Letizia TAVOLO Dino Campana E Il Doppio Ritorno, Oltre Il Ricordo E Il Mito

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Letizia TAVOLO Dino Campana E Il Doppio Ritorno, Oltre Il Ricordo E Il Mito Letizia TAVOLO Dino Campana e il doppio ritorno, oltre il ricordo e il mito -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Letizia Tavolo. Dino Campana e il doppio ritorno, oltre il ricordo e il mito, sous la direction de Alessandro Martini. - Lyon : Université Jean Moulin (Lyon 3), 2016. Mémoire soutenu le 03/06/2016. -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Document diffusé sous le contrat Creative Commons « Paternité – pas d’utilisation commerciale - pas de modification » : vous êtes libre de le reproduire, de le distribuer et de le communiquer au public à condition d’en mentionner le nom de l’auteur et de ne pas le modifier, le transformer, l’adapter ni l’utiliser à des fins commerciales. UNIVERSITÉ JEAN MOULIN LYON 3 UFR Langues Master Langues et Cultures Etrangères spécialité Études Italiennes Dino Campana e il doppio ritorno, oltre il ricordo e il mito Mémoire de Master de Letizia Tavolo Sous la direction de Alessandro Martini ANNÉE UNIVERSITAIRE 2015/2016 UNIVERSITÉ JEAN MOULIN LYON 3 UFR Langues Master Langues et Cultures Etrangères spécialité Études Italiennes Dino Campana e il doppio ritorno, oltre il ricordo e il mito Mémoire de Master de Letizia Tavolo Sous la direction de Alessandro Martini ANNÉE UNIVERSITAIRE 2015/2016 Remerciements J'adresse mes remerciements aux personnes qui m‘ont aidé dans la réalisation de ce mémoire et à ceux qui m‘ont suivi au cours de ce Master. Je remercie tout d‘abord monsieur Martini qui, en tant que Directeur de ce mémoire, a toujours su me guider dans mon travail et m‘a aidé à trouver des solutions pour avancer. J‘ai beaucoup apprécié sa disponibilité et son sens critique qui m‘ont grandement stimulé dans la réalisation du mémoire. L‘enseignement de qualité dispensé par le Master LCE a également su nourrir mes réflexions et a enrichit mon bagage culturel en renforçant ma passion pour la littérature et en me donnant des outils méthodologiques pour concevoir, structurer et rédiger un travail universitaire. Merci donc à tous les enseignants-chercheurs du Département d‘Italien et de la Faculté de Langues que j‘ai eu la chance de connaître au long de ces deux dernières années d‘études. Je remercie aussi toutes les personnes qui en m‘écoutant et en me donnant leurs avis sur mon sujet de mémoire, m‘ont encouragé et aidé dans la réalisation de ce travail. Sommario Introduzione ……………………………………………………………………………………….2 1. «Volevo nel paesaggio collocare dei ricordi»: il ricordo come chiave di lettura dei Canti Orfici 13 1.1. Per una lettura lineare dei Canti Orfici: La Notte, La Verna e l‘Incontro di Regolo ……………...15 1.2. Il tempo del ricordo tra sospensione del tempo e ricerca di un passato ―eterno‖ ………….26 1.3. La rappresentazione dei luoghi del ricordo: Campana visivo o visionario?...............................37 2. Il mito: per un‘altra lettura dei Canti Orfici ……………..……………………………………..48 2.1. I Canti Orfici tra miti cosmogonici, orfismo e riti sacri ……………………………………..49 2.2. Campana e il mito di se stesso …………………………………………………………….63 2.3. Gli «abbozzi di mito» tra il non-finito e il volo icario ……………………………………...74 3. I Canti Orfici e il doppio ritorno ……………………………………………………………86 3.1. Ritorno come volo verso l‘«alto Cielo spirituale» e caduta nella «devastazione della notte mediterranea» ……………………………………………………………………………………..88 3.2. L‘ Eterno Ritorno campaniano e il modulo stilistico dell‘iterazione ……………………106 Per un‘etica della lettura dei Canti Orfici …………………………………………………………127 Conclusione ……………………………………………………………………………………138 Bibliografia………………………………………………………………………………………. 144 Introduzione Il tempo miserabile consumi/Me, la mia gioia e tutta la speranza/ Venga la morte pallida e mi dica/Partiti figlio (Dino Campana, Il tempo miserabile consumi in Il Quaderno) Pace non cerco, guerra non sopporto/Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno/ Pieno di canti soffocati. Agogno/ La nebbia ed il silenzio in un gran porto/ […] La vita è triste ed io son solo/O quando o quando in un mattino ardente/ L'anima mia si sveglierà nel sole/Nel sole eterno, libera e fremente (Dino Campana, Poesia facile, in Il Quaderno) La vicenda poetica di Dino Campana, accesa dallo stesso ardore che caratterizza la sua personalità e la sua biografia, è ben riassunta in queste due citazioni. Esse evocano il tema del viaggio, fondamentale nella poesia campaniana, sempre fortemente impregnata di quella stessa irrequietezza che anima i suoi vagabondaggi, le sue fughe e i suoi pellegrinaggi. Per quanto risulti agevole individuare tale aspetto nell‘unica raccolta poetica del nostro autore pubblicata in vita, i Canti Orfici, si può constatare che esso rappresenta