Un Albero Cresce Brooklyn
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B. Smith Un’infanzia segnata da una tirannica Betty “I garzoni si burlano di me, mi mandano figura paterna e da una famiglia numerosa, alla bettola per l’acquavite Anton Cechov, nato a Taganrog nel e mi comandano di rubare ai padroni 1860, finito il liceo si trasferì a Mosca per i cocomeri, e allora il padrone studiare medicina. Furono tuttavia i suoi Smith mi picchia all’indiavolata. E anche primi racconti umoristici a permettergli di illustrazioni di Philippe Fix, Saul Kovner, Henry Shokler da mangiare c’è poco o niente. contribuire al mantenimento dei genitori La mattina mi danno il pane, a pranzo e dei suoi cinque fratelli. Come scrisse polenta, e la sera un’altra volta pane.” lui stesso “La medicina è la mia legittima sposa, mentre la letteratura è la mia amante: a Brooklyn cresce albero Un tratto da quando mi stanco di una, passo la notte con l’altra”. Ma né la medicina né la letteratura riuscirono a distrarlo mai da un forte e Un albero convinto impegno sociale. cresce Il nonno è il destinatario della lettera pulci nell’orecchio a Brooklyn che il piccolo orfano Van’ka scrive nella notte di Natale. A lume di candela, nel silenzio, con il terrore di farsi scoprire, Storie che saltano di testa in testa, prega l’unico parente a lui rimasto di venire lasciando il prurito contagioso della lettura. a portarlo via da quell’apprendistato Piccoli capolavori ritrovati, di botte, fame e poco sonno che il calzolaio grandi autori classici che ci consegnano gli impartisce. E ricorda i giorni felici schegge d’infanzie indimenticabili. di quando, al villaggio, le giovani cameriere Bambini che si misurano con un mondo della padrona lo viziavano a caramelle severo, estraneo e, spesso, assurdo o il nonno lo portava nel bosco a tagliare e incomprensibile: quello degli adulti. l’abete per il Natale. COpia DISTRibuita euro 8,50 GRatuitamente ONLINE pulci nell’orecchio Betty Smith tratto da Un albero cresce a Brooklyn illustrazioni Philippe Fix, Saul Kovner, Henry Shokler traduzione di giacomo cicconardi A Brooklyn, Natale era la stagione degli incanti e molto tempo prima si sentiva nell’aria la festa. Il primo segno di Natale era la venuta di Mor- pulci nell’orecchio ton che correva da una scuola all’al- Serie a cura di Fabian Negrin tra per insegnare ai bambini i canti di Titolo originale: A Tree Grows in Brooklyn, 1943 Traduzione di Giacomo Cicconardi Natale, ma il segno certo, irrefutabi- Immagini: le, erano le mostre nelle vetrine del Copertina: Philippe Fix pp. 2/3: Saul Kovner quartiere. Bisogna essere un bambino pp. 34/35: Henry Shokler per sapere che meraviglia rappresenta © 2017 orecchio acerbo s.r.l. viale Aurelio Saffi, 54 · 00152 Roma una vetrina piena di bambole e di al- www.orecchioacerbo.com tri giocattoli; e una meraviglia che si Grafica: orecchio acerbo gode gratis! Era un incanto tale, che 7 Francie trovava che il poter guardare attorno al loro collo e alle caviglie e i giocattoli nelle vetrine era quasi al- le cui estremità erano legate dietro trettanto bello quanto il possederli e la scatola. averli tutti per sé. Oh, i loro occhi blu e dallo sguar- Oh, che gioia per Francie girare do profondo che andava diritto al l’angolo di una strada e vedere le ve- cuore delle bambine e le loro mani trine di un negozio già pronte per perfette e le braccia tese che sembra- il Natale! Delle vetrine chiare, bian- vano dire: “Vuoi essere mia madre?” che e luminose dove tutti i giocat- Francie non aveva mai posseduto toli erano adagiati su di un tappeto delle vere bambole salvo una picco- di ovatta bianca cosparsa di polvere la, lunga un dito e che era costata di stelle. Alcune bambole avevano i cinque soldi. capelli color canapa; altre, ed erano quelle che Francie preferiva, aveva- E le slitte! Erano veramente la ma- no invece i capelli color caffè e latte; terializzazione di un sogno! Nuove le loro gote erano perfettamente di- e lucide, con un bel fiore dipinto su pinte e indossavano dei vestiti quali uno dei lati, un fiore da sogno, blu Francie non aveva mai visto. Tutte con due foglie verdi, con i pattini le bambole erano ritte in scatole di nero ebano, il volante liscio verni- cartone leggero e non cadevano in ciato con una vernice lucida. E i bei avanti grazie a un nastro che passava nomi dipinti su di essi: Bottone di 8 9 BETTY SMITH UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN rosa, Magnolia, Re delle Nevi, Acro- bata ecc. Francie pensava: “Se potes- si avere una slitta tutta per me, non domanderei altro al buon Dio per tutta la vita”. C’erano anche dei pattini a rotelle, con le cinghie di cuoio marrone e le ruote nichelate e nervose. Si vede- C’erano ancora tante altre cose me- va che i pattini erano impazienti di ravigliose e Francie non poteva ab- correre e che un soffio sarebbe ba- bracciarle tutte con lo sguardo. La stato a farli girare invece di rimanere testa le girava e l’emozione provo- in vetrina adagiati su di un letto di cata dalla vista di tutti quei tesori ovatta simile a una nuvola. riuniti e quasi accessibili le dava le vertigini, per non parlare delle storie *** che si potevano scrivere sui giocatto- li prigionieri nelle vetrine. Gli abeti di Natale facevano la loro prima apparizione nel quartiere la settimana prima della festa e ave- vano i rami legati per impedire che 11 UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN occupassero troppo posto e per faci- esaminavano i rami e facevano dei litarne la spedizione. progetti. Ma la maggior parte dei clienti si limitava a informarsi dei I venditori di alberi di Natale ave- prezzi e a schiacciare fra le dita qual- vano affittato degli spazi sul mar- che pizzico di aghi per sentirne poi ciapiede davanti alle botteghe e ten- il profumo. L’aria era calma e fredda, devano delle corde fra due pali per satura dell’odore del legno resinoso appoggiarvi gli abeti. mescolato a quello dei mandarini Li si vedeva andar su e giù dal matti- che facevano la loro apparizione nel- no alla sera lungo questo viale, verde le vetrine il giorno prima di Natale. da un solo lato. Gli alberi chini in Durante quei giorni la strada, tanto avanti sprigionavano un buon odo- brutta in tempo normale, diventava re di resina; i venditori si soffiavano magnifica. nelle mani irrigidite dal freddo e, pallidi, con gli occhi pieni di speran- *** za, guardavano ognuno dei passanti che si fermava davanti agli alberi. Dei clienti comandavano un albero e davano l’ordine di metterlo da par- te perché sarebbero venuti poi a riti- rarlo; altri si informavano dei prezzi, 12 BETTY SMITH Nel rione c’era un’usanza barbara, che si applicava agli alberi di Natale che non erano stati ancora venduti alla mezzanotte della vigilia. Vi era un proverbio secondo il quale se si aspettava fino a quel momento non sarebbe più stato necessario compe- rare l’albero perché il venditore ve lo avrebbe gettato addosso, e ciò era letteralmente vero. Dunque a mezzanotte della vigilia di Natale i ragazzi del rione si rag- gruppavano all’aria aperta davanti ai 15 UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN negozi dove erano rimasti gli alberi cie aveva compiuto dieci anni e Ne- invenduti e i rivenditori lanciavano eley nove, la mamma permise loro loro gli alberi addosso a cominciare di fare il primo tentativo di vincere dal più pesante. I bambini si offriva- un albero. Durante il giorno Francie no volontariamente a ricevere l’urto aveva scelto l’albero che le piaceva, e dell’albero; se resistevano e non ca- aveva passato tutta la giornata e par- devano, l’albero apparteneva a loro, te della sera pregando il Buon Dio se cadevano avevano invece perdu- perché nessuno lo comperasse. Per ta la possibilità di guadagnarsi un fortuna a mezzanotte l’albero c’era bell’albero di Natale gratis. ancora. Era il più grande che vi fosse al mercato e costava talmente caro Soltanto i ragazzi più robusti, qual- che nessuno poteva comperarlo. Era che adolescente quasi adulto, si of- alto dieci piedi; i suoi rami erano le- friva per servire da bersaglio ai più gati con una corda bianca e finiva a grossi alberi; gli altri aspettavano che punta in cima. il venditore cominciasse a lanciare i Fu proprio quell’albero che il ven- più piccoli. I bambini aspettavano ditore prese per primo e subito un finché non rimanevano altro che de- ragazzo di diciotto anni, Punky Per- gli alberi alti un piede e urlavano di kins, si avanzò, prima che Francie gioia quando ne vincevano uno. avesse avuto il tempo di farlo, per La vigilia di Natale, quando Fran- invitare il venditore a gettare l’albe- 16 17 BETTY SMITH UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN ro su di lui. L’arroganza del giova- ne Perkins irritò il mercante, che si guardò attorno e domandò: «Nessun altro vuol provare?» Francie si avanzò: «Io, signore». Il mercante non poté trattenere un *** sorriso. I bambini cominciarono a prendere Francie in giro, mentre al- cuni passanti scoppiarono a ridere: «Ma va’! Sei troppo piccola!» «Ma mio fratello ed io insieme non siamo troppo piccoli» rispose Fran- cie, spingendo avanti Neeley. Il venditore la guardò: era una bambina di dieci anni con la faccia della fame e il mento piccolo come quello di un bebè. Poi guardò Ne- 19 UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN eley con i capelli biondi e gli occhi blu: Neeley Nolan, l’innocenza e la fiducia nella vita! Ma Perkins intervenne: «In due è contrario alle regole del gioco».