Ernst Jünger Tecnica, Tempo E Nostalgia

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Ernst Jünger Tecnica, Tempo E Nostalgia DOTTORATO DI RICERCA IN FILOSOFIA E TEORIA DELLE SCIENZE UMANE XXV CICLO DEL CORSO DI DOTTORATO VALENTINA MENESATTI ERNST JÜNGER TECNICA, TEMPO E NOSTALGIA INDICE QUADRO GENERALE DELLA RICERCA PARTE PRIMA IL TEMPO DELLA TECNICA ESORDIO DI UN AUGENMENSCH Nota sulla ricezione in Italia Vivere pericolosamente: tra Kriegsideologie e “cuore avventuroso” Il terreno della Konservative Revolution TECNICA, TIPO E UNIFORME: GLI ANNI TRENTA L’epoca della mobilitazione totale Il canto delle macchine, ovvero Der Arbeiter Cenni alla lettura heideggeriana di Der Arbeiter Über den Schmerz: la corazza dell’uniforme PERFEZIONE E PERFEZIONAMENTO: GLI ANNI CINQUANTA Die Perfektion der Technik[1946]: Jünger e l’illusione della tecnica Organische Konstruktion tra perfezione e perfezionamento Come api di vetro: Gläserne Bienen e la tipizzazione dell’individuo Fascino e magia tra delirio di onnipotenza e orgoglio titanico PARTE SECONDA LA NOSTALGIA FUGHE DAL PROPRIO TEMPO Sottrarsi al tempo Utopie tecniche e luoghi del tempo perduto GEOFILOSOFIE DI UN ALTRO TEMPO Il bosco L’anarca nella foresta della post-historie L’isola CUSTODIRE L’INVISIBILE Filemone e Bauci Lo sguardo stereoscopico Lo sguardo telescopico LA NOSTALGIA: IL RITORNO E IL RICORDO Desiderio di ritorno Granelli di eternità CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA QUADRO GENERALE DELLA RICERCA Nel corso della ricerca ho tentato di indagare lo stato d’animo della nostalgia nell’opera di Ernst Jünger [1895–1998] dialogando parallelamente con l’imprescindibile questione della tecnica, centrale nel pensiero dell’autore. Ho deciso di lavorare sui testi di Jünger scegliendo, analizzando e citando quegli scritti che risultavano particolarmente di rilievo nel contraltare tecnica- nostalgia. Il lavoro si divide in due parti. Nella prima seguo principalmente il percorso filosofico di Jünger sulla questione della tecnica e lo sviluppo anche grazie al costante confronto con alcuni pensatori tedeschi che hanno vissuto il disagio della modernità. Poi tento di mappare i luoghi letterari jüngeriani oscillanti tra tecnica e nostalgia, raggruppandoli – nella seconda parte – in una sorta di atlante. Ne emerge una geofilosofia dei topoi che Jünger sceglie per fuggire l’accelerazione, la mobilitazione massiva nata sotto l’insegna del lavoro e la dilagante tecnicizzazione e trasformazione del mondo. Ho potuto delineare, attraverso questo percorso, lo stato d’animo scelto come trasporto verso un tempo e uno spazio diversi da quelli offerti nel panorama del mondo mutato della tecnica, come una spinta opposta al lineare avanzare del progresso. La premessa al lavoro è relativa a una breve sintesi della ricezione di Jünger in Italia. Un chiarimento in questo ambito – che avviene accennando alcune delle principali posizioni critiche – è necessario se si pensa che alcune interpretazioni legate a rigide schematizzazioni, hanno a lungo condizionato la diffusione e la circolazione della produzione di Jünger in Italia. Nonostante la sua “riabilitazione” avvenuta durante gli anni Settanta, molti interpreti anche contemporanei tendono a leggere il dopo-operaio come un arenarsi nella perdita della carica spirituale esponenzialmente affievolitasi con il passare del tempo, come uno spiaggiamento in una produzione fiacca, un’estetica letteraria dai contenuti aridi. Altra è la matrice interpretativa che ha indirizzato questa ricerca. Diversi studiosi contemporanei si sono infatti interessati notevolmente anche alla produzione successiva a L’operaio [Der Arbeiter, 1932], tracciando fertili sentieri ancora poco battuti e ampliando la critica sul pensiero di Ernst Jünger. Considerato questo, la mia ricerca si apre tracciando una cornice biografica che cerca di mettere in luce l’epoca in cui Jünger si forma, focalizzando l’attenzione sulla sua adesione al movimento culturale della Konservative Revolution1. L’aspetto conservatore e quello rivoluzionario, emblematici del movimento konservative-revolutionäre che viene analizzato come contenitore del disagio della modernità della Germania weimariana, faranno sempre parte della personalità di Jünger come insanabili tensioni e contraddizioni riscontrabili in tutta la sua produzione letteraria. Per questo ad alcuni capitoli è stato dato un titolo “ossimorico”, valorizzando le coppie oppositive che contraddistinguono i relativi contenuti dei paragrafi sviluppati e cercando al contempo di trasmettere al lettore il profondo senso di frattura interna dell’autore stesso. Lo stesso titolo generale del lavoro: Tecnica e Nostalgia vuole sottolineare che l’argomento che ci si appresta ad affrontare verterà su due elementi in tensione. L’indagine vera e propria si dispiega a partire dagli anni Trenta, un’epoca emblematicamente definita della mobilitazione totale. Tale definizione è anche il titolo di un saggio di Jünger La mobilitazione totale [Die totale Mobilmachung, 1930], panoramica di quel tempo che ha indotto il massimo dispiegamento delle forze umane sotto il segno della produzione e del lavoro e che funziona come sfondo imprescindibile e formulazione preliminare alla sua opera più conosciuta, L’operaio. Lo scritto al quale in questa sintesi si accenna soltanto, è estremamente eterogeneo ed è stato letto criticamente analizzando i diversi livelli testuali riscontrabili al suo interno: politico, sociale, filosofico, estetico, visionario e profetico. 1 I principali riferimenti critici sulla Rivoluzione conservatrice consultati sono stati: S. G. Azzarà, Pensare la Rivoluzione Conservatrice. Critica alla democrazia e “grande politica” nella Repubblica di Weimar, La città del Sole, Napoli 2000; Armin Mohler, La rivoluzione conservatrice in Germania, Akropolis, Napoli 1990; A. Benedetti Rivoluzione Conservatrice e fascino ambiguo della tecnica. Ernst Jünger nella Germania weimariana (1920-1932), Pendragon 2008; H. von Hoffmansthal, Das Schriftum als geistiger Raum der Nation. Rede, Gehalten im Auditorium Maximum der Universität München 10.1.2007, in Id. Werken in zehen Bänden, a cura di L. Jäger, Erfundene Gespräche und Briefe, Fischer, Frankfurt a.M. 1986; Gli scritti come spazio spirituale della nazione, in Id., La rivoluzione conservatrice europea, Marsilio, Venezia 2003; S. Breuer, La Rivoluzione Conservatrice. Il pensiero di destra nella Germania di Weimar, Donzelli Editore, Roma 1995. Nel saggio il fenomeno tecnico è pensato a partire da quello del lavoro. In questo senso il lavoratore mobilita il mondo ricorrendo alla tecnica, la quale non rappresenta solo il simbolo della figura de L’Operaio ma anche, e soprattutto, la maniera con cui questa figura mobilita il mondo. L’impero tecnico non distingue più tra tempo di guerra e tempo di pace, perché tutto è preda di questa titanica mobilitazione. Il rapporto che si instaura tra il Lavoratore e la tecnica è di reciprocità, nel senso che mentre la tecnica è l’unica potenza che consente al Lavoratore di instaurare il proprio dominio sul mondo, solo l’instaurazione del regno del Lavoratore può consentire alla tecnica di raggiungere la sua perfezione, la sua compiutezza o espressione totale. Jünger crede che l’impersonalità attiva che trova espressione come “Arbeiter” possa dominare la tecnica, dunque l’avvento del regno del Lavoratore equivale all’irruzione di forze elementari nel mondo borghese ed è il preludio alla formazione totale dello spazio del Lavoro. La formulazione dell’essenza non tecnica della tecnica influenzerà profondamente le riflessioni filosofiche di uno dei più fedeli lettori di Jünger, Martin Heidegger [1889-1976]. Un paragrafo della presente ricerca è dedicato proprio a questa ascendenza. Il confronto tra i pensatori, a lungo vincolato e in parte ridotto allo scambio epistolare pubblicato e conosciuto con il titolo Oltre la linea [Über die Linie,1950] sul quale la critica è ampia e dibattuta2, non può non tenere conto anche del volume Zu Ernst Jünger3 che raccoglie gli appunti 2 In Italia sul dibattito, F. Volpi, Itinerarium mentis in nihilum, ossia l’introduzione alla citata traduzione italiana di Oltre la linea; M. Bonola, Al muro del nulla. Heidegger, Jünger e l’al di là del nichilismo. “Rivista di Estetica”, 1983 (23), n. 14-15, p. 131-150; E. Mazzarella, Heidegger e Jünger: ontologia e assiologia del nichilismo, in Itinerari, 1-2, 1986; G. Figal, Der metaphysische Charakter der Moderne, Ernst Jüngers Schrift Über “die Linie”, [1950] und Martin Heideggers Kritik Über “die Linie”, [1955] , in Aa. Vv., Ernst Jünger im 20. Jahrundert, München, 1995 e Id. Erörterung des Nihilismus. Ernst Jünger und Martin Heidegger, in «Etudes Germanique», 4, 1996; M. Cacciari, Salvezza che cade. Saggio sulla questione della tecnica in Ernst Jünger e Martin Heidegger, «Il centauro», 6, 1982 e Id. Dialogo sul termine. Jünger e Heidegger, «Studi Germanici», 1983-1984; C. Esposito, Sull’essenza del nichilismo. Leggendo Ernst Jünger - Martin Heidegger, Oltre la linea, «Paradigmi. Rivista di critica filosofica», n. 25, genn-aprile 1991; R. Panattoni, L’origine del conflitto. M.Heidegger – E. Jünger – C. Schmitt, «il Poligrafo», Padova 2002; nonché infine la disamina antiheideggeriana e antijüngeriana di P. Nerhot, Ernst Jünger – Martin Heidegger. Il senso del limite (o la questione della tecnica), cit. 3 M. Heidegger Zu Ernst Jünger , in Gesamtausgabe, vol. 90,Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main 2004; tr. it. e a cura di M. Barison, M. Heidegger, Ernst Jünger, Bompiani, Milano 2013. heideggeriani degli anni Trenta, diverse annotazioni su Der Arbeiter, sul pensiero di Jünger e altri scritti, imprescindibile punto di partenza per la comprensione dell’Auseinandersetzung
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