il nucleo macrotematico da cui si originano le complessità interpretative della poesia campaniana. Difficile è infatti stabilire di che natura sia tale viaggio, quale sia la sua meta e se essa venga raggiunta o meno. I brani sopra trascritti sono tratti dagli inediti del Quaderno, un insieme di componimenti e di bozze che il poeta annotò su un quadernetto di scuola. Le due citazioni riguardano il cominciamento e la fine del viaggio, ci permettono di comprendere in che modo Campana declini la tematica del viaggio e quali significati principali essa assume all‘interno di tutti gli Orfici. In Il tempo miserabile consumi il viaggio viene presentato come una possibilità di fuga e nello stesso tempo un ritorno all‘eternità da cui tutti proveniamo. In questi versi abbiamo una riflessione sul tempo lineare che scorre inesorabilmente annullando ogni istante precedente e sciogliendo nel nulla ogni gioia e speranza («Me, la mia gioia e tutta la speranza»). L‘obiettivo è quello di neutralizzare attraverso il viaggio fisico e spirituale la forza deteriorante del tempo. Abbiamo qui la prima componente essenziale che stimola al viaggio, un elemento che è fortemente presente in tutti i Canti Orfici ovvero il richiamo che incita alla fuga: Campana in questi versi sente una voce che attraverso un forte imperativo («partiti») lo incoraggia alla partenza. Nello stesso tempo, tale invito spinge anche al ritorno all‘eternità che è evocata dalla figura materna della «morte pallida» la quale rappresenta per Campana il riposo eterno e la purezza delle origini spirituali dell‘io. Il tono aulico con il quale la morte si rivolge al poeta sottolinea la solennità del suo viaggio e dell‘invito. Il viaggio si declina quindi come impulso alla fuga, la «smania di vagabondaggio», ma anche una volontà profonda di ritornare alle origini incorrotte per sanare il conflitto doloroso tra io e mondo. Nella seconda citazione si ripete la stessa dinamica di una partenza che è fuga da una situazione reale e tediante («pace non cerco, guerra non sopporto», «La vita è triste ed io sono solo») e di un ritorno ad una dimensione eterna (il «gran porto», «sole eterno»). Tuttavia, l‘accento è posto sull‘attimo della liberazione dalle sofferenze della vita e si possono individuare altri concetti attraverso cui la tematica 2 del viaggio si declina: l‘onirismo, il misticismo e la poesia. Riprendendo e ribaltando il celebre incipit petrarchesco «pace non trovo e non ho da far guerra», Campana delinea una situazione iniziale di desiderio indefinito da cui si ricava lo stimolo che spinge al viaggio. Quest‘ultimo è inteso in diversi sensi nel brano: è uno spostamento fisico che avviene nella solitudine («solo […] vo pel mondo»), è di tipo onirico («in sogno») e mistico. Tutti questi elementi saranno essenziali nello sviluppo tematico dei Canti Orfici, ma un quarto significato è quello che assumerà un rilievo maggiore nella nostra riflessione: il viaggio inteso come itinerario poetico. L‘ispirazione poetica sorge in questo passaggio, come nella maggior parte dei componimenti degli Orfici, in cammino e deve essere liberata («canti soffocati») dal silenzio doloroso del mondo per essere restituita ad un altro silenzio, quello pacifico ed eterno che regna nel «gran porto». Quest‘ultimo è un traguardo essenzialmente spirituale perché il percorso poetico è anche inteso orficamente da Campana come ritorno mistico al «sole eterno»1, liberazione dalle catene che vincolano al mondo. Ecco quindi che abbiamo un abbozzo di tutto il percorso poetico dei Canti Orfici: se vita non offre alcuna consolazione al dolore del poeta, è necessario che si metta in viaggio affinché un giorno la sua anima, dopo aver attraversato il sogno (momento in cui la poesia si crea per Campana2), possa svegliarsi nel sole, nella luce che lo affranca dai suoi tedi. Il risveglio che conclude Poesia semplice corrisponde all‘obiettivo ultimo di tutti i Canti Orfici, obiettivo che è però solo un‘illusoria conclusione positiva del viaggio, che si verifica soltanto nella condizione del sogno. Quando quest‘ultimo terminerà, il tempo miserabile farà il suo ritorno e di nuovo il poeta solo sarà costretto a partire. Dal tema del viaggio si origina così un ciclo eterno di salite e discese in cui si succedono fughe dal tempo lineare e dal dolore dell‘esistenza, attimi di felice esaltazione e momenti di amara delusione, partenze verso porti luminosi e ritorni alle ferite della vita. Da questo quadro qui solo abbozzato si muoverà tutta la nostra riflessione che cercherà di seguire il lettore di Campana nella scoperta e nell‘interpretazione dei Canti Orfici. Prima di entrare nel vivo delle analisi e sviluppare le nostre ipotesi, è necessario però introdurre alcune questioni di ordine generale importanti per inquadrare Campana nel suo
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