi fondali, che già da parec - mensae epalis praesenti statu aere suo re - chi secoli affliggevano la Cattedrale, rap - stauravit, Anno Domini MDCCCLXXXI» presentavano un vero e proprio pretesto, (Fig. 19) . per proporre, in linea con lo spirito del La figura di giuseppe Patricolo ap - tempo, l’eliminazione delle volte settecen - pare nel maggio 1883, inizialmente inca - tesche, giustificando in maniera chiara la ricato, dal Ministro Fiorelli, di recarsi in demolizione con la presenza delle lesioni. visita alla torre Campanaria sul lato sud- Bisogna ricordare, infatti, che in questo ovest della Cattedrale (Fig. 20) e di com - periodo la cultura siciliana si focalizzerà pilare una perizia sui lavori di restauro ne - su «quello stile dei tempi normanni che ha cessari alla sua conservazione 53 . L’anno formato e forma l’ammirazione del - successivo l’allora Ingegnere comunale l’epoca presente» 47 , ovvero l’architettura Ignazio tedesco si dirigeva in sopralluogo medievale, normanna e sveva 48 . Si potreb - alla cattedrale e constatava che il prospetto bero citare decine e decine di restauri pro - principale (Fig. 21) aveva subìto forti dis - mossi in nome del primiero stato , non solo sesti nell’angolo nord-ovest: la finestra in Sicilia ma in tutta Italia, frutto di una circolare sul prospetto era fortemente dan - «generale rivendicazione delle culture ar - neggiata; la prima arcata a sinistra della chitettoniche regionali o nazionali» 49 ; la porta d’ingresso era pericolosamente le - nostra regione tuttavia si mostrerà partico - sionata; la volta del cappellone, nono - larmente arretrata rispetto a quello che stante la costruzione dei contrafforti sola - contemporaneamente avveniva nel resto mente due anni addietro, era nuovamente d’Italia e d’europa. lesionata. egli compilava quindi una rela - Nel 1878 si eseguivano alcuni saggi zione ed una perizia estimativa, sugge - lungo le fondazioni del muro perimetrale rendo di intervenire sulla facciata princi - nord, internamente ed esternamente alla pale, chiudendo con muratura la finestra chiesa, la cui spesa di L. 500 era sostenuta circolare lesionata, e ricoprendo con into - totalmente dal Ministero dell’Istruzione naco l’intero prospetto 54 . Nello stesso Pubblica 50 . Pochi mesi dopo, nel marzo del anno, essendosi strutturato il servizio di 1879, l’ingegnere Sciascia, in esito ad un tutela, le questioni di restauro poste dalla sopralluogo, osservava come ulteriori dis - Cattedrale passavano interamente al Reale sesti si erano formati nella volta in mura - Commissariato e di conseguenza all’Uffi - tura antecedente l’abside, ipotizzandone la cio Regionale per la Conservazione dei

32 Fig. 18 – Uno dei contrafforti a scarpa (1882) addos - sati all’abside centrale. Fig. 20 – R. Politi, Campanile del Duomo, Girgenti – ALINARI 1895.

Fig. 21 – Il prospetto principale della Cattedrale di San Fig. 19 – La targa sulla parete esterna dell’abside. gerlando sul lato ovest.

33 Bibliografia Essenziale Sulla storia della città medievale e della sua Cattedrale

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155 Bibliografia Essenziale Sui restauri della Cattedrale

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157 ELENCO DEGLI IDEOGRAMMI E DELLE TAVOLE

Id. 1 – La conquista berbera e le origini della nuova città: Kerkent o gergent (IX sec. – X sec.) Id. 2 – La conquista normanna e lo sviluppo di girgenti: la fondazione della cattedrale (XI sec. – XII sec.) Id. 3 – Lo sviluppo della città sotto le famiglie Chiaromonte e Montaperto (XIII sec. – XVI sec.) Id. 4 – girgenti sei-settecentesca (XVII sec. – XVIII sec.) tav. 1 – I restauri di giuseppe Patricolo (1888-1902) tavv. 2-3 – I restauri di giuseppe Rao (1905-1918) tavv. 4-5 – I restauri di Francesco Valenti (1919-1933) tavv. 6-7 – I restauri di Mario guiotto, Armando Dillon e giuseppe giaccone (1943-1963) tav. 8 – Carta delle stratificazioni storiche (XI-XIV sec.) tav. 9 – Carta delle stratificazioni storiche (XV-XVII sec.) tav. 10 – Ricostruzione ipotetica della cattedrale nel XIX sec. tav. 11 – Planimetria attuale con indicazione delle evidenze artistiche ed architettoniche

162 Finito di stampare nel mese di Febbraio 2016

180 € 15,00 (Iva inclusa